aprile 2005 - studio van Boxel
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aprile 2005 - studio van Boxel
Notiziario dell’Associazione ex allievi della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa sommario Supplemento de “Il rintocco del Campano”, rassegna periodica dell’Associazione Laureati Ateneo Pisano numero 1 · 2005 pagina 2 Progetto Tacis pagina 3 pagina 5 Polo didattico “Porta Nuova “ pagina 8 Ricordo del Professor Piero Vigni Università di Pisa Scooter ibrido Come è nato il “foglio” di Emilio Vitale In due anni di lavoro da Preside della Facoltà di Ingegneria di Pisa, fra le tante difficoltà di gestione e di indirizzamento di questa realtà così complessa e articolata, che deve accogliere ogni anno oltre 1500 giovani e avviarli alla professione in quasi tutti i rami dell’ingegneria, ho avuto anche la fortuna, come penso sia toccato ai miei predecessori, di vivere tante esperienze di carattere scientifico, culturale e umano che mi hanno già ampiamente ripagato di tutte le fatiche e di tutte le difficoltà di questo lavoro. Una delle esperienze più belle e gratificanti è quella di poter incontrare, nei quasi quotidiani contatti con Enti, Aziende e altre istituzioni universitarie, tantissimi, e non è un modo di dire, nostri ex-studenti che, da posizioni di vario livello ma non infrequentemente da posizioni di grande responsabilità, testimoniano la qualità degli studi di ingegneria a Pisa. Quasi tutti questi exallievi ricordano con affetto la Facoltà, nella quale hanno consumato tante fatiche, ma anche vissuto indimenticabili segue a pagina 2 … La Facoltà sbarca in Cina, Romania e Marocco MIT e Stanford: impressioni su due Scuole d’eccellenza statunitensi Ingegneria ai primi posti in Italia per i progetti di formazione internazionale supportati dall’Istituto per il Commercio Estero I laboratori, l’organizzazione, il campus e il sistema universitario La Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa ha avviato un originale progetto-pilota per la promozione della internazionalizzazione. Il progetto è stato selezionato e finanziato, fra i molti provenienti da varie università italiane, dal ministero delle Attività produttive e dall’Istituto per il commercio estero (ICE), nell’ambito di un programma varato sulla base di un accordo con la Conferenza dei Rettori delle università italiane (CRUI). In questo genere di progetti, le università si impegnano a svolgere attività di formazione in Italia o all’estero per favorire il processo di internazionalizzazione delle imprese italiane. I progetti devono coinvolgere attivamente imprese italiane impegnate in attività commerciali, tecnologiche e produttive nei Paesi che costituiscono la nuova frontiera della internazionalizzazione, in particolare Cina, India, Est Europa e Area Mediterranea, esclusa l’Unione Europea. Sono stati presentati oltre 110 progetti e tra questi la Facoltà di Ingegneria di Pisa si è collocata tra i primi posti a livello nazionale, aggiudicandosi un finanziamento di 250.000 Euro. Il progetto, che riguarda Cina, Romania e Marocco, è coordinato dal Preside della Facoltà, Prof. Emilio Vitale, dal Prof. Andrea Bonaccorsi e coinvolge tre team di docenti di vari dipartimenti. In Cina la Facoltà collaborerà con la Piaggio alla formazione tecnica e manageriale di personale della joint-venture tra Piaggio e Zongshen che produrrà i motori e veicoli. In questo modo, l’Università, insieme all’azienda italiana leader nelle due ruote, contribuirà ad un ambizioso programma di alleanze internazionali al cui centro sta proprio la Cina, luogo di attrazione e nuova frontiera della internazionalizzazione. In Romania, dove già operano migliaia di imprese italiane del Nord-Est e anche della Toscana, sarà creato un centro per la gestione a distanza dei sistemi informativi gestionali, in collaborazione con SAP Italia, la filiale della società leader mondiale nel software per i processi aziendali. Questa attività, coordinata dai Prof. Beatrice Lazzerini e Roberto Chiavaccini, prevede la formazione di tecnici in loco e in Italia e lo studio di fattibilità per una società mista che dovrebbe suscitare l’interesse di molte imprese italiane che hanno investito in quella nazione. Infine, in collaborazione con il Consorzio delle imprese italiane in Marocco (COIM), verranno organizzate nel paese sub-sahariano delle giornate di formazione sulle tecnologie di punta sviluppate in Italia, con il coordinamento del Prof. Santo Bordone. In tutte le attività sono previsti finanziamenti per studenti della Facoltà per lo svolgimento di periodi di internship all’estero, finalizzati alla preparazione di tesi di laurea. . Parte la Scuola di Dottorato “Leonardo da Vinci” È nata la sezione di Ingegneria Nella seduta del 16/12/2004 il Se- di una struttura organizzativa in dell’ALAP nato Accademico ha approvato lo grado di affiancarsi efficacemente statuto della Scuola di Dottorato in Ingegneria “Leonardo da Vinci”, che tra breve, non appena espletate le procedure di attivazione del Consiglio con le elezioni previste per il prossimo 17 marzo, potrà essere pienamente operativa. Lo Statuto della Scuola è il risultato del lavoro di una Commissione formata dai professori Bennati, Bertini, Grassi, Lopriore, Manara e Pagliara, appartenenti alle tre tradizionali aree culturali dell’Ingegneria, successivamente analizzato ed approvato prima dai Presidenti dei Corsi di Dottorato e quindi dai Direttori dei Dipartimenti interessati. Con questa importante e prestigiosa iniziativa culturale, l’alta formazione nel settore dell’Ingegneria dell’Ateneo Pisano si dota alle Scuole di Dottorato già da alcuni anni attivate presso i Politecnici di Torino, Milano e Bari. I principali risultati che, pur nel mantenimento dell’autonomia dei singoli Corsi di Dottorato, si intende contribuire a conseguire sono: · Promuovere, organizzare e gestire in maniera più efficace le attività di formazione avanzata nei settori scientifico-tecnologici dell’Ingegneria; · Contribuire al miglioramento della qualità ed al coordinamento dei Corsi di Dottorato attuali; · Favorire iniziative a carattere multidisciplinare; · Favorire la visibilità all’esterno delle attività didattiche e di ricerca; segue a pagina 4 … Il 28 ottobre dello scorso anno, alla Facoltà di Ingegneria si è tenuta una riunione promossa del Preside Emilio Vitale e dal Presidente dell’Associazione Laureati dell’Ateneo Pisano (ALAP), Attilio Salvetti, al termine della quale è stato varato il Comitato esecutivo della sezione sperimentale di Ingegneria in seno all’ALAP. Hanno contribuito alla nascita del Comitato, che si occuperà della gestione e della programmazione delle attività della neonata sezione, molti ingegneri giovani e meno giovani e dirigenti di importanti aziende italiane tra cui, solo per fare qualche esempio, Nuovo Pignone, Piaggio, Finmeccanica, segue a pagina 2 … di Michele Lanzetta In epoca di profonde trasformazioni nella nostra università può essere utile gettare uno sguardo di là dello stagno, al fine di cogliere spunti di riflessione dal sistema universitario statunitense, molto diverso dal nostro. Sicuramente può apparire temerario stilare una classifica mondiale delle università, sistemi complessi che operano in contesti culturali diversi. Negli Stati Uniti, invece, dove l’istruzione universitaria è business, i mass media tempestano con le loro classifiche, anche accessibili tramite Internet, in prossimità dell’inizio dell’anno accademico. Insieme ad altre università statunitensi altrettanto note in tutto il mondo, MIT e Stanford primeggiano nelle graduatorie. Tra le decine di parametri utilizzati figurano non solo l’eccellenza scientifica, ma anche aspetti logistici, qualità nella didattica e facilità di inserimento nel mondo del lavoro, di interesse per quanti desiderano intraprendere studi superiori. Visto lo spazio necessariamente limitato e i molti dati a disposizione, desidero elencare brevemente gli elementi positivi che ho riscontrato e potrebbero essere trasferiti da noi, o perlomeno stimolare una riflessione. Riguardo all’esposizione, userò il metodo usato da un celebre conduttore televisivo: mi farò una domanda e mi darò una risposta. Adotterò uno stile provocatorio su alcuni temi hot. Mi riferirò in termini generali parlando di Usa, anche se la realtà descritta deriva da esperienze personali ristrette alle situazioni indicate. Desidero sottolineare che insieme ai punti di forza esposti, esistono indubbiamente numerosi punti di debolezza, ma naturalmente il mio obiettivo di fare ricerca all’estero non è stato quello di dimostrare dove noi siamo più bravi, ma piuttosto di imparare dai nostri omologhi in cosa possiamo migliorare. segue a pagina 7 … 1 Il Progetto “TACIS” e il Gruppo di San Piero a Grado di Davide Mazzini, Martina Adorni, Giuseppe Pilone Il 24 Novembre 2003 in seguito all’aggiudicazione della gara indetta per il progetto “TACIS R2.03/97”, l’”Università di Pisa”, nella persona del Magnifico Rettore, Prof. Marco Pasquali, ha sottoscritto con la “Commissione Europea” (EC) uno storico contratto. Essa è stata infatti la prima Università ad aver firmato, come unico contraente, un progetto TACIS in ambito nucleare. Il programma TACIS (Technical Assistance to the Commonwealth of Independent States) è stato istituito nel 1991 dalla Commissione Europea per fornire un supporto finanziario, tecnologico e di conoscenze a quei Paesi dell’Europa dell’Est, del Caucaso e dell’Asia Centrale, nati prevalentemente dalla divisione della ex Unione Sovietica. Lo scopo del progetto è quello di promuovere la crescita di queste Nazioni e di creare i presupposti per un armonioso e prospero legame economico e politico con l’Unione Europea. In tal modo si vuole inoltre favorire il processo di transizione di questi Paesi verso un’economia di mercato gettando nel contempo le basi per lo sviluppo di solide democrazie. In particolare, la sezione 97 del TACIS, che è quella relativa al progetto assegnato all’Università di Pisa, si occupa dell’Analisi di Sicurezza negli impianti nucleari di potenza (NPPs) dell’Europa dell’Est. Gli obiettivi sono essenzialmente quelli di migliorare le condizioni di sicurezza degli impianti, perfezionare l’attuale sistema regolatore adeguandolo agli standard occidentali, aggiornare, dove possibile, gli impianti di concezione più recente, rimpiazzare le centrali più vecchie e meno sicure con nuovi impianti nucleari o mediante l’impiego di fonti alternative, sostenere Notiziario dell’Associazione ex allievi della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa Supplemento de “Il rintocco del Campano”, rassegna periodica dell’Associazione Laureati Ateneo Pisano Direttore responsabile Guido Gelli Redazione Santo Francesco Bordone, Roberta Lazzeri, Attilio Salvetti, Emilio Vitale Progetto grafico Theo van Boxel, Elena Macchioni Autorizzazione del Tribunale di Pisa n.4 del 12/04/1972 e n.13 del 24/05/1991 2 un più efficiente uso delle risorse energetiche nel loro complesso. In questo contesto si è inserito il “Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Nucleare e della Produzione” (DIMNP) che, in collaborazione con esperti italiani e stranieri di fama internazionale, dal gennaio 2004 ha ufficialmente iniziato lo svolgimento delle attività afferenti al progetto TACIS R2.03/97 – Contract n° 30303 -“Software Development for Accident Analysis for VVER and RBMK Reactors”. VVER è l’acronimo di “Vodo-Vodyannoy Energeticheskiy Reaktory” (Reattori per la produzione di Energia, Raffreddati e Moderati ad Acqua). I VVER sono anche noti con il nome di WWER (Watercooled Water-moderated Energy Reactors) e sono il corrispettivo russo degli occidentali PWR (Pressurized Water Reactors). RBMK è l’acronimo di “Reaktory Bolshoi Moshchnosti Kanalynye” (Reattori ad Alta Potenza con Tubi in Pressione). Gli RBMK sono anche conosciuti con il nome di LWGR (Light Water-cooled Graphite-moderated Reactors). Il lavoro svolto dal DIMNP ha come beneficiario il gestore delle centrali nucleari russe, ovvero il “Russian State Concern for Generation of Electric and Thermal Power at Nuclear Power Plants” (ROSENERGOATOM), e annovera fra i suoi sotto-contraenti importanti enti ed istituti di ricerca russi, quali l’“Electrogorsk Research and Engineering Center for NPP safety” (EREC), il “Russian Research Centre Kurchatov Institute” (RRC Kurchatov Institute), il “Federal State Unitary Enterprise Experimental and Design Organization GIDROPRESS” (GIDROPRESS), ente progettista degli impianti VVER, e il “Research and Development Institute of Power Engineering NIKIET” (NIKIET), ente progettista degli impianti RBMK. Il progetto consta di due differenti parti che operano nel settore della sicurezza tecnologica dei reattori ad acqua leggera e, in particolare, in quello dell’analisi degli incidenti negli impianti nucleari di costru- zione russa. La “Parte A” si occupa dello sviluppo di procedure di gestione degli incidenti (“Accident Management”) avvalendosi, in particolare, di analisi computazionali effettuate mediante l’impiego di appropriati codici di calcolo, e di specifici test condotti sulla “facility PSB”, un’apparecchiatura sperimentale costruita dall’EREC ad Electrogorsk (Russia), che riproduce in scala (1:1 in altezza e 1:300 in volume e potenza) il circuito primario di un impianto pressurizzato tipo VVER-1000. La “Parte B” è finalizzata sia allo sviluppo ed alla qualifica di codici e modelli numerici russi destinati allo studio dei transitori relativi agli “incidenti severi” negli impianti RBMK, sia alla realizzazione di approfondite analisi di sicurezza su questa tipologia di reattori, condotte con l’ausilio di adeguati codici e di test effettuati su specifiche apparecchiature sperimentali. Per le attività previste dal progetto, il DIMNP impegna circa 30 persone tra professori, ingegneri, laureandi ed amministrativi, con un’età media relativamente giovane (intorno ai 36 anni). Tale gruppo opera prevalentemente nei locali ex-INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) di San Piero a Grado (PI), appositamente assegnati al Dipartimento, all’inizio del 2004, dal Magnifico Rettore dell’Università di Pisa. Il personale, in collaborazione con l’Ufficio Tecnico dell’Ateneo, ha curato la ristrutturazione e l’adeguamento della struttura, realizzando, tra l’altro, circa 30 uffici operativi, una meeting room, una biblioteca ed una sala di calcolo. È stata anche messa a punto un’affidabile rete informatica interna e un sicuro sistema di back-up dei dati. Per lo svolgimento delle attività si è stabilita una proficua sinergia tra il gruppo di lavoro di San Piero, il DIMNP, la Facoltà di Ingegneria e l’Università di Pisa che, con il Rettore, i Prorettori e le varie strutture amministrative (“Segreteria Particolare Rettore e Prorettori”, “Ufficio Comunicazione, promozione, relazioni esterne ed internazionali”, “Ufficio Legale e tributario”, “Ufficio Finanza e contabilità”, “Ufficio Economato e patrimonio”, “Ufficio Manutenzioni”, …), sta fattivamente collaborando alla gestione del progetto nelle sue varie sfaccettature. In parallelo alle attività di ricerca legate al TACIS, il DIMNP sta portando avanti numerosi altri programmi di ricerca che, insieme ad altri gruppi, vedono coinvolto anche quello di San Piero a Grado. Lo scopo di tale sforzo operativo tende sia a rilanciare l’attività nel campo della tecnologia meccanica e nucleare, sia a rafforzare i legami con le industrie e le istituzioni nazionali ed estere. In questo modo si vogliono salvaguardare ed alimentare il livello di eccellenza ed il prestigio acquisiti, nel campo della ricerca tecnologica, dal Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Nucleare e della Produzione, dalla Facoltà di Ingegneria e dall’Università di Pisa nel suo complesso. Grazie anche al prezioso apporto dell’Ufficio Comunicazione dell’Ateneo, si sta cercando, attraverso una serie di iniziative che coinvolgono la stampa e i mass media in genere, di diffondere le motivazioni e gli obiettivi che sono alla base di un gruppo di lavoro come quello di San Piero a Grado, nella speranza che vengano recepiti dall’opinione pubblica e servano da stimolo per le nuove generazioni. . …segue dalla prima pagina Come è nato il “foglio” momenti di solidarietà con i compagni di studio e di soddisfazione per i risultati raggiunti. Tutto questo ha convinto me e altri colleghi a tentare di creare un legame più stretto fra noi docenti, gli allievi di un tempo e gli allievi di oggi, convinti del valore sociale e umano di tali legami e dei vantaggi acquisibili con la condivisione della enorme ricchezza di esperienze e conoscenze dei nostri ex-allievi. La sezione di Ingegneria dell’ALAP è nata nell’ottobre del 2004 proprio con questi scopi. Questo “foglio”, reso possibile dalla dedizione dei colleghi della redazione, vuole essere soprattutto uno strumento per rinsaldare i legami fra i soci, consentendo la circolazione delle notizie, la condivisione delle esperienze più significative e il dibattito sui tanti aspetti della nostra professione, in un mondo in cui trovare il tempo per riunirsi è sempre più un lusso che ci si può concedere molto raramente. …segue dalla prima pagina È nata la sezione di Ingegneria dell’ALAP Aermacchi, Toscotec, Ceteco; altri, impossibilitati a intervenire, hanno comunicato la propria adesione. Alla riunione era anche presente una rappresentanza della 46° Brigata Aerea di Pisa. Nell’introduzione, il Prof. Vitale e il Prof. Salvetti hanno sottolineato l’importanza dell’iniziativa sia per gli ex allievi, che manterranno rapporti più intensi col mondo dell’università e della ricerca universitaria, che per la Facoltà, che potrà avvalersi in modo sistematico del prezioso contributo della loro esperienza. Inoltre, l’esperienza e la professionalità dei colleghi più anziani potranno, attraverso l’Associazione, essere trasmesse più facilmente ai giovani neo laureati. Il Prof. Santo Francesco Bordone, incaricato dell’attivazione dei programmi della sezione, ha elen- cato una prima serie di iniziative di prossima realizzazione, tra cui varie conferenze specialistiche, visite a importanti impianti e opere di ingegneria, il varo di un notiziario e del sito web dell’Associazione. Sono quindi intervenuti, fra gli altri, l’ingegnere Massimo Lucchesini, Direttore del programma per il nuovo velivolo da addestramento della Aermacchi di Varese, l’ingegnere Giorgio Stiavelli, amministratore delegato della Rotodyne di Milano, l’ingegnere Paolo Bendinelli, responsabile Turbine Vapore e l’ingegnere Giuseppe Tozzi, Direttore di Produzione della Divisione Service della General Electric Oil&Gas-Nuovo Pignone di Firenze. Tutti hanno espresso pieno sostegno all’iniziativa e disponibilità a contribuire alle attività. . Lo scooter del futuro in mostra a Ingegneria Avviata un’importante collaborazione con il Gruppo Piaggio per un prototipo innovativo di moto ibrida, elettrica e a benzina Uno scooter ibrido, elettrico e benzina, per la mobilità sostenibile. Il prototipo dell’innovativo gruppo motopropulsore ibrido, progettato da alcuni ingegneri dell’ateneo pisano in collaborazione con Piaggio, è stato esposto in mostra il 7 maggio scorso presso la Presidenza della Facoltà di Ingegneria. Già coperto da brevetto internazionale a titolarità congiunta Università di Pisa-Piaggio, il pro- totipo è stato sviluppato attraverso una ricerca finanziata da Università, Piaggio e Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa, enti che vi hanno investito circa 400 mila Euro. Il progetto è ormai in fase di conclusione e dalle simulazioni effettuate si prevede che il veicolo avrà una potenza maggiorata di 1 kW rispetto allo scooter di partenza (un normale “50cc” con motore 4 tempi) e consentirà di recuperare efficacemente l’energia in frena- tura, con sensibile miglioramento dei consumi. Al momento l’autonomia è di circa 20 chilomentri, più che sufficienti ad attraversare in lungo e in largo il centro di Pisa e il costo per chilometro è circa la metà degli analoghi veicoli a carburante. La batteria si ricarica durante il funzionamento a carburante oppure collegandola alla rete elettrica. I dipartimenti di Ingegneria Meccanica, Ingegneria Energetica e Sistemi elettrici ed Automazione hanno partecipato attivamente al progetto, con i Professori Romano Giglioli, Massimo Ceraolo, Roberto Gentili e Luigi Martorano mentre l’ingegnere Maurizio Marcacci, Direttore della ricerca Piaggio, ha guidato lo staff dell’azienda composto da Lucio Masut, Luca Carmignani e Claudio Limone. Lo scooter potrà funzionare anche come veicolo elettrico a batteria, quindi a emissioni nulle, con un’autonomia stimata sufficiente per un utilizzo nelle zone a traffico limitato e un costo chilometrico inferiore alla metà di quello di un analogo veicolo a propulsione convenzionale. Nell’occasione il Prof. Emilio Vitale, Preside della Facol- tà e coordinatore del progetto per la parte meccanica, ha dichiarato che “dall’idea di partenza alla realizzazione del prototipo è passato soltanto un anno, un tempo relativamente breve, se consideriamo che siamo di fronte a un mezzo che rivoluzionerà il modo di muoversi in città”. Il Prof. Vitale, anche se non avanza ipotesi sui tempi, è certo che lo scooter sarà commercializzato perché “Piaggio ha sempre lavorato per motori a basso impatto ambientale e il motore che abbiamo sviluppato risponde a questo requisito”. Anche per quanto riguarda il costo di uno scooter ibrido, la prospettiva del Prof. Vitale è ottimistica, seppure al momento i prezzi dei mezzi elettrici sono significativamente più alti di quelli dei mezzi a carburante: “uno stimolo alla produzione di massa dei mezzi ibridi, che abbasserebbe sensibilmente i costi – ha detto il Preside - dovrebbe venire dalla revisione della normativa nel campo degli incentivi all’acquisto e di una maggiore severità delle norme antinquinamento atmosferico e acustico nelle città, per innalzarne complessivamente il livello di qualità della vita”. L’ab- battimento delle emissioni di gas nocivi valutabile attorno al 20% e la soppressione della rumorosità in marcia, in sosta e in accelerazione, sono in effetti biglietti da visita degni dell’attenzione più seria da parte dell’industria. Ma gli elementi tecnicamente apprezzabili del prototipo non si fermano qui: quando lo scooter funziona con propulsione ibrida, infatti, la cilindrata di partenza di 50 cc raddoppia senza che né i consumi, né il livello di rumorosità vengano penalizzati. Anche l’amministratore delegato del Gruppo Piaggio, Ing. Rocco Sabelli, ha sottolineato l’attenzione che Piaggio rivolge “agli aspetti ambientali e del risparmio energetico”, dopo aver affermato che “questo progetto di innovazione, con i suoi risvolti brevettuali frutto della collaborazione con la Facoltà di Ingegneria, evidenzia lo stretto rapporto che Piaggio intrattiene con i più qualificati centri universitari e di ricerca esistenti sul territorio. Il progetto di scooter ibrido conferma la leadership tecnologica dell’azienda nel campo delle motorizzazioni per la mobilità leggera”. . Coppa America di vela: firmata una convenzione con il Consorzio “+39” Challenge Università e Coppa America di vela: con la firma della convenzione biennale tra l’Ateneo e il Consorzio “+39”, avvenuta il 25 ottobre scorso, i due enti hanno definito un accordo quadro che prevede la costituzione di un Comitato di programmazione e coordinamento delle attività comuni. Il Comitato sarà composto da quattro membri, due in rappresentanza dell’Ateneo e due del Consorzio, e si occuperà di consulenza, formazione e trasferimento scientifico-culturale da parte delle strutture di ricerca, dei docenti e dei ricercatori dell’Università a favore del Consorzio si occuperà anche di partecipazione congiunta a progetti di livello europeo, nazionale e regionale e di sostegno reciproco in settori di comune interesse. Il Consorzio italiano fa capo alla società Clan des Team ed è presieduto da Lorenzo Rizzardi. Oltre al Presidente del Consorzio, alla firma erano presenti il Rettore Marco Pasquali, il Prof. Giancarlo Santoprete, Prorettore per i Rapporti con le imprese e per il trasferimento tecnologico, Giorgio Cavallini, Direttore del Dipartimento di Ingegneria aerospaziale “Lucio Lazzarino” e il Prof. Giovanni Lombardi, docente di Fluidodinamica nello stesso Dipartimento. Per il Consorzio erano presenti anche il team manager, Cesare Pasotti, Consorzio all’interno dell’Università. Se la fluidodinamica appare il settore verso il quale il Consorzio nutre il maggiore interesse, anche Il Consorzio “+39” è stato il primo a lanciare la sfida all’imbarcazione elvetica di “Alinghi” per la prossima edizione della Coppa America di vela, che si disputerà e il progettista della barca, Giovanni Ceccarelli. In questo momento l’Università di Pisa sta già collaborando allo sviluppo tecnologico del progetto avviato dal Consorzio di “+39” challenge. Il Prof. Lombardi, infatti, sarà il coordinatore dei vari temi di ricerca e studio condotti con il altri ambiti di ricerca dell’Università di Pisa potrebbero rivelarsi interessanti per il Consorzio ed approfondire il valore della convenzione. Basti citare l’aerodinamica, in particolare per lo studio delle vele, oppure la microelettronica relativamente agli impieghi nella strumentazione di bordo. nelle acque di Valencia durante il 2007. Il Consorzio è nato per iniziativa del Circolo Vela di Gargnano, un comune del bresciano sulle rive del lago di Garda, ha sede amministrativa a Varese e base operativa per gli allenamenti a Palermo. La progettazione nautica è affidata a cinque tecnici e cinque ri- cercatori esterni ed è guidato dall’ingegnere Giovanni Ceccarelli, che vanta esperienze progettuali in Coppa America e nelle più importanti competizioni veliche, nelle quali ha conseguito otto titoli mondiali. Il team di “+39” ha poi attinto molto dalla classe olimpica Finn, che nel passato ha già dato diversi campioni alla America’s Cup. (Luca Devoti, medaglia d’argento alle Olimpiadi di Sydney, si è occupato della selezione di un equipaggio internazionale di dieci nazioni, mentre il britannico Iain Percy, campione olimpico nella stessa edizione dei giochi del 2000, è il timoniere dell’imbarcazione).L’equipaggio si sta allenando da alcuni mesi a Palermo ed è stato impegnato a Valencia, con barche di allenamento, nelle tappe 2 e 3 della Louis Vuitton Cup, la serie di regate che culmineranno con la fasi di qualificazione alla Coppa America 2007. Il varo della prima nuova barca avverrà a fine 2005, mentre la seconda sarà realizzata entro il 2006. Il progetto vanta altri partner istituzionali tra cui il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, la Regione Sicilia, la Provincia di Palermo. . 3 Inaugurata l’Unità di ricerca che si occuperà di tecnologie microelettroniche e microsistemi La principessa Elettra Marconi ha tagliato il nastro della nuova sede del Dipartimento di “Ingegneria dell’informazione: elettronica, informatica, telecomunicazioni” Un nuovo punto d’incontro tra università e impresa è l’Unità di ricerca comune tra l’Università di Pisa e la STMicroelectronics,ina ugurata nel marzo 2004 presso il Dipartimento di Ingegneria dell’informazione, che si occuperà di Tecnologie microelettroniche e microsistemi. L’Unità di ricerca, che appunto ha sede nel Dipartimento di Ingegneria dell’informazione, ha un consiglio scientifico composto da Alessandro Diligenti e Andrea Nannini in rappresentanza del Dipartimento universitario e da Marco Morelli e Ubaldo Mastromatteo per la STMicroelectronics. La struttura svolgerà attività di progettazione e fabbricazione di microsistemi per applicazioni diverse, per esempio in campo spaziale, biomedico e automobilistico. Il Rettore Marco Pasquali e il Presidente della STMicroelectronics Italia, Raimondo Paletto hanno preso parte alla cerimonia di inaugurazione presso l’Aula Magna della Facoltà di Ingegneria dove sono intervenuti anche il Prof. Emilio Vitale, Preside della Facoltà, Bruno Murari, Direttore della Ricerca e Sviluppo del gruppo Telecomunication/Peripherals/Automotive della STMicroelectronics che ha tenuto la relazione su “Ruolo crescente dei microdispositivi che connettono il mondo digitale con quello reale”. Al termine il Direttore del Dipartimento di Ingegneria dell’informazione: elettronica, informatica, telecomunicazioni, Prof. Bruno Neri, ha guidato gli ospiti nella Il Dipartimento di Ingegneria dell’informazione: elettronica, informatica, telecomunicazioni ha una nuova sede in via Caruso. A tagliare il nastro e ad affermare la continuità degli studi di questo settore è stata Elettra Marconi, figlia di Guglielmo, il pioniere dello studio delle onde elettromagnetiche. La cerimonia di inaugurazione è stata preceduta da alcuni interventi presso l’aula magna della Facoltà di Ingegneria nel corso dei quali, oltre al Rettore, Prof. Marco Pasquali, hanno preso la parola il Prof. emerito Mario Mancianti, il Direttore del Dipartimento, Bruno Neri e il responsabile della comunicazione scientifica di Telecom Italia Lab, Roberto Saracco In via Caruso ha trovato così nuova dimora uno dei più grandi dipartimenti dell’Ateneo pisano, al quale afferiscono circa 70 docenti e ricercatori dei settori scientifico-disciplinari di bioingegneria, elettromagnetismo, elettronica, misure elettroniche, sistemi di elaborazione, telecomunicazioni. Le principali attività di ricerca sviluppate all’interno del Dipartimento riguardano i dispositivi elettronici, le tecnologie e i sistemi micro e nanoelettronici, i sensori, i circuiti VLSI e quelli a microonde, i sistemi wireless, le reti di calcolatori, l’ingegneria del software, i sistemi operativi distribuiti, la sicurezza dei dati, i sistemi e le reti di telecomunicazione, il telerilevamento e l’elaborazione dei segnali, la propagazione dei campi elettromagnetici e le antenne, le apparecchiature biomedicali, i tessuti intelligenti. Il Dipartimento costituisce il punto di riferimento per i circa 3000 studenti della Facoltà di Ingegneria iscritti ai corsi di studio del settore dell’Informazione (Ingegneria elettronica, Ingegneria informatica, Ingegneria delle telecomunicazioni). Ogni anno circa 300 laureandi utilizzano le strutture del Dipartimento per la loro tesi di laurea, mentre sono circa 70 (più di 20 per ogni anno di corso) i dottorandi che ad esso afferiscono. Il Direttore del Dipartimento, Bruno Neri, ha dichiarato che “lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione ha assunto negli ultimi anni un ruolo determinante nella evoluzione della scienza, dell’economia, dei costumi. Sono sotto gli visita dei laboratori dell’Unità. I microsistemi, che costituiscono una delle ultime frontiere delle tecnologie microelettroniche, avranno nel prossimo futuro sviluppi che attualmente si possono soltanto immaginare, data la vastità delle applicazioni possibili. Già ora essi rappresentano una solida realtà industriale in alcuni settori, per esempio quello automobilistico: un esempio è rappresentato dai sensori di accelerazione che controllano l’assetto dei veicoli o determinano l’apertura degli airbag. Questi strumenti sono costituiti da parti meccaniche anche in movimento e da circuiti integrati che elaborano l’informazione proveniente dal sensore. Sia la parte meccanica che l’elettronica possono essere realizzate sulla stessa piastrina di silicio con le normali tecnologie microelettroniche e hanno dimensioni delle frazioni di millimetro. Il notevole interesse che rivestono le applicazioni dei microsistemi e il vasto campo di applicazioni è suggerito anche dalla possibilità di realizzare, con dimensioni microscopiche, un sistema di test “usa e getta” a bassissimo costo per analisi cliniche di tipo genetico. Il sensore completo avrà le dimensioni di una carta di credito e si potrà connettere direttamente a un calcolatore per l’elaborazione dei dati clinici. In campo spaziale, poi, sono numerose le applicazioni che possono trarre vantaggio da dispositivi a bassissimo peso (pochi grammi), quali quelli realizzabili con la tecnologia dei microsistemi. . …segue dalla prima pagina Scuola di Dottorato in Ingegneria · Favorire l’afflusso di studenti stranieri e/o provenienti da altri Atenei; · Favorire il reperimento di risorse (Es. Borse di Dottorato) aggiuntive rispetto a quelle dei Corsi di Dottorato attuali; · Predisporre e coordinare l’offerta didattica di base per gli allievi dei Corsi di Dottorato; · Favorire l’internazionalizzazione dei Corsi di Dottorato e la stipula di accordi di cooperazione con qualificate istituzioni italiane e straniere. Si ritiene anche interessante sottolineare come la Scuola “Leonardo da Vinci” sia riuscita ad ottenere da subito la convinta adesione di tutti i Corsi di Dottorato in Ingegneria, che hanno in tal modo dato dimostrazione di credere 4 fortemente nella valenza culturale della Scuola stessa e nelle sue potenzialità di sviluppo. Notizie più dettagliate sulla Scuola e sulle sue strutture organizzative potranno essere date in uno dei prossimi numeri, successivamente alla sua ormai prossima attivazione. . occhi di tutti le radicali trasformazioni che ha subito il nostro modo di lavorare, di comunicare, di vivere, grazie alla diffusione di nuovi strumenti ormai alla portata di tutti. Il personal computer, il telefono cellulare, la strumentazione biomedica, gli innumerevoli apparati e dispositivi microelettronici che ne rendono possibili il funzionamento e la miniaturizzazione, fanno ormai parte della nostra vita quotidiana. Su tutte queste tematiche il Dipartimento di Ingegneria dell’informazione, che oggi ha inaugurato la nuova sede, è impegnato in attività di ricerca avanzata e di formazione ad alto livello con corsi di studio nell’ambito della Facoltà di Ingegneria, corsi di dottorato e master specifici”. Nella nuova sede saranno ospitate anche una sezione dell’Istituto di elettronica e ingegneria infor- matica e delle telecomunicazioni del CNR, una unità di ricerca del CNIT (Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni) e una unità di ricerca e sviluppo mista ST Microelectronics-Università di Pisa. Molto vivace è infatti l’attività di ricerca e consulenza sviluppata per conto di aziende quali Microsoft, Intel, StarCore, ST Microelectronics, Telecom Italia, Piaggio, Nokia, Marconi, CISCO, ALENIA, con le quali vengono di volta in volta istaurate collaborazioni finalizzate al raggiungimento di obiettivi specifici e alla diffusione dei risultati scientifici presso piccole e medie imprese del territorio. Il livello di interesse da parte delle aziende, del territorio e non, nei riguardi delle competenze e delle attività presenti all’interno del Dipartimento è in continua crescita, come testimoniato dal bilancio annuale dei contratti per attività di ricerca conto terzi che è quasi raddoppiato negli ultimi 5 anni. Tra i committenti dell’ultimo triennio possono essere citati: Omnitel, CISCO Systems, Space Engineering, Telecom Italia, Marconi Selenia Communications, Silvano, Alenia Spazio. Le collaborazioni con Enti di ricerca stranieri sono intense e numerose con scambi di studenti e dottorandi. Per citarne solo alcune: University of Newcastle upon Tyne (UK), LAAS-CNRS (Francia), Università di Lisbona (Portogallo), University of Illinois at Urbana Champaign (USA), University of North Carolina (USA), University of California (USA), ESA – Noordwijk (Olanda), University of Gent (Belgio), Università Cattolica di Louvain (Belgio). A tali collaborazioni si aggiungono quelle con Istituzioni Europee all’interno di reti di eccellenza per la ricerca: EURO-NGI (Next Generation Internet in Europe), NEWCOM (Network of Excellence in Wireless Communications), Phantoms (Dispositivi Nanoelettronici), SINANO (Silicon Nanodevices), E-NEXT (Reti di Calcolatori), HIPEAC (High Performance Embedded Architecture and Compiler). Nell’ultimo anno di attività, inoltre, il Dipartimento ha sostenuto e promosso la creazione di due spin-off dell’Università di Pisa: WiTech, azienda che opera nel campo della progettazione, installazione e collaudo di reti e infrastrutture wireless per imprese e istituzioni pubbliche e private, e RTW, azienda che opera nel settore della progettazione e realizzazione di antenne e apparati a microonde. Inoltre, dal 1993 il Dipartimento collabora, nell’ambito di una apposita convenzione, con il Centro TEAM (Tecnologie e Applicazioni Microelettroniche), diretto da un docente del Dipartimento, che afferisce al Consorzio Pisa Ricerche. Il Dipartimento partecipa, fin dalla sua istituzione, al Centro interdipartimentale “Enrico Piaggio”, presso il quale svolgono prevalentemente la loro attività di ricerca i docenti e i ricercatori di Bioingegneria. . Le attività delle Facoltà di Ingegneria e di Medicina al polo didattico “Porta Nuova” Dal marzo scorso la Facoltà di Ingegneria condivide con quella di Medicina un nuovo Polo didattico. Il complesso polifunzionale “Porta Nuova” è localizzato nell’area dell’ex fabbrica Mugnetti di via Pietrasantina, nelle vicinanze di Piazza dei Miracoli, ed è stato inaugurato alla presenza del Rettore, Prof. Marco Pasquali, e del Prorettore per l’Edilizia, Prof. Mauro Sassu. Il “Porta Nuova” ha una superficie complessiva di quasi 6.000 metri quadri e una superficie coperta di oltre 3.500 metri quadri ed è dotato di otto aule destinate alla didattica, di un’aula disegno, un’aula studio, una sala per i docenti, un bar e una vasta area esterna con parcheggio e spazi verdi. Le otto aule, tutte dotate di impianto di amplificazione, videoproiettore e sistema automatico di oscura- mento, sono predisposte per accogliere fino ad un massimo di 1.403 postazioni: la più grande ha 241 posti banco, altre tre ne hanno 178, due ne hanno 164 e le ultime due 150. L’aula da disegno ha 156 posti banco, con possibilità di suddivisione in due aule da 103 e 53 posti, e ha già la predisposizione per il disegno computerizzato. La struttura architettonica dell’area dell’ex complesso industriale Mugnetti, acquistata dall’Università nel corso del 1997, presentava dei tratti fortemente disomogenei e irrazionali; per questo la progettazione preliminare all’intervento di trasformazione è diventata anche occasione di riqualificazione del relativo spazio urbano. Il progetto ha mirato al recupero funzionale dell’edificio industriale novecentesco, mantenendo inalterata e ancora leggibile la morfolo- gia dello spazio originario. Nellla stessa direzione del recupero sono state indirizzate anche le scelte progettuali di organizzazione della rete impiantistica, lasciata volutamente a vista, e di uso di materiali quali cemento, mattone e vetro. I lavori per il Polo “Porta Nuova” sono stati realizzati interamente dall’Ufficio tecnico dell’Università (Dipartimento IV, Edilizia e impiantistica), che ha curato le fasi di progettazione e di direzione delle attività. Il contributo congiunto delle varie professionalità coinvolte, tra le quali quello dell’impresa appaltatrice, ha permesso non solo di rispettare i termini di consegna, ma di anticipare a ottobre 2003 il completamento delle aule e di consentire così l’utilizzo di questi spazi fin dallo scorso anno accademico. . La collezione libraria della Biblioteca di Ingegneria in mostra alla Limonaia Dal 15 al 28 aprile scorsi presso la Limonaia di Palazzo Ruschi si è svolta la mostra “I libri della scienza. La collezione ottocentesca della Biblioteca di Ingegneria”. Organizzata dalla Biblioteca della Facoltà di Ingegneria in collaborazione con l’associazione “La Limonaia” per la diffusione della cultura scientifica e tecnologica con il supporto dell’Uffi- cio Comunicazione dell’Ateneo, l’esposizione ha raccolto più di settanta opere di matematica, fisica, ingegneria e architettura, con introduzioni e commenti di studiosi della nostra Università. I volumi rappresentano un’interessante selezione del materiale ottocentesco della biblioteca, in parte donato da due ingegneri del secolo scorso, Flaminio Chiesi e Giovanni Cuppari. Negli ultimi anni e grazie al lavoro del personale, tra il materiale bibliografico della biblioteca è stato individuato e raccolto un ingente fondo storico che comprende circa 5.000 volumi dal Cinquecento al Novecento. La mostra ha presentato una parte di questa documentazione, dimostrando come l’attenzione alla documentazione e alle fonti bibliografiche ha sempre avuto un ruolo di rilievo non solo per lo sviluppo della cultura scientifica, ma anche delle competenze tecniche, scientifiche e professionali degli ingegneri pisani. Il sito della mostra è tuttora attivo all’indirizzo: http://biblioteca. ing.unipi.it/Cataloghi/mostra/ introduzione.htm . 5 Vi racconto la mia esperienza di neo laureato alla ricerca di un lavoro di Giacomo Cantini Mi chiamo Giacomo Cantini, sono un ingegnere meccanico di 24 anni, laureato con 110 e lode, con il vecchio ordinamento, nel maggio del 2004 presso l’Università di Pisa. Ho svolto la mia tesi su argomenti di logistica a Monaco di Baviera, tramite il progetto di scambio studentesco “Socrates”. Ho iniziato a lavorare dopo quattro mesi dalla laurea e vorrei raccontare la mia esperienza. La mia ricerca di un’occupazione ha avuto inizio immediatamente dopo la laurea. Non avevo ovviamente le idee chiare: l’unico punto fisso era quello di lavorare in una grande azienda che mi offrisse un lavoro in un ambiente dinamico e internazionale e che potesse essere per me una valida “scuola”. Questo non escludeva un’occupazione fuori dall’Italia. Il tipo di azienda che mi pareva rispondere meglio ai miei criteri di ricerca era quello delle società di consulenza. Diressi quindi i miei primi sforzi verso le più note ditte di consulting (BCG, McKinsey, Accenture, ATKerney, etc.) nelle loro sedi in Germania: spedii il mio curriculum vitae in tedesco, accompagnato da una lettera di presentazione e motivazione. Furono immediate le risposte delle aziende che mi spiegavano come, senza esperienza lavorativa, fosse impossibile il mio ingresso nel settore. Negli stessi giorni feci anche un altro tentativo, in una diversa direzione. Venni a sapere da un mio docente universitario di un training program organizzato dalla Toyota a Bruxelles per 50 neo laureati europei della durata di due anni. Il mio curriculum fu selezionato e fui contattato per il primo colloquio telefonico. Dopo alcuni giorni mi fu comunicato che la mia domanda non era stata accettata. A circa due settimane dalla laurea, fui contattato da due aziende italiane con le quali non c’era stato un precedente contatto da parte mia. La prima era una piccola officina meccanica con circa venti dipendenti, situata nella provincia di Livorno. Sarei stato assunto direttamente come responsabile dell’intera officina. Rifiutai l’offerta perché, pur essendo un lavoro gratificante e di grande responsabilità per un neo laureato, non offriva le prospettive di crescita professionale richieste. La seconda azienda era l’Alfa Romeo: mi parlarono della possibilità di uno stage della durata di sei mesi sullo studio dell’architettura del veicolo. Lo stage sarebbe stato retribuito ma era esplicitamente dato per molto improbabile un successivo impiego presso l’azienda. Avrei accettato l’impiego, al fine di fare un’esperienza professionalmente interessante ed eventualmente spendibile presso altre aziende. Il primo colloquio conoscitivo non ha avuto seguito. Indagai più approfonditamente sulle reali possibilità d’impiego di neo laureati nell’industria italiana, consultando docenti universitari, ex colleghi di studio e altri conoscenti, nonché direttamente le Home page delle aziende in rete: la maggior parte di esse offriva contratti a breve scadenza (6 o 12 mesi), spesso con la formula contrattuale dello stage. Seguii allora due diverse direzioni, che potevano garantirmi soluzioni più stabili: la consulenza in Italia e l’industria all’estero. Ho contattato di nuovo, utilizzando gli scomodi format on-line le ditte più note di consulting, questa volta presso le loro sedi italiane. Soltanto due su circa quindici mi hanno risposto: Accenture e McKinsey. Accenture mi ha invitato al primo colloquio di gruppo presso la loro sede di Milano, promettendomi una risposta entro due settimane. Dopo quasi un mese di silenzio li ho contattati io e mi hanno comunicato l’esito negativo dell’incontro. Con McKinsey ho superato, presso la sede di Roma, il test matematico e il primo colloquio; sono stato quindi invitato a una serie di tre colloqui con tre diversi partner dell’azienda nella sede di Milano. Alla fine la mia domanda non era stata accettata. Le due esperienze, molto diverse l’una dall’altra, hanno avuto per me un tratto comune. In entrambi i casi ho avuto l’impressione di aver sostenuto in maniera decisamente positiva i colloqui, sotto ogni aspetto, e di essere stato scartato senza una valida giustificazione. La strada dell’industria all’estero, in particolare quella tedesca, è stata più semplice e fruttuosa. I mezzi che ho utilizzato per ottenere dei contatti sono stati numerosi: format on-line, aziende interinali, appositi siti per la ricerca del lavoro (monster, stepstone, jobkarriere, etc.), conoscenze personali e di famiglia, appoggio di docenti universitari e fiere del lavoro. Ho incontrato difficoltà perché le aziende tedesche richiedono al neo laureato esperienze lavorative presso l’industria fatte negli anni universitari. Sono comunque stato contattato per un incontro da tre aziende. Ho seguito fino all’ultimo incontro l’iter di assunzione della Bosch, sostenendo colloqui in lingua inglese e tedesca presso la loro sede di Buehl, in Germania. La mia domanda non è stata accettata. Ho sostenuto un colloquio con la Yacht, azienda di servizi ingegneristici con sede a Monaco di Baviera. La terza opportunità mi è stata offerta dalla consociata tedesca del gruppo americano Procter & Gamble, che ha sede a Worms. Dopo aver compilato e spedito un complesso questionario, ho partecipato a un’intera giornata di colloqui e test presso la loro sede. L’esito è stato positivo e sono stato assunto in qualità di “Process Engineer”. Ho un ottimo contratto a tempo indeterminato e uno stipendio netto mensile superiore ai 2.000 Euro. Lo stipendio è decisamente buono. Mi sono inoltre stati offerti numerosi fringe benefit quali corsi di tedesco gratuiti per Ingegneri pisani a ruba Multinazionale nel campo della telefonia a caccia di giovani leve Destinazione Austin per otto giovani neo-laureati e laureandi della Facoltà di Ingegneria. Gli ingegneri sono partiti per la città texana dove hanno seguito uno stage presso la StarCore (www. starcore-dsp.com), multinazionale statunitense nel campo di componenti per la telefonia con filiali in tutto il mondo. L’azienda, a caccia di giovani leve su cui investire, ha deciso di selezionare otto studenti pisani poiché, secondo Alex Bedarida, vicepresidente della multinazionale ed ex-allievo del nostro ateneo, “da un controllo sui programmi di ricerca condotti nei dipartimenti di Ingegneria dell’Informazione delle università d’interesse, precisamente, quelle dell’Europa dell’Est, della Cina e dell’India, è risultato vincente il Dipartimento dell’Ateneo pisano. La scelta delle risorse è ricaduta sugli studenti pisani perché altamente qualificati e con un 6 rapporto molto equilibrato tra preparazione e costo del lavoro”. Antonio Prete, Presidente della laurea specialistica in Ingegneria informatica, ha dichiarato che “la scelta della Starcore gratifica e premia gli sforzi di tutti coloro che hanno contribuito a plasmare i profili dei nostri laureati, in modo da assicurare loro una formazione pronta a confrontarsi con richieste provenienti dal mercato del lavoro internazionale”. StarCore ha offerto agli otto ingegneri pisani uno stage intensivo della durata di sei mesi incentrato sulla progettazione di DSP (Digital Signal Processor), “cervello” del telefono cellulare, che costituisce la specializzazione dell’Azienda. Gli ingegneri pisani selezionati sono stati inseriti in progetti (www.starcoredsp.com/careers/internship/ positions.shtml) relativi al disegno di moduli IP, componenti di supporto per sistemi multimedia ed Una cerimonia di conferimento della laurea nell’Aula Magna della Facoltà (foto Pancrazi). in progetti di strumenti di sviluppo e di supporto ad applicazioni multimediali, wireless, telefonia di nuova generazione ed apparati per reti. L’attività della StarCore (che lavora principalmente per Motorola, Infineon e Agere) è al crocevia tra l’ingegneria informatica, l’ingegneria elettronica e l’ingegneria delle telecomunicazioni, discipline dalle quali provengono gli otto neo-laureati e laureandi selezionati. “La StarCore – ha aggiunto il vi- cepresidente Bedarida - sta facendo un investimento importante: offrirà una formazione aziendale molto qualificata facendo in modo che ogni stagista sia seguito da un ingegnere esperto che garantirà un ottimo on-job training, nonché una completa assistenza logistica che comprende il visto per gli Stati Uniti, il biglietto aereo, il vitto, l’alloggio e l’uso di un auto”. Il Preside della Facoltà, Emilio Vitale, ha dichiarato: “siamo felici di questa opportunità, attraverso la un anno, aiuto, anche economico, nella ricerca dell’alloggio, possibilità di prestiti a tassi agevolati e di investimenti nelle attività dell’azienda. Complessivamente la mia ricerca è durata meno di quattro mesi. Considerato il periodo di congiuntura negativa che sta affliggendo l’intera Europa, nonché il fatto che il processo di recruiting è particolarmente rallentato durante la stagione estiva, ritengo questo periodo molto breve. Mi viene spontaneo il paragone con alcuni miei colleghi, altrettanto brillanti negli studi, ma decisamente meno fortunati nella ricerca di un impiego: ho sentito parlare di un’attesa media per un neo ingegnere di quasi un anno, per ottenere spesso contratti a termine. Non c’è dubbio che questo risultato sia stato raggiunto anche grazie alla formazione internazionale e alla buona conoscenza delle lingue straniere che ho sviluppato, soprattutto grazie all’esperienza che ho vissuto a Monaco di Baviera per lavorare alla tesi di laurea. Questo mi ha aiutato inizialmente ad avere un quadro più ampio di quelle che potevano essere le possibilità lavorative, dal punto vista professionale e da quello contrattuale. Sono convinto che la mia “internazionalità” sia stata alla fine premiante. . Le Immatricolazioni aumentano L’anno accademico 2004-2005 ha visto un aumento complessivo del 7,6% degli immatricolati nella Facoltà di Ingegneria da valutare tuttavia alla luce dell’attivazione dei corsi di laurea specialistica. La Facoltà di Ingegneria di Pisa conferma la capacità di attrazione esercitata sugli studenti che accedono all’università e, rispetto all’anno accademico 2003-2004, diversifica la propria offerta su un bouquet più ampio di corsi di laurea specialistica. Da 1576 immatricolati dello scorso anno accademico si passa infatti a 1696 e i nuovi iscritti hanno potuto scegliere tra 14 nuovi corsi di laurea specialistica, premiando in particolare i corsi di laurea in Ingegneria elettronica (42 iscritti) e Ingegneria delle telecomunicazioni (45 iscritti). . quale si attua una forma di trasferimento di tecnologie ed esperienze a doppio senso, dall’università all’azienda e viceversa”. . …segue dalla prima pagina MIT e Stanford: impressioni su due Scuole d’eccellenza statunitensi di Michele Lanzetta Gli studenti Usa sono più bravi dei nostri? Per quanto riguarda sia la didattica che la ricerca bisogna evidenziare la diversità di aproccio, più pragmatico del nostro. Uno dei motti del MIT, ad esempio, è mens et manus, insieme all’immodesto ma vero we do things a little differently. In Italia è praticamente vietato, non solo ai nostri studenti, ma anche ai docenti utilizzare macchinari, sia per numero di studenti, sia per problemi di sicurezza; la ricerca si fa per interposta persona, attraverso il personale tecnico. In Usa, invece, la pratica è il punto di partenza a tutti i livelli. Gli studenti, con il supporto del personale tecnico preposto, hanno accesso illimitato alle attrezzature disponibili, sottoposti a normative di sicurezza per noi maniacali, ma decisamente efficaci. Vengono stimolate le capacità di problem solving misurandosi su casi pratici. Vengono costantemente valutati in process con progettini, in gruppo, preparando presentazioni, con quiz, ecc. Noi siamo apprezzati per contributi a livello di astrazione della problematica, comprensione dei fenomeni, costruzione di modelli. Gli studenti delle università in questione provengono da una selezione di circa il 20% dei migliori studenti a livello internazionale (circa metà dall’estero). Sono molto abili ad affrontare qualsiasi problema pratico. Non saprei valutare la loro capacità di astrazione, punto di forza dei nostri studenti. Bisogna riconoscere però che anche senza l’approccio teorico, riescono brillantemente a raggiungere gli importanti risultati tecnici e scientifici per cui sono famosi nel mondo. La scorsa estate è venuto alla luce dalle abili mani di studenti ventenni trasformati in appassionati artigiani e modellisti il primo prototipo di un robot in grado di arrampicarsi autonomamente in verticale su un muro. La forza del sistema Usa, non solo universitario, ma anche industriale, è comunque non nel singolo, ma nell’organizzazione del sistema stesso. Ai nostri studenti fa invece difetto talora la capacità operativa, che comunque riescono poi ad ottenere sul campo. La ricerca universitaria Usa serve alle aziende? Riporterò un episodio. Ricordo che nel ’96 l’Intel® telefonò al prof. Tomasi, che mi ospitava, chiedendo se utilizzassero anche PC. “Ah, pensavamo usaste solo Unix; quanti siete? Bene, vi mandiamo 500 Pentium® e appena esce il nuovo processore altri 500.” Questo avveniva in un futuristico edificio intestato a un certo William Gates, su un lato dell’Engineering la comunità può trovare gratuitamente di tutto, grazie all’abbondanza di risorse dei laboratori che si rinnovano e grazie al turnover di docenti e studenti. Tale pregevole iniziativa è in corso di attuazione La Stanford University: l’Oval e il Main Quad (con la Chiesa di Leland Jr.) visti da Palm Drive. Quad, che fronteggia due edifici, intitolati ai due ex-studenti William Hewlett e David Packard, costruiti in seguito alla donazione di 400 milioni di dollari. Questi fatti testimoniano l’interesse verso la ricerca universitaria Usa da parte delle aziende e i relativi finanziamenti rappresentano circa presso la nostra Facoltà. È possibile comunicare la disponibilità di materiali riutilizzabili (non inventariati) alla lista [email protected]. it e consultare la disponibilità negli archivi. Esiste la raccomandazione per fare carriera? Nelle università Usa mancano università. Bisogna anche ricordare che molto raramente un docente svolge l’intera carriera all’interno di una sola università e solitamente la progressione avviene proprio sfruttando la propria rendita di posizione nell’università attuale per confluire in un’altra. Ad esempio, un ricercatore di un’università prestigiosa può scegliere di diventare professore in una università minore a fronte di una vantaggiosa offerta economica. Questo processo è favorito da una cultura della mobilità professionale e geografica alquanto più sviluppata e difficilmente trasferibile da noi. Insieme alle persone naturalmente viaggiano le idee e le buone pratiche e si favoriscono le relazioni tra università. In Usa, il tempo medio di permanenza in un’azienda o in una città è di circa cinque anni. Senza parlare di un fenomeno del tutto assente da noi: la mid-life crisis, Massachusetts Institute of Technology. L’ingresso del MIT su 77, Mass. Av. un terzo delle entrate. La ricerca di base è finanziata con denaro pubblico, ma per il tramite di enti legati alle Forze Armate o la Nasa, che operano un controllo puntuale sul ritorno degli investimenti. Hanno solo tanti soldi o anche buone idee? L’apertura mentale è un elemento fondamentale del successo. Si nota una tolleranza verso la diversità, tipica di una cultura multirazziale, assenza di preclusioni. Nella ricerca, tutto è possibile e si può provare. Vige la gerarchia delle buone idee, da qualunque parte provengano. Nonostante in Usa prevalga la cultura dello spreco, al MIT esiste una mailing list denominata reuse – don’t throw it away, reuse it in cui molte delle logiche perverse nella gestione delle risorse interne e altre piaghe che possono derivare da delicati equilibri tra gruppi. Nel reclutamento di nuovi docenti, le politiche vengono decise da un Consiglio di Amministrazione rispondendo alla semplice e lineare logica del ritorno economico o di prestigio. Il principale parametro di valutazione è la rinomanza a livello internazionale e/o capacità di acquisire fondi, non necessariamente entrambe. Un docente di Stanford deve essere una star in the world. Questo permette al MIT o a Stanford di avere oggi tra i propri ranghi circa venti vincitori di premi Nobel, non necessariamente conseguiti all’interno delle stesse per cui a quaranta – cinquant’anni si cambia radicalmente lavoro (e moglie/marito). Da noi sarebbe impensabile un’ ex-casalinga che diventa insegnante, un giornalista che diventa professore universitario o un commerciante che diventa ricercatore. In Usa c’è un grande business universitario sulla formazione continua e a distanza per favorire effettive riconversioni e reinserimenti. Il patrimonio d’informazioni provenienti dal mercato attraverso la frequenza di studenti maturi ha un valore inestimabile per il miglioramento della qualità nella didattica. Com’è il rapporto docente-studente? L’informalità è un punto fonda- mentale della cultura Usa: riporterò brevemente un pomeriggio del tutto normale. Lo studente arriva in bicicletta al laboratorio per il meeting delle 12:00. Si porta un aromatico cestino comprato dal fast-food messicano e consuma rumorosamente il pranzo insieme ai colleghi, magari in videoconferenza su un progetto. Racconta i propri risultati, viene ricoperto di complimenti e buoni consigli dal docente e dai colleghi. Fa il suo lavoro o va a lezione, poi tira due palle al canestro nel cortile con il professore. Finita la giornata di lavoro, riparte in monopattino per andare alla partita di pallavolo. La sera dopo cena ritorna con i pattini in linea per rivedere un paio di cose e consuma una pizza ordinata in laboratorio. È meglio il MIT o Stanford? Sono entrambi templi dell’ingegneria, ma su temi complementari. Pur essendo entrambe eccellenti hanno molte diversità di vario tipo. Considerata l’elevata specializzazione dei laboratori, in entrambe sono presenti competenze uniche in vari settori. L’elevata specializzazione di molti laboratori mi sembra uno dei punti di forza del sistema, che permette una focalizzazione dei risultati e una chiara visibilità per le aziende. Molti studenti svolgono la laurea di primo livello (undergraduate) in una università e quella di secondo livello o un master/dottorato (graduate students) nell’altra. Dicono che al MIT siano più stretti di voti. La mia impressione è che si lavori un po’ meno a Stanford. Il livello di attività comunque non è certamente al nostro, a parte qualche stacanovista di turno. Infatti, la qualità dei risultati non necessariamente deriva dal maggiore lavoro. Proviene piuttosto da un’accurata selezione dei temi, da un’organizzazione efficiente, da un elevato livello di collaborazione, dall’interdisciplinarietà degli approcci, dall’elevata motivazione, elementi tutti molto più presenti in Usa. Dove si vive meglio? Ci andresti a lavorare in Usa? Tutti noi, anche senza volere, siamo continuamente circondati da informazioni, prodotti e tecnologie di provenienza Usa, che tendono a fornirene un’immagine molto attraente. Tuttavia, ci sono alcuni elementi del modo di vita che ritengo troppo lontani dalle nostre abitudini e dal nostro modo di pensare, come l’importanza della cultura e della storia, i valori familiari e dell’amicizia, l’organizzazione sociale e, last but not least, i piaceri della tavola. . 7 Ricordi di una vita nella stanza accanto a Piero Vigni di Marino Mazzini Le nostre vite hanno cominciato a intrecciarsi nel 1960 quando ci siamo incontrati alla Scuola Superiore “A. Pacinotti”, lui allievo al II anno di Ing. Meccanica (era nato a Siena il 26.11.1939), ed io matricola in Ing. Nucleare. Ma ci si era persi subito di vista, dato che l’anno dopo Piero era uscito dal “Pacinotti”, non so per quali motivi. La vera data di nascita della nostra amicizia può essere considerata il 20 febbraio 1965 quando entrambi ci siamo laureati avendo gli stessi relatori, Proff. Lucio Lazzarino e Bruno Guerrini, lui in Ing. Meccanica discutendo la tesi sperimentale “Indagine fototermoelastica di piastre forate”, io in Ing. Nucleare con una tesi sperimentale sul “fouling” di cuscinetti a sfere da usare nel reattore nucleare ROVI, refrigerato con liquido organico. Iniziarono subito due carriere universitarie quasi parallele: Piero presso l’Istituto di Meccanica Applicata e Costruzioni di Macchine, con la nomina il 1/3/1965 ad assistente incaricato alla cattedra di Costruzioni di Macchine dell’Università di Pisa, io presso l’Istituto di Impianti Nucleari, nominato nello stesso giorno Assistente Volontario di Sicurezza e Protezione negli Impianti Nucleari. I successivi passaggi classici di Piero furono: assistente di ruolo alla Cattedra di Meccanica Applicata alle Macchine dell’Università di Pisa dal 1966 al 1982, professore incaricato stabilizzato di “Meccanica Applicata alle Macchine” per il corso di laurea in Ingegneria Chimica dal 1972 al 1982, professore associato nella stessa materia dal 1982 al 1987. In quegli anni per quanto concerne la didattica io facevo un percorso analogo nel settore della sicurezza nucleare e radioprotezione. I due Istituti citati erano entrambi diretti dal Prof. Lucio Lazzarino, che, d’accordo con i rispettivi Aiuti Prof. Marini e Guerrini, a partire dal 1967 promosse una stretta collaborazione con l’allora Divisione Sicurezza e Controlli del Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare (CNEN), diretta dall’Ing. Enzo Iansiti, per lo svolgimento di estesi programmi di ricerca nel settore della sicurezza nucleare. Quasi tutto il personale dei due Istituti prese parte a questi programmi di ricerca, che, con finanziamenti del CNEN, furono sviluppati per oltre 15 anni, con la nascita del Laboratorio Scalbatraio, vicino a Tirrenia nella Tenuta Universitaria di Tombolo. Nei primi anni, io mi occupai dello “PSICO 10”, un modello del sistema di contenimento di reat- 8 tori nucleari refrigerati ad acqua (LWR), passando poi a metà degli anni 70 allo studio teorico-sperimentale del funzionamento di sistemi di contenimento a soppressione di pressione, adottati in reattori nucleari refrigerati con acqua bollente (BWR). Nel frattempo Piero conduceva un’altra ricerca sperimentale sull’efflusso rapido del refrigerante (acqua satura ad alta temperatura e pressione) dal nal Standard Problems” promossi dal Committee for the Safety of Nuclear Installations-CSNI per l’analisi di transitori termoidraulici nel circuito primario e nel contenimento di LWR), Comunità Europea (programma LOBI del CCR di Ispra), International Atomic Energy Agency dell’ONU, ecc. Fu anche realizzata al Laboratorio Scalbatraio l’apparecchiatura PIPER-ONE, un simulatore di Piero Vigni circuito primario degli stessi tipi di reattore. Contemporaneamente il Prof. Cerullo e Francesco Oriolo avevano portato avanti studi e ricerche sui codici di calcolo con cui si cercava di simulare la termoidraulica nel circuito primario e nel sistema di contenimento di LWR in caso di incidente. Una svolta nella nostra vita universitaria si ebbe alla fine del 1978, quando di ritorno da un Congresso Internazionale a Bruxelles, Piero, Francesco Oriolo ed io decidemmo di confluire in un unico gruppo di ricerca di Termoidraulica dei LWR, con l’obiettivo di mettere a punto un sistema di modelli, in grado di analizzare tutto il transitorio termoidraulico in caso di incidente. Fu anche individuata la ripartizione dei compiti fra me (gestione generale e aspetti sperimentali), Piero (aspetti teorici) e Francesco Oriolo (problemi computazionali, messa a punto e gestione degli strumenti di calcolo). Tale modellistica, in parte sviluppata in modo originale, in parte ricevuta dagli USA, doveva essere validata sperimentalmente e supportata da conoscenze di base adeguate. L’accordo esplicò pienamente i suoi effetti negli anni 80, con la partecipazione a importanti programmi di ricerca internazionale, in ambito OECD (“Internatio- incidenti di perdita di refrigerante da rotture piccole e intermedie in BWR, relativamente complessa per la scala universitaria. I simulatori di LWR a piena pressione ed altezza realizzati in tutto il mondo sono oggi poco più di una decina, quasi tutti gestiti nell’ambito di grandi centri di ricerca nazionali o internazionali (LOBI al CCR di Ispra, Semiscale e LOFT in USA, ROSA III in Giappone, ecc.); in laboratori universitari, oltre al PIPER-ONE, è stato gestito solo un simulatore di PWR all’Università dell’Oregon. La diversità dei settori di svolgimento dell’attività didattica e delle principali attività di ricerca fece sì che solo nel 1987 Piero, vincitore di concorso per professori universitari di ruolo di Ia fascia per il gruppo di discipline n. 368 (prima disciplina del gruppo “Analisi degli incidenti nucleari”), fosse chiamato dalla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bari a ricoprire la cattedra di “Centrali Termiche e Nucleari”. Qui rimase 3 anni mantenendo però i contatti con l’Università di Pisa. Continuò le proprie ricerche in tale sede e svolse per supplenza il corso di “Termofluidodinamica negli Impianti Nucleari”. Il famoso referendum “nucleare” del 1987 aveva però fatto cambiare la situazione anche all’Università di Pisa e quindi nel 1990 Piero Vigni fu richiamato a casa, a coprire la cattedra di Meccanica Applicata alle Macchine nella Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa. Per fare ciò si tenne conto sia dell’attività di insegnamento della Meccanica Applicata alle Macchine, svolto per quindici anni con ottimi risultati nella stessa Facoltà, sia della produzione scientifica, che, nel vastissimo campo di argomenti di ricerca nel settore degli Impianti Nucleari, al di là di risultati applicativi specifici, per l’impostazione di base e per le metodologie adottate nello svolgimento della ricerca, mostravano una notevole affinità tra tale settore e quello della Meccanica Applicata alle Macchine. La produzione scientifica di Piero Vigni, documentata in un centinaio di lavori, nella maggior parte pubblicati su importanti riviste e su Atti di Congressi nazionali ed internazionali, riflette la storia delineata in precedenza e riguarda interessanti problemi nei settori della Termofluidodinamica negli Impianti Nucleari, della Meccanica Applicata e delle Costruzioni di Macchine. Sono in particolare da citare le ricerche nel settore della termofluidodinamica, quali lo studio di problemi di similitudine, di problemi di base degli efflussi di miscele acqua-vapore e di problemi di interazioni fluido-meccaniche su componenti di strutture industriali. Di particolare rilievo sono anche più recenti lavori su fenomeni vibratori in gusci sferici e cilindrici, in presenza di azioni fluidodinamiche, nei quali sono stati affrontati e brillantemente superati non facili problemi teorici di meccanica non lineare e non semplici problemi sperimentali. Infine, nell’ultimo periodo Piero si è dedicato allo studio degli aspetti dinamici dei sistemi meccanici caratterizzati dalla presenza di termini non lineari nelle equazioni del moto (comportamento delle palette di una turbina in presenza di smorzamento con attrito coulombiano, sintesi di cuscinetti radiali fluidodinamici e di cuscinetti magnetici). Lo studio di tali sistemi ha richiesto lo sviluppo e l’applicazione di un metodo di riduzione modale in grado di essere applicato anche a sistemi con forzante esterna, nonché l’utilizzo di tecniche basate su algoritmi genetici. Parallelamente Piero ha collaborato e stimolato a continuare la ricerca nel settore del Pressurized Thermal Shock, consentendo di raggiungere elevati livelli anche in questo filone di attività, al quale attualmente collaborano diversi giovani ingegneri (tra i quali Davide, mio figlio), che manterranno imperitura memoria di Piero. Piero Vigni ha lasciato un vuoto incolmabile nell’attuale Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Nucleare e della Produzione in cui dal 1980 sono confluiti i due Istituti in cui iniziammo la nostra carriera universitaria, non solo e non tanto come docente e come ricercatore (altri più o meno degnamente porteranno avanti il lavoro che lui faceva), quanto come uomo e, personalmente, come amico carissimo, il migliore che io abbia avuto, in particolare negli ultimi decenni. Ci manca il suo equilibrio, la sua bontà, la sua fedeltà ed il suo sostegno a quelle idee, ispiratrici di una vita spesa per raggiungere l’obiettivo di una Scuola di Ingegneria Nucleare di livello internazionale, che hanno guidato tutta la nostra attività. In una parola ci manca un gentiluomo, nel senso letterale e più profondo del termine, su cui si poteva sempre contare. . Notizie dei soci e della Facoltà • L’ingegnere Massimo Lucchesini è stato nominato Direttore generale di Aermacchi dal Cda di Finmec- canica. A lui le congratulazioni più fervide dell’Associazione e della Facoltà di Ingegneria di Pisa. • Dopo il lungo blocco delle assunzioni durato dal 2003 a tutto il 2004, con l’inizio del 2005 hanno preso servizio i seguenti Professori e Ricercatori: · Prese di servizio in data 30.12.04 I Fascia: Bonaccorsi Andrea, Marchisio Mario, Mauri Roberto, Vitolo Sandra. II Fascia: Basso Giovanni, Fanucci Luca, Franco Alessandro, Karwacka Ewa Jolanta, Leporini Dino, Paci Sandro, Rovai Massimo. · Prese di servizio in data 1.1.05 II Fascia: Caroti Gabriella, Cascone Maria Grazia, Croatto Giorgio, D’Errico Francesco, Lanzetta Michele, Mingozzi Enzo. Ricercatori: Martorella Marco, Procissi Gregorio, Barsanti Michele. · Presa di servizio in data 1.02.05 II Fascia: Di Pascoli Stefano • Ha lasciato la Facoltà il Prof. Luca Ciardelli, vincitore di un posto di seconda fascia al Politecnico di Torino. • Il 14 febbraio 2005 sono stati in- signiti dell’Ordine del Cherubino della Università di Pisa, i Pro- fessori Giulio Mattei, Ordinario di Meccanica Razionale, e Aldo D’Andrea, Ordinario di Comunicazioni Elettriche.