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I
Cosa resta di un sogno 40 anni dopo
TUTTOSCIENZE
Il Ricordo
MASSIMO GRAMELLINI
Arrosto
e il naso
di Giovannino
V
ieni fuori a vedere la luna?», disse la
bimba milanese con le treccine. Avevamo 14 anni, ma
in due. Sedute davanti al
televisore dell'albergo di
montagna, le nostre mamme apparivano perplesse.
«La luna è qui - ci spiegavano -. Dove volete andare?». Ma noi eravamo già
sul prato, con la testa all'
insù. La luna splendeva di
tre quarti, in mezzo a una
corona di stelle, ed era
molto più vicina che dentro la tv.
«Guarda: l'astronave!», dissi alla bambina, indicando una macchia al
centro della scorza rugosa. «Ma che astronave! E'
Arrosto!», replicò lei, con
una smorfia di disgusto
per la mia ignoranza. «Arrosto? E ci è andato da solo o con le patatine?»,
avrei risposto adesso, facendomi scudo con l'ironia. Ma allora ero un bimbo, anche lievemente innamorato, per quanto si possa esserlo a otto anni di
una bambina di sei. E la
presi molto sul serio. Lei
abbassò la voce: «Vuoi saperlo, un segreto? Mia
nonna dice che sulla luna
c'è già stato un italiano.
Arrosto, a cavallo di un ipposchifo».
«Sei tu che non sai
niente - la contestai -. Sulla luna ci abita Giovannino. Un signore che quando tu dici le bugie ti ruba il
naso e lo porta lassù».
«Perché?». «Per mangiarlo, no? Il mio l'ha mangiato almeno dieci volte, però
ricresce sempre». La bambina sembrava persuasa,
ma all'improvviso lanciò
un urlo. Sulla superficie
della luna era apparsa una
seconda macchia. «Giovannino si sta avvicinando
ad Arrosto!». Mi prese la
mano e io mi sentii tutto
strano, oltre che preoccupatissimo per Arrosto.
Dalle finestre aperte dell'
albergo le voci dei telecronisti si litigavano il momento storico: «Ha toccato...». «Non ha toccato...».
La bambina scosse la testa: «Troppo tardi. Quando scenderanno dall'astronave, Giovannino gli avrà
già mangiato il naso».
«Ma poi gli ricresce», la
rincuorai. E' che mi è sempre piaciuto il lieto fine.
FRANCESCO SEMPRINI
La Lollo e la Luna,
la celebrità e il buio della depressione, le sfide del passato e quelle del futuro. Buzz Aldrin, il secondo uomo ad aver messo piede sulla
Luna, celebra i 40 anni dalla
missione dell’Apollo 11 con «Magnificent Desolation», un libro
scritto in collaborazione con
Ken Abraham, in cui racconta
la desolazione vissuta tra i paesaggi lunari e le amarezze terrene. Lo incontro alla presentazione al pubblico di New York, in
un’affollata sala di Barnes &
Noble. L’eroe della Luna, 79 anni e 6 mesi il 20 luglio, ostenta lo
smalto del pilota e scommette
su Marte per riaccendere la
passione per lo spazio.
E’ ancora in contatto con Gina
Lollobrigida?
«Ci può scommettere. La stimo tantissimo: è una delle persone migliori che abbia mai conosciuto, è una gioia ogni volta
che ci vediamo».
La conosce da 40 anni, ma da ragazzo quali erano i suoi eroi?
«Flash Gordon e Buck Rogers.
Mi piaceva che, nonostante fossero personaggi della fiction,
L’AVVENTURA DELL’APOLLO
«Là mi sono perso
e al ritorno l’alcol diventò
la mia sola sicurezza»
LE ORE SUL SATELLITE
«Era un luogo desolato
e maledettamente
affascinante»
vivessero in una versione dello
spazio alla quale noi terrestri
potevamo identificarci. Davano un senso di sicurezza».
Non ha avuto paura di perdere
questa sicurezza sulla Luna?
«La missione dell’Apollo 11 è
stata preparata per molti anni,
da quando per primo ne parlò
Kennedy nel 1961. Ci fu affidato
un compito importante e l’unico obiettivo era andare fino in
fondo. Il nostro addestramento è stato tecnico, fisico e mentale: oltre il 68% del training
era sulle emergenze e dovevamo abituarci a far fronte agli
imprevisti. Era un modo per tenere a freno le emozioni».
Del resto lei, la Luna, ce l’ha nel
sangue: giusto?
«Se si riferisce al nome da nubile di mia madre, Moon, è vero, ma non mi ha condizionato
affatto. E soprattutto non ho
avuto trattamenti di favore dalla Nasa, come qualcuno ancora insinua».
Qual è stata la sensazione più intensa lassù?
«La mancanza di gravità, la
leggerezza dei movimenti, la
lentezza nel fare le cose, anche
le più semplici. Lo scenario di
straordinaria desolazione dove ci siamo ritrovati con Neil
Armstrong era maledettamente affascinante».
Ha un bel ricordo, quindi?
TUTTOSCIENZE
NUMERO 1381
MERCOLEDÌ 15 LUGLIO 2009
A CURA DI:
GABRIELE BECCARIA
REDAZIONE:
GIORDANO STABILE
[email protected]
www.lastampa.it/tuttoscienze/
Guarda i video e le foto delle
missioni lunari del progetto
Apollo su www.lastampa.it/sbarcoluna
«Non è il posto migliore per
mettere su casa. E’ stato duro
vivere in un luogo simile con
tanti sbalzi di temperatura. Insomma, un ambiente ostile. E’
stato un grande traguardo per
l’uomo, ma il posto in sé è desolato. Parlo però di una desolazione magnifica».
Per questo ha sentito il bisogno
di raccontarlo in un libro?
«Il libro è stato una sfida, vivere di nuovo quelle sensazioni
assieme alle persone che fanno
“Ciao Luna
Ora voglio
Marte”
Buzz Aldrin: costruiremo una colonia
ma l’America rischia di perdere la sfida
parte della mia vita di oggi».
La desolazione l’ha trovata anche sulla Terra?
«Si ha un’idea falsata degli
astronauti e si pensa che siano
persone fredde e determinate,
quasi fatte in serie. In realtà
siamo diversi: c’è l’introverso,
l’estroverso, chi è sicuro di sé e
chi è più apprensivo. Io, poi, ho
probabilmente ereditato un’inclinazione depressiva da mia
madre. Si tolse la vita un anno
prima della missione e allora tirai dritto. Pensavo che tutto
andasse avanti, ma poi...».
Poi le emozioni trattenute sono
esplose al ritorno sulla Terra?
«Dopo la celebrità, è cresciuta
in me una repulsione per quella vita così ordinata e carica di
responsabilità: West Point, la
Corea, il Mit, la missione spa-
I giorni decisivi
16 luglio 1969
L’Apollo 11 parte dal
Kennedy Space Center.
I
19 luglio 1969
Si studia l’allunaggio
nel Mare della Tranquillità.
I
20 luglio 1969
Il Lem si separa dal «Columbia». Il pilota automatico
sta portando il modulo fuori
rotta e Armstrong deve usare i comandi manuali.
I
21 luglio 1969
Armstrong è il primo uomo a mettere piede sulla Luna. Poi lo raggiunge Aldrin.
I
Buzz Aldrin: 79 anni e un’energia incontenibile
ziale, la minaccia atomica. Sono fuggito cercando di crearmi
una nuova vita, ma è stato più
difficile del previsto ed è stato
facile perdersi. L’alcol è diventato una sicurezza».
Come ne è uscito?
«Con l’aiuto di specialisti, amici e soprattutto di Lois, la mia
terza moglie. Col tempo sono
tornato a vivere e oggi vado in
giro a raccontare la mia esperienza: incontro tanti bambini,
ho lavorato con Homer Simpson e sono diventato un rapper
con Snoop Dogg. Ma è con questo libro che ritengo di aver
completato la mia riabilitazione e ora guardo al futuro».
Qual è il prossimo traguardo nella corsa spaziale?
«Ritengo che gli Usa debbano
smettere di utilizzare le loro ri-
sorse per le missioni sulla Luna. Sono cose che dovrebbero
fare altri Paesi che lì non sono
ancora andati. Noi dovremmo
puntare su un programma per
creare un insediamento permanente su Marte, un posto decisamente migliore. E’ una sfida
necessaria anche per riaccendere la passione per lo spazio».
E’ un suggerimento al suo collega Charles Bolden, il nuovo direttore della Nasa?
«Sono convinto che i russi vogliano arrivare prima di noi su
Marte e l’America rischia di
trovarsi indietro nella sfida».
Quanto dovremo aspettare?
«Forse il 2036. Ci sono voluti
66 anni per passare dai fratelli
Wright all’Apollo 11 e ne serviranno altrettanti per passare
dalla Luna a Marte».