LA GERARCHIA DEL DENARO: SUCCESSIONI E

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LA GERARCHIA DEL DENARO: SUCCESSIONI E
LA GERARCHIA DEL DENARO: SUCCESSIONI E
PATRIMONI A CATANZARO NEL XIX SECOLO
Daniela Luigia Caglio ti
1. L'analisi dei patrimoni e della distribuzione della ricchezza, le scelte, i comportamenti economici, la natura degli investimenti dell'elite nobiliare e borghese
italiana nell'Ottocento e il mod o in cui queste scelte e questi comportamenti si sono
ripercossi sul piano politico ed economico sono diventati, da alcuni anni, oggetto di
ampie e sistematiche ricerch e1. Ciò è dovuto in gran parte alla scoperta di una fonte
- le dichiarazio ni di successione dell'U fficio del Registro2 — da molti anni
utilizzata in Francia 3 e, in diversa maniera, in Gran Bretagna'4, ma soprattutto
all'interesse per un gruppo sociale — la borghesia — del quale, in co incidenza con
un dibattito che sta animand o le sto-
1
Si fa qui riferimento a A.M. Bar»ti, Ricchezza e potere. Le dinamiche patrimoniali nel
la società lucchese del XIX s ecolo, in «Quaderni storici», 1984, n. 5 6, pp. 385-432; Id.,
Terra e denaro. Una borghesia padana dell'Ottocento, Venezia, 1 989, pp. 21-34 in parti
colare; A. D'Argenio, Elude sur les sources successorales et notariales: la distribution pa
trimoniale à Bénévent entre 1876 et 1905, in «Mélanges de l'Ecole Francaise de Rome,
Moyen Age-Temps Modernes», 97, 1985, pp. 381-398; P. M acry, Ottocento. Famiglia,
élites e patrimoni a Napoli, Torino, 1988, e Id., La città e la società urbana, in Storia
d'Italia, Le regioni dall'Unità a oggi, La Campan ia, a cura di P. Macry e P. Villani, To
rino, 1990, pp. 134-144 in particolare.
2
Sulla natura e le caratteris tiche di questa fonte cfr. A.M. Banti, Una fonte per lo stu
dio delle élites ottocentesche: le dichiar azioni di s uccessione dell'Ufficio del Registro , in
«Rassegna degli archivi di Stato», 1983, pp. 83-118.,
3
Il libro più rappresentativo di questo filone di ricerche è sicuramente Les fortunes francais es au XlXe
s iede, ed. par A. Daumard, Paris, 1973, che raccoglie cinque studi sui patrim oni e la dis tribuzione della
ricchezza in alcune città francesi del XIX secolo. Un quadro più completo delle ricerche francesi su
questi temi si ha in A. Daumard, Problemi relativi allo studio della borghesia francese nel XIX secolo,
in «Quaderni storici», 1984, n. 56, pp. 517-547, Per una critica di questo tipo di lavori, ancora oggi valida, cfr. E. Grendi, // «daumardismo»: una via senz a uscita?, in «Quaderni storici», 1975, n. 29-30, pp.
729-737.
4
Cfr. per tutti W.D. Rubinstein, Men of property. The very wealthy in Britain since the industr iai
revolution, London, 1981. La ricerca sui milionari inglesi d i Rubinstein si basa sui proba te records , una
fonte solo per alcuni versi analoga alle successioni francesi e italiane.
riografìe di altri paesi5 , si sta cercando di ricostruire la formazione, le articolazioni
e il ruolo gio cato nella società italiana, soprattutto a partire dall'Unità. La ricerca
che qu i si presenta si propone di offrire un quadro sintetico della dinamica
patrimoniale in un medio centro dell'Italia meridionale -Catanzaro - negli anni che
vanno dall'Unità d'I talia al primo decennio del XX secolo, e di sottoporre a verifica
un paradigma interpretativo fortemente radicato e che è sotteso a gran parte del
dibattito storiografico di questi anni, secondo cui la borghesia italiana, nelle sue
diverse varianti regionali e cittadine, si caratterizza oltre che per la sua tradizionale
debolezza, per la propensione ad imitare co mportamenti economici di stampo
nobiliare, per la tendenza, cioè, a privilegiare la rendita fondiaria e con essa uno
stile di vita «aristocratico» invece di rischiare il proprio denaro in attività
economiche di tipo imprenditoriale e spesso più remunerative della terra.
L'immagine dei ceti dirigenti catan zaresi che è stata ricostruita attraverso le
dichiarazioni di successione è sicuramente parziale e per molti versi ambigua. Il
quadro che emerge dal successorio tende ad enfatizzare l'immobilità e la continuità
di certe scelte di fronte ai cambiamenti che p ure si riscontrano in una società
bloccata come quella catanzarese. La natura fiscale della fonte poi tende a dare più
rilevanza alle quote immobiliari dei patrimoni che non a quelle mobiliari: molti
ben i si occultano, vengono so ttratti con una miriade di espedienti alla valutazione
deg li uffici, vengono so ttostimati all'atto della denuncia6 . Il livello e la struttura del
patrimonio non possono essere i soli indicatori usati per definire il carattere
dell'elite e la razionalità economica o le motivazioni psicologiche che stanno dietro
a certe scelte individuali. La formazione di un patrimonio va analizzata
diacronicamente, sia in relazione al ciclo economico che al ciclo di vita di una
famiglia e di un individuo. Né possono essere ignorati Ì modi in cui si realizza la
gestione e la trasmissione patrimoniale e tutte quelle strategie non direttamente
economiche ad essa connesse. Ma questo tipo di analisi implica necessariamente il
passaggio da un'indagine quantitativa, come quella qui proposta, ad una a scala
individuale in cui le scelte e i comportamenti dei singoli sono ricostruiti in rapporto
al contesto in cui si realizzano e alle relazioni da cui scaturiscono7 .
5
Per un qu adro sintetico e aggiornato del dibattito europeo sul tema cfr. per tutti Bor
ghesie europee dell'Ottocento, a cura di J. Kocka, Venezia, 1989.
6
Per un'analisi di alcuni dei limiti e delle trappole del successorio si vedano le vicen
de patrimoniali della famiglia Le Piane in D.L. Caglioti, Ascesa e declino di una fami
glia nobiliare in una provincia del Mez zogiorno nel XIX secolo, di pross ima pubblica
zione, pass im.
7
Per un'analisi di questo tipo cfr. R. Romanelli, Famiglia e patrimonio nei comporta
menti della nobiltà borghese dell'Ottocento, in Palazz o de Larderei a Livorno, a cura di
L. Frattarelli Fischer e M.T. Lazzarini, Milano, 1992, pp. 9-27.
491 Successioni e patrimoni a Catanzaro nel XIX secolo
2. Le dichiarazioni di successione utilizzate per questo lavoro sono tutte quelle
presentate all'Ufficio del Registro di Catanzaro dagli eredi di persone residenti in
questo comune e decedute in due diversi periodi e cioè gli anni che vanno dal 1876
al 1879 e quelli tra il 1902 e il 19058 . In considerazione del fatto che la legge
prevedeva un periodo di sei mesi dalla morte per effettuare la denuncia, del
campione fanno parte anche un certo numero di fascicoli pervenuti all'Ufficio del
Registro nei primi mesi del 1880 e del 1906 e relativi a persone morte nell'anno
precedente. Il fondo delle dichiarazioni di successione è ancora conservato
dall'Ufficio del Registro di Catanzaro. I fascicoli si trovano in un discreto stato di
ordinamento e conservazione anche se la loro consultazione è difficilissima. Il
materiale è infatti collocato in locali pressoché in agibili e totalmente inadatti a
qualsiasi attività di studio. L'ordinamento è cronologico. La serie ha inizio nel 1862
e prosegue senza interruzioni e lacune. Quasi tutte le buste sono provviste, in
genere all'inizio, di un indice nominativo dei dossier. Ogni dichiarazione contiene
la descrizione dei beni del defunto e dei pesi che gravano sulla sua eredità e tutti
quei documenti (testamenti, contratti dotali, di compravendita, donazioni, inventari,
perizie ecc.) considerati utili ai fini della valutazione patrimoniale e della
determinazione delle quote ereditarie. In alcuni casi, e cioè laddove l'Ufficio ha
effettuato autonomamente controlli e accertamenti, la documentazione è accresciuta
dalle perizie e dalle ricerche p romosse dall'a mministrazione, nonché da tutte quelle
carte relative al contenzioso tra eredi e amministrazione pubblica per stabilire un
diverso valore della successione. Questi casi in verità non sono molti. L'Ufficio del
Registro di Catanzaro sembra infatti fidarsi, in generale, delle denunce fatte dagli
eredi e dà il via alla procedura di accertamento solo in due casi nel primo periodo 1876-1879 - e in quattro occasioni nel secondo9. La schedatura comprende 108
fascicoli per il
8
II materiale qui usato è in gran parte frutto del lavoro della dott. Amalia Angotti che, dopo averlo
analizzato nella sua tesi di laurea dal titolo L'elite patrimoniale di Catanzaro attraverso gli atti di
successione: 1876-1922, Univers ità degli studi di Pisa, Facoltà di lettere e filosofìa, a.a. 1984-1985,
relatore prof. R. Romanelli, mi ha, con grande dis ponibilità e cortesia, concesso di adoperarlo.
9
Si tratta delle dichiarazioni di successione di Domenico De Cumis e di Filippo De Salazar, entrambi
nobili e possidenti, nel primo periodo e di Vitaliano Ferragina, Ernesto Le Piane, Domenico Le Piane e
Alfonso De Riso nel secondo. Il primo è un avvocato, gli altri nobili e possidenti. Archivio dell'Ufficio
del Registro di Catanzaro (d'ora in poi AURCZ), Successioni, b. 27, n. 55 (De Salazar); b. 24, n. 29 (De
Cu mis); b. 89, n. 6 4 (Ferragina); b. 95, n. 9 (Domenico Le Piane); b. 91-L n. 37, b. 93 -III, n. 84 e b. 95III, n. 81 (Ernesto Le Piane); b. 87, n. 49 (De Riso). Nei primi cinque casi la maggiore s tima attribuita
dall'ufficio è stata ins erita nella voce aumenti; nel s esto accertamen to di valore, quello effettuato sulla
dichiarazione del barone Alfonso De Riso, che passa da un valore di 294.400 lire ad uno di 441.400 lire,
è stato invece possibile
492 Daniela Luigia Caglioti
primo periodo e 208 per i! secondo, pari rispettivamente al 3 ,4 e al 5,5% dei morti
a Catanzaro in quegli anni10. Si tratta di percentuali particolarmente basse sia in
assoluto sia se messe a confronto con quelle di altre realtà urbane di taglia an aloga,
del Mezzogiorno e non, come Benevento e Lucca 11. La stragrande maggioranza
della popo lazione catan zarese non presenta quindi alcuna dichiarazione. Forse
riesce ad occultare al fisco una parte delle proprie sostanze, soprattutto quelle
mobiliari1 2, ma più probabilmente versa in un terribile stato di indigenza. Il dato è
interessante soprattutto se confrontato, come faremo più avanti, con quello sulla
distribuzione della ricchezza e denota l'esistenza di una piramide con una base
larghissima, di un ristrettissimo gruppo di benestanti e di un ancor più sparuto
gruppo di «ricchi».
Le cifre calcolate nelle tabelle sono relative al totale lordo concordato. In alcuni
casi, come già detto, l'amministrazione, d opo vari accertamenti, aumenta i valori
dichiarati di una somma forfettaria, senza cioè scorporarla per le singole partite
attive del patrimonio. In questo caso la somma aggiunta dall'Ufficio è stata
riportata nella voce aumenti che nella tabella viene subito dopo quelle riguardanti i
beni immobiliari. Nel caso catanzaredistribuìre gli aumenti secondo le singole voci. Le verifiche dell'ufficio vengono normalmente accettate,
anche se, come nel caso dei due fratelli Le Piane, dopo lungo contenzioso, e danno luogo ad aumenti di
diversa entità che vanno dalle 13.256 lire aggiunte alla dichiarazione fatta dagli eredi di Filippo De
Salazar alle 224-850 lire attribuite in più a quella di Ernes to Le Piane. Calcolando la percentuale di
aumento sul valore immobiliare dichiarato si può notare che la sottostima degli immobili effettuati dagli
eredi varia moltissimo. Le terre e le case di De Salazar vengono aumentate dell'8%, quelle di Ferragina
del 29,5, quelle di Domenico Le Piane del 43,7% fino ad arrivare ad una rivalutazione del 109,6% nel
caso di Ernesto Le Piane. Sulle vicende patrimoniali e familiari di Domenico e Ernesto Le Piane cfr.
D.L. Caglioti, Patrimoni e strategìe matrimoniali nella Calabr ia dell'Ottocento, in «M eridiana», 1988,
n. 3, pp. 97-128.
10
Le indicazioni sul numero dei morti a Catanzaro sono state tratte da m inistero di
Agricoltura, industria e commercio (d'ora in avanti MAIC), Divisione di statistica, Po
polazione. Movimento dello stato civile. Anno..., Roma, per gli anni 1876-1879. Per il
periodo 1902-1905 si trovano in MAIC, Direzione generale di statistica, Movimento del
la popolazione secondo gli atti dello stato civile nell'anno..., Roma. In questa seconda s e
rie i dati disaggregati per com une riguardano solo le città con un numero di abitanti
superiore ai 20.000.
1
A Benevento nel periodo 1876-1879 le dichiarazioni sono il 7,7% sul totale dei mor
ti e negli anni 1902-1905 arrivano all'8,3%. Cfr. A. D'Argenio, E tilde sur les sources
succes sorales , cit., p. 383. Per Lucca cfr. A.M. Banti, Alla ricerca della «borghesia im
mobile»: le classi medie non impren ditoriali del XIX secolo, in «Quaderni storici», 1982,
n. 50, p. 636.
12
Sul problema dell'evasione fiscale nelle dichiarazioni di successione cfr. A.M. Banti,
Una fonte per lo studio, cit., pp. 105 s gg.
493 Su ccessioni e patrimoni a Catanzaro nel XIX secolo
se, infatti, gli aumenti sono sempre il risultato di una rivalutazio ne degli stabili. La
voce aumenti va pertanto considerata percentuale integrante dei dati sul valore
deg li immobili. Come già accennato l'attività di accertamento nei due periodi
campione considerati riguarda cinque successioni, tutte superiori alle 100,000 lire,
e comporta, specie nei casi dei marchesi Ernesto e Domenico Le Piane, un
con tenzioso tra eredi e amministrazione pubblica piuttosto lungo e travagliato.
La voce altro contiene il contan te, la mo bilia, gli oggetti preziosi, le rate di
pensione o di stipendio no n ancora percepite ecc. Laddove non esiste inventario,
l'amministrazione calcola la mobilia al 5% dell'a sse ereditario. Questo valore,
anche se fittizio, è stato man tenuto per non alterare la congruenza dei dati.
La schedatura di cui mi sono avv alsa ha considerato parte integrante dei valori
immobiliari extraurbani le rendite, i censi e i canoni e non ha tenuto conto del
passivo dell'eredità, pertanto non è stato possibile effettuare alcuna valutazione del
livello e della natura dell'indebitamento delle élites patrimoniali che sono invece
aspetti molto importanti delle vicende economiche di questi gruppi, non di rado
preda di continue crisi di liquidità.
3. Al censimento del 1871 Catanzaro conta 24.901 abitanti. È una città dì
dimensioni medio-piccole come tantissime altre che popolano l'intera penisola.
Centro principale delle attività amministrativ e e giudiziarie della regione già
dall'inizio del secolo13, nelle sue mura vivono un ceto di possidenti che vanta in
alcuni casi piccoli titoli nobiliari e che è tradizionalmente il perno delle istituzioni
politiche cittadine, un ceto medio impiegatizio che si affianca ad un sempre più
corposo gruppo di professionisti ed una consistente massa di braccianti e contadini
poveri che abitano vecchi e malsani quartieri da cui ogni mattina si allontanano per
affrontare il lavoro negli oliveti della costa, nel latifondo cerealicolo del marchesato, o negli orti attorno alla città.
L'economia catanzarese dipende profondamente dalla terra anche se è attorno ai
servizi - la pubblica amministrazione, i tribunali, le scuole, le istituzioni culturali che va definendo la propria fisionomia urbana. Nel corso dell'Ottocento, infatti,
declinano in maniera definitiva le attività incentrate su lla produzione e il
commercio della seta 14. La collocazione geografica eccentrica d ella città, inoltre, ne
impedisce la costituzione in
13
14
Cfr. L. Gambi, La Calabria, Torino, 1978, p. 490.
F. Marincola di San Floro, Relazione sull'orìgine, progresso e decadenza dell'arte della
seta in Catanzaro (1874), in Capitoli, ordinazioni e statuti dell'arte della seta in Catanzaro,
Catanzaro, 1959.
494 Daniela Luigia Caglio ti
centro mercantile di importanza regionale. La Calabria è, ancora per tutto
15
l'Ottocento, «area di molte fiere e pochi mercati» . Le difficoltà di comunicazione
tra i vari centri - Nicastro, Monteleone, Crotone per parlare solo dei maggiori
agglomerati della provincia - causate da una rete stradale esigua favoriscono,
infatti, la formazione di nuclei di mercato autonomi con pochi contatti tra di loro e
con una dimensione e un raggio di azione molto limitati. In questo contesto
Catanzaro punta gran parte delle sue carte sulla vocazione terziaria e
amministrativa. La stessa vicenda del riordino urbanistico, anche se mai
completamente realizzato, e i tentativi per migliorare le terribili condizioni
igieniche in cui versava gran parte della popolazione sono un segno della direzione
di sviluppo che la sua classe dirigente intende dare alla città1 6.
4. Il processo che - come ha scritto Bevilacqua - «portava i centri urbani a crescere
su una trama di funzioni mentre perdevano lentamente e impercettibilmente in
17
economie — quanto meno in attività produttive autonome» , si legge bene
attraverso la consistenza e la natura dei patrimoni passati in successione a
Catanzaro tra la seconda metà del XIX e l'inizio del XX secolo. Tra il 1876 e il
1879 a Catanzaro vengono presentate 108 dichiarazioni di successione su un totale
di 3.227 morti. Un numero veramente esiguo. La popolazione sfugge al fisco forse
con una certa facilità, ma è anche assai elevata e diffusa la povertà. Gran parte dei
suoi abitanti non lascia nulla al momento della morte e, tra quelli che lasciano qualcosa, molti sembrano vivere a livelli di pura sussistenza. Uno sguardo alla piramide
della ricchezza catanzarese cosi come la si ricava dalla documentazione (tab. 1)
mostra che oltre il 50% delle successioni, per la precisione il 53,7%, riguarda
sostanze di entità inferiore alle 5.000 lire. Nella fascia mediana compresa tra le
5.000 e le 20.000 lire si collocano il 37,1% delle fortune. Il 90,8% delle eredità
catanzaresi si aggira sulla cifra media di 4.744 lire. Un gruppo più ristretto, r8,3%,
vanta patrimoni compresi tra le 20.000 e le 50.000 lire; mentre i «ricchi», quelli che
possiedono beni il cui valore supera le 50.000 lire, sono solo il 9,2%. Ovviamente
la concentrazione della ricchezza segue l'a ndamento opposto. Nel primo segmento i
beni hanno un valore che rappresenta il 4,4% del totale, nel secondo raggiungono il
13,3, nel terzo arrivano appena al 10,5. Il 59,3%
15
B. Salvemini e M.A. Visceglia, Fiere e mercati. Circuiti commerciali ne l Mezzogiorno,
in Storia dell'agricoltura italiana in età contemporanea. III, Mercati e istituzioni, a cura
di P. Bevilacqua, Venezia, 1991, p. 107.
16
Sulle trasformazioni urbanistiche in periodo post unita rio cfr. G.B. Rubino e M.A.
Teti, he città nella storia d'Italia. Catanzaro, Roma-Bari, 1987, pp. 99-152.
17
P. Bevilacqua, Uomini, terre, economie, in Storia d'Italia, Le regioni dall'Unità a oggi,
La Calabria, a cura di P. Bevilacqua e A. Placanica, Torino, 1985, p. 345.
495 S uccessioni e p atrimoni a Ca tanzaro nel XIX secolo
della ricchezza si raccoglie in soli sei patrimoni. Essere ricchi a Catanzaro è
ovviamente cosa ben diversa dall'essere ricchi a Milano, a Napoli1 8 o a Firen ze1 9,
ma è cosa ben diversa anche dall'essere ricchi a Lucca o a Piacenza20 . A Catanzaro
mancano completamente i «milionari». Come è infatti possibile vedere dalla
tabella 1 , nessuna delle fortune sottoposte ad imposizione fiscale supera la soglia
delle 500.000 lire, e solo sei sono comprese tra le 100.000 e le 500.000 lire. A
Catanzaro, nel p eriodo 1876-1879, il patrimonio più con sistente è quello del
21
proprietario Luigi Cricelli e ammonta a 350.630,11 lire .
La piramide della ricchezza che emerge dalle dichiarazioni di successione non fa
che confermare il quadro della stratificazione sociale cosi come è venuto
emergendo dai pochi studi fin qui condotti su Catanzaro22 : un piccolo gruppo di
proprietari terrieri, nobili e non, un altrettanto ridotto gruppo di professionisti, una
piccola borghesia di impiegati, commercianti e artigiani autonomi che si va
lentamente ingrossando soprattutto nel suo segmento impiegatizio e una gran massa
23
di braccianti e contadini senza terra e senza alcuna risorsa . La piramide della
ricchezza e, come si vedrà tra breve, la natura e la composizione degli assi
ereditari, inoltre, non fanno che ribadire la sostanziale staticità dell'economia
cittadina, il suo isolamento, la sua base quasi interamente fondiaria, la su a natura
rentière. Le fortun e cadute in successione nel periodo 1876-1879 ammontano ad un
valore complessivo di 2.38 9.163,83 lire. La loro composizione (tab. 2) è per il 77%
immobiliare e per il 23% mobiliare. Tra gli immobili la percentuale più cospicua
rigu arda quelli extraurbani, cioè le terre. La percentuale dei beni mobiliari è invece
quasi interamente assorbita dai crediti (15 ,5%), dagli arredi e dagli oggetti preziosi
(4,2%). Le azioni sono completamente assenti e bassissimo è, a questa data,
l'investimento in titoli del debito pubblico. Ancora più esiguo è quello in dotazioni
agricole e commerciali. Nelle campagne restavano in vita vecchi sistemi di condu18
Su Napoli cfr. P. Macry, Ottocento, cit., e Id., la città e la società u rbana, cit.
Brevissime notizie s ulle successioni a Firenze si trovano in R. Ro manelli, Famiglia e
patrimonio, cit., p. 14.
20
Su Lucca cfr. A.M. Banti, Ricchezza e potere, cit.; su Piacenza cfr. Id., Terr a e denaro, cit.
21
AURCZ, Succes sioni, b. 21, n. 11.
22
La letteratura storiografica s u Catanzaro nell'Ottocento è piuttosto scarsa; sì vedano
comunque L. Gambi, La Calabria, cit., pp. 490 sgg.; P. Bevilacqua, Uomini, terre, eco
nomie, cit., pp. 337 sgg.
23
Sulla stratificazione sociale a Catanzaro nella prima metà del secolo cfr. M.A. Teti,
L'amministrazione della pubblica beneficenza in Calabria Ultra dal 1809 al 1830, in Città e controllo
sociale in Italia tr a XVII e XIX s ecolo, a cura di E. Seri, Milano, 1982, p. 161.
19
496 Daniela Luigia Caglio ti
zione e di coltiv azione. Affitto, colonia parziaria, contratti a miglioria dominavano
nelle varie zone agrarie della regione dando luogo ad un regime contrattuale
confuso ed intricato. Chi possedeva la terra generalmente non la coltivava in
proprio ma la dava in affitto. L'affitto è in quegli anni uno dei contratti più diffusi
in Calabria e non prevedeva che il proprietario fornisse al contadino mezzi e scorte
di alcun genere2 4. Ciò che salta immediatamente agli occhi è la scarsissima
diversificazione che si riscontra nelle sostanze catanzaresi. Un'an alisi più
dettagliata d ella loro composizione dimostra una fortissima analogia di
comportamenti tra i diversi livelli che compongono la piramide. Man mano che il
valore dei patrimoni aumenta, cambia la natura della presenza immobiliare, cresce
l'investimento in crediti, si modifica quello in titoli del debito pubblico. Qualunque
sia la dimensione patrimoniale la percentuale del valore degli immobili non scende
mai al di sotto del 72%. Gli immobili co stituiscono il 78,8% negli assi ereditari
inferiori alle 5.000 lire, raggiungono 1'82,2% in quelli compresi tra le 5.000 e le
10.000 e addirittura l'83,3 in quelli tra le 10.000 e le 40.000 lire. La quota in beni
stabili diminuisce, leggermente, al 72,3 nelle fortune comprese tra le 40.000 e le
100.000 lire e risale al 75,8% nelle successioni dei ricchi (quelle tra 100.000 e
500.000 lire). Ciò che cambia è però il rapporto interno a questa voce e cioè il
rapporto tra case e botteghe da una parte e terre dall'altra. Gli immobili urbani
costituiscono la voce più rilevante nelle eredità inferiori alle 10,00 0. Al di sopra di
questa soglia l'immobiliare extraurbano predomina su quello urbano soprattutto nei
patrimoni superiori alle 100.000 lire. Le élites catanzaresi che pure vanno
costruendosi abitazioni di ampie dimensioni n el centro cittadino accordano un
deciso privilegio alla rendita fondiaria (58,5%) contro qu ella urbana (13,1%). Le
altre voci hanno un andamento più fluttuante. I crediti, diffusi dovunque,
rappresentano u na quota oscillante tra l'8 e l'll% nelle fortune al di sotto delle
100.000 e subiscono un'impennata in quelle al di so pra di questa cifra
(costituiscono il 19%). I titoli del d ebito pubblico presenti nei patrimoni al di sotto
delle 10.000 lire, spariscono da quelli compresi tra le 10.000 e le 50.000,
ricompaiono in forma
24
Atti della Giunta per l'inchiesta agrar ia e sulle condizioni della classe agricola, vol. IX, fas c. I,
Relazione del commissario Ascanio Branca sulla seconda cir coscrizione (provincie di Potenza,
Cosenz a, Catanzaro e Reggio Calabria) (d'ora in poi IA), Roma, 1883, pp. 116-118, 208-209, 322-325;
Inchiesta parlamentare sulle condizioni dei contadini nelle Provincie meridionali e nella Sicilia, vol. V,
tomo II, Calabria. Relazione del delegato tecnico Er nesto Mar enghi, Roma, 1909, pp. 317-462; L.
Franchetti, Condizioni economiche e amministrative delle Provincie napoletane, Firenze, 1875, pp. 8591. Sulla natura dei contratti di affìtto più in generale cfr. G. Giorgetti, Contadini e proprietari
nell'Italia moderna. Rappor ti di produzione e contratti agrari dal secolo XVI a oggi, Torino, 1974, pp.
378 s gg.
497 Su ccessioni e patrimoni a Catanzaro nel XIX secolo
più massiccia, l' 11,2%, in quelli tra le 40.000 e le 100.000, per scomparire
nuovamente dalle fortune dell' élite.
5. Ulteriori scomposizioni e riaggregazioni dei dati possono suggerire ele
menti utili a delineare la fisionomia dei benestanti catanzaresi, per esem
pio quella tra patrimoni maschili e femminili (tab. 3). Più volte si è par
lato di un differente comportamento economico delle donne, di una loro
maggiore disponibilità e predisposizione all'investimento mobiliare anziché
immobiliare, e soprattutto di una loro maggiore tendenza ad impiegare il
den aro contante, d i solito proveniente dalle doti, nell'attività creditizia.
Il p rimo dato interessante da analizzare riguarda il numero di dich iarazioni di
successione presentate da uomini e donne. Quelle d egli uomini rappresentano il
73,1% del campione e il 4,6% sul totale dei maschi morti nel periodo 1876-1879.
Quelle delle donne con il 26,9% costituiscono invece il 2,8 sul totale delle femmine
morte nello stesso periodo. Tra le donne l'indigenza è dunque maggiore e ciò non
stupisce. I patrimoni femminili si collocano nella maggioranza sotto la soglia delle
10.000 e solo due superano quella delle 40.000 lire. La loro composizione si
differenzia tuttavia in alcuni punti essenziali da quella delle sostanze maschili. Se la
quota immobiliare è praticamente analoga (76,2% contro il 77,1), smentendo cosi
quella che viene definita come una tradizionale assenza di beni stabili dalle fortune
femminili, tra le donne si riscontra la tendenza a privilegiare maggiormente
l'acquisto di immobili urbani {32,2% contro il 22,8). Nel caso catanzarese i crediti
non costituiscono affatto il fulcro delle attività femminili (5,1) e paiono invece
essere una prerogativa masch ile (10,6), mentre le donne sembrerebbero rifugiarsi
con più frequenza nell'investimento più tranquillo e sicuro dei titoli di Stato
(11,6%). Il condizionale è d'obbligo dal momento che l' 86,6% d i questa cifra si
trov a in un solo asse ereditario: quello di Giulia Le Piane 25. Praticamente p rive di
dotazioni agrico le e commerciali, le successioni femminili si distinguono da quelle
maschili per una maggiore consistenza della voce altro (7,0 contro 3,8%): pezzi di
corredo, gio ielli e oggetti preziosi contribuiscono più che nei casi maschili a
rimpolpare le sostanze da sottoporre ad imposizione fiscale.
6. A Catanzaro, come già accennato, risiede un g ruppo di p ossidenti che
si fregia di un titolo nobiliare di più o meno recente acquisizione. Si trat
ta di una cinquantina di famiglie che godono dei titoli di barone e di mar
chese e che da lungo tempo abitano in città. Alcuni hanno ottenuto il ti
tolo durante l'ultima restaurazione borbonica, altri vantano origini nobilia
ri più antiche talvolta anche sostenute da un possesso feudale. A
25
AURCZ, Successioni, b. 17, n. 22.
498 Daniela Luigia Caglioti
differenza della grande nobiltà calabrese che vìve a Napoli o in altre città italiane,
questa piccola nobiltà è pro fondamente radicata nel tessuto cittadino e, pur
trascorrendo alcuni mesi dell'anno nell'e x capitale del regno, resta vicina ai propri
affari catanzaresi, si riproduce secondo regole endogamiche pur non disdegnando
di aprirsi di tanto in tanto al mondo delle professioni, occupa stabilmente un posto
all'interno della vita politica cittadina 26. I patrimoni nobiliari costituiscono il 12,0%
del nostro campione (tab. 4) e concentrano il 36,3% della ricchezza. Si
differenziano da quelli borghesi27 (tab. 4), ancora una volta, per il netto prevalere
dell'immobiliare extraurbano su qu ello urbano. Per il resto borghesi e nobili
sembrano effettuare le stesse scelte: l'immobiliare in genere supera il 75% del valore in entrambi i gruppi, i titoli del d ebito pubblico godono di scarsa considerazione,
rispettivamente 1,2 e 2,9%, i crediti occupano una posizione rilevante, soprattutto
nelle fortune borghesi, mentre in quelle nob iliari compaiono in forma più
consistente le dotazioni agricole. Il quadro non si modifica se lo sguardo si
concentra sulle sostan ze di nobili e borghesi che superano la soglia delle 40.000
lire. Questo quadro sembra dunque confermare quella attrazione verso modelli e
stili di vita nobiliari che caratterizza la borghesia cittadina e alla quale si accennava
all'inizio di questo intervento. L'investimento in terra, arch etipico delle famiglie
nobili, lo diviene anche di quelle borghesi, ma forse all'origine di questa totale
analogia delle scelte non c'è solo imitazione ed emulazione ma una sostanziale
scarsità di valide alternative. La struttura delle opportunità economiche in una
realtà come quella catanzarese è, in questi anni, veramente elementare. D'altronde
la distinzione tra n obiltà e borghesia in un'area periferica come quella di cui ci
stiamo occupando non è forse molto perspicua. I confini tra le du e zone sono molto
labili e tendono sempre più a sfumarsi: l'au mento dei matrimoni tra nobili e
borghesi e soprattutto la scelta sempre più frequente da parte di una serie di no bili
di abbandonare gli ozi rurali per abbracciare una pro fessione, invitano ad una
minore rigidità nell'uso di questo tipo di categorie interpretative.
7. Il campione sottoposto ad analisi è ovviamente socialmente composito e, in
misura d iversa, riflette una stratificazione sociale piuttosto articolata.
26
Sulla nobiltà catanzarese, sui suoi comportam enti demografici e sulla sua presenza
nelle istituzioni di governo locale cfr. D.L. Caglioti, Patrimoni e strategie matr imoniali,
cit. Notizie e curiosità sulle varie famiglie che compongono l'aristocrazia cittadina, an
che se con molte imprecision i, si trovano in M. De Lorenzis, Notizie su Catanzaro, Ca
tanzaro, 3 voll., 1963-1968, che riordina gran parte del materiale contenuto nei mano
scritti della raccolta De Nobili conservata dalla Biblioteca comunale di Catanzaro.
27
Col termine borghese designamo, per comodità, tutti i patrim oni che non apparten
gono ad esponenti della nobiltà.
499 Su ccessioni e patrimoni a Catanzaro nel XIX secolo
Braccianti, artigiani indip endenti, tessitrici e filatrici, vetturini, domestici,
impiegati, pensionati, magistrati, avvocati ma soprattutto possidenti sono i soggetti i
cui patrimoni passano attraverso la macchina del fisco. Le percentuali riportate
nella tabella 5 indicano, ancora u na volta, che l'elite del danaro è formata da
possidenti e rivelano, anche da questo punto di osservazione, il carattere rentier
dell'investimento catanzarese. I proprietari, che rappresentano il 15,7% del
campione, concentran o il 65,9% della ricchezza. Il numero è ancora più elevato se
alla categoria proprietari si aggiunge quella dei civili (18,5%) che comprende per la
maggior parte donne senza un'occupazione definita. Questo gruppo possiede il 9,2
della ricchezza. L'articolazione professionale è più forte tra i titolari di fortune
piccole e medie e, a questo livello, la tabella non suggerisce significative novità
consegnandoci una piramide che ha come base gli addetti ai servizi (domestici e
vetturini), seguiti dai braccianti, dai bottegai, dai religiosi e dagli artigiani (filatrici,
tessitrici, cucitrici, sarti, ottonari, panettieri ecc.). Su un gradino appena superiore
28
troviamo impiegati, pensionati e negozianti , seguiti dai professionisti che
concentrano il 3,5% della ricchezza. L'analisi della composizione patrimoniale per
categorie socioprofessionali (tab. 6) mette in lu ce alcune differenze di
comp ortamento che l'analisi per intervalli di ricchezza aveva invece appiattito. Si
scopre cosi che l'investimento immobiliare occupa più del 75% no n solo nelle
successioni dei proprietari ma anche in quelle dei professionisti, dei civili, dei
bottegai, dei braccianti, d egli addetti ai servizi e d ei religiosi dove arriva a toccare
con il 94,4% la quasi totalità delle eredità. Meno interessati agli immobili sembrano
invece gli impiegati (56,1%) e i negozianti (41,8%). Ma se per artigiani, bottegai,
addetti ai servizi e religiosi l'investimento prevalente è nell'immobiliare urbano e
cioè nella casa d'abitazione o nella bottega in cui si lavora, per professionisti,
proprietari e civili l'acquisto di terra è decisamente più importante di quello di case
e botteghe in città. Se i titoli si trovano solo nei patrimoni delle donne, dei
negozianti e dei professionisti, i crediti sono invece diffusi dappertutto:
oltrepassano il 25% in quelli degli artigiani e dei negozianti, ma è difficile ritenere
che si tratti di un modo di investire il denaro e non piuttosto di crediti concessi alla
clientela; arrivano addirittura al 39,1% tra gli impiegati, lasciando configurare quasi
l'esistenza di una seconda attività.
8. A distanza di quasi trent'anni la popolazione catanzarese è aumentata, anche se
ad un ritmo non troppo sostenuto e, al censimento del 1901, si registrano 31.824
abitanti. La debolezza del trend demografico è sicura28
Nella categoria «negoziante» sono inseriti i commercianti la cui dichiarazione di successione supera il valore di 10.000 lire.
500 Daniela Luigia Caglioti
mente espressione della scarsa capacità attrattiva di una città 29 le cui funzioni
ruotano sempre più attorno ai servizi amministrativi e sempre meno attorno ad
attività economiche produttive e commerciali. Con la popolazione è aumentato
anche il numero delle dichiarazioni di successione in rapporto al totale dei morti e,
in assoluto, si può dire che sia cresciuta anche la ricchezza cittadina sottoposta ad
imposizione fiscale. Ora le dichiarazioni sono 208 su 3.801, il 5,5%, una quantità
superiore di quella del periodo precedente ma non sufficiente però a modificare il
rapporto tra ricchezza e indigenza in questa città. L'aumento della ricchezza è in
realtà solo apparente. L'e ntità dei patrimoni presi singolarmente e la loro distribuzione rivela che in città non si sono create nuove e più solide fortune. La
distribuzione e la composizione della ricchezza catanzarese cambiano poco o, più
precisamente, cambiano in una sostanziale continuità di modelli e comportamenti
che contribuisce ad accentuare la polarizzazione (tab. 1). La base della piramide si
è ulteriormente allargata: i patrimoni inferiori alle 5.000 lire sono ora il 62%; nella
fascia tra le 5.000 e le 20.000 lire sono passati al 24%, in quella successiva al 5,7,
mentre quelli dei ricchi superano appena l'8%. A quasi trent'anni di distanza
nessuna delle fortune passate in successione va oltre le 500.000 lire. Se la piramide
è sempre più schiacciata verso il basso, la ricchezza è invece semp re più
concentrata. I patrimoni maggiori di 50.000 lire assommano il 75% della ricchezza.
L'economia catanzarese non ha subito alcuno sviluppo in questo trentennio né
alcun sostanziale mutamento. L'analisi della composizione dei beni che
compongono gli assi ereditari rende immediatamente evidente questo dato (tab. 2).
Ciò che si nota subito al confronto tra i numeri dei due diversi periodi è
innanzitutto un leggero calo nell'investimento immobiliare: dal 77,0 al 74,9%.
Visto più da vicino il decremento riguarda soprattutto gli immobili extraurbani
mentre invece si registra una crescita di investimento negli immob ili urbani
collegabile, con molta probabilità, all'espansione urbanistica di Catanzaro. La crisi
agraria, la riduzione della rendita fondiaria, l'a umento dell'indebitamento di èlites
sempre alle prese con problemi di liquidità non sono probabilmente estranei a
questa flessione. Il dato nuovo che emerge dalla composizione patrimoniale dei
primi anni del XX secolo è una maggiore diversificazione delie fortune.
Compaiono le azioni, cresce l'investimento in titoli, diminuiscono i crediti,
compaiono timidamente i depositi bancari, mentre le cifre esigue delle dotazioni
commerciali e agricole segnalano che la terra si sfrutta semp re allo stesso modo e
che nel frattempo non sono emersi nuovi ceti imprenditoriali che
2'9
P. Bevilacqua, Uomini, terre, economie, cit., p. 344.
501 Successioni e p atrimoni a Catanzaro nel XIX secolo
legano ad attività, risorse e investimenti diversi il proprio destino economico.
Guardando questi dati p iù da vicino si scopre che la quota di immob ili rurali ha
subito un crollo, più o meno consistente in tutte le successioni al di sotto delle
40.000 lire. Gli immobili urbani sono invece aumentati nei patrimoni inferiori alle
5.000 lire, mantenendosi stabili negli altri. Nelle eredità comprese tra 40.000 e
100.000 lire si ribalta invece il rapporto tra immobili urbani, che dal 30,9 passano
al 40,6%, e immobili rurali che scendono dal 41,4% al 34,6. Le fortune al di sopra
delle 100.000 lire restano invece saldamente ancorate alla loro anima rurale. Le
terre sopravanzano di gran lunga case e botteghe.
Con l'eccezione dei patrimoni compresi tra le 40.000 e le 100.000 lire azioni e titoli
sono diffusi un po' dappertutto, mentre l'investimento in crediti subisce un
andamen to diverso: cresce in tutti gli assi ereditari al di sotto delle 100.000 lire, e si
riduce considerevolmente in quelli al di sopra di questa soglia.
9. Agli inizi d el Novecento le successioni femminili fanno registrare un au
mento sia sul totale delle dichiarazioni, passando dal 26,8 al 37%, sia sul
totale delle donne morte in quel periodo, passando dal 2,8 al 4%. Proprio
nelle successioni femminili (tab. 3) sembrano realizzarsi le modifich e più
consistenti: gli immobili subiscono un tracollo dal 76,2 al 61,6% e di con
seguenza aumenta in maniera rilevante la quota mobiliare e in questa i ti
toli e i crediti. Sembra che la crisi agraria abbia avuto un particolare ef
fetto sui comportamenti delle donne spingendole a disinvestire dalla terra.
L'immobiliare in fatti crolla proprio perché è l'investimento in terra ad ab
bassarsi mentre quello in immobili urbani rimane praticamente costante.
Nei patrimoni maschili (tab. 3 ) è sempre la terra invece il fulcro attorno
a cui ruotano le strategie economiche, anche se la diversificazione delle
scelte sembra divenuta un dato acquisito.
10. Le continuità a Catanzaro paiono più forti e tenaci dei mutamenti. Se
il peso della nobiltà nelle istituzioni di governo cittadino sembra essersi at
tenuato30, non pare cambiato il ruolo all'interno dell'elite della ricchezza.
I quattro patrimoni maggiori, comp resi tra 400.000 e 500.000 lire, appar
tengono ad elementi della nobiltà cittadina31 . Le sostanze nobiliari (tab. 4)
rappresentano il 6,2% di tutte le dichiarazioni presentate in questo perio30
31
Cfr. D.L. Cagliotì, Patrimoni e strategie matrimoniali, cit., in particolare pp. 101-104. Sono i
patrim oni dei marchesi Domenico ed Ernesto Le Piane, e dei baroni Alfonso De Riso e Cesare Gironda
Veraldi. Per i p rim i tre cfr. nota 2, per il quarto cfr. AURCZ, Successioni, b. 88, n. 26.
502 Daniela Luigia Caglio ti
do e in esse si concentra il 54,4% della ricchezza. La continuità è forte anche nella
loro composizione. La quota in immobili è ancora più elevata che trent'anni prima da 76,6 a 84% - mentre le altre voci sono praticamente irrilevanti. Le poche novità
fin qui registrate si rinvengono tutte quante nei patrimoni borghesi (tab. 4). È in
questi che diminuiscono le somme investite in terra mentre aumentano quelle
destinate alle case e alle botteghe poste nell'abitato urbano, ed è in questi che si
trovano le azioni e i titoli che ora sostituiscono, in parte, l'impiego in crediti.
11. Veniamo ora alla composizione socioprofessionale del campione (tab.
5). Nel giro di trent'anni si sono realizzate alcune significative variazioni
di natura terminologica che rivelano forse cambiamenti più sostanziali.
Nella classificazione professionale è scomparsa la categoria dei braccianti
sostituita completamente da quella dei contadini. Tra coloro che presenta
no la dichiarazione di successione compaiono persone che si definiscono
operai, mentre si restringe l'uso del termine «civile» soprattutto applicato
alle donne che ora si qualificano sempre più frequentemente come casa
linghe. Il confronto tra i due campioni non mette però in evidenza un'ac
cresciuta articolazione sociale. Il posto che negli anni Settanta occupavano
braccianti, artigiani, addetti ai servizi e b ottegai si è fortemente ridotto a
favore di un allargamento dello spazio occupato da impiegati e pensiona
ti. Spia debole ma significativa del peso semp re maggiore di questi grup
pi in una città che affida semp re più alle funzioni burocratiche il proprio
destino e la propria identità. Professionisti, proprietari e civili mantengo
no le stesse percentuali cosi come i negozianti. In questa zona, che corri
sponde a quella dell'elite, non si è modificata nemmeno la concentrazione
della ricchezza. Oltre il 60% resta in mano ai proprietari cui va aggiunto
il 19,5% di civili e casalinghe.
Le terre sono scomparse dai patrimoni dei bottegai, degli addetti ai servizi e dei
negozianti. Il valore degli immob ili extraurbani è diminuito sensibilmente in quelli
dei religiosi, dei professionisti, dei proprietari e dei civili. Le azioni sono un po'
dappertutto ma in misura più consistente si trovano tra i beni di artigiani, bottegai e
professionisti, mentre la scelta dei titoli è esclusivo appannaggio di casalinghe,
civili, proprietari e professionisti. I crediti contribuiscono massicciamente alla
diversificazione delle fortune di artigiani, impiegati, p rofessionisti e civili (tab. 7).
12. Catanzaro come abbiamo avuto modo di dire all'inizio è una città pe
riferica rispetto ai flussi di traffico e commercio, con un'economia dipen
dente dall'agricoltura, inserita in una regione in cui le città sono relegate
alla sola funzione di centri amministrativi. Le dichiarazioni di successione
evidenziano bene i due poli tra i quali si svolge l'e conomia cittadina - la
503 Successioni e p atrimoni a Catanzaro nel XIX secolo
terra e la pubblica amministrazione - restituendoci l'immagine di un'elite formata da
proprietari, in parte nobili, e da professionisti, di una piccola borghesia in cui
impiegati e funzionari diventano sempre più numerosi, di un commercio e di un
artigianato di meschinissime dimensioni appena sufficienti a coprire il fabbisogno
del mercato locale. Le scelte e i comportamenti di questa élite segnalano una
mentalità che trova nella rendita la sua più compiuta manifestazione. Certo la
natura fiscale della fonte contribuisce, come già detto, ad enfatizzare l'importanza
dell'immobiliare, ma le dichiarazioni di successione non fanno che fotografare una
situazione altrove già tante volte descritta. Dall'inchiesta agraria degli anni Ottanta
a quella sui contadini meridionali, dalle note di Leopoldo Franchetti, al viaggio
calabrese di Lombroso32 , all'inchiesta documentata e attenta di Taruffi, De Nob ili e
Lori33 non si fa che porre l'a ccento sul ruolo della proprietà fondiaria, sugli squilibri
che nell'economia calabrese genera la sua distribuzione, sulla mentalità «redditiera»
dei proprietari, sulla mancanza di investimenti in agricoltura, su relazioni tra
proprietari e contadini improntate ad un atteggiamento di pura rapina nei confronti
delle risorse. In Calabria si passa da zone ad alta concentrazione, ad altre in cui
domina la polverizzazione del possesso, ad altre ancora in cui grande, media e
piccola proprietà convivono senza logica apparente 34. In provincia di Catanzaro,
dalle aree di predominio della piccola proprietà, prevalentemente localizzate
attorno ai centri urbani, si passa alle enormi concentrazioni latifondi-stiche del
marchesato di Crotone. Come recita il relatore dell'inchiesta agraria: «la proprietà,
o troppo accentrata, o troppo suddivisa [...], esercita un'influenza dannosissima
sull'agricoltura, ed è anzi una delle cause principali della sua stazionarietà»35 . Certo
la vendita dei beni ecclesiastici a fine Settecento e le alienazioni postunitarie, le
nuove norme introdotte dal codice del 1865 in materia ereditaria, la mancanza da
parte di alcuni proprietari di danaro liquido contribuirono a creare delle novità nella
distribuzione della proprietà fondiaria e a determinare un processo di scomposizione e ricomposizione di grandi fortune immobiliari. Le quotizzazioni tuttavia
non sempre si risolsero in un movimento a favore della formazione di piccolo e
medio possesso ma piuttosto alimentarono, in alcuni
32
C. Lo mbroso , In Calabria (1862-1897), Catania, 1898.
D. Taruffi, L. De Nobili e C. Lori, La questione agrar ia e l'emigrazione in Calabr ia,
Firenze, 1908.
34
Oltre alle pagine dedicate all'argomento nelle inchieste agrarie citate cfr. anche M.
Fera, Della grande e d ella piccola proprietà, Cosenza, 1874; G. Goyau, Le r egime de la
gr ande proprietè dans les Calabres, in «Revue des Deux Mondes», janvier 1898, pp. 80103, e L. Izzo, Agricoltur a e classi rur ali in Calabria dall'Unità al Fascismo, Genève,
1974.
35
IA, vol. IX, fas c. I, p. 110.
33
504 Daniela Luigia Caglioti
casi, ulteriori concentrazioni di terra; cosi come la mancan za di capitali costrinse
probabilmente alcuni grandi proprietari a vendere o a non partecipare agli acquisti
di terre demaniali, impedendo altresì l'ingresso sul mercato della terra di nuove
figure economiche. E ancora, i nuovi criteri di devoluzione ereditaria contribuirono
in parte alla dispersione dei beni, ma anche alla adozione da parte di alcune
famiglie di una molteplicità di meccanismi correttivi tesi a salvaguardare quanto
36
più possibile l'integrità patrimoniale .
Gli spostamenti che nell'arco di un trentenn io si compiono nelle scelte patrimoniali
sono impercettibili e appartengono tutti alla stessa logica. La crisi agraria e le
difficoltà economiche che pure scuotono profondamente la società calabrese" non
sembrano agitare troppo una città i cui ceti dirigenti si dimostrano impermeabili a
qualsiasi innovazione. Dagli anni Settanta dell'Ottocento ai primi anni del
Novecento l'elite cittadina sposta un po' delle sue risorse dalla terra alle case, dalla
terra ai titoli del debito pubblico, ma senza mai rinunciare alla natura rentiere e
fondiaria del proprio patrimonio e delle proprie scelte economiche. Case e titoli del
debito pubblico servono solo a rinnovare le fonti della rendita 38, a d iversificare un
investimento che altrimenti può rivelarsi, sul p iano puramente economico, ma non
su quello del prestigio, totalmente antieconomico. Solo le poche azioni stanno a
segnalare che qualcosa si sta modificando. Esse infatti sono tutte azioni di banche
locali cooperative e popolari che si comin ciano a costituire tra la fine del XIX e gli
inizi del XX secolo per far fronte ad una situazione di assoluta depressione del
credito e che riempiono un vuoto fino a quel momento colmato soltanto dai mutui
privati e dall'usura. Ma l'investimento in azioni non va oltre la semplice segnalazione di una nuova realtà. Le azioni nei portafogli dei benestanti catanzaresi sono
poche e non sembrano proprio avere la funzione di diversificare il patrimonio, né
paiono la spia di una mentalità economica profondamente cambiata. Sono piuttosto
il tributo minimo e inevitabile che esponen ti del ceto dirigente locale devono
pagare per mantenere il proprio ruolo all'in terno della società catanzarese.
36
Cfr. D.L. Caglioti, Patrimoni e strategie matrimoniali, cit.; P. Macry, Ottocento, cit.;
G. Montroni, Una famiglia borghese a Caserta (1815-1855), in Mezzogiorno preunitario .
Economia, società e is tituzioni, a cura di A. Mas safra, Bari, 1988, pp. 821-830.
37
Cfr. G. Cingari, Storia della Calabria dall'unità a oggi, Rom a-Bari, 1982, pp. 84 sgg.
38
Su questo tema cfr. anche A.M. Banti, Les richesses bourgeois es dans l'Italie du XIXe
siecle: exemples et remarques, in «Mélanges de l'Ecole Francaise de Rome. M oyen AgeTemps Modernes», 97, 1985, I, p. 371.