Bega Kwa Bega

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Bega Kwa Bega
E' stato inoltre possibile contribuire a progetti comunitari che hanno coinvolto scuola, orfanotrofio e altre
strutture di interesse comune.
Parte dei ricavati sono stati investiti nella realizzazione di una nuova struttura che comprende la sede
del gruppo, l'ufficio, il magazzino ed alcuni laboratori di produzione accessibili a tutti i membri.
La pietra saponaria, come tutte le risorse, dovrebbe
essere utilizzata cercando di ridurre gli sprechi e minimizzare gli effetti negativi sull’ambiente. Smolart
ha promosso compagne di sensibilizzazione per la
tutela dell’ambiente, cercando di ottimizzare l’utilizzo della pietra e soprattutto elaborando un programma che prevede il recupero delle cave esaurite.
I terreni dopo essere stati livellati vengono riforestati.
Bega Kwa Bega
Korogocho
"Spalla a spalla"
Bega Kwa Bega è un espressione in lingua kiswahili che significa "spalla a spalla". Questo nome
è stato scelto da una cooperativa formata da gruppi
di auto-aiuto nati dalle attività della parrocchia della
comunità di Korogocho, una delle baraccopoli di
Nairobi.
Il nome deriva da un anziano, chiamato appunto
Vecchio Korogocho (Mzee Korogocho) che fu tra i
primi ad insediarsi nella comunità e a lottare a favore dei diritti della gente e per la concessione di
terre per l'insediamento.
La vita degli abitanti è molto dura e sopravvivere è
una sfida. La maggioranza delle persone non può
soddisfare le proprie necessità, vivendo in miseri alloggi e in condizioni molto difficili, a causa di povere strutture sanitarie, inadeguati impianti fognari
e strade dissestate.
Bega kwa Bega ha iniziato la sua attività nel 1991 con
due gruppi, quello dell'Udada e quello delle Mama
wa Vyondo, dediti rispettivamente alla produzione
di collane e cesti.
Korogocho
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Nairobi, la capitale del Kenya, è una delle città
del mondo con il maggior numero di baraccati. E' un
numero enorme, 2 milioni e mezzo di persone che
vivono nel 5% della terra disponibile.
Secondo i dati di UN HABITAT - l'Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei senza casa, a Nairobi
esistono 199 baraccopoli, da quelle immense come
Kibera con i suoi oltre 800 mila abitanti a quelle più
piccole con nemmeno 2000 abitanti.
Per dimensioni Korogocho è la quarta baraccopoli di
Nairobi, dopo Kibera, Mathare e Mukuru kwa
njenga. E' una delle zone più densamente abitate e
instabili tra gli slums di Nairobi. La popolazione presente all'interno di Korogocho ha subito negli ultimi
anni un forte incremento; probabilmente oggi vivono al suo interno più di 200 mila persone.
Korogocho è situata nel distretto di Kasarani nella
zona est di Nairobi su terreno in parte di proprietà
del governo e in parte di proprietà di privati. Anche
se si tratta di un cosiddetto "insediamento informale", la maggior parte dei suoi abitanti, circa l'80%
del totale, paga un affitto per vivere in condizioni disumane in baracche fatiscenti e prive di tutto.
Lo slum confina con la discarica di Dandora dove
confluiscono i rifiuti di tutta l'area urbana di Nairobi
e che costituisce una risorsa "preziosa" per i numerosi "cercatori" che vivono grazie alla loro attività di
recupero e separazione dei rifiuti.
La criminalità ha raggiunto livelli altissimi: si costituiti dei gruppi di "vigilanti" di quartiere per cercare
di mantenere un certo ordine, ma spesso sono proprio loro che a comportarsi da criminali in altri quartieri. Bega kwa Bega, così come ogni altro abitante
della zona, deve pagare una tangente di circa 100
scellini kenioti, circa 0,80 euro, al mese a questi
gruppi di vigilanti. Le forme di violenze sono molte:
violenze domestiche, stupri, rapine, uccisioni. Si
stima che solo il 20% degli episodi di questo genere
siano ufficialmente censiti. Tra i giovani c'è un alto
consumo della famigerata bevanda alcoolica "Changaa", la cui produzione è illegale a causa delle gravissime conseguenze che ha sulla salute dei giovani
che la consumano. Spesso la massa di giovani resi
schiavi dalla droga e dall'alcol finisce nelle maglie
delle organizzazioni criminali e degli spacciatori di
droga. Le donne, che costituiscono il 55% della popolazione di Korogocho, sono le vittime più usuali
dalle mafie e bande di quartiere.
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Lo scopo dell'con l'intenzione di:
° combattere il problema della disoccupazione
nella comunità di Korogocho;
° migliorare lo stato sociale, economico e spirituale dei membri;
° ridare fiducia e dignità alle persone;
° elevare il livello di vita degli abitanti della baraccopoli.
Naturalmente non è facile riuscire a realizzare tutto
questo, ma l'impegno profuso da quanti
stanno collaborando con il progetto sta dando ottimi risultati. Il piano di lavoro prevede obiettivi
concreti e valutabili quali:
° essere stabili economicamente e potenziare la
struttura migliorando la gestione;
° creare una buona relazione con i clienti esistenti ed espandere il mercato dei prodotti, al
fine di garantire un lavoro continuativo ai produttori;
° rinforzare le capacità tecniche ed amministrative dei membri;
° accrescere la qualità artigianale attraverso la
formazione e il sostegno agli artigiani e offrire
supporto per lo sviluppo di nuovi prodotti;
° costruire una maggiore unità tra i membri inseriti in diversi progetti in varie aree del paese.
Kenya
Bega kwa Bega svolge un ruolo di coordinamento e
di sostegno dei vari gruppi, che, comunque, hanno
una propria gestione amministrativa. L'organo di
gestione è il comitato esecutivo, e funge da punto
centrale di coordinamento di tutte le attività: è composto da 10 persone, ovvero da due rappresentanti
per ciascuno dei cinque gruppi che attualmente ne
fanno parte. Viene eletto ogni anno dall'assemblea
generale e i suoi compiti principali sono:
° cura delle relazioni tra i vari gruppi fungendo
da nodo centrale della rete;
° assistenza per la programmazione e la valutazione economica dei gruppi;
° affiancamento e sostegno ai gruppi nello svolgimento delle loro attività;
° aiuto nella commercializzazione dei prodotti
attraverso la rete del Commercio Equo e Solidale;
° invio, ricezione degli ordini e coordinamento
delle attività produttive.
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Come detto, Bega kwa Bega è composto da cinque gruppi di artigiani che si sono formati con
l'aiuto della chiesa cattolica di St. John, parrocchia
di Kariobangi.
Udada significa comunità della sorellanza. La sua
attività è iniziata nel 1991 ed è composto da 10
donne, ex prostitute, che creano e confezionano collane, bracciali, cinture, croci, utilizzando perle di
vetro, sementi, argilla ed altri materiali.
Mama wa Vyondo, gruppo delle mamme, è nato
nel 1992 e le 20 donne che lo compongono sono
tutte madri sole. Realizzano cesti in sisal, borse e
cappelli.
Dolls costituito nel 2003 con donne provenienti dall'esperienza nel gruppo delle Udada. Attualmente
è composto da 10 persone impegnate nella produzione di borse di stoffa, bambole tradizionali africane..
Kochkanga, costituito nel 1997, è composto da 8
giovani donne che realizzano a mano batik ed abiti
in tessuto "tie e dye". Il nome significa infatti stoffe
di Korogocho. Lo scopo del progetto è permettere a
disoccupati, uomini, donne e giovani, costretti a
convivere con gli enormi problemi della vita nelle
baraccopoli, come alcolismo, droga, crimine e prostituzione, di generare un reddito sufficiente per se
stessi e per le loro famiglie. I prodotti artigianali
vengono venduti in piccola parte sul mercato locale
e soprattutto tramite la rete del commercio equo e
solidale.
Kindugu, comunità della fratellanza, è un gruppo
composto da 20 giovani che ha iniziato la
sua attività nel 1994 per combattere la piaga dell'alcol, della droga e della criminalità, offrendo alternative concrete di impegno. I componenti del
gruppo producono oggetti in legno ed osso, arredi
in papiro e foglie di banano.
Storie di vita
Violet Alusha - "Ero senza lavoro, non avevo i
soldi per dar da mangiare i miei bambini e facevo la
prostituta. Da quando sono entrata a far parte di
Bega kwa Bega le cose sono migliorate tantissimo:
adesso posso pagare l'affitto della casa, se cosi la si
può chiamare, posso mandare i bambini a scuola
ed ho una vita più dignitosa".
Sede di Bega Kwa Bega
Mary Wamboi's - "Madre di quattro bambini abbandonata dal marito, raccoglievo piccoli oggetti nella
discarica vicino a Korogocho e li vendevo per racimolare un po' di soldi per sfamare i mie figli. Poi ho
avuto la fortuna di entrare a far parte del progetto
Bega kwa Bega e da allora molte cose sono cambiate
in meglio per me e per i miei figli".
Lucy Nyambura - "Avevo tanti sogni ma ad un tratto
si interruppero dopo l'incidente di mia padre che in
un incidente stradale perse entrambe le gambe ed
anche il lavoro di autista. Con mio padre che non poteva più lavorare la nostra vita era diventata difficile.
Poi sono entrata nel progetto Bega kwa Bega, mi
hanno aiutato finanziariamente per permettermi di
frequentare corsi di informatica, economia, inglese e
segretaria d'azienda. Adesso posso dire che sono
uscita da un tunnel buio della mia vita".
Rosemay Murure - "Facevo la prostituta per le strade
di Corococho, ma un giorno Padre Alex mi prese e
mi portò in piccola comunità cristiana chiamata
Udada. Li ho cominciato una nuova vita, lavorando
e guadagnando i soldi per andare avanti".
Ann, Pauline e Grace - Tre giovane ragazze che,
dopo essere rimaste incinta, vennero abbandonate
dai rispettivi fidanzati, furono emarginate dalle loro
famiglie e finirono presto a prostituirsi per le strade
di Nairobi. "Grazie a Bega kwa Bega che è venuta in
nostro aiuto e ci ha tirate fuori da quello squallore,
adesso possiamo finalmente vivere una vita più decente e rispettabile".
Tersia Ndinda - Madre abbandonata dal marito con
due bambini. "La mia dignità si era persa per le
strade di Nairobi facendo la prostituta, sfruttata e
umiliata alla mercè degli uomini; era l'unico modo
per guadagnare un po' di soldi per sfamare i miei
figli".
Mary Angwesi - "Dopo aver fatto i lavori più disumani, avevo perso ogni speranza nella vita. Poi sono
venuto a conoscenza di un gruppo di donne che produceva cestini (Mama Wa Vyondo); una donna del
gruppo mi ha presentato ai responsabili di Bega kwa
Bega e fui subito accolta nel progetto. Adesso non mi
sento più a disagio e imbarazzata quando sono con
la gente, perché, da quando sono con Bega kwa Bega
e lavoro, ho riacquistato la mia dignità".
Caroline Anyango - "Prima morì mio marito poi la
mia unica figlia femmina a causa dell'AIDS. Con la
morte di mio marito è venuto a mancare quel minimo di sostentamento per me e per i bambini. Ho
dovuto fare ogni tipo di lavoro, anche la prostituta.
Non ho potuto mandare i miei figli a scuola perché
sono entrata a far parte del progetto Bega kwa Bega
quando erano già grandi, ma quello che non ho potuto fare per i miei figli adesso posso farlo per i miei
nipotini".
Antonio Carlucci in visita
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Ecuador
Ecuaoor
Produttori: Camari, MCCH, Fundaciòn
Chankuap, Corporaciòn
Gruppo Salinas
Ecuador
Periodo:
A cura di:
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Gennaio 2009
Luigi Eusebi
In Ecuador, uno dei paesi più piccoli dell´America Latina, poco meno esteso dell´Italia, si concentrano quattro ecosistemi molto diversi: la Costa, la
Sierra, l’Amazzonia, l’arcipelago delle Galápagos.
L’Ecuador conosciuto come zona strategica dell’impero degli Incas è arricchito dalla storia di 700 culture indigene, la principale delle quali è il quechua.
Si tratta di un paese attraente e molto particolare,
per la bellezza paesaggistica, la selva, la foresta
Amazzonica, le cime innevate dei vulcani, molti dei
quali ancora attivi, le spiagge, ma soprattutto la
gente. E´ meta costante di itinerari turistici di tutti i
generi, da quello d´avventura, all´etnico, ecologico,
responsabile. Raramente si pensa all´Ecuador come
un paese amazzonico anche se quasi la metà del suo
territorio appartiene a questo bacino, conosciuto
come il più grande ecosistema di selva tropicale,
una riserva biologica ricca di milioni di specie d´insetti, piante, uccelli e altre forme di vita, molte delle
quali non ancora catalogate. Questa diversità è conosciuta con il termine di biodiversità, comprende
le differenze tra gli esseri viventi, includendo
l´uomo, le culture, i saperi, le tradizioni ancestrali.
Nell´Amazzonia ecuatoriana la colonizzazione
spagnola non è riuscita ad imporsi pienamente e gli
insediamenti risalgono ad un´epoca relativamente
tardiva (fine ottocento), con l´arrivo dei missionari
cattolici, che vi operano da oltre un secolo. Il relativo isolamento non è però stato sufficiente per proteggere la regione dalla conquista e durante il novecento l´Amazzonia è stata depredata dai governi
dei diversi paesi del bacino e da imprese nazionali
e straniere, che considerano la regione un libero
mercato di risorse conquistabili, senza rispetto per
l´ambiente e le popolazioni originarie. Il territorio
presenta molte differenze al suo interno: nel nord
l´apertura di pozzi petroliferi ha compromesso in
molte zone l´ambiente, trascinando con sé un indotto di attività illegali (facilitate dall´apertura di
vie transitabili), come il commercio del legname, il
narcotraffico, la criminalità organizzata. Nel sud la
situazione è apparentemente meno drammatica,
anche se la conflittualità è latente per il monopolio
delle risorse naturali. In quest´area vivono gli Shuar
ed Achuar, appartenenti al gruppo degli Jibaros, conosciuti e mitizzati dai tour operator come il popolo
degli irriducibili guerrieri, i famosi “tagliatori di
teste”. Negli anni settanta i territori indigeni hanno
Superficie: 272.000 kmq
Popolazione: 14 milioni di abitanti (emigranti all’estero: 20%)
Percentuale di popolazione sotto la soglia di povertà: 70%
Mortalità infantile: 30 x 1000
Disoccupazione: 10% - Sottoccupazione: 65%
Reddito pro-capite: 1.200 dollari/anno (l’80% della ricchezza del
paese si concentra nelle mani del 10% della popolazione)
Analfabetismo: 19%
Aspettativa di vita: 72 anni (donne) – 67 anni (uomini)
Acqua potabile nelle case: 60% - Denutrizione: 66% - Il 22% della
popolazione non ha la luce elettrica, l’83% non possiede il telefono
Salario minimo 2009: 218 dollari
Indice di Sviluppo Umano (posizione/valore): 72/ 0,775
DATI UNDP 2008
ottenuto il riconoscimento legale da parte dello
stato, che ha conferito un titolo collettivo di proprietà alle confederazioni indigene nel frattempo
costituitesi, consentendo di evitare la svendita del
territorio ai coloni. Viaggiando per le province
amazzoniche si incontrano villaggi relativamente
isolati ma anche piccole e medie cittadine commerciali, che hanno come principale attività la commercializzazione di prodotti importati a basso prezzo.
I principali prodotti sono il petrolio (nel nord), le
risorse minerarie ed il legname (nel sud), senza dimenticare che quasi il 20% delle entrate del paese
provengono dalle rimesse degli emigrati.
In Ecuador ci sono 16 etnie indigene, per un totale di 3 milioni di persone (su 14 milioni totali). A
livello politico le organizzazioni nazionali indigene
sono in questo momento su posizioni parzialmente
critiche verso il governo, in quanto su alcuni temi,
come quello della Ley Minera e dello sfruttamento
delle ricchezze minerali a giudizio di indios e realtà
di base viene perseguita una linea liberista e “entreguista” verso multinazionali e paesi stranieri, continuando la politica storica del paese di depauperazione delle risorse e inquinamento dell’ambiente.
Su temi più generali invece è evidente il processo
di cambiamento e di discontinuità rispetto al passato ed alla travagliata storia di questo paese, che
si caratterizza nella mappa politica del continente
in continua evoluzione come una delle “punte”
progressiste, insieme a Bolivia, Paraguay, Venezuela, in parte Brasile, Uruguay, Argentina, Nicaragua, El Salvador, come i recenti vertici continentali con la partecipazione anche del Presidente USA
Obama hanno sancito e confermato.
La “Revolución Ciudadana” del
Presidente Rafael Correa, eletto e rieletto
In un Paese in cui dal 1996 al 2006 si sono alternati alla guida del governo sette presidenti e nessuno è riuscito a terminare il proprio mandato, è un
fatto degno di nota che il progressista Rafael Correa
(ex-militante del movimento del commercio equo
ecuatoriano, il primo caso al mondo di un Presidente della Repubblica con trascorsi, pur brevi, nel
fair trade) sia stato riconfermato il 26 aprile 2009
alla presidenza dell’Ecuador per altri quattro anni,
vincendo al primo turno, altro caso inedito nella
storia del Paese. Un trionfo: malgrado avesse la
stampa contro – “in malafede e corrotta”, l’ha definita
il presidente – Correa ha ricevuto più del 50% dei
voti, con un distacco del 20% sul suo principale avversario, l’ex presidente Lucio Gutiérrez (destituito
marzo 2008, quando si è sfiorata una guerra, in seguito all’incursione militare ispirata dalla CIA delle
forze armate colombiane in territorio ecuatoriano,
conclusasi con l’assassinio del portavoce delle FARC
Raúl Reyes e di altri guerriglieri. In quell´occasione
fu provvidenziale il sostegno dato all´Ecuador da
nove (su 12) presidenti dei paesi vicini, i quali condannarono in modo netto un´azione illegale, come
quella colombiana, probabilmente ispirata dagli Stati
Uniti.
Non mancano naturalmente anche le critiche al
governo: per la scarsa valorizzazione dei popoli indigeni - i quali non si riconoscono nello slogan politico ripetuto sui media come un mantra dalla propaganda governativa, quello della “Rivoluzione cittadina”, in quanto non tutelerebbe la cultura e i territori autoctoni – per il non adeguato riconoscimento
dei movimenti sociali, che ritengono di non avere
voce per influenzare le politiche pubbliche (come nel
caso del ritiro della personalità giuridica ad Acción
Ecológica, un´Ong storica impegnata dal 1989 nella
difesa dell’ambiente e dei diritti indigeni, molto critica nei confronti dello sfruttamento minerario condotto dalle grandi multinazionali con il beneplacito
del governo), o ancora per il limitato impegno
nell´abbandono, pur graduale, del modello predatorio precedente di economia estrattivista.
E´ comunque evidente che il governo di Correa rappresenta uno dei motori principali (tra l´altro con
meno conflitti interni della Bolivia di Morales o del
Paraguay di Lugo, più coraggioso del Brasile di Lula,
meno esposto alla gogna mediatica del Venezuela di
Chavez) del tentativo di trasformazione in senso più
democratico ed attento alle classi sociali emarginate
che si sta compiendo in quasi tutti i paesi dell´America Latina, come è emerso chiaramente anche dall’incontro che i movimenti sociali hanno tenuto con
i cinque presidenti (Morales, Lugo, Chavez, Correa,
Lula) durante l’ultimo Forum Sociale Mondiale a
Belém nel gen´09. Come ha ribadito Correa: “Non viviamo in America Latina un epoca di cambi, ma un cambio di epoca! Siamo qui per i poveri. Il nostro impegno è
Rafael Correa
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nel 2005 in seguito a sollevazioni popolari, capeggiate dalle potenti organizzazioni indigene), e più dei
voti raccolti da tutti e sette i candidati presidenziali
messi insieme. Per la legge elettorale sarebbe comunque bastato il 40% dei consensi o una differenza di
10 punti percentuali rispetto al secondo candidato.
Eletto Presidente la prima volta alla fine del 2006, l’economista di 47 anni Rafael Correa ha inanellato in
tre anni una serie consecutiva di risultati elettorali favorevoli, determinanti per avviare un reale cambiamento nel paese: la vittoria, con l’82% dei voti, nel referendum per la convocazione di un’Assemblea costituente (aprile 2007); l’affermazione, nel settembre
dello stesso anno, del suo movimento politico,
Alianza País, come forza di maggioranza; il successo,
con oltre il 60% dei ‘Sì’, nel referendum per l’approvazione della nuova Costituzione (28 sett´08). Una
Costituzione tra le più avanzate al mondo, insieme
all´altrettanto recente Costituzione della Bolivia (approvata nel gen´09) di impronta bolivariana (nella
versione “socialismo del XXI secolo”), che afferma tra
altri punti qualificanti il carattere plurinazionale
dello Stato ecuatoriano, introduce la “Pachamama”
(madre terra) come soggetto di diritto, determina tra
i valori fondamentali nel preambolo della Costituzione il “buen vivir” (sumak kawsay, in lingua quechua), un termine assai di moda negli ambienti altermondialisti ma soprattutto concetto chiave della cultura indigena andina, un “complesso organizzato,
sostenibile e dinamico di sistemi economici, politici,
socio-culturali, ambientali”, orientato all’inclusione
e all’equità sociale. Vale a dire in sintesi un modello
che ricerca non il “vivere bene”, ma il “ben vivere”
(concetti lessicamente simili ma profondamente diversi). La Costituzione inoltre proibisce il latifondo,
stabilisce una gestione dell’acqua “pubblica o comunitaria”, prevede l’incremento progressivo dei finanziamenti all’educazione ed alla sanità, riconosce allo
Stato “il diritto di amministrare, regolare, controllare
e gestire i settori strategici”, tra i quali “l’energia in
tutte le sue forme”, le telecomunicazioni, le risorse
naturali non rinnovabili, il trasporto, la raffinazione
degli idrocarburi, la biodiversità, il patrimonio genetico, vieta la presenza sul suo territorio di basi militari straniere o l´eventuale cessione a forze armate o
di sicurezza estere, definisce come obiettivo strategico prioritario il processo di integrazione con i paesi
latinoamericani e dei Caraibi.
Tra i provvedimenti di Correa una certa risonanza
aveva avuto nel nov´08 la decisione di sospendere
unilateralmente il pagamento di una parte del debito
contratto dai governi anteriori, sulla base dei risultati dell´Auditoria sul debito estero, il lungo lavoro di
indagine sul processo di indebitamento dell´Ecuador
condotto da un´apposita commissione indipendente
costituita nel 2007 e composta anche da rappresentanti dei movimenti sociali. In politica estera Correa
ha raccolto consensi per il sostegno ai processi di integrazione latinoamericana, la vicinanza ai Paesi dell’Alba (Alleanza Bolivariana delle Americhe, un consesso sorto soprattutto per iniziativa di Chavez in risposta al famigerato Alca imposto dagli USA) a cui
tuttavia l’Ecuador ancora non aderisce, la difesa della
dignità nazionale, di cui il presidente ha dato prova
soprattutto durante la crisi con la Colombia, del
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quello di sradicare la miseria e lasciare un Paese più giusto e più equo”. Principale compito del nuovo mandato sarà quindi quello di elevare il livello di vita
della popolazione ecuatoriana, nell´educazione, abitazione, impiego, salute, trasporto, offrendo ai 3 milioni di immigrati in vari Paesi (circa il 20% della popolazione), la possibilità di “tornare e di trovare la felicità che sono andati a cercare in altre parti del mondo”.
L´altra priorità, come detto, è l’integrazione dei Paesi
latinoamericani, mediante l’adozione di misure
coordinate non solo in campo economico, stringendo sempre più le relazioni con i governi che condividono l’opzione “dolce” - adattata paese per
paese al proprio contesto - verso un “socialismo del
XXI secolo”…
Ecuador
Situazione politica attuale
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La comparsa di un nuovo fronte progressista in
Ecuador a partire dal 2007 ha tracciato una linea divisoria in America Latina, consolidando internazionalmente il nuovo asse e dando gambe al tanto auspicato cambio che nel paese si era manifestato in
varie forme negli ultimi 20 anni, senza però soluzioni elettoralmente praticabili e teoricamente coerenti. Rafael Correa è riuscito a colmare un vuoto di
rappresentanza per l´allontanamento della gente
dalla politica istituzionale, soprattutto di fronte all’incapacità di formulare una proposta alternativa,
segnale di una mancanza di un leader carismatico.
La ‘notte neoliberale’ non aveva attenuato interamente la resistenza del popolo e le sue aspirazioni
di cambio come è successo in Europa, ma aveva indebolito le rappresentazioni sindacali e partitiche
classiche, un processo oggi mondiale. L’apparizione
di un leader fortemente carismatico che ha approfittato di una sequela di eventi quasi fortuita, è stata
facilitata da diversi importanti fattori: la presenza di
quadri e di una società civile orientata verso un cambio profondo delle strutture economiche e politiche
frutto di anni di lotta, una sensazione di frustrazione
molto forte tra la popolazione, soprattutto nei settori medi, causata dal fiasco dei soggetti politici tradizionali.
Correa ha impresso un corso qualitativamente
distinto rispetto ai predecessori, negli ambiti più
svariati. Di fronte alla sesta tappa elettorale della ‘Revolución Ciudadana’ e dopo il rinnovamento della cornice istituzionale attraverso l’approvazione di una
nuova Costituzione, è necessario condurre una valutazione precisa della rotta che sta prendendo questo processo. Si sono scatenate controversie per definire con esattezza la natura del governo e il suo
orientamento ideologico. Molte istanze progressiste, derivanti da differenti cammini di resistenza,
sono state incorporate nell’esperienza ed hanno
preso la forma concreta di politiche pubbliche, decreti, articoli costituzionali, leggi, ecc. Questo fatto
corrisponde a una novità in Ecuador e costituisce
un laboratorio nel mondo intero. Facendo un riassunto di quanto sta avvenendo: in politica ambientale la Costituzione ha stabilito principi che non vigono in nessun altro paese al mondo; nella politica
del lavoro, le agenzie di lavoro interinale sono state
eliminate e il Presidente ha mantenuto una vicinanza con i lavoratori (ad es. l´approssimazione del
valore del salario reale al paniere di riferimento);
nelle pari opportunità sono state introdotte le quote
femminili nella partecipazione elettorale e varie domande di inclusione e protezione economica per le
donne sono oggi realtà; sul tema della sovranità nazionale per un paese che da dieci anni ha adottato il
dollaro come propria moneta la storica base nordamericana di Manta sta per essere smantellata, così
come ineccepibile è stata l’attitudine mantenuta da
Correa nel grave episodio di Angostura (bombardamento colombiano in territorio ecuadoriano, che ha
quasi provocato un conflitto tra i due paesi); nella
politica indigenista, pur tra i malumori delle organizzazioni indigene nazionali, la nuova Costituzione tutela molteplici diritti culturali a favore delle
comunità ancestrali e il governo ha dimostrato la
volontà di migliorare le condizioni di vita riconoscendo la discriminazione sofferta nei secoli dai popoli indigeni; in politica economica un nuovo corso
è stato aperto, attraverso l´incremento della spesa
corrente, la riduzione delle importazioni e la costruzione di un apparato industriale nazionale; il governo è estremamente vigile agli investimenti esteri,
negoziando contratti più favorevoli, espellendo le
imprese inadempienti e assicurandosi che le iniezioni di capitali siano realmente utili e inserite in un
piano nazionale; inoltre il governo ha deciso, con
un gesto di grande spessore politico, di sospendere
il pagamento della parte illegittima del debito
estero dopo una rigorosa verifica; in politica estera
si sono cercate alleanze strategiche importanti,
dando priorità agli sforzi di integrazione latinoamericana e contribuendo alla sfida per creare un
mondo multipolare, economicamente e politicamente; nella politica educativa si è assicurata la copertura dell’educazione fino all´Università, si è incrementato il numero e la professionalità degli insegnanti; in campo sanitario si sono registrate conquiste notevoli verso la garanzia della copertura medica a tutti i cittadini, sono state concesse attenzioni
speciali per le malattie terminali e i portatori di handicap; nella politica sociale la costruzione di case ha
raggiunto livelli senza precedenti, in un paese dove
la maggioranza della popolazione non dispone di
abitazione propria. Infine, i grandi progetti di infrastruttura rimasti paralizzati per decenni hanno cominciato a prendere forma: il paese disporrà di centrali idroelettriche, aeroporti, raffinerie, strade.
l’interno della maggioranza legate solamente ai
nomi, ma non alle idee, fenomeno relativo alla cultura politica dei cosiddetti ‘caudillos’. Qualsiasi movimento o partito intenzionato a portare avanti un
cambio sociale e culturale duraturo non può tralasciare la necessità di formare con rigore etico i propri militanti e con valori ideologici di riferimento, la
cui assenza corre il rischio di scadere nel qualunquismo. La distanza tra la cittadinanza e la politica
è stata evidente, a partire dal ritorno alla democrazia, nell’apparizione di macchine elettorali meschine, pronte a ripartire prebende in tempi di elezioni. Movimiento País ha la possibilità di avvicinarsi alla popolazione e ricreare un vincolo tra politica e cittadini, organizzando eventi culturali, ricreativi e sportivi, promovendo il dibattito e
creando centri di coesione sociale. Questo non sarebbe risultato di un semplice calcolo elettorale,
bensì un’opportunità per ottenere un feedback dalla
popolazione e costituirebbe una forma di aggregazione popolare affine al tipo di cittadinanza che si
vuole ottenere. E´ necessario che gli attori sociali
schierati con il cambio facciano un fronte comune e
appoggino il governo di Rafael Correa, che, per
quanto orientato a sinistra, mantiene al suo interno
diverse componenti ideologico-politiche. Non è
pensabile operare un cambio sociale senza contare
con l’appoggio della classe media e di settori imprenditoriali nazionali e stranieri. Le classi popolari non contano con il livello organizzativo e teorico sufficiente per operare una trasformazione immediata della società. L’Ecuador continua ad essere un paese povero che ha bisogno di sviluppo.
La priorità maggiore per la popolazione risulta essere la generazione di posti di lavoro, la diffusione
dell’educazione, il superamento delle strutture di
privilegio e ingiustizia. Distanziarsi da un processo
che la maggioranza della popolazione interpreta
positivamente per gli effettivi miglioramenti implementati sarebbe un errore madornale, occorre lottare per aumentare gli spazi dall’interno e indicare
la necessità di cambi più profondi, diffondendo coscienza sociale.
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Nonostante un’agenda così ambiziosa sarebbe stata
impensabile non più di tre anni fa, le aspettative generate dalla vittoria hanno creato un grado di impazienza in alcuni settori che non sono riusciti ad accettare che alcuni dei propri obiettivi principali non
ottenessero luce verde da parte del governo, o che il
corso del processo non fosse abbastanza radicale. All’isterica ma prevedibile reazione dei settori oligarchici, reazionari e liberali, si è sommata la testardaggine postmoderna di alcuni ed il radicalismo settario di altri, creando una divisione in seno alla sinistra ecuatoriana, diminuendo le possibilità di crescita non tanto elettorale, quanto politica del movimento della ‘Revolución Ciudadana’. Per quanto sia
vero che in molte aree ci si sarebbe potuti aspettare
più coraggio da parte del governo, risulta chiara la
mancanza di una visione generale da parte di
gruppi che hanno preferito allontanarsi dal processo
al non vedere accolta la propria istanza.
Il Socialismo del secolo XXI, apparato ideologico
ancora in costruzione e punto di riferimento del Presidente Correa, continua a essere un contenitore ancora poco chiaro, ma costituisce uno scheletro importante a cui coloro che aspirano a cambiare le
strutture economiche e politiche dovrebbero riferirsi. L’esperienza di governo ha il merito di essere
passata dalla retorica alla concretezza del cambio sociale: un salto non indifferente considerando le velleità di coloro che, negli ultimi venti anni, hanno teorizzato una non ben definita ‘autonomia dei movimenti sociali’ e hanno evitato di formulare soluzioni
politiche. Sebbene questo possa aver causato una riduzione degli spazi alla base dell’ideologia della democrazia partecipativa di cui si fa portavoce Movimiento País (partito di governo del Presidente Correa), ciò dovrebbe essere inteso con maturità nel
contesto delle esigenze della ‘real politik’, dove non
tutte le istanze progressiste possono essere approvabili. Il pragmatismo adottato da Correa aiuta il
progetto di trasformazione a resistere agli attacchi
degli oppositori. C’è bisogno di aprire più spazi possibili di democrazia popolare, dal basso, partecipativa: una sfida affrontata dalla nuova Costituzione,
che in pratica difetta ancora di meccanismi oliati e
di implementazione. Ciò è comprensibile data la
mancanza di esperienza della cittadinanza, per
quanto sempre più politicizzata, ma tuttora poco
informata e cosciente. L’approfondimento della partecipazione democratica dovrebbe essere presente
tra le priorità della legislatura.
Allo stesso tempo Correa non ha limitato i rischi
di un distacco di alcuni quadri importanti dei settori sociali: di fronte alla mancanza di leader politici
di base preparati e formati. Sono intanto saliti sul
carro di Movimiento País personaggi politicamente
abulici, attratti dai vantaggi materiali che comporta
la militanza nel partito di governo. Non è raro trovare anche a importanti livelli persone corrotte, incapaci di comprendere la prospettiva politica del governo e che introducono ideologie e replicano modelli simili a quelli della tanto disprezzata ‘partitocrazia’. Il pericolo è la deformazione dell’identità
della ‘Revolución Ciudadana’ o, come nel caso venezuelano, la mancata apparizione di leader di riferimento e la consolidazione di piccole tendenze al-
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Ecuador
Camari
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Camari è un Sistema Nazionale di Commercializzazione Solidale (senza personalità giuridica propria) sorta nel 1981 come emanazione per la parte
commerciale del Grupo Social FEPP (Fondo Ecuadoriano Populorum Progressio), una ONG di matrice cattolica che dal 1970 promuove progetti e pratiche di
sviluppo sociale ed economico in tutto il paese. Il
FEPP collabora oggi con 1.500 organizzazioni di
base, 60.000 famiglie contadine e urbane, indigeni,
afro-ecuatoriani, meticci in 52 differenti aree, disponendo di dieci uffici decentrati.
La parola “camari” in lingua quechua significa
“dono”. Ha sede a Quito, la capitale, è strutturata in
comitati, gruppi di coordinamento differenziati a
seconda delle attività: commercializzazione di prodotti agricoli, artigianali, gestione amministrativa,
attenzione al cliente, sviluppo di progetti sociali,
rete distributiva interna. I soci sono circa 240, tra
cooperative, associazioni, divisi in 32 coordinamenti provinciali; le famiglie e le organizzazioni di
base coinvolte in tutto l´Ecuador sono 1.960. Gli
obiettivi principali sono lo sviluppo delle capacità
produttive e la commercializzazione dei prodotti
agricoli e artigianali, favorendo il rafforzamento
delle organizzazioni di base, diminuendo la dipendenza e lo sfruttamento a cui spesso i produttori
sono sottomessi, consolidando progetti che siano
sostenibili economicamente e rispettosi delle risorse
umane e ambientali. Attraverso l´unione, il coordinamento, lo scambio di informazioni, l´acquisizione
di migliori conoscenze professionali, l´ottimizzazione dei processi di trasformazione e commercializzazione, i gruppi produttori riescono a rafforzare
competenze e competitività, evitando di cadere nei
ricatti spesso imposti dagli intermediari. La proposta integrale di Camari, grazie anche alle sinergie
con il FEPP, è quella di rafforzare la partecipazione
dei soggetti più deboli - piccoli gruppi di area rurale e etnie indigene - con un maggiore protagonismo sul mercato e nella filiera produttiva oltre che
a livello sociale.
Camari adotta due principali strategie operative:
sostegno all´impresa, con rafforzamento della gestione e amministrazione, e indirizzo socio-politico,
rivolto alla formazione generale dei produttori per
un corretto e più efficace impiego delle risorse. Vengono studiate azioni differenziate per il settore agricolo e quello artigianale, diminuendo il livello di
concorrenza interno ed ottenendo un migliore accesso al mercato. Gli obiettivi specifici sono: costituzione di una struttura autonoma propria, incremento del numero di produttori ed aumento delle
vendite, promozione della coltivazione biologica e
in generale di filiere produttive naturali, anche
nell´artigianato, implementazione di pratiche etiche
e sostenibili nella produzione e nella vendita.
Le linee di azione sono rivolte alla commercializzazione, alla cura di tutte le fasi produttive e logistiche
(catalogazione, controllo qualità, packaging, adempimento delle pratiche burocratiche per la vendita
interna e per le esportazioni, promozione, forma-
zione tecnica).
In diverse province dell´Ecuador Camari ha costituito 32 “Centros de Negócio Campesino”, coordinati da cinque uffici decentrati (oficinas regionales),
che promuovono l´organizzazione in rete dei produttori, appoggiano il miglioramento in tutte le fasi
produttive, l´efficienza gestionale, tutto in una visione e seguendo criteri di economia solidale. In
concreto, i Centri si occupano di acquisto, assistenza, vendite al dettaglio e all´ingrosso, export. A
tale scopo sono attivi otto “Infocentros” regionali
(oltre a quello della sede centrale di Quito e ai cinque degli uffici decentrati), per la formazione del
personale alla conoscenza ed all´utilizzo di sistemi
informatici, internet, gestione contabile, data base,
flussi commerciali, analisi della domanda/offerta,
prezzi dei mercati locali, budget, business plan,
marketing, etc.
Fin dall´inizio della sua storia Camari ha attivato
una rete di negozi in varie città del paese, costituendo un sistema centralizzato di gestione dei
punti vendita e di sostegno ad altre tiendas non
socie. In passato tale attività era più estesa, in seguito ad una ristrutturazione e razionalizzazione
delle attività ora sono rimasti attivi cinque punti
vendita. Si stipulano accordi diretti con i gruppi
produttori, definendo quantità, qualità, data di consegna, prezzo della merce, secondo criteri equi e sostenibili. Inoltre vengono promossi tramite la rete
servizi di microcredito, formazione professionale,
assistenza tecnica, logistica.
Come detto Camari si configura come il braccio
commerciale del FEPP, che in quanto istituzione
senza fini di lucro non gestisce direttamente la rete
di vendita, occupandosi statutariamente di azioni
sociali. L´assemblea generale è convocata due volte
l´anno, è composta da due delegati del FEPP e dai
rappresentanti dei produttori. Il direttivo è composto da due delegati FEPP e sei persone elette dalla
base (vicepresidente, sindaco, segretario, tre consiglieri). Un rappresentante di Camari a sua volta fa
parte del direttivo del FEPP, che si riunisce ogni due
mesi.
Inizialmente la priorità individuata era stata quella
di concedere crediti ai produttori affinché potessero
acquistare le materie prime e i macchinari necessari
alla lavorazione. Con il tempo si sono fatti investimenti per migliorare il livello della produzione, il
controllo qualità, la formazione interna, oltre a perfezionare strategie di marketing.
zioni e valori rituali, regalistica, ceramica, tessili, bigiotteria, legno, oggetti in pasta di sale, cuoio, carta
riciclata, ecc. In qualche occasione Camari vende servizi ad altre imprese utilizzando la tecnologia acquisita negli anni, come ad esempio per la classificazione del riso, macinazione di grani, imballaggio,
trasporto, esportazione di prodotti per conto terzi Il
governo di Rafael Correa, sensibile ai temi dell´economia solidale, sta sostenendo questo progetto mediante gli acquisti pubblici che privilegiano le produzioni di base (riso, fagioli, quinoa, zucchero). Il
settore dell´e-commerce, attivato anni fa in rete con
altri soggetti del paese, non ha dato i risultati sperati
ed è oggi in fase di stallo. Anche il mercato equo andrebbe rafforzato, visto che i contatti sono in massima parte con Italia e Spagna.
I contatti con il commercio equo risalgono al
1986: iniziarono con l´esportazione di prodotti artigianali e successivamente, dieci anni dopo, si aggiunsero alimentari. All´interno del paese Camari
collabora con il governo, con il PMA (Programma Alimentare Mondiale dell´ONU), con il Comitato internazionale per lo Sviluppo dei Popoli, la Croce Rossa,
la Conferenza Episcopale Ecuadoriana, con diversi
soggetti (circa 30) di cooperazione internazionale,
principalmente italiana. Camari è socio storico di
WFTO (ex IFAT), fa parte del RELACC, la principale
rete nazionale del commercio equo, ha la certificazione bio per le produzioni di funghi, panela, quinoa, ed ha ottenuto (prima realtà in Ecuador) l´ISO
9001 per la qualità generale legata alla gestione. In
collaborazione con il FEPP si occupa di finanza etica
svolgendo un’importante ruolo all’interno del proprio paese e ha attivato numerose collaborazioni con
i principali operatori europei del settore. Il livello di
relazione e di trasparenza è più che buono, dopo
anni di turbolenze e continui ricambi interni. Per Libero Mondo si tratta non solo di un partner storico
ma l´inizio delle relazioni ha costituito una sorta di
“battesimo”, visto che quando ancora operava l´Associazione Tsèdaqua di Bra i primi contatti diretti con
i produttori del sud del mondo nel 1991 furono avviati proprio con questa realtà.
Viaggi missione
I gruppi produttori si trovano in 18 delle attuali
24 province dell´Ecuador, sono strutturati in maniera assai diversa a seconda della zona e delle esigenze specifiche. In alcuni casi il lavoro è svolto
presso le famiglie, in altri in comunità, in qualche
caso si tratta di mini-imprese. Tale sistema misto permette soprattutto alle donne di badare anche alle incombenze domestiche e di aiutare la famiglia nei lavori agricoli. Nei gruppi artigianali si riscontra una
netta prevalenza femminile (80%), a differenza delle
realtà agricole (90% di uomini). Alcuni dei gruppi dipendono totalmente per la vendita dal sistema Camari, mentre altri sono più autonomi. I posti di lavoro creati nel tempo con questa impostazione sono
stati 250, oggi operano direttamente presso la struttura 40 persone, tra negozi, uffici, logistica (la maggior parte donne, compreso lo staff direttivo, recentemente rinnovato). A tutti i dipendenti è garantito
un regolare contratto di lavoro e vengono elargiti benefit legati all´anzianità di servizio, al numero di
figli, viene riconosciuta un´assicurazione sul lavoro e
il pasto diurno. Consulenti esterni, a volte cooperanti
stranieri, si occupano di realizzare studi di mercato,
produrre informazioni specialistiche su temi come la
formazione del prezzo, il mercato potenziale, la congiuntura economica.
Il margine medio applicato da Camari sui prodotti per l´esportazione è del 25-30%, mentre per le
vendite nazionali di prodotti agricoli raramente si supera il 6%, altrimenti si pregiudicherebbe la competitività. Nel 2008 c´è stato un utile di circa 100.000
dollari, derivane dall’attività commerciale e – soprattutto - dai progetti di cooperazione, uno dei quali in
collaborazione con gli altri soggetti del fair trade nazionale per il mantenimento di un agente commerciale in Spagna. Il fatturato complessivo è di circa 1,5
milioni di dollari ed è generato dalle vendite sul mercato nazionale, ingrosso e dettaglio, e dalle esportazioni.
Le vendite all’estero sono rivolte per il 90% a organizzazioni di commercio equo, ma negli ultimi anni
hanno subito una contrazione fino a stabilizzarsi su
valori vicini ai 500.000 dollari. Considerando le vendite per macro categorie merceologiche si evidenzia
che il 73% dell’artigianato (300.000 dollari circa) viene
esportato contro solo il 10% degli alimentari che invece vengono venduti prevalentemente sul mercato
locale.
Per alcuni prodotti alimentari sono sorte anche
difficoltà esterne non governabili, dovute a politiche
o norme protezionistiche dei paesi occidentali, come
nel caso dell´orzo. Oggi nel paese dispongono di cinque succursali con punti vendita, compresa la sede
di Quito, dove centinaia di prodotti a marchio Camari o provenienti da altre organizzazioni di commercio equo o da produttori di base locali, vengono
distribuiti al pubblico, oltre che proposti a imprese,
industrie, supermercati, ospedali, hotel, ecc. La tipologia di prodotti, nel caso degli alimentari, spazia da
quelli certificati bio, a materie prime di base, a prodotti trasformati (grani, farine, dolci, confetteria,
carni, insaccati, latticini, ortaggi, zucchero, funghi
secchi, quinoa, caffè, cioccolato). Nel caso dell´artigianato si promuovono prodotti etnici, di uso quotidiano domestico, oggetti decorativi associati a tradi-
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Ecuador
MCCH
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E´ una istituzione privata senza fini di lucro,
oggi caratterizzata come Fondazione, sorta nel
marzo 1985 ad opera delle Comunità Ecclesiali di
Base dell´Ecuador. "Maquita Cushunchic Comercializando como Hermanos"(MCCH) significa "diamoci
una mano commercializzando come fratelli", ed è
scritto in parte in spagnolo e in parte in lingua quechua, in quanto si voleva rappresentare l´unione
delle comunità indigene e contadine delle montagne con quelle dei quartieri periferici delle città.
Tale slogan, ormai un´icona nel settore, riassume le
motivazioni che hanno portato alla costituzione di
questa organizzazione. E´ stata concepita in una
delle zone più povere della periferia sud di Quito
con l´obiettivo di creare una rete comune di commercializzazione di generi alimentari. Con il tempo
MCCH ha assunto dimensioni ragguardevoli ed è
ramificata in tutto il paese, in 18 delle 24 province
(in 11 di queste dispongono di uffici). Per anni sono
state mantenute centinaia di piccole e medie organizzazioni di base, ognuna con un punto vendita, le
tiendas populares o campesinas. Oggi tale struttura
di punti vendita è stata ridimensionata, puntando
su altri canali distributivi. Si è cercato di mantenere
una modalità partecipativa dei gruppi con assemblee decentrate, che nominano i rappresentanti che
partecipano alle assemblee generali. MCCH è una
struttura di secondo livello, che si occupa delle attività commerciali, dell´assistenza finanziaria e tecnica ai soci contadini ed artigiani. L´obiettivo principale è la circolazione di beni di prima necessità in
un circuito che unisce aree rurali ed urbane, cercando di diminuire il più possibile il rapporto con
intermediari e speculatori, rafforzando il potere di
negoziazione dei gruppi sui mercati interni ed
esteri, in un´ottica di percorso condiviso di autosviluppo. I settori di intervento sono differenziati, dal
coordinamento e gestione di spacci popolari alla
trasformazione dei prodotti, fondi comunitari per
sviluppo di progetti, gruppi di donne, pratica del
commercio equo e del turismo responsabile.
I rapporti con l´estero risalgono al 1987 e per
quanto riguarda il cacao dal 1992 è stato avviato un
"Programma Cacao", per venire incontro a numerosi piccoli produttori del campo che cercavano di
uscire dalla dipendenza dai coyotes. L´Agroexportadora Maquita (impresa separata ma collegata alla
Fondazione) gestisce un magazzino per la raccolta
delle fave di cacao e la commercializzazione diretta,
oltre all´assistenza tecnica, organizzazione di corsi
professionali, informazione costante su prezzi e andamenti di mercato. Esistono centri di raccolta nazionali a Guayaquil e Portoviejo dove si riceve il
prodotto dai piccoli produttori, lo si prepara per la
vendita e soprattutto si cerca di negoziare condizioni più favorevoli. Il successo di tale iniziativa ha
avuto un risultato clamoroso nel 2003-2004, quando
l'Agroexportadora Maquita è diventata il primo
esportatore del paese di cacao in grani. MCCH, attraverso la formazione permanente, permette di conoscere meglio le regole del mercato, di seguire
tutta la filiera del cacao per opporsi alla strategia
degli intermediari di speculare sul lavoro dei contadini. Ad esempio è prassi comune tarare in modo
scorretto le bilance al momento del peso della
merce, e in generale cercare di pagare al minimo la
produzione. Grazie al lavoro di MCCH negli ultimi
anni i prezzi offerti (non solo ai soci) per la vendita
del cacao sono aumentati e si è ottenuto un effetto
regolatore del mercato a favore di tutti i piccoli produttori dell´Ecuador. La zona prioritaria di intervento per quanto riguarda la produzione di cacao è
quella costiera, in particolare le regioni di Manabi,
Los Rios, El Oro, Esmeraldas, Guayas.
Dal 1991 è stato inaugurato anche un settore che si
occupa di turismo alternativo, per valorizzare e
proporre itinerari differenti rispetto alle proposte
classiche dei tour operator, per far conoscere le tradizioni e la cultura di questo paese andino, attraverso il contatto diretto con le persone ed i produttori. MCCH è stata la principale organizzazione che
ha promosso la nascita del RELACC (Red Latinoamericana de Comercialización Comunitaria), una rete
di cooperative e gruppi del continente che si prefigge di attivare spazi comuni di scambio commerciale, tecnico, sociale, politico, culturale.
La mission è di lavorare per modificare la struttura e le relazioni economiche nella società, per favorire l´inclusione delle persone più svantaggiate,
utilizzando processi equi nella formazione, produzione, commercializzazione, basandosi sui valori
dell´economia solidale, ispirandosi - come naturale
vista l´origine della struttura - alla promozione
umana e cristiana. La figura centrale e il fondatore
di MCCH è padre Graziano Mason, un missionario
trevigiano di grande personalità che da 35 anni
opera in Ecuador. La visione dell´organizzazione, in
un piano quinquennale, è di riuscire a migliorare le
condizioni sociali ed economiche dei soci, rispettando i principi della socio-economia solidale, mediante il rafforzamento di reti locali autogestite e sistemi produttivi e commerciali equi. L´obiettivo
istituzionale è rafforzare le capacità interne, ottimizzando le risorse e diversificando la produzione,
controllando tutta la filiera e badando al rispetto
dell´equità di genere, etnica, generazionale. MCCH
opera secondo principi che orientano il lavoro, oltre
che la condotta di persone e organizzazioni che
compongono la Fondazione:
Assistenza tecnica ai piccoli produttori
- vivere una fede liberante che si applica concretamente nella condivisione con gruppi sociali
emarginati
- praticare una commercializzazione equa, trasparente, onesta
- esercitare azioni politiche ma non partitiche
- promuovere la partecipazione attiva della popolazione
- perseguire una maggiore uguaglianza nelle questioni di genere ed etniche
- basarsi sui principi della nonviolenza
- rispettare la natura e le radici culturali
- considerare la famiglia come un pilastro fondamentale nel percorso organizzativo
- stimolare la produzione e consumo naturale,
biologico, sano
Politica di qualità
Esiste da sempre una preoccupazione per giungere a standard di produzione che coniughino qualità e principi etici, curando l´assistenza tecnica ed
umana, l´organizzazione efficiente, la ricerca di certificazioni esterne di qualità. In questo momento,
dopo anni di continue trasformazioni, oltre ad una
rotazione frequente del personale con funzioni direttive, il lavoro della Fondazione è distribuito in 18
delle 24 province dell´Ecuador, nelle regioni della
Costa, della Sierra, dell´Oriente, per un totale di 183
organizzazioni di base, corrispondenti a 43.080 famiglie, provenienti principalmente dalle classi sociali
più povere. L´approccio è integrale e integratore,
partendo dalle necessità concrete della gente per tentare di dare risposte pratiche, che valorizzino le potenzialità e le risorse esistenti. Il centro strategico
dell´azione è la priorità data alla "persona", vale a
dire subordinare le soluzioni ai vari problemi alle necessità umane (necessità primarie e materiali ma
anche autostima, conoscenza reciproca, spiritualità).
Le linee operative si ispirano allo sviluppo umano e
produttivo, a quello tecnico, al microcredito, all´organizzazione con finalità sociali, alla commercializzazione. MCCH in sintesi si struttura in due macro
aree, sociale e commerciale, che agiscono sinergicamente.
Metodologia di lavoro con le organizzazioniuzco)
Metodologia
Si parte da una concezione di sviluppo sostenibile, che ricerca compatibilità economica, sociale,
ambientale, in un´ottica di empowerment per arrivare a migliorare le capacità individuali e collettive
secondo i principi dell´ESSERE, FARE, DECIDERE.
A livello sociale si promuove la partecipazione,
l´equità, l´esercizio dei diritti civili, l´uso dolce delle
risorse ambientali, un´organizzazione economica efficiente, efficace, competitiva. La politica del lavoro
conta con diverse strategie, strumenti di acquisizione di tecnologia produttiva, formazione socioeconomica ed umana, al fine di favorire lo sviluppo
delle persone in modo armonico, secondo principi e
valori plasmati dalla convivenza e dalla tolleranza,
per giungere al miglioramento della qualità di vita
individuale ed alla costruzione di una società ispirata alla giustizia e al rispetto delle diversità. Il tutto
con una particolare enfasi data ai principi dell´economia solidale, oggi presenti anche nella costituzione del paese.
La Fondazione opera ispirandosi a quattro principi:
- formazione umana, con piani di sviluppo rivolti
alle organizzazioni di base;
- rafforzamento socio-organizzativo, che facilita e
orienta le singole strutture interne e la forma giuridica di volta in volta prescelta, dando priorità
alle reti locali, zonali, provinciali, nazionali che
operino in collegamento con altri movimenti
della società civile e formino leader popolari con
capacità di gestione tecnica, imprenditoriale, politica;
- sviluppo produttivo e di servizi, attraverso programmi che migliorino le capacità economiche
perseguendo forme di strutture alternative che
siano coerenti con i principi etici generali e con
l´utilizzo di tecnologie adeguate alla realtà locale;
- commercializzazione comunitaria, dove in ogni
zona e in base alle caratteristiche di ciascun prodotto vengano implementati processi funzionanti
che mantengano valori equi, pur in presenza di
strategie di marketing e di volumi produttivi e
commerciali competitivi.
Viaggi missione
MCCH dispone di tre imprese sociali, ciascuna specializzata nello sviluppo di prodotti-servizi in rete:
1) Agroexportadora Maquita: dal 1991 esporta
cacao prodotto da piccole organizzazioni contadine che operano in forma associativa. Tale attività ha permesso di posizionarsi sul mercato tra
i maggiori esportatori del paese per quantità e
qualità, con una discreta resa in termini produttivi, opportunità stabili e distribuzione delle vendite a condizioni vantaggiose. Si è costituita a fine
2009 una nuova impresa, Choco-Export, con
MCCH come socio principale, insieme ad altre 5
imprese di secondo livello, per gestire l´esportazione.
2) Comercializadora Maquita: coordina le organizzazioni di trasformazione, agricole, artigianali
dei principali prodotti secondo tre macro linee di
prodotti: alimenti trasformati, con valore aggiunto in termini di autogestione e sostenibilità e
un continuo lavoro di formazione per mantenere
standard di alto profilo e certificazioni produt-
119
tive di qualità; artigianato, dal 1989 MCCH ha
avviato una rete di talleres artigianali diffusi in
varie zone del paese che cercano opportunità di
accesso al mercato nazionale ed estero, con l´utilizzo di infrastrutture appropriate; prodotti in
area rurale andina, si valorizzano le produzioni
di largo consumo e tradizione, connotandosi
come una sorta di ponte tra produttori e consumatori
3) Operadora di turismo Maquita Cushunchic:
promuove il turismo alternativo, offrendo pacchetti ad alto valore aggiunto sociale, etnico, culturale, ecologico. Raggruppa varie organizzazioni dei differenti ecosistemi dell´Ecuador
(Costa, Sierra, Amazzonia) e ricerca anche in
questo segmento di mercato la possibilità di garantire a comunità di base le condizioni per
poter vivere del proprio lavoro. Attualmente vi
sono tre centri con uffici per lo sviluppo di questa attività nelle varie regioni.
Ecuador
Organizzazione
120
La presenza di MCCH è orientata alla realizzazione di "cicli" di sviluppo che prevedono un periodo di lavoro diretto, intensivo, sistematico che
può durare dai 10 ai 15 anni, in modo da raggiungere un livello organizzativo ed economico tale da
permettere poi la continuità delle singole esperienze in modo autonomo. A tale scopo sono previste tappe di identificazione, di esecuzione e infine
di uscita progressiva dai progetti implementati. Terminato ciascun ciclo la relazione con le strutture di
base passa ad essere di consulenza esterna, a seconda di quanto di caso in caso venga identificato
come utile, partendo da sei settori considerati strategicamente prioritari: ambientale, partecipativo,
genere, principi etici, identità e cultura, generazionale
Oltre al cacao, MCCH vanta una ricca gamma di
prodotti, quasi tutto ciò, tra alimentari e artigianato,
che è possibile sviluppare nel paese con il lavoro
delle piccole organizzazioni: marmellate bio, zucchero, funghi, cereali, farine, riso, prodotti trasformati, artigianato in tagua, paglia, balsa, cuoio, ceramica, tessili, ecc.
Una delle priorità naturali di MCCH è la ricerca
di finanziamenti di supporto alle organizzazioni di
base con cui collabora in tutto il paese. Negli anni
sono stati numerosi i progetti di appoggio sociale
ottenuti grazie a fondi della cooperazione europea,
di ONG o importatori equi. Per avere un´idea nel
solo 2007 MCCH ha potuto disporre di 2.650.000
dollari per progetti di sviluppo a favore dei propri
assistiti, come laboratori per la produzione di marmellate e confetture, rafforzamento organizzativo e
commerciale dei gruppi, formazione ai valori solidali per i produttori del cacao, scuole di preparazione professionale e umana nelle comunità contadine, sviluppo di sistemi di controllo della qualità
nel campo, promozione dell´agricoltura bio in area
rurale, costruzione di case comunali, centri di salute, turismo alternativo, formazione ai valori
dell´agroecologia, miglioramento delle tecniche di
produzione dell´artigianato. Nel 2007 hanno ricevuto un premio da parte di un´organizzazione USA
per i programmi di sviluppo sociale e per la qualità
dei prodotti naturali (marmellate, funghi, panela).
Ci sono due gruppi di studenti interni al circuito di
MCCH che si sono formati in economia solidale.
Inizialmente i rapporti tra LiberoMondo e
MCCH erano mediati da Camari, poi nel 2007 si è
iniziata una collaborazione diretta per l´esportazione del cacao, che è valutata come positiva anche
se ci sono stati alcuni episodi iniziali problematici.
Con il fair trade MCCH vanta una tradizione antica,
praticamente dalla fondazione negli anni ottanta,
anche se di fatto solo a partire dal 1993 l´attività ha
raggiunto livelli considerevoli, prima tramite Max
Havelaar poi autonomamente.
Vista la pressante richiesta della base di far crescere
le opportunità commerciali la struttura ha iniziato a
collaborare anche con traders convenzionali.
Per quanto riguarda il cacao stanno esportando
1.300 tonnellate/anno alla Ferrero, nota impresa italiana che di fatto offre a MCCH condizioni molto
vantaggiose in alcuni casi anche migliori di quanto
previsto come condizione minima dal commercio
equo: versa un prefinanziamento pari al 50% del valore dell'ordine e fa donazioni a fondo perduto per
il finanziamento di progetti sociali.
A livello generale l´elenco dei partner di MCCH è
vasto, ed oltre ai compratori finali ed alle ONG vengono mantenute relazioni privilegiate con imprese
di trasporto, banche, enti pubblici e privati, clienti,
intermediari, ecc. Fa parte dell´Associazione di
esportatori di cacao dell´Ecuador (Anecacao), che
riunisce una trentina di imprese tra cui la NestléEcuador…
La struttura organizzativa di MCCH, risultato di
decenni di sperimentazioni, cambiamenti, aggiustamenti è basata su una politica gestionale sinergica,
che si sviluppa con metodologia dinamica per rispondere alle varie richieste, con livelli differenti a
seconda delle funzioni di responsabilità. L´organigramma è un sistema di processi intercomunicanti
con un nucleo centrale di direzione e orientamento
per la realizzazione degli obiettivi istituzionali. Tale
spazio è il Direttivo, composto da Presidente (Graziano Mason), direttore e vice (dopo diversi tentativi di affidare tali responsabilità a tecnici o manager esterni ora si preferisce scegliere quadri interni,
spesso missionari/e, come nel caso della direttrice,
hermana Maria Jesús Perez, e della vice Luz Maria
Cuadrado). L´Assemblea generale è formata dai leader delle organizzazioni di base e ha il compito di
valutare quanto fatto e stabilire le priorità future. Si
svolge di solito nell´ultimo trimestre dell´anno.
MCCH si avvale anche di consulenze esterne, specie nel settore giuridico, per definire linee di azione
fondamentali in un quadro legale di riferimento.
Nell´esecuzione delle strategie sono stati identificati tre settori di azione:
- strategico: sono i programmi e le analisi di sviluppo a lungo termine, che definiscono le politiche aziendali; oltre all´equipe di direzione partecipano anche i settori finanze, progetti, marketing e i singoli responsabili di settore;
- produttivo: si tratta dei processi dove la priorità è la soddisfazione del cliente e il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori;
sono coinvolti i coordinamenti provinciali, i settori di mercato, logistica, operazioni; in particolare i coordinamenti provinciali dispongono di
tecnici specializzati in ciascuno degli assi portanti
di attività;
- funzionale: sono gli ambiti interni a MCCH di
supporto ai settori strategico e produttivo; un
ruolo importante lo gioca il settore contabile e di
amministrazione interna, sia per il rispetto delle
leggi sia per il sostegno alle singole iniziative produttive; inoltre sono coinvolti i settori di sviluppo
umano, sistemi informatici, servizi generali per
l´ottimizzazione delle risorse ed una sufficiente
circolazione delle informazioni.
MCCH persegue da sempre una politica interna di
spirito di squadra e di interazione tra i diversi settori,
che condividono innanzitutto principi e missione.
Tale impostazione prevede una presenza forte in
tutte le istanze decisionali delle figure carismatiche
che hanno fatto la storia dell´organizzazione. Anche
per tale motivo in passato diversi quadri e figure di
direzione se ne sono andati o sono stati rimossi, in
quanto legati ad un´impostazione più aziendale, con
ruoli e competenze definite.
Le istanze interne principali sono le seguenti:
- Assemblea dei soci, due volte l´anno;
- Direttivo, ogni tre mesi e comunque tutte le volte
che sia necessario;
- Comitato Esecutivo, riunioni mensili con tutti i
responsabili delle diverse aree e linee commerciali;
- incontri periodici con tutti i lavoratori per rafforzare lo spirito di gruppo ed informare sui risultati ottenuti, oltre alla celebrazione mensile
dell´eucarestia.
In MCCH operano complessivamente 117 lavoratori,
cui si aggiungono un certo numero di stagisti e volontari, a volte stranieri, che si alternano ed il cui numero è variabile.
Raccolta del cacao
Logistica
La sede di MCCH è situata in una grande palazzina nella periferia sud di Quito (zona dove si trova
la parrocchia di Graziano Mason), e dispone di cinque installazioni che funzionano da uffici, magazzini, show-room, laboratori produttivi. Ogni spazio
dispone di servizi di base come luce, acqua, telefono,
connessione internet, in spazi luminosi, puliti, ordinati. Nella parte esterna ci sono giardini, alberi,
piante ornamentali. Qualunque sia la zona e il tipo di
occupazione MCCH cerca di dare ai lavoratori gli
strumenti di cui hanno bisogno in modo che il lavoro
sia realizzato al meglio possibile, in un ambiente
sano. Ogni sede provinciale dispone di uffici che
mantengono contatti quotidiani con la centrale di
Quito. Nei centros de acopio (centri di raccolta) o
nelle fincas si dispone di uffici, sale, magazzini, settori per il seccaggio dei prodotti, a volte anche giardini e parcheggi. Nel caso della zona di produzione
del cacao, situata alla "Pepa de Oro" a Vinces, nella
provincia de Los Rios, oltre a quanto già descritto, ci
si propone di cercare nicchie di mercato, adatte al livello dei diversi prodotti di base, di ridurre i costi
della filiera e di incrementare la produttività, di
adottare tecnologie appropriate a questa tipologia
agricola, di favorire il lavoro collettivo delle varie comunità, di trovare soluzioni architettoniche ed ambientali per contenere gli effetti devastanti di catastrofi naturali come El Niño.
Cacao world…
Viaggi missione
Il settore del cacao, secondo una stima fatta a
gennaio 2009 dal dirigente incaricato, coinvolge circa
8.000 cacaoteros organizzati in 120 piccole associazioni e cooperative autonome. La maggioranza è
strutturata in associazioni, mentre pochi sono i produttori individuali, che non hanno diritto ai benefits
previsti da MCCH (formazione, mezzi di trasporto,
vivai con piante nuove, microcredito a interessi
bassi). Negli uffici di Guayaquil lavorano 20 persone: il dirigente, la contabilità, agronomi e tecnici
agricoli, personale di supporto (addetti al peso, al ricevimento del cacao, al controllo dei parametri tecnici, al carico e scarico della merce, guardie, autista,
fattorino). Ogni centro di raccolta dispone di un
coordinatore, contabile, guardie. I lavoratori hanno
regolare contratto di lavoro controfirmato dalle autorità competenti secondo modalità diverse: contratti
a tempo indeterminato, a tempo fisso con paga oraria, a progetto, ecc. Tutti dispongono di previdenza,
assicurazione. Ogni figura direttiva risponde ad un
profilo funzionale con una descrizione dettagliata di
responsabilità, funzioni, personale da gestire e ruolo
direttivo da cui dipendere.
In Ecuador in generale i livelli salariali sono assai
differenziati, specie nel terzo settore. MCCH ha commissionato ad un ente di consulenza uno studio accurato ed il risultato emerso è che la media degli stipendi pagati è del 30% più alto di quanto si riscontra in analoghi settori. Inoltre la Fondazione offre ai
propri lavoratori altri benefits, non previsti dalla legislazione, come un fondo solidale in caso di emergenze dimostrabili, un sussidio di anzianità o familiare, un bonus di produttività in base al raggiungi-
121
mento dei risultati, un´assicurazione sulla vita ed
una privata di tipo sanitario, l´offerta di acquisti a
prezzi scontati di prodotti di base e di quanto venduto internamente, oltre al microcredito a tassi favorevoli (3-4% annuo).
L´inflazione nel paese è attualmente al 10%
annuo e il paniere dei prodotti di base è di 350-400
dollari mensili. I contadini produttori del cacao del
campo guadagnano mediamente oltre 200 dollari
mensili, non molto ma comunque il doppio della
media dei campesinos del settore. Le fave di cacao
vengono pagate 105 dollari/quintale di libbra, cioè
100 libbre che corrispondono a circa 45 kg. Tale valore va tutto al produttore meno due dollari/quintale di libbra che sono destinati al centro di raccolta.
Circa 10 US$/quintale di libbra servono per le spese,
alcuni produttori si servono anche di braccianti pagati 10 dollari al giorno. Per le regole stabilite da
MCCH i piccoli produttori devono avere appezzamenti tra 1 e 3 ettari. Spesso esiste in area rurale una
tale dipendenza dagli intermediari e ingenuità da
ritenersi grati verso i "chulqueros" (usurai) che ogni
anno ipotecano l´acquisto del raccolto, anche se
spesso pagano meno della metà del valore di mercato del cacao. Ora ogni mattina si può ascoltare alla
radio il prezzo e la quotazione che Maquita offre ai
produttori. Va comunque detto che MCCH in alcuni
casi, quando non è in grado di onorare gli impegni
presi con grossi compratori a causa di un raccolto
inferiore al previsto, compra parte del cacao dai
commercianti, pur selezionati e a prezzo concordato. Nonostante gli sforzi in ambito locale la quotazione dipende dalle borse di Londra e New York,
dove la speculazione sui contratti futures muove
fino a dieci volte tanto il volume fisico del cacao effettivamente trattato (il valore al momento della visita era di 2.300 US$/ton, contro i 2.750 dollari
dell´anno precedente).
Ciò nonostante non si sottrae al "gioco" dei futures
tenendo d´occhio gli andamenti, visto che i brokers
pagano subito, alla presentazione dei documenti di
export dopo circa una settimana (quindi con tempi
di pagamento più brevi di quanto può avvenire nel-
l'ambito del fair trade). Ogni centro di raccolta dovrebbe essere autosostenibile e produrre un utile di
5-6 dollari per ogni 100 libbre. Si calcola in media
che solo il 5% del costo finale di una tavoletta di
cioccolato finisca nelle tasche del cacaotero, quindi il
vero business lo fanno le industrie di lavorazione
del cioccolato.
La materia prima è la pianta, vale a dire la Theobroma Cacao, originaria delle aree andine della conca
amazzonica. Attualmente è in atto una politica di
riforestazione e di semina di cacao nazionale, anche
se ormai molto diffusi sono cloni. MCCH lavora per
la valorizzazione del cacao nazionale fino e di
aroma, per le proprietà organolettiche, per l´affermazione del valore aggiunto ecuatoriano, oltre che
per le qualità intrinseche del prodotto. Il cacao è disponibile tutto l´anno, anche perché sviluppandosi
in regioni estese permette di compensare localmente eventuali difficoltà legate a variazioni di
clima.
In Ecuador in generale non esiste una cultura di
consumo di cioccolato, nonostante la rigidità climatica di alcune zone andine. Trattandosi di un prodotto ad alto valore energetico la maggior parte
della popolazione, che si trova in aree temperate,
non ha sviluppato la pratica dell´utilizzo del cioccolato.
Il cacao appartiene alla famiglia botanica delle Sterculiacee, è originario dell'America Centrale ed è coltivato in varie regioni a clima caldo umido. E´ una
specie prettamente tropicale, cresce tra i 20º di latitudine nord e sud, le condizioni climatiche ideali
sono comprese tra 25 e 32 gradi, con precipitazioni
abbondanti e regolari, assenza di sole eccessivo e
poco vento. I terreni devono essere profondi, freschi, poco argillosi. L´habitat ideale è quello
d´ombra, meglio se con la presenza del banano. La
pianta è alta dai 6 agli 8 metri, cresce velocemente,
strutturandosi in 3-5 branche che ramificano molto
e formano una densa chioma. Le varietà coltivate
vengono potate e tenute ad un´altezza di 5-6 metri.
Dal secondo anno la pianta entra in fioritura, dal
quarto inizia a fruttificare regolarmente. E´ una spe-
Ecuador
Foto di gruppo con padre Mason
122
Cabossa aperta
zia la fermentazione che determina la qualità del
cioccolato come prodotto finale. Si tratta di un lavoro soprattutto maschile, in genere è troppo faticoso per donne e giovani, che in qualche caso aiutano per funzioni collaterali come la pulizia della
cabossa o la gestione contabile. La produzione dopo
essere stata stoccata nei centri di raccolta locali è
portata dai contadini alla struttura centrale di riferimento, dove viene pesata e classificata. Si paga il
prezzo concordato per la settimana emettendo regolare fattura, con indicati dati come l´umidità ed
altri parametri. MCCH fornisce ai produttori assistenza e formazione agricola, oltre che amministrativa. Il cacao viene lasciato seccare al sole, in caso di
pioggia si utilizza un seccatore a gas, che tratta il
prodotto per il tempo necessario, in questa fase si
sviluppa il caratteristico aroma di cioccolato e diminuisce la parte amara (la temperatura deve stare al
di sotto dei 50 gradi). Dopo circa due settimane si
effettua la cernita, ripulitura, stoccaggio e confezionamento in sacchi di juta (costales) da 69 kg. e si
invia tutto al porto di Guayaquil, per l´invio a clienti
o mercati di destino. Nei centri di raccolta sono stati
installati dei programmi informatici in cui vengono
registrate le operazioni ed i pagamenti ai singoli
produttori. In caso di valori alti di umidità i sacchi
vengono separati e inviati a Guayaquil per una
nuova fase di seccatura. Se invece la fermentazione
del cacao è più alta di quanto concordato viene apportata una riduzione del prezzo al contadino. I
centri di raccolta ricevono un prefinanziamento
dall´Agroexportadora, ma pagano i soci solo alla
consegna, in quanto si è valutato che sarebbe troppo
alto il rischio di non ricevere nulla se si pagasse in
anticipo. Ogni 15 giorni circa vengono in zona per
verifiche e aggiornamenti anche i principali "boss"
di MCCH.
In Italia il cacao importato da LiberoMondo viene
inviato all´ICAM di Lecco, che effettua direttamente
la torrefazione: le fave sono selezionate, tostate, sgusciate, macinate, fino ad ottenere la massa/pasta di
cacao, che è la base per le lavorazioni del cioccolato.
Si effettua ancora l´operazione di potassatura, per
neutralizzare gli acidi, e "spremuta" per ottenere il
burro di cacao e in polvere, grasso o magro.
Nel 2008 sono state prodotte 3.700 tonnellate di
cacao, incluso il segmento organico (20-25%), certificato da EcoCert. In generale in Ecuador si producono oltre 100.000 tonnellate di cacao, di cui il 70%
coltivato da piccoli produttori (75% cacao fino, 25%
cacao tradizionale; il 75% di tutta la produzione è
biologico, anche se spesso non certificato). Il paese
è il primo produttore mondiale di cacao fino di
aroma, con circa il 67% del totale. Si esporta il 55%
della produzione in Europa, il 35% negli USA e il
10% nel resto del mondo. Nell´area di produzione
di quanto esportato a LM sono seminati circa 58.750
ettari a cacao, ed altri 48.000 consorziati con altre
coltivazioni (banane, caffè, agrumi, mais, ecc.) e si
totalizza il 23% della produzione nazionale, di solito della migliore qualità (fino di aroma), divisi in
13.717 UPAS (Unidades Productivas Agrícolas). Dopo
l´exploit del 2004 (primi esportatori di cacao del
paese), ancora oggi MCCH è tra i primi cinque.
Si calcola che circa 100.000 famiglie lavorino in questa attività in Ecuador, per un totale stimato di
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cie cauliflora, cioè fiorisce direttamente sul fusto e sui
rami principali. Il frutto, botanicamente una cabosside, ha la forma di un melone, raggiunge fino a 25
cm. di lunghezza e pesa 500-600 gr. Il colore varia
con la maturazione, dal verde-giallo al rosso porpora
al viola. Ogni cabosside contiene tra i 40-50 semi,
piatti, tondeggianti, lunghi 3 cm. circa, avvolti da
una polpa bianca.
Dal punto di vista commerciale, esistono tre specie
differenti di cacao, denominate rispettivamente
criollo, forastero e trinitario. Il primo ha semi tondeggianti, che danno un cacao delicato e aromatico, il
secondo fornisce un prodotto con aroma marcato,
utilizzato nella preparazione degli amari, l'ultimo è
un incrocio tra criollo e forastero. Messico, Brasile,
Colombia, Ecuador, Costa d'Avorio, Ghana, Nigeria,
Camerun, Malesia sono i principali produttori mondiali. Il cioccolato è un alimento ricchissimo di carboidrati, che costituiscono la frazione principale
(circa il 64%), di grassi (22%), proteine (6%). Tra i
sali minerali (4% circa), vanno segnalati soprattutto
il magnesio, potassio, fosforo, ferro, calcio. Tra i principi attivi presenti in misura significativa, la teobromina, la caffeina, la guanina, alcuni composti della
serie dei tannini e vitamine del gruppo B. La teobromina, in particolare, ha attività vasodilatatrice e diuretica, agisce come eccitante muscolare. 100 grammi
di cioccolato forniscono 542 calorie. Una tazza di
buon cioccolato ne fornisce 190 circa. Il cioccolato
fondente ha il pregio di contenere poco colesterolo.
L´attenzione all´ambiente è uno dei principi fondanti l´attività di MCCH e si evince dalla formazione
effettuata sul campo affinché i produttori sviluppino
pratiche naturali organiche e utilizzino concimi biologici (in particolare escrementi di gallina). Nelle
varie piantagioni l´uso diffuso di principi di coltura
bio favorisce la produttività, abbatte i costi di produzione, considerando che quasi sempre si utilizzano materiali originari delle stesse "fincas" (terreno
di proprietà del contadino). Si cerca inoltre di trattare in maniera adeguata i residui solidi e si provvede a riciclare e rivendere (5 US$/sacco) gli scarti
del cacao e la pula del riso, anch´essi utilizzati come
concime.
La raccolta dei produttori collegati a MCCH è manuale, in modo da non danneggiare la pianta e garantire le successive fruttificazioni. Il frutto viene
staccato e aperto delicatamente, si estraggono i semi,
avvolti in una sottile pellicola biancastra. Da qui ini-
123
600.000 persone coinvolte. La produzione dei
gruppi seguiti da MCCH è di mediamente 5-6 quintali di cacao per ettaro, bassa rispetto alla media nazionale (15 quintali per ettaro), anche perché in
qualche caso si tratta di piante un po' vecchie che
necessitano di trattamenti specifici adeguati.
Nel solo settore del cacao le vendite del 2008 di
MCCH sono state di oltre 6 milioni di dollari, di cui
il 15% nel mercato nazionale e l´85% per l´esportazione (il 22% al fair trade). La media mensile di export di MCCH è di 600 tonnellate metriche. Quasi il
50% delle vendite va alla Ferrero, il resto transita
anche tramite brokers internazionali. Non si applicano le quotazioni FLO, sia perché il prezzo del
cacao fluttua diverse volte durante l´anno sia perché MCCH poco esporta al fair trade. I produttori
individuali ricevono un valore inferiore (95 dollari/quintal invece dei 105 previsti per le associazioni ed i gruppi). L´Agroexportadora deve versare
alla Fondazione un corrispettivo pari al 10-15%
delle vendite annuali (nel 2008 circa 60.000 US$)
L´incontro a Quito con gli uffici centrali e le
massime cariche di MCCH è stato cordiale e aperto,
più difficile, almeno inizialmente, quello con il gerente dell´Agroexportadora del cacao (proveniente
dal profit, con un curriculum sorprendente, essendo
stato prima funzionario della Nestlè, poi responsabile dell´export in una multinazionale del settore
bananero, mentre ora lavora da 13 anni a MCCH),
come se il contatto fosse non prioritario, visti i bassi
volumi di acquisto di LiberoMondo. Come si
ascolta talvolta nel mondo dell´economia solidale,
MCCH come l´Agroexportadora non godono sempre di… buona stampa nel fair trade locale e internazionale. Comunque va detto che è stato compiuto
un percorso di valorizzazione di piccole organizzazioni contadine, visto che all´inizio del lavoro con
il cacao si puntava a imprese tradizionali (attualmente la percentuale di prodotto consegnato da piccoli produttori è del 60%).
Ecuador
Essicazione del cacao
124
Fundaciòn Chankuap
La Fundación Chankuap "Risorse per il Futuro" è un organizzazione non governativa del SudEst dell’Ecuador, nata nel 1996, che lavora con gli
indigeni delle popolazioni Achuar, Shuar e i coloni
meticci nella regione amazzonica vicino alla frontiera con il Perù. La strategia operativa è l´ideale
continuazione delle attività produttivo-economiche
iniziate nel 2002 con l´obiettivo di ottenere un significativo valore aggiunto per le produzioni indigene delle Province ecuatoriane di Morona Santiago
e Pastaza, a favore delle comunità che si trovano
dietro la Cordillera del Kutukú (accessibile solo via
aerea), nel Cantón Taisha e nella zona del Valle del
Upano, Cantón Morona (collegata attraverso strade,
pur precarie).
Si tratta di una regione povera, con grandi disuguaglianze economiche e sociali, con scarse vie di comunicazione, un´area di circa 600 mila ettari ricoperta per l´87% da foreste tropicali e con una ricca
biodiversità.
Chankuap è impegnata a fornire servizi utili allo
sviluppo sociale integrale e sostenibile nella regione
amazzonica e cerca di valorizzare le potenzialità dei
gruppi più vulnerabili, rispettandone l’identità e
stimolando l’autogestione e la solidarietà. Gli interventi si fondano su tre direttrici principali: formazione di alto livello per gli studenti indigeni sulla
valorizzazione delle risorse naturali, ricerca scientifica sulla biodiversità vegetale, elaborazione di prodotti trasformati ad alto valore aggiunto. I gruppi
producono soprattutto olii essenziali di varie specie, tra cui i più caratteristici sono l´ishpink (cannella
nativa), lo zenzero e un particolare olio vegetale di
una palma autoctona: l'ungurahua.
In tutto sono coinvolte nei progetti produttivi circa
1.350 persone e 67 gruppi di base delle differenti
etnie indigene (315 famiglie Achuar, 37 del gruppo
Kurinúa, 328 Shuar, oltre a 157 famiglie di coloni
meticci delle aree urbane). Lo strumento organizzativo interno principale di gestione delle attività
sono i Gruppi Solidali di Lavoro (GST), che provvedono a pianificare le diverse attività gestite dai
gruppi di produttori. La Fundación Chankuap
sorge all´interno del mondo missionario cattolico,
in particolare dei Salesiani, che operano prevalentemente nel territorio degli indios Achuar. La Fundación è stata ideata per sostenere le attività produttive collegate al lavoro della missione, con una particolare attenzione alla formazione ed alla specializzazione tecnica, con l´obiettivo di sviluppare le
comunità coinvolte. I membri attuali (soci) della
Fondazione sono tre salesiani presenti nell´area da
35 anni, che lavorano con Shuar ed Achuar, mentre
gli altri soci sono laici, anch´essi con una lunga
esperienza con gli indios.
Il lavoro con le comunità é iniziato con il recupero delle sementi autoctone, la riforestazione e arricchimento delle foreste, la produzione per l´autoconsumo, la commercializzazione dell´eccedente.
Inizialmente la vendita era unicamente di materia
prima, fattore che economicamente rendeva poco
della foresta e le teorie conservazioniste di alcuni
studiosi: proteggere l´ambiente senza rinunciare a
produrre e vivere dei frutti del proprio lavoro, integrando differenti produzioni per un´economia alternativa. Tutto è iniziato nel 1996 grazie all’azione di
un missionario salesiano italiano, morto nel 2006, in
accordo con la Federazione delle Nazioni Indigene
dell’Ecuador, una potente organizzazione con cui
deve confrontarsi chiunque in Ecuador abbia a che
fare con gli indios. Oggi il presidente della Fondazione Chankuap è un altro salesiano italiano. I missionari vivono nella casa di Sevilla, un piccolo sobborgo a pochi chilometri da Macas, dove si trovano
anche le suore e i novizi indigeni (che raramente arrivano ad ordinarsi sacerdoti, in quanto la cultura
Shuar mal tollera il celibato, pur non prevedendo la
poligamia come nel caso degli Achuar). Qualche polemica interna, sia nel contesto locale sia con le comunità indigene, esiste a causa della grande estensione di proprietà terriere di cui godono i salesiani.
All’epoca dell’inizio del progetto la regione era afflitta da una profonda emigrazione verso USA ed
Europa (un problema endemico nel paese e in tutta
la zona andina), anche per l’isolamento geografico
ed economico della provincia, una delle più periferiche dell’Ecuador. Nonostante le distanze non siano
grandi come nel caso dei giganti del continente come
Brasile o Argentina, i tempi di percorrenza terrestri
sono comunque lunghi e faticosi, a causa dei trasporti precari e dei rilievi presenti nel del territorio.
Inizialmente il lavoro sulla produzione fu finanziato
grazie all’appoggio della cooperazione canadese, che
si era occupata della realizzazione di strade, radio
comunitarie per le comunicazioni tra i villaggi, seccatori per i prodotti e del recupero di specie vegetali
native. Il nome Chankuap riprende quello di un
fiume della regione, vicino alle missioni dove inizial-
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sostenibile l´attività. In una seconda fase sono stati
avviati dei processi di trasformazione, ottenendo
margini di utile che potessero garantire alle famiglie
maggiore sostenibilità per le loro produzioni. Nel
2002 sono iniziate le sperimentazioni delle prime distillazioni di piante aromatiche e medicinali locali.
L´esperimento faceva parte di un piano di ricerca di
risorse naturali per lo sviluppo di filiere di oli essenziali, spezie, infusi arrivando a prodotti ad alto valore aggiunto, basso peso e volume, facilmente trasportabili a costi contenuti.
I gruppi sono dislocati all’interno della foresta e il
trasporto dei prodotti avviene per mezzo di piccoli
aerei, fatto che rende troppo esosa la commercializzazione dei prodotti agricoli tradizionali che risultano così essere troppo cari. I canali commerciali
prioritari individuati sono stati il fair trade, il mercato locale e nazionale.
Nel corso degli anni la Fundación Chankuap ha
stretto relazioni con l´ONG italiana VIS, l´Università
Politécnica Salesiana (UPS) di Quito, le Facoltà di
Chimica delle Università di Ferrara e Pavia.
Un´equipe di cooperanti e personale accademico ha
formato un gruppo di esperti nella valorizzazione
delle risorse naturali per lo sviluppo di prodotti naturali, fitoterapici, cosmetici. Grazie a tali collaborazioni è stata lanciata nel 2007 un’innovatrice linea di
cosmetici i cui ingredienti principali sono olii essenziali di alta qualità. Ikiam, Alma Amazónica, è una
linea di 23 prodotti tra cui si trovano saponi liquidi,
olii per massaggi, creme nutritive e multivitaminiche
per le mani, i capelli e il corpo, body splash (lozioni
per il corpo), shampoo, repellenti, ottenuti dalla trasformazione di olii essenziali di agrumi (lime, arancia, mandarino), erbe come l´erba luisa, fiori come
l´ishpink (simile alla cannella), piante come l´ungurahua (il frutto di una palma), radici come lo zenzero
e la cúrcuma. Si tratta del risultato più concreto degli
interventi di cooperazione del VIS in Ecuador a favore degli indigeni Achuar e Shuar, ai quali è stata
offerta formazione tecnica, valorizzando le capacità
di produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti della foresta.
Ikiam (“foresta”, in lingua Achuar) è stata presentata prima a Macas, capitale della provincia, e poi a
Quito, dando il via alla commercializzazione nel
mercato nazionale. Si stanno effettuando promozioni
e test commerciali in diverse città dell´Ecuador dove
esiste un potenziale di mercato per posizionare questa nuovo marchio. Si sono sviluppate anche formule
per ottenere saponi solidi per l´export e prodotti fitofarmaceutici per il mercato nazionale, come sciroppi,
gel analgesici.
Due tecnici della Fundación sono stati formati sulle
tecniche di produzione e 12 promotori indigeni sono
stati formati nelle tecniche di distillazione, in modo
da poter compiere questa lavorazione direttamente
nelle aree rurali. Il progetto in forma generale cerca
di stabilire una relazione sana tra uomo e territorio,
a partire dalle risorse delle terre amazzoniche, producendo e trasformando secondo modalità che integrano saperi e culture, valorizzando le risorse delle
popolazioni indigene, le piante medicinali, i frutti
della chacra (l´orto Achuar). Le popolazioni della regione stanno cercando una terza via tra l´azione predatoria ed “energivora” dello sfruttamento selvaggio
125
mente operava il fondatore, nell´area della Cordillera del trans-Kutukú.
Chankuap lavora in rete con gli altri soggetti del
“comercio justo” del paese, Camari ed MCCH soprattutto. Era uno dei promotori della Red del Comercio Electronico ma gli scarsi risultati finora ottenuti hanno ridotto questo filone di attività. La Fondazione dispone di un sito internet dove è possibile
tra l´altro effettuare gli ordini. La commercializzazione verso l’Europa è iniziata con l’export di arachidi, recuperando un’attività tradizionale che stava
perdendosi in zona. Esiste anche un settore dedito
alla produzione di artigianato e bigiotteria, sviluppato dalle donne indigene. Un importante valore
aggiunto, sia per la linea dei cosmetici che dei prodotti fitoterapici, è l´essere in grado di realizzare i
prodotti finiti in loco, esperienza pressoché unica
per questa tipologia di articoli, perlomeno nell’ambito del commercio equo.
La produzione è agroecologica, rivolta all’autoconsumo ed alla vendita. Le aree di produzione sono
piccole (30x40 mt. in media), nel rispetto della preservazione della foresta. La Fundación offre agli indios strumenti, stivali, machete, pale, formazione
tecnica, microcredito, installazione di seccatori e
piccoli macchinari per la prima lavorazione sul
campo. Per salire sugli alberi della foresta viene
usato un antico e pratico sistema a “bicicletta”
(corde metalliche legate ai piedi, simili a quanto
fanno i Maya dello Yucatan del Chicle e gli indios
brasiliani con le noci dell’Amazzonia), che consente
di arrampicarsi agilmente sulle palme per raccogliere i cocchi, ma senza rovinare la pianta.
Ecuador
Contesto geografico e culturale
126
Gli indios presenti nella Provincia di Morona
Santiago (il paese è diviso amministrativamente in
24 Province) sono circa 80.000 (8.000 nell’area del
progetto). In passato erano soprattutto raccoglitori,
ora hanno molti contatti e partnership con organizzazioni di appoggio, principalmente missioni e
ONG straniere. Molti non parlano spagnolo. Le lingue Shuar e Achuar hanno parecchie somiglianze,
provenendo da una radice comune, che si è andata
differenziando nel tempo in seguito a divisioni e
conflitti. Le due popolazioni si trovano ora separate
anche geograficamente da fiumi e rilievi. I villaggi
sono sparsi, oltre che nella provincia di Morona
Santiago, nella confinante provincia di Pastaza ed
anche in Perù, con il quale fin dal 1942 è in corso
una disputa sulla definizione dei confini tra i due
paesi nella zona Amazzonica sud orientale, “provvisoriamente” (da 60 anni…) demarcata dal trattato
di Rio de Janeiro.
La Provincia di Morona Santiago vive una fase di
recessione, con poche risorse nell´allevamento e nell’agricoltura, con scarsi sbocchi di mercato, anche a
causa delle precarie vie di comunicazione. La zona
è invasa da prodotti di contrabbando che giungono
dal vicino Perù, disponibili a prezzi stracciati.
Macas, la capitale della provincia, è situata a 1.100
metri sul livello del mare ed ha circa 13.000 abitanti.
Nelle aree indigene non esistono strade, ci si muove
a piedi o con piccoli aerei, l’accesso e la logistica
sono molto precari, si potrebbe dire che ci si trova
in presenza di regioni e difficoltà d’altri tempi... Esiste da anni un progetto per sviluppare un sistema
più razionale di trasporto fluviale, adeguato alla
zona.
La regione indigena oggetto del progetto (parte
bassa del Rio Pastaza, nell’Oriente della zona orientale dell’Ecuador) ha fama, nel paese e all’estero, di
essere zona “selvaggia”, anche per i miti diffusi da
agenzie di viaggi e guide turistiche sulle pratiche
di riduzione dei crani che le culture indigene praticano da sempre. A conferma si segnala un episodio
recente, quando alcuni anni fa una coppia di turisti
italiani entrata clandestinamente nell’area alla ricerca di sciamani, è stata decapitata… La pratica
era utilizzata in passato nelle guerre interne,
quando si mostravano come trofei i crani dei nemici, ridotti di un terzo. Gli Achuar sono 20.000 in
Ecuador, gli Shuar circa 50.000. Per entrare nelle comunità è necessario un permesso, non viene vista
con simpatia l’entrata di estranei, specie dei gringos.
La Fundación Chankuap opera prevalentemente
con l’etnia Achuar, ma per sviluppare i progetti
deve firmare accordi di cooperazione con la NAE
(Nacionalidad Achuar Ecuador), organizzazione che
rappresenta ufficialmente gli Achuar. La NAE è
composta da nove organizzazioni, 5 a Morona Santiago e 4 a Pastaza, ogni associazione è divisa in
centri (al momento sono 64), ha un proprio consiglio di governo, coordina diversi progetti raggruppati in Assi di lavoro: educazione, salute, ordinamento territoriale, produzione, legalizzazione.
Delle 46 comunità Achuar sono 28 quelle contemplate nelle attività della linea Ikiam, mentre all’inizio erano solo 4. Si è dovuta vincere parecchia diffidenza, qualcuno sosteneva anche che Chankuap
fosse una strategia di penetrazione nelle comunità
indigene ideata dalle multinazionali del petrolio.
Ogni comunità dispone di proprie strutture organizzative interne, a partire da una specie di capo
villaggio detto Sindico, eletto ogni due anni (cariche
Luigi Eusebi (a sinistra) durante la visita al progetto
Organizzazione e funzionamento
I progetti sviluppati sono stati resi possibili grazie al sostegno finanziario di numerosi donatori, fra
cui il Ministero degli Affari Esteri e la Conferenza
Episcopale Italiana, e all’apporto di cooperanti in
loco del VIS. Esiste una partnership storica con le
Università di Ferrara e di Pavia per le analisi dei prodotti e le ricerche su qualità e proprietà delle materie prime. In particolare si sta lavorando sulle arachidi, che negli ultimi anni hanno presentato problemi di qualità. Per la distribuzione dei prodotti a
livello nazionale Chankuap usufruisce della rete dei
negozi di Camari, MCCH, Gruppo Salinas, Sinchi
Sacha, oltre a partecipare a fiere locali e forum
sull´economia solidale. A livello di struttura esiste
un’Assemblea Generale della Fondazione che si riunisce una volta all’anno e un Direttivo di sei persone.
Internamente la Fondazione si è strutturata in sette
aree, ciascuna con un responsabile: amministrazione, produzione, risorse naturali, trasformazione,
commercializzazione, educazione, salute. Per poter
eseguire i progetti nelle aree indigene (assistenza
tecnica in area agricola, trattamento delle risorse
della foresta, microcredito, vendita) sono stati fir-
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introdotte dopo l’arrivo dei missionari, in quanto non
appartenenti alla tradizione). I Sindicos sono di solito giovani che hanno studiato e maneggiano con relativa disinvoltura il know-how dei bianchi. Nelle comunità esiste anche un direttivo e un presidente. La
NAE a sua volta è membro di una confederazione indigena nazionale, la CONAIE (Confederazione delle Popolazioni Indigene del´Ecuador), anch´essa oggi su posizioni parzialmente critiche verso Correa. Gli
Achuar occupano la zona dell´alto Chankuap e dei
suoi affluenti, e la regione del Rio Pastaza. A causa
della localizzazione geografica il popolo Achuar si è
mantenuto nella storia relativamente isolato, di fatto
non si sono sviluppate relazioni costanti con le comunità meticcie, a parte gli scambi commerciali. Intorno al 1970 si sono maggiormente consolidati i contatti con il mondo missionario cattolico e protestante,
che gradualmente hanno provocarono cambiamenti
nella struttura sociale, nel pensiero, nei valori di riferimento, nel funzionamento economico e culturale,
nella religione. Alcuni antropologi hanno rilevato in
epoche più recenti un fenomeno di “shuarizzazione”
degli Achuar, per le relazioni sempre più strette con
i “cugini”, sia di tipo linguistico che culturale. Sono
comparse scuole radiofoniche bilingue, negozi e piste
di atterraggio dei piccoli aerei, si sta diffondendo la
formazione di piccole associazioni, l´introduzione di
figure di comando o coordinamento interno prima
sconosciute.
Una celebrazione di comunione e partecipazione
molto importante nella cultura Achuar è la wayus
(una bevanda tradizionale): parlando molto lentamente, prima dell´alba, si raccontano i sogni, si comunicano le ultime notizie, si analizzano i problemi
della comunità, domandando ai visitanti il motivo
del viaggio, ricordando fatti storici, riti, guerre tribali, o anche chiedendo in sposa una ragazza alla famiglia. Il nome Achuar viene da Achu (uomo del
pantano o palma molto grossa) che come detto si separarono dagli Shuar a causa di conflitti interni. Un
mito Shuar ricorda che essendosi quasi totalmente
eliminati a furia di farsi la guerra,i due gruppi decisero di comune accordo di separarsi. Gli Achuar si
trasferirono nella zona bassa, con grandi pantani e
zone pianeggianti, mentre gli Shuar rimasero nella
zona collinare e montagnosa. La separazione avvenne molto tempo fa, tant’è vero che anche se le due
lingue sono ancora molto simili (circa l´80% dei voca-
boli sono gli stessi), la cultura si è parecchio diversificata.
Le case indigene, in legno o mattoni, risentono del
contatto con i bianchi e i villaggi si concentrano intorno alle piste di atterraggio delle avionetas, i piccoli velivoli che collegano le comunità con il capoluogo della regione. Gli Achuar in qualche villaggio
dispongono di generatori e corrente elettrica. In
metà delle comunità esiste una radio ricetrasmittente, anche per ascoltare la potente radio Achuar
nella regione, che trasmette (dalle 04.00 alle 06.00 e
dalle 18.00 alle 20.00) programmi di salute ed educativi. La Fundación Chankuap per poter comunicare
tramite la radio paga 700 dollari annui e spesso i tecnici agricoli effettuano la formazione per le comunità direttamente tramite programmi radiofonici. Le
due radio che trasmettono rispettivamente in
Achuar e in Shuar sono “La voz de la NAE” e “Arutam” (che significa lo spirito, la forza degli elementi
della natura).
Gli Shuar hanno tre organizzazioni di rappresentanza a livello nazionale, riconosciute dai coordinamenti indigeni, contro l’unica degli Achuar, e sono
più… anarchici dei loro “parenti”, oltre che più numerosi. Ogni comunità è composta mediamente da
15-20 famiglie, per 150-200 persone in totale. La
maggioranza delle famiglie non ha entrate fisse,
salvo chi lavora nell´educazione e nella scuola. Il
mezzo principale di sussistenza sono le attività agricole, la caccia, la raccolta di piante native. Negli attuali progetti della Fondazione sono interessate direttamente oltre 300 famiglie Shuar.
Va sottolineato che la cultura indigena della regione
è ancora piuttosto machista, è comune la poligamia,
gli uomini hanno in media 3-4 donne. In generale le
donne sono sottomesse in vari aspetti, raramente
(ancora oggi) detengono il controllo del denaro guadagnato. La Fundación ha preferito agire con prudenza in campo antropologico, con processi lenti di
formazione e coscientizzazione.
127
Ecuador
128
mati accordi formali di cooperazione con le organizzazioni di rappresentanza. La base partecipa
principalmente nello sviluppo della rete commerciale, con un ruolo attivo nella scelta di prodotti, tecnologia da utilizzare, politica dei prezzi. Per il resto
non vi è coinvolgimento diretto, come avviene frequentemente in realtà gestite dalle missioni salesiane. Questo problema è stato discusso a lungo
nelle assemblee dei soci. La giustificazione data è
che la base non sarebbe ancora preparata per condividere la gestione, d’altro canto le potenti confederazioni indigene dell’Ecuador considerano in questa fase Chankuap un socio strategicamente importante.
Il responsabile commerciale-export e figura centrale
per la gestione operativa economica è un quiteño
(originario di Quito) esperto di marketing, che
viene da una lunga esperienza nel profit e che conosce il fair trade europeo. I tecnici locali, spesso di
origine indigena, lavorano con un sistema definito
a giornate. Nell’arco di un mese, si dedicano per 22
giorni alla visita delle comunità prestando consulenza e formazione e riposano nei restanti 8 giorni.
Ci sono due modalità di contrattazione interna
alla Fundación: assunzione regolare secondo il regime del Código de Trabajo nazionale e consulenze a
progetto. In un caso si ricevono le gratificazioni previste dalla legge, assicurazione, previdenza,
nell´altro si è pagati in base a ruolo, livello professionale, zona di intervento. La Fundación riconosce
in media salari superiori al minimo nazionale (218
US$/mese nel 2009), gli stipendi vanno dai 250 US$
delle funzioni più basse ai 1.300 dollari della Segretaria Generale. I tecnici prendono tra i 500 e i 650
dollari mensili. Non vengono riconosciuti altri benefits, essendo una ONG senza fini di lucro. Eventuali utili di esercizio (quando ci saranno…), come
previsto da statuto, devono essere reinvestiti nelle
comunità. Per quanto riguarda i produttori di base,
le entrate provenienti dalla vendita dei diversi prodotti permettono di soddisfare i bisogni delle famiglie contadine ed indigene, in particolare il diritto
all´educazione ed alla salute. Presso la sede di
Macas funziona anche il Centro de Acopio, un capannone di 440 mq. adiacente ad uffici e laboratori
che serve per ricevere e trasformare i prodotti agricoli. Nel Centro ci sono anche essiccatori artigianali
di legno, distillatori, un piccolo settore formazione.
Ci sono inoltre 13 tiendas comunales nelle aree indigene, di proprietà della Fondazione, che trattano
oltre 400 prodotti. Il negozio principale è a Macas e
sta per essere aperto un altro punto vendita a Quito.
La maggior parte delle materie prime utilizzate
per la linea Ikiam sono frutto di antiche tradizioni
familiari nell’ambito dell’alimetazione (arachidi,
cacao), della medicina (hierba luisa, jengibre, cúrcuma), della cosmetica (ungurahua). Gli indios utilizzano da secoli questi prodotti, in particolare con
le arachidi è stato svolto un lavoro di recupero delle
tradizioni, visto che nelle comunità se ne stava perdendo l’utilizzo. Il lavoro più pesante, di “desmonte”
per la semina, è svolto dall’uomo, mentre la raccolta
è fatta principalmente dalla donna. Dalle spezie e
da altre piante aromatiche si estraggono gli oli essenziali, che apportano alla pelle nutrimento e pro-
tezione, diffondendo delicate fragranze (rilassante
nel caso dell´hierba luisa, rinfrescante per il limone,
equilibrante per l´arancio, stimolante per il mandarino). I prodotti sono adatti a tutti i tipi di pelle, per
l'igiene e l'idratazione quotidiana, per una profumazione senza alcool con essenze naturali. Particolare cura viene data al tipo di coltivazione, alla stagione di semina e raccolta, al trattamento preventivo contro le infestazioni prima e dopo il raccolto,
al controllo di qualità. A causa delle distanze e del
difficile accesso molte comunità possono essere raggiunte solo via aerea. Il sistema di produzione è
quello tradizionale chiamato “huerta o aja” (orto o
parcella) e tutta la costruzione del progetto produttivo punta a rispettare le tecniche tradizionali adattate al contesto, con l’utilizzo di strumenti tipici per
l’agricoltura, applicando prodotti elaborati con materiali naturali della zona (estratti), concimi naturali, tecnologie appropriate (es. potatrici aeree per
la riabilitazione ed il mantenimento delle piantagioni di cacao, essiccatori ecologici, sacchi per il trasporto).
La prima finalità della Fundación Chankuap è
di appoggiare le famiglie produttrici, sviluppando
le potenzialità con criteri di equità di genere, per garantire la sicurezza alimentare in un sistema di produzione tradizionale nel rispetto delle risorse naturali e di uno sviluppo sostenibile. A tale scopo sono
stati ideati e strutturati, su richiesta delle comunità,
i Grupos Solidarios de Trabajo - GST, che sono
raggruppamenti di famiglie che permettono di sviluppare le produzioni applicando le conoscenze tradizionali per raggiungere livelli di qualità e quantità adeguati, in modo continuo e stabile. Ogni GST
ha un coordinatore e dispone di promotori locali. Si
stipulano accordi scritti, dove vengono indicati
quantità, prezzi, tempi di consegna. Si paga la materia prima al momento della consegna, anticipando
il denaro alle comunità indigene. Coordinatori e
promotori usufruiscono di formazione tecnica e
umana, che verte su temi come tecniche di coltivazione, agricoltura biologica, certificazione, costi di
produzione, analisi dei bisogni delle comunità, pianificazione, valutazione, leadership, lavoro in
equipe, attenzione per l’ecosistema, utilizzo di residui solidi, contaminazione ambientale. La Fondazione garantisce assistenza mediante l’apporto di
cooperanti tecnici, oltre a personale proprio e tecnici locali indigeni. Le equipe di tecnici effettuano
costantemente visite di campo, monitorando la produzione, la tracciabilità dei prodotti, il rispetto dei
criteri previsti per la certificazione. Le attività vengono studiate in ogni GST, con la partecipazione dei
soggetti interessati e la supervisione delle autorità
di villaggio (non c’è un vero e proprio capo, a volte
è presente uno sciamano, di solito la relazione è con
figure ibride come i presidenti e i sindaci di villaggio).
Nelle singole comunità ci sono piccoli centri di
raccolta. I prodotti alimentari risultato di una prima
trasformazione sono trasportati verso Macas attraverso un sistema di piccoli aerei o per lunghi cammini fluviali o terrestri, dove vengono divisi nelle
diverse linee di produzione, elaborazione e trasformazione, per poi essere distribuiti sui vari mercati,
il più significativo e strategico dei quali è il commercio equo. Si effettua un rigoroso controllo di qualità,
curando la tracciabilità mediante la numerazione dei
lotti di materia prima consegnata. Nel caso delle foglie, queste sono comprate subito dopo il raccolto, si
verifica la qualità organolettica, passando poi al processo di distillazione mediante spruzzi di vapore, ottenendo gli olii essenziali che vengono utilizzati per
le creme multivitaminiche, nutritive, body splash, oli
per massaggi. C’è un distillatore artigianale da 1.000
kg. nel Centro de Acopio, due “secaderos” che hanno
una capacità rispettivamente di 24 quintali di materia prima (per 72 ore di lavoro) e 160 libbre (per 4-5
giorni, a seconda dalla presenza del sole). Nel caso
dei rizomas di jengibre e di curcuma, una volta comprati sono immediatamente lavati per eliminare residui di terra e impurità, sono separati in macchine di
acciaio inox, per passare poi alla distillazione. Non
viene aggiunto nessun additivo chimico. Anche l’olio
di ungurahua viene purificato mediante una macchina filtratrice a pressione, per essere reso disponibile come materia prima per i cosmetici. Tutti i prodotti passano per il laboratorio, dove vengono miscelati con altre materie prime vegetali e in qualche
caso chimiche per ottenere i vari sottoprodotti. Le
iniziative hanno raggiunto un discreto risultato
nell´organizzazione e pianificazione della base produttiva, sviluppando azioni formative in tutte le fasi,
dalla semina, al raccolto, al post-cosecha (dopo raccolta), al trattamento delle risorse naturali. Ciò permette di affrontare un mercato che richiede continuità, volume, qualità. I prodotti contengono aromi
e proprietà uniche delle biodiversità amazzonica,
studiati con uso di tecnologie appropriate e sostenibili. Nel caso delle arachidi (arachis hypogaea) da sottolineare il lavoro di recupero e di cura della qualità
(compresa l’attenzione al problema delle aflatossine
che compromettono raccolto e vendite) per una
pianta presente in America del Sud in un gran numero di sottospecie e che riveste un ruolo importante nella dieta dei popoli indigeni.
Tra il 2002 e il 2008 le vendite di cosmetici e fitofarmaci sono più che decuplicate, arrivando a raggiungere il 15% del totale generale (nel 2008 l´incremento è stato del 111%). Il mercato extra comes è
concentrato soprattutto negli USA e riguarda prevalentemente le arachidi.
In genere il prezzo per l’export è doppio rispetto a
quello nazionale. Interessante notare come
Chankuap abbia effettuato, prima di lanciare la
linea Ikiam, studi di mercato per valutare l´incidenza delle linee di prodotti cosmetici sulle vendite
in vari paesi del mondo. Ad esempio l´Europa è il
piú grande mercato produttore, seguita da USA e
Giappone, con volumi di vendita di 45 miliardi di
euro (Germania 22,5%, Francia 19%, Regno Unito
16,2%, Italia 15%, Spagna 9,5%). Il maggior consumo pro-capite è in Francia. Il mercato si divide in
prodotti per il bagno (27%), cura dei capelli (26%),
cura della pelle (21%), profumi e fragranze (16%),
cosmetici (10%). Il mercato dei green cosmetics sta
crescendo del 10% all´anno, con volumi di 2,8 miliardi di dollari/anno. La materia prima viene acquistata alla consegna, per cui si è dovuto attivare un
fondo rotativo. Nel calcolo dei prezzi non sono stati
conteggiati costi amministrativi, in quanto si usano
spazi e personale che si occupa anche di altri progetti della Fondazione. Chankuap non ha per ora
raggiunto utili di esercizio, nel 2007 ci sono stati
2.000 dollari di perdita, nel 2008 un sostanziale pareggio. Sono necessari 50.000 dollari annui di spese
per logistica e gestione, salari, materia prima, tiendas comunitarie nei villaggi, ecc. I tecnici ed i responsabili sono pagati grazie a progetti esterni.
Nella costruzione dei prezzi la strategia utilizzata è
stata quella di cercare di formare una media tra i
Viaggi missione
Luigi Eusebi e Alessandro Baglioni con alcuni membri della Fundaciòn
129
Ecuador
vari prodotti, visto che alcuni sono venduti in perdita, altri in utile. Per il responsabile commerciale,
che proviene dal profit, è molto strano lavorare con
tale criterio, a suo avviso i prodotti in perdita dovrebbero essere eliminati dall´assortimento o rivisti nel calcolo dei prezzi.
L’organismo interno di gestione è il Direttivo,
coordinato dalla Segreteria Generale, eletta ogni
due anni dall’Assemblea. All’assemblea spettano i
compiti statutari di studiare e condividere le attività e le strategie della Fondazione. Quando necessario per temi di particolare rilevanza vengono convocate assemblee straordinarie. E’ in corso di attuazione un piano strategico per il quadriennio 20082012, elaborato in forma congiunta dai soci della
Fundación e i lavoratori dell’organizzazione. Un
ruolo importante è esercitato dalla direzione delle
missioni salesiane, anche se dopo la morte del fondatore il peso specifico è diminuito, visto che gli attuali missionari non dedicano molto tempo al progetto. Al di là delle cariche formali la conduzione
quotidiana è in mano ai tecnici. Anche i cooperanti
occupano una posizione strategica, avendo condotto molte attività negli ultimi anni sul piano dello
sviluppo prodotti, delle ricerche di mercati solidali,
nella formazioni di tecnici e promotori indigeni
nelle comunità. La partecipazione della base è
bassa, anche se il ruolo importante esercitato in
Ecuador dai coordinamenti indigeni garantisce una
sorta di monitoraggio costante rispetto agli andamenti strategici generali. Per lo sviluppo dei mininegozi nelle comunità della foresta viene dato un
microcredito di 300-400 dollari a interessi zero ed
anche formazione specifica. La determinazione del
prezzo è frutto di un processo di discussione collettiva fatto anche con le comunità.
130
Corporaciòn Gruppo Salinas
Zona e popolazione
Salinas è un piccolo villaggio della Sierra Ecuatoriana che si trova nella zona nord della Provincia
di Bolivar, nel Cantón Guaranda. Si estende su altitudini comprese tra i 600 e i 4.200 metri con una
temperatura media di 10°C. Era uno dei principali
siti di produzione di sale del paese. La sua storia,
che si è costruita passando attraverso molte turbolenze e avvenimenti sociali, politici, economici, è
oggi conosciuta nel paese e all´estero per una singolare e riuscita esperienza di autogestione promossa da organizzazioni di base contadine. E´ diventata amministrativamente una Parrocchia nel
1884, mentre in epoche precedenti era stata dominata dagli indios Tomabelas.
Quando iniziò l´attività promossa da padre Antonio Polo, nel 1970, la mortalità infantile era del
45% e l´analfabetismo raggiungeva l´85%. Non
c´erano strade continue, né acqua potabile, luce elettrica, telefono, le case erano fatte di terra e paglia.
L´unica fonte di reddito erano le miniere di sale,
una vita e un lavoro durissimi, dove si lasciava evaporare l´acqua salata, la si trasportava al villaggio,
si bolliva in grandi pentole fino a che si seccava il
sale, questo si modellava in grande balle avvolte
nella paglia. Una potente famiglia di origini colombiane si considerava padrona del sale e quindi della
zona. Con l´arrivo dei missionari (Alberto Panerati
e Antonio Polo) e dei volontari dell´Operazione
Mato Grosso venne creata la prima cooperativa di
microcredito e si cercò di ottenere dallo stato il libero uso delle miniere. Si ottennero, grazie ad un
duro lavoro ed alla resistenza ai meccanismi di oppressione precedenti, importanti risultati ed il controllo della produzione ma risultò subito chiaro che
il sale non avrebbe potuto rappresentare un futuro
per l´economia locale. Grazie anche alla tradizionale
mentalità solidale tra i popoli andini si iniziarono
una serie di attività economiche cooperativistiche
che progressivamente hanno portato alla complessa
organizzazione attuale.
La grande maggioranza degli abitanti della
zona sono contadini, agricoltori, allevatori. Con lo
sviluppo delle attività costruite negli anni sono
sorte nuove professionalità, anche grazie allo sviluppo ed alla cura data all´istruzione scolastica nella
regione. Sono cresciuti con il tempo, da famiglie
contadine molto povere, professori, contabili, amministratori di cooperative, autisti, tecnici alimentari, artigiani di diverse categorie, ecc. La popolazione è composta soprattutto da indigeni, che provengono dalle zone alte della Parrocchia. Il 90%
vive in area totalmente rurale ed il 10% si trova a
Salinas o nelle vicinanze. Il 52,50% sono uomini
(5.292 persone) ed il 47,50% donne (4.788), la popolazione rurale è suddivisa in 33 “recinti”. Ogni famiglia ha una media di 5 figli, solo il 5% della popolazione può essere considerato meticcio. Il 95% degli
abitanti sono di fede cattolica, il 5% evangelici.
di un percorso quasi quarantennale, è quella attualmente adottata dal progetto Salinas, che ha deciso di
riunire sotto questa veste le varie realtà che lavorano
in modo comunitario seguendo i principi dell´economia solidale. La Corporación GRUPPO SALINAS
è nata come un´istanza che tutela e promuove lo sviluppo della popolazione: stabilisce direttrici di lavoro istituzionale sviluppando politiche condivise
di gestione delle differenti attività, la sua esperienza
è oggi diffusa anche all´esterno della zona originaria e viene studiata anche a livello accademico come
modello di alternativa economico-sociale di successo.
Nel GRUPPO esistono due imprese dei prodotti
a marchio “El Salinerito”, una per il livello nazionale: CONA (Comercializadora Nacional) e l´altra,
il Centro de Exportaciones, incaricata della promozione e vendita a livello internazionale.
° Il Centro de Exportaciones. Ha iniziato ad operare
nel 2003, dopo le esperienze pioniere degli anni ´70´80. Dalle prime vendite internazionali effettuate a
volontari ed amici in Italia e Germania in scatole da
20 kg si è passati ad una maggior professionalizzazione e ad una gamma di prodotti più ampia, coinvolgendo gruppi di appoggio all´estero e le prime
agenzie di fair trade (in Italia dal ´96 CTM e Equoland). Gli aspetti logistici erano curati dalla missione salesiana e da Funorsal attraverso il Centro de
Acopio, che si incaricava anche di raccogliere prodotti artigianali provenienti da aree vicine a Salinas,
come Salazaca, Baños, Otavalo, etc. Con il progressivo incremento di quantità, ordini ed esigenze legali e merceologiche, nacque la necessità e urgenza
di creare un servizio interno specializzato per le
operazioni di esportazione. Alcuni progetti e unità
produttive collegate possono esportare direttamente, o utilizzando altri vettori, come nel caso di
Facundo Vela e della Copropap.
Giorno di mercato
Viaggi missione
La parrocchia (una definizione amministrativa
che definisce un insieme di comunità) di Salinas, appartenente alla cittadina di Guaranda, capoluogo
della provincia di Bolivar, è il fulcro di una serie di
attività che hanno dato vita a forme associative e organizzative di cui FUNORSAL (Fundación de Organizaciones Campesinas de Salinas) è stato il principale risultato, trasformandosi negli ultimi anni in
Corporación Gruppo Salinas. Queste attività, dedicate al miglioramento globale delle condizioni di vita
della popolazione della regione, danno particolare
rilevanza alla commercializzazione di prodotti
agroalimentari verso i mercati nazionali ed internazionali. Si tratta di un'organizzazione che riunisce 65
cooperative, con sede a Salinas. Le comunità coinvolte sono 33, composte da una media di 100-800
persone ciascuna. Amministrativamente l´Ecuador è
composto da 24 province, che si suddividono in cantones, questi ultimi sono composti da parroquias. Salinas è la capitale della parrocchia, estesa in 490 kmq.
per 10.000 abitanti complessivi, di cui circa 1.000 vivono nel paese. Di fatto quasi tutta la vita e l´attività
del villaggio è oggi in qualche modo collegata al lavoro della Corporación. Nata nel 1971, l´organizzazione coordina una serie di microimprese per la produzione di yogurt, formaggi, marmellate, insaccati,
mobili, tessuti, l'allevamento di trote, persino la gestione di un ostello per turisti e tante altre attività.
Opera prioritariamente nel mercato interno, ma per
il commercio equo produce funghi, torrone, marmellate, zucchero, cacao, artigianato. La storia iniziò in
seguito all'arrivo nella zona dei missionari Salesiani
e dei volontari dell'Operazione Mato Grosso nel
1971. Venne costituita inizialmente una cooperativa
di risparmio, che sarebbe servita da primo passo per
riscattare il territorio dal potere dei grandi proprietari terrieri e ridare alle comunità indigene il controllo sulle proprie risorse. Le attività si sono moltiplicate negli anni: la produzione e la vendita si sono
sviluppate in modo decisivo dopo il 1982, con la
creazione della struttura centralizzata FUNORSAL e
con le successive iniziative economiche seguenti. Il
Gruppo lavora per il miglioramento delle condizioni
di vita nel territorio, valorizzando le risorse locali,
rafforzando la fiducia e le capacità degli abitanti,
creando un sistema di economia locale fondato sulla
valorizzazione delle risorse della comunità. I prodotti sono molto diversi tra loro, per la varietà di
gruppi e conoscenze coinvolte, sono l'espressione
degli ambienti naturali del territorio (che si estende
dai 600 ai 4.200 metri ai piedi del vulcano Chimborazo, il più alto del mondo) e delle genti che lo abitano. È ancora attivo il progetto iniziale di risparmio,
che fornisce credito a famiglie e micro-imprese, esistono programmi di educazione, centri dedicati ai
giovani e alle donne, un programma per controllare
i rifiuti, uno per la riforestazione e il pascolo, un progetto di turismo responsabile-ecologico che porta i
visitatori a conoscere la realtà delle cooperative della
Corporación. Una corporazione, in Ecuador, è una tipologia di persona giuridica che assomiglia alle fondazioni. I beni non possono essere distribuiti, in caso
di fallimento non c´è divisione delle risorse tra i soci,
che vengono invece trasferite a enti simili della zona.
Questa forma organizzativa, l´ultima nata all´interno
131
°CONA – Comercializadora Nacional. Questa
struttura è stata creata nel 1992, come attività di
commercializzazione di Funorsal, anche grazie ad
alcuni fondi per migliorare l´infrastruttura. Dal
2005 é stata attivata CONA per offrire un servizio
più professionale, che integrasse le varie organizzazioni produttive della Corporación che producono
per il mercato nazionale. Una parallela strategia fu
costruire una propria rete di Tiendas ubicate nelle
principali città dell´Ecuador, e inoltre fu creato un
consorzio di Queserias con l´obiettivo di includere
altri piccoli gruppi di produttori di differenti zone
del paese, che utilizzassero la stessa tecnologia e
consolidassero la produzione in modo da coordinare in forma centralizzata la domanda interna di
prodotti.
Ecuador
° Consorzi di produttori associati. La scommessa
di Salinas è stata quella di portare cooperative relativamente piccole a raggiungere e conquistare spazi
di mercato significativi senza forzare ritmi e strutture esageratamente grandi, non calibrate per il contesto locale. Si tratta di una strategia, che pur attraverso momenti difficili ha permesso di trasferire
know-how e competitività ad altre realtà simili, che
hanno accettato di coordinarsi per ottenere qualità
e quantità adeguate, attraverso lo strumento dei
Consorzi. Tale strategia ha permesso alleanze con
altre organizzazioni e reti di tiendas comunitarias
(MCCH, PHD, Camari - Fepp, distributori autorizzati), che oltre a diffondere e moltiplicare i canali di
vendita hanno controllato il rispetto dei requisiti di
legge e strutturato il flusso delle merci verso i differenti mercati, posizionando prodotti e quantità a secondo della circostanze. Tale penetrazione ha consentito una relativa stabilità, che permette di gestire
momenti inevitabili di crisi ed una partecipazione
maggiore alle comunità coinvolte. I vari consorzi
che si sono formati hanno consentito di ridurre i
costi di produzione e commercializzazione, in un
raggio d´azione a livello provinciale e nazionale, a
seconda del tipo di prodotti e produttori. I gruppi
oggi beneficiati superano i 130, a cui vanno sommati
i fornitori di materia prima, i soci delle cooperative,
lavoratori, amministratori, tecnici, dirigenti delle
imprese. Solo nella regione di Salinas i beneficiati
sono circa 3.000 famiglie, e non è stimabile il numero degli associati negli altri consorzi.
132
Punti vendita propri. Oltre alla priorità data alla
fase produttiva, era necessario organizzare anche il
sistema distributivo e si è arrivati con il tempo a installare una rete di negozi nelle principali città del
paese (Quito, Guayaquil, Cuenca, Guaranda). Parallelamente a questa rete, che oggi dà lavoro a 60
persone, sono stati attivati promotori e agenti di
vendita per le zone non servite dalle tiendas. La rete
dei consorzi ha permesso anche di attivare processi
di standardizzazione della produzione delle varie
imprese, per essere competitivi sia all´interno che
nelle vendite internazionali.
I soci della Corporazione Gruppo Salinas sono
tutte realtà con personalità giuridica indipendente,
sorte progressivamente nel corso dell´evoluzione
del progetto e delle attività.
Sono membri della Corporazione “GRUPPO SALINAS” le sei organizzazioni più volte citate, che
hanno sottoscritto lo statuto e i cui delegati partecipano alla Junta Directiva: Fundación de Organizaciones Campesinas de Salinas (FUNORSAL), Fundación Familia Salesiana Salinas (FFSS), Fundación
Grupo Juvenil Salinas (FUGJS), Cooperativa de
Ahorro y Crédito “Salinas” Ltda (COACSAL), Asociación de Desarrollo Social de Artesanos Texsal Salinas (TEXSAL), Cooperativa de Producción Agropecuaria “El Salinerito” (PRODUCOOP).
La Junta Directiva si riunisce ogni tre mesi e, in
modo straordinario, su convocazione del Presidente
o di almeno tre membri. Le cariche durano due anni
ed è prevista la rielezione. Il patrimonio è variabile
e illimitato ed è composto dalle quote dei soci, da
donazioni di enti pubblici e privati nazionali e internazionali, dai proventi della vendita di beni o
prestazione di servizi e dai beni mobili e immobili.
I beni non appartengono ai soci, così come eventuali
debiti contratti non saranno esigibili o imputabili ai
singoli soci, per cui la responsabilità della Corporación è limitata al capitale sociale.
1. FUNORSAL (Fundación de Organizaciones
Campesinas de Salinas)
E´ una realtà di carattere sociale, senza fini di
lucro, ispirata da principi di promozione umana integrale dei gruppi e organizzazioni contadine di Salinas. E´ di fatto il cuore e la mente di tutto il progetto, rappresenta l´istanza centrale a cui ispirarsi,
il luogo di verifica dei criteri e il motore dei servizi
offerti dal centro verso le comunità coinvolte, che si
sono formate nel tempo grazie al lavoro iniziato
negli anni settanta. La fondazione è anche un´istituzione di promozione e assistenza tecnica che
opera come agente di trasformazione sociale, educativo e finanziario attraverso progetti di sviluppo
agropecuario, agroindustriale e artigianale, ecologi,
di promozione della donna, commercializzazione,
salute, turismo, ecc. Per sostenere il complesso delle
attività sviluppa azioni produttive, in forma comunitaria o come appoggio alle organizzazioni beneficiate.
2. FFSS (Fundación Familia Salesiana Salinas)
La struttura, così come il complesso degli enti facenti capo alla missione salesiana, parte da principi
cristiani che devono permeare lo sviluppo delle comunità, appoggiando l´azione anche evangelizzatrice tipica di questo genere di organizzazioni, la pastorale educativa e il settore della salute. Anch´essa,
come è nello spirito salinero, mantiene attività produttive che puntano all´autogestione e alla sperimentazione di nuove strade, secondo una tradizione che negli anni ha dimostrato di funzionare. I
valori principali sono una maggior maturazione
della fede cristiana, la solidarietà, il lavoro collettivo, la trasparenza amministrativa.
3. FUGJS (Fundación Grupo Juvenil Salinas)
Nata dal gruppo amatoriale “Grupo Juvenil” dei
primi anni settanta, si è trasformata poi in Fondazione, in modo da poter destinare gli utili generati
a favore dell’avvio di nuove iniziative in area rurale.
Dispone di imprese produttive e attività di servizi.
4. COACSAL (Cooperativa de Ahorro y Crédito “Salinas Ltda.”)
La “Cooperativa Salinas” è una sorta di apripista
delle altre organizzazioni, ha iniziato con 15 soci nel
1972, per aiutare la popolazione a liberarsi dalla sottomissione all´“Hacienda” del potentato locale. Nel
1978 ha cominciato la produzione di latticini, che
hanno contribuito in modo determinante a diffondere l´immagine ed il marchio di Salinas. A partire
dal 2006 l´attività si è concentrata sulla microfinanza
per migliorare la struttura operativa, passando il
ramo d´impresa produttivo alla nascente PRODUCOOP. L´aspirazione attuale è di diventare la realtà
di riferimento per una rete di microimprese di microcredito di tutta la Provincia e delle regioni vicine.
5. PRODUCOOP (Cooperativa de Producción Agropecuaria “El Salinerito”)
E´ nata come germinazione della Cooperativa Salinas, per rendere più efficaci, professionali, moderne
le attività produttive, mediante i principi dell´economia solidale. La Quesera (caseificio) “El Salinerito”
costituisce ancora oggi l´esempio di maggior successo e fama del progetto. L’elemento fondamentale
che ha consentito lo sviluppo di questa attività, che
negli anni ha formato centinaia di “queseros”, è stata
la possibilità di avere a disposizione, in loco e per
lungo tempo, un tecnico di origine svizzera particolarmente competente in materia.
Qui si sperimentano nuove tecnologie, si effettua il
controllo qualità, si cura la tracciabilità della maggior parte delle “plantas” socie. E´ evidente la leadership nel settore produttivo, basti segnalare che il
consorzio di Queserías (caseifici) rurali dell´Ecuador
è costituito da 70 realtà affiliate presenti in cinque
province del paese. 22 di queste si trovano nella parrocchia e trasformano circa 8.500 litri di latte al
giorno.
Gruppi esterni
La Corporación Gruppo Salinas collabora anche
con alcune realtà che non fanno parte della galassia
delle strutture che fanno riferimento alla comunità
di Salinas di Guaranda.
Coop. COPROPAP (Cooperativa de Productores de
Panela El Paraiso)
Questa realtà si trova nella parte nord del paese,
a circa 900 chilometri di distanza (un giorno completo di viaggio in auto). E’ nata nel 1992 come
gruppo di piccoli agricoltori di El Paraiso, della Parrocchia Pacto, nel Cantón Quito, Provincia di Pichin-
Lavorazione zucchero Panela
Viaggi missione
6. TEXSAL (Asociación de Desarrollo Social de Artesanas Texsal Salinas)
Le donne della comunità di Salinas sono state storicamente le prime ad organizzarsi e ad avviare, fin
dal 1974, attività di produzione di lana. Attraverso il
lavoro manuale hanno potuto vivere dignitosamente
e migliorare e far crescere le capacità e la cultura comunitaria, che è diventata un modello per le comunità indigene coinvolte. Texsal gestisce oggi con competenza ed efficacia fondi di microcredito e una unità
di tintura vegetale dei filati, materia prima poi utilizzata per la produzione di manufatti per il mercato
interno ed estero.
cha, con l´obiettivo di formare e di migliorare la
qualità di vita delle famiglie di soci e lavoratori della
cooperativa. Dal 1995 ha iniziato ad esportare zucchero ampliando i propri canali di vendita tramite
MCCH e nel 1998 ha ottenuto la certificazione biologica da CCPB Italia. Oggi conta 21 soci (tra cui tre
donne) che rappresentano 20 unità produttive familiari e svolge il proprio lavoro secondo i criteri del
commercio equo, con una particolare attenzione al
rispetto dell´ambiente. Ogni socio dispone di una
propria planta, nella quale lavorano le famiglie ed
altri lavoratori contrattati per servizio prestato (in
media il cinquanta per cento del personale addetto).
La struttura è retta da un Consiglio direttivo di cinque persone elette di anno in anno, cui si affiancano
un collegio sindacale composto da 3 membri ed un
gerente (responsabile) di nome Rubén. Si sta valutando la possibilità di variare la forma giuridica trasformandosi in associazione, visto che la gestione di
una cooperativa è per loro cara.
MCCH, il loro principale cliente, effettua i pagamenti ogni 15 giorni, ma non hanno molto controllo
sui flussi di ordini e denaro. Il pagamento quindicinale non è però calibrato rispetto al funzionamento
della cooperativa, che ha un flusso operativo a ciclo
continuo: dal lunedì al mercoledì si effettua il taglio
della canna, dal giovedì al sabato si trasporta e si lavora la panela, il sabato pomeriggio si effettua il
controllo qualità, la domenica si emettono gli assegni, si pagano i soci e la merce parte in camion per
Quito. Se i pagamenti non fossero settimanali il sistema entrerebbe in crisi e i produttori si allontanerebbero perdendo la fiducia.
Vorrebbero poter aumentare i prezzi dei prodotti
perché faticano a rientrare dei costi (ad es. il trasporto è caro per la difficoltà di accesso, la distanza,
il fatto che le piantagioni di canna da zucchero
spesso si trovano lontane), ma sono costantemente
frenati dal problema di non essere più competitivi.
Questo progetto ha la fortuna di vantare come lea-
133
Ecuador
der storico Rubén Tufiño, un simpatico produttore
molto dinamico e preparato che ha avuto ed ha un
ruolo fondamentale nello sviluppo avuto da questa
cooperativa. Dato il meritato successo ed il buon posizionamento sul mercato, ottenuto anche grazie
anche ai progetti di sviluppo e cooperazione con
CTM (via MCCH), potrebbe essere valutata la possibilità da parte di LiberoMondo di spostare parte
degli ordini verso realtà più piccole e meno organizzate, gravitanti anche geograficamente intorno a
Salinas.
Gli uffici si trovano sono presso la casa di Rubén.
La sua famiglia ha sei componenti che sono soci
della cooperativa: oltre a lui anche la madre e quattro fratelli ne fanno parte. Dispongono della certificazione biologica, tramite l’ente di certificazione tedesco BCS.
I soci lavorano durante tutto l´anno, a volte in abbinamento con attività di allevamento. Non hanno finora avuto un controllo sulle vendite ed il mercato,
affidando a Salinas e soprattutto ad MCCH la gestione delle relazioni con i clienti. Anche la contabilità è affidata ad un contabile esterno di Quito.
La cooperativa Copropap della panela dimostra un
forte impegno sociale ed ha attivato servizi per i
bambini della comunità di El Paraiso, oltre a formazione per i contadini, soci e non, con la preoccupazione di insegnare il mestiere a quante più persone
possibile. Si assicura anche ai soci il “seguro social
campesino”. L´ambiente umano interno è ottimo,
corrispondente all´immaginario ideale di una cooperativa.
Uno dei fattori di successo della cooperativa é
l´unione interna, le buone relazioni umane, la trasparenza emersa in maniera chiara anche durante
la visita al progetto, la forte e condivisa leadership
del presidente, una preoccupazione per una gestione equa delle risorse, per il rispetto dell´ambiente e per la partecipazione dei soci alla vita ed
alle decisioni.
134
Asociación de trabajadores autonomos “La Dolorosa” – Marmellate “La Carlita” - Facundo Vela
Anche la realtà del villaggio di Facundo Vela è
nata grazie alla presenza in loco a partire dalla fine
degli anni settanta di volontari e missionari cattolici. In particolare l´attività di produzione delle marmellate è sorta per l´intervento della volontaria trevigiana Carla Sbeghen (da cui il nome del marchio
“La Carlita”) che nel 1978 iniziò a riunire un gruppo
di ragazze del luogo per sviluppare qualche attività
produttiva. Oggi la volontaria, nonostante l´età
avanzata, vive ancora presso la comunità insieme ai
missionari. L´obiettivo principale è stato quello di
offrire opportunità di lavoro che frenassero l´emigrazione verso le grandi città del paese e l´estero,
fenomeno tipico di queste zone, utilizzando risorse
locali, come la frutta (mora, arancia, chamburo, ananas, guayaba, tomate).
Facundo Vela è un piccolo paesino dal clima tipicamente equatoriale situato molto più in basso di Salinas, a circa 800 sul livello del mare, seppur si trovi
a “sole” tre ore di auto su strade improbabili.
Inizialmente l’unico locale a disposizione fu usava
una stanzetta della scuola del paese, piena di umidità e poca ventilazione e la produzione era piutto-
sto rudimentale. Le infrastrutture furono poi progressivamente potenziate grazie al contributo di
ONG italiane e svizzere.
La sede attuale, che esiste da 27 anni, fa parte
dell´Associazione La Dolorosa (dal nome della Vergine, patrona della parrocchia), che gestisce l´attività, curando anche la formazione, la qualità, la
commercializzazione, oltre ad attività di microcredito ed a una panetteria. L’associazione da lavoro a
43 persone, di cui 6 si occupano della produzione
di marmellate, ma coinvolge anche altri 200 contadini non soci.
A differenza di Salinas la realtà di Facundo Vela
pare meno professionale, non tanto sul piano tecnico, visto che l´infrastruttura è buona (gli impianti
sono recenti, frutto del grosso progetto di cooperazione internazionale Fileras gestito con CTM e il
CRIC), ma per lo spirito e la modalità di lavoro.
Spesso le consegne tardano complicando gli invii di
ordini maggiori gestiti da Salinas e sembra esserci
meno coordinamento interno. Anche in sede di visita in loco il direttivo dell´organizzazione non si è
presentato senza dare alcuna giustificazione e gli incontri sono stati gestiti da una tecnica alimentare
(Elisabeth), che vive con Carlita e i missionari e che
non ha poteri decisionali interni alla struttura.
La gestione e le relazioni interne sembrano essere
uno dei punti critici, per un certo sfilacciamento interno, poca coesione e intraprendenza, isolamento
non solo geografico. Salinas e le persone di riferimento non hanno di fatto poteri di influenza sul
progetto e le relazioni non sempre fluiscono serenamente.
Marmellate “La Carlita” - Facundo Vela
Servizi forniti ai produttori
Condizioni lavorative
I lavoratori della Corporación e dei gruppi collegati hanno un vero contratto di lavoro, che comprende i benefici di legge legali e sociali (assunzione,
previdenza, assicurazione, benefit, ferie, mutua,
ecc.). I lavoratori stagionali sono inquadrati come lavoratori occasionali, del tipo cocopro andino… Molti
di loro sono di fatto tenuti in prova per qualche mese
Sono previsti nella struttura tre livelli di inquadramento: operai, amministrativi, direttivo.
Il salario ecuatoriano è di 218 dollari mensili (inizio
2009), mentre a Salinas gli stipendi variano tra i 300
e i 750 dollari a seconda della funzione, anzianità di
servizio, livello, responsabilità, preparazione professionale. Non vi sono benefits diretti. In quasi 40
anni di attività le condizioni di vita degli abitanti di
quello che nel 1970 era un villaggio di poco più di
mille persone dedite alla produzione di sale ed altri
pochi manufatti sono migliorate nettamente, le famiglie vivono dignitosamente, i bambini possono
andare regolarmente a scuola, molti riescono a frequentare l´università. Considerando che i genitori
raramente erano alfabetizzati ciò ha significato un
miglioramento significativo - in una sola generazione - del livello di vita e di istruzione, oltre all´innalzamento della qualità di vita complessiva, misurabile dai servizi sanitari, alimentazione più sana e
ricca, possibilità di disporre di risorse anche per le
spese personali. Salinas utilizza il principio dell´Utilizzazione Comunitaria dell´Eccedente: una volta pagate le spese (salari, materia prima, servizi, tasse,
debiti) eventuali surplus vengono gestiti dalle cooperative, le quali attraverso i proprio organi di decisione destinano risorse a nuovi investimenti, assistenza sociale, microcredito, ecc. Questo si è rivelato
negli anni un criterio vincente e di forte coesione,
diminuendo le differenze tra le classi sociali e fungendo da ammortizzatore e equilibratore sociale.
Solo in casi sporadici, anche per pressioni statali
dettate dalle norme della legge sul lavoro, esiste una
ripartizione degli eventuali utili tra i singoli soci
Nel caso della cooperativa della panela viene garantito il salario minimo ai lavoratori, e come benefit
vengono riconosciuti formazione e assistenza tecnica gratuita, che a volte viene offerta anche ad agricoltori indipendenti delle regioni limitrofe. Inoltre
quando possibile la cooperativa svolge attività sociali di sostegno alla comunità di El Paraiso, soprattutto con i bambini, oltre all´assicurazione per gli
Viaggi missione
a) Assistenza amministrativa
Ogni gruppo o settore è coordinato da un amministratore generale che provvede alla sostenibilità ed
al corretto funzionamento delle singole imprese.
b) Educazione/Formazione
Dalla fondazione del progetto la scuola e l´educazione sono stati tra gli obiettivi primari della proposta. Nel 1970 c’erano solo tre scuole a Salinas che ora
sono diventate 29, tra cui cinque collegi, sparsi nella
parrocchia. Sono stati creati e rafforzati nel tempo i
“Cursos modulares de profesionalización campesina”, realizzati con l´appoggio di varie istituzioni e di docenti
a livello universitario, oltre ai promotori interni ricchi di esperienza pratica.
c) Centri per la donna
Uno degli obiettivi principali del lavoro è sempre
stato quello di occuparsi di questioni di genere,
anche se in questo settore i risultati sono ancora precari e provvisori. I Centros Femininos hanno consentito di aprire uno spazio di incontro tra donne della
comunità, visto che la cultura rurale ancora fortemente machista non permette loro di esprimersi liberamente.
d) Ecologia – Ecoturismo
Aspetti importanti come l´agricoltura biologica, la
protezione dei boschi, la riforestazione, i vivai, le
piante native, la difesa del suolo, gli orti sperimentali, la differenziazione e il riciclaggio dei rifiuti, il
trattamento delle acque, la valorizzazione della medicina naturale, sono tutti elementi che negli anni
sono stati inseriti nella cultura e nella prassi della popolazione. Produzioni come quella dei funghi sono
adatte alla forestazione con l´utilizzo di pini, così
come il proliferare delle trote, che necessitano di
acque pulite e fiumi non contaminati da prodotti chimici.
e) Appoggio alla gioventù
Sono stati costruiti due piccoli centri per ragazzi, divisi per sessi, affinché i giovani della regione possano
terminare gli studi e, al pomeriggio, dopo la scuola,
apprendere le nozioni per la gestione di imprese comunitarie di base, all’interno di un percorso che mira
a formare i futuri potenziali nuovi leader comunitari.
d) Consulenze tecniche
La struttura centrale di Salinas dispone di un´equipe
tecnica che appoggia le varie cooperative e microimprese, presenti in 33 comunità, mantenendo alti standard qualitativi e organizzativi.
g) Microcredito
E´ un elemento fondamentale sempre presente nella
storia del progetto, perseguito diffondendo una cultura di cooperazione e di accesso al risparmio. Al
momento circa 3.000 soci ricevono appoggio mediante meccanismi interni e linee di credito dedicate.
per poi essere inseriti negli organici in forma stabile.
Ogni lavoratore deve integrarsi con un´equipe produttiva e rispettare i principi di Salinas. Ogni socio
persona giuridica del Gruppo ha dei regolamenti interni e manuali operativi, dove sono riportate le funzioni di ciascun addetto, impiegato o dirigente. I lavoratori possono essere soci (nelle cooperative), con
diritto al voto per le decisioni strategiche, come le
elezioni dei CdA, mentre nel caso delle fondazioni
le regole sono diverse: la massima autorità interna è
il direttivo, eletto dai soci fondatori (persone giuridiche). Si cerca di mantenere livelli sufficienti di democrazia interna in ogni realtà, in modo che ciascun
lavoratore, dagli operai ai direttori, possa partecipare, disporre delle informazioni, aver diritto ad essere eletto nelle varie organizzazioni interne.
Nel caso di Facundo Vela esiste un direttivo democraticamente eletto, ma l´impressione generale è di
una struttura poco coordinata e un po´ anarchica.
La coop. Copropap della panela garantisce all´interno delle plantas contratti di lavoro per le famiglie dei soci e per i lavoratori esterni prestatori di
servizi e mantiene nel tempo buoni livelli di partecipazione e democrazia.
135
agricoltori. Migliorando il livello di vita delle famiglie si riducono i rischi di lavoro infantile, in modo
che i ragazzi possano completare l´iter scolastico,
con accesso ad un´alimentazione più ricca e assistenza medica. Negli ultimi tempi tali servizi sono
stati ridotti, anche per l´aumento causato dalla dollarizzazione del sistema economico nel paese e l´aumento dei prezzi degli attrezzi, materiali di produzione e tutto ciò che riguarda la filiera produttiva.
Ecuador
Materie prime, qualità e preoccupazioni
ecologiche
136
Uno dei principi cardine che ha ispirato nei decenni il lavoro di Salinas é stato l´utilizzo delle materie prime disponibili in zona, cercando volta per
volta di trovare la migliore soluzione produttiva,
progettuale, commerciale. Ciò ha portato negli anni
alla nascita di microimprese comunitarie ed all´utilizzo razionale di materie prime come latte, funghi,
canna da zucchero, frutta, cacao, erbe aromatiche,
lana, paglia, ecc., che sono stati trasformati in prodotti di base, migliorando la situazione economica
dei soci delle varie strutture. Uno dei fattori di successo è stata la strategia di puntare fin dall´inizio
alla vendita di prodotti trasformati e non solo di
materie prime, dando maggior valore aggiunto alle
varie filiere. In questo modo, ad esempio, dal latte si
ricava il formaggio, dal cacao il cioccolato, dalle
erbe tisane ed oli essenziali, dalla lana tutta una
linea di tessili. Attualmente vi sono 65 microimprese comunitarie sul territorio che danno lavoro a
250 persone, i fornitori di materia prima sono più
di 900, e non si limitano alla produzione ma sono
anche gestori delle loro piccole attività. Tutti questi
valori hanno contribuito all´aumento dell´autostima
nelle comunità, grazie anche alla buona accettazione dei prodotti finiti nei mercati nazionali ed
esteri, fattori che stanno permettendo di costruire
uno sviluppo autonomo.
Nel caso dello zucchero di Copropap la materia
prima utilizzata è la canna, che viene coltivata e lavorata nelle singole unità di produzione dei soci.
L´impatto economico sull´economia e sulla cultura
locale è significativo, considerando che si tratta di
un´attività tradizionale da cui dipendono molti lavoratori, famiglie, negozi. Esistono beneficiari diretti ed indiretti, con una diminuzione dell´esodo
migratorio verso le città ecuatoriane e straniere.
La realtà di Facundo Vela è nata con l´obiettivo di
valorizzare le risorse della zona, tra le quali la frutta
tropicale ha da sempre rappresentato l´elemento
trainante.
Sono stati sviluppati progetti di riforestazione in
aree diverse, tra cui la semina di milioni di semi di
pino integrati da piante native, si sono incrementate
le attività destinate alla creazione di boschi, mentre
a livello di soci e famiglie sono state sviluppate
azioni di raccolta differenziata e riciclaggio dei rifiuti, convertiti in concimi (tramite il programma
“Salinas limpio”, un modello e caso di studio che
giunge da una realtà periferica andina in un paese
che sotto questo aspetto deve ancora crescere).
Nel caso della panela sono state sviluppate azioni
per la coltivazione bio, la conservazione del suolo e
dei fiumi, la riforestazione, il turismo responsabile,
in una regione dove esistono imprese minerarie che
aggrediscono l´ambiente con produzioni contaminanti. Tutta la linea e la strategia di lavoro di Salinas
è rivolta al compimento delle norme sanitarie e qualitative per mantenere i prodotti su standard adeguati ai mercati esteri coinvolti. Si sta discutendo
l´avvio delle procedure per ottenere l´ISO 9000, ulteriore passo per il miglioramento della filiera produttiva. Nel caso della panela vi sono attestazioni
di numerosi clienti stranieri che testimoniano come
si tratti di una delle migliori del paese. Le marmellate, sia di Facundo Vela come di Salinas sono di
buona qualità, 100% naturali, non si usano ingredienti o additivi chimici, pur non essendo certificate
come bio, anche se le due produzioni sono tenute
separate. Vengono svolte analisi HACCP, del brix
(quantità di zucchero, a seconda delle richieste del
mercato), del PH (misura l´acidità), analisi microbiologica.
Organizzazione e dati di vendita (2008)
US$
Esportazioni mercato convenzionale
195.000
Fair Trade
345.000
Mercato Nazionale
1.700.000
Tiendas di Economia Solidale
1.800.000
4.040.000
%
4,83
8,54
42,08
44,55
100,00
La gestione interna della Corporazione è condotta in accordo con le modalità decise dal coordinatore generale e le equipes interne, in modo da differenziare meglio le varie unità produttive. Per
quanto riguarda le realtà socie, ciascuna mantiene
una propria autonomia amministrativa e direttiva,
le cooperative sono gestite in modo partecipativo,
l´assemblea annuale elegge i propri delegati e rappresentanti. I lavoratori della Corporazione sono
contrattati in base alle competenze individuali ed al
settore di riferimento. Le Fondazioni sono coordinate da un direttivo, la gestione operativa è delegata a lavoratori scelti e contrattati secondo le necessità interne.
Le relazioni con LM sono iniziate nel 2002 in seguito
ad un viaggio promozionale in Italia da parte di alcuni rappresentanti di Salinas. In seguito furono
messe le basi per creare una vera centrale di esportazione. Si iniziarono e vendere zucchero, funghi
secchi, marmellate. Fino ad allora le vendite
all´estero erano state triangolate tramite Camari e
MCCH.
Paraguay
Nome ufficiale: República del Paraguay
Lingua: spagnolo e guarani (la popolazione è bilingue)
Superficie: 406.752 kmq
Indice di sviluppo umano (dati 2004): 0,797
Aspettativa di vita (2004): 71,2 anni
Alfabetizzazione (2004): 86%
Popolazione (2006): 6 milioni
Popolazione sotto la soglia di povertà (2004): 33,2%
Popolazione con accesso all´acqua potabile e servizi sanitari di base
(2004): 80%
DATI UNDP 2008
Produttori: Mimbipà, ArtesVida,
Comité Nueva Esperanza
Periodo:
A cura di:
Dicembre 2009
Luigi Eusebi
Storia e regole della Congregazione
Pueblo de Diós
La Congregación Cristiana Pueblo de Dios si definisce come un´istituzione spirituale, apolitica, apostolica, filantropica, senza fini di lucro. E´ nata nel novembre del 1940 nel distretto di Yihovy e si è stabilita
nel dipartimento di Repatriación nel giugno del 1963.
Come si evince dal nome, Repatriación faceva parte di
Viaggi missione
La regione, chiamata Repatriación, fu individuata e « ripatriata » nel 1963 per decisione dei governi dell´epoca che puntavano a ripopolare un
paese con pochi abitanti e troppi emigranti per permettere ai paraguayos reduci dalla guerra del Chaco
che desideravano ritornare (dall´Argentina soprattutto, oltre a Bolivia ed altri paesi vicini) di poter ricominciare con una nuova vita e una nuova attivitá
agricola e commerciale. A ciascuna famiglia vennero
dati dall´istituto del Bienestar Rural circa 20 ettari di
terreno nella zona. Va sottolineato come il paese
nell´ultimo secolo sia stato martoriato da guerre e
golpes senza fine e decimato nella popolazione, soprattutto maschile.
Il contesto di riferimento è una zona rurale caratterizzata da precario sviluppo e da grande instabilità
della popolazione. Recentemente c´è stata un´ondata
migratoria in occasione di una distribuzione di terreni da parte dello stato a favore della Congregazione Pueblo de Dios. 600 famiglie si sono trasferite
in una zona di colonizzazione nella regione nel dipartimento di San Pedro, nella quale si sono dovute
installare le infrastrutture di base, come energia elettrica e acquedotto. Molte persone, un terzo della popolazione della regione, hanno deciso di emigrare
per mancanza di prospettive concrete. Forte è anche
la crescita demografica: frequenti sono i casi di ragazze madri e di famiglie numerose. Il livello di scolarizzazione è scarso e la qualità dell’insegnamento
bassa. Diffusissimo l’alcolismo fra gli uomini. Significativo l’esempio della comunità di origine nord-europea dei Mennoniti che si è installata a poche decine
di chilometri da Pueblo de Diós. Nell’arco di 80 anni
hanno rafforzato comunità chiuse (non sono ammessi matrimoni misti né soci esterni nelle loro cooperative), che hanno accresciuto possedimenti e attività industriali dedicate alla trasformazione dei prodotti agricoli.
una strategia governativa per riportare nel paese,
poco abitato, molti dei suoi figli costretti ad emigrare a causa delle guerre, della situazione politica
o economica.
Pueblo de Dios propone una forma di vita comunitaria propria, che deriva alle sue origini dalla confessione pentecostale (i fondatori erano dei pentecostali che si erano allontanati per gravi dissidi). E´
organizzata in modo gerarchico e sono presenti due
coordinamenti, uno di tipo giuridico e l’altro di tipo
spirituale. E´ diretta e amministrata dal Consiglio
degli Anziani e presieduta dall´Anciano Principal,
ora l´Hermano Andrés Fretes, la cui carica è secondo
la loro fede, rivelata dallo Spirito Santo. Andrés, o
San Juán, il “Nome Spirituale”, è il quarto “papa”
della Congregazione dalla sua fondazione. Il Consejo de Ancianos è composto da 12 uomini e 12
donne. Il Consiglio si occupa di gestire la parte spirituale, il lavoro, l´organizzazione generale, le scelte
strategiche. Legalmente c´è un Direttivo, eletto
nelle assemblee ogni tre anni, composto da 10
membri, tra cui Presidente e Vice. Si avvale della
collaborazione di consulenti qualificati in campo
giuridico ed economico e dispone anche di un
Corpo di Sicurezza, in contatto con la polizia nazionale e il potere giudiziario. Nel Pueblo vivono attualmente circa 3.500 persone (il 10% degli abitanti
di tutto il distretto di Repatriación, tra di loro persone di diversi paesi, l´85% sono paraguayani),
mentre i simpatizzanti o congregati sparsi nelle 62
filiali paraguayane e nel resto del mondo (Argentina 20 filiali, Brasile 20, Italia 10, Uruguay 3) sono
circa 320.000. Alcune persone dispongono di casa
propria, mentre altri vivono in “pavillón”. Sono
iscritti come struttura legalmente riconosciuta
presso il Ministero del Culto.
Ci sono nel villaggio piccoli negozi per le necessità quotidiane, officine meccaniche di vario genere,
anche se un po´ precarie, alcuni campi per la coltivazione dei prodotti di sussistenza, un impianto in
pessime condizioni per la produzione di zucchero
per l´autoconsumo, vivai, coltivazioni di erbe e spezie, falegnameria, sartoria, allevamento di maiali,
galline, due scuole (la primaria di 8 anni e la secondaria di 6 anni), un maternal (asilo), un posto di salute pubblica, laboratori di odontologia, un centro
di medicina alternativa, cucine comunitarie per i
pasti a disposizione delle persone più bisognose,
servizi di lavanderia, alcune strutture ricreative. Si
disputano un campionato di calcio e uno di volley,
pensati come momenti di ricreazione, fraternizzazione ed educazione fisica.
La parte spirituale prevede una vita semplice,
di ricerca interiore, ispirata alla Bibbia, in un contatto/colloquio costante con Dio, supportato dagli
137
Paraguay
138
insegnamenti dei consiglieri esperti e degli Ancianos. Una ricerca costante del bene del prossimo, assistenza 24 ore su 24 per orazioni, battesimi, consigli spirituali, momenti cadenzati di preghiera individuale e collettiva (la “reunión”, di norma due volte
al giorno, alle 12.00 e alle 18.30, nella Casa de Oración, una specie di palazzetto dello sport ricco di immagini legate alla loro fede), canti di quelli che vengono chiamati salmi, danze, rappresentazioni spettacolari a sfondo religioso. Si onora il sabato (il
giorno festivo biblico) con lunghissime
riunioni/culto e il riposo settimanale, mentre il resto
del calendario è piuttosto originale: celebrano la
Passione tutti gli anni l´08 di aprile, il Capodanno il
09, e concludono il 10 con la Pasqua. I festeggiamenti solenni attraggono nella “casa madre” di
Caaguazu migliaia di persone. Il Paraguay, pur
avendo una maggioranza di cattolici, è un paese
laico, un po´ come il vicino Uruguay.
Alcuni degli ancianos sono considerati profeti.
Impartiscono consigli e orazioni a chi soffre o necessita di guida spirituale. Grande attenzione è riservata alla presenza degli spiriti, alcuni buoni ma
molti altri no, vere e proprie entità maligne, da cui
bisogna difendersi costantemente con la preghiera
e le buone opere. Credono all’esistenza di un paradiso, chiamato morada, e di un inferno. Le donne lasciano crescere i capelli e portano un velo che inibisce la vanità personale. Vivono ritmi legati alla natura, tendenzialmente si alzano prestissimo (anche
alle 03.00, per la prima preghiera e i canti, a volte
percorrendo le vie del villaggio) e altrettanto presto
vanno a dormire. La dottrina non è di facile comprensione, anche perché i congregati sono in massima parte persone semplici che non badano più di
tanto alla teologia. Non è priorità della congregazione fare proseliti ed anche per questo la letteratura è scarsa, legata principalmente a testi scritti da
persone e osservatori esterni. I riferimenti principali
sono lo Spirito Santo, che si manifesta in vari modi
(spesso in sogno) indicando a ciascuno il percorso
spirituale e di vita, la ricerca del bene, le opere
buone verso il prossimo, lo sforzarsi di non criticare
gli altri, la preghiera continua, la lotta contro gli spiriti immondi. Le regole esistono, però c´è una certa
tolleranza verso chi non riesce a praticare ogni precetto. Per eventuali inadempienze (leggere) delle regole non esiste il rischio di essere espulsi dal Pueblo. Anche la cultura della donazione e del non ricevere stipendi fissi va diminuendo con gli anni.
Garantire lavoro è uno dei modi per diminuire
l´esodo, una delle piaghe del paese.
Un elemento forte è la ricerca continua di una
pace interiore e l´attenzione verso il prossimo, che si
manifesta sia attraverso un percorso continuo di rispetto delle diversità, sia tramite azioni concrete di
sostegno ai più bisognosi, come nel caso dei progetti produttivi con cui collabora LiberoMondo, che
hanno come mission la ricerca di risorse per sviluppare attività di assistenza sociale. Da tenere in considerazione il fatto che, mentre in Paraguay Pueblo
de Dios gode di un certo rispetto, anche per i numeri che presenta (3.500 persone che vivono nella
comunità centrale della zona di Caaguazu, 62 case
della congregazione sparse per il paese, circa
160.000 simpatizzanti, in un paese con una popola-
zione di 6 milioni di abitanti, di cui un numero imprecisato, ma prossimo ai due milioni, emigrato),
all´estero spesso si leggono valutazioni critiche nei
loro confronti.
Non aiuta la comprensione di questo microcosmo
il fatto che un´esperienza che ha 70 anni non disponga di una bibliografia, anche per il basso livello
di scolarità di molti suoi adepti. L´impressione generale è di un ambiente abbastanza sereno, più decifrabile sul piano del percorso antropologico per i
fedeli del Paraguay, mentre rispetto agli esterni che
vivono lì l´impressione è che si tratti a volte di persone approdate in seguito alla ricerca di basi da cui
ripartire per una nuova vita.
Tra le cose positive riscontrate in loco, oltre alla
vita comunitaria ed alla ricerca di una serenità personale e collettiva, esiste uno stile abbastanza sobrio, una pace e tranquillità generale favorita anche
da un´ubicazione geografica decentrata, una politica salariale che propone in prima battuta (in modo
non vincolante, infatti ci sono molte eccezioni) il
non riconoscimento di stipendi ai singoli lavoratori
ma una forma di scambio, per cui le persone più
coinvolte non dispongono di un salario ma possono
chiedere all´amministratore della congregazione
quello di cui hanno bisogno. Alcuni, specie gli stranieri, integrano con risorse proprie, frutto di precedenti disponibilità e dell´appoggio di famigliari e
amici.
Pueblo de Dios quando si tratta di partecipare alla
vita del paese ha stabilito in passato un certo feeling con le forze moderate del Paraguay, tramite
anche qualche senatore/deputato simpatizzante
della congregazione che appartiene al Partido Colorado. Se si pensa che il Paraguay ha alcuni tristi
primati (come quello di essere il paese con il maggior numero di golpe avvenuti in poco più di un secolo, la dittatura più lunga e feroce del continente
con 37 anni di presidenza Stroessner, fattosi “eleggere” per 7 volte), e avendo vissuto a lungo una stagione politica di apparente libertà che in America
Latina è conosciuta come “democradura”, possono
essere considerate imbarazzanti le simpatie politiche storiche del Pueblo. Bisogna però riconoscere
che negli ultimi anni vi è stato un aumento dei contatti con il governo progressista di Fernando Lugo,
anche per l´apertura di canali di solidarietà istituzionale che hanno portato al finanziamento di parte
della costruzione della Casa per gli Anziani, grazie
ad un progetto con la Segreteria di Azione Sociale
della Presidenza della Repubblica.
Mimbipà
Progetti in corso
- Mimbipà possiede una unità per la produzione
dello zucchero di canna per il mercato locale,
ma, nel corso degli anni, non è stata curata a dovere e ora le sue condizioni sono precarie. Attualmente è pressoché inattiva e solo saltuariamente vengono viene prodotto dello zucchero
per il consumo interno al Pueblo.
Viaggi missione
Mimbipá è una società a responsabilità limitata,
nata nel 2003, che si occupa della commercializzazione di prodotti biologici ed equi. Il nome, che significa "città lucente", risplendente, è legato alla mitologia guaranì, una delle più importanti etnie indigene dell´America Latina presente ai tempi della
conquista europea. La "città lucente", secondo la leggenda, si trovava nel cuore della foresta, in un giardino incantato.
Mimbipá è stata creata al fine di rispondere alle necessità commerciali e logistiche della congregazione
Pueblos de Diós, sia per le vendite sul mercato locale
(ultimamente anche a progetti in partnership con
enti pubblici), che all'estero.
Cura le pratiche di esportazione dei prodotti per il
commercio equo italiano e in particolare segue la filiera delle produzioni di zucchero, erbe/tisane, oltre
ad occuparsi di altre linee con vendita più sporadica
e che non vengono trattate dalla cooperativa Coprosa. Questa realtà, molto più grande e riconosciuta
all'interno del Pueblo, produce mais, grano, canna
da zucchero e tutti i prodotti agricoli coltivati in
estensioni maggiori.
Mimbipá ha avviato le sue attività nel 1997, ma,
inizialmente, si trattava di un Comité di Coprosa,
ossia un comitato interno di settore, figura giuridica
prevista dalla legge sulle cooperative del Paraguay.
I Comité sono gruppi di lavoro composti da almeno
10 persone o gruppi informali che si uniscono per
sviluppare lavori collettivamente. Ogni Comité è autonomo, i soci pagano quote sociali individuali alla
cooperativa e ricevono vari tipi di assistenza tecnica.
Coprosa è formata da 12 Comité (divisi in gruppi di
produttori primari, di produttori di erbe aromatiche
e officinali, di artigiani, di donne). Il 3% di quanto
guadagnato viene girato alla cooperativa, che utilizza il denaro anche per il sostegno di contadini e
artigiani non soci, con il principio del mutuo sostegno.
L´inizio delle attività è stato determinato dal lavoro
svolto da alcuni italiani, membri della congregazione, che avevano realizzato una ricerca di mercato,
soprattutto nell'ambito del commercio equo, per capire e valutare cosa avrebbe potuto essere esportato.
La prima vera e propria esportazione avvenne nel
´98, con il supporto di Coprosa, che fece da tramite
per la fatturazione e la spedizione. Con gli anni Mimbipá si è professionalizzata ed ha raggiunto l´autonomia nel controllo delle operazioni commerciali, arrivando a fornire servizi e a curare le transazioni
commerciali per altri comitati interni al Pueblo.
Dal 2003, Mimbipà è diventata un´impresa legalmente registrata e autonoma al fine di potersi occupare della coltivazione e della commercializzazione
di prodotti biologici ed equosolidali. Con lo sviluppo
delle vendite di erbe e tisane si ebbe anche un finanziamento di Etimos per la costruzione di una propria
unità di trasformazione e produzione dello zucchero
di canna. L´uscita formale da Coprosa è stata determinata anche dal finanziamento di Etimos, in quanto
era necessario disporre di fidejussori esterni. Altro
motivo fu la richiesta degli enti per la certificazione
biologica di separare le produzioni bio da quelle
convenzionali. Dal 2004 sono iniziati i contatti commerciali con Libero Mondo, prima con la vendita di
zucchero di canna bianco, poi di erbe e di artigianato in palo santo (quest´ultima linea è stata sospesa
dal 2008 in seguito a delibera del Comitato Progetti
di LiberoMondo).
In questo momento Mimbipà si avvale del lavoro di due persone della comunità, Gustavo Fretes
e Mary Ledesma, mentre gli altri due soci italiani seguono a distanza le attività. L´impegno è ancora
"militante", nel senso che di fatto non percepiscono
stipendi fissi, ma per lo scelta devolvono il salario
alla Congregazione. Negli ultimi anni Mary e Gustavo, che prima vivevano presso la sede dell'organizzazione, si sono resi logisticamente autonomi
trovando una sistemazione abitativa indipendente.
La necessità di questa scelta pare evidente soprattutto nel caso di Mary che nel frattempo ha avuto
un figlio e ne sta crescendo uno adottato.
L'organico di Mimbipà comprende ancora le 20
famiglie di produttori di erbe medicinali e spezie
che vivono in varie zone del paese, cui vanno aggiunte le persone che lavorano presso il centro de acopio (centro di raccolta) delle erbe. In questa struttura, che è situato presso la sede all´interno della
Congregazione, lavorano attualmente 15 persone,
tra cui 12 donne, che cercano di trovare mezzi di sostentamento per le famiglie. Nel centro de acopio le
erbe sono frazionate, pulite, preparate e imbustate
secondo la composizione di ciascun prodotto. I macchinari più obsoleti sono stati sostituiti negli ultimi
anni con attrezzature più moderne.
139
- E´ stata attivata una piccola falegnameria interna al Pueblo, attrezzata con gli strumenti di
lavoro principali.
- È in cantiere da anni un progetto per la costruzione di una struttura centralizzata possa ospitare le installazioni di Mimbipá, gli uffici, i
gruppi di lavoro, un magazzino per lo stoccaggio della merce in uscita, diversi vivai per una
più razionale coltivazione delle erbe/tisane. In
questo senso non sono stati fatti passi avanti e la
situazione è rimasta la stessa del 2007, sia per carenza di fondi, dovuta anche a debiti bancari, sia
perché è stata data priorità ad altri investimenti.
- La struttura sta facendo il possibile per garantire strumenti di lavoro adatti alle necessità e servizi di assistenza medica per i soci e i lavoratori
stagionali dell´impresa.
- Grazie ai ricavi degli ultimi anni, è stato ristrutturato l´ufficio, ora più accogliente e funzionale.
Rimane, invece, ancora da risolvere il problema
della scarsa qualità delle connessioni internet e
telefoniche. La causa di questi disagi è dovuta
alla distanza del Pueblo dai centri abitati e alle
pessime condizioni delle antenne per le comunicazioni. Si cerca di ovviare a tali difficoltà con
l´uso del cellulare, di chiavette USB per le connessioni satellitari e frequentando gli internet
point dei centri abitati più vicini.
- Negli ultimi tempi, soprattutto per lo sviluppo
del progetto della Casa degli Anziani del Comité
Nueva Esperanza, Mimbipá ha iniziato ad operare come una sorta di ONG interna al Pueblo,
per trovare fondi ed alleanze esterne, specie governative, sfruttando la congiuntura favorevole
al sociale apertasi con il governo di Fernando
Lugo.
Paraguay
Organizzazione
140
E´ una srl formata da 4 soci, ciascuno responsabile di settori diversi: produzione e imballaggio,
commerciale e amministrazione, marketing, relazioni con l´estero. Essendo solo due gli operatori in
loco i meccanismi decisionali sono amichevoli. I lavoratori occasionali sono coloro che vengono assunti e pagati per la parte finale della lavorazione
dei prodotti per l´export e la logistica finale. Hanno
contratti di lavoro regolari stagionali e ricevono
buste paga.
Nel caso delle erbe, le famiglie di produttori svolgono le operazioni di: coltivazione, raccolta, essiccazione, consegna al deposito. Nella quinta Mimbipà
c´è una persona assunta (capataz) con salario fisso
(170 euro/mese circa) per la vigilanza e la supervisione. In tutto ci sono 3 uomini che lavorano nella
cura delle erbe, cui si aggiungono, in occasione
della preparazione di un ordine, altre 10-12 persone
che vengono assunte per curarne la preparazione e
la spedizione.
Occasionalmente viene offerta formazione da
parte di agronomi interni alla comunità. Qualche
produttore si è lamentato del fatto che, a volte, le risorse economiche vengono destinate a fini diversi
per la congregazione e che la filiera produttiva delle
erbe non sia ben organizzata.
Date le regole generali della congregazione le que-
stioni legate alle garanzie lavorative ed ai rapporti
interni vanno contestualizzate, anche se sono in fase
di miglioramento, lento ma costante. Si è consolidata la prassi, in passato quasi inesistente nel Pueblo, di riconoscere salari e condizioni standard, soprattutto a chi è meno coinvolto. I lavoratori sono
hermanos della Congregazione, così come i saltuari
che vengono attivati nella logistica al momento
della lavorazione e spedizione degli ordini.
Le garanzie sono legate al flusso degli ordini, oltre
che alla qualità del lavoro delle persone. Nella misura delle sue possibilità Mimbipá cerca di mantenere adeguato il livello della struttura, garantendo
a soci e lavoratori un supporto per le spese mediche.
Nel caso dei gruppi interni di produzione delle
erbe il problema sono gli scarsi ordini, che costringono i lavoratori a dedicarsi ad altre attività agricole. Si provvede nei lunghi tempi morti a servizi
di pulizia e mantenimento. Altra difficoltà è il fatto
di investire in tipi di erbe che sono state richieste
una sola volta, lasciando poi i produttori senza mercato e senza possibilità di utilizzo dei prodotti in
loco, anche perché per alcuni prodotti sono necessari anni per la crescita.
Chi lavora per Mimbipá viene pagato secondo
le norme nazionali sui salari. I due dipendenti sono
membri attivi della congregazione e hanno optato
per un lavoro volontario, ricevendo rimborsi spese.
I lavoratori saltuari e gli addetti alle erbe ricevono
una retribuzione di 6-7 euro al giorno per otto ore di
lavoro, con eventuali straordinari retribuiti nel periodo di evasione ordini. Il capataz, fisso tutto
l´anno, riceve il salario minimo. Negli anni in cui si
è riusciti a totalizzare un utile è stato diviso tra i
soci.
I lavoratori interni ricevono al momento del pagamento mensile un "recibo de pago", una specie di
busta paga, come previsto dalla legge. I saltuari
vengono saldati alla consegna della merce e con
loro non c´è un contratto scritto. Le piantine per le
erbe vengono fornite da Mimbipá e alla consegna si
pagano in media 1,15 euro al kg.
I produttori di zucchero sono ormai fuori dalla filiera di Mimbipá, lavorano e consegnano la canna a
due imprese della regione o producono per l´autoconsumo. Dopo il passaggio da Iturbe a Manduvirá
diversi contadini sono andati a vivere nella nuova
comunità della congregazione, nel dipartimento di
San Pedro.
Ambiente e materie prime
Il problema principale di Mimbipá è la scarsità
dello spazio di lavoro della sede, compattato tra uffici, magazzino, carico e scarico della merce, anche
se, dal 2007 ad oggi, la situazione, almeno per gli
uffici e i macchinari di base, è migliorata. Nel Pueblo le comunicazioni sono precarie, i telefoni fissi
poco funzionanti.
Nella lavorazione delle erbe un fattore di disturbo è costituito dalla polvere circolante, che a
causa del poco spazio disponibile può provocare fastidio agli addetti. I produttori di erbe officinali ed
aromatiche utilizzano per raccogliere le piante
spontanee una parte delle superfici del bosco e dei
terreni coltivati. L´utilizzo delle erbe e la valorizzazione degli orti serve anche al consumo interno di
persone e animali.
La "quinta Mimbipá" è un terreno di 6 ettari alla
periferia del Pueblo. Viene seguita dal capataz in un
ambiente bucolico, con la cura di erbe, orti, campi. Si
tratta dello stesso terreno dove Mimbipá aveva iniziato la costruzione di un capannone/magazzino/uffici, fermo però da oltre due anni.
Mimbipà commercializza prodotti tipici dell´agricoltura e della produzione del paese. La canna da
zucchero è una delle principali attività del Dipartimento di Caaguazu e del Paraguay.
Anche nel caso delle erbe/tisane si tratta di prodotti
in buona parte di origine locale (salvo le varietà che
all´inizio del progetto furono importate dall´Italia ritenendo potessero riscuotere successo nel mercato
equo). L´uso e la commercializzazione delle erbe e
delle tisane è una tradizione del paese, che ha ereditato dalle antiche culture indigene guarani, soprattutto nel consumo del mate. Le principali erbe coltivate nei gruppi interni al Pueblo, oltre a quelle destinate all´export, sono foglie di arancio, mandarino, cedrón, limone, eucalipto, menta, guaco.
Tradizione culturale dei prodotti
Lo zucchero e i derivati della canna sono consumati da sempre dalla popolazione locale, mentre
vengono esportati da circa 50 anni. Il taglio della
canna è manuale. Nei campi si producono anche
soia, mais, manioca. Come detto esiste una piccola
fabbrica interna, in pessime condizioni, di proprietà
del Pueblo, che provvede alle vendite locali.
Ci sono differenze tra lo zucchero "blanco" e
quello integrale: nel primo caso si separa quello cristallizzato mediante centrifugazione della melassa,
mentre nel caso dello zucchero integrale il processo
è artigianale e non si centrifuga la melassa, provvedendo a "cucinare" e poi a raffreddare lo zucchero,
che per questa ragione si caratterizza come integrale.
La tradizione di consumare tisane ed erbe officinali è molto antica nel paese, basti pensare al tereré,
il mate con acqua fredda, tipico del Paraguay, a differenza del modo di preparazione dei paesi vicini del
Cono Sud, che bevono il mate con acqua calda e in
zucchette più grandi.
Zucchero - Per la parte precedente la consegna in fabbrica, dopo la raccolta, il taglio e la pulizia della
canna si preparano delle "fardas" (balle), che si caricano sul camion con il "guinche". Ciascuna farda
viene pesata e poi lavorata.
La canna viene frazionata, si estrae il "sugo", questo viene purificato scaldandolo a poco più di cento
gradi, portando il ph a 7,2, eliminando le
impurità.Viene poi schiarito con l´uso della calce
idratata ( è una procedura ammessa anche in ambito
biologico e se ne impiegano 700 gr. per tonnellata),
passato per un processo di evaporazione dell´acqua
fino a giungere ai valori ammessi nella concentrazione del saccarosio, poi cristallizzato, centrifugato
fino ad ottenere la melassa, seccato, pesato, impacchettato. Si svolgono poi le operazioni di analisi per
Erbe/tisane - Le famiglie di produttori delle terre del
Pueblo o nelle regioni limitrofe seminano erbe e tisane. Si raccolgono le erbe spontanee che crescono
nei campi, mentre in qualche caso si coltivano
piante appositamente scelte per il mercato equo, selezionando le specie più adatte in termini di qualità.
Quando la lavorazione avviene nei gruppi interni le
erbe dopo essere state raccolte vengono seccate con
il sistema "barbacúa" (barbecue o secadero artesanal, una cassetta rudimentale con circolazione interna di aria calda a 80º, che scalda le foglie per 1830 ore per poi uscire dal "camino"), o comunque in
modo naturale (sole, vento, ombra, a seconda della
varietà e della quantità d´acqua di ciascuna).
Le erbe vengono consegnate secche al deposito. Le
foglie sono seccate per separare impurità e rametti.
Nel deposito si effettua il peso delle erbe, la selela raccolta delle erbe per le tisane
Viaggi missione
Organizzazione della produzione
campioni con produzione di un certificato di conformità. Gli eventuali lotti non conformi sono destinati
alle vendite locali, sotto il controllo del settore di
controllo qualità di Wendell Trading.
Terminata la lavorazione lo zucchero non passa per
Mimbipá ma viene direttamente inviato per le pratiche per l´imbarco, in sacchi da 25 kg. La raccolta va
da maggio a dicembre. Lo scarto della canna, il bagazo, viene usato come biocombustibile.
La lavorazione è svolta con criteri di tracciabilità,
anche perché lo zucchero di Manduvirà è tutto certificato biologico, ogni sacco possiede un codice e
ogni lotto è identificato, per riconoscere origine e
destino. Vengono prelevati campioni di ciascun
lotto i quali sono conservati, per controllo ed analisi, per due anni. La fabbrica alla quale si appoggia
Manduvirá si chiama Senci Ypirota, che a sua volta
fa capo all´engenio Wendell Trading Inc., che ha
l´autorizzazione per la certificazione biologica.
Un´ipotesi di lavoro e di sviluppo per Manduvirá è
di poter contare in futuro su una propria “azucarera”, per poter governare tutta la filiera produttiva.
Manduvirà conta con circa mille soci, e non avrebbe
difficoltà ad ammettere produttori della Congregazione e gli stessi Gustavo e Mary nella sua compagine sociale.
141
zione manuale delle foglie, la macina al mulino, infine si passa alla macchina che separa il frazionamento fino (per i filtri) da quello "grueso" (per i pacchetti sfusi). Dopo il controllo qualità si procede al
confezionamento in sacchi di cartone, di 15 o 20 kg.
a seconda del volume di ciascun prodotto, si sigilla
e si etichetta. Il packaging finale per la vendita al
pubblico si effettua in Italia.
Composizione prezzo, vendite
Fino al 2007 gli eventuali utili erano utilizzati per
la costruzione della struttura centrale di Mimbipá.
Negli ultimi anni è stato destinato a spese più urgenti, come la realizzazione di altre opere e l´ammodernamento di uffici e macchinari, oltre che pagare i salari ai lavoratori fissi, le parcelle al contabile, sostenere spese per l´elaborazione di progetti
di cooperazione con enti pubblici.
Gli altri due Comité di Artigianato, Artes Vida e
Nueva Esperanza, sono autonomi rispetto a Mimbipá per la gestione e amministrazione del denaro e
d´ora in avanti anche per le spedizioni.
Dati vendite ultimi anni
Zucchero:
36.285 euro (2007)
13.500 euro (2008)
49.102 euro (2009)
Erbe/tisane:
44.984 euro (2007)
36.880 euro (2008)
11.219 euro (2009)
Composizione prezzo
Zucchero:
costo prodotto e trasformazione 89%
spese generali
5%
utile
6%
Erbe/tisane (media):
costo prodotto, mano d´opera e
trasformazione
45-65%
spese generali
20-25%
utile
20-25%
Paraguay
essiccazione delle erbe per le tisane
142
Comité “Nueva Esperanza”
Storia organizzazione
Nel 1998, in una piccola sartoria di produzione
di biancheria intima formata da cinque ragazze di
diverse nazionalità della Congregazione ''Pueblo de
Dios'', e' sorta la proposta di cercare una fonte di
guadagno per sviluppare un progetto a favore degli
anziani ed ammalati della Comunità. Questa, pur
dando agli abitanti la possibilità di usufruire di un
tetto e di cibo giornaliero, non ha risorse proprie per
sostenere le cure mediche, essendo gli anziani privi
di qualunque tipo di assistenza, privata o pubblica.
Un ulteriore obiettivo del progetto, ideato fin
dall´inizio, è stato di dare un lavoro fisso ad alcune
ragazze della Comunità, che già svolgevano attività
di volontariato.
Si cominciò con una ricerca per realizzare articoli che potessero interessare i mercati equi europei, utilizzando l'esperienza interna acquisita prima
dalla Coop. Coprosa Ltda poi da Mimbipà, che avevano avviato precedentemente attività di esportazione.
I tentativi fatti negli anni sono stati diversi. Si e' cercato di sfruttare al meglio alcune risorse tipiche del
paese, ad esempio il puro cotone grezzo, unendolo
alle capacità di cucito e di lavoro all'uncinetto del
gruppo che si era formato nel frattempo.
Sono state prodotte tovaglie, guanti da cucina, presine, portapane, tende, vestiti ed altro, fino ad arrivare in modo quasi casuale ad un prodotto che ha
finito per riscuotere maggior interesse: i sacchettini
di lienzo utilizzati come bomboniere rustiche.
Gli ordini sono stati inizialmente bassi, ma con
gli anni si sono consolidati: il primo ordine di una
certa consistenza è stato fatto da Libero Mondo nel
2003. In quell´anno il Comité ha deciso di organizzarsi meglio dandosi un nome, Nueva Esperanza, ed
un´organizzazione formale, come previsto dalle
leggi del Paraguay in materia di cooperative. Ha aumentato il numero dei soci (12 persone), associandosi alla Coop. Coprosa, organizzando riunioni trimestrali (con verbali regolarmente trascritti nel
libro degli Atti), tenendo una contabilità trasparente, dando lavoro, pur saltuario, a circa 80-90 ragazze. Negli ultimi due anni, soprattutto nel 2008,
grazie anche ai positivi riscontri della prima visita
in loco, si è registrato un incremento degli ordini.
I componenti del Comité, chiamati soci attivi (di
fatto le 5-6 donne che costantemente lavorano nella
sartoria) o soci collaboratori (coloro che partecipano
regolarmente alle riunioni ma che collaborano solo
per gli ordini più grandi), hanno deciso volontariamente, fino ad ora, di destinare i loro stipendi in beneficenza per sostenere il progetto (trattenendo le
spese per l´alimentazione ed altre necessità di base
quotidiane).
Le ragazze non iscritte al Comité' ricevono una paga
calcolata in base al salario minimo del Paraguay e
alle ore impiegate per la realizzazione del lavoro.
Offrono anch´esse una percentuale, variabile da
caso a caso, a favore del progetto.
Organizzazione del lavoro
Il lavoro è legato agli ordini, per cui il concetto di garanzia va contestualizzato: il settore di cucito, controllo qualità, impacchettamento viene svolto dalle
ragazze del Comité' che operano in modo fisso du-
rante la settimana nel laboratorio, mentre il lavoro
all'uncinetto, la preparazione delle testine degli angeli e sposini (foderatura, collaggio cappelli), delle
ali (taglio e montaggio) ed il taglio del cordoncino
vengono svolti dalle lavoratrici saltuarie che sono
state ritenute idonee per svolgere tale funzione. In
seguito all´aumento degli ordini le persone coinvolte sono aumentate, in qualche caso sfiorando le
cento donne, ed anche la qualità della lavorazione è
migliorata.
L´anima del progetto è la friulana Donatella
Fanna, che ha di fatto il coordinamento generale,
specie per le transazioni con il Comes italiano,
anche se, con il suo attuale spostamento in Italia, ora
la figura responsabile in loco è Alicia Caballero. Donatella ha vissuto in Paraguay per oltre 20 anni,
prima svolgeva attività amministrative bancarie. Si
era avvicinata per caso a Pueblo de Dios, in un viaggio in loco per accompagnare un´amica. Attratta
dall´ambiente, dalla proposta di fede e di vita, dopo
altri due viaggi di perlustrazione decise di cambiare
vita e di fermarsi presso la Congregazione, nella
quale oggi ricopre incarichi di un certo prestigio.
Gli stipendi vengono calcolati sulla base del salario minimo del Paraguay (ott´09: 1.408.000 Guarani = circa 200 euro), calcolando le ore di servizio
svolte dalle lavoratrici saltuarie. Come detto diverse
persone del Comitè (più o meno la metà dei soci) seguono i principi ispiratori della congregazione e rinunciano allo stipendio, in modo da favorire lo sviluppo di progetti sociali interni, di cui comunque
possono godere i benefici come membri della congregazione. A partire dal 2010 si è deciso comunque
di riconoscere una parte del salario minimo (un settimo) ai lavoratori in modo da contribuire alle entrate personali e familiari. Agli abitanti del Pueblo si
cerca di garantire i bisogni di base, come alimentazione, alloggio, educazione primaria.
L´attività si svolge all´interno del villaggio, distante in tutti i sensi dai ritmi e dall´organizzazione
del mondo esterno. Nello specifico, alcuni lavori
sono svolti nelle case delle persone, mentre il laboratorio ospita i settori del cucito, controllo, spedizione.
Comité Nueva Esperanza
Viaggi missione
Il denaro con il quale si è realizzata parte della casa
degli anziani ed ammalati proviene dai margini legati alle vendite esterne, visto che il fatturato delle
vendite locali, riferite ai soli lavori di confezione di
abiti per la gente del posto, è molto basso e viene utilizzato integralmente per sostenere le spese di gestione della sartoria.
L´elemento di maggior rilievo e importanza nella
storia recente di questa realtà è il progetto ''Ancianos
Felizes'' L´opera è stata ufficialmente inaugurata, alla
presenza di autorità varie, nel dicembre´09 (con una
menzione pubblica nei discorsi inaugurali, visibile
anche attraverso striscioni di ringraziamento, verso
LiberoMondo), pur non essendo ultimata, né nella
costruzione, né soprattutto nei servizi medici.
Attualmente sono operativi i settori nutrizionali e
psicologici e la distribuzione periodica gratuita di
farmaci. Da gennaio 2010 è attiva la mensa, rivolta a
coloro che soffrono di denutrizione (colazione e
pranzo offerti a 40 persone sotto la supervisione di
un dietologo). Si spera di andare a regime entro il
2011, consentendo di assistere 157 anziani, non solo
del Pueblo, dei quali circa una ventina in forma residenziale.
E´ già stato fatto un primo censimento degli utenti
potenziali, che ha individuato in 300 casi coloro che
necessiterebbero di accompagnamento (su una base
nel Pueblo di circa 500 persone appartenenti alla
terza età). L´idea è di occuparsi, nel tempo e a rotazione, di tutti i casi. Il costo totale stimato dell´opera
è di oltre 150.000 euro. Questo progetto è stato considerato all´interno della Congregazione come un
vero e proprio simbolo, indice tra le altre cose dell´ottimo inserimento del Comité e della sua principale
leader all´interno della Comunità.
I primi contatti del gruppo con il Comes furono
presi nel 1998 attraverso una congregata italiana che
viveva in Paraguay. Si iniziò con l'esportazione di
erbe medicinali e nacque l´idea del Comité Nueva
Esperanza. Libero Mondo, dopo alcuni test, nel 2003
fece il primo ordine consistente, dando inizio a una
relazione di lavoro mantenuta e rafforzata nel tempo
e che oggi è diventata più costante.
Il ruolo della coordinatrice, Donatella Fanna, ora
è parzialmente cambiato, di fatto è una semplice
socia del Comité senza incarichi formali, ha il compito di ideare nuovi modelli e di mantenere le relazioni pubbliche con l´esterno, grazie anche ad un
ruolo di un certo prestigio nella congregazione. Alla
fine del 2009 c´è stato un ricambio parziale nella
compagine sociale, con tre persone che sono uscite
ed altre quattro entrate.
Il Consiglio di amministrazione si riunisce trimestralmente in riunioni ordinarie, per prendere decisioni riguardo l'attività svolta, gli investimenti, la gestione dei lavoratori, la politica di prezzi, sia per i
prodotti che per il pagamento degli stipendi. Data
l´esiguità e la parziale informalità del gruppo di fatto
l´organo di gestione e la base coincidono.
143
Materia prima, produzione
Si tratta di tela, filo, cordone di puro cotone, prodotto localmente, mentre le sfere di polistirolo e la
juta sono comprate in Paraguay ma provengono dal
Brasile. I capelli degli angioletti sono scarti della lavorazione del legno nel villaggio, ripuliti ed essiccati. Le linee produttive sono state ideate inizialmente da persone straniere facenti parte della Congregazione, nell´ottica della ricerca di mercati equi
che potessero sostenere i progetti e quindi non sono
manufatti tradizionali nell'economia del paese.
Non vi è nessun impatto sull´economia della zona
visto che Pueblo de Dios funziona in modo autonomo. Al limite esiste un indotto più generale legato all´utilizzo dei servizi e delle attività commerciali della cittadina di Caaguazu, distante circa 25
chilometri dal Pueblo, che costituisce il riferimento
commerciale e culturale prioritario per la vita della
comunità.
Dopo l'acquisto della materia prima, la tela viene
misurata, tagliata e passata alle macchine per essere
rifinita. Successivamente si procede alla divisione
dei pezzi, che vengono trasferiti alle macchine da
cucire o consegnati alle sarte esterne al gruppo base.
I sacchetti vengono nuovamente divisi, ripuliti e girati per passare all´ultima fase di lavoro, che consiste nella cucitura del bordo, completando cosi la
confezione. I prodotti finiti sono ritirati dalle ragazze che svolgono il lavoro manuale all´uncinetto
con stiratura finale. Lo stesso procedimento si applica anche per il corpo in tela degli angioletti, gli
sposini, le farfalle, le casette, i sacchettoni.
Nel caso degli angioletti il lavoro viene diviso tra
chi fodera la testina, chi attacca i capelli, chi taglia e
prepara le ali, chi le unisce al corpo con gli ultimi
ritocchi, come fiorellini, cappellini, veli da sposa.
Nel caso delle ali delle farfalle ed il modello primavera/estate, la tela è consegnata a chi la inamida e
stira, passando poi al taglio ed alla rifinitura dei
bordi con l´uncinetto. Ogni articolo viene controllato, completato con il cordoncino ed impacchettato
nel laboratorio del Comité.
I ruoli funzionali sono in teoria intercambiabili,
ma tendenzialmente ogni persona mantiene nel
tempo la funzione a cui è stata destinata. La consegna per la spedizione viene fatta a Mimbipá, che
dispone di un ufficio e di sale adibite a magazzino.
Gli uomini del Comité, quando non vi sono ordini
da evadere, collaborano ora alla costruzione della
Casa per gli Anziani.
Paraguay
Commercializzazione e sviluppo futuro
144
Nel 2006 sono stati prodotti per l´export 11.000
sacchettini di lienzo colorati e 4.000 bomboniere autunno-primavera. Per la produzione interna sono
stati prodotti circa 300 pezzi tra confezione di vestiti, asciugamani, tovaglie ed altro.
Nel 2007, l'esportazione e' stata di 30.000 sacchettini
rustici e 14.000 sacchettini colorati, mentre la produzione interna e' stata di circa 260 confezioni varie.
Nel 2008-2009 sono stati prodotte per l´export
113.000 bomboniere. Oltre alle vendite presso il
Commercio Equo e' stato attivato un circuito di vendite locali per circa 300 euro.
Libero Mondo continua ad essere l´unico committente del Comité Nueva Esperanza. Questo consente all’equipe fissa di avere lavoro continuativo
solo per alcuni mesi all’anno, dimostrando la necessità di aumentare gli ordini e/o di trovare altre
forme di vendita, per poter mantenere le lavoratrici
in modo stabile e fidelizzato.
Un´ipotesi attuale è di aumentare la gamma di prodotti/linee offerte, come gli articoli natalizi e nuovi
modelli per l´export e il mercato interno. Inoltre si
è pensato di sostituire alcuni articoli a bassa rotazione nelle vendite con altri che riscuotono più interesse. Una recente idea, concepita nel corso delle
riunioni in loco, è quella di provare ad affiancare
alla tradizionale produzione di artigianato anche la
coltivazione di alcune erbe.
La mission principale del Comité Nueva Esperanza, oltre a garantire lavoro per i soci più attivi ed
i collaboratori esterni, è quella di completare alcune
opere sociali interne alla congregazione, come nel
caso del progetto "Ancianos Felices". Negli scorsi
anni si è attivata una piccola clinica di riflessologia
e medicina naturale, gestita attualmente da due ragazzi italiani "congregati".
Un ´ipotesi strategica di maggior respiro per il
futuro è di rafforzare l´organizzazione associando
anche le collaboratrici esterne per poi fondare una
cooperativa, anche se sono stati valutati nel corso
dell´ultima visita in loco costi e benefici ed il fatto
che una struttura meno agile come una cooperativa
aumenterebbe i costi fissi e le incombenze formali,
senza garanzie di ricavi corrispondenti. Tra i vantaggi possibili invece si è evidenziato che una figura
giuridica più ortodossa e visibile avrebbe le caratteristiche adeguate per poter presentare qualche progetto ad enti pubblici paraguayani.
Gli incassi delle vendite venivano inizialmente
depositati su un libretto di risparmio presso la
Coop. Coprosa, modalità poi interrotta per l´esigenza di investire nei progetti sociali. I membri del
Comité, associati in forma individuale alla Coprosa,
possono beneficiare di piccoli prestiti che vengono
calcolati in base alle quote sociali versate ed alla fiducia di cui godono, oltre ad altri servizi di tipo amministrativo. Qualsiasi persona può farne parte, con
la condizione di condividerne i principi e rispettare
le regole statutarie.
Il clima umano interno che si respira è piuttosto sereno, la relazione umana è quasi ottimale così come
la trasparenza nelle comunicazioni.
centro anziani - visita medica
Artesvida
Presentazione
Viaggi missione
Nel 1997 Cristina Mazzonetto, appartenente alla
Congregazione Pueblo de Dios e arrivata in Paraguay diversi anni prima insieme a madre e sorelle,
venne incaricata dai responsabili della comunità di
avviare alcune attività a favore dell'infanzia.
Fu costituito un gruppo di genitori e volontari per
organizzare iniziative nel settore. Venne fondata nel
2000 l'associazione senza fini di lucro "San Infancia",
formata da genitori ed insegnanti della comunità.
Esiste anche una San Infancia Italia, con lo scopo di
sostenere le attività in loco. Emerse la necessità di disporre di spazi destinati all'insegnamento e ad attività ricreative. Questa esperienza non diede risultati, per la mancanza di risorse economiche oltre che
per la scarsa partecipazione dei soci. L´associazione
è rimasta in stand-by per anni fino ad essere riattivata recentemente per il progetto di costruzione
della scuola.
Con la vendita sporadica di torte e panini iniziò
un percorso di autofinanziamento per disporre di risorse economiche, mentre Cristina, vantando una
precedente esperienza aziendale e imprenditoriale,
valutava come e dove investire. Nel 2000 si progettò
la costruzione di un laboratorio-scuola a due piani,
con annessa cucina sociale, per svolgere corsi di formazione e organizzazione del tempo libero per bambini e ragazzi adolescenti, per tentare di frenare il
fatto che nel paese, come nella congregazione, era comune abbandonare la scuola per lavorare con la famiglia nei campi.
Si pensò, analogamente a quanto ideato con la costituzione di Mimbipá, di avviare iniziative che canalizzassero forme di sostegno in Italia. Con l´appoggio
di una coppia di italiani che per primi hanno avviato
i contatti con il commercio equo, nel 2002 si arrivò al
contatto con Libero Mondo ed alle prime presentazioni di campioni. L´esperienza ebbe un seguito e si
concretizzarono i primi ordini. Nel 2004 il gruppo acquistò l'edificio utilizzato attualmente come laboratorio, negozio, spaccio, grazie anche ai ricavi delle
vendite.
Il Comité Artesvida naque formalmente nel 2005,
soprattutto per rispondere a necessità amministrative, legate alla legislazione del paese in materia di
cooperative. Dal settembre 2009 si è trasformato in
una srl, per la parte commerciale import/export. E´
composto da due socie, Cristina e la sorella Margherita e si è reso autonomo da Mimbipá. Il cambio di
ragione sociale, così come i progetti avviati, è stato
approvato dalle autorità della Congregazione.
Lo sviluppo dell'attività produttiva e la cura meticolosa dei dettagli per mantenere alti standard di competitività ha assorbito gran parte delle energie del
Comitè, soprattutto di Cristina, che è rimasta l´unica
persona del primo gruppo ispiratore dell'associazione San Infancia.
La mission iniziale di un lavoro finalizzato al finanziamento di progetti educativi per i ragazzi della
comunità, pur rimanendo un’obiettivo del gruppo,
è stato penalizzato da questa situazione. Nell´ultimo anno, anche in seguito agli stimoli del primo
viaggio in loco ed alle richieste delle autorità del
Pueblo, i progetti sociali sono stati avviati con l´inizio dei lavori di costruzione della struttura.
Cristina vive nella congregazione dal 1993 e precedentemente operava nel campo della moda e del
design. Le risorse di cui dispone sono prevalentemente frutto di mezzi propri e della famiglia di origine, oltre che delle attività complementari all´artigianato, come la vendita interna di prodotti. Da segnalare la presenza attiva nel Comité di altri membri della sua famiglia, le sorelle e la madre, che collaborano dall´Italia e in loco, passando una parte
dell´anno in Paraguay, mentre quando risiedono in
Italia vivono presso le case venete della Congregazione.
Avvengono vendite avulse, ma abbastanza regolari,
presso gruppi di appoggio e amici/parenti in Italia.
Esiste anche una serie di attività parallele, non marginali, di vendita nel villaggio e nella zona di abbigliamento e calzature.
Tra i progetti sociali avviati da ArtesVida si segnalano:
- Finanziamenti e prestiti per l'acquisto di macchinari, elettrodomestici, appoggio per spese sanitarie/medicinali, ristrutturazioni delle abitazioni dei lavoratori del Comité e delle loro famiglie
- Il sabato, il giorno di festa nel Pueblo, si organizzano animazioni per i bambini e la distribuzione di un pasto comunitario. Occasionalmente
vengono dati materiale scolastico e vestiti
- Da qualche mese è partita la progettazione e la
realizzazione della struttura di San Infancia, su
terreni prospicienti l´abitazione di Cristina, su
una superficie 4.718 mq. con possibilità di inserire moduli aggiuntivi come giardini, piazza aggregativa, campo da volley ed altre attrezzature.
145
Lo spirito del progetto è di proporre un nuovo e
innovativo modello educativo complementare al
sistema scolastico di base, molto deficitario in
Paraguay, con l´apporto anche di professionisti.
Si punta a beneficiare circa 700 bambini e ragazzi tra i 2 e i 18 anni, coinvolgendo 150 famiglie. Il budget previsto è ambizioso, supera i 700
mila dollari, di cui 182.000 come apporto locale
in infrastrutture. I lavori di costruzione termineranno entro il 2010, il resto, dagli arredi alle attività, progredirà man mano che ci saranno
fondi disponibili.
Organizzazione interna
Per l´acquisto di materia prima per i prodotti da
paesi stranieri e per l´importazione in Paraguay di
vestiti e calzature Artes Vida si avvale di un importatore di Asunción.
E´ necessario spirito di adattamento per rendere
funzionale l´ambiente di lavoro, anche per la presenza di molteplici attività parallele, dalla produzione alla vendita-spaccio interno. Ma rispetto al
passato, anche a detta dei partecipanti al progetto,
la situazione è migliorata, con l´aumento di spazi e
strutture per i laboratori produttivi.
L´attività si svolge in prossimità della residenza di
Cristina, al punto che, anche architettonicamente,
non è definibile dove finisce la residenza privata e
dove iniziano i laboratori. Anche le opere legate alla
costruzione dei nuovi progetti sono in aree adiacenti. In qualche caso sono stati rilevati terreni dei
vicini, mentre c´è un comodato con la Congregazione per l´utilizzo dei terreni per il progetto San
Infancia.
Un aspetto positivo, quasi unico in Paraguay, è la
raccolta differenziata praticata da Artes Vida e dai
suoi abitanti, grazie al lavoro di Margherita.
Paraguay
Filiera produttiva
146
Il marketing e le relazioni con i clienti, la ricerca
di mercati, lo studio dei campionari, l'organizzazione del lavoro, la pianificazione, la formazione del
personale ed il controllo della produzione sono
esclusivamente a carico di Cristina, che gestisce
questa attività in modo totalizzante, mantenendo il
controllo sulle attività, anche se recentemente la diminuzione degli ordini l´ha portata a investire più
concentrazione verso altri progetti. Per la gestione
amministrativa e fiscale ora si appoggia ad una
commercialista esterna.
Una volta ricevuti gli ordini si contrattano i lavoratori per distribuire gli incarichi, procedere alle varie
fasi di produzione, acquistare la materia prima, raccogliere i manufatti e imballare i prodotti finiti. I lavoratori vengono pagati con valori prossimi
all´80% del salario minimo (ora prossimo ai 200
euro) in quanto non operano ad orario integrale,
salvo sotto consegna ordini. I collaboratori esterni
vengono pagati per il servizio svolto in base ad accordi diversi.
Si offrono opportunità di lavoro a coloro che dimostrano di avere capacità reali, senza discriminazioni legate all´istruzione, età o nazionalità, valutando ogni situazione, con una estrema cura della
qualità del lavoro svolto.
Alcune persone cercano di integrare con qualche
extra legato a piccoli servizi nella comunità, diversi
soci lavorano presso Cristina nelle attività collegate,
come i lavori di casa o di "bottega", servizi della
struttura, rivendita interna, ecc. (gli uomini ora
anche nei lavori di costruzione, uno è insegnante
nella scuola). Esiste un alto turn-over, dovuto ad assenze frequenti determinate da problemi di salute e
di organizzazione della comunità, all'incertezza del
lavoro, all´instabilità che porta frequentemente ad
emigrare.
Chi collabora con il Comité deve accettarne regole e
prassi, entrare nella logica secondo la quale la qualità della produzione è la priorità, al punto da dover
rifare i pezzi, quando non conformi, fino a quando
vengono reputati soddisfacenti.
La maggior parte delle tele viene lavata, inamidata e stirata prima di arrivare alla fase di taglio.
Anche per la produzione delle borsette più semplici
la tela viene prima lavata e stirata. Si distribuiscono
i teli inamidati a coloro che li tagliano e che riportano, successivamente, i vari elementi. Le fasi di lavoro successive sono ricamo, piegatura, assemblaggio. Il prodotto viene terminato, sottoposto a minuzioso controllo (e, se non soddisfacente, rimandato
in produzione), ed alla fine imballato, pronto per la
spedizione. Fino ad ora si è scelto di non ricorrere a
sistemi di taglio meccanizzati per non sottrarre una
porzione di lavoro manuale. Oltre alle macchine da
cucire si dispone ora di una nuova bordatrice meccanica.
L´organico è composto attualmente da 16 collaboratori fissi e circa una trentina saltuari. Si tratta
di una stima sulle persone che hanno collaborato
negli ultimi due anni, considerando una notevole riduzione del personale stagionale (fino al 2008 "giravano" per questa realtà fino a 200 persone).
Tra i saltuari si registra un turnover anche del 60%
annuo, anche se nell´equipe più stabile negli ultimi
due anni c`è stato un consolidamento e maggiore fidelizzazione. Il timore, anche per l´equipe, è che alcune donne possano emigrare, avendo espresso l´intenzione di venire in Europa a lavorare come badanti.
La maggior parte dei lavoratori appartiene alla congregazione, pur non essendo una condizione necessaria, diversi soci sono parenti tra loro.
Obiettivo prioritario è di offrire la garanzia di un
lavoro costante, anche se negli ultimi anni si è registrata una contrazione degli ordini e di conseguenza
una diminuzione delle persone coinvolte nel progetto, alle quali è difficile garantire un salario fisso.
Attualmente gli ordini del commercio equo permettono di lavorare da novembre a maggio, con la difficoltà di dover mantenere la struttura tutto l´anno.
Si tratta di una struttura abbastanza piccola, incentrata sulla personalità della sua leader che ha un
ruolo molto importante. Sarebbe importante riuscire
a far crescere maggiormente l’interazione degli altri
membri del gruppo. In questo senso bisogna riconoscere che rispetto alla visita del 2007 sono emersi segnali di maggiore partecipazione nella gestione, soprattutto da parte dei lavoratori che da più tempo
fanno parte del gruppo.
Aleggia su questa attività il rischio costante di instabilità da parte dei partecipanti, per ragioni economiche generali (in un paese dove l´emigrazione è assai
diffusa).
La questione della materia prima costituisce un elemento da tenere in attenta considerazione in quanto
parte di essa è importata e non di produzione locale.
Qualche progresso è stato fatto, provvedendo,
quando economicamente possibile, ad aumentare la
materia prima nazionale. Il cotone è di produzione
nazionale, così come i cordoni, cestini, terracotte, ma
la juta continua ad essere importata. Gli accessori
sono di produzione nazionale o di zone confinanti, i
filati sono importati. E` stata fatta una ricerca di materie prime nei paesi confinanti, ma gli alti dazi e le
complicazioni burocratiche hanno sconsigliato di
percorrere questa strada.
La retribuzione è inferiore al salario minimo per
i collaboratori fissi, a fronte di un orario di lavoro
medio minore del tempo pieno, mentre è variabile
per coloro che operano come saltuari o apprendisti.
Cristina trattiene per sè il rimborso completo delle
spese vive e di struttura.
In qualche caso, come per l´eterno problema della comunicazione telefonica e internet, è più volte intervenuta con fondi propri per attivare l´antenna delle comunicazioni del villaggio, che viene ripetutamente
bruciata dai fulmini, rendendo ancora oggi un´odissea l´utilizzo di computer con connessione esterna,
telefoni fissi, mezzi di comunicazione. Anche per
opere come la pavimentazione e l´illuminazione
delle vie adiacenti alla casa e laboratorio a volte sono
stati apportati fondi interni, in attesa di interventi
Viaggi missione
Gestione economica e prospettive future
anche municipali di sostegno.
Gli utili sono utilizzati per miglioramenti logistici interni, nella casa, nei laboratori, nei punti vendita, per l´acquisto di attrezzature, per lo sviluppo
delle attività. Attualmente la maggior priorità a tutti
i livelli è rivolta alla realizzazione del progetto della
scuola-laboratorio, la cui parte costruttiva dovrebbe
concludersi negli ultimi mesi del 2010.
Si vorrebbe offrire un luogo di aggregazione a 700
bambini e adolescenti dai 2 ai 18 anni, spazi scolastici e di formazione al lavoro, insegnamento delle
lingue, informatica e internet, biblioteca, mensa
quotidiana, con l´effetto di migliorare l´alimentazione nel Pueblo, qualche attività agricola collaterale con produzione di ortaggi, leguminose e cereali
come contropartita della comunità per l´utilizzo di
alcuni servizi.
L´assistenza ai bambini, uno degli obiettivi che
ha generato il progetto, si manifesta in parte con
altre modalità, come la refezione e l´animazione offerta ogni sabato ai bambini del villaggio, oltre che
attività di formazione per giovani e adulti che
spesso avvengono nei locali del Comité. Negli altri
giorni della settimana ci sono momenti fissi di incontro, dove ai bimbi sono offerti insegnamenti di
vario genere e possibilità di giocare. In caso di necessità viene facilitato l´acquisto di medicinali o generi di necessità per il lavoro. Nel progetto della cucina sociale all´interno della scuola sarà allestita la
distribuzione di integratori alimentari ad alto potere nutritivo, per favorire un corretto sviluppo psicofisico dei bambini.
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3. Collaborazioni in rete
3. Collaborazioni in rete:
un percorso ricco ed interessante
Collaborazioni in rete
E' un percorso sperimentale di rete tra strutture diverse che, quindi, non
implica né la fusione (presente o futura) delle strutture che collaborano, né
la piena condivisione di tutti i principi e le metodologie con clienti e fornitori (altrimenti avrebbe più senso logico e di costi la fusione).
I punti irrinunciabili, base di ogni nostra collaborazione, sono stati finora:
l'esclusione della grande distribuzione dalla filiera di commercio equo e
l'esigenza di costruire filiere totalmente sostenibili.
In un periodo in cui la scelta sembra solo tra il franchising e la crisi, è un
percorso alternativo che stiamo provando con alcune realtà, alcune piccole, altre di medie dimensioni.
Abbiamo continuato questo percorso anche nel 2009, rafforzandolo ulteriormente con l'avvio di 7 nuove collaborazioni che, unite alle altre già attive, fanno sì che LiberoMondo collabori in maniera concreta e fattiva con
21 realtà italiane di commercio equo e solidale.
Il margine che LiberoMondo si tiene per il proprio lavoro lo decide la Bottega stessa che collabora con noi e attualmente varia da un 5% (cioè sotto
i costi di trasporto in Italia) ad un 15%.
Non è una semplice distribuzione di prodotti, ma si tratta di una vera è
propria collaborazione in cui l'ente (cooperativa, associazione o ong) che
si rapporta a LiberoMondo diventa un partner strategico per la centrale
di importazione, che consiglia prodotti (modifiche, prezzi…) ma sa anche
a sua volta ascoltare critiche e suggerimenti, rinunciando ad importare direttamente prodotti in concorrenza con quelli di queste strutture con cui
si relaziona.
E' un occasione per LiberoMondo di avere ancora l'umiltà come centrale
di rapportarsi alla pari con altre strutture, come "cliente" di alcuni prodotti
con i propri clienti: è un percorso ricco di esperienze nuove, di conoscenza
di progetti gestiti da altri e molto interessante per il confronto con il proprio lavoro e le proprie metodologie di centrale di importazione.
Simbolo di questo cammino sempre più ricco e profondo è stata nel 2009
la linea Cafè Tatawelo studiata e prodotta in collaborazione con L'Associazione Tatawelo e concretizzatasi, per le botteghe, ad inizio 2010.
LiberoMondo ha deciso di cessare la produzione della propria linea EquoMondo e di offrire alle Botteghe del Mondo e ai Gas una linea completa di
caffè che potesse offrire un modello concreto di collaborazione tra una centrale di importazione e un'Associazione su un prodotto strategico come il
caffè - ognuno facendo il "proprio mestiere" - ma con una sinergia che può
moltiplicare le risorse da destinare in loco ai produttori.
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3.1 Associazione Scambiarti
Progetto Coad
LiberoMondo, grazie alla segnalazione della Bottega La Buona Terra di Verona, ha
conosciuto a fine 2008 l'Associazione Scambiarti di Verona ed ha iniziato nel 2009
una collaborazione nella distribuzione alle botteghe del mondo degli animaletti in
ceramica e delle calamite del progetto Coad del Perù.
L' Associazione Scambiarti
Scambiarti Onlus è un'associazione di Verona, promossa dal MLAL
(Movimento Laici America Latina) e dalla Cooperativa La Buona Terra nel
1997.
Le parole chiave e guida per l'associazione sono: solidarietà, sostenibilità,
natura, cultura, artigianato e arte.
Questi i principali obiettivi:
- informazione e sensibilizzazione alla solidarietà, cooperazione e sviluppo;
- promozione di azioni sociali ed economiche tendenti ad eliminare lo
sfruttamento e a promuovere una cultura equa e solidale;
- salvaguardia dei diversi patrimoni culturali, ambientali e sociali, come
forma di reciproco scambio e crescita;
- salvaguardia dell'integrazione socio-culturale, della sostenibilità ambientale e dei diritti dei lavoratori;
- collaborazione con altre associazioni/enti operanti nella medesima direzione;
- sostegno a progetti di sviluppo e a iniziative d'assistenza e d'interscambio.
Per il raggiungimento delle proprie finalità l'Associazione Scambiarti si
propone come "vetrina" delle varie produzioni di piccole comunità
rurali/indigene o di microimprese artigianali, che realizzano manufatti originali e di qualità; promuove, gestisce e realizza progetti di cooperazione
internazionale.
Scambiarti
Scambiarti Onlus è impegnata soprattutto nella promozione di progetti di
sviluppo rurale, indirizzati alla realizzazione di microimprese compatibili, sostenibili e socialmente utili, nelle quali la produzione artigianale diviene la continuazione naturale della produzione agricola.
La rivitalizzazione culturale e la sostenibilità economica di piccole comunità rurali ed indigene avvengono proprio attraverso il riscatto della loro
identità culturale e la diffusione dei loro prodotti.
Scambiarti ha scelto di "salvare l'artigianato, le culture e le tradizioni locali"
anche per favorire una migliore relazione dell'uomo con la natura e gli animali.
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Tra i progetti promossi da Scambiarti vi sono:
° Promozione di microimprese ecosostenibili in Località Villa Ana
(Provincia di Santa Fè, Argentina), promosso in partnership con MLAL
di Verona e col contributo della Regione del Veneto. Il progetto è rivolto alle Comunità della Cuna boschiva santafesina e alla Cooperativa El Quebracho Colorado.
° Appoggio alla Fundacion Nuestros Pibes di Santa Rosa La Pampa
per il consolidamento della cuenca cunicola pampeana (Argentina).
° Interscambio culturale Italia-Ecuador "Schiavitù - Razzismo ieri e
oggi - come liberarsene", progetto rivolto alle Comunità rurali afroequatoriane della Valle del Chota e del Mira (Ecuador).
° Sostegno al progetto biodiversità a favore della Fundacion Otonga
(Ecuador), per la conservazione e l'ampliamento della foresta integrale
OTONGA ed il sostegno agli indigeni "Tagueros" dell'area di Otonga.
Il progetto è stato realizzato in collaborazione e con il contributo di
BIOFOREST di Pordenone, del Parco Natura Viva di Bussolengo e di
alcune Scuole superiori della Provincia di Verona, ed è rivolto alla Fundacion Otonga (Ecuador).
° Sostegno alla Associazione di medici kirghizi "Pravo Na Jizn" (Diritto alla vita) ed al loro progetto di educazione, formazione ed assistenza; il progetto si sviluppa attraverso l'importazione di artigianato
tradizionale del Kyrgyzstan, realizzato da ragazze madri e donne capofamiglia di Bishkek.
° Campagna Madagascar (2007-2010): l'Associazione Scambiarti ha
aderito alla Campagna di Conservazione del Madagascar lanciata dai
Parchi Zoo aderenti alla EAZA (European Association Zoo and Aquaria) e
alla UIZA (Unione Italiana Zoo e Acquari): all'interno di uno specifico
programma/progetto di interscambio, ha siglato un accordo di cooperazione con la locale associazione di artigiani "Soana Vela" e ha iniziato
l'importazione di animaletti artigianali realizzati a mano secondo le
tradizionali tecniche locali e con materiali naturali: prevalentemente
sisal e rafia, fibre vegetali ottenute dall'agave e dalla palma.
Progetto Coad
Per maggiori informazioni:
www.scambiarti.it
Collaborazioni in rete
Il progetto su cui si è instaurata una collaborazione con LiberoMondo
riguarda i produttori di Coad (Ceramicas Originales Artisticas Decoradas).
Coad è una microimpresa di Lima (Perù) che produce ceramiche da collezione rifinite e decorate a mano da artigiani locali e da ex ragazzi di strada
che hanno appreso il mestiere.
Le ceramiche sono ottenute con un processo di lavorazione manuale che
permette solo una produzione giornaliera limitata. Una prima cottura a
1020°C per 12 ore trasforma l'argilla bianca in ceramica. Dopo la decorazione a mano con colori naturali, i pezzi vengono riposti in forno per la seconda cottura. Questo processo di vetrificazione dà una colorazione naturale brillante e resistente.
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3.2 Cooperativa Pace e sviluppo
Progetto Centro Salinas
LiberoMondo ha importato fin dal 2003 dalla Corporaciòn Gruppo Salinas dell'Ecuador prodotti alimentari. Dopo l'ultimo viaggio missione in loco da parte di
Luigi Eusebi, era stata fatta
una pressante richiesta da parte dei produttori di importare anche prodotti artigianali.
LiberoMondo ha deciso, dato il rapporto storico della cooperativa Pace e Sviluppo
con i produttori ecuadoregni e l'ottimo lavoro di sviluppo prodotti fatto con le
donne, di non importare direttamente artigianato da Salinas, ma di appoggiare
nella distribuzione la cooperativa veneta. Anche i produttori dell'Ecuador sono
stati molto contenti ed hanno approvato tale decisione.
La Cooperativa sociale Pace e Sviluppo
Pace e Sviluppo
La Cooperativa sociale Pace e Sviluppo è una fitta rete di cittadini che
opera nelle provincie di Treviso, Padova e Venezia ed è impegnata nella
distribuzione di prodotti del commercio equo e solidale, nella diffusione di
una cultura di pace e di sviluppo sostenibile, nella sensibilizzazione alle
tematiche della finanza etica, della cultura e di più equi rapporti tra Nord
e Sud del mondo.
La Cooperativa, socia fondatrice del Consorzio CTM Altromercato, è nata
nel 1993 e oggi conta oltre 1600 soci.
Pace e Sviluppo ha aperto e gestisce 12 Botteghe del Mondo.
La Cooperativa si pone come obiettivo la creazione di un percorso economico di giustizia e solidarietà per i produttori del Sud del mondo, mediante
la vendita dei loro prodotti, importati secondo principi di rispetto e di giustizia. Si propone anche di sensibilizzare i cittadini del Nord del mondo
sulle responsabilità e sul valore del consumo e del risparmio e sul valore
dell'incontro tra culture.
I soci hanno deciso di definirsi come "cittadini consapevoli che operano
perché l'economia sia capace di garantire sviluppo sostenibile e giustizia
sociale per tutti".
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Progetto Salinas
La Cooperativa sociale Pace e Sviluppo ha avviato un progetto di gemellaggio con i centri femminili di Salinas de Bolivar (Ecuador): un'importante
relazione commerciale e culturale che permette di promuovere prodotti rispettosi delle persone e dell'ambiente, di tessere le trame di relazioni culturali dirette e di intrecciare importanti legami personali con la popolazione ecuadoriana anche attraverso lo scambio di volontari che in vario
modo collaborano con il progetto.
Salinas è un piccolo paese della sierra ecuadoriana, a 3.550 metri di altezza,
situato nella parte nord della regione di Bolivar, a circa cinque ore di macchina a sud di Quito, capitale dell'Ecuador. Salinas è una cittadina conosciuta e visitata per la particolarità del suo sviluppo economico che ha offerto ai suoi abitanti opportunità lavorativa evitando che emigrassero verso
le città. Padre Antonio Polo, missionario salesiano che dagli anni '70 vive
a Salinas, ha dato l'impulso alla nascita di una serie di micro imprese a conduzione cooperativistica. Così sono nati il caseificio, la fabbrica del cioccolato, del torrone, degli oli essenziali, dei funghi secchi, delle marmellate. Alcuni di questi prodotti vengono importati dalla rete del commercio equo e
venduti nelle botteghe del mondo italiane.
Pace e Sviluppo ha scelto di avviare un progetto di gemellaggio con i centri femminili per offrire un'opportunità lavorativa alle donne altrimenti
escluse dal mercato; il lavoro comunitario permette loro di esprimere creatività e libertà al di fuori delle mura domestiche e di garantire un apporto
economico alla famiglia offrendo momenti d'incontro e confronto in un
ambiente rurale dove il ruolo della donna non è valorizzato.
Le produttrici tessono prodotti in lana e intrecciano graziosi cestini in paglia in un progetto che risponde pienamente ai principi del commercio
equo.
Tutte le fasi di lavorazione dei prodotti in lana si svolgono a Salinas, garantendo la tracciabilità della filiera: le pecore pascolano sui prati dei villaggi
vicini, vengono tosate e la lana viene filata alla filanda del paese dove le
donne si recano per acquistarla e la utilizzano per confezionare caldi capi
di abbigliamento.
Anche le fasi di lavorazione dei cestini si svolgono a Salinas e nei villaggi
circostanti: le donne raccolgono sui prati la "paja" del paramo, la fanno seccare per due-tre giorni, la ripuliscono e poi la intrecciano con l'ago e la "cabuya" creando dei cestini resistenti e di qualità.
Il gemellaggio negli anni si è sviluppato grazie anche ai viaggi di alcuni
volontari che con il loro contributo hanno fatto nascere la linea con le tinte
vegetali, la linea dei cesti, la linea bimbi. Pace e Sviluppo ha finanziato un
corso di formazione per potenziare le competenze delle donne e migliorare la qualità dei prodotti.
Collaborazioni in rete
Per maggiori informazioni
www.pacesviluppo.it
www.anoiimporta.org
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3.3 Cooperativa Terre solidali
Progetti in Honduras e Guatemala
La cooperativa Terre Solidali
La cooperativa sociale Terre solidali è nata a Sanremo nel 2005 con l'obiettivo di contribuire alla costruzione di modelli economici e sociali alternativi e sostenibili. La Cooperativa, partendo dai bisogni primari insoddisfatti di un'ampia parte della popolazione mondiale e dalla consapevolezza della rilevanza dei gesti quotidiani degli individui, si impegna a promuovere comportamenti e scelte a favore del bene comune, dell'ambiente,
della democrazia economica e della dignità umana.
La cooperativa promuove e diffonde il commercio equo e solidale, l'agricoltura biologica e biodinamica, il consumo consapevole e la finanza etica,
prodotti e soluzioni ecologiche.
Terre solidali è una Cooperativa Sociale di tipo B; attraverso l'inserimento
lavorativo di persone considerate svantaggiate dalla legge 381 del 1991,
tenta di fare impresa coniugando valori e pratiche quali efficacia economica, partecipazione, giustizia, solidarietà verso le comunità impoverite
del sud del mondo e verso coloro che nella nostra società accusano il disagio e l'emarginazione sociale.
I soci aderenti alla cooperativa sono oltre 100.
Terre Solidali importa direttamente prodotti di artigianato da piccole cooperative guatemalteche e honduregne.
Progetti Honduras e Guatemala
Terre Solidali
La Luciernaga - Honduras
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La cooperativa "Luciernaga" (La Lucciola) è un progetto dell'Organizzazione "Azione per lo sviluppo comunitario" (ADP) di Tegucigalpa, Honduras. L'associazione, costituita quasi interamente da donne che hanno subito violenze e maltrattamenti, promuove una serie di programmi volti al
sostegno sociale e psicologico della donna, tra cui un centro di accoglienza,
percorsi di formazione e programmi di microcredito.
"La Luciernaga" è nata dallo sviluppo del laboratorio terapeutico che l'Associazione aveva previsto per le donne del Centro di Accoglienza. Il laboratorio, dove vengono prodotte candele decorative, originariamente fu
pensato in funzione terapeutica (recupero della stima, lavoro di gruppo,
reinserimento sociale, ecc...). La necessità economica di tante donne ha fatto
sì che il laboratorio potesse divenire poi una risposta al problema lavoro.
Dopo un attentato subito nel 2005, che ha completamente distrutto il laboratorio mettendo a rischio la vita di tutti gli ospiti, La Luciernaga ha ripreso la produzione di candele grazie all'aiuto della solidarietà internazionale e alla determinazione delle donne e ha ripreso così anche il percorso
di riscatto di donne povere e vittime di violenza ed oppressione.
Terre Solidali sostiene la Casa Rifugio con donazioni (raccolte in Italia attraverso le cosiddette bomboniere della solidarietà). Inoltre ha consolidato
il rapporto commerciale con La Luciernaga alla quale riconosce il 32% del
prezzo finale delle candele.
Cooperativa Magu - Honduras
La cooperativa MAGU nasce nel 1986 nella comunità della Arada nel
sud dell'Honduras e prende il nome dai due cognomi tradizionali della
zona, Manzanales e Gutierrez. La zona è abitata dai Lenca gruppo indigeno più numeroso in Honduras (circa 250 mila persone). I Lenca lavorano
prevalentemente come braccianti agricoli nelle piantagioni di caffè e vivono in una condizione di estrema povertà e di oppressione: il governo
centrale non riconosce né lingua, né religione, né autonomia sulle terre ancestrali.
Attualmente la cooperativa è formata da 22 donne dedite alla produzione
di oggetti in terracotta secondo la particolare tradizione locale che non prevede l'uso del tornio: tutti gli oggetti sono infatti modellati a mano. La regione è molto secca e storicamente le donne si sono dedicate alla produ-
zione di anfore per il trasporto dell'acqua dai pozzi ai villaggi.
Le donne erano anche incaricate della costruzione di statue rappresentative delle divinità protettrici che decoravano i luoghi di culto, dei monili
ornamentali indossati dai sacerdoti durante le celebrazioni religiose e le
feste. La cooperativa ha ripreso la produzione con le medesime tecniche e
partendo dalle linee originarie ha sviluppato decine di modelli di fine artigianato artistico. Attraverso questa lavorazione, comunemente detta a
"negativo", sugli oggetti si fissano disegni la cui colorazione è quella naturale dell'argilla più o meno sfumata. Il lavoro collettivo (le donne lavorano
insieme sotto gli alberi), contribuisce a mantenere la propria lingua e recuperare un senso di socialità che andrebbe altrimenti perduto.
Asociación Chajulense Va'l Vaq Quyol - Guatemala
L'Asociación Chajulense Va'l Vaq Quyol, (il cui nome in lingua mayaixil significa "l'unione") è stata fondata nel 1988 grazie all'appoggio della
chiesa cattolica locale, con l'obiettivo di promuovere il miglioramento delle
condizioni di vita della popolazione maya-ixil. L'associazione, che ha sede
nel dipartimento di El Quiché, duramente colpito dal conflitto armato
degli anni '80, affonda le sue radici alla metà degli anni '70, quando per la
prima volta venne fondata una cooperativa di risparmio e credito, in seguito sciolta a causa della guerra. Per molti anni l'esercito guatemalteco
ha infatti cercato di debellare ogni sforzo organizzativo e cooperativistico
nella zona.
Attualmente il progetto Asociación Chajulense Va'l Vaq Quyol ruota attorno ad una serie di attività comunitarie a carattere economico e sociale
per promuovere il miglioramento delle condizioni di vita della locale popolazione maya-ixil. L'Asociación produce manufatti tessili e prodotti alimentari.
Si tratta sempre di tessuti tipici locali che vengono lavorati dalle donne
chajulensi, per le quali la tessitura rappresenta un'attività tipica, che apprendono fin da bambine. Il lavoro viene svolto con il tradizionale telaio
a cintura, in cui la stoffa si tende fra il tessitore e un albero, o palo, posto
di fronte.
El Puente - Guatemala
Per maggiori informazioni
www.terresolidali.it
Collaborazioni in rete
El Puente è un'organizzazione di commercio equo che offre appoggio
alle cooperative e ai gruppi organizzati di vari produttori del Guatemala
per la commercializzazione diretta nel mercato fair trade e lo sviluppo prodotti.
Le organizzazioni aderenti a El Puente puntano a mantenere le proprie
economie locali e le proprie tradizioni culturali e artistiche come la tessitura attraverso i telai a cintura, i ricami secondo le sacre rappresentazioni
del mondo maya e soprattutto un modo di lavorare comunitario che miri
alla responsabilità di ciascuna persona e alla socializzazione di costi e benefici.
Le organizzazioni che compongono El Puente sono: la Cooperativa San
Pedro Unido, la Asociación Comunal de Chuacruz la Asociación de Auto
Aiuda Chinimayá, le Tejedoras de San Juan, la Asociación de Desarrollo Integral Páulense, la Asociación de mujeres en Acción de Comalapa, il Centro de Comercio Maya CEPCOMA, la Cooperativa de Vidrio Soplado Copavic.
La Cooperativa Terre Solidali ha effettuato un primo acquisto dal Puente
nel 2005, privilegiando gruppi la cui produzione di tessile non è rappresentata all'interno del circuito italiano del commercio equo e solidale.
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3.4 Associazione Variopinto
Progetto Rwanda
LiberoMondo ha da sempre attuato una scelta preferenziale per i progetti africani,
anche in paesi difficili e poco battuti dal commercio equo e solidale. L'incontro nel
2009 con l'Associazione Variopinto e la cooperativa Variomondo (che gestisce la
bottega del mondo di Limbiate) è stato fin da subito proficuo. Ci siamo subito trovati entrambi consapevoli della difficoltà del lavoro in Africa ma, nel contempo,
dell'estrema necessità per il commercio equo di non perdere questa sfida e opportunità.
L' Associazione Variopinto
Variopinto è un'associazione di volontariato di Limbiate (MI) senza
scopo di lucro che promuove ed organizza attività sociali e culturali, appoggia progetti umanitari e sostiene iniziative per la diffusione di una cultura di giustizia e solidarietà tra gli uomini, senza alcuna distinzione.
Da 13 anni si occupa delle problematiche del settore giovanile in Italia e
dalla fine del 1994 ha iniziato a collaborare, insieme ad altre associazioni,
a progetti mirati in Rwanda.
Variopinto da sempre promuove momenti d'incontro e conoscenza sulle
problematiche dell' Africa, con particolare attenzione alla realtà ruandese.
L'attività viene svolta attraverso la promozione di rappresentazioni teatrali, mostre fotografiche e pittoriche, rassegne, convegni, esposizioni,
anche in collaborazione con scuole, comuni, parrocchie, gruppi e associazioni.
Variomondo
Il progetto Rwanda
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L'Associazione "Variopinto Onlus" dal 1995 ha intrapreso un cammino
in Rwanda, in modo particolare a Tumba, un quartiere di Butare, cittadina
nel sud del paese, con l'apertura di una casa famiglia per ragazzi orfani.
Variopinto, che collabora con le autorità religiose e la società civile presenti sul territorio, appoggia lo sviluppo di servizi educativi e scolastici
rivolti soprattutto alle giovani generazioni, nella consapevolezza dell'importanza che rivestono l'educazione e l'istruzione.
Da subito si è ritenuta fondamentale l'attenzione all'istruzione primaria,
che a Tumba era pressoché assente. La scuola primaria, inaugurata nel
2000 e ampliata con altre 4 aule nel 2003, costruita in collaborazione con la
Diocesi che ne ha la gestione, è oggi frequentata da circa 1200 bambini/e
per i primi sei anni del ciclo scolastico.
Ad essa, nel 2003 si è aggiunta la scuola materna che ha accolto oltre 165
bambini/e dai 3 ai 6 anni che vivono in situazione precaria e disagiata. Nel
2007 è stata siglata una collaborazione tra Variopinto e le autorità civili di
Tumba per la realizzazione di "5 Scuole Materne decentrate", dislocate nel
quartiere per permettere a tutti i bambini di iniziare un percorso educativo. Questo accordo, che prevede un forte coinvolgimento degli abitanti,
ha visto l'inaugurazione dei primi due asili nel 2009 e di altri due nel 2010.
Nel 2008 è stata inaugurata anche la scuola secondaria, la cui gestione è
condivisa con la Diocesi di Butare e la Direzione didattica del territorio, che
la rende una vera novità nel panorama scolastico ruandese, permettendo
la frequenza alla stessa a tutti i ragazzi del quartiere indipendentemente
dalla loro situazione economica.
Si tratta di un importante impegno economico e progettuale che sta proseguendo con l'ampliamento della struttura affinché questa possa accogliere gli studenti, ad oggi circa 600, anche nei tre anni successivi della specializzazione, portando il numero totale degli iscritti a circa 800.
Inoltre, su richiesta della Diocesi, dal 2005, Variopinto ha avviato una collaborazione per la gestione del Centro per ragazze di strada Nyampinga,
che ospita 60 bambine e ragazze prive di una famiglia o allontanate da
essa a causa di situazioni problematiche e che rischiano di finire nel mondo
della prostituzione, della droga e del degrado.
Per 18 di loro che hanno frequentato un corso professionale presso il Centro stesso, dal 2009 è stato avviato l' Atelier de Couture Nyampinga, che
rappresenta un passaggio importante in vista di un reinserimento lavorativo e sociale, sia attraverso una produzione per il mercato interno che per
il mercato italiano, attraverso i canali del commercio equo e solidale. Una
speranza concreta di futuro, con la prospettiva di una vita dignitosa. Grazie all'atelier, inoltre, hanno ritrovato la bellezza dello stare insieme, il sostegno anche affettivo di educatrici professioniste, nonché la possibilità di
gestire un piccolo contributo economico che viene loro riconosciuto come
incentivo a proseguire. Se pensiamo poi che alcune di loro camminano per
circa un'ora e mezzo per arrivare dalle colline, in cui vivono con la famiglia dove sono state reinserite, non possiamo fare a meno di pensare che,
davvero, questo progetto rappresenta per loro un'aspettativa di futuro.
Nel 2010 è stata inoltre aperta una Casa di Accoglienza temporanea per
5 ragazze orfane (ma adulte) che possono soggiornare nel centro, assistite
da educatrici, e sperimentare una vita autonoma.
Da ultimo, ma non meno importante è il Centro situato a Mugombwa, parrocchia distante circa 20 kilometri dalla città di Butare che, dal Settembre
2008, accoglie 16 ragazzi e ragazze con situazioni di disabilità fisica o mentale. Il Centro garantisce loro la possibilità di una "normale quotidianità",
fatta delle cose più semplici come il cibo assicurato giornalmente, la frequenza alla scuola, la cure sanitarie, la possibilità di giocare e cantare.
Da non dimenticare è il supporto offerto che Variopinto offre alla Coop.
Variomondo, la Bottega di Variopinto con sede a Limbiate (Mi), per il reperimento dei prodotti artigianali da inviare in Italia. Nata nel 2005, la bottega si è sviluppata grazie a un' idea dei soci di Variopinto, principalmente
per cercare di garantire un'opportunità di lavoro continuativa alle tante
persone che in Rwanda chiedevano da tempo all'Associazione un aiuto
per l'avvio di attività produttive.
L'Associazione regolarmente visita, promuove e sostiene circa 25 gruppi
di artigiani del territorio e delle parrocchie della Diocesi, che propongono
oggetti di artigianato tipici della tradizione e della cultura ruandese.
Tra questi, alcuni gruppi di donne e ragazze che producono dei piccoli panieri chiamati "agaseke", frutto di lunga storia e tradizione, realizzati a
mano, in fibra vegetale tratta dalla foglia dell'agave. Questi cesti, da contenitori di semi, arachidi o piccoli oggetti da conservare o trasportare, divengono oggi, nella loro forma più piccola, panieri di speranza per tante
donne che, con il loro lavoro, cercano faticosamente di porre le basi per un
futuro diverso.
Per maggiori informazioni:
www.variopinto.org
Collaborazioni in rete
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3.5 Cooperativa Nazca
Progetto Impronte di pace
LiberoMondo ha, da sempre, dato priorità ai progetti in Palestina. Ne è prova la
forte relazione di questi anni con i produttori Sindyanna, Ywca e Holy Land. Per
cui, fin dall'inizio del progetto LiberoMondo ha manifestato a Nazca la possibilità
di fare da “cassa di risonanza”, e di distribuire i sandali in tutte le botteghe del
mondo italiane.
Possibilità che non è partita nel 2009, per bassa produzione di sandali, e si è finalmente concretizzata nel 2010.
La cooperativa Nazca
La cooperativa Nazca, socia del consorzio CTM Altromercato, è nata
nel 1991 dall'impegno di 3 associazioni di cooperazione internazionale
(ACRA-CESVI-COSPE) che hanno colto nel commercio equo uno strumento nuovo ed efficace per realizzare sviluppo nei paesi del Sud del
mondo.
La cooperativa si distingue per una sua peculiarità: gestione dell'attività di
magazzino rivolta a gruppi di volontariato dell'area milanese (circa 50),
botteghe del Mondo (circa 30), gruppi di acquisto solidale, negozi alimentari e biologici, per i quali è punto di riferimento distributivo, informativo
e formativo.
Nella sede di Milano, oltre al magazzino, Nazca gestisce un punto vendita
al dettaglio e tutta l'attività di coordinamento della cooperativa grazie al
lavoro di personale dipendente e volontario; inoltre, da alcuni anni, sperimenta l'inserimento lavorativo di persone svantaggiate.
"Nazca" è il nome di una pianura peruviana dove si trova l'insieme più
impressionate e complesso di grandi raffigurazioni geometriche tracciate
sul terreno in età pre-incaica, che sono comprensibili solo da una visuale
aerea e tra cui spiccano le rappresentazioni di uccelli come il colibrì (picaflor). Le linee di Nazca rappresentano una forma di dialogo tra la natura
e l'uomo, tra il cielo e l'uomo.
Nazca
Progetto Peace Steps (Impronte di Pace)
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Nazca, in collaborazione con l'associazione italiana Vento di Terra, sostiene il progetto "Impronte di Pace", che ha come obiettivi la generazione
di reddito e l'affinamento del processo produttivo secondo criteri etici e
solidali, attraverso lo sviluppo di una cooperativa no-profit per la lavorazione della pelle nei campi profughi di Shu'fat (Gerusalemme) e Kalandia
(Ramallah). Nazca distribuisce direttamente e attraverso LiberoMondo
nelle botteghe del mondo italiane i sandali realizzati nei campi profughi.
La Palestina è un luogo ricco di risorse possibili, intellettuali ed umane, devastato da un conflitto senza fine ma con grandi potenzialità. Il modello di
intervento di Vento di Terra Onlus parte dalla necessità di costruire reti dal
basso, relazioni forti e consolidate con i soggetti attivi nella comunità locale, primi ed essenziali motori di un possibile cambiamento. La metodologia è quella dello sviluppo partecipato di comunità in un contesto di
emergenza perenne, che permetta alla comunità stessa di elaborare forme
i modi per rispondere ai bisogni che ritiene prioritari.
Il modello è centrato sulla valorizzazione delle competenze locali, sulla
possibilità di supportare uno sviluppo integrato nel rispetto delle difficoltà e delle differenze esistenti. La strategia d'intervento segue lo sviluppo
di diverse aree: economica, educativa e sanitaria ed è orientata a promuovere processi di sviluppo sostenibili. Gli interventi sono rivolti alla popolazione palestinese dei campi profughi e di zone disagiate particolarmente
colpite dal conflitto e prevedono il coinvolgimento diretto di organizzazioni, Istituzioni e personale locale.
Le principali attività promosse dal progetto sono:
- fondazione di una cooperativa no-profit per la lavorazione della pelle;
- generazione di reddito nei Campi Profughi target dell'intervento e reinvestimento dell'utile nei servizi sociali per minori;
- generazione di posti di lavoro;
- formazione alla gestione della cooperativa no-profit e marketing;
- formazione tecnica sulla lavorazione della pelle;
- promozione del turismo di territorio nei campi profughi;
- formazione educativa e manageriale;
- promozione delle attività educative;
- miglioramento dei materiali e delle attrezzature del Centro;
- sostegno all'implementazione del lavoro di rete.
I sandali sono fabbricati con pelle di cammello e ovini locali, lavorata e
conciata sempre in Hebron da un'altra piccola azienda. La suola è composta da un'altra piccola fabbrica con materiali importati internazionalmente.
Sono venduti in un elegante sacchetto di tela. Le attrezzature utilizzate
per la cucitura, il taglio e l'assemblaggio finale dei sandali sono di origine
italiana, relativamente obsolete, ma perfettamente funzionanti.
La produzione è quantitativamente limitata, sia a causa delle chiusure del
mercato palestinese imposte da Israele, che dalle dimensioni ridotte dell'azienda, dove lavorano circa 5 operai.
Per maggiori informazioni:
www.naczacoop.it
Collaborazioni in rete
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3.6 Ong Vis
Progetto Chankuap
LiberoMondo è nata a partire dall'esperienza dell'Associazione Tsèdaqua, nata a
sua volta da un gruppo di giovani dell'oratorio salesiano di Bra. La collaborazione
con l'Ong Vis è stata dunque naturale e si è sviluppata soprattutto nella sinergia
d'intervento nel progetto K'Long in Vietnam.
Nel 2008 - dopo aver finanziato il progetto di sviluppo alla Fundaciòn Chankuap
e aver avviato una collaborazione con l'Università di Ferrara sulle formulazioni
dei prodotti cosmetici- il Vis ha proposto a LiberoMondo un intervento complementare per quanto riguardava la distribuzione in Italia, che si è concretizzata ad inizio 2010 con la prima importazione di prodotti cosmetici elaborati direttamente nei
laboratori ecuadoregni.
VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo)
VIS
Il VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo) è una Ong che dal
1986 si occupa di educazione allo sviluppo e cooperazione internazionale
promuovendo progetti in decine di paesi in via di sviluppo.
Il VIS si ispira ai principi cristiani e al carisma di don Bosco, affiancando
autonomamente, come organismo laico, l'impegno sociale dei Salesiani nel
mondo.
Particolare attenzione è riservata all'educazione interculturale e all'approfondimento del tema delle migrazioni. Centrale e trasversale è il tema
dei diritti umani, componente costante anche dei progetti nei Paesi in Via
di Sviluppo, principalmente indirizzati ai minori e ai giovani, nella consapevolezza che essi costituiscono la fascia più debole della popolazione e
che investire sulle nuove generazioni è fondamentale per lo sviluppo.
Gli interventi, che si innestano sui criteri di priorità definiti da Nazioni
Unite (Obiettivi di Sviluppo del Millennio) e Unione Europea (Consenso
Europeo sullo Sviluppo), sono impostati secondo un approccio integrato
e puntano principalmente sull'educazione come fattore di promozione
umana con l'obiettivo di allargare conoscenze, possibilità, pari opportunità e superare le discriminazioni anche di genere; iniziative che ruotano
intorno ai volontari internazionali che, affiancando le comunità salesiane
in loco, vivono alcuni anni della loro vita a servizio di una comunità
“altra”, facendosi ponte tra la propria e le altrui realtà.
Il VIS ha lavorato per oltre dieci anni in Ecuador insieme alla Fundación
Chankuap, promuovendo un progetto di sviluppo di filiere produttive sostenibili di prodotti naturali e ad alto valore aggiunto, che è stato sostenuto da LiberoMondo attraverso la commercializzazione dei cosmetici
della linea "Ikiam, alma amazzonica".
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Fundación Chankuap
La Fundación Chankuap (il nome è mutuato dall'omonimo fiume che
scende dalla Cordillera del Kutuki) è sorta in Ecuador all'interno del
mondo missionario salesiano, con la finalità principale di sostenere economicamente e socialmente la popolazione locale e con l'obiettivo di porre un
freno alla forte emigrazione verso Stati Uniti ed Europa (un problema endemico nel paese e in tutta la zona andina).
Gli interventi di Chankuap si snodano lungo tre direttrici principali:
- formazione tecnica di alto livello per gli studenti indigeni, soprattutto
per quanto concerne le tematiche legate alla valorizzazione delle risorse naturali;
- ricerca scientifica sulla biodiversità vegetale;
- elaborazione di prodotti trasformati ad alto valore aggiunto.
Durante i primi anni di attività, grazie a finanziamenti provenienti dalla
cooperazione canadese, è stato privilegiato soprattutto l'aspetto della produzione di arachidi e cacao, del recupero delle specie vegetali native e
della riforestazione.
Nel 1998, grazie ad un progetto finanziato dal Vis, sono state avviate le
prime sperimentazioni relative alle distillazioni di piante aromatiche e medicinali locali, all'interno di un più ampio progetto per lo sviluppo di filiere produttive.
Tra i principali risultati del lavoro congiunto tra il Vis e la Fundación
Chankuap vi è l'elaborazione di una linea di cosmetici che include shampoo, saponi, creme, oli per i massaggi, tutti ottenuti dalla trasformazione
di oli essenziali di agrumi (lime, arancia, mandarino ed erba luisa), zenzero, curcuma, ishpink (simile alla cannella) e ungurauha (frutto della
palma).
Parte integrante del progetto è stato lo sviluppo di reti per la commercializzazione, tanto sul mercato nazionale quanto su quello estero; il commercio equo è stato individuato come un canale commerciale prioritario
per il sostegno al progetto e in quest'ottica si è inserita la collaborazione tra
Vis, Fundación Chankuap e LiberoMondo.
Per maggiori informazioni:
www.volint.it
Collaborazioni in rete
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3.7 AQ System
Campagna e progetto filtri dell’acqua
Stimolata dalla lettura della Guida al consumo consumo critico, e con
un buon imprinting africano sul valore dell'acqua e sull'importanza di valorizzare le risorse locali, nasce nel 1998 la piccola impresa AQsystem, che
intraprende uno studio della filiera per individuare tecnologie appropriate
per il trattamento dell'acqua potabile, da distribuire attraverso un circuito
commerciale alternativo (come quello delle botteghe del commercio equo
e solidale) e contribuire, quindi, a salvaguardare un bene comune sempre
più soggetto al rischio della sua completa mercificazione, che avrebbe conseguenze disastrose e insostenibili.
Dopo quasi dieci anni di esperienze di cooperazione nei paesi in via di sviluppo con varie ONG, e l'apertura di un negozietto di commercio equo e
solidale (il Baobab di Biella), nasce l'idea di sviluppare un progetto di consumo critico che valorizzi la risorsa locale acqua potabile, alternativo sia all'insostenibile mercato dell'acqua in bottiglia, sia al comportamento del
settore commerciale dei cosiddetti "depuratori" domestici. E' l'inizio di un
percorso, una storia in continua evoluzione, la ricerca delle soluzioni migliori nel rispetto della normativa ma anche con sensibilità e buon senso.
Con la stessa logica, a partire dal 2005, AQsystem ha studiato e realizzato
un sistema di distribuzione di detersivi ecologici e concentrati alla spina,
in modo da ridurre l'impatto ambientale degli imballaggi utilizzati.
Attraverso la ricerca e la promozione di tecnologie appropriate, le proposte commerciali vogliono essere espressione di valori ecologici, sociali e
solidali. Nell'ottica della sostenibilità ambientale e sociale, AQsystem propone di bere l'acqua di rubinetto, adottare sistemi per il risparmio idrico
e utilizzare detersivi ecologici e concentrati alla spina.
Per essere attenti anche ai bisogni di popolazioni lontane e solidali con
loro, AQsystem collabora con la ong CISV per contribuire a sostenere un
progetto di cooperazione in Burkina Faso.
AQ System
Progetto "rubinetto alternativo"
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Come noto, per la nostra salute è consigliabile bere molta acqua - soprattutto fuori dai pasti - nella quantità di 1-2 lt al giorno. Purtroppo, da
un lato la pubblicità e dall'altro l'inconsapevole confusione fra gradevolezza, spesso compromessa dall'odore di cloro, e sicurezza sanitaria dell'acqua potabile, ha portato negli ultimi decenni a preferire l'acqua in bottiglia
a quella del rubinetto, anche se non ci sono validi motivi per farlo. In Italia vengono così consumati ogni anno oltre 11 miliardi di litri di acqua imbottigliata e prodotte circa 200.000 tonnellate di rifiuti di plastica.
Il consumo di acqua in bottiglia di plastica (PET) comporta:
° consumi di petrolio per produrre le bottiglie di plastica (8 kg per 240
bottiglie ovvero 360 lt d'acqua);
° consumi di gasolio (ed emissioni) per il trasporto delle bottiglie di
plastica vuote verso l'impianto di imbottigliamento, quindi piene fino
al punto vendita (valutati in 6 lt l'anno a persona), di nuovo vuote verso
gli impianti di smaltimento;
° consumi di benzina (ed emissioni) dei consumatori: spesso decidiamo
di utilizzare l'auto per andare al supermercato perché dobbiamo trasportare pesanti casse d'acqua, mentre per fare soltanto la spesa potremmo riuscire ad evitarlo (ipotizziamo, per comodità di calcolo, 2 lt
l'anno a persona);
° la maggiore presenza delle auto nelle strade urbane e dei camion sulle
autostrade;
° la fatica di portare le casse d'acqua in casa (soprattutto per gli anziani), quindi differenziare e infine trasportare i rifiuti plastici fino alla
campana per la raccolta;
° il ritiro e lo smaltimento della plastica da parte del gestore dei rifiuti
la quale, nella migliore delle ipotesi, viene riciclata per produrre alcune
tipologie di prodotti (oggetti di arredo urbano, maglie di pile...), per
altro di utilizzo limitato e non necessario.
Se il consumo annuo totale di combustibili fossili pro capite è superiore a
8 litri di gasolio/benzina più 8 kg di petrolio, allora una famiglia di quattro persone consuma almeno 64 litri di combustibili fossili per bere 1440
lt di acqua in bottiglie di plastica invece dell'acqua potabile del rubinetto
di casa. È assurdo utilizzare oltre 4,4 lt di risorse fossili solo per trasportare 100 lt d'acqua, producendo notevoli danni ecologici e aumentando le
spese.
In realtà non ci sono vantaggi per la salute a bere acqua imbottigliata. Solo
specifiche acque minerali sono importanti in alcuni casi terapeutici, sotto
consiglio medico, e non a scopi genericamente salutistici, come viene
spesso suggerito. D'altra parte, invece, l'acqua potabile che arriva in casa
è frequentemente controllata; inoltre per legge, fino a pochi anni fa, vari limiti erano più restrittivi rispetto alle acque minerali. Per quanto riguarda
il timore dei calcoli renali, alcuni studi degli ultimi anni inducono i medici a consigliare un ampio apporto di calcio con la dieta (oltre 1 grammo
al giorno), che oltre a prevenire l'osteoporosi e le malattie cardiovascolari,
in alcuni casi può ridurre il rischio di formazione dei calcoli stessi. Piuttosto è importante, come prevenzione, una elevata assunzione di acqua (2-3
litri al giorno). In sinstesi il problema della durezza dell'acqua è tecnologico (depositi di calcare nelle tubazioni, in caldaia, nella lavatrice) più che
sanitario.
Inoltre l'acqua imbottigliata:
° dovrebbe stare al fresco e al buio per non perdere le caratteristiche dichiarate;
° ha una scadenza indicata, valida solo se non è esposta alla luce e agli
sbalzi di temperatura;
° soddisfa le esigenze del bere, ma in realtà la maggior parte dell'acqua
viene ingerita attraverso i cibi e le bevande preparate con l'acqua di rubinetto.
Collaborazioni in rete
Il grosso ostacolo al consumo dell'acqua di rubinetto è il sapore dovuto essenzialmente al cloro o allo stato delle tubature. D'altronde la presenza di
cloro al rubinetto è la garanzia di potabilità (anche se il cloro puo' produrre sostanze indesiderate dette cloroderivati ed inquinamento ambientale). Quando la clorazione non è elevata, lasciare l'acqua in una brocca o
caraffa larga in cima (in modo che l'ampia superficie dell'acqua faciliti l'evaporazione del cloro) può risolvere in parte il problema organolettico.
Diversamente, analizzando tecnica, normativa, e considerando aspetti sanitari, ambientali e sociali, nonchè di qualità ed economia domestica, si
apprende che il Decreto Ministeriale 443/90 che disciplina le apparecchiature per il trattamento dell'acqua potabile ad uso domestico, contempla le
tecnologie adatte per eliminare questi problemi. Si tratta di filtri largamente utilizzati dalle aziende alimentari industriali ma raramente proposti commercialmente per uso domestico.
Con questi sistemi è semplice ed economico ottenere in sicurezza acqua
declorata al punto di erorgazione.
Al contrario il mercato dei così erroneamente detti “depuratori domestici”
( il DM443/90 ne vieta per la vendita con tale dicitura) generalmente propone costosi sistemi ad osmosi inversa, spesso inutili o inadeguati, oppure
filtri e caraffe filtranti a buon mercato, poco validi o che non rispettano la
normativa italiana.
In conclusione, anche se per legge avremmo diritto ad un'acqua insapore, inodore e incolore, bisogna ammettere che la garanzia sanitaria (il
cloro), spesso in funzione dello stato delle tubature, puo creare qualche
difficoltà tecnica a soddisfare il piacere di un buon bicchiere di acqua di rubinetto, e la scappatoia delle acque in bottiglia, ci ha lavorato sopra molto
bene.
E se, da un lato, è sicuramente corretto chiedere maggiori investimenti per
l'ammodernamento delle reti e delle tecnologie usate negli acquedotti, dall'altro non è sbagliato, come acconsentito dalla legge, un intervento appropriato di declorazione dell'acqua, il più vicino possibile al punto di erogazione, prima del suo prelievo.
Risulta quindi appropriata, qualora necessario e purchè a norma di legge,
la proposta di intervento di filtrazione o trattamento sotto al lavello secondo il DM 443/90, diversificando l'acqua per bere e cucinare (declorata)
da quella per lavare le stoviglie, la frutta, le verdure.
Per maggiori informazioni:
www.aqsystem.it
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3.8 L’Associazione e il Progetto Tatawelo
La collaborazione tra LiberoMondo e l’Associazione Tatawelo è partita nel 2006 attraverso una co-importazione di caffè proveniente dalle cooperative zapatiste del
Chiapas (Messico).
La collaborazione si è rafforzata con gli anni e nel 2010 ha dato vita alla nuova
linea comune di caffè "Progetto Tatawelo".
LiberoMondo, oltre a pagare il prezzo Fair Trade alla cooperativa di produttori
Ssit Lequil Lum, versa 10 centesimi per ogni chilo di caffè verde all'associazione
Tatawelo per i progetti sociali in Chiapas.
Tatawelo
Il progetto Tatawelo è nato nel 2003 dalla sinergia tra diverse realtà dell'economia solidale italiana (G.A.S., botteghe, associazioni e soci individuali) per sostenere le comunità indigene dello Stato del Chiapas, attraverso la commercializzazione del loro caffè.
Nel 2005 viene costituita legalmente, a Firenze, l'Associazione Tatawelo
che dall'anno successivo inizia a seguire direttamente tutta la filiera del
progetto.
Attraverso la quota progetto (10 centesimi di ogni pacchetto venduto),
l'Associazione finanzia attività volte al rafforzamento delle capacità produttive, gestionali e al raggiungimento della sovranità alimentare dei contadini.
In Italia Tatawelo ha collaborato fino al 2009 con la cooperativa sociale
Pausa caffè, facendo tostare il proprio caffè all'interno della casa circondariale di Torino e favorendo così l'inserimento lavorativo di detenuti. Ha
successivamente portato avanti questo percorso con la fondazione della
cooperativa Pawahtun e la prospettiva di continuare il percorso di torrefazione sociale con l'inserimento lavorativo di ex-detenuti che hanno appreso in carcere il mestiere del tostatore.
L'associazione promuove inoltre iniziative di sensibilizzazione e informazione sui temi del mercato mondiale, del commercio equo e del movimento zapatista.
Nel 2009 Tatawelo ha avviato una collaborazione con la facoltà di Sviluppo
Economico e Cooperazione Internazionale dell'Università di Firenze, che
ha permesso ad alcuni studenti di realizzare un tirocinio in Chiapas.
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La cooperativa Sssit Lequil Lum
La cooperativa Sssit Lequil Lum (dal tzeltal "i frutti della madre terra")
è costituita da circa 500 indigeni zapatisti di etnie chol e tzeltal che vivono
nella regione nord del Chiapas. La cooperativa è nata nel 2003, anche se le
esperienze aggregative di lavoro collettivo risalgono agli anni '90. Già da
allora, infatti, molti contadini iniziarono a organizzarsi per strutturare
forme alternative di economia, svincolate dal mercato tradizionale e dai
cosiddetti “coyotes”, intermediari al soldo delle grandi imprese.
La cooperativa è nata per promuovere la commercializzazione del caffè,
ma anche la produzione collettiva, lo scambio di prodotti, la coltivazione
di frutta, verdura, l'allevamento e per promuovere reti di economia alternativa a livello locale.
Dopo una fase in cui ha lavorato per il miglioramento della qualità del
caffè e per dotarsi della struttura gestionale e amministrativa necessaria,
nel 2007 la cooperativa ha iniziato a esportare caffè, relazionandosi prevalentemente con i gruppi europei di solidarietà con gli zapatisti.
L'ingresso in reti di economia alternativa ha permesso ai produttori di vedere valorizzata la loro attività agricola e trarre benefici per la crescita complessiva delle loro comunità.
La Ssit Lequil Lum è sostenuta in loco dalla Ong messicana Desmi, che accompagna l'auto-sviluppo delle comunità indigene attraverso corsi di formazione sull'agricoltura organica e il sostegno allo sviluppo di un mercato locale.
Tuttavia a gestire l'intero processo, dalla raccolta del caffè alla commercializzazione, sono gli stessi soci indigeni e in particolare i quattro responsabili del direttivo, che vengono eletti ogni tre anni.
Nel corso del 2009, la cooperativa ha raggiunto una struttura piuttosto
consolidata, avendo formato al proprio interno persone in grado di gestire
la varie fasi di un'esportazione, dalla produzione coordinata di centinaia
di soci, fino all'esportazione. Grazie ai fondi della quota progetto ha costruito un proprio ufficio e ha avviato la vendita del caffè anche nel mercato locale.
Obiettivo per gli anni a venire è quello di acquistare un terreno su cui costruire un ufficio più amplio con annesso un magazzino e i macchinari
per tostare e macinare il caffè per il mercato nazionale in proprio.
Le difficoltà sono molteplici e legate ad un contesto estremamente militarizzato e a un clima di repressione verso i movimenti sociali e verso ogni
tentativo di auto-organizzazione. Tuttavia, il fatto di gestire in autonomia
un'attività produttiva e commerciale, strutturati in un'organizzazione di
base, sta rappresentando per i soci della cooperativa un'importante motivo di riscatto umano e sociale, oltre che economico.
Collaborazioni in rete
Per maggiori informazioni:
www.tatawelo.it
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3.9 Cooperativa Mondo Solidale
Progetto El Bosque
Dal 2006 LiberoMondo sostiene il progetto El Bosque della cooperativa Mondo
Solidale acquistando il caffè importato dal Guatemala e utilizzandolo nella sua
linea di caffè. Inoltre dal 2006 LiberoMondo distribuisce in tutte le Botteghe del
Mondo Italiane il Caffè El Bosque 100% arabica macinato da 250g moka e
espresso.
La Cooperativa Mondo Solidale
La Cooperativa Mondo Solidale è una cooperativa sociale delle Marche che comprende 16 Botteghe del Mondo, oltre 2.000 soci e 5 soci lavoratori. E' una cooperativa strutturata in modo democratico e partecipativo;
svolge attività di commercio alternativo, promozione dell'economia solidale, informazione e formazione, denuncia dell'ingiustizia sociale ed economica e porta avanti progetti di cooperazione con il Sud del mondo.
Mondo Solidale importa direttamente dalla Cooperativa Nueva Esperanza
di El Bosque in Guatemala, dall'Associazione Alsi del Perù, dall'Associazione Uvip del Kenya e dall'Associazione Assema del Brasile.
Mondo Solidale/Unicomondo
La Cooperativa la Nueva Esperanza di El Bosque
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Enrique, Modesto, Pedro, Felipe, Josè, Isabel, Marta... sono loro che per
un anno intero curano e poi raccolgono il caffè "El Bosque". Hanno la fortuna di vivere in un luogo che la natura ha reso ricco con una vegetazione
lussureggiante ed incontaminata e di produrre uno dei migliori caffè al
mondo; ma avevano la sfortuna di svendere il loro caffè in bacche a pochi
dollari il quintale.
Nel 2003 Enrique, Modesto, Pedro, Felipe, Josè, Isabel, Marta... hanno fondato la cooperativa "La Nueva Esperanza": ora coltivano e raccolgono il
loro caffè, lo selezionano, lo lavorano fino a farlo diventare "caffè oro"
pronto per l'esportazione e poi lo inviano a Mondo Solidale.
El Bosque è un piccolo villaggio situato in una vasta zona boschiva a 1500
metri di altitudine, nel municipio di Santa Cruz Naranjo, a sud-est di Città
del Guatemala e abitato da un centinaio di famiglie che vivono coltivando
piccoli appezzamenti di terreno.
La relazione tra la comunità di El Bosque e Mondo Solidale è iniziata nel
2003, in seguito al crollo dei prezzi del caffè provocati dalla crisi internazionale. I piccoli coltivatori della comunità, che già vivevano in una situazione precaria, ne sono stati duramente colpiti e si sono trovati sul punto
di abbandonare la coltivazione del caffè, loro principale fonte di reddito.
La collaborazione con Mondo Solidale ha permesso alla cooperativa di organizzare esportazioni annuali, registrarsi presso Anacafè (Associazione
Nazionale del caffè) e a Inacoop (Federazione Nazionale delle Cooperative), ed ottenere la licenza per l'esportazione del caffè. La cooperativa ha
inoltre acquistato una macchina per la lavorazione del caffè pergamino e
ha elaborato un progetto per la costruzione di un beneficio con centro sanitario annesso.
Quest'ultimo progetto, del valore di 60.000 dollari, è stato finanziato da
Mondo Solidale con il contributo del Comune di Macerata.
Alla fine del 2005, l'uragano "Stan" ha causato in Guatemala, oltre a migliaia di morti, la perdita di gran parte del raccolto di caffè, mettendo a
dura prova un'economia già in difficoltà. Nel tentativo di dare un sostegno
alla comunità di El Bosque, Mondo Solidale ha deciso di garantire per le
importazioni dal 2006 sino al 2010 un prezzo pari a 135$ per 100 libbre.
Per maggiori informazioni:
www.mondosolidale.it
Gli obiettivi per il futuro sono:
-dare continuità alle importazioni;
-continuare a sostenere la scuola di El Bosque;
-concretizzare la realizzazione del centro sanitario, per il quale è già
stato individuato un terreno e realizzato un progetto di massima;
- alla cooperativa "La Nueva Esperanza" attualmente aderiscono una
quarantina di famiglie e la speranza è che se ne aggiungano di nuove.
3.10 Cooperativa Unicomondo
Progetto Matembwe
LiberoMondo ha da sempre attuato una scelta preferenziale per i progetti africani
(dalla Tanzania importa dal 2001), per cui è stata una decisione naturale quella di
appoggiare la cooperativa Unicomondo nella distribuzione dei cesti provenienti
dal progetto di Matembwe, che abbiamo visitato e conosciuto direttamente nei nostri viaggi missione in Tanzania.
La Cooperativa Unicomondo
La Cooperativa Unicomondo opera sul territorio della provincia di Vicenza per la promozione dei principi e dei valori del commercio equo e
solidale. Unicomondo è una cooperativa che raggruppa più di dieci Botteghe del Mondo e una sede operativa/magazzino.
E' gestita quasi interamente da soci volontari ed impiega dieci persone.
Unicomondo conta complessivamente più di 700 soci.
Progetto Matembwe
Per maggiori informazioni:
www.unicomondo.org
Collaborazioni in rete
La Cooperativa Unicomondo sostiene i progetti promossi dalla Ong
CEFA in Tanzania.
La Tanzania è un paese posizionato nell'immensa regione dell'Africa dell'est, dove i tassi di povertà raggiungono i livelli più alti. Il Cefa, Ong di
Bologna presente in Tanzania da oltre 25 anni, ha avviato un ampio Progetto-Paese che ha come obiettivo generale il miglioramento della qualità
della vita della popolazione a partire dai bisogni primari dell'alimentazione e della produzione agricola. Il CEFA con i suoi volontari si è impegnato nella gestione di un allevamento avicolo, nella produzione di marmellate, nella realizzazione di due piccole centrali idroelettriche e nell'avvio di progetti di formazione.
Tra questi, il progetto Matembwe Village Company (MVC), promosso da
CEFA e sostenuto da Unicomondo, si prefigge di promuovere uno sviluppo sostenibile e permanente della realtà locale attraverso la promozione e il sostegno dei piccoli gruppi famigliari che lavorano artigianato,
soprattutto cesti ma anche legno (taglieri). L'attività artigianale, oltre a influire positivamente aumentando il reddito delle famiglie coinvolte, vuole
creare nuove opportunità professionali per giovani e donne che solitamente sono ai margini della realtà produttiva tanzaniana.
Il progetto punta inoltre alla vendita di oggetti artigianali nei circuiti del
commercio equo e solidale, e in questo senso la Cooperativa Unicomondo
sostiene il progetto attraverso l'importazione e la distribuzione dei cesti
"Matembwe".
I cesti prendono il nome dalla zona di Matembwe (distretto di Njombe,
regione di Iringa, Tanzania) in cui sono prodotti. Questi vengono realizzati con un'erba spontanea locale chiamata "malulu", essiccata e intrecciata
a mano da gruppi di donne che svolgono tale attività presso le proprie
case, nel tempo "libero" dopo i lavori domestici. Sono usati abitualmente
dalle stesse donne per trasportare alimenti.
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3.11 Cooperativa Vagamondi
Progetto Araliya
Dal 2005 LiberoMondo sostiene il progetto Araliya della cooperativa Vagamondi
di Formigine (Mo), distribuendo in particolar modo i fiori per bomboniera, tulle
e scatole in foglia di palma. Nel 2007 abbiamo aggiunto ai nostri prodotti pasquali
il rametto Araliya: ovetti di cioccolato confezionati con i fiori del medesimo progetto.
Cooperativa Vagamondi
La società Cooperativa Vagamondi scrl è stata costituita nel 2002 per
occuparsi della gestione dell'attività di commercio equo e solidale a Formigine. Alla fine del 2007 Vagamondi diventa Cooperativa Sociale.
L'attività della cooperativa è rivolta in particolare alle donne italiane e straniere presenti sul territorio di Formigine che si trovano in una condizione
di disagio sociale ed economico. Alle donne, spesso madri che faticano a
trovare lavoro, dopo segnalazione da parte del Cav (Associazione centro
aiuto alla vita e dei servizi sociali), viene offerto un lavoro che consiste
prevalentemente nel confezionamento di bomboniere. In cooperativa ci
sono inoltre educatrici che si prendono cura dei loro figli in un ambiente
protetto. Oltre alla classica attività di vendita, nel 2004 Vagamondi ha iniziato l'importazione diretta dallo Sri Lanka di alcuni prodotti, tra cui quelli
in “cacca di elefante” realizzati da Eco Maximus e quelli del gruppo Araliya.
In questo momento, direttamente e indirettamente, Vagamondi occupa 80
persone in Sri Lanka e 6 a Formigine, impegnati nel seguire i vari progetti
avviati.
Vagamondi/Ravinala
Progetto Araliya
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170
Per maggiori informazioni:
www.vagamondi.net
Araliya è il nome di un profumatissimo fiore bianco originario dello Sri
Lanka, che in lingua cingalese significa bellezza di donna e viene usato, secondo antiche tradizioni, per dare il benvenuto agli ospiti.
Il "Progetto Araliya", avviato grazie all'appoggio della Coop. Sociale Vagamondi e l'Associazione "Cose dell'Altro Mondo" ONLUS, sostiene un
gruppo di donne molto povere dello Sri Lanka dando loro un impiego,
vari servizi assistenziali e commercializzando i loro prodotti.
Il progetto coinvolge 80 donne (molte delle quali mamme di bambini sordomuti) che producono piccoli fiori, tulle e coccarde utilizzati per la confezione di bomboniere e realizzati interamente a mano e con materiale locale.
Sono diverse le realtà che compongono Araliya...
Gruppo tulle: il ricamo del tulle semplice era affidato a 5 donne che lavoravano all'interno delle loro case. Nel 2008 è stato inaugurato un magazzino in cui ora le donne si ritrovano per lavorare insieme.
Gruppo Nathalia: il primo nato in Araliya, attivo fin dal 2004 all'interno delle aule della scuola materna gestita dalle suore delle "Figlie
della Provvidenza".
Gruppo Camari è il nome della donna che ha ideato i fiori in fibra di
cocco: vedendo la difficoltà nel reperire il materiale usato per realizzare il fiore Araliya, ha cominciato a idearne altri utilizzando materiali
'poveri' e di uso quotidiano. E' nato così il fiore “Camari” che ora viene
lavorato dalla signora Camari nella sua stessa casa, risistemata ed ampliata per accogliere il gruppo di produttrici.
Gruppo Jasemine: anche la casa della signora Jasemine è stata risistemata ed ampliata, per ospitare 10 donne che lavorano i fiori realizzati
in fibra di cocco.
Gruppo Concy: Concy è un'altra produttrice del gruppo storico; ha lavorato fin dall'inizio i fiori realizzati con la cacca di elefante.
Gruppo Sriany: il tulle della pace è diventato un classico della produzione di quella realtà.
Tra i progetti sostenuti da Vagamondi in Sri Lanka vi sono la scuola elementare gestita da Sr. Chidimma, dell'ordine delle "Figlie della Provvidenza" di Modena e il Convitto "Domus Fabbriani" per sordomuti.
3.12 Cooperativa Ravinala
Progetto Madagascar
LiberoMondo distribuisce ormai da cinque anni nelle Botteghe del Mondo i prodotti importati da Ravinala dal Madagascar: oggetti in carta di antaimoro e matasse di rafia. A questi si sono aggiunti, nel 2009, la cesteria e i giocattoli in metallo riciclato.
La cooperativa sociale Ravinala è nata nel 1987 dall'esperienza di un
gruppo di persone da anni impegnate in progetti di volontariato internazionale. "Il mondo è come una grande risaia: il lavoro porta frutto attraverso lo
sforzo di tutti". In questo proverbio del Madagascar, paese in cui Ravinala
è impegnata da anni, è racchiuso il senso della cooperativa.
Progetto Madagascar: un'isola, tanti prodotti
Carta antaimoro
La carta Antaimoro, comunemente detta carta di riso sebbene di riso
non abbia nulla, prende il suo nome da un gruppo etnico che vive sulla
costa est del Madagascar. Questo tipo di artigianato non è tipico del paese,
bensì proviene da naviganti arabi approdati casualmente sulla costa est
dell'isola; questo piccolo gruppo spinto dalla necessità di trascrivere i versetti del corano per poterli trasmettere, qui utilizzò un arbusto, l'avoha,
dalla cui corteccia si poteva ottenere una carta simile alla pergamena. La
popolazione Antaimoro, fortemente influenzata dalla tradizione araba apprese l'arte di fabbricare la carta e la diffuse in varie zone del Madagascar.
La lavorazione della carta Antaimoro si articola in diverse fasi: inizialmente la corteccia dell'avoha viene fatta bollire in grosse pentole, dopo di
che viene pestata con grossi martelli in legno oppure nei mortai. Le grosse
palle di impasto che si ottengono vengono sciolte all'interno di una cornice-telaio con graticcio che galleggia in una vasca piena d'acqua. L'acqua
viene aggiunta finché la pasta non è completamente sciolta ed uniformemente distribuita sul supporto. Il telaio, con la carta ancora impregnata
d'acqua, viene deposto sui banchi di lavoro dove le donne la adornano con
petali, foglie e ramoscelli, facendo aderire il tutto in un foglio uniforme. Infine il telaio viene posto ad asciugare “al sole e al chiaro di luna” e il foglio
è poi pronto per essere staccato dal telaio ed utilizzato.
La lavorazione artigianale di rafia e paglia viene eseguita soprattutto
dalle donne. Si tratta di prodotti naturali che vengono intrecciati a mano
per dare forma a tantissimi oggetti. Prima di procedere all'intreccio le fibre
vengono colorate con tinture naturali. Per alcuni tipi di lavorazione si utilizzano dei telai su cui le fibre più sottili vengono intrecciate a costituire un
vero e proprio tessuto che, ulteriormente lavorato (taglio e cucito), fornisce borse e cappelli. Altri tipi di fibre invece, vengono intrecciate a mano
per ottenere cappelli, vassoi, cesti, pochette o bomboniere. La paglia viene
anche utilizzata per un altro tipo di lavorazione: una specie di mosaico ottenuto dall'accostamento di frammenti di paglia diversi per forma, dimensioni e tonalità di colore.
Latta
“Di qualunque materiale tu sia fatto puoi sempre brillare” recitava il film
d’animazione “Robots”: l'infanzia è l'età dell'impossibile e del meraviglioso,
del saper vedere anche in una macchina di latta la propria auto spaziale e
volante che vorremmo possedere domani. In Madagascar tutto viene riciclato, nulla deve essere sprecato. Ed ecco quindi che anche latte, lattine,
barattoli vuoti trovano una loro collocazione per essere trasformati in modellini di automobili, camion, motociclette, aeroplani. Le lattine vengono
raccolte o acquistate a peso, poi aperte e ripulite all'interno. I fogli vengono poi tagliati, modellati e saldati fino ad ottenere la forma desiderata.
Per maggiori informazioni:
www.ravinala.org
Ravinala Italia
www.ravinala.mg
Ravinala Madagascar
Collaborazioni in rete
Rafia e Paglia
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3.13 Associazione Croce del Sud
Progetto Zabré
Dal 2008 LiberoMondo collabora con l'associazione Croce del Sud per la sua linea
di cosmetici Taama. Croce del sud fornisce la materia prima principale, il burro di
karité, proveniente dal Burkina Faso. In Italia, LiberoMondo fornisce altre materie prime provenienti da produttori del commercio equo che vengono lavorate dalle
erboriste del laboratorio Daymons Naturalerbe di Torino.
Associazione Croce del Sud
Nata nel 1992, l'associazione Croce del Sud e' impegnata in progetti di
cooperazione internazionale ispirati ai principi del Commercio Equo e solidale.
Nel 2009 è nata anche la Cooperativa CROCE DEL SUD per la gestione
della Bottega di Piombino, affidata a volontari e lavoratori.
La cooperativa si occupa anche dell'importazione e commercializzazione di
prodotti realizzati in Burkina Faso dagli artigiani di Pag-la yiri: cesteria,
tessuti in bogolan, oggetti in legno, strumenti musicali e burro di Karitè.
Croce del Sud/Raggio Verde
Progetto Zabré
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Con il sostegno del Comune di Piombino, della Provincia di Livorno e
di altre associazioni del territorio, Croce del Sud dal 2004 collabora con
l'Association Pag-la-Yiri ("Donna fondamento della casa e della società”)
per un progetto d'importazione diretta dal Burkina Faso e la realizzazione
di progetti sanitari e di scolarizzazione per la comunità del villaggio di
Zabrè.
Pag-la-Yiri è un'associazione nata nel 1975, composta da 10.000 donne, attiva in 3 provincie e che raggruppa 703 gruppi di base. L'associazione ha lo
scopo di trasformare qualitativamente la società burkinabè in favore dei
gruppi più emarginati e meno istruiti: le donne, le bambine, gli anziani, i
portatori di handicap e gli orfani.
Come previsto dal "Progetto Zabré: adotta una scuola, adotta un diritto", nel
corso del 2009 la costruzione della scuola "la Fille" di Zabré è stata terminata, grazie al sostegno della comunità di Piombino.
Oltre alla realizzazione della scuola, nel settembre 2009 il Sig. Kabore Fidele, operatore sanitario del dispensario pubblico di Zabrè, ha partecipato
ad un corso di formazione all'uso di un piccolo laboratorio d'analisi (sangue, urine ecc..) organizzato dalla Croce del Sud insieme al Responsabile
e all'equipe dei medici e dei tecnici del laboratorio di analisi del P.O. di Villamarina e con la partecipazione del Comune di Piombino. Il piccolo laboratorio, acquistato con il contributo del Comune di Piombino, dell'ASL 6 e
della Croce del Sud, sarà donato al dispensario di Zabré insieme ai consumabili necessari al suo funzionamento che dovranno essere acquistati.
Per maggiori informazioni:
www.bottegacrocedelsud.it
3.14 Cooperativa Raggio Verde
Progetto Artes Maconde e linea Be Cotton
LiberoMondo collabora da parecchi con la Cooperativa Raggio Verde. In particolare dal 2008 è iniziata la distrib uzione di varie linee di prodotti provenienti dal
progetto “Artes Maconde” in Mozambico(legno, batik, bigiotteria, cesteria); da
circa un anno inoltre, è stata attivata la vendita della linea “BECotton” (linea intimo in cotone bio).
Cooperativa Raggio Verde
La Cooperativa Raggio Verde è nata nel 1997 . Nel 1998 viene inaugurata la prima Bottega Raggio Verde a Cossato. Dal 1999 Raggio Verde diversifica le proprie attività avviando quelle legate al catering, ai distributori automatici di caffè e alla consegna a domicilio dei prodotti.
Dal 2000, su richiesta dell'Associazione Cuore Attivo di Borgomanero,
Raggio Verde inizia a partecipare al Progetto Mozambico, intervenendo
come importatore in un progetto di Commercio Equo Solidale.
Al momento attuale la Cooperativa gestisce 5 botteghe del mondo più una
in fase d'allestimento, e segue 3 progetti di importazione, uno in Mozambico, uno in Bangladesh e uno in Brasile. È stato inoltre avviato un importante e ambizioso progetto di produzione e promozione di capi in abbigliamento in cotone biologico proveniente da progetti di commercio equo,
che crea un ponte diretto tra il nord e il sud del mondo.
Progetto Be Cotton
Il Biellese, dove vengono lavorati i capi della linea “BECotton”, è una
terra dove l'esperienza produttiva nella tessitura, la tintoria, il finissaggio
di tessuti in cotone per maglieria e la confezione degli stessi prodotti è
nota al mondo intero.
Molte imprese italiane ed europee hanno scelto la strada più semplice per
competere nel mercato globale: delocalizzare. Questa scelta è spesso però
per nulla equa né solidale, sia per il territorio da cui si trasferisce la produzione sia per il territorio in cui si sceglie di produrre. Nello stesso tempo
questa scelta non garantisce il valore qualitativo che la nostra produzione
è in grado di offrire.
Queste considerazioni hanno portato Raggio Verde a progettare una linea
di abbigliamento in grado di unire le capacità produttive di materia prima
del sud del mondo con le competenze diffuse del territorio biellese nella
trasformazione del cotone, dalla tessitura fino alla confezione.
La scelta di produrre i capi nel territorio assume così un duplice valore. Un
segno chiaro che il territorio ha ancora molto da offrire, arricchendo nello
stesso tempo i prodotti di due caratteristiche inimitabili: essere biologico
ed equo nello stesso tempo.
Per maggiori informazioni:
www.raggioverde.com
www.becotton.com
Collaborazioni in rete
La coltivazione del cotone effettuata nelle abituali modalità intensive
impegna il 40% di tutti i pesticidi utilizzati in agricoltura su scala mondiale. I prodotti di abbigliamento EquoSolidali per questo motivo non sono
sempre in grado di fornire sufficienti garanzie da un punto di vista ambientale.
Le linee di abbigliamento biologico non offrono oggi garanzie da un punto
di vista sociale e dei diritti dei lavoratori: le ricerche effettuate tra i produttori del Sud del Mondo dimostrano mancanza di rispetto dei diritti umani
fra le aree convertite alla coltivazione del cotone biologico (Turchia,
Burkina Faso, India) mentre i distretti tessili già inseriti nei circuiti di commercio EquoSolidale (Bangladesh, Sudamerica) garantiscono ai lavoratori
diritti e guadagni equi a chi produce.
Il progetto “BECotton” nasce proprio per rispondere ad una domanda che
non solo i consumatori pongono ma che il mondo pone e porrà in misura
sempre maggiore: coniugare il rispetto dei diritti umani e il rispetto del
nostro pianeta.
Due sono gli elementi che fanno di “BECotton” un progetto unico ed inimitabile e che permettono di coniugare due esigenze fondamentali nella
produzione dell'abbigliamento: la tradizione e la tracciabilità.
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3.15 Cooperativa Fair
Progetto Rajlaskmi Cotton
Dal 2006 LiberoMondo collabora con Fair nella promozione della Campagna Abiti
Puliti, di cui è socia, destinando a questa il 3% del margine di vendita degli asciugamani e l'1% di quello delle lenzuola, prodotti in India dalla Rajlakshmi Cotton.
Cooperativa Fair
[fair] è consulenza, formazione su economie solidali, comunicazione sociale e cooperazione internazionale.
[fair] è un pool di professionisti, esperti ed operatori al servizio delle organizzazioni del Commercio equo e solidale,
del Terzo settore e delle piccole imprese responsabili.
[fair] è un contributo alla crescita di un economia a misura di persona.
[fair] Professionisti capaci di futuro.
Progetto Rajlakshmi Cotton
Fair
Nella ricerca di una sempre maggiore sostenibilità sia sociale che ambientale abbiamo scelto di sostenere un progetto di cotone organico che
ha positivamente coniugato entrambi questi aspetti.
Dal 2001 la Rajlakshmi Cotton Mills P Ltd, produce e esporta prodotti tessili
e abbigliamento in cotone organico.
Si tratta di un'impresa particolare, che ha scelto di investire sulle persone
e sull'ambiente, sostenendo il Mahima Organic Project e il SolidaridadVOFA Project.
Il Mahima Project vicino a Indore, in India, è un progetto formato da piccoli produttori tradizionalmente impegnati nella coltivazione organica.
Mahima Organics è l'organizzazione che si occupa di garantire la formazione, il coordinamento delle attività e la vendita dei semi di cotone prodotti con un premio superiore del 15/20% ai prezzi del mercato convenzionale.
Il Solidaridad Project sviluppato nello stato dell'Andhra Pradesh, in India,
e lanciato nel 2003 dalla organizzazione olandese Solidaridad, è formato
anch'esso da piccoli produttori che coltivano campi totalmente privi di irrigazione artificiale, dipendenti quindi dalla piovosità. A questo si collega
anche il VOFA Project, composto invece da produttori di maggiori dimensioni, coordinati e formati all'interno della filiera.
Tutte le fibre di cotone sono acquistate e filate nell'impresa gemella
Maikaal Fibers Ltd, vicino a Indore in India centrale.
Maikaal Fibers Ltd è stata la prima impresa in India a cominciare la produzione cotone organico certificato in fibra e filato. I progetti di cotone organico e tutte le unità produttive sono certificate da SKAL (www.skal.com,
organizzazione olandese accreditata da IFOAM con standard estremamente elevati) e sono conformi alle pratiche del commercio equo e solidale.
Rajlakshmi Cotton Mills P Ltd, ad esempio, riconosce un Fair Trade Premium spesso superiore a quello individuato da FLO Cert in 22 Rupie per
kg di cotone.
Nel 2002 inoltre è nata GreenLicense, moderno stabilimento dedicato al
confezionamento che impiega oggi circa 120 persone.
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Rajlakshmi Cotton Mills P Ltd sostiene e promuove le pratiche del commercio equo in tutti i progetti di cotone organico e in tutte le unità produttive direttamente controllate o associate alla filiera, in particolare:
a) i progetti di cotone organico sono attualmente sotto ispezione da
parte di Max Havelaar ed è in corso la certificazione Fair Trade per i
singoli progetti, prevista per la fine del 2005.
b) La filanda " Maikaal Fibers Ltd" è già stata pre-ispezionata da FLO e
segue tutte le pratiche del Fair Trade.
c) le unità produttive e le imprese di confezionamento inoltre seguono
comportamenti conformi alle richieste contenute nel codice di condotta
della Clean Clothes Campaign e stanno lavorando per ottenere la certificazione da Max Havelaar.
Rajlakshmi Cotton Mills P Ltd produce cotone organico per Greepeace dal
2004, che ha ispezionato i suoi stabilimenti nel 2002, trovando standard
adeguati.
Nel 2003 Oxfam-Magasins du Monde ha visitato tutti i progetti e ispezionato i diversi siti produttivi; a seguito della visita è cominciato un programma per la certificazione dell'unità di confezionamento da parte della
Fair Wear Foundation, come previsto dalla Clean Clothes Campaign ed è
stato messo a punto un programma formativo per la sede di Calcutta:
Chanda Korgaokar, esperta della Clean Clothes Campaign in Belgio, ha
svolto la formazione sul campo.
Il programma continuerà nel 2005 fino al definitivo adeguamento alle prescrizioni della Clean Clothes Campaign. Il codice di condotta adottato
dalla Rajlakshmi Cotton Mills segue principi di produzione responsabile.
Tutti i prodotti sono prodotti in rispettando le leggi e secondo un approccio etico e umano all'impresa.
Per maggiori informazioni:
www.abitipuliti.org
www.faircoop.it
Collaborazioni in rete
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3.16 Cooperativa Quetzal
Progetto APJ
Data anche la vicinanza geografica, LiberoMondo da diversi anni ha avviato collaborazioni con la cooperativa Quetzal di Alba, su progetti di sensibilizzazione e
informazione.
Nel 2008 ha iniziato a sostenere Quetzal nella distribuzione della bigiotteria di
A.P.J. del Brasile, di cui ha anche conosciuto i responsabili e il fondatore, il missionario albese Don Giovanni Lisa.
La cooperativa Quetzal
La cooperativa Quetzal nasce ad Alba, in provincia di Cuneo, nel giugno del 1992, con l'intento di realizzare il progetto di una Bottega del
Mondo in cui coesistessero commercio equo e solidale e alimentazione biologica. Fin dalla fondazione, Quetzal aderisce alla Carta Italiana dei Criteri
del Commercio Equo e Solidale.
Gli obiettivi della Cooperativa sono principalmente il sostegno e la diffusione del commercio equo e solidale, della finanza etica e degli ideali che
ne sono alla base; la sensibilizzazione dell'opinione pubblica sui rapporti
tra Nord e Sud del mondo e sul consumo responsabile, nonchè la promozione della cultura del biologico e la vendita di prodotti biologici e biodinamici certificati.
Proprio per promuovere gli obiettivi istituzionali, nel 1993 Quetzal diventa
socia di CTM Altromercato, consorzio di oltre cento Botteghe del Mondo
che operano sull'intero territorio nazionale. Inoltre, dal 2000, al fianco di
Quetzal, opera l'associazione culturale Verso Sud che ha la finalità di sostenere iniziative di formazione e informazione sui temi dell'intercultura
e progetti educativi rivolti alle scuole.
Quetzal/Sole
Progetto A.P.J. (Brasile)
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L'associazione A.P.J. (Apreder Produzir Juntos) è nata nel 1984 su proposta di un missionario albese e di un gruppo di brasiliani. E' un ente
senza fini di lucro che opera a Teofilo Otoni, nello stato brasiliano del
Minas Gerais, situato nella regione geografica del Sudeste e popolato da
una numerosa comunità italiana (10% della popolazione).
L'A.P.J. è organizzata in due grandi ambiti: la cooperativa A.P.J. che promuove la formazione umana, professionale e cooperativista, e la Casa dell'Adolescente o Officina Pedagogica, che lavora per la prevenzione, fornendo uno spazio educativo a ragazzi a rischio. Questa struttura accoglie
attualmente più di 800 ragazzi in due turni, mattino e pomeriggio, e lavora a stretto collegamento sia con la scuola che con le famiglia da cui provengono gli adolescenti.
Le persone che lavorano nei vari settori superano il centinaio, a seconda
dei periodi. Ogni settore prevede l'inserimento di personale specificatamente preparato per svolgere funzioni di formazione professionale, di
coordinamento produttivo e di amministrazione, senza togliere responsabilità e autonomia che sono proprie del cooperativismo.
Il Minas Gerais, inoltre, è la regione delle pietre semipreziose (ametista,
topazio, tormalina, berillo, quarzo, apatite, kunzite ecc) e preziose (acque
marine e smeraldi) e Teofilo Otoni è il mercato più importante. La Coop
A.P.J. acquista le pietre grezze dai cercatori che lavorano nelle campagne;
nel laboratorio, dove lavorano circa 8 persone, le trasforma poi in anelli,
orecchini, collane e braccialetti. Inoltre, dagli scarti di lavorazione si ottengono altri oggetti, come animali, immagini religiose e vasi, che vengono
anch'essi commercializzati dalla cooperativa Quetzal.
Per maggiori informazioni:
www.coopquetzal.it
3.17 Associazione Sole
Progetto Muteko Wahu
La collaborazione con l'associazione Sole è nata in occasione del viaggio in Italia
del responsabile dell'associazione Muteko Wahu (Mozambico), che ha visitato la
sede di LiberoMondo. Da questo incontro è nata l'idea dell'importazione congiunta
dei batik e della loro distribuzione nelle Botteghe del Mondo.
L'Associazione "SOLE"
L'associazione Sole opera dal 2003 nel mondo del volontariato, ed è impegnata prevalentemente nel sostegno di progetti in Mozambico e in
Burkina Faso. Ha come principi fondanti l'equità e la giustizia sociale, la
centralità della persona, l'autosviluppo.
Sole sostiene piccole realtà in Mozambico e in Burkina Faso:
- lavorando insieme alle persone, missionari e locali impegnati nella riduzione della povertà;
- finanziando progetti di auto-sostentamento con l'obiettivo di restituire dignità al lavoro delle persone;
- valorizzando l'artigianato locale e le cooperative di artigiani, secondo
i principi del commercio Equo;
- appoggiando centri di formazione in ambito professionale ed educativo, verificando l'avanzamento dei progetti e l'utilizzo dei finanziamenti.
Per realizzare le sue attività, l'Associazione Sole raccoglie fondi tramite
donazioni, mostre-mercato, vendita di bomboniere solidali e progetti di
cooperazione decentrata.
Sole organizza inoltre mostre, convegni e attività culturali con lo scopo di
diffondere una cultura della solidarietà e della pace.
L'associazione Sole destina il 100% dei fondi ricavati con le iniziative e le
donazioni per il sostegno dei progetti. Le spese di amministrazione e gestione sono sostenute dai soci attraverso quote e contributi personali.
Associazione Muteko Wahu
Per maggiori informazioni:
www.soleonlus.org
Collaborazioni in rete
L'associazione Muteko Wahu, che in lingua mozambicana vuol dire "il
nostro lavoro", è formata da nove giovani artisti, di età compresa dai 22 ai
30 anni, che lavorano a Maputo, nel quartiere dell'aeroporto.
Da diversi anni gli artisti si dedicano alla produzione dei batik e uno di
loro lavora il legno.
Attraverso l'antica arte del batik i giovani di Muteko Wahu, ognuno con il
proprio stile, illustrano su tela il mondo rurale mozambicano con i suoi
elementi tipici: il sole, rappresentato direttamente o richiamato nelle forme
tondeggianti a rappresentare il bene che benedice la vita, le figure slanciate a indicare la volontà di crescita e di miglioramento, l'acqua come elemento di vita, gli eleganti intrecci di figure femminili a simboleggiare come
i destini del clan siano strettamente collegati.
L'associazione Sole sostiene direttamente questo centro di formazione a
Maputo, con l'obiettivo di tramandare questa tecnica antica, offrire concrete opportunità di lavoro e di favorire processi di riscatto economico e
sociale attraverso l'arte.
Muteko Wahu svolge inoltre attività a favore dei ragazzi del quartiere: fornisce libri, materiale scolastico e uniformi per la scuola. Ha inoltre avviato
un corso di formazione sulla tecnica di realizzazione dei batik fornendo
gratuitamente tele e pennelli.
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3.18 Cooperativa Pangea Niente Troppo
Progetto La Ruashi
Durante un viaggio in Congo nel 2008, LiberoMondo ha visitato i produttori del
Progetto La Ruashi, che collaborano dal 2006 con la cooperativa Pangea- Niente
Troppo di Roma. Ritenendo molto valido il progetto, ha deciso di dare la propria
disponibilità per la distribuzione in tutta Italia degli animaletti e della bigiotteria
in malachite di La Ruashi.
Pangea Niente Troppo/Il Ponte
La cooperativa Pangea- Niente troppo
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Pangea-Niente Troppo è il frutto della fusione fra due organizzazioni
romane, la Cooperativa Sociale Pangea (nata nel 1991 come Associazione,
trasformatasi nel 1993 in Cooperativa e nel 2003 in Cooperativa Sociale) e
la Cooperativa Sociale Niente Troppo (nata nel 2001 come Associazione,
trasformatasi nel 2003 in Cooperativa Sociale).
E' una Cooperativa Sociale, organizzazione senza fini di lucro, il cui scopo
è diffondere il commercio equo e solidale e la finanza etica come strumenti
di cooperazione e di tutela dei diritti umani.
Opera a Roma, dove gestisce quattro Botteghe del Mondo e svolge attività
culturali e di educazione allo sviluppo: pubblicazione di materiali infoeducativi, anche con il sostegno della Commissione Europea; proposte alle
scuole di ogni ordine e grado di percorsi ed itinerari didattici; organizzazione di corsi di formazione per insegnanti ed educatori e per operatori di
Botteghe, incontri e seminari per il pubblico in generale, eventi ed iniziative; promozione e sostegno a campagne di sensibilizzazione e boicottaggio.
Pangea-Niente Troppo coopera con diverse realtà locali, nazionali ed internazionali, è socia del Consorzio Ctm altromercato ed è iscritta al Registro
AGICES (Registro Italiano delle Organizzazioni di Commercio Equo e Solidale).
Il progetto La Ruashi
L'importazione dal Congo da parte di Pangea è iniziata dalla collaborazione con l'associazione Amka onlus, che opera dal 2001 nella regione
del Katanga, ai confini meridionali con lo Zambia.
Amka, attraverso personale congolese, sostiene l'emancipazione della popolazione che vive alla periferia di Lubumbashi e nei villaggi vicini. Interviene nel settore educativo con progetti di istruzione e alfabetizzazione,
in quello sanitario, gestendo un centro di salute, un programma di prevenzione della trasmissione madre-figlio del HIV e garantendo l'accesso
all'acqua ai villaggi in cui opera.
Ha promosso inoltre un intervento di microcredito a sostegno delle attività
produttive ed è in quest'ambito che è nata una collaborazione con PangeaNiente Troppo per l'avvio di un progetto di Commercio Equo e Solidale:
Amka ha individuato tre cooperative operanti nella periferia di Lubumbashi, nel quartiere La Ruashi, concedendo loro dei piccoli crediti per sostenere le attività produttive, che avevano risentito fortemente dei conflitti in
corso alla fine degli anni '90. Le cooperative Huru, Tujikaze e Mawazo (che
in lingua swahili significano rispettivamente Libertà, Forza e Conoscenza)
sono costituite da artigiani impegnati prevalentemente nella lavorazione
della malachite, minerale semi-prezioso presente nelle miniere di rame vicine alla città. La cooperazione tra Pangea e Amka onlus ha reso possibile
l'accesso al mercato del commercio equo e solidale italiano ai 190 artigiani
di La Ruashi. Dal 2006 vengono effettuati due ordini l'anno, prefinanziati
al 50% e saldati alla consegna. I prodotti importati in Italia sono monili
realizzati in malachite, frutto dell'incontro tra la lavorazione tradizionale
e il gusto dei consumatori italiani che frequentano le Botteghe.
Per maggiori informazioni:
www.commercioequo.org
3.19 Cooperativa Il Ponte
Progetto Alsar
La cooperativa Il Ponte
Il Ponte è una società cooperativa senza scopo di lucro, con sede a Giaveno (TO), che gestisce tre punti vendita di commercio equo nella provincia di Torino. Da anni è impegnata nella diffusione del commercio equo e
solidale, per uno sviluppo sostenibile, rispettoso dell'uomo e dell'ambiente.
La Cooperativa Il Ponte, oltre alla vendita dei prodotti, si impegna in attività di formazione sui temi inerenti ai rapporti Nord-Sud, interculturalità,
tolleranza e solidarietà, collaborando da anni con comuni e scuole in provincia di Torino. Inoltre Il Ponte sostiene un progetto di educazione popolare nella comunità di S. Francisco Echeverria in El Salvador (Centroamerica): ha mantenuto i maestri durante il loro iter universitario (necessario
per ottenere l'abilitazione dallo Stato), contribuisce alla fornitura del materiale didattico per la scuola, ha finanziato la costruzione di una biblioteca, e da quest'anno sostiene un progetto di qualificazione professionale
a beneficio dei giovani della comunità.
Presso la Cooperativa Il Ponte funziona stabilmente anche uno sportello di
finanza etica, e si organizzano periodicamente iniziative culturali di approfondimento su diversi temi rivolti alle scuole.
La cooperativa Alsar
Collaborazioni in rete
Da più di dieci anni la cooperativa Il Ponte è impegnata in un progetto
di importazione diretta di prodotti di artigianato tipico da El Salvador. Il
Ponte, in piena osservanza dei principi del commercio equo e solidale, garantisce agli artigiani salvadoregni una vita dignitosa, sia pagando un
prezzo giusto per il loro lavoro, sia permettendo loro di reinvestire parte
degli utili nella crescita della comunità nella quale vivono.
"Casa de las Artesanias" fu fondata nel 1977 dall'ONG salvadoregna Fundasal, con il proposito di consolidare una struttura commerciale autonoma
per dare sostegno agli artigiani in cerca di nuovi sbocchi sul mercato nazionale ed estero, e di aumentare i loro redditi così da migliorarne le condizioni di vita. Nel 2005, per iniziativa degli stessi lavoratori, "Casa de las
Artesanias" è diventata una vera e propria cooperativa di artigiani completamente autogestita, cambiando il nome in Alsar (Alianza Salvadoreña de
Artesanos de Responsabilidad Limitada).
Attualmente Alsar, che ha la sua sede a La Palma (dipartimento di Chalatenango), conta 64 soci (di cui 25 in attività), compresi anche gli artigiani
che vivono in altri municipi, come Ilobasco, Concepcion e Quetzaltepeque, e che lavorano non solo il legno ma anche il copinol - un seme della
pianta omonima, diffusissima in Centro America -, la terracotta e i prodotti tessili.
I prodotti dell'artigianato salvadoregno sono conosciuti in tutto il mondo
per la loro alta qualità, ma soprattutto per l'originalità e la perizia degli
artigiani nell'elaborarli: raffigurano paesaggi, oppure immagini religiose,
o ancora le scene più caratteristiche della vita "campesina".
Alsar è formata per più della metà da donne imprenditrici, rimaste vedove
o abbandonate dai mariti, a cui tocca mantenere la famiglia. Nei loro laboratori vengono spesso impiegati studenti che lavorano per pagarsi gli studi
oppure giovani madri bisognose di aiuto, senza però trascurare molti piccoli artigiani - quelli che vivono in villaggi isolati - ai quali viene affidata
una parte del lavoro per aiutarli a sopravvivere.
Col tempo, anche grazie ai canali di esportazione del commercio equo e
solidale, Alsar è riuscita a crescere e a far conoscere i suoi prodotti in tutto
il mondo. In questo modo, oggi, molte famiglie sono in grado di sostenersi
con il loro lavoro.
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Azioni e progetti di utilità sociale
Agli artigiani che vivono nei luoghi più isolati del dipartimento di Chalatenango viene consegnato il materiale da dipingere direttamente a domicilio, affinché possano completare la lavorazione con il disegno o la pittura, e senza doversi recare sul posto di lavoro.
Grazie al ricavato delle vendite dei prodotti, Alsar ha potuto realizzare
progetti di utilità sociale a favore dei lavoratori e delle loro famiglie come,
ad esempio, l'acquisto di prodotti alimentari e di prima necessità ("canastas basicas") per gli abitanti più poveri dei villaggi del municipio. Inoltre,
si è potuto allestire un servizio di trasporto presso gli ambulatori di zona
per tutti coloro che hanno problemi di salute o di malattia.
Nei laboratori artigianali di ogni socio si offre alle giovani madri la possibilità di lavorare e, nello stesso tempo, di badare ai loro bambini, adottando ogni precauzione per tutelare la loro salute e sicurezza.
Nei limiti del possibile, ai lavoratori ed ai collaboratori vengono concessi
degli anticipi sul compenso che ricevono, affinché possano far fronte alle
loro necessità più impellenti.
Attualmente Alsar si sta dedicando anche a due nuovi progetti: l'acquisto
di giochi per i bambini e l'assistenza sanitaria gratuita a tutti i lavoratori,
grazie anche al sostegno di una ong.
Ad Gentes
Per maggiori informazioni:
www.coopilponte.org
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3.20 Cooperativa Ad Gentes
Progetto Asarbolem
Dopo aver importato direttamente dall'Associazione Asarbolem per qualche anno,
LiberoMondo ha deciso, d'accordo con gli stessi produttori, di interrompere l'importazione diretta e sostenere l'attività di importazione dell'Associazione Ad Gentes di Pavia, da anni legata ai produttori di questo progetto. LiberoMondo distribuisce oggi i prodotti di maglieria e gli accessori di abbigliamento in lana e in alpaca importati da Ad Gentes.
Associazione Ad Gentes
L'associazione Ad Gentes è nata nel 1994 da persone provenienti da diverse esperienze di volontariato, volte a promuovere la sensibilità dell'accoglienza e della condivisione, all'insegna dello spirito missionario.
Il primo passo è stato l'apertura di un negozio di commercio equo e solidale a Pavia. Nel 1998-1999 Ad Gentes ha poi avviato i progetti di sviluppo
"Uova di Pasqua" e "Señor de Mayo", che hanno permesso di stabilire rapporti di continuità con i produttori.
Il trasferimento della bottega in un locale più ampio e centrale della città
e l'apertura di un secondo negozio nella città di Binasco hanno rappresentato un'altra tappa importante nella crescita dell'associazione.
Ad Gentes promuove il commercio equo e solidale tra i consumatori del
nord ed i produttori del sud del mondo per far crescere una società dai
consumi solidali; si impegna a fornire ai propri clienti il materiale informativo sui prodotti in vendita; mantiene relazioni stabili e continuative con
gli artigiani dei due progetti, offre loro supporto tramite forme di prefinanziamento e appoggio in situazioni difficili.
Associazione Artigianale Boliviana Señor de Mayo
(ASARBOLSEM)
Collaborazioni in rete
L´Associazione Artigianale Boliviana Señor de Mayo - ASARBOLSEM - è
nata nel 1989 per l´impegno di animatori di gruppi e comunità rurali boliviane con l´obiettivo di costruire un´impresa sociale autogestita, economicamente, socialmente ed ecologicamente sostenibile. All´epoca della costituzione si voleva cercare di dare risposte immediate e concrete ad una
situazione disastrosa, anche a causa delle avversità climatiche e della crisi
del settore delle miniere, storicamente centrale nell´economia boliviana.
Señor de Mayo è socio IFAT dal 1998, di cui è membro attivo anche per le
attività di monitoraggio e valutazione. E´ stata riconosciuta dal PNUD
(Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo), come una delle 15 imprese
modello in America Latina; in Bolivia ha avuto il riconoscimento della
stella di platino per la qualità dei prodotti tessili e un premio per il miglior
marchio per il logo ASARBOLSEM.
La produzione è prevalentemente di tessili in alpaca al 100%, fatti a mano
o in telai rustici, cuciti e rifiniti, oltre a strumenti musicali andini, artigianato in legno, ceramica decorativa e utilitaria.
Señor de Mayo, la cui sede si trova in un quartiere povero di El Alto, Villa
Juliana, riunisce comunità e produttori di origine quechua e ayamara di
area suburbana e rurale. Nel 2008 ha inaugurato la Casa del Artesano, dove
sono situati magazzino, uffici, dormitori, show-room e bottega. Il progetto
è stato co-finanziato dalla cooperazione italiana, CTM e dalla coop. Ad
Gentes di Pavia.
Señor de Mayo lavora con 18 gruppi o organizzazioni di base (tre dei quali
composti da persone svantaggiate), che forniscono le differenti linee produttive. In totale sono coinvolte circa 200 persone (95% donne). Lo scopo
principale è la promozione e la valorizzazione delle donne indigene boliviane, che nella maggior parte dei casi sono emarginate, sole, con molti
figli a carico.
Fondatrice e anima di Señor de Mayo è Antonia Moscoso, una donna indigena di origini umili che ha dato un contributo significativo allo sviluppo dell'attività e che gode di prestigio all´interno dello stesso governo
Morales (in cui ricopre la carica di ministro dello sviluppo produttivo e
dell’economia plurale).
Per maggiori informazioni:
www.adgentes.org
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4. I Fornitori italiani
4.1 L’Associazione Libera
e la cooperativa Lavoro e Non Solo
Nel 2009 è continuata la collaborazione con la cooperativa LiberaTerraMediterraneo (unione delle cooperative: Placido Rizzotto (siciliana), Terre di
Puglia (pugliese), ed è iniziata la collaborazione con la cooperativa della Sicilia Lavoro e Non Solo e il progetto della Campania Le Terre di don Beppe
Diana.
Contromafie - Stati generali dell'antimafia
I Fornitori Italiani
Tra il 23 e il 25 ottobre 2009 si è tenuta a Roma l'iniziativa "Contromafie
- Stati generali dell'antimafia", organizzata da Libera.
Sono state tre giornate molto intense, che hanno coinvolto oltre 2.000 persone (moltissimi i giovani) provenienti da tutta Italia, soprattutto dal Sud,
ma anche ospiti internazionali come i giovani di Flare, network europeo
dell'antimafia costituito recentemente.
Hanno aperto l'incontro gli interventi istituzionali tra cui quelli di Giorgio
Napolitano e del Sindaco Alemanno.
Il fondatore di Libera, Don Ciotti, ha fatto poi il punto della situazione sul
percorso dell'associazione negli ultimi 3 anni, da quando si erano tenuti i
primi Stati generali dell'antimafia: "E' cresciuto il numero di scuole e università che aderiscono alle iniziative di Libera; - ha ricordato - è cresciuto
il numero di giovani che partecipano ai campi estivi, così come il numero
di coloro che aderiscono alla manifestazione del 21 marzo, giornata della
memoria e dell'impegno contro la mafia; sono nate nuove cooperative che
si impegnano sulle terre confiscate e sono state coinvolte 30 nazioni europee nella lotta al crimine organizzato attraverso il network di Flare". Don
Ciotti ha però anche sottolineato come ci sia bisogno di un maggior impegno per creare una cittadinanza attiva, perché "se siamo sprofondati in una
società senza valori la responsabilità è anche nostra", ovvero di quel "noi"
che, come ha ricordato più volte, è il "soggetto della lotta alla mafia e del
cambiamento sociale".
Che l'impegno per la lotta alla mafia e per il cambiamento sociale debba essere un impegno di tipo globale è stato il principale messaggio di Contromafie. Nelle riunioni plenarie e nei diciassette gruppi di lavoro tenutisi in
varie sale della città, si sono toccati infatti temi molto ampi: la mafia nel
contesto internazionale, la situazione politica attuale del nostro Paese, il
ruolo chiave della scuola, della ricerca, e della cultura: dai giornali a internet, allo sport, alle fiction televisive. Come ha sottolineato con efficacia il
procuratore antimafia Pietro Grasso, la lotta alla mafia deve essere accompagnata da politiche economiche e finanziarie che regolino il libero mercato, da scelte che tutelino l'ambiente, i migranti e le donne vittime di tratta,
da un'informazione libera, da una cultura che crei sapere critico e, ovviamente, da una magistratura autonoma. Purtroppo le politiche attuali del
nostro paese, a partire dallo scudo fiscale, stanno invece appiattendo la nostra società e rischiano di fare il gioco della mafia.
Un gruppo di lavoro è stato "Per un'economia di solidarietà: confische, riutilizzo e nuova economia nei territori liberati dalle mafie". Erano presenti
i soci della cooperative di Libera Terra, che hanno ricordato gli obiettivi
primari di chi lavora sui patrimoni confiscati: "la nostra mission - ha detto
Valentina Fiore di Libera Terra Mediterraneo (nuovo soggetto imprenditoriale partecipato dalle cooperative di Libera Terra) - è consolidare l'esperienza delle imprese sociali e diventare motori di uno sviluppo economico
sano”. Per far questo - ha sottolineato Gianluca Faraone, Pres. della Placido Rizzotto - è necessario un intervento da parte della politica che favorisca le aziende impegnate su uno sviluppo sostenibile, perché "non è possibile che oggi, chi fa una scelta di consumo critico, ovvero si impegna a tutela della collettività e dell'ambiente, debba farlo pagando di più e sacrificando il proprio stipendio".
Oltre ai soci delle cooperative, gli interventi previsti erano quelli di varie
realtà che stanno sostenendo Libera: Banca Etica, ben tre interventi delle
Coop, Unipol (che ha raccolto 500mila euro destinando a Libera un euro su
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ogni polizza), e il network Cooperare con Libera Terra, agenzia di sostegno
alle cooperative di Libera, di cui fanno parte diverse cooperative, strutture
associative associazioni, enti pubblici.
Queste le principali proposte e gli appelli lanciati alla fine dei tre giorni: costituire una commissione indipendente che valuti le leggi italiane alla luce
della Dichiarazione universale dei diritti umani; istituire un'agenzia nazionale dei beni sottratti alle mafie (che assicuri trasparenza e rapidità nell'assegnazione delle ricchezze restituite alla collettività"); estendere a livello europeo una normativa per l'utilizzo sociale dei beni confiscati alle
mafie; promuovere una proposta di legge di iniziativa popolare per introdurre nel codice penale il delitto contro l'ambiente.
Libera, tutti i suoi soci e i molti giovani presenti escono sicuramente con
più forza e rinnovato entusiasmo da questi tre giorni intensi di formazione
e dibattito.
Cooperativa Lavoro e non solo
La cooperativa sociale Lavoro e non solo nasce nel gennaio 1998 come
frutto di una collaborazione tra il DSM-ASL e l'associazionismo sociale di
Canicattì (AG), con l'intento di favorire l'inserimento sociale e lavorativo di
pazienti psichiatrici.
E' una struttura dell'ARCI Sicilia nel cui percorso svolge un ruolo determinante, recuperando e valorizzando nel suo campo specifico il patrimonio
culturale ed esperienzale dell'Associazione a partire da quello concernente
l'antimafia che ne ha rappresentato e ne rappresenta l'impegno assolutamente prioritario, al punto da caratterizzarne fortemente l'agire sociale e
motivarne in buona parte la stessa esistenza.
La Cooperativa Sociale "Lavoro e non solo" dal febbraio 2000, gestisce un'azienda agricola su terreni confiscati alla mafia nel territorio di Corleone e
Monreale.
L'attuale compagine sociale è composta da 13 soci ( di cui 5 cosiddetti svantaggiati L.n. 381/91 e 3 soci sovventori).
Le professionalità presenti all'interno della cooperativa sono: dott. Commercialista, Operai Agricoli Specializzati, Operai Agricoli Qualificati, Operatori Sociali.
La Cooperativa ha avuto affidati, nel tempo, dal Consorzio Sviluppo e Legalità costituito dai comuni di Altofonte, Corleone, Camporeale, Monreale, Piana degli Albanesi, Roccamena, S. Cipirello e S. Giuseppe Jato:
- 100.00 ha di terreno, di cui 28.00 ha nel territorio di Corleone e 72.00
ha nel territorio di Monreale.
La Cooperativa ha avuto affidati, dal Comune di Corleone:
- Edificio su 3 elevazioni di circa 150,00 mq per piano (Confiscato a
Grizzafi).
- Edificio su 3 elevazioni di circa 70,00 mq per piano (Confiscato a Provenzano).
Inoltre da settembre del 2004 la Cooperativa ha avuto affidati dal Comune
di Canicattì (AG) altri 19.00 ha di terreno confiscati alle famiglie mafiose
del territorio.
Libera
Attività Agricola
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In questi anni di attività, la cooperativa ha indirizzato il proprio lavoro finalizzandolo a due obiettivi:
- la costruzione di un gruppo coeso con la consapevolezza non solo che
poteva costruirsi una opportunità lavorativa ma soprattutto che poteva
contribuire ad un processo di cambiamento di quel territorio;
- bonificare quei terreni incolti e abbandonati da anni e provare a costruire un'ipotesi di sviluppo della cooperativa partendo da quei pochi
ettari di terreno a noi affidati (nel 2001 erano 10,50 ha di seminativi)
pensando a colture che potessero garantire redditi e opportunità di lavoro per i soci.
Le scelte colturali in questi anni sono state quasi sempre fatte tenendo
conto sia delle vocazioni colturali e produttive della zona, sia dalla consistenza dell'azienda agricola (10,50 ha nel 2001, 28,00 ha nel 2002, 36,50 ha
nel 2004 ai 120 circa del 2008 ) e sia dalla quantità degli investimenti economici che la cooperativa era in grado di sostenere.
Progetti
LiberArci Dalle Spine
Il progetto "LIBERARCI DALLE SPINE" punta a creare e gestire una
azienda agricola, nei terreni di Corleone, valorizzando specificità colturali
siciliane, quale il ficodindia, che può essere considerato a pieno titolo una
delle icone della sicilianità, e colture biologiche tipiche del territorio. Intento della cooperativa è anche quello di favorire l'inserimento socio-lavorativo di soggetti svantaggiati cosi come definiti dalla L.n. 381/91.
Il progetto, sia per la genuinità e qualità dei prodotti dell'azienda (coltivazione biologica e naturale) sia per il valore sociale (utilizzo di beni confiscati alla mafia, inserimento lavorativo di soggetti con disagio psichico) si
configura come strumento idoneo a sviluppare nuovi bacini occupazionali garantendo percorsi d'inserimento individualizzati a partire dalla sollecitazione delle matrici culturali e della relazione interpersonale che viene
attivata nel piccolo gruppo di lavoro.
I semi della legalità
Il progetto "I semi della legalità" ha per obiettivi:
- Trasmettere l'esperienze acquisite per l'esatta applicazione della legge
109/96 a tutti coloro che vogliono scommettere su questa opportunità
di lavoro e riscatto del territorio;
- Realizzazione di una Azienda Agricola che oltre alle operazioni colturali, con l'impiego di manodopera locale specializzata, prevede l'inserimento a pieno titolo di soggetti svantaggiati (L.n. 381/91) nelle attività produttive;
- Rafforzare il progetto "LIBERA TERRA" con la nascita di prodotti
agricoli di qualità provenienti da colture biologiche tipiche del territorio di Canicattì.
Le terre di don Peppe Diana
I Fornitori Italiani
Dal grano della terra di camorra sono nati i "Paccheri" di don Peppe
Diana. Il grano è quello prodotto su un bene confiscato a Pignataro, raccolto ai primi di agosto da decine di ragazzi provenienti da tutt'Italia, arrivati a Castel Volturno, in un terreno confiscato al camorrista Michele
Zaza, per contribuire a creare la prima cooperativa Libera Terra della Regione Campania.
Da quel grano sono stati prodotti circa 35.000 pacchi (500 gr.) di paccheri
in confezione speciale. Una prima confezione è stata consegnata ai genitori del parroco di Casal di Principe ucciso dalla camorra il 19 marzo del
1994 nella sua Chiesa per non aver mai chinato la testa contro la violenza
e l'arroganza della camorra.
Il pacco reca la scritta "Il g(i)usto di Campania - Le terre di don Peppe Diana"
e contiene paccheri artigianali fatti dai pastai di Gragnano, per sostenere la
nascita della cooperativa "Le terre di don Peppe Diana".
La semola viene lavorata con metodo artigianale ed essiccata lentamente a
basse temperature, per mantenere inalterato il gusto del grano duro raccolto sui terreni confiscati alla camorra unito a quello coltivato dalle cooperative che gestiscono i terreni confiscati alla mafia e dagli agricoltori campani e del sud Italia che ne condividono il progetto di riscatto.
Sull'incarto sono rappresentate tutte le piante che crescono spontanee nei
nostri campi di grano ove non è impiegato alcun diserbante nocivo per
l'uomo e per l'ambiente.
Con questa pasta si sostiene il progetto "Verso la cooperativa le Terre di Don
Peppe Diana - Libera Terra Campania" per la gestione delle terre confiscate
alla camorra nei comuni di Castelvolturno e Cancello Arnone, creando
nuove opportunità di lavoro pulito, giusto e legale.
Per maggiori informazioni:
www.libera.it
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4.2 La cooperativa sociale La Fraternità
La Madre Terra secondo noi....
Madre Terra/L’Arcolaio
Per maggiori informazioni:
www.lamadreterra.com
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Il 23 e 24 luglio 2009 si è svolta la prima visita di LiberoMondo ad un'altra cooperativa sociale: la Rimini Servizi, di cui distribuiamo da parecchi
anni i prodotti biologici a marchio Madre Terra.
Appena arrivati ci siamo resi conto delle cose che ci accomunano. Come
noi lavorano con persone in difficoltà e spesso emarginate dalla società,
cercando di restituire ad ognuno la dignità.
Nella laboratorio "La Pietra Scartata" lavorano circa 35 persone, impegnate
con tempi diversi e diverse mansioni.
Le fasi delle lavorazioni sono principalmente manuali: cernita, lavaggio,
invasettatura ed etichettatura.
La Pietra Scartata non è però solo una realtà produttiva, è qualcosa di più:
è un luogo di accoglienza dove si condivide qualsiasi cosa. Si condivide il
lavoro e i problemi legati ad esso e alle persone che lo svolgono, si condivide l'ora del pranzo (si pranza tutti insieme in un salone adibito a mensa)
e l'ora della preghiera nella piccola cappella situata sopra il laboratorio, si
condividono anche le vacanze, infatti una parte delle ferie estive la trascorrono tutti insieme.
Infine sentendo parlare coloro che portano avanti i progetti legati alla cooperativa, ci si rende conto che per loro alla base di tutto c'è la fede, il vivere
la cooperativa non come puro e semplice lavoro ma quasi come una "missione".
E' stata una prima esperienza ma, dati i buoni riscontri, sicuramente da ripetere nel 2010 come percorso di conoscenza e confronto con altre realtà
di cooperative sociali.
4.3 La cooperativa sociale L’Arcolaio
Per maggiori informazioni:
www.arcolaio.org
I Fornitori Italiani
Anche nel 2009 è continuata la collaborazione e la distribuzione di prodotti della Cooperativa sociale L'Arcolaio di Siracusa.
Giovanni Romano, di professione educatore, ha investito in quest'attività
forze, risorse e tempo ed è il presidente della cooperativa.
"Quando nel 2003 abbiamo cominciato, pensavamo ad un panificio per rifornire
di pane le carceri vicine. Distribuire un prodotto fresco si è rivelato complesso, e
poi c'erano già gli appalti esterni con prezzi più concorrenziali rispetto ai nostri,
per cui abbiamo rinunciato.
La creatività non ha chiuso però le porte all'inventiva. Dopo qualche mese nasce
l'idea di produrre dolci valorizzando uno dei prodotti del territorio siracusano: la
mandorla.
In questi anni sono stati venticinque i detenuti che hanno preparato dolci e hanno
contribuito al consolidamento dell'azienda.
Attualmente ve ne lavorano tre a tempo pieno e 6 nei periodi di maggior produzione.
Due di loro sono anche diventati soci della cooperativa.
Le materie prime sono tutte biologiche e prodotte in Sicilia e nei campi interni al
penitenziario: dalle mandorle ai canditi tutto è certificato e garantito come prodotto
etico. Solo lo zucchero di canna proviene dal sud del mondo attraverso la rete del
commercio equo e solidale, all'interno della quale si inserisce anche la linea "Dolci
evasioni" tramite la distribuzione della cooperativa LiberoMondo.
I pasticceri sono i detenuti stessi: alcuni di loro scontano condanne lievi, altri più
lunghe. La possibilità di un lavoro li preserva dalla depressione o dalla tentazione
del suicidio.
Ho visto anche situazioni apparentemente senza possibilità di recupero mutarsi
grazie a questa attività.
In carcere sei tagliato fuori da tutto, dalle possibilità di un futuro, dagli affetti, ed
è veramente difficile declinare la parola dignità.
Il percorso di questi anni non è stato facile e gli introiti bastano appena a coprire
le spese.
Ci sono ancora i macchinari da pagare, i fornitori, gli stipendi.
Nessuna banca è stata così folle da finanziare questo progetto. Solo la banca Etica
ha creduto in noi.
Sulla commercializzazione L'Arcolaio ha fatto scelte di legalità, rifiutando proposte allettanti che avrebbero potuto consentire la distribuzione in grandi catene.
La qualità dei nostri prodotti non passa solo dal gusto; tra gli ingredienti non possono mancare i valori e su questi occorre lavorare con pazienza ed umiltà.
Tante sono poi le relazioni intrecciate sul territorio: con l'amministrazione penitenziaria, con gruppi di acquisto solidale, con altre cooperative sociali.
Per me sono il vero patrimonio della cooperativa e la sua assicurazione per il futuro".
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4.4 La coop. sociale Il Pungiglione
Ormai da circa 10 anni la cooperativa promossa dall'Associazione Papa
Giovanni XIII svolge principalmente attività terapeutiche d'inserimento
sociale di persone provenienti da aree di estrema povertà, e progetti socioeducativi indirizzati a tutti coloro che, per diversi motivi, non riescono ad
inserirsi nella rete socio-lavorativa e che, tramite la cooperativa, riescono ad
ottenere gli strumenti giusti per affrontare le piccole e grandi difficoltà
quotidiane. Le attività svolte riguardano l'apicoltura, la produzione di
miele e derivati dell'alveare, attività di falegnameria, tutto supportato da
attività didattiche formative. Le persone che vengono accolte al centro iniziano un percorso formativo ed educativo e allo stesso tempo imparano
un vero e proprio mestiere, a gestire se stessi collaborando con altre persone inserite e approcciarsi in maniera positiva con il territorio.
Attualmente la cooperativa possiede circa 1200 alveari produttivi, una
buona lavorazione di cera, sia per l'apicoltura che per altri usi, una produzione di piante officinali (in particolare Aloe), una falegnameria per la produzione di materiale per l'apicoltura e per la produzione ed installazione
di infissi e piccola falegnameria e un punto vendita ; dall'inizio del progetto ad oggi il numero di persone che sono state inserite è di circa 150.
Visto l'andamento positivo del progetto per l'anno 2010, l'obiettivo sarà
anche quello di organizzare corsi di lingua italiana per gli immigrati presenti sul territorio, sia per quelli che vivono e lavorano presso la cooperativa sia per coloro che provengono da realtà esterne. Tutto questo è necessario per compiere un'integrazione nel contesto sociale, creando modelli
nuovi che potranno rappresentare in futuro punti di riferimento per altri
immigrati e modificare comportamenti sbagliati che spesso vengono assunti nei loro riguardi.
Il pungiglione
Attività in via di realizzazione
Settore formazione Linguistica
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Il progetto nell’anno 2009 ha visto come novità l'introduzione di un
corso di lingua italiana rivolta agli immigrati. Gli stranieri che usufruiranno di questa opportunità saranno sia quelli che vivono e lavorano nel
centro sia quelli esterni che risiedono nelle zone limitrofe. Lo scopo del
corso sarà quello di fornire allo straniero una base linguistica-culturale che
gli permetterà di interagire con le realtà quotidiane e, in particolare, di inserirsi nel mondo del lavoro. L'immigrato potrà acquisire una capacità di
espressione e di comprensione necessaria per evitare situazioni e comportamenti a rischio di devianza e degrado sociale, attenuare tensioni derivanti dal mancato inserimento nel tessuto sociale e garantire comportamenti adeguati e più consapevoli.
L'intervento si prefigge di creare nuovi modelli sociali in cui l'immigrato
non rappresenti più simbolo di paura e diffidenza, ma sia collocato nella
società come individuo formato e informato in grado di assumere ruoli
specifici e adeguati. L'iniziativa didattica si svilupperà nell'arco di un anno,
con lezioni settimanali, seguendo percorsi di comunicazione orale e scritta
e di laboratorio utilizzando materiali interattivi, video e audio.
Settore accoglienza
L'accoglienza, attualmente è garantita da un percorso di tipo familiare
nelle quattro case famiglia della zona dove sono inserite persone adulte
con varie problematiche: carcere, droga, alcol, prostituzione, lieve disturbo mentale e handicap. E’ inoltre attivo un centro di accoglienza per
15 persone adulte, provenienti prevalentemente dal carcere ed inserite dai
servizi sociali in un percorso di vita strutturato. È garantita infine un' accoglienza attuale a circa 25/30 persone, che a vario titolo sono inserite nel
progetto "Rinascere".
Settore formazione lavoro
° falegnameria
Tutti gli impianti sono finiti, sono state acquistate macchine che garantiscono elevati standard di sicurezza e velocità nella produzione.
° apicoltura
Il numero di alveari è attualmente di circa 1000 unità, distribuiti in 22
apiari sparsi sul territorio circostante, i terreni dove sono dislocati sono
tutti dati in uso gratuito, salvo qualche chilo di miele.
Questo settore merita molta attenzione, in quanto il miele raccolto nella
Lunigiana (unico caso, per ora in Italia) ha ottenuto la certificazione della
Comunità Europea DOP (Denominazione di origine protetta).
Con l'ampliamento del laboratorio del miele è iniziata la produzione
anche di altri prodotti delle api: il polline, la propoli, la pappa reale e le
regine, che consentiranno l'inserimento di almeno altre 2-3 persone.
Nella nuova struttura in progetto è prevista una scuola residenziale di
apicoltura (in Italia non ne esistono).
° lavorazione cera
È stato avviato all'inizio del 2006 un laboratorio per la lavorazione della
cera, unico nel circondario per un raggio di 200 Km.
Il laboratorio attuale è piccolo per le prospettive di lavorazione previste:
è stato deciso pertanto di spostare l'attuale sede ampliandone le dimensioni con l'inserimento di una nuova linea. Questo consentirà l'inserimento
di almeno 2 persone.
Rapporti con il territorio
Il fulcro del progetto e il punto più importante è proprio quello di
creare un mutuo rapporto con il territorio, in modo da creare una società
più giusta dove l'uomo venga sempre messo al primo posto. Molti sono i
rapporti che si stabiliscono con le istituzioni locali, quelle regionali e ministeriali, con la gente comune e con le associazioni di volontariato.
Progetti in divenire
Per maggiori informazioni:
www.ilpungiglione.org
I Fornitori Italiani
- Nuova struttura su due piani di circa 500 mq
- Realizzazione fattoria socio didattica - terapeutica, sistemazione spazio circostante circa 30.000 mq per la fattoria, con predisposizione di
recinti per animali, casette rifugio, percorsi didattici per scuole-gruppi
etc. progetto pilota regionale.
- Ricerca finanziamenti e inizio lavori realizzazione Caseificio per la lavorazione del latte della Lunigiana.
- Collaborazione nella gestione del consorzio di tutela del miele DOP,
a servizio del territorio, per un utilizzo al meglio di questa importante
risorsa in sinergia con tutte le realtà produttive. E’ con l’obiettivo di sostenere altri prodotti tipici che stanno emergendo e consolidando sempre più lo slogan "ambiente - qualità - solidarietà"
191
LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE
Reg. Imp. 02575550047
Rea 0218204
LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE
N. Iscrizione Albo Società Cooperative A107015
Sede in VIA VITTORIO EMANUELE 282 - 12042 BRA (CN) Capitale sociale Euro 234.700,00 i.v.
Bilancio al 31/12/2009
31/12/2009
Stato patrimoniale attivo
31/12/2008
A) Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti
(di cui già richiamati )
B) Immobilizzazioni
I. Immateriali
- (Ammortamenti)
- (Svalutazioni)
II. Materiali
- (Ammortamenti)
- (Svalutazioni)
20.052
27.083
20.052
27.083
461.036
240.857
196.763
220.179
216.815
247.262
1.826.760
1.873.644
2.971.061
774
3.050.607
14.630
3.065.237
258
49.915
21.064
4.848.510
4.960.203
11.632
2.975
5.076.957
5.210.440
488.494
291.731
III. Finanziarie
- (Svalutazioni)
Totale Immobilizzazioni
C) Attivo circolante
I. Rimanenze
II. Crediti
- entro 12 mesi
- oltre 12 mesi
III. Attività finanziarie che non costituiscono
Immobilizzazioni
IV. Disponibilità liquide
Totale attivo circolante
D) Ratei e risconti
Totale attivo
Stato patrimoniale passivo
2.952.567
18.494
31/12/2009
31/12/2008
LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE
A) Patrimonio netto
I. Capitale
II. Riserva da sovrapprezzo delle azioni
III. Riserva di rivalutazione
IV. Riserva legale
V. Riserve statutarie
VI. Riserva per azioni proprie in portafoglio
VII. Altre riserve
VIII. Utili (perdite) portati a nuovo
IX. Utile d'esercizio
IX. Perdita d'esercizio
Acconti su dividendi
Copertura parziale perdita d’esercizio
Totale patrimonio netto
234.700
211.050
50.223
35.115
134.230
100.489
33.116
50.359
452.269
397.013
216.480
172.652
4.270.927
4.428.789
93.138
4.521.927
B) Fondi per rischi e oneri
C) Trattamento fine rapporto di lavoro subordinato
D) Debiti
- entro 12 mesi
- oltre 12 mesi
4.226.550
44.377
E) Ratei e risconti
Totale passivo
137.281
118.847
5.076.957
5.210.439
31/12/2009
Conti d'ordine
31/12/2008
1) Rischi assunti dall'impresa
Fideiussioni
ad altre imprese
6.250
6.250
Avalli
Altre garanzie personali
Garanzie reali
Altri rischi
6.250
2) Impegni assunti dall'impresa
340.127
3) Beni di terzi presso l'impresa
4) Altri conti d'ordine
Totale conti d'ordine
Conto economico
3.034.448
2.951.265
3.040.698
3.291.392
31/12/2009
31/12/2008
LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE
A) Valore della produzione
1) Ricavi delle vendite e delle prestazioni
5.485.951
5.479.609
2) Variazione delle rimanenze di prodotti in
lavorazione, semilavorati e finiti
3) Variazioni dei lavori in corso su ordinazione
4) Incrementi di immobilizzazioni per lavori interni
5) Altri ricavi e proventi:
- vari
- contributi in conto esercizio
- contributi in conto capitale (quote esercizio)
36.089
6.500
15.159
Totale valore della produzione
36.502
21.731
12.416
57.748
5.543.699
70.649
5.550.258
2.500.380
1.567.274
179.689
2.635.409
1.683.200
184.118
B) Costi della produzione
6)
7)
8)
9)
Per materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci
Per servizi
Per godimento di beni di terzi
Per il personale
a) Salari e stipendi
b) Oneri sociali
c) Trattamento di fine rapporto
733.058
172.198
56.813
743.036
167.993
56.172
d) Trattamento di quiescenza e simili
e) Altri costi
962.069
967.201
10) Ammortamenti e svalutazioni
a) Ammortamento delle immobilizzazioni
immateriali
19.400
25.065
b) Ammortamento delle immobilizzazioni
materiali
54.654
54.234
13.300
13.000
c) Altre svalutazioni delle immobilizzazioni
d) Svalutazioni dei crediti compresi nell'attivo
circolante e delle disponibilità liquide
11) Variazioni delle rimanenze di materie prime,
sussidiarie, di consumo e merci
12) Accantonamento per rischi
13) Altri accantonamenti
14) Oneri diversi di gestione
Totale costi della produzione
Differenza tra valore e costi di produzione (A-B)
C) Proventi e oneri finanziari
15) Proventi da partecipazioni:
16) Altri proventi finanziari:
a) da crediti iscritti nelle immobilizzazioni
b) da titoli iscritti nelle immobilizzazioni
c) da titoli iscritti nell'attivo circolante
d) proventi diversi dai precedenti:
- da imprese controllate
- da imprese collegate
- da controllanti
87.354
46.884
92.299
(263.776)
33.519
30.892
5.377.169
5.329.343
166.530
220.915
LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE
- altri
17) Interessi e altri oneri finanziari:
- da imprese controllate
- da imprese collegate
- da controllanti
- altri
191
191
191
1.045
1.045
1.045
110.633
126.190
126.190
4.698
(14.374)
(105.744)
(139.519)
110.633
17-bis) utili e perdite su cambi
Totale proventi e oneri finanziari
D) Rettifiche di valore di attività finanziarie
18) Rivalutazioni:
19) Svalutazioni:
Totale rettifiche di valore di attività finanziarie
E) Proventi e oneri straordinari
20) Proventi:
- plusvalenze da alienazioni
- varie
- Differenza da arrotondamento all'unità di Euro
21) Oneri:
- minusvalenze da alienazioni
- imposte esercizi precedenti
- varie
- Differenza da arrotondamento all'unità di Euro
6.814
6.814
6.197
4.085
8.105
1
8.106
2.729
(1.909)
63.515
79.487
4.085
Totale delle partite straordinarie
Risultato prima delle imposte (A-B±C±D±E)
22) Imposte sul reddito dell'esercizio, correnti, differite
e anticipate
a) Imposte correnti
6.197
30.399
29.128
b) Imposte differite
c) Imposte anticipate
d) proventi (oneri) da adesione al regime di
consolidato fiscale / trasparenza fiscale
30.399
23) Utile (Perdita) dell'esercizio
Il Presidente del Consiglio di amministrazione
GIORDANA EMANUELE
33.116
29.128
50.359
LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE
Reg. Imp. 02575550047
Rea 0218204
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N. Iscrizione Albo Società Cooperative A107015
Sede in VIA VITTORIO EMANUELE 282 - 12042 BRA (CN) Capitale sociale Euro 234.700,00 i.v.
Nota integrativa al bilancio chiuso il 31/12/2009
Premessa
Signori soci,
il bilancio chiuso al 31/12/2009 evidenzia un utile d’esercizio, al netto delle
imposte, di euro 33.116,00.
Nell’esercizio 2009 la cooperativa ha conseguito i risultati positivi nel seguito
riassunti.
Si è consolidata tra le prime centrali a livello nazionale di importazione e di
distribuzione di prodotti equosolidali, unica tra le maggiori, inoltre, a non servirsi
del canale di vendita della “grande distribuzione”.
I soci, al 31/12/2009, sono 157, di cui sei sono persone giuridiche .
L’attività sociale è stata molto intensa: l’assemblea dei soci di approvazione del
bilancio a maggio e l’assemblea di discussione su “LiberoMondo come
cooperativa sociale” a dicembre, 18 riunioni del Consiglio di Amministrazione
aperte a tutti i soci, decine di incontri con i produttori, riunioni mensili dei
responsabili di settore (laboratori, evasione ordini, controllo qualità, segreteria
amministrazione…).
E’ inoltre stata svolta una giornata di incontro sui nostri progetti di cosmesi equa e
solidale (linea Ikiam e linea Taama) con le Botteghe clienti aperta a tutti i soci
volte alla presentazione dei progetti di maggior rilievo per la cooperativa.
Importazioni dirette e distribuzione commerciale
Abbiamo importato nel 2009 da 58 produttori (di cui 12 nuovi) dell’Africa, Asia
ed America Latina con una diminuzione delle importazioni del 17%.
Abbiamo distribuito circa 8.000 referenze di prodotti artigianali, 300 varietà di
prodotti alimentari equo e solidali e oltre 200 prodotti alimentari biologici e di
cooperative sociali, della Cooperativa La Fraternità (ex Rimini Servizi),
dell’Associazione Libera, e della cooperativa sociale L’Arcolaio, aumentando il
fatturato all’ingrosso di circa l’1,60%.
Abbiamo inoltre continuato a sviluppare un piano commerciale basato sulla visita
diretta alle botteghe per far conoscere la nostra cooperativa e per promuovere i
nostri prodotti, con sette persone dedicate a questo lavoro che hanno visitato gran
parte dell’Italia; in particolare abbiamo continuato l’investimento di una persona
dedicata alla promozione nel Sud Italia, area spesso trascurata anche dalle centrali
di importazione del commercio equo e solidale, che ha dato un buon riscontro sia
dal punto di vista commerciale, sia – soprattutto- dal punto di vista della
sensibilizzazione: incontri con i volontari, con le scuole, con la cittadinanza.
LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE
Trasformazione dei prodotti
Le ore lavorate nei laboratori di produzione e confezionamento sono state 14.100
contro le 15.300 del 2009.
Nella ripartizione delle ore lavorate il 36% è rappresentato dal laboratorio di
pasticceria, il 64% dai confezionamento e pasta.
Per quanto riguarda il laboratorio di pasticceria abbiamo avuto un piccolo
decremento della produzione arrivando a 126.000 confezioni di biscotti.
Il laboratorio della pasta ha avuto una produzione sostanzialmente in linea con il
2008.
L’inserimento di nuovi prodotti ha contribuito con un carico di lavoro di 800 ore,
pari al 5,6% del totale.
E’ stato fatto l’investimento della Lavaoggetti nel laboratorio della pasticceria che
ha avuto un ottimo ritorno nel miglioramento dei tempi di lavoro.
Anche la revisione totale della flowpackatrice del laboratorio di pasticceria ha
portato ad un lavoro della macchina lineare e senza più interruzioni come gli
scorsi anni..
Bottega di Bra
Le vendite al dettaglio realizzate tramite le bottega di Bra ricopre
complessivamente l’1,8% del fatturato complessivo della cooperativa.
La Bottega, dopo anni di stasi o piccoli decrementi, ha avuto una crescita del 15%
ed ha comunicato un lavoro sul territorio, tramite l’appoggio di Danilo Giusti e
Massimo Sottimano, di incontri nelle scuole e di partecipazione alle attività della
Scuola di Pace di Bra.
Informative specificamente richieste dalla legge per le società cooperative
Ai sensi dell’art. 2513 del Codice Civile si evidenzia che la cooperativa è
costituita ed operante nel rispetto della legge 8 novembre 1991 n. 381 ed in quanto
Cooperativa sociale risulta a Mutualità prevalente.
La percentuale delle persone svantaggiate, al 31/12/2009, rispetto al numero
complessivo dei lavoratori è del 50%, ed è pertanto rispettato il limite previsto
dalla vigente normativa.
Per quanto riguarda le vendite ai soci, esse sono circa il 10% delle vendite della
bottega, ossia circa 10.115 euro.
Ai sensi dell’articolo 2545 del codice civile e dell’articolo 2 della legge 31
gennaio 1992 n. 59 si relaziona quanto segue:
• La cooperativa ha organizzato un’impresa che persegue – mediante la
solidale partecipazione della base sociale – scopi sociali ed educativi al
fine di contribuire a realizzare una nuova economia della sobrietà e della
fraternità, operando nell’ambito di un progetto di commercio nazionale ed
internazionale equo e solidale, attivando rapporti commerciali con gruppi e
cooperative di produttori e trasformatori di paesi del sud del mondo.
La cooperativa opera inoltre nell’interesse generale della comunità alla
promozione umana ed alla integrazione sociale dei cittadini mediante
l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, nelle percentuali e come
definito dalla legge 8/11/1991 n. 381.
• L’attività prevista nell’oggetto sociale si è concretizzata materialmente con
LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE
•
•
•
•
•
-
quanto indicato nella premessa della presente nota integrativa.
In particolare si comunica che, nel corso dell’anno 2009, oltre al
proseguimento dei rapporti di lavoro con i soggetti svantaggiati iniziati nel
precedente anno, sono stati effettuati due inserimenti in collaborazione con
il Consorzio I.N.T.E.S.A. di Bra.e con il Consorzio socio assistenziale
langhe e Roero.
Tali inserimenti, effettuati presso il magazzino dei laboratori e il settore
controllo qualità artigianato, a seconda delle attitudini e possibilità
lavorative, sono soggetti a verifica periodica congiunta con i responsabili
della cooperativa.
Il costo di questi inserimenti è rimasto interamente a carico degli enti con
cui è stata stipulata la convenzione.
Nel corso dell’esercizio sono stati occupati n. 29 lavoratori soci, n. 2 soci
collaboratori a progetto, n. 3 lavoratori non soci e n. 1 amministratore a
compenso (il Presidente del CdA).
I soci svantaggiati complessivamente impegnati nel corso del 2009 sono
stati n. 13.
Hanno prestato la loro opera n. 13 soci volontari per circa 600 giornate di
lavoro.
Il costo dei soci lavoratori ha costituito il 95% circa del totale del costo
per il personale
Ai sensi dell’articolo 2528 ultimo comma del codice civile si specifica che nel
corso dell’esercizio:
sono stati ammessi n. 8 nuovi soci risultanti in possesso dei requisiti di legge
e statuto;
sono state presentate n. 8 domande di recesso di soci;
non sono stati autorizzati trasferimenti di azioni in capo a nuovi soci;
non è stato escluso alcun socio a norma di statuto e di regolamento.
Criteri di formazione
Il presente bilancio è stato redatto in forma abbreviata in quanto sussistono i
requisiti di cui all'art. 2435 bis, 1° comma del Codice civile; non è stata pertanto
redatta la Relazione sulla gestione. A completamento della doverosa informazione
si precisa in questa sede che ai sensi dell'art. 2428 punti 3) e 4) C.C. non esistono
né azioni proprie né azioni o quote di società controllanti possedute dalla società
anche per tramite di società fiduciaria o per interposta persona e che né azioni
proprie né azioni o quote di società controllanti sono state acquistate e / o alienate
dalla società, nel corso dell'esercizio, anche per tramite di società fiduciaria o per
interposta persona.
Criteri di valutazione
I criteri utilizzati nella formazione del bilancio chiuso al 31/12/2009 non si
discostano dai medesimi utilizzati per la formazione del bilancio del precedente
esercizio, in particolare nelle valutazioni e nella continuità dei medesimi principi.
LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE
La valutazione delle voci di bilancio è stata fatta ispirandosi a criteri generali di
prudenza e competenza nella prospettiva della continuazione dell'attività.
L'applicazione del principio di prudenza ha comportato la valutazione individuale
degli elementi componenti le singole poste o voci delle attività o passività, per
evitare compensi tra perdite che dovevano essere riconosciute e profitti da non
riconoscere in quanto non realizzati.
In ottemperanza al principio di competenza, l'effetto delle operazioni e degli altri
eventi è stato rilevato contabilmente ed attribuito all'esercizio al quale tali
operazioni ed eventi si riferiscono, e non a quello in cui si concretizzano i relativi
movimenti di numerario (incassi e pagamenti).
La continuità di applicazione dei criteri di valutazione nel tempo rappresenta
elemento necessario ai fini della comparabilità dei bilanci della società nei vari
esercizi.
La valutazione tenendo conto della funzione economica dell’elemento dell’attivo
o del passivo considerato che esprime il principio della prevalenza della sostanza
sulla forma - obbligatoria laddove non espressamente in contrasto con altre norme
specifiche sul bilancio - consente la rappresentazione delle operazioni secondo la
realtà economica sottostante gli aspetti formali.
Deroghe
Non sono state effettuate deroghe a quanto sopra esposto.
In particolare, i criteri di valutazione adottati nella formazione del bilancio sono
stati i seguenti.
Immobilizzazioni
Immateriali
Sono iscritte al costo storico di acquisizione ed esposte al netto degli
ammortamenti effettuati nel corso degli esercizi e imputati direttamente alle
singole voci.
I costi di impianto e di ampliamento, i costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicità
con utilità pluriennale sono stati iscritti nell'attivo con il consenso del Collegio
sindacale e sono ammortizzati in un periodo di cinque esercizi.
L'avviamento, acquisito a titolo oneroso, è stato iscritto nell'attivo con il consenso
del Collegio sindacale per un importo pari al costo per esso sostenuto e viene
ammortizzato con l’utilizzo dell’aliquota prevista dalla normativa fiscale.
Le migliorie su beni di terzi sono ammortizzate in un periodo di cinque esercizi.
Materiali
Sono iscritte al costo di acquisto e rettificate dai corrispondenti fondi di
ammortamento.
Nel valore di iscrizione in bilancio si è tenuto conto degli oneri accessori e dei
costi sostenuti per l'utilizzo dell'immobilizzazione, portando a riduzione del costo
gli sconti commerciali e gli sconti cassa di ammontare rilevante.
Le quote di ammortamento, imputate a conto economico, sono state calcolate
attesi l'utilizzo, la destinazione e la durata economico-tecnica dei cespiti, sulla
base del criterio della residua possibilità di utilizzazione, criterio che abbiamo
ritenuto ben rappresentato dalle seguenti aliquote, non modificate rispetto
all'esercizio precedente e ridotte alla metà nell'esercizio di entrata in funzione del
bene:
- impianti generici: 10%
LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE
- macchinari: 12,50%
- attrezzature: 20%
- mobili e arredi: 12%
- elaboratori e macchine ufficio: 20%
- automezzi: 20%.
Non sono state effettuate rivalutazioni discrezionali o volontarie e le valutazioni
effettuate trovano il loro limite massimo nel valore d'uso, oggettivamente
determinato, dell'immobilizzazione stessa.
Operazioni di locazione finanziaria (leasing)
Le operazioni di locazione finanziaria sono rappresentate in bilancio secondo il
metodo patrimoniale, contabilizzando a conto economico i canoni corrisposti
secondo il principio di competenza. In apposita sezione della nota integrativa sono
fornite le informazioni complementari previste dalla legge relative alla
rappresentazione dei contratti di locazione finanziaria secondo il metodo
finanziario.
Crediti
Sono esposti al presumibile valore di realizzo. L'adeguamento del valore nominale
dei crediti al valore presunto di realizzo è ottenuto mediante apposito fondo
svalutazione crediti, tenendo in considerazione le condizioni economiche generali,
di settore e anche il rischio paese.
Debiti
Sono rilevati al loro valore nominale, modificato in occasione di resi o di
rettifiche di fatturazione.
Ratei e risconti
Sono stati determinati secondo il criterio dell'effettiva competenza temporale
dell'esercizio.
Per i ratei e risconti di durata pluriennale sono state verificate le condizioni che ne
avevano determinato l'iscrizione originaria, adottando, ove necessario, le
opportune variazioni.
Rimanenze magazzino
Le giacenze di magazzino di materie prime, ausiliarie e prodotti finiti sono iscritte
al minore tra il costo di acquisto o di fabbricazione e il valore di realizzo
desumibile dall'andamento del mercato, applicando il metodo FIFO.
Fondi per rischi e oneri
Non sono presenti in bilancio.
Fondo TFR
Rappresenta l'effettivo debito maturato verso i dipendenti in conformità di legge e
dei contratti di lavoro vigenti, considerando ogni forma di remunerazione avente
carattere continuativo.
Il fondo corrisponde al totale delle singole indennità maturate a favore dei
dipendenti alla data di chiusura del bilancio, al netto degli acconti erogati, ed è
pari a quanto si sarebbe dovuto corrispondere ai dipendenti nell'ipotesi di
cessazione del rapporto di lavoro in tale data.
LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE
Imposte sul reddito
Le imposte sono accantonate secondo il principio di competenza; rappresentano
pertanto gli accantonamenti per imposte liquidate o da liquidare per l'esercizio,
determinate secondo le aliquote e le norme vigenti.
Riconoscimento ricavi
I ricavi per vendite dei prodotti sono riconosciuti al momento del trasferimento
della proprietà, che normalmente si identifica con la consegna o la spedizione dei
beni.
I ricavi di natura finanziaria e quelli derivanti da prestazioni di servizi vengono
riconosciuti in base alla competenza temporale.
I ricavi e i proventi, i costi e gli oneri relativi ad operazioni in valuta sono
determinati al cambio corrente alla data nella quale la relativa operazione è
compiuta.
Criteri di conversione dei valori espressi in valuta
I crediti e i debiti espressi originariamente in valuta estera sono iscritti, ai sensi
dell’art. 2426 n. 8 bis c.c., in base al tasso di cambio a pronti alla data di chiusura
dell’esercizio. Gli utili e le perdite che derivano dalla conversione dei crediti e dei
debiti sono rispettivamente accreditati e addebitati al Conto Economico alla voce
17 bis Utili e perdite su cambi.
Il risultato netto derivante dall'adeguamento ai cambi di fine esercizio costituisce
una perdita che concorre alla formazione del risultato d'esercizio.
Non esistono immobilizzazioni in valuta.
Garanzie, impegni, beni di terzi e rischi
Le garanzie, gli impegni, i beni di terzi, i nostri beni presso terzi ed i rischi sono
indicati nei conti d’ordine sulla base del loro valore nominale.
Attività
A) Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti
Non sono presenti crediti verso soci per versamenti ancora dovuti.
B) Immobilizzazioni
Non sono state effettuate rivalutazione e/o svalutazioni delle immobilizzazioni
materiali e immateriali, né sono stati imputati oneri finanziari ai conti iscritti
nell’attivo.
Non esistono immobilizzazioni di natura finanziaria.
Nell'esercizio non sono stati imputati oneri finanziari ai conti iscritti all'attivo.
LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE
C) Attivo circolante
I. Rimanenze
Saldo al 31/12/2009
1.826.760
Saldo al 31/12/2008
1.873.644
Variazioni
(46.884)
I criteri di valutazione adottati sono invariati rispetto all'esercizio precedente e
motivati nella prima parte della presente Nota integrativa.
La valutazione adottata rispetto a quella effettuata con il criterio dei costi correnti
non differisce in modo rilevante.
II. Crediti
Saldo al 31/12/2009
2.971.061
Descrizione
Verso clienti
Verso imprese
controllate
Verso imprese collegate
Verso controllanti
Per crediti tributari
Per imposte anticipate
Verso altri
Arrotondamento
Entro
12 mesi
2.641.415
Saldo al 31/12/2008
3.065.237
Oltre
12 mesi
Variazioni
(94.176)
Oltre
5 anni
Totale
2.641.415
19.601
19.601
291.551
18.494
310.045
2.952.567
18.494
2.971.061
Non sono presenti, nel bilancio al 31/12/2009, crediti vincolati.
Nella voce “Crediti Tributari” sono indicati crediti per IVA pari a euro 19.399 e
crediti verso erario per imposta sostitutiva sul TFR per euro 202.
Un importo significativo dei crediti al 31/12/2009, pari a Euro 168.589 è espresso
in moneta estera. I criteri di conversione dei valori espressi in valuta sono riportati
nella presente nota integrativa.
La ripartizione dei crediti al 31/12/2009 secondo area geografica è riportata nella
tabella seguente (articolo 2427, primo comma, n. 6, C.c.).
Crediti per
Area
Geografica
Italia
Bangladesh
Ecuador
India
Indonesia
Kenya
Nepal
V / clienti
2.588.653
V
/Controllate
V/
collegate
V/
controllanti
V / altri
41.225
10.534
38.087
37.997
12.495
11.787
8.257
Totale
2.629.878
10.534
38.087
37.997
12.495
11.787
8.257
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Perù
Vietnam
Benin
Togo
Ghana
Messico
Palestina
Paraguay
Sudafrica
Spagna
Portogallo
Grecia
San Marino
Germania
Francia
Totale
69.244
4.443
1.946
25.400
2.100
14.000
22.865
8.472
1.193
14.610
6.551
18.281
1.859
9.657
1.804
2.641.415
310.045
69.244
4.443
1.946
25.400
2.100
14.000
22.865
8.472
1.193
14.610
6.551
18.281
1.859
9.657
1.804
2.951.460
III. Attività finanziarie
Saldo al 31/12/2009
774
Descrizione
In imprese controllate
In imprese collegate
In imprese controllanti
Altre partecipazioni
Azioni proprie
Altri titoli
Arrotondamento
Saldo al 31/12/2008
258
31/12/2008
Incrementi
Variazioni
516
Decrementi
31/12/2009
258
516
774
258
516
774
La partecipazione iscritta nell’attivo circolante tra le attività finanziarie è relativa
alla quota di partecipazione in Unionfidi Piemonte Società cooperativa
di garanzia collettiva dei fidi, ed è valutata al costo di
sottoscrizione.
IV. Disponibilità liquide
Saldo al 31/12/2009
49.915
Descrizione
Depositi bancari e postali
Assegni
Denaro e altri valori in cassa
Arrotondamento
Saldo al 31/12/2008
21.064
31/12/2009
47.351
2.564
49.915
Variazioni
28.851
31/12/2008
16.762
4.302
21.064
Il saldo rappresenta le disponibilità liquide e l'esistenza di numerario e di valori
alla data di chiusura dell'esercizio.
LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE
D) Ratei e risconti
Saldo al 31/12/2009
11.632
Saldo al 31/12/2008
2.975
Variazioni
8.657
Misurano proventi e oneri la cui competenza è anticipata o posticipata rispetto alla
manifestazione numeraria e/o documentale; essi prescindono dalla data di
pagamento o riscossione dei relativi proventi e oneri, comuni a due o più esercizi
e ripartibili in ragione del tempo.
Passività
A) Patrimonio netto
Saldo al 31/12/2009
452.269
Descrizione
Capitale
Riserva legale indivisibile
Differenza da arrotondamento all'unità di Euro
Riserva ordinaria indivisibile
Arrotondamento .
Utili (perdite) portati a nuovo
Utile (perdita) dell'esercizio
Saldo al 31/12/2008
397.014
31/12/2008
211.050
35.115
1
100.488
Incrementi
28.950
15.108
50.360
397.014
33.116
110.915
Variazioni
55.255
Decrementi
5.300
31/12/2009
234.700
50.223
1
134.229
50.360
55.660
33.116
452.269
33.741
Nella tabella che segue si dettagliano i movimenti nel patrimonio netto
All’inizio dell’esercizio precedente
Destinazione del risultato dell’esercizio
- attribuzione dividendi
- altre destinazioni
Altre variazioni
Risultato dell’esercizio precedente
Alla chiusura dell’esercizio precedente
Destinazione del risultato dell’esercizio
- attribuzione dividendi
- altre destinazioni
Altre variazioni
Risultato dell’esercizio corrente
Alla chiusura dell’esercizio corrente
Capitale
sociale
225.350
Riserva
legale
29.246
Altre
Risultato
Riserve
d’esercizio
87.383
19.562
(19.562)
5.869
13.106
35.115
100.489
15.108
33.741
50.223
134.230
Totale
361.541
(14.300)
211.050
50.360
50.360
(50.360)
397.014
23.650
234.700
33.116
33.116
452.269
Si precisa che una quota del 3% degli utili netti realizzati nell’esercizio 2008 (pari
ad euro 1.511) è stata destinato ai fondi mutualistici per la promozione e lo
sviluppo della cooperazione ai sensi dell’articolo 11 punto 4 della Legge
31/01/1992 n. 59 e di quanto previsto dallo Statuto sociale.
LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE
Il capitale sociale è così composto.
Azioni/Quote
Azioni ordinarie
Azioni strumento finanziario
Totale
Numero
Valore nominale
200
50
2.247
100
Totale
10.000End
224.70
234.700
Le azioni strumento finanziario sono parte del capitale sociale ai sensi di quanto
previsto dall’art. 15 lettera a) numero 2) dello statuto sociale.
Si sottolinea che, stante la natura di società cooperativa, tutte le riserve presenti
nel patrimonio netto sono riserve indivisibili che pertanto non possono essere
ripartite fra i soci né durante l’esistenza della società né all’atto del suo
scioglimento in conformità al dettato di legge ed alle previsioni statutarie.
B) Fondi per rischi e oneri
Non esistono, nel presente bilancio, fondi accantonati a fronte di rischi ed oneri.
C) Trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato
Saldo al 31/12/2009
216.480
Saldo al 31/12/2008
172.652
Variazioni
43.828
La variazione è così costituita.
Variazioni
31/12/2008
TFR, movimenti del periodo
Incrementi
172.652
Decrementi
56.813
12.985
31/12/2009
216.480
Il fondo accantonato rappresenta l'effettivo debito della società al 31/12/2009
verso i dipendenti in forza a tale data, al netto degli anticipi corrisposti.
D) Debiti
Saldo al 31/12/2009
4.270.927
Saldo al 31/12/2008
4.521.927
Variazioni
(251.000)
I debiti sono valutati al loro valore nominale e la scadenza degli stessi è così
suddivisa (articolo 2427, primo comma, n. 6, C.c.).
Descrizione
Obbligazioni
Obbligazioni convertibili
Debiti verso soci per
finanziamenti
Debiti verso banche
Debiti verso altri
Entro
12 mesi
Oltre
12 mesi
861.917
1.802.552
Oltre
5 anni
Totale
861.917
44.377
1.846.929
LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE
finanziatori
Acconti
Debiti verso fornitori
Debiti costituiti da titoli di
credito
Debiti tributari
Debiti verso istituti di
previdenza
Altri debiti
Arrotondamento
1.390.647
1.390.647
41.145
31.994
41.145
31.994
98.296
(1)
4.226.550
98.296
(1)
4.270.927
44.377
Non sono presenti debiti in relazione a operazioni che prevedono l’obbligo di
retrocessione a termine.
I “Debiti verso soci per finanziamenti” sono disciplinati da apposito regolamento
dei prestiti sociali approvato dai soci della cooperativa e rispettano quanto
previsto dalle norme di legge e dallo statuto sociale. In particolare il rapporto tra i
prestiti soci ed il patrimoni netto è, al 31/12/2009, pari a 1,91.
I "Debiti verso fornitori" sono iscritti al netto degli sconti commerciali; gli sconti
cassa sono invece rilevati al momento del pagamento. Il valore nominale di tali
debiti è stato rettificato, in occasione di resi o abbuoni (rettifiche di fatturazione),
nella misura corrispondente all'ammontare definito con la controparte.
La voce "Debiti tributari" accoglie solo le passività per imposte certe e
determinate. Nella voce debiti tributari sono iscritti debiti per imposta IRES, pari
a euro 2.733, debiti per imposta IRAP per euro 433, debiti per ritenute d’acconto
IRPEF per euro 24.548, debiti Verso dogane per IVA e dazi differiti per euro
13.431.
L’importo dei debiti in valuta al 31/12/2009è pari ad Euro 12.637.
Non sussistono debiti assistiti da garanzia reale su beni sociali.
La ripartizione dei Debiti al 31/12/2009 secondo area geografica è riportata nella
tabella seguente (articolo 2427, primo comma, n. 6, C.c.).
Debiti per Area
Geografica
Italia
India
Sri Lanka
Bangladesh
Equador
Senegal
Indonesia
Nepal
Austria
Germania
Totale
V / fornitori
V /Controllate
V / Collegate
V/
Controllanti
1.369.178
526
165
70
57
4.444
12.373
139
1.514
2.181
1.390.647
V / Altri
98.296
98.296
Totale
1.467.474
526
165
70
57
4.444
12.373
139
1.514
2.181
1.488.943
E) Ratei e risconti
Saldo al 31/12/2009
137.281
Saldo al 31/12/2008
118.847
Variazioni
18.434
LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE
Rappresentano le partite di collegamento dell'esercizio conteggiate col criterio
della competenza temporale.
Conti d'ordine
Tra i rischi assunti dall’impresa sono indicate le fidejussioni rilasciate dalla
società pari ad euro 6.250.
Negli altri conti d’ordine è indicato il valore nominale delle nostre merci presso
terzi in conto lavorazione (Euro 187.229), delle nostre merci presso terzi in
viaggio (Euro 155.911), delle nostre merci presso terzi in conto vendita (Euro
2.171) e delle fideiussioni ricevute da terzi a garanzia di debiti sociali (Euro
2.689137).
Conto economico
A) Valore della produzione
Saldo al 31/12/2009
5.543.699
Saldo al 31/12/2008
5.550.258
Descrizione
Ricavi vendite e prestazioni
Variazioni rimanenze prodotti
Variazioni lavori in corso su ordinazione
Incrementi immobilizzazioni per lavori interni
Altri ricavi e proventi
Variazioni
(6.559)
31/12/2009
5.485.951
31/12/2008
5.479.609
Variazioni
6.342
57.748
5.543.699
70.649
5.550.258
(12.901)
(6.559)
Nella voce “Altri ricavi e proventi” sono iscritte le quote di competenza
dell’esercizio 2009 dei contributi in conto capitale ricevuti dalla società (per euro
15.159) ed i contributi in conto esercizio (per euro 6.500).
I ricavi delle vendite e delle prestazioni vengono così ripartiti:
98,20 % circa – ricavi commercio ingrosso e produzione
1,80 % circa – ricavi commercio dettaglio negozio di Bra
B) Costi della produzione
Saldo al 31/12/2009
5.377.169
Descrizione
Saldo al 31/12/2008
5.329.343
31/12/2009
31/12/2008
Variazioni
47.826
Variazioni
LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE
Materie prime, sussidiarie e merci
Servizi
Godimento di beni di terzi
Salari e stipendi
Oneri sociali
Trattamento di fine rapporto
Trattamento quiescenza e simili
Altri costi del personale
Ammortamento immobilizzazioni immateriali
Ammortamento immobilizzazioni materiali
Altre svalutazioni delle immobilizzazioni
Svalutazioni crediti attivo circolante
Variazione rimanenze materie prime
Accantonamento per rischi
Altri accantonamenti
Oneri diversi di gestione
2.500.380
1.567.274
179.689
733.058
172.198
56.813
2.635.409
(135.029)
1.683.200 (115.926)
184.118
(4.429)
743.036
(9.978)
167.993
4.205
56.172
641
19.400
54.654
25.065
54.234 420
(5.665)
13.300
46.884
13.000
(263.776)
300
310.660
33.519
5.377.169
30.892
5.329.343
2.627
47.826
Costi per materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci e Costi per servizi
Sono strettamente correlati a quanto esposto nella parte introduttiva della Nota
integrativa e all'andamento del punto A (Valore della produzione) del Conto
economico.
Costi per il personale
La voce comprende l'intera spesa per il personale dipendente ivi compresi i
miglioramenti di merito, passaggi di categoria, scatti di contingenza, costo delle
ferie non godute e accantonamenti di legge e contratti collettivi.
Ammortamento delle immobilizzazioni materiali
Per quanto concerne gli ammortamenti si specifica che gli stessi sono stati
calcolati sulla base della durata utile del cespite e del suo sfruttamento nella fase
produttiva sulla base di quanto indicato nei “criteri di valutazione” della presente
nota integrativa.
Altre svalutazioni delle immobilizzazioni
Non sono state effettuate svalutazioni delle immobilizzazioni materiali e/o
immateriali.
C) Proventi e oneri finanziari
Saldo al 31/12/2009
(105.744)
Descrizione
Da partecipazione
Da crediti iscritti nelle immobilizzazioni
Da titoli iscritti nelle immobilizzazioni
Da titoli iscritti nell'attivo circolante
Proventi diversi dai precedenti
(Interessi e altri oneri finanziari)
Utili (perdite) su cambi
Saldo al 31/12/2008
(139.519)
31/12/2009
191
(110.633)
4.698
(105.744)
Variazioni
33.775
31/12/2008
1.045
(126.190)
(14.374)
(139.519)
Variazioni
(854)
15.557
19.072
33.775
LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE
Utile e perdite su cambi
Gli utili su cambi non realizzati derivanti dalla valutazione ai sensi dell’art 2426
n. 8 bis c.c. sono pari a euro 2.408;
Le perdite su cambi non realizzate derivanti dalla valutazione ai sensi dell’art.
2426 n. 8 bis c.c. sono pari a euro 1.369;
Il risultato netto della componente valutativa è pertanto negativo per euro 1.039.
Imposte sul reddito d'esercizio
Saldo al 31/12/2009
30.399
Imposte
Imposte correnti:
IRES
IRAP
Imposte sostitutive
Imposte differite (anticipate)
IRES
IRAP
Saldo al 31/12/2008
29.128
Saldo al 31/12/2009
30.399
16.186
14.213
30.399
Variazioni
1.271
Saldo al 31/12/2008
29.128
13.869 2.317
15.259
29.128
Variazioni
1.271
(1.046)
1.271
Sono state iscritte le imposte di competenza dell’esercizio.
Ai sensi dell'articolo 2427, primo comma, n. 14 C.c. si evidenzia che nel presente
bilancio non sussiste fiscalità differita e/o anticipata.
Operazioni di locazione finanziaria (leasing)
La società ha in essere n. 4 contratti di locazione finanziaria relativi ad automezzi
strumentali per la società.
Conformemente alle indicazioni fornite dal documento OIC 1 - I PRINCIPALI EFFETTI
DELLA RIFORMA DEL DIRITTO SOCIETARIO SULLA REDAZIONE DEL BILANCIO D'ESERCIZIO , nella
tabella seguente sono fornite le informazioni sugli effetti che si sarebbero prodotti sul
Patrimonio Netto e sul Conto Economico rilevando le operazioni di locazione
finanziaria con il metodo finanziario rispetto al criterio cosiddetto patrimoniale
dell'addebito al Conto Economico dei canoni corrisposti.
Attività
a) Contratti in corso
Beni in leasing finanziario alla fine dell'esercizio precedente, al netto degli ammortamenti complessivi
pari a Euro 8.575 alla fine dell’esercizio precedente
+ Beni acquisiti in leasing finanziario nel corso dell'esercizio
- Beni in leasing finanziario riscattati nel corso dell'esercizio
- Quote di ammortamento di competenza dell'esercizio
+ / - Rettifiche/riprese di valore su beni in leasing finanziario
Beni in leasing finanziario al termine dell’esercizio, al netto degli ammortamenti complessivi pari a Euro
19.560
b) Beni riscattati
Maggior valore complessivo dei beni riscattati, determinato secondo la metodologia finanziaria, rispetto
al loro valore netto contabile alla fine dell’esercizio
c) Passività
Debiti impliciti per operazioni di leasing finanziario alla fine dell'esercizio precedente
+ Debiti impliciti sorti nell'esercizio
- Riduzioni per rimborso delle quote capitale
- Riduzioni per riscatti nel corso dell’esercizio
Debiti impliciti per operazioni di leasing finanziario al termine dell'esercizio
d) Effetto complessivo lordo alla fine dell’esercizio (a+b-c)
23.846
22.505
10.985
35.366
23.627
16.672
8.229
32.070
(2.051)
LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE
e) Effetto netto fiscale
f) Effetto sul Patrimonio Netto alla fine dell’esercizio (d-e)
L'effetto sul Conto Economico può essere così rappresentato
Storno di canoni su operazioni di leasing finanziario
Rilevazione degli oneri finanziari su operazioni di leasing finanziario
Rilevazione di
- quote di ammortamento
su contratti in essere
su beni riscattati
- rettifiche/riprese di valore su beni in leasing finanziario
Effetto sul risultato prima delle imposte
Rilevazione dell’effetto fiscale
Effetto sul risultato d'esercizio delle rilevazioni delle operazioni di leasing con il metodo
finanziario
(645)
(1.406)
11.089
1.613
10.985
(1.510)
(474)
(1.036)
Informazioni sugli strumenti finanziari emessi dalla società
Gli strumenti finanziari emessi dalla società sono, ai sensi dell’art. 15 n. 2 dello
statuto sociale, azioni di valore nominale unitario di 100 euro emessi ed offerti in
sottoscrizione ai soci cooperatori e finanziatori. Gli strumenti finanziari emessi dalla
società sono, ai sensi dell’art. 15 n. 2 dello statuto sociale, azioni di valore nominale
unitario di 100 euro emessi ed offerti in sottoscrizione ai soci cooperatori e
finanziatori. Alla data del 31/12/2009 le azioni “strumento finanziario” sono 2.247
per un ammontare complessivo di euro 224.700.
Tali strumenti costituiscono parte integrante del patrimonio sociale .
Informazioni relative alle operazioni realizzate con parti correlate
La società non ha posto in essere operazioni con parti correlate.
Informazioni relative agli accordi non risultanti dallo stato patrimoniale
La società non ha in essere accordi non risultanti dallo Stato Patrimoniale.
Proposta di destinazione del risultato d’esercizio
Si propone all’assemblea dei soci di destinare l’utile di bilancio al netto delle
imposte, pari ad euro 33.116, come segue:
• A Riserva legale indivisibile (30%)
9.935
• Ai fondi mutualistici per la promozione
e lo sviluppo della cooperazione (3%)
993
• A Riserva straordinaria indivisibile
22.188
Il presente bilancio, composto da Stato patrimoniale, Conto economico e Nota
integrativa, rappresenta in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e
finanziaria nonché il risultato economico dell'esercizio e corrisponde alle risultanze
delle scritture contabili.
Il Presidente del Consiglio di amministrazione
GIORDANA EMANUELE
LIBEROMONDO SOCIETA’ COOPERATIVA SOCIALE
Sede in VIA VITTORIO EMANUELE 282- 12042 BRA (CN)
Reg. Imprese 02575550047
Capitale sociale Euro 234.700,00 i.v.
Relazione del Collegio Sindacale al Bilancio chiuso al 31.12.2009
Il progetto di Bilancio dell’esercizio chiuso al 31 dicembre 2009, che il Consiglio di
Amministrazione sottopone alla Vostra approvazione, è stato redatto secondo le disposizioni di
legge ed è costituito dallo Stato Patrimoniale, dal Conto Economico e dalla Nota Integrativa. Tale
complesso di documenti è stato messo a disposizione del Collegio Sindacale nel rispetto del temine
imposto dall’art. 2429 C.C..
I sindaci preliminarmente informano:
- che la funzione di controllo contabile ex. art. 2409 bis c.c. è loro attribuita ai sensi dell’art. 32 del
vigente statuto, adeguato alle nuove norme del diritto societario in vigore dal 2004 in data 11
dicembre 2004;
- che tutti i membri effettivi del Collegio Sindacale – ai sensi dell’art. 2409 bis, co. 3° c.c. – sono
iscritti nel Registro dei Revisori istituito presso il Ministero della Giustizia;
-che gli esiti della duplice funzione di controllo attribuita ai Sindaci sono formalizzati in un unico
documento accompagnatorio al progetto di bilancio al 31 dicembre 2009, chiaramente suddiviso per
tipologia di relazione richiesta dalla normativa e con la disponibilità di chiarire ogni aspetto che
sarà ritenuto opportuno in sede di assemblea;
-che tutte le deliberazioni dai Sindaci sono state assunte collegialmente e all’unanimità.
Informativa specificatamente richiesta
dalla legge per le società cooperative
Ai sensi dell’art.2454 del codice civile e dell’articolo 2 ella legge 31 gennaio 1992 n. 59 si attesta
che gli amministratori in sede di nota integrativa hanno relazionato indicando specificatamente i
criteri seguiti per la gestione sociale e per il conseguimento dello scopo mutualistico e che le
informazioni da essi forniti risultano veritiere.
Ai sensi dell’art. 2513 del Codice Civile si rammenta che la cooperativa è costituita ed operante nel
rispetto della legge 8 novembre 1991 n. 381 ed in quanto Cooperativa sociale risulta a Mutualità
prevalente.
Relazione di giudizio sul bilancio di esercizio
art. 2409-ter, primo comma, lettera c) del Codice Civile
I Sindaci danno atto:
1. di aver svolto il controllo contabile del bilancio d’esercizio chiuso al 31.12.2009, esercizio
coincidente con l’anno solare e non interrotto da alcun evento di natura straordinaria
precisando che la responsabilità della relazione del bilancio compete all’organo
amministrativo della Società, mentre al Collegio Sindacale spetta la responsabilità del
giudizio tecnico-professionale basato sul controllo contabile;
2. che l’esame è stato condotto secondo i principi statuiti per la revisione contabile. In
conformità a detti principi, la revisione è stata pianificata e svolta al fine di accertare se il
bilancio
d’esercizio
sia
viziato
da
errori
significativi
e
se
risulti,
nel
suo
complesso,accettabile. Il procedimento di controllo comprende l’esame, sulla base di
verifiche a campione, degli elementi probativi a supporto dei saldi e delle informazioni
contenuti nel bilancio, nonché la valutazione dell’adeguatezza e della correttezza dei criteri
contabili utilizzati e della ragionevolezza delle stime effettuate dagli amministratori.
Riteniamo che il lavoro svolto fornisca una ragionevole base per l’espressione del nostro
giudizio professionale.
3. che per la redazione del bilancio, che risulta conforme alle risultanze contabili della società,
sono state seguite le norme, di cui agli artt. 2423 C.C. e segg., introdotte con decreto
legislativo 9 aprile 1991, n. 127. In particolare si rileva che:
- sono state rispettate le strutture previste dal Codice Civile per lo Stato Patrimoniale e per il
Conto Economico, rispettivamente all’art. 2435 bis, esponendo in maniera comparativa i dati
dell’esercizio precedente;
- nella redazione del bilancio gli amministratori non hanno derogato alle norme di legge, ai
sensi dell’art. 2423 C.C.;
- sono stati rispettati i principi di redazione previsti dall’art. 2423-bis del codice civile;
- quanto ai criteri di valutazione e/o alla classificazione delle poste di bilancio utilizzati, essi
non sono stati modificati rispetto al precedente esercizio.
4. che per quanto riguarda le voci del Conto Economico, il controllo a campione eseguito ne
accerta una sostanziale corretta imputazione dei costi e dei ricavi nonché una loro corretta
classificazione.
In conclusione, a nostro giudizio, il sopramenzionato bilancio nel suo complesso è redatto con
chiarezza e rappresenta in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria e il
risultato economico della società.
Relazione sui risultati dell’esercizio e sull’attività svolta dal Collegio Sindacale
art. 2429 del Codice Civile
Nel corso dell’esercizio chiuso 31.12.2009, come previsto dall’art. 2403 del C.C., la nostra attività è
stata ispirata alle norme di comportamento del Collegio Sindacale raccomandante dai Consigli
Nazionali dei Dottori Commercialisti e Ragionieri.
1. In particolare:
-
abbiamo vigilato sull’osservazione della legge e dell’atto costitutivo e sul rispetto dei
principi di corretta amministrazione
-
abbiamo partecipato alle riunioni del Consiglio di Amministrazione e diamo atto di
aver ottenuto dagli amministratori informazioni sul generale andamento della
gestione e sulla sua prevedibile evoluzione, e possiamo ragionevolmente assicurare
che le azioni poste in essere sono conformi alla legge e allo statuto sociale e non
sono manifestamente imprudenti, in potenziale conflitto di interesse o in contrasto
del patrimonio sociale
-
abbiamo valutato e vigilato – per quanto di nostra competenza – sull’adeguatezza del
sistema amministrativo e contabile nonché sull’affidabilità di quest’ultimo a
rappresentare correttamente i fatti di gestione, e a tale riguardo non abbiamo
osservazioni che debbano essere evidenziate nella presente relazione
2. Nel corso dell’esercizio non sono pervenute al Collegio Sindacale denuncie ai sensi
dell’articolo 2408 Codice Civile e non sono emersi fatti censurabili da richiedere la
segnalazione e/o la menzione nella presente relazione.
3. Il Collegio Sindacale, nel corso dell’esercizio, non ha rilasciato pareri ai sensi di legge.
4. Per l’attestazione che il bilancio di esercizio al 31.12.2009 rappresenta in modo veritiero e
corretto la situazione patrimoniale e finanziaria e il risultato economico della Vostra società
ai sensi dell’articolo 2409-ter, terzo comma del Codice Civile rimandiamo alla prima parte
della nostra relazione.
5. Lo stato patrimoniale ed il conto economico evidenziano un utile di € 33.116,00 e si
riassumono nei seguenti valori:
Stato Patrimoniale
A) Crediti verso i soci per i versamenti
B) Immobilizzazioni
0
216.815
C) Attivo Circolante
D) Ratei e risconti attivi
Totale attivo
A) Patrimonio netto
B) Fondo rischi ed oneri
C) Trattamento di fine rapporto
D) Debiti
E) Ratei e risconti passivi
Totale passivo
Conto Economico
A) Valore della produzione
B) Costi della produzione
SALDO
C) Proventi e oneri finanziari
D) Rettifiche di valore di attività finanziarie
SALDO
E) Proventi ed oneri straordinari
Risultato prima delle imposte
Imposte sul reddito
Utile d’esercizio
4.848.510
11.632
5.076.957
452.269
0
216.480
4.270.927
137.281
5.076.957
5.543.699
5.377.169
166.350
(105.744)
0
60.786
2.729
63.515
30.399
33.316
6. In considerazione di quanto sopra esposto, non avendo osservazioni da formulare, il
Collegio Sindacale non rileva motivi ostativi all’approvazione del bilancio di esercizio al
31.12.2009, né ha obiezioni da formulare in merito alla proposta formulata dal Consiglio di
Amministrazione per la destinazione dell’utile d’esercizio.
Con osservanza.
Bra,
10 aprile 2010
Il Collegio Sindacale
"Johnny penso' che un partigiano
sarebbe stato come lui,
ritto sull'ultima collina,
guardando la citta'
la sera della sua morte.
Ecco l'importante:
che ne rimanesse sempre uno".
Beppe Fenoglio
SOCIETÀ COOPERATIVA SOCIALE
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12042 Bra (Cuneo)
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