2016 Relazione Prof. Vittorio Zavattoni

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2016 Relazione Prof. Vittorio Zavattoni
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WORKSH0P <<BES e attività didattica di classe: quali strategie
didattiche e quale organizzazione ?>> Genova, 07 09 16
INTRODUZIONE
Prof. Vittorio Zavattoni
Psicologo-psicoterapeuta ; Presidente A.I.R.H.-ONLUS
Questo WS fa parte del Progetto Scuola <A.I.R.H.>. A seguito
dell’accordo del marzo 2012 tra A.I.R.H. (ONLUS con
Personalità Giuridica) e SNALS-LIGURIA, sponsorizzata dallo
SNALS-Liguria, l’A.I.R.H ha programmato un “Progetto
Scuola” che ha come finalità di contribuire alla riflessione su
problematiche Psico-pedagogiche e Didattiche, quale contributo
alla pratica conduzione del gruppo-classe e dei singoli alunni
con le loro specifiche esigenze di apprendimento e di sviluppo
personologico.
Si ricorda che la presentazione del “Progetto Scuola” si è
concretizzata col Mini-Convegno “Disturbo di apprendimento e
disabilità (Genetica-Psicodidattica-Organizzazione)” [Genova,1701-2013 Star Hotel President Corte Lambruschini, 4].
In prosecuzione alle attività 2013, si è svolto, su richiesta degli
stessi Docenti, un Workshop su <<Organizzazione delle misure
dispensative e compensative per soggetti con DSA all’interno
della classe>> presso l’Istituto Sec. 1° grado “B.Croce” di
Andora (via Cavour 21). Hanno partecipato 37 Docenti che hanno
apprezzato la relazione della Dr.ssa Spera Fortunata.
Si è, quindi, organizzato nel 2014 un altro Mini-Convegno su
“Disturbi di apprendimento e disabilità (Problematiche
diagnostiche e riabilitative)” , in collaborazione con la Cattedra
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di Neuropsichiatria Infantile dell’Istituto Scientifico <<G.
Gaslini>>(Prof.ssa Veneselli E.) e con l’Ufficio Scuola della
Regione Liguria.
Il Mini-Convegno si è svolto il 17 dicembre 2014 presso la Sala
STARHOTELS President Corte Lambruschini, 4 GENOVA
messa a disposizione dal CELIVO. Hanno partecipato 52 Docenti.
Per il WS odierno si è ottenuto la sponsorizzazione dell’Ordine
degli Psicologi della Liguria, con Patrocinio e disponibilità della
Sala Conferenze dell’Ordine. Si è anche ottenuto il Patrocinio
della Cattedra di Neuropsichiatria Infantile dell’ Università di
Genova, nonché la partecipazione della stessa Prof.ssa Edvige
Veneselli .
Si è anche attivata un’ importante collaborazione col << Centro
Leonardo>>.
Il Workshop prevede due giornate, abbastanza ravvicinate, sul
tema:
Bisogni Educativi Speciali (BES) e attività didattica di classe:
quali strategie didattiche e quale organizzazione ?
La seconda giornata dovrebbe mettere a frutto quanto proposto
nella prima.
I Bisogni Educativi Speciali (BES) sono quelle particolari
esigenze educative che possono manifestare gli alunni, anche
solo per determinati periodi,
«per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi
psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole
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offrano adeguata e personalizzata
Ministeriale del 27.12.2012).
risposta»
(Direttiva
Tale Direttiva riassume i BES in tre grandi sottocategorie, ma ci
penseranno la Dr.ssa Burro e la Dr.ssa Potente.
[ quella della disabilità (tutelati dalla L.104/92), quella dei
disturbi evolutivi specifici (tra i quali i DSA, tutelati dalla
L.170/2010, e per la comune origine evolutiva anche ADHD e
borderline cognitivi), e quella dello svantaggio socioeconomico,
linguistico, culturale.
In ambito clinico esistono anche altri disturbi o situazioni non
menzionati specificamente dalla Direttiva, quali ad esempio i
disturbi dell’apprendimento non specifici, i disturbi dell’umore,
i disturbi d’ansia, gli alunni plusdotati intellettivamente (i
cosiddetti “gifted”), ecc., che possono essere ricompresi tra i
BES.
I BES sono tutelati dalla Direttiva Ministeriale del 27 dicembre
2012 e le successive circolari ministeriali.
Ma non si può, e non si deve dare una risposta meramente
tecnico-amministrativa, di fatto non risolutiva.
Non si tratta semplicemente di resettare meccanismi cognitivi
che si sono scombinati.
La Scuola Italiana è una Scuola inclusiva.
È così perlomeno dagli anni ’70 del secolo scorso quando sono
state abolite le classi speciali e si sono create le condizioni per
la costruzione di un ambiente accogliente per ogni studente,
anche don disabilità gravi.
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Con l’introduzione della legge 170/2010 sui cosiddetti DSA,
abbiamo assistito ad un aumento delle diagnosi, un aumento che
rientra tuttavia nella normalità: si è passati dalla prima
rilevazione del febbraio 2011 che registrava circa 62.000
certificazioni all’ultima nel 2014 che ne riportava 186.803
(2,1% della popolazione scolastica).
Occorre mantenere alta l’attenzione sulla correttezza delle
diagnosi perché una buona diagnosi è utile alla scuola, se reca
indicazioni che gli insegnanti possono far proprie e tradurre
nella quotidiana opera di insegnamento, nella prassi didattica.
Ed è quanto vorremmo realizzare.
Un flash sui DSA che mi stanno particolarmente a cuore . Nel
1972 la mia tesi di specializzazione era <<Dislessia evolutiva e
sentimento d’inferiorità>>. Quanti sono i DSA ?
In particolare nell’A.S. 2014/2015 le percentuali di
alunni/studenti con diagnosi di DSA sono l’1,6% alla scuola
primaria, il 4,2% alla scuola secondaria di primo grado e il 2,5%
alla scuola secondaria di secondo grado (fonte: MIUR –
DGCASIS – Ufficio Statistica e Studi – Rilevazioni sulle
Scuole).
Un dato particolarmente preoccupante per tutta la categoria di
clinici, psicologi e medici, è la presenza di diagnosi di DSA
nell’ambito della scuola dell’infanzia (0,03% sul totale). Infatti,
come raccomanda la CC-ISS-2011 alla risposta A del quesito
5A, «non appare opportuno anticipare la diagnosi a prima della
fine della classe seconda della scuola primaria».
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I DSA sono una categoria dei BES (Bisogni Educativi
Speciali) poiché fanno parte dei disturbi evolutivi specifici,
determinano la comparsa di bisogni educativi speciali e
richiedono attenzioni didattiche ed educative specifiche.
La capacità di leggere, di scrivere, di far di conto di
utilizzare un linguaggio ed un vocabolario appropriati sono
strumenti sempre più necessari non solo per rendere efficace
ed efficiente la rete delle comunicazioni personali ed
interpersonali, ma anche per rinforzare ogni giorno la propria
autostima, la fiducia in sé.
E’ bene ricordare la classica affermazione di A. Bandura (1997):
“La fiducia in se stessi non assicura il successo, ma la
mancanza di fiducia origina sicuramente il fallimento” .
Queste brevi considerazioni sono alla base di una visione
professionale che DSA (Disturbo specifico di apprendimento) e
aggiungiamo ADHD (Deficit di attenzione e iperattività) hanno
varie ricadute in primis sull’apprendimento cognitivo, ma
possono anche, in vario grado, avere conseguenze negative sul
comportamento comunicativo, sul comportamento di
socializzazione ed, in sintesi conseguenze di disagio
esistenziale, personologico >, spesso caratterizzato da
conflittualità correlata a complessi di inferiorità.
Utilizziamo la Teoria della Psicoanalisi e le sue tre Istanze
psichiche: Es , Io e Super-Io per un flash sulla Personalità
anche in senso evolutivo.
Alla nascita il neonato è tutto Es, è un essere
indifferenziato, un’unità psicosomatica, che manca di
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possibilità di prendere coscienza di sé e degli altri, immersa
nell’inconscio.
Da questo Es indifferenziato si sviluppa gradatamente
l’IO che entra in contatto col Mondo esterno e prende
coscienza di sé e degli altri ed è la <<personalità>> nel
senso ristretto del termine.
Infine, sotto la pressione del Mondo Esterno, si sviluppa
una 3° istanza, cosciente e no, il Super-IO che ingloba gli
aspetti morali e di controllo della Personalità.
Si è così completato nell’adulto l’equilibrio armonico di
queste tre istanze psichiche, equilibrio che deve, però, fare i
conti con le esperienze di vita , soprattutto quelle di
STRESS/TRAUMA.
A questo punto bisogna fare cenno ai <<meccanismi di
difesa>> servono proprio a proteggere l’IO e gli permettono
di funzionare nel modo più armonico possibile.
Entrano in funzione quando si presenta una minaccia
proveniente dal mondo esterno od interno, ma se invadono
l’IO o se si ripetono in modo compulsivo divengono
patologici.
I <m.di.d.> operano in modo rigidamente inconscio .
Vale il principio che ogni reazione allo stress è sempre
individuale , sia nel tipo che nell’intensità e non è
direttamente proporzionale al TIPO ed all’INTENSITA’
dello stimolo stressante.
A nessuno fa piacere andare incontro ad insuccessi ripetuti
e scontati.
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Prendiamo ad es. il DSA e ricordiamo che per DISABILITA’,
si intende una menomazione del soggetto che ,pertanto,
presenta una riduzione di capacità oggettiva.
Il DSA è stato spesso definito una disabilità invisibile, in
quanto svantaggio soprattutto funzionale.
Non si tratta di un soggetto impossibilitato a muoversi,
non è insufficiente mentale, anzi è normodotato e spesso
con Q.I. nei valori alti della media, ma ciò nonostante, ha
difficoltà di lettura e scrittura.
E’ un disturbo specifico che non porta automaticamente
all’insuccesso nella vita, ma sicuramente la condiziona.
Molti scienziati, artisti, letterati ecc. hanno dovuto lottare
con difficoltà di questo genere ed hanno ipercompensato
positivamente col successo nonostante tutto (Einstein;
Edison; Wilson ecc.).
E’ un fatto che l’imprevisto insuccesso per
Lettura/Scrittura, in soggetti per altri versi normali fino alla
scolarizzazione, è grave frustrazione che può aggravare il
fisiologico sentimento d’ inferiorità di fatto del bambino
rispetto agli adulti che lo circondano(cfr. Zavattoni V.,
Dislessia evolutiva e sentimento d’inferiorità, Bologna ,
Pàtron, 1992) in complesso d’inferiorità con tipici
sentimenti di disistima, insicurezza e con sempre più
ansiosa e malaggiustiva ricerca di superare l’inferiorità.
Il tutto per sottolineare l’utilità oltre a specifici trattamenti
abilitativi e compensativi [che saranno ottimamente
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esposti ], l’utilità, spesso l’esigenza, di un sostegno
psicoterapico del soggetto, in primis, ma anche del
contesto familiare, finalizzato ad un riequilibrio , diciamo
così, individuale e contestuale soprattutto in quei casi di
tardato, per vari motivi, riconoscimento del problema e
quindi di presa in carico di trattamento riabilitativo, per cui
il disturbo ha a lungo creato conflittualità intrapsichica,
disistima e reazioni comportamentali anomale.
In definitiva , per concludere, i problemi cognitivi di
apprendimento
interagiscono
sull’insieme
dei
fattori
personologici, in particolare, sul “fattore affettività”, fattori
personologici intercomunicanti ed interagenti che dovrebbero
sempre realizzare un insieme equilibrato ed armonico che, se
alterato,
occorre
ricostituire
mediante
trattamenti
compensativi e dispensativi che realizzino un quanto più
possibile “successo” di apprendimento, successo di per sé
rinforzo dell’autostima, ma anche è utile un counseling
psicoterapico, sia per il soggetto che per i Genitori,
finalizzato a ricomporre e rinforzare l’alterato equilibrio
personologico ed è per questo che in seconda giornata è stata
inserito l’argomento <Il sostegno alla genitorialità>>.
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