beati i pacifici essi possiederanno la terra

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beati i pacifici essi possiederanno la terra
BEATI I PACIFICI ESSI POSSIEDERANNO LA TERRA
Tutta la missione terrena del Cristo è pervasa di un’unica parola “Pace”. Pace
cantano gli angeli al suo nascere; pace, Egli augura ai suoi seguaci: pace, indica
come meta ai suoi discepoli e nega che il mondo possa comprendere la sua pace!
“La mia pace, il mondo non può comprenderla”; più oltre dirà “La mia pace non è la
pace del mondo” e il tutto culminerà, nella beatificazione solenne di queste parole,
nell'affermazione: “Beati i pacifici, essi possiederanno la terra”.
Cerchiamo di analizzare, di capire che cosa il Cristo intenda con questa parola,
e come ci sia possibile attuarla.
Egli, che predica la pace, porta la guerra, Egli, che invita alla pace, ha somma
cura di distinguerla dalla pace del mondo. La pace, come la intende il mondo, non
è la pace come la intende Lui: per il mondo la pace ha una strana somiglianza
con la viltà; per il mondo il pacifico è un vile dall'animo di servo che supinamente
subisce, senza avere né la forza né la volontà di opporsi, “vigliacchi” cioè “imbelli”
chiamò i seguaci di Cristo che, docili come agnelli, si lasciavano sgozzare a
migliaia, tenaci solo nel non rinnegare il nome di Cristo. Il mondo non capiva la
loro pace e la definiva viltà, e definiva ostinazione la loro fede; quello stesso
mondo che ammirava ed esaltava i ribelli, che ammetteva i tiranni, che concepiva
agevolmente gli oppressori non poteva capire quella pace né, tuttora, può capirla.
Le guerre che insanguinano la terra, le fazioni che rovinano a vita cittadina,
hanno tutte un'unica comune origine: non capire la pace di Cristo. Perché il
mondo non può capire la pace di Cristo? Il mondo non può capirla perché esso
non sentì il canto degli spiriti beati al nascere del fanciullo Gesù, non sentì il coro
celeste promettere pace, una pace sub-conditio, cioè «pace agli uomini di buona
volontà» ed è questa buona volontà che manca al mondo, questo buon volere che,
applicato, segnerebbe il trionfo della ragione e inizierebbe il regno della giustizia,
manca ai più degli uomini, manca agli umili ed ai superbi, ai ricchi ed ai poveri,
agli oppressi ed agli oppressori. Manca la possibilità di concepire la vita in quello
spirito di gioconda rinuncia che è una peculiare caratteristica dello spirito cristico,
manca la volontà di essere coscientemente figli di Dio perciò, manca la pace e, di
conseguenza, il mondo non può comprendere la “sua pace”.
Quante cose, infatti, occorrono al mondo per essere in pace, e a quante cose
occorre al cristiano rinunziare per essere nella pace. Per essere in pace nel mondo
occorre ricchezza, potenza, onori, bellezza, salute, forza, seduzione, tutte cose che
esistono, sì, ma in numero limitato, e chi le ha non le cede, e chi non le ha le
vuole avere e fa ogni sforzo per impadronirsene, e una volta che se ne sia
impadronito fa ogni sforzo per conservarle, e di qui la guerra, di qui i tumulti, di
qui gli inestinguibili odi, i rancori furenti, le invidie feroci, le cupidigie sfrenate:
come può il mondo in queste condizioni capire la “Sua pace?”.
Per essere nella pace di Cristo occorre rinunziare alla ricchezza, rinunziare alla
vanità, rinunziare all'orgoglio, rinunziare alla casa, rinunziare alla famiglia,
rinunziare alla carne, rinunziare sopra ogni cosa alla propria personalità; amare i
propri nemici, far del bene a chi ci fa del male, pregare per i propri persecutori,
benedire chi maledice, dare senza chiedere e non reclamare il proprio a chi ce lo
toglie... essere nella vita del corpo come se già fossimo assunti alla vita dello
spirito; passare sulla terra come pellegrini e mercanti affamati e prepararsi un
tesoro in luogo sicuro e vivere, malgrado tutto ciò, in perfetta letizia, perché non
vi è pace senza letizia; ma la letizia nasce dalla certezza del possesso del bene.
Ora, chi ha in sé la buona volontà di essere coscientemente figlio di Dio, costui ha
in sé la perfetta letizia e la sicura pace, quella pace, che non è viltà in quanto che
il non spirito di antagonismo nasce dall'assenza dell'antagonista. Il cristico non
può battersi contro il mondo, perché il suo regno non è nel mondo, né battersi
per il mondo per le stesse ragioni. Che ne direste di un mercante avviato a
concludere un importantissimo affare in cui è impegnato l'intero suo patrimonio
oltre che la sua stessa libertà, il quale, intanto che va, s’imbattesse in un gruppo
di monelli intenti a giocare a scacciaquindici e si fermasse con loro e si mettesse a
giocare e scommettesse il suo?
Pazzo! E' la più pietosa definizione che potreste usare. Ebbene il cristico è quel
mercante, egli ha altre mire, altre aspirazioni che non le mondane, perciò egli
vivrà nel mondo di passaggio senza attaccamenti e senza gioia perciò senza
guerra, senza urto, senza contrasti, perché non si contrastano i morti... e il
cristico è davvero morto ai clamori e ai contrasti. Ciò che non è suo (ogni bene e
ogni affezione materiale) agevolmente lo cede, e ciò che è suo (fede, coscienza,
libertà spirituale) tenacemente difende; ma il massimo in cui può dal mondo
essere impegnato in battaglia riguarda solo la vita fisica la quale, non solo non è
importante, ma è già, per sottinteso, rinunziata. “Non temete (dice il Cristo) coloro
che hanno potestà sui corpi, coloro che possono uccidere il corpo, ma sì il diavolo, il
quale, dopo che ha ucciso il corpo, signoreggia in malo modo lo spirito”.
Non temete i persecutori, ma le passioni e le avidità; temete lo spirito del
mondo, non la sua potestà! Ecco in qual modo il pacifico non è un vile, ecco come
il pacifico possiederà la terra, ecco la pace, nella giustizia e nella vittoria, che
Cristo definisce sua e dà, come suo proprio dono, a coloro che si impegnano a
seguirlo. “Seguimi!” è l'invito continuo e costante: seguimi... rinunzia a te stesso...
prendi la tua croce... seguimi! Senza guardare indietro, senza rimpianti, né
desideri, né speranze... seguimi!
“Perché là dove io son solo, attendo solo chi mi giunge solo”.
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