SVE - Sul Vagone Europeo

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SVE - Sul Vagone Europeo
SVE
SUL
VAGONE
EUROPEO
Servizio Volontario Europeo
Programma Europeo “Gioventù in Azione – Azione 2”
Esperienze, emozioni, racconti…
La parola a loro!
Raccolta di testimonianze
di volontari europei
che hanno svolto lo SVE
in Italia ed all’estero!
Indice
1. SERVIZIO VOLONTARIO EUROPEO
2. VOLONTARI ITALIANI CHE HANNO SVOLTO IL SERVIZIO IN PAESI
EUROPEI
Alice (SVE in Spagna)
Alessandra (SVE in Germania)
Antonietta (SVE in Spagna)
Gioia (SVE in Danimarca)
Sofia (SVE in Belgio)
3.
VOLONTARI EUROPEI CHE HANNO SVOLTO IL SERVIZIO IN ITALIA
Cristina (Spagna)
Franziska (Germania)
Andrei (Spagna)
Laura (Spagna)
Christian (Germania)
Amadeus (Germania)
Daarta (Lettonia)
Zane (Lettonia)
Maria (Francia)
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SERVIZIO VOLONTARIO EUROPEO
Il Servizio Volontario Europeo (SVE) offre la possibilità a giovani tra i 18 ed i 30 anni di
svolgere un'esperienza di volontariato da 2 mesi ad un anno, in uno dei 27 Paesi membri
dell'Unione Europea o in altri Paesi Partners, all'interno di enti ed associazioni che
operano in ambito culturale, sociale o ambientale.
Per il volontario tutte le spese (viaggio, eventuali spostamenti interni, corso di lingua, corsi
di formazione, vitto ed alloggio) sono coperte dal finanziamento erogato dalla
Commissione Europea nell'ambito del Programma Gioventù in azione. Il volontario non
viene retribuito, ma riceve settimanalmente o mensilmente una somma di denaro per le
sue spese personali (pocket money).
Dal 2009 Progetto Zattera Blu è accreditata come organizzazione di invio e coordinamento
dei progetti del Servizio Volontario Europeo.
Progetto Zattera Blu aiuta i giovani italiani nella ricerca di un'organizzazione di accoglienza
all'estero e fornisce formazione interculturale e supporto durante il loro servizio all’estero.
Progetto Zattera Blu offre inoltre consulenza e sostegno alle organizzazioni no profit ed
enti pubblici interessati ad avviare un progetto di accoglienza di volontari europei nella
Provincia di Vicenza.
Al termine dell'esperienza il volontario ha diritto al certificato YOUTHPASS, riconosciuto in
tutti i Paesi dell’Unione europea, finalizzato al riconoscimento dell'esperienza di
educazione non formale.
Dal 2009 Progetto Zattera Blu ha accolto - grazie alle cooperative Adelante di Bassano del
Grappa, Radicà di Calvene e Samarcanda di Schio - 10 volontari provenienti da diversi
Paesi Europei ed ha “inviato” 4 giovani all’estero. Ha incontrato inoltre oltre 5000 giovani in
incontri presso scuole, Informagiovani ed associazioni locali, illustrando questa opportunità
di mobilità internazionale, di solidarietà, di cittadinanza attiva e di apprendimento non
formale.
Questa pubblicazione rappresenta la sintesi di questi anni di impegno per la diffusione di
una cultura volta a promuovere la partecipazione giovanile e la solidarietà; raccoglie le
testimonianze dei giovani volontari sve inviati e accolti e desidera essere un impulso per
tutti i giovani che desiderano vivere un’esperienza di apprendimento interculturale e di
impegno sociale.
Un sincero grazie a tutti i volontari sve che hanno dedicato un po’ del loro tempo a rendere
l’Europa più solidale.
Progetto Zattera Blu
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ALICE
Sve presso la Fundación Adcor
a La Coruña (Spagna)
dal 19.09.2010 al 19.06.2011
ATTIVITÀ EDUCATIVE CON PERSONE DISABILI
IN UN CENTRO OCCUPAZIONALE DIURNO
“Non avevo nemmeno aspettative perché non sapevo
esattamente cos’era lo SVE: sentivo solo la voglia di mettermi
in gioco.”
In viaggio a Granada con altri SVE!
Durante il mio primo giorno a La Coruña, appena dopo il mio arrivo in Spagna, sono
andata nella spiaggia vicino a casa mia. Sono uscita con il diablo e lo zaino in spalla,
sperando di conoscere qualcuno. Ho cominciato a giocare in spiaggia ed in quel momento
è passato un ragazzo su un monociclo con uno zaino pieno di cose di giocoleria. Appena
mi ha visto si è avvicinato e mi ha chiesto che cosa stavo facendo. Io gli ho risposto: “No
entiendo. I’m Italian”. Ma ben presto mi sono resa conto che la comunicazione linguistica
non aveva nessuna importanza: lui ha cominciato a spiegarmi le cose un po’ a gesti ed un
po’ dimostrandomele. Il giorno dopo mi ha presentato la sua ragazza ed i suoi amici. È
strano perché quando si parte per andare all’estero spesso si pensa che il problema più
grande sia la solitudine: poi, invece, si scopre che è facile conoscere le persone.
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“Le stranezze, le bizzarrie, che si vedono nelle altre culture
non sono tali ma sono semplicemente diversi modi di vivere.”
Attività di animazione
Prima di partire per la Spagna non pensavo a quello a cui andavo incontro. Ho saputo
cinque giorni prima di partire che avrei fatto lo SVE ma non mi sono fatta domande: non mi
aspettavo nulla e non avevo nessun tipo di paura. Soltanto quando ormai ero già salita
sull’aereo mi ricordo che mi sono chiesta: “Che cosa sto facendo?”. Ma credo che così sia
stato meglio.
Ero disorientata per il problema linguistico ma allo stesso tempo più conoscevo le persone
più mi sentivo stimolata.
Non avevo nemmeno aspettative perché non sapevo esattamente cos’era lo SVE: sentivo
solo la voglia di mettermi in gioco.
Appena arrivata mi sentivo come un canguro che salta, nell’attimo stesso in cui sta
caricando il salto.
Nel centro dove ero volontaria ho proposto di organizzare un sabato di giocoleria coi
disabili. È stato molto bello che accettassero la mia proposta perché questo mi ha
permesso di mettere assieme il mio lavoro, la mia passione e gli amici che mi ero fatta lì.
Ed è stata anche un’occasione per far vedere chi ero io ad entrambi le parti!
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Sono venuti una decina di disabili e si è creata una bella atmosfera. Tutto è andato molto
bene e come io volevo che andasse: ciò che desideravo non era che i miei amici
facessero semplicemente una sorta di spettacolo ma far essere protagonisti gli stessi
disabili!
“Si impara anche dalla diversità perché se fossimo tutti uguali
non ci sarebbe nulla da imparare!”
Durante lo SVE ho sostenuto la realizzazione di un corso di teatro: volevamo fare un
musical coi disabili. Poco prima – all’incirca un mese – dello spettacolo finale, la maestra
di spettacolo ha fatto un incidente autostradale e non ha più potuto venire per terminare il
corso e la messa in scena dello spettacolo. Ha lasciato tutto nelle mie mani!! Mi sono
sentita una grande responsabilità sulle mie spalle e mi sono chiesta: “E ora ce la faccio?”.
Poi ho pensato alle varie risorse che avevo come volontaria europea ed ai contatti esterni
che potevano aiutarmi (Erasmus presenti nella città ed altri volontari europei interessati
all’argomento) ed ho cominciato a motivarmi. Mi sono impegnata molto: sono stata anche
fino a mezzanotte, fino all’una, per finire le decorazioni - ed in quel momento mi sono resa
conto di essere volontaria… perché altrimenti chi me lo avrebbe fatto fare? Il giorno dello
spettacolo ero molto tesa ma tutto è andato molto bene!
Mi sono sentita assai soddisfatta per essermi buttata a capofitto in qualcosa che prima non
avevo mai fatto ma che si è concluso bene.
Il bello dello SVE, di essere all’estero e per di più volontario, è che ti lanci a fare delle cose
che altrimenti qui in Italia non faresti mai. Ti butti e rischi tutto. E spesso va anche bene.
Ovvio, a volte si possono avere delle delusioni ma si può imparare anche dagli errori.
Una scena dello spettacolo che ho contribuito a realizzare mentre ero
volontaria
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“È strano perché quando si parte per andare all’estero spesso
si pensa che il problema più grande sia la solitudine: poi,
invece, si scopre che è facile conoscere le persone.”
Ci sono molte persone che ho conosciuto durante lo SVE e che ora mi mancano
moltissimo. Infatti, ogni tanto torno a La Coruña…
In particolare c’è una educatrice artigiana, Esther, che ho conosciuto nel centro dove
svolgevo il volontariato. Mi sono legata molto a lei per la mia passione per l’arte e per
realizzare oggetti d’artigianato (lei lavora il cuoio). Soprattutto però avevo la sensazione,
l’impressione, che lei fosse “me nel futuro” ed il tipo di persona che io avrei voluto
diventare. Lei mi ha aiutato a capire cosa avrei fatto nella mia vita: prima di partire per lo
SVE avrei voluto studiare storia dell’arte ma Esther mi ha fatto capire come funziona il
mondo dell’arte, facendomi intuire e vedere tutta una sorta di problemi a cui io non avevo
mai pensato. Io ero tutta rose e viole ma Esther mi ha aperto gli occhi!
Ci sono poi anche dei ragazzi giocolieri che continuo a sentire e che mi hanno aperto al
mondo del teatro e dello spettacolo, oltre agli altri volontari europei con cui ho stretto
amicizia.
In un’esperienza come lo SVE una persona è stimolata a fare nuove amicizie perché sa
che trascorrerà lì poco tempo e quindi cerca di intensificare i rapporti, cerca di sfruttare
ogni occasione per uscire e conoscere più persone… Oltre al fatto che conoscere persone
da molti paesi differenti è molto stimolante! Ed ogni persona che si conosce, non si sa mai
se sarà la prima o l’ultima volta che la vedi!
Io (in basso a destra) con i ragazzi del centro!
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Lo SVE mi ha permesso di conoscere meglio me stessa, soprattutto per quanto riguarda il
lavoro con le persone. Io ero una persona molto timida anni fa ma lo SVE mi ha aiutato a
capire che quello che volevo era lavorare con le persone. Ho pensato anche che in futuro,
terminata l’università, potrei fare un corso di arteterapia per combinare nel lavoro le due
cose che amo: star bene con le persone e la mia passione per l’arte.
Quest’esperienza mi ha aiutato a trovare una nuova mentalità, un nuovo modo di vedere
la vita, il vivere qui ed ora senza farsi troppe aspettative sul futuro ma godendosi il
presente. Anche prima ero così - vivevo il presente - ma ora sono cosciente di questo. Ho
capito che la vita, in qualche modo, non ti da quello che vorresti ma quello di cui hai
bisogno: per questo non bisognerebbe aspettarsi troppo dalla vita perché quello di cui hai
bisogno la vita te lo da sempre!!
“Il bello dello SVE, di essere all’estero e per di più volontario, è
che ti lanci a fare delle cose che altrimenti qui in Italia non
faresti mai. Ti butti e rischi tutto. E spesso va anche bene.”
I confini geografici ce li siamo creati noi!!! Siamo tutti uguali. Io ho da dare qualcosa a te e
tu hai da dare qualcosa a me: condividere è vivere. Ora sento più curiosità verso le
diverse culture e verso gli stranieri. Le stranezze, le bizzarrie, che si vedono nelle altre
culture non sono tali ma sono semplicemente diversi modi di vivere.
Per tante piccole cose mi sono resa conto durante lo SVE che mi stavo relazionando con
persone molto differenti da me: disabili, volontari europei con culture diverse, status sociali
differenti dal mio (ho fatto cene con persone ricchissime e sono andata a casa di persone
che vivevano in roulotte)…
Si impara anche dalla diversità perché se fossimo tutti uguali non ci sarebbe nulla da
imparare!
Dopo lo SVE sono diventata…
più indipendente
più aperta
più solare
più sicura di me stessa e delle mie
capacità
Mi interesso di associazioni /
cooperative per disabili che ci sono qui
a Vicenza
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ALESSANDRA
Sve presso l'International Youth Community Services Brandenburg
a Potsdam (Germania)
dal 19.09.2011 al 31.08.2012
ATTIVITÀ AL PARCO STORICO DEL CASTELLO ALTDOEBERN
PER IL RESTAURO E LA CONSERVAZIONE DEL GIARDINO
“Credetemi, a volte è abbandonando tutto
che si può trovare molto di più.”
Eseguendo alcuni rilievi per ricostruire
gli antichi percorsi barocchi nel parco
del castello
Quando ho saputo che ero stata scelta per vivere questa esperienza da volontaria
europea non riuscivo a credere che finalmente la mia vita era prossima ad una svolta. Da
anni provavo il desiderio di usufruire del mio tempo per svolgere un servizio di volontariato
che potesse portare frutto e allo stesso tempo che mi “aiutasse”..si perché da questa
esperienza volevo maturare alcuni aspetti del mio carattere che sentivo avrei migliorato d
sola e in un posto sconosciuto.. e naturalmente volevo girare, scoprire, conoscere,
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imparare lingue straniere. Ero carica d’energia, ma questa energia esplosiva che tanto mi
fremeva veniva a spegnersi nei giorni prima della partenza. “E se non fosse la scelta
giusta?” mi chiedevo..I dubbi crescevano fino a che il giorno della partenza, quasi non
respiravo, mi sentivo come un leone in gabbia! Era la prima volta che mi allontanavo da
casa per così tanto tempo, prendere quell’aereo voleva dire abbandonare tutte le mie
comodità e i miei amici per inoltrarmi nello sconosciuto. Ma ora che sono passati 7 mesi,
credetemi, a volte è abbandonando tutto che si può trovare molto di più J.
Eseguendo alcuni lavori durante la ricostruzione dei percorsi barocchi nei pressi del castello
“Quindi consiglio a tutti coloro che sono indecisi di vivere
questa esperienza...prendete quel treno! Non avere paura dei
cambiamenti, perché è passando attraverso questi e
camminando da soli che si cresce nella vita! Basta poco a
volte, un incontro con una persona che ti può cambiare la vita,
un’opportunità di lavoro che ti può aprire le porte del
futuro…”
La Germania è un paese che mi ha sempre affascinato, per la sua cultura, le tradizioni ed
il paesaggio. Tra viaggi universitari e semplici weekend con amici c’ero già stata 5 volte, e
da ogni viaggio mi sono sempre portata a casa bei ricordi. Appena sono atterrata
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all’aeroporto di Berlino ho rivissuto quella sensazione di benessere familiare che speravo
di ritrovare e che mi avrebbe aiutata a superare il primo distacco da casa. La realtà è
comunque che non avrei abitato in città, ma ad Altdoebern, un piccolo paese in provincia
di Cottbus, a un’ora e mezza di treno a sud di Berlino. L’impatto è stato molto duro! L’unica
attrazione di questo paese è il castello e il parco per cui lavoro, per il resto nulla! Vivere
inizialmente in un paese così piccolo non è stato facile, anzi.. Sentivo la mancanza di tutti i
miei impegni, studio, volley e pianoforte. Ma giorno dopo giorno ho riscoperto la bellezza e
la quiete che comunque questo paese riusciva ad offrirmi. Per la prima volta dopo il lavoro
ho più tempo da dedicare a me stessa, che occupo studiando la lingua, la chitarra, e
sperimentandomi tra i fornelli! E cosa molto positiva ho la stazione del treno vicino a casa,
così se durante la settimana resto a casa, i fine settimana posso viaggiare, e avere una
città bellissima come Berlino vicino a casa e mi ritengo molto fortunata!
Io assieme agli amici con cui sono più legata. Da sinistra: Lukasz (Polonia), Gella (Spagna), io,
Lukasz (Polonia)
L’esperienza che ricordo con maggior gioia è una festa che io e gli altri miei 8 coinquilini
abbiamo organizzato a fine anno per salutare il 2011.. è stata una serata a sorpresa!
Veramente speciale! Fino ad allora la convivenza tra di noi era molto fredda a distaccata
perchè mettere insieme sotto lo stesso tetto 5 tedeschi con 4 stranieri (io italiana, una
ragazza spagnola e due polacchi) faceva sì che tante volte la casa sembrava esplodere!
La convivenza con i tedeschi è molto difficile, è una cultura la loro molto distante dalla
nostra, solare e spensierata. Ma quella sera ci ha aiutato ad abbattere un po’ le barriere
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che le diverse culture ci impediscono di vivere serenamente. Sono le persone che
caratterizzano qualsiasi esperienza nella vita, vivere un’emozione ma non condividerla è
come vivere la felicità a metà, e per me sono proprio degli amici cari che ho incontrato qua
la cosa più preziosa che mi porto a casa da quest’anno!
Quindi consiglio a tutti coloro che sono indecisi di vivere questa esperienza..prendete quel
treno! Non avere paura dei cambiamenti, perché è passando attraverso questi e
camminando da soli che si cresce nella vita! Basta poco a volte, un incontro con una
persona che ti può cambiare la vita, un’opportunità di lavoro che ti può aprire le porte del
futuro..buona fortuna a tutti i futuri volontari europei!
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ANTONIETTA
Sve presso la Asociación Baobab
a Torrelodones (Spagna)
dal 07.02.2012 al 06.08.2012
ASILO NIDO STAINERIANO
“Riassumere con un’immagine di vita vissuta non è semplice,
perché devo ammettere che ogni sorriso strappato ad un
bambino, ogni grazie dei miei colleghi di lavoro al progetto
sono già una grande gratificazione e probabilmente non c’è
niente di più bello per un volontario di questa sensazione di
essere nel posto dove c’è più bisogno di lui.”
Creando pupazzi per i bambini
Potrei dire un sacco di cose su quando sono arrivata in Spagna!
Ambientarmi per alcune cose è stato molto semplice e naturale, ma per altri aspetti ho
fatto più fatica. Sembrerà una banalità, ma qui si cena verso le 21, è normale che capiti di
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pranzare anche alle 15.30 e per le mie abitudini è stato un bel cambiamento! Per di più,
nel mio progetto, dove pranzo con i bambini e gli educatori dell’asilo, si usa farlo ad un
orario più italiano e all’una e mezza abbiamo finito… poi a sera e nel fine settimana
mangio in casa con la famiglia con cui vivo e devo ammettere che, soprattutto per le cene
infrasettimanali, non sempre riesco ad adeguarmi agli orari.
Paura e difficoltà direi anche per la lingua… il giorno del mio arrivo ho parlato in inglese,
ma già dal primo giorno di servizio, catapultata tra i bambini, sono stata risucchiata dallo
spagnolo in ogni momento della vita e in realtà è stato abbastanza semplice adattarmi ed
apprendere, anche grazie al corso di lingua, ma in principio è stato piuttosto traumatico.
Facendo il pane con i bambini
Essere volontaria europea è innanzitutto una scelta e in secondo luogo sicuramente
un’opportunità. Dentro questa opportunità, si può scegliere come muoversi e quindi direi
che la terza parola per definire questo tipo d’esperienza è responsabilità, in tutti i sensi.
Riassumere con un’immagine di vita vissuta non è semplice, perché devo ammettere che
ogni sorriso strappato ad un bambino, ogni grazie dei miei colleghi di lavoro al progetto
sono già una grande gratificazione e probabilmente non c’è niente di più bello per un
volontario di questa sensazione di essere nel posto dove c’è più bisogno di lui.
Prima di partire non avevo particolari pregiudizi sugli spagnoli, anche perché ero già stata
in Spagna, anche se solo in vacanza.
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Degli spagnoli avevo ed ho confermato, comunque, un’opinione molto positiva: un sacco
di persone allegre e disponibili. Ovviamente, come in tutti i Paesi, c’è gente d’ogni tipo (e
nazionalità!).
L’aspetto che più mi è piaciuto è il fatto che, per moltissime cose che a me fanno
preoccupare, qui il commento più frequente è “No pasa nada.”, che vorrebbe dire “Non
succede niente.”. Un po’ come dire che va bene, ormai le cose stanno così, da questa
realtà partiamo e ci lavoriamo.
Sempre col sorriso, sempre rilassati o almeno ci provano, anche se magari con un
mucchio di impegni e cose da fare. Direi che tante cose sugli spagnoli, per come la vedo
io, si possono riassumere in un sorriso o una risata!
Lavorando nel giardino coi bambini
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GIOIA
Sve presso l'AFS Interkultur
a Frederiksberg (Danimarca)
dal 01.02.2012 al 15.09.2012
MUSEO ECOLOGICO REGIONALE
DELL'ISOLA DI DREJØ
“Per me qui è tutto da scoprire, ed ogni giorno mi sveglio con
la voglia di conoscere, visitare, fare nuove esperienze.”
All'arrivo in Danimarca con una compagna SVE
Devo dire che non vedevo l’ora di poter partire per questa esperienza. Subito dopo la
maturità mi sono messa a cercare un progetto Sve che mi potesse interessare, ma la
ricerca non è stata facile, e ci è voluto molto tempo e lavoro, quindi alla fine non potevo
che essere al settimo cielo per la partenza. Quando sono arrivata devo ammettere che ho
provato sentimenti da luna di miele, dove tutto sembra bello e perfetto, anche perché
proprio durante la prima settimana ho partecipato all’On-Arrival training, con altri 16
volontari SVE. Le successive settimane sono state un po’ più dure, ho incontrato per la
prima volta la mia host-organization, ed ho realizzato veramente che per i prossimi sei
mesi sarò lontana dall’Italia, dalla mia famiglia ed amici. Ma a poco a poco ci si fa
l’abitudine, non è facile, soprattutto perché è la prima volta che rimango lontana da casa
per un periodo così lungo.
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“Ma a poco a poco ci si fa l’abitudine, non è facile, soprattutto
perché è la prima volta che rimango lontana da casa per un
periodo così lungo.”
Quando sono arrivata in Danimarca non ho avuto particolari problemi nell’ambientarmi,
anche perché durante la prima settimana ho partecipato all’On-Arrival training, con altri 16
volontari SVE appena arrivati. Ero e sono entusiasta di trovarmi qui dato che mi è sempre
piaciuto viaggiare, entrare in contatto con nuove culture, persone. Per me qui è tutto da
scoprire, ed ogni giorno mi sveglio con la voglia di conoscere, visitare, fare nuove
esperienze. La cosa più strana per me all’arrivo è stata sicuramente trovarmi in un paese
di cui non conosco la lingua. E’ stato diverso, perchè fino ad ora mi ero sempre recata in
paesi dei quali conoscevo la lingua, avendo studiato francese e spagnolo alle superiori.
A passeggio per Copenaghen...
Prima di arrivare in Danimarca avevo degli stereotipi in testa. Mi aspettavo di trovare
milioni di biciclette in giro per le strade e persone fredde, poco amichevoli. Sulle biciclette
posso dire di non essermi sbagliata, sulle persone la mia idea non è del tutto corretta.
Certo, i Danesi sono riservati e non amano parlare della loro vita privata con chiunque, ma
bisogna capire che dietro questo loro comportamento c’è una logica. Infatti i Danesi
preferiscono investire molte energie in poche, vere amicizie, che avere molte amicizie
superficiali. Sono inoltre persone molto puntuali, pianificano ogni minuto della loro
giornata, hanno un grande rispetto l’uno per l’altro, ed un grande senso civico. Non è raro
vedere in grandi o piccole città carrozzine con i neonati lasciate fuori dai negozi, mentre i
genitori sono all’interno impegnati nelle commissioni. Questa è una cosa che veramente
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mi ha lasciato di stucco e che mi ha fatto capire quanto i Danesi si fidino delle altre
persone.
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SOFIA
Prossimo Sve presso il “Centro Reine Fabiola”
a Bruxelles (Belgio)
CENTRO EDUCATIVO
PER PERSONE DISABILI
“Ho la speranza che possa essere un’esperienza che
sicuramente non dimenticherò mai.”
Mi ricordo che il 16 marzo ero tornata a casa in anticipo per studiare per un compito di
filosofia che avevo il giorno successivo. Ed è stato in quella mattina che ho ricevuto l’email
dell’associazione belga che mi aveva contattato per dirmi che ero stata selezionata…
Quando l’ho vista ho cominciato a saltare come una cavalletta dalla felicità!! Finalmente mi
si è aperta la porta che desideravo! Dopo un po’ sono ritornata in me stessa e ho dato
un’occhiata al progetto, a cos’era esattamente, dove si realizzava ed altre informazioni
basilari del genere.
Adesso, anche se mi sento rilassata, non vedo l’ora di partire!
Volevo fare un anno scolastico all’estero già in quarta
superiore, però tutti me l’hanno sconsigliato. Ma ora posso
finalmente realizzare il sogno di andare all’estero! Ci sto
arrivando pian piano, come se la partenza fosse la fine di un
corridoio infinito in cui mi sento ingabbiata (la scuola, con tutto
quello che c’è da studiare per la maturità, mi sta tagliando le
ali!).
La voglia di partire fa scaturire frenesia e curiosità, anche se
non manca un po’ di paura, per la solitudine. Il fatto che io sia
stata selezionata per un progetto che si attuerà in una città
piccola, quando io avrei sempre voluto andare in una grande
città, l’ho preso come un segno della vita: devo confrontarmi
con questa mia paura, con la solitudine, e riuscire a vincere
questa sfida.
Forse mi sento un po’ come se fossi ancora dentro ad un
uovo: sto per uscirne e uscirò dal guscio quando andrò a
Aspettando la partenza...
vivere da sola e dovrò arrangiarmi.
Penso di essere una specie di Ulisse. Se Ulisse è l’emblema della sete di conoscenza, io
mi sento piena di sete di umanità: per questo voglio fare questa esperienza. E la cosa di
cui ho più bisogno è quella di poter confrontarmi, di crescere: ho bisogno di vedere quali
sono i miei limiti e di mettermi alla prova, anche se questi motivi sono forse un po’
egoistici, rivolti più verso me stessa che verso gli altri.
“Ma ora posso realizzare questo sogno di andare all’estero! Mi
sembra di arrivarci pian piano a questo sogno, come la fine di
un corridoio infinito in cui mi sento ingabbiata (la scuola, con
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tutto quello che c’è da studiare per la maturità, mi sta
tagliando le ali!).”
Dallo SVE ho aspettative piuttosto alte e me l’hanno già detto diverse persone. Forse è
così ma mi aspetto di soddisfare quel bisogno di umanità che sento, di conoscere persone
che mi facciano cambiare il mio stile di vita, di riuscire a vivere al massimo tutto quello che
questa esperienza può offrirmi e di riuscire a mettermi in discussione fino al midollo.
Ho la speranza che possa essere un’esperienza che sicuramente non dimenticherò mai.
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CRISTINA
(Spagna)
Sve presso la Comunità educativa per minori
“Primavera Nuova” (cooperativa Radicà)
a Calvene (Vicenza)
dal 21.06.2010 al 09.11.2010
ATTIVITÀ EDUCATIVE COI MINORI
ED ANIMAZIONE CON I GIOVANI
“Ma del resto, in questo periodo, lo SVE è un’opportunità!
Dieci anni fa era tutto differente ma ora la mobilità ha un
ruolo fondamentale: ormai, quasi tutti fanno esperienze di
questo tipo!”
A Calvene, dove ho svolto il servizio di volontariato
Uno dei più bei ricordi che ho dello SVE è quello del mio primo fine settimana in Italia. Io e
le altre tre ragazze volontarie europee siamo andate a fare una passeggiata in paese
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(Calvene): qui abbiamo incontrato una famiglia del posto che, dopo averci chiesto chi
eravamo e che cosa facevamo lì, ci hanno invitato per un barbecue. Poiché mancava
un’ora alla cena, abbiamo accettato e abbiamo cenato da quella famiglia. Mi ha molto
sorpresa l’accoglienza di questa famiglia, la vicinanza, il modo in cui tentavano di
comunicare con noi quattro (una ragazza spagnola, una francese, una polacca, una
lettone). Mi ricordo questa tavolata in cui sedevamo noi ragazze volontarie e questa
famiglia di Calvene: si parlava un po’ in inglese (il figlio di questa famiglia e le altre
ragazze SVE lo parlavano), un po’ in italiano ed io in spagnolo… e non mancava pure
qualche parola di dialetto veneto!! Era così strano vedere come persone tanto diverse,
lontane enormemente tra di loro per la differente cultura, cercavano di comunicare e di
conoscersi.
E proprio questa famiglia d’un piccolo paese di collina di 1200 abitanti, con la loro grande
curiosità per conoscere e per comunicare con noi, mi ha permesso fin da subito di
rompere lo stereotipo dell’italiano del nord chiuso e riservato!!
“ - Quando sono arrivata qui avevo lo stereotipo dell’italiano
che mangia molta
pasta…
- E pensi sia così?
- Si caspita!!! [aprendo gli occhi come due biglie!] ”
Con le altre volontarie
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Avevo l’illusione di venire qui prima della partenza. Ero davvero contenta di trovarmi in una
situazione nuova e la percepivo come una sfida. Mi sentivo bene, tranquilla, libera. Non
avevo paura ma semmai un senso di inquietudine. Ma paura vera e propria non ne avevo
anche perché mi trovavo in una situazione che avevo scelto io. L’unica paura che forse
avevo era quella linguistica, avendo il timore di non poter comunicare (non conoscendo né
l’inglese, né l’italiano). Ma del resto, in questo periodo, lo SVE è un’opportunità! Dieci anni
fa era tutto differente ma ora la mobilità ha un ruolo fondamentale: ormai, quasi tutti fanno
esperienze di questo tipo!
“E sono come un puzzle i cui incastri, con il tempo, si
rovinano. Così succede che quando ritorno in Spagna, nel mio
paese, vedo che con questo puzzle non ci posso più giocare
perché la mia cultura personale è stata modificata! Mi rendo
conto che quando vado in Spagna mi manca l’Italia e
viceversa! È strano perché è come se fossi più cosciente della
mia cultura ed allo stesso tempo mi sfuggisse di mano!”
Il problema principale, per me, non è stato tanto l’adattarmi al nuovo paese o cultura, ma
era quello, nelle prime due settimane di servizio, di rimanere a casa con le altre ragazze
volontarie perché si parlava solamente in inglese: è una lingua che odio e che non riuscirei
mai a imparare! In quei momenti, a casa, mi sentivo inutile e stavo male perché non
riuscivo a comunicare con le ragazze. Mi sentivo impotente come se avessi avuto un
cerotto in bocca! Ma lo stesso problema non si è ripetuto nell’ambiente nel quale ho poi
vissuto per tutti i mesi del mio SVE.
Assieme ai ragazzi del Progetto Giovani di Breganze
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Quando ho iniziato lo SVE mi avevano affidato il compito di far compagnia ad un ragazzo
autista che a malapena parlava. Io dovevo cercare, in qualche modo, di farlo parlare di
più. Ma come potevo farlo se nemmeno conoscevo l’italiano? Mi ricordo che andavo con
lui a fare delle uscite nel bosco, sopra la comunità dove prestavo servizio, per dare da
mangiare alle capre… Mi sentivo come una figura errante in mezzo al bosco… Io, il
ragazzo autista e le capre!!! Il ragazzo autista portava un cesto con del cibo per le capre
ed io, accanto a lui, potevo solamente dirgli “Di qui”, “Di là”, “A questa qui”, “A quella là”
perché nel primo mese di servizio non parlavo l’italiano (il corso di italiano avrebbe dato i
suoi frutti solamente più tardi…). Non conoscendo la lingua, cercavo di informarmi per
capire che domande fargli (mi ricordo che era appassionato delle moto…) e come fargliele
in italiano per stimolarlo a parlare il più possibile… E questa per me è stata una vera sfida!
Animatrice in uno scambio giovanile internazionale col progetto giovani di Breganze
Penso sia più facile fare tante amicizie durante un’esperienza come lo SVE perché le
persone sono molto curiose. Quando le persone vedono qualcuno che non è del luogo si
avvicinano per vedere chi sei o che cosa fai. A me capitava che le persone si
avvicinassero senza che io facessi nulla. Qualcuno mi chiedeva: “Ah, ma tu sei la
spagnola?” e così mi riconoscevano anche se io non li avevo mai visti prima di quel
momento. Se devo essere sincera, io ero abbastanza stanca di questa situazione: pareva
che avessi avuto un’etichetta sulla fronte con scritto “Sono spagnola”. Tuttavia, se da una
parte era quasi snervante, d’altro canto mi permetteva di conoscere molte persone senza
sforzo… Qui, nel vicentino, quasi tutti sono stati a Barcellona o a Valenzia ed è stato
curioso per me vedere come questi luoghi fossero piaciuti a tal punto che ora molte
persone vogliono in qualche modo mantenere un legame con quei posti. Se io che ero
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straniera uscivo molto perché avevo voglia di conoscere il luogo dove stavo vivendo
potevo sentire però che la curiosità era reciproca.
Ora però che sono rimasta a vivere qui in Italia dopo lo SVE vedo anche un punto
negativo: non mi sento più di nessuna parte perché ho vissuto in Spagna, un po’ in
Ecuador e ora in Italia. Personalmente mi sento un pezzetto spagnola ed un pezzetto
italiana. E sono come un puzzle i cui incastri, con il tempo, si rovinano. Così succede che
quando ritorno in Spagna, nel mio paese, vedo che con questo puzzle non ci posso più
giocare perché la mia cultura personale è stata modificata! Mi rendo conto che quando
vado in Spagna mi manca l’Italia e viceversa! È strano perché è come se fossi più
cosciente della mia cultura ed allo stesso tempo mi sfuggisse di mano! Tuttavia continuo a
cercare l’equilibrio che unisce tutti i pezzi frammentari della vita che ho vissuto fino ad ora.
–
–
–
–
–
Quando sono arrivata qui avevo lo stereotipo dell’italiano che mangia molta pasta…
E pensi sia così?
Si caspita!!! [aprendo gli occhi come due biglie!]
E la pizza?
Sì, pure…
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FRANZISKA
(Germania)
Sve presso la cooperativa Samarcanda
a Schio (Vicenza)
dal 01.09.2011 al 01.05.2012
ATTIVITÀ EDUCATIVE PRESSO IL CENTRO DI ACCOGLIENZA
PER PERSONE SENZA FISSA DIMORA CASA BAKHITA
ATTIVITÀ DI ANIMAZIONE ALL'INFORMAGIOVANI
E PRESSO IL SOCIAL BAR “SAMBAR”
“Il volontariato è un’opportunità bellissima perché puoi aiutare
le persone. Io volevo dare qualcosa a me stessa ma anche
dare qualcosa agli altri.”
Con gli altri volontari europei
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Credo sia più facile fare amicizia qui in Italia perché sono straniera. Gli altri vogliono
sapere cose su di me e sul mio paese. Per esempio, quando ho iniziato a svolgere attività
di volontariato in un bar di Poleo, mi è accaduto questo: c’erano un gruppo di anziani che
stavano bevendo un caffè ed uno di loro mi ha detto che voleva bere qualcosa. Io non ho
capito bene quello che ha detto perché parlava in dialetto veneto. Allora gli ho portato un
bicchiere di vino ma lui si è quasi arrabbiato: quello che voleva era un quarto di vino in una
caraffa, non quello che gli avevo dato io! Tuttavia, quando gli ho detto che ero tedesca e
che non potevo capire il dialetto veneto, lui mi ha risposto in tedesco dicendomi che aveva
vissuto due anni in Svizzera. Ora, quell’uomo, quando viene al bar, mi vuole sempre
parlare in tedesco e sembra contento di aver qualcuno con cui poter “rispolverare” la mia
lingua.
“Sono arrivata in Italia con la voglia di mettermi in gioco:
volevo la possibilità di avere una nuova vita da creare,
trovandomi in un altro paese, con un altro lavoro, disponendo
di tempo libero e della possibilità di fare delle cose che in
Germania non ho mai avuto l’occasione di svolgere.”
Evento di presentazione del calendario di Casa Bakhita
Prima di venir qui avevo tanta voglia di partire, di andare all’estero e di mettermi alla
prova. Avevo appena finito la scuola ed ero curiosa di andare all’estero per vedere
com’era e per conoscere altre persone. Immaginavo questa esperienza come una sfida
perché avrei dovuto andare ad abitare in una zona dove non mi conosce nessuno e dove
io non conosco nessuno: insomma, volevo vedere come avrei vissuto in quei nove mesi.
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Avevo anche un po’ di paura: un po’ per il fatto che avevo il fidanzato ed un po’ per riuscire
a vivere bene lo SVE con tutte le sue sfaccettature. Volevo mettere assieme queste due
cose nel miglior modo possibile: vivere bene la mia relazione anche a distanza e fare il
volontariato europeo.
Volevo andare all’estero ad ogni costo perché per me è molto importante l’indipendenza.
La scoperta di nuovi posti per me è importante: devo sempre andare fuori per orientarmi e
vedere com’è. Così, durante il mio primo fine settimana a Schio, ho preso la mia
macchinetta fotografica ed ho fatto delle foto alla città per vedere i posti più belli che ci
sono. A me non basta trovare la strada per andare al lavoro… Voglio vedere tutto!!!
Il volontariato è un’opportunità bellissima perché puoi aiutare le persone. Io volevo dare
qualcosa a me stessa ma anche dare qualcosa agli altri. È un’esperienza molto bella e
positiva.
Cucinando a Casa Bakhita
Un giorno, un ospite di Casa Bakhita era molto triste. Così io gli ho proposto di fare una
torta e lui mi ha risposto che si poteva fare. Abbiamo preparato la torta, ascoltando musica
e cantando assieme. Poi lui era molto felice. È stato proprio in quel periodo che ho iniziato
a fare molte iniziative personali, organizzare progetti ed anche andare nei licei con una
professoressa per insegnare tedesco ai ragazzi.
Sono felice perché lo SVE mi da la possibilità di fare anche progetti trasversali ed altri di
mia iniziativa: ora ad esempio sto organizzando delle giornate di cucina multietnica a casa
Bakhita.
In particolare, a dicembre, ho voluto fare dei biscotti natalizi per gli ospiti di Casa Bakhita.
In Germania, nei giorni che precedono il Natale si rimane molto tempo in famiglia, si esce
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poco, si beve te e si mangiano questi biscotti. Dal momento che il periodo natalizio può
essere piuttosto solitario per gli ospiti di Casa Bakhita, ho pensato che potesse essere una
bella cosa preparare i “Plälzchen” e i “Lebkuchen”, biscotti che si mangiano appunto
durante il periodo natalizio. Ora gli ospiti di Casa Bakhita mi chiedono quando faccio altri
biscotti o altre torte… Loro sono contenti se c’è una persona che da un po’ di più di quello
che danno gli operatori. Credo sia bello che qualcuno cucini per loro un dolce, oltre a una
cena.
“Ma soprattutto in Italia mi sono scontrata con persone che la
pensano in modo diverso da me: eppure, questo confronto,
non è un problema bensì una ricchezza.”
La cosa più importante per me, quando sono arrivata in Italia, era conoscere meglio me
stessa e ora posso dire che ho trovato ciò che cercavo. Sono arrivata in Italia con la voglia
di mettermi in gioco: volevo la possibilità di avere una nuova vita da creare, trovandomi in
un altro paese, con un altro lavoro, disponendo di tempo libero e della possibilità di fare
delle cose che in Germania non ho mai avuto l’occasione di svolgere.
Ma soprattutto in Italia mi sono scontrata con persone che la pensano in modo diverso da
me: eppure, questo confronto, non è un problema bensì una ricchezza.
Per esempio una caratteristica della cultura italiana è l’essere molto aperti ma allo stesso
tempo cordiali: se sono in treno la persona accanto inizia a conversare con me anche se
non mi conosce, anche se non mi ha mai visto in vita sua. Qui non esistono ostacoli o
barriere tra le persone, anche se non si sono mai viste. Non ho mai pensato a questo
aspetto prima di venire in Italia.
E poi c’è la spontaneità… In Italia, quando esco con gli amici, si decide cosa fare o dove
andare nel momento stesso in cui li incontro. In Germania, invece, si decide e si pianifica
tutto in anticipo. Faccio un esempio. Mentre stavo facendo lo SVE in Italia, sono tornata
una settimana in Germania ed una sera dovevo uscire con delle amiche ed il mio ragazzo.
Dovevamo andare in un club per un concerto che iniziava alle 23. Mentre io aspettavo
tranquillamente che il mio ragazzo finisse di prepararsi (è lento…) la mia migliore amica
era molto innervosita perché già erano passate le undici e bisognava entrare nel locale. In
una situazione come questa adesso rido … ma prima ero anche io come lei!! Sarebbe
bello che per il tempo libero e la vita privata i tedeschi imparassero dagli italiani
prendendoli come esempio.
Questo ho trovato ed imparato in Italia: un nuovo modo di vedere la vita, riuscendo a
prenderla in modo meno pesante!
L’unica cosa che non mi piace? La colazione! Qui non si fa una colazione abbondante,
come piace a noi tedeschi, ma solamente si beve il caffè!
Prima dello SVE ero…
Ora sono…
pensierosa
spontanea e più rilassata
preoccupata del futuro
disinvolta a parlare in pubblico
impaziente
indipendente
paziente
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Gli stereotipi prima di arrivare in
Italia
Come gli stereotipi sono cambiati alla fine
del servizio
La cucina è molto importante e
molto buona
È vero. Questo aspetto, quest’attenzione per
la gastronomia, mi piace molto!
La gente è più aperta
È vero, quando si incontra una persona per la
prima volta è molto più facile comunicare
rispetto alla Germania.
Gli italiani mangiano tanta pasta e
tanta pizza
Mafia
Differenza tra nord e sud
È verissimo!
Non c’è.
Sapevo che c’era questa differenza ma qui mi
sono resa conto che è molto più grande di
quello che pensavo. Qui la gente pensa che il
sud sia un altro paese e forse non è solo una
questione politica ma anche personale. Ho
sentito alcune persone dire che da Roma in
giù ci dovrebbe essere un muro che divida il
paese… E personalmente quando sono
andata a Napoli non sembrava nemmeno di
essere in Italia: mi pareva un paese povero
del Terzo Mondo!
Mi sono resa conto quando sono arrivata qui
che gli uomini / i ragazzi si curano di più
rispetto alla Germania.
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ANDREI
(Spagna)
Sve presso la cooperativa Adelante
a Bassano del Grappa (Vicenza)
dal 01.09.2011 al 01.05.2012
ATTIVITÀ EDUCATIVE COI MINORI
NELLA COMUNITÀ ACCOGLIENZA “ALIBANDUS”
“Ed ora che conosco meglio le altre nazionalità, le altre
culture, gli altri popoli, vedo che siamo tutti simili o più simili
di quello che io pensavo prima.”
Vita quotidiana
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Uno dei momenti più belli del mio SVE è stata la formazione all’arrivo che ho fatto a
Verbania. In questa settimana ho conosciuto ragazzi che venivano da tutta Europa ed è
stata la prima volta che ho conosciuto persone provenienti da tutto il continente. È stato
interessante conoscere così tante persone e sono contento di aver avuto questa
opportunità. È stata la mia prima grande esperienza internazionale e ora ho amici da tutta
Europa. Durante il mio anno di volontariato europeo le persone con cui ho legato
maggiormente sono proprio volontari europei che ho conosciuto durante quei giorni.
Credo che per noi volontari, che siamo tutti stranieri, sia più facile fare molte amicizie: dal
momento che siamo qui solo per un tempo determinato, ed inconsciamente si pensa che
poi andiamo via, si vuole sfruttare ogni occasione.
Prima di partire mi sentivo bene, avevo incertezza di quello che potevo trovare ma non
paura. Ero forse senza emozioni: non mi preoccupavo ma pensavo che quando sarò in
Italia
saprò
come
saranno
realmente
le
cose.
Quando sono arrivato non è stato difficile ambientarmi al nuovo paese: era una situazione
un po’ come me l’ero immaginata. Mi sentivo un po’ come un cane che arriva in un nuovo
posto: avevo voglia di esplorare questo luogo, vederlo, visitarlo, conoscerlo! Infatti, appena
arrivato, camminavo molto per scoprire la nuova città in cui vivevo!
Anche se la città è piccola mi piace abitare qui: sono vicino al centro e posso andare al
lavoro in bicicletta in appena 5 minuti… Un sogno! Quando studiavo a Caracas, nel mio
paese, da casa mia all’università erano solo 25 km ma con il traffico ci volevano un’ora,
un’ora e mezza. Anche a Madrid, dove vivo con la mia famiglia, ci mettevo mezz’ora in
metropolitana.
“Ho conosciuto ragazzi che venivano da tutta Europa ed è
stata la prima volta che ho conosciuto persone provenienti da
tutto il continente. È stato interessante conoscere così tante
persone e sono contento di aver avuto questa opportunità. È
stata la mia prima grande esperienza internazionale e ora ho
amici da tutta Europa!”
Un giorno, nella comunità-famiglia dove svolgo il mio volontariato, ho cucinato del cibo
venezuelano. A me piace cucinare ma quello è stato davvero un bel giorno. Ai ragazzi
piaceva quello che avevo preparato: tutti i ragazzi mi chiedevano cos’era e volevano
sapere anche altre cose sul mio paese; mi chiedevano come si vive in Venezuela, cosa
c’è di differente da qui, cos’altro si mangia e tante altre cose. Mi è piaciuto perché ho visto
gli altri interessarsi al mio paese, al Venezuela. Ed è stato in quel giorno, quando ho
cucinato, che ho cominciato a sentirmi parte della casa.
Ora che parlo l’italiano sento che potrei vivere qui, in Italia. Se riuscissi a trovare un buon
lavoro vorrei rimanere, magari a Roma! In generale le persone mi piacciono e pure come
si vive qui.
Mi piace anche Trenitalia: qui i treni arrivano più o meno ovunque e in treno posso andare
dove voglio. In Spagna, ad esempio, non è così: i treni sono ben collegati alle città grandi
ma non arrivano nei centri abitati più piccoli.
Ma di questo paese mi piacciono anche l’arte, la cultura, l’architettura, il buon mangiare, la
storia.
“Non c’è un’Italia, ci sono tante Italie”
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Mi è piaciuto tanto vivere da solo con altre persone di altre culture. Mi è cresciuta la voglia
di conoscere altre culture perché mi sento più curioso nei confronti degli altri paesi che
non conosco. Lo SVE mi ha permesso di conoscere persone da tutta Europa. Ed ora che
conosco meglio le altre nazionalità, le altre culture, gli altri popoli, vedo che siamo tutti
simili o più simili di quello che io pensavo prima.
Non c’è un’Italia, ci sono tante Italie. Per me è stata una sorpresa perché sapevo delle
differenze tra Nord e Sud ma non credevo che fossero così grandi. Credevo che gli italiani
fossero più aperti ma qui ho trovato una chiusura che non mi aspettavo: ho notato che gli
italiani, per lo meno qui nel nord, non sono spontanei ma rigidi. Forse al sud è differente.
Quando sono andato a trovare una mia amica volontaria europea in Sicilia, a Palermo, mi
sono accorto che lei non sapeva nemmeno dove fosse la stazione dei treni: io le ho
chiesto, se non usava il treno come mezzo di trasporto, come faceva per spostarsi
nell’isola quando voleva visitare qualche altra città… E lei, tranquilla, mi ha risposto che
quando voleva andare a visitare qualche luogo, trovava sempre qualcuno disposto ad
accompagnarla in auto. Ma qui mi pare che le persone siano molto differenti rispetto al sud
Italia.
Gli stereotipi prima di arrivare in
Italia…
Come gli stereotipi sono cambiati alla fine
del servizio
Differenza tra nord e sud
Sapevo che questa differenza c’era ma
pensavo che anche al nord gli italiani fossero
più aperti ma invece ho trovato una chiusura
che non mi aspettavo.
A tutti piace il calcio
È vero.
A nessuno piace la politica
È vero.
Si mangia bene
È vero.
C’è una cosa che mi è piaciuta molto quando
sono arrivato qui: mi pare che gli italiani siano
più fini, più gentili, più cordiali. Gli italiani
hanno un modo più raffinato di stare con le
persone.
C’è una cura del corpo eccessiva. Le persone
si preoccupano tanto per il corpo e per i vestiti
alla moda. Questa cosa non mi piace. Ne
avevo una vaga idea però non pensavo che
fosse una cosa così forte.
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LAURA
(Spagna)
Sve presso la Cooperativa Adelante
a Bassano del Grappa (Vicenza)
dal 01.02.2012 al 01.02.2013
ATTIVITÀ EDUCATIVE E DI ANIMAZIONE
IN UN CENTRO GIOVANILE
“È un momento bellissimo quando vedo tutte le mie cose nella
stanza di un paese che non è il mio. Ed in quel momento mi
chiedo: “Ma cosa sto facendo qui?”
Assieme ai miei conquilini, tutti volontari SVE
Non avevo paura prima di venire in Italia per lo SVE. Forse anche perché ho avuto un
problema nella mia vita che mi ha fatto davvero paura. Conosco il vero concetto della
paura, della paura vera. Credo che la paura di andare all’estero sia invece l’inquietudine
per ciò che non si conosce; infatti, sentivo una sorta di inquietudine per conoscere tutto
quello che era per me ignoto e sconosciuto. Solo nella prima settimana di servizio ho
pensato che fosse tutto molto difficile per le difficoltà linguistiche che avevo, dal momento
che non capivo tutto quello che la gente mi diceva. Ma poi, trascorsa la prima settimana,
ho cominciato a parlare senza vergognarmi per gli errori che facevo, e poiché quando
sbagliavo le persone mi correggevano, non ho più avuto problemi con l’italiano.
In quei primi giorni di SVE mi sentivo come un pappagallo: è un animale colorato, vola,
può andarsene dove vuole ma col suo cuore rimane sempre nello stesso posto. Credo che
io ero un po’ come lui perché la mia energia è piena di colori e penso sempre – o ci provo
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– in positivo. Penso che la vita sia tutta positiva ma non sempre noi troviamo il modo di
vedere le cose positive. Bisognerebbe saper valorizzare quello che la vita offre.
Fortunatamente durante la prima settimana di servizio sono stata accompagnata, assieme
a Christian (l’altro volontario europeo che ha cominciato lo SVE assieme a me), per
comprare tutte le cose di cui avevo bisogno. Ma per il resto preferisco andare e
girovagare, cercare la strada e sbagliare percorso, perché così posso conoscere altri posti
belli che altrimenti non conoscerei mai. Per me non è un problema girare per la città e
conoscerla, ambientarmi, muovermi - soprattutto se ho la bicicletta!
Assieme agli altri volontari in occasione di svago e tempo libero
Il giorno del compleanno di Christian (un volontario europeo che vive assieme a me)
siamo andati in bicicletta (io, Christian e gli altri 2 volontari europei che vivono nello stesso
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nostro appartamento) per il parco pubblico cantando tutti e quattro una canzone che
abbiamo inventato noi sullo SVE. È un semplice ritornello che dice “Questo è lo SVE,
questo è lo SVE” e poi ognuno di noi aggiunge qualcosa nella sua lingua. È stato un
momento di unione tra di noi, di fiducia, di libertà. Mi sono chiesta, in quell’attimo, che
cosa ci sto facendo qui a cantare questa “roba” con questi pazzi… Ma è stato un momento
molto bello che abbiamo vissuto, tutti e quattro. È stato anche un bel momento di libertà: a
casa mia, a Madrid, è pericoloso andare in bicicletta ma a Bassano lo si può fare
tranquillamente.
È un momento bellissimo quando vedo tutte le mie cose nella stanza di un paese che non
è il mio. Ed in quel momento mi chiedo: “Ma cosa sto facendo qui?”
Assieme ad altri volontari, educatori ed amici conosciuti
durante il mio volontariato
Gli stereotipi prima di arrivare in
Italia
Come gli stereotipi sono cambiati alla fine
del servizio
Gli uomini sono macisti
Forse dipende anche dalla parte dell’Italia in
cui uno si trova… Ma vedo che nella TV la
donna, in tutti i programmi, è sempre mezza
svestita…
La gente è “fighetta”
La gente preferisce avere un’auto
bella prima di avere una casa
Si, è vero.
Credo sia così. È un po’ strano per me ma ho
visto persone con belle automobili che
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sembrano che passino per il centro solo per
farsi vedere…
Si mangia bene
Forse la gente è più fredda
Uff… Se è tutto buono… Che cosa si può
dire?
Sì, credo che qui le persone siano più fredde
rispetto agli spagnoli.
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CHRISTIAN
(Germania)
Sve presso la Cooperativa Adelante
a Bassano del Grappa (Vicenza)
dal 01.02.2012 al 01.02.2013
ATTIVITÀ EDUCATIVE E DI ANIMAZIONE
IN UN CENTRO GIOVANILE
“Quando sono arrivato in Italia pensavo che il calcio fosse
molto importante per gli italiani… ma ora vedo che è ancora
più importante di quello che pensavo!!!”
Giocando a calcio nel centro giovanile di Bassano
Appena arrivato in Italia mi sentivo come un camaleonte! Il camaleonte cambia colore in
base al suo stato d’animo ed io ero proprio così perché i miei sentimenti cambiavano
spesso. Nelle prime settimane del mio SVE, mentre durante il giorno mi sentivo contento
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ed entusiasta per trovarmi in Italia, alla sera mi rattristavo perché parlavo coi miei amici
tedeschi e ne sentivo nostalgia.
Ma nel complesso ero contento: l’Italia mi piace molto, c’è tanta gente simpatica e c’è una
vera e propria cultura di mangiare che in Germania non c’è… si mangia sempre in
compagnia!!
A me piace molto fare jogging. Quando sono arrivato qui a Bassano non sapevo dove
potevo andare a correre ma non è stato un problema. Occorre semplicemente chiedere a
qualche passante: “Dove posso andare a correre?”. E mi danno qualche consiglio. In
questo modo ho trovato un sentiero bellissimo lungo il fiume, dove vado ora. Questo
aspetto degli italiani, così aperti, gentili e disponibili, mi piace molto.
Una mattina mi sono svegliato presto, all’alba, senza volerlo. Dal momento che non
riuscivo più a riaddormentarmi ed avevo la bicicletta da pochi giorni (finalmente! Perché
adoro andare in bici!), ho pensato di uscire qualche ora, la mattina, prima di iniziare a
lavorare nel pomeriggio. Così ho pedalato fino a Marostica e sono salito in cima ad una
collina. C’era il sole e un bel tempo. C’erano tanti olivi davanti a me ed io mi sono steso
sull’erba. Era perfetto. Ho ascoltato un po’ di musica con le cuffie che avevo portato con
me ed ho mangiato i panini che avevo preparato a casa. Poi mi sono sdraiato nuovamente
ed ho dormito sull’erba. Era bellissimo. E si sentiva nell’aria il profumo della primavera!!!
Giocando a basket al centro giovanile
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Nel centro giovanile dove sono volontario ci sono tanti africani che giocano a calcio. Io e
Laura - l’altra volontaria SVE – abbiamo pensato di far qualcosa con loro ma erano molto
chiusi nei nostri confronti. Così siamo andati a giocare a calcio con loro anche se
rimanevano molto lontani, freddi, distaccati con noi. Un giorno però, mentre ero al centro
giovanile, sono venuti da me e mi hanno detto che quella sera c’era la partita Barcellona –
Milan: mi hanno chiesto se volevo andare con loro in un bar a vederla. Da quel momento
hanno cominciato ad aprirsi, a parlare con me della loro vita, a raccontarmi da dove
vengono e cosa fanno qui. Quando gli ho detto che ero tedesco mi hanno detto che a loro
piacerebbe venire a vivere in Germania perché pensano che non ci sia tanto razzismo
come qui. Io ora gioco a calcio con loro e mi diverto ma vedo che loro vogliono anche far
amicizia con me.
Ma di episodi così ne vivo veramente tanti.
Quando sono arrivato in Italia pensavo che il calcio fosse molto importante per gli italiani…
ma ora vedo che è ancora più importante di quello che pensavo!!
Mi piace moltissimo la cultura gastronomica che c’è in Italia. Mi piace molto uscire al
mercato e vedere come le persone discutono, anche animatamente, sulla frutta e sulla
verdura!!
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AMADEUS
(Germania)
Sve presso la Comunità educativa per minori
“Primavera Nuova” (cooperativa Radicà)
a Calvene (Vicenza)
dal 01.09.2011 al 01.05.2012
ATTIVITÀ EDUCATIVE COI MINORI
ED ANIMAZIONE CON I GIOVANI
“Posso dire che ora mi sento più indipendente. Ed ho imparato
a fare la pasta della pizza e a cucinare meglio la pasta!!!”
Con la felpa "I love Calvene"!
Prima di iniziare lo SVE, mentre ero a casa mia, a Monaco, non pensavo a quello che
avrei o meno trovato in Italia. Anche quando ho fatto la valigia non pensavo a quello a cui
stavo per andare incontro. Ho vissuto normalmente, spensierato, fino al giorno della mia
partenza per l’Italia. Soltanto quando ero sul treno per arrivare a Vicenza ho cominciato a
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pensare: “E ora?”, “Chi è quello che mi viene a prendere in stazione?”, “Dove abiterò
ora?”. In treno ho cominciato anche a rendermi conto che non era molto chiaro dove avrei
vissuto. Ho cominciato a sentire un po’ di paura che non è svanita nemmeno quando sono
arrivato a Calvene, dove dovevo svolgere il volontariato. Mi sentivo come un topolino
impaurito. Tuttavia, dopo un po’ di tempo che ero arrivato, mi sono reso conto che le
persone erano assolutamente gentili ed amichevoli con me.
L’unico problema era la comunicazione: la lingua all’inizio è stata un grande problema
perché non comunicavo, non conoscendo l’italiano.
Un momento molto bello che ho vissuto durante lo SVE è stato un paio di mesi dopo il mio
arrivo, in autunno. Abbiamo giocato una partita a calcio in cui c’erano tutti i ragazzi della
comunità, un animatore ed io. Eravamo in otto e ci siamo divertiti molto tutti quanti. È stato
un momento molto bello sia per il buon clima che c’era sia perché le squadre che si erano
create erano molto unite. Mi sentivo senza pensieri e con quella contentezza che si prova
dopo aver fatto attività sportiva. Mi pareva tutto perfetto perché mi sentivo davvero bene
con me stesso.
Giocando a calcio coi ragazzi e gli educatori nel campo da calcio della comunità
“Quando ero alla stazione dei treni di Verona, appena arrivato
da Monaco, ho visto il tabellone con l’orario dei treni: ho
notato, con stupore, che avete una colonna per i ritardi!! Per
me è stato stranissimo. Questo stereotipo [degli italiani in
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ritardo] è confermato ma ora credo che sia anche di più di
quello che pensavo…”
Quando ho cominciato lo SVE, dopo il corso di italiano e quello interculturale, sono tornato
nella comunità dove dovevo svolgere lo SVE. Lì, in camera mia, in quel momento, non mi
sentivo triste ma ho cominciato a sentirmi solo. Per me era difficile perché non avevo
conosciuto nessuno. Tuttavia, quella sensazione è durata solo tre giorni. Ho reagito ed ho
pensato che potevo fare qualcosa anche da solo. Così sono andato da solo al fiume, ho
iniziato a fare passeggiate, ad abbronzarmi e ad ascoltare musica al sole. Ho iniziato a
dire a me stesso che ora che sono qui, devo vedere che cosa posso fare.
Lo SVE mi ha aiutato ad essere più maturo, nel senso che ora mi organizzo meglio da
solo. Ora sto pensando di non fare l’università a Monaco ma di andare a studiare
all’Università di Maastricht, in Olanda. Prima sarebbe stato un problema andare a studiare
lontano da casa ed all’estero; ma ora, dopo questa esperienza, non lo è più.
Prima parlare davanti a 50 persone in una lingua che non è la mia sarebbe stato un
problema ma ora lo posso fare.
Posso dire che ora mi sento più indipendente.
Ed ho imparato a fare la pasta della pizza e a cucinare meglio la pasta!!!
Prima dello SVE ero…
Ora sono…
timido
maturo
impaurito all’idea di vivere lontano da
casa
indipendente
incurante del futuro
disinvolto a parlare in pubblico
Gli stereotipi prima di arrivare
in Italia…
Come gli stereotipi sono cambiati alla fine
del servizio
Gli italiani sono sempre in ritardo
Quando ero alla stazione dei treni di Verona,
appena arrivato da Monaco, ho visto il
tabellone con l’orario dei treni: ho notato, con
stupore, che avete una colonna per i ritardi!!
Per me è stato stranissimo. Questo stereotipo
è confermato ma ora credo che sia anche di
più di quello che pensavo…
Gli italiani mangiano tanta pasta e
tanta pizza
Sì, è vero. Anche se, dopo aver vissuto in
Italia, ho visto che ci sono tantissime differenza
gastronomiche tra una regione e l’altra.
Gli italiani sono tutti “fashion”
No, non è vero. In generale è come in
Germania,
se
non
addirittura
meno.
Probabilmente però dipende anche da dove
uno vive, se in paese o in città.
43
Mi ha sorpreso il sistema scolastico: qui le
scuole non mi sembrano molto buone. E le
università sono davvero costose (in Germania
ci sono università anche a 200 euro l’anno).
Quando sono arrivato non sapevo della
differenza tra nord e sud Italia ma ho visto che
c’è una profonda differenza.
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DAARTA
(Lettonia)
Sve presso La cooperativa Adelante
a Bassano del Grappa (Vicenza)
dal 01.09.2011 al 01.05.2012
SERVIZIO PRESSO IL SOCIAL BAR COLOUR CAFÈ
E ATTIVITÀ DI ANIMAZIONE CON I GIOVANI
“Mi piaceva molto stare con tutti gli altri SVE da tutta Europa:
essendo tutti non italiani e tutti volontari, mi sentivo molto
vicina a chiunque di loro! In quel posto ho sentito che è
normale essere straniera… perché sono tutti stranieri! Tutti
hanno la stessa età, tutti sono stranieri, tutti hanno la stessa
mentalità e la stessa voglia di vivere…”
Con un'animatrice al Color Cafè
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Dopo un paio di mesi, forse tre, che avevo iniziato lo SVE, c’è stato un momento, mentre
pulivo alcuni bicchieri, in cui mi sono chiesta: “Perché sono qui pulendo un bicchiere
quando potrei essere all’università?”, “Che cosa sto facendo qui?” “Che cosa faccio qui?”.
È strano perché è come se io, in precedenza, non avessi avuto tempo per pensare e farmi
queste domande. Ma in quel momento me le sono fatte ed ho capito. Quando io sono
arrivata qui avevo una motivazione un poco egoistica: volevo conoscere meglio me
stessa. Poi, svolgendo qui le attività di volontariato, sono cambiata e mi sono chiesta:
“Che cosa posso dare agli altri?”. Ho capito che sono qui anche perché voglio aiutare le
altre persone.
Con gli animatori al Color Cafè
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Prima di venire qui ero stata cinque o sei volte in vacanza in questo paese con la mia
famiglia. Tuttavia, ora che vivo qui, anche se per me è strano, vedo tanta differenza tra la
Spagna e l’Italia… In Italia non ci vivrei mai. L’Italia è fantastica (per la gastronomia, l’arte,
il mare, la cultura… e la Sicilia!) e sicuramente è il mio paese preferito per venirci in
vacanza. Ma mi pare che il nord Italia sia molto simile, come mentalità, alla Germania.
Quando sono stata a Napoli o a Palermo mi piaceva molto come le persone si
relazionavano con me: era molto bello perché tutti erano molto aperti. Anche a Firenze era
già meglio rispetto a qui, a Bassano. Quando ho scelto di venire a fare lo SVE a Bassano
del Grappa non ero cosciente di queste differenze, così profonde, tra il nord ed il sud Italia.
Qui le persone sono molto fredde: in generale, credo sia difficile fare amicizia con le
persone perché sono molto chiuse.
Per me è stata veramente bella la formazione di otto giorni fatta a Verbania. Mi piaceva
molto stare con tutti gli altri SVE da tutta Europa: essendo tutti non italiani e tutti volontari,
mi sentivo molto vicina a chiunque di loro! Ho un ricordo molto felice di questa settimana.
In quel posto ho sentito che è normale essere straniera… perché sono tutti stranieri! Tutti
hanno la stessa età, tutti sono stranieri, tutti hanno la stessa mentalità e la stessa voglia di
vivere… sono stati otto giorni con tantissime emozioni e pensieri. È stata una grande
opportunità che mi ha permesso di farmi amici un po’ in tutta Europa.
“Poi, svolgendo qui le attività di volontariato, sono cambiata e
mi sono chiesta: “Che cosa posso dare agli altri?”. Ho capito
che sono qui anche perché voglio aiutare le altre persone”.
Quando ho scelto di fare il volontariato europeo volevo imparare qualcosa, oltre a
conoscere me stessa. Ora che sono alla fine, posso dire che qualcosa ho appreso e
soprattutto che la mia stessa personalità è cambiata tanto. Ora vorrei andare a vivere in
Spagna o in Brasile. Ho imparato anche molte cose che considero importanti per me
stessa: mi ricordo, ad esempio, che quando sono arrivata qui, desideravo imparare e
comprendere di più la “psicologia umana”. Ho avuto la fortuna di incontrare Andrei (un
altro SVE) che oltre ad essere come un fratello per me, è uno psicologo e mi ha insegnato
molto. Ho avuto tante opportunità di incontro ed ho imparato come parlare con le persone,
comprese quelle che hanno problemi o difficoltà di qualsiasi tipo.
Anche il mio carattere è migliorato: prima dello SVE se volevo fare una cosa, una
qualsiasi, la facevo senza curarmi delle conseguenze. Ora invece ho imparato ad
ascoltare di più i consigli degli altri. Anche prima li ascoltavo, a dire il vero, ma poi facevo
sempre quello che volevo io. Ora no: li ascolto e provo ad andare incontro alle altre
persone. Sono contenta perché così è anche più facile la convivenza e la vita in generale.
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ZANE
(Lettonia)
Sve presso la cooperativa Adelante
a Bassano del Grappa (Vicenza)
dal 21.06.2010 al 09.11.2010
ATTIVITÀ EDUCATIVE COI MINORI
NELLA COMUNITÀ ACCOGLIENZA “ALIBANDUS”
SERVIZIO ALL'UFFICIO RICERCA E SVILUPPO
“Forse, non ero pronta ad andare all’estero ed adattarmi a
questi piccoli problemi quotidiani della vita di tutti i giorni ma
ci tenevo così tanto a venire in Italia con lo SVE che non aveva
nessuna importanza.”
Giornata a Venezia con le altre volontarie
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Un momento che mi ritorna sempre in mente, della mia esperienza come volontaria
europea, è l’ultimo giorno dello SVE. Ero ad Alibandus (comunità famiglia dove svolgevo il
volontariato), in cucina. Avevamo appena cenato ed io dovevo tornare nel mio
appartamento per prepararmi: la mattina seguente, infatti, dovevo ritornare a casa mia, in
Lettonia. Sapevo che dovevo partire ma le mie gambe non volevano muoversi. Mi sentivo
molto triste e molto felice allo stesso tempo. Mi sentivo bene qui, a tal punto da sentirmi
come a casa: avrei voluto rimanere perché le persone che ho conosciuto sono diventate
come la mia famiglia. Tuttavia so che anche a casa sarò felice.
Mi piace ricordare questo momento perché è stato molto emozionante: sebbene sia stato
molto triste, è stato un buon momento della mia vita perché dimostra che in Italia ho
trascorso momenti bellissimi.
Prima di arrivare in Italia non pensavo molto a come sarebbe stato… Ero sicura al cento
per cento che sarebbe stato perfetto e non volevo pensare a niente altro. Avevo anche un
po’ di paura perché non ero del tutto sicura ma cercavo sempre di essere positiva.
L’unica cosa che non mi piaceva era che dovevo lasciare la mia famiglia ed i miei amici...
sapevo che mi sarei fatta altri amici anche in Italia ma era una cosa difficile pensare che
non avrei potuto vederli ogni settimana, come sempre.
Ma quando sono arrivata in Italia ho incontrato così tante persone che ho capito che
anche se mi mancano i miei amici in Lettonia, è cosi interessante poter essere all’estero
che posso anche vivere senza vederli così spesso.
Al minigolf con un ragazzo della comunità
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La prima spesa!
Quando sono arrivata in Italia ero così entusiasta che all’inizio non vedevo nessun
problema. Prima di partire non pensavo molto a come sarebbe stata la vita in Italia, ero
così eccitata ed emozionata che pensavo soltanto a cosa avrei potuto fare e a come sarà
il volontariato che dovrò svolgere.
Ma dopo un po’ di tempo in Italia ho capito che non ero esattamente pronta per questa
esperienza. Si, sapevo cosa dovevo fare e come farlo… Ma prima non immaginavo che
sarebbe stato così difficile adattarsi a vivere in un altro paese diverso dal proprio… Non
conoscevo la lingua ed avevo paura di sbagliare… E, come ero arrivata in Italia nel bel
mezzo dell’estate, era cosi caldo!! Poi, qualche volta, mi mancava del cibo che non potevo
trovare in Italia. Forse, non ero pronta ad andare all’estero ed adattarmi a questi piccoli
problemi quotidiani della vita di tutti i giorni ma ci tenevo così tanto a venire in Italia con lo
SVE che non aveva nessuna importanza.
Facendo una passeggiata con le
altre volontarie
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MARIA
(Francia)
Sve presso la cooperativa Adelante
a Bassano del Grappa (Vicenza)
dal 21.06.2010 al 09.11.2010
ATTIVITÀ EDUCATIVE COI MINORI
ED ANIMAZIONE CON I GIOVANI
NELLA COMUNITÀ DIURNA “RAMALOCH”
“Quando ero in Italia, durante lo SVE, mi sentivo come una
farfalla: leggera, andavo da un'esperienza all'altra, cambiavo
continuamente situazioni e persone... Mi sembrava di poter
volare con le mie ali...”
Quando ero in Italia, durante lo SVE, mi sentivo come una farfalla: leggera, andavo da
un’esperienza all’altra, cambiavo continuamente situazioni e persone... Mi sembrava di
poter volare con le mie ali...
Non ho avuto nostalgia di casa, eccetto, forse, una o due volte.
In campeggio con le altre volontarie
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Al mio arrivo in Italia ero molto entusiasta di scoprire qualsiasi cosa!
Quello di cui avevo paura era di non riuscire a fare amicizie, di non crearmi una nuova rete
sociale, di non sentirmi a mio agio coi colleghi di lavoro e cose analoghe. Ma fin dall’inizio
mi sono resa conto che sarebbe stato bello vivere questa esperienza e poter condividerla
per 8 mesi con le persone che avevo conosciuto. Mi è piaciuto subito l’ambiente familiare
e non mi sono sentita mai da sola – cosa, quest’ultima, importante per il mio equilibrio.
Credo che due sentimenti estremi quali la felicità e la tristezza che potevo provare mentre
ero volontaria erano legati alla comunicazione. Mi sentivo molto triste quando mi rendevo
conto che non potevo esprimermi correttamente e farmi comprendere bene.
Al contrario, ero molto felice quando ho vissuto dei momenti di complicità grazie alla lingua
(poter scherzare o poter parlare di cose personali in una lingua che non è la mia!).
Aiutando una ragazza a fare i compiti per casa
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Al mio arrivo in Italia, avevo alcuni stereotipi sugli italiani grossi come una casa!! Persone
abbronzate, coi capelli neri, molto calorose, che bevono caffè fortissimo e cose simili... Ma
poi ho visto che non sono tutti cosi. ;)
Anche se è vero che c’è un po’ questa realtà: c’è molto sole, la temperatura altissima fino
a settembre, si mangia molto bene, le persone sono più estroverse, si esprimono a voce
alta senza problemi...
Tuttavia penso che non ci sono grandi differenze ma solo alcuni cambiamenti di poco
rilievo.
Penso che lo SVE mi ha aiutato a crescere, a maturare, a rendermi più responsabile. Mi
ha aiutato anche ad addentrarmi nella vita professionale. Quest’esperienza è arrivata
proprio nel momento giusto, dopo gli studi: in quel periodo avevo ancora il modo di vivere
d’una studentessa ma allo stesso tempo ho cominciato ad avere anche una certa
responsabilità perché c’erano persone che contavano su di me ed io dovevo esserne
all’altezza. Credo che lo SVE possa essere una buona transizione tra gli studi ed il mondo
del lavoro.
Preparando una cena etnica per i ragazzi della comunità
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Prima dello SVE ero…
Ora sono…
Più “bambina”
Più matura
Più responsabile
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Per ulteriori informazioni:
PROGETTO ZATTERA BLU
Cooperativa sociale ONLUS
Via Lago di Tovel, 16
36015 Schio (VI)
tel: 0445.325393
email: [email protected]
www.progettozatterablu.it
La presente pubblicazione è stata realizzata da Matteo Dalla Vecchia
all’interno del progetto regionale “Welfare to Work” nel mese di aprile 2012
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