aprile 2005 - studio van Boxel

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aprile 2005 - studio van Boxel
Notiziario dell’Associazione ex allievi della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa
sommario
Supplemento de “Il rintocco del Campano”, rassegna periodica dell’Associazione Laureati Ateneo Pisano
numero 1 · 2005
pagina
2
Progetto Tacis
pagina
3
pagina
5
Polo didattico
“Porta Nuova “
pagina
8
Ricordo
del Professor
Piero Vigni
Università di Pisa
Scooter ibrido
Come è nato il “foglio”
di Emilio Vitale
In due anni di lavoro da Preside della Facoltà di Ingegneria
di Pisa, fra le tante difficoltà
di gestione e di indirizzamento di questa realtà così complessa e articolata, che deve
accogliere ogni anno oltre
1500 giovani e avviarli alla
professione in quasi tutti i
rami dell’ingegneria, ho avuto
anche la fortuna, come penso
sia toccato ai miei predecessori, di vivere tante esperienze di
carattere scientifico, culturale
e umano che mi hanno già
ampiamente ripagato di tutte
le fatiche e di tutte le difficoltà
di questo lavoro.
Una delle esperienze più belle
e gratificanti è quella di poter
incontrare, nei quasi quotidiani contatti con Enti, Aziende e
altre istituzioni universitarie,
tantissimi, e non è un modo
di dire, nostri ex-studenti che,
da posizioni di vario livello
ma non infrequentemente da
posizioni di grande responsabilità, testimoniano la qualità
degli studi di ingegneria a
Pisa. Quasi tutti questi exallievi ricordano con affetto
la Facoltà, nella quale hanno
consumato tante fatiche, ma
anche vissuto indimenticabili
segue a pagina 2 …
La Facoltà sbarca in Cina,
Romania e Marocco
MIT e Stanford:
impressioni su due
Scuole d’eccellenza
statunitensi
Ingegneria ai primi posti in Italia per i progetti di formazione internazionale supportati
dall’Istituto per il Commercio Estero
I laboratori, l’organizzazione, il
campus e il sistema universitario
La Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa ha avviato
un originale progetto-pilota
per la promozione della internazionalizzazione. Il progetto
è stato selezionato e finanziato,
fra i molti provenienti da varie
università italiane, dal ministero delle Attività produttive e
dall’Istituto per il commercio
estero (ICE), nell’ambito di un
programma varato sulla base di
un accordo con la Conferenza
dei Rettori delle università italiane (CRUI).
In questo genere di progetti, le
università si impegnano a svolgere attività di formazione in Italia
o all’estero per favorire il processo
di internazionalizzazione delle
imprese italiane. I progetti devono
coinvolgere attivamente imprese
italiane impegnate in attività commerciali, tecnologiche e produttive
nei Paesi che costituiscono la nuova frontiera della internazionalizzazione, in particolare Cina, India,
Est Europa e Area Mediterranea,
esclusa l’Unione Europea.
Sono stati presentati oltre 110
progetti e tra questi la Facoltà di
Ingegneria di Pisa si è collocata
tra i primi posti a livello nazionale,
aggiudicandosi un finanziamento
di 250.000 Euro. Il progetto, che
riguarda Cina, Romania e Marocco, è coordinato dal Preside della
Facoltà, Prof. Emilio Vitale, dal
Prof. Andrea Bonaccorsi e coinvolge tre team di docenti di vari
dipartimenti.
In Cina la Facoltà collaborerà con
la Piaggio alla formazione tecnica e manageriale di personale
della joint-venture tra Piaggio e
Zongshen che produrrà i motori
e veicoli. In questo modo, l’Università, insieme all’azienda italiana
leader nelle due ruote, contribuirà
ad un ambizioso programma di
alleanze internazionali al cui centro sta proprio la Cina, luogo di
attrazione e nuova frontiera della
internazionalizzazione. In Romania, dove già operano migliaia di
imprese italiane del Nord-Est e
anche della Toscana, sarà creato
un centro per la gestione a distanza dei sistemi informativi
gestionali, in collaborazione con
SAP Italia, la filiale della società
leader mondiale nel software per
i processi aziendali. Questa attività, coordinata dai Prof. Beatrice
Lazzerini e Roberto Chiavaccini,
prevede la formazione di tecnici in
loco e in Italia e lo studio di fattibilità per una società mista che
dovrebbe suscitare l’interesse di
molte imprese italiane che hanno
investito in quella nazione. Infine,
in collaborazione con il Consorzio
delle imprese italiane in Marocco
(COIM), verranno organizzate nel
paese sub-sahariano delle giornate di formazione sulle tecnologie
di punta sviluppate in Italia, con
il coordinamento del Prof. Santo
Bordone.
In tutte le attività sono previsti
finanziamenti per studenti della
Facoltà per lo svolgimento di periodi di internship all’estero, finalizzati alla preparazione di tesi di
laurea.
.
Parte la Scuola di Dottorato “Leonardo da Vinci” È nata la sezione
di Ingegneria
Nella seduta del 16/12/2004 il Se- di una struttura organizzativa in
dell’ALAP
nato Accademico ha approvato lo grado di affiancarsi efficacemente
statuto della Scuola di Dottorato
in Ingegneria “Leonardo da Vinci”,
che tra breve, non appena espletate le procedure di attivazione del
Consiglio con le elezioni previste
per il prossimo 17 marzo, potrà essere pienamente operativa.
Lo Statuto della Scuola è il risultato del lavoro di una Commissione formata dai professori
Bennati, Bertini, Grassi, Lopriore,
Manara e Pagliara, appartenenti
alle tre tradizionali aree culturali
dell’Ingegneria, successivamente
analizzato ed approvato prima dai
Presidenti dei Corsi di Dottorato
e quindi dai Direttori dei Dipartimenti interessati.
Con questa importante e prestigiosa iniziativa culturale, l’alta
formazione nel settore dell’Ingegneria dell’Ateneo Pisano si dota
alle Scuole di Dottorato già da alcuni anni attivate presso i Politecnici di Torino, Milano e Bari.
I principali risultati che, pur nel
mantenimento dell’autonomia
dei singoli Corsi di Dottorato, si
intende contribuire a conseguire
sono:
· Promuovere, organizzare e gestire in maniera più efficace le
attività di formazione avanzata
nei settori scientifico-tecnologici
dell’Ingegneria;
· Contribuire al miglioramento
della qualità ed al coordinamento
dei Corsi di Dottorato attuali;
· Favorire iniziative a carattere
multidisciplinare;
· Favorire la visibilità all’esterno
delle attività didattiche e di ricerca;
segue a pagina 4 …
Il 28 ottobre dello scorso anno,
alla Facoltà di Ingegneria si è
tenuta una riunione promossa
del Preside Emilio Vitale e dal
Presidente dell’Associazione
Laureati dell’Ateneo Pisano
(ALAP), Attilio Salvetti, al termine della quale è stato varato il
Comitato esecutivo della sezione sperimentale di Ingegneria in
seno all’ALAP. Hanno contribuito alla nascita del Comitato,
che si occuperà della gestione e
della programmazione delle
attività della neonata sezione,
molti ingegneri giovani e meno
giovani e dirigenti di importanti
aziende italiane tra cui, solo per
fare qualche esempio, Nuovo Pignone, Piaggio, Finmeccanica,
segue a pagina 2 …
di Michele Lanzetta
In epoca di profonde trasformazioni nella nostra università può
essere utile gettare uno sguardo
di là dello stagno, al fine di cogliere spunti di riflessione dal sistema universitario statunitense,
molto diverso dal nostro.
Sicuramente può apparire temerario stilare una classifica mondiale delle università, sistemi
complessi che operano in contesti culturali diversi.
Negli Stati Uniti, invece, dove
l’istruzione universitaria è business, i mass media tempestano
con le loro classifiche, anche
accessibili tramite Internet, in
prossimità dell’inizio dell’anno
accademico. Insieme ad altre
università statunitensi altrettanto note in tutto il mondo, MIT
e Stanford primeggiano nelle
graduatorie.
Tra le decine di parametri utilizzati figurano non solo l’eccellenza scientifica, ma anche aspetti
logistici, qualità nella didattica e
facilità di inserimento nel mondo del lavoro, di interesse per
quanti desiderano intraprendere
studi superiori.
Visto lo spazio necessariamente
limitato e i molti dati a disposizione, desidero elencare brevemente gli elementi positivi che
ho riscontrato e potrebbero essere trasferiti da noi, o perlomeno stimolare una riflessione.
Riguardo all’esposizione, userò
il metodo usato da un celebre
conduttore televisivo: mi farò
una domanda e mi darò una risposta. Adotterò uno stile provocatorio su alcuni temi hot. Mi
riferirò in termini generali parlando di Usa, anche se la realtà
descritta deriva da esperienze
personali ristrette alle situazioni indicate.
Desidero sottolineare che insieme ai punti di forza esposti,
esistono indubbiamente numerosi punti di debolezza, ma naturalmente il mio obiettivo di
fare ricerca all’estero non è stato
quello di dimostrare dove noi
siamo più bravi, ma piuttosto di
imparare dai nostri omologhi in
cosa possiamo migliorare.
segue a pagina 7 …
1
Il Progetto “TACIS” e il Gruppo di San Piero a Grado
di Davide Mazzini, Martina Adorni,
Giuseppe Pilone
Il 24 Novembre 2003 in seguito all’aggiudicazione della gara indetta
per il progetto “TACIS R2.03/97”,
l’”Università di Pisa”, nella persona
del Magnifico Rettore, Prof. Marco Pasquali, ha sottoscritto con
la “Commissione Europea” (EC)
uno storico contratto. Essa è stata
infatti la prima Università ad aver
firmato, come unico contraente,
un progetto TACIS in ambito nucleare.
Il programma TACIS (Technical
Assistance to the Commonwealth of Independent States) è stato
istituito nel 1991 dalla Commissione Europea per fornire
un supporto finanziario,
tecnologico e di conoscenze
a quei Paesi dell’Europa dell’Est, del Caucaso e dell’Asia
Centrale, nati prevalentemente dalla divisione della ex
Unione Sovietica. Lo scopo
del progetto è quello di promuovere la crescita di queste
Nazioni e di creare i presupposti per un armonioso e prospero
legame economico e politico con
l’Unione Europea.
In tal modo si vuole inoltre favorire
il processo di transizione di questi
Paesi verso un’economia di mercato
gettando nel contempo le basi per
lo sviluppo di solide democrazie.
In particolare, la sezione 97 del
TACIS, che è quella relativa al
progetto assegnato all’Università
di Pisa, si occupa dell’Analisi di
Sicurezza negli impianti nucleari
di potenza (NPPs) dell’Europa
dell’Est.
Gli obiettivi sono essenzialmente
quelli di migliorare le condizioni
di sicurezza degli impianti, perfezionare l’attuale sistema regolatore
adeguandolo agli standard occidentali, aggiornare, dove possibile, gli impianti di concezione più
recente, rimpiazzare le centrali più
vecchie e meno sicure con nuovi
impianti nucleari o mediante l’impiego di fonti alternative, sostenere
Notiziario dell’Associazione ex allievi della
Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa
Supplemento de “Il rintocco del Campano”,
rassegna periodica dell’Associazione Laureati
Ateneo Pisano
Direttore responsabile
Guido Gelli
Redazione
Santo Francesco Bordone, Roberta Lazzeri,
Attilio Salvetti, Emilio Vitale
Progetto grafico
Theo van Boxel, Elena Macchioni
Autorizzazione del Tribunale di Pisa n.4 del
12/04/1972 e n.13 del 24/05/1991
2
un più efficiente uso delle risorse
energetiche nel loro complesso.
In questo contesto si è inserito
il “Dipartimento di Ingegneria
Meccanica, Nucleare e della Produzione” (DIMNP) che, in collaborazione con esperti italiani e
stranieri di fama internazionale,
dal gennaio 2004 ha ufficialmente
iniziato lo svolgimento delle attività afferenti al progetto TACIS
R2.03/97 – Contract n° 30303
-“Software Development for Accident Analysis for VVER and
RBMK Reactors”.
VVER è l’acronimo di “Vodo-Vodyannoy Energeticheskiy Reaktory” (Reattori per la produzione di
Energia, Raffreddati e Moderati ad
Acqua). I VVER sono anche noti
con il nome di WWER (Watercooled Water-moderated Energy
Reactors) e sono il corrispettivo russo degli occidentali PWR
(Pressurized Water Reactors).
RBMK è l’acronimo di “Reaktory
Bolshoi Moshchnosti Kanalynye”
(Reattori ad Alta Potenza con Tubi
in Pressione).
Gli RBMK sono anche conosciuti con il nome di LWGR (Light
Water-cooled Graphite-moderated Reactors).
Il lavoro svolto dal DIMNP ha
come beneficiario il gestore delle
centrali nucleari russe, ovvero il
“Russian State Concern for Generation of Electric and Thermal
Power at Nuclear Power Plants”
(ROSENERGOATOM), e annovera fra i suoi sotto-contraenti
importanti enti ed istituti di ricerca russi, quali l’“Electrogorsk Research and Engineering Center for
NPP safety” (EREC), il “Russian
Research Centre Kurchatov Institute” (RRC Kurchatov Institute),
il “Federal State Unitary Enterprise Experimental and Design
Organization GIDROPRESS”
(GIDROPRESS), ente progettista degli impianti VVER, e il “Research and Development Institute
of Power Engineering NIKIET”
(NIKIET), ente progettista degli
impianti RBMK.
Il progetto consta di due differenti
parti che operano nel settore della
sicurezza tecnologica dei reattori
ad acqua leggera e, in particolare,
in quello dell’analisi degli incidenti
negli impianti nucleari di costru-
zione russa.
La “Parte A” si occupa dello sviluppo di procedure di gestione degli incidenti (“Accident Management”) avvalendosi, in particolare,
di analisi computazionali effettuate
mediante l’impiego di appropriati codici di calcolo, e di specifici
test condotti sulla “facility PSB”,
un’apparecchiatura sperimentale
costruita dall’EREC ad Electrogorsk (Russia), che riproduce in
scala (1:1 in altezza e 1:300 in volume e potenza) il circuito primario di un impianto pressurizzato
tipo VVER-1000.
La “Parte B” è finalizzata sia allo
sviluppo ed alla qualifica di codici e
modelli numerici russi destinati allo studio dei transitori
relativi agli “incidenti severi”
negli impianti RBMK, sia
alla realizzazione di approfondite analisi di sicurezza
su questa tipologia di reattori, condotte con l’ausilio
di adeguati codici e di test
effettuati su specifiche apparecchiature sperimentali.
Per le attività previste dal progetto, il DIMNP impegna circa 30
persone tra professori, ingegneri,
laureandi ed amministrativi, con
un’età media relativamente giovane
(intorno ai 36 anni).
Tale gruppo opera prevalentemente nei locali ex-INFN (Istituto
Nazionale di Fisica Nucleare) di
San Piero a Grado (PI), appositamente assegnati al Dipartimento,
all’inizio del 2004, dal Magnifico
Rettore dell’Università di Pisa. Il
personale, in collaborazione con
l’Ufficio Tecnico dell’Ateneo, ha
curato la ristrutturazione e l’adeguamento della struttura, realizzando, tra l’altro, circa 30 uffici
operativi, una meeting room, una
biblioteca ed una sala di calcolo.
È stata anche messa a punto un’affidabile rete informatica interna e
un sicuro sistema di back-up dei
dati.
Per lo svolgimento delle attività si
è stabilita una proficua sinergia tra
il gruppo di lavoro di San Piero,
il DIMNP, la Facoltà di Ingegneria e l’Università di Pisa che, con
il Rettore, i Prorettori e le varie
strutture amministrative (“Segreteria Particolare Rettore e Prorettori”, “Ufficio Comunicazione,
promozione, relazioni esterne ed
internazionali”, “Ufficio Legale e
tributario”, “Ufficio Finanza e contabilità”, “Ufficio Economato e patrimonio”, “Ufficio Manutenzioni”,
…), sta fattivamente collaborando
alla gestione del progetto nelle sue
varie sfaccettature.
In parallelo alle attività di ricerca
legate al TACIS, il DIMNP sta
portando avanti numerosi altri
programmi di ricerca che, insieme
ad altri gruppi, vedono coinvolto
anche quello di San Piero a Grado.
Lo scopo di tale sforzo operativo
tende sia a rilanciare l’attività nel
campo della tecnologia meccanica
e nucleare, sia a rafforzare i legami
con le industrie e le istituzioni nazionali ed estere.
In questo modo si vogliono salvaguardare ed alimentare il livello di
eccellenza ed il prestigio acquisiti,
nel campo della ricerca tecnologica, dal Dipartimento di Ingegneria
Meccanica, Nucleare e della Produzione, dalla Facoltà di Ingegneria e dall’Università di Pisa nel suo
complesso.
Grazie anche al prezioso apporto
dell’Ufficio Comunicazione dell’Ateneo, si sta cercando, attraverso
una serie di iniziative che coinvolgono la stampa e i mass media in
genere, di diffondere le motivazioni
e gli obiettivi che sono alla base di
un gruppo di lavoro come quello di
San Piero a Grado, nella speranza
che vengano recepiti dall’opinione
pubblica e servano da stimolo per
le nuove generazioni.
.
…segue dalla prima pagina
Come è nato il “foglio”
momenti di solidarietà con
i compagni di studio e di
soddisfazione per i risultati raggiunti. Tutto questo ha
convinto me e altri colleghi
a tentare di creare un legame
più stretto fra noi docenti, gli
allievi di un tempo e gli allievi di oggi, convinti del valore
sociale e umano di tali legami
e dei vantaggi acquisibili con
la condivisione della enorme
ricchezza di esperienze e conoscenze dei nostri ex-allievi.
La sezione di Ingegneria dell’ALAP è nata nell’ottobre del
2004 proprio con questi scopi.
Questo “foglio”, reso possibile dalla dedizione dei colleghi
della redazione, vuole essere
soprattutto uno strumento per
rinsaldare i legami fra i soci,
consentendo la circolazione
delle notizie, la condivisione
delle esperienze più significative e il dibattito sui tanti aspetti
della nostra professione, in un
mondo in cui trovare il tempo
per riunirsi è sempre più un
lusso che ci si può concedere
molto raramente.
…segue dalla prima pagina
È nata la sezione di Ingegneria dell’ALAP
Aermacchi, Toscotec, Ceteco;
altri, impossibilitati a intervenire, hanno comunicato la propria
adesione. Alla riunione era anche
presente una rappresentanza della 46° Brigata Aerea di Pisa.
Nell’introduzione, il Prof. Vitale e
il Prof. Salvetti hanno sottolineato l’importanza dell’iniziativa sia
per gli ex allievi, che manterranno rapporti più intensi col mondo dell’università e della ricerca
universitaria, che per la Facoltà,
che potrà avvalersi in modo sistematico del prezioso contributo
della loro esperienza.
Inoltre, l’esperienza e la professionalità dei colleghi più anziani
potranno, attraverso l’Associazione, essere trasmesse più facilmente ai giovani neo laureati.
Il Prof. Santo Francesco Bordone, incaricato dell’attivazione dei
programmi della sezione, ha elen-
cato una prima serie di iniziative
di prossima realizzazione, tra cui
varie conferenze specialistiche,
visite a importanti impianti e
opere di ingegneria, il varo di un
notiziario e del sito web dell’Associazione.
Sono quindi intervenuti, fra gli
altri, l’ingegnere Massimo Lucchesini, Direttore del programma
per il nuovo velivolo da addestramento della Aermacchi di Varese,
l’ingegnere Giorgio Stiavelli, amministratore delegato della Rotodyne di Milano, l’ingegnere Paolo
Bendinelli, responsabile Turbine
Vapore e l’ingegnere Giuseppe
Tozzi, Direttore di Produzione
della Divisione Service della General Electric Oil&Gas-Nuovo
Pignone di Firenze.
Tutti hanno espresso pieno sostegno all’iniziativa e disponibilità a
contribuire alle attività.
.
Lo scooter del futuro in mostra a Ingegneria
Avviata un’importante collaborazione con il Gruppo Piaggio per un prototipo innovativo di moto ibrida, elettrica e a benzina
Uno scooter ibrido, elettrico e
benzina, per la mobilità sostenibile. Il prototipo dell’innovativo
gruppo motopropulsore ibrido,
progettato da alcuni ingegneri
dell’ateneo pisano in collaborazione con Piaggio, è stato esposto
in mostra il 7 maggio scorso presso la Presidenza della Facoltà di
Ingegneria.
Già coperto da brevetto internazionale a titolarità congiunta
Università di Pisa-Piaggio, il pro-
totipo è stato sviluppato attraverso
una ricerca finanziata da Università, Piaggio e Fondazione Cassa di
Risparmio di Pisa, enti che vi hanno investito circa 400 mila Euro.
Il progetto è ormai in fase di conclusione e dalle simulazioni effettuate si prevede che il veicolo avrà
una potenza maggiorata di 1 kW
rispetto allo scooter di partenza
(un normale “50cc” con motore 4
tempi) e consentirà di recuperare
efficacemente l’energia in frena-
tura, con sensibile miglioramento
dei consumi. Al momento l’autonomia è di circa 20 chilomentri,
più che sufficienti ad attraversare
in lungo e in largo il centro di Pisa
e il costo per chilometro è circa la
metà degli analoghi veicoli a carburante. La batteria si ricarica
durante il funzionamento a carburante oppure collegandola alla
rete elettrica.
I dipartimenti di Ingegneria Meccanica, Ingegneria Energetica e
Sistemi elettrici ed Automazione
hanno partecipato attivamente al
progetto, con i Professori Romano
Giglioli, Massimo Ceraolo, Roberto Gentili e Luigi Martorano
mentre l’ingegnere Maurizio Marcacci, Direttore della ricerca Piaggio, ha guidato lo staff dell’azienda
composto da Lucio Masut, Luca
Carmignani e Claudio Limone.
Lo scooter potrà funzionare anche come veicolo elettrico a batteria, quindi a emissioni nulle, con
un’autonomia stimata sufficiente
per un utilizzo nelle zone a traffico
limitato e un costo chilometrico
inferiore alla metà di quello di un
analogo veicolo a propulsione convenzionale. Nell’occasione il Prof.
Emilio Vitale, Preside della Facol-
tà e coordinatore del progetto per
la parte meccanica, ha dichiarato
che “dall’idea di partenza alla realizzazione del prototipo è passato
soltanto un anno, un tempo relativamente breve, se consideriamo
che siamo di fronte a un mezzo
che rivoluzionerà il modo di muoversi in città”. Il Prof. Vitale, anche
se non avanza ipotesi sui tempi,
è certo che lo scooter sarà commercializzato perché “Piaggio ha
sempre lavorato per motori a basso impatto ambientale e il motore
che abbiamo sviluppato risponde a
questo requisito”. Anche per quanto riguarda il costo di uno scooter
ibrido, la prospettiva del Prof. Vitale è ottimistica, seppure al momento i prezzi dei mezzi elettrici
sono significativamente più alti
di quelli dei mezzi a carburante:
“uno stimolo alla produzione di
massa dei mezzi ibridi, che abbasserebbe sensibilmente i costi – ha
detto il Preside - dovrebbe venire
dalla revisione della normativa nel
campo degli incentivi all’acquisto
e di una maggiore severità delle
norme antinquinamento atmosferico e acustico nelle città, per
innalzarne complessivamente il
livello di qualità della vita”. L’ab-
battimento delle emissioni di gas
nocivi valutabile attorno al 20% e
la soppressione della rumorosità
in marcia, in sosta e in accelerazione, sono in effetti biglietti da
visita degni dell’attenzione più seria da parte dell’industria. Ma gli
elementi tecnicamente apprezzabili del prototipo non si fermano
qui: quando lo scooter funziona
con propulsione ibrida, infatti,
la cilindrata di partenza di 50 cc
raddoppia senza che né i consumi,
né il livello di rumorosità vengano
penalizzati.
Anche l’amministratore delegato
del Gruppo Piaggio, Ing. Rocco
Sabelli, ha sottolineato l’attenzione che Piaggio rivolge “agli aspetti
ambientali e del risparmio energetico”, dopo aver affermato che
“questo progetto di innovazione, con i suoi risvolti brevettuali
frutto della collaborazione con la
Facoltà di Ingegneria, evidenzia
lo stretto rapporto che Piaggio
intrattiene con i più qualificati
centri universitari e di ricerca esistenti sul territorio. Il progetto di
scooter ibrido conferma la leadership tecnologica dell’azienda nel
campo delle motorizzazioni per
la mobilità leggera”.
.
Coppa America di vela: firmata una convenzione con il Consorzio “+39” Challenge
Università e Coppa America di
vela: con la firma della convenzione biennale tra l’Ateneo e il
Consorzio “+39”, avvenuta il 25
ottobre scorso, i due enti hanno
definito un accordo quadro che
prevede la costituzione di un
Comitato di programmazione e
coordinamento delle attività comuni.
Il Comitato sarà composto da
quattro membri, due in rappresentanza dell’Ateneo e due del
Consorzio, e si occuperà di consulenza, formazione e trasferimento scientifico-culturale da
parte delle strutture di ricerca, dei
docenti e dei ricercatori dell’Università a favore del Consorzio si
occuperà anche di partecipazione congiunta a progetti di livello
europeo, nazionale e regionale e
di sostegno reciproco in settori di
comune interesse.
Il Consorzio italiano fa capo alla
società Clan des Team ed è presieduto da Lorenzo Rizzardi.
Oltre al Presidente del Consorzio, alla firma erano presenti il
Rettore Marco Pasquali, il Prof.
Giancarlo Santoprete, Prorettore
per i Rapporti con le imprese e
per il trasferimento tecnologico, Giorgio Cavallini, Direttore
del Dipartimento di Ingegneria
aerospaziale “Lucio Lazzarino”
e il Prof. Giovanni Lombardi,
docente di Fluidodinamica nello stesso Dipartimento. Per il
Consorzio erano presenti anche
il team manager, Cesare Pasotti,
Consorzio all’interno dell’Università.
Se la fluidodinamica appare il
settore verso il quale il Consorzio
nutre il maggiore interesse, anche
Il Consorzio “+39” è stato il primo a lanciare la sfida all’imbarcazione elvetica di “Alinghi” per
la prossima edizione della Coppa
America di vela, che si disputerà
e il progettista della barca, Giovanni Ceccarelli.
In questo momento l’Università
di Pisa sta già collaborando allo
sviluppo tecnologico del progetto avviato dal Consorzio di “+39”
challenge.
Il Prof. Lombardi, infatti, sarà
il coordinatore dei vari temi di
ricerca e studio condotti con il
altri ambiti di ricerca dell’Università di Pisa potrebbero rivelarsi
interessanti per il Consorzio ed
approfondire il valore della convenzione.
Basti citare l’aerodinamica, in
particolare per lo studio delle
vele, oppure la microelettronica
relativamente agli impieghi nella
strumentazione di bordo.
nelle acque di Valencia durante il
2007.
Il Consorzio è nato per iniziativa
del Circolo Vela di Gargnano, un
comune del bresciano sulle rive
del lago di Garda, ha sede amministrativa a Varese e base operativa per gli allenamenti a Palermo.
La progettazione nautica è affidata a cinque tecnici e cinque ri-
cercatori esterni ed è guidato dall’ingegnere Giovanni Ceccarelli,
che vanta esperienze progettuali
in Coppa America e nelle più
importanti competizioni veliche,
nelle quali ha conseguito otto titoli mondiali.
Il team di “+39” ha poi attinto
molto dalla classe olimpica Finn,
che nel passato ha già dato diversi campioni alla America’s Cup.
(Luca Devoti, medaglia d’argento alle Olimpiadi di Sydney,
si è occupato della selezione di
un equipaggio internazionale di
dieci nazioni, mentre il britannico Iain Percy, campione olimpico
nella stessa edizione dei giochi
del 2000, è il timoniere dell’imbarcazione).L’equipaggio si sta allenando da alcuni mesi a Palermo
ed è stato impegnato a Valencia,
con barche di allenamento, nelle
tappe 2 e 3 della Louis Vuitton
Cup, la serie di regate che culmineranno con la fasi di qualificazione alla Coppa America 2007.
Il varo della prima nuova barca
avverrà a fine 2005, mentre la
seconda sarà realizzata entro il
2006.
Il progetto vanta altri partner istituzionali tra cui il Ministero del
Lavoro e delle Politiche sociali,
la Regione Sicilia, la Provincia di
Palermo.
.
3
Inaugurata l’Unità di ricerca
che si occuperà di tecnologie
microelettroniche e microsistemi
La principessa Elettra Marconi ha tagliato il nastro della nuova
sede del Dipartimento di “Ingegneria dell’informazione:
elettronica, informatica, telecomunicazioni”
Un nuovo punto d’incontro tra
università e impresa è l’Unità di
ricerca comune tra l’Università di
Pisa e la STMicroelectronics,ina
ugurata nel marzo 2004 presso il
Dipartimento di Ingegneria dell’informazione, che si occuperà di
Tecnologie microelettroniche e
microsistemi.
L’Unità di ricerca, che appunto
ha sede nel Dipartimento di Ingegneria dell’informazione, ha un
consiglio scientifico composto da
Alessandro Diligenti e Andrea
Nannini in rappresentanza del
Dipartimento universitario e da
Marco Morelli e Ubaldo Mastromatteo per la STMicroelectronics. La struttura svolgerà attività
di progettazione e fabbricazione
di microsistemi per applicazioni
diverse, per esempio in campo
spaziale, biomedico e automobilistico.
Il Rettore Marco Pasquali e il
Presidente della STMicroelectronics Italia, Raimondo Paletto
hanno preso parte alla cerimonia
di inaugurazione presso l’Aula
Magna della Facoltà di Ingegneria dove sono intervenuti anche il
Prof. Emilio Vitale, Preside della
Facoltà, Bruno Murari, Direttore della Ricerca e Sviluppo del
gruppo Telecomunication/Peripherals/Automotive della STMicroelectronics che ha tenuto la
relazione su “Ruolo crescente dei
microdispositivi che connettono il
mondo digitale con quello reale”.
Al termine il Direttore del Dipartimento di Ingegneria dell’informazione: elettronica, informatica,
telecomunicazioni, Prof. Bruno
Neri, ha guidato gli ospiti nella
Il Dipartimento di Ingegneria
dell’informazione: elettronica,
informatica, telecomunicazioni
ha una nuova sede in via Caruso.
A tagliare il nastro e ad affermare
la continuità degli studi di questo
settore è stata Elettra Marconi, figlia di Guglielmo, il pioniere dello
studio delle onde elettromagnetiche. La cerimonia di inaugurazione è stata preceduta da alcuni interventi presso l’aula magna della
Facoltà di Ingegneria nel corso dei
quali, oltre al Rettore, Prof. Marco
Pasquali, hanno preso la parola il
Prof. emerito Mario Mancianti, il Direttore del Dipartimento,
Bruno Neri e il responsabile della
comunicazione scientifica di Telecom Italia Lab, Roberto Saracco
In via Caruso ha trovato così nuova dimora uno dei più grandi dipartimenti dell’Ateneo pisano, al
quale afferiscono circa 70 docenti
e ricercatori dei settori scientifico-disciplinari di bioingegneria, elettromagnetismo,
elettronica, misure elettroniche, sistemi di elaborazione, telecomunicazioni.
Le principali attività di
ricerca sviluppate all’interno del Dipartimento
riguardano i dispositivi
elettronici, le tecnologie e
i sistemi micro e nanoelettronici, i sensori, i circuiti
VLSI e quelli a microonde, i sistemi wireless, le reti
di calcolatori, l’ingegneria
del software, i sistemi
operativi distribuiti, la sicurezza dei dati, i sistemi
e le reti di telecomunicazione, il telerilevamento e
l’elaborazione dei segnali,
la propagazione dei campi
elettromagnetici e le antenne, le apparecchiature
biomedicali, i tessuti intelligenti.
Il Dipartimento costituisce il
punto di riferimento per i circa
3000 studenti della Facoltà di Ingegneria iscritti ai corsi di studio
del settore dell’Informazione (Ingegneria elettronica, Ingegneria
informatica, Ingegneria delle telecomunicazioni). Ogni anno circa
300 laureandi utilizzano le strutture del Dipartimento per la loro
tesi di laurea, mentre sono circa 70
(più di 20 per ogni anno di corso)
i dottorandi che ad esso afferiscono. Il Direttore del Dipartimento,
Bruno Neri, ha dichiarato che “lo
sviluppo delle tecnologie dell’informazione ha assunto negli ultimi
anni un ruolo determinante nella
evoluzione della scienza, dell’economia, dei costumi. Sono sotto gli
visita dei laboratori dell’Unità.
I microsistemi, che costituiscono
una delle ultime frontiere delle tecnologie microelettroniche,
avranno nel prossimo futuro sviluppi che attualmente si possono
soltanto immaginare, data la vastità delle applicazioni possibili. Già
ora essi rappresentano una solida
realtà industriale in alcuni settori,
per esempio quello automobilistico: un esempio è rappresentato
dai sensori di accelerazione che
controllano l’assetto dei veicoli o
determinano l’apertura degli airbag. Questi strumenti sono costituiti da parti meccaniche anche in
movimento e da circuiti integrati
che elaborano l’informazione proveniente dal sensore. Sia la parte
meccanica che l’elettronica possono essere realizzate sulla stessa
piastrina di silicio con le normali
tecnologie microelettroniche e
hanno dimensioni delle frazioni
di millimetro.
Il notevole interesse che rivestono
le applicazioni dei microsistemi
e il vasto campo di applicazioni
è suggerito anche dalla possibilità di realizzare, con dimensioni
microscopiche, un sistema di test
“usa e getta” a bassissimo costo per
analisi cliniche di tipo genetico. Il
sensore completo avrà le dimensioni di una carta di credito e si
potrà connettere direttamente a
un calcolatore per l’elaborazione
dei dati clinici. In campo spaziale,
poi, sono numerose le applicazioni che possono trarre vantaggio
da dispositivi a bassissimo peso
(pochi grammi), quali quelli realizzabili con la tecnologia dei microsistemi.
.
…segue dalla prima pagina
Scuola di Dottorato in Ingegneria
· Favorire l’afflusso di studenti
stranieri e/o provenienti da altri
Atenei;
· Favorire il reperimento di risorse
(Es. Borse di Dottorato) aggiuntive rispetto a quelle dei Corsi di
Dottorato attuali;
· Predisporre e coordinare l’offerta
didattica di base per gli allievi dei
Corsi di Dottorato;
· Favorire l’internazionalizzazione
dei Corsi di Dottorato e la stipula di accordi di cooperazione con
qualificate istituzioni italiane e
straniere.
Si ritiene anche interessante sottolineare come la Scuola “Leonardo
da Vinci” sia riuscita ad ottenere
da subito la convinta adesione di
tutti i Corsi di Dottorato in Ingegneria, che hanno in tal modo
dato dimostrazione di credere
4
fortemente nella valenza culturale
della Scuola stessa e nelle sue potenzialità di sviluppo.
Notizie più dettagliate sulla Scuola e sulle sue strutture organizzative potranno essere date in uno dei
prossimi numeri, successivamente
alla sua ormai prossima attivazione.
.
occhi di tutti le radicali trasformazioni che ha subito il nostro
modo di lavorare, di comunicare,
di vivere, grazie alla diffusione di
nuovi strumenti ormai alla portata di tutti. Il personal computer,
il telefono cellulare, la strumentazione biomedica, gli innumerevoli
apparati e dispositivi microelettronici che ne rendono possibili
il funzionamento e la miniaturizzazione, fanno ormai parte della
nostra vita quotidiana. Su tutte
queste tematiche il Dipartimento
di Ingegneria dell’informazione,
che oggi ha inaugurato la nuova
sede, è impegnato in attività di
ricerca avanzata e di formazione
ad alto livello con corsi di studio
nell’ambito della Facoltà di Ingegneria, corsi di dottorato e master
specifici”.
Nella nuova sede saranno ospitate anche una sezione dell’Istituto
di elettronica e ingegneria infor-
matica e delle telecomunicazioni
del CNR, una unità di ricerca del
CNIT (Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni) e una unità di ricerca e
sviluppo mista ST Microelectronics-Università di Pisa. Molto
vivace è infatti l’attività di ricerca
e consulenza sviluppata per conto
di aziende quali Microsoft, Intel,
StarCore, ST Microelectronics,
Telecom Italia, Piaggio, Nokia,
Marconi, CISCO, ALENIA, con
le quali vengono di volta in volta
istaurate collaborazioni finalizzate al raggiungimento di obiettivi specifici e alla diffusione dei
risultati scientifici presso piccole
e medie imprese del territorio. Il
livello di interesse da parte delle
aziende, del territorio e non, nei
riguardi delle competenze e delle attività presenti all’interno del
Dipartimento è in continua crescita, come testimoniato dal bilancio annuale dei contratti per
attività di ricerca conto terzi che
è quasi raddoppiato negli ultimi 5
anni. Tra i committenti dell’ultimo triennio possono essere citati:
Omnitel, CISCO Systems, Space Engineering, Telecom Italia,
Marconi Selenia Communications, Silvano, Alenia Spazio. Le
collaborazioni con Enti di ricerca
stranieri sono intense e numerose
con scambi di studenti e dottorandi. Per citarne solo alcune: University of Newcastle upon Tyne
(UK), LAAS-CNRS (Francia),
Università di Lisbona (Portogallo), University of Illinois at Urbana Champaign (USA), University
of North Carolina (USA), University of California (USA), ESA
– Noordwijk (Olanda), University
of Gent (Belgio), Università Cattolica di Louvain
(Belgio). A tali collaborazioni si aggiungono quelle
con Istituzioni Europee
all’interno di reti di eccellenza per la ricerca:
EURO-NGI (Next Generation Internet in Europe),
NEWCOM (Network of
Excellence in Wireless
Communications), Phantoms (Dispositivi Nanoelettronici), SINANO
(Silicon Nanodevices),
E-NEXT (Reti di Calcolatori), HIPEAC (High
Performance Embedded
Architecture and Compiler). Nell’ultimo anno di
attività, inoltre, il Dipartimento ha sostenuto e promosso la creazione di due
spin-off dell’Università di
Pisa: WiTech, azienda che
opera nel campo della progettazione, installazione e collaudo di
reti e infrastrutture wireless per
imprese e istituzioni pubbliche e
private, e RTW, azienda che opera nel settore della progettazione e
realizzazione di antenne e apparati a microonde. Inoltre, dal 1993 il
Dipartimento collabora, nell’ambito di una apposita convenzione,
con il Centro TEAM (Tecnologie
e Applicazioni Microelettroniche),
diretto da un docente del Dipartimento, che afferisce al Consorzio
Pisa Ricerche. Il Dipartimento
partecipa, fin dalla sua istituzione, al Centro interdipartimentale
“Enrico Piaggio”, presso il quale
svolgono prevalentemente la loro
attività di ricerca i docenti e i ricercatori di Bioingegneria.
.
Le attività delle Facoltà di Ingegneria
e di Medicina al polo didattico “Porta Nuova”
Dal marzo scorso la Facoltà di Ingegneria condivide con quella di
Medicina un nuovo Polo didattico. Il complesso polifunzionale
“Porta Nuova” è localizzato nell’area dell’ex fabbrica Mugnetti di
via Pietrasantina, nelle vicinanze
di Piazza dei Miracoli, ed è stato inaugurato alla presenza del
Rettore, Prof. Marco Pasquali, e
del Prorettore per l’Edilizia, Prof.
Mauro Sassu.
Il “Porta Nuova” ha una superficie
complessiva di quasi 6.000 metri
quadri e una superficie coperta di
oltre 3.500 metri quadri ed è dotato di otto aule destinate alla didattica, di un’aula disegno, un’aula
studio, una sala per i docenti, un
bar e una vasta area esterna con
parcheggio e spazi verdi. Le otto
aule, tutte dotate di impianto di
amplificazione, videoproiettore
e sistema automatico di oscura-
mento, sono predisposte per accogliere fino ad un massimo di
1.403 postazioni: la più grande ha
241 posti banco, altre tre ne hanno
178, due ne hanno 164 e le ultime
due 150. L’aula da disegno ha 156
posti banco, con possibilità di suddivisione in due aule da 103 e 53
posti, e ha già la predisposizione
per il disegno computerizzato.
La struttura architettonica dell’area dell’ex complesso industriale
Mugnetti, acquistata dall’Università nel corso del 1997, presentava
dei tratti fortemente disomogenei
e irrazionali; per questo la progettazione preliminare all’intervento di trasformazione è diventata
anche occasione di riqualificazione del relativo spazio urbano.
Il progetto ha mirato al recupero
funzionale dell’edificio industriale
novecentesco, mantenendo inalterata e ancora leggibile la morfolo-
gia dello spazio originario. Nellla
stessa direzione del recupero sono
state indirizzate anche le scelte progettuali di organizzazione
della rete impiantistica, lasciata
volutamente a vista, e di uso di
materiali quali cemento, mattone
e vetro.
I lavori per il Polo “Porta Nuova”
sono stati realizzati interamente
dall’Ufficio tecnico dell’Università
(Dipartimento IV, Edilizia e impiantistica), che ha curato le fasi di
progettazione e di direzione delle
attività. Il contributo congiunto
delle varie professionalità coinvolte, tra le quali quello dell’impresa
appaltatrice, ha permesso non solo
di rispettare i termini di consegna,
ma di anticipare a ottobre 2003
il completamento delle aule e di
consentire così l’utilizzo di questi
spazi fin dallo scorso anno accademico.
.
La collezione libraria della Biblioteca di Ingegneria in mostra alla Limonaia
Dal 15 al 28 aprile scorsi presso
la Limonaia di Palazzo Ruschi
si è svolta la mostra “I libri della
scienza. La collezione ottocentesca della Biblioteca di Ingegneria”. Organizzata dalla Biblioteca
della Facoltà di Ingegneria in
collaborazione con l’associazione
“La Limonaia” per la diffusione
della cultura scientifica e tecnologica con il supporto dell’Uffi-
cio Comunicazione dell’Ateneo,
l’esposizione ha raccolto più di
settanta opere di matematica,
fisica, ingegneria e architettura,
con introduzioni e commenti di
studiosi della nostra Università.
I volumi rappresentano un’interessante selezione del materiale
ottocentesco della biblioteca, in
parte donato da due ingegneri del
secolo scorso, Flaminio Chiesi e
Giovanni Cuppari.
Negli ultimi anni e grazie al lavoro del personale, tra il materiale
bibliografico della biblioteca è
stato individuato e raccolto un
ingente fondo storico che comprende circa 5.000 volumi dal
Cinquecento al Novecento. La
mostra ha presentato una parte
di questa documentazione, dimostrando come l’attenzione alla
documentazione e alle fonti bibliografiche ha sempre avuto un
ruolo di rilievo non solo per lo
sviluppo della cultura scientifica,
ma anche delle competenze tecniche, scientifiche e professionali
degli ingegneri pisani.
Il sito della mostra è tuttora attivo all’indirizzo: http://biblioteca.
ing.unipi.it/Cataloghi/mostra/
introduzione.htm
.
5
Vi racconto la mia esperienza di neo laureato alla ricerca di un lavoro
di Giacomo Cantini
Mi chiamo Giacomo Cantini,
sono un ingegnere meccanico di
24 anni, laureato con 110 e lode,
con il vecchio ordinamento, nel
maggio del 2004 presso l’Università di Pisa. Ho svolto la mia tesi
su argomenti di logistica a Monaco di Baviera, tramite il progetto
di scambio studentesco “Socrates”. Ho iniziato a lavorare dopo
quattro mesi dalla laurea e vorrei
raccontare la mia esperienza.
La mia ricerca di un’occupazione
ha avuto inizio immediatamente
dopo la laurea. Non avevo ovviamente le idee chiare: l’unico punto
fisso era quello di lavorare in una
grande azienda che mi offrisse un
lavoro in un ambiente dinamico e
internazionale e che potesse essere
per me una valida “scuola”. Questo non escludeva un’occupazione
fuori dall’Italia.
Il tipo di azienda che mi pareva rispondere meglio ai miei criteri di
ricerca era quello delle società di
consulenza. Diressi quindi i miei
primi sforzi verso le più note ditte
di consulting (BCG, McKinsey,
Accenture, ATKerney, etc.) nelle
loro sedi in Germania: spedii il
mio curriculum vitae in tedesco,
accompagnato da una lettera di
presentazione e motivazione. Furono immediate le risposte delle
aziende che mi spiegavano come,
senza esperienza lavorativa, fosse
impossibile il mio ingresso nel
settore.
Negli stessi giorni feci anche un
altro tentativo, in una diversa
direzione. Venni a sapere da un
mio docente universitario di un
training program organizzato
dalla Toyota a Bruxelles per 50
neo laureati europei della durata
di due anni. Il mio curriculum fu
selezionato e fui contattato per il
primo colloquio telefonico. Dopo
alcuni giorni mi fu comunicato
che la mia domanda non era stata
accettata. A circa due settimane
dalla laurea, fui contattato da due
aziende italiane con le quali non
c’era stato un precedente contatto da parte mia. La prima era
una piccola officina meccanica
con circa venti dipendenti, situata
nella provincia di Livorno. Sarei
stato assunto direttamente come
responsabile dell’intera officina.
Rifiutai l’offerta perché, pur essendo un lavoro gratificante e di
grande responsabilità per un neo
laureato, non offriva le prospettive
di crescita professionale richieste.
La seconda azienda era l’Alfa Romeo: mi parlarono della possibilità di uno stage della durata di sei
mesi sullo studio dell’architettura
del veicolo. Lo stage sarebbe stato
retribuito ma era esplicitamente
dato per molto improbabile un
successivo impiego presso l’azienda. Avrei accettato l’impiego, al
fine di fare un’esperienza professionalmente interessante ed eventualmente spendibile presso altre
aziende. Il primo colloquio conoscitivo non ha avuto seguito.
Indagai più approfonditamente
sulle reali possibilità d’impiego di
neo laureati nell’industria italiana,
consultando docenti universitari,
ex colleghi di studio e altri conoscenti, nonché direttamente le
Home page delle aziende in rete:
la maggior parte di esse offriva
contratti a breve scadenza (6 o 12
mesi), spesso con la formula contrattuale dello stage.
Seguii allora due diverse direzioni,
che potevano garantirmi soluzioni
più stabili: la consulenza in Italia e
l’industria all’estero. Ho contattato
di nuovo, utilizzando gli scomodi
format on-line le ditte più note di
consulting, questa volta presso le
loro sedi italiane. Soltanto due su
circa quindici mi hanno risposto:
Accenture e McKinsey. Accenture
mi ha invitato al primo colloquio
di gruppo presso la loro sede di
Milano, promettendomi una risposta entro due settimane. Dopo
quasi un mese di silenzio li ho
contattati io e mi hanno comunicato l’esito negativo dell’incontro.
Con McKinsey ho superato, presso la sede di Roma, il test matematico e il primo colloquio; sono
stato quindi invitato a una serie di
tre colloqui con tre diversi partner
dell’azienda nella sede di Milano.
Alla fine la mia domanda non era
stata accettata.
Le due esperienze, molto diverse
l’una dall’altra, hanno avuto per me
un tratto comune. In entrambi i
casi ho avuto l’impressione di aver
sostenuto in maniera decisamente positiva i colloqui, sotto ogni
aspetto, e di essere stato scartato
senza una valida giustificazione.
La strada dell’industria all’estero,
in particolare quella tedesca, è stata più semplice e fruttuosa. I mezzi che ho utilizzato per ottenere
dei contatti sono stati numerosi:
format on-line, aziende interinali,
appositi siti per la ricerca del lavoro (monster, stepstone, jobkarriere, etc.), conoscenze personali
e di famiglia, appoggio di docenti
universitari e fiere del lavoro. Ho
incontrato difficoltà perché le
aziende tedesche richiedono al
neo laureato esperienze lavorative
presso l’industria fatte negli anni
universitari. Sono comunque stato
contattato per un incontro da tre
aziende. Ho seguito fino all’ultimo
incontro l’iter di assunzione della Bosch, sostenendo colloqui in
lingua inglese e tedesca presso la
loro sede di Buehl, in Germania.
La mia domanda non è stata accettata. Ho sostenuto un colloquio
con la Yacht, azienda di servizi ingegneristici con sede a Monaco di
Baviera. La terza opportunità mi è
stata offerta dalla consociata tedesca del gruppo americano Procter
& Gamble, che ha sede a Worms.
Dopo aver compilato e spedito un
complesso questionario, ho partecipato a un’intera giornata di
colloqui e test presso la loro sede.
L’esito è stato positivo e sono stato
assunto in qualità di “Process Engineer”. Ho un ottimo contratto
a tempo indeterminato e uno stipendio netto mensile superiore ai
2.000 Euro. Lo stipendio è decisamente buono. Mi sono inoltre stati offerti numerosi fringe benefit
quali corsi di tedesco gratuiti per
Ingegneri pisani a ruba
Multinazionale nel campo della telefonia a caccia di giovani leve
Destinazione Austin per otto
giovani neo-laureati e laureandi
della Facoltà di Ingegneria. Gli
ingegneri sono partiti per la città texana dove hanno seguito uno
stage presso la StarCore (www.
starcore-dsp.com), multinazionale statunitense nel campo di
componenti per la telefonia con
filiali in tutto il mondo. L’azienda, a caccia di giovani leve su cui
investire, ha deciso di selezionare
otto studenti pisani poiché, secondo Alex Bedarida, vicepresidente
della multinazionale ed ex-allievo
del nostro ateneo, “da un controllo
sui programmi di ricerca condotti nei dipartimenti di Ingegneria
dell’Informazione delle università
d’interesse, precisamente, quelle
dell’Europa dell’Est, della Cina
e dell’India, è risultato vincente
il Dipartimento dell’Ateneo pisano. La scelta delle risorse è ricaduta sugli studenti pisani perché
altamente qualificati e con un
6
rapporto molto equilibrato tra
preparazione e costo del lavoro”.
Antonio Prete, Presidente della
laurea specialistica in Ingegneria
informatica, ha dichiarato che
“la scelta della Starcore gratifica
e premia gli sforzi di tutti coloro
che hanno contribuito a plasmare i
profili dei nostri laureati, in modo
da assicurare loro una formazione
pronta a confrontarsi con richieste
provenienti dal mercato del lavoro
internazionale”.
StarCore ha offerto agli otto ingegneri pisani uno stage intensivo
della durata di sei mesi incentrato
sulla progettazione di DSP (Digital Signal Processor), “cervello” del
telefono cellulare, che costituisce la
specializzazione dell’Azienda. Gli
ingegneri pisani selezionati sono
stati inseriti in progetti (www.starcoredsp.com/careers/internship/
positions.shtml) relativi al disegno
di moduli IP, componenti di supporto per sistemi multimedia ed
Una cerimonia di conferimento della laurea nell’Aula Magna della Facoltà (foto Pancrazi).
in progetti di strumenti di sviluppo e di supporto ad applicazioni
multimediali, wireless, telefonia
di nuova generazione ed apparati
per reti. L’attività della StarCore
(che lavora principalmente per
Motorola, Infineon e Agere) è al
crocevia tra l’ingegneria informatica, l’ingegneria elettronica e l’ingegneria delle telecomunicazioni,
discipline dalle quali provengono
gli otto neo-laureati e laureandi
selezionati.
“La StarCore – ha aggiunto il vi-
cepresidente Bedarida - sta facendo un investimento importante:
offrirà una formazione aziendale
molto qualificata facendo in modo
che ogni stagista sia seguito da un
ingegnere esperto che garantirà
un ottimo on-job training, nonché
una completa assistenza logistica
che comprende il visto per gli Stati Uniti, il biglietto aereo, il vitto,
l’alloggio e l’uso di un auto”. Il
Preside della Facoltà, Emilio Vitale, ha dichiarato: “siamo felici di
questa opportunità, attraverso la
un anno, aiuto, anche economico,
nella ricerca dell’alloggio, possibilità di prestiti a tassi agevolati e
di investimenti nelle attività dell’azienda.
Complessivamente la mia ricerca
è durata meno di quattro mesi.
Considerato il periodo di congiuntura negativa che sta affliggendo l’intera Europa, nonché il
fatto che il processo di recruiting è
particolarmente rallentato durante la stagione estiva, ritengo questo periodo molto breve. Mi viene
spontaneo il paragone con alcuni
miei colleghi, altrettanto brillanti
negli studi, ma decisamente meno
fortunati nella ricerca di un impiego: ho sentito parlare di un’attesa
media per un neo ingegnere di
quasi un anno, per ottenere spesso
contratti a termine.
Non c’è dubbio che questo risultato sia stato raggiunto anche grazie
alla formazione internazionale e
alla buona conoscenza delle lingue straniere che ho sviluppato,
soprattutto grazie all’esperienza
che ho vissuto a Monaco di Baviera per lavorare alla tesi di laurea.
Questo mi ha aiutato inizialmente
ad avere un quadro più ampio di
quelle che potevano essere le possibilità lavorative, dal punto vista
professionale e da quello contrattuale. Sono convinto che la mia
“internazionalità” sia stata alla fine
premiante.
.
Le Immatricolazioni
aumentano
L’anno accademico 2004-2005
ha visto un aumento complessivo del 7,6% degli immatricolati nella Facoltà di Ingegneria
da valutare tuttavia alla luce
dell’attivazione dei corsi di laurea specialistica. La Facoltà di
Ingegneria di Pisa conferma la
capacità di attrazione esercitata sugli studenti che accedono
all’università e, rispetto all’anno accademico 2003-2004,
diversifica la propria offerta
su un bouquet più ampio di
corsi di laurea specialistica.
Da 1576 immatricolati dello
scorso anno accademico si passa
infatti a 1696 e i nuovi iscritti hanno potuto scegliere tra 14
nuovi corsi di laurea specialistica, premiando in particolare
i corsi di laurea in Ingegneria
elettronica (42 iscritti) e Ingegneria delle telecomunicazioni
(45 iscritti).
.
quale si attua una forma di trasferimento di tecnologie ed esperienze a doppio senso, dall’università
all’azienda e viceversa”.
.
…segue dalla prima pagina
MIT e Stanford: impressioni su due Scuole d’eccellenza statunitensi
di Michele Lanzetta
Gli studenti Usa sono più bravi
dei nostri?
Per quanto riguarda sia la didattica
che la ricerca bisogna evidenziare
la diversità di aproccio, più pragmatico del nostro. Uno dei motti
del MIT, ad esempio, è mens et
manus, insieme all’immodesto ma
vero we do things a little differently.
In Italia è praticamente vietato,
non solo ai nostri studenti, ma
anche ai docenti utilizzare macchinari, sia per numero di studenti, sia per problemi di sicurezza; la
ricerca si fa per interposta persona,
attraverso il personale tecnico.
In Usa, invece, la pratica è il punto
di partenza a tutti i livelli.
Gli studenti, con il supporto del
personale tecnico preposto, hanno
accesso illimitato alle attrezzature
disponibili, sottoposti a normative di sicurezza per noi maniacali,
ma decisamente efficaci. Vengono
stimolate le capacità di problem
solving misurandosi su casi pratici. Vengono costantemente valutati in process con progettini, in
gruppo, preparando presentazioni,
con quiz, ecc.
Noi siamo apprezzati per contributi a livello di astrazione della
problematica, comprensione dei
fenomeni, costruzione di modelli. Gli studenti delle università
in questione provengono da una
selezione di circa il 20% dei migliori studenti a livello internazionale (circa metà dall’estero). Sono
molto abili ad affrontare qualsiasi
problema pratico.
Non saprei valutare la loro capacità di astrazione, punto di forza
dei nostri studenti. Bisogna riconoscere però che anche senza l’approccio teorico, riescono brillantemente a raggiungere gli importanti
risultati tecnici e scientifici per cui
sono famosi nel mondo.
La scorsa estate è venuto alla luce
dalle abili mani di studenti ventenni trasformati in appassionati
artigiani e modellisti il primo
prototipo di un robot in grado di
arrampicarsi autonomamente in
verticale su un muro.
La forza del sistema Usa, non solo
universitario, ma anche industriale, è comunque non nel singolo,
ma nell’organizzazione del sistema stesso.
Ai nostri studenti fa invece difetto talora la capacità operativa, che
comunque riescono poi ad ottenere sul campo.
La ricerca universitaria Usa serve
alle aziende?
Riporterò un episodio. Ricordo
che nel ’96 l’Intel® telefonò al prof.
Tomasi, che mi ospitava, chiedendo se utilizzassero anche PC.
“Ah, pensavamo usaste solo Unix;
quanti siete? Bene, vi mandiamo
500 Pentium® e appena esce il
nuovo processore altri 500.” Questo avveniva in un futuristico edificio intestato a un certo William
Gates, su un lato dell’Engineering
la comunità può trovare gratuitamente di tutto, grazie all’abbondanza di risorse dei laboratori che
si rinnovano e grazie al turnover di
docenti e studenti. Tale pregevole
iniziativa è in corso di attuazione
La Stanford University: l’Oval e il Main Quad (con la Chiesa di Leland Jr.) visti da Palm Drive.
Quad, che fronteggia due edifici,
intitolati ai due ex-studenti William Hewlett e David Packard,
costruiti in seguito alla donazione
di 400 milioni di dollari. Questi
fatti testimoniano l’interesse verso la ricerca universitaria Usa da
parte delle aziende e i relativi finanziamenti rappresentano circa
presso la nostra Facoltà. È possibile comunicare la disponibilità di
materiali riutilizzabili (non inventariati) alla lista [email protected].
it e consultare la disponibilità negli archivi.
Esiste la raccomandazione per
fare carriera?
Nelle università Usa mancano
università.
Bisogna anche ricordare che molto raramente un docente svolge l’intera carriera all’interno di
una sola università e solitamente
la progressione avviene proprio
sfruttando la propria rendita di
posizione nell’università attuale
per confluire in un’altra. Ad esempio, un ricercatore di un’università
prestigiosa può scegliere di diventare professore in una università
minore a fronte di una vantaggiosa offerta economica.
Questo processo è favorito da
una cultura della mobilità professionale e geografica alquanto più
sviluppata e difficilmente trasferibile da noi. Insieme alle persone
naturalmente viaggiano le idee e
le buone pratiche e si favoriscono
le relazioni tra università.
In Usa, il tempo medio di permanenza in un’azienda o in una
città è di circa cinque anni. Senza
parlare di un fenomeno del tutto
assente da noi: la mid-life crisis,
Massachusetts Institute of Technology. L’ingresso del MIT su 77, Mass. Av.
un terzo delle entrate. La ricerca
di base è finanziata con denaro
pubblico, ma per il tramite di enti
legati alle Forze Armate o la Nasa,
che operano un controllo puntuale
sul ritorno degli investimenti.
Hanno solo tanti soldi o anche
buone idee?
L’apertura mentale è un elemento
fondamentale del successo. Si nota
una tolleranza verso la diversità,
tipica di una cultura multirazziale,
assenza di preclusioni.
Nella ricerca, tutto è possibile e si
può provare. Vige la gerarchia delle buone idee, da qualunque parte
provengano.
Nonostante in Usa prevalga la
cultura dello spreco, al MIT esiste
una mailing list denominata reuse
– don’t throw it away, reuse it in cui
molte delle logiche perverse nella
gestione delle risorse interne e altre piaghe che possono derivare da
delicati equilibri tra gruppi.
Nel reclutamento di nuovi docenti, le politiche vengono decise da
un Consiglio di Amministrazione
rispondendo alla semplice e lineare logica del ritorno economico o
di prestigio.
Il principale parametro di valutazione è la rinomanza a livello
internazionale e/o capacità di acquisire fondi, non necessariamente
entrambe. Un docente di Stanford
deve essere una star in the world.
Questo permette al MIT o a
Stanford di avere oggi tra i propri
ranghi circa venti vincitori di premi Nobel, non necessariamente
conseguiti all’interno delle stesse
per cui a quaranta – cinquant’anni si cambia radicalmente lavoro
(e moglie/marito). Da noi sarebbe
impensabile un’ ex-casalinga che
diventa insegnante, un giornalista
che diventa professore universitario o un commerciante che diventa ricercatore.
In Usa c’è un grande business universitario sulla formazione continua e a distanza per favorire effettive riconversioni e reinserimenti.
Il patrimonio d’informazioni provenienti dal mercato attraverso la
frequenza di studenti maturi ha
un valore inestimabile per il miglioramento della qualità nella
didattica.
Com’è il rapporto docente-studente?
L’informalità è un punto fonda-
mentale della cultura Usa: riporterò brevemente un pomeriggio del
tutto normale. Lo studente arriva
in bicicletta al laboratorio per il
meeting delle 12:00. Si porta un
aromatico cestino comprato dal
fast-food messicano e consuma
rumorosamente il pranzo insieme
ai colleghi, magari in videoconferenza su un progetto. Racconta i
propri risultati, viene ricoperto di
complimenti e buoni consigli dal
docente e dai colleghi. Fa il suo
lavoro o va a lezione, poi tira due
palle al canestro nel cortile con il
professore. Finita la giornata di
lavoro, riparte in monopattino per
andare alla partita di pallavolo. La
sera dopo cena ritorna con i pattini in linea per rivedere un paio di
cose e consuma una pizza ordinata
in laboratorio.
È meglio il MIT o Stanford?
Sono entrambi templi dell’ingegneria, ma su temi complementari. Pur essendo entrambe eccellenti hanno molte diversità di
vario tipo. Considerata l’elevata
specializzazione dei laboratori, in
entrambe sono presenti competenze uniche in vari settori. L’elevata specializzazione di molti laboratori mi sembra uno dei punti
di forza del sistema, che permette
una focalizzazione dei risultati e
una chiara visibilità per le aziende.
Molti studenti svolgono la laurea
di primo livello (undergraduate) in
una università e quella di secondo livello o un master/dottorato
(graduate students) nell’altra. Dicono che al MIT siano più stretti
di voti. La mia impressione è che
si lavori un po’ meno a Stanford.
Il livello di attività comunque
non è certamente al nostro, a parte qualche stacanovista di turno.
Infatti, la qualità dei risultati non
necessariamente deriva dal maggiore lavoro. Proviene piuttosto
da un’accurata selezione dei temi,
da un’organizzazione efficiente, da
un elevato livello di collaborazione, dall’interdisciplinarietà degli
approcci, dall’elevata motivazione,
elementi tutti molto più presenti
in Usa.
Dove si vive meglio? Ci andresti
a lavorare in Usa?
Tutti noi, anche senza volere, siamo continuamente circondati da
informazioni, prodotti e tecnologie di provenienza Usa, che tendono a fornirene un’immagine molto
attraente. Tuttavia, ci sono alcuni
elementi del modo di vita che ritengo troppo lontani dalle nostre
abitudini e dal nostro modo di
pensare, come l’importanza della
cultura e della storia, i valori familiari e dell’amicizia, l’organizzazione sociale e, last but not least,
i piaceri della tavola.
.
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Ricordi di una vita nella stanza accanto a Piero Vigni
di Marino Mazzini
Le nostre vite hanno cominciato
a intrecciarsi nel 1960 quando ci
siamo incontrati alla Scuola Superiore “A. Pacinotti”, lui allievo
al II anno di Ing. Meccanica (era
nato a Siena il 26.11.1939), ed io
matricola in Ing. Nucleare. Ma ci
si era persi subito di vista, dato
che l’anno dopo Piero era uscito
dal “Pacinotti”, non so per quali
motivi.
La vera data di nascita della nostra
amicizia può essere considerata il
20 febbraio 1965 quando entrambi
ci siamo laureati avendo gli stessi
relatori, Proff. Lucio Lazzarino e
Bruno Guerrini, lui in Ing. Meccanica discutendo la tesi sperimentale “Indagine fototermoelastica di
piastre forate”, io in Ing. Nucleare
con una tesi sperimentale sul “fouling” di cuscinetti a sfere da usare
nel reattore nucleare ROVI, refrigerato con liquido organico.
Iniziarono subito due carriere
universitarie quasi parallele: Piero
presso l’Istituto di Meccanica Applicata e Costruzioni di Macchine,
con la nomina il 1/3/1965 ad assistente incaricato alla cattedra di
Costruzioni di Macchine dell’Università di Pisa, io presso l’Istituto
di Impianti Nucleari, nominato
nello stesso giorno Assistente Volontario di Sicurezza e Protezione
negli Impianti Nucleari.
I successivi passaggi classici di Piero furono: assistente di ruolo alla
Cattedra di Meccanica Applicata
alle Macchine dell’Università di
Pisa dal 1966 al 1982, professore
incaricato stabilizzato di “Meccanica Applicata alle Macchine”
per il corso di laurea in Ingegneria
Chimica dal 1972 al 1982, professore associato nella stessa materia
dal 1982 al 1987.
In quegli anni per quanto concerne
la didattica io facevo un percorso
analogo nel settore della sicurezza
nucleare e radioprotezione.
I due Istituti citati erano entrambi
diretti dal Prof. Lucio Lazzarino,
che, d’accordo con i rispettivi Aiuti Prof. Marini e Guerrini, a partire
dal 1967 promosse una stretta collaborazione con l’allora Divisione
Sicurezza e Controlli del Comitato
Nazionale per l’Energia Nucleare
(CNEN), diretta dall’Ing. Enzo
Iansiti, per lo svolgimento di estesi programmi di ricerca nel settore della sicurezza nucleare. Quasi
tutto il personale dei due Istituti
prese parte a questi programmi di
ricerca, che, con finanziamenti del
CNEN, furono sviluppati per oltre
15 anni, con la nascita del Laboratorio Scalbatraio, vicino a Tirrenia
nella Tenuta Universitaria di Tombolo. Nei primi anni, io mi occupai
dello “PSICO 10”, un modello del
sistema di contenimento di reat-
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tori nucleari refrigerati ad acqua
(LWR), passando poi a metà degli
anni 70 allo studio teorico-sperimentale del funzionamento di
sistemi di contenimento a soppressione di pressione, adottati in
reattori nucleari refrigerati con acqua bollente (BWR). Nel frattempo Piero conduceva un’altra ricerca sperimentale sull’efflusso rapido
del refrigerante (acqua satura ad
alta temperatura e pressione) dal
nal Standard Problems” promossi
dal Committee for the Safety of
Nuclear Installations-CSNI per
l’analisi di transitori termoidraulici nel circuito primario e nel
contenimento di LWR), Comunità Europea (programma LOBI
del CCR di Ispra), International
Atomic Energy Agency dell’ONU,
ecc. Fu anche realizzata al Laboratorio Scalbatraio l’apparecchiatura
PIPER-ONE, un simulatore di
Piero Vigni
circuito primario degli stessi tipi
di reattore. Contemporaneamente
il Prof. Cerullo e Francesco Oriolo avevano portato avanti studi e
ricerche sui codici di calcolo con
cui si cercava di simulare la termoidraulica nel circuito primario
e nel sistema di contenimento di
LWR in caso di incidente.
Una svolta nella nostra vita universitaria si ebbe alla fine del
1978, quando di ritorno da un
Congresso Internazionale a Bruxelles, Piero, Francesco Oriolo ed
io decidemmo di confluire in un
unico gruppo di ricerca di Termoidraulica dei LWR, con l’obiettivo
di mettere a punto un sistema di
modelli, in grado di analizzare tutto il transitorio termoidraulico in
caso di incidente. Fu anche individuata la ripartizione dei compiti
fra me (gestione generale e aspetti
sperimentali), Piero (aspetti teorici) e Francesco Oriolo (problemi
computazionali, messa a punto e
gestione degli strumenti di calcolo). Tale modellistica, in parte
sviluppata in modo originale, in
parte ricevuta dagli USA, doveva
essere validata sperimentalmente e
supportata da conoscenze di base
adeguate.
L’accordo esplicò pienamente i
suoi effetti negli anni 80, con la
partecipazione a importanti programmi di ricerca internazionale,
in ambito OECD (“Internatio-
incidenti di perdita di refrigerante
da rotture piccole e intermedie in
BWR, relativamente complessa
per la scala universitaria. I simulatori di LWR a piena pressione ed
altezza realizzati in tutto il mondo
sono oggi poco più di una decina,
quasi tutti gestiti nell’ambito di
grandi centri di ricerca nazionali
o internazionali (LOBI al CCR di
Ispra, Semiscale e LOFT in USA,
ROSA III in Giappone, ecc.); in
laboratori universitari, oltre al PIPER-ONE, è stato gestito solo un
simulatore di PWR all’Università
dell’Oregon.
La diversità dei settori di svolgimento dell’attività didattica e delle
principali attività di ricerca fece sì
che solo nel 1987 Piero, vincitore
di concorso per professori universitari di ruolo di Ia fascia per il
gruppo di discipline n. 368 (prima
disciplina del gruppo “Analisi degli incidenti nucleari”), fosse chiamato dalla Facoltà di Ingegneria
dell’Università di Bari a ricoprire
la cattedra di “Centrali Termiche
e Nucleari”. Qui rimase 3 anni
mantenendo però i contatti con
l’Università di Pisa. Continuò le
proprie ricerche in tale sede e svolse per supplenza il corso di “Termofluidodinamica negli Impianti
Nucleari”. Il famoso referendum
“nucleare” del 1987 aveva però
fatto cambiare la situazione anche
all’Università di Pisa e quindi nel
1990 Piero Vigni fu richiamato a
casa, a coprire la cattedra di Meccanica Applicata alle Macchine
nella Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa. Per fare ciò
si tenne conto sia dell’attività di
insegnamento della Meccanica
Applicata alle Macchine, svolto
per quindici anni con ottimi risultati nella stessa Facoltà, sia della
produzione scientifica, che, nel
vastissimo campo di argomenti di
ricerca nel settore degli Impianti
Nucleari, al di là di risultati applicativi specifici, per l’impostazione di base e per le metodologie
adottate nello svolgimento della
ricerca, mostravano una notevole affinità tra tale settore e quello
della Meccanica Applicata alle
Macchine.
La produzione scientifica di Piero
Vigni, documentata in un centinaio di lavori, nella maggior parte
pubblicati su importanti riviste e
su Atti di Congressi nazionali ed
internazionali, riflette la storia delineata in precedenza e riguarda
interessanti problemi nei settori
della Termofluidodinamica negli
Impianti Nucleari, della Meccanica Applicata e delle Costruzioni
di Macchine.
Sono in particolare da citare le
ricerche nel settore della termofluidodinamica, quali lo studio di
problemi di similitudine, di problemi di base degli efflussi di miscele acqua-vapore e di problemi
di interazioni fluido-meccaniche
su componenti di strutture industriali. Di particolare rilievo sono
anche più recenti lavori su fenomeni vibratori in gusci sferici e
cilindrici, in presenza di azioni
fluidodinamiche, nei quali sono
stati affrontati e brillantemente
superati non facili problemi teorici di meccanica non lineare e non
semplici problemi sperimentali.
Infine, nell’ultimo periodo Piero si è dedicato allo studio degli
aspetti dinamici dei sistemi meccanici caratterizzati dalla presenza
di termini non lineari nelle equazioni del moto (comportamento
delle palette di una turbina in presenza di smorzamento con attrito
coulombiano, sintesi di cuscinetti
radiali fluidodinamici e di cuscinetti magnetici). Lo studio di tali
sistemi ha richiesto lo sviluppo e
l’applicazione di un metodo di riduzione modale in grado di essere
applicato anche a sistemi con forzante esterna, nonché l’utilizzo di
tecniche basate su algoritmi genetici. Parallelamente Piero ha collaborato e stimolato a continuare la
ricerca nel settore del Pressurized
Thermal Shock, consentendo di
raggiungere elevati livelli anche
in questo filone di attività, al quale
attualmente collaborano diversi
giovani ingegneri (tra i quali Davide, mio figlio), che manterranno
imperitura memoria di Piero.
Piero Vigni ha lasciato un vuoto
incolmabile nell’attuale Dipartimento di Ingegneria Meccanica,
Nucleare e della Produzione in
cui dal 1980 sono confluiti i due
Istituti in cui iniziammo la nostra carriera universitaria, non
solo e non tanto come docente e
come ricercatore (altri più o meno
degnamente porteranno avanti
il lavoro che lui faceva), quanto come uomo e, personalmente,
come amico carissimo, il migliore
che io abbia avuto, in particolare
negli ultimi decenni. Ci manca il
suo equilibrio, la sua bontà, la sua
fedeltà ed il suo sostegno a quelle
idee, ispiratrici di una vita spesa
per raggiungere l’obiettivo di una
Scuola di Ingegneria Nucleare di
livello internazionale, che hanno
guidato tutta la nostra attività. In
una parola ci manca un gentiluomo, nel senso letterale e più profondo del termine, su cui si poteva
sempre contare.
.
Notizie dei soci e della Facoltà
• L’ingegnere Massimo Lucchesini è
stato nominato Direttore generale
di Aermacchi dal Cda di Finmec-
canica. A lui le congratulazioni più
fervide dell’Associazione e della
Facoltà di Ingegneria di Pisa.
• Dopo il lungo blocco delle assunzioni durato dal 2003 a tutto il
2004, con l’inizio del 2005 hanno
preso servizio i seguenti Professori
e Ricercatori:
· Prese di servizio in data 30.12.04
I Fascia: Bonaccorsi Andrea,
Marchisio Mario, Mauri Roberto,
Vitolo Sandra.
II Fascia: Basso Giovanni,
Fanucci Luca, Franco Alessandro,
Karwacka Ewa Jolanta, Leporini
Dino, Paci Sandro, Rovai
Massimo.
· Prese di servizio in data 1.1.05
II Fascia: Caroti Gabriella,
Cascone Maria Grazia, Croatto
Giorgio, D’Errico Francesco,
Lanzetta Michele, Mingozzi
Enzo.
Ricercatori: Martorella Marco,
Procissi Gregorio, Barsanti
Michele.
· Presa di servizio in data 1.02.05
II Fascia: Di Pascoli Stefano
• Ha lasciato la Facoltà il Prof. Luca
Ciardelli, vincitore di un posto di
seconda fascia al Politecnico di
Torino.
• Il 14 febbraio 2005 sono stati in-
signiti dell’Ordine del Cherubino
della Università di Pisa, i Pro-
fessori Giulio Mattei, Ordinario
di Meccanica Razionale, e Aldo
D’Andrea, Ordinario di Comunicazioni Elettriche.