scarica il testo

Transcript

scarica il testo
In diretta dalla Chiesa parrocchiale di santa Lucia in Lisiera,
Giovedì 7 febbraio 2013 - Ore 20.30
LASCIO TUTTO E VENGO
CON TE!
adorazione Eucaristica
Sotto forma di Lectio Divina
in preparazione alla V Domenica del Tempo Ordinario anno C
animata per Radio Oreb dal gruppo “Insieme per adorarlo” della parrocchia di Santa Lucia in Lisiera
Questa settimana preghiamo:
- Perché l’anno della fede susciti in noi la conversione a Cristo e al suo Vangelo
- Per tutte le intenzioni di questa settimana della Banca della preghiera;
- Per le necessità spirituali, morali e materiali di Radio Oreb;
- Per la Pace nel mondo soprattutto in Mali, Algeria, Medio Oriente, Siria, Terra santa, Kivu.
- Per le vocazioni al sacerdozio e per il nostro Seminario Diocesano
IN CAMMINO DI PREGHIERA
42^ LEZIONE: il silenzio di Dio (2)
Le sue vie sono sconcertanti e spesso ci confondono.
Talvolta abbiamo l'impressione che il Padre ci abbandoni; invece, all'angolo della strada, ci invade
repentinamente con una visita inebriante. Nel suo operare non c'è logica umana.
I suoi pensieri e criteri sono diversi dai nostri. La cosa più difficile è aver pazienza col nostro Dio ed
è ugualmente difficile, nel nostro cammino verso di Lui, accettare nella pace tale gratuità
essenziale, sopportare con pazienza i suoi tempi, accettare in silenzio le realtà volute o permesse
da Lui. La sua grazia opera in silenzio, si inserisce tacitamente nella complessa indole della natura
umana.
E il peccato?
E' il supremo mistero del silenzio.
Chi lo può pesare?
La fedeltà è un duello tra la grazia e la libertà.
Chi la può misurare?
In quale grado fa pressione la grazia e in quale misura resiste la libertà?
Tutto rimane avvolto nel silenzio, senza risposta.
Tutto è coperto da un velo.
Tutto è silenzio.
Ciò che è definitivo porta il marchio del silenzio.
Quanti contemporanei percepirono almeno un bagliore della presenza del Dio Eterno, che abitava
nel misterioso Nazareno di nome Gesù?
Chi avrebbe mai pensato che questo fanciullo, nato in un oscuro angolo del mondo, avrebbe
lasciato un'impronta profonda nella storia?
Con quali occhi Filippo, Pietro e Andrea contemplarono Gesù?
Che pensarono veramente di lui Nicodemo e Caifa?
La traversata del Figlio di Dio, attraverso le profonde acque umane, avvenne in un completo
silenzio. Chi contempla questo fatto rimane ammutolito.
La meteora percorre il firmamento in silenzio, ma per lo meno brilla.
Dio, nel suo passaggio attraverso l'esperienza umana, non brillò neppure: fu solo eclissi e silenzio.
Quanti vennero a conoscenza del fatto che quell'umile donna di Nazaret, che trasportava acqua e
legna, che non s'impicciava dei fatti dl vicinato, ma che aiutava tutti in ogni necessità, quanti,
seppero che era “piena di grazia”, privilegiata dal Signore, eccelsa tra tutte le donne della terra?
2
Che pensavano di lei i suoi parenti di Cana e i suoi familiari?
Tutto il mistero di Maria fu sepolto tra le pieghe del silenzio, lungo il corso della sua vita.
Molti dei suoi privilegi, Immacolata, Assunzione...., passarono sotto il silenzio per secoli, persino
nella Chiesa.
Torniamo alla medesima conclusione:
tutto ciò che è definitivo è silenzioso.
CANTO ALLO SPIRITO SANTO: LO SPIRITO DI DIO - 291
INTRODUZIONE
S3. "Discepolo" è una parola tipica del Vangelo; ed è una parola stimolante, semplice,
concreta. Essere un discepolo significa seguire Gesù, tanto che "la Via" divenne un modo,
tra i primi credenti, per indicare la comunità cristiana. Gesù è la guida e la chiamata che
rivolge ai suoi discepoli è seguire i suoi passi anche quando questo comporta il portare la
propria croce dietro di lui. Seguire Gesù richiede di rompere con il passato, in fondo
significa lasciare tutto il resto per avere Lui, mettere tutto in secondo piano rispetto al suo
amore. Il termine "discepolo", alla lettera, significa allievo, e questo mette in luce che chi
è discepolo è sempre a scuola di un Maestro che insegna e comunica una vita “piena”.
Anche noi siamo chiamati a "lasciare le reti" per seguire la via di Gesù, per possedere la
Vita vera!
SALUTO (tratto dalla seconda lettura 1 Co 15,1-11)
G. Nel nome del Padre , del Figlio e dello Spirito Santo.
T. Amen
G. Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel
quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato.
T. Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto
ed è risorto il terzo giorno secondo le Scritture, ed apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
Amen. Maranathà, vieni Signore Gesù
CANTO PER L’ESPOSIZIONE: HAI DATO UN CIBO - 413
IL VANGELO
S3. Di fronte ad un Gesù che riempie le reti dei pescatori di una quantità enorme di pesci,
Pietro dichiara la sua insufficienza. Lo stupore di Simone e dei suoi soci è il culmine
dell’incontro con Gesù, un uomo che ha ammaestrato le folle con parole che
evidentemente toccano il cuore, visto che Pietro, Giacomo e Giovanni lasciano le reti e
seguono il Signore.
S2. Lasciato tutto, lo seguirono
G. Dal Vangelo secondo Luca (Lc 5,1-11)
In quel tempo, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genesaret e la folla gli
faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù vide due barche ormeggiate alla
3
sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo
pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: “Prendi il largo e calate le reti per la
pesca”. Simone rispose: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso
nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”. E avendolo fatto, presero una quantità enorme di
pesci e le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che
venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi
affondavano. Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo:
“Signore, allontanati da me che sono un peccatore”. Grande stupore infatti aveva preso lui
e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo
e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: “Non
temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e
lo seguirono. Parola del Signore
DAVANTI A GESÙ EUCARESTIA
S3. «Sulla tua parola getterò le reti»...Non è facile, Gesù, prendere il largo dopo che si è
faticato invano tutta una notte senza prender nulla; non è facile fare quello che ci chiedi
quando l’esperienza ci dice che tanto affaticarsi è stato inutile; non è facile lasciarsi alle
spalle frustrazioni ed insuccessi,stanchezze e fallimenti, fidandosi solo di te, della tua
parola. Eppure tu ci chiedi proprio questo: di rinunciare alle nostre logiche, e un poco
anche alle nostre competenze, ai nostri progetti e alle previsioni, e di calare di nuovo le
reti. E ci assicuri una sorpresa che ci spiazza: il raccolto abbondante, imprevisto, la
quantità enorme di pesci che
ci lascia a bocca aperta. Solo allora possiamo accogliere il tuo invito, lo stesso rivolto a
Pietro: diventare pescatori di uomini che agiscono non in nome dei saperi accumulati, dei
calcoli e delle probabilità, ma si lasciano condurre dall’amore. In fondo è proprio il tuo
amore, smisurato ed imprevedibile, che è capace di servirsi di noi per strapparci al male e
portarci ad una nuova vita.
Tutti:
Padre nostro, ora la tua Parola è qui!
Si è levata come sole dopo una notte buia, vuota e solitaria:
quando manca lei, è sempre così, lo so.
Dal mare, ti prego, soffia il dolce vento dello Spirito Santo e mi raccolga, mi
accompagni a Cristo, tua Parola vivente: Lui voglio ascoltare. Non mi scosterò da
questa spiaggia, dove Li ammaestra e parla, ma rimarrò qui, Crea in me, Signore, il
silenzio per ascoltare la tua voce, penetra nel mio cuore con la spada della tua
Parola,
perché alla luce della tua sapienza, possa valutare le cose terrene ed eterne, e
diventare libero e povero per il tuo regno, testimoniando al mondo che tu sei vivo in
mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Amen
4
CANONE:
Primo momento:
UOMINI FRAGILI:
PROFETI DI DIO!
G. Ci sono esperienze della nostra vita che non possono essere raccontate con parole. Le
emozioni, i sentimenti, le esperienze spirituali non sono facili da descrivere.
1L. Ecco perché Isaia, volendo presentare la storia della sua vocazione, non può che
ricorrere a delle immagini. Sarebbe ingenuo interpretare come cronaca quanto ci viene
narrato in questa lettura. Dio non ha bisogno di sedersi, né di coprirsi con un manto per
ripararsi dal freddo, né di essere assistito dai serafini quasi fossero sue guardie del corpo.
Isaia non ha avuto un’apparizione, ma un’esperienza interiore che viene raccontata in
forma di visione.
2L. Un giorno, mentre forse si trovava in preghiera nel tempio di Gerusalemme, si rende
conto che il Signore lo chiama ad essere suo profeta. Rimane sconvolto, capisce che
quella è la volontà del Signore dell’universo, l’onnipotente, colui che ha il suo trono nei
cieli ed è assistito dai serafini che cantano senza fine: “Santo, santo, santo!”
S2. Nell’anno in cui morì il re Ozia, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i
lembi del suo manto riempivano il tempio. Attorno a lui stavano dei serafini, ognuno
aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava.
5
Proclamavano l’uno all’altro: “Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. Tutta la
terra è piena della sua gloria”. Vibravano gli stipiti delle porte alla voce di colui che
gridava, mentre il tempio si riempiva di fumo.
3L. Immerso in questa esperienza straordinaria il profeta prende coscienza della propria
debolezza ed indegnità ed ha paura della missione che gli viene affidata. Come potrà lui,
uomo dalle labbra impure, annunciare la parola del Dio tre volte santo?
S2. “Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a
un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore
degli eserciti”.
4L. Il Signore ha però deciso di attuare la sua opera di salvezza servendosi di uomini
rivestiti di debolezza. Egli li purifica, li abilita a trasmettere il suo messaggio. Isaia vede
un cherubino prendere il fuoco sacro, toccargli le labbra e cancellare la sua iniquità (vv.67).
S2. Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva
preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e mi disse: “Ecco, questo ha toccato
le tue labbra, perciò è scomparsa la tua iniquità e il tuo peccato è espiato”.
5L.. Ora Isaia non può più resistere alla chiamata del Signore. Risponde: “Eccomi, manda
me”
S2. poi io udii la voce del Signore che diceva: “Chi manderò e chi andrà per noi?”. E io
risposi: “Eccomi, manda me!”.
6L. Finché si vive in mezzo agli uomini – deboli e fragili – non ci si rende conto del
proprio peccato, anzi, se ci si confronta con chi ci sta accanto, ci si può addirittura sentire
migliori, giusti, onesti, irreprensibili. Appena si entra in contatto con il Signore, subito la
prospettiva cambia e si fa la drammatica esperienza della propria pochezza, della propria
indegnità e miseria. Come diceva Giobbe:
S2. “La luna stessa manca di chiarore – viene ricordato nel libro di Giobbe – e le stelle
non sono pure ai suoi occhi, quanto meno l’uomo, questo verme” (Gb 25,5-6).
1L. Quest’esperienza – dolorosa, ma salutare e purificatrice – viene fatta da tutti coloro
che si accostano alla parola di Dio, a quella parola la quale, come dice la lettera agli Ebrei,
S2. “è più tagliente di ogni spada a doppio taglio; penetra fino al punto di divisione
dell’anima e dello spirito e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore” (Eb 4,12).
6
2L. E’ la sensazione di indegnità che sentono i presbiteri, gli animatori elle comunità, i
catechisti che, mentre spiegano la parola di Dio, si rendono conto, con rammarico, che il
loro comportamento è in stridente contrasto con ciò che insegnano. Dovranno
scoraggiarsi? Dovranno rifiutare la chiamata del Signore a svolgere il ministero della
Parola? Isaia, pur sentendosi indegno, non ha esitazioni. Dice prontamente:
S2. “Eccomi, manda me”.
3L. I propri peccati non sono una ragione per giustificare il rifiuto di assumere il servizio
che la comunità affida ad ogni suo membro. Il fuoco che progressivamente purifica quelli
che la annunciano è la stessa parola di Dio che viene annunciata.
S3. Vocazione è la parola che dovresti amare di più perché è il segno di quanto tu sia
importante agli occhi di Dio. È l'indice di gradimento presso di Lui, della tua fragile vita.
Si, perché se ti chiama, vuol dire che ti ama. Gli stai a cuore, non c'è dubbio. In una turba
sterminata di gente risuona un nome: il tuo! A te non ci aveva pensato nessuno. Lui si!
Davanti ai microfoni della storia, ti affida un compito su misura per Lui! Si, per Lui, non
per te. Più che una “missione” sembra una “scommessa”.
Una scommessa sulla tua povertà. Ha scritto “ti amo” sulla roccia, non sulla sabbia come
nelle vecchie canzoni. E accanto ci ha messo il tuo nome. Forse l'ha sognato di notte, nella
tua notte. Alleluia! Puoi dire a tutti: non si è vergognato di me! (Tonino Bello)
SALMO 137 – A CORI ALTERNI
Uomini: Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: hai ascoltato le parole della mia
bocca. A te voglio cantare davanti agli angeli, mi prostro verso il tuo tempio santo. Tutti
Donne: Rendo grazie al tuo nome per la tua fedeltà e la tua misericordia: hai reso la tua
promessa più grande di ogni fama. Nel giorno in cui t’ho invocato, mi hai risposto, hai
accresciuto in me la forza.
Uomini: Ti loderanno, Signore, tutti i re della terra quando udranno le parole della tua
bocca. Canteranno le vie del Signore, perché grande è la gloria del Signore.
Donne: Il Signore completerà per me l’opera sua. Signore, la tua bontà dura per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani.
CANTO: ECCOMI - 277
7
Secondo momento
“PESCATI” PER … “CATTURARE VIVI”
G. Come il Signore, anche il cristiano è “amante della vita” (Sap 11,26), desidera la vita,
s’impegna per la vita. “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in
sovrabbondanza” – dice Gesù riferendosi alla sua missione fra gli uomini (Gv 10,10).
4L. Come porta a compimento oggi questa sua missione? Quale compito ha assegnato ai
suoi discepoli? A queste domande Luca non risponde con ragionamenti, ma con un
racconto: la chiamata dei primi tre apostoli.
5L. L’episodio si svolge sul lago di Genèsaret. Gesù è pressato dalle folle e, viste due
barche di pescatori, sale su quella di Pietro, lo prega di scostarsi un po’ da terra, si siede e
si mette ad ammaestrare la gente (vv.1-3).
6L. Il quadro è poco realistico (basti pensare a quanto sia scomodo parlare da una barca a
una gran folla). La scena è volutamente idealizzata per trasmettere un insegnamento
teologico.
1L. Notiamo anzitutto il contesto in cui è ambientata: sulla riva del lago e in un giorno
feriale, mentre gli uomini sono impegnati nel loro lavoro, mentre stanno sudando per
guadagnarsi da vivere.
2L. Non è solo durante la liturgia del sabato e negli ambienti e luoghi di culto che Gesù
annuncia la parola di Dio. Egli la proclama in tutti i contesti, in quelli sacri e in quelli
profani, perché essa illumina, ispira, guida ogni attività dell’uomo.
3L. Si siede – cioè assume la posizione di maestro – stando sulla barca di Pietro. Il
simbolismo è evidente: la barca rappresenta la comunità cristiana. E’ quello il luogo
privilegiato dal quale ci si deve attendere la voce del Maestro; è ad essa che è invitato a
volgere lo sguardo chi cerca luce, consolazione e speranza.
4L. Assieme a Gesù, sulla barca non ci sono persone eccezionali, sante, perfette! Santo è
solo Dio. C’è gente buona, sì, ma anche peccatrice. Pietro lo riconoscerà anche a nome
degli altri: “Signore allontanati da me che sono un peccatore” (v.8). Tuttavia, malgrado sia
occupata da peccatori, è da questa barca che viene proclamata la parola di Dio.
5L. All’annuncio della Parola (vv.1-3) segue l’azione. Su ordine del Maestro, la barca
prende il largo, si avventura sulle acque del mare. Là i discepoli sono invitati a gettare le
reti e a pescare (vv.4-7). E’ la comunità cristiana che, animata dal messaggio evangelico
che ha ascoltato e assimilato, si disperde per le vie del mondo per svolgere la sua
missione.
8
6L. Pietro obietta, gli sembra che l’ordine datogli da Gesù sia insensato: quella non è l’ora
adatta per pescare. Ma si fida. E’ la prima persona che, durante la vita pubblica, manifesta
la sua fede nella parola del Maestro.
1L. E’ un grosso rischio che Pietro è disposto a correre. Sa che, in caso di insuccesso, si
espone al ridicolo e ai motteggi dei colleghi. La logica umana gli suggerirebbe di
rinunciare, ma preferisce obbedire.
2L. Dopo un primo momento di incertezza, si decide e si mette all’opera. Crede che la
parola di Gesù può realizzare l’impossibile. Ha già fatto esperienza della forza di questa
parola quando ha visto sua suocera curata istantaneamente dalla febbre (Lc 4,38-39).
3L. Il risultato è sorprendente, la quantità di pesci catturata è enorme e l’evangelista la
sottolinea evidenziando vari particolari: le reti stanno per rompersi, si deve ricorrere
all’aiuto dei soci, le barche sono stracolme e rischiano di affondare.
4L. A questo punto Luca introduce la reazione di Pietro e di coloro che hanno assistito al
prodigio. Simone si getta alle ginocchia di Gesù e dichiara la propria indegnità:
“Allontanati da me che sono un peccatore” – dice, mentre gli altri sono colti da stupore
(vv.8-10a).
5L. E’ il modo con cui nella Bibbia si narra l’incontro con il Signore: Mosè si vela il viso
perché ha paura (Es 3,6); Elia si copre il volto con il mantello (1 Re 19,13). Come Isaia –
lo abbiamo visto nella prima lettura – anche Pietro si sente peccatore. Non perché, fino a
quel momento, avesse condotto una vita immorale, ma si è reso conto della distanza che lo
separa dal divino e confessa la propria indegnità.
6L. Il motivo principale per cui Luca narra l’episodio della pesca miracolosa è allora
quello di far capire ai discepoli delle sue comunità quale è il compito a cui sono chiamati:
essere pescatori di uomini.
3S. Il verbo usato dall’evangelista per descrive questa missione non è propriamente
“pescare”, ma catturare vivi, “prendere per mantenere in vita” (Nm 31,15.18; Dt 20,16;
Gs 2,13; 6,24…) e dunque portare alla vita.
Nella Bibbia le acque del mare sono il simbolo del potere del male, delle forze che
portano alla morte. Uomini che devono essere “pescati”, cioè aiutati a vivere, sono coloro
che si sentono travolti dai loro vizi, che sono in balia dei loro idoli, delle loro passioni
sregolate, che sono capaci solo di fare del male a se stessi ed agli altri. “Pesce” che deve
essere tirato fuori dalla sua condizione disperata è l’umanità intera che rischia di venire
inghiottita dalla violenza, dagli odi, dalle guerre, dalla corruzione morale...
Tutti:
9
Nella tua generosità, Signore, ci hai fatto un grande dono, perché in questo modo noi
siamo diventati le mani con cui continui a operare oggi nel mondo. Vorremmo essere
fedeli nel rispondere alla tua chiamata. Vorremmo tornare spesso a lasciarci
affascinare nuovamente dalla tua persona e dal tuo invito, in modo tale che tutto il
nostro agire sia sempre pieno di senso evangelico. Tocca la nostra bocca con il
carbone ardente che purifica, come fece il serafino con Isaia, e allora diremo solo
parole di vita ai nostri fratelli. Sostienici costantemente con la tua grazia, come hai
sostenuto Paolo in mezzo a tante difficoltà. Se lo fai, noi potremo essere sicuri della
nostra fedeltà e del nostro coraggio indomabile. Amen
CANTO: VOCAZIONE
Era un giorno come tanti altri: e quel giorno Lui passò.
Era un uomo come tutti gli altri, e passando mi chiamò
Come lo sapesse che il mio nome era proprio quello
come mai vedesse proprio me nella sua vita, non lo so
era un giorno come tanti altri e quel giorno mi chiamò.
Tu, Dio, che conosci il nome mio fa che ascoltando la tua voce
io ricordi dove porta la mia strada nella vita, all'incontro con te.
Era un'alba triste e senza vita, e qualcuno mi chiamò
era un uomo come tanti altri, ma la voce, quella no.
Quante volte un uomo con il nome giusto mi ha chiamato,
una volta sola l'ho sentito pronunciare con amore
era un uomo come nessun altro e quel giorno mi chiamò.
PREGHIERE DI INTERCESSIONE
G. Noi ti preghiamo: kyrie, kyrie eleison
T. Kyrie, kyrie eleison
1L. Signore Gesù, tu ci chiami a prendere il largo, fiduciosi nella tua parola: donaci di
seguirti senza paura, per testimoniarti nel mondo in cui viviamo. Dona la pace ai paesi
martoriati dall’odio e dalla guerra.
2L. Ti ringraziamo o Signore per quanti guidano come Pietro la barca della tua Chiesa;
rendili saggi e forti, pieni di fede, animati dalla speranza e dalla carità, ti preghiamo in
particolare per il nostro vescovo Beniamino e i nostri parroci
10
3L. Donaci o Signore la forza della vita che vince ogni difficoltà e povertà. Donaci la
grazia di accompagnare e sostenere i malati e i sofferenti e mandaci generosi pescatori di
uomini.
4L. Per tutte le persone della nostra parrocchia; donaci o Signore di crescere come
comunità di fede, sostenendoci reciprocamente come figli e fratelli,
5L. Accogli ed esaudisci le intenzioni di tutti coloro che si sono affidati alla Banca della
preghiera. Sovvieni con la tua provvidenza alle molteplici e gravose necessità
economiche, morali e spirituali di Radio Oreb.
CONCLUSIONE
G. Sant’Ambrogio diceva: “Gli strumenti della pesca apostolica sono le reti, infatti non
fanno morire chi vi è preso, ma lo conservano per la vita, lo traggono dagli abissi alla luce
e dal profondo conducono alla superficie chi vi era sommerso”. Questa missione non è
stata affidata solo ai preti, ma a tutta la comunità cristiana.
3S. Un ultimo elemento va sottolineato in questo simbolismo del brano ed è il ministero
affidato a Pietro. E’ lui che guida la barca verso il luogo indicato (v.4), è lui che
proclama la sua fede nel potere della parola di Gesù (v.5), è lui che lo riconosce come
Signore (v.8); è a lui che viene diretto l’invito a essere pescatore di uomini (v.10).
Tutti questi elementi indicano che Pietro ha un compito particolare da svolgere nella
Chiesa: quello di ascoltare con attenzione la parola del Signore e di dirigersi poi, assieme
agli altri discepoli, non dove esperienza e abilità professionale gli suggerirebbero di
andare, ma dove il Maestro gli indica. Il Vangelo di questa domenica non ha lo scopo di
sollecitare coloro che nella comunità cristiana svolgono il ministero della presidenza a
rivendicare per sé il diritto di comandare, di imporsi o addirittura di farla da padroni sul
popolo di Dio (1 Pt 5,3). E’ un invito a verificare il modo come esercitano il carisma
dell’autorità. Hanno piena fiducia nella voce del Maestro? Sanno riconoscere questa voce?
Sono in grado di distinguerla dalla “sapienza di questo mondo”, dal “buon senso” e dai
calcoli umani, dalle loro intuizioni, dalle loro convinzioni personali?
A questo esame di coscienza è chiamato anche ogni cristiano che dovrebbe preoccuparsi
se verificasse che nessuno lo ha mai considerato un illuso, un sognatore, uno che è pronto
anche a... “pescare a mezzogiorno” se il Maestro glielo chiede.
Tutti
Signore, tu hai aperto il mare e sei venuto fino a me; tu hai spezzato la notte e hai
inaugurato per la mia vita un giorno nuovo!
11
Tu mi hai rivolto la tua Parola e mi hai toccato il cuore; mi hai fatto salire con te
sulla barca e mi hai portato al largo. Signore, Tu hai fatto cose grandi!
Ti lodo, ti benedico e ti ringrazio,
nella tua Parola,
nel tuo Figlio Gesù e nello Spirito Santo.
Portami sempre al largo, con te, dentro di te e tu in me,
per gettare reti e reti di amore, di amicizia, di condivisione,
di ricerca insieme del tuo volto e del tuo regno già su questa terra.
Signore, sono peccatore, lo so! ma anche per questo ti ringrazio, perché tu non sei
venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori
ed io ascolto la tua voce e ti seguo.
Ecco, Signore, lascio tutto e vengo con te...
CANTO PER LA BENEDIZIONE EUCARISTICA: GENTI TUTTE – 374
CANTO FINALE A MARIA: LIETA ARMONIA - 423
12