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DOSSIER ECUMENISMO
L’esperienza ecumenica di don Ettore Simioni a Uster
Don Ettore Simioni, nativo della provincia di Vicenza, dopo molti anni trascorsi in Svizzera,
quest'anno, al raggiungimento dell'età pensionabile, è rientrato in Italia. Dal 1992 al 1998 è
stato missionario a Uster e dal 1998 al 2007 ha ricoperto la carica di parroco nella Chiesa
cattolica svizzera della città. Un'esperienza che va senz'altro rivalutata.
intervista di Salvatore Dugo
Don Ettore, come hai vissuto il passaggio da
missionario a parroco nella parrocchia di Uster?
Conoscevo la parrocchia più da vicino da due anni.
Ero stato nel 1996 "parroco amministratore". Così
ho potuto conoscere le dinamiche e le strutture di una
comunità svizzera. Comunque la volontà di riuscire
era forte come pure la disponibilità a lavorare sodo.
Quasi come una sfida da cui dovevo uscire vincitore.
Ho imparato molte cose, ho vissuto momenti belli e
avuto anche tempi difficili, specialmente per il continuo
cambiamento di collaboratori pastorali.
Da parroco sei stato confrontato direttamente
con il tema dell'ecumenismo. Qual è stato il tuo
approccio culturale con la Chiesa Protestante
negli anni della permanenza a Uster?
Alcune celebrazioni liturgiche venivano fatte insieme
con i Protestanti già prima di me. Ho continuato questa tradizione e cercato altre occasioni per collaborare
insieme. È stato per me molto utile, perchè sono stato
costretto a confrontarmi con la mia teologia cattolica e
approfondire certi temi come l'Eucarestia, il ministero
sacerdotale, la successione apostolica, la liturgia e altri
aspetti teologici.
Come si è evoluto il rapporto con la Chiesa
Protestante negli anni della tua permanenza a
Uster?
Quello che ha caratterizzato il rapporto fra noi parroci è stata l'atmosfera di amicizia. Questa ha fatto da
base ad ogni confronto teologico e ad ogni collaborazione pastorale. Un profondo rispetto e una grande stima
reciproca.
Quali sono state le iniziative più significative
della collaborazione fra le due Chiese?
Devo dire che le Chiese, che collaboravano insieme,
erano più di due: la Chiesa Evangelica Riformata, la
Chiesa Evangelica Metodista, i Vecchi Cattolici,
qualche volta la Chiesa "Libera Riformata" e
l'Esercito della Salvezza. Dipendeva un po’ dalle cir-
costanze. I momenti della collaborazione potevano
essere quelli delle feste dell'anno liturgico come San
Silvestro, la Quaresima, oppure, eventi civili come la
Festa della città di Uster. Anche iniziative di carattere culturale, sociale e caricativo ci trovavano insieme.
Ci puoi spiegare come funziona la
"Thomasmesse"?
Questo modo di celebrare la liturgia domenicale è nato
nell'Europa del Nord in ambiente protestante e poi si è
diffuso in Germania e in Svizzera. La Chiesa
Cattolica conosce poco la "Thomasmesse", che poi è
chiamata così impropriamente. Le sue caratteristiche
sono: la preparazione viene fatta da un gruppo che sceglie il tema, i canti e la musica, e collabora direttamente allo svolgimento della celebrazione. I temi sono attuali e si rivolgono ai credenti critici e impegnati.
Importante è la "fase aperta" di circa mezz'ora, durante la quale i partecipanti hanno varie possibilità: cantare insieme, raccogliersi in preghiera, scrivere preghiere,
accendere una candela, ricevere l'unzione con l'olio benedetto, discutere la predica, accedere al bar per allacciare
contatti... Spesso viene celebrata la "Ultima Cena".
Dopo la celebrazione, caratterizzata da un'atmosfera
sciolta e di festa, segue il pranzo insieme. I Cattolici non
conoscono ancora bene questa forma di liturgia.
Quali sono le maggiori difficoltà che hai dovuto affrontare e come le hai superate?
I cattolici di Uster sono molto tolleranti e hanno accettato bene la collaborazione ecumenica. Ma il movimento cattolico "Pro Ecclesia" si è fatto sentire più
volte e si è lamentato presso il vescovo. Ma il lavoro è
andato avanti con coraggio e convinzione.
Pensi che nei prossimi anni si vedranno delle
accelerazioni sull'unità dei cristiani?
È difficile sapere cosa accadrà negli anni a venire.
Forse l'attuale Papa intensificherà il dialogo con gli
Ortodossi e congelerà il rapporto con le Chiese protestanti del Centro Europa e America del Nord.
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