Rinnovo del ccnl dei metalmeccanici: altro che vittoria
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Rinnovo del ccnl dei metalmeccanici: altro che vittoria
F EDERAZI ONE L AV ORATORI M ETAL ME CCANICI U NITI Aderente alla Confederazione Unitaria di Base settembre ’16N° 1 LA TRUFFA DELL’ APE La proposta del governo Renzi per l’anticipo della pensione ai nati tra il 1951 e il 1953, più che una soluzione rappresenta un insulto alle condizioni e all’intelligenza dei pensionati. Regali a banche ed assicurazioni da un lato e prelievo ai pensionati dall’altro. Un’intera generazione si trova esodata o rischia di divenirlo: da un lato perché ritenuta troppo anziana per convenire alle aziende, che preferiscono i salari d’inserimento e le mille forme truffaldine che consentono di pagare salari da terzo mondo ai giovani, piuttosto che sostenere stipendi con costi più alti. Dall’altra quella stessa generazione è ritenuta dai vari governi che hanno messo mano alle pensioni, troppo giovane per accedere alla pensione anticipatamente e si sceglie quindi di MASSACRARLI. Non si tratta di risorse disponibili. Ci sono scelte di politica finanziaria imposte dalla Troika che intervengono, più che valutazioni sulla sostenibilità del sistema. In effetti se si dividesse la previdenza dall’assistenza come previsto dalla sciagurata riforma Dini, le casse dell’Inps sarebbero in attivo. L’ultima trovata del governo Renzi s’inquadra esattamente in un ulteriore truffa ai danni dei pensionati favorendo l’ingresso di banche e assicurazioni. Si offre un prestito bancario ventennale pagato totalmente o parzialmente da lavoratori e lavoratrici,a chi può andare in pensione a fronte di una decurtazione pesante del già scarso assegno. Di fatto un taglio significativo del salario globale, che scarica sul lavoro i costi della crisi. E qui si pone la pietra miliare del provvedimento: le banche, che hanno ottenuto dalla BCE la liquidità che va obbligatoriamente immessa nel mercato dei prestiti, troverebbero in questa manovra un modo di erogare denaro, sicure del suo rientro. Si dirà: come fanno ad esserne sicure, visto che la salute non è detto consenta a tutti di arrivare agli 85 anni ed oltre? Non a caso per i mutui ci sono solo porte chiuse e il raggiungimento massimo di 75 anni di età è considerata questione raramente superabile; come mai allora in questo caso si può arrivare agli 85 anni? Presto detto: nel caso di morte prematura o d’inadempienza intervengono le assicurazioni a garanzia! Ovvero l’altra gamba del tavolo degli istituti di credito. La domanda è d’obbligo: ma perché non viene data la possibilità di uscire prima dal mondo del lavoro anche riducendo l’assegno solo se i lavoratori accettano. Senza far intervenire banche e colossi finanziari? Sono infatti banche ed assicurazioni i due soggetti che guadagnano con l’operazione. La prima erogando prestiti con interessi con il denaro ricevuto dalla BCE, le seconde assicurando lautamente il rischio d’insolvenza causa decessi prematuri. Ma i pensionati non avrebbero nulla da guadagnare nell’operazione, visto che pagherebbero per venti anni l’anticipazione di tre! E per di più pagherebbero con interessi pesanti l’anticipazione del loro denaro. Dai calcoli dello stesso governo, la decurtazione doppia, ovvero la riduzione dell’assegno e il pagamento degli interessi, renderebbe l’anticipazione del pensionamento un salasso economico che ricadrebbe interamente sul loro reddito per venti, lunghissimi anni. Per fare un esempio, un assegno pensionistico previsto intorno ai 1500 euro al mese, diverrebbe di circa 1200. Il 30% in meno, quando in Francia e in altri paesi europei siamo intorno al 2-4% in meno all’anno. L’incertezza congenita sui trattamenti pensionistici non può proseguire. Sarebbe ora di stabilire un principio: se si vuole rimanere al lavoro fino ai 70 anni, si è liberi di farlo, ma si può andare in pensione dopo almeno 35 anni di contributi versati, che quasi mai peraltro corrispondono agli anni lavorati (questi, di solito, sono molti di più). Per 35 anni finanzia le casse dello Stato che li restituisce (in parte) spalmandoli su una media di venti anni. Il continuo allontanarsi dell’età pensionabile pone invece uno sbilanciamento grave tra gli anni di contributi e quelli della pensione e si configura come un vero e proprio scippo dello Stato ai cittadini. Senza pensare che l’allungamento dell’età pensionabile riduce l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani. Riportare le norme alla corretta dinamica tra contributi versati, pensione percepita, e aumento dei posti di lavoro oltre che restituire ai cittadini la certezza del diritto, la scelta è univoca, riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario in modo da ridistribuire il lavoro esistente, riportare l’età pensionabile a 65 anni gli uomini e 60 le donne o 35 anni di contributi ciò consentirebbe una ripresa rapida dei consumi interni, volano strategico dell’economia e motore indiscutibile per la ripresa, condizione decisiva per la crescita del PIL e la conseguente riduzione del deficit. Ma servirebbe un governo nel vero senso della parola, non sottomesso alle volontà della Troica e del capitale Questo governo fantoccio è incapace di costruire una politica economica, inabile a determinare una ristrutturazione logica del sistema di welfare, il governo Renzi continua a fare della propaganda, che è l’unica cosa alla quale si dedica ininterrottamente. Così tenterà di spacciare l’APE come un’iniziativa a favore dei pensionati, nascondendo come essi sono solo lo strumento per una ulteriore operazione speculativa del comparto creditizio e assicurativo, in nome e per conto del quale questo governo lavora senza sosta e con ogni fantasia. Questo governo deve essere abbattuto costruiamo insieme uno sciopero generale: in difesadelle Pensioni pubbliche, Sanità pubblica, scuola pubblica, stato sociale, politiche dei redditi. contro le Guerre, il fondo monetario internazionale e la Troika rappresentata dalla Merkel. Napoli settembre 2016 Coordinamento nazionale FLMUniti-CUB settore FCA Mirafiori,Cassino, Melfi, Pomigliano.