Forum 2013 - Rudolf Steiner Schulen

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Forum 2013 - Rudolf Steiner Schulen
Forum 2013
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«Punti deboli possono essere anche qualità»
«Potei concretizzare le mie rappresentazioni»
«Un’ombra di dogma ed io mi oppongo»
«In gioco con parola e gesto»
«Noi insegnanti dovremmo lavorare di meno»
Cara Lettrice, caro Lettore
Ecco la 13ma edizione del forum! A partire dal mese di agosto troverete la traduzione italiana su
www.steinerschule.ch.
Sempre più gli ex allievi mandano a loro volta i propri figli in una scuola Rudolf Steiner – e la tendenza è al
rialzo! Devono avere dei buoni motivi per farlo, poiché essi stessi hanno sperimentato di che si tratta. Il motivo principale per il quale scelgono la pedagogia antroposofica consiste senz’altro nel fatto che nella stessa,
in modo conseguente, viene posto al centro lo sviluppo individuale del bambino e nessun programma formativo redatto all’interno della scuola.
Un lievito speciale per l’impasto sono quegli ex allievi che oggi a loro volta lavorano in una scuola Steiner.
Anch’essi devono avere particolari motivi per farlo. Molto più di 150 ex allievi oggi insegnano in una scuola
Steiner in Svizzera, dove vengono apprezzati quale arricchimento di grande pregnanza dell’organismo
sociale! Questo del resto testimoniarono le reazioni spontanee che incontrammo allorché pregammo le
scuole di farci avere gli indirizzi di tali ex. Fummo sconvolti quando, nel giro di poche ore, ricevemmo dalla
maggior parte delle scuole i relativi riscontri; spesso infatti la risposta a nostre richieste esige, è chiaro, che
si abbia maggiore pazienza.
Che le vie che riconducevano alla scuola Steiner non fossero rettilinee, lo mostrano i ritratti che compaiono
nella presente edizione. Questi in ogni caso danno un’idea dei differenti campi di attività, che vanno dal
gruppo-giochi in ambito prescolare, all’assistenza nello svolgimento delle lezioni fino al lavoro come insegnante di storia, di musica o di matematica nella classi dell’ultimo anno.
Nell’approccio con la pedagogia di Rudolf Steiner molte scuole offrono sostegni affiancando mentori specializzati nella materia, oppure appoggiano la frequenza di un corso di formazione parallelo per insegnanti. In
un articolo a parte informiamo sulle possibilità di formazione presso l’Accademia di pedagogia antroposofica,
adatte anche per coloro che provengono da altre professioni. Per gli insegnanti delle scuole statali che ne
hanno abbastanza delle prescritte “riforme” e vorrebbero impratichirsi nella pedagogia antroposofica, è a disposizione il corso di studi parallelo alla pratica, che è collegabile in modo ideale con una regolare attività di
insegnamento.
Un caso fortunato è stato l’incontro con Julia Voegelin, una ex della scuola Rudolf Steiner di Basilea. Dopo
la 12a classe superò gli esami di maturità e oggi studia germanistica e sociologia all’Università di Basilea.
Già da allieva scriveva volentieri e con grande passione e come lavoro di 12a redasse un pezzo teatrale. In
parallelo con lo studio, oggi ella svolge già un lavoro come libera giornalista per diversi quotidiani, principalmente nel settore culturale. Spontaneamente dichiarò la propria disponibilità ad indagare e ad annotare,
conversando con ex allievi, i percorsi che li hanno riportati alla loro scuola.
Roland Muff
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Punti deboli possono essere anche qualità»
Una conversazione con l’ex bush-pilota Kristalen Kohlbrenner sulla sua passione per l’insegnamento, per i
difficili percorsi in cresta e sulla fortuna dovuta al fatto che le scuole Steiner non allevano antroposofi.
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Forum: a 19 anni ti sei fatto buttare nell’acqua fredda:
privo di formazione pedagogica, hai iniziato ad insegnare
nella 6a classe della scuola Rudolf Steiner di Biel.
Nessuno dei tuoi predecessori voleva continuare a tenere
la classe. Quale fu il tuo sentimento, quando entrasti in
quell’aula?
Kristalen Kohlbrenner: ricordo bene che l’insegnante di
euritmia mi avvertì: fai attenzione, vogliono finirti. Io
pensai, okay, volete finirmi? Eccomi qua. Con questo
atteggiamento mi presentai davanti alla classe e tutto filò
liscio, senza alcun problema.
Kristalen Kohlbrenner a 13 anni
Forum: perché ha funzionato?
KK: perché insegnare è la mia professione. Vi sono cose che bisogna imparare, altre le si deve portare in
sé. Tanto male suono il violino, tanto bene riesco in ciò che è interpersonale. Una volta feci una supplenza
per Ernst Heinzer, il fondatore della scuola Rudolf Steiner di Winterthur. Egli era dell’idea che io semplicemente avessi la sensibilità pedagogica; è così. Se quella sensibilità continui ad esserci anche adesso, non lo
so. Ma al primo momento questo avvenne quasi istintivamente.
Forum: in origine però volevi diventare pilota.
KK: già, quando fui accolto alla scuola di aviazione in Canada, si realizzò un sogno che avevo da bambino.
Sempre mi dicevo: nel caso che alla scuola di aviazione non riuscissi, divento insegnante. Ma già durante la
formazione per diventare pilota avevo sempre il dubbio: qual è il senso di questa professione? Nel nord del
Canada ho sempre portato in volo da una regione all’altra cacciatori, pescatori, indiani; ho trasportato benzina, barili, legname. L’ho fatto per cinque anni ogni estate. Il mio ex insegnante sapeva che accarezzavo
l’idea di dedicarmi alla professione di insegnante e mi invitò qui a Berna, per un periodo di osservazione, in
qualità di ospite, nelle classi.
Forum: e ad un certo momento dovesti decidere tra le professioni di pilota e di insegnante?
KK: esattamente. Avrei potuto lavorare presso la Crossair, ma assunsi di nuovo una supplenza a Biel e
quando mi candidai presso la società aerea, il posto di pilota era già stato assegnato. Allora seppi: la mia via
è chiara, divento insegnante. Tornai però di nuovo in Canada e volare mi avvinse nuovamente. Si dice che il
volare agisca alla stregua di una droga. La mia meta era allora quella
diventare pilota della Rega; trovo che questo sia un volare che ha senso. Poi però nacque la mia bambina e
mi fu chiaro: volare e avere famiglia non sono fra loro compatibili. La decisione dunque cadde definitivamente sulla professione di insegnante.
Forum: cosa ha in comune il volare con l’insegnare?
KK: a dire il vero sono due mondi estranei. Una visione d’insieme è però necessaria in entrambe le professioni. Come pilota si impara ad avere a che fare con situazioni di emergenza e a prendere velocemente decisioni. Forse questo mi ha aiutato nell’insegnare. L’abilità pedagogica in definitiva è molto più importante del
sapere specialistico.
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Forum: malgrado ciò, qui nella scuola hai completato la formazione antroposofica parallela all’esercizio della professione.
KK: era chiaro che se volevo essere insegnante dovevo fare quella formazione. Ho sempre avuto un grande interesse per l’antroposofia; è in qualche modo una predisposizione. Ad esso si aggiunse la gratitudine
nei confronti della scuola Rudolf Steiner di Berna, nella quale vissi, da allievo, un periodo molto bello.
Forum: non hai mai pensato di insegnare in una scuola statale?
KK: sì, più tardi. Proprio nei periodi di crisi della scuola o per motivi economici. Cosa succede se la scuola
non esiste più? La mia patente di pilota è scaduta da tempo e con la mia formazione antroposofica non vado
lontano. Nonostante tutto apprezzo anche il fatto di guadagnare di meno. In tal modo si è consapevoli che
non si insegna a motivo del denaro. Essere insegnante è, nel mio caso, una vocazione, non una professione.
Forum: un interesse per l’antroposofia e la sensibilità per la pedagogia sono le basi per insegnare. Sono
necessari per questo dodici anni di formazione in una scuola Steiner?
KK: no; io ho trascorso qui, da allievo, soltanto tre
anni. Ci sono colleghi che con l’antroposofia non
avevano avuto assolutamente nulla a che fare
durante il loro periodo scolastico. Hanno però
cercato la via verso di essa. Prima o poi, nel
diventare adulti, ci si imbatte nella domanda chi
sono io e dove voglio andare nella mia vita. Se qui
si perviene a una dimensione più profonda e si porta
seco un’aura pedagogica, si insegnerà con una
maggiore profondità, scevri da pregiudizi. Si deve
avere un interesse a voler accompagnare gli esseri
umani nel loro sviluppo, cercando la via migliore.
Forum: come cerchi, tu, di accompagnarli?
Scuola Rudolf Steiner di Ittigen
KK: la cosa importante per me è che io possa essere l’insegnante della classe. Il francese peraltro non è la
materia dei miei sogni.
Solo coniugare verbi e macinare vocaboli non potrebbe soddisfarmi. Come insegnante della classe invece
mi devo confrontare con i bambini; vi sono superfici d’attrito e questo genera calore. Questa è l’una cosa;
ora devo vedere di non diventare farraginoso. Importante per me è anche che i bambini si sentano bene nel
loro corpo. Che si entusiasmino per determinate cose e che possano lavorare su se stessi. Se io so renderli
attenti al fatto che sono sulla giusta via e che vale la pena percorrerla, trovo ciò geniale.
Forum: questo però, con le tue competenze, potresti anche trasmetterlo in una scuola statale.
KK: è vero. Però qui alla scuola Rudolf Steiner ci vengono dati spazi di libertà che non si hanno ovunque.
Come insegnante di francese ad esempio sono contento di non dover aver bisogno di materiale didattico e
che nei miei confronti si abbia la fiducia che io cerco di operare nel miglior modo possibile. Inoltre ho piacere
di poter realizzare un progetto libero, ad esempio una regata di vela con una classe attraverso la Francia del
sud. Non veniamo controllati dallo Stato, come lo sono invece le scuole statali. Si aggiunge a ciò il geniale
collegio di insegnanti che c’è qui a Berna, che mi entusiasma molto. Ci aiutiamo l’un l’altro, come in una piccola famiglia, dove i problemi vengono risolti insieme.
Forum: dove ci sono allora punti deboli?
KK (riflette a lungo): i punti deboli possono anche essere qualità. Se si prende uno come me, che non ha
idea e che semplicemente insegna, allora per un certo tempo si fa un percorso in cresta. Ce la fa o non ce la
fa? È stupendo avere una simile opportunità, ma può anche andare male. Questo percorso in cresta è da un
lato un punto debole, al tempo stesso è una qualità.
Forum: questa è la problematica vista dal lato di colui che insegna. Come la si vede dal lato della scolaresca? Camminano anche loro su una cresta?
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KK: sì. Noi partiamo sempre dal fatto che prima o poi per allieve e allievi il bottone si slaccia. Abbiamo
un’espressione per indicare questo; diciamo: “mir süeche se düre”. E se dopo la dodicesima classe non si è
ancora fatto “clic” con un allievo, allora pensiamo che già in nona classe avremmo dovuto mandarlo a svolgere un apprendistato. Fossimo stati appunto più severi. Fino all’ultimo però crediamo in tutte le allieve e in
tutti gli allievi. Questa è una qualità e al tempo stesso un punto debole. Per quanto riguarda il riconoscimento
dei punti deboli va detto che domina la necessità di agire. Qualche volta però noi siamo anche “quelli che
pensano di risolvere tutto da soli”. Ciascuno fa un po’ a modo suo.
Forum: ora ci avviciniamo ai cliché.
KK: sì, ma io faccio a modo mio. E amo questa scuola, che per me ha molto valore. Anche altri magari fanno a modo loro, ma non nutrono la medesima stima. Per me non è indifferente cosa succede qui, e perciò so
che posso permettermi questo fare.
Forum: quanto è forte la possibilità di perderti nel fare a modo tuo? Oppure, ponendo la domanda in modo
diverso, riesci bene a darti dei limiti?
KK: oggi posso farlo bene. Il tema del sovrimpegno però mi ha riguardato. Per fortuna ho avvertito il momento in cui mi sono dovuto dare dei limiti. Spesso è difficile delegare. Ci si rende quasi un poco insostituibili. Ma, naturalmente, questa è una faccenda delicata.
Forum: ti definiresti antroposofo?
KK: adesso ci avviciniamo alle domande cliché. Rispondo con un’altra domanda: ma cosa è dunque un antroposofo? L’antroposofia è il fondamento per la mia pedagogia e anche per la mia vita, al tempo stesso non
la prendo troppo sul serio. Una sana miscela, senza dogmi. L’antroposofia è per me molto più una filosofia e
meno un credo. Io sono contento che come allievi e allieve non si sappia alcunché di Rudolf Steiner. E sono
contento che noi non alleviamo antroposofi. Questa via va trovata individualmente.
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Kristalen Kohlbrenner, 41 anni, ha due bambini (9 e 12 anni) che frequentano la scuola Rudolf Steiner di
Berna. Ivi Kristalen insegna francese e matematica nelle classi medie e superiori e oltre a ciò è insegnante
di classe.
Egli stesso frequentò come allievo la scuola Rudolf Steiner di Berna, dalla quarta alla settima classe; dopo di
che la famiglia si trasferì in Canada, dove egli poté realizzare il sogno che aveva da bambino: per molti anni
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Kristel fu busch-pilota nel nord del Canada, fin quando dovette prendere una decisione: pilota o insegnante?
Si risolse per il secondo e intraprese e concluse la formazione antroposofica triennale, che si svolge parallela all’esercizio della professione, presso la Scuola Rudolf Steiner di Berna, nella quale è attivo da quindici
anni.
«Potei concretizzare le mie rappresentazioni»
Il terreno innevato, sul quale si trova la scuola Rudolf Steiner di Wetzikon, sembra vasto e abbandonato in questa fredda, grigia, giornata invernale. Una giovane donna si trova a disagio nello spingere
la propria bicicletta lungo lo stretto sentiero ghiacciato, che si snoda tra i singoli edifici. Dove sarà
mai il gruppo-giochi Sunneschyy? La ragazza si ferma. Dovrebbe trovarsi proprio in fondo, là, dice, e
indica una baracca marrone, all’estrema destra.
Tanja Henschel, 41 anni
Il vecchio edificio a due piani è un residuo degli
anni d’inizio della scuola Steiner, che nel 1981
si stabilì sull’appezzamento della Villa
Haldengut, sua sede attuale. Presto però le
aule di classe stavano per scoppiare, per cui
undici anni fa fu costruito sull’area un nuovo
edificio, più grande. Gli allievi traslocarono dalla
vecchia baracca e Tanja Henschel con il proprio
gruppo-giochi Sunneschyy si sistemò in una
delle stanze al pianterreno – negli spazi nei
quali anch’ella aveva trascorso come allieva le
sue ore di scuola. Sebbene Tanja Henschel –
insieme con un’altra mamma – fondò il gruppogiochi a motivo della grande richiesta, il suo
proposito incontrò anche dissensi. Per molti
genitori con un orientamento antroposofico, di
separarsi dal proprio bambino non se ne
parlava nemmeno, dice la quarantenne
conduttrice del gruppo-giochi. Nel frattempo la
situazione è cambiata: mentre prima, fra coloro che si recavano al gruppo-giochi, erano più numerosi gli esterni, i quali anzitutto volevano lasciare in custodia il proprio bambino per una mattinata, oggi sono quasi
esclusivamente genitori che decidono coscientemente di mandare il proprio bambino da Tanja Henschel.
Forum: Tanja, cosa racconti agli interessati presenti alle serate per genitori oppure alle giornate informative?
Tanja Henschel: racconto semplicemente quel che accade nella quotidianità del mio lavoro: come mai da
noi i bambini giocano con i cosiddetti giocattoli che si possono trasformare e non con il lego. Molti genitori si
rivolgono a me per chiedermi cosa sia l’età del no o cosa significhi la maturità per l’asilo. Io mi confronto molto intensamente con i testi di Rudolf Steiner e cerco di avvicinare la sua pedagogia a coloro che ne sono interessati.
Forum: con quali preoccupazioni e con quali paure ti mettono a confronto i genitori?
TH: i genitori vogliono che i loro bambini si trovino bene, che non vengano esclusi, che stiano bene. Sono
subito preoccupati se il loro bambino per una volta non ha potuto giocare con gli altri. Cerco allora di far presente ai genitori che il bambino forse non è ancora pronto per il gioco dei ruoli, ad esempio. Nel loro sviluppo
i bambini hanno semplicemente bisogno di tempo.
Forum: al giorno d’oggi i genitori vivono con maggiore stress e con maggiore paura quel che riguarda lo
sviluppo del loro bambino?
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TH: no, oggi è tale e quale a ieri. Nel frattempo però io ho acquisito maggiore rilassatezza. Prima mi lasciavo mettere di più sotto pressione dai genitori. Insieme ai genitori accompagno il bambino nei suoi passi di
sviluppo. Le situazioni difficili ne fanno semplicemente parte.
Forum: tu ti sei formata presso la IG Spielgruppen Schweiz e hai potuto farti un’idea dei gruppi-gioco pubblici e anche di quelli privati, basati sull’antroposofia. Dove sta la differenza più grande?
TH: vi sono molti gruppi-gioco che contano
sull’animazione, ossia, vien detto ai bambini
cosa debbono fare. Questo fare strutturato mi
disturba. In autunno devono dipingere paesaggi,
in primavera incollare fiori. Nel mio gruppo-giochi
i bambini che, intorno a un tavolo, si dedicano ad
attività manuali, possono fare ciò che vogliono.
Solo raramente li guido.
Forum: cosa suscita questo diverso modo
guidato di trattare i bambini?
TH: da me in generale c’è maggiore tranquillità.
I colori alle pareti sono caldi, sul pavimento vi
sono tappeti morbidi … qui è come essere in una
stanza accogliente. Nei gruppi-gioco pubblici i
bambini spesso devono giocare su un duro pavimento di linoleum. Con l’aggiunta dei giocattoli di plastica,
ne risulta un’atmosfera fredda. Ciò ha come conseguenza che i bambini sono «irrequieti» e fanno più spesso
chiasso. Questo noi lo facciamo fuori, all’aperto.
Forum: il tuo percorso di allieva alla scuola Steiner fu un fattore scatenante del fatto che tu ora non ti occupi
di un gruppo-giochi statale?
TH: i miei dodici anni alla scuola Steiner e le mie esperienze personali ne sono certamente un motivo, come
lo è anche il fatto che io stessa avevo già bambini e sapevo di cosa hanno realmente bisogno. Quando dalla
scuola mi fu offerto di fondare qui un gruppo-giochi, questo fu per me il fattore scatenante. Potei concretizzare le mie rappresentazioni.
Forum: sulla pagina web del tuo gruppo-giochi si dice che i bambini dovrebbero com-«prendere» (in tedesco be-«greifen»), di cui «prendere» (in tedesco «greifen») è tra virgolette. Cosa significa questo?
TH: i bambini devono «avere qualcosa da fare». Essi imparano soltanto facendo, prendendo le cose in mano, odorandole e partecipando con il loro sentire. Dire a un bambino che la neve è fredda, non basta. Con le
parole non può farci gran che. Che sia così rimanda allo sviluppo del cervello del bambino, cosa scientificamente dimostrata. Steiner lo aveva già detto molto tempo prima. Oltretutto questo non è importante soltanto
nei primi sette anni di vita, ma anche nelle classi superiori. Oggi si sa che le sinapsi del cervello, che si sono
sviluppate nell’infanzia, si differenziano nuovamente. Soltanto attraverso l’attività corporea tali sinapsi vengono di nuovo riconnesse. Per questo motivo nelle scuole pubbliche ora si vuole reintrodurre il lavoro manuale e artigianale e ridurre l’insegnamento al computer. Ma questo causa diversi problemi.
Forum: perché questo causa diversi problemi?
TH: nella scuola pubblica, già nella prima classe, i bambini siedono davanti al computer, il cui impiego oggi
dovrebbe venire di nuovo ridotto. Ciò significa, per gli insegnanti che hanno imparato a integrare i nuovi media nell’insegnamento, che essi si adeguino, che devono preparare la lezione in altro modo. Dalle recenti
conoscenze si sa anche che l’insegnamento frontale, quale è consueto nelle scuole Rudolf Steiner, ottiene
migliori risultati dei lavori in gruppo e dei workshop.
Forum: ascoltandoti, diventa chiaro che tu sei convinta della pedagogia di Rudolf Steiner. Ciononostante,
dove vedi possibilità di miglioramento?
TH: io stessa sono cresciuta in quel modo, educo così i miei figli, nel gruppo-giochi lavoro secondo la sua
pedagogia. Non trovo buono tutto ciò che va in modo estremo in una direzione o nell’altra. Rudolf Steiner
disse anche che bisogna andare insieme con il tempo e che si deve essere autentici. Io ho difficoltà con i
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dogmi, quali ad esempio «si disegna con i blocchetti di cera» oppure «si indossano gonne rosa». È importante soppesare cosa è giusto per uno e cosa non lo è.
Forum: ti manca in parte l’analisi critica?
TH: sì. Singoli insegnanti fanno lezione nel modo che hanno appreso in seminario. Ma il nostro ambiente
cambia. Al giorno d’oggi i bambini sono costantemente confrontati con strumenti elettronici. Nel gruppogiochi si costruiscono da sé, con tronchetti di legno, i loro telefonini e i loro computer e con questi telefonano
e scrivono e-mail. Questa è realtà e bisogna permetterlo. Non trovo che sia una buona cosa impedirlo, perché non è menzionato negli scritti di Rudolf Steiner.
Forum: cosa consiglieresti a una conduttrice o a un conduttore di gruppo-giochi esordiente?
TH: al tempo della mia formazione, di conduttore di gruppo-giochi, quindi maschio, ce n’era uno. Eravamo
venti donne e un uomo. Il lavoro è remunerato molto male, non ci si può vivere. E le cose non sono cambiate: gli uomini pensano di dover avere un lavoro con il quale possono provvedere alla propria famiglia.
Forum: la classica suddivisione dei ruoli è ancora saldamente ancorata nelle teste.
TH: sì; io posso ancora prendermi cura di questo gruppo-giochi soltanto perché di noi due è mio marito che
percepisce il maggior guadagno. In questo campo sono attive anzitutto donne.
Forum: il motivo economico è l’unico?
TH: no, io credo che abbia anche a che fare col fatto che un bambino piccolo è di pertinenza della madre.
Ora si può dire che è un vecchio modo di pensare. Vi sono certamente uomini che sanno condurre un gruppo-giochi altrettanto bene, ma appunto nei bambini dai 3 ai 5 anni il rapporto verso la madre è ancora intensamente presente. Per la prima classe trovo che un maestro vada molto bene; proprio per i maschi.
Forum: torniamo alla mia domanda di prima. Di cosa doteresti un’esordiente conduttrice di gruppo-giochi
per il suo cammino?
TH: dovrebbe essere dotata di un sentimento per i bambini, con il quale cogliere ciò di cui essi hanno bisogno.
Forum: in che modo si ha un simile sentimento?
TH: ho sempre pensato che si debba avvertire ciò di cui i bambini hanno bisogno. Vi sono però persone che
lo devono imparare e che appunto non lo avvertono così facilmente. È chiaro che bisogna amare i bambini e
voler passare del tempo con loro. È importante l’autenticità, anche nei confronti dei genitori. Non è una professione che si possa esercitare a 16 anni.
Tanja Henschel a 7 anni
… e uno dei bambini del suo attuale gruppo-giochi
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Tanja Henschel, 41anni, madre di tre figli dell’età di 16, 20 e 22 anni. Ha frequentato la scuola Rudolf Steiner di Wetzikon fino alla dodicesima classe e lì ha conosciuto suo marito. Aveva 19 anni quando nacque il
suo primo bambino, ragion per cui nei successivi dieci anni si dedicò esclusivamente alla famiglia. Si è formata come conduttrice di gruppo-giochi presso la Interessensgemeinschaft (IG) Spielgruppen Schweiz. Undici anni fa, insieme a un’altra mamma, ha fondato il gruppo-giochi Sunneschyy, che ha sede in un edificio
della scuola Rudolf Steiner di Wetzikon, ma è indipendente.
«Un’ombra di dogma ed io mi oppongo»
È la città del jazz: New York. Ivi, fuori dalla scuola, Gabriel Dalvit poté fare quel che qui, nella Svizzera, gli era impossibile: realizzarsi come musicista jazz. Una conversazione sulla televisione, sulla sua
attività di insegnante di musica e sul non trascurabile pericolo di perdervisi.
Quest’anno la Scuola-Atelier di Zurigo ha tutte le ragioni per festeggiare: celebra il suo decennio di esistenza. Il tipo di progetto che caratterizza la scuola è unico in tutta la Svizzera, poiché consente alle allieve e agli
allievi di conseguire la maturità federale, senza alcun passaggio in un ginnasio statale. Diciotto anni fa,
quando Gabriel Dalvit, ancora da allievo, se ne andava per i corridoi dell’edificio scolastico sulla Plattenstrasse, era tutto molto diverso: nessuna Scuola-Atelier ed anche nessun speciale progetto di insegnamento
della musica. Oggi ai giovani è possibile tutto: dall’orchestra classica, all’ensemble jazzistico, fino alla progettazione della musica al computer.
scuola Rudolf Steiner e la Scuola-Atelier di Zurigo
stanno per scoppiare…
Forum: Gabriel Dalvit, quando tu ancora frequentavi questa scuola in Plattenstrasse, non vi era un
ventaglio così ampio di lezioni di musica.
Gabriel Dalvit: no, allora si trattava esclusivamente di musica classica. Dodici anni fa la classe doveva frequentare tutte le materie. Oggi gli studenti
che amano la classica, suonano in orchestra, quelli
che vogliono andare più nella direzione del jazz,
suonano in Big Band, mentre quelli che lavorano
volentieri con l’elettronica si esercitano nella musica al computer. Con questa offerta ci si avvicina di
più ai desideri degli allievi e delle allieve. Ma proprio questa molteplicità stilistica, che noi offriamo
nell’insegnamento della musica, per molti e molte
insegnanti antroposofici e antroposofiche è un No
Go. Una minima parte di loro è orientata verso la musica pop.
Forum: ti vedi perciò costretto a giustificare te stesso e il tuo lavoro?
GD: quando iniziai a insegnare, sì. Nel mondo antroposofico si librano molte aspettative e rappresentazioni
su come dovrebbe essere l’insegnamento della musica. Me ne dovetti distanziare e feci semplicemente le
cose mie. All’inizio fu molto faticoso. Io non posso insegnare nel modo che altri mi prescrivono. Nel collegio
però ci furono senz’altro taluni che in questo mi sostennero. Quanto più lungo è il tempo che io sono in questa scuola, tanto più indiscussa è la mia posizione. L’antroposofia mi interessa molto, ma non vorrei farmi
prescrivere alcunché che riguardi il mio insegnamento.
Forum: nessun dogma dunque.
GD: un’ombra di dogma e io mi oppongo.
Forum: oltre ad insegnare, tu studi alla Hochschule der Künste Schulmusik. Parli dell’antroposofia con altri
studenti, allo scopo di avvicinarla a loro?
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GD: sì; cerco ad esempio di creare un rapporto verso l’euritmia, che ha fortemente a che fare con la musica.
Nel nostro corso di studio al momento vi sono accese discussioni su come si potrebbe intendere in modo
nuovo l’insegnamento di teoria della musica, sì da collegare la teoria con esperienza estetica. Io cerco anche di rappresentare il punto di vista delle scuole Rudolf Steiner e faccio notare come noi facciamo certe cose già da molto tempo. La scuola statale scopre adesso l’insegnamento a epoche, oppure l’educazione musicale attraverso l’euritmia, ad esempio. Io appoggio questo ed anche lo difendo.
Forum: come mai difendere?
GD: ci sono, ebbene, quelle persone, che hanno delle scuole Rudolf Steiner un’immagine molto diffusa.
L’immagine classica è quella che deriva dal “ballare con il nome”. Esistono rappresentazioni del tutto strambe su ciò che accade nelle scuole Rudolf Steiner. Allora io cerco sempre di illustrare le mie vedute e le mie
esperienze. Molti hanno il sentimento che le scuole Rudolf Steiner siano completamente antiautoritarie e che
i bambini possono fare o non fare quel che loro vorrebbero o non vorrebbero fare.
Forum: naturalmente non possono. Ciononostante la scuola Steiner funziona in modo diverso dalla scuola
statale
Fare musica per passione
GD: sì, alla scuola statale tutto funziona in un modo
molto sereno. Le allieve e gli allievi frequentano la
scuola, prendono i loro voti, in breve: fanno le loro cose,
anche se l’insegnante è un idiota. Qui si tratta però di
autorità e di un sistema nel quale i bambini e i giovani
obbediscono. Da noi alle scuole Rudolf Steiner, questo
non funziona. Abbiamo invero un sistema e distribuiamo
voti, ma con l’autorità nessun maestro la scampa. Gli
allievi e le allieve si aspettano dall’insegnante e dalle
insegnanti che creino un rapporto e che abbiano
entusiasmo per la loro materia.
Forum: cos’altro ti colpisce ancora, se confronti la tua
esperienza di insegnante nella scuola Steiner con quella
nella scuola statale?
GD: per i colleghi che cambiano dalla scuola statale alla scuola Rudolf Steiner è qualcosa di nuovo il fatto
che non debbano soltanto trasmettere la materia, ma che debbano appunto anche creare un rapporto con gli
allievi e con le allieve. La scolaresca lo esige. Se non lo fai, vieni respinto e non puoi trasmettere la tua materia. Ciò accade specialmente nell’insegnamento della musica. È indifferente in quale scuola insegni; la pura e semplice trasmissione della materia non basta.
Forum: se ripensi al tuo periodo scolastico, anche tu ti saresti augurato un simile atelier di musica, quale
viene attuato a Zurigo?
GD: avrei amato una simile scuola nella quale ci fossero stati recipienti come gli atelier. Ma durante il periodo scolastico per me andava bene così com’era. Io volevo diventare musicista jazz;
per me questo fu sempre chiaro. Come poi siano andate le cose, è secondario.
Forum: a 17 anni hai osato il grande salto a New York; sei evaso dalla tua quotidianità scolastica per conoscere da solo quella grande metropoli. Come accadde?
DG: l’amica di mio padre aveva avuto, un tempo, un legame con un sassofonista jazz. Le composizioni di
quest’ultimo mi avevano impressionato molto, ragion per cui gli scrissi che volevo assolutamente andare a
New York a prendere lezioni da lui. I miei genitori nulla sapevano di tale lettera. Contrariamente alle mie previsioni, egli mi invitò da lui a New York. Potei abitare a casa sua, mi condusse con sé ai suoi concerti; fu un
bel periodo e fu il colpo di partenza nel mondo del jazz, oltre che in definitiva anche per la mia carriera di
sassofonista.
Forum: hai ancora contatti con lui e con New York?
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DG: sì, ne ho. Molti miei amici abitano ancora là. Ogni tanto anch’io mi esibisco a New York. Le esibizioni
sono importanti per me. Anche se insegno, mi considero pur sempre musicista attivo. Sono, è vero,insegnante anima e corpo, ma trovo immensamente importante, parallelamente all’insegnamento, anche
esibirmi. D’altro canto vi è l’enorme pericolo di definire se stesso soltanto attraverso l’insegnamento, di cercare e trovare in esso la propria conferma. Ma ciò non porta a nulla. L’insegnare è il mio lavoro, che io amo;
il far musica è la mia passione.
Forum: nel tuo insegnamento cosa vuoi raggiungere con allieve ed allievi?
GD: la mia meta è che essi almeno una volta abbiano sperimentato fino in fondo come ci si sente quando ci
si sappia abbandonare al cento per cento alla musica. Quando in quel momento c’è soltanto la musica. Tutte
le altre mete sono molto individuali. Gli uni intraprendono una carriera musicale, gli altri ne traggono semplicemente divertimento. Io vorrei trasmettere i fondamenti musicali e schiudere spazi per esperienze estetiche.
Inoltre, che essi possano fare quel genere di musica che è il loro, che dice loro realmente qualcosa e col
quale possano imprendere qualcosa.
Forum: la dedizione totale alla musica esige però anche che si sappia vincere il nervosismo. Come tratti il
nervosismo?
GD: prima delle mie esibizioni ero molto nervoso. Ho sempre cercato di fare musica profondamente immerso nel momento stesso dell’esecuzione, appunto quanto meglio potevo. Al massimo dopo l’esecuzione mi
infuriavo, se non ero riuscito del tutto a darmi pienamente alla musica.
Gabriel Dalvit, sassofonista-jazz, 35 anni,
ha frequentato per 12 anni la “Platte” (Scuola Rudolf
Steiner a Zurigo). Dopo la conclusione degli studi ha
conseguito il Bachelor in sassofono alla scuola di jazz
di Lucerna e in seguito il master a Lucerna e a New
York.
Con diverse Band ha fatto tournée nelle metropoli
degli Stati Uniti e un anno dopo è tornato di nuovo a
Zurigo dove, per motivi economici, ha insegnato
musica. Sei anni fa il conduttore della scuola Rudolf
Steiner di Zurigo lo ha assunto come insegnante di
musica per le classi dalla settima alla nona. Nel
frattempo ha assunto un impegno anche presso la
Scuola-Atelier dove, insieme a Christian Bielefeld, ha
elaborato un progetto musicale speciale per
l’insegnamento d’atelier nelle classi medie. Attualmente frequenta la Zürcher Hoschschule der
Künste (ZhdK), per conseguire il master nella specialità Schulmusik. È sassofonista jazz della Jazz
Band Straymonk, composta da quattro musicisti.
Informazioni sulla Band e sulle date dei concerti di
Gabriel Dalvit su www.straymonk.ch
Scuola-Atelier Zurigo: riconoscimento della maturità
La Direzione della Formazione del Canton Zurigo alla fine di novembre 2012 ha attestato l’adempimento delle condizioni per quanto riguarda il grado di diploma degli insegnanti e uno «svolgimento senza difficoltà degli esami di maturità presso la Scuola-Atelier al livello dei ginnasi statali». Con ciò la maturità alla ScuolaAtelier, che nel frattempo è stata condotta per 5 annate di studio a partire dal 2008, è definitivamente riconosciuta da parte del Cantone.
Il Cantone ha presentato alla Commissione di Maturità svizzera istanza di riconoscimento federale illimitato.
Insieme alle scuole che le fanno da supporto, le Scuole Rudolf Steiner di Sihlau, Zurigo e Winterthur, la
Scuola-Atelier, fortemente cresciuta e oggi costituita da tre cicli, quest’anno dà il via al pluriennale progetto
di costruzione che prevede l’ampliamento delle strutture in tutte le varie sedi dell’Unione delle scuole.
Robert Thomas
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In gioco con parola e gesto
Fu un grande salto nell’acqua fredda: dato che un insegnante si era ritirato all’ultimo momento e aveva abbandonato un collega con quaranta allievi, Caroline Balmer saltò nel vuoto lasciato, un salto
da zero a cento e senza avere idea di alcunché. Oggi la 42enne artista della parola insegna alla scuola Rudolf Steiner di Birseck. Sebbene i suoi progetti per il futuro siano ancora vaghi, di una cosa è
certa: vuole diventare maestra.
Forum: Caroline, tu assisti Roland Steinemann nell’insegnamento principale della 6a classe, che consta di
32 allievi. Che qualità assume la lezione grazie alla tua assistenza?
Caroline Balmer: io sto di fronte all’insegnante di classe e perciò lo sguardo che rivolgo alla classe è completamente differente. Vedo piccolezze che tu mentre sei in piedi davanti alla classe non puoi percepire.
Come insegnante di classe generalmente sei molto solo e puoi contare solo su te stesso. Un’assistente può
fornire all’insegnante un riscontro sul suo insegnamento. In questa collaborazione lo scambio è molto importante.
Forum: tu stessa molti anni fa fosti allieva di Roland Steinemann durante le sue lezioni di giardinaggio. Non
è strano creare un team con lui?
CB: no, al contrario. È molto bello lavorare con Roland, anche a motivo del fatto che si tratta di un lavoro a
pari diritti. Non è strano anche perché noi ci conoscemmo soltanto alle superiori e così non si poté sviluppare il classico rapporto insegnante-allievo. Interessante è stato però l’incontro con il mio ex insegnante di
classe, che aveva visto la mia esibizione per il diploma in arte della parola. Dato che un insegnante della settima classe si era ritirato all’ultimo momento, egli si era trovato a dover far lezione a 40 allievi. Mi pregò di
dare il mio aiuto, come assistente. Così ritornai alla scuola come insegnante. Fu una sfida avvincente, poiché non avevo ancora alcuna esperienza di insegnamento. Il nostro rapporto insegnante-allieva però non si
è mai sciolto del tutto.
Forum: da più anni dunque sei attiva come supplente nelle diverse epoche
delle medie. Ti devi giustificare riguardo a questo, dato che non hai alcuna
formazione pedagogica nel senso vero e proprio?
CB: no, non ne ho avuto in verità mai bisogno come qualcosa da esibire,
tanto all’interno quanto all’esterno della scuola Steiner. So cosa intendi,
quando parli di una giustificazione. Io però questo non l’ho mai vissuto.
Forum: oltre ad essere Assistente dell’insegnante di classe, tu insegni Arte
della parola come materia. Cosa vorresti trasmettere ai bambini?
CB: il mio desiderio è che i bambini sviluppino gioia nella lingua. Devono
notare che la lingua non è semplicemente una possibilità di comunicazione,
ma che si può giocare con essa e che la si deve trattare con cura. La lingua
infatti al giorno d’oggi trova poca attenzione nella società.
Caroline Balmer, 42 anni
Forum: come ci si deve rappresentare la lezione di Arte della parola?
CB: io lavoro con testi lirici, ma anche drammatici e cerco insieme ai bambini, con gesti linguistici, di entrare
nelle immagini e nelle emozioni che ci pervengono dalla poesia. Accade con molta rapidità che i bambini
semplicemente ripetono le parole udite, ma non si rappresentano ciò che stanno dicendo.
Forum: attraverso la sensazione corporea si accede alla lingua. Questa è arte teatrale, non è vero?
CB: è un modo, certo. I grandi gesti che io faccio negli esercizi con i bambini, sulla scena verrebbero ridimensionati. I bambini della sesta classe però chiedono sempre perché debbano fare tali gesti.
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Forum: e tu come li esorti a farli?
CB: lascio che i bambini sperimentino loro stessi la differenza tra ciò che viene pronunciato in modo realmente cosciente e ciò che viene semplicemente detto tanto per dire. Essi stessi si accorgono che
quest’ultimo suona noioso.
Forum: tu hai fatto la formazione di artista della parola con Christian Althaus a Zurigo, in forma privata. Perché non ti sei rivolta all’Accademia antroposofica «Am Wort» a Dornach?
CB: ho preso in esame diversi percorsi formativi, indirizzati spesso al linguaggio teatrale. Per me era troppo
meccanico. Pensavo che il genere antroposofico di arte della parola dovesse essere a dire il vero ciò che io
cercavo. Anche se ai tempi in cui frequentavo la scuola trovavo terribile il tipo di declamazione con cui si accompagnava l’euritmia. Con esso non avevo nulla da spartire. Nella mia ricerca incontrai, per caso o non per
caso, Christian Althaus e fu subito chiaro che in lui avevo trovato il mio maestro.
Forum: ciononostante il tuo interesse per la lingua fu destato durante il periodo scolastico.
CB: sì, ricordo che nella classe avevamo uno speciale spirito della lingua. Potevamo leggere in coro a prima vista una poesia. In quel momento la classe era tutt’uno con il testo lirico. Era molto impressionante la
forza che sapevamo sviluppare in quel modo.
Forum: l’arte teatrale è molto strettamente collegata con l’arte della parola. Non hai mai desiderato come
professione di diventare attrice?
Scuola Rudolf Steiner Birseck a Aesch/BL
CB: naturalmente; l’una non esclude
l’altra. Io salgo molto volentieri sul palcoscenico. Ma il peso principale lo ha la lingua. Faccio anzitutto arte della parola perché la forza vivente della parola pronunciata mi entusiasma, cosa che naturalmente sperimento in modo più intenso davanti
al pubblico. L’insegnare porta oltre.
Forum: dove ti si può vedere attualmente
in palcoscenico?
CB: purtroppo me ne manca il tempo.
Continuo però a frequentare le lezioni di
arte della parola di Christian Althaus.
L’arte della parola è qualcosa che non si
può imparare con facilità; non bisogna mai
mollare e bisogna volersi sempre ulteriormente sviluppare. La mia meta è diventare maestra di arte della parola. Vorrei realmente padroneggiare
questa arte.
Forum: dove ti vedi fra dieci anni: sul palcoscenico o nell’aula di classe?
CB: sto attualmente cercando questa immagine del futuro. Mi accorgo però che devo decidere quale direzione voglio intraprendere. Adesso sono stata cinque anni alla scuola Rudolf Steiner di Birseck come supplente e insegnante di classe. La domanda è in sospeso: prendo una prima classe? Mi darebbe molto piacere, ma d’altro canto la professione che io desidero è quella di artista della parola. Sinceramente non so attualmente come andranno le cose.
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Forum: Caroline, tu oggi vedi la scuola
da una prospettiva diversa da quella di
venti anni fa. Secondo te, dove la scuola
è deficitaria?
CB: al giorno d’oggi i bambini sono così
diversi l’uno dall’altro per quanto riguarda
i loro bisogni, che non è più possibile guidare una classe con trenta bambini e poter aver cura di ciascuno individualmente.
Dovrebbero sussistere più possibilità di
inserire, in situazioni simili, più insegnanti, vuoi in ambito terapeutico oppure in ambito del lavoro artigianale.
La scuola Rudolf Steiner non è una scuola sostenibile, se non amplia la propria offerta. Se compito della
scuola Rudolf Steiner è rendere i bambini capaci di affrontare la vita, allora deve creare nuove possibilità.
Forum: porti le tue richieste e le tue riflessioni nell’impresa scolastica?
CB: sì; ciò che ho detto prima, naturalmente è percepito anche da altri. Comunque i processi di cambiamento procedono con molta indolenza. Questo mi rende nervosa. Si riconosce invero che questo o quello
costituisce un problema, ma nel complesso succede qualcosa solo lentamente. Ho comunque grande rispetto per gli insegnanti, che avvertono le questioni del tempo e cercano attivamente con grande impegno i
cambiamenti.
Forum: il problema finanziario non è un
ostacolo allo strapparsi da tali strutture
incancrenite?
CB: i cambiamenti significano naturalmente un
grande dispendio di forze, ma non devono
assolutamente causare maggiori costi. Pensare
sul da farsi è gratis.
Forum: è dunque giusta l’immagine che la
scuola Rudolf Steiner sia solo limitatamente
aperta per il nuovo?
CB: sì, in qualche modo lo è. Paradossalmente
la scuola attualmente corre il pericolo di
orientarsi in modo troppo forte alla tendenza dominante. Constato che domina una certa paura di non poter
salvaguardare l’immagine, ma al tempo stesso si pensa di doversi adeguare, per continuare ad essere accettati. A questo proposito si può prendere come esempio l’adeguamento delle classi superiori al ginnasio.
Ci si deve però chiedere: cosa ha ancora a che fare questo con la pedagogia originaria? La scuola Rudolf
Steiner deve avere il coraggio di attenersi alla pedagogia di Steiner, poiché essa è senza pretese e semplicemente geniale.
Caroline Balmer, 42 anni,
ha frequentato il primo ciclo di classi della scuola Rudolf Steiner di Aesch, che fu fondata sulla base di una
iniziativa di genitori.
A 17 anni ha completato un periodo di tirocinio in un Centro di custodia diurna per bambini.
Dopo la formazione di Assistente in farmacologia, ha lavorato per dieci anni presso la Farfalla, un negozio di
prodotti di cosmetica naturale, oli eterici, resine ed essenze odorose. Nel 2000, a 29 anni, supera l’esame di
ammissione alla Scuola-Dimitri di Verscio, poi però rifiuta di fare una formazione. Un anno dopo nasce il suo
bambino. Nel 2002 inizia privatamente alla scuola Jakchos di Zurigo una formazione in Arte della parola, con
l’artista della parola e attore Christian Althaus, formazione che conclude cinque anni più tardi. Nello stesso
periodo assume un posto di Assistente presso la scuola Steiner di Birseck e inizia a insegnare Arte della parola.
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Ragguagli sugli indirizzi per i raduni delle classi
Per favore segnalare cambiamenti di indirizzo a:
Doris Blösch, Schützengasse 134 2502 Biel e-mail: [email protected]
«Noi insegnanti dovremmo lavorare di meno»
In verità quand’era ragazzo voleva, dopo nove anni, lasciare la scuola. Oggi ha 34 anni ed è ancora
qua, o per meglio dire, di nuovo. David Horisberger parla dei suoi punti deboli, della situazione della
scuola Steiner in Svizzera; del panorama della formazione e del suo impegno, che si estende molto
oltre quello dell’essere insegnante.
Forum: David Horisberger, già all’età di 24 anni, in parallelo allo studio in storia e geografia, hai potuto fare
supplenze in scuole statali come anche in scuole Steiner. Se confronti la tua attività di insegnante nelle diverse scuole, quali differenze hai percepito?
David Horisberger: nella scuola pubblica si può, come insegnante, entrare in classe, fare lezione e di nuovo andare a casa. È ben organizzata e ci si può realmente concentrare sul dare-alla-scuola. Alla scuola
Steiner il dispendio dovuto all’organizzazione e all’amministrazione è molto più alto. L’intenso lavoro con i
genitori, la collaborazione alle feste e naturalmente la preparazione della lezione senza materiale didattico
predeterminato, esigono molto dall’insegnante.
Forum: la scuola talvolta chiede troppo?
DH: la scuola chiede molto, sì, ma anche restituisce molto. Questo è uno dei motivi per il quale io insegno
alla scuola Steiner. È uno spazio vitale nel quale si può trarre personalmente profitto, nel quale l’elemento
sociale gioca un grande ruolo. Anche in una crisi, la scuola e il collegio degli insegnanti fanno da sostegno.
Io vengo percepito come uomo e non soltanto come insegnante.
Forum: la sindrome da burnout è argomento anche di una scuola Steiner?
DH: sì, poiché è un problema sociale che è andato sviluppandosi. Sotto una pressione maggiore si devono
rendere prestazioni maggiori; anche nella scuola Rudolf Steiner è così. L’economia, a mio parere, determina
in modo troppo forte come debbano essere gli allievi per imporsi sul mercato.
Questo mette gli insegnanti sotto pressione, pressione che viene avvertita anche dai genitori.
Preparare – anche questo fa parte dell’essere insegnante
Forum: un lato è l’attività di insegnante, l’altro è la scolaresca. Che
diversa esperienza hai avuto degli allievi nelle diverse scuole?
DH: ho l’impressione che gli allievi e le allieve della scuola pubblica
non si presentino in modo corrispondente alla loro età, soprattutto a
partire dalla settima classe. Ciò ha a che fare con il fatto che sono
costretti a decidere già presto quale indirizzo professionale vogliono
intraprendere. Questo è in contrasto con la scuola Steiner, nella
quale allievi ed allieve possono essere «bambino» fino alle
superiori.
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Forum: che ricordi hai del tuo periodo scolastico?
DH: per dirla con sincerità, per i primi nove anni non sono andato volentieri a scuola. Allora erano più importanti altre cose. La scuola non mi dava alcuna soddisfazione.
Forum: non eri particolarmente bravo a scuola?
DH: già, ho approfittato del fatto che in una scuola Steiner si avanza lentamente, anzitutto nelle materie «di
testa». Fu importante per me, durante la mia infanzia e anche durante la mia giovinezza, l’avere abbastanza
tempo per poter riconoscere le mie qualità. Ma, e trovo questo importante, va detto che: alla scuola Rudolf
Steiner gli allievi vengono impegnati, non si « perde tempo in ciance».
Forum: ciononostante io osservo come allievi Steiner sempre di nuovo debbano giustificare e dimostrare
che essi sanno di più che dipingere con blocchetti di cera un ventaglio di colori. Anch’io personalmente ho
fatto questa esperienza al ginnasio e ho dovuto sgombrare il terreno da molti pregiudizi. Perché accade
questo?
DH: il problema è che nella società non si sa abbastanza sulle scuole Steiner, io penso. Cosa sia realmente una scuola Rudolf Steiner non è così veloce
da comprendere e neanche da spiegare. Non basta
leggere il profilo di una scuola Rudolf Steiner e poi
avere la pretesa di sapere cosa ha l’aria di essere
questa educazione basata sull’antroposofia. Bisogna
averla vissuta. Io dico questo: l’educazione alla libertà
è individuale e non può venire compresa globalmente. Del resto la quota degli allievi che consegue la
maturità alla scuola Steiner è alta tanto quanto quella
della scuola pubblica.
…nessun campione dello sport nella lezione di ginnastica
Forum: cosa aiuterebbe dunque la scuola Rudolf Steiner ad essere maggiormente accettata nella società?
DH: è importante dare modo alla gente di partecipare a ciò che viene fatto dalla scuola Rudolf Steiner. Credo che questo riesca molto qui a Solothurn. Rappresentiamo nella città la recita di 12a e la festa della scuola
ha luogo in una casa in campagna. La scuola Rudolf Steiner in quanto tale non si deve nascondere; deve
invece creare contatti grazie ai quali sia data al pubblico la possibilità di sperimentare la scuola stessa.
Forum: oltre ad essere attivo come insegnante, tu sei attivo anche politicamente; sei nel partito dei Verdi e
ti candidi per il Consiglio cantonale…
DH: sì, mi interessa la posizione politica della scuola Steiner per quanto riguarda il finanziamento. Trovo
problematico il fatto che in ambito pubblico si tragga profitto dalla scuola Rudolf Steiner, ma che la scuola
debba venire finanziata privatamente. Sempre di nuovo vengono prese cose dalla scuola Rudolf Steiner e
applicate nella scuola statale.
Forum: dove sta la soluzione?
DH: nei cantoni di Berna e di Basilea Campagna vi è una situazione interessante: viene erogato un finanziamento statale parziale per ogni allievo. Questo indennizzo copre invero soltanto dal 10 al 15% di quel che
costa un allievo. Malgrado ciò vi è un riconoscimento del carico che la scuola Rudolf Steiner si assume.
Forum: anche i genitori però si fanno carico del riconoscimento attraverso il loro contributo finanziario.
DH: non sono del parere che lo Stato debba assumere il completo finanziamento della scuola, sia questa
pubblica o privata non importa. La scuola Rudolf Steiner però non deve essere negata ad alcuno, a motivo
della mancanza di mezzi finanziari.
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Noi tendiamo verso questo ideale, ma nella pratica ancora non ci riesce di realizzarlo sempre. Per molti genitori la retta mensile rappresenta una soglia. È auspicabile che nel decidere in quale scuola debba essere
mandato il bambino, il motivo finanziario possa passare in secondo piano. Un certo impegno finanziario non
trovo però che sia male.
Forum: perché?
DH: perché così, in quanto genitori, si sceglie la scuola coscientemente. Questo dà forza, crea un rapporto
personale con la scuola e intensifica il rapporto con gli/le insegnanti.
Forum: torniamo al finanziamento statale parziale, di cui hai parlato prima. Un sostegno finanziario può allora smorzare il conflitto?
DH: sì, in quanto ci si potrebbero permettere più prestazioni. Chi è assunto al 100% in una scuola Rudolf
Steiner, lavora almeno il 150. Da un lato è bello essere coinvolto nell’impresa scolastica, ma questo tocca la
sostanza. In verità noi insegnanti dovremmo lavorare di meno. Questo adesso suona come se noi fossimo
pigri. Il denaro però di fatto creerebbe
spazio per maggiore qualità.
Forum: la qualità dell’insegnamento
dipende da quanto l’insegnante conosca bene i propri limiti. In quali situazioni avverti il tuo limite?
DH: quando insegno educazione fisica alle superiori, qualche volta penso
che ci vorrebbe un insegnante di educazione fisica che semplicemente abbia una marcia in più di me. Un vero
campione. In questo momento però la
scuola non può permetterselo. Io lo
faccio volentieri, ma questa situazione
non è ideale.
Scuola Rudolf Steiner di Solothurn
Forum: perché non sei un insegnante di educazione fisica formato?
DH: sì, ma anche a motivo delle mie capacità. Sono limitate. Si dovrebbe sempre soppesare e analizzare
criticamente fin dove arrivano il talento e l’energia.
David Horisberger, 34 anni, insegna geografia, ginnastica e storia alla scuola Rudolf Steiner di Solothurn e
in più è attivo nell’orchestra delle medie e nel coro. Negli ultimi due anni della scuola Rudolf Steiner di Solothurn completò gli studi alla ROJ (Mittelschule Regio Jurasüdfuss) e dopo la MARS a Berna (Maturitätsschule für Absolventen von Rudolf Steiner Schulen) conseguì la maturità federale. Ne seguì il percorso di studi in
storia e in geografia all’università di Zurigo, dove attualmente è alle prese con il suo lavoro di licenza. Già
durante lo studio ha potuto tenere lezioni nelle epoche di storia e geografia delle classi superiori, a Wetzikon
e a Solothurn, come insegnante ospite. Anche nella scuola pubblica ha avuto la possibilità di fare supplenze.
I suoi tre figli frequentano pure la scuola Rudolf Steiner di Solothurn.