Ligorio - Univirtual

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Ligorio - Univirtual
Ligorio M.B., Hermans H., Identità dialogiche nell’era
digitale, Centro Studi Erickson, Milano 2005 pp. 190
Recensione di Cristiana Cardinali - 29 Marzo 2007 Abstract
L’assenza dei vincoli tradizionali della comunicazione ha permesso la nascita di identità alternative e
innovative, legate proprio al particolare ambiente in cui esse crescono. Questo volume, attraverso una
raccolta di studi a carattere interdisciplinare, si propone di mostrare come gli ambienti mediati
favoriscano la costruzione di nuove identità utilizzando la teoria dialogica del Sé.
The absence of traditional ties of the communication has allowed to the identity birth innovative
alternatives and, tied just to the particular atmosphere in which they they grow. This volume, through a
collection of studies to character to interdisciplinary, is proposed to show as the mediated atmospheres
favor the construction of new identities using the dialogica theory of Himself.
Recensione
Questo volume raccoglie il lavoro di un gruppo di ricerca internazionale sotto la
guida del Prof. Hermans, che da tempo applica la teoria dialogica del Sé allo studio
dello sviluppo dell’identità nell’ambito della comunicazione mediata.
Partendo dall’idea di un’identità che nasce dal dialogo continuo e costante con se
stessi e con gli altri, gli autori si interrogano su come nasce l’identità, qual è il
processo che ci aiuta a capire chi siamo e se il nostro senso dell’essere è già
presente alla nascita o si sviluppa e si trasforma con il tempo. Tutto ciò alla luce
della comunicazione mediata che nella società contemporanea amplia e dilata il
dialogo, in cui ogni formato comunicativo si ibridizza e si mescola con gli altri,
formando nuovi scenari comunicativi.
Con l'espressione «comunicazione mediata» si fa riferimento a un ampio ventaglio
di strumenti che inducono e includono modalità di interazione specifiche. Anche i
repertori di posizionamento prodotti mentre si usano certi strumenti saranno
specifici, influenzati non solo dagli obiettivi dell'interazione e dal contesto, ma
anche dalle caratteristiche dello strumento stesso. Nel secondo capitolo si evidenzia
come la costruzione di un sito personale, di una homepage, si traduca nel nodo di
una rete, di una comunità che si forma intorno a un insieme di homepage
accomunate da alcuni tratti simili. Scopo di tale comunità è proprio quello di
affermare e riformulare gli aspetti comuni è quelli distintivi, che permettono agli
autori di distinguersi dagli altri utenti della rete. I siti non servono solo per
descriversi ma anche per reinterpretarsi alla luce degli incontri con un'alterità che
funge da specchio per l'autore del sito. Gli elementi attraverso cui è possibile
costruire una pagina web, interattivi, testuali, grafici e sonori, altro non sono che
delle «finestre» per dare accesso agli altri, per agganciare i lettori e spingerli a
lavorare per rinnovare i propri posizionamenti, rifinirli e crearne di nuovi. La
costruzione di una homepage serve non solo all'autore ma anche al lettore:
contribuendo
alla
definizione
dell'altro,
chi
visita
una
homepage
contemporaneamente ritrova, conferma e rielabora se stesso. È questo lavoro di
tessitura sociale che permette a uno strumento non necessariamente inteso come
luogo di incontro, quale la homepage e il sito personale, di trasformarsi in uno
strumento a sostegno di gruppi minoritari: fenomeno, questo, sempre più diffuso
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nella rete. Ad esempio i blog assecondano l'esigenza di interazione e dialogo già
accertata nei processi di costruzione delle homepage. I blog sono dotati di
strumenti ancora più interattivi, atti a creare nuove forme di dialogo, private e
pubbliche al tempo stesso. La costruzione di un blog comporta pei l'autore il doversi
cimentare con una serie di strategie di auto-presentazione tenendo conto della
natura pubblica dello spazio virtuale utilizzato. A differenza delle Homepage, la
creazione di un blog è un'esperienza profondamente influenzata dal tempo
(scandito dalle date), dal ritmo cronologico con cui lo spazio virtuale si struttura.
Questa cronologia scandisce i movimenti dei posizionamenti che dipendono
contemporaneamente sin dalla strutturazione spaziale che da quella temporale che,
in questo caso, si sovrappongono in modo molto evidente. Il blogger modella e
conserva (grazie agli archivi) posizionamenti multipli, sia interni che esterni, che si
evolvono nel tempo e si focalizzano su contenuti determinati con eguale probabilità
sia da eventi personali che da eventi storici e sociali. Sono questi incroci multipli tra
individualità e cronaca, tra spazio e tempo che sostengono i processi dialogici nelle
zone di contatto tra culture diverse, rendendo la teoria dialogica del Sé adatta
anche a comprendere e analizzare il formarsi di nuove culture nate nella rete
oppure grazie alla rete.
Nel quarto capitolo, l'ambiente di interazione analizzato è un MUD, ovvero uno
spazio virtuale costruito prevalentemente a base testuale che, nato come
simulazione computerizzata di un gioco da tavola, ha recentemente dimostrato di
sostenere contesti in cui gli utenti mettono in atto strategie di collaborazione molto
creative. Questo dimostra che alcuni ambienti virtuali non si limitano al dialogo e
all'interazione sociale, ma offrono un'interessante applicazione delle teorizzazioni
del Sé dialogico in ambito di comunicazione mediata in contesti educativi. Per
meglio comprendere questo tentativo, occorre tener presente la distinzione
dicotomica tra concezione individualistica e contestuale dell'apprendimento. Nel
primo caso, ci si preoccupa di sostenere e incoraggiare talenti individuali, mentre
una visione contestuale dell'apprendimento è centrata sul proporre contesti
d'apprendimento stimolanti, in cui l'interazione sociale è decisamente centrale e
dove sia possibile attivare processi di costruzione collaborativa,delle conoscenze.
Nel caso riportato, il contesto creato mira a rendere visibile il processo di soluzione
di un problema forzando i partecipanti a non fare affidamento su indicatori visivi,
tipici dell'interazione faccia a faccia (intonazione, gesti, postura, espressione
facciale, ecc.), qui sostituiti da apparati tipici dell'interazione mediata via computer,
i nickname, gli avatar, le descrizioni di sé e le identità virtuali. In questo modo,
sganciando il Sé dalla reale corporeità, possono essere creati nuovi posizionamenti
che risentono sia della contestualità dell'interazione, dei suoi specifici obiettivi e del
suo particolare dipanarsi a seconda delle fasi del compito proposto ma anche, per
esemnio del nickname utilizzato. Si osserva, così, un inedito intreccio tra realtà e
fantasia che forse, a ben pensarci, proprio così inedito non è. Infatti, queste
intreccio assomiglia molto a quello che sostiene il lavoro creativo degli scrittori di
novelle e di romanzi o degli sceneggiatori di film. La differenza e che in queste caso
la trama narrativa e identitaria non è a carico di un solo autore, ma tutti i
partecipanti contribuiscono a definirla.
L'analisi dei vari momenti di interazione durante il gioco collaborative all'interno di
un MUD mette in rilievo il generarsi di uno specifico repertorio di posizionamenti (il
collaboratore, l'ironico, il detective, il leader) altamente funzionale al contesto.
Diverse posizioni diventano salienti a seconda del procedere dell'attività e della fase
di lavoro in cui i partecipanti si trovano, provando cosi che gli ambienti virtuali
(come i MUD) sono in grado di offrire contesti formativi in cui i partecipanti possono
non solo esperire nuove forme di apprendimento ma anche sperimentare nuovi
posizionamenti che fortemente connotano l'esperienza di essere apprendisti.
Altro esempio di uso formativo di ambienti virtuali è riportato nel quinto capitolo in
cui si descrive come un forum on-line si presti alla costruzione collaborativa di
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conoscenze grazie alla dimensione testuale (che sostiene la riflessione sia a priori
che a posteriori circa il proprio contributo) e all'organizzazione intrinseca delle
discussioni. In questi ambienti si generano vere e proprie comunità professionali
che spesso fanno del forum il loro oggetto privilegiate di riflessione. Le strategie e
le dinamiche di posizionamento risultano molto diversificate a seconda delle
discussioni in corso; per esempio, negli spazi dedicati all'autopresentazione si
adottando strategie specifiche che generano anche particolari traiettorie di
partecipazione alle pratiche. I partecipanti mettono in gioco vari aspetti del sé
anche allo scopo di determinare il proprio posto all'interno della comunità. Invece,
quando l'obiettivo è la costruzione di un artefatto complesso, destinato a
caratterizzare la comunità anche off-line, i posizionamenti si articolano a seconda
delle fasi cronologiche di discussione. L'avere un obiettivo specifico, da raggiungere
entro una determinata scadenza temporale, induce anche i posizionamenti a
modellarsi lungo l'asse temporale, assumendo caratteristiche che dipendono dalla
fase di lavoro in corso. In questo senso, la natura del repertorio di posizionamenti
qui individuato assomiglia molto a quello emerso dall'analisi dell'interazione durante
un problem solving nel MUD: l'evoluzione della discussione che persegue il
raggiungimento di un obiettivo di lavoro (risolvere un problema come organizzare
un seminario) da forma ai posizionamenti assunti dai vari partecipanti. Inoltre, sia
durante le discussioni finalizzate al racconto e alla descrizione di sé, sia nel
discutere per raggiungere un obiettivo preciso, il gioco dei posizionamenti
s'intreccia con quello che gli psico-pedagogisti definiscono la «costruzione di
conoscenza»: mentre si determinano aspetti del sé si stabiliscono anche le proprie
modalità di partecipazione alle pratiche della comunità che si sta contribuendo a
formare e, inoltre, si definisce collaborativamente il senso dell'esperienza e della
conoscenza costruita durante lo svolgimento della pratica.
L'analisi delle discussioni on-line può anche essere finalizzata a comprendere come
gli utenti costruiscono interattivamente la definizione di spazio virtuale. È questo il
tipo di analisi svolta nel sesto capitolo, dove si mette a confronto la costruzione
dello spazio così come emerge dalle discussioni registrate in un sito olandese,
theBoombap, rappresentativo della cultura hip-hop, una specifica subcultura che su
Internet trova voce e sostentamento, con le modalità di costruzione dello spazio in
un'opera letteraria quale la Divina Commedia. In entrambi i casi si tratta di
«prodotti» che risentono fortemente della cultura del loro tempo: la cybercultura
postmoderna in un caso, la cultura classica medievale nell'altro. Ma per certi versi il
sito the Boombap e il testo della Divina Commedia assolvono alla medesima
funzione: riflettono i movimenti del Sé in uno spazio costruito dalle parole, digitate
in uno spazio virtuale in un caso, che compongono un testo rimato nell'altro. In
entrambi i casi, la capacità delle parole di evocare e fissare parametri spaziali
influenza il repertorio dei posizionamenti dei personaggi che popolano gli spazi
inquestione.
Altre specifiche peculiarità riguardano la telefonia cellulare e in particolare il Short
Message Service, meglio noto come SMS. Anche in questo caso Io strumento
analizzato connota una tipologia culturale e generazionale particolare: tardoadolescenti italiani, e più precisamente studenti universitari baresi. Gli SMS si
caratterizzano per la loro, potremmo dire, «oralizzazione»: pur veicolando una
comunicazione testuale assumono molte delle caratteristiche dell'oralità, come ad
esempio la sintesi necessaria a causa del numero limitate di caratteri a disposizione
per ciascun messaggio. Questo limite impone agli interlocutori un'economia di
lettere con il risultato di produrre un curioso slang fatto di parole tronche e di sigle.
I testi degli SMS assomigliano, così, al dialogo orale sia per forza espressiva sia per
alcune qualità linguistiche, principalmente la dimensione informale. Si ottiene uno
stile di scrittura molto particolare, che corrisponde a una «seconda oralità» scritta
che, a sua volta, da vita a una sorta di «alfabetizzazione secondaria». Emerge così
un nuovo genere o, per essere più precisi, una combinazione di generi con
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specifiche caratteristiche testuali (abbreviazioni, nuove parole coniate per
esprimere emozioni, slang) che va a modificare sia il dialogo via SMS sia il dialogo
«sugli» SMS. L'uso estensivo a cui assistiamo della telefonia mobile porta a
considerare il cellulare quasi una continuazione del corpo, una sorta di protesi
destinata alla comunicazione che accompagna il comunicatore ovunque vada. In
questo senso, gli SMS ben rappresentano il carattere nomade dell'identità,
svincolata da uno spazio preciso e delimitato, ma ancorata, invece, a elementi che
hanno una natura interattiva, che formano, metaforicamente, una rete simbolica e
di senso entro cui muoversi.
Altro media analizzatale alla luce delle teorizzazioni sul sé dialogico è la televisione
che nell’ottavo capitolo è sottoposto a un'analisi che tenta di rispondere a un
quesito inedito: come può la visione di programmi televisivi contribuire alla
costruzione di repertori di posizionamento da parte degli spettatori? In questo
capitolo, la televisione è vista come uno spazio sociale che offre un'ampia varietà di
immagini del sé, mediata dalla discussione dei telespettatori, dei partecipanti al
programma televisivo e dal resoconto pubblico di fatti privati. Anche se la TV
appartiene più propriamente alla categoria dei mass-media (a differenza degli altri
media indagati in questo volume), e quindi non offre la possibilità di interazioni
dirette con chi è «dentro» lo schermo, resta comunque uno strumento che offre una
notevole varietà di modelli comportamentali e culturali, destinati indubbiamente a
influenzare e determinare i posizionamenti degli spettatori. Guardare la TV, e in
particolare alcuni programmi quali i talk show, significa confrontarsi con un
variegato ed eterogeneo assortimento di caratteri e di personalità, con cui ci si può
identificare o, per contro, distanziare decisamente. Ragionare su quanto i
personaggi televisivi ci somigliano o si differenziano da noi significa, comunque,
intrattenere con loro un dialogo finalizzato a esperire, fosse anche solo per rifiutarli,
nuovi posizionamenti. I talk show in particolare, da un punto di vista dialogico, sono
veramente rilevanti in quanto rappresentano degli spazi di interazione parasociale
in cui la gente ordinaria rappresentata nello schermo costituisce una sorta di
simulacro del telespettatore al di qua dello schermo, mettendo così in scena varie
«soggettività». È questo lo stratagemma attraverso cui la TV riesce a dar forma e
spazio a una polifonia «multivoci»: incarnando la voce dei partecipanti, del pubblico
in studio e del pubblico a casa. Similitudini e differenze, contrasti e contraddizioni,
consensi e conflitti rappresentano la complessa varietà di posizionamenti possibili
intorno a un evento dello schermo che però stabilisce forti legami con la vita al di
fuori della schermo, richiedendo un continuo lavoro di interpretazioni giocato tra i
sé e le alterità, tra il fuori e il dentro lo schermo.
Questo lavoro fornisce adeguati strumenti di analisi e di comprensione della
dialogicità nella comunicazione mediata e per la costruzione del Sé basata sul
dialogo, di presentare ancoraggi efficaci per definire identità digitali capaci di
estendersi verso confini sempre più ampi.
Indice
Introduzione
Cap. I Dialogo e tecnologia come laboratori dell’identità
Cap. II Le homepage personali in rete: il sè a dialogo con l'altro
Cap. III Identità virtuali che si intrecciano con la storia: i weblog e le pratiche
discorsive del sé
Cap. IV Posizionamento durante un problem solving virtuale
Cap. V Intrecci tra contesto e identità in un forum di discussione
Cap. VI L’uso dello spazio nella costruzione del sé dialogico: da Dante al
cyberspazio
Cap. VII Tracce cellulari del sé: uno studio dell’uso degli SMS
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Cap. VIII L’identità alla TV: un repertorio fluido di sé
Cap. IX Posizionamenti individuali e globalizzazione sociale
Bibliografia
Autore
M. Beatrice Logorio è professore associato all’Università degli Studi di Bari. È
autrice di numerose pubblicazioni sugli aspetti psico-sociali dell’apprendimento in
ambienti di comunicazione mediata e in particolare sullo sviluppo delle identità
dialogiche e sulle comunità di rete.
Hubert Hermans è professore emerito all’Università di Nijmegen (Olanda), ha svolto
attività di studio e ricerca presso diverse università europee, ha fondato
l’Associazione per l’Auto-confronto ed è presidente della Società Internazionale per
le Scienze Dialogiche. È autore di numerosi articoli e fa parte del comitato
scientifico di diverse riviste internazionali, come «Culture&Psychology» e
l’«European Journal of School Psychology».
Bibliografia essenziale dell’autore
Ligorio M. Beatrice, Mancini Ilaria, Progettare scuola con i blog. Riflessioni ed
esperienze per una didattica innovativa nella scuola dell'obbligo Franco Angeli,
Milano 2007
Ligorio M. Beatrice, Cacciamani Stefano, Cesareni Donatella Blended learning. Dalla
scuola dell'obbligo alla formazione adulta, Carocci, Roma 2006
Ligorio M. Beatrice Apprendimento e collaborazione in ambienti di realtà virtuale.
Teoria, metodi, tecniche ed esperienze, Garamond 2002
Hermans Hubert J., Dimaggio GiancarloIl sé dialogico in psicoterapia, Edizioni Carlo
Amore 2007
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http://www.creattiva.org/_chi_siamo/ligorio.php
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