storia della nostra scuola - Comune di Ferrara

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storia della nostra scuola - Comune di Ferrara
Scuola Primaria Statale Pontegradella
Circolo Didattico “Alda Costa” Ferrara
Storia della Scuola Elementare
Pontegradella
Ricerca storiografica sulla storia della nostra scuola
e della sede della Delegazione Comunale di Pontegradella.
Questa pubblicazione è stata realizzata grazie al contributo della
Circoscrizione Comunale Zona Est
Circolo Didattico Alda Costa
Scuola Primaria Statale Pontegradella
Via Pioppa, 100 FERRARA tel. e fax 0532.756204
Sito web: elpontegradella.scuolaer.it E_MAIL [email protected]
Storia della Scuola Elementare
Pontegradella
“Storiografia a scuola”
Anni scolastici 2007/2008 e 2008/2009
Ricerca sulla storia della nostra scuola
e della sede della Delegazione Comunale di Pontegradella.
Questa pubblicazione è stata realizzata grazie al contributo della
Circoscrizione Comunale Zona Est
Ringraziamo
La Circoscrizione Zona Est
del Comune di Ferrara
La Dirigente Scolastica
del circolo “Alda Costa”
dott. Stefania Musacci
L’Archivio Storico Comunale
La sig. Angela Poli
Il sig. William Marchi
Il sig. Fabio Tassinati
Note dell’insegnante
“Storiografia a scuola”
(Percorso interdisciplinare di educazione alla storia, all’ambiente ed alla cittadinanza)
L’idea di scrivere la storia della nostra scuola è scaturita nel 2007 nell’ambito della realizzazione
del giornalino di classe quarta. Un’alunna ha suggerito l’argomento e tutti l’ hanno subito
approvato con molto entusiasmo.
Casualmente proprio nello stesso periodo era in programma una visita guidata all’Archivio
Storico Comunale e naturalmente abbiamo colto l’occasione al volo. Grazie alla preziosa
collaborazione della signora Angela Poli, mamma di uno dei bambini, che ci ha fatto da guida e
che ha organizzato la visita sulla base delle nostre esigenze, abbiamo potuto compiere un vero e
proprio procedimento storiografico, conducendo gli alunni nella ricerca e nell’analisi di alcuni
documenti significativi.
A scuola abbiamo esaminato quanto raccolto, imparando a restringere il campo ai dati oggettivi,
ad individuare e classificare somiglianze e differenze, a formulare ipotesi, a trarre conclusioni
adeguate e corrette, a non accettare eventuali interpretazioni azzardate.
Per continuare la nostra ricerca abbiamo coinvolto le famiglie degli alunni, ed abbiamo invitato a
scuola il signor William Marchi, nonno di una bambina della classe. Grazie a due
“partecipatissime” interviste, abbiamo raccolto molte informazioni importanti, che ci hanno
permesso sia di confermare alcune delle ipotesi formulate in precedenza, sia di aggiungere nuovi
tasselli alla nostra ricostruzione.
Strada facendo si aprivano continuamente nuovi canali di ricerca e di approfondimento: il
significato di vocaboli sconosciuti, i riferimenti ai quadri storici generali, i collegamenti tra la
storia locale e quella nazionale …
I bambini hanno sperimentato così il desiderio e la necessità di fare delle “ricerche” finalizzate
ad uno scopo concreto. Il modello dell’ipertesto è risultato a quel punto la configurazione più
naturale per il nostro lavoro. Ciascuno ha potuto dedicarsi a ciò che gli risultava maggiormente
congeniale e l’approccio interdisciplinare è venuto costituendosi senza forzature.
L’anno scolastico successivo, in quinta, ci siamo dedicati alla ricostruzione delle vicende della
“casetta” ed abbiamo invitato a scuola il nonno di un’altra alunna, il signor Fabio Tassinati, ex
Presidente della Delegazione Comunale di Pontegradella, che ci ha raccontato la storia del
decentramento territoriale del nostro Comune e, naturalmente, dell’edificio di pertinenza della
scuola, che un tempo era sede di Delegazione.
Nel corso di questa esperienza gli alunni hanno veramente potuto apprendere attraverso una
costruzione attiva delle nuove conoscenze, e con molta soddisfazione sono arrivati a comprendere
di aver aggiunto una piccola tessera al mosaico della scrittura storiografica del nostro territorio.
La prima parte di questo lavoro è stato pubblicato nel volume “Per un ABC del cuore”a cura del
F.A.I. Delegazione di Ferrara.
Giovanna Monini
PRESENTAZIONE
La nostra scuola, che fa parte del Circolo Alda Costa ed è frequentata da un centinaio alunni, è un
piccolo edificio di due piani dalla tipica gradevole architettura dei primi del '900, a cui sono stati
effettuati parecchi lavori di manutenzione ed adeguamento alle norme vigenti, ma purtroppo
sottodimensionato rispetto alle attuali esigenze. Fortunatamente il Comune ci ha concesso l'uso di
una piccola costruzione adiacente, detta "casetta", un tempo sede della Delegazione Comunale.
All’interno dell’edificio principale vi sono quattro aule ed una saletta biblioteca. La casetta ospita
un’altra aula ed il laboratorio di informatica. Abbiamo però un meraviglioso giardino che
rappresenta davvero il teatro e il cuore della vita scolastica.
La casetta
Il giardino
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DOVE SI TROVA
Pontegradella è una piccola frazione del Comune di Ferrara e fa parte della Circoscrizione Est.
Si tratta di una zona residenziale in continua espansione edilizia che però ha mantenuto la vecchia
immagine rurale grazie all’alternarsi di aree abitate e campi coltivati. Il centro si è sviluppato
attorno al crocevia tra Via Pontegradella e Via Pioppa, in corrispondenza di un vecchio ponte sul
canale da cui la frazione ha preso il nome. “Pontegradella” infatti potrebbe significare “ponte
della gratella” cioè del “graticcio”: si riferiva a un piccolo ponte di grate di legno che permetteva
l’attraversamento del corso d’acqua, un tempo navigabile.
Via Pontegradella costeggia il Canale S. Rocco
Via Pioppa
Dalla nostra finestra: distesa di campi coltivati.
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LA STORIA
TRACCE DEL PASSATO
“Quanti anni avrà la nostra scuola?” ci siamo chiesti una mattina che la nostra compagna Valentina
ebbe l’idea di scrivere la storia della scuola per il giornalino di classe. Tutti concordammo che
l’edificio fosse abbastanza vecchio, e la maestra ci invitò a fare un giro di ricognizione a caccia di
tracce del passato. Ecco il risultato della nostra ricerca.
Il cornicione
L’arco sulle finestre e lo stemma
La ringhiera in ferro battuto con i riccioli
La lapide del 4 novembre 1918
La presenza nell’atrio di questa lapide ci fece pensare che la nostra scuola fosse stata costruita
precedentemente alla 1^ Guerra Mondiale.
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A CACCIA DI DOCUMENTI
Decidemmo quindi di trasformarci in “storiografi” e ci recammo all’Archivio Storico Comunale a
caccia di documenti sulle origini della nostra scuola.
All’Archivio Storico Comunale
Quando siamo entrati la nostra guida ci ha portato dove c’erano degli armadi
scorrevoli che si chiamano “compatti” perché vengono compattati per occupare meno
spazio. Questi scaffali scorrono su delle rotaie e se si gira una manovella si spostano
avanti e indietro, così si può andare a cercare il faldone giusto nel ripiano giusto.
I faldoni sono dei raccoglitori enormi dove sono racchiusi dei documenti importanti.
In uno di quei faldoni c’erano dei documenti della nostra scuola e abbiamo scoperto
quanto è costato l’edificio, quanto è costato il terreno e quanto sono costati i lavori in
tutto. Siccome non esisteva ancora il computer i documenti erano scritti a mano,
pensate un po’ che pazienza! La scrittura era molto più bella di quella recente, però è
anche più difficile da leggere.
Gaia Rosignoli e Giacomo Simioli
Ecco i documenti che ci hanno fotografato e che abbiamo potuto portare a scuola.
Delibera Comunale del 30 agosto 1910
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Avviso di Gara
(15 novembre1910)
Aggiudicazione dell’appalto
(1910)
Progetto firmato dall’Ingegnere Capo del Comune
(Fronte, fianco e sezione in scala 1:100)
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LA NOSTRA RICOSTRUZIONE: LE ORIGINI
(Fonte: Archivio Storico Comunale)
Il 30 agosto 1910, dato il sovraffollamento delle scuole pubbliche di Quacchio e Boara che
costringeva gli alunni ad effettuare i doppi turni, il Comune di Ferrara deliberò di costruire una
nuova scuola in località “Ponte della Gradella”, prevedendo che dovesse essere frequentata da circa
70 alunni in tutto, tra maschi e femmine.
A questo scopo comprò la terra da Carlo Sitta per £ 4.100. Quindi il 15 novembre 1910 fece una
gara d’appalto per assegnare l’incarico di costruire l’edificio, il cui progetto venne firmato
dall’Ingegnere Capo del Comune.
Casa Sitta
Carlo Sitta fu il padre del senatore Pietro Sitta,
rettore dell’Università di Ferrara dal 1912 al 1935.
La villa che un tempo apparteneva a questa famiglia
è vicina alla nostra scuola ed è conosciuta come
“Casa Sitta”.
Si aggiudicò il lavoro il signor Giuseppe Zaccarini, per £ 27.424,70.
Esternamente la scuola era praticamente com’è oggi, ad eccezione di un piccolo ampliamento sul
retro, del locale caldaie ed ovviamente della rampa d’accesso anti barriere architettoniche, realizzata
solo tre anni fa.
All’interno, invece, vi erano soltanto due aule, una al piano terra ed una al primo piano, con un
bagno ciascuna.
Prima della conclusione dei lavori, che iniziarono nel 1911 e terminarono nel 1912, vennero iscritti,
a differenza di quanto previsto, ben 71 bambini e 72 bambine.
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Nel 1911/1912, anno in cui la scuola venne effettivamente aperta, gli iscritti aumentarono
nuovamente e si arrivò all’elevato numero di 98 maschi e 104 femmine.
1^ maschile
2^ maschile
3^ maschile
TOTALE
Iscrizioni anno scolastico 1911/1912
ALUNNI
38
1^ femminile
34
2^ femminile
26
3^ femminile
TOTALE
98
ALUNNE
57
28
19
104
Perché tante femmine e perché tanti alunni in prima e seconda rispetto alla
terza?
Secondo noi molti bambini, soprattutto femmine, quando la scuola era lontana
venivano lasciati a casa ad aiutare i genitori nelle faccende domestiche o nei
campi. Per questo motivo, una volta aperta la nuova scuola, chi precedentemente
non aveva potuto frequentare si è subito iscritto, anche se magari aveva più di sei
anni.
Le lezioni si tennero così fin dall’inizio in due turni: alcune classi frequentavano le lezioni al
mattino ed altre al pomeriggio.
Dagli elenchi degli iscritti, separati tra maschi e femmine, sappiamo che le classi istituite nella
nostra scuola erano solo tre, dalla 1^ alla 3^. Sia che fossero state concesse classi miste o meno, è
probabile che gli alunni venissero accorpati in pluriclassi, ad esempio 1^ e 2^ insieme. Possiamo
inoltre ipotizzare che le insegnanti, che dai documenti risulta fossero due, si recassero al lavoro due
volte al giorno con classi diverse
Registro delle iscrizioni
1911/1912
CURIOSITA’
Nell’elenco delle 72 bambine iscritte nell’anno
1910/1911 abbiamo trovato il nome di una
alunna che aveva lo stesso cognome della
mamma della nostra compagna Vittoria
Poltronieri: “Maria Pandasi”, figlia di
Giuseppe, che risulta iscritta al n. 64 del
registro.
Abbiamo indagato ed abbiamo scoperto che si
tratta davvero di una sua parente.
Si tratta di elenchi scritti a mano,
chiaramente con una penna antica che
veniva intinta nell’inchiostro, e con
una calligrafia d’altri tempi, molto
elegante e curata.
“Maria Pandasi” era la sorella del bisnonno
materno della nostra compagna, che si
chiamava Giorgio. Oltre a Giorgio, Maria aveva
altri tre fratelli: Nella, Carmen e Carlo. Il
bisnonno Giorgio ebbe un figlio, Remo, che è il
nonno della nostra amica Vittoria.
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A CACCIA DI TESTIMONIANZE
Per proseguire il nostro lavoro abbiamo approfittato di un’occasione davvero speciale: il nonno
della nostra compagna Francesca Soffritti ha frequentato la nostra scuola dal 1938 alla fine della
Seconda Guerra Mondiale. Così l’abbiamo invitato a scuola, dove ha risposto alle nostre mille
curiosità e ci ha raccontato tanti aneddoti interessanti.
Abbiamo fatto proprio tante domande perché è
stata un’esperienza molto interessante che ci
ha fatto scoprire cose nuove su un passato che
non conoscevamo.
Intervista al signor William Marchi, nonno
di Francesca
LA NOSTRA RICOSTRUZIONE: anni trenta/quaranta
(Fonte: testimonianza sig. William Marchi)
Il racconto: 1938/1945
L’EDIFICIO
Venni iscritto in prima elementare nel 1938. A quei tempi attorno alla scuola si estendeva soltanto
la campagna; su via Pioppa non c’erano ancora né l’asilo né la Chiesa.
L’edificio esternamente aveva lo stesso aspetto che ha oggi, con le due entrate che conducevano una
al piano terra ed una al piano superiore. Mancavano soltanto quel piccolo vano retrostante con il
tetto basso ed il locale caldaie.
All’interno, invece, vi erano soltanto due aule, una al piano terra ed una al piano superiore, con un
bagno per ciascuna. Essendoci quattro classi, dalla prima alla quarta, (per frequentare la quinta e la
sesta bisognava andare alla scuola Guarini di Ferrara) le lezioni si svolgevano in due turni, uno al
mattino ed uno al pomeriggio.
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LA GUERRA
Nel 1941 , durante la seconda guerra mondiale, è caduta una bomba sulla parte posteriore
dell’edificio. Fortunatamente capitò durante la notte, quando non c’era nessuno. Quando gli aerei
nemici si avvicinavano suonava l’allarme e tutti quanti scappavamo a casa per non farci sorprendere
riuniti insieme. A quei tempi i bambini andavano e tornavano da scuola senza essere accompagnati
dai genitori, perché non c’era alcun pericolo. Di automobili ne circolavano pochissime e la parola
“traffico” ancora non esisteva. Ci si riuniva in gruppo e si faceva la strada insieme. In campagna
infatti in ogni casa colonica, anche se isolata dalle altre, c’era sempre un gran numero di bambini e
si stava in compagnia giocando con ciò che capitava nelle aie, nei fienili e nei campi. La scuola
rimase chiusa fino alla fine della guerra e solo i figli delle persone più benestanti poterono
continuare gli studi con lezioni private a casa. Durante i lavori di riparazione venne modificata la
parte dove ci sono i bagni.
LE AULE
Le aule erano molto grandi ed ospitavano anche più di trenta alunni, maschi e femmine insieme.
L’arredo era molto semplice, la cattedra era collocata sulla cosiddetta “predella”, una piattaforma
in legno che permetteva alla maestra di stare in posizione rialzata in modo da farsi veder anche da
chi si trovava negli ultimi banchi.
I banchi, di legno scuro come la cattedra, erano doppi, e costituivano un unico blocco con le panche
senza schienale ad essi collegati. In caso di bisogno vi si facevano sedere anche tre o quattro
bambini, ad esempio quando l’altro insegnante era ammalato e di due classi se ne faceva una.
Ogni banco era dotato di due calamai inseriti in appositi fori. Questi calamai, dove si intingevano i
pennini per scrivere, venivano riempiti di inchiostro dai bidelli con un contenitore in vetro con
beccuccio.
Alle pareti venivano appesi cartelli, carte geografiche e vignette educative o didattiche, ma non
erano belle e colorate come quelle che ci sono oggi.
Cattedra con predella
Banco
Disegno di Tilahun Andreoli
Disegno di Francesca Soffritti
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LE STUFE
Non c’era il riscaldamento centralizzato, ma delle stufe di terracotta a legna. Ogni bambino aveva
un sasso da macero che appoggiava sulla stufa e che, una volta ben caldo, appoggiava sulle gambe
per riscaldarsi. Infatti le mani si gelavano tanto da non poter più scrivere. Molto frequentemente i
bambini avevano i geloni alle dita ed alle ginocchia per il gran freddo che si pativa.
Macero
I maceri sono bacini artificiali di acqua dolce e per
secoli sono stati utilizzati nella Pianura Padana per la
lavorazione tessile della canapa, una pianta fibrosa che
cresceva anche in terreni sabbiosi e zone paludose e con
le cui fibre si realizzava un tessuto molto resistente.
Testimonianza del nostro compagno Franco Vancini
I miei nonni hanno coltivato la canapa fino al 1957,
l’ultimo anno di coltura nel ferrarese. I maceri
servivano per mettere a bagno la canapa, così poteva
sbiancare ed essere lavorata nelle fabbriche. Per far sì
che rimanesse sommersa si usavano dei grossi sassi.
Adesso i pochi maceri rimasti sono utilizzati come
riserve di pesca o come zone umide protette. Nei terreni
della mia famiglia ce ne sono ancora cinque.
SASSI DA MACERO
(Foto di Michele Ebeling)
CANAPA: FILO E TESSUTO
(Portati a scuola da Sara Martini)
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Stufa in terracotta
(Disegno di Sara Martini)
IL GIARDINO
Il giardino era pressoché grande quanto oggi, ma questi vecchi alberi che attualmente abbelliscono
il cortile non c’erano. Li avranno piantati 40/50 anni fa. Non c’erano attrezzature, lo spazio erboso
era vuoto. Dato che c’erano i doppi turni, noi bambini eravamo però abbastanza liberi di giocarci
prima o dopo le lezioni . Veniva poi ampiamente utilizzato per le lezioni di educazione fisica, che a
quei tempi erano un po’ militaresche poiché si era in epoca fascista. A causa del fascismo le
maestre erano anche obbligate ad istruirci sulla cultura e i principi imposti dal governo. Mio padre
per fortuna non mi fece mai iscrivere alle associazioni fasciste per bambini.
Fascismo
(Ricerca di gruppo)
Significato della parola “fascismo”
Il nome fascismo proviene da “fasci di combattimento”, che erano gruppi di
persone organizzate per ottenere il potere di governare lo Stato. Il fascio era un
simbolo degli antichi romani, fatto di verghe (ramoscelli flessibili) legate
insieme da nastri rossi, con in mezzo una scure. Era il simbolo del potere di dare
punizioni e divenne anche il simbolo del fascismo.
Che cosa fu
Era un partito fondato da un uomo politico: Benito Mussolini. Questo partito
prese il potere in Italia nel 1922, promettendo che avrebbe fatto tornare l’ordine
e il benessere nel nostro Paese. In realtà instaurò una dittatura e Mussolini si
fece chiamare “Duce”, cioè capo, guida. Tutti gli altri partiti furono soppressi e
fu abolita la libertà di esprimere le proprie opinioni. Gli oppositori venivano
incarcerati e anche condannati a morte.
I bambini
Anche i bambini erano organizzati in associazioni fasciste. I più piccoli, dai 6
agli 8 anni, venivano chiamati “Figli della lupa”, invece quelli dagli 8 ai 10
“Balilla”. Indossavano la divisa fascista e marciavano come piccoli soldati.
(Foto da “Encarta”)
La scuola
Anche la scuola diventò fascista e l’insegnamento venne “fascistizzato”: in tutte
le scuole elementari era obbligatorio adottare il libro fascista, il cui contenuto
era controllato dalle autorità e imprimeva nella mente dei bambini solo il punto
di vista fascista. Tutti gli insegnanti furono obbligati ad iscriversi al partito
fascista e a giurare fedeltà al regime.
Benito Mussolini e Adolf Hitler
Nel 1936 Mussolini strinse alleanza con il dittatore tedesco Hitler e nel 1938, per
compiacere l’alleato, firmò le “leggi razziali” che escludevano gli ebrei dalla vita
civile.
La fine
Il fascismo durò fino al 1945, alla fine della II Guerra Mondiale, alla quale
l’Italia partecipò come alleata della Germania di Hitler.
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LE CLASSI
Le classi erano miste, molto numerose. Molti di noi si innamoravano di qualche bambina. Anch’io
in quarta cominciai ad avere una simpatia per una compagna che si chiamava Mirta Berti, ma dalla
quinta non la vidi più, perché purtroppo dovemmo cambiare scuola.
Anche ai miei tempi c’erano i cosiddetti “bulli”, ma di solito venivano isolati. Era il modo migliore
per neutralizzarli: capendo che la prepotenza non portava amici, a volte smettevano. Talvolta però si
aggregavano tra loro.
LE MAESTRE
C’era una sola maestra per classe che insegnava tutte le materie. Gli alunni erano molto rispettosi
nei confronti delle insegnanti, e quando entravano in aula tutti dovevano alzarsi in piedi. Alcune
erano molto severe, bacchettavano sulle dita i bambini più indisciplinati con un lungo righello,
oppure li facevano stare dietro la lavagna o in ginocchio sui ceci crudi. Dopo averli puniti, le
maestre scrivevano anche una nota sul quaderno. Alcuni bambini erano “fortunati” perché i loro
genitori, essendo analfabeti, non potevano leggerle.
In questa scuola solo la maestra De Paoli picchiava; usava una lunga canna da pesca per arrivare
anche ai più lontani. Per sentire meno dolore i bambini cercavano di offrirle il palmo della mano
anziché il dorso, che è più sensibile.
In generale però le insegnanti erano buone e materne, e si affezionavano ai loro alunni.
Si interessavano anche di quello che facevano fuori dalla scuola e se venivano a sapere che
qualcuno si comportava male lo punivano e convocavano i genitori. Io ricordo con piacere la
maestra Augusta Giovannini.
I voti venivano espressi in numeri, da zero a dieci, ma non ricordo di aver mai visto assegnare a
nessuno meno di tre, che era un bruttissimo voto. Generalmente le maestre non assegnavano troppi
compiti, perché sapevano che molti bambini a casa dovevano aiutare i genitori nel lavoro.
Mi piaceva andare a scuola e ne ero orgoglioso. Anche se ero piccolo capivo l’importanza di quello
che vi si faceva ed ero consapevole che grazie all’istruzione si può migliorare la nostra vita.
Studiavo con impegno ed ero uno dei primi della classe.
ANEDDOTO
Un giorno andai a scuola in anticipo per giocare con gli altri bambini. Uno
dei miei amici suonò il campanello insistentemente per tre o quattro volte, poi,
stanco di aspettare, se ne andò. Io invece rimasi lì, seduto sul muretto. Ad un
tratto la maestra De Paoli uscì e mi diede due schiaffi in faccia pensando che
fossi stato io a suonare. Allora mi ribellai e trovai il coraggio di protestare,
così venni sospeso. Il giorno seguente mio padre si recò dalla signora De
Paoli per rivendicare la mia innocenza, e per fortuna venni riammesso.
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IL CORREDO SCOLASTICO
Negli anni ’30 si andava a scuola con una cartella di tela, che non veniva comprata in un negozio,
ma cucita in casa dalle mamme utilizzando la stoffa ottenuta dalla canapa. Era una borsa con la
tracolla chiusa con un bottone Al suo interno venivano messi due quaderni piccoli, uno a righe e
uno a quadretti, un libro e una cannetta con il pennino per scrivere, che a volte bucava il tessuto e
pungeva. Io ero uno dei pochi a possedere un astuccio di legno, che ho conservato.
Tutti, maschi e femmine, indossavamo un grembiule nero senza fiocco, sul quale venivano cucite
delle striscioline bianche che formavano il numero romano indicante la classe frequentata.
Astuccio di legno del sig. William Marchi
MINESTRA A MEZZOGIORNO
Nessuno faceva merenda, perché a mezzogiorno in punto veniva servita a tutti la minestra
dell’EOA, Ente Opera Assistenza. Si trattava di una buonissima minestra di fagioli con le cotiche.
Piaceva a tutti, in particolare ad un mio compagno un po’ grassottello che mangiava anche le
cotiche di quelli con meno appetito. Per questa sua passione l’avevamo soprannominato “Cotica”.
Cotica
Cotenna di maiale:
è la pelle grossa e
dura con il primo
strato di grasso
attaccato.
Impastata ad altra
carne, si usa anche
per fare i salami
da cuocere
chiamati
“cotechini”.
RICETTA
“Minestra di fagioli con le cotiche”
(Mamma di Franco Vancini)
INGREDIENTI
500 g. di fagioli borlotti, cotiche, conserva, patate, cipolla, olio,
sale, maltagliati, parmigiano.
PREPARAZIONE
Far bollire fagioli, patate e cotiche. A cottura ultimata schiacciare
i fagioli e le patate. Preparare il soffritto. Mettere le cotiche un po’
a soffriggere, poi rimetterle nella pentola insieme al passato e
all’acqua di cottura. Far cuocere i maltagliati.
Servire con il parmigiano, e buon appetito!
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I GIOCHI
Non essendoci la possibilità economica di comprare giocattoli, noi bambini ci divertivamo
soprattutto con giochi di gruppo che inventavamo anche da soli. Ci divertivamo moltissimo. I
giochi più diffusi a scuola erano la “cavallina” e “scarga l’asan”. Ci piaceva anche molto giocare
con le biglie, ma non tutti le possedevano, così capitava che staccassimo i bottoni dai nostri
grembiuli per usarli come palline. Alle mamme raccontavamo poi di esserci impigliati da qualche
parte.
Il gioco della cavallina.
Si può giocare in tanti. Tutti i
bambini si debbono inchinare come
un cavallo uno davanti all’altro
formando una fila, in modo che si
possa saltare sulle loro schiene.
L’ultimo deve appoggiarsi con le
mani sulla schiena di chi lo precede e
saltarlo. Poi salta tutti gli altri.
Quando questo bambino arriva alla
fine della fila, parte un altro. La fila
così non finisce mai.
“Scarga l’asan”
Si tratta di un gioco un po’
pericoloso che non consigliamo di
provare senza qualche adulto
presente
Funziona così.
Un bambino si mette dritto in piedi
con le spalle appoggiate al muro.
Gli altri si mettono in fila davanti a
lui mettendo le mani sui suoi fianchi
o su quelli del compagno precedente
e stando un po’ curvi, in modo che le
loro schiene formino un piano
d’appoggio. L’ultimo della fila deve
stare in piedi perché deve saltare
sulla schiena dei compagni il più
avanti possibile per far vincere la sua
squadra. Le squadre debbono essere
almeno due.
.
Il sig. Marchi ci ha insegnato a
giocare alla cavallina
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LA CASETTA
Come abbiamo già scritto, il Comune ci ha concesso l'uso di una piccola costruzione, detta
"Casetta", un tempo sede della Delegazione Comunale, dove ci sono la nostra aula, il laboratorio di
informatica, una stanza per la distribuzione dei pasti ed un bagno.
La casetta vista dalla finestra dell’edificio principale
Pianta dell’edificio
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TRACCE DEL PASSATO
Anche questa volta abbiamo fatto una ricognizione, ed ecco che cosa abbiamo trovato:
Nella cassaforte venivano riposti
denaro, carte di identità, altri
documenti importanti, timbri …
Quando i ladri riuscirono a
forzarla vennero messe alle finestre
le inferriate che ancora adesso
abbiamo. (Fonte: testimonianza Sig.Fabio
Tassinati)
La cassaforte
Quando la casetta era l’ufficio
dell’anagrafe, di panchine in
legno come questa ce n’erano
parecchie. Ci si sedevano le
persone mentre aspettavano il loro
turno. A volte venivano
posizionate anche all’esterno
dell’edificio. (Fonte: testimonianza
Sig.Fabio Tassinati)
La vecchia panchina
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Prima di tutto abbiamo deciso di cercare di capire che cosa sia una delegazione comunale. Perciò
con l’aiuto della maestra ci siamo dati da fare durante le lezioni di educazione alla cittadinanza.
IL DECENTRAMENTO AMMINISTRATIVO
Il territorio dello Stato italiano è stato suddiviso in diverse parti per poterlo amministrare
meglio. Ognuna di queste parti costituisce un organismo decentrato, ed ha il compito di
provvedere ai bisogni della collettività (scuole, strade, sanità, ecc.). I decentramenti territoriali
sono i seguenti: REGIONI, PROVINCE, COMUNI, CIRCOSCRIZIONI.
1
REGIONI
2
PROVINCE
Ogni Regione è suddivisa in un certo numero di Province.
In Emilia Romagna ce ne sono 9.
Lo Stato italiano è suddiviso in 20 Regioni.
3
4
CIRCOSCRIZIONI
COMUNI
Ogni Provincia è suddivisa in un certo numero di Comuni.
Quella di Ferrara ne ha 26.
I Comuni più grandi sono suddivisi in
Circoscrizioni ( in altre zone d’Italia si
chiamano anche Quartieri o
Municipalità). In quello di Ferrara ce
ne sono 8, ma dalle prossime elezioni
diventeranno 4. All’inizio da noi si
chiamavano Delegazioni (fuori mura) o
Quartieri (in città).
ABBIAMO CAPITO CHE LE DELEGAZIONI ERANO LE CIRCOSCRIZIONI DI UNA VOLTA.
18
TESTIMONIANZA DEL SIGNOR FABIO TASSINATI
(Ex presidente della Delegazione Comunale di Pontegradella e della Circoscrizione Zona Est)
Siamo venuti a sapere che il nonno della
nostra compagna Sara è stato Presidente
della Delegazione di Pontegradella.
Non potevamo certo non approfittare di
questa occasione, così l’abbiamo invitato
a scuola per poterlo intervistare.
Il sig. Fabio Tassinati a scuola
Ecco che cosa ci ha raccontato
ANNI ‘60
PRIMI DECENTRAMENTI: NASCE LA DELEGAZIONE
Il Comune di Ferrara venne suddiviso in 22 decentramenti territoriali: 14 delegazioni e 8 quartieri.
Il Presidente ed i consiglieri della Delegazione allora non venivano eletti dai cittadini come oggi,
ma nominati dal Consiglio Comunale.
All’inizio la nostra Delegazione comprendeva solo le frazioni di Pontegradella e Focomorto.
La Casetta fu costruita a quel tempo: era composta da un unico vano, che corrispondeva all’attuale
laboratorio di informatica e ad una parte dell’aula (il corridoio e la tramezza non c’erano). Ospitava
l’ufficio dell’Anagrafe, dove i cittadini vanno quando hanno bisogno di certificati vari. Perciò le
riunioni del Consiglio di Delegazione venivano fatte negli orari in cui l’ufficio era chiuso al
pubblico.
La nostra ricostruzione della pianta dell’edificio
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CURIOSITA’
La costruzione della Casetta, negli anni ’60, costò 20 milioni
di lire. Oggi con questa cifra, che corrisponde a circa 10.000
euro, si può al massimo comprare una piccola automobile
ANNI ‘70
AMPLIAMENTO DELLA CASETTA
Il Comune fece ampliare la Casetta: vennero costruite l’attuale stanza della distribuzione pasti,
adibita ad ufficio del Presidente della Delegazione, e la nostra aula, dove si realizzò una sala per le
riunioni del Consiglio. Ancora oggi si nota la parte aggiunta perché non ha il tetto.
L’ampliamento degli anni ’70 è la parte sul retro, con tetto piatto e senza tegole.
ANEDDOTO
Matrimonio nella Casetta
Il Presidente della Circoscrizione
era, ed è ancora, ufficiale di stato
civile. Poteva perciò unire in
matrimonio due persone.
Nel 1974 il sig. Tassinati ha quindi
celebrato un matrimonio nella
nostra casetta. La cerimonia è
durata pochi minuti alla presenza
dei soli testimoni, perché gli sposi
desideravano una cosa semplice,
senza invitati.
Il nonno di Sara indossava la fascia
tricolore.
La nostra ricostruzione della pianta
dell’edificio
20
ANNI ‘80
NASCE LA CIRCOSCRIZIONE
Il Parlamento approvò una nuova legge sul decentramento: a Ferrara da 22 i decentramenti
divennero 12, tra Quartieri e Circoscrizioni.
Per la prima volta i cittadini votano anche per eleggere i 20 Consiglieri della Circoscrizione, i quali
a loro volta votano poi per scegliere il Presidente.
La nostra Circoscrizione comprendeva Pontegradella, Focomorto, Quacchio, Boara e
Malborghetto.
A questo punto la Casetta tornò ad essere solo la sede dell’ufficio dell’anagrafe, perché la sede del
Consiglio di Circoscrizione passò a Quacchio, dove si trova ancora oggi.
ANNI ‘90
LE CIRCOSCRIZIONI CALANO A OTTO
I decentramenti comunali divennero gli attuali otto. Per la prima volta le circoscrizioni
disponevano di una somma di denaro da spendere per le necessità dei loro cittadini (opere e servizi
pubblici, contributi alle scuole …) Attualmente la Circoscrizione Est provvede ad esempio al
servizio di sorveglianza pre e post scuola, e anche questa pubblicazione è stata realizzata proprio
grazie al suo contributo.
DAL 1998 (Testimonianza della maestra)
Ormai chiuso anche l’ufficio dell’anagrafe, la Casetta divenne una dependance della Scuola
Elementare. Inizialmente in questo edificio sono stati allestiti due vani mensa e una piccola
palestra. Ma poi gli alunni sono aumentati e la palestra è stata giudicata non a norma per il numero
dei bambini che dovevano utilizzarla. Perciò anche la stanza della palestra è stata adibita a mensa.
Ma gli alunni aumentarono di nuovo ed è stato necessario trasformare il vano più grande in aula
(la nostra) e gli altri due rispettivamente in laboratorio di informatica ed in stanza per la
distribuzione dei pasti, i quali vengono poi consumati nelle aule.
Questi siamo noi nella nostra aula
della Casetta.
Come si può notare in 23 stiamo
stretti come sardine, e pensare che
è l’aula più spaziosa di tutta la scuola!
PROSSIMO FUTURO
DALLE ELEZIONI DEL GIUGNO 2009 LE CIRCOSCRIZIONI SARANNO SOLO QUATTRO
Per poter risparmiare, alle prossime elezioni le attuali otto circoscrizioni saranno accorpate e se ne
formeranno quattro. L’obiettivo è quello di spendere meno soldi per le persone che ci lavorano e
usare quanto risparmiato per altri interventi a favore della cittadinanza.
E alla nostra Casetta cosa succederà?
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IL NOSTRO PROGETTO PER IL FUTURO
“Un tunnel trasparente”
Dopo aver fatto questa bella ricerca, qualcuno di noi ha osservato che la nostra
scuola già all’inizio è stata costruita troppo piccola. Infatti era stata progettata per
70 alunni ma ne sono stati iscritti 202, così sono cominciati subito i doppi turni.
Adesso i doppi turni non si fanno più, ma noi stiamo a scuola 32 ore alla settimana e
siamo davvero un po’ stretti, tanto che il Comune ha dovuto mettere il numero
chiuso.
Noi bambini vorremmo che la nostra scuola fosse più grande per poter stare più
comodi, per poterci muovere liberamente, per poterci alzare dalla sedia senza far
spostare i vicini di banco, per poter giocare anche quando piove.
Ci piacerebbe mangiare in una mensa e non in aula, ci piacerebbe che il laboratorio
di informatica fosse abbastanza spazioso da non doverci più andare a rotazione.
Avremmo anche bisogno di uno spazio comune dove poterci riunire per le nostre
piccole recite e per le feste, e dove appendere i nostri cartelloni.
Siccome noi siamo affezionati alla nostra scuola, che è anche un edificio storico, non
vorremmo che venisse demolita e nemmeno che venisse abbandonata: vorremmo che
venisse ampliata per adattarla alle nostre esigenze.
Quindi abbiamo ideato un progetto: se la casetta venisse ingrandita e sopraelevata,
senza però abbattere i pioppi, potrebbe essere collegata all’edificio principale
tramite un tunnel trasparente.
Così chi ci passa potrà vedere il giardino.
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DESCRIZIONE
Scuola - Disegno di Francesco Scanavacca
DESCRIVIAMO CON I “NOSTRI” OCCHI
Via Pioppa è una strada povera, però c’è una scuola. Una scuola piccola ma con tantissimi alunni:
due aule per piano e un’altra nella casetta che una volta era la sede della Circoscrizione.
Riccardo Minarelli
La nostra scuola non è dipinta, si vedono i mattoni. Guardando bene i muri si possono vedere dei
buchi dove d’estate ci sono le lucertole. Per entrare ci sono una rampa a sinistra ed una piccola scala
a destra, dove molte volte i bambini giocano. Carlo Simoni
Dalla finestra un uomo osserva la nostra scuola perplesso; secondo me sta pensando a quanto è
vecchia e se è vecchia anche dentro.
Per me è molto carina perché ci sono due bandiere. Una è rossa, bianca e verde, cioè è la bandiera
italiana , l’altra ha lo sfondo blu e le stelle gialle ed è quella dell’Europa.
Queste bandiere sventolano 24 ore su 24.
Sotto il tetto ci sono delle decorazioni che sembrano merli e che fanno sembrare la scuola un
castello. Vittoria Poltronieri
Il giardino della nostra scuola è molto bello perché è verde, ci sono i pioppi, dei pini pieni di pigne,
c’è anche il melograno. E’ grande, è spazioso, ha tanti bei nascondigli. Ci sono anche le panchine
nuove. Alessio Masarati
23
Davanti alla scuola c’è una distesa di ghiaia bianca e qualche erbetta che cresce spontaneamente. In
lontananza si intravede una piccola casetta bianca, bassa e stretta. Di fronte alla casetta si innalza
una fila di pioppi. Sono alti, circa della stessa statura e forse della stessa età, sui cento anni. Una
rete verde e sottile assedia la scuola come una gabbia, e la protegge. L’ingresso è costituito da un
cancello nero, alto e con sbarre massicce. E’ sempre chiuso, viene aperto solo quando necessario.
La scuola, l’edificio più importante, non è molto grande, ma antica. All’esterno vive un giardino
meraviglioso, con alberi di tutti i tipi: abeti, pioppi, un fico…Il colore dell’erba è un miscuglio tra il
verde scuro e il verde chiaro. Davanti alla scuola spiccano cinque pini marittimi, che hanno una
chioma grandissima e aghi lunghi e appuntiti. Ogni anno producono moltissimi pinoli.
La mia scuola è anche la mia casa e il mio rifugio. Tilahun Andreoli
…Ma la cosa che spicca di più è l’erba, l’erba verde come abeti e tu la vedi lì per lì che svolazza
come una farfalla.
Dentro la scuola si vede il bidello che fa da sentinella seduto su una sedia di legno ormai graffiata
dal tempo. Insomma non si sente volare una mosca.
Ad un tratto il bidello alza lo sguardo, guarda l’orologio e suona la campanella della ricreazione:
tutti i bambini si alzano per prendere il giubbotto e corrono subito fuori, nel grande giardino.
Mariavittoria Caciorgna
Una signora anziana e il suo nipotino tentano di salutare i bambini che giocano nel cortile della
scuola.
Alcuni bambini sono seduti su un muricciolo basso sotto la rampa: parlano, si dicono barzellette
mentre mangiano la merenda. Qualcuno gioca a rincorrersi, qualcun altro invece scompare dietro la
scuola, andando nell’altra metà del giardino che confina con alcune case.
C’è una gran differenza tra il giardino davanti e quello di dietro: davanti è cupo, a parte i pini
marittimi, dietro invece assomiglia a un parco, grazie al piccolo stagno con i pesci rossi.
Silvia Angelini
Dietro la scuola c’è un piccolo laghetto, così lo chiamo io, ma in verità è praticamente una vasca
con l’acqua. Qualche volta, quando sono sola, sento dei rumori nel laghetto e vedo l’acqua che gira
intorno. Alice Droghetti
Dal giardino di dietro si vede anche la campagna ricoperta dalla terra, dove in primavera spuntano
tante piantine come fiori di un prato. Alessia Piva
Quando arrivo nella mia aula sono molto felice perché dalle finestre c’è un bel panorama, si può
vedere tutta la città. Quando il tempo è bello all’orizzonte si possono anche vedere le torri del
Castello Estense ed il campanile del Duomo. Contributo della classe III
La mia scuola è molto dolce e accogliente, è come se fosse una seconda mamma, o casa. E’ un po’
anziana e forse dovrebbe andare in pensione, ma ci si sta molto bene. Il giardino è un po’
spelacchiato, ma ci sono molti alberi. Appena usciamo in giardino penso “Libertà!” perché posso
correre e respirare aria pura giocando con i miei amici. Contributo della classe III
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DESCRIVIAMO CON IL CUORE
La nostra scuola, anche se è molto piccola, per chi la frequenta è come un’accogliente tana dove ci
si riunisce per stare in compagnia. E’ anche un monumento storico, essendo stata costruita nel 1912.
Adesso è una semplice scuola in un semplice paesino.
E’ una scuola accogliente, ricca di felicità, piena di allegria, senza praticamente neanche un disagio.
Il vantaggio di una scuola piccola è quello della conoscenza, infatti ci conosciamo tutti tra di noi.
E’ bellissimo stare qui, e a chi non la conosce dico che magari un’occhiata gliela potrebbe dare.
Francesca Soffritti
C’è un odore di affetto che gira per la nostra scuola e contagia bambini, maestre, bidelli: anche i
bambini più cattivelli. Silvia Angelini
La nostra scuola è piccola però è stata chiamata da alcuni vecchi alunni il “Vulcano delle idee”
perché, secondo me, è quella che ha più idee, ad esempio quella del giornalino scolastico.
La mia aula è staccata dall’edificio principale ed è piccola, ma ricca di tante cose: il cartellone
dell’America, quello della “Storia in diretta”, i cartelli della recita… ma quello che mi affascina di
più è la nostra biblioteca personale. Non crediate che nella mia aula ci sia una vera biblioteca! È
soltanto uno scaffale con dei libri.
La nostra scuola è piccola, lo so, però è bella così com’è. Caterina Iannice
Appena vedo la mia scuola mi viene subito voglia di lavorare. Mentre cammino verso la casetta
dove c’è la mia aula, noto sempre oltre la rete una specie di casa lunga con il camino. Questa
costruzione è di mattoni, sul tetto crescono del muschio e dell’erba e si ammucchiano rami secchi.
Una parte del muro è molto vecchio e cadente. Nella casetta c’è la mia classe, formata da 23
bambini. Da noi ci sono molte cose belle: cartelloni, disegni, ghirlande. Sembra un’aula creativa.
L’edificio principale è antico, ma bello e ben tenuto. Non è come il muro di quella casupola che
confina con il nostro giardino! Valentina Martinelli
Quando siamo tutti in giardino c’è molta armonia nei nostri cuori e tanta felicità.
Erba lunga e svolazzante e panchine bagnate e marroni.
Una rete da pallavolo arancione sostenuta da due pali gialli e arrugginiti.
Un albero di ciliegie in un angolo, che sembra si voglia nascondere dal gelido inverno.
All’interno un pavimento giallo e il bidello seduto alla cattedra come un guardiano che sta attento a
tutto. Sara Martini
Nei giorni di vacanza se passo davanti alla mia scuola mi viene voglia di salutare tutte le mie
maestre. Lucrezia Droghetti
La mia scuola è piccola, semplice ma molto vivace e c’è qualcosa nell’aria che ci fa stare tutti amici
nel bene e nel male; c’è anche un posto per i più birichini. Insomma per me questa scuola è perfetta
e con tante piante, muri e alberi secolari pieni di gratitudine. Andrea Tartaglione
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DESCRIVIAMO CON LA FANTASIA
Una scuola perfetta
Sto camminando. Ad un certo punto mi fermo e vedo una scuola non molto grande, ma sembra così
accogliente che mi verrebbe voglia di entrare. Si sta avvicinando un bambino, suona il campanello
ed ecco che il cancello si apre. Mi fa: “Vuole entrare?”. Io rispondo di sì.
Ci incamminiamo verso un bel prato verde, non è speciale ma mi fa venir voglia di giocarci, come
se fossi un bambino anch’io. Mentre procediamo su un piccolo vialetto, vedo una lunga rete verde,
un po’ storta. La mia guida mi fa notare tre grossi pioppi secolari molto alti, con una grande chioma
che fa molta ombra.
Entriamo in una piccola casetta, dove secondo me potrebbero esserci al massimo due stanze. Invece
ci sono quattro piccoli vani, tra cui il più grande è l’aula di una classe.
Quando usciamo noto in fondo al vialetto un altro cancello ed il bambino mi spiega che l’edificio
alla mia destra è la vera e propria scuola.
Ad un tratto esclama: “E’ tardissimo, devo correre in aula!” e scappa via.
Mi è piaciuta quella scuola, sembrava perfetta. Francesco Scanavacca
Uno strano giardino
Dalla strada vidi un grandissimo giardino e mentre aspettavo che l’autobus venisse a prendermi, mi
fermai e lo guardai con attenzione. Gli alberi erano spogli, ma delle pigne pendevano da un
grandissimo pino marittimo che sembrava un gigante immobile.
C’erano molti bambini e sentivo tra le loro grida il fruscio delle foglie secche che loro pestavano
come canguri impazziti.
Un attimo dopo se ne andarono e cadde un silenzio di tomba.
Il vento cominciò a soffiare forte, come se qualcosa gli desse fastidio, ma io non potevo sapere che
cosa: ero solo una ragazzina che passava da quelle parti.
L’autobus era arrivato. Mentre salivo sentii un brivido dentro di me, come una forte emozione. E
così me ne andai da quel meraviglioso posto.
L’ultima volta che vidi quel giardino fu dal finestrino dell’autobus. Asia Minghini
“Giardino” Disegno di Sara Martini
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DESCRIVIAMO ATTRAVERSO IL RICORDO
(Contributo della classe quinta)
Primo giorno di scuola
Quella mattina mi sono svegliata molto presto perché ero emozionata e non sapendo cosa mi
aspettasse in quell’ edificio, che tante volte avevo visto, mi sono preparata. Presa la mia cartella, mi
sono incamminata verso quel mondo a me sconosciuto. Era una bellissima giornata di fine estate.
Tutto era illuminato da un colore arancione-rosso; indossavo il mio gilet fuxia, una bella mollettina
mi teneva in parte la frangia. Avevo sei anni e la cartella era molto pesante. Sono entrata in aula e
mi sono seduta vicino alla mia amica Demi che conoscevo dalla scuola materna. La maestra ci
lasciò andare in giro per la classe a conoscerci. La prima cosa che dissi a una mia compagna fu un
apprezzamento sul suo astuccio. Ecco, suona la campanella, un rumore nuovo per me, tutti noi
iniziamo a fare la merenda: è una bella giornata! Andiamo a giocare fuori in cortile.
Insieme abbiamo esplorato il cortile, era pieno di alberi. La cosa più bella era un piccolo laghetto
con tante rane e pesci rossi circondato da piantine aromatiche di tutti i tipi.
Il “laghetto”
Giochi in giardino
Mercatino del baratto
Giunto in questa scuola rimasi affascinato dalla tradizione della festa del “Baratto”: tutti gli anni
alla fine dell’anno scolastico ogni bambino porta da casa vecchi giocattoli, oggetti vari, fumetti. Nel
giardino della scuola ognuno prepara, su vecchie coperte o teli, gli oggetti da esporre. Quando tutti
hanno finito di preparare la “vetrina” si può iniziare lo scambio: come un vero mercato c’è chi
compra, c’è chi contratta, chi vende, chi controlla la vetrina, naturalmente tutto per gioco!!!
Gli oggetti passano da un tappeto all’altro e alla fine della mattinata tutti portano a casa qualcosa di
nuovo.
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DESCRIVIAMO CON LA POESIA
I PIOPPI
I PIOPPI
I pioppi
I pioppi sono alti.
sono molto alti.
Hanno il tronco grosso.
Sono grossi e forti.
In inverno sono nudi.
In inverno
Sono molto belli.
sono spogli.
In estate hanno le foglie
I pioppi sono i miei.
verde chiaro.
Michele Ebeling
“I pioppi” Disegno di Andrea Tartaglione
IL PINO MARITTIMO
E' bello, alto, resistente.
I suoi colori sono scuri,
CON IL DISEGNO
ha piccoli aghi pungenti.
La sua chioma ad ombrello
ti ripara quando piove.
E' sempre verde:
è il pino marittimo.
Caterina Iannice
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Sofije Papas
DESCRIVIAMO CON IL DISEGNO
Cespugli fioriti
Sofije Papas
Il nostro giardino
Asia Minghini
“Il retro” Alessia Piva
“Tavolo con panchina vicino al laghetto”
Silvia Angelini
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“Angolo del canestro” Tilahun Andreoli
“Angolo della pallavolo” Elena Kurka
“Casetta” Giacomo Simioli
STORIA
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APPENDICE
Altri documenti: vecchie pagelle
Pagella dell’ a. sc. 1970/71 (fonte: mamma ex alunno)
 La nostra scuola apparteneva al X Circolo Didattico, che oggi
non esiste più. Il Direttore era Rocco Roboni.
 La scuola iniziava l’ 1 ottobre.
 La pagella era molto piccola, come un quadernetto.
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Pagella dell’a. sc. 1970/71 – primo ciclo
(fonte: mamma ex alunno)
 Le materie erano pochissime: religione (obbligatoria), lettura, scrittura ed altre abilità
espressive, aritmetica e geometria, attività manuali e pratiche.
 Il comportamento veniva valutato in modo numerico come le discipline.
 La valutazione veniva fatta alla fine di ogni TRIMESTRE.
 In seconda, al termine del primo ciclo, gli alunni dovevano sostenere un esame.
(Attualmente è stato abolito anche l’esame di quinta, in vigore fino al 2003.)
 Anche le assenze venivano riportate in pagella.
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Pagella dell’a. sc. 1971/72 – secondo ciclo
(fonte: mamma ex alunno)
 Nel secondo ciclo (terza, quarta e quinta) la pagella cambiava colore e le materie
aumentavano: venivano aggiunte educazione morale e civile, educazione fisica, storia
geografia e scienze, disegno recitazione e canto.
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