Pinna nobilis

Transcript

Pinna nobilis
Biol. Mar. Mediterr. (2007), 14 (2): 98-99
S. Caronni, B. Cristo1, A. Torelli2
Dip. di Ecologia del Territorio, Sezione di Ecologia, Univ. di Pavia,
Via S. Epifanio, 14 - 27100 Pavia, Italia.
[email protected]
1
Istituto di Scienze Naturali e Biologia Marina, Olbia, Italia.
2
Dip. Biologia Animale, Università di Pavia, Italia.
TENTATIVI DI REIMPIANTO DEL MOLLUSCO BIVALVE
PINNA NOBILIS (LINNEO, 1758) IN UNA AMP DELLA SARDEGNA
ATTEMPS TO TRANSPLANT THE BIVALVE PINNA NOBILIS
(LINNEO, 1758) IN A SARDINIAN MARINE PROTECTED AREA
Abstract – In the summer months of a three year period (2004-2006), a few individuals of the endangered endemic bivalve Pinna nobilis (Linneo, 1758) (Mollusca: Bivalvia) were transplanted along the north
eastern coast of Sardinia, inside the AMP Tavolara-Punta Coda Cavallo, after being pull out by tourists.
The aim of the research was to verify if transplant could be an effective method to protect this species.
Key-words: marine molluscs, endemic species, marine protected areas.
Introduzione – Le popolazioni del bivalve Pinna nobilis (Linneo, 1758) sono,
dal secolo scorso, in preoccupante declino, a causa del peggioramento della qualità
dell’acqua (Richardson et al., 1999), della raccolta indiscriminata e della distruzione
delle praterie di Posidonia oceanica (Delile, 1813), a cui la specie si trova spesso associata (García-March et al., 2002). Per testare, in una zona adatta allo sviluppo di questo
bivalve attualmente protetto, l’efficacia del reimpianto, uno dei metodi proposti per
contrastarne la scomparsa (De Gaulejac e Vicente, 1990), si è tentato, nel tratto di
mare limitrofo alla baia di Punta Don Diego, nell’AMP Tavolara-Punta Coda Cavallo, il reimpianto di alcuni esemplari ritrovati sradicati sul fondo o recuperati dalle
mani dei tanti turisti che li staccano per collezionarli come souvenirs.
Materiali e metodi – Prima di ogni reimpianto si è controllato che il bivalve fosse
vivo e provvisto del bisso. In base alle dimensioni dell’esemplare, è stato scelto un
luogo poco accessibile ai turisti ed adatto allo scopo, per vicinanza al punto di ritrovamento, batimetria (Katsanevakis, 2005) e caratteristiche del fondale (Šiletič e Peharda,
2003). Ciascun bivalve è stato misurato ed inserito, nel verso della corrente, con il
bisso e circa 1/3 delle valve nel fondale sabbioso (De Gaulejac e Vicente, 1990); sono
state annotate le coordinate del punto di reimpianto, per poter controllare, nel tempo,
la condizione dell’esemplare. I bivalvi sono stati suddivisi, per la lunghezza della conchiglia, nelle classi di taglia proposte da Katsanevakis (Katsanevakis, 2005).
Risultati – Nei mesi estivi del triennio 2004-2006, sono stati complessivamente
ritrovati diciotto esemplari di P. nobilis staccati dal fondale. In particolare, nel primo
anno di studio i bivalvi individuati sono stati sei, di cui due appartenenti alla 1a classe
di taglia (0-10,60 cm), tre appartenenti alla 2a (10,61-29,71 cm) ed uno alla 3a (29,7246,84 cm). Il reimpianto è stato tentato solo su cinque esemplari, poiché uno di piccole
dimensioni si presentava con parti del bisso e della conchiglia ampiamente lesionate.
L’altro appartenente alla 1a classe di taglia è stato reimpiantato ma non ha attecchito
ed è stato ritrovato, nei giorni successivi, morto. Negli altri quattro tentativi, effettuati
con bivalvi di medie e grandi dimensioni, invece, il reimpianto è riuscito; l’esemplare
appartenente alla 3a classe di taglia, reimpiantato nel mese di giugno, è sopravvissuto fino alla fine di agosto, quando è stato ritrovato rotto; uno dei bivalvi di medie
dimensioni è stato rinvenuto in buone condizioni fino alla fine del primo anno di
99
ricerca ma non è stato individuato l’anno successivo, mentre gli altri due esemplari
appartenenti alla 2a classe di taglia sono rimasti in buone condizioni fino alla fine del
triennio di ricerca. Nel secondo anno di studio, i bivalvi individuati sono stati cinque,
ripartiti solo nella 1a (3) e nella 2a (2) classe di taglia; di questi, un esemplare di piccole dimensioni è morto nei giorni successivi al reimpianto; due appartenenti alla 1a
ed alla 2a classe di taglia, su cui il reimpianto è apparso perfettamente riuscito, non
sono, però, stati nuovamente individuati l’anno successivo mentre altri due bivalvi,
distribuiti nelle stesse classi di taglia, sono stati ritrovati in buone condizioni durante
le ispezioni effettuate nell’ultimo anno di ricerca. Gli esemplari di P. nobilis individuati
nel terzo anno di studio sono stati, in totale, sette; due appartenenti alla 1a classe di
taglia, tre alla 2a e due alla 3a. Uno degli esemplari di medie dimensioni non è stato
reimpiantato in quanto, al momento del ritrovamento, non ha dato nessun segno di
vita. Dei sei su cui si è tentato l’esperimento, un esemplare di piccole ed uno di medie
dimensioni non hanno attecchito mentre sui restanti quattro il reimpianto è riuscito;
in particolare, un esemplare di piccole, uno di medie ed uno di grandi dimensioni sono
rimasti in buone condizioni fino alla fine dell’estate, l’altro esemplare di grandi dimensioni, invece, è stato ritrovato nuovamente strappato e rotto, dopo circa un mese.
Conclusioni – Il reimpianto ha dato esito positivo in 12 (75%) dei 16 casi in cui è
stato tentato, soprattutto quando gli esemplari reimpiantati avevano dimensioni superiori ai 10 cm (56%). Considerando la presenza nell’area di numerosi esemplari di
Octopus vulgaris (Cuvier, 1797) (Caronni et al., 2006), uno tra i più comuni predatori
di P. nobilis, i forti venti (García-March et al., 2007) che, nei mesi invernali, soffiano in
questa zona ed i ripetuti vandalismi dei turisti, questa percentuale di successo appare
estremamente promettente. In accordo con quanto già sostenuto da De Gaulejac e
Vicente (1990) è, dunque, possibile affermare che il reimpianto può essere considerato
un valido strumento per cercare di fermare l’incessante declino di questa specie.
Bibliografia
CARONNI S., CRISTO B., TORELLI A. (2006) – Octopus vulgaris (Cuvier, 1797) come indicatore
ecologico nella baia di Punta Don Diego, Area Naturale Marina Protetta di Tavolara – Punta
Coda Cavallo (Sardegna nord-orientale). Biol. Mar. Medit., 13 (2): 232-233.
DE GAULEJAC B., VICENTE N. (1990) – Ecologie de Pinna nobilis (L.) mollusque bivalve sur les
côtes de Corse. Essais de transplantation et expériences en milieu contrôlé. Haliotis, 20: 83-100.
GARCÍA-MARCH J.R., GARCÍA-CARRASCOSA A.M., PEÑA A.L. (2002) – In situ measurement of Pinna nobilis shells for age and growth studies: a new device. Marine Ecology, 23 (3):
207-217.
GARCÍA-MARCH J.R., PÉREZ-ROJAS L., GARCÍA-CARRASCOSA A.M. (2007) – Influence of
hydrodynamic forces on population structure of Pinna nobilis L., 1758 (Mollusca: Bivalvia): the
critical combination of drag force, water depth, shell size and orientation. Journal of Experimental
Marine Biology and Ecology, 342: 202-212.
KATSANEVAKIS S. (2005) – Population ecology of the endangered fan mussel Pinna nobilis in a
marine lake. Endangered species research, 1:1-9.
RICHARDSON C.A., KENNEDY H, DUARTE C.M., KENNEDY D.P., PROUD S.V. (1999) –
Age and growth of the fan mussel Pinna nobilis from south-east Spanish Mediterranean seagrass
(Posidonia oceanica) meadows. Marine Biology, 133: 205-212.
ŠILETIČ T., PEHARDA M. (2003) – Population study of the fan shell Pinna nobilis L. in Malo and
Veliko Jezero of the Mljet National Park (Adriatic Sea). Scientia Marina, 67 (1): 91-98.