Giovanni Stignani e Vittorio Podrecca

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Giovanni Stignani e Vittorio Podrecca
Personaggi
Tartaglia
Napoletano, è la maschera balbuziente che si inceppa sempre sulle sillabe che possono creare gli
equivoci più divertenti. Lo stesso difetto, però, gli permette di preparare meglio gli imbrogli di
cui è protagonista.
Indossa un abito verde, rigato orizzontalmente di giallo, con un cappello di feltro grigio. Ha spessi
occhiali che sormontano un grosso naso. La sua miopia è anche metafora dell'incapacità di saper
vedere attorno a sé e poca voglia di impicciarsi in affari potenzialmente pericolosi.
Marionettisti
Giovanni Stignani (Argenta 1870 - Salzano 1926)
Si sposò con Luigia Salici (Fabriano 1875 – Treviso 1952), figlia del marionettista Ferdinando.
Dopo aver lavorato con altre compagnie come i Lupi, i Colla, i Santoro, i Cagnoli e i Gorno Dall’Acqua, i due coniugi si misero in proprio, con spettacoli di tipo particolare. Usando la
tradizionale baracca dei burattini, facevano agire marionette montate su un bastone i cui arti
venivano mossi tramite aste: le “burattette”. Lavorarono nel Veneto e nel Friuli usando come
maschere principali Arlecchino e Facanapa. Molti dei lavori che mettevano in scena derivavano
dal repertorio classico ottocentesco, in particolare da quello della compagnia Reccardini. Ebbero
tre figlie: Tosca, Jolanda e Ines Carolina che sposò Vittorio Braidotti con il quale fece compagnia
a sé (“I burattini di Braidotti”). L’attività cessò per un periodo quando Giovanni Stignani morì
improvvisamente nel 1926 e la famiglia prese in gestione un albergo a Treviso.
Vittorio Podrecca (Cividale del Friuli 1883 - Ginevra 1959)
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Nacque in una famiglia dove il patriottismo (il padre e lo zio avevano combattuto con Garibaldi)
e l’amore per la cultura, per la musica erano di casa. Il suo approccio al teatro d’animazione avviene
attraverso la compagnia marionettistica di Leone Reccardini (figlio di Antonio a cui si fa risalire
l’invenzione della maschera di Facanapa), ma segue anche gli Striuli, i Salici, Fausto Braga, i Gorno
- Dall’Acqua e quando, già studente di legge, ritornava a Cividale per le vacanze, il burattinaio
mantovano Gaetano Viani. Nel 1905, chiamato dal fratello Guido che era critico musicale del
settimanale L’Asino, si trasferì, dopo la laurea, a Roma dove conseguì i diplomi di procuratore e
di avvocato, professioni che
tuttavia non esercitò mai.
Iniziò allora a collaborare con
vari giornali e nel 1911 fondò
la rivista indirizzata ai giovani
Primavera e il periodico musicale Italia Orchestrale.
Nel 1914, in società con Luigi
Fornaciari, rappresentante della
Casa musicale Ricordi, e con
il marionettista napoletano
Luigi Santoro, prese in affitto
l’ex scuderia di palazzo Odescalchi e grazie al contributo
di vari amici la sistemò trasformandola in una sala da
quattrocento posti adatta ad
essere utilizzata per spettacoli
sia di marionette che di burattini. Era nato il Teatro dei
Piccoli. Davanti al palcoscenico
fu costruito il golfo mistico per
accogliere l’orchestra: Vittorio
Podrecca diede infatti un indirizzo deciso verso la marionetta musicale. Il debutto
avenne il 22 febbraio del 1914
con un Prologo scritto appositamente da Alfredo Testoni
e recitato da una marionetta in
Vittorio Podrecca
frack, La sinfonia dei fanciulli
di Haydn, La fata Morgana rappresentata dai burattini di Ugo Campogalliani, La marcia per
marionette di Gounod, La serva padrona di Pergolesi. Il successo fu immediato e il 16 marzo il
Teatro dei Piccoli venne invitato ad esibirsi al Quirinale, dove confermò tutte le aspettative. Luigi
Santoro però, amareggiato dal fatto che il suo nome non appariva mai sulle entusiaste critiche dei
giornali, tornò a lavorare in proprio. Venne sostituito dalla compagnia di Ottorino Gorno Dall’Acqua che, come quella di Santoro, mise a disposizione il suo repertorio. Andarono così in
scena La gran via, e quando il teatro riaprì dopo la pausa estiva, Crispino e la comare, Arlecchino
sui letti volanti, La pianella perduta nella neve, L’amore delle tre melarance, Il barbiere di Siviglia,
L’elisir d’amore, Il trionfo di Giuditta.
Il Teatro dei Piccoli fin dalla sua nascita testimoniò la collaborazione di vari artisti con l’arte
dell’animazione (Trilussa, Bruno Angoletta, Mario Pompei, Enrico Prampolini ecc.) e diede spazio
alle voci dei ragazzi, sia affidando loro la critica (nell’atrio c’era una cassetta dove a fine spettacolo
i giovani spettatori lasciavano scritte le loro impressioni) sia organizzando mostre d’arte. In mezzo
a tutto questo si muoveva Podrecca che, sempre presente agli spettacoli, veniva annotando su un
taccuino i vari errori o indecisioni che potevano portare ad un calo della tensione drammatica
comunicando poi a marionettisti, musicisti, cantanti, elettricisti ecc.l’esito delle sue riflessioni.
Quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, nel 1915, Podrecca fu chiamato al fronte
(dove organizzò spettacoli d’animazione per i soldati) e il teatro rimase chiuso fino ad ottobre,
per poi riaprire con Il gatto con gli stivali, seguito da regolari rappresentazioni sia marionettistiche
che burattinesche. Il 15 aprile 1918 furono messi in scena I balli plastici per marionette dell’artista
futurista Fortunato Depero.
Nell’estate del 1919 il Teatro dei Piccoli fece la sua prima tournée italiana, nel 1922 la prima
transoceanica e nel 1923 fu presente a Londra: intanto fioccavano le scritture e Podrecca (che nel
frattempo si era sposato con la soprano Cissie Vaughan, detta Lia) decise di dividere la compagnia
per poter far fronte ai vari impegni esteri. Ma la compagnia non tornò più al teatro Odescalchi.
Erano le tournée che le permettevano di vivere dignitosamente. Nel 1937 i “Piccoli” fecero alcune
recite in Italia prima di partire per il Brasile: tornarono in patria quattordici anni più tardi dopo
aver girato in lungo e in largo le due Americhe. Il punto di forza degli spettacoli era sempre il
ritmo: sotto la direzione di Podrecca la musica era rinnovata in base al variare dei gusti del pubblico,
anche se i singoli numeri restavano uguali. E bisogna anche considerare che nella compagnia
lavoravano i migliori marionettisti allora in circolazione (Pavero, Braga, Gorno, Corsi, Prandi
ecc).
Furono anni di trionfi, ma anche di difficoltà finanziarie e comunque segnati dalla nostalgia.
Nel ’51 il rientro in Italia, con una data all’Augustus di Genova, una tournée italiana già programmata
e per Vittorio la terza operazione per ulcera duodenale (le altre due le aveva fatte in Argentina).
In seguito Podrecca sbrigherà nella sua casa di Roma solo il lavoro burocratico e affiderà la
direzione della compagnia a Carlo Farinelli, figlio di primo letto della moglie.
Nel 1956, in seguito all’intervento del critico musicale Adolfo Salazar nel quale i “Piccoli” sono
considerati “interpreti ideali delle sinfonie”, Podrecca fonda il “Nucleo”, chiamando i marionettisti
Giannina Donati, Gioacchino Gorno, Elisa Leonardi, Guido Jannotta e mettendo in scena il
Retablo di Manuel de Falla, Ma mère l’oye di Ravel, Pierino e il lupo di Prokoffief.
Negli ultimi mesi della sua vita vi furono dissapori e tensioni, piuttosto forti, nella compagnia
originaria (quella affidata a Farinelli) che si sentiva penalizzata nei confronti della nuova creatura,
il “Nucleo”.
L’ultima gioia di Podrecca fu il contratto che riuscì a concludere per una tournée in Russia: era
la prima volta che una compagnia italiana veniva chiamata nell’Unione Sovietica.
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Spettacolo di Vittorio Podrecca