Basket, ecco una squadra molto speciale

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Basket, ecco una squadra molto speciale
TARIFFA REGIME LIBERO: POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE 70% - DCB (BOLOGNA)
Anno V - n° 4
Aprile 2008
9
Basket,
ecco una squadra
molto speciale
Ricorrenza
per l’ANT
Trent’anni
accanto
a chi soffre
Il pane
di Gabriele
11
Una canzone
per le mense
dei poveri
Asia Argento
e i bambini
5
Superare
il dolore
è possibile
4
Ci volevano gli indiani a ricordarci che non tutto è grigio
Navigando su Internet ho trovato
le foto che vedrete
nella pagina accanto. Una cerimonia
tradizionale per festeggiare il ritorno
della primavera e
del colore.
Così ho alzato anche io gli occhi al
cielo e ho visto che
gli alberi intorno
a casa erano pieni di gemme, che
la collina era di un
verde più intenso,
che l’aria era ancora frizzante ma con
un avviso di bella
stagione.
Così, per un giorno,
ho lasciato perdere
gli indici della Borsa, le contese preelettorali, le baruffe pro o contro Air
France.
Per cullarmi, con
gioia quasi infantile, nel presente,
che non è poi così
grigio come vogliono farci intendere.
‘Il mondo è grigio,
il mondo è blu’ cantavano quelli della
mia generazione.
Ma quando, ditemi, ci ricordiamo
che è così bello, così ricco, così
poetico in versione
blu? Viviamo in un
paese bellissimo e
non lo guardiamo
più, sommersi da
immondizia vera e
falsa. Da un pattume fatto di politica,
di cronaca nera, di
personaggi riciclati in tutte le salse.
Ma provate, come
è capitato a me,
di salire sulla ‘galleria’ del Battistero di Pisa (giorni
fa, per caso) e di
guardare dall’alto
lo splendore della
costruzione. Roba
Visitate il nostro sito
www.comune.bologna.it/iperbole/buonenuove
Il Consiglio direttivo dell’Associazione no profit,
editrice di “Le Buone Notizie”,
è così formato:
Giorgio Albéri - Presidente
Fabio Raffaelli - Vice Presidente
Ornella Elefante - Segretario/Tesoriere
Maria Dagradi - Consigliere
Andrea Ponzellini - Consigliere
Luisella Gualandi - Revisore dei conti
Giorgia Schvili - Promozione
Massimo Guandalini - Promozione
Paolo Santini - Promozione
Donatella Bruni - Promozione
da non credere.
Che diamo per
scontata. Un’Italia
così bella che viene da domandarsi se la meritiamo
davvero.
Leggete
questo
numero con attenzione. E date un
colore a chi fa del
bene. Vedrete che
la tavolozza è piena di colori.
Buona lettura
dal vostro
Direttore
Le Buone Notizie nasce da un’idea
di Francesca Golfarelli e Fabio Raffaelli
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data
............................................
2
Firma
...............................................................................................................
Quando la primavera è piena di colori
Ci volevano gli indiani. Sì, ci volevano gli
indiani a ricordarci,
con una splendida e
coreografica cerimonia, che è arrivata la
primavera. Con il suo
carico di freschezza,
di gioia ma soprattutto di colore. Quel
colore che, a volte,
sommersi dai mille
problemi quotidiani
(spesso inventati di
sana pianta per darci un tono) non riusciamo a scorgere.
Il colore della natura
ma anche il colore
che traspare nel nostro prossimo. Comunque sia, grazie
indiani.
3
Parte da Bologna il ‘sogno’ di Gabriele
L
a vita è un sogno
o i sogni aiutano
a vivere meglio?
Alla domanda che il
noto giornalista Gigi
Marzullo pone sempre ai suoi ospiti Gabriele Serpe risponderebbe sicuramente
I sogni ti danno il
pane.
Gabriele Serpe è un
giovane cantautore
genovese che, per il
suo esordio, ha scelto di dare un raro
esempio di generosità, dimostrando che i
sogni si possano realizzare e rappresentano il pane quotidiano, non solo in senso
figurato. Ecco quindi
che il suo debutto col
singolo I sogni ti danno il pane, prodotto
dalla casa discografica bolognese Viva
Music, oltre a nutrire
il desiderio di entrare
nel mondo della musica in un modo del
tutto originale rispetto alle tradizioni del
mercato discografico,
porterà un sostegno
a cinque mense per
i poveri, all’insegna
dello slogan “Il pane
a chi non ce l’ha”.
Sarà proprio il pane,
infatti, il regalo
che Gabriele potrà
fare, per un anno,
alle mense dell’Antoniano di Bologna, della Caritas
di Roma, dell’ Opera
San Francesco per
i Poveri di Milano,
della Comunità di S.
Egidio di Genova e
alla mensa di Padre
Camillo dei Padri
Cappuccini di Napoli.
Da Bologna è par-
pasto, alla quale sarà
destinato un quinto
dei ricavi. In questo
modo Gabriele vuole
lanciare il segnale
che non sempre musica e denaro vanno
insieme. Ci si può
arricchire diversamente, aiutando
gli altri.
Basta soltanto un
clic sul sito www.il-
tito il sogno di Gabriele, dalla mensa
dell’Antoniano che
ogni giorno ospita
circa settanta persone bisognose di un
panedigabriele.it per
partecipare a questa
gara di solidarietà.
Da un euro in su, con
offerta libera, si può
scaricare il brano e
contribuire ad aiutare
i bisognosi. Una sfida che tutti insieme
possiamo vincere,
proprio come fa il
giovane protagonista della canzone e
del divertente video
musicale, che riesce a dimostrare ai
suoi diffidenti genitori come, credendo
e perseguendo con
tenacia i propri sogni, si può arrivare a
raggiungerli. Spesso
si pensa che con la
musica, l’arte e la
poesia non ci si possa
mantenere, le famiglie vorrebbero vedere i figli sistemati,
con un lavoro sicuro,
quello che ormai non
esiste più. Gabriele
col sorriso, la tenacia
e la positività porta
avanti le sue idee e
i suoi progetti che
spaziano dalla musica, alla poesia, al
giornalismo.
Il prossimo a vedere
la luce è il suo secondo libro di poesie
dal titolo “La moda
del lento” oltre al suo
secondo brano musicale che si occupa
di una malattia della
modernità, l’anoressia.
Giada Guida
Per aderire all’iniziativa
www.ilpanedigabriele.it
30
Come sostenere
le Buone Notizie? Bastano
Euro
Vedi a pagina 2
4
Da trent’anni al fianco di chi soffre
N
ozze di perla
per la Fondazione ANT che, nel
2008, celebra il trentennale dalla nascita.
Trenta anni di storia,
di obiettivi raggiunti, di
successi, di volontariato e solidarietà.
L’ANT nasce a Bologna
il 15 maggio 1978 come libera associazione
di cittadini, viene poi
riconosciuta come Ente Morale nel 1987 e
come Onlus nel 1998
trasformandosi in Fondazione nel 2002. Il
2005 vede la realizzazione di un sogno per
la Fondazione: la creazione dell’Istituto delle
Scienze Oncologiche
della Solidarietà e del
Volontariato (IST-ANT),
in via Jacopo di Paolo.
La mission della Fonda-
zione ANT : l’assistenza
oncologica domiciliare
gratuita ai sofferenti
di tumore e alle loro
famiglie. Fino ad oggi
ANT ha assistito oltre
65.000 sofferenti di tumore e relative famiglie
in tutta Italia. Durante
tutto l’anno si susse-
guiranno varie celebrazioni del trentennale,
straordinarie occasioni
per diffondere il messaggio di ANT, che vedranno il culmine nella
giornata del 7 giugno
2008 con la riunione di
tutti i volontari d’Italia
e Bologna.
Tanti sono i progetti portati avanti con
dedizione ed entusiasmo dalla Fondazione
ANT, tra cui ricordiamo i servizi di Hospice
Oncologici domiciliari,
il progetto SA – MATER (Servizio Adozione Malati), il progetto
cANTucci, Eubiosia ,
il progetto ANT peditatrico, i Boschi della Vita, il programma
CASA (Centro Ascolto
Solidarietà ANT) e il
progetto di prevenzione
al melanoma (tumore
della pelle). Inoltre la
Fondazione ANT, da
trent’anni, svolge una
qualificata formazione
e un aggiornamento
continuo dei suoi operatori sanitari perché
l’obiettivo del Progetto
Eubiosia (vita in dignità
per i pazienti oncologici in fase avanzata e
avanzatissima) richiede
specifiche competenze,
professionalità, sensibilità, formazione psicologica. In quest’anno
di ricorrenza del trentennale, la Fondazione
ANT si prefigge di ampliare i propri obiettivi,
potenziando i servizi di
assistenza domiciliare
oncologica gratuita,
incentivando la prevenzione oncologica
e la sensibilizzazione
della cittadinanza, infine migliorando la formazione degli operatori
sanitari e la formazione
dei Volontari. Lo scopo
generale è quello di assistere sempre meglio
e con professionalità
i sofferenti di tumore
presso le loro famiglie secondo la filosofia
dell’assistenza sociosanitaria globale del
Progetto Eubiosia.
Molte sono le manifestazioni e gli avvenimenti organizzati dalle
instancabili “formiche”
in tutte le piazze di
Italia. I Volontari ANT
hanno da sempre allestito stand per la raccolta fondi nei periodi di festività; tra le
iniziative di maggior
rilievo ricordiamo le
campagne di raccolta
fondi con le uova di
Pasqua, con i ciclamini,
le stelle di Natale e le
mimose. Oltre a ciò le
possibilità di donazione diretta e indiretta
sono aumentate: dalla
destinazione del 5 per
mille all’offerta per inviti, biglietti augurali,
partecipazioni di nozze
e bomboniere ANT. Già,
perché se la Fondazione ANT ha raggiunto
il prestigio e lo status
attuale, che fa di essa
una delle Onlus più radicate e sviluppate nel
territorio nazionale, è
grazie al meticoloso
lavoro di tutti i Sostenitori ANT (aziende e
privati). Donne e uomini che con amore e
solidarietà hanno fatto
crescere la Fondazione
ANT. Volontari e Sostenitori instancabili che
sono il cuore e il motore
dell’ANT, quelle tante
anonime “formiche”
grazie a cui l’ANT vive.
30 candeline per ANT e
un unico pensiero: “Il
nostro molto sarebbe
niente senza il poco di
tanti”.
Nelle foto: a destra il professor Franco Pannuti con il
presidente Ciampi, il logo del
Trentennale e la vetrina del
cANTuccio
ANT Italia Onlus
Via J. di Paolo 36
40128 Bologna
TEL.: 051.7190102
FAX: 051.7190150
5
Blindsight, non vedenti sull’Everest
S
i a m o o ra m a i
abituati a ricevere, dal tetto
del mondo, solo immagini e notizie in
negativo. Un braccio
che un messaggio di
serenità e di fiducia.
Si tratta di un emozionante documentario della regista
inglese Lucy Walker,
mostrano come sia
possibile vincere la
loro condizione di
disabili, puntando in
alto e godendosi una
delle grandi gioie del-
di ferro che dura da
decenni e che, proprio oggi, alla vigilia
di quei Giochi che dovrebbero vedere, in
prima linea, la pacificazione dei popoli, ci
mostra il suo aspetto
più duro e violento.
Relegando ancora la
Cina tra i paesi che
vogliono imporre ad
ogni costo il proprio
modo di vedere e di
concepire i rapporti.
Ma da quelle zone
remote ci arriva an-
che ha seguito sei
teenager tibetani e
uno scalatore, tutti
non vedenti.
Giovanissimi che, con
grinta e volontà, di-
la vita, quella delle
scalate in alta quota.
Il film, che ha già
vinto numerosi prem i , ra c c o n t a u n a
straordinaria spedizione avvenuta nel
2006 e guidata da
Erik Weihenmayer,
unico scalatore non
vedente ad aver con-
quistato le sette cime
più alte del mondo.
Il documentario arriva in questi giorni
in alcune sale degli
Stati Uniti.
Un po’ d’Italia nel braccio bionico collegato al cervello
P
otrebbe arrivare già
l’anno prossimo il prototipo più avanzato
di arto bionico, frutto di
un grande progetto mondiale. La Darpa, l’agenzia
del ministero della Difesa
americano che si occupa di
ricerca avanzata, ha infatti
autorizzato la prosecuzione del «Revolutionizing
Prosthetics Program», un
progetto portato avanti da
30 gruppi di ricerca per
cui sono già stati spesi
più di 30 milioni di dollari. Il primo prototipo di
braccio sintetico molto più
6
simile a quello umano dei
precedenti è già stato presentato l’anno scorso, ma
l’obiettivo del progetto è di
fornirne uno quasi perfetto entro il 2009. Gli sforzi
principali del consorzio, di
cui fa parte anche l’italiana
Scuola Scuola Superiore
Sant’Anna di Pisa sono in
questo momento tesi a
riuscire a sfruttare i nervi
residui per comandare in
maniera sempre più precisa
le protesi.
In questo campo diverse
sono le innovazioni allo studio: una di queste sono dei
piccoli elettrodi iniettabili,
della grandezza di chicchi
di riso, che inseriti nei muscoli residui permettono di
amplificare i segnali elettrici
del cervello e farli arrivare
all’arto meccanico. Per coloro che invece non hanno
più terminazioni utilizzabili
(ad esempio se il braccio
è amputato a partire dalla
spalla) si stanno studiando elettrodi impiantabili
direttamente nel cervello.
«Gli strumenti che stiamo
sviluppando sono incredibili
- ha spiegato alla rivista
della Ieee, la società americana per l’avanzamento
della Tecnologia, Stuart
Harshbarger, ingegnere
della Johns Hopkins university che guida il consorzio
- e finora hanno dimostrato
di non avere nessun effetto collaterale almeno sugli
animali».
Le verità scomode non ci fanno paura
T
enaci, forti, concrete, preparate, pronte a dire
la verità a qualunque
costo, a indagare nel
profondo qualsiasi
tema. Sono professioniste, ma prima
di tutto donne, le
vincitrici del Premio
Donne per il Giornalismo 2008 intitolato
a Ornella Geraldini, la
pioniera delle croniste
giudiziarie italiane. In
questa tredicesima
edizione a ricevere
le due sculture ‘Regina’ e ‘La Regina’
che l’artista forlivese
Glauco Fiorini realizzò appositamente
per il premio dedicato all’amica Ornella,
sono Maria Giovanna Maglie per il Premio alla Carriera e
Laura Laurenzi per
il Premio Giornalista
dell’anno (nella foto
in alto con il presidente della Fondazione dei Dottori
Commercialisti di
Bologna, Gianfranco Tomassoli).
Maria Giovanna Mag l i e , d a ve n t o t t o
anni grande firma
della stampa italiana, inviata di guerra,
esperta di politica
internazionale, corrispondente, analista
politico, attualmente opinionista per
Il Giornale e Dagospia, ha scritto per
Mondadori “Oriana.
Biografia non autorizzata della Fallaci”
(2002) e ha appena
consegnato a Cairo
Editore “Nazione in
svendita”, un libro
sulla penetrazione
musulmana in Italia. Laura Laurenzi
dal 1982 lavora a La
Repubblica dove è
inviato speciale e si
occupa di costume
e società: a maggio
2008 uscirà per gli
Oscar Mondadori il
suo ultimo libro “Facce di bronzo”, scritto
a più mani.
Affollatissima la sede
dell’Ordine e della
dei riconoscimenti.
Il premio Geraldini, oltre a vantare
l’autorevole suggello
dell’Alto Patronato
della Presidenza della Repubblica e la
medaglia d’argento
assegnata da Carlo
Fondazione dei Dottori Commercialisti,
in via Farini, dove
è avvenuta la cerimonia di consegna
Azeglio Ciampi all’edizione del 2004, porta
ogni anno a Bologna
firme eccellenti del
giornalismo. In pas-
sato hanno ricevuto
il premio Geraldini,
tra le altre, Barbara Palombelli, Lucia Annunziata, Lina
Sotis, Miriam Mafai,
Fernanda Pivano e
Milena Gabanelli.
Modestia e determinazione sono le due
qualità che Ornella
Geraldini si è portata dietro fin dal
suo esordio, giovanissima, quando raccontava ai lettori di
Momento sera, del
Corriere d’informazione e dell’Ansa le
vicende di Graziosi e
Loverso, di Salvatore
Giuliano ucciso da
Gaspare Pisciotta.
La foto alla madre
del bandito, scattata
dalla giovane giornalista, fece il giro del
mondo. I significativi
percorsi professionali di Maria Giovanna Maglie e Laura
Laurenzi hanno in
comune con Ornella
Geraldini, a cui Inedita ha voluto dedicare
l’iniziativa, coraggio e
determinazione oltre
a una passione per il
mestiere che rifugge
dal protagonismo e
si identifica con l’impegno civile, il senso
di responsabilità e
del dovere, insomma
quegli elementi fondamentali che rendono così speciale e
ambita la professione
giornalistica e che
vogliono essere un
messaggio oltre che
un esempio per le
giovani leve.
Giada Guida
Le Buone Notizie sbarcano in Provincia
E’ con immenso piacere che rendiamo partecipi i Lettori di un momento molto importante
per la nostra testata.
Il 12 marzo il Direttore editoriale, unitamente
a due collaboratrici, è stato invitato ad una
riunione della sesta Commissione Consiliare
della Provincia di Bologna. Ordine del giorno: “Presentazione del progetto editoriale
“Le Buone Notizie” per la divulgazione delle
attività culturali e volontaristiche”.
Giorgio Albéri, ringraziato il Presidente della Commissione ed
i Consiglieri per l’opportunità, ha spiegato come è nata l’idea
di fondare il nostro mensile, quali sono gli obiettivi perseguiti,
la distribuzione attuale ed i progetti futuri. La presentazione
è stata seguita con interesse ed, al termine, alcuni presenti
hanno rivolto domande allo staff della Redazione, proponendo anche eventuali sinergie
tra la testata “I Portici”, organo della Provincia
ed il nostro periodico. E’stata molto apprezzata la volontà di dare spazio alle diverse
associazioni per favorirne la conoscenza ed
il loro operato sul territorio e la scelta di dare
“buone notizie”in un contesto sociale in cui,
spesso, sono solo le “cattive notizie” a fare
audience. Una calorosa stretta di mano ha
concluso la riunione. Ci sarà un futuro contatto? Lo speriamo
vivamente, ma siamo comunque felici che, per la prima volta,
un Ente pubblico abbia richiesto la nostra presenza e in un
consesso così prestigioso.
Donatella Bruni
7
Quando la pallavolo si apre al sociale
G
iocare a pallavolo è uno
sport sano e
divertente, ma come
si fa quando mancano anche le più
banali attrezzature,
cioè una palla, un
campo e le divise?
Una buona notizia di
solidarietà sportiva
arriva da una prestigiosa e plurititolata
squadra di volley bolognese, la Zinella, e
nasce da un’iniziativa
di Massimo Guandalini, farmacista
bolognese che da
sette anni, insieme
ad altri volontari, si
sta impegnando per
la costruzione di un
ospedale, un asilo,
un dormitorio e un
refettorio nel sud dell’Uganda. A mettere
in contatto queste
nasce nel solco del
modo di pensare della Zinella, che presiedo da 15 anni. Siamo
una società aperta
al sociale – afferma
pallavolo, in particolare alla Zinella. Le
divise sono un po’
abbondanti per questi ragazzini che, sorridenti, già le indos-
giallo-nero.
Ma ancora mancava
il terreno di gioco.
Ed ecco allora arrivare il contributo della
Federazione Italia-
do affinchè, oltre alla
consegna di questo
materiale, si possano
aggiungere altre cose
– spiega Gianfranco
Mazza - ci piacerebbe che la pallavolo
si potesse diffondere anche in questi
paesi dove le problematiche sono ben
diverse”. La FIPAV
non è nuova a questo tipo di iniziative:
“Mi ricordo ancora
quando ci arrivarono
le foto dalla Nuova
Guinea – racconta
il Presidente Mazza
– dove, con un’altra associazione, era
stato creato un campo di pallavolo tra le
abitazioni, ricordo
la felicità e il sorriso
dei ragazzi. Abbiamo
portato lo sport dove
non sarebbe mai ar-
due realtà ci ha pensato Carlo Gobbi,
giornalista e storica
firma del volley per la
Gazzetta dello Sport.
Così a novembre dello
scorso anno è partito
un primo container
con divise e palloni
regalate dal Presidente della Zinella, Paolo Penazzi,
grazie alle quali oltre
centottanta giovani
ora possono giocare
a pallavolo. “L’idea
Paolo Penazzi – la
pallavolo non è un
sport elitario. Grazie
a questa mentalità
siamo sempre stati disponibili a fare
tante iniziative di beneficenza in Italia,
Africa e India, tra le
altre con Fa.ce, Ant,
Amref”.
Questo simbolico
ponte con l’Africa sicuramente avvicinerà
tanti nuovi piccoli
tifosi e giocatori alla
sano. “Quando il mio
collega farmacista
Guandalini mi venne
a chiedere aiuto, subito mi sono adoperato per fargli avere
le magliette –sono
ancora un po’ grandi
per loro – racconta
presidente - ma mi
hanno detto che è un
villaggio di Watussi
quindi è anche un
buon investimento
per il futuro”. Così
l’Africa si è vestita di
na Pallavolo tramite
Gianfranco Mazza,
Presidente della FIPAV Emilia Romagna,
con la donazione di
due campi da pallavolo oltre che di
numerose maglie e
palloni. Tutto questo
materiale è già stato
organizzato in un secondo container, che
partirà a breve, sempre con destinazione
Uganda.
“Ci stiamo adoperan-
rivato”. Senza celare
un po’ di sano spirito
patriottico: “I palloni
Molten che abbiamo
mandato sono bianco, rosso e verde,
portano quindi i colori
dell’Italia nel mondo. Tutto quello che
possiamo fare per
incentivare all’attività
sportiva lo facciamo
– conclude Mazza - è
uno stimolo per dare
sempre di più”.
(g.g.)
8
Quei giovani con lo sguardo verso l’alto
L
asciare la serie A
e non pentirsene. Strano? No,
per qualcuno questo
è un vanto. Marco
Calamai è un allenatore speciale che
allena una squadra
speciale, la Fortitudo Overlimits Emil
Banca. Da oltre dodici anni ha chiuso
la sua carriera nella
massima serie per
lanciarsi in un nuovo
progetto di basket
insieme ai ragazzi
diversamente abili.
Tutto è nato da un
incontro con la dottoressa Emma Lamacchia, neuropsichiatra
infantile, fondatrice
dell’associazione La
Lucciola a Ravarino, nel modenese.
Lei sapeva poco di
basket e aveva tanta
esperienza in neuropsichiatria, lui sa-
libro grazie all’aiuto e
alla collaborazione di
mia moglie Angela –
spiega Calamai- che
ha insistito affinchè
potessi far conoscere
a tutti le qualità e le
possibilità che offre il
mondo della disabilità e la metodologia
con la quale entrare
in contatto con questi
ragazzi”.
I riscontri positivi
sono davvero numerosi, a partire dalle
istituzioni, per arrivare naturalmente agli
addetti ai lavori e alla
gente che ha partecipato numerosa alle
due presentazioni del
libro fatte a Bologna.
Alla libreria Feltrinelli
, ad inizio febbraio,
c’era il coach della
nazionale italiana di
basket, Carlo Recalcati, mentre il 29 alle
Librerie.Coop delle
peva tanto di basket
e poco di neuropsichiatria. L’unione
delle loro conoscenze
ha fatto la forza e ora
tutti questi anni di
lavoro sono diventati
un libro. ‘Uno sguardo verso l’alto. Un
progetto di pallacanestro sperimentale
con ragazzi disabili’
scritto da Marco Calamai ed edito da
Franco Angeli, raccoglie anche testimonianze di giocatori e
dei loro genitori, oltre
che di psicologi ed
educatori. “Ho deciso di scrivere questo
Officine Minganti ha
partecipato il campione di basket conosciuto in tutto il mondo Dino Meneghin.
“Sono testimonianze
che mi toccano e mi
emozionano – continua Calamai- e che
dimostrano cosa significa essere grandi
allenatori e campioni ma anche fuoriclasse, come lo sono
entrambi questi personaggi. Essere accompagnati da figure
come loro che danno
luce e sicurezza ad
un progetto, vuol dire
che ci si è mossi bene
e che la Federazione
con le sue massime
istituzioni testimonia la sua vicinanza.
Siamo sulla strada
giusta per trasportare la diversità dentro
la normalità”.
Gli Over Limits sono
regolarmente iscritti
al torneo ANSPI,
Associazione Nazionale San Paolo Italia,
un campionato che
coinvolge le parrocchie di tutta Italia e
che ormai da anni
li vede protagonisti.
“E’ stata un’idea di
un volontario che mi
aiuta, Andrea Aliano,
idea che mi ha eccitato ma anche spaventato. Temevo che
le sconfitte potessero
bloccare il progetto invece grazie ai
miei volontari siamo riusciti a vincere
tante gare. Siamo
arrivati secondi alle
finali nazionali a Bellaria, quest’anno siamo ancora imbattuti
nelle fasi bolognesi
- racconta orgoglioso Calamai- questo
vuol dire che i disabili
sono giocatori straordinari così come lo
sono i volontari e
anche gli avversari
che hanno l’umiltà
di volersi scontrare e
perdere con noi. Fino
a poco tempo fa le
squadre miste erano
sconosciute. Noi abbiamo una squadra
mista che gioca contro normodotati, è la
prima volta e siamo
stati ripagati”.
Due giocatori disabili
infatti sono sempre
presenti in quintetto,
insieme a tre normodotati. Ci sono
ragazzi con diverse
disabilità, autismo,
epilessia, sindrome
di Down, problemi
di comportamento.
Eppure si allenano
e giocano insieme,
in campo sono tutti
uguali, il coach li incita e li rimprovera
come se fossero i
professionisti, i loro
idoli della serie A.
“In questa mia esperienza rimango un
allenatore come sono
sempre stato –spiega
Calamai- il che significa incoraggiare
e rimproverare. Io
non sono cattivo ma
faccio rispettare le
regole che valgono
per tutti e tutti le
possono capire, chi
prima, chi dopo, senza distinzioni”.
Perché lo sport è
uguale per tutti, è
uno ed è anche questo: integrazione,
comunicazione, solidarietà, desiderio
di superare i propri
limiti.
Giada Guida
(foto Gianni Schicchi)
9
Un milione di ragazzi per ‘Uganda Calling’
D
a febbraio
2008 gli studenti di tutte
le scuole secondarie
superiori del nord
Italia, quasi 1 milione
di ragazzi, sono chiamati a partecipare
ad “Uganda Calling”, il primo progetto di educazione
allo sviluppo di AIUEF
- Associazione Italia
Uganda Onlus, organizzazione di volontariato che si occupa
di progetti di scolarizzazione destinati ai
ragazzi ugandesi.
Il progetto si basa
sull’omonimo film
documentario, realizzato per AIUEF da
Mestiere Cinema per
la regia di Valentina Monti, nel quale
sei studenti ugandesi raccontano il loro
passato, mostrano il
loro presente e sognano il loro futuro.
Obiettivo dell’inizia-
tiva è far riflettere gli
studenti italiani sulla
reale importanza dell’istruzione, diritto
negato nei paesi in
via di sviluppo come
l’Uganda, troppo
spesso vissuto solo
come un dovere nel
didattico-educativo
legato alle tematiche
trattate nel film e
dovranno cimentarsi nella scrittura di
veri e propri articoli
giornalistici, che parteciperanno ad un
concorso a premi.
sarà premiato con
un viaggio in Uganda
per 2 persone e con
la pubblicazione dell’articolo su giornali
locali e nazionali.
Tutte le fasi del concorso giornalistico a
premi, che si concluderà lunedì 19
maggio 2008 con la
proclamazione del
vincitore, verranno
gestite attraverso il
sito www.ugandacalling.it
Riferimenti Responsabile del progetto
AIUEF - Associazione Italia Uganda Onlus
Fabio Salvatore (Presidente AIUEF)
Via Bona di Savoia, 1/A - 27100 Pavia
Cell. 348 3161993 - Tel./Fax 0382 467742
E-mail [email protected]
Sito www.ugandacalling.it
Approfondimenti
Il film documentario “Uganda Calling” è prodotto da Mestiere Cinema (www.mestierecinema.
it), casa di produzione/service che ha curato la
produzione di film come “Guerre Stellari”, “Il
Gladiatore”, “Tutti dicono I love you” e di alcuni
dei film documentari di Giobbe Covatta.
mondo occidentale,
dove la scuola ormai
fa notizia solo per gli
atti di bullismo e le
statistiche negative.
Gli studenti italiani saranno coinvolti
insieme ai loro insegnanti in un percorso
Gli articoli saranno
valutati da una giuria
composta da giornalisti, insegnanti ed
esponenti del settore
no profit. Ci sono in
palio molti premi ed
in particolare l’autore
dell’opera migliore
All’ONU i disegni degli ex bambini-soldato recuperati da Avsi
I
n occasione del
60° anniversario
della Dichiarazione universale dei
diritti umani, Pubblicità Progresso e
Avsi (ONG italiana
fondata nel 1972)
presentano al Palazzo delle Nazioni
Unite di Ginevra la
Mostra “War, Hope
and Peace”, una
raccolta di disegni
realizzata dagli ex
bambini - soldato
del Nord Uganda
durante i corsi di recupero psico-sociale
coordinati da AVSI.
La Mostra si articola su tre tappe che
seguono il percorso
di riabilitazione dei
bambini che hanno
vissuto la guerra,
ovvero: una situazio-
10
ne letta attraverso il
tratto del disegno di
questi stessi ex combattenti che, lasciate
le armi, imbracciano
finalmente la matita.
L’area dedicata al
passato, testimonia
l’orrore della guerra,
le atrocità vissute
dai bambini rapiti e
costretti ad utilizzare
le armi, il presente
mostra la vita degli
sfollati di guerra attualmente nei centri
educativi di AVSI e
infine il futuro, che
raccoglie i desideri e
le aspirazioni dei piccoli ex - soldato.
Sullo sfondo della sequenza dei disegni,
tracce innocenti della
memoria del popolo
ugandese, scorrono
fotografie repor-
tage, che attestano
in maniera inequivocabile la realtà dei
fatti, testimonianze
spietate della drammatica guerra, terminata solo nel 2006, in
seguito agli accordi
di pace tra Governo
e ribelli del Nord Resistance Army.
L’allestimento, curato nel suo aspetto
grafico e architettonico, dall’agenzia bolognese Moruzzi Communications Group
vede elementi visivi e
verbali che interagiscono per sostenere
la narrazione, coinvolgendo il visitatore
in un’esperienza dal
forte impatto emotivo.
www.moruzzis.it
Asia e la terapia della rinascita
di Sara Ficocelli
stati curati con questa procedura.
Come loro, i piccoli
superstiti della strage di Stroppiana, nel
vercellese, che vide
precipitare in una
scarpata un pullman
con a bordo una scolaresca.
Isabel Fernandez,
presidentessa di
Emdr Italia, paragona il libro a un percorso di terapia.
“E’ una guida che
tiene conto di tutte le fasi da seguire
nel processo di elaborazione del lutto
- spiega - In passato
N
on c’è niente
di più doloroso
dell’affrontare la perdita di una
persona che si ama.
Più difficile ancora è
aiutare un bambino
a capire quel dolore,
riuscire a stargli vicino senza far pesare
la propria disperazione.
E’ in quei momenti
che bisogna compiere il miracolo,
andare oltre la debolezza ed essere
forti e vivi due volte.
Un’esperienza che
solo con un libro si
poteva raccontare,
ma non con un romanzo qualunque.
“Tu non ci sei più
e io mi sento giù”,
questo il titolo, è un
progetto dedicato ai
bambini che subiscono un trauma grave
come la perdita di
un genitore, pensato
per aiutare loro e chi
accanto a loro resta.
Non è una novella da
leggere in spiaggia,
ma molto di più: le
pagine di questo libro
commuovono, fanno
riflettere, si sfogliano
con curiosità e coinvolgimento. Finita la
lettura, a pagina 77,
tutto sembra di nuovo possibile, persino
che un bambino che
ha perso il papà o la
mamma torni a sorridere.
Scritto con il linguaggio delicato ed esperto di due psicologhe,
le dottoresse Anna
Rita Verardo e Rita
Russo, il libro è arricchito dai disegni
in pastello di Paolo
Samarelli.
A metà strada fra il
gioco e la prova di
coraggio (una pagina
bianca invita a scarabocchiare la propria
rabbia, un’altra ad
incollare le foto della persona che non
c’è più), questo è
un libro che insegna
soprattutto a sentire
le emozioni e dargli
un nome, a non aver
paura e a non vergognarsi del dolore,
a capire che quando
qualcuno muore non
è colpa di nessuno.
Oltre alla sezione dedicata ai bambini, c’è
n’è una per i genitori
e una per gli insegnanti.
Quali sono i comportamenti più adatti,
quali quelli da evitare, accompagnando
le fasi di elaborazione
del lutto in modo propositivo.
“Tu non ci sei più e
io mi sento giù” non
si compra in libreria,
ma viene spedito su
richiesta compilando
un modulo scaricabile dal sito www.
emdritalia.it, con
una donazione minima di 20 euro.
Il ricavato va all’as-
sociazione Emdr
(Eye Movement
Desensitization
and Reprocessing,
in italiano “desensibilizzazione e rielaborazione attraverso
i movimenti oculari”),
specializzata in una
terapia per i disturbi
post-traumatici che
utilizza i movimenti
oculari e altre forme
di stimolazione per
rielaborare le esperienze a livello cogni-
tivo ed emotivo.
La Emdr, sperimentata per la prima volta
negli Usa venti anni
fa e da dieci anche
in Italia, si basa sull’ipotesi che ci sia una
componente fisiologica in ogni disturbo o
disagio psicologico.
Anche i bambini sopravvissuti al terremoto che seppellì
un’intera classe elementare a San Giuliano di Puglia sono
situazioni di questo
tipo venivano affrontate camuffando la
realtà, mentre invece
è molto importante
dire subito la verità,
perché il bambino la
percepisce comunque”.
Il libro è stato presentato allo Starhotels
Metropole di Roma
con una serata di
beneficenza presieduta dall’attrice Asia
Argento.
11
Così, col pennello, racconto la mia terra
“E’
una bella tela,
una tela
ben riuscita, che dà
soddisfazione; rievocazione del passato
con molta forza, con
molta intelligenza, un
senso di vitalità”.
Questa una delle tante “critiche” rivolta
ad un quadro di Tina
Cantisano da parte
del prof. Pietro Bonfiglioli.
Una pittrice nata a
Grizzana Morandi,
ma bolognese di adozione che ho voluto
intervistare.
Com’è nata la sua
decisione di avvicinarsi all’arte
pittorica?
Esattamente non lo
so; da sempre in me,
vi è stata una particolare attrazione verso l’arte, verso tutto
ciò che viene rappresentato su tela: vero
o fantastico che sia.
Sono sempre stata
legata alla mia terra
da un vincolo viscerale che mi permette
di cogliere la metamorfosi del tempo
attraverso la natura.
Quali sono state
le sue scuole, il
suo apprendistato
per poter diventare
una pittrice a tutti
gli effetti ?
Ho iniziato l’attività artistica alla fine
degli anni 80 dopo
numerosi corsi di disegno, di incisioni e
di pittura (olio, pastello, acrilico). Nel
mio percorso artistico ha frequentato
per cinque anni la
“Scuola Libera del
Nudo” presso l’Accademia delle Belle
Arti di Bologna. Fra
i miei “maestri” ho
avuto anche il gran-
12
de pittore bolognese
Wolfango dal quale
ho percepito le “sue”
nature morte dove
i frutti smisurati e
ortaggi giganteschi
invadono lo spazio
e quasi straripano
fuori dalle cornici. Ho
imparato a trasferire
nelle immagini e nei
colori l’originalità di
ciò che ho nella mente.
Oggi è soddisfatta
del suo mestiere di
pittrice?
Sì, sono più che soddisfatta. Ma non è
un mestiere. E’, in
qualche modo, amo-
re, passione, una
“narrazione col pennello” che, dicono,
non faccia di me una
“pittrice di genere”,
ma vengo collocata
tra i tradizionalisti
della pittura, tra coloro che vedono l’arte
come lo strumento di
rappresentazione per
immagini tendenti al
bello.
Lei è famosa, oltre che per le sue
nature morte, an-
che per tele che
rappresentano animali. Riesce a calibrare tutti gli elementi compositivi
con una tavolozza
sempre gradevole, conferendo alle
cose una poetica
bellezza. Come riesce in questo?
Specialmente per un
artista vi sono momenti della vita che
restano stampigliati
nella memoria alcune
figure di esseri viventi (animali) e che
ritornano alla mente
anche in modo ossessionante. Desidero riportare quanto,
in un saggio critico,
ha indirizzato alla
mia persona Giovanna Pascoli Piccinini
a proposito dei miei
animali: “…sono bestie vibranti di accordi coloristici in cui
l’artista si serve di
un’esecuzione franca
e realistica, dando
alla luce, con immediatezza e comunicativa, la funzione
di vera esploratrice
delle sorgenti cromatiche.
In questo momento sta lavorando a
qualcosa di interessante ? Il futuro?
Mi sto dedicando ad
approfondire l’arte del ritratto e del
nudo. Ma non dimentico uno dei miei “primi amori”: la natura
morta. Devo ammettere che le soddisfazioni sono tante e
sono determinata a
continuare; questo
“lavoro” mi ha fatto
capire che, se amato,
pur faticoso, per me
è sempre portatore di
gioia e serenità.
Tina Cantisano si è
sempre mossa bene
nel suo mondo fantastico, anche se, spesso, presenta soggetti
e oggetti del quotidiano trasferiti sulla
tela con grande gusto, estro e ricchezza
di colori. Auguri.
Giorgio Albéri
Aspettando il ritorno di Ulisse...
di Mercedes Ferretti
dolorose: ci si interroga
se i ragazzi/e siano finiti nelle mani di giri di
pedofilia, traffici d’organi o sette sataniche.
Spesso però è l’incuria
e la superficialità degli
adulti che non si occupano abbastanza dei
piccoli preservandoli dai
pericoli: il recente fatto di Gravina di Puglia
inchioda alle proprie
pesanti responsabilità
coloro che non hanno
fatto abbastanza per
prevenire quel terribile
incidente e chi dopo do-
Q
u a l ’ è l o s t ra zio quotidiano
di una famiglia
che vive il dramma di
un proprio congiunto
scomparso nel nulla?
Un’angoscia devastante
che non può dissolversi
nel pianto liberatorio
di una fine temuta ma
poi accettata o nella
gioia di un ritorno agognato.
Ogni anno in Italia sono
9000 le persone che
scompaiono senza lasciare traccia: con lo
scopo di offrire aiuti e
sostegni alle famiglie è
nata “Penelope” (associazione nazionale
delle famiglie e degli
amici delle persone
scomparse) che ha
diversi comitati in varie
regioni d’Italia.
Nel 2007 era in discussione al Parlamento un
disegno di legge molto
importante che prevedeva una serie di inter-
venti mirati: per esempio la realizzazione di
una banca dati dove
ci fossero dna e profili
genetici degli scomparsi. Negli obitori italiani
infatti giacciono molti
cadaveri senza nome
ed incrociare tutti i dati
a disposizione sarebbe
utile per dare loro una
degna sepoltura e una
risposta definitiva alle
loro famiglie. L’Associazione poi vorrebbe
la realizzazione di una
formazione specifica
per le forze dell’ordine che si avvicinano
a casi di scomparsi
affinchè non si sprechi
tempo utile indagando
su piste sbagliate.
Spesso si tratta di minori e questo dato rende le vicende ancora più
dove i ragazzini spesso
giocavano.
L’associazione si batte
quindi – “perché accada - come si legge
sul sito - che, come
Penelope, qualcuno all’improvviso, quando
meno se lo aspetterà,
quando anche l’ultima goccia di speranza
lo avrà abbandonato,
si troverà a godere il
ritorno di Ulisse o almeno di qualcuno che
finalmente ci dica dov’è
finita la sua storia e per
mano di chi”.
Nella foto: Il Presidente
Giorgio Napolitano ad
una convocazione ufficiale dell’Associazione
con la Presidente Elisa
Pozza Tasca
veva intervenire perlustrando accuratamente
quel luogo fatiscente
Per chi volesse saperne di più può visitare il sito: www.
penelopeitalia.org
Sede dell’Emilia Romagna
Tel. 0547.36.36.19
13
Alberani, oltre un secolo di travestimenti
Continua la rubrica “Alla
scoperta delle nostre
ditte storiche”, imprese che danno lustro
a Bologna e che non
vorremmo perdere.
S
i può essere “centurioni romani”
per un giorno e
il giorno dopo diventare uno dei “cavalieri
della tavola rotonda”,
una sera “Cleopatra”
e trasformarsi per la
successiva in “Violetta
Valery” dell’opera “La
Traviata”. Tutto questo
è possibile con l’aiuto
della “Sartoria Teatrale
Alberani”.
Entrando, non si ha
che l’imbarazzo della
scelta. Ovunque si intravvedono particolari
affascinanti e non mancano l’oggettistica e gli
accessori: dai copricapo a forma di tricorno,
agli elmi romani, dalle
lampade di Aladino, alle
valigette contenenti le
pistole dei gangster.
Questa impresa artigiana prende il via,
nel 1888, a Fusignano
e continua oggi la sua
tradizionale attività a
Bologna, sotto la direzione degli eredi e della
responsabile Mirella
Tura.
Il costume, come ogni
altra opera d’arte, per
divenire tale, deve nascere dal cuore di un
artista: tale era Lo-
renzo Alberani che,
fin da piccolo, mostrò
una grande sensibilità
artistica, con particolare predilezione per
la musica. Diplomatosi al Conservatorio
“G.B.Martini” di Bologna, ben presto Lorenzo divenne famoso per
il suo talento e cominciò a girare il mondo in
tournèe assieme a Lea
Stagni, corista lirica,
divenuta nel frattempo
sua moglie, che gli fu
fedele compagna e preziosa collaboratrice.
di bellezza poteva diventare una fiorente
attività commerciale e
cominciò a noleggiare
gli abiti.
A quel tempo, infatti,
se gli attori importanti
potevano contare su un
prezioso guardaroba
personale, esordienti
e attori minori erano
spesso costretti a improvvisare costumi di
fortuna. Man mano la
collezione si arricchì e
la sartoria cominciò la
produzione su richiesta.
Oggi l’attività, arrivata
I viaggi furono grandi
opportunità di studio
e, una volta tornato in
Italia, l’Alberani desiderò una maggiore armonia negli allestimenti
operistici, soprattutto
nei costumi. Furono
realizzati abiti di scena
accurati ed armoniosi
e, col genio da imprenditore, il maestro capì
che la sua esigenza
alla quarta generazione, prosegue – come
detto - a Bologna nello
stabilimento di via Genova, dove la Sartoria
Alberani conta quasi
quattromila costumi
(tra cui una collezione
privata di 50 vestiti autentici di valore inestimabile), di ogni epoca
storica e per ogni tipo
di cliente, (dalle com-
pagnie teatrali ai privati
che vogliono travestirsi
per carnevale).
Verso gli anni ottanta
l’attività della sartoria
segnò una svolta rivolgendosi al settore delle
rievocazioni storiche e
delle sfilate in costume
e questo nuovo indirizzo divenne in poco
tempo preponderante.
“Uno degli ultimi filoni
produttivi - spiega Mirella Tura - è proprio il
genere fantasy”.
“Il nostro è un lavoro
in cui ci vuole fantasia,
ma anche tanta ricerca,
nel fantasy come nella
ricostruzione fedele e
filologica dei modelli d’epoca - spiega la
responsabile, stilista
e modellista - a volte
può costare molto, ma
solo gli appassionati
possono davvero capire
il lavoro che sta dietro
a un costume”.
Forte di un’esperienza
secolare, la “Sartoria
Alberani” ha vestito
personaggi illustri, ma
anche uomini in cerca
di tight, frac o smoking,
bambini a cui le mamme vogliono regalare
un carnevale speciale e papà che, ogni
anno immancabilmente, hanno il “dovere”
di impersonare Babbo
Natale.
“Qui chiunque è benvenuto – conclude Mirella Tura - trattiamo
tutti i clienti allo stesso
modo, così come ogni
abito per noi è unico
e curato con la stessa
attenzione, dai bozzetti
alle rifiniture”.
Quest’anno ricorre un
anniversario importante: la sartoria Alberani
compie 120 anni, un
lungo tempo speso a
creare quello che si può
definire un vero “patrimonio” artistico che è
e deve continuare ad
essere motivo di vanto
e orgoglio per la nostra
Bologna.
Donatella Bruni
Ladies in gara per aiutare l’Unicef
I
l Ladies’Circle, come i nostri lettori
ben sanno, è un’associazione internazionale fondata in Gran Bretagna
nel 1930; attualmente è presente in 30
paesi nel mondo. É formata da giovani
donne ed animata dai seguenti nobili
scopi: agire in conformità del motto
“Amicizia ed Impegno sociale”,ampliare
i valori culturali attraverso conferenze e
dibattiti,essere non politico e non settario.
Annualmente il Ladies Circle promuove
progetti benefici a livello internazionale.
Da tre anni si svolge in italia un circuito
nazionale di tornei di golf, organizzato
dalle Ladies Circle Italiane, i cui proventi
vanno a finanziare progetti di charity
14
molto ambiziosi ed importanti.Anche
il gruppo Ladies’ circle di Bologna si è
attivato grazie all’impegno di Federica
Marzi e ha raggiunto il nobilo scopo,
attraverso un bellissimo torneo, di consegnare all’Unicef una consistente somma
di denaro. Il 17 febbraio scorso all’Hotel
Uno, di fronte alla stazione di Bologna,
è avvenuta la consegna del service destinato all’Unicef per il progetto “Uiniti
per i bambini, uniti contro l’Aids”.
Nella foto: Federica Marzi resp.golf Ladies’ Circle, Gigi Filippini imprenditore Molino del Pero,
Raffaella Pedrazzi e Gabriella Vitri, responsabili golf del comitato nazionale Ladies’Circle,
promotore dell’iniziativa pro Unicef.
Basoli, il viaggiatore che resta in casa
F
igura di grande
rilievo della vita
culturale e artistica bolognese del periodo a cavallo tra Sette
e Ottocento, Antonio
Basoli (1774-1848) fu
decoratore d’interni,
scenografo e vedutista stimato in tutta
Europa. Nell’autobiografia redatta intorno
al 1822 Basoli annotò
con puntualità e dovizia di particolari tutte le opere eseguite,
i relativi guadagni, i
nomi dei committenti,
le date in cui tali lavori
vennero realizzati, i
viaggi intrapresi e persino i nomi degli allievi
che parteciparono ai
suoi corsi accademici
e alle attività laboratoriali. Tali annotazioni ci
permettono di entrare
nella realtà produttiva
ed artigianale di una
bottega artistica ottocentesca. Nei giorni
scorsi la Pinacoteca
di Bologna ha riportato alla ribalta l’artista
inaugurando un’interessante mostra, allestita con il contribuito
dell’Accademia di Belle
Arti, della Soprintendenza e del Comune di
Bologna.
Il nucleo centrale dell’esposizione è costituito da acquerelli, disegni
ed incisioni, in gran
parte inediti, cui si aggiungono alcuni dipinti
provenienti da collezioni
pubbliche e private.
Durante gli anni di
studio nell’Accademia
Clementina Basoli ha
frequentato casa Aldrovandi e qui ha avuto
modo di incontrare artisti e intellettuali europei che hanno influen-
zato la sua formazione
artistica. Ha ritratto la
città di Bologna sotto
aspetti diversi e ha
dato vita ad immagini
affettuose e vivaci, destinate a durare a lungo
come modello.
Molto belli anche i suoi
acquerelli relativi a testi storici e le carte
acquerellate in cui sono
raffigurati luoghi esotici
e fantastici, frutto del
desiderio di ridisegnare
il mondo in un itinerario immaginario del
viaggiatore che resta
a casa. Infatti Basoli
viaggiò pochissimo,
ma con la fantasia ha
spaziato ovunque. Non
perdiamo la possibilità
di vedere queste innumerevoli opere che fino
al 31 maggio aspettano
il visitatore per accompagnarlo in un “viaggio
fantastico”.
Ornella Elefante
15
L
a famiglia, dopo gli
anni ‘60 e ‘70, periodo in cui ne era stato
predetto il tramonto, ha
vissuto, nell’ultimo ventennio, una rivalutazione
socio-politico-economica.
La crisi ha imposto un
recupero istituzionale e
operativo della compagine
domestica, soprattutto
per sanare gli scompensi
sociali causati dalla debolezza dello stato assistenziale. Nella popolazione si
è così riacquisita consapevolezza del ruolo svolto
dalla famiglia e dalla società: creazione di forza
lavoro, capacità di cura e
assistenza, produttività.
Spesso si pensa che l’attenzione socio-politica per
la famiglia si possa tradurre in una semplice delega
di impegni e incombenze
che lo Stato non riesce
ad assolvere. Va invece
sottolineato che è la dimensione educativa esercitata dalla famiglia che
può rendere funzionale a
questa tutte le iniziative
pubbliche programmate
o intraprese a favore del
nucleo domestico.
In altri termini ciò di cui
oggigiorno la famiglia ha
bisogno è di essere esaltata proprio per la sua
funzione educativa. Se la
famiglia venisse meno a
tale ineguagliabile compito, ne risentirebbe tutta
la società.
Ma non possiamo dimenticare un binomio costruito
sull’importanza della persona lungo tutto il percorso formativo: l’istruzione
scolastica e la formazione
aziendale. Esse, per essere veramente formative, dovrebbero porsi tre
obiettivi che si integrano
tra loro:
• trasmettere un patrimonio conoscitivo e una
metodologia funzionale
per raggiungere il fine
di acquisire conoscenze;
• trasmettere un patrimonio tecnico, funzio-
16
Sfida e volontà
nale per raggiungere
l’obiettivo del saper
fare;
• trasmettere ed esprimere un patrimonio di
valori ed educativo per
avviare al saper vivere.
In questa logica l’educazione deve essere intesa
sia come trasmissione di
idee, valori, teorie, im-
2) la faccia “culturale e
comportamentale” riporta al centro l’uomo
come persona: in questa logica il rispetto e
la tutela della sua integrità fisica, morale e
culturale rappresentano valori imprenscindibili, non solo nella
direzione del rifiuto
della violenza sull’uo-
magini, informazioni, sia
come espressione di sentimenti, ma soprattutto
come produzione di idee
e di progetti.
Perciò mi piace pensare
all’uomo come a un soggetto sfaccettato al quale
fornire risposte precise.
Separando le varie facce
del prisma-uomo possiamo identificare:
1) quella “biologica”, nella quale l’unità base è
rappresentata dall’organismo: su questo
terreno la salvaguardia della vita e la ricerca genetica debbono essere considerati
aspetti che non possono essere limitati agli
“esperti”, ma diventare
patrimonio collettivo;
mo e della tolleranza,
ma soprattutto della
valorizzazione culturale come ricchezza
dell’umanità intera;
3) la faccia “sociale e
relazionale” riporta al
principio che unifica
l’uomo come cittadino
e come partecipe di
una vita sociale; in
questa logica il concetto di bene comune, di
beni collettivi, superiori a qualsiasi interesse
privato o particolaristico, debbono diventare
i principi ispiratori di
un’etica della responsabilità sociale;
4) la faccia “simbolica”
generale, dell’uomo
come specie, dell’umanità come parte
integrante di un ambiente, di un percorso
storico ci riconduce
all’essere, quindi al
futuro, alle relazioni
con la tecnologia, con
la sperimentazione.
I nuovi processi formativi
ed educativi dovrebbero perciò sia affrontare
questa pluralità di aspetti
che definiscono l’uomo
contemporaneo, sia rispondere ai bisogni ed alle
aspettative specifiche dei
destinatari.
La forza dell’insegnamento dipende non tanto da
quanto si impara, ma da
come si impara; la motivazione allo studio è l’ossigeno dell’apprendimento; dobbiamo conoscere i
ragazzi, uno per uno, per
comprendere il loro universo, percorso da mille
stimoli, anche esterni alla
scuola.
Fantasia, entusiasmo e
sano realismo sono, per
altro, tre importanti modalità di un percorso educativo che dovrebbero
sostenere gli studenti.
E’ necessario insegnare
loro a ricercare la verità
con metodo, pazienza e
fatica. Essi devono imparare a essere gelosi custodi della propria libertà,
intesa come tenace disciplina alla responsabilità,
con l’obiettivo di essere
autenticamente felici. Per
ottenere ciò è necessario
stare bene con se stessi e
con gli altri: coerente con
questi obiettivi è quindi
anche l’attività sportiva,
che ha un’alta valenza
educativa.
Non si possono negare
la complessità di questo
nuovo quadro e la difficoltà di ridefinire progetti,
nei quali la vita delle persone, la loro sensibilità,
il loro cuore si integrano
con il loro cervello: l’importante è avere la consapevolezza della “portata”
della sfida e la volontà di
accettarla.
Giorgio Albéri