Lavori in corso nel centrodestra

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Lavori in corso nel centrodestra
ANNO LXII N.33
Lavori in corso
nel centrodestra
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
I pm indagano Grillo e il “Fatto”
sʼindigna con i giudici. Dove è finito
il giustizialismo di Travaglio?
Aldo Di Lello
Il giustizialismo rende politicamente. Ma quando è a corrente
alternata, rende ancora di più. È
conveniente invocare la giacobina
ghigliottina quando nel mirino dei
giudici finisce un nemico. Quando
però nello stesso mirino incappa
un amico, allora conviene invece
vestire lʼabito del garantismo.
Così sembrano pensarla al Fatto
Quotidiano. Antonio Padellaro e
Marco Travaglio hanno infatti
“scoperto” che in Italia esiste una
magistratura politicizzata da
quando le toghe hanno cominciato a interessarsi a Beppe
Grillo, personaggio coccolato da
sempre dalla terribile coppia di intrasigenti giacobini . Ecco infatti il
testo di un post che troviamo
sulla pagina Facebook del Fatto:
«Grillo, il pm di Torino chiede 9
d’Italia
WWW.SECOLODITALIA.IT
mesi di carcere per le contestazioni
No Tav. Genova e altre procure lo
accusano di istigare a compiere
reati. Qualcuno sta esagerando».
La magistratura «esagera»? È a dir
poco sorprendente sentirlo dire da
quelli del Fatto, giornale che sembra davvero la Voce delle Procure
quando si tratta di parlare dei guai
giudiziari di Berlusconi, di altri
esponenti del centrodestra e persino nel caso della richiesta a testimoniare rivolta dai giudici di
Palermo a Napolitano. È in quei
casi che Padellaro e Travaglio lanciano dardi di “indignazione civile”
dai loro furiosi editoriali, con i giudici che vengono dipinti come sal-
domenica 9/2/2014
vatori della patria e baluardo democratico. Ora invece i giudici debordano dai loro compiti. Non è
strano? Niente affatto, almeno conoscendo i moralisti, gli intransigenti e i bacchettoni di casa nostra,
che agitano lʼarma dellʼetica solo
per intimorire gli avversari, per delegittimarli e ridurli al silenzio. È
anche vero, dʼaltra parte, che lʼipocrisia e il trasformismo sono tratti
caratteristici del giacobinismo, fin
dal tempo delle origini rivoluzionarie, quando non furono pochi i sostenitori di Robespierre e Saint
Just che si fecero entusiasti sostenitori del Direttorio termodoriano,
prima, e del Consolato napoleonico, poi, una volta interrotta (a
suon di decapitazioni) la fase del
Terrore. Ma in Italia, che rimane
pur sempre la patria di Pulcinella,
Arlecchino e di tutti i personaggi
della Commedia dellʼArte, accade
spesso che le contraddizioni e le
incongruenze dei tanti rivoluzionari
immaginari in circolazione tendano
assumere tratti grotteschi. Grillo,
certo, non è Robespierre. Ma, se è
per questo, nemmeno Travaglio è
lʼabate Sieyès. E, se vogliamo, neanche Arcore è Versailles.
Sesso, droga, rock & roll e la “A” di anarchia:
la sinistra ci riprova, fermiamola
Girolamo Fragalà
Riassumiamo: nel giro di poche
settimane il circo equestre della
politica – con i trapezisti, i clown,
i domatori di leoni e i nuovi
smacchiatori di giaguari – ha
dato modo agli sgominatori di
mettersi in mostra. E così cʼè
stata la corsa a chi la sparava
più grossa. Il problema è che
non siamo in presenza di un
gioco, visto che le conseguenze
cominciano già ad essere negative. In ordine cronologico, si è
cominciato con le nozze gay (e i
sindaci di sinistra subito si sono
dati da fare “creando” fantomatici registri e sottoregistri), per poi
puntare sulle adozioni gay con
fiumi di dichiarazioni di esperti e
trasmissioni televisive tutte intente a raccontarci quanto crescano bene i bambini con due
“papà”. E solerti magistrati
hanno preso la palla al balzo per
dare minorenni in affidamento
alle coppie gay. Immediatamente
dopo cʼè stata la trovata dei moduli scolastici, sui quali non dovevano più apparire le parole
“madre” e “padre”, da sostituire
con “genitore 1″ e “genitore 2”.
Anche in questo caso, solerti
presidi hanno provveduto alla
svolta, tra le proteste della platea
scolastica. A ritmo frenetico è venuta fuori unʼaltra idea, distribuire agli asili le fiabe
omosessuali. E immediatamente
qualche istituto ha provveduto,
sempre per inginocchiarsi ai desiderata della sinistra. Nel contempo è rispuntata la polemica
sul Crocifisso nelle aule e alcuni
insegnanti ne hanno approfittato
per toglierli. Per non parlare della
“ministra” Carrozza, che ha svilito il ruolo della famiglia. Per
completare il quadro, si torna agli
anni ʼ70 al ritmo di Sex & Drugs
& Rock & Roll, con le proposte
sulla liberalizzazione della droga
e annesso muro contro muro
(«la droga – avverte Gasparri –
porta alla dipendenza e quindi
alla morte, questa è lʼunica certezza… nessuno si illuda di liberalizzarla, in Parlamento sarà
battaglia»). Tutti questi elementi,
presi nel loro complesso, provano due cose: la prima è il tentativo della sinistra di imporre
una logica da sempre minoritaria, approfittando della presenza
di un premier “democratico”. La
seconda è lʼazione di smantellamento dei pilastri su cui si fonda
la nostra società. Una società in
disordine, senza canoni e senza
controlli, una sorta di anarchia
mascherata. E allora nessuno si
meravigli se gli episodi di bullismo diventano un vanto su facebook (come accaduto per
lʼassurda aggressione a una ragazza da parte di una coetanea
con calci e pugni nei punti più a
rischio, alla presenza di tanti ragazzi che se la ridevano). E nessuno si meravigli se diventa
unʼopera dʼarte – come rivelato
dal quotidiano Qelsi – una scultura di una giovane artista che
(per far notizia) ha rappresentato
una bimba completamente nuda,
crocifissa come Cristo. Lʼintento
voleva essere quello di denunciare le violenze sui minori. Ma
lʼimmagine choc fa venire qualche dubbio. Perché a tutto cʼè un
limite, anche alla ricerca di notorietà.
Nel nome di Tatarella si lavora a un centrodestra
compatto e ampio. Rispunta lʼidea delle primarie
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Secolo
d’Italia
DOMENICA 9 FEBBRAIO 2014
Domenico Bruni
«Si torna a parlare di una coalizione ampia di centrodestra:
era stato lʼobiettivo di Tatarella,
vincente. Berlusconi è in
campo, il centrodestra deve ricomporre la sua unità partendo
dai dati di realtà». Lo ha detto il
vice presidente del Senato,
Maurizio Gasparri, parlando a
Bari con i giornalisti e intervenendo allʼinaugurazione della
nuova sede elettorale di Forza
Italia e a un convegno in ricordo
di Pinuccio Tatarella. «Le elezioni europee - ha proseguito
Gasparri – sono un momento in
cui si vedrà che senza Forza
Italia non cʼè una coalizione che
possa battere la sinistra e che
invece tutti uniti potremo batterla ancora. La sinistra – ha
aggiunto – ha una faida interna
eterna. La loro incapacità può
portare a un tracollo del governo Letta, che per me è già
morto. Aspettare un anno le riforme è molto difficile. La sinistra
decida cosa vuole fare. Sulla
legge elettorale, sulle riforme
che riducono numero di parlamentari e aboliscono Senato,
noi ci stiamo ma il Pd deve finirla
di litigare al suo interno». Dello
stesso parere, Raffaele Fitto,
che sempre a Bari ha detto che
«dobbiamo lavorare per aggregare tutto quello che non è sini-
stra. In questo percorso il primo
fattore molto positivo è Berlusconi, un punto di riferimento
per tutti i moderati italiani». «La
gente – ha aggiunto Fitto – ha
capito che con Berlusconi ci
può essere una prospettiva
forte per questo Paese e così
attorno a lui cʼè un consenso
enorme, nonostante un attacco
continuo mediatico e giudiziario.
In questo momento, nel ricor-
dare Tatarella, credo sia auspicabile seguire il percorso rappresentato dal suo metodo
inclusivo di allargamento della
coalizione. Dobbiamo tutti dare
il massimo contributo». Da
parte sua Geatano Quagliariello
ritiene che «in una coalizione,
per le cariche monocratiche,
siano esse di sindaco, presidente di Regione o di Premier,
se non cʼè un uscente, la regola
deve essere quella che il candidato si nomina attraverso delle
primarie». «Questa deve essere – ha aggiunto Quagliariello
– una delle regole condivise di
un nuovo centrodestra. Perché
solo così si evitano quei tavoli,
quelle trattative di vertice, quelle
interminabili conversazioni che
sono state una degli elementi
negativi che hanno fatto allontanare i cittadini dalla politica».
Le primarie era la strada già indicata da Fratelli dʼItalia e Lega.
Renato Berio
Venezia non si arrende e difende il
diritto di combattere i pregiudizi di ordine sessuale leggendo ai bambini
dai 3 ai 6 anni le favole gay, le favole
“alternative” frutto dellʼinsana, folle
idea della delegata del sindaco Camilla Seibezzi, che ha fatto distribuire questi volumettiin 36 asili nido
e in 18 scuole materne. La Serenissima è in fiamme per queste “favole
arcobaleno” che potrebbero essere
distribuite in tutti gli istituti, usando i
bambini più piccoli come cavie per
cervellotici, confusi esperimenti pedagogici. Di fatto un “lavaggio di cervello”, lʼimposizione di un modello
minoritario che si scontra con i modelli familiari dominanti della stragrande maggioranza dei bambini.
Già, ma cosa contano i bambini
quando cʼè di mezzo lʼideologia laicista che ora alza il tiro, visto che le
giovani menti sono maggiormente
permeabili agli imput che vengono
dallʼesterno. Guarda caso, però, non
siamo solo noi i retrivi e beceri conservatori. Si apprende, infatti, che lo
stesso sindaco di Venezia Orsato
sia imbarazzato da questʼidea delle
favole gay: «Serve tutelare i diritti civili e non fare propaganda». Una
bocciatura, con toni soft, ma pur
sempre una bocciatura», non molto
diversa dalle reazioni del centrodestra che chiedeva unʼimmediata sospensione della distribuzione dei
libretti ai bambini. Neanche al sindaco sono piaciute le storielle in essi
contenute: cʼè un Papà bis, storia di
genitori che si separano introducendo una seconda figura genitoriale, ma cʼè anche E con Tango
siamo in tre», dove due pinguini maschi covano un uovo. Non sono un
poʼ piccoli i bambini di quella fascia
dʼetà per capire i problemi di una separazione, di unʼadozione, di una famiglia con due mamme o due papà,
anche se raffigurate da pinguini e
pulcini? Questa è propaganda travestita da pedagogia.
Cʼè infatti divisione nella stessa
maggioranza di sinistra. Molto critica
è anche Tiziana Agostini, lʼassessore comunale alle politiche educative: «Non è assolutamente possibile
che i materiali arrivino direttamente
nelle mani di piccoli e piccolissimi
senza una adeguata valutazione dei
tecnici e del personale competente». Aggiunge: «Vorrei evitare
strumentalizzazioni. I bambini non
devono mai essere usati come bandiera politica. E bisogna sempre
tener conto delle varie sensibilità
della nostra società». Già, non di
una sola imposta e conculcata attraverso lʼatto subdolo della lettura di
una fiaba.
Ma i crociati delle favole gay procedono a oltranza: le famiglie omogenitoriali «sono una realtà che la
società italiana non può continuare
a ignorare. Sono più di centomila,
nel nostro Paese, i figli di genitori
omosessuali», afferma lʼassociazione Famiglie Arcobaleno secondo
cui é «essenziale che la scuola italiana, frequentata da questi bambini
e ragazzi, adotti gli strumenti culturali per assicurare a tutti unʼesistenza felice, a cominciare dai libri di
testo». La pretesa sarebbe quella di
risolvere il problema dellʼomobobia,
che neanche a livello politico gli
adulti riescono a risolvere, scaricandolo sui minori da 0 ai sei anni. Due
pinguini e un uovo sarebbero la soluzione di un problema culturale così
complesso? La prima reazione sarebbe quella di dubitare della lucidità
mentale di chi propone queste iniziative. Ma la realtà è che il pressing
sulla morale familiare tradizionale e
maggioritaria è un piatto ideologico
ancora troppo ghiotto. Delirante, poi,
Gianfranco Bettin, sociologo e assessore alle Politiche giovanili del
comune di Venezia:«È forse un tentativo disperato, ma bisogna provarci malgrado la canea, quello di far
ragionare sul vero cuore dellʼiniziativa: allargare i diritti, estendere le tutele e gli spazi a tutti e a tutte,
garantire la libertà di scelta e di approccio alla vita e allʼamore». Gli
oltre centomila bambini figli di genitori omosessuali meritano tutto il rispetto e le tutele di questo mondo,
ma anche i figli di famiglie tradizionali meritano di crescere negli asili e
nelle scuole senza confusioni e
messaggi per loro destabilizzanti.
Con Biancaneve lesbo
si estende la tutela dei diritti…
Università, continua la fuga
dei giovani ricercatori
DOMENICA 9 FEBBRAIO 2014
Secolo
d’Italia
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Nuove frane a Roma:
evacuate
tre ville a Monte Mario
Redazione
Fermiamo la fuga dei giovani ricercatori. L'appello lo ha lanciato da
Genova il presidente della Crui,
Stefano Paleari, snocciolando numeri che confermano l'urgenza di
fare qualcosa per arginare il fenomeno. «Le Università italiane negli
ultimi quattro anni - ha sottolineato
- hanno perso il 15% dei ricercatori,
mentre la vita media dei docenti e
dei ricercatori è aumentata a 51
anni. Serve un piano nazionale per
i giovani, per far sì che i giovani che
formiamo fino al dottorato di ricerca
non abbiano come unica opportunità fuggire dal nostro Paese». È
giusto, per il capo dei rettori, che lo
studio universitario, la ricerca, siano
aperti e internazionali, «ma non è
giusto che sia solo in una direzione,
che il nostro Paese investa per formare i giovani, costretti poi a dare il
meglio in altri Paesi, è arrivato il
momento di parlare di equilibrio tra
chi va e chi viene. L'Italia non può
perdere il treno, è arrivato il momento che il nostro Paese immagini
l'Università come punto di riferimento per i giovani, per una nuova
prosperità». E le promesse non bastano più, servono fatti: «Il governo
Letta quando ha preso la fiducia a
dicembre alla Camera ha detto che
entro il 31 marzo avrebbe fatto un
Piano per l'Università. Ancora non
si vede niente, non siamo ancora al
31 marzo ma ci stiamo molto avvicinando». Anche l'Adi (Associazione dottorandi e dottori di ricerca
italiani) invoca interventi: «Serve un
piano straordinario di reclutamento
per i professori associati, riaprire i
canali del reclutamento e ridare ai
giovani ricercatori una legittima
aspettativa di lavoro è oggi più che
mai una condizione necessaria alla
sopravvivenza e alla riqualificazione dell'Università italiana»,
spiega. Ma le questioni che agitano
il mondo dell'università sono tante.
Non ultima quella dell'accesso che
carsicamente torna alla ribalta. In
questi giorni ha ripreso vigore con il
varo del decreto che stabilisce date
e modalità dei test. «Il problema
della selezione e formazione dei
medici va visto nel suo complesso,
va riformato e ripensato», ha detto il
ministro Maria Chiara Carrozza.
D'accordo, ma lei è lì proprio per
questo, come mai non fa nulla?
«Apra un confronto con gli studenti» dicono, cogliendo la palla la
balzo, Udu e Rete degli studenti.
Dà loro man forte lil sindacato Flc,
secondo cui i test d'ingresso nelle
università «sono una barriera d'accesso ai saperi che calpestano i diritti di migliaia di studenti», afferma
il segretario generale, Mimmo Pantaleo. Ma Studicentro stigmatizza
quella che definisce «la corsa alla
speculazione politica e sindacale
sul tema».
Redazione
Camici da lavoro con macchie
rosse, a simboleggiare il sangue,
appesi a un filo steso davanti all'ingresso del fast food e un altoparlante che diffonde sempre la stessa
musica, quasi una sorta di disturbo
sonoro. È la modalità della protesta
inscenata dai lavoratori del ristorante McDonald's di piazza Municipio a Napoli. La società Napoli
Futura che gestisce l'attività ha annunciato 39 licenziamenti. I lavoratori sollecitano la apertura di un
tavolo negoziale con il ripristino del
rispetto delle regole contrattuali, tra
cui part-time, ferie, procedura
casse, turni e rispetto del decreto
81 ex 626 su sicurezza e salute.
''L'azienda - sottolinea il sindacato
Uiltucs - ha scelto la strada del con-
flitto e dell'accantonamento di un
corretto sistema di relazioni sindacali, rinnegando accordi sindacali,
liberamente sottoscritti dalle parti a
tutela dei lavoratori''. I lavoratori
chiedono un intervento nella vertenza anche della multinazionale
''che anni fa aveva dichiarato il proprio progetto di crescita ed espansione sui nostri territori attraverso
partner di sicura affidabilità''. Guido
Freda, amministratore delegato
della Napoli Futura srl, società partecipata da Mc Donald's che gestisce la maggior parte dei punti
vendita a Napoli e provincia ha
chiarito: «Le azioni di lotta annunciate dal sindacato non riguardano
solo il locale di piazza Municipio
ma anche gli altri punti vendita di
Pompei, via Argine, Afragola, Ca-
soria dove è stato proclamato uno
sciopero nei prossimi giorni. Smentisco che lʼazienda non concede incontri con i sindacati. È attivo un
tavolo aperto di confronto presso la
Regione».
Napoli, camici macchiati di sangue davanti al McDonald's:
i lavoratori protestano contro i licenziamenti annunciati
Redazione
Una frana causata dal maltempo
dei giorni scorsi ha interessato, a
Roma, la collina di Monte Mario
all'altezza della via Panoramica.
Gi smottamenti hanno costretto i
vigili alla chiusura di via Trionfale. I vigili del fuoco hanno deciso di evacuare in via
precauzionale alcuni stabili sovrastanti la parte di collina franata, Si tratta di tre villini dove
vivono alcune famiglie. La frana,
avvenuta con vari smottamenti
nel corso delle ore, ha interessato una grossa sezione di terreno. A oltre una settimana dal
nubifragio che ha colpito Roma
restano ancora chiuse al traffico
altre strade a causa di voragini o
smottamenti del terreno. In particolare si registrano particolari
disagi nella zona di piazza dei
Giochi Delfici dove parte della
collina è franata sull'Olimpica. Il
sindaco Ignazio Marino ha spiegato che «quello dell'Olimpica è
stato il disastro che più mi ha
preoccupato perché lì si parla di
un'area urbana residenziale e
non di abusivismo spontaneo.
Ciò è motivo di grande preoccupazione: le barriere anti-rumore
della corsia di destra sono state
distrutte dal peso del materiale
franato». Per le barriere anti-rumore" della tangenziale est all'altezza di Tor di Quinto
«saranno smontate, verrà rimosso tutto il materiale che è caduto dalla collina e si costruirà un
muro di contenimento di cemento armato di 50 metri. Ma
per farlo ci vorranno tra i quattro
e i sei mesi».
Bosnia sotto choc per le devastazioni
dei manifestanti dei giorni scorsi
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Secolo
d’Italia
Antonio Pannullo
In Bosnia, dove da tre giorni è
esplosa con violenza la protesta
popolare contro crisi economica
e povertà, la notte è trascorsa
sostanzialmente tranquilla e
senza nuovi incidenti. A Sarajevo, Tuzla, Mostar vi è l'odore
acre del fumo che ancora si leva
dai palazzi governativi dati alle
fiamme in drammatica sequenza
da migliaia di manifestanti esasperati per la mancanza di lavoro e di prospettiva economica.
Obiettivo delle proteste anche la
corruzione e l'inefficienza della
classe politica, ritenuta responsabile dello stallo e dell'immobilismo che ritardano le riforme e il
cammino europeo della BosniaErzegovina, fanalino di coda tra
i Paesi della ex Jugoslavia. Il bilancio degli scontri è di centinaia
di feriti, oltre 200 solo a Sarajevo, più della metà poliziotti,
una quindicina dei quali sono ricoverati in gravi condizioni. Decine gli arresti fra i dimostranti,
fra i quali si sono infiltrati gruppi
di hooligan del tifo calcistico più
violento, come spesso avviene
nei Balcani. La sede del governo
cantonale a Sarajevo è stata interamente distrutta dalle fiamme
all'interno, e ancora nelle ultime
ore vi era un focolaio d'incendio.
I vigili del fuoco hanno lavorato
tutta la notte per domare le
fiamme appiccate anche al palazzo della presidenza collegiale
bosniaca. A Mostar è tornata la
calma ma la polizia ha arrestato
alcuni responsabili dei disordini,
compreso un leader sindacalista. Anche a Tuzla, dove la protesta ha preso il via nei giorni
scorsi, non si registrano nuovi incidenti. A Sarajevo - che in questi giorni, in coincidenza con i
Giochi di Soci, ricorda le Olimpiadi invernali ospitate esattamente trenta anni fa - in tanti
hanno invece rivissuto le scene
drammatiche della guerra che
tra il 1992 e il 1995 causò 100
mila morti e due milioni di profughi. Ma le violenze di queste ore,
innescate dalla protesta sociale,
non mostrano al momento alcuna connotazione né divisione
etnica. La Bosnia, ancora sotto
shock dopo le devastazioni durante le proteste sociali scoppiate in tutta la Federazione Bh
(entità a maggioranza croato
musulmana di Bosnia), sta peraltro cercando faticosamente a
tornare alla normalità. Nessuna
autorità ha ancora provato a fare
le stime dei danni provocati e
pochi leader politici che hanno
commentato finora gli eventi, affermando in coro che le proteste
possono essere comprese, ma
che nulla può giustificare violenze e vandalismi. Per l'esponente
musulmano
della
presidenza tripartita Bakir Izetbegovic, «la violenza non è una
soluzione, ma almeno obbligherà i politici ad affrontare più
seriamente la situazione nel
Paese». Quello che sorprende
gli analisti è la blanda reazione
della comunità internazionale
impegnata in Bosnia: le ambasciate occidentali e l'Alto rappresentante Valentin Inzko si sono
limitati a esprimere sostegno alla
democrazia e alla libera espressione dello malcontento, ma
condannando la violenza. Nessuno dei governanti locali, del
resto, ha avuto il coraggio di affrontare i manifestanti. Gli esecutivi cantonali di Zenica e
Tuzla, secondo le richieste dei
dimostranti, si sono comunque
dimessi.
Redazione
Due persone sono morte e nove
sono rimaste ferite nel deragliamento
di un treno regionale avvenuto nelle
ultime ore nelle Alpi dell'Alta Provenza nel sud della Francia. Lo
hanno reso noto i vigili del fuoco. Il
treno collegava Nizza a Digne-lesBains e ha urtato un masso caduto
sulle rotaie. Una carrozza si è ribaltata, secondo le prime indagini. «Un
enorme masso è sceso giù dalla
montagna e ha urtato il primo vagone. Probabilmente pesava tra le
34 o le 35 tonnellate, poi si è diviso in
due pezzi». È la drammatica testimonianza - al quotidiano Nice Matin
- di un passeggero che era a bordo
del treno regionale deragliato ad
Annot. «Fortunatamente i soccorsi
sono arrivati dopo cinque minuti», ha
aggiunto. Nell'incidente sono morte
due donne: una di nazionalità russa
e un'altra francese. L'ipotesi del
massi è stata confermata anche da
Jean Ballester, sindaco di Annot,
paesino del dipartimento delle Alpi
dell'Alta Provenza. «Uno dei vagoni ha detto Quentin Bonnard, un testimone dell'incidente - è ancora sulle
rotaie, mentre l'altro è pericolosamente in bilico trattenuto dagli alberi». I pompieri sono dappertutto,
«è impressionante», ha aggiunto
un'altra persona. A bordo del treno
viaggiavano 34 persone. Immediati riporta anche il quotidiano locale sono arrivati i soccorsi: vigili del
fuoco, équipe mediche e un elicottero. Tra i feriti anche il conducente
del treno. «Il maltempo, a causa della
neve, rende difficile i soccorsi», del
deragliamento del treno avvenuto
oggi nelle Alpi francesi. Ad affermarlo
è stato il ministro dell'Interno francese
Manuel Valls, aggiungendo che il titolare dei Trasporti Frédéric Cuvillier
«sta seguendo la vicenda in prima
persona». In totale 110 vigili del fuoco
e 32 mezzi - tra cui due elicotteri vengono impiegati in queste ore per i
soccorsi. In capo a poche ore, tutti e
34 i passeggeri del treno deragliato
sono stati evacuati. Lo scrive il quotidiano Nice Matin nella sua versione
online, citando il procuratore della Repubblica di Digne, Stéphane Kellenberger. Continua invece a rimanere in
bilico sul precipizio la vettura uscita
fuori dai binari.
Masso fa deragliare un treno sulle Alpi francesi,
due morti e una decina di feriti
DOMENICA 9 FEBBRAIO 2014
Spagna, respinti
alla frontiera circa
1400 immigrati africani
Redazione
Circa 1.400 immigrati di origine
subsahariana hanno tentato
durante la notte di venerdì di
entrare in territorio spagnolo attraverso la valle che conduce
alla frontiera marocchina con
l'enclave di Melilla. Il tentativo è
stato respinto dalle forze di polizia spagnole e marocchine.
Un primo gruppo di 800 immigrati era stato intercettato intorno alle 22 mentre, in
colonna, stava avvicinandosi a
Melilla, ma è stato bloccato e
disperso prima che potesse arrivare alla doppia recinzione
alta oltre sei metri. Altri 600 immigrati hanno tentato l'ingresso
nei pressi del canale di Rio de
Oro, nello stesso punto in cui
giovedì era stato sventato un
altro tentativo di ingresso. Il delegato del governo spagnolo,
Abdelmalik El Barkan, ha detto
che è incessante la pressione
cui è sottoposta Melilla e che
solo il dispositivo di sicurezza
messo in atto dalle forze di
Spagna e Marocco ha evitato
sin qui un esodo di massa,
come avvenuto nel 2005. Inoltre, ha denunciato l'attività dei
gruppi mafiosi che organizzano
i tentativi di emigrazione clandestina. Frattanto si è appreso
che è salito a 13 il bilancio delle
vittime dell'assalto di giovedì
alla frontiera dell'enclave spagnolo di Ceuta, in Marocco, da
parte di centinaia di subsahariani che cercavano di passare
in territorio europeo. I cadaveri
di altre quattro persone sono
stati infatti recuperati in acque
marocchine vicine alla scogliera frontaliera. Sommozzatori e motovedette della
Guardia Civil continuano a perlustrare la zona, alla ricerca di
altre possibili vittime.
Spagna, i Borbone sulla via del tramonto
dopo lo scandalo dell'infanta Cristina
SABATO 8 FEBBRAIO 2014
Secolo
d’Italia
Redazione
Dalla democrazia al gossip fino agli
scandali giudiziari. La corona di
Spagna è sempre più travolta dalla
crisi, dopo i lussuosi safari del re,
mentre il Paese è in crisi finanziaria, e ora anche dai guai giudiziari
che hanno travolto l'infanta Cristina. La secondogenita del re è indagata per frode fiscale per le
presunte complicità nelle attività
del marito, l'ex campione di pallamano Inaki Urdangarin, accusato
di malversazioni per diversi milioni
di euro. Per gli spagnoli la data del
23 febbraio del 1981 - quando cioè
Juan Carlos sventò il colpo di stato,
organizzato da elementi della
Guardia Civil e dell'esercito, transitando così la Spagna verso la democrazia - sembra appartenere ad
un'altra epoca, al passato, ai libri di
storia. I recenti scandali della corona hanno cambiato la prospettiva, suscitando indignazione e
scalpore nella popolazione civile,
sempre meno monarchica e più repubblicana, mentre lo stesso re, 76
anni, sul trono da 38 anni, mostra
oramai i segni della stanchezza e
della fatica. Il Paese ha sempre
chiuso un occhio di fronte alle sue
presunte fughe amorose, alle sue
gaffe e al suo carattere esuberante. La Spagna ha sempre lasciato correre. Poi però quel filo
che legava i sudditi alla casa reale
ha iniziato a sfilacciarsi. Gli spagnoli non hanno perdonato al re il
costoso safari in Botswana, con
tanto di caccia all'elefante e le sue
scuse («Ho fatto un errore, non si
ripeterà») non hanno aiutato la monarchia, sempre più in crisi di consensi. E subito si sono diffuse le
voci su una sua possibile abdicazione. Alla Zarzuela hanno iniziato
a chiedersi se passare lo scettro al
figlio Felipe, 46 anni, avrebbe potuto dare maggiore lustro alla corona. Ma le voci sono state
prontamente smentite dallo stesso
sovrano. Infine lo scandalo dell'Infanta. E non hanno aiutato il trono
nemmeno i fischi - sebbene pochi
e soffocati - indirizzati allo stesso
erede al trono, quando Felipe a
fine maggio del 2013 si recò al teatro Liceu di Barcellona per assistere a una rappresentazione. Un
principe - secondo i gossip - in crisi
coniugale e legato ad una moglie
con problemi di anoressia. E da
Felipe si è passati alla regina Sofia
- fischiata questa volta dai minatori
- quando la moglie di Juan Carlos
si presentò nelle Asturie per inaugurare un hotel di lusso. Un segnale sonoro rivolto ai Borbone,
una casa reale per molti oramai sul
viale del tramonto
Redazione
È di nuovo polemica sui test di ammissione ai corsi universitari a numero chiuso, regolati da un
decreto del ministero dell'Università e che riguarda le prove per
Medicina, Odontoiatria, Veterinaria, Professioni sanitarie triennali,
Architettura. Test che lo scorso
anno hanno visto la partecipazione
di circa 250 mila studenti. Le associazioni degli studenti, Udu e
Rete studenti medi, hanno annunciato proteste e mobilitazioni contro il numero chiuso ma anche
perché quest'anno le prove sono
anticipate rispetto al finora consueto periodo di settembre: i ragazzi
interessati
potranno
iscriversi ai test a partire dal 12
febbraio fino all'11 marzo e le
prove ci saranno tra l'8 e il 10
aprile. Proteste (da parte di Link,
Uds e Rete della conoscenza)
anche per il taglio del 20% dei
posti previsti per medicina. Per
quanto riguarda la struttura delle
prove d'esame, segnala Alpha
Test, non ci sono grandi novità rispetto a quelle del 2013, mentre il
numero dei posti disponibili indicato dal ministero, seppure in via
ancora provvisoria, delinea una riduzione che potrebbe in alcuni
casi risultare corposa. Rimane la
conferma della graduatoria nazionale e l'assenza del voto di maturità dal sistema di ammissione.
Confermato il numero dei quesiti
(60) e il tempo a disposizione (100
minuti). Per il test di Medicina e
Odontoiatria e per quello di Veterinaria è previsto un lieve aumento
delle domande sulle materie scientifiche, con chimica che passa da
8 a 10 quesiti e Biologia (da 14 a
15) a scapito di quelle di logica (2
quesiti in meno) e cultura generale
(1 in meno). Anche ad Architettura,
calano di poco logica e cultura generale e salgono storia (+ 2 domande) e matematica/fisica (+1
domanda). Intanto, il Miur ha in via
cautelativa inserito nel decreto un
taglio di circa il 20% rispetto al
2013, applicato anche per Architettura. Confermata la graduatoria
nazionale, che sarà chiusa entro il
primo di ottobre. Il decreto non fa
alcun riferimento al voto di maturità.
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Sanità, migliora la situazione
nelle regioni che stanno
rientrando dal debito
Influenza, due milioni a letto,
ma il picco deve arrivare
Redazione
Migliorano i conti e le prestazioni
nelle Regioni con i Piani di rientro
dal debito sanitario, ma molto ancora si può fare: è il quadro che
emerge dall' ultimo monitoraggio
sull'assistenza ospedaliera messo
a punto dall'ufficio sistema di verifica e controllo sull'assistenza sanitaria (Siveas) della direzione
generale della programmazione
sanitaria del ministero della Salute, per il periodo 2007-2012. In
Calabria, ad esempio, il ministero
rileva un decremento dell'ospedalizzazione totale a partire dal
2009, accompagnato da una consistente riduzione dei ricoveri ad
alto rischio di inappropriatezza. Gli
indicatori evidenziano una quota
di anziani assistiti a domicilio ancora inferiore all'atteso. In Campania, lo studio evidenzia un
decremento dell'ospedalizzazione
totale e del ricorso a ricoveri ad
alto rischio di inappropriatezza,
che, tuttavia presentano al 2012
un ampio margine di riduzione.
Nel Lazio, viene rilevato un consistente decremento dell'ospedalizzazione totale a partire dal 2009,
accompagnato da una significativa riduzione del ricorso a ricoveri
ad alto rischio di inappropriatezza
e del tasso di dimissione della popolazione anziana. In Piemonte, il
monitoraggio sottolinea come la
maggior parte degli indicatori di
assistenza ospedaliera presenti
valori compresi all'interno degli intervalli di riferimento. Situazione in
miglioramento anche in Puglia,
dove si nota un consistente decremento dell'ospedalizzazione
sia in regime ordinario che in day
hospital, che colloca il tasso totale
di dimissione lievemente al di
sopra del valore di riferimento.
Anche in Sicilia è consistente il decremento dell'ospedalizzazione,
che nell'ultima annualità risulta lievemente al di sopra del valore di
riferimento.
Gramazio: sbagliato affidare all'Inps
il riconoscimento dell'invalidità civile nel Lazio
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Secolo
d’Italia
Redazione
«In passato abbiamo già posto
lʼattenzione sullʼipotesi della
Regione Lazio di una specifica
convenzione con lʼInps, per affidare a quest'ultimo le funzioni
di accertamento dei requisiti sanitari per il riconoscimento dellʼinvalidità civile, ora di
competenza del Ssn-Ssr e
quindi delle Asl». Lo dichiara il
capogruppo di Forza Italia alla
Regione Lazio, Luca Gramazio,
che così continua: «Abbiamo
già evidenziato tutta la nostra
contrarietà e la negatività di
questʼipotesi, incomprensibile e
sbagliata. Innanzitutto, perché
si pone come obiettivo un fantomatico risparmio di 6 milioni di
euro. Risparmio che sarebbe,
oltreché impreciso, inesistente
per la cittadinanza. Inoltre, la
Regione non può stipulare una
convenzione con lʼInps in tal
senso, perché lʼInps è già ente
controllore in quanto Commissione medica superiore di verifica per lo Stato nei confronti
del Ssn (Servizio Sanitario nazionale) e Ssr (Servizio Sanitario regionale). Quindi lʼInps
ricoprirebbe – in tal caso - il
ruolo di controllore e controllato. Questo, oltre a essere incompatibile
–
continua
Gramazio – violerebbe costituzionalmente e giuridicamente il
principio di terzietà, indipendenza e imparzialità degli organi collegiali pubblici. Inoltre, il
decantato risparmio sarebbe
solo un miraggio, in quanto
lʼInps ha una carenza di perso-
nale medico e amministrativo
per svolgere questi compiti, e
perciò dovrebbe assumere
nuovo personale. Quindi, si ripropone il problema in termini
di spesa per i cittadini. In passato avevamo già annunciato la
nostra proposta per ottimizzare
i costi in unʼottica di efficientamento del servizio offerto. Ed
era quella di eliminare semplicemente il gettone regionale di
20 e 15 euro lordi per lʼattività
svolta dai medici non in regime
ordinario, nato per abbattere le
liste dʼattesa come incentivo
per lʼattività svolta dai medici in
surplus, fuori orario. Chiediamo
– aggiunge - al presidente Zingaretti di fare chiarezza su un
aspetto: infatti, la Asl Rm A e la
Asl di Frosinone dovevano essere le prime Asl ad iniziare
questa sperimentazione dal
primo gennaio. A quel che sappiamo, però, questa iniziativa
non sarebbe partita e – a
quanto sembra – dovrebbe essere operativa dal primo aprile.
In questi quattro mesi, dunque,
le visite di accertamento dellʼinvalidità sarebbero ferme (per i
cittadini del territorio di queste
due Asl), non venendo effettuate né dallʼAsl, né dallʼInps».
Redazione
Un flash mob al motto “Chiamparino: tante facce, un solo debito! #indebitatorchiampa” per
denunciare il solito gioco di carte
della Sinistra torinese: questa
lʼiniziativa organizzata da Fratelli
dʼItalia davanti a Villa Abegg, in
occasione delle dimissioni di
Sergio Chiamparino dalla presidenza della Compagnia San
Paolo. «È il primo gioco di carte
in cui si perde sempre: che si
cerchi un sindaco, un banchiere,
un politico trasversale, ovvero un
candidato governatore, è sempre
Chiamparino ad avere la meglio.
Il sistema delle porte girevoli
della Sinistra torinese è quanto
mai oliato: si entra e si esce dalla
politica alla bisogna, con gran-
dissima facilità, ma 4,5 miliardi di
debito non si cancellano così facilmente. “La politica non mi
mancherà" aveva detto solo un
anno e mezzo fa a tutti i giornali:
ora, se è vero che alla politica
non è affatto mancato, eccolo già
pronto a tornare in campo». Ad
affermarlo è Agostino Ghiglia,
portavoce regionale di Fratelli
dʼItalia. «E dire – gli fa eco Roberto Ravello, portavoce provinciale di Fdi – che di motivi per
desistere ce ne sarebbero molti:
i 4,5 miliardi di debiti maturati
sotto la sua guida, che hanno
reso Torino la città più indebitata
dʼItalia, i 70 milioni di Tne, regalati alla Fiat tra una partita di scopone scientifico e lʼaltra, la
voragine Toroc e la recente vi-
cenda Murazzi sono solo alcuni
esempi dell'eredità targata
Chiamparino. Senza considerare che sono trascorsi quasi
quarant'anni dal suo primo ruolo
politico nel Pci: sarebbe quantomeno auspicabile e doveroso un
ricambio generazionale visto
che di primarie nessuno a Sinistra sente la necessità». A Palazzo Civico – concludono
Maurizio Marrone e Paola Ambrogio, consiglieri comunali di
Fdi – non se ne sente certo la
mancanza. Anche solo la questione Murazzi grida vendetta:
canoni non riscossi per più di
300mila euro con Chiamparino,
naturalmente, allʼoscuro di tutto
e archiviato, unico su 33 indagati».
A Torino “flash mob” di Fratelli d'Italia:
«Chiamparino: tante facce un solo debito»
DOMENICA 9 FEBBRAIO 2014
Zullo: «Ampiamente
annunciata la crisi
dell'Istituto Oncologico
di Bari»
Redazione
«La crisi dellʼIstituto Oncologico
di Bari, in cui lunghissime liste
dʼattesa si accompagnano a conti
pesantemente in rosso, è una
inevitabile conseguenza, da noi
ampiamente prevista ed annunciata, della inadeguatezza e della
ferraginosità di un modello organizzativo palesemente destinato
al fallimento». Lo afferma il capogruppo di Pdl-Forza Italia alla Regione Puglia, Ignazio Zullo, che
così continua: «Abbiamo detto in
tempi non sospetti, e amaramente constatiamo ora, che non
si possono scaricare su una dotazione minimale di posti-letto i
costi di una struttura concepita
per ben altre dimensioni, ivi compreso un management oggi pletorico, in ragione di un ruolo di
eccellenza sovra-regionale al
quale dovrebbe essere chiamato
un Istituto a carattere scientifico.
Ciò detto, non si può non rilevare
la condizione pre-fallimentare e di
abbandono in cui, ad onta dellʼeroica dedizione degli operatori,
versano tutti quelli che dovrebbero essere i riferimenti strategici
per la Puglia e segnatamente la
Bari del futuro. Mentre a noi non
resta che rammentare le tante
denunce, i tanti appelli, le tante richieste di notizie e chiarimenti le
tante proposte costruttive lungimiranti dispersesi nel vento, nella
sordità totale di un presidente e di
un governo regionale sempre in
tuttʼaltre faccende affaccendati».
Da Milano a Roma, le star di cinema e tv
“invadono” il palcoscenico teatrale
Secolo
DOMENICA 9 FEBBRAIO 2014
d’Italia
Priscilla Del Ninno
Le star di cinema e tv sulla ribalta dal nord al
sud del Paese: questo il comune denominatore
che unisce, da Milano a Roma, i cartelloni teatrali del fine settimana. Così, se al Golden di
Roma Cesare Bocci torna in teatro con Ospiti –
la nuova commedia di Angelo Longoni, con
Eleonora Ivone e Marco Bonini– protagonista
di uno strampalato triangolo tra un misantropo
scrittore caduto in disgrazia e appena separato,
la vicina di casa, e l'ex della donna, un'altra star
di tv e cinema porta sotto i riflettori Penso che
un sogno così, spettacolo che, dopo il successo della fiction di Raiuno, vede Beppe Fiorello ancora nei panni di Domenico Modugno.
In scena all'Ambra Jovinelli, lo spettacolo,
scritto insieme a Vittorio Moroni e diretto da
Giampiero Solari, non è soltanto un viaggio
nella vita di Modugno, ma anche l'occasione
per raccontare fatti, storie e personaggi di
un'Italia passata. A Genova, invece, si parte per
un doppio viaggio, da figlio a padre e viceversa,
ne L'invenzione della solitudine, di scena al
Duse, nel monologo allestito da Giorgio Gallione e interpretato da Giuseppe Battiston, dal
romanzo dello statunitense Paul Auster. Pubblicato nel 1982, tre anni prima del successo
internazionale della Trilogia di New York, il romanzo racconta la “riscoperta” di un padre assente, e del sentimento della paternità, tra gli
oggetti della casa vuota del genitore all'indomani della sua scomparsa. Al Verdi di Padova
si potrà assistere, invece, a un match tra bugie
e potere, davanti al mondo in attesa. Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani tornano sul
palco insieme, dopo i successi dei pluripremiati
Angels in America e History Boys, per
Frost/Nixon, il racconto del duello televisivo del
1977, primo caso storico di televisione-spettacolo, in cui il giornalista britannico David Frost
nel '77 riuscì a far capitolare l'ex presidente
degli Stati Uniti Richard Nixon sullo scandalo
Watergate. Con San Valentino alle porte, poi,
non poteva mancare nel carnet teatrale
l'amore, che torna in scena a Bologna anche
con Lella Costa e Paolo Calabresi, protagonisti
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di Nuda Proprietà, testo che Emanuela Giordano ha tratto dal romanzo di Lidia Ravera, al
Duse da venerdì. A Milano, infine, dopo l'esperimento del Furioso Orlando, Stefano Accorsi
riprende in mano il poema dell'Ariosto, questa
volta insieme a Marco Baliani, in Giocando con
Orlando, in cartellone all'Elfo Puccini.
Modà e Neffa: al via la stagione dei concerti live
Bianca Conte
La melodia rock dei Modà piace decisamente: e dal web al live, passando per la vendita dei cd, le conferme abbondano. Da venerdì è in radio La sua bellezza, il nuovo
singolo dei Modà, l'ultimo estratto dal disco multiplatino Gioia... non è mai abbastanza!,
che è a sua volta il secondo album più venduto in Italia nel 2013. Un successo cresciuto grazie alle affermazioni sanremesi, quello dei Modà, gruppo capace di mescolare poesia pop e grinta rock in testi che hanno il pregio di arrivare subito al cuore dei
giovani. Così il gruppo, forte dell'affermazione “casalinga”, dopo i trecentomila biglietti
venduti per il Gioia Tour 2013, si preparano a suonare per la prima volta all'estero a
maggio: una prova che internazionalizzerà talento e riscontri. Debutteranno poi negli
stadi, a partire da quello della capitale, per concludere con il debutto americano con
un concerto nella “Grande Mela”. E allora, i Modà concluderanno l'11 luglio all'Olimpico di Roma e il 19 a San Siro, a Milano. Queste tutte le date del tour: 3 maggio Barcellona (Spagna), 5 maggio Monaco (Germania), 7 maggio Zurigo (Svizzera), 12
maggio Parigi (Francia), 14 maggio Bruxelles (Belgio), 18 maggio Londra (Regno
Unito), 21 maggio New York (Usa), 11 luglio Stadio Olimpico Roma, 19 luglio San Siro
Milano. Tutt'altro registro, invece, ha guidato il video d'animazione dall'atmosfera onirica e fiabesca che traduce in immagini l'essenzialità e la magia di Per sognare ancora, il nuovo brano di Neffa, tratto dall'ultimo album Molto calmo. La clip, firmata
Massimo Montigiani, riassume perfettamente la poetica del cantautore, rapper e produttore discografico italiano Neffa che, contemporaneamente all'uscita della clip, si
prepara a partire per il nuovo tour, durante il quale il pubblico potrà ascoltare alcuni
brani tratti da Molto calmo e le hit che hanno contraddistinto la sua carriera. Il via da
Bologna il 1 marzo. Poi il 7 Firenze, il 14 Roncade (Tv), il 20 Milano, il 28 Roma, il 5
aprile Torino, il 12 Campobasso, il 19 Bari, il 26 Taneto di Gattatico (Re).
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
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7 agosto 1990 n. 250