“sono forse io il custode di mio fratello?” la responsabilità nei

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“sono forse io il custode di mio fratello?” la responsabilità nei
“SONO FORSE IO IL CUSTODE DI MIO FRATELLO?”
LA RESPONSABILITÀ NEI CONFRONTI DELL’ALTRO
Adamo si unì a Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino e disse: «Ho acquistato
un uomo dal Signore». Poi partorì ancora suo fratello Abele. Ora Abele era pastore di
greggi e Caino lavoratore del suolo. Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in
sacrificio al Signore; anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il
Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu
molto irritato e il suo volto era abbattuto. Il Signore disse allora a Caino: «Perché sei
irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto?
Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto,
ma tu dominalo». Caino disse al fratello Abele: «Andiamo in campagna!». Mentre erano
in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. Allora il Signore
disse a Caino: «Dov'è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse il
guardiano di mio fratello?». Riprese: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello
grida a me dal suolo! Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano
ha bevuto il sangue di tuo fratello. Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi
prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra». Disse Caino al Signore: «Troppo grande
è la mia colpa per ottenere perdono! Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò
nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi
incontrerà mi potrà uccidere». Ma il Signore gli disse: «Però chiunque ucciderà Caino
subirà la vendetta sette volte!». Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo
colpisse chiunque l'avesse incontrato.
Ora Caino si unì alla moglie che concepì e partorì Enoch; poi divenne costruttore di una
città, che chiamò Enoch, dal nome del figlio. A Enoch nacque Irad; Irad generò Mecuiaèl
e Mecuiaèl generò Metusaèl e Metusaèl generò Lamech. Lamech si prese due mogli: una
chiamata Ada e l'altra chiamata Zilla. Lamech disse alle mogli: «Ada e Zilla, ascoltate la
mia voce; mogli di Lamech, porgete l'orecchio al mio dire: Ho ucciso un uomo per una
mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. 7 volte sarà vendicato Caino ma Lamech
77».
NOTE ESEGETICHE
1. Il nome CAINO (Qain) è associato al verbo “qanah” = acquistare: “Ho acquistato un uomo dal
Signore” (in bergamasco si diceva “cumprà” in riferimento alle donne che avevano avuto un
figlio: “l’ha cumprat ü s-cett”. Oggi le coppie dicono “Ho/abbiamo fatto un figlio” il che la
dice lunga sui cambi culturali e religiosi riguardo al modo di vedere la paternità/maternità)
2. PAROLE DI EVA ALLA NASCITA DEL PRIMOGENITO (“Ho acquistato un uomo da Dio”)
sottoposte a studi approfonditi da parte degli esegeti i quali fanno notare come le parole della
prima madre escludano Adamo, il primo padre, per sottolineare la relazione quasi esclusiva col
primogenito che tra l’altro è chiamato uomo, non figlio. Di Abele invece la madre non dice
nulla.
3. ABELE: il nome richiama “hebel” = vanità, ciò che in altre parole è fragile, vano, debole,
termine continuamente ripetuto nel Qoeleth (Vanitas vanitatum et omnia vanitas). Il nome
Abele perciò significa fragile, destinato alla morte…è già un’indicazione del destino che
l’aspetta?
4. ABELE, PASTORE DI GREGGI; CAINO, AGRICOLTORE. E’ possibile che la lotta fra
fratelli alluda all’eterno conflitto fra le popolazioni nomadi -i pastori- e le sedentarie -gli
agricoltori-; si tratterebbe in altre parole di conflitto fra civiltà. E’ possibile inoltre che
l’episodio rifletta l’esperienza di Israele: il redattore finale (periodo post esilico), vuole indicare
che l’Israele uscito dalla schiavitù dell’Egitto, nel deserto, da nomade -come Abele- aveva
realizzato l’esperienza di fede e vicinanza di Dio più intensa ed esemplare, mentre lo
stabilizzarsi nella terra aveva provocato la decadenza morale e spirituale e l’attrattiva dei culti
idolatrici (Non a caso Caino è il fondatore della prima città).
5. OFFERTA DELLE PRIMIZIE di greggi (Abele) o della terra (Caino) è tipico dell’uomo
religioso in ogni cultura. Si riconosce con quest’offerta che tutto è dono di Dio: le primizie,
sono segno visibile di appartenenza e gratitudine nei confronti di colui che tutto crea e tutti
mantiene nell’esistenza.
6. DIO GRADI’ ABELE E LA SUA OFFERTA…NON CAINO E LA SUA OFFERTA. Secondo
J. Saramago è uno “sproposito” ciò che dice Eb 11,4: «Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio
migliore di quello di Caino e in base a esso fu dichiarato giusto». Secondo lui, si tratta di cose
«impossibili ad accettarsi…In realtà Abele e Caino sacrificarono a Dio quel che avevano”.
Avventurarci sul terreno delle motivazioni non ci porta molto lontano, ma non possiamo fare a
meno di chiederci perché mai Dio abbia preferito Abele. Una possibile risposta si è già data al
4°. C’è un’altra spiegazione dal punto di vista di Dio: nel corso della storia della salvezza a
partire da Abramo, Dio esprime la sua predilezione per chi è secondo: così viene preferito
Isacco a Ismaele, Rachele a Lia, Giacobbe, a Esaù; Giuseppe e Davide ai loro fratelli
maggiori…Dal punto di vista umano ciò che si sottolinea è ben descritto da un capitello del
chiostro della Cattedrale di Tarragona: il piccolo Caino cerca di strappare dalle braccia di Eva il
fratellino che sta allattando. Plasticamente i monaci hanno rappresentato un tratto tipico della
psicologia infantile: il più vicino e più debole è sempre il rivale.
7. IL PECCATO ALLA PORTA: Il v. 7 («Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se
agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla
tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dominalo») il testo originale è corrotto, ma sembra
voglia dire che non solo la terra va dominata, ma anche noi stessi, il nostro istinto, la violenza
innata in noi. Il che si può fare dando retta alla coscienza e al comandamento di Dio. Ma perché
Caino ha ucciso Abele? Per invidia? Perché offeso dal favore concesso al fratello e dal rifiuto
espresso da Dio nei suoi confronti? In questo caso l’uccisione del fratello diventa atto di rivolta
e di protesta contro Dio. Viene da pensare al fratello maggiore della parabola e all’irritazione
verso il Padre…ma anche all’attuale crescente rabbia nei confronti di stranieri e poveri. Vale
sempre l’esortazione di 1 Pt 5,8 (“Siate temperanti, vigilate. Il nemico, il diavolo, come leone
ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede”) e di Gesù nel
Getsemani: “Vegliate e pregate per non cadere in tentazione”. Ma al di là dei perché, è evidente
come la rivolta dell’uomo contro Dio (peccato dei primogenitori) metta in opera la progressiva
“de-creazione” di uomo e mondo: 1) peccato di Adamo ed Eva; 2) fratricidio e proclamazione
della legge della vendetta. 3) Diluvio: il mondo separato dal caos, vi fa ritorno; 4) torre di
Babele cioè la definitiva divisione di uomini e popoli.
8. IL FRATRICIDIO: l’irritazione di Caino si fa furia omicida. S. Agostino vede nell’opposizione
fra Caino e Abele l’inizio dello scontro fra due città: quella terrena (Caino) chiusa nell’amore di
sé fino al disprezzo di Dio. Quella celeste (Abele) aperta all’amore di Dio fino al disprezzo di
sé.
9. “SON FORSE IO IL GUARDIANO DI MIO FRATELLO?”. Caino viene meno al compito
affidatogli da Dio di custodire tutta la creazione, fratello compreso. “Caino non vuole pensare
al fratello e rifiuta di vivere quella responsabilità che ogni uomo ha verso l'altro. Viene
spontaneo pensare alle odierne tendenze di deresponsabilizzazione dell'uomo verso il suo
simile, di cui sono sintomi, tra l'altro, il venir meno della solidarietà verso i membri più deboli
della società — gli anziani, gli ammalati, gli immigrati, i bambini — e l'indifferenza che spesso
si registra nei rapporti tra i popoli anche quando sono in gioco valori fondamentali come la
sussistenza, la libertà e la pace” (Papa Francesco).
10. CAINO È CONDANNATO A VITA ERRANTE: la terra che gli dava sostentamento, imbevuta
del sangue del fratello, gli diventa ostile e lui diventa antenato degli allevatori, dei musicisti, dei
fabbri (ognuno dei 3 figli ha un nome in assonanza col mestiere che il padre gli affida: Jabal =
jbl, condurre; Jubal = jobel cioè tromba; Tubal darà origine a un popolo di fabbri cfr. Gen 10,2.
C’è pure una sorella Naama = bella, amata eponimo per indicare le figlie del piacere) e
costruttore della prima città.
11. La violenza scatenata da Caino è un cerchio che non si chiude più e distrugge tutto; continuerà
ad aumentare fino a culminare nella LEGGE DELLA VENDETTA proclamata da Lamech, suo
nipote: “Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. 7 volte sarà
vendicato Caino ma Lamech 77”. Stupisce che Dio abbia imposto a Caino un segno non
infamante, ma un marchio che lo protegge. Perché? 1) Dio rivendica a sé il diritto sulla vita, su
ogni vita, anche quella del malfattore e assassino. 2) S. Ambrogio: «Poiché era stato commesso
un fratricidio, cioè il più grande dei crimini, nel momento in cui si introdusse il peccato, subito
dovette essere estesa la legge della misericordia divina; perché, se il castigo avesse colpito
immediatamente il colpevole, non accadesse che gli uomini, nel punire, non usassero alcuna
tolleranza né mitezza, ma consegnassero immediatamente al castigo i colpevoli. (...) Dio
respinse Caino dal suo cospetto e, rinnegato dai suoi genitori, lo relegò come nell'esilio di una
abitazione separata, per il fatto che era passato dall'umana mitezza alla ferocia belluina.
Tuttavia Dio non volle punire l'omicida con un omicidio, poiché vuole il pentimento del
peccatore più che la sua morte».
RIFLESSIONI CONCLUSIVE
1. La vicenda tragica ed “esemplare” di Caino e Abele intende dimostrare la spaventosa potenza
del male: non appena Adamo ed Eva peccano contro Dio, tutto precipita e il primogenito
dell’umanità uccide il fratello. Thomas Merton nel suo libro “La montagna dalle sette balze”
afferma che la potenza distruttrice di un solo peccato mortale è superiore a quella della bomba
atomica…Come si è già detto il peccato è progressiva de-creazione, ritorno al caos primigenio,
dove la violenza la fa da padrona: “Homo homini lupus”. La violenza imperversa, aumenta di
padre in figlio e il nipote di Caino, Lamech proclama la legge della vendetta! Per limitarla
Israele adotterà la legge del taglione (Lev. 24,19-20: “Se uno farà una lesione al suo prossimo,
si farà a lui come egli ha fatto all'altro: frattura per frattura, occhio per occhio, dente per
dente; gli si farà la stessa lesione che egli ha fatto all'altro”) che intende affermare il principio
di giustizia della pena commisurata al danno (si applica in tutti i tribunali). L’uomo che pecca
contro Dio, è a sé che fa danno: “Le colpe dei padri ricadranno sui figli”. Gesù proclamerà la
legge del perdono che non si limita a opporsi alla vendetta, ma supera anche la legge della
giustizia: Se la vostra giustizia non sarà superiore a quella di scribi e farisei, non entrerete nel
Regno dei cieli Mt 5,26 e Mt 18,22: “Signore, quante volte dovrò perdonare a mio fratello, se
pecca contro di me? fino a 7 volte?”. E Gesù: “Non ti dico fino a 7 volte, ma fino a 70 volte
sette”.
2. Ognuno può diventare fratricida: nessuno è al riparo da questa possibilità. Il racconto che dice
come la molla dell’omicidio sia stata l’invidia di Caino, coincide con quello che dice Gv 8,44
sul diavolo, fonte di ogni male: “Il diavolo è stato omicida fin da principio” e la Sapienza
afferma che Dio ha creato l'uomo per l'immortalità; lo fece a immagine della propria natura.
Ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo e ne fanno esperienza coloro che gli
appartengono”. Fabrice Hadjadj ne “La fede dei demoni” proprio questo afferma: l’angelo più
luminoso della creazione – Lucifero- peccò di invidia perché non accettava che Dio amasse
l’uomo, questo essere imperfetto povero e peccatore, più di quanto amasse gli spirito perfetti
cioè gli angeli stessi.
3. “Sono forse io il guardiano di mio fratello?”. La frase di Caino è spaventosa, non nell’enunciato,
ma nelle conseguenze, come dirà Giovanni nella sua 1.a lettera, parlando proprio di Caino: 1 Gv
3: “Chi non ama il proprio fratello è omicida”. C’è un dovere da parte dell’uomo di custodire
non solo il creato, ma anche la vita dell’uomo, di ogni uomo che è mio fratello: per es.
Greenpeace difende i cetacei e fa bene, ma perché non difende con altrettanto zelo i migranti
che muoiono nel Mediterraneo? Forse perché non sono in pericolo di estinzione? E perché da
noi la vita del cane o del gatto di casa vale di più di quella del nero? C’è un principio di
solidarietà che diventa anche principio di responsabilità nei confronti dell’altro e se non è messo
in atto, fa di noi dei colpevoli: si pensi alla parabola del Samaritano e al cap. 25 del Vangelo di
Matteo: il giudizio finale. Dostoevskij «Ciascuno di noi è colpevole davanti a tutti per tutti ed io
più degli altri». Quello che sta avvenendo nel mondo occidentale (la migrazione dei popoli, gli
squilibri economici, le guerre e violenze in nome della religione ecc) può far paura: ma il
crescere di sentimenti come l’insofferenza, l’intolleranza, la discriminazione, il ritorno del
razzismo, l’esclusione sociale fa ancor più paura…
4. Il racconto di Caino e Abele descrive un’umanità devastata da odio, invidia, ira che diventa
furia omicida e non si arresta neppure davanti ai legami di carne e sangue…Caino trasmette la
sua aggressività distruttiva anche ai discendenti che ne fanno una legge, quella della vendetta.
Ma non tutto è perduto: Dio non si limita a condannare l’omicida e a imporre il castigo, ma lo
risparmia mettendo l’assassino sotto la sua tutela, per rivendicare che ogni vita gli appartiene e
per stabilire attraverso la legge della misericordia, la possibilità della redenzione per tutti, anche
per il peggiore dei peccatori: “Il Signore disse: «Però chiunque ucciderà Caino subirà la
vendetta sette volte!» e impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse
incontrato”. La domanda di Dio a Caino (“dov’è Abele tuo fratello?”) e il tono accorato («che
hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!”) del suo rimprovero, non
lasciano dubbi circa la volontà di Dio di costruire un mondo di fratelli che solidarizzano fra loro
e non di nemici che si combattono, un progetto che sarà Gesù a delineare nel perdono concesso
70 volte sette, cioè l’inverso esatto del programma di Lamech. Infine la chiarissima presa di
posizione divina a favore della vittima (Abele) ci indica da che parte stia Dio stesso nel conflitto
che oppone i forti ai deboli, i primi agli ultimi, i ricchi ai poveri, i potenti ai miseri…Abele
diventa immagine di Gesù vittima immolata per la nostra salvezza e del suo programma: donare
la vita, non toglierla, servire, non comandare.