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Attrezzatura.
Per riprodurre con successo B. splendens consigliamo vivamente di ricorrere all’utilizzo di una vasca dedicata.
Questa vasca dovrà essere di almeno 15-20 litri, questo perché il rituale d’accoppiamento in alcuni casi può essere piuttosto violento, soprattutto da parte del maschio, e
una vasca di piccole dimensioni impedirebbe alla femmine di scappare. Per lo stesso discorso dobbiamo allestire la vasca con diversi nascondigli e potature di piante. Le potature serviranno anche a far sì che in vasca si formino gli infusori, ovvero piccoli
organismi acquatici che sfameranno i piccoli Betta dopo la nascita.
Da evitare anche l’inserimento di ghiaia sul fondo, per due motivi: innanzitutto perché
rende più difficoltoso per il maschio il recupero delle uova che potrebbero nascondersi
tra la ghiaia; il secondo motivo è di ordine igienico: una vasca senza fondo è molto più
semplice da pulire.
Riproduttori e preparazione.
Requisito fondamentale per portare a termine con successo una riproduzione è avere una buona coppia riproduttrice. Oltre al fattore puramente estetico, che dipende sia dagli scopi
dell’allevamento, sia dal gusto dell’allevatore, dobbiamo accertarci che i due riproduttori siano in buona salute, mangino voracemente e siano attivi in vasca.
Una volta scelta la coppia procederemo con la “preparazione”, ovvero un procedimento
di alcuni giorni che ha lo scopo di invogliare i riproduttori all’accoppiamento.
Inserire la femmina, da sola, nella vasca di riproduzione (in questo modo si familiarizzerà col nuovo ambiente). Il maschio può essere tenuto nella sua vasca, in isolamento
totale da altri pesci.
La “preparazione”, della durata solitamente di una settimana, consiste in una alimentazione ricca di proteine e grassi e in un innalzamento graduale della temperatura.
Quindi, partendo dalla temperatura di allevamento, innalziamo di 1°C ogni uno o due
giorni fino ad arrivare a 29-30°C.
In questi giorni alimentiamo i nostri Betta con larve di chironomus, artemie, tubifex, preferibilmente vivi o congelati.
Alla fine di questa settimana, la femmina dovrà presentarsi con il ventre ben gonfio
(lontano dai pasti) e l’ovopositore evidente.
Post accoppiamento.
A questo punto evitiamo il più possibile
di disturbare il maschio che si prenderà cura del nido di bolle e delle uova prima, degli
avannotti poi.
Si consiglia di lasciare una piccola luce accesa anche di notte, questo permetterà al maschio di assistere il nido e la prole anche di notte.
La cosa che più vi lascerà impressionati è la cura che il maschio dedica alla sua prole,
giorno e notte, rifiutandosi persino di mangiare.
Le uova generalmente schiudono in 36-48 ore. In queste ore il maschio avrà premura di
mangiare le uova non fecondate che ammuffiscono, evitando così di far ammuffire anche
le altre e, una volta schiuse le uova, di riportare nel nido le larve che “cadranno” sul fondo.
Infatti nei primi 2-4 giorni di vita, le larve o avannotti non del tutto formati, appesantiti
dal sacco vitellino non saranno in grado di nuotare. Passato questo periodo, gli avannotti
acquistano la capacità di nuotare (fase del nuoto orizzontale): è questo il momento di rimuovere anche il maschio e rimetterlo nella propria vasca (solitamente i maschi dopo essere stati separati dalla prole appaiono molto “depressi”, dobbiamo quindi assicurargli una
buona alimentazione, anche per permettergli di recuperare le energie spese per l’accoppiamento e per la cura del nido).
Cura degli avannotti.
Nei primi 3-5 giorni di vita, dopo l’assorbimento del sacco vitellino, gli avannotti saranno ancora piccoli per nutrirsi con i naupli di Artemia salina, dobbiamo quindi fornire loro anguillule dell’aceto o microworms,
sufficientemente piccoli per essere mangiati.
Le varie soluzioni in polvere in commercio possono andare bene anche se spesso non vengono accettate dai piccoli Betta e hanno lo svantaggio di inquinare molto l’acqua.
Dopo questa fase, possiamo iniziare con la somministrazione di naupli di artemia che rimarranno l’alimento principale fino circa al primo mese di vita. A questo punto gli avannotti inizieranno ad accettare anche granulato finissimo.
Si raccomanda di non esagerare mai con le somministrazioni di cibo, per non incorrere
in problemi intestinali o di vescica natatoria.
Di fondamentale importanza è di tenere sempre molto pulita l’acqua della vasca, mediante continui e regolari cambi con pulizia del fondo, dove si accumulano residui di cibo
ed escrementi.
Buona qualità dell’acqua e ottima alimentazione, sono i segreti per crescere dei Betta sani
e forti!
Dopo il secondo mese di vita, potremo iniziare ad isolare i maschi, mentre sarebbe buona
norma tenere le femmine tutte insieme in una grande vasca.
Gallery
Accoppiamento.
Terminata la preparazione dobbiamo preoccuparci di isolare la femmina all’interno della vasca di riproduzione, a questo scopo
può essere utile un divisorio che permetta alla coppia di potersi vedere, senza entrare in contatto fisico. Isolata la femmina introduciamo in vasca il maschio, preferibilmente fornendogli un supporto per la costruzione del nido (piante galleggianti o
un pezzo di polistirolo).
Se abbiamo preparato come si deve i nostri riproduttori, la femmina, già dai primi contatti visivi, mostrerà delle bande verticali chiare sul proprio corpo (segno di sottomissione e disponibilità all’accoppiamento).
Lasciamo la nostra coppia in questo stato per uno o due giorni; poi la sera, una volta spente
le luci, liberiamo la femmina (l’assenza di luce diminuisce la possibilità di aggressioni).
La mattina seguente, dopo l’accensione delle luci potremo assistere al meraviglioso rituale e al conseguente accoppiamento.
Una volta terminato (può durare anche diverse ore), il maschio inizierà a prendersi cura
del nido e scacciare, anche violentemente, la femmina ogni volta che la vedrà: è il momento di prelevare delicatamente la femmina e rimetterla nella propria vasca (controllando se presenta ferite gravi conseguenti all’accoppiamento).
Associazione Italiana Betta
www.aibetta.it
www.ambettasplendens.altervista.org
Betta Splendens
Testi:
Roberto Silverii
Eugenio Fornasiero
Massimo Butera
Grafica:
Pierluigi Guerrucci
Introduzione
Betta splendens è una specie endemica di Thailandia, Cambogia, Malesia e in genere dell’Asia sud-orientale dove popola le vaste risaie, gli stagni e le zone paludose alluvionali. Le
cure parentali del maschio, il suo nido di schiuma, i rituali di accoppiamento nella loro straordinaria manifestazione di potenza e bellezza rendono questo pesce particolarmente affascinante. In origine il suo nome lingua giavanese “wader Bettah” significa “combattente”
poiché i maschi hanno un’indole aggressiva e ingaggiano dei combattimenti per il territorio che spesso si protraggono fino alla fuga di uno dei due contendenti. Inizialmente questi pesci sono stati allevati dall’uomo per le scommesse legate ai combattimenti. In tempi
moderni questa usanza barbara si sta perdendo e l’insorgenza di mutazioni spontanee ha
spinto alcuni allevatori a selezionare questi pesci con fini essenzialmente estetici.
Dieta e allevamento
Vasca.
La vasca per un maschio di B.
splendens deve essere di almeno 10 l netti. Se vogliamo tenere un maschio insieme con una o più
femmine, considerata l’indole aggressiva dei Betta,
sarà necessario mettere a loro disposizione una
vasca di almeno 40-50 l, con vari nascondigli per
permettere alle femmine di sfuggire alle frequenti
incursioni del maschio. Sono da preferire acquari
che si sviluppino prevalentemente in lunghezza e
larghezza poiché i Betta abitano corsi d’acqua e risaie in cui la colonna d’acqua è piuttosto bassa.
È molto importante che la vasca sia fornita di coperchio, perché i Betta sono ottimi saltatori e perché il coperchio permette all’aria sovrastante il
pelo dell’acqua di mantenere temperatura e una umidità costanti. Questo è di fondamentale importanza perché i Betta hanno un organo speciale, detto labirinto, che permette loro di respirare anche l'aria atmosferica. Una differenza di temperatura notevole
tra acqua ed aria può portare a malattie di tale organo.
È consigliabile che la vasca sia fornita di un buon filtro biologico e che sia stata avviata correttamente. Un acquario andrebbe lasciato maturare senza fauna per almeno una ventina
di giorni per permettere la colonizzazione del filtro e della vasca da parte dei batteri responsabili del filtraggio dell’acqua. I materiali filtranti vanno posizionati nel seguente ordine
rispetto al flusso dell’acqua: filtraggio meccanico (spugna, lana di perlon o materiali affini),
biologico (cannolicchi, bioball o simili), chimico (eventuale torba, carbone attivo – solo per
eliminare sostanza indesiderate dall’acquario o in seguito a trattamenti con medicinali). I
Betta non amano correnti troppo forti, quindi se è possibile si consiglia di evitarle.
L’illuminazione da adottare dipenderà delle piante presenti in vasca, anche se i Betta preferiscono una luce tenue.
Allestimento.
Questo aspetto viene troppo spesso trascurato. Il fondo
deve essere preferibilmente a grana medio-piccola, di colore scuro (i colori chiari riflettono molto la luce che come si è detto i B. splendens non amano particolarmente). Fondamentale la presenza di piante: tra le meno esigenti consigliamo Anubias sp.,
Microsorum sp., muschio di giava. Le piante galleggianti sono particolarmente apprezzate da tutti gli Anabantidi, sia perché schermano la luce ma soprattutto perché costituiscono un supporto per la costruzione del tipico nido di bolle. Tra le specie più
comunemente reperibili in commercio e semplici da mantenere in vasca troviamo: Riccia fluitans, Salvinia natans, Limnobium laevigatum e Lemna.
Acqua.
La qualità dell’acqua è fondamentale per la salute dei nostri beniamini
pesci. B. splendens è una specie abbastanza resistente ma è tassativo che:
• Il pH sia neutro o leggermente acido (6,5 < pH < 7,5)
• L’ammoniaca, lo ione ammonio e i nitriti (NH3, NH4, NO2 ) siano quasi assenti (<0.1 mg/l)
• I nitrati (NO3 ) siano molto contenuti (< 30 mg/l)
• La temperatura sia compresa tra i 24 e i 27°C, ovviamente costanti lungo tutto l’arco della
• giornata
Compatibilità.
È chiaramente da evitare la convivenza tra due o più
maschi nella stessa vasca. Per aggiungere altri eventuali inquilini si consigliano pesci
dalle stesse zone di provenienza di B. splendens, in particolare piccoli ciprinidi tropicali,
come Rasbora sp., Danio sp., Barbus pentazona e Barbus titteya (meglio se in vasche di
grandi dimensioni), da evitare assolutamente i Barbus tetrazona, che attaccano di continuo i Betta. Altri pesci da evitare assolutamente sono i guppy, in quanto verrebbero attaccati di continuo dai maschi di Betta, che li scambiano (a causa delle loro pinne molto
sviluppate) per maschi della loro stessa specie.
È possibile anche la convivenza con invertebrati come Pomacea sp., Neritina zebra e Caridina
japonica. Le specie di Neocaridina possono convivere solo con Betta di piccole dimensioni.
È importante inserire in vasca il Betta per ultimo, dopo gli altri coinquilini, in modo che
non si appropri eccessivamente del territorio e che non consideri gli altri pesci come intrusi da scacciare.
Una serena convivenza dipenderà dal carattere del vostro Betta. Chi li ha già allevati sa
bene come possano esserci pesci estremamente timidi e pacifici ed altri invece aggressivi e spavaldi… d’altronde è anche questo il bello dei nostri amici Betta!
Alimentazione.
In natura i Betta sono quasi esclusivamente carnivori
e si nutrono di piccoli insetti, larve, crostacei, molluschi e piccoli pesci. In cattività sarà
necessario fornire loro un’alimentazione che si avvicini il più possibile a quella naturale.
In commercio e tramite appassionati oggi non è difficile procurarsi delle colture di “cibo
vivo” quali tubifex, dafnie, artemie, enchitrei che faranno la felicità del vostro Betta. Esistono anche molte soluzioni più semplici come:
• Mangimi in granuli. Da preferire quelli con un contenuto proteico dal 40 al 55%. Sono
da evitare i mangimi di origine vegetale e quelli in scaglie, in quanto possono causare problemi intestinali;
• Mangimi liofilizzati: le specie che abbiamo prima classificato come “cibo vivo” sono reperibili quasi tutte in commercio in forma liofilizzata;
• Mangimi surgelati: sono quanto di più vicino ci sia al cibo vivo. Rappresentano sicuramente il prodotto d’elezione per specie selvatiche che spesso faticano a mangiare i cibi
prodotti industrialmente.
Le due regole fondamentali che devono vigere nell’alimentazione dei nostri pesci sono
quella del “poco e spesso” (si raccomandano infatti 2-3 somministrazioni di mangime al
giorno, in quantità ridotta, favorendo così una digestione più naturale – in natura i pesci
mangiano sì durante tutto l’arco della giornata, ma in quantità esigua) e quella del variare il più possibile l’alimentazione.
All'alimentazione di base, costituita da 2-3 tipi diversi di buon granulare, possiamo alternare 3-4 volte a settimana del cibo vivo (o in alternativa surgelato o liofilizzato). È
buona norma anche somministrare una volta a settimana un po’ di pisello bollito e sbucciato, che ha un’azione anticostipativa. Stessa azione si può avere anche lasciando i nostri pesci a digiuno per un giorno (il digiuno aumenta la motilità intestinale).
Forme, colori e genetica
CLASSICI:
• Pinne a velo: pesci classici che si possono trovare nei
negozi con lunghe e strette pinne caudali;
• Half Moon (HM): pesci con pinne caudali lunghe quanto
il corpo e che presentano un ampio peduncolo caudale e
un’ apertura di 180° (da qui il nome “mezzaluna”). Idealmente quando sono ben bilanciati il loro profilo dovrebbe
poter essere inscritto in un cerchio;
• Crown Tail (CT): pesci con i raggi che protrudono del
50% della loro lunghezza dalle pinne. L’effetto creato dai
raggi che si estendono oltre la pinna è quello di una corona, da cui il nome “crown”.
• Double Tail (DT): pesci con la pinna caudale divisa in
due lobi e una ventralizzazione della pinna dorsale che risulta molto più grande.
PLAKAT (PK):
• Tradizionali: pesci che corrispondono alla varietà classica a velo ma con pinne corte, tradizionalmente utilizzati
per i combattimenti in Thailandia;
• Asimmetrici: pesci che associano le caratteristiche di
forza dei plakat tradizionali con la bellezza degli HM e con
l’apertura della caudale di 180°;
• Simmetrici: evoluzione dei plakat asimmetrici con pinna
dorsale più ampia e pinna anale più corta. L’apparenza di
questi pesci è complessivamente più bilanciata.
• Altre forme: le mutazioni crown tail e double tail possono essere associate alla forza dei plakat con risultati a
volte molto interessanti.
Forme.
I Betta si possono dividere in due grandi classi: quelli con maschi a pinna lunga e quelli con maschi a
pinna corta (anche detti plakat). Le femmine in entrambi i casi presentano un pinnaggio più corto dei rispettivi maschi.
Halfmoon (HM)
Crown Tail (CT)
Colori.
I colori possono essere divisi in due principali
categorie, quelli iridescenti (che comprendono blu, turchese,
rame e bianco iridescente) e quelli non iridescenti (che includono rosso, giallo, arancione e nero). La pigmentazione di
base può essere scura, bianca o trasparente. Il gene albino
non è vitale nei Betta. Rispetto alla colorazione di base dei
Double Tail (DT)
pesci, gli effetti dei colori che vengono abbinati possono essere
molto diversi. Ad esempio il giallo in pesci chiari è estremamente vivace, mentre in pesci scuri risulta spento, tendente al
marrone. Il colore inoltre può essere distribuito in modo uniforme (“solid”) oppure a macchie (“marble”). Esistono anche
pattern definiti di distribuzione come il “cambodian” (corpo
chiaro e pinne colorate), il “butterfly” (estremità delle pinne
bianche), il “dragon” (corpo bianco iridescente e pinne colorate) e numerose combinazioni bicolori tra colori metallici e Halfmoon Plakat (HMPK)
non come ad esempio il “mustard gas” (giallo con corpo blu).
Pillole di genetica.
I Betta che vengono allevati dagli appassionati
hanno raggiunto in tempi moderni una incredibile varietà di forme e di colori. L’allevamento e
la selezione sono volte al miglioramento delle
caratteristiche spontanee di questi bellissimi
pesci. Le principali tipologie saranno brevemente descritte.
Pinne a velo (VT)
Tutti i caratteri precedentemente enunciati presentano una regolazione genetica. I geni possono avere un effetto semplice e diretto sulle
forme e i colori dei Betta (caratteri monofattoriali) oppure avere effetti più difficili da prevedere richiedendo l’azione combinata di più geni. Tutti i geni, tranne alcuni di quelli codificati dai cromosomi sessuali vengono ereditati in coppie. I geni che causano un effetto visibile
in una singola copia (eterozigosi) vengono detti dominanti mentre quelli che richiedono due
coppie (omozigosi) vengono detti recessivi. Il tratto a pinna lunga ad esempio è dominante
su quello a pinna corta (plakat).Quindi dall’incrocio di un plakat con un Betta a pinna lunga
la prima generazione (detta anche F1) presenterà solo pesci a pinne lunghe. Anche il tratto
a coda doppia è recessivo anche se in eterozigosi ha l’effetto di aumentare l’ampiezza della
pinna dorsale. Il gene Crown Tail è un esempio di codominanza. Infatti incrociano pesci
Crown Tail con pesci normali si ottengono pesci con estensioni dei raggi intermedie dette
anche a pettine (comb tail). La determinazione della caratteristica HM è invece un esempio
di carattere multifattoriale e non viene determinato in modo diretto da un solo gene. Tra i
colori invece, ad esempio, il rosso è dominante sul giallo mentre il blu metallico e il turchese
se vengono incrociati danno origine ad un colore intermedio detto “royal blue”.

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