[nazionale - 12] gds/notiziario/pag12 13/09/03
Transcript
[nazionale - 12] gds/notiziario/pag12 13/09/03
12 Sabato 13 Settembre 2003 Da martedì in libreria la forQ tuna nella vita di UANTO GIOCA tutti i giorni. E quanto pesa, in particolare, nelle speculazioni finanziarie? Quanto è affidato all’esperienza dei broker e quanto invece è solamente frutto del caso? In questo libro, un grande esperto di finanza e matematica come Nassim Taleb (nella foto) cerca di dimostrare quanto in realtà spesso molto è legato all’imponderabile, sia l’accumulo di ricchezze che i catastrofici fallimenti. Il libro è pubblicato da Il Saggiatore, ha 256 pagine, costa 15 euro e sarà in vendita nelle librerie a partire da martedì 16 settembre. Ne pubblichiamo alcuni brani per gentile concessione dell’editore. Scimmie e macchine da scrivere: sopravvivenza e altre distorsioni S E SI METTE un numero infinito di scimmie di fronte a delle macchine da scrivere (alquanto robuste) e si lascia che battano a piacere sui tasti, c’è la certezza che una di loro produrrebbe una versione esatta dell’Iliade. Esaminandolo da vicino, potrebbe trattarsi di un concetto meno interessante di quanto appaia a prima vista: tale probabilità è molto bassa. Ma portiamo il ragionamento un passo più in là. Ora che tra le scimmie abbiamo trovato quest’eroina, c’è qualche lettore che scommetterebbe tutti i suoi risparmi sul fatto che la stessa scimmia potrebbe ora scrivere l’Odissea? In questa storia, il passo interessante è il secondo. Quanto i risultati passati (aver scritto l’Iliade) sono rilevanti nella previsione dei risultati futuri? Lo stesso argomento si applica a qualsiasi decisione basata sui risultati passati. Si pensi alla scimmia che si presenta alla vostra porta con i suoi impressionanti risultati. Ehi, ha scritto l’Iliade! Svelti, mettiamola sotto contratto per il seguito. In generale, il problema maggiore dell’inferenza è che coloro la cui professione consiste nel derivare conclusioni dai dati spesso cadono nella trappola più velocemente e con maggiore fiducia degli altri. Più dati abbiamo, più è probabile che ci sommergano. Infatti, il senso comune di coloro che hanno una conoscenza dilettantesca della probabilità li porta a basare il proprio processo decisionale sul principio seguente: è molto improbabile che qualcuno abbia risultati continuamente eccellenti senza avere delle qualità. Le performance storiche assumono quindi preminenza. Si fa appello alla probabilità di una simile sequenza di successi e si dice che se qualcuno ha fatto in passato tanto meglio degli altri, c’è una buona possibilità che faccia meglio degli altri anche in futuro. Ma, come al solito, si deve fare attenzione: una scarsa conoscenza della probabilità può condurre a risultati peggiori della completa ignoranza. (...) Questo problema entra nel mondo degli affari in modo più subdolo rispetto ad altri campi della vita, a causa dell’alta dipendenza del caso che ha il settore. Più grande è il numero degli uomini d’affari, maggiore la probabilità che uno di loro ottenga, semplicemente per caso, risultati stellari. Raramente ho visto qualcuno contare le scimmie, e allo stesso modo pochi contano gli investitori nel mercato per calcolare, invece della probabilità di successo, la probabilità di esiti favorevoli condizionata sul numero di investitori in attività in un particolare ciclo di mercato. È più facile comprare e vendere che friggere un uovo O GGI POMERIGGIO ho un appuntamento con il dentista (che consisterà per lo più nelle sue domande sulle obbligazioni brasiliane). Posso affermare con una certa tranquillità che di denti il mio dentista ne sa qualcosa, soprattutto se entro nel suo studio con il mal di denti e ne esco con qualche forma di sollievo. Sarebbe molto difficile, per qualcuno che non ne sappia letteralmente nulla, darmi lo stesso tipo di sollievo, a meno che quella persona quel giorno non sia particolarmente fortunata, o sia stata tanto fortunata nel corso della sua vita da diventare un dentista pur non sapendo nulla di denti. Guardando la sua laurea appesa al muro, decido che le probabilità che abbia risposto correttamente alle domande d’esame e se la sia cavata in modo soddisfacente su qualche migliaio di cavità orali prima della sua laurea solo per puro caso, sono molto basse. La sera vado alla Carnegie Hall. So poco della pianista; ho persino dimenticato il suo nome straniero dal suono esotico. Tutto quel che so è che ha studiato in qualche conservatorio moscovita. Ma mi posso aspettare che dal pianoforte esca della musica. Sarebbe alquanto raro trovarsi di fronte qualcuno che in passato abbia suonato così brillantemente da arrivare alla Carnegie Hall, e scoprire ora che ha avuto solo una gran fortuna. La possibilità che si tratti di una truffatrice che batterà sul pianoforte producendo suoni cacofonici è per me abbastanza bassa da escluderla completamente. Ero a Londra lo scorso sabato. I sabati a Londra sono magici: movimentati ma senza l’industriosità meccanica dei giorni lavorativi o la triste rassegnazione delle domeniche. Senza orologio o un piano particolare, mi sono ritrovato di fronte alle mie sculture preferite di Canova al Victoria and Albert Museum. La mia deformazione professionale mi ha portato immediatamente a chiedermi se il caso non abbia giocato un ruolo importante nella creazione di queste statue di marmo. I corpi erano riproduzioni realistiche di figure umane, ma più armoniose e finemente proporzionate di qualsiasi cosa abbia visto produrre da madre natura (viene alla mente il materiam superabat opus di Ovidio). Potrebbe mai tale bellezza essere il prodotto della fortuna? Potrei dire la stessa cosa praticamente di chiunque operi nel mondo fisico, o in un settore nel quale il livello di casualità sia basso. Ma c’è un problema in tutto ciò che è legato al mondo degli affari. Sono seccato perché domani, sfortunatamente, ho un appuntamento con un gestore di fondi che ha bisogno del mio aiuto, e di quello dei miei amici, per trovare investitori. Ha quello che ritiene essere un «buon track record» (ovvero performance storica). Tutto quel che ne posso dedurre è che ha imparato a comprare e vendere. Ed è più difficile friggere un uovo che comprare e vendere. Be’, il fatto che in passato questo gestore abbia guadagnato potrebbe avere qualche rilevanza, ma non poi così tanta. Non voglio dire che sia sempre così; ci sono casi in cui ci si può fidare di una performance storica, ma non troppi. Come il lettore ormai sa, questo gestore può aspettarsi che io lo metta in imbarazzo durante la presentazione, soprattutto se non dovesse esibire quel minimo di umiltà e cautela che mi aspetto da chi lavora con il caso. Lo bombarderò probabilmente di domande cui potrebbe non essere preparato a rispondere, accecato dai suoi risultati passati. Gli direi probabilmente che Machiavelli ascriveva alla fortuna almeno il 50 percento di ciò che accade (il resto si deve all’astuzia e alla bravura), e questo prima della creazione dei moderni mercati finanziari.