Saranno famosi (6)
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Saranno famosi (6)
Fuori programma: Saranno famosi (6) Prosegue, ormai avviandosi alle ultime battute, la curiosa raccolta dei Notai famosi non tanto per il proprio personale contributo alla storia ma perché loro familiari, figli per lo più ma non solo, sono approdati, loro sì, alla fama nei più diversi ambiti della storia della cultura. Notai che però, per una volta, Notariando mette, proprio loro, al centro dell’attenzione. Ancora il padre di un artista, questa volta, quasi contemporaneo, francese. Justin-Isidore, detto Eugène, nasce nel 1848 ed esercita la professione notarile a Blainville-sur-Crevon, un piccolo centro a nord est di Rouen, nel cuore dell’Alta Normandia, fino al 1905, quando, all’età di soli 57 anni, lascia la professione e si sposta con la famiglia a Rouen, dove trascorrerà i successivi 20 anni occupato con incarichi diversi nell’amministrazione locale. La sua bellissima casa a Blainville-sur-Crevon resta a suggerire lo scenario della sua vita. Che, con la bellezza di sei figli, seppure nati in una sequenza non troppo serrata nell’arco di ben 23 anni, già per definizione non doveva essere proprio tranquilla e priva di preoccupazioni. Non è dato sapere se la battuta d’arresto, durata ben 11 anni, dopo i primi due figli maschi nasconda gravidanze finite male, ma una delle fonti biografiche cita una bambina morta sei mesi prima della nascita del terzo figlio maschio nel 1887, al quale poi seguirono ben tre femmine. Eugène aveva sposato Maria Carolina Lucie Nicolle, figlia di Emile-Frederic Nicolle, che, dopo aver costruito una fortuna come agente marittimo, aveva preferito seguire la sua vocazione artistica come pittore e soprattutto incisore, raggiungendo una certa notorietà a Rouen. Uno dei biografi della famiglia, che racconta di come anche la moglie del Notaio dipingesse acquerelli e si dilettasse nella pittura della ceramica, aggiunge che Madame aveva appeso molti esempi del lavoro del padre Émile in tutta la casa e individua in questa frequentazione domestica e quotidiana dell’arte un enzima importante che sviluppò nei figli del Notaio l’inclinazione artistica che li contraddistinse quasi tutti. E’ noto e facilmente intuibile che il Notaio avrebbe gradito un diverso percorso intellettuale per i suoi ragazzi, che invece abbandonarono, 4 su 6, studi più tradizionali, di legge e di medicina, per avventurarsi nell’arte: tutti i tre figli maschi Jacques, Raymond e Henri-RobertMarcel, ma anche la prima figlia Suzanne lasciarono ancora in giovane età la bella casa paterna e approdarono nella Parigi d’inizio Novecento, effervescente e ‘stregante’ ritrovo di artisti di straordinario spessore. Ma, se nessuno dei biografi omette di citare la disapprovazione del Notaio per la strada intrapresa dalla maggior parte dei suoi figli, tutti ricordano che tuttavia seppe comprenderne e accettarne le scelte al punto di non smettere mai di aiutarli, offrendo sempre loro il sostegno finanziario di cui avevano bisogno. Solo, lo fece da Notaio. Dal momento che aveva sei figli, li avvisò tutti che avrebbe tenuto nota di ogni somma data in vita a ciascuno di loro, e che tali somme sarebbero state detratte dalle rispettive eredità, così come poi avvenne davvero. A raccontarlo fu, molti anni più tardi, quello, tra i figli artisti del Notaio, più geniale, assolutamente rivoluzionario e lontano da ogni convenzione, Henri-Robert-Marcel, in arte semplicemente Marcel Duchamp. Personalità disturbata, quella dell’artista autentico, secondo un vecchio adagio secondo il quale una vena di pazzia è ingrediente fondamentale della creazione artistica, o, per dirla con Freud che ci ragionava proprio in quegli stessi anni, per la quale l’atto creativo realizza la sublimazione di un trauma antico e profondo dell’Io. www.digitalofficen.it - Notariando n.40, febbraio 2014 E’ impossibile sapere se il Notaio avesse tali pensieri sul percorso artistico di Marcel, né come reagì ai suoi primi ready-made, la “Ruota di bicicletta” del 1913, o “Lo scolabottiglie", del 1914, l’“Orinatoio” del 1917. E, malgrado nel 1920, proprio per queste prove di un approccio all’arte totalmente inedito, Marcel sia già internazionalmente famoso oltre che molto ricco, è assai probabile che personalmente Eugène preferisse di gran lunga i primi lavori di suo figlio, tra i quali il “Portrait père”, il ritratto del padre, ora al Philadelphia Museum, dipinto nel 1910, ancora alla maniera di Cézanne, quando Marcel aveva 23 anni. Anche per l’analogo contrasto tra un padre Notaio e un figlio artista dissacrante, è impossibile non pensare ad un altro ritratto, cioè quello del padre Notaio dipinto da Salvador Dalì solo una decina di anni più tardi (*). Una conversazione tra Monsieur Eugène Duchamp e Don Salvador Dalí i Cusí, per di più quasi coevi, sarebbe toccante e forse anche divertente, di certo con più d’una esperienza in comune. Tuttavia dovette esistere tra Marcel e suo padre un legame molto più forte e più stretto. In una delle interviste degli ultimi anni Marcel per esempio raccontò che all’età di 16 anni ci fu un periodo, anche se non più lungo di 6 mesi, durante il quale pensò che gli sarebbe piaciuto fare il Notaio, e aggiunse però che successe solo perché amava suo padre. Eppure lo studioso Francis M. Naumann ebbe modo di sottolineare alcune sorprendenti coincidenze tra l’arte di Marcel e la professione del padre. Quando infatti un comune oggetto viene ‘decontestualizzato’, come accade nei ready-made di Marcel, è più che mai soltanto attraverso la sua firma che l’autore gli attribuisce la sua nuova valenza di oggetto d’arte, in modo non dissimile da un Notaio che, attraverso la sua, conferisce pubblica fede ad un documento. E se questo processo fu ripetuto da Marcel inconsciamente nei suoi ready-made, alcuni dei suoi ultimi lavori sembrano simulare intenzionalmente la pratica di un Notaio: quando nel 1937 firmò e datò alcune riproduzioni non numerate del “Nudo che scende le scale” e della “Sposa” sopra una marca da bollo francese da 5 centesimi apposta nel loro margine inferiore, fece esattamente quel che avrebbe fatto un Notaio che autenticasse un documento. La differenza tra un documento originale e la sua copia è fondamentale per l’artista come nell’attività del Notaio. Ben lo sapeva Marcel che seguì la stessa procedura utilizzata da suo padre ma ingegnosamente a convalidare l'autenticità e la fedele riproduzione della sua opera. (*) cfr. Notariando n.5, novembre 2010 www.digitalofficen.it - Notariando n.40, febbraio 2014 Powered by TCPDF (www.tcpdf.org)