1-10 - Scuola media Gordola e Brione V.

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1-10 - Scuola media Gordola e Brione V.
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Ginger
AZZURRA
Soddisfazione, è questo quello che si prova dopo aver sofferto come l’acqua che cade in picchiata da una cascata e sbatte la testa sulle
rocce?
Sto morendo, e di questo ne sono perfettamente consapevole, e sperare in un miracolo è fuori discussione.
Sebbene non avessi mai dato nessun motivo al mio fegato di ribellarsi, lui ha fatto di testa sua, e ora si sta facendo distruggere da un
diabolico mostro.
I miei genitori si erano sempre chiesti come una ragazza di sangue blu potesse avere un simile difetto, perché è così che veniva
definito: un difetto!
Il blu ha sempre caratterizzato la mia vita. Da piccola mia mamma mi diceva:
“ piccolina mia, tu hai il sangue blu, e nessuno te lo può negare!”
Potete immaginare come una bambina di cinque anni creda a tutto quello che le viene detto. Infatti la prima volta che mi sono tagliata
e mi sono accorta che il mio sangue era rosso mi sono arrabbiata. Ci ho ripensato a lungo ma alla fine mi sono convinta che in un
modo o nell’altro il mio sangue era blu e mi ero sempre aggrappata a questo.
La mia esistenza è trascorsa troppo in fretta, la vita è stata dalla mia parte per vent’anni, ora che se ne sta andando mi sento
completamente dispersa e sola. I miei genitori mi hanno rinnegata e non c’è nessuno seduto al mio capezzale.
Sapere che sono di sangue blu mi è sempre stato di conforto e ora che i mie genitori me lo hanno negato, avendomi rinnegata, conosco
solo un modo per riacquistarlo.
Sapevo che ci sarei arrivata, e che avrei ottenuto quello che volevo, è sempre stato così. Ero anche cosciente che una volta arrivata il
mio
difetto, il cancro, avrebbe avuto la meglio e non me ne sarei andata più, tuttavia era l’unica cosa che avrebbe potuto rendermi felice.
Avevo solo bisogno di coraggio.
Oggi quando sono arrivata alla mia vecchia casa ho trovato la porta sfondata e i vetri fracassati. In quel preciso istante mi sono sentita
così, come una casa sgangherata, ancora abbastanza giovane da stare in piedi ma troppo debole per restare intatta.
Sono entrata e mi sino diretta verso la mia camera. Lì avevo sempre avuto il controllo della situazione, e nessuno poteva rubarmelo.
Ho preso un foglio di carta e una penna e ho cominciato a scrivere:
Cari mamma e papà, quando ho scoperto di essere ammalata mi sono arrabbiata moltissimo con voi. Mi avete sempre detto che ero
perfetta. Quando avete parlato del mio male come un difetto imperdonabile e mi avete rinnegata mi è caduto il mondo addosso. Mi
avete privata del sangue blu e della mia famiglia. Mi avete impedito di essere qualcuno.
In questo momento mi viene da piangere, ma non ci riesco, perché so che se adesso versassi anche solo una lacrima ve la darei vinta,
e non avete il diritto di vincere! Ora sono io che devo vincere, perché me lo merito.
Vi voglio bene, nonostante tutto!
AZZURRA
Ho smesso di scrivere e ora sento il sangue scorrere improvvisamente più veloce, vedo le vene in rilievo e comincia a girarmi la testa.
Mi accascio sul pavimento. Un dolore lancinante mi colpisce. Caccio un urlo, poi un altro, e un altro ancora. È di colpo il silenzio.
Sento che sprofondo nel blu, nel mio blu, quel colore che ha sempre fatto parte di me. Vedo solo blu sempre più scuro.
E di colpo arriva uno strano senso di soddisfazione che non avevo mai provato prima. In un attimo associai quel blu, che mi aveva
sempre caratterizzata, alla sofferenza, e poi alla vita, e infine alla morte. Mi sto spegnendo definitivamente, lo so, me lo sento dentro.
Non ho vissuto pienamente e la mia vita è stata quel che è stata, eppure so che ora neanche quel blu che mi ha sempre salvata riuscirà
a salvarmi.
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Fenirok
Il ragazzo con la bombetta blu
Ero su un aereo per il Mali e mentre guardavo dal finestrino notai qua e là delle nuvole soffici e candide come cuscini. Mi
assopii al solo sguardo e dopo qualche minuto mi addormentai con la faccia attaccata al minuscolo finestrino.
Non so dopo quanto tempo mi risvegliai ma lo feci in un posto assai sconosciuto, ma anche molto familiare. Mi guardai
intorno e stentai a credere che sotto di me c’era il vuoto, ebbi un attacco di panico pensando che mi avessero buttato
fuori dall’aereo, ma non stavo cadendo, ero fermo e galleggiavo su quella che sembrava una nuvola, così seppi che ero
nel cielo. Era una sensazione strana, risenti o impaurito ma allo stesso tempo libero e spensierato come un passerotto in
estate.
Stetti a guardare quella vista mozzafiato per qualche minuto, finche in lontananza non vidi qualcuno avvicinarsi verso di
me: non poteva essere un adulto dato che era piuttosto basso, guardai meglio e notai che era un ragazzo di colore che
non aveva più di dieci anni e indossava una camicia bianca dei jeans corti e dei sandali, ma l’abbigliamento più
stravagante era una bombetta di colore azzurro acceso. Arrivò fino ad un metro di distanza da me e mi disse:
<< Ciao>> <<Ciao>> risposi in tono sorpreso.
<<Come ti chiami ?>> Chiesi con interesse << Jamal. E tu ? >> <<Jhon. Mi chiamo Jhon>> << Sai dove siamo ? >> Il
ragazzo mi guardò, sorrise, e disse << Nel cielo>> <<Questo l’ho notato>>
<<Allora perché hai chiesto ?>> <<Per sapere dove mi trovo>> Risposi un po’ seccato. << Perché non sei felice ?>> <<
Perché sono disperso nel cielo !>> <<Cosa c’è di male ? È bellissimo qua, ti puoi tuffare nelle nuvole ed ammirare il
fantastico paesaggio>> << Ma ci sono cose più importanti, come una struttura economica solida o …>> non mi lasciò
finire la frase e disse << Soldi ? Pensi che i soldi siano più importanti di questo>> Fece un gesto con le braccia per
indicare tutto quello era intorno a noi. << Tu devi imparare>> <<Cosa ?>> Mentre posi la domanda il bambino si girò e
cominciò a correre nella direzione da dove era venuto. Mi dissi che ero stupido, ma lo inseguì. Passarono circa dieci
minuti e ancora non si era fermato: avevo la gola secca e le gambe tremolanti. Passò ancora un po’ di tempo e
finalmente il ragazzino si fermò. Arrivai vicino a lui con le mani sulle ginocchia e gli chiesi affannosamente << Perché …
hai corso ?>>
<<Per farti vedere>> <<Cosa ? >> <<Quello>> rispose indicando un minuscolo villaggio che quasi non
si vedeva. << Quello è il mio villaggio. Non abbiamo tanto cibo, acqua, ma siamo felici lo stesso perché abbiamo una
famiglia unita e senza rivalità. Sono queste le cose importanti della vita, non i soldi che non procurano altro che guerre e
liti>> Nel suo tono c’era un’ intonazione di tristezza. << Ho capito >> dissi deciso << Avevo intenzione di passare delle
belle vacanze, ma adesso non credo di volerle ancora …>> << Puoi fare le tue vacanze, ma potresti, ma potresti farle
aiutando le persone più bisognose e povere >> mi disse sorridendo.
Lo guardai e dissi qualcosa che non dicevo più da tempo << Grazie>> << Non c’è di che >> rispose con un semplice, ma
bellissimo sorriso.
<< Mi fai vedere la tua famiglia ? >> chiesi a jamal << Si, mi piacerebbe molto >> rispose con entusiasmo.
Scendemmo lentamente, come se ci fosse una scala invisibile. Arrivammo al villaggio dove tutti avevano qualcosa da
fare: chi tagliava la legna, chi preparava la cena, chi curava gli animali,… . Persino i bambini aiutavano la madre a portare
l’acqua.
<< Quella è mia mamma>> disse Jamal.
<< Possono vederci ? >> chiesi sbalordito dato che nessuno ci osservava. << Veramente sei tu che non vuoi che ci
vedano >> << Spiegati meglio >> << Bhè questo è il tuo sogno, puoi decidere tu cosa vedere o sentire >> << Allora
questo è un sogno >> dissi con gioia. << Chiaro che è un sogno >>
<< Allora volendo potrei svegliarmi ? >> << Si >>. Lo guardai e dissi << Mi hai dato molto su cui riflettere >> << È stato un
piacere Jhon >>
Mi svegliai di colpo ed ero di nuovo nell’ aereo. Guardai sul sedile di fianco, risi : sopra c’era posata una bombetta
azzurra.
FINE
3
NemoandAngels
Sogno per un mare
C'era una volta una ragazza di nome Lilia che aveva gli occhi blu come il mare e i capelli biondi e
ondulati che gli arrivavano fino a metà schiena. Ella abitava con sua madre in un paese non molto
conosciuto e nella sua classe erano al massimo dieci allievi e non aveva amici. Quando c'era la
pausa lei stava su una panchina a leggere. A casa o faceva i compiti o aiutava sua madre. Era una
ragazza molto tranquilla e il suo desiderio era di andare al mare almeno una volta, era uguale in
quale mare voleva andare, l'unica importanza era che voleva vedere un mare dal vivo e non sempre
su delle foto o dei libri. Per Lilia sua madre era la persona più importante del mondo e senza di lei
non era mai felice. Non mancava molto al suo compleanno e per posta era arrivato un pacco per lei,
dentro c'erano due biglietti per un viaggio in Grecia e una collana con una perla bianca. Dove
sarebbero andati loro non c'è mare. Il viaggio era fra cinque giorni proprio il giorno del compleanno e
loro avevano già preparato le valigie. Per gli scolari mancava poco alle vacanze e tutti erano già
pronti per partire in viaggio per destinazione New York, Parigi, Londra, .... Invece Lilia andava
normalmente dai suoi nonni. Era l'ultimo giorno di scuola e tutti erano a pulire le aule, a riempire gli
zaini con classatori, a salutare gli amici, .... All'ultima ora avevano ricevuto i voti e quelli di Lilia erano
molto belli. Appena era arrivata a casa erano già pronti per prendere l'aereo e partire. Era la prima
volta che prendevano l'aereo e per la prima volta Lilia aveva visto il mare. Il mare era bellissimo e la
perla era diventata blu come gli occhi di Lilia. Appena scese dall'aereo erano entrati nell'hotel di tre
stelle, ma per Lilia sembrava un hotel di cinque stelle talmente era bello. A pranzo erano scesi per
andare in mensa a mangiare. Mentre che mangiavano stavono parlando e la madre di Lilia disse che
quando erano nell'aereo ella aveva la collana che era diventata blu come il colore dei suoi occhi
appena si vedeva il mare e le sembrava molto strano visto che era il suo desiderio più grande. Di
pomeriggio uscirono per visitare la città e loro non avevano mai visto una città così spettacolare e di
sera andarono a dormire. Lilia non riuscì a dormire e quindi uscì sul balcone, sulla stradina vide un
cavallo tutto bianco con una piccola corona con un diamante blu. Ella scese e salì sul cavallo bianco.
L'animale fece un lungo viaggio fino ad'arrivare in un mare. Era magnificamente bellissimo, gli occhi
e la collana di Lilia e la piccola corona del cavallo bianco stavano brillando di color blu, uguale come
il mare. Lilia aveva capito qualcosa ed era che doveva prendere la collana e la piccola corona ed
entrare in mare. Appena aprì gli occhi vide una ragazza vestita tutta di blu che disse a Lilia di non
arrendersi perché la vita è ancora lunga e non è mai troppo tardi per trovare amici o vedere il mare.
La tua vita è così e nessuno la può cambiare, tranne te. Appena finì tutto Lilia si svegliò e si trovò in
camera e capì che era tutto un sogno ma aveva la collana con una perla blu e una statuetta del
cavallo bianco con la piccola corona. Lilia era tutta felice e si sentì un'altra e la cosa bella era che un
giorno avrebbe visto di sicuro il mare.
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Secreto Pintus
La Sciarpa Blu
Yan un ragauuo di quattordici anni, capelli castani occhi marroni e di statura media. Attualmente fa la terza
media a Gordola, alla fine dell'anno scolastico si accorse di una ragazza, la ragazza che non lo aveva mai visto
(non lo aveva mai notato a scuola). Quella ragazza venne da lui salutando e augurandogli buon estate, e tutto
ciò lo face abbraciandolo e sorridendo. Il ragazzo la abracciò e li chiese come si chiama, la ragazza gli rispose
con un sorriso mi chiamo Melanie, e tu? Io mi chiamo Yan. Yan mentre camminava verso casa non riscusisse a
smettere di pensarla, capelli castani con mescs bionde, occhi castani e di mezza altezza, non riusciva a smetterla
di pensarla di quonto era bella. Il ragazzo camminando verso coasa vide passare il bus di fianco a lui, guardò
poco più
in sù e vide lei con il suo fantastico sorriso, lei sporsa la testa fuori dal finestrino per salutarlo, ma poi la sciarpa
li volò via. Lei non potè recuperarla, quindi tornai indietro e la perse, dentro di me pensai: devo ristituiriela, la
sciarpa di un colore blu speranza, e li capì che la Melanie mi piaceva.
Andai di corsa a casa e accesi il computer la cercai subito, gli chiesi l'amicizia su facebook,aspettai con anzia
che lei accetasse, e in un istante prima che volessi spegnere il computer lei mi accetò l'amicizia, parlammo un
po' e ci siamo messi d'accordo per vederci al lido di Tenero. L'appuntamento era che ci dovessimo vedere
davanti al lido di Tenero alle 13.30, e cosi è stato. Passammo una bella giornata insieme, e ci siamo anche messi
insieme.
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Er Cipolla
L’intesa crociata
Dopo la lunga notte le quattro persone si svegliarono...
- Dove siamo finiti? Che posto è questo? - Urlo una persona in un modo assurdo.
Improvvisamente da uno schermo entro un video che disse in questo istante:
-Buonasera gente... sono le venti di sera e tra poco vi serviremo la cena, vi abbiamo trasportati in un altro
emisfero terrestre cioè lo “Spazio Blu”, fino ad oggi nella vostra vita non avete fatto molto,
avete rubato, trafficato droga, spiato la gente. Avrete dieci giorni di tempo per superare tutte le prove, ci
saranno delle prove che se non riuscirete a superare rischierete la morte. Dovrete raggiungere “L'Intesa
Crociata” un portone che vi riporterà all'universo che vivavate fino a ieri.
Se non riuscirete resterete in questo “Spazio Blu” per sempre fin che morte non vi separi, a voi la scelta! Le
quattro persone dopo aver discusso fecero cena e il giorno iniziarano la prima prova.
Nel biglietto della prova fu scritto: la prima prova consiste di fare una cosa di auto e uccedere gli zombie che
trovate. Filippo è un ex pilota di auto(corse clandestine). Inizia la prova uccidendo tutti gli zombie e terminando
la corsa giusto in tempo. La vita dei ragazzi e delle ragazze fu molto difficile il quale stanno affrontando molte
prove difficili è qualcuno si è fatto male. Filippo il protagonista di questa corsa il quale è un ex pilota di corse
clandestine (si è fatto cinque anni nel carcere di massima sicurezza ad Oxford), Viz anche lui criminale perchè
rapinava banche. Poi c'è Veronica che non sarà una criminale ma tradiva tante volte i suoi ragazzi, infine
Britney ex vice presidente dell'America per aver sfruttato i politici con atti sessuai a causa di questo attualmente
stata sotto accusa e processo. Quindi le quattro persone rimedieranno se faranno tutte le prove a quello che
hanno fatto in passato... la prova sucessiva sarà la piu semplice, l'argomento sono i film. La domanda è: cinque
film di Jason Statham ognuno me ne deve dire uno
Veronica:- Transporter
Filippo:- Death Race
Viz:- Italian Job
Britney: ehm...Assassino Criminale
Alla Fine i ragazzi non riescono a dire l'ultima domanda, quindi il creatore di questo gioco decise che Veronica
fu obbligata a uccidere uno di loro. Uccise Britney...
Filippo che era innamorata di lei decide di uccidere Veronica e poi si suicise.
Alla fine Viz dovette passate tutto lo “Spazio Blu” ed entrare nel “L'Intesa Crociata” il quale tornò
nell'universo. Da quel giorno capì quello che aveva passato nell'emisfero blu è decise di lavorare legalmente a
pure i WC.
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K-O Joe
Se potessi
Da qualche tempo, credo che ci stiamo rendendo conto degli enormi danni che stiamo procurando all'ambiente.
Sia chiaro che con “ambiente” non intendo soltanto la natura e il verde che ci circonda, ma qualcosa di più complesso, formato da
diversi elementi collegati tra loro e che devono funzionare in perfetto equilibrio, come gli spazi verdi, i corsi d'acqua, gli animali e
l'uomo.
Se questo equilibrio venisse a mancare, l'intero sistema rischierebbe di essere distrutto.
Nel corso del tempo, la Terra ha saputo sopportare cambiamenti radicali e talvolta devastanti, operati sia dall'uomo sia dalla natura
stessa.
Attualmente, si è giunti a un punto in cui il pianeta non è più in grado di far fronte all'azione degli esseri umani.
L'inquinamento, ormai, è una caratteristica di tutte le grandi città, soffocate dallo smog causato dalle fabbriche e dai gas di scarico
delle automobili.
Fino a oggi, l'uomo ha creduto insensatamente che la natura fosse un bene inesauribile e ha agito di conseguenza.
Solo di recente ci stiamo accorgendo che tutto questo non è vero. La natura può essere molto forte nelle sue manifestazioni ma, allo
stesso tempo, è un meccanismo fragilissimo.
Se potessi ridisegnare il mondo, lo ridisegnerei diverso da quello attuale.
Farei città colorate come quelle che si vedono nei fumetti di Topolino, case basse e dipinte color pastello e ognuna con un piccolo
giardino.
Sopra il tetto di ogni casa, installerei dei grandi pannelli solari, affinché essi possano sfruttare l'energia necessaria per l'
approvvigionamento della casa 365 giorni l'anno.
Intorno alle città creerei dei boschi e giardini, un parco per ogni quartiere e costruirei in vetro gli edifici più grandi, come delle
gigantesche serre in cui, nella stagione invernale, sia possibile praticare attività sportive come, ad esempio, il calcio o, più
semplicemente, leggere un libro o bere un caffè.
Vorrei far circolare le automobili in tunnel sotterranei dotati di potenti filtri al fine di diminuire le emissioni nocive nell'aria.
Per la stagione più calda, costruirei laghetti artificiali per far sì che, anche chi non ha la possibilità di recarsi al mare, riesca a riposarsi
e fare un bagno in tutta tranquillità senza doversi spostare troppo.
Le fabbriche, tutte dotate di depuratori e sottoposte a rigidi controlli con lo scopo di farle inquinare il meno possibile, dovrebbero
essere nascoste da muri di piante rampicanti così da sembrare parte del paesaggio.
Vorrei anche che le persone capissero quanto sia importante e facile riciclare, al fine di non danneggiare più la natura e il verde che ci
circonda.
Insomma, se potessi ridisegnare il mondo, vorrei che fosse più bello e che le nostre città fossero più vivibili per tutti.
Purtroppo, non posso fare tutto questo.
Ognuno di noi, però, nel suo piccolo, può contribuire a rispettare l'ambiente affinché il nostro enorme geoide blu possa continuare a
conservarsi ancora a lungo.
Forse, così facendo, tutti potremmo imparare ad avere più rispetto del mondo in cui viviamo così che, chi verrà dopo di noi, ne potrà
godere allo stesso modo, se non di più.
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Moveyoursoul
Tutù blu
Mancano poche ore e devo esibirmi, il mio tutù blu è lavato e pronto per essere indossato. La danza classica mi
ha sempre appassionata da quando ero piccola fino ad adesso che ho quattordici anni.
Non sono mai stata una ragazza semplice, non mi va mai bene niente. In effetti il tutù blu non è comune nella
danza classica, di solito c’è quello rosa, ma io non mi rispecchio nel rosa. Quindi, testarda come sono, l’ho
voluto blu. Tutte le mie compagne mi prendono in giro solo per il fatto che sono diversa, ma io le guardo e rido
perché sembrano fatte tutte con lo stampino.
È ora di indossarlo, mi infilo il tutù, sistemo i capelli e metto le mie scarpette nere, ovviamente.
Manca più o meno un’ora allo spettacolo e non sono molto agitata. Metto le cuffie nelle orecchie e comincio ad
allenarmi, ma non con la solita musica classica, bensì con gli ACDC, che mi fanno scaricare la tensione. Amo
la musica, quella rock in particolare, mi da un senso di sicurezza e forza ogni volta che infilo il mio tutù blu.
La mia maestra di danza non è una santa, ma sa insegnare bene e pretende molto, nemmeno lei sopporta tanto le
mie compagne.
Mancano pochi minuti al grande evento, sono agitata ed eccitata, in palio c’è una borsa di studio per una scuola
di danza molto importante.
Faccio qualche esercizio per scaldare i muscoli, bacio la foto dei miei genitori che mi guardano da lassù ed
entro in scena, le luci sono puntate su di me, tutti mi guardano e l’adrenalina si sta scatenando dentro di me. Da
dietro le quinte intravedo le mie compagne che mi indicano e sghignazzano. Ma non ci faccio caso perché
ormai la musica è già entrata dentro il mio corpo e comincio a ballare, ballare e ballare. Finita la mia esibizione,
mi inchino e con un sorriso esco dal palcoscenico. Sarebbe davvero bello se vincessi, ma so che se perdessi i
miei genitori sarebbero comunque fieri di me.
La vincitrice è stata annunciata, ci ho messo tutta l’anima, le mie forze e il mio amore per la danza, ma
purtroppo non ho vinto. È Caroline la vincitrice, ma scommetto che non farà molta strada con quel caratterino.
Anche se non ho vinto, non mi arrendo, io con il mio tutù blu andremo in giro per il mondo a ballare.
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Coccinella
Povero ma meraviglioso
Domani partirò per un lungo viaggio, andrò nel nord dellʼIndia, nello stato del Rajesthan, in una cittadina che
viene soprannominata “Città Blu”, questo nome lo prende dalle sue particolari case: di colore blu.
Giunta allʼaeroporto di Yodhur( recuperate le valigie e le borse ) uscii da questo piccolo ma accogliente via di
transito: una puzza molto forte mi pervase, non riuscivo più a respirare dal naso, ma solo dalla bocca, e la
testa mi girava. Sapevo già cosa era una puzza molto forte perché ero stata nelle tribù namibiane: dagli
Himba, loro puzzavano in un modo estremo di capra, ma mai allo stesso modo di questa cittadina.
Scoprii subito da dove proveniva quella puzza: dalle fognature, erano allʼaperto, ma non era abbastanza, ci si
metteva pure lo sterco di mucca, un animale ritenuto sacro in India.
Il mio “albergo”, se si può chiamare così non era molto distante dallʼaeroporto, 20 minuti In TAXI, non erano
TAXI normali, erano di colore blu e con sole tre ruote.
Il mattino seguente mi avventurai per la cittadina vecchia ed incontrai la persona più anziana. Mi disse che
questa città aveva qualcosa di magico, ma che poche persone avevano scoperto di cosa si trattava.
Lʼanziano signore non dava nessun indizio a nessuno, perché aveva il timore che troppe persone avrebbero
scoperto questo segreto, attirando troppi turisti che avrebbero trasformato la sua città.
Mi incamminai nel centro storico e notai subito una casa che era diversa dalle altre: era di colore bianco ma la
porta, anche se molto piccola, era blu. Incuriosita mi accostai al lato della casa, bussai ma nessuno rispose,
allora provai a vedere se la porta era chiusa, no era aperta, la aprii, feci un passo in avanti, ma al posto del
pavimento non cʼera niente, vuoto assoluto.
Tutto ad un tratto non vidi più niente, mi sentii svenire. Dopo un tempo indeterminato una luce abbagliante mi
penetrò negli occhi, li aprii.
Mi sembrò di trovarmi in un paese del Medio Oriente, ma non sapevo dove! Davanti a me avevo uno splendido
giardino, parco, con al suo interno tutti i fiori e le piante di questo mondo, dalle più comuni alle meno. Di una
cosa ne ero certo: mi trovavo a Babilonia.
Allʼentrata di questo giardino cʼera una piccola porticina blu, mi ci infilai dentro e ancora una volta vidi tutto
nero, voilà ancora una volta una luce abbagliante mi penetrò negli occhi, li aprii e vidi che mi trovavo a Rodi,
questo lo sapevo perché prima di partire per questo viaggio feci una piccola vacanza proprio su quellʼisola.
Davanti a me avevo una delle sette meraviglie storiche: Il colosso di Rodi, stupendo, maestoso, lʼaltro non
poteva che non essere i giardini pensili di Babilonia.
Così per altre cinque volte: mi infilai in una piccola porticina blu, per un tempo indeterminato non vedevo più
niente ed in seguito una luce abbagliante mi penetrava negli occhi, finché non le vidi tutte.
I giardini pensili di Babilonia; il colosso di Rodi; il mausoleo di Alicarnasso; il tempio di Artemide; la statua di
Zeus; la piramide di Cheope ed infine il faro di Alessandria.
Rientrata in India dallʼultima meraviglia, il faro di Alessandria, incontrai di nuovo il vecchio saggio della città, e
mi disse:
- hai lustrato per bene gli occhi?
- si, sono veramente delle meraviglie!!
- io e i miei altri sei aiutanti possediamo queste sette meraviglie, ora devo andare, buon viaggio, spero che tu
abbia ancora del tempo per visitare la nostra città, non devi preoccuparti, il resto delle abitazioni sono normali.
Da questo viaggio, in un paese veramente povero, ho imparato a scoprire le piccole cose e le persone in
modo diverso, ad avere più rispetto verso gli altri mettendo senza nessuna fatica un sorriso sul mio viso.
9
Freedom
Nel blu ritrovai me stesso
Papà era allenatore della squadra di calcio del nostro paesino, a
formare la squadra eravamo io e altri dieci miei amici. Una sera avevamo una partita molto
importante: la finale di coppa Ticino. Era la prima volta che la nostra squadra andava alla finale. In
tardo pomeriggio ci mettemmo in moto per non arrivare in ritardo, il sole rifletteva attraverso il
finestrino anteriore della nostra Citroën, illuminando il grande sorriso stampato sul viso di mio padre.
Era la prima volta che lo vedevo così felice dopo la morte di mia madre, avvenuta quando sono
venuto al mondo io, cioè 10 anni fa. Non posso descriverla perché Papà non mi mostrò mai una sua
foto. Però quella mattina, papà era diverso, a suo modo sembrava felice, tutto sembrava finalmente
perfetto. La bellezza di quella calda giornata dʼinizio primavera e la felice atmosfera presente nella
nostra macchina sono lʼultimo limpido ricordo che ho del vero mondo. Il brutale incidente che
facemmo dopo sto cercando ancora adesso di dimenticarlo, ma è unʼimpresa praticamente
impossibile visto che è ciò che cambiò il resto dei miei giorni. Anche se la mia vita non mi piaceva più
di quel tanto, avevo una pazza voglia di vivere, ma quella voglia scomparve dopo aver capito il mio
vero stato, dopo aver capito che avevo i giorni contati. Le squallide pareti dellʼospedale e le lacrime di
disperazione di mio padre, non aiutavano di certo a rendere il tutto più vivibile. Il tutto cambiò una
settimana dopo il mio arrivo allʼospedale, era il venerdì 18 Marzo 1994 mattina: quando mi svegliai le
quattro pareti che mi
ospitavano erano ricoperte da tanti fiori, ce nʼerano di tutti i colori. I fiori pian piano mi raggiungevano,
arrivandomi così vicino che potevo persino sentirne il dolce odore. Dalla finestra non si vedeva più la
strada con i suoi passanti, ma una chiara luce aveva preso il suo posto, illuminando tutta la mia
stanza, facendola apparire addirittura bella. Il tutto era già molto irreale, ma poi si aggiunse pure
quella calda voce femminile, mi stava chiamando? Girai istintivamente la testa a destra, poi a sinistra,
in basso e infine in alto, ed eccola li, una donna bellissima, portava un lungo abito blu scuro che
metteva in evidenza le curve femminili e dalla schiena apparivano due grandi ali, bianche come la
neve e soffici come le nuvole. Era un angelo. Mi porse la mano, ed io senza porre alcuna resistenza
lʼafferrai, era calda. Assieme entrammo in un mondo tutto blu, blu come il mare, blu come il cielo e
blu come lʼaria. Sotto di noi non vi si trovava niente… stavamo volando… Anche se mi sentivo al
sicuro preso dalla paura strinsi ancora più forte la fragile mano della donna, i biondi capelli ondulati le
sfioravano leggermente le spalle, gli occhi color nocciola trasmettevano la felicità e dalle sue labbra
socchiuse usciva una melodia, la melodia della libertà. Ogni tanto qua e là sʼincrociavano alti angeli,
tutti bellissimi, che ti salutavano con un ampio sorriso, facendoti sentire parte di quel mondo. Li erano
tutti felici, tutti pieni di vita. A un certo punto tutto intorno a noi cambiò, ci circondavano immense
bolle blu. Ognuna di queste bolle rappresentava unʼimmagine diversa, ma erano tutte collegate tra di
loro, perché rappresentavano tutte immagini della mia vita. Guardando queste bolle ripercorsi tutta la
mia infanzia, tutta la mia corta vita reale, e mi resi conto che per finire non era male. Sulla terra la vita
è bella, però anche se avrei la possibilità di tornare indietro non lo farei perché in questo nuovo
mondo mi sento più a mio agio, e non solo: quassù sento battere il mio cuore, cosa che nella vera
realtà non succede più. E magari chissà, in questo mio nuovo mondo, in questa mia seconda vita un
giorni avrò lʼoccasione di incontrare mia madre.
10
Sidney
L’Australia
Certo allʼapparenza lʼAustralia non si direbbe affatto “il continente blu”, sarebbe meglio dire “il continente arancio” per la
sua moltitudine di deserti. Forse io lo chiamo cosi per la Great Ocean Road, per la Great Barrier Reef o fore per la Gold
Coast.
Era da anni che
volevo andare in Australia, e adesso che ho diciannove anni finalmente sono partita assieme alla mia migliore amica
Eunice. Abbiamo iniziato il tour partendo da Adelaide.
Lì abbiamo visitato lʼAustralian North Museum e abbiamo passeggiato per i suoi ristoranti e caffè, abbiamo fatto anche un
giro in barca lungo il fiume Torrens per apprezzare questa città anche da un altro punto di vista. Il secondo giorno
decidemmo di visitare Freelling, un piccolo paese in cui hanno girato una serie tv australiana. Ci trovavamo a solo unʼora
di macchina dalla città ed era tutto differente, attorno a noi cʼerano poche case e pianure immense.
Al terzo giorno abbiamo preso un volo per Melbourne, abbiamo visitato la città e poi noleggiato unʼauto per percorrere la
Great Ocean Road, una strada che costeggia lʼoceano per 243 km. Ci fermammo per vedere la formazione di rocce dei
dodici apostoli e facemmo brevi soste per fare qualche fotografia.
Raggiungemmo Brisbaine, la città che si trova alla fine della Great Ocean Road, a tarda sera.
Il giorno seguente la visitammo e poi prendemmo un volo per Sydney.
A Sydney visitammo subito lʼOpera Hause e salimmo sullʼHarbour Bridge. I giorni a Sydney passarono velocissimi,
visitammo lʼHyde Park, cenammo nella Sydney Tower, passammo un giorno in spiaggia a prendere il sole e a fare surf, e
la sera in locali a ballare. Un giorno andammo a Canberra, capitale dellʼAustralia.
Il mattino seguente prendemmo un volo per Alice Springs.
Il primo giorno visitammo la città mentre il secondo andammo al Kata Tjuta e allʼUlurù, il monolite più grande al mondo.
AllʼUlurù incontrammo gli aborigeni, lʼUlurù è la loro montagna sacra. Restammo allʼUlurù fino al tramonto per vederlo
cambiare colore. Alla sera raggiunsimo lʼAyers Rock Resort e cenammo nel suo ristorante, mangiammo tartine di
coccodrillo, una loro specialità. Al termine della cena i gestori del ristorante aprirono il tetto per farci guardare le stelle.
Undicesimo giorno in Australia: volo per la Gold Coast.
Si dice che la Gold Coast sia il posto più frenetico dellʼAustralia, fu un grosso cambiamento dal deserto. Alloggiammo a
Surfer Paradise. Restammo quattro giorni nella Gold Coast e poi andammo alla Grande Barriera Corallina.
Visitai Townsville e Cairns. Da Cairns raggiungemmo lʼhotel sullʼisolotto corallino di Green Island. Lì abbiamo fatto
immersione, snorkeling e un giro in barca, per ammirare al massimo questo posto fantastico.
Il giorno successivo prendemmo un volo per Darwin, la capitale del Northern Territory.
Visitammo la città, la prigione, passeggiammo in centro e facemmo un giro in barca nel vasto porto di Darwin Harbour.
Una sera andammo in un locale e un ragazzo francese mi chiese di ballare. Fine serata ci scambiammo i numeri, lui mi
diede un bacio e mi disse je tʼaime, io gli sorrisi e lo salutai… Non volevo storie complicate, ormai dovevo partire.
Finiti i nostri giorni a Darwin partimmo per visitare il Kakadu National Park che si trova a est di Darwin e da lì andammo
nel Kimberley, West Australia e poi a Perth, la città più remota del mondo.
Perth si trova sul fiume Swan e le sue spiagge sono tra le più belle dʼAustralia.
Ormai le nostre vacanze erano finite, prendemmo lʼareo e arrivammo a casa a tarda sera.
Erano passate due settimane dal mio ritorno in Svizzera quando squillò il telefono, era lui, il francese di Darwin, mi disse
che mi amava, come mi aveva detto quella sera, non ho mai creduto nellʼamore a prima vista, come si fa ad innamorarsi
di una persona in uno sguardo? Bè a quanto pare è possibile. Non so perché, ma qualcosa mi diceva di andare da lui ed
è quello che decisi di fare: a settembre mi trasferisco a Darwin, e poi? poi si vedrà ...