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Luigi Daga
(CATANZARO, 26 AGOSTO 1947 - ROMA, 17 NOVEMBRE 1993),
MAGISTRATO DI APPELLO ADDETTO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA,
DIRETTORE DELL'UFFICIO VI - STUDI E RICERCHE DEL D.A.P.
Nell’hotel Semiramis del Cairo, tutto si svolge in pochi drammatici minuti.
L’assassino si siede a un tavolo come un cliente qualsiasi e inizia a gridare “Allah
akhbar” (Allah è grande) premendo il grilletto della pistola che punta sugli avventori più vicini. Due uomini di affari americani che sorseggiano un drink - Coby
Hoffmann e Robert Guidi - sono uccisi sul colpo. Anche i numerosi giuristi che
partecipano a un convegno finiscono nel mirino del terrorista: per Fernard Boulan
non c’è scampo, il magistrato Luigi Daga viene ferito.
Il dottor Luigi Daga, Direttore dell'Ufficio Studi e Ricerche del Dipartimento
dell'Amministrazione Penitenziaria presso il Ministero della Giustizia, è stato inviato in missione al Cairo dal 23 al 29 ottobre 1993 per partecipare, in qualità di
relatore, al VI° Congresso dell'Associazione egiziana di Diritto Criminale. Il magistrato dovrà svolgere una relazione sul nuovo codice penale francese e sul progetto
di riforma del codice penale italiano. Ma Daga non ha neppure il tempo di capire
che il convegno internazionale si sta trasformando in uno spicchio di guerriglia
globale che vede gli stranieri come nemici da combattere. Due colpi lo raggiungono
alla testa. Privo di sensi cade vicino al suo collega francese, ma il suo cuore batte
ancora. Tre morti, cinque feriti. Tre sono arabi. I mezzi di soccorso si preoccupano
dei feriti. Luigi Daga è il più grave di tutti. Viene trasportato all’ospedale e dopo
un primo controllo viene operato d’urgenza. Subisce due interventi di seguito.
Daga viene trasportato a Roma. Il calvario dura circa 20 giorni; muore il 18 novembre. Il ministro della Giustizia, Giovanni Conso, dà in Parlamento la triste notizia.
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Nel loro segno
Luigi Daga nasce a Catanzaro e studia Giurisprudenza a Roma. Si laurea nel
1968. Vuole seguire le orme del padre, Giuseppe Daga, stimato presidente del Tribunale per i minorenni. Luigi vince il concorso in magistratura e poi inizia ad occuparsi di carcere e detenzione.
La sua esperienza si amplia ai profili internazionali ed egli rappresenta l’Italia
nei convegni internazionali. Nel settembre del 1985 è a Milano al Congresso delle
Nazioni Unite sul crimine. Qui, vivacizza il simposio facendo riflettere sul fatto
che il carcere è una risposta negativa sia dal punto di vista umano sia da quello
economico. “La risposta detentiva “dice allora Daga” va adottata solo per i casi
gravi. Soluzioni alternative devono prendere il posto del carcere”.
La sua scomparsa desta sconcerto negli amici più cari. Tutti constatano come
Gigi fosse caduto per la stessa causa per cui sono stati uccisi dalle Brigate Rosse i
suoi due maestri, Girolamo Tartaglione e Girolamo Minervini. Era stato Tartaglione - instancabile e sagace scopritori di talenti tra giovani magistrati, avvocati e
ricercatori universitari - ad avviarlo agli studi penitenziari, chiamandolo, nel 1973,
a far parte della Sezione criminologica del Centro nazionale di prevenzione e difesa
sociale. Allora Luigi non era ancora entrato in magistratura, ma si era già imposto
all’attenzione della dottrina per la sua tesi di laurea sul Consiglio superiore della
magistratura.
Dopo che Daga aveva svolto dal 1976 funzioni di Magistrato di Sorveglianza
a Roma, Girolamo Minervini - anche lui infaticabile promotore del Centro nazionale di prevenzione e difesa sociale e con Tartaglione uno dei padri fondatori
del diritto penitenziario - lo volle, nel 1979, alla Direzione generale per gli Istituti
di Prevenzione e Pena del Ministero della giustizia dove, nel 1981, divenne direttore del prestigioso Ufficio studi e ricerche dell’amministrazione penitenziaria.
A dieci anni dalla scomparsa di Luigi Daga, l’Amministrazione Penitenziaria
ne ha voluto onorare la memoria e l’opera in una sobria e commossa cerimonia
commemorativa svoltasi a Roma in via del Gonfalone, in una sala gremita di amici
e collaboratori, alla presenza della moglie, signora Paola, dei figli e della sorella del
magistrato ucciso.
Quel giorno, il professor Giovanni Conso ha ripercorso i tragici momenti che
precedettero la morte di Luigi e ne ha ricordato il ruolo importantissimo per l’affermazione della riforma penitenziaria e la diffusione della sua conoscenza ben al
di là dei confini del nostro Paese.
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LUIGI DAGA
Nel suo scritto “In memoria” Vitaliano Esposito - attuale Procuratore Generale
della Cassazione, che con Luigi Daga ha condiviso l’esperienza internazionale nei
più qualificati organismi incaricati della prevenzione del crimine e della giustizia
penale - così ha ricordato l’amico: “Dell’attività di ricerca compiuta in Italia e degli
orientamenti che provenivano dalla fusione delle idee nel Consiglio d’Europa e
nelle Nazioni Unite, Luigi … era divenuto l’autentico ambasciatore in tutto il
mondo ed in tutte le società, anche in quelle più progredite, ove maggiormente si
annidava la tentazione dell’intolleranza, della sopraffazione e della violenza. Era,
poi, particolarmente curioso - un tratto che maggiormente lo avvicinava a Girolamo Tartaglione - di conoscere i meccanismi di trattamento con cui anche nelle
società meno evolute si tendeva a favorire un armonico sviluppo della personalità
dei soggetti privati della libertà”. “La parabola della vita di Luigi - conclude Esposito - è stata spezzata nel suo punto di ascissa più elevato, ma in un momento di
grandi trasformazioni politiche, le quali hanno posto in discussione anche la validità di molti principi nei quali egli, nel fervore ideologico che aveva accompagnato
le riforme legislative, aveva creduto e per i quali si era generosamente battuto. Il
suo testamento culturale e spirituale è, però, affidato alla voce “Trattamento penitenziario” dell’Enciclopedia del diritto in cui è possibile cogliere, in uno al tormento che era subentrato al suo entusiasmo iniziale, la sicura fiducia sulle linee
evolutive di un sistema penitenziario “dal volto umano”, basato su un serio apparato protettivo dei diritti soggettivi dei detenuto, quali già riconosciuti nel nostro
ordinamento, e teso alla identificazione di nuovi e più agili strumenti di tutela di
tali diritti”.
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Si ringrazia PARIDE LEPORACE, autore del libro “Toghe rosso sangue” - Newton Compton Edizioni, per aver consentito l’utilizzazione di parti della sua opera,
per la redazione della pubblicazione fuori commercio “Nel loro segno” del CSM
in occasione del “Giorno della memoria”.
Si ringraziano, infine, gli Autori, i siti Internet e le fonti indicati in bibliografia,
per i brani e la documentazione estratti ed utilizzati anche testualmente per questa
pubblicazione.
Bibliografia
PROFILI DEI MAGISTRATI UCCISI IN:
“PER LE VITTIME DEL TERRORISMO NELL’ITALIA REPUBBLICANA”PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA, 2008 -;
PARIDE LEPORACE, “TOGHE ROSSO SANGUE”;
HTTP://WWW.LIBERTAEGIUSTIZIA.IT;
HTTP://WWW.ASSOCIAZIONEMAGISTRATI.IT;
Senza firma, Sangue sulle speranze del Cairo, “Corriere della Sera”, 28 ottobre
1993.
Senza firma. Ancora morte in Egitto, “la Repubblica”, 29 ottobre 1993.
Senza firma, È morto il giudice Daga ferito in un attentato al Cairo, “la
Repubblica”, 18 novembre 1993.
A. BORZACCHIELLO, In ricordo di Luigi Daga, “Le due città”, novembre
2003.
S. CITATI, Strage al Cairo, italiano in coma, “la Repubblica”, 28 ottobre 1993.
L. CREMONESI, Egitto, assalto islamico ai turisti, “Corriere della Sera”,
19 settembre 1993.
G. FASANELLA, L’ex direttore dell’Asinara intercettò le conversazioni dei brigatisti
detenuti, “Panorama”, 15 maggio 2008.
J. HALAWI, I gruppi terroristici in Egitto, “Al hramell Weekly”, febbraio 2008.
G.P., Proposta: aboliamo le carceri, “la Repubblica”, 5 settembre 1985.
V. SQUILLACE, Da Catanzaro all’impegno in magistratura, “Corriere della Sera”,
Nel loro segno
28 ottobre 1993.
A. STABILE, Strage di turisti al Cairo bruciati vivi nove tedeschi, “la Repubblica”
19 settembre 1997.
L’Egitto e l’integralismo in http://www.liceomajorana.it