Una città per vivere bene - Dipartimento di Prevenzione (ULSS 20
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Una città per vivere bene - Dipartimento di Prevenzione (ULSS 20
UNA CITTÀ PER VIVERE BENE 20-21 giugno 2010 Roma, Auditorium Ministero della Salute Introduzione Lucia De Noni, Responsabile Progetto Nazionale di Promozione dell’Attività Motoria – Azienda ULSS 20 Verona In tutto il mondo è iniziata una riflessione sul modello di città più rispondente alle esigenze della popolazione, parallelamente alla presa di coscienza che esiste una specificità urbana per quanto riguarda la salute e il benessere e che questa specificità è il prodotto dell’interazione tra vari fattori che dà luogo a determinanti positivi e negativi. Se ne è discusso in varie importanti occasioni: la giornata mondiale della salute celebrata dall’Oms nel 2010 aveva per tema le città (“1000 cities, 1000 lives”); il World Expo di Shangai del 2010 è stato dedicato alle città (“Better City, Better Life”); il rapporto Unhabitat 2010 dell’Oms riguarda il futuro delle città. Anche nel nostro paese si moltiplicano le iniziative per individuare nuove e migliori linee di sviluppo del territorio. Alcuni esempi recenti sono il ForumPA 2011 (“Smart cities”), il Festival della CittàImpresa (“Reti,imprese, territorio”), Cittalia (“Le politiche urbane in Italia”). Le persone hanno una loro idea della città che meglio risponde ai loro bisogni. Per esempio, nell’ambito di una ricerca condotta sulla popolazione generale dall’ufficio nazionale di statistica inglese, è emerso che la prima delle dieci cose che sono percepite come in grado di dare la felicità è la vicinanza di parchi e piscine. Promuovere la salute urbana significa quindi promuovere la qualità dell’ambiente urbano insieme a tutti gli attori che hanno un ruolo nella ricerca, nella pianificazione del territorio, nell’amministrazione e nella gestione dei vari ambiti (sanitario, urbanistico, ambientale, amministrativo, eccetera). Se gli ambienti urbani tendono a scoraggiare l’attività fisica e a favorire un r e g i m e a l i m e n t a r e s c o r r e t t o, s e i l sovraffollamento, il traffico intenso, l’uso massiccio di mezzi di trasporto motorizzati, la scarsa qualità dell’aria e la mancanza di spazi pubblici sicuri e di strutture per lo sport e il tempo libero sono di ostacolo alla creazione di un ambiente fisico e sociale soddisfacente, i professionisti della salute devono fare chiarezza circa il loro ruolo e individuare con quali modalità e in quali occasioni sia possibile dare un contributo efficace per modificare la situazione. Non si tratta di “inventare”, ma di chiarire il contesto in cui si opera, essere in grado di comunicare i dati e le valutazioni epidemiologiche di interesse, dialogare con le altre discipline e interagire con gli altri soggetti riconoscendone ruoli e responsabilità senza rinunciare all’advocacy. All’incontro “Una città per vivere bene, le azioni e gli strumenti” sono stati presenti tutti i soggetti rappresentativi per contribuire a delineare questo quadro e per cercare di comprendere in che modo i vari attori possano rispondere al bisogno di nuove politiche urbane che contrastino l’emergere di nuovi fattori di rischio e l’aumento delle malattie cronico-degenerative. Si è cercato di capire se esistono le condizioni, a livello normativo e organizzativo, perché questo cambiamento sia attuabile in tempi brevi. E quale fosse il punto di vista di chi si occupa di ambiente nel valutare le problematiche di salute ambiente correlate. Infine sono state presentate le esperienze di chi ha già avviato questo cambiamento (quali opportunità ha sfruttato e quali ostacoli ha trovato?) e di chi lo ha fatto da una punto di vista particolare, trovandosi a essere amministratore di un comune ma con la chiave di lettura e la professionalità di medico. 2 Una città per vivere bene. Strategie e politiche……………… 4 Daniela Galeone, dirigente medico del Ministero della Salute………………... 4 Andrea Tramarin, Dirigente coordinamento Commissione salute, Regione Veneto………………………………………………………………………….. 4 Maria Teresa Menzano, dirigente medico del Ministero della Salute…………. 5 Pierpaolo Mudu, OMS, European Centre for Environment and Health……... 5 Daniel Modigliani, Istituto nazionale di urbanistica - Lazio…………………. 6 Maurizio Maria Sani - responsabile dell’ufficio di Piano Associato dell’Ass. Intercomunale Area Bazzanese (BO)…………………………………………... 6 Paolo Testa, direttore Ricerche, Cittalia - Anci ……………………………….. 6 Sabrina Rieti – Settore Determinanti Ambientali di salute ISPRA …………. 7 Giuseppe Graziola, medico dello sport, già sindaco di Lessona (Biella)……….. 7 Ippazio Stefàno, pediatra, sindaco di Taranto…………………………………. 7 La pianificazione territoriale, la salute, il processo, i ruoli e le responsabilità…………………………………………………. 8 Lucia De Noni, Responsabile Progetto Nazionale di Promozione dell’Attività Motoria – Azienda ULSS 20 Verona………………………..…………………. 8 Romeo Toffano, direttore Unità Complessa Pianificazione Territoriale e Strategica, Regione Veneto…………………………………………………….. 9 Giovanni Battista, Pisani, Regione Veneto, Direzione Valutazione Progetti e Investimenti…………………………………………………………………….. 9 Marco Ragazzi, University of Trento - Department of Civil and Environmental Engineering……………………………………………………. 10 Lorella Polo, Veneto Strade, Area Strategia e Sviluppo………………….……. 11 Stefano Capolongo, Dipartimento di Scienza e Tecnologie Dell’Ambiente Costruito BEST – Politecnico di Milano)………………..……………..……… 11 3 Una città per vivere bene. Strategie e politiche Strategie e politiche intersettoriali per guadagnare salute nell’ambiente urbano Daniela Galeone, dirigente medico del Ministero della Salute L’inattività fisica rappresenta uno dei principali fattori di rischio per le malattie croniche. E queste ultime, a loro volta, sono responsabili della gran parte dei decessi, degli anni di vita in salute persi e dei costi sanitari. Nasce da questi dati la necessità di agire sui fattori di rischio secondo le strategie indicate dal Programma “Guadagnare salute-rendere facili le scelte salutari”, emanato con il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri il 7 maggio 2007. Agire su fattori di rischio diffusi come quelli indicati dal programma (cattiva alimentazione, sedentarietà, fumo e abuso di alcool) per modificarli, significa mettere in campo interventi che in parte sono esterni alla capacità di intervento del Servizio sanitario nazionale per incidere non solo sui comportamenti dei singoli ma anche sui fattori ambientali e sui determinanti socio-economici delle malattie croniche. “Guadagnare salute” utilizza strategie intersettoriali che prevedono il coinvolgimento di settori diversi della società e delle istituzioni, con attività di comunicazione e azioni che si basano su alleanze tra forze diverse e azioni sinergiche. Proprio da un protocollo d’intesa tra il Ministero della Salute e la Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento della Gioventù è scaturito il supporto e il cofinanziamento del Progetto Nazionale di Promozione dell’Attività Motoria che si propone di favorire stili di vita attivi a partire dalle attività svolte nella vita quotidiana. L’attività fisica, infatti, oltre che un efficace strumento di prevenzione, è anche uno straordinario mezzo di promozione della salute poiché tende ad associarsi ad altri comportamenti salutari. Favorire un maggiore ricorso all’attività fisica, soprattutto nelle attività quotidiane, quindi può essere considerato a tutti gli effetti un investimento. Innanzitutto sanitario, poiché migliora la salute della popolazione e previene le malattie croniche. In secondo luogo economico, dal momento che riduce i costi sanitari e aumenta gli anni di vita in salute. Infine ambientale, giacché contribuisce a ridurre l’inquinamento e i gas serra. Nonostante ciò, complice il modello urbano prevalente nelle nostre città, le opportunità di svolgere fare moto nella vita quotidiana continuano a diminuire e gli stili di vita sedentari aumentano. Questo, nonostante da tempo l’Organizzazione mondiale della sanità ribadisca la necessità di un incremento dell’attività fisica: almeno 60 minuti al giorno di attività moderata– vigorosa per bambini e ragazzi tra i 5 e i 17 anni; almeno 150 minuti alla settimana di attività moderata o 75 di attività vigorosa per gli adulti tra i 18 e i 64 anni con l’aggiunta di esercizi per l’equilibrio oltre la soglia dei 65 anni. Maggiori dettagli nella presentazione Lotta alla sedentarietà, l’impegno delle regioni Andrea Tramarin, Dirigente coordinamento Commissione salute, Regione Veneto La prevenzione è un qualcosa che si occupa del futuro e in questo è molto simile al concetto di politica. Si tratta di un’affinità che è bene sottolineare. E che non si esaurisce qui. Anche la salute, almeno dalla dichiarazione di Alma Ata in poi (1978), è a tutti gli effetti un concetto politico. Il documento sottolineava che la salute è uno “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente assenza di malattia o infermità, è un diritto umano fondamentale”. Inoltre ribadiva “che il raggiungimento del maggior livello di salute possibile è un risultato sociale estremamente importante in tutto il mondo, la cui realizzazione richiede il contributo di molti altri settori economici e sociali in aggiunta a quello sanitario”. Negli anni tuttavia, molto è cambiato: oggi, il concetto di salute come tutela della collettività è meno forte. Al suo posto sta emergendo una declinazione di salute quale bene individuale, più vicino al concetto di wellness o di fitness che a quella affermata dalla dichiarazione di Alma Ata. 4 Non per questo il contributo della politica alla costruzione di una città più salutare deve essere minore. Anzi, basta osservare le nostre città per comprendere quanto sia necessario un cambiamento: pedoni che strisciano rasente ai muri, che fanno dribbling tra le auto, la guerra tra poveri tra ciclisti e pedoni. Al di là del guadagno in termini di salute, ripensare le nostre città è una via necessaria per riportare al centro l’uomo e recuperare una maggiore vivibilità dell’ambiente urbano. La sorveglianza delle malattie e dei fattori di rischio nella nostra epoca Maria Teresa Menzano, dirigente medico del Ministero della Salute Nel mondo il 60 per cento dei decessi è dovuto a patologie croniche. Si tratta di circa 35 milioni di decessi l’anno e il loro numero, secondo l’Oms, è destinato a crescere del 17 per cento nel prossimo decennio. Le malattie croniche hanno delle caratteristiche peculiari: un alto tasso di mortalità (morti premature); un aumento della loro frequenza parallelo all’allungamento della vita, sono altamente invalidanti e pertanto implicano una forte riduzione della qualità della vita e spesso richiedono un’assistenza a lungo termine. Caratteristiche, queste, che fanno sì che le malattie croniche incidano pesantemente sulla spesa sanitaria. Infine, queste patologie, colpiscono più spesso le classi economicamente e socialmente svantaggiate. Un aspetto, quest’ultimo, che richiama in causa i fattori di rischio a cui sono connesse. Si tratta di pochi fattori di rischio, comuni alla gran parte della malattie e il più delle volte modificabili. Sono l’ipertensione arteriosa (7,1), il consumo di tabacco (4,9 milioni decessi), l’eccesso di colesterolo (4,4), il ridotto consumo di frutta e verdura (2,7) e l’insufficiente di attività fisica (1,9). Su quest’ultimo fattore di rischio, la consapevolezza degli italiani sembra bassa. Il sistema di sorveglianza Passi mostra che sebbene il 31 per cento del campione sia sedentario (con le donne più degli uomini e la popolazione residente al Sud più di quella del Nord), un sedentario su 5 considera sufficiente l’attività fisica svolta. Dal sistema di sorveglianza Okkio alla salute giungono invece i dati relativi ai bambini: 1 su 5 pratica sport per non più di un’ora a settimana, mentre circa 1 mamma su 2 di bambini fisicamente non attivi, ritiene che il proprio figlio svolga un’attività motoria sufficiente. Se si vanno a indagare le cause (rilevate dalla sorveglianza Zoom8) si scopre che per i bambini del Nord è la scarsa di disponibilità di tempo l’ostacolo maggiore, mentre al Sud incide soprattutto la mancanza di strutture. Dati, questi, che rivelano al Nord - quanto fatichi ad attecchire l’idea di attività fisica come componente abituale della vita quotidiana e - al Sud - quanto possa incidere la configurazione dello spazio urbano sulla quantità di attività fisica svolta. Inoltre mostrano l’importanza dei sistemi di sorveglianza, riconosciuti anche dall’Oms come strumenti essenziali nella prevenzione e il controllo delle malattie croniche. Consentono infatti di conoscere problemi e determinanti di salute per selezionare la priorità, definire gli obiettivi e i target (pianificazione), di favorire responsabilità, crescita culturale, competenza della popolazione e degli operatori (empowerment), di modificare decisioni politiche e comportamenti individuali per migliorare la salute (advocacy) e, infine, di monitorare il processo verso il raggiungimento degli obiettivi di salute e misurare l’efficacia/ impatto degli interventi (monitoraggio, valutazione). Maggiori dettagli nella presentazione Salute ed Urbanistica: prospettive dall’OMS Pierpaolo Mudu, OMS, European Centre for Environment and Health In tutto il mondo ci si sta sforzando di rimettere nuovamente insieme urbanistica e salute. Nuovamente, perché le due cose nascono insieme. Dall’antica Grecia, che si pose il problema del vivere bene nell’ambiente, fino ad arrivare all’800, quando si sviluppa l’urbanistica moderna, la salute è sempre stata al centro della pianificazione urbana. Da qualche decennio, anche l’Oms ha focalizzato la sua attenzione sulla città come luogo in grado di influire sulla salute. Il dibattito in corso verte soprattutto sul superamento del modello “a zone” che prevede la costruzione di a ree u r b a n e m o n o f u n z i o n a l i ( q u a r ti e r i residenziali, quartieri per gli uffici, centri commerciali extraurbani) e raggiungibili con 5 l’automobile a favore di aggregati misti in cui vi sia una convivenza di attività economiche e sociali e in cui sia facile muoversi a piedi o con i mezzi di trasporto pubblici. Da più parti si è già dimostrato come all’incremento della densità di popolazione corrisponda una maggiore attività fi s i c a , u n a r i d u z i o n e d e l p e s o e dell’inquinamento, così come degli incidenti. Perciò, quella a cui dovrebbe rispondere il nuovo modello urbano è l’esigenza di contemperare due tipi di sicurezza: l’una, che riguarda l’individuo (il controllo delle malattie e la loro prevenzione, la riduzione degli incidenti, la sicurezza), l’altra, sociale (la riduzione dell’inquinamento, il problema abitativo, quello della violenza e la frammentazione sociale, fino all’ecologia nel suo complesso). Tra metropoli e città. Esperienze urbanistiche attuali Daniel Modigliani, Istituto nazionale di urbanistica - Lazio L’urbanistica oggi è molto diversa rispetto ad anni fa. Innanzitutto è ormai acquisita la sensibilità ai cicli vitali della città: l’attenzione agli equilibri ambientali ormai governa le scelte di pianificazione. Allo stesso tempo, però, la città attuale non cresce. Pertanto non si costruisce, né si pianifica, nuovo spazio urbano. Oggi, il tema emergente è il recupero della città esistente, l’investimento sui contesti attuali. È questa una delle principali sfide dell’urbanistica contemporanea: intervenire sulla qualità della vita nelle città senza poter pianificare. Una missione che può essere agevole se avviata dal basso, coinvolgendo gli enti locali più vicini, ma che proprio nelle limitate risorse degli enti locali ha uno dei freni più grandi. L’esperienza di Roma ci mostra che, anche laddove sono stati messi in atto quei piccoli accorgimenti che consento di migliorare la qualità di vita dello spazio urbano, le probabilità che questi interventi nel lungo periodo vadano perduti è alta, poiché i municipi non hanno risorse né il più delle volte competenze per garantirne la sopravvivenza nel lungo periodo. La legislazione urbanistica, poi, non aiuta. Nata nel Dopoguerra, continua a privilegiare il nuovo, sebbene il contesto in cui deve essere applicata è completamente diverso. Aspetto territoriale e funzionalità del tessuto urbano Maurizio Maria Sani - responsabile dell’ufficio di Piano Associato dell’Ass. Intercomunale Area Bazzanese (BO) L’ a s s o c i a z i o n e I n t e rc o mu n a l e A re a Bazzanese comprende i comuni di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monte San Pietro, Monteveglio, Savigno, Zola Predosa. Occupa un’area a bassa densità abitativa a sudest di Bologna e, come spesso avviene per i centri orbitanti intorno a una città più grande, stava subendo ripercussioni pesanti sul tessuto sociale (pendolarizzazione, perdita di identità e di coesione sociale) e urbanistico (tra il 1955 e 2008, a fronte di una crescita della popolazione di 1,6 volte si è registrato un incremento nel consumo di suolo da parte dei centri urbani di 35 volte). Per queste ragioni occorreva uno strumento urbanistico appropriato. Essere in Emilia Romagna ha aiutato, dal momento che la Regione ha da tempo varato una legge urbanistica di seconda generazione che mette a disposizione diversi strumenti. Tuttavia, uno degli aspetti qualificanti dell’intervento è stato il contatto con la Ausl territoriale fin all’inizio dei lavori. È stato grazie a questa collaborazione che è stato possibile mettere a punto una metodologia e uno strumento di analisi a basso costo che consentisse di valutare le caratteristiche del territorio e di orientare le scelte ponendo la salute e il benessere tra le priorità da perseguire. Questa rappresenta una condizione obbligata al fine di garantire una effettiva integrazione in tutte le fasi di pianificazione, si tratta quindi di rovesciare completamente la pratica corrente di valutare sulla carta un piano già approntato; è più facile concordare i punti di interesse fondamentale in fase preventiva che non modificare decisioni sostanzialmente già assunte. Maggiori dettagli nella presentazione Paolo Testa, direttore Ricerche, Cittalia - Anci Il tema salute non occupa nell'agenda dei sindaci un posto di primo piano, o meglio rappresenta un argomento trainante solo quando essa è seriamente minacciata. Altri sono gli argomenti prioritari. Si tratta di un male della politica locale, certo, ma anche dell’intero Paese, dove la prevenzione non è un tema molto rilevante. La scarsa attenzione alla prevenzione non è tuttavia una lacuna da imputare soltanto agli 6 amministratori: questi ultimi rispondono alle domande del territorio e l’argomento spesso non è tra i bisogni evidenziati dai cittadini. In questo contesto si inserisce anche la capacità del mondo della sanità di rappresentare efficacemente gli interessi della salute agli amministratori ed ai cittadini. Si tratta di fornire dati ed elementi che consentano di assumere non solo decisioni contingenti ma anche di pensare agli impatti del medio-lungo periodo. Sabrina Rieti – Settore Determinanti Ambientali di salute ISPRA Nonostante le evidenze scientifiche da anni mostrino le connessioni tra determinanti ambientali e salute, spesso mettere in relazione i due piani (ambiente e salute) e giungere a valutazioni integrate è estremamente difficile. Di certo, gioca un ruolo determinante la forte suddivisione di competenze che più volte si è cercato in passato di superare. Non di rado, però, dopo la fase di costituzione dei gruppi di lavoro congiunti la collaborazione si è arenata. Questa separazione ha fatto sì che negli anni si sia prodotta molta conoscenza, ma l’assenza di un approccio integrato ha impedito che essa si trasformasse in azioni. Particolarmente urgente da questo punto di vista è l’esigenza che si integrino strutturalmente le competenze di chi si occupa di ambiente e di chi si occupa di salute. E’ infatti evidente che le problematiche di salute ambiente correlate non si esauriscono con la presenza dei fattori di rischio tradizionali connessi all’inquinamento chimico/fisico/batteriologico dell’ambiente ma riguardano anche temi più generali, come quello trattato oggi, che richiedono un approccio complessivo. Strategie e politiche Giuseppe Graziola, medico dello sport, già sindaco di Lessona (Biella) Quello di Lessona è uno degli esempi di come il declino urbanistico e sociale dei piccoli centri urbani non sia un destino inevitabile. Tra gli anni 70 e gli anni 90 il territorio del comune, situato a 13 km da Biella, ha vissuto un progressivo scadimento delle caratteristiche sociali, demografiche e produttive avviandosi ver so la trasfor mazione in un “centro dormitorio”. Dismessa la gran parte delle aree agricole, ci si avviava verso un’urbanizzazione sempre meno attenta e verso il degrado. Finché dall’inizio degli anni 90, grazie alla sensibilità di una nuova amministrazione e di una molteplicità di attori presenti sul territorio, la realizzazione del nuovo piano regolatore è stata occasione per ripensare la città. Una grande area pubblica di 3 ettari, seppur appetibile urbanisticamente, è stata destinata a parco pubblico. Le attività scolastiche sono state concentrate dismettendo fabbricati periferici, sono state create nuove aree con destinazione sportiva e ricreativa. Ippazio Stefàno, pediatra, sindaco di Taranto Anche in una città di dimensioni mediograndi, con serie difficoltà finanziarie e con problemi di qualità dell’ambiente di antica data è possibile innescare un cambiamento che tenga conto della salute e del benessere dei cittadini. Abbinando interventi ambiziosi a piccoli aggiustamenti è possibile incidere notevolmente sul rapporto tra i cittadini e la città. Spesso si incappa nell’errore di inseguire i problemi e perciò arrivare tardi. Per questo, la scuola rappresenta uno dei pilastri principali su cui costruire. È sensibilizzando i bambini e i ragazzi a uno stile di vita salutare che è possibile aspettarsi per il futuro una riduzione dell’impatto di quelle malattie correlate agli stili di vita. Tuttavia a poco vale la sensibilizzazione senza 7 mettere a disposizione un contesto ambientale adeguato. Taranto, fino a qualche anno fa, aveva importanti problemi di inquinamento ambientale che sono stati affrontati con risultati positivi per la salute della popolazione; non si è agito solo su questo problema ma anche su quello più generale della qualità dell’ambiente urbano e delle disuguaglianze. Taranto aveva un solo parco giochi per i bambini mentre erano presenti una serie di parchi e servizi riservati a una fascia ristretta di utenti. Difficile aspettarsi cambiamenti nelle abitudini dei più piccoli in queste condizioni. Oggi, ve ne sono 3-4 per quartiere e rappresentano la premessa indispensabile alla possibilità di fare attività fisica spontanea. Ma questo è soltanto di un esempio dell’impegno profuso in questi anni per restituire la città ai cittadini. Abbiamo cercato di valorizzare il lungomare e di contrastare la vecchia cesura tra il mondo della Marina militare (storicamente presente a Taranto e che ha rappresentato, con i suoi circoli, il luogo dello sport e dell’attività fisica) e il resto della città, spesso escluso da queste attività. Grandi sforzi sono stati fatti, inoltre, per ridurre l’inquinamento ambientale: combattendo il traffico lento, aumentando i parcheggi, piantando alberi e richiamando alle proprie responsabilità le aziende che più contribuiscono all’innalzamento dei livelli di inquinanti. e La pianificazione territoriale, la salute, il processo, i ruoli e le responsabilità. La salute urbana, quadro di riferimento ed indicatori sanitari Lucia De Noni, Responsabile Progetto Nazionale di Promozione dell’Attività Motoria – Nel mondo il 60 per cento dei decessi è dovuto a patologie croniche. Si tratta di circa 35 milioni di decessi l’anno e il loro numero, secondo l’Oms, è destinato a crescere del 17 per cento nel prossimo decennio. Le malattie croniche hanno delle caratteristiche peculiari: un alto tasso di mortalità (morti premature); un aumento della loro frequenza parallelo all’allungamento della vita, sono altamente invalidanti e pertanto implicano una forte riduzione della qualità della vita e spesso richiedono un’assistenza a lungo termine. Caratteristiche, queste, che fanno sì che le malattie croniche incidano pesantemente sulla spesa sanitaria. Infine, queste patologie, colpiscono più spesso le classi economicamente e socialmente svantaggiate. Un aspetto, quest’ultimo, che richiama in causa i fattori di rischio a cui sono connesse. Si tratta di pochi fattori di rischio, comuni alla gran parte della malattie e il più delle volte modificabili. Sono l’ipertensione arteriosa (7,1), il consumo di tabacco (4,9 milioni decessi), l’eccesso di colesterolo (4,4), il ridotto consumo di frutta e verdura (2,7) e l’insufficiente di attività fisica (1,9). Su quest’ultimo fattore di rischio, la consapevolezza degli italiani sembra bassa. Il La città storica La città industriale 8 sistema di sorveglianza Passi mostra che sebbene il 31 per cento del campione sia sedentario (con le donne più degli uomini e la popolazione residente al Sud più di quella del Nord), un sedentario su 5 considera sufficiente l’attività fisica svolta. Dal sistema di sorveglianza Okkio alla salute giungono invece i dati relativi ai bambini: 1 su 5 pratica sport per non più di un’ora a settimana, mentre circa 1 mamma su 2 di bambini fisicamente non attivi, ritiene che il proprio figlio svolga un’attività motoria sufficiente. Se si vanno a indagare le cause (rilevate dalla sorveglianza Zoom8) si scopre che per i bambini del Nord è la scarsa di disponibilità di tempo l’ostacolo maggiore, mentre al Sud incide soprattutto la mancanza di strutture. Dati, questi, che rivelano al Nord - quanto fatichi ad attecchire l’idea di attività fisica come componente abituale della vita quotidiana e - al Sud - quanto possa incidere la configurazione dello spazio urbano sulla quantità di attività fisica svolta. Inoltre mostrano l’importanza dei sistemi di sorveglianza, riconosciuti anche dall’Oms come strumenti essenziali nella prevenzione e il controllo delle malattie croniche. Consentono infatti di conoscere problemi e determinanti di salute per selezionare la priorità, definire gli obiettivi e i target (pianificazione), di favorire responsabilità, crescita culturale, competenza della popolazione e degli operatori (empowerment), di modificare decisioni politiche e comportamenti individuali per migliorare la salute (advocacy) e, infine, di monitorare il processo verso il raggiungimento degli obiettivi di salute e misurare l’efficacia/ impatto degli interventi (monitoraggio, valutazione). Maggiori dettagli nella presentazione La città diffusa: caratteristiche ambientali e sociali Romeo Toffano, direttore Unità Complessa Pianificazione Territoriale e Strategica, Regione Veneto La società Occidentale è figlia della città, così l’ambiente e lo spazio urbanizzato, quello come la nostra democrazia. Tuttavia, nel tempo, naturale e quello coltivato. In concreto, questo la città ha più volte cambiato la sua vocazione e significherà creare uno spazio che garantisca la sua struttura. Se quella medievale, compatta, maggiori contesti rurali di buona qualità e chiusa all’interno delle mura, rispondeva al contesti urbani a misura di persona con ampie bisogno di difesa, favoriva la socializzazione, le zone di elevato valore storico-paesaggistico. E che arti e il commercio, con la rivoluzione moderna sappia ridurre le superfici impermeabilizzate, le la città cambia. Si organizza intorno alla stazione aree con presenza di esteso inquinamento ferroviaria, ai mercati, alle industrie. E per la ambientale di origine antropica e le abitazioni di prima volta risponde a regole sanitarie. scarsa qualità, mantenendo una quanto più La città diventa lentamente una macchina possibile ampia biodiversità. D’altro canto, le perfettamente funzionante, ma non dà un’idea di nuove città dovranno sforzarsi a tenere un’elevata appartenenza, perde il senso. La persona cessa di armatura sociale, un reddito integrato, buona riconoscersi nella città. Nel frattempo l’ambiente alimentazione per la facile reperibilità di cibi sani, urbano continua a crescere, senza progetto: nasce presidio e conoscenza del territorio, buona la città policentrica, metropolitana, a cui siamo attività motoria. Allo stesso tempo occorrerà abituati oggi. ridurre le difficoltà per la fruizione dei servizi alla Oggi è giunto il momento di reinventare lo persona, così come gli alti costi per la funzionalità spazio. La città del futuro dovrà essere ripensata e di strutture e servizi. saper coniugare la velocità e la lentezza, Maggiori dettagli nella presentazione Gli strumenti disciplinari dell’urbanistica e della pianificazione territoriale per una corretta gestione del territorio in un’ottica di tipo preventivo Giovanni Battista Pisani, Regione Veneto, Direzione Valutazione Progetti e Investimenti L’idea di sostenibilità può essere riassunta con una sola domanda: cosa ne sarà delle generazioni future? L’obiettivo è di consegnare loro almeno un ambiente non peggiore di quello attuale. Nasce da questo bisogno (promuovere uno sviluppo sostenibile e durevole e assicurare un elevato livello di protezione dell’ambiente) l’inserimento, nel processo di pianificazione territoriale, della Valutazione ambientale 9 strategica (VAS). Si tratta strumento ancora soggetto a interpretazioni diverse: c’è chi la considera analoga alla valutazione d’impatto ambientale applicata al contesto delle politiche e chi uno strumento per favorire l’integrazione della variabile economica nel sistema ambientale; chi, infine, come uno strumento di costruzione di politiche eco-compatibili e dunque sostenibili. La VAS di fatto, deve precedere la redazione del piano perché è in essa che viene definita la strategia che giustificherà le successive scelte. Nella mia esperienza professionale ho trovato poche aziende sanitarie che fossero in grado di dare un contributo effettivo sulle problematiche di salute in questa fase, prevale ancora una visione tradizionale che si limita alla concessione di un parere ex post. La normativa in vigore ascrive le problematiche riguardanti la salute umana tra quelle ambientali e questo comporta che ci sia un’assunzione di responsablilità e un impegno all’intersettorialità nei soggetti che si occupano di prevenzione e protezione dell’ambiente e della salute. Maggiori dettagli nella presentazione L’impatto delle attività umane sulla qualità dell’aria Marco Ragazzi, University of Trento - Department of Civil and Environmental Engineering Il quadro dello stato del territorio e delle sue tendenze, in ordine alla tutela e al risanamento della qualità dell’aria, è una base conoscitiva imprescindibile per per mettere alle amministrazioni di valutare e adottare i necessari provvedimenti sia in ambito emergenziale sia in fase di pianificazione. Le aree di interesse sono molte: meteoclimatico, emissivo, infrastrutturale, organizzativo, sanitario. Le politiche di gestione della qualità dell’aria non si attuano con interventi sporadici ma con atti correnti di pianificazione, regolamentazione, autorizzazione. In tutti i provvedimenti di questo tipo deve essere possibile quantificare il beneficio atteso in termini di riduzione delle emissioni e/o delle concentrazioni attese di inquinanti. Alcune importanti indicazioni di prevenzione ambientale potrebbero essere inserite in strumenti regolatori locali o come criteri guida nella regolazione degli strumenti di pianificazione. Particolare attenzione riveste il sistema dei trasporti che con le sue emissioni è in grado di influenzare in modo diretto o indiretto la salute della popolazione. Ad esempio gli ossidi d’azoto, soprattutto in aree prossime alle sedi stradali con elevati flussi di traffico, in condizioni frequentemente riscontrabili nelle aree urbane dove è impedita la dispersione atmosferica (canyon urbani), presentano concentrazioni molto elevate in prossimità delle carreggiate mentre si diluiscono decisamente allontanandosi da esse. Questo richiede di valutare la possibilità di edificare abitazioni o strutture sensibili a ridosso delle strade o, viceversa, di valutare l’impatto di una nuova infrastruttura o insediamento sulle abitazioni esistenti. Maggiori dettagli nella presentazione 10 Mobilità nella città moderna: mezzi pubblici e privati, cammino e bicicletta Lorella Polo, Veneto Strade, Area Strategia e Sviluppo La mobilità pedonale e ciclabile nella città moderna è soprattutto questione di sicurezza. In una situazione in cui c’è sicurezza stradale reale e percepita, infatti, le persone tendono a vivere la strada. Soprattutto nelle zone residenziali, la strada non è solo lo spazio delle automobili ma anche della vita di quartiere, delle relazioni sociali, delle passeggiate, dei giochi dei bambini, degli acquisti. Per questa ragione, i principi della moderazione del traffico raccomandano di progettare strade a bassa velocità dove sia possibile la convivenza tra i diversi utenti. Una strada dove il conducente mantiene costantemente la velocità di sicurezza, infatti, è uno spazio dove diminuiscono i conflitti e le probabilità di incidenti. Superfluo dire che la velocità è direttamente proporzionale alla gravità delle conseguenze degli incidenti. Basti pensare alle differenze che si riscontrano tra un impatto a 30 e a 50 km/h. L’impatto con un veicolo in movimento a 30 km/h è considerato equivalente a una caduta da 3,5 metri. Quello con una macchina a 50 km/h a una una caduta da 10 metri, un terzo-quarto piano. Una differenza non da poco. Soprattutto se si pensa che la maggior parte degli incidenti mortali nei centri urbani avviene sulle strisce pedonali. Nascono da queste considerazioni le strategie che tendono a moderare la velocità degli autoveicoli. Maggiori dettagli nella presentazione. La valutazione sanitaria di uno strumento urbanistico Stefano Capolongo, Dipartimento di Scienza e Tecnologie Dell’Ambiente Costruito BEST – Politecnico di Milano) Da alcuni anni nella Regione Lombardia alle Aziende Sanitarie Locali è stata espressamente richiesta una valutazione igienico-sanitaria non solo per gli strumenti urbanistici di grande scala (Piani di Governo del Territorio - PGT) ma anche per tutti gli strumenti attuativi o le varianti di piano. La legge n. 12 del 2005, in particolare, prevede che ogni piano a grande e piccola scala debba essere esaminato dalle ASL al fine di verificarne la compatibilità ambientale e sanitaria. Pertanto è compito della ASL formulare osservazioni - non vincolanti ma molto significative - sugli aspetti che possono influire sulla qualità della vita e sulla salute pubblica. Per mettere a disposizione delle Asl regionali una metodologia di valutazione degli aspetti igienico-sanitari di piani e progetti urbani, la ASL di Milano e il Politecnico di Milano hanno messo a punto uno strumento di analisi e valutazione che fornisce un set criteri in grado di misurare la qualità igienico-sanitaria dei piani. Lo strumento, composto da 23 indicatori articolati in 6 aree tematiche, costituisce un valido supporto per i pianificatori e i progettisti, ma soprattutto for nisce una metodologia qualitativa e prestazionale per la valutazione sanitaria dei piani. Maggiori dettagli nella presentazione Guarda anche l’articolo di riferimento 11