Nuovo Cammino - Diocesi di Ales Terralba

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Nuovo Cammino - Diocesi di Ales Terralba
Euro 1,00
Quindicinale d’informazione
della Diocesi Ales-Terralba
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Solenne Concelebrazione nella Cattedrale di Ales per il saluto della diocesi.
L’attesa per l’ordinazione episcopale del nuovo vescovo mons. Carboni
Il ringraziamento
al Vescovo Dettori,
redattore-editore
uovo Cammino si unisce al coro
di ringraziamenti presentati a
mons. Giovanni Dettori nella
Concelebrazione del 10 aprile nella Cattedrale di Ales da esponenti del clero,
delle religiose, delle istituzioni civili e
dei movimenti laicali. Lo “Speciale” delle
pagine interne sono l’ultimo e significativo contributo del nostro quindicinale
diocesano all’opera pastorale del Vescovo
e alla “comunione e missione” rilanciate
dal recente Sinodo diocesano. Nel momento del congedo, “Nuovo Cammino”
si sente di esprimere un grazie sincero a
mons. Dettori per il sostegno, la fiducia
nel confronto, con lo stimolo a migliorare
la missione di informare e formare la
comunità diocesana, manifestati nei dodici anni del suo episcopato. Il nostro
giornale si è fatto “portavoce” ascoltato
della sua opera evangelizzatrice: lettere
pastorali, discorsi importanti in occasione
di feste religiose e avvenimenti civili,
prese di posizione su alcune situazioni
di crisi del lavoro e di emergenze sociali.
In qualche modo mons. Dettori è stato
“redattore” del quindicinale diocesano,
oltre che l’editore a tutti gli effetti. E
come editore era pronto ad assecondare
l’auspicio, contenuto nei preliminari del
Sinodo, di trasformare il giornale in settimanale. Un progetto ambizioso, da non
scartare a priori, ma difficile da tradurre
in pratica, per vari motivi, almeno finché
il direttore è anche il parroco della Cattedrale, come è stato negli ultimi quattro
anni. Proprio sul Sinodo non sono mancate valutazioni diverse sul come presentare in itinere i grandi temi in discussione. Noi pensiamo di avere fatto
la nostra parte per coinvolgere la comunità diocesana nel rinnovamento sinodale. Grazie ancora, mons. Giovanni,
dell’opportunità straordinaria, anche se
faticosa, offerta a “Nuovo Cammino” di
rendersi utile alla nostra gente, di creare
opinione e solidarietà tra i diversi centri
e ambienti della diocesi, di essere voce
della Chiesa nella realtà sociale e politica.
Le auguriamo che la nuova esperienza
pastorale nella sua Ozieri sia ricca di
frutti spirituali e di serenità. E continui
a leggere, caro mons. Giovanni, il nostro
periodico, arricchendolo, quando lo riterrà opportuno, con le sue riflessioni e
proposte di Vescovo emerito perché resti
intatto il filo di amicizia e di comunione
con la nostra diocesi, sua unica sposa.
La Redazione
N
Grazie, mons. Dettori
Solenne Concelebrazione in Cattedrale per il saluto e ringraziamento della diocesi a mons. Dettori
C’
erano proprio tutti, domenica 10
aprile nella Cattedrale in Ales per il
saluto a mons. Giovanni Dettori che
dopo 12 anni lascia la guida pastorale della
diocesi: il clero diocesano, i sindaci, autorità
civili e militari, religiosi e religiose, diaconi,
seminaristi e fedeli provenienti da tutte le
parrocchie. È stato il modo di esprimere vicinanza e gratitudine al Vescovo Giovanni che
per i canonici limiti di età torna nella diocesi
di Ozieri, oggi guidata da un “suo” prete, diventato Vescovo. La Concelebrazione eucaristica è solenne, animata dal coro parrocchiale di Sardara e presieduta dallo stesso mons.
Dettori, alla quale hanno partecipato i vescovi Mauro Morfino,. Giovanni Paolo Zedda e
Corrado Melis. Il sindaco di Ales Simonetta
Zedda ha ricordato la disponibilità del Vescovo all’ascolto dei bisogni della gente con “le
porte sempre aperte a tutti”, soprattutto in
Nostra intervista esclusiva al nuovo Vescovo di Ales-Terralba nell’imminenza dell’ordinazione episcopale
Mons. Carboni: ascolto delle persone e annuncio del Vangelo
I
giorni che precedono l’ordinazione episcopale e l’ingresso in diocesi,
padre Roberto Carboni ha voluto trascorrerli nel convento di San Francesco, a Oristano. Per una full immersion nei luoghi della sua formazione,
vicino al Crocifisso di Nicodemo, insieme con confratelli “conventuali” che
l’hanno visto percorrere tutte le tappe del cammino francescano. Dal 17
aprile la svolta: inizia un percorso pastorale radicalmente diverso da quello
immaginato e voluto con l’ingresso nella famiglia del poverello di Assisi.
“In questi giorni – dice padre Roberto - ho avuto tra le mani un libro che ripropone brani tratti da «Il giornale dell’anima», il diario personale di Papa
Giovanni XXIII. Sfogliandolo, mi è capitata sotto gli occhi proprio la pagina
Ordinazione
Numero 7 (451) Anno 21 (68)
Domenica 17 Aprile 2016
2
che Papa Roncalli aveva scritto appena nominato vescovo e designato poi al
servizio in Bulgaria. Mi ha sorpreso constatare come i timori, le preoccupazioni circa le proprie capacità ma anche il desiderio di impegnarsi per il
bene, sono pensieri vicini a quelli che mi hanno accompagnato in questi
mesi. Mi ha incoraggiato leggere del suo abbandono alla Provvidenza di Dio
che accompagna il nostro cammino. Tra la scelta di ieri e con il cammino pastorale che si apre oggi io percepisco solo continuità: entrando nell’Ordine
francescano mi sono messo allora nelle mani della Chiesa ed è la stessa Chiesa che mi chiede oggi questo servizio”.
(Continua a pagg. 10-11)
Mario Girau
Terrorismo
12
Comuni
La prima Messa
di don Emmanuele
Il vivo ricordo
di Jennifer Scintu
Risorse disponibili
dal Fondo Unico
opo l’Ordinazione
D
presbiterale ad Ales,
per le mani di mons.
ordoglio nella
C
comunità di Ales, per
la concittadina, nata in
er iniziativa di
P
Governo e Regione
sarda superato il “patto di
Giovanni Dettori, festa
grande per la prima
Messa a Villacidro nella
parrocchia di S. Antonio
Germania, perita
tragicamente
nell’attentato di Bruxelles
del 22 marzo scorso
stabilità”: le risorse
saranno gestite dai
Comuni, sulla base dei
bisogni, senza vincoli
16
questo periodo di forte crisi economica e insieme l’alto ministero episcopale di mons.
Dettori. “Ringraziamo il Vescovo per i doni
che ci ha elargito a piene mani”, ha detto Tarcisio Agus, in rappresentanza dei laici, sottolineando il costante impegno del Vescovo,
“schierato sempre in difesa dei lavoratori”
che hanno dovuto subire la crisi dell’ industria locale.
(Speciale alle pagg. 5-8) Antonio Corona
Nelle parrocchie numero
speciale di AVVENIRE
con una pagina sulla Diocesi
2 | Domenica, 17 Aprile 2016
ORDINAZIONE SACERDOTALE
Ales. Nella Cattedrale gremita l’ordinazione presbiterale di don Emmanuele Deidda
Don Emmanuele, ministero
sacro e servizio al popolo di Dio
N
ella cornice della Cattedrale
santi Pietro e Paolo sabato 2
aprile mons. Dettori ha compiuto l’atto conclusivo del suo
ministero episcopale imponendo le
mani e ordinando presbitero il diacono Emmanuele Deidda della parrocchia di sant’Antonio da Padova di Villacidro, da alcuni mesi chiamato a svolgere il servizio da diacono nelle parrocchie della cattedrale di Ales e nella
parrocchia di Masullas.È stato un tempo di Chiesa diocesana, che si è unita
al suo Pastore e al Pastore della Chiesa
universale per vivere uno dei momenti
più importanti di servizio al territorio e
al mondo: l’ordinazione di un presbitero inviato “Per annunziare e attuare
l’opera della salvezza. Ora, o Signore,
vieni in aiuto alla nostra debolezza e
donaci questi collaboratori di cui abbiamo bisogno per l’esercizio del sacerdozio apostolico”. Così recita la preghiera di ordinazione. La celebrazione
liturgica oltre ad aver visto la Cattedrale completa in ogni suo ordine di posti,
non è stata sufficiente a contenere tutti
i partecipanti, che si sono dovuti accontentare di seguire il rito dal monitor sulla piazza. A far corona ad Emmanuele grande parte del presbiterio
diocesano che ha voluto accogliere
l’ultimo “cucciolo”: hanno anche concelebrato il vescovo di Ozieri mons.
Corrado Melis, il rettore del Seminario
di Padova don Gian Paolo Dinan con i
suoi collaboratori don Stefano e don
Daniele, poi tanti presbiteri e amici sia
del Seminario di Cagliari sia del Seminario di Padova (dove don Emmanuele
ha vissuto due anni di preparazione al
diaconato e al presbiterato). I diaconi e
i seminaristi dei due seminari hanno
svolto il servizio liturgico, i diaconi
permanenti della nostra diocesi hanno
accompagnato e concelebrato, i ministranti della parrocchia di origine di
Villacidro hanno svolto anch’essi servizio liturgico; invece i piccoli ministranti della parrocchia della cattedrale
hanno circondato don Emmanuele
con grande emozione e tanti pianti. I
sindaci di Ales signora Simonetta Zedda, di Villacidro signora Teresa Pani e
di Masullas signor Mansueto Siuni in
fascia hanno reso presenti le comunità
civili in cui il neo presbitero è chiama-
to a svolgere il suo servizio. A dare poi
il senso arcano e sempre nuovo della
liturgia romana il coro della cattedrale
guidato magistralmente dal diacono
permanente maestro Luigi Cau. La celebrazione accompagnate e precisata
dalle monizioni esplicative del diacono
si è svolta con la sua lentezza liturgica,
dove i segni hanno parlato più delle
parole dal momento della presentazione e dell’elezione del candidato, l’omelia che mons. Giovanni, molto familiare e affettuosa rivolta ad Emmanuele,
ha richiamato gli impegni del presbitero,
chiamato ad essere Sacerdos in aeternum
secundum ordinen Melchisedech. Dopo gli
impegni dell’eletto, il canto delle Litanie
dei Santi, hanno accompagnato la preghiera del quasi presbitero prostrato, chi
ha vissuto questo momento lo ricorda e lo
ha rivissuto come reviviscenza del sacramento ricevuto. L’imposizione delle mani
del vescovo e di tutti i presbiteri concelebranti sono stati il momento apice completato dalla preghiera di ordinazione
cantata dal vescovo ordinante:” Dona, Padre Onnipotente, a questo tuo figlio la dignità del presbiterato. Rinnova in lui l’effusione del tuo Spirito di santità; adempia
fedelmente, o Signore, il ministero del secondo grado sacerdotale da te ricevuto e
con il suo esempio guidi tutti ad un’integra condotta di vita.”È il centro della preghiera di ordinazione in cui è conferito il
presbiterato.
I riti esplicativi: vestizione degli abiti presbiterali, l’unzione crismale, la consegna
del pane e del vino, l’abbraccio di pace
del Vescovo e del collegio dei presbiteri
presenti segnano l’accoglienza del nuovo
presbitero nel presbiterio diocesano. Auguri don Emmanuele che il Signore ti accompagni.
Don Peppangelo Perria
Ales. L’Omelia del Vescovo consacrante mons. Dettori esalta il dono del sacerdozio ministeriale
N
el Signore Gesù, il solo Sommo
Sacerdote del Nuovo Testamento, anche tutto il Popolo di
Dio è stato costituito Popolo
Sacerdotale. In questo clima sacerdotale, con particolare predilezione il Signore ha voluto scegliere alcuni, tra i quali
ha scelto te, Emmanuele, che fin da ragazzo hai capito quanto Dio voleva entrare nella tua storia. Ti ha chiamato
all’ordine del Presbiterato e, nel Ministero, sarai partecipe della Missione di
Cristo, unico Maestro, Sacerdote e Pastore. Con l’esempio e la Parola edificherai la Chiesa di Dio. Scelto fra gli uomini (non per tuo merito, ma soltanto
per grazia) costituito in loro favore,
eserciterai in letizia, carità e piena umiltà l’opera sacerdotale di Cristo unicamente intento a piacere a Dio e non a te
stesso. Vivi in comunione filiale col tuo
Vescovo: senza questa comunione la tua
vita rischierebbe di essere una commedia. Dalla comunione col Vescovo i fedeli capiranno la tua comunione con
Dio e con tutto il Presbiterio diocesano:
solo così potrai unire i fedeli in un’unica
famiglia, la Diocesi, per condurli a Dio
Padre per mezzo di Cristo, nello Spirito
Santo. Abbi sempre davanti agli occhi
l’esempio del Buon Pastore che conosce
e ama le sue pecore e non è venuto per
essere servito ma per servire, per cercare e salvare ciò che era perduto. La Liturgia di oggi, Ottava di Pasqua e Domenica della Divina Misericordia, segni
profondamente la tua vita sacerdotale.
Sii misericordioso come il Padre portando a tutti la gioia del Risorto, che è gioia
Sacerdote, al servizio
di Dio e dei fratelli
di pace e di salvezza: possano ringraziare il
Signore per avere incontrato in te Colui che
viene nel nome del Signore. Nella celebrazione Eucaristica, in forza dell’Ordinazione
Sacerdotale, con la potenza dello Spirito
Santo il pane e il vino diventeranno il Corpo e il Sangue di Cristo che desidera sfamare ogni uomo, sopratutto i più deboli, e
vuole renderti capace di spezzare questo
nutrimento con quanti sono nel bisogno.È
per te la Parola del Vangelo: “Ricevi lo Spirito Santo, a coloro a cui perdonerai i peccati
saranno perdonati” perché tu sia ministro
della Riconciliazione. Ti prego, non banalizzare mai qualunque celebrazione perché
é Cristo che agisce. In esse non sopportare
le chiacchiere e ogni altra distrazione, ma
favorisci l’incontro con Cristo sopratutto
per coloro che hanno difficoltà a credere e
che sono alla ricerca del Risorto nelle nostre comunità. La tua vita sia caratterizzata
dall’accoglienza affettuosa e dal perdono
amorevole e misericordioso di Dio che si
china verso tutti. Sii vicino ai poveri, a
quanti hanno bisogno di accoglienza e di
aiuto: hanno bisogno di quel Dio che in
essi potrai scoprire e amare. La tua preghiera, la tua obbedienza, tutta la tua
vita faccia risplendere nel mondo la
luce di Cristo. Carissimo Emmanuele,
diventi Presbitero per il mondo intero,
nella piena comunione con tutta la
Chiesa. Non sceglierai come sposa una
parrocchia ma la Chiesa e sarai sempre
disponibile alla volontà di Dio che ti
verrà manifestata non da un angelo ma
da una persona fragile come te. Nell’umile e fedele servizio non ti sentirai
solo. Anche fossero pochi i fedeli che
parteciperanno alle celebrazioni saranno per te la Chiesa Universale che segue
Cristo. Con umiltà e dolcezza, orienterai
a Lui la tua vita e quella dei fedeli. Diventando Presbitero, ricordati che “molti sono i chiamati ma pochi gli eletti”.
Per di più il vero e impareggiabile trionfo di Cristo Risorto sarà sempre preceduto dalla salita al Calvario, l’aiuto di
Dio non ti mancherà. In ogni Eucaristia
rinnoverai l’offerta di Cristo al Padre facendo in modo che anche l’offerta della
tua vita sia simile alla Sua. Vivi con gratitudine i doni che il Signore Gesù mette
nelle tue mani celebrando con fede e
devozione i santi misteri, implorando la
Divina Misericordia per te e per il popolo a te affidato. Se ti farai “grande” non
ci sarà posto per il Signore e neppure
per le anime. Se invece seguirai Gesù,
come Maria umile serva del Signore,
sarà Lui a fare cose grandi attraverso il
tuo Ministero e le anime vedranno nella
tua vita la strada per trovare e amare il
Signore. Amen
+ Giovanni Dettori
ORDINAZIONE SACERDOTALE
Domenica, 17 Aprile 2016
|3
Parrocchia S.Antonio. La comunità si è stretta attorno ad un altro suo figlio sacerdote.
La prima Messa gioiosa e commossa del novello sacerdote tra i suoi e gli amici di Padova
Villacidro e la diocesi in festa
l contesto dell’anno giubilare
straordinario rende ancor più
solenne la domenica in albis o
della “divina Misericordia” nella
quale il testo evangelico della Messa ci
presenta l’apparizione di Gesù risorto
nell’ottavo giorno dopo la Pasqua. Per
Villacidro la gioia è ulteriore perché
vede un altro suo figlio ordinato
sacerdote e reso dispensatore della
Misericordia del Padre. Domenica 3
aprile don Emmanuele Deidda,
consacrato presbitero il sabato nella
Cattedrale di Ales, ritorna a Villacidro,
suo paese natio, per celebrare lì, per la
prima volta la Santa Messa solenne.
Don Angelo Pittau, anch’egli
villacidrese, gli rivolge parole augurali
con il salmo che anticamente era
recitato all’inizio della Messa “introibo
ad altare Dei, ad Deum qui laetificat
iuventutem meam”, salirò all’altare di
Dio che rallegra la mia giovinezza. “A
te don Emmanuele – gli ha detto don
Angelo – sono indirizzate oggi queste
parole di benedizione, perché, mentre
accedi all’altare di Dio per offrire il
divino sacrificio possa renderti conto
di ciò che celebri e rendere grazie al
Signore che rallegra e benedice la tua
giovinezza”. Le parole di don Angelo
suscitano un’evidente commozione nel
I
sacerdote novello e in tutti i presenti.
I preparativi di questa importante
giornata iniziano diversi giorni prima
nella parrocchia di Sant’Antonio di
Padova alla quale don Emmanuele
appartiene: è lì che è stato battezzato
ventiquattro anni fa, ed è lì che ha
ricevuto i sacramenti della Cresima e
dell’Eucaristia. Il rione di Sant’Antonio
è in festa: tra quelle strade don
Emmanuele è cresciuto, nel servizio
all’altare come chierichetto ha
maturato la vocazione al sacerdozio.
Ora il vicinato lo vede nuovamente
uscire dalla sua abitazione da
sacerdote, accompagnato dal papà
Angelo, dalla mamma Maria Francesca,
dal fratello e dalla sorella, dai parenti e
dai numerosi amici arrivati da più
parti. In questa serata di festa, tuttavia,
non solo “su biscinau de basciu”, come
è comunemente chiamato, ma tutta
Villacidro si stringe attorno ad
Emmanuele, mentre don Angelo
Pittau, che provvisoriamente
amministra la parrocchia di
Sant’Antonio, gli impone la stola sopra
la cotta e gli fa baciare il crocifisso poi,
visibilmente emozionato, bacia le mani
del novello sacerdote, che ancora
profumano del Crisma, e avvia la
processione verso la Chiesa. Ad
accogliere il sacerdote novello
all’ingresso della chiesa c’è mons.
Giovanni Dettori, che lo ha cresimato,
lo ha seguito durante il cammino
vocazionale, lo ha consacrato
sacerdote e ora lo accompagna ai piedi
dell’altare dove entrambi si mettono in
ginocchio per un momento di
preghiera.
Numerosissimi sono coloro che
riempiono anche la piazza, intitolata al
Santo di Padova, nella quale viene
trasmessa la celebrazione che si svolge
all’interno. Don Emmanuele indossa il
bel camice e la casula confezionati dai
suoi concittadini ed è pronto per la
Santa Messa. Terminato il canto
d’introito, Maria Teresa Pani, sindaco
della città, rivolge il suo saluto al
vescovo, ai sacerdoti, ai fedeli
villacidresi e non, al sindaco di Ales,
che partecipa al rito, ed infine rivolge il
suo augurio e quello dell’intera
amministrazione comunale al
sacerdote novello.
mai deve portare se stesso o le proprie
idee; tanto più egli è unito al Signore
per mezzo della preghiera, tanto più
vivrà di Lui e lo saprà donare agli
uomini e alle donne del nostro tempo.
La vita di don Emmanuele – ha
proseguito don Carlo – non deve essere
più la stessa perché Dio vi ha preso
dimora per farla propria ed è in questa
maniera che le parole e i gesti del
presbitero diventano un forte richiamo
al soprannaturale. Vengono portati
all’altare il pane e il vino per
l’Eucaristia che, attraverso le parole di
Gesù, ripetute da don Emmanuele per
la prima volta, e dagli altri sacerdoti,
diventano realmente il corpo e il
sangue del Signore. L’Eucaristia, che
letteralmente significa rendimento di
grazie, è la gratitudine più alta resa a
Dio perché in essa viene offerta l’unica
vittima pasquale che è Cristo. Non
mancano, tuttavia, altri ringraziamenti
a coloro che sono stati strumenti nelle
mani di Dio anche per questa nuova
vocazione. Don Emmanuele ha
espresso, al termine della celebrazione,
un grazie anzitutto al Signore che gli ha
dato la vita attraverso i suoi genitori. Il
grazie è stato indirizzato anche ai
fratelli, ai parenti, ai vescovi Giovanni e
Corrado, ai superiori dei seminari di
Cagliari e Padova, ai suoi compagni di
formazione, ai suoi insegnanti e
catechisti e ai sacerdoti che lo hanno
sostenuto lungo il cammino e a tanti
altri che in diversi modi gli sono stati
vicini. La liturgia, celebrata con decoro
e solennità, si conclude con la
benedizione apostolica del Santo Padre
Francesco sul novello sacerdote e su
tutti i presenti. Fanno giungere il loro
saluto e la loro vicinanza
anche mons. Roberto
Carboni, vescovo eletto di
Ales, e don Marco Statzu,
parroco di Sant’Antonio,
assente per problemi di
salute. Il Vescovo è stato il
primo ad inginocchiarsi
dinanzi a don Emmanuele
per baciare le sue mani e
ricevere la sua
benedizione e, dopo di lui,
i sacerdoti, i parenti e tutti
i presenti. Questo gesto
così antico ci fa andare
oltre la persona che sta
davanti a noi e ci richiama
al mistero che Dio opera
attraverso le mani e il
ministero dei sacerdoti,
uomini e peccatori come
gli altri, ma dei quali il
Signore si serve e ai quali
continua a ripetere: “non
voi avete scelto me ma io
ho scelto voi e vi ho
costituiti perché andiate e portiate
frutto e il vostro frutto rimanga”.
Don Emmanuele Deidda è l’ultimo
anello di una lunga catena di sacerdoti,
religiosi e missionari che la cittadina di
Villacidro ha donato alla Chiesa anche
in questi ultimi decenni; ora l’augurio
va al giovane seminarista Mattia Porcu,
anche lui villacidrese, che si prepara a
ricevere l’ordinazione diaconale e
presbiterale.
La gioia per la vocazione di questi
giovani deve suscitare anche in
ciascuno di noi, sacerdoti o laici, il
desiderio di obbedire a Gesù che ci ha
chiesto di innalzare la preghiera al
Padre, unico padrone della messe,
perché continui a benedire Villacidro e
la nostra Chiesa diocesana, inviando
numerosi ma principalmente santi e
zelanti operai per la sua messe, cioè
sacerdoti tutti dediti al servizio di Dio e
dei fratelli. Chiediamo inoltre la grazia
di famiglie autenticamente cristiane
che, inserite nel terreno fertile delle
nostre comunità parrocchiali, aiutino i
giovani a rispondere generosamente al
Signore che chiama. La diocesi si
prepara a vivere anche l’ordinazione
presbiterale di don Daniele Porcu, della
parrocchia di Terralba, che ha vissuto il
suo itinerario formativo insieme a don
Emmanuele e che, nel prossimo mese
di giugno, sarà anch’egli inserito nella
nostra famiglia presbiterale: anche a lui
giunga fin da ora il sostegno della
nostra preghiera.
Auguri, don Emmanuele: che la tua vita
possa far trasparire ciò che il tuo nome
significa, ovvero la presenza di Dio in
mezzo a noi.
Don Roberto Lai
Emozione per la benedizione
apostolica di Papa Francesco
I seminaristi del Seminario Regionale
svolgono il servizio liturgico mentre il
canto del Vangelo è affidato a don
Francesco, diacono della diocesi di
Padova dove don Emmanuele ha
completato la formazione teologica.
Nell’omelia mons. Carlo Cani, della
diocesi di Iglesias, evidenzia il ruolo del
sacerdote chiamato ad essere servo di
tutti, deponendo le vesti, come ha fatto
Gesù, per lavare i piedi del popolo
assettato di Dio. Il sacerdote deve
nutrirsi di Gesù che è l’unico Maestro e
Servizio fotografico di Toto Casu
4 | Domenica, 17 Aprile 2016
VITA DIOCESANA
Arbus. Nella casa di reclusione all’aperto, per iniziativa del Vescovo e del Cappellano
M
ercoledì 2 marzo il vescovo
mons. Giovanni Dettori, ha
fatto visita alla Casa di Reclusione de “Is Arenas”, nella costa di Arbus, per celebrare il Giubileo della Misericordia, per i detenuti
e il personale della struttura carceraria
all’aperto.
Il Vescovo ha aperto la Porta della Misericordia nella Cappella del penitenziario. Un momento di forte emozione
che ha visto la partecipazione di tantissimi detenuti, delle autorità, e del
personale dell’amministrazione penitenziaria.
Mons. Dettori è giunto all’istituto penitenziario, accolto dal cappellano
don Gian Luca Carrogu, dal comandante di Reparto F.F. Giorgio Serri, dal
picchetto d’onore del reparto a cavallo
della Polizia Penitenziaria e dal personale.
È stato un incontro semplice e fraterno, nell’anno Santo della Misericordia, per annunciare che il perdono di
Dio è per tutti.
È importantissimo negli Istituti Penitenziari cogliere l’occasione che il
Santo Padre ci ha dato. L’uomo può
cambiare e noi dobbiamo mettere in
atto tutto quello che è possibile per
poter aprire il cuore anche dei nostri
fratelli detenuti e far si che possano
guardare gli altri così come Dio guarda
loro, con lo sguardo misericordioso rispetto a quello che hanno fatto.
Dio ci rende liberi, liberi nel cuore, li-
Il Giubileo
a “Is Arenas”
beri di amare e liberi di poter essere risorsa per la società.
La processione penitenziale è partita dal
piazzale della diramazione della Centrale, lungo la strada percorsa dal corteo,
seguendo la croce, con in testa il Vescovo,
il cappellano don Gian Luca, il ministrante, il sindaco Antonello Ecca, il vice
sindaco Michele Schirru, il comandate
Serri e gli agenti di Polizia Penitenziaria,
il personale amministrativo, i rappresentanti del reparto a cavallo presente nel-
l’istituto insieme a tutti gli ospiti del penitenziario.
Giunti nel luogo della celebrazione si è
attraversata la Porta Santa allestita dai
detenuti e si è celebrata la Messa animata
dal coro parrocchiale della “Beata Vergine
Maria Regina” di Arbus.
“È questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti”. Con queste parole mons.
Dettori ha aperto la porta principale della
cappella divenuta per l’occasione Porta
Santa; ma anche la porta della propria
cella è Porta Santa, per volere del Papa
Francesco. Tutti hanno partecipato
con raccoglimento e attenzione.
Il vescovo ha ricordato la necessità di
ricevere la Misericordia di Dio anche
attraversando la porta della propria
cella, desiderosi di vivere bene: “Signore ho bisogno del Tuo aiuto, sono
peccatore, Tu perdonami e dammi il
Tuo aiuto, e se tutti noi conoscessimo
il dono di Dio, pregheremo di più e
ameremo di più Dio e saremo più fratelli fra noi”.
A questo evento di grazia hanno voluto partecipare anche fratelli di religione islamica, oltre i cristiani,
ortodossi e protestanti. In particolare
abbiamo condiviso anche la preghiera
del musulmano.
Questa giornata è una porta aperta sul
mondo, in questo luogo di reclusione
e vuole essere anche una porta aperta
del mondo verso questo luogo. È questo il senso della celebrazione nel penitenziario- modello di integrazione:
spalancare le porte di Dio al suo ingresso nel nostro mondo. E le porte di
Dio sono sempre spalancate nei confronti degli uomini: la Misericordia è
per tutti.
L’appuntamento si è concluso con un
momento di convivialità con tutti i
presenti, offerto dal cappellano don
Luca. In dono un piccolo semplice rosario, che è stato donato dal Vescovo a
tutti i detenuti quale segno giubilare.
Milena Sardu
Mons. Carboni aprirà
la Porta della Misericordia
a “Santa Mariaquas”
Sardara. Domenica 24 aprile nel santuario diocesano il nuovo Vescovo
accoglierà i pellegrini delle diverse parrocchie, e in particolare i malati,
per il Giubileo della Misericordia. Referente unico il parroco di Sardara
l 13 marzo 2015, giorno dell’ingresso
nel terzo anno del suo Pontificato,
Papa Francesco ha indetto l’Anno
Santo della Misericordia attraverso
la Bolla “Misericordiae Vultus”. Un anno
Santo straordinario per vivere nella vita
di ogni giorno la misericordia che da
sempre il Padre estende verso di noi. Al
numero 3 della Bolla si legge “In ogni
Chiesa particolare… si apra per tutto
l’Anno Santo una uguale Porta della Mi-
I
sericordia affinché chiunque entrerà potrà sperimentare l’amore di Dio che consola, che perdona e dona speranza”.
Così, dopo l’apertura nella Cattedrale ad
Ales lo scorso Avvento, il 24 aprile il nuovo Vescovo diocesano mons. Roberto
Carboni compirà uno dei primi atti del
suo servizio episcopale aprendo la Porta
della Misericordia del santuario diocesano di Santa Mariaquas, nostra patrona,
nelle Terme di Sardara.
Come ricorda il Vangelo, per entrare nella
misericordia occorre
farsi piccoli e alleggerire il bagaglio di troppi
ingombri. La porta,
che sarà aperta presso
il santuario, è un invito
non solo a ricevere l’indulgenza della divina
misericordia, ma pure
a convertirci al Vangelo
che è Parola di misericordia. Per tutti è un
invito a farsi piccoli e
mettersi in cammino per un pellegrinaggio di conversione interiore ed esteriore.
Perché l’anima si muova e la vita cambi.
Pur senza la fatica e il rischio che contraddistingueva gli antichi pellegrinaggi,
la proposta di questo passaggio e della
celebrazione comunitaria richiede di
uscire da se stessi, dalle proprie comodità, per unirsi ad altri fratelli e sorelle,
contro il rischio di una fede troppo individuale.
Al passaggio della porta è collegata la
possibilità di attingere al dono speciale
di grazia che è l’indulgenza. Essa si può
lucrare avvicinandosi con cuore sincero
all’Eucaristia e al sacramento della Riconciliazione entro gli otto giorni. La
confessione va quindi vissuta come possibilità di sperimentare in modo personale e straordinario il dono della misericordia del Padre che si stende sulle ferite
e sulle debolezze della propria vita. Il
passaggio va accompagnato dalla preghiera personale da concludersi col Padre nostro, l’Ave Maria e la professione di
fede, recitate secondo le intenzioni del
Papa, a testimonianza di comunione con
tutta la Chiesa. Il cammino di conversione che ne scaturisce porta alla ricerca di
una delle opere di misericordia corporale e spirituale, così da proseguire il pellegrinaggio interiore della fede sulle vie di
un amore più grande e di una speranza
più forte. Il tempo primaverile potrà favorire parrocchie e gruppi per vivere il
Giubileo della Misericordia divina presso
il santuario diocesano, immerso nel verde degli eucaliptus e in prossimità dei
due stabilimenti termali di cui Sardara è
giustamente orgogliosa. Sarà un’emozione forte anche per il nuovo Pastore celebrare l’Eucaristia ai piedi della Patrona
della diocesi Santa Mariaquas.
Luisa Cuccu
TTORI
IL SALUTO A MONS. DE
Domenica, 17 Aprile 2016
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Il grazie della diocesi a mons. Dettori
Solenne Concelebrazione domenica 10 aprile
in Cattedrale per il saluto al Vescovo emerito
Segue da pagina 1
uor Maria Ester ha rivolto il saluto di gratitudine a nome di
tutte le religiose della diocesi
“Ringraziamo Dio, ha detto, per
il dono dei 12 anni di guida pastorale,
per la fedeltà al ministero affidato, per
la disponibilità e il legame profondo
alla vita consacrata”. Tutti hanno messo
in evidenza l’impegno pastorale del Vescovo per una Chiesa locale proiettata
nel futuro, con le nuove sfide che la società odierna pone. Il vero ringraziamento per i 12 anni di episcopato, ha
detto mons. Dettori nell’omelia, è l’Eucaristia da mettere al centro della vita.
“Se sono stato Vescovo è per fare la volontà di Dio e a Lui solo va ogni onore e
gloria”. Da questa Chiesa ho ricevuto
tanto, mi sono sentito accolto ed amato,
ha sottolineato, ringraziando indistintamente tutti: collaboratori e fedeli. E i
frutti? Spesso sono rimasto a mani vuote
ed è per questo che è sempre tempo di
semina. Anche la nostra è terra di missione che esige piena collaborazione
tra sacerdoti e laici a fianco del nuovo
Vescovo Padre Roberto Carboni, che
S
tramite il Vicario Generale mons. Piero
Angelo Zedda ha fatto pervenire il suo
saluto affettuoso. Mons. Piero Angelo
nell’intervento finale al termine della
celebrazione ha ricordato la fedeltà del
Vescovo Giovanni al suo motto episcopale coniugando comunione e missione.
Una scelta coraggiosa operata col Sinodo,
una strada, un cammino tracciato per
una Chiesa chiamata ad essere esperta
nella fede con slancio missionario. “Grazie per la sua disponibilità e per aver
voluto dedicare con generosità e umiltà
gran parte del suo tempo per la gente,
soprattutto per i giovani ai quali sono
stati sempre indicati alti ideali. Grazie
per averci indicato che non è più tempo
di operare in solitudine”. Mons. Dettori
porterà con sé l’amore e l’affetto che la
diocesi gli ha tributato in tutti questi
anni e un segno di questa terra che lo
ha visto servitore fedele per 12 anni: è
la riproduzione della facciata della Cattedrale di Ales, in argento, opera dell’artista di Tuili Ignazio Scema. Rimane
l’abbraccio commosso della gente col
suo Vescovo nel sagrato della Cattedrale
e un sentimento di commozione, di nostalgia, di affetto e di gratitudine.
Il ringraziamento del presidente
e il saluto dell’A.C. diocesana
Ho avuto modo di conoscere in innumerevoli
circostanze il Vescovo Giovanni, che ha guidato dal 2004 la diocesi di Ales-Terralba e
che ora sarà Vescovo emerito: un Pastore
stimato e amato per la sua semplicità, la
sua bonarietà, lo spirito di amicizia che lo
ha sempre contraddistinto e soprattutto per
la sua illuminata azione pastorale che può
essere riassunta nel suo motto episcopale
“Diligamus nos invicem”. Diocesi piccola la
nostra, per territorio e per numero di abitanti,
povera sotto il profilo economico, madre
però di donne e uomini dal cuore grande;
un popolo che ha nutrito stima e affetto per
il suo Pastore arrivato nel 2004 dalla diocesi
di Ozieri, nominato da un Papa Santo, San
Giovanni Paolo II. La diocesi di Ales – Terralba
ha contraccambiato, inviando ad Ozieri il
nuovo Vescovo, mons. Corrado Melis, un
prete del clero locale. Voglio esprimere attraverso il giornale diocesano “Nuovo Cammino” la mia gratitudine personale e la gratitudine di tutta l’Azione Cattolica, Associazione che mons. Dettori ha sempre seguito
e sempre incoraggiato in ogni circostanza,
sempre presente alle giornate unitarie svolte
a turno nelle diverse parrocchie, ai campi
scuola, alle celebrazioni, ai convegni dell’Associazione. Ho avuto modo di seguire
mons Vescovo a partire dall’ingresso in diocesi
che da Santa Mariaquas, attraverso i vari
paesi lo portava ad Ales il giorno del suo ingresso. L’ho seguito nelle Visite Pastorali,
nelle celebrazioni diocesane, nei lavori del
Sinodo, nell’inaugurazione di opere, alla
Marcia annuale della pace, in molte festività
ed avvenimenti nelle parrocchie. Il nostro
sentimento di gratitudine lo esprimiamo
così come è stato espresso nella celebrazione
del 10 aprile in Cattedrale. Gratitudine per
quanto ha fatto mons. Dettori per la diocesi,
per come si è speso per il popolo della Marmilla, del Medio Campidano e del Terralbese
e per tutto ciò che con lui abbiamo condiviso.
Tanti sono i ricordi, ma in modo particolare
del Vescovo Giovanni voglio ricordare la sua
tenacia costante nell’invito alla comunione
che ha caratterizzato tutti i documenti pastorali episcopali. Anche nell’ultimo messaggio pasquale mons Dettori invita all’impegno nella famiglia e nella società, per intraprendere una vita cristiana più coerente
mettendo da parte malumori, orgoglio, risentimento, maldicenza e “guerra fredda”. È
l’invito all’umiltà, alla condivisione, alla comunione, alla corresponsabilità di tutti. Grazie, mons. Dettori.
Antonio Corona
Saluto delle Religiose.
Grazie per la fedeltà
al ministero affidatole
e nel quale ha profuso
ogni energia di mente
e di cuore, di sapienza
e di zelo apostolico
Un Sì
ripetuto
ogni giorno
I
n questo clima di fede e di preghiera in cui ciascuno di noi è
chiamato a vivere questo momento particolare nella vita della nostra Chiesa Diocesana, mi sia consentito, Eccellenza Reverendissima, esprimerle il saluto e la gratitudine di tutte le
religiose presenti in
questa Diocesi. Gratitudine innanzi tutto a
Dio, datore di ogni
bene e di ogni grazia,
per il dono dei 12 anni
del ministero episcopale del nostro amato
Vescovo Giovanni, per
mezzo del quale Dio
medesimo ha guidato, illuminato e santificato la nostra Chiesa di Ales-Terralba. E gratitudine a Lei, Eccellenza Reverendissima, per la fedeltà al ministero
affidatoLe e nel quale ha profuso ogni
energia, di mente e di cuore, di sapienza e di zelo apostolico, affinchè il popo-
lo di Dio a Lei affidato, fosse curato, nutrito e custodito. Noi Religiose tutte abbiamo beneficiato di tutto questo, come
pure della sua paterna disponibilità nei
confronti della vita consacrata. C’è e
sempre ci sarà come un legame profondo che ha unito la Sua Persona alla vita
consacrata: è la data del 2 febbraio,
giorno in cui i Religiosi e le Religiose del
mondo intero rinnovano il Sì della loro
consacrazione. Anche Lei, Eccellenza
Reverendissima, è stata chiamata ad
esprimere il suo Sì alla nomina episcopale che La designava nostro Pastore e
nostra guida nella fede e nella conoscenza del Signore Gesù. Un Sì ripetuto
ogni giorno fra le fatiche e le gioie, nella
sollecitudine per questa Chiesa servita
con amore e con gioia. Grazie Eccellenza, per questo esempio, bello anche per
noi, chiamate a servire nell’amore i fratelli e le sorelle. Nell’Eucaristia che ci
accingiamo a celebrare, i sentimenti, le
parole, le speranze diventano preghiera,
affinché sia lo stesso Signore Risorto la
ricompensa delle Sue fatiche apostoliche, la luce confortatrice e consolante
per il Suo cuore che non cessa di essere
di Padre e Pastore. La nostra Santa Maria Acquas sia la Madre che La ricolmi
di grazia e di tenerezza nella vita che le
auguriamo lunga e feconda di tanto
bene. Grazie, Eccellenza.
Suor Ester Murgia
TTORI
IL SALUTO A MONS. DE
6 | Domenica, 17 Aprile 2016
Il Vicario generale. Dal motto episcopale alla celebrazione del Sinodo diocesano
E
ccellenza Carissima, era vivo desiderio di noi tutti poter celebrare
questa Eucaristia: ci sembrava il
modo più autentico per dire “grazie” al Signore per il dono che ci ha fatto
attraverso la sua persona ed il suo ministero, ed anche quello più significativo
per dire “grazie” a Lei, soprattutto per le
modalità, gli atteggiamenti e lo stile con
cui l’ha esercitato in questi dodici anni
trascorsi in mezzo a noi. Sempre fedele
al suo motto episcopale, si può ben dire
che tutto il suo ministero sia stato finalizzato ad un costante e pressante invito
rivolto al presbiterio e all’intera comunità
diocesana a saper coniugare insieme le
dimensioni della “comunione” e della
“missione”. Questo suo progetto – che in
fondo intendeva riproporre a tutti noi lo
spirito del Concilio – è sfociato in questi
ultimi anni nella celebrazione del Sinodo
diocesano “Chiesa, comunione per la missione”. Per questa sua scelta coraggiosa,
che sembra in qualche modo riassumere
la molteplicità dei suoi progetti, delle sue
scelte e delle linee programmatiche del
suo ministero, noi vogliamo stasera dirle
“grazie”! Certo, un lungo cammino attende
ancora questa Chiesa nell’attuazione dei
pronunciamenti del Sinodo e, soprattutto,
nella costante conversione ad un autentico “spirito sinodale”, ma non si può dire
che la strada non sia stata già tracciata.
Siamo chiamati a maturare sempre più
la consapevolezza che la comunione è la
prima condizione essenziale della missione e, fondamentalmente, ne è anche
il fine. Sono andato a rileggere in questi
giorni alcune sue righe contenute nella
prefazione al Libro del Sinodo. Ci invita
ad invocare “con insistenza il Signore
della storia perché possiamo diventare
una Chiesa pronta ad ascoltare, sollecita
nel chiedere e nel dare perdono, capace
di custodire e attivare le sane e belle tradizioni del passato, ma anche capace di
Ministero instancabile
interpretare i segni dei tempi e di incamminarsi con coraggio verso nuovi traguardi di
vita evangelica”. Poi aggiunge: “Sentiamoci
chiamati ad essere una Chiesa esperta nelle
fede e nell’arte di amare, una Chiesa che è
lievito di unità, di pace, di progresso per
tutto il nostro territorio. Lo slancio missionario sarà efficace se saremo uniti nell’esortarci reciprocamente con le parole dell’Apostolo Paolo: «Fratelli, siate gioiosi, tendete
alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda,
abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace
e il Dio dell’amore e della pace sarà con
voi» (2Cor 13,11)”. Grazie, Eccellenza, per
queste sue esortazioni: in esse ci manifesta
quel senso di paternità che ha voluto costantemente esprimere attraverso le sue parole ed i suoi gesti, già incontrando le comunità parrocchiali nel corso della sua Visita
Pastorale, e poi in altre innumerevoli occasioni precedenti e successive, immergendosi
fra la gente in atteggiamento di ascolto,
quasi a volerne cogliere “gioie e speranze,
tristezze e angosce” (GS, 1). Grazie per la
sollecitudine pastorale con cui si è prodigato
a servizio dei più deboli, per la sua attenzione
verso tutti coloro che in questo territorio vivono il dramma della disoccupazione, nei
confronti delle famiglie ferite da momenti
di sofferenza e di crisi, verso gli anziani e i
malati spesso oppressi dalla solitudine, verso
tutti coloro che, imboccato il tunnel dell’emarginazione, ricercano con ansia segni
tangibili di speranza per rivedere la luce…
Grazie soprattutto per la sua disponibilità a
saper… “perdere” un po’ del suo tempo prezioso tra i giovani e con i giovani. Siamo
certi che essi non dimenticheranno facilmente la sua disponibilità all’ascolto, la sua
condivisione dei loro momenti di ricerca
nei “campi-scuola” e in altre significative
esperienze di preghiera e di festa. Resterà
certamente impresso nel loro animo il suo
invito costante a non appiattirsi nella mediocrità ma a puntare sempre verso alti
ideali, “facendo della loro vita un capolavoro”,
Il saluto del Sindaco di Ales a nome degli Amministratori locali
Una partecipazione discreta ma
attiva nella vita dei nostri paesi
ccellenza rev.ma mons. Dettori,
ho l’onore di porgerle il saluto mio
personale, dell’amministrazione
che rappresento e soprattutto quello della comunità civile della diocesi, saluto
che estendo alle autorità religiose, civili e
militari oggi presenti. Spero di riuscire a
esprimere il nostro riconoscimento e la
profonda gratitudine per l’opera feconda
profusa nella diocesi, da lei vissuta con
gioia e partecipazione nei 12 anni di vita
ad Ales. Fin dal suo solenne ingresso nel
maggio del 2004, dalle sue prime dichiarazioni e dal suo “amiamoci a vicenda” è
stato chiaro che il mandato avrebbe avuto
il senso sì di guida, ma anche di una paterna protezione e che Lei sarebbe stato il
Buon Pastore venuto non per essere servito
ma per servire. Infatti il suo è stato un
cammino pastorale caratterizzato dal servizio verso i fedeli e la Chiesa tutta, pur
accompagnato dalla sua determinatezza
nell’affrontare consapevolmente le difficoltà che l’attività apostolica incontra anche in comunità dalle solide tradizioni
religiose come la nostra, in una diocesi
impreparata ad affrontare i cambiamenti
che stanno interessando il nostro paese
travolto dalla peggiore crisi economica
politica e sociale dal secondo dopoguerra.
Così ha scelto il costante contatto diretto
con la gente, offrendo la sua disponibilità,
ponendosi in ascolto di tutti i bisogni non
solo spirituali ma anche materiali. Tenendo
aperta quotidianamente la sua porta per
le numerose emergenze familiari, acco-
E
gliendo personalmente tutti, gestendo i
singoli casi in perfetta coerenza con la
sua straordinaria azione sociale a livello
strategico, sempre tesa a spingere la Chiesa
ad offrirsi in soccorso per i più deboli. Le
azioni delle nostre amministrazioni comunali in campo sociale non avrebbero
avuto, nè avrebbero oggi, la medesima
efficacia, senza l’azione della sua missione
per la Chiesa, della rete ecclesiale o d’ispirazione cristiana, da lei sostenuta. La ringraziamo per la sua assidua partecipazione
discreta ma attiva nei luoghi quotidiani
dei nostri paesi, lo ha fatto senza mai imporre la sua presenza, e anche questi sono
stati segni distintivi del suo servizio. Un
servizio umile e concreto, come il suo stile
di vita, semplice e sobrio. Grazie per la
sua simpatia verso l’uomo, per tutto quanto
ha trovato posto nella sua comprensione,
Grazie per le sue parole, sempre dirette a
mettere insieme gli sforzi di tutti, grazie
per il suo sguardo, spesso volto in particolare alle famiglie, che ci ha esortato a
guardare non solo come fondamenta per
una rinnovata evangelizzazione, ma anche
come base della comunità civile e prime
alleate dei nostri giovani e quindi del
nostro futuro. Grazie per l’alto ministero
episcopale e per l’indizione del Sinodo, il
cui Libro, disposto per l’attuazione, ha
voluto contenesse non norme e decreti,
ma orientamenti volti a stimolare volontà
e rinnovamento che come lei auspica
tenendo sempre fisso lo sguardo sul Signore Gesù! Grazie, infine, Eccellenza,
per la sua attenzione nei confronti del
Presbiterio, in modo particolare verso i
sacerdoti bisognosi di ascolto, verso quanti
sono anziani o malati… Grazie, soprattutto, per la fiducia riposta in noi e per
quel suo costante ed insistente invito a
lasciarci educare, noi per primi, alla sinodalità. Grazie per averci ricordato che
non è più tempo (se mai lo è stato!) per
una conduzione solitaria della pastorale
e che è urgente che, innanzitutto all’interno del presbiterio, si tenda verso la
realizzazione della preghiera del Signore:
“tutti siano una sola cosa… perché il
mondo creda che tu mi hai mandato”
(Gv 17,21). Al nostro “grazie” si unisce
stasera quello del Vescovo eletto, P. Roberto
Carboni, che mi ha affidato “il compito
di portare anche il suo ringraziamento
pubblico” a Lei, Eccellenza, “per l’instancabile ministero di questi anni e la passione con la quale ha animato la nostra
chiesa di Ales - Terralba”. Il Vescovo eletto
ci invita a “stringerci a lei in questo nuovo
cammino che si apre nell’opera di evangelizzazione e testimonianza che il Signore
ora le indica per la sua vita” e assicura la
sua preghiera carica di affetto. Eccellenza
carissima, siamo certi - anche perché ce
lo ha confermato nell’intervista concessa
di recente al giornale diocesano - che facendo ritorno nella sua terra d’origine,
non dimenticherà questa Chiesa di Ales
– Terralba, di cui è stato umile servitore
nell’annuncio del Vangelo. Ci ricordi sempre davanti al Signore nella sua preghiera,
ci porti nel suo cuore di padre! Da parte
nostra, tenendo sempre presente l’insegnamento e la testimonianza che ha voluto offrirci in questi anni, facendo nostri
gli stessi sentimenti del Vescovo eletto,
Le assicuriamo un ricordo affettuoso
nella nostra preghiera!
Don Pierangelo Zedda
“dalla coscienza raggiunga altri”. Attualissimo il coraggioso e ardito progetto
delle Unità pastorali, novità per le realtà
parrocchiali che Lei chiama a “servire una
Chiesa sempre più comunitaria e unitaria,
capace di ascoltare, di custodire e attivare
le tradizioni del passato ma anche di interpretare i segni del tempo e incamminarsi
con coraggio verso nuovi traguardi della
vita evangelica”. Siamo certi che per il Vescovo Padre Roberto Carboni sarà un prezioso strumento per l’avvenire da lei tracciato nelle pagine del libro del Sinodo. Il
nostro ringraziamento certo anche per
l’attenzione che ha saputo rivolgere alle
nostre comunità, sostenendone assiduamente la crescita e lo sviluppo. Penso, per
esempio, al Museo Diocesano D’Arte Sacra,
solida premessa gettata da mons. Antonino
Orrù, ma dall’iter sofferto e travagliato,
da Lei proseguito e condotto a buon fine
con l’eccellente risultato della sua inaugurazione e della sua gestione iniziata nel
2009 e che oggi prosegue a testimoniare
la storia e la cultura di un intero territorio
di cui noi tutti siamo spettatori e ancora
attori. Non da meno il suo costante impegno per la tutela dell’enorme patrimonio
storico-artistico costituito dalle nostre
chiese, per il quale si è attivato con il recupero di oltre 20 edifici di culto diffusi in
tutta la diocesi, attirando con grande capacità i fondi specifici della CEI. La ringraziamo per tutto questo e per tutto
quanto non ha potuto trovare spazio in
questo breve saluto. Grazie davvero di
cuore Eccellenza, grazie per la sua presenza
tra noi. L’auspicio è che nel modo suggeritole dall’affetto per la nostra diocesi continui a garantirci la sua vicinanza: da parte
nostra oggi gli auguri per molta gioia a
Lei che senza riserve ha offerto il suo contributo per il bene comune. Auguri di ogni
bene, mons. Dettori, auguri per una serena
e feconda prosecuzione del suo cammino
nella sua Ozieri che l’accoglierà per una
nuova straordinaria collaborazione.
Grazie Vescovo Giovanni.
Simonetta Zedda
Sindaco di Ales
TTORI
IL SALUTO A MONS. DE
Domenica, 17 Aprile 2016
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Il grazie del mondo laicale per l’opera a favore dei lavoratori dei giovani e dei poveri
Un Vescovo attento ai bisogni delle nostre
comunità e di stimolo agli Amministratori
on è facile, in questo momento
di distacco, “Giovanni”, esprimerti tutta la gratitudine ed il
profondo riconoscimento per
l’opera che in questi 12 anni hai costruito fra le nostre comunità. Sorretto da un
costante impegno di evangelizzazione,
hai guardato alle nostre comunità con
rispetto e dedizione, nel tentativo di risollevarle, anche, da una china distruttiva, dovuta in buona parte alle pesanti
situazioni socio economiche che si sono
man mano accumulate, dopo la perdita
di centinaia di posti di lavoro e aggravata da una povertà crescente, aspetti che
minano anche lo sforzo della tua costante esortazione: “Nessuno si accontenti di quello che stiamo vivendo”. Arrivasti in un momento difficile, ormai al
definitivo tramonto della nostra era industriale, e nel territorio si accentuavano sempre più disoccupazione, cassa
integrazione, fuga dei giovani, famiglie
in difficoltà e indigenza, con gli strascichi di una lunga vertenza industriale,
quella della Scaini, penultimo baluardo
della grande industria. Ricordo il tuo
schierarti con decisione in difesa dei lavoratori senza speranza, tanto che non
tentennasti neanche un attimo, quando
ti comunicai il disimpegno dei Sindaci e
di parti sociali, nel far parte di una sparuta delegazione a Roma, il 3 dicembre
2004, per cercare di incontrare i vertici
dell’Eni. Era il preludio al tuo Piano Pastorale Diocesano “Testimoni di Gesù
Risorto, dalla parrocchia ai luoghi del vivere”, per il quinquennio 2005 - 2010,
ove in un passo si legge: “La società ha
oggi bisogno di una rinnovata dedizione
cristiana alla politica, che sappia porsi
in ascolto della dottrina sociale della
Chiesa, levando la sua voce – in modo
realmente libero e profetico – in difesa
N
della partecipazione e delle istituzioni
democratiche, e progettando nuove forme di incontro fra etica ed economia,
per sconfiggere la grande tentazione
dell’individualismo”. Hai voluto sempre
capire, con un rapporto diretto con gli
attori, le ragioni di un evento sociale, e
in questo tuo periodo ne hai vissuto diversi come la rivendicazione del nuovo
Ospedale di San Gavino, le false ripartenze della Keller meccanica o la difesa
di quell’opera, a me cara e che ancora
mi tormenta, del Centro di Riabilitazione “Santa Maria Assunta” di Guspini.
Struttura bistrattata dai media e dalla
politica, nonostante abbia reso un importante servizio al territorio, nonché a
tanti malati terminali, ai sofferenti da
Alzheimer, da ictus, da Sla e a molti
bambini celebrolesi. Hai sostenuto le
nostre lotte e le nostre difficoltà con la
tua costante presenza e con il sostegno
morale e spirituale, dandone piena testimonianza, anche attraverso la stampa diocesana, con “Nuovo Cammino”,
che hai mantenuto con forte convinzione, quale strumento di corretta informazione, nonché di partecipazione e di
evangelizzazione che, in un momento
di disorientamento istituzionale, contribuisce a tenere coeso un territorio dalle
forti connotazioni socio culturali. Altrettanto impegno ed ascolto, altra tua caratteristica, hai sempre posto per sostenere l’opera della Chiesa, con una particolare attenzione e stimolo verso i giovani, perché concorrano con convinzione ad elevare l’impegno evangelico con
la loro presenza negli Oratori, nelle colonie, nelle associazioni di volontariato,
nelle mense per i poveri, nelle attività
sportive e teatrali, perché portatrici di
grande valore socio-educativo. Con le
tue visite pastorali hai incontrato le co-
munità, anche per stimolare i cristiani
ad essere socialmente più combattivi,
per superare questa cortina di rassegnazione che pare essersi impadronita di
noi tutti e del nostro territorio, tanto che
abbiamo raggiunto l’apice della classifica fra le provincie più povere d’Italia.
Questo tuo sprone lo hai posto anche
negli incontri con gli amministratori locali, ai quali hai offerto “comunione”,
l’altra tua importante chiave d’azione,
perché la situazione è complessa e bisogna operare uniti per affrontare le difficili questioni sociali, pena l’incapacità
di favorire le spinte per il lavoro e la lotta alla povertà. Ma spesso questa tua offerta non è stata compresa, e l’ultima
spina della Keller la dice lunga sulla
amarezza che ti porti dentro, perché,
come hai detto, si sarebbe potuto fare di
più, ma le forze politiche e sociali erano
distanti. Nella parte finale del tuo episcopato, come non ringraziarti per la
convinta chiamata di noi laici nello straordinario evento sinodale che hai indetto con tutto il clero diocesano, la domenica di Pentecoste dell’8 giugno 2014,
per “superare la soglia” e per affrontare
insieme la “traversata del lago”. Il Sinodo
diocesano ha coinvolto tutta la comunità diocesana, e, dopo ben 241 anni, sta
già dando i suoi frutti, con le prime Unità Pastorali che si aprono al dialogo ed
alla consapevolezza dei mutati bisogni,
nella pratica costante dell’ascolto e della comunione. Ma sta anche promuovendo il lavoro, con il timido avvio delle
cooperative sociali, da te incoraggiate e
sostenute, che grazie alla disponibilità
del patrimonio ecclesiale, una volta fonte di importanti rendite parrocchiali,
oggi linfa vitale per i giovani che vogliono scommettere sul proprio futuro.
Ecco, ci lasciamo ringraziandoti ancora,
a nome di tutti i laici che ti sono stati vicino e non, per i doni che ci hai elargito
a piene mani e che noi porteremo indelebile nel nostro cuore, con preghiera,
però, di perdonarci, per tutte quelle spine che ti abbiamo procurato. Grazie, Eccellenza! Grazie di Cuore!!
Tarcisio Agus
Comunità terapeutiche. L’abbraccio a mons. Dettori, Padre dei ragazzi e di noi tutti
N
el suo studio, studio che conosco
bene sin dal tempo di mons.
Antonino Orrù che lo fece progettare e realizzare dalla Comunità “Alle Sorgenti”, c’è qualche scatola
di cartone dove mons. Dettori raccoglie
scritti, opuscoli, appunti: mons. Giovanni
Dettori si preparava a lasciare la diocesi
di Ales Terralba e con la diocesi l’Episcopio.
C’è un senso di vuoto anche se mons.
Dettori sta ritirando ben poca cosa, gli
uffici sono aperti. Davanti alla casa una
squadra di giardinieri sta rinnovando il
giardino, ancora c’è una grossa sacca con
i materiali edili, anche l’episcopio è stato
rinnovato. Sono salito allo studio suonando: ha aperto mons. Dettori che attende come al solito alla porta dello studio.
È dalla terza media che salgo queste scale
sapendo di incontrare il Vescovo: mons.
Antonio Tedde, mons. Paolo Gibertini,
mons. Orrù, mons. Dettori. I Vescovi della
mia vita, diversi e allo stesso tempo uguali,
pastori e padri. Un tempo si veniva meno
a incontrare il Vescovo, si veniva quasi
con un certo tremore. Dicevamo “ad audiendum episcopum”. Con mons. Tedde
se stavamo alla larga per un certo tempo
venivamo chiamati, con mons. Gibertini
si era un po’ distanti. Con mons. Orrù e
mons. Dettori il salire le scale era nella
normalità, quasi un salire di leggerezza:
ci scaricavamo un po’. Questa mattina
ancora una volta ho suonato, mons. Dettori mi ha aperto, è venuto alla porta a ricevermi. Ancora firme da chiedere, progetti da portare avanti. Mi viene un senso
di smarrimento, di vuoto. Trattengo l’emozione, le lacrime. Si scherza. Lo ricordo
Padre e maestro
chierico della camerata “Asiatica” nel Seminario regionale di Cuglieri: preciso, un po’
distaccato. È cambiato, ti mette a tuo agio,
non ha pose. Negli anni di sacerdozio ci
siamo incontrati ogni anno per gli incontri
di camerata, certi anni più di una volta: il
suo impegno in Seminario minore, ad Ardara,
in Cattedrale ad Ozieri, vicario generale. Non
mi meravigliai quando lo nominarono Vescovo. Ammiravo il suo impegno, il suo affermarsi nel lavoro pastorale e soprattutto
la sua normalità. Gli scrissi una lunga lettera
che ancora conservo: gli parlai di me, del
mio impegno sacerdotale, delle cose cha
avevo da seguire. Mi ascoltò ad Ozieri. Prima
dell’ingresso, senza preavvisarmi, andò a visitare la Comunità terapeutica “Alle Sorgenti”
di Morgongiori. Quel gesto cambiò il mio
atteggiamento verso di lui. Credo che fece
di me un suo fedele collaboratore anche se
non sempre ho condiviso tutte le sue scelte.
Ma lui lo sa. Mons. Dettori divenne il Padre
delle comunità di ricupero, dei ragazzi e
delle loro famiglie. I ragazzi lo sentivano
“padre”: li abbracciava, conversava con
loro, scherzava. Nel 2005 per una serie di
avvenimenti mi nominò direttore della
Caritas diocesana. L’ho sempre sentito
vicino, partecipe della mole di lavoro che
il direttivo portava avanti: tutto lo si deve
a lui, sia in diocesi che in Africa, sia con
le associazioni come il “Centro d’Ascolto
Madonna del Rosario” sia con “Piccoli
Progetti Possibili” onlus. Si scherniva per
questo riconoscimento doveroso, ricordava il “Caesar pontem fecit”, ma io ho
sempre sentito che il ponte non si sarebbe
fatto senza di lui. I suoi anni di Pastore
della diocesi di Ales- Terralba sono stati
segnati dai piani pastorali diocesani accompagnati dalle lettere pastorali: lettere
in comunione con il pensiero dei Papi e
della CEI. In tanti aspetti sono lettere
profetiche, anche se hanno lo stile proprio
pastorale e non di “trattati”. Da quelle
lettere è nato il Sinodo diocesano, il futuro
della diocesi di Ales, la direzione del timone di questa barca che affronta il mare.
La diocesi si qualificava per una Chiesa
di “comunione e missione, in uscita”, in
cammino verso le periferie, capace di
prendere il largo, testimone della Misericordia di Dio.
Guardo il Vescovo Dettori in questi giorni
con un sorriso di amico con tutta la valenza evangelica del termine. Fra poco
sarà ad Ozieri, vuole fare il vice parroco.
Cerco di dire qualcosa e mi dice: “e tuo
fratello cosa ha fatto a Tokyo?”. Ci penso
e mi dico: giusto il vice parroco.
Nella Chiesa si aiuta sempre, non si va in
pensione. Grazie, mons. Dettori.
Don Angelo Pittau
8 | Domenica, 17 Aprile 2016
TTORI
IL SALUTO A MONS. DE
Ales. Saluto del vescovo mons. Giovanni Dettori alla diocesi che ha servito con
dedizione per dodici anni, alla presenza di autorità, sacerdoti, religiose e laici
“Vi porterò sempre nel mio cuore”
ccellenze reverendissime,
mons. Mauro Maria Morfino,
mons. Giampaolo Zedda, mons.
Corrado Melis, vi ringrazio
perché la vostra presenza mi onora e
mi fa sentire amato e stimato da fratelli
che vivono lo stesso ministero
episcopale. Carissimi Sacerdoti
diocesani e religiosi, Diaconi, Religiose
e Laici attivi nella pastorale
parrocchiale e diocesana. Saluto le
autorità civili e militari e tutti voi,
fratelli e sorelle, che volete unirvi in
questa Eucaristia al mio
ringraziamento a Dio per i dodici anni
di ministero in mezzo a voi. Sono stato
Vescovo in questa amata Diocesi è per
fare la Volontà di Dio ed è l’unica cosa
che vale e che supera qualunque
E
Nonostante la mia
fragilità e indegnità mi ha
permesso di servire questa
Chiesa dalla quale ho
ricevuto molto
aver preso niente!
Forse è ancora tempo di
semina.
Il Signore ci chiede una
grande fede, che non è
fondata sulle opere ma
sull’amore: “Simone di
Giovanni, mi ami? “Sei
pronto ad amarmi e
servirmi anche da vescovo
emerito? Seguimi!
Infatti i frutti li porta
soltanto Lui. A questo punto
è inevitabile che vi chieda:
“pregate il Padrone della
messe perché mandi operai
nella sua messe”.
Dio vuole operai che
lavorino con Lui. In ogni
nostra azione siamo
chiamati tutti, non solo i
preti, tutti a riconoscere la
Sua presenza nelle nostre
azioni per poter lavorare con
amore e per amore, se
vogliamo portare frutto.
Grazie di cuore a tutti voi che mi avete
aiutato: tanti hanno lavorato e faticato
più di me. Il mio grazie sincero a coloro
Maddalena quasi suora. Con loro
voglio ringraziare tutti coloro che nel
silenzio hanno offerto preghiere,
sofferenze e sacrifici per la Diocesi.
Dio continuerà con grazie
straordinarie attraverso il
nuovo Vescovo Padre
Roberto Carboni ha
guidare questa diocesi
Grazie a tutti. So che vi lascio in buone
mani perché Dio continuerà con grazie
straordinarie attraverso il nuovo
Vescovo Padre Roberto Carboni.
La sua esperienza missionaria e di
religioso saprà tracciare itinerari
formativi e di pastorale che richiedono
sempre la piena collaborazione dei
calcolo umano. Vorrei continuare a
testimoniare la gioia di essere stato
chiamato al sacerdozio e, in questi
anni, all’Episcopato.
Non voglio parlare delle mie
negligenze perché fanno parte del
passato. Preferisco chiedervi di
ringraziare Dio con inni di lode e di
adorazione perché a Lui solo va ogni
onore e gloria.
Nonostante la mia fragilità e indegnità
mi ha permesso di servire questa
Chiesa dalla quale ho ricevuto molto:
mi sono sentito accolto e amato.
Ma, i frutti, dove sono?
Non ho esagerato nella fatica e non
posso dire di aver faticato tutta la
notte...
Spesso mi trovo a mani vuote, a non
Presbiteri e dei Laici.
Ha già manifestato stima e
apprezzamento per quanto la Diocesi
sta facendo per realizzare il Sinodo
perché la Diocesi sia una “Chiesa,
Comunione e Missione”.
Il Signore Risorto doni a tutti noi
l’abbondanza dello Spirito Santo
perché tutti ci sentiamo mandati a
lavorare in questa Chiesa di Dio.
SantaMariaquas, esperta dei doni dello
Spirito ci aiuterà a fare di questa Chiesa
una vera famiglia di Figli di Dio.
Concludo con la riflessione di un laico
consacrato: “Più di una volta ho sentito
in cuore il desiderio prepotente di
avere un secondo nome per esprimere
un ulteriore significato della mia vita:
Grazie! Avverto il bisogno di fare, dei
giorni che mi restano, un attimo
continuo di ringraziamento.
Grazie.
+ Giovanni Dettori
che hanno collaborato nei vari settori
della pastorale; grazie a coloro che mi
hanno fatto lavorare e mi hanno
stimolato indicandomi azioni
necessarie che mi stavano sfuggendo;
grazie a coloro che mi hanno messo
alla prova...; grazie a coloro che mi
hanno interrogato chiedendomi: “Mi
ami?”. Se c’era un dubbio era
necessaria la domanda perché venisse
in evidenza la condizione più
importante per il ministero, l’amore e
la presenza di Dio.
Non posso dimenticare chi ha lavorato
giorno e notte nel silenzio, nella
preghiera, per creare un episcopio
bello e accogliente.
Grazie alle tre Marie, a Sr Maria
Gabriella, Sr Maria Alfonsina e a Maria
PERIODICO DIOCESANO DI INFORMAZIONE - Direzione – Redazione: Piazza Cattedrale, 2 – 09091 Ales (OR) tel. e fax 0783.91402 - cell. 334.1056570 - P. Iva 00681930954
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10 | Domenica, 17 Aprile 2016
INTERVISTA AL NUOVO VESCOVO
Nostra intervista al nuovo Vescovo mons. Roberto Carboni, a cura di Mario Girau
Segue da pagina 1
U
na continuità collaudata in
trent’anni di sacerdozio nei
ruoli più diversi: viceparroco,
formatore di giovani, psicologo, professore universitario, missionario
e parroco a Cuba. Per i religiosi l’episcopato è un incidente di percorso. Quando capita, il prescelto si porta appresso
la sua storia individuale, il carisma del
suo ordine, lo stile personale, l’impronta della sua famiglia religiosa e, col passare degli anni, anche la nostalgia della
vita comunitaria. “Leggo il mio cammino di francescano e di sacerdote come un
continuum. Le varie esperienze che il Signore mi ha dato di vivere – dice il nuovo vescovo - non sono elementi a sé
stanti o chiusi in un cassetto una volta
per tutte, ma piuttosto un invito a fare
nuove sintesi. Per spiegarmi meglio: la
mia esperienza come missionario, educatore e parroco a Cuba ha attinto alla
mia consuetudine di vita con i giovani
in ricerca vocazionale, a certa pratica
psicologica che ha familiarità con
l’ascolto dei problemi delle persone insieme al desiderio di annuncio del Vangelo e di Cristo che avevo già vissuto in
Sardegna. L’incontro con le persone e
con le loro inquietudini e domande, e
spesso anche con profonde sofferenze a
livello spirituale e psicologico, mi ha segnato e predisposto all’accoglienza e
all’ascolto. Tutto questo lo vedo in sintonia con la vocazione presbiterale ed episcopale”.
Una sola priorità
programmatica pastorale
Inutile chiedere a un Vescovo di prima
nomina programmi e piani d’azione,
priorità e valutazioni. Però un’opzione
Vengo con
questi pensieri
L’incontro con le persone
e le loro inquietudini
e domande mi ha
segnato e predisposto
all’accoglienza
e all’ascolto di tutti
preferenziale la indica con tranquillità e sicurezza. Anzi è la precondizione di tutto il
suo lavoro di pastore: “Sento come priorità
- che è poi ciò che viene suggerito da Papa
Francesco, – quella del ritorno a una relazione personale, vera, profonda con Gesù
Cristo. La nostra fede – aggiunge il presule si è annacquata e coperta di incrostazioni
strutturali che talvolta coprono il nucleo luminoso: vivere la vita cristiana nel contesto
della vita quotidiana, in ambiente di lavoro, di scuola, di fabbrica, di famiglia. È
troppo semplice? Non direi, vista la fatica
che facciamo ad avere un cristianesimo
“ordinario”. Lo scopo finale del ministero di un vescovo e di un prete è aiutare i
cristiani ad avere una relazione personale con Dio, con Gesù Cristo e se proprio vuole indicarlo come una priorità
direi che va nella direzione della formazione del laicato a vivere in pienezza la
sua vocazione. Da essa poi nascono le
«ricadute» concrete, sociali, caritative,
comportamentali. Ma se iniziassi con
programmi filantropici prima di aver
reso solida la mia fede, sarei forse una
organizzazione benemerita e certo non
inutile, ma non una comunità di cristiani”. Vescovi liberi, “sciolti da pesi che intralciano la sana celerità apostolica”.
Una libertà che in tempi non sospetti
padre Roberto ha cercato per essere discepolo più autentico di San Francesco.
“In tanti anni di viaggi che mi hanno
portato in giro per il mondo, dall’Indonesia all’Africa, dall’Argentina agli Stati
Uniti, da Cuba alla Polonia, mi sono
abituato a viaggiare con una piccola valigia a mano dove mettevo il necessario.
Ma ad ogni viaggio riflettevo sempre
cosa togliere, nel tentativo - spiega il vescovo eletto - di renderla essenziale, maneggevole e che non rappresentasse un
intralcio nei veloci spostamenti negli aeroporti. È anche una metafora della vita
spirituale e ministeriale che richiede una
continua «revisione del bagaglio» che ci
si porta dietro. Bisognerebbe togliere prima di tutto quello che impedisce le relazioni con la gente, che fa da schermo ad
un contatto più vero e non formale con il
popolo di Dio. Le strutture (gruppi, commissioni etc.) devono essere agili e finalizzate ad aiutare un cammino di fede e
di impegno e non a ingessarci...”.
Seconda parte.
“Un Pastore capace
di far pascolare sacerdoti
e fedeli nei grandi prati
della spiritualità, ma anche
un uomo d’azione”
Il cammino
sinodale
e il ruolo
dei laici
O
gni vescovo è contemplativo e
attivo. Un pastore capace di far
pascolare sacerdoti e fedeli nei
grandi prati della spiritualità,
ma anche un uomo d’azione. Una felice
sintesi di “manager” dell’anima e del corpo.
Forse è il modello di vescovo inconsapevolmente delineato dal sinodo appena
concluso dalla Chiesa di Ales. “Il Sinodo,
di cui ho letto con attenzione il libro finale,
è la sintesi di un coinvolgimento della
chiesa di Ales- Terralba nelle sue diverse
componenti: laici, clero, religiosi tutti in
dialogo con il loro vescovo. Significa - dice
monsignor Roberto Carboni - uno sforzo
notevole di riflessione,
preghiera, incontri e discussioni. Le unità pastorali sono quindi state
pensate e considerate con
l’apporto dei protagonisti
della vita cristiani in Diocesi e con l’adesione dei
presbiteri. Mi pare pertanto saggio dare del tempo a questa esperienza
perché cammini, si assesti, ne emergano con maggior chiarezza le
luci e le ombre. In seguito, ascoltando i
cristiani e i presbiteri della diocesi, faremo
insieme una nuova sintesi di quanto si è
vissuto e vedremo cosa ci dirà la vita”.
L’esperienza ha detto che i laici vogliono
e devono tornare a essere soggetti di pastorale. Conviene anche alla Chiesa gerarchia, quella solo dei preti. Forse è la
volta buona per i laici, se sono convinti e
non hanno dimenticato la lezione conciliare, di diventare corresponsabili in parrocchia e in diocesi. Padre Roberto viene
da una prima linea speciale, dalla frontiera
della missione dove i problemi si vivono
in modo diverso. Oggi anche Europa, Italia
e Sardegna sono terra di missione. “L’esperienza a Cuba, dove il numero del clero
locale è scarso e vi è un’alta percentuale di
clero straniero (soprattutto colombiani,
messicani e un gruppo di italiani) mi ha
mostrato con chiarezza - dice il vescovo quello che potrebbe succedere da noi in
futuro, se ci sarà ancora diminuzione di
clero senza l’ingresso di nuove vocazioni.
Infatti a Cuba ha un posto determinante
l’apporto e la presenza del laicato e della
vita religiosa, specialmente femminile. In
tante parrocchie, dove il sacerdote può recarsi a celebrare l’Eucaristia solo ogni 15
giorni, sono i laici, uomini e donne, che
mantengono viva la vita cristiana della
comunità, animando la preghiera, dando
formazione, visitando ammalati, preparando le liturgie e creando l’ambiente favorevole per il ministero del sacerdote
quando può essere presente. Dunque, credo
nella presenza del laicato - non per una
sostituzione del prete (clericalizzazione) che riprenda il suo ruolo di battezzato e
corresponsabile nella crescita della vita
della comunità cristiana. Certo, la parola
d’ordine è: favorire la formazione dei laici,
perché siano consapevoli della loro vocazione, l’approfondiscano, trovino sempre
più chiaramente gli spazi di loro competenze, non come “sostituti”, ma come protagonisti. Nella nostra diocesi, a San Gavino,
opera un Istituto per la formazione Teologica che potrà essere maggiormente valorizzato in questa prospettiva”. Laici più
protagonisti e dinamiche diocesane e parrocchiali diverse. Sessantasette preti, con
un’elevata età media, sono pochi per 57
parrocchie. “Ho accennato alla scarsità di
clero a Cuba e come questo aiuta a una
maggiore partecipazione e coinvolgimento
di tutti i protagonisti della vita ecclesiale.
Forse – aggiunge padre Roberto - dobbiamo
pensare che pure da noi, a causa della diminuzione del clero, non tutte le parrocchie
avranno sempre un parroco a totale disposizione e tutte le strutture formative di
cui godono oggi. Bisogna ipotizzare anche
un cristianesimo con dinamiche e strutture
diverse, più agili, che rivedano il concetto
di parrocchia e forse anche di diocesi,
quindi di ruolo e presenza del prete, in relazione alla nuova situazione”.
INTERVISTA AL NUOVO VESCOVO
Domenica, 17 Aprile 2016
| 11
Terza parte.
“Genera tristezza vedere
il progressivo impoverimento
e spopolamento del
territorio, la povertà che
sfiora o entra con forza
in tante famiglie”
Chiesa
e problemi
del territorio
uando si assume un nuovo incarico, a tutti è data la possibilità
di ambientarsi, una sorta di
“luna di miele” per il necessario
apprendistato. Deve sapere tutto e di tutti. Monsignor Giovanni Canestri, appena nominato arcivescovo di Ca-
Q
gliari, si fece mandare
l’annuario diocesano
per imparare a conoscere i preti: telefono e
curriculum. Voleva farsi
trovare preparato per il
primo incontro col clero. Padre Roberto dal 10
febbraio, giorno della
nomina, non perde
neppure una notizia riguardante la sua
diocesi. “Ho letto in questi ultimi tempi
con maggior attenzione le informazioni
riguardanti la situazione sociale ed economica della Marmilla. Genera tristezza
vedere – dice il presule - il progressivo impoverimento e spopolamento del territo-
rio, l’allontanamento dei posti di lavoro,
la povertà che sfiora o entra con forza in
tante famiglie. Cosa possiamo fare? Evidentemente non si tratta solo dell’azione
del vescovo o della Chiesa diocesana,
quanto di una sinergia fra i vari protagonisti, iniziando per la gente che vive nel
territorio, per gli amministratori locali, i
politici regionali e nazionali. Ciascuno
deve prendere sul serio la propria vocazione e missione, e viverla non per se stesso o il proprio tornaconto, ma in riferimento al bene comune per il quale è stato
chiamato ad assumere il suo servizio”. Sul
fronte sociale il Papa vuole vescovi non
solo preparati, ma soprattutto sensibili.
“Nessuno può sentirsi esonerato dalla
preoccupazione per i poveri e per la giustizia sociale”, ha scritto papa Bergoglio.
“Su questo aspetto vorrei che fossero i laici
ad aiutarmi nel cammino. O meglio, dobbiamo insieme chiederci, clero e laici,
come rendere queste parole del Papa attuali e vere per la nostra diocesi. So che
durante il ministero di monsignor Dettori
- chiarisce il nuovo presule - la Chiesa
come istituzione non si è tirata indietro,
quando è stato necessario camminare a
fianco dei lavoratori o alzare la voce per
evidenziare ritardi, storture, indifferenza
da parte della politica. So che la Caritas
diocesana è attenta e attiva in tante situazioni di povertà. Si tratta di continuare
ad intensificare l’azione”.
Quarta parte.Il motto episcopale:“Per caritatem servite invicem”
Un cuore aperto, un orecchio
che ascolta e una voce disponibile
les è in festa, viene il 36.mo
vescovo della storia unificata
delle chiese di Ales e Terralba.
Padre Roberto arriva senza
niente: qualche valigia, i libri messi
insieme durante gli studi di Teologia e
Psicologia, alcune edizioni
documentate e commentate della Vita
di san Francesco. “È un’immagine che
mi piace” – commenta padre Roberto –
“in fondo il vescovo che entra in una
diocesi non deve portare cose nuove, ma
riproporre in modo nuovo lo stesso
Vangelo di sempre. È lo stesso Gesù che
deve essere annunciato, anche se
diverso per ciascuno quando lo
incontra nella sua vita, quando si lascia
toccare ed interrogare dalla sua parola,
quando si lascia trasformare dal suo
fuoco. Forse non posso offrire molto, ma
cercherò di avere la porta aperta, quella
del cuore e della casa; un orecchio che
A
ascolta con attenzione e una voce
disponibile per quelli che non ne
hanno”.
Le giornate oristanesi, quasi un ritiro
prima dell’ingresso di domenica, sono
dedicate anche a conoscere la vita della
sua diocesi. La realtà giovanile
richiama molto l’attenzione di padre
Roberto. Si informa sulle attività che
nella Chiesa di Ales-Terralba
coinvolgono i giovani, sia negli oratori
sia in altri appuntamenti di formazione
e incontro. “Mi ha colpito – aggiunge la vivacità della risposta e il bel lavoro
che i nostri preti, giovani e meno
giovani, portano avanti. Più che dare
indicazioni, almeno al principio, mi
piacerebbe ascoltare i nostri giovani:
chi sono, cosa sperano, cosa sognano,
che cosa li preoccupa, che cosa temono?
Vorrei chiedere loro di lasciarmi entrare
nella loro “casa”, prima di tutto per
conoscerci e poi per apprezzare quello
che c’è in loro di bene e di buono.
Insieme poi cercheremo di capire verso
dove andare e come”. Un vescovo in
ascolto, che vuole scendere tra la gente,
per imparare. Sembra una parola
grossa per attribuirla a una persona
che, quasi per definizione, sicuramente
perché successore degli apostoli, è
maestro nella fede. “Il vescovo – dice
padre Carboni - ha tanto da imparare
da tutti coloro che con dedizione
perseveranza vivono la loro fedeltà
cristiana. Conoscere, per fare un
esempio, il ritmo di vita di una madre e
di un padre di famiglia, di un giovane o
una giovane che studia e lavora, mi ha
sempre fatto riflettere sulla “santità”
quotidiana e ordinaria che spesso non
viene riconosciuta. Credo che ho tanto
da imparare da quel “martirio
quotidiano” di cui parlava Madalaine
Delbrel, che è la fedeltà alla routine
giornaliera di tanti uomini e donne che
fanno il loro dovere con fedeltà, con
amore, con attenzione, con passione.
Sono cristiani autentici perché si
sforzano di essere pazienti, giusti,
onesti, misericordiosi, nella vita di tutti
i giorni, senza applausi, per la “gloria di
Dio” e non per la loro gloria”.
Resto francescano
nel cuore
Subito al lavoro, padre Roberto. Dalla
Cattedrale di Ales al santuario di santa
Maria Aquas, patrona della diocesi,
dove domenica prossima aprirà la
seconda porta giubilare.
“Sarà ancora un momento importante
per ricordarci - precisa il vescovo - che
il Giubileo della Misericordia può avere
profondità solo se ciascuno di noi
assume uno stile di misericordia nella
propria vita, dopo aver ricevuto la
misericordia di Dio. In questo senso,
non sono necessari grandi programmi
ma piuttosto un cammino personale di
conversione e l’attuazione di uno “stile
misericordioso” nella vita di tutti i
giorni”.
Dalla cella del convento di san
Francesco porterà ad Ales un corredo
essenziale. Al saio francescano ha
aggiunto la divisa d’ordinanza del
vescovo e il clergyman. “Vorrei che
l’abito che utilizzerò, talare, clergyman
e credo spesso anche il saio francescano,
non siano elementi di esclusione per
nessuno ma piuttosto di inclusione.
Voglio dire che quando userò il saio
francescano, nessuno lo veda come
nostalgia della vita passata e resistenza
a questo nuovo cammino diocesano ma
piuttosto una memoria, per me e per
tutti, che devono mantenermi
francescano nel cuore. Ma anche
quando userò la talare, lo farò per
abbracciare nel mio servizio tutti i miei
sacerdoti che amano utilizzarla, e che vi
riconoscono il loro segno vocazionale
specifico, insieme a tutte le persone che
sono incoraggiate e aiutate da questo
segno visibile di consacrazione”.
Mario Girau
12 | Domenica, 17 Aprile 2016
DAI PAESI
Terrorismo. La comunità alerese ricorda una delle vittime del 22 marzo a Bruxelles
I
n questo mondo in guerra unilaterale da parte del vigliacco terrorismo e dei trafficanti d’armi contro
la civiltà e i cittadini inermi; degli
indifferenti padroni della guerra e dei
dissoluti e immorali kamikaze contro i
pacifici e gli onesti, la mattina del 22
marzo il “buongiorno” è stata la notizia
dell’ennesima folle strage, questa volta
nell’aeroporto internazionale e nella
metropolitana di Bruxelles, con il pensiero alla disperazione e al dolore dei
parenti a conoscenza della presenza di
propri familiari in quei luoghi.
Drammi che da troppo tempo si ripetono troppo spesso in tutto il mondo e che
chi dovrebbe non fa abbastanza per
contrastare e talvolta il cittadino si trova poco protetto da superficialità e valutazioni leggere e imprudenti rispetto a
demoni senza scrupoli. Non vorremmo
fosse così, ma siamo coinvolti tutti, al di
là di ogni umana solidarietà. Come mostruosamente accade in questi casi, le
notizie filtrano a distanza di giorni e
solo nella tarda sera del 24 marzo, la comunità di Ales ha cominciato ad apprendere che tra i dispersi vi era una
propria concittadina, Jennifer Scintu
(nella foto), e il giorno dopo la notizia
ha raggiunto il massimo della sua
drammaticità. Jennifer, residente ad
Ales, iscritta nell’anagrafe degli emigrati
all’estero, figlia di Miriana, nipote di
Dante e Porvina Pistis, nativi entrambi
di Ales, è stata così sottratta ai suoi cari,
compresi i tanti parenti di Ales, dall’odio integralista nell’aeroporto Zaventem - Bruxelles, odio che non trova altro
modo di manifestarsi se non attaccando
codardamente persone inermi e indifese, in ogni parte del mondo, compresi i
propri paesi d’origine. Jennifer, ragazza
pacifica, lavoratrice, molto attiva, cittadina del mondo anche di fatto, aveva
Il vivo ricordo
di Jennifer Scintu
care le sue origini aleresi, che si radicano
nelle persone sensibili al di là della frequenza delle presenze materiali. Ciò è più
che sufficiente per ricordarla e onorarla,
vittima innocente della ferocia più disumana. Lo vogliamo fare con questa breve
biografia scritta dalla zia Ivana
(m.p.)
Non ha mai rinunciato
al suo amore per l’Isola
Bellezza solare e delicata, carattere amabile ed estroverso: con queste caratteristiche
Jennifer Scintu si è fatta amare da tutti co-
loro che l’hanno conosciuta.
È nata il 9 gennaio 1987 ad Aachen (Germania) da Miriana Scintu e Francisco Garcia Nieto.
Ha studiato ad Aachen presso l’Einhard
Gymnasium e nel collegio professionale
Paul-Julius-Reuter, specializzandosi come
corrispondente commerciale in lingue
estere.
Dal luglio 2008 al luglio 2010 ha lavorato,
con la qualifica di Marketing Sales Assistant, presso la società Garrison Dental Solution, una società americana leader nel
settore odontotecnico. Questa attività
le ha consentito di viaggiare a livello intercontinentale, approfondendo ancor
di più il suo bagaglio linguistico: conoscenza fluente di cinque lingue. Dal luglio 2010 al dicembre 2011 è stata occupata in qualità di Management Assistant presso la società Cadocare GmbH,
leader nella produzione di alimenti per
animali domestici. Dal gennaio 2012 lavorava presso la società Stedman
GmbH, leader nel settore dell’abbigliamento sportivo di moda, con il ruolo di
coordinatrice, svolto ottimamente,
mettendo a frutto le esperienze precedenti, continuando a collaborare a livello internazionale, ma stabilendo il
suo ambiente di lavoro ad Aachen.
Fin da bambina ha sviluppato l’hobby
per lo sport e in particolare per la pallamano, senza mai lasciarla. Ha sempre
frequentato assiduamente gli allenamenti e partecipato a livello agonistico
ai campionati di categoria e a diverse
competizioni regionali, con la ASV
Schwarz-Rot Aachen Damen II, raggiungendo importanti traguardi e vincendo diversi trofei custoditi nella sua
casa. Da qualche tempo era allenatrice
della squadra juniores.
Il 9 maggio 2015, ad Aachen, ha sposato
Lars Waetzmann, nella chiesa di St. Jakob, lo stesso giorno del compleanno
della nonna Porvina Pistis, cui era molto legata, così come lo era alle famiglie
Scintu e Pistis, nella loro interezza.
Sebbene abbia vissuto stabilmente ad
Aachen, non ha mai rinunciato al suo
amore per l’Italia, recandosi frequentemente a Roma e in Sardegna, residenza
dei parenti più cari.
Il 22 marzo 2016 nell’aeroporto di Bruxelles un atto terroristico ha posto fine
alla sua giovane vita.
Ivana Scintu
Mogoro. Contributo alle aziende per la tromba d’aria
“calamità naturale”2015: le domande entro il 4 maggio
Solidarietà a “Morimenta”
li agricoltori di Mogoro, Uras e San Nicolò d’Arcidano
hanno ottenuto finalmente il riconoscimento dello
stato di “calamità naturale” per gli effetti della
tromba d’aria del 4 settembre 2015. Così viene riconosciuto con il Decreto Ministeriale del 10 marzo 2016,
pubblicato nella G.U. della Repubblica Italiana il 21 marzo
2016. Secondo la procedura, si accede al fondo di solidarietà
nazionale, con la domanda da presentare entro 45 giorni
dalla pubblicazione del decreto nella G.U., cioè entro le ore
12 del 4 maggio prossimo, tramite PEC al competente
Servizio Territoriale di Argea Sardegna. È ammesso anche
l’inoltro tramite raccomandata A/R. Sul sito della Regione
Sardegna (www.sardegnaagricoltura.it o www.regione.sardegna.it è presente la Determina n. 1240 del 30 marzo 2016
con gli allegati necessari per scaricare il modello di domanda
G
e l’avviso agli imprenditori agricoli. Tale determina regionale stabilisce che: Possono
beneficiare dell’aiuto per i danni alle strutture non assicurabili e le scorte, gli imprenditori agricoli di cui all’articolo 2135 del codice civile iscritti nel registro delle imprese
agricole della Camera di Commercio le cui
aziende risultino ubicate nelle aree danneggiate delimitate
con delibera di Giunta Regionale n. 57/26 del 25 novembre
2015. Per la Provincia di Oristano risultano solo le aziende
agricole situate nella frazione di Morimenta del Comune di
Mogoro, nelle aziende dei Comuni di Uras e di San Nicolò
d’Arcidano. Sono escluse dall’aiuto le strutture assicurabili
quali impianti di produzione arboree e arbustive, serre e
tunnel con rivestimento in film plastico, serre fisse con rive-
S
Gonnosfanadiga.
Coro Polifonico
abato 19 marzo per la prima volta
a Gonnosfanadiga il Coro Polifonico del Sacro Cuore ha raccontato
la Passione di Cristo attraverso un oratorio, una composizione drammatico
musicale nella quale gli attori raccontano, attraverso l’alternanza di letture
di alcuni testi e del canto, la storia di
un passo liturgico. “Abbiamo voluto presentare un Oratorio per proporre un’esperienza con la quale le diverse componenti
di una comunità si incontrano, si accol-
gono e insieme fanno comunione e meditazione”. Spiega Nunzia Mazzeo direttrice del Coro: “Il canto liturgico, che
utilizza un linguaggio in grado di favorire
l’incontro e la riflessione, è stato il mosaico nel quale inserire le tessere del
racconto della Passione arricchite da
alcune poesie e da riflessioni. L’occasione
ha consentito ai coristi e ai presenti di
vivere un momento di riflessione nel silenzio dell’ascolto che è diventato preghiera”. Nell’Oratorio della Passione le
GRAZIE PER IL RESTAURO
DELL’ANTICA S. BARBARA
Gonnosfanadiga.
Lettera aperta
di ringraziamento
a don Raimondo
Virdis per la
tenacia nell’opera
di ripristino
N
o, non pare possibile, la nostra
bella chiesa “sa Cresia Manna”,
la Domenica delle Palme è stata
riaperta al culto. Ci speravamo questo
sì… ma sembrava solo una speranza
illusoria.
Invece nonostante le difficoltà, grazie
all’insistenza e all’ostinazione del par-
stimento in vetro o plastica, serre fisse rivestite in vetro, reti
antigrandine e impianti antibrina e gli ombrai. Bruno Pia
Comuni diocesani che usufruiranno dei contributi: Arbus,
Collinas, Guspini, Las Plassas, Lunamatrona, Mogoro, Pabillonis, Pauli Arbarei, San Nicolò D`Arcidano, Sardara,
Tuili, Uras, Ussaramanna, Villanovaforru.
voci narranti dei tre attori Gino Chiesa,
Michele Spiga, Pino Porcu accompagnate
dal Coro Sacro Cuore hanno raccontato
la figura di Gesù Cristo dalla nascita
alla sua morte e resurrezione, concentrandosi in modo particolare sugli ultimi
giorni della sua vita. Gesù, il Messia,
insegnava la comprensione e l’amore
tra persone e popoli. Fin dalla gioventù
iniziò la sua missione tra i pescatori e i
pastori, predicando una dottrina inconcepibile per le persone della sua epoca.
roco don Raimondo Virdis, il sogno
di noi gonnesi si è realizzato. Il
giorno della commemorazione dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme
abbiamo varcato dopo cinque
anni, col volto segnato dall’emozione, la porta della chiesa che pareva non dovesse riaprirsi più.
Ecco perché ci sembra opportuno e
doveroso da parte di noi fedeli parrocchiani e gonnesi tutti, rivolgere
a don Raimondo un grazie per l’impegno profuso e la pazienza avuta
La controversia del suo personaggio
stava soprattutto nel suo comandamento
“amatevi gli uni gli altri come io ho
amato voi”, un concetto di uguaglianza
visto con sospetto dai governatori e dai
potenti, che presto lo condussero alla
persecuzione. Il numeroso pubblico presente ha ascoltato entusiasta l’intera
rappresentazione con massima attenzione, concludendo con un caloroso applauso.
Marilena Colombu
nel sopportare i disagi dovuti alle
lungaggini burocratiche. Grazie
anche ai volontari, che hanno contribuito con la propria opera al
quasi completamento dei lavori:
certo c’è tanto ancora da fare, ma
molto è stato fatto.
Un grazie speciale a don Virdis che
ha creduto e voluto con caparbietà
la messa in sicurezza dell’edificio
per la fruibilità al culto nella nostra
e sua Parrocchia.
Fedeli gonnesi
DAI PAESI
Siddi.
Tra gli anziani della casa
di riposo. Uomini e donne,
tante storie e un desiderio
Patrimonio
di saggezza
inestimabile
P
er parlare di come si svolgono e
si intrecciano gli avvenimenti
intorno a noi, cercando di capire le dinamiche per interpretarne i cambiamenti e le innovazioni, la visita ad una struttura di riposo per anziani non sembra, a prima vista, offrire
molti spunti di interesse sufficienti ad
attirare attenzione e sollecitare una
qualche curiosità. Ci si avvicina all’ingresso pensando che all’interno il lento
scorrere dei giorni avvolga persone e
ambienti sotto uno spesso manto di
noia e di ripetitività, convinti come siamo che quanti vi si trovano come ospiti
o per lavoro respirino il chiuso di pesanti estraneazioni. Le impressioni ricavate
da luoghi comuni e da preconcetti, in
tempi di ripetuti abusi sugli anziani, che
continuano a coinvolgere troppe case di
riposo, svaniscono dietro i sorrisi e i
modi gentili delle operatrici che ci ricevono nella hall della Casa degli ulivi secolari di Siddi. Lorella e Roberta ci intro-
ducono nella hall dove arrivano i profumi della cucina di
Andrea. Oggi, domenica, sono
sole, ma portano avanti un lavoro di équipe con le colleghe Anna,
Piera, Caterina, Lamya e Annarella. Gli
spazi puliti, arredati con gusto e sobrietà, fanno da cornice ad una piacevole
conversazione, cui prendono parte anche gli ospiti. Il loro, ci dicono le due
giovani assistenti, non è solo un semplice lavoro ma qualcosa che va oltre, quasi una missione, da svolgere ogni giorno
con rinnovata intensità. Si sentono soprattutto animatrici che devono diffondere tra i ricoverati un clima di empatia
e di convivialità per creare un ambiente
familiare e favorire l’inserimento e la
partecipazione di tutti. Gli anziani annuiscono e dopo lunghi momenti di silenzio lasciano trasparire timidi sorrisi,
come raggi di sole in un tramonto invernale. Le loro storie si intrecciano tra ricordi e racconti, interrotti da prolungati
sospiri e da pause frequenti. Sono storie
di straordinaria normalità, o forse di ordinaria straordinarietà, perché vissute
sempre lontano dai riflettori, faticando
e lottando per rimanere aggrappati al
grande cerchio della vita. Un presente
velato da un soffio di tristezza, un passato segnato da sacrifici e rinunce, da
desideri spesso rimasti tali, da sogni
sempre accarezzati e mai raggiunti. Maria, originaria di Gesturi, ha cercato di
realizzarli a Torino, come cuoca presso
una ricca contessa. Il marito restauratore e un figlio di pochi anni riempivano i
suoi giorni. Poi una malattia improvvisa
si prese il bambino e spense la sua voglia di esistere. Peppina, di Masullas,
otto figli, di cui quattro a Milano e due a
Londra, oggi è in festa perché il più giovane è venuto a trovarla. Maria Abis, rimasta vedova a soli 29 anni, di figli ne
ha avuto sei ma vengono a farle visita
ogni giorno, perché lei è di Siddi. Qui ha
ritrovato anche la sua vicina di casa Epifania, che dopo vent’anni trascorsi a
Roma nel quartiere di Trastevere, si è ristabilita nel paese. Adelina i figli li ha ad
Arborea, dove è nata da genitori che venivano da Alessandria. Tito, invece, non
si è mai sposato e ora si ritrova beato fra
le donne. Lina faceva l’insegnante e appena arrivata rimaneva in disparte,
Domenica, 17 Aprile 2016
| 13
chiusa fra i suoi ricordi. È mamma di due
splendide ragazze che definisce l’unica
gioia della sua vita. Ora è serena, scambia
battute e dice di aver trovato qui una nuova famiglia. Cesarina lavorava fin da bambina, aveva sempre fame e siccome i padroni non le davano abbastanza cibo aveva escogitato di mangiare di nascosto, prima di loro. La rimandarono a casa “perché
mangiava troppo”. Cesira sembra sempre
assorta nei suoi pensieri, ma se le chiedi
della sua famiglia ti parla con lucidità dei
figli e dei genitori. L’unica che non parla è
Francesca, caduta in un silenzio quasi totale. La struttura che accoglie questi anziani non sembra un punto di arrivo ma una
stazione da cui ripartire ogni giorno per
non lasciarsi travolgere dall’oblio e dalla
solitudine interiore. Il loro è un patto individuale di sopravvivenza, di autodifesa e di
attaccamento alla vita. In tutti i racconti
affiora prepotente il desiderio di riconoscimento per il ruolo sociale svolto nella comunità. Si alternano stati d’animo dominati dall’incertezza e lievi tratti di speranza
che ora ridisegnano un futuro dai contorni
meno uggiosi. Ma il lungo inverno, per
loro, sembra appena iniziato. Tra le storie
che rimandano ad un patrimonio di saggezza inestimabile, le narrazioni personali
contribuiscono a riscrivere nel libro della
memoria i sentimenti nobili che ne hanno
animato azioni e atteggiamenti. Manifestano un sapere antico che attinge a conoscenze lontane e rimanda ad una visione
della vita incentrata sugli affetti e piegata
sui doveri. Il passato riemerge in forme
nuove e il tempo ora ha pietrificato ogni
lacrima. Ogni storia testimonia una vita
speciale, ogni vita racconta una storia diversa e tutto rimane sospeso nel tempo. Mi
chiedono se è vero che ci sarà un nuovo
Vescovo e se possono sperare che venga a
visitarli. Rispondo che si chiama P. Roberto
Carboni, che l’ordinazione episcopale avverrà domenica prossima e che è molto
probabile che il loro desiderio si realizzi.
Uno spiraglio di luce traspare nei loro occhi e si confonde nell’azzurro del cielo primaverile mentre cala la sera a custodire i
loro ricordi.
Arcangelo Cau
14 | Domenica, 17 Aprile 2016
DAI PAESI
Guspini. Per rimboschire Monte S. Margherita e Monte Maiore dopo gli incendi estivi
G
li atti vandalici del mese di luglio e agosto 2015, con cui ben
quattro volte i piromani avevano innescato le fiamme nel
Monte S.Margherita, polmone verde di
Guspini, sono restati impressi nella memoria. Un’estate tragica per i residenti. I
piromani erano entrati in azione in
punti diversi. Le fiamme erano partite
dalla località “Is Castangias” e nelle vicinanze di “Luziferu”, verso Arbus, quasi
sempre di pomeriggio. Il pronto intervento della Forestale aveva limitato i
danni. Infatti due elicotteri erano riusciti a bloccare sul nascere gli incendi che
avrebbero potuto distruggere settecento
ettari di sugherete, e venti ettari di rimboschimenti privati. Anche il Centro di
servizio sanitario “Betania”, fra Guspini
e Gonnosfanadiga, fu interessato da un
incendio, le fiamme lambirono la struttura creando forte emozione fra i malati. Anche in questo caso le fiamme bruciarono gli orti e i giardini utilizzati
come terapia per i malati. Gli incendi ridussero in cenere anche il secolare colle
dei sugheri della parrocchia di San Nicolò posto accanto a “S’Otu de is poburusu”: le fiamme entrarono anche nel
nuraghe “Arrosu”, annerendo gli enormi
blocchi della millenaria costruzione,
che attende di essere ancora completamente riportata alla luce. Nella località
de “Is Perdas longas” alcuni incendi di-
eventi di ripiantumazione. Questa collaborazione è la base sulla quale costruire veri e
propri progetti per l’adozione permanente
di aree verdi da parte dei cittadini”. Un’idea
che potrebbe diventare una vera e propria
proposta grazie al “Progetto Monte S. Margherita”, - organizzato dalla consigliera comunale Sanna “I volontari stanno offrendo,
gratuitamente il loro lavoro per rimboschi-
re il Monte S.Margherita e Monte Maiore. Certamente questo lavoro, per quanto importante, non basta per dare
un’adeguata riposta civica ai fatti ancora freschi nella memoria dei residenti”
- dice Marta Sanna - facendo una prima
sintesi del lavoro fatto. È importante ricordare che nel gruppo dei volontari ci
sonno anche ragazzi, e cittadini di culture diverse che attraverso la cura del
territorio hanno trovato un momento di
collaborazione per la salvaguardia dell’ambiente”. La collaborazione fra i cittadini è nata dopo che hanno preso atto
che i roghi erano stati pianificati, innescandoli in una stessa zona in più punti.
Atti criminali che incendiano, impauriscono, bloccano lo sviluppo economico.
Questi non sono semplici piromani, psicopatici, ma liberi professionisti che
hanno una posizione e appiccano incendi per altri interessi occulti. Da millenni, la Sardegna è stata chiamata dai
suoi stessi abitanti “terra abbruxiada”.
Segno evidente che la piaga affonda le
radici nella preistoria. Ma l’epiteto, in
quei tempi lontani, non faceva paura.
Erano soprattutto pastori e contadini ad
appiccare il fuoco, generalmente a fine
estate: per avere pulita l’erba che insaporiva il latte e i suoi prodotti o per liberare dalle erbacce e dalle radici cespugliose la terra destinata alle semine.
Mauro Serra
lei ad avere la brillante idea di realizzare
un progetto sulla tutela del patrimonio
ambientale, e nello specifico del
patrimonio boschivo del Monte Santa
Margherita contro la piaga degli incendi
estivi. Le attività proposte agli alunni
vertono su lezioni frontali realizzate in
classe (25-26 febbraio), nonché due
giornate: la prima di piantumazione
indirizzate alle Associazioni presso il
monte suindicato, mentre le altre in zona
“Sa Tella” ai piedi del monte, il 5 marzo e
il 2 aprile, già concretizzate. È
importante evidenziare che l’Ente
Foreste ha fornito gratuitamente 300
piante tra lecci, sughere e oleandri. Verrà
presto fissata una data per gli alunni
della scuola primaria per un’escursione
che dia modo ai piccoli di vedere il lavoro
realizzato dalle Associazioni relativo alla
piantumazione. Un ringraziamento
meritato va naturalmente alla dott.
Marta, laureata in Scienze Naturali e
Biologia per la sua grande passione, che
le ha permesso di acquisire ottime
conoscenze in materia ambientale. Con
soddisfazione afferma infatti lei stessa in
un’intervista che la passione per
l’ambiente è presente in lei fin da
bambina e che vorrebbe trasmetterla alle
giovani generazioni facendo capire loro
che anche in un semplice gesto da parte
di ciascuno di noi è importante per
“salvare” l’ambiente. Un augurio di buon
proseguo e di profusione con queste belle
idee da concretizzare va alla giovane
Marta, ambiziosa quanto impegnata.
Maria Pina Scanu
Dopo i piromani
ecco i volontari
strussero importanti aziende agrarie e di
allevamento. “La nuova piantumazione è
un gesto concreto - commenta la responsabile dell’ambiente Marta Sanna dell’Amministrazione di Guspini in una nota - per far
tornare a splendere l’area che i cittadini
considerano il giardino del paese. Lo spirito
ambientalista del gruppo di cittadini si è
concretizzato nella partecipazione agli
Guspini. L’iniziativa mobilita Scuola e Associazioni
Anche i bambini per
rimboschire i due colli
I
l progetto Monte Santa Margherita è
rivolto anche agli alunni delle scuole
primarie cittadine di Guspini, vuole
sensibilizzare le giovani generazioni
sul tema del rispetto e della salvaguardia
delle aree verdi che circondano il nostro
paese. Oltre alle scuole il progetto si
avvale della collaborazione del Corpo
forestale e di Vigilanza Ambientale
(CFVA) – l’Ente Foreste e numerose
Associazioni di Guspini. Il tutto grazie
alla delega al verde pubblico, arredo
urbano ed educazione ambientale, data
dal sindaco di Guspini Giuseppe De
Fanti alla dott.ssa Marta Sanna,
consigliere comunale. Ed à stata proprio
OSSERVATORIO REGIONALE
Domenica, 17 Aprile 2016
| 15
Montevecchio. Resistenze al progetto di recupero turistico della ex-colonia marina
stre risorse naturali signifincora una volta, il
ca ripetere gli errori fatti
comprensorio marinel recente passato, quanno di “Funtanazza”
do l’ENI, prima che chiutorna all’attenzione
desse le miniere, aveva
della cronaca, non per descriproposto la realizzazione,
vere l’avvio del progetto di vaproprio a “Funtanazza”, di
lorizzazione turistica della
un villaggio turistico di lus“Casa al mare Francesco Sarso e gli amministratori di
tori”, ma, come avviene da
allora, ispirati da posizioni
tempo, a scopo demagogico,
ideologiche intransigenti,
con il solo scopo di creare ulsi erano opposti. Il risultateriori intralci all’avvio dei lato è stato che “Funtanazza”
vori. La notte di Pasquetta è
è riuscita a tutelare il suo
scattato un blitz dei Carabi“bene identitario”, e l’ENI il
nieri di Arbus, per recintare la
Villaggio turistico lo ha
zona sovrastante la spiaggia,
realizzato a Stintino, con il
in prossimità degli spogliatoi,
Centro Vacanze Rocca
a causa di un cedimento del
Ruja, ed a Chia, con Chia
costone sottostante.
Laguna Resort. Il nostro
Una decisione rispettabile e
territorio ha invece manteopportuna, che ha consentito
nuto la Colonia marina,
di mettere in sicurezza una
cioè l’attuale rudere che, al
parte della spiaggia, frequenmomento rappresenta un
tatissima nella giornata del luvero pericolo per i villegnedì dell’Angelo. Decisione
gianti indisciplinati che,
questa, sostenuta peraltro da
incuranti dei rischi, vanno
un’opportuna ordinanza del
a curiosare dentro gli edifiSindaco di Arbus, emessa per
ci. Superato l’impedimenimporre le misure di sicurezza
to ambientale, occorre
nell’area interessata dal franaLa messa in sicurezza non basta è urgente procedere al progetto
esperire tutte le adempienmento di roccia.
ze
previste, per poter avQuesta nuova situazione,
definitivo e ai lavori per realizzare un grande complesso turistico
viare la realizzazione del
sommata alla fatiscenza in cui
progetto. Il 28 ottobre scorsi trova da troppo tempo tutto
so è stato trasmesso al Coil complesso di Funtanazza,
mune di Arbus il parere positivo del Cordell’area mineraria dismessa di Monteversa? Purtroppo, seguendo questo meavrebbe dovuto suggerire all’amminivecchio, di cui “Funtanazza” rappresenta po di Vigilanza ambientale della Regione
strazione comunale di Arbus, congiunta- todo, e sostenendo posizioni pseudo
Sardegna, sulle osservazioni fatte al proun pezzo importantissimo.
mente ai rappresentanti politici di oppo- ambientalistiche, sul progetto “Funtagetto di recupero del compendio, preTutti hanno evidentemente preferito
nazza”, dopo venticinque anni, siamo
sizione, alla Giunta Regionale Sarda ed
sentato una decina di anni fa.
fare altre scelte.
ancora fermi, senza alcun segnale di un
alla proprietà, iniziative atte ad agevolaSuperato positivamente questo contenAllo stesso modo, non si riesce a capire
possibile avanzamento.
re il superamento degli ulteriori intralci
zioso, bisogna ricuperare il tempo perso,
l’avversione nei confronti del progetto
Sarebbe molto più corretto ed utile che i
amministrativi e politici per l’avvio dei
con l’attivazione del “tavolo istruttorio”
da parte dei rappresentanti politici delrappresentanti eletti, invece di strumenlavori, per la realizzazione del progetto
tra Comune di Arbus, Regione Sardegna
l’opposizione. La valorizzazione delle ritalizzare il Medio Campidano, si attivasdi riqualificazione. Invece è stata scelta
e proprietà, in modo da consentire di
sorse del territorio è un problema che
la strada della demagogia e dello scontro sero, come si fa per il Sulcis, per cercare
andare avanti con la realizzazione del
deve unire tutti i partiti, tutte le organizsoluzioni ai problemi, lasciando ad altre
personale, che complica ulteriormente
progetto e il superamento dei rischi atzazioni sociali dello stesso territorio.
assise le opportunità di scontro tra avla situazione, con ricadute negative che
tuali, per garantire l’incolumità dei vilContrastare un simile progetto significa
versari politici.
pagherà tutto il territorio.
leggianti, che si riverseranno numerosi,
intralciare il rilancio economico e sociaAnche perché, negli ultimi venti anni
Come si può strumentalizzare un fatto
come avviene da tempo, durante tutta
le, e con esso quello occupazionale per
tutti hanno avuto l’opportunità di interche riguarda il futuro di un intero terril’estate.
tanti giovani.
venire per contribuire alla realizzazione
torio, al solo scopo di scagliarsi contro il
Sergio Concas
Contrastare la valorizzazione delle nodei progetti di riconversione produttiva
rappresentante politico della fazione av-
A
Funtanazza chiama i fratelli Soru
Anche in
Sardegna
crescono gli
imprenditori
extra UE
S
Settemila imprese individuali
di extracomunitari“sardi”
ono 7.199 le imprese individuali
costituite da cittadini provenienti
da Paesi extracomunitari e operanti
in Sardegna al 31 dicembre 2015. La
quota di imprese individuali extra UE si è
assestata al 7,1% delle imprese
individuali totali: un dato nettamente
inferiore a regioni come la Toscana, la
Liguria, la Lombardia e il Lazio dove la
percentuale di imprese gestite da
cittadini extracomunitari arriva
addirittura al 15/16%.
Lo rileva la Cna Sardegna che ha
analizzato una ricerca pubblicata da
Unioncamere-InfoCamere sulla base dei
dati del Registro delle imprese delle
Camere di commercio italiane dai quali
risulta che la maggior parte dei piccoli
imprenditori extracomunitari che
tentano l’intrapresa in Sardegna proviene
dal Senegal. La percentuale di aziende
gestite da cittadini extracomunitari arriva
all’8% nelle province di Cagliari e Sassari,
mentre si dimezza a Nuoro e Oristano.
Nel 2015 sono cresciute soltanto le
piccole imprese straniere e soprattutto
che gli immigrati extracomunitari stanno
dimostrando una capacità di fronteggiare
la crisi e le difficoltà estremamente
maggiore rispetto agli imprenditori
italiani.
“Il fatto che anche in Sardegna i cittadini
extracomunitari riescano ad integrarsi
nel nostro sistema economico e sociale
aprendo un’impresa è sicuramente un
segnale positivo”, evidenziano Pierpaolo
Piras e Francesco Porcu, rispettivamente
presidente e segretario regionale della
Cna Sardegna. “I dati provenienti
dall’Unioncamere ci indicano che
l’integrazione e la coesione sociale
avvengono anche favorendo queste
iniziative imprenditoriali. Ma perché
l’integrazione sia effettiva sono
necessarie politiche di
accoglienza mirate. Il
nostro tessuto
imprenditoriale è
sempre più sollecitato
dall’arrivo di persone
provenienti da paesi
stranieri che hanno
voglia di integrarsi e di
contribuire allo
sviluppo della nostra
regione e a volte hanno
una maggiore reattività
alla crisi e alle
difficoltà.
Occorre investire in
politiche
dell’immigrazione che incentivino
l’arrivo di persone preparate, ne
valorizzino le capacità e le integrino nel
tessuto sociale. Le istituzioni sarde sono
chiamate ad una sfida epocale studiando
strumenti e politiche di integrazione a
basso costo quali quelle di supporto
all’avvio dell’attività imprenditoriale. In
questa sfida il settore artigiano giocherà
sicuramente un ruolo importantissimo”.
Novità 2016
16 | Domenica, 17 Aprile 2016
CAGLIARI .
OSSERVATORIO REGIONALE
Per iniziativa di Governo e Regione superato il“patto di stabilità”
Fondo Unico 2016 ai Comuni,
risorse da spendere subito
l 2016 per gli Enti Locali si apre con
meno apprensione, nonostante permangano le carenze dei trasferimenti di risorse che limitano l’erogazione dei servizi nelle comunità.
Ma sicuramente vanno salutati positivamente due importanti provvedimenti sul
fronte statale e su quello regionale.
Nell’ultima seduta del Consiglio dei Ministri è stato approvato un disegno di
legge, recante disposizioni per l’attuazione del principio del pareggio di bilancio
che riguardano anche gli Enti Locali e
che sostituiscono la disciplina del patto
di stabilità. In modo molto semplice
possiamo dire che i Comuni possono
spendere, purché, tra le entrate e le spese finali, si consegua un saldo non negativo. D’altro canto anche la Regione Sardegna, dopo l’accordo con lo Stato, a
partire dal 1 gennaio 2015, non è più
soggetta al vincolo del patto di stabilità,
ma può spendere le proprie entrate, impegnandosi a garantire il pareggio di bilancio. Il primo effetto nel 2016 per i comuni è il mantenimento integrale dei
trasferimenti regionali con il Fondo Unico, dopo aver sventato il tentativo in finanziaria di vincolare 8 milioni del Fondo a favore dei capitoli di spesa per lavoro, cultura ed istruzione. Le risorse saranno gestite dai comuni sulla base dei
bisogni senza rigidità dei vincoli, compresi i 41 milioni recuperati per le politiche sociali. La ripartizione del fondo è
prevista dalla legge regionale n.2 del
29/5/2007, art.10: ogni Comune riceve il
proprio fondo costituito da una quota
fissa (uguale per tutti i Comuni,
514.275,9894) e da una seconda quota in
proporzione alla popolazione residente
in ciascun Ente, al 1 gennaio dell’anno
precedente a quello di ripartizione, sulla
I
base dei dati dell’Istat. Dalla determina
n.432 del 17 marzo 2016, possiamo
estrapolare alcuni dati: ai 38 Comuni
della Diocesi di Ales Terralba, con una
popolazione, al 1 gennaio 2015, di 90.964
abitanti, verranno corrisposte nell’annualità 2016, 34.933.131,13 di Euro. Attualmente i Comuni ricadenti nella diocesi dovrebbero già disporre dei primi
2/12 pari a 5.822.188,57 Euro.
Dalla tabella in allegato possiamo estrapolare che il Comune più piccolo, Baradili, con i suoi 87 abitanti, riceverà
529.487,81 Euro, mentre, quello più popoloso, Villacidro, avrà 3.004.992,96
Euro. Nel Fondo Unico sono confluite le
risorse per la realizzazione dei seguenti
servizi: iniziative locali per lo sviluppo e
l’occupazione; incentivazione della produttività, qualificazione e formazione
del personale degli enti locali; interventi
comunali per l’occupazione; trasferi-
RIPARTO FONDO UNICO AI COMUNI - ANNO 2016 Abitanti Ripart. 2016
Acc. 2/12
Comune
Albagiara
270
561485,09
93580,85
Ales
1471
771478,14
128579,69
Arbus
6465
1644671,58
274111,93
Baradili
87
529487,81
88247,97
Baressa
679
632998,12
105499,69
Collinas
864
665345,10
110890,85
307
567954,48
94659,08
Curcuris
Genuri
342
574074,18
95679,03
Gonnoscodina
493
600476,30
100079,38
Gonnosfanadiga
6693
1684537,04
280756,17
776
649958,43
108326,41
Gonnosno
Gonnostramatza
938
678283,89
113047,32
Guspini
12100
2629942,91
438323,82
Las Plassas
247
557463,57
92910,60
Lunamatrona
1729
816589,06
136098,18
Mogoro
4264
1259830,02
209971,67
Morgongiori
745
644538,13
107423,02
Pabillonis
2846
1011894,84
168649,14
Pau
314
569178,42
94863,07
Pauli Arbarei
645
627053,28
104508,88
Pompu
262
560086,30
93347,72
San Gavino M.le 8798
2052593,14
342098,86
S. N. d’Arcidano
2741
993535,74
165589,29
Sardara
4112
1233253,05
205542,18
Setzu
141
538929,63
89821,61
664
630375,40
105062,57
Siddi
Simala
334
572675,39
95445,90
Sini
496
601000,85
100166,81
Siris
222
553092,36
92182,06
Terralba
10295
2314341,36
385723,56
Tuili
1040
696118,44
116019,74
Turri
438
590859,64
98476,61
Uras
2902
1021686,35
170281,06
Usellus
805
655029,04
109171,51
Ussaramanna
561
612366,00
102061,00
Villacidro
14245
3004992,96
500832,16
Villanovaforru
633
624955,09
104159,18
90964 34933131,13 5822188,57
menti per il funzionamento degli enti locali e
per le spese di investimento, per i servizi socioassistenziali, diritto allo
studio, sviluppo e sport;
esercizio delle funzioni e
compiti conferiti; piani e
progetti degli enti pubblici per razionalizzare e ridurre i consumi, energetici, tutelare e migliorare l’ambiente,
conservare gli equilibri ecologici naturali; trasferimenti ai Comuni, singoli o associati, e alle province che attuano processi di mobilità volontaria e di riorganizzazione per l’inserimento nelle proprie dotazioni organiche del personale
delle comunità montane cessate.
La legge stabilisce che: “Gli enti possono
gestire le risorse assegnate senza vincoli di
destinazione, avuto riguardo al raggiun-
gimento degli obiettivi delle leggi regionali citate, degli interventi occupazionali,
delle politiche attive del lavoro e delle
funzioni di propria competenza”.
Ciò significa, come detto, che ogni Comune potrà impegnare le proprie risorse
secondo i bisogni delle proprie comunità, stabilendo anche l’ammontare delle
stesse da metter a disposizione per ciascuna delle necessità individuate.
Tarcisio Agus
Medio Campidano. I servizi del Sindacato pensionati della Cisl
I
n un territorio come il Medio
Campidano, dove oltre un quinto
della popolazione residente 23.054 persone su 100.141 abitanti, è over 65 anni, il lavoro non manca
al Sindacato dei pensionati. Sono mille gli impegni grandi e piccoli di chi,
come la Fnp Cisl, ha deciso di camminare costantemente a fianco delle
penne bianche, sia di quelle ancora in
piena forma fisica sia di quelle costrette a fare i conti con la salute sempre
più incerta e precaria. Anzi la Federazione Nazionale Pensionati del Medio
Campidano si è data una vera e propria strategia con una parola d’ordine
secca, precisa, diventata programma
di lavoro: presidiare il territorio.
Dei 28 comuni che formavano la exprovincia del Medio Campidano 8
hanno una sede Fnp: Arbus, Guspini,
Villacidro, Gonnosfanadiga, San Gavino Lunamatrona, Serramanna e
Sanluri dove è ubicata anche la sede
territoriale. Oltre 65mila abitanti complessivamente, più della metà dei residenti. “La nostra federazione – dice il
segretario generale di categoria, Paolo
Melis - opera nel territorio in particolar modo a sostegno e a tutela degli anziani e pensionati, in maniera diretta e
indiretta. In forma immediata con
l’accoglienza di tutti coloro che richiedono servizi e informazioni su pensione, casa, salute, imposte fiscali, ma
anche dando indicazioni e consigli su
dove e a chi rivolgersi per affrontare e
risolvere problemi quotidiani, che, an-
“Come difendiamo
i nostri pensionati”
corché lievi, una persona anziana trova
difficoltà a risolverli”. Da qualche anno se
ne è aggiunto un altro inatteso, molto simile a una scalata di sesto grado: l’informatizzazione dei servizi burocratici.
La Fnp svolge un’azione permanente di
tutela nei confronti dei propri associati,
anche in maniera indiretta attraverso la
vertenzialità con le istituzioni anche locali - ASL e Inps – e in particolar modo
con i Comuni. “Oggi le imposte comunali
(IMU, Tasi, tassa sui rifiuti), balzello più
oneroso per buona parte dei cittadini, soprattutto per i pensionati al minimo, dipendono – dice Paolo Melis - dalle scelte
delle amministrazioni locali. L’interlocuzione diretta con il sindaco, la vertenzialità locale, appunto, consente di chiedere
fasce di esonero, o agevolate, laddove vi
siano famiglie o situazioni in particolari
condizioni di reddito e/o in presenza di
disabili”. I numeri documentano in modo
inconfutabile la necessità di un occhio di
riguardo per molta gente del Medio Cam-
pidano, l’anno scorso dichiarata la
provincia più povera d’Italia. Alla fine
del 2014 la provincia aveva un reddito
medio di 8.536 euro contro la media
regionale di 9.553 euro. I comuni del
Medio Campidano con il reddito più
basso erano: Las Plassas, Gesturi, Villanovafranca, Siddi, Pauli Arbarei, Segariu, Genuri, Turri, Ussaramanna e
Setzu. La pensione media dei 33.231
pensionati INPS del 2014 era pari a
645,32 euro.
Nelle sedi sindacali – le “leghe” dei
pensionati - vengono erogate con continuità prestazioni di patronato e fiscali. Proprio in questi giorni decolla
la campagna fiscale per il 2016 e le
strutture Fnp danno tutte le informazioni e l’assistenza necessarie per coloro che intendono presentare la
propria dichiarazione dei redditi con il
mod. 730/16 e non solo. Nel mese di
giugno la Fnp garantirà, come negli
anni scorsi, la preparazione della modulistica necessaria per pagare la
prima rata delle imposte comunali.
I costi? “Qualunque tipo di servizio informazioni, documentazione fiscale
o pratiche di patronato - è erogato
gratuitamente per tutti, fatta eccezione per la dichiarazione dei redditi.
Tuttavia – dice Melis - per i nostri
iscritti, anche su questo tipo di servizio a pagamento (730/16), vi è grande
attenzione: viene applicata una tariffa
ridotta, rispetto ai non iscritti, con un
abbattimento del costo pari a circa il
70 per cento, sempre con debita quietanza”.
Mario Girau
CHIESA
50ma Giornata
Mondiale per le
Comunicazioni Sociali.
La Sardegna prepara
un inserto speciale
del quotidiano
AVVENIRE
M
| 17
dallo Speciale del 2015
I giornali
cattolici
sardi
anca un mese alla 50ma
Giornata Mondiale per le Comunicazioni Sociali e anche
le diocesi della Sardegna si
stanno preparando a vivere questa importante data, inserita, quest’anno, nel
percorso giubilare. L’Anno Santo della
Misericordia ci invita a riflettere sul rapporto tra la comunicazione e la misericordia. I direttori dei giornali diocesani
e degli uffici diocesani per le comunicazioni sociali della Sardegna, nel corso di
una partecipata riunione che si è svolta
venerdì 1° aprile a Oristano, hanno condiviso la necessità di partire dai conte-
Domenica, 17 Aprile 2016
nuti del Messaggio che
Papa Francesco ha
scritto per prepararci al
meglio alla Giornata
che verrà celebrata il
prossimo 8 maggio.
“Siamo chiamati
- scrive il Santo Padre a comunicare da figli di Dio con tutti,
senza esclusione. In particolare, è proprio del linguaggio e delle azioni della
Chiesa trasmettere misericordia, così da
toccare i cuori delle persone e sostenerle
nel cammino verso la pienezza della
vita, che Gesù Cristo, inviato dal Padre,
è venuto a portare a tutti. Si tratta di accogliere in noi e di diffondere intorno a
noi il calore della Chiesa Madre, affinché Gesù sia conosciuto e amato; quel
calore che dà sostanza alle parole della
fede e che accende nella predicazione e
nella testimonianza la “scintilla” che le
rende vive”.
Le diocesi sarde, accogliendo l’invito
del Papa, porteranno la loro testimonianza e racconteranno le modalità con
cui stanno attraversando l’Anno della
Misericordia attraverso la pubblicazione di un inserto speciale che domenica 8 maggio verrà distribuito insieme
al quotidiano Avvenire in tutta la nostra
isola.
Per il terzo anno consecutivo, l’Ufficio
regionale per le comunicazioni sociali
della Conferenza Episcopale Sarda coordinerà il lavoro delle singole diocesi.
L’inserto rappresenta ormai una significativa tradizione che, attraverso la proficua collaborazione tra le diverse
diocesi, vuole offrire all’azione della
Chiesa in Sardegna un volto sempre più
unitario e aperto. Nei prossimi giorni le
parrocchie verranno contattate dagli uffici di Avvenire per prenotare le copie
ad un prezzo super-scontato rispetto a
quello di copertina. Per ulteriori infor-
mazioni su questa iniziativa editoriale è
possibile scrivere all’indirizzo [email protected]
Nel corso della riunione, i rappresentanti diocesani hanno inoltre condiviso
l’esigenza di individuare forme di collaborazione anche attraverso nuovi strumenti informatici e la necessità di
organizzare nel corso dell’anno iniziative formative dedicate al tema della
privacy e dell’utilizzo dei social media
da parte degli operatori ecclesiali. Intanto, il lavoro di sinergia avviato nei
mesi scorsi inizia a portare i primi frutti
grazie alla realizzazione di una pagina
pubblicitaria che presenta e promuove
tutte le testate diocesane della Sardegna. Una presenza editoriale, certamente significativa nel panorama
dell’informazione locale della nostra
isola, che deve essere sempre più sostenuta e valorizzata.
Marco Piras
18 | Domenica, 17 Aprile 2016
CHIESA
Sacramento dell’Ordine. Le linee conciliari su Episcopato, presbiterato e diaconato
L’
esperienza che la nostra Chiesa diocesana sta vivendo in
questo periodo è certamente
tempo di grazia e di ricchezza
spirituale, questo tempo di Pasqua ci
ha fatto vivere l’ordinazione presbiterale di don Emmanuele Deidda e ora ci
prepariamo a giorni ha celebrare l’ordinazione episcopale di padre Roberto
Carboni a vescovo residenziale della
nostra diocesi di Ales-Terralba, non
può lasciarci indifferenti e non è sufficiente la preghiera, necessaria e basilare, ma anche comprendere e entrare nel
mistero del Sacramento dell’Ordine.
Provo quindi ad aiutare con un poco di
catechesi per vivere più intensamente
questo tempo di grazia e di arricchimento dello Spirito Santo.
Il Concilio Vaticano II, oltre aver voluto
rivedere la liturgia dei sacramenti e dei
sacramentali, ci ha anche offerto una riflessione dogmatica sulla Chiesa rovesciando la piramide medioevale e restituendo alla Chiesa una visione comunionale, che ancora fatica nella sua realizzazione, ma è chiara nella sua dottrina. Il capitolo terzo della Costituzione
dogmatica sulla Chiesa, la Lumen Gentium, costituzione gerarchica della Chiesa e in particolare dell’episcopato offre la
dottrina della Chiesa Cattolica, secondo
me poco conosciuta, come è poco conosciuto l’impegno e il ruolo del sacramento dell’Ordine. “Cristo Signore, per
pascere e sempre più accrescere il popolo di Dio, ha stabilito nella sua Chiesa
vari ministeri, che tendono al bene di
tutto il corpo. I ministri infatti che sono
rivestiti di sacra potestà, servono i loro
fratelli, perché tutti coloro che appartengono al popolo di Dio, e perciò hanno una vera dignità cristiana, tendano
liberamente e ordinariamente allo stes-
Il “servizio”
per dare salvezza
I singoli vescovi, sono
il visibile principio
e fondamento di unità
nelle Chiese particolari,
formate ad immagine
della Chiesa universale
VESCOVI SARDI .
so fine e arrivino alla salvezza”(LG n° 18).
Da questo attacco del capitolo mi pare che
sia fatta giustizia e sia eliminato tutto il discorso di potere, di gloria e di ricchezza che
quasi sempre sottende il sacramento dell’Ordine. Certo le incrostazioni e tutte le
verniciature aggiunte nei duemila anni di
cristianesimo, possono aver prodotto confusione e tante realtà che appartengono
alla storia e alle cosiddette tradizioni spesso locali. Gesù ha voluto il sacramento
dell’ordine per il servizio perché il popolo
di Dio arrivi alla salvezza. Poi il documento
Su FacoltàTeologica e Seminario Regionale conferme e novità
Patrimonio culturale ecclesiatico
e referendum sulle trivelle
acoltà Teologica, Seminario Regionale, Consulta Regionale per il patrimonio culturale ecclesiastico della Sardegna, Referendum pro o
contro le trivellazioni a mare sono alcuni
degli argomenti trattati dalla Conferenza
Episcopale Sarda nella seduta ordinaria
di mercoledì 6 aprile.
Circa la Facoltà Teologica, i Vescovi hanno
preso atto della disponibilità dei superiori
della provincia italiana della Compagnia
di Gesù di continuare ad assicurare il loro
servizio presso l’importante istituzione
accademica, nella quale sono presenti da
circa 90 anni, prima a Cuglieri e poi a Cagliari. Presenza che ne comprende anche
la guida, attraverso la figura del Preside.
Si esclude, quindi, la paventata ipotesi di
un imminente loro progressivo abbandono
e la possibilità di assicurare con maggiore
tranquillità un più sereno passaggio alle
forze del clero sardo.
Anche sul Seminario Regionale si sta lavorando per affiancare all’attuale nuovo
Rettore, don Antonio Mura, una nuova
equipe educativa, che con l’inizio del prossimo anno assicuri stabilità progettuale e
formativa ai futuri sacerdoti della Sardegna.
In questa linea si colloca anche l’approvazione definitiva del Regolamento interno
che entrerà in vigore con il prossimo anno
seminaristico.
Ampio spazio è stato riservato anche all’approvazione del nuovo Statuto della
Consulta Regionale dei Beni Culturali
Ecclesiastici e dell’Edilizia di Culto, or-
conciliare si ferma sull’istituzione dei
dodici e parla dei vescovi come successori degli apostoli, specificando che c’è
successione da collegio a collegio, dal
Collegio degli apostoli al Collegio episcopale, con la particolarità del vescovo
di Roma che è personalmente successore di Pietro (cfr. LG nn° 19-22). “I vescovi, quali successori degli apostoli, ricevono dal Signore, cui è data ogni potestà
in cielo e in terra, la missione di insegnare a tutte le genti e di predicare il
Vangelo ad ogni creatura, affinché tutti
gli uomini, per mezzo della fede, del
battesimo e dell’osservanza dei comandamenti, ottengano la salvezza [ … ]
I singoli vescovi, sono il visibile principio e fondamento di unità nelle loro
Chiese particolari; queste sono formate
ad immagine della Chiesa universale, ed
è in esse e partire da esse che esiste la
Chiesa cattolica una e unica.” (cfr. nn°
23 e 24). Da quanto ci presenta il documento conciliare, possiamo mettere in
evidenza da subito quanto sia importante nella teologia conciliare il ruolo
collegiale nella guida della Chiesa e
come tutto sia impostato sul servizio da
svolgere dal collegio apostolico in unione con il Romano pontefice, nella Chiesa universale e dai singoli vescovi o da
aggregazione di vescovi nelle Chiese
particolari (diocesane) e nelle Chiese locali (regionali o nazionali). Il documento conciliare poi presenta la dottrina dei
tria munera, i tre compiti del ministero
episcopale, quello di insegnare, di santificare e della funzione di governare (cfr
nn° 25-27). A questo punto il documento conciliare allarga la riflessione agli altri due gradi del sacramento dell’Ordine
i presbiteri e i diaconi (del quale viene
reintrodotto i suo servizio permanente
uxorato e celibatario) (LG nn° 28-29).
Don Peppangelo Perria
F
ganismo operativo della Conferenza in
questo particolare e importante settore.
È volontà dei Vescovi proseguire e incrementare ogni sforzo nella conservazione
e valorizzazione del ricchissimo patrimonio
artistico e monumentale, retaggio di una
storia e cultura millenaria, rendendolo
memoria viva di un nobile passato, ma
anche veicolo di ulteriore crescita culturale,
economica e sociale della nostra Isola, in
tutti i suoi angoli, anche quelli più reconditi.
Al riguardo è stata aperta una promettente
interlocuzione con la Giunta Regionale
della Sardegna, presieduta dall’On. Francesco Pigliaru, nelle persone degli Assessori
interessati, per trovare strade e modalità
concrete di interazione e collaborazione.
Di particolare interesse sono tre filoni
d’intervento compartecipato tra Regione
Sardegna, Conferenza Episcopale Sarda e
Conferenza Episcopale Italiana attraverso
i fondi dell’Otto per Mille: “Sardegna in
cento chiese” (recupero e restauro di un
centinaio di chiese e complessi di valenza
storico-culturale); “Mille feste in un’isola
di Santi” (valorizzazione della miriade di
feste campestri dedicate al culto dei Santi,
che attraggono notevoli folle di fedeli e di
turisti), “Casa di Dio, casa dell’uomo”
(creare accanto a nuove chiese dei centri
per l’inclusione sociale e per il recupero
urbano di aree degradate con fenomeni
di marginalità e disagio). Sono percorsi in
gran parte innovativi, visti con molto favore
anche dalla Conferenza Episcopale Italiana,
che intende promuoverli su scala nazionale. Per rendere efficace questo percorso
si è proceduto all’approvazione del nuovo
statuto della Consulta, che prende il nome
di Consulta Regionale per il Patrimonio
Ecclesiastico della Sardegna.
Inoltre, la Conferenza ha nominato il Reverendo don Fabio Marras della diocesi
di Oristano, consulente ecclesiastico regionale della Coldiretti Sardegna.
Un ultimo argomento trattato è stato il
prossimo referendum nazionale pro o
contro le trivellazioni a mare per la ricerca
ed estrazione di petrolio e gas. I Vescovi
ritengono che si tratti di una questione
particolarmente importante e delicata rispetto alla quale i cittadini tutti e i cattolici
in particolare sono chiamati a prendere
una posizione ragionata e documentata.
In linea con il Consiglio Permanente della
CEI, perciò, concordano che l’argomento
sia dibattuto e approfondito nelle comunità
ecclesiali “per favorirne una soluzione appropriata alla luce dell’enciclica Laudato
si’ di Papa Francesco”. La salvaguardia del
Creato, che comprende sempre anche la
dimensione dell’ecologia umana e la promozione del lavoro per l’uomo, posto dal
Creatore a custodire e coltivare la terra, è
un impegno e una responsabilità di tutti,
cittadini e Istituzioni. Al tempo stesso, la
ricerca tecnologica di energie rinnovabili
e sempre meno inquinanti è una priorità
non più procrastinabile.
Tempio Pausania, 11 aprile 2016
+ Sebastiano Sanguinetti
Cumbidu a sa ligidura
CULTURA
Domenica, 17 Aprile 2016
| 19
Gli indifferenti di Alberto Moravia, il suo primo romanzo, un capolavoro che
fotografa nitidamente lo squallore di una famiglia borghese durante il fascismo
indifferenza è un argomento letterario che ha
avuto la sua fortuna dal
Settecento in poi. Lo
hanno affrontato ad alto livello
Dostoevskij e Cechov; in epoca
più recente, Svevo, Camus e tanti altri. La trattazione è composita, spazia dall’indifferenza
della società rispetto a situazioni particolari, fino a dimensioni esistenziali o politiche.
Il tema invade certamente la
sfera delle libertà: il disinteresse toglie spazio alla volontà
di scelta. L’attuazione pratica
del concetto la abbiamo avuta nel fascismo, ove l’indifferenza era per tanti aspetti un
obbligo, un’ideologia, come
attesta uno degli slogan fascisti più noti: “Me ne frego!”. Non è casuale che tra
chi ha affrontato in modo diretto il tema vi siano Antonio Gramsci, Odio gli indifferenti e Don Lorenzo Milani, Lettera a una professoressa, ove oppose il suo “I care!” (mi interessa).
Tra le opere che affrontano la questione vi è, appunto, Gli indifferenti (1929) di Alberto Moravia, suo pri-
L’
mo romanzo e, per molti, il suo
capolavoro. Esso fotografa nitidamente lo squallore di una famiglia borghese durante il periodo fascista, benché Moravia stesso spiegasse che quando scrisse il
libro - a 22 anni - non avesse coscienza che esso fosse antiborghese, e se con il tempo lo è diventato,
è solo “grazie” alla borghesia, che
lui ha semplicemente descritto per
come in realtà era.
Forse la sua fu solo speculazione
esistenzialista e il libro appare oggi
così incisivo perché una verità così
schietta è difficile da pianificare. Lui
che peraltro pagò la sua condizione
di borghese venendo respinto dai
giovani del Sessantotto, epoca in cui il
termine borghesia - in costante spostamento semantico -, assunse un significato culturale preciso e in parte
retroattivo, i borghesi erano i nemici
della classe lavoratrice, operaia e proletaria, i fascisti.
Il libro narra lo squallido intreccio tra i suoi cinque
personaggi, alta borghesia alle prese con problemi
economici, incapace di rinunciare a un certo status.
Carla, Michele e la loro madre da una parte, in di-
sgrazia, l’amica Carla e l’ambiguo Leo, che speculano
su quanto rimane alla famiglia. È la rappresentazione dell’inutilità di quella classe sociale, indolente
nelle decisioni e nelle azioni, che tira avanti nella
noia, in odi abbozzati, ambiguità, meschinità.
Un racconto non importante - lo è più il senso -, conseguenza dello stato di cose e della pochezza dei personaggi. La forza dell’opera è nel suo incedere realistico.
“Non si può mica sempre dire la verità in faccia alla
gente... le convenzioni sociali obbligano spesso a fare
tutto l’opposto di quel che si vorrebbe... se no chi sa
dove si andrebbe a finire.”
Alberto Pincherle Moravia (Roma 1907-1990) oltre
che scrittore è stato giornalista, drammaturgo, parlamentare europeo per il P.C.I..
Di famiglia alto borghese romana, il padre di origine
ebraica, la madre dalmata. Lo zio paterno era senatore, la zia paterna, madre dei fratelli Rosselli, e si potrebbe continuare fino alla parentela con Enrico Fermi. Da ragazzo fu a lungo malato, acquisì solamente
la licenza ginnasiale, si formò una cultura letteraria e
linguistica da autodidatta. Sposò Elsa Morante ed è
stato il compagno di Dacia Maraini.
Tra le varie opere La mascherata (1941), Il conformista (1951), La ciociara (1957), L’attenzione (1965),
L’uomo che guarda (1985).
(Edizioni Bompiani, Milano 1994)
Massimo Pistis
Rubrica “… Tra Chiesa, storia e architettura” a cura di Matteo Argiolas
Sardara. San Gregorio,
autentica opera d’arte
a chiesa di San Gregorio a Sardara, sorge su un sito ad elevata caratterizzazione storica,
precedentemente configurato a
santuario nuragico e con documentata
presenza commerciale fenicia. L’intero
territorio comunale è ricco di testimonianze archeologiche, quali il sito di S.
Anastasia che sorge su un tempio a
pozzo di origine nuragica databile intorno al IX-VIII sec a.C.: nelle sue
strutture sono stati ritrovati inoltre
elementi architettonici tipici romani.
Nell’agro di Sardara sono presenti le
antiche “Aquae Neapolitanae” (oggi “S.
Maria de is Acquas”) lungo la strada
che da Othoca (Santa Giusta) conduceva a Caralis (Cagliari), l’odierna SS
131, denominata dai romani Karalibus
Turrem. Il territorio ricadeva nel Giudicato d’Arborea e in particolare nella
curatoria di Bonorzuli. La chiesa di S.
Gregorio è un esempio della commistione tra romanico e gotico, databile
intorno al primo quarto del XIV sec, il
toponimo è attestato a partire dal
1341. L’impianto è del tipo mononavato di forma rettangolare con abside
L
a sud-est e copertura lignea; l’alzato è
stretto e sfilato: alleggerendo la massa
muraria si ottiene un assetto generale
romanico ma con una certa sensibilità
alla leggerezza gotica. Ampi tratti murati risultano intonacati dopo interventi di restauro, restano con pietra
faccia a vista in buona parte la testata
absidale e la facciata in conci trachitici
e calcarei di media pezzatura. La facciata presenta un maggiore ritmo verticale, dallo zoccolo di base le due
paraste laterali insieme alle due lesene
polistili inquadrano tre specchi conclusi con delle arcate poggianti al centro su mensole pensili. Al centro un
portale architravato e lunettato con
stipiti e arco di scarico goticamente
modanati coronati da un rosone gotico. Lo specchio centrale termina con
cinque arcate a cornice curva sagomata che si ricollegano al motivo della
falsa loggia di derivazione pisana. Il
frontone è decorato da undici arcatelle
a sesto spezzato, che seguono le pendenze del tetto che termina con un
campanile a vela a bifora, rifatto. La
facciata è caratterizzata da elementi in
rilievo che permettono un gioco di
luci e ombre che ne enfatizzano il
disegno. L’abside prende la luce da
una bifora gotica sopraccigliata
con centina archiacuta e un coronamento trilobato. La particolarità
della chiesa sta nella soluzione trovata per l’abside semicircolare all’interno con volta a semicatino
sferico e squadrato all’esterno: ciò
simboleggia due diverse volontà
che si incontrano in una soluzione
di compromesso, tra le tradizioni
costruttive delle maestranze nel
mantenimento della volumetria
romanica absidale e il tentativo di
rendere gotico l’esterno. Il maestro
di tale fabbrica tenta di riproporre
quelle suggestioni gotiche che pure
aveva visto nel S. Francesco o nel
Duomo di Cagliari, ma le probabili
carenze di tecniche e sensibilità
non gli permettono di voltare crociere su ambienti quadrati e allora
si giunge a questa soluzione. Allo
stesso modo spunti presi dai cantieri francescani di Cagliari, rivisti
in chiave romanica, si notano nella
partizione della facciata attraverso le
lesene a fascio di colonnine e l’unione
del rosone e della bifora archiacuta
con il portale a lunetta ogivale. L’abside così come l’interno e la facciata
non rientrano direttamente nè nel gotico nè nel romanico, ma questo maestro riuscendo a trovare una giusta
proporzione tra le parti restituisce
un’immagine architettonicamente
compiuta. La sensibilità di tale maestro colloca l’opera nel piano proprio
della storia dell’arte e fa della chiesetta
un monumento interessante da visitare insieme al suo centro storico ben
curato. La chiesa appartiene alla parrocchia Beata Vergine Assunta, è amministrata da don Stefano Mallocci
succeduto di recente a don Vincenzo
Salis, andato in pensione ad Arbus,
suo paese di origine.
CamPagna abbonamenTi 2016
Se non hai ancora provveduto, ricòrdati
di rinnovare l’abbonamento 2016.
Riporta la voce del Papa, del Vescovo, della Diocesi,
delle Parrocchie e della Chiesa.
PER ABBONARSI A “NUOVO CAMMINO”:
Compilare un bollettino di C.C.P n° 21939095 intestato a:
Nuovo Nuovo Cammino - 09091 Ales (OR)
Causale: Abbonamento Nuovo Cammino - Piazza Cattedrale, 2 - 09091 Ales (Or)
Abbonamenti: ordinario euro 20,00 – sostenitore euro 30,00 - benemerito euro 50,00 una copia euro 1
Per informazioni: Tel. 078391402 - 078391603 - Fax 078391402 - [email protected]
Per informazioni logistiche sulla manifestazione:
349 0950297 - 347 2954944 - 339 3843827 - 380 7364801