I pentiti: così uccisero Artino sotto casa

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I pentiti: così uccisero Artino sotto casa
Giornale di Sicilia 11 Luglio 2013
I pentiti: così uccisero Artino sotto casa
I nuovi assetti della famiglia mafiosa barcellonese e le attività dei suoi affiliati
ricostruite attraverso l'operazione "Gotha 4", derivano anche dalle dichiarazioni dei
collaboratori di giustizia. Il più recente è Salvatore Campisi, che a luglio 2012
decide di avviare una collaborazione coni magistrati raccontato diverse vicende, tra
queste anche l'omicidio di Ignazio Artino, ucciso a Mazzarrà S. Andrea nel 2011 e
i falliti attentati a Carmelo Giambò. È proprio Campisi a rivelare i retroscena dei
due tentativi di omicidio ai danni di Carmelo Giambò e dell' omicidio di Ignazio
Artino ucciso il 12 aprile 2011 a Mazzarrà Sant' Andrea. Ad agire due persone armate di fucile che sorpresero Artino sotto casa. Secondo gli investigatori l'omicidio
rappresentata un momento di passaggio nell' evoluzione dell'associazione mafiosa
barcellonese perché finalizzato ad occupare una spazio da parte delle "nuove leve"
nel territorio di Terme Vigliatore e Mazzarrà S. Andrea. Fin dall'inizio gli
investigatori capiscono che l'omicidio ha "una portata strategica" anche perché
proprio in quel periodo iniziano le collaborazioni di Carmelo Bisognano e Santo
Gullo. L'omicidio sarebbe stato compiuto da Campisi con la collaborazione di
Carmelo Maio detto "spillo". Parlando con i magistrati Campisi aveva ammesso di
aver creato un suo gruppo e di aspirare diventare reggente ma a Mazzarrà c'era
Artino e per quanto riguarda Terme Vigliatore avrebbe incontrato la resistenza di
Giambò. Da qui la decisione di eliminarlo. L'agguato nei suoi confronti falli mentre
andò in porto quello ai danni di Artino. Campisi ha raccontato delle sue velleità a
diventare rappresentante di quel territorio ma dietro l'omicidio ci sarebbe anche la
mancata consegna tempestiva di una somma di denaro provento di estorsione che
non arrivò subito ad Artino. Scrive il gip: "Che questi, cioè, ormai da tempo incapace di tenere a freno l'ambizione di affermarsi in seno al consorzio criminale
barcellonese, abbia deciso di rompere ogni indugio ed abbia così deliberato l'omicidio del più autorevole sodale in quanto ben consapevole delle gravi mancanze delle
quali si era macchiato (e/o temendo una reazione violenta ai suoi danni) è opzione
ricostruttiva che non tollera alcuna seria confutazione".
E poi prosegue: "Per un intraneo ad un sodalizio non è di certo disonorevole
commettere anche il più turpe dei delitti; infamante (e meritevole del più severo
biasimo) è, seminai, violare le rigide regole che la congrega detta per i suoi
accoliti. Per un giovane che nel "mito" del vivere mafioso era, per sua stessa
ammissione, cresciuto. Ammettere di aver trasgredito ad essere è apparso, di certo,
compito improbo, di certo più ostico che confessare la commissione di gravissimi
delitti". Una certa instabilità degli equilibri criminali emerge anche da altre vicende
ed in questo ambito gli investigatori collocano gli omicidi più recenti come quello
di Giovanni Isgrò considerato vicino a Giovanni Perdichizzi, prima ed a Lorenzo
Mazzù, dopo, e dello stesso Perdicchizzi. Quest'ultimo si sarebbe rivelato
inaffidabile per la mancata consegna dei proventi delle estorsioni nella cassa
comune dell'associazione mafiosa. Le indagini avviate subito dopo il suo omicidio
permisero di scoprire che sulla scena del delitto era presente Salvatore Cuttone,
amico di Perdichizzi. Cuttone, pochi giorni dopo il delitto, decise di collaborare
con i magistrati. Proprio Cuttone ha permesso di recuperare armi e munizioni
nascoste in un suo terreno in località Acquaficara a Barcellona.
Letizia Barbera
EMEROTECA ASSOCIAZIONE MESSINESE ANTIUSURA ONLUS