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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL PIEMONTE ORIENTALE “A. AVOGADRO” Dipartimento di Medicina Traslazionale in collaborazione con Università Cattolica del Sacro Cuore e Università di Milano Bicocca MASTER IN SCIENZE DELLA PREVENZIONE MSP-ASPP ADVANCED SCHOOL OF PREVENTION AND HEALTH PROMOTION La prevenzione dei disturbi d’ansia e della depressione in adolescenza: interventi di promozione della salute costeffective Serena Zucchi Anno accademico 2012-2013 INDICE ABSTRACT..............................................................................................................................3 INTRODUZIONE....................................................................................................................5 1. DESCRIZIONE DEL FENOMENO........................................................................................6 a. Depressione....................................................................................................................6 b. Ansia..............................................................................................................................7 c. Il carico totale della depressione (GBD - Global Burden of Desease) e l’impatto della malattia in termini di mortalità e disabilità (YLDs e DALYs)..........................................7 d. Prevalenza dei disturbi ansiosi e depressivi in adolescenza..........................................8 e. Determinanti dei disturbi ansiosi e depressivi...............................................................9 f. Il quadro epidemiologico nazionale della depressione e dei disturbi d’ansia nella popolazione generale e negli adolescenti.....................................................................10 g. Il quadro epidemiologico piemontese della depressione e dei disturbi d’ansia nella popolazione generale e negli adolescenti.....................................................................11 1.2. Il quadro normativo europeo, nazionale e regionale.......................................................13 a. Il quadro normativo comunitario.................................................................................13 b. Il quadro normativo nazionale.....................................................................................18 c. Il quadro normativo regionale......................................................................................20 1.3 Obiettivo...........................................................................................................................21 2. MATERIALI E METODI..........................................................................................................22 2.1 Costruzione del framework logico di intervento..............................................................22 2.2 Strategie di ricerca in letteratura.......................................................................................22 3. PREVENZIONE DEI DISTURBI D’ANSIA E DEPRESSIVI IN ADOLESCENZA............22 a. Linee guida.................................................................................................................20 b. Revisioni sistematiche................................................................................................23 c. Studi singoli................................................................................................................23 d. Work in progress: attuali interventi in Italia ..............................................................24 e. Come agisce l’attività fisica sul sistema psiconeuroendocrinologico........................25 3.1 Costo-efficacia di interventi di promozione dell’attività fisica........................................26 3.2 Costo efficacia di interventi per la riduzione dei disturbi depressivi e ansiosi..................28 4. DISCUSSIONE E CONCLUSIONI........................................................................................30 5. RINGRAZIAMENTI...............................................................................................................33 6. BIBLIOGRAFIA......................................................................................................................34 7. ALLEGATO 1. Figure e tabelle...............................................................................................48 8. ALLEGATO 2. Linee guida.....................................................................................................57 9. ALLEGATO 3. Studi singoli...................................................................................................59 2 ABSTRACT Oggetto Emblematici e preoccupanti sono i dati riportati nei vari documenti OMS riguardo allo stato della salute mentale in Europa: un cittadino su quattro è affetto da gravi patologie mentali; 150 milioni di persone nel mondo soffrono di depressione, di cui 33,4 milioni in Europa e circa 1 milione commette suicidio (cifra superiore al numero annuo di decessi causati da incidenti stradali o da HIV/AIDS) (OMS 2003). E’ previsto diventi la seconda causa di malattia (Global Burden of Desease) nel 2020, dopo i disturbi cardiovascolari, e la prima nel 2030. La depressione è la causa principale di disabilità nel mondo e apporta il maggior contributo tra le cause del Global Burden of Desease. Nello specifico la depressione e i disturbi d’ansia rappresentano le prime due diagnosi nei servizi per la salute mentale nel mondo con una prevalenza totale del 10,4% per la prima e del 7,9% per la seconda. In Italia le stime si attestano attorno al 4,7% e 3,7% (OMS 2003), ma la stima è ampiamente sottostimata. “Si valuta che circa il 50% dei disturbi mentali abbia origine nell'adolescenza, ragion per cui le organizzazioni che si occupano dei giovani devono essere attrezzate per riconoscere i sintomi e reagire tempestivamente” (Patto Europeo per la salute mentale e il benessere, OMS, 2008, p. 4). l 50% dei disturbi di salute mentale ha esordio entro i 14 anni (OMS 2013). Questo fa sì che questa fascia idi età rappresenti un target privilegiato di intervento per la diagnosi precoce dei disturbi di salute mentale, anche attraverso interventi appropriati e tempestivi qualora si riscontrino primi segnali di disturbo. Il quadro normativo a livello comunitario e nazionale è ampiamente presidiato: ultimi documenti del 2013 di un articolato iter mirato a sollevare l’attenzione verso la priorità del fenomeno sono il Piano d’Azioni Comprensivo sulla Salute Mentale e il Piano d’Azioni europeo per la Salute Mentale. In Italia nel 2013viene approvato il Piano di azioni nazionali sulla salute mentale. Allegato A, articolato documento a favore de un sistema omogeneo di assistena e prevenzione. La Regione Piemonte, nello specifico, è capofila del Programma nazionale “Guadagnare Salute in Adolescenza”, ampiamente sviluppato sulle migliori pratiche di promozione della salute in cinque aree principali di rischio, tra cui il benessere mentale. Obiettivo Individuare di interventi costo efficaci di prevenzione dell’ansia e della depressione in adolescenza e valutare interventi di promozione dell’attività fisica per la ridurre il problema di salute in oggetto. 3 Metodo A partire dal framework logico sul problema di salute ansia e depressione in adolescenza, nel luglio 2013, abbiamo condotto una revisione della letteratura, seguendo la metodologia NIEBP (2011), sulle principali banche dati di linee guida, di revisioni sistematiche e di studi singoli attraverso le parole chiave “depression”, “physical activity”, “promotion”, “health prevention”, “adolescent”, “cost effectiveness” legati dal connettore “AND”. Risultati Sono presenti evidenze espresse soprattutto dalle linee guida (9 linee guida) a favore della promozione dell’attività fisica per prevenire/ridurre disturbi ansiosi e depressivi. Alcune revisioni sistematiche della letteratura portano prime deboli evidenze costo efficacia (1 revisione specifica per l’adolescenza). Esistono in letteratura numerosi studi singoli (fra cui pochi studi randomizzati controllati), che prevalentemente documentano una funzione protettiva dell’attività fisica. Conclusioni Prima del 2010, gli studi erano prevalentemente centrati su interventi preventivi cognitivo comportamentali (CBT) che risultano efficaci, specialmente su campioni vulnerabili o già depressi. I materiali raccolti (linee guida, revisioni, articoli) più recenti evidenziano alcuni punti di forza a supporto degli interventi di prevenzione dell’ansia e della depressione in adolescenza e di promozione dell’attività fisica per la ridurre il problema di salute. • le più recenti linee guida a supporto dell’attività fisica indicano una ricaduta sulla depressione e dei disturbi d’ansia sia sulla popolazione adolescenziale sia su quella adulta. • esistono alcuni studi, se pur ancora pochi, che dimostrano alcune evidenze di costo efficacia. ! Ulteriori studi sono auspicati al fine di: • • • • per individuare modelli di intervento cost effective (prevenzione selettiva) per la riduzione dei disturbi d’ansia e depressivi in adolescenza (modelli tradizionali di intervento/modelli basati sulla promozione dell’attività fisica); per individuare modelli di intervento cost effective per la prevenzione dei disturbi d’ansia e depressivi in adolescenza (prevenzione universale) (modelli tradizionali di intervento/ modelli basati sulla promozione dell’attività fisica); per valutare la ricaduta di interventi di promozione dell’attività fisica in adolescenza anche su altre malattie non trasmissibili; per valutare la ricaduta delle politiche a supporto degli interventi di promozione dell’attività fisica. Parole Chiave “Depression”, “physical activity”, “health prevention”, “adolescent”, “cost effectiveness. 4 INTRODUZIONE “Il comportamento sano di un individuo dipende in larga misura dalla sua salute mentale” (Organizzazione Mondiale della Sanità -OMS-, 2001, p. 24). Questa affermazione, semplice e condivisibile, viene ripresa e sviluppata dall’OMS nella Dichiarazione sulla Salute Mentale per l’Europa di Helsinki del 2005 e adottata dagli Stati Membri europei - sottoscritta da Consiglio Europeo, Commissione europea e approvata dal Comitato delle Regioni (EUR/RC55/ R2)-. La salute mentale viene inserita fra le priorità dell’agenda di salute europea, ribadendo l’assunto che non c’è salute senza salute mentale, ma anche che non c’è cura, senza prevenzione dei disturbi mentali. Nel 2011, la risoluzione della Salute Globale e delle Politiche Estere, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite (A/RES/65/95) riconosce che i problemi di salute mentale sono i più importanti per tutte le società, contribuendo in modo significativo al peso della malattia e alla perdita di qualità della vita, con un enorme costo economico e sociale. Emblematici e preoccupanti sono i dati riportati nei vari documenti OMS riguardo allo stato della salute mentale in Europa: un cittadino su quattro è affetto da gravi patologie mentali; 150 milioni di persone nel mondo soffrono di depressione, di cui 33,4 milioni in Europa e circa 1 milione commette suicidio (cifra superiore al numero annuo di decessi causati da incidenti stradali o da HIV/AIDS) (OMS 2003). La cogenza del fenomeno è registrata anche dal DSM V (2013) che, tra i cambiamenti, nella sua nuova edizione propone l’introduzione di nuove scale per valutare precocemente il rischio suicidario in adolescenti e adulti. Nelle ultime stime un terzo della popolazione soffre ogni anno di disturbi di salute mentale, di cui i più comuni sono la depressione e l’ansia (OMS, 2013). L’OMS nel Report per la salute mentale del 2001 riporta che i disturbi di salute mentale siano responsabili del 12% del carico totale delle malattie (Global Burden Desease) a fronte di una spesa sanitaria erogata dalla maggior parte dei paesi pari all’1% delle spese totali. Più del 40% dei paesi non hanno politiche sulla salute mentale, mentre oltre il 90% dei paesi non ha politiche che includono bambini e adolescenti. Certamente il nostro paese non rientra nel primo gruppo, e possiede servizi e politiche a tutela e cura dell’infanzia, ma ancora presenta tra le sue criticità la presa in carico dei problemi emergenti dell’età adolescenziale (Schema PSN 2011-2013). “Si stima che circa il 50% dei disturbi mentali abbia origine nell'adolescenza, ragion per cui le organizzazioni che si occupano dei giovani devono essere attrezzate per riconoscere i sintomi e reagire tempestivamente” (Patto Europeo per la salute mentale e il benessere, OMS, 2008, p. 4). Malgrado ciò, nel successivo Report sulla salute mentale e sullo sviluppo (2010), l’OMS rimarca la sostanziale omissioni di programmi dedicati rivolti ai gruppi vulnerabili, fra cui bambini e adolescenti. Secondo le proiezioni dell’OMS, attualmente in Europa si registra una prevalenza di problemi psicopatologici nei giovani che varia dal 10% al 20%: un bambino o adolescente su cinque soffre di problemi evolutivi, emozionali o di comportamento e uno su otto ha disturbi mentali (mental disorder) (Consensus paper: Mental health in youth and education, 2008, p.9). In Italia, l’8-10% degli adolescenti di età 14-24 anni presenta difficoltà cognitive, emozionali e di comportamento. La prevalenza di questi disturbi cresce di decennio in decennio. I disturbi psicologici e le manifestazioni psicopatologiche dello sviluppo (disturbi d'ansia, disturbi episodici 5 dell'umore, disturbi di personalità, disturbi del comportamento alimentare, abuso di sostanze, deficit di attenzione, reazione acuta da stress…) raramente presentano una remissione spontanea e possono causare difficoltà di adattamento o disturbi mentali in età adulta, qualora non siano precocemente diagnosticati e trattati (Consensus paper: Mental health in youth and education, 2008). L’OMS valuta che un uso migliore delle attuali misure di prevenzione potrebbe ridurre l’impatto globale delle malattie del 70% (Rapporto OMS 2008 sulla salute globale: tornare alle cure sanitarie primarie). Offrire equità nella salute non è solo un principio che idealmente motiva ognuno, ma una opportunità irrinunciabile per i riscontri pragmatici (politici, sociali e economici) che ne conseguono (OMS, Whitehead M., 2000). 1. DESCRIZIONE DEL FENOMENO a. Depressione La depressione si annovera tra i disturbi di salute mentale chiamati disturbi dell’umore. Essi si dividono in due gruppi: disturbi affettivi unipolari (solo con episodi depressivi) e disturbi affettivi bipolari (con episodi depressivi e ipomaniacali/maniacali). In questi ultimi il DSM V (2013) propone l’introduzione di una nuova categoria diagnostica di disregolazione del temperamento con disforia (TDD), più specifico e sensibile per la diagnosi in infanzia e adolescenza. I primi sono più diffusi e quelli a cui ci si riferisce generalmente parlando di depressione o di depressione maggiore. Il disturbo depressivo maggiore (noto anche come depressione clinica, depressione maggiore, depressione unipolare, disturbo unipolare o depressione ricorrente, nel caso di ripetuti episodi) è una patologia caratterizzata da episodi di umore depresso accompagnati da una bassa autostima e perdita di interesse o piacere nelle attività normalmente gradevoli (anedonia). Questo gruppo di sintomi (sindrome) è stato identificato, descritto e classificato come uno dei disturbi dell'umore del DSM-V (2013). La depressione maggiore viene diagnosticata qualora si presentino ameno cinque sintomi, fra cui umore depresso o perdita di interesse per un periodo di almeno due settimane. Gli altri sintomi sono: perdita o aumento del peso (di almeno il 5%), disturbi del sonno, agitazione psicomotoria, senso di affaticamento o spossatezza, eccessivo senso di responsabilità o inappropriato senso di colpa, perdita della capacità attentiva e di concentrazione, ricorrenti pensieri di morte. Il disturbo depressivo maggiore è una malattia invalidante che si ripercuote sulla vita familiare e lavorativa della persona colpita, sulle abitudini riguardo al sonno e al mangiare e sulla salute generale. Nei dieci paesi ad alto reddito del mondo è stata accertata una prevalenza del disturbo depressivo dal 5,5% al 14,6% e negli otto a medio e basso reddito dal 5,9% all’11,1% (Bromet, 2011). L'età media d’insorgenza, accertata retrospettivamente, è 25,7 nell’alto reddito e 24,0 nel basso-medio. Il rapporto femmina/maschio è 2:1 e nei paesi ad alto reddito l’età più giovane si associava a una maggiore prevalenza, mentre in molti paesi a basso o medio reddito si associa all'età più avanzata. La più forte correlazione demografica nei paesi ad alto reddito è con la separazione da un partner, mentre nei paesi a reddito medio-basso è con l’essere divorziati o con la vedovanza. Tipicamente, i pazienti sono trattati con farmaci antidepressivi, per facilitare la sintesi di neurotrasmettitori monoamine come la serotonina, la norepinefrina e la dopamina. Le più recenti linee guida raccomandano la psicoterapia. L'ospedalizzazione può essere necessaria quando vi è un 6 auto-abbandono o quando esiste un significativo rischio di danno per sé o per altri. Il decorso della malattia è molto variabile: può consistere in un episodio della durata di alcune settimane, fino a un disordine perdurante per tutta la vita, con ricorrenti episodi di depressione maggiore. Le cause includono fattori psicologici, psico-sociali, ambientali, genetici/epigenetici e biologici. La depressione è spesso associata in comorbilità ad altri disturbi psicopatologici (in primis l’ansia) o a altre patologie fisiche (malattie cardiovascolari). b. Ansia L'ansia è una complessa combinazione di emozioni negative che includono paura, apprensione e preoccupazione, ed è spesso accompagnata da sensazioni fisiche come palpitazioni, dolori al petto e/o respiro corto, nausea, tremore interno, il corpo prepara l'organismo ad affrontare la minaccia (una reazione d'emergenza): la pressione del sangue, la frequenza cardiaca, la sudorazione, il flusso sanguigno verso i più importanti gruppi muscolari aumentano e le funzioni del sistema immunitario, mentre quelle del sistema digestivo diminuiscono. Esternamente i segni somatici dell'ansia possono includere pallore della pelle, sudore, tremore e dilatazione pupillare, manifestazioni di tre vie di attivazione: la via chimica neuro-endocrinologica (asse ipotalamo, ipofisi, surrene) con la produzione di cortisolo attraverso l’attivazione delle ghiandole midollari, la via nervosa con l’iper-attivazione del sistema simpatico noradrenergico e la via ormonale con la produzione di adrenalina attraverso le ghiandole del surrene. Dal punto di vista comportamentale, si possono presentare sia comportamenti volontari sia involontari, diretti alla fuga o all'evitamento della fonte d’ansia. L’ansia non sempre è patologica o non-adattiva: è un'emozione comune ed è una funzione importante in relazione alla sopravvivenza. Se invece l'ansia è ricorsiva e ha un forte impatto sulla vita di una persona si può allora diagnosticare un disturbo d'ansia. I più comuni sono il disturbo d'ansia generalizzata (DAG), il disturbo di panico (DP), la fobia sociale, le fobie specifiche, il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) e il disturbo post traumatico da stress (DPTS). Per ognuno di questi il DSM-V individua delle specifiche sintomatologie psico-fisiche che nel complesso si ritrovano in quelle sopra descritte. c. Il carico totale della depressione (GBD - Global Burden of Desease) e l’impatto della malattia in termini di mortalità e disabilità (YLDs e DALYs) Fino agli anni ’90 le priorità di salute nel mondo sono state attribuite alle malattie trasmissibili ovvero materne, neonatali e di disordini legati alla malnutrizione. Grazie agli enormi sforzi compiuti in medicina attualmente le principali cause di morte e disabilità nel mondo sono attribuibili alle malattie non trasmissibili, fra cui malattie oncologiche, cardiache e di salute mentale. Le malattie trasmissibili rimangono ancora prioritarie nei paesi dell’area sub sahariana. Negli anni la sfida si è progressivamente spostata dall’evitare solo la perdita di anni di vita all’evitare anni di vita con disabilità (o mancanza di salute). Rispetto agli anni ’70 la vita media si è allungata di più di dieci anni nel mondo (Wang 2012), ma con essa è aumentato il tempo di vita con malattia o disabilità di circa l’11%. Gli anni vissuti con malattia o disabilità (Years Lost with Disability -YLDs-) per le malattie non trasmissibili varia dal 62% (Africa centrale sub-Sahariana) al 92,6% (North America ad alto reddito) del totale. Il più grande contributo ai YLDs globali è dato dai disturbi psicopatologici e comportamentali (22,7%), che dal numero di otto nello studio dei GBD del 1990 passano a ventidue nel 2010. Tra questi si distinguono i disturbi depressivi e i 7 disturbi ansiosi che in entrambe le rilevazioni si collocano rispettivamente al secondo e al settimo posto nella classifica delle principali venticinque cause di malattia nel mondo, aumentando del 37% in venti anni. La categoria più grande dei disturbi di salute mentale è rappresentata dai disturbi depressivi: la depressione maggiore causa 63 milioni di YLDs, mentre la distimia 11 milioni, insieme pesano per il 9,6% di tutti i YLDs. Il GBD 2000 stima per un periodo di 12 mesi la prevalenza di episodi depressivi unipolari pari a 9,5% per le donne, e 5,8% per gli uomini. E’ previsto diventi la seconda causa di malattia (Global Burden of Desease) nel 2020, dopo i disturbi cardiovascolari, e la prima nel 2030. La depressione è la causa principale di disabilità nel mondo e apporta il maggior contributo tra le cause del Global Burden of Desease. I disturbi di salute mentale (insieme ai problemi osseo scheletrici e al diabete) rappresentano le attuali urgenti sfide per diminuire la mortalità e aumentare la vita in salute della popolazione globale (Baxter A., Patton G. 2013) (Figura 1, allegato 1). Il DALYs (Disability Adjusted Life Years) ovvero la somma degli anni di vita potenziale persa per morte prematura e gli anni di vita produttiva persa per disabilità è rimasta stabile nel ventennio tra il 1990 e il 2010 (circa due miliardi e mezzo di anni). Si è invece modificato il peso attribuibile a queste: il 43% dei DALYs nel 1990 era riferito alle malattie non trasmissibili, che nel 2010 diventano il 54%. Nella classificazione DALYs delle 25 principali malattie la depressione maggiore passa dalla quindicesima posizione all’undicesima. I disturbi d’ansia non compaiono nella classifica ma aumentano del 36% nel ventennio osservato (Murray, Vos, Lozano, 2012). La depressione rappresenta la quarta causa principale di problema di salute tra tutti i disturbi pari al 4,4% di tutti i DALY, e la prima di YLD pari all’11,9% del totale. Negli ultimi 20 anni si è sollevato un vivace dibattito attorno all’efficacia delle cure depressive. Il Depression Report (Bell 2006) rileva che soltanto un quarto dei diagnosticati intraprende un percorso di cura tanto da incidere soltanto sul 2% della spesa sanitaria nazionale inglese pur corrispondendo a un terzo di tutte le cause per disabilità. Nello specifico la depressione e i disturbi d’ansia rappresentano le prime due diagnosi nei servizi per la salute mentale nel mondo con una prevalenza totale del 10,4% per la prima e del 7,9% per la seconda. In Italia le stime si attestano attorno al 4,7% e 3,7% (OMS 2003), ma la stima è ampiamente sottostimata. d. Prevalenza dei disturbi ansiosi e depressivi in adolescenza Fra i problemi di salute mentale dell’infanzia e dell’adolescenza rientrano sia i disturbi dello sviluppo infantile (disturbi del linguaggio, dell’apprendimento, l’autismo), sia i disturbi comportamenti e emotivi (tra questi i disturbi dell’attenzione e dell’iperattività e la depressione). La depressione (sindrome depressiva maggiore) ha spesso esordio in adolescenza ed è associata ai tentativi di suicidio e al suicidio stesso (OMS 2003). Nella stessa fonte, il suicidio è la terza causa di morte nel mondo per gli adolescenti. Gli studi hanno mostrato che le adolescenti (e le madri con figli numerosi e piccoli) hanno i più alti rischi. In effetti, la maggiore prevalenza della depressione nelle donne rispetto agli uomini inizia con l'adolescenza e dura per tutto il corso della vita. Molti disturbi di salute mentale si presentano in comorbilità; nello specifico ai disturbi depressivi si correlano spesso (circa il 50% dei casi) i disturbi d’ansia (Henningsen, P., Zimmermann 2003). Diversi autori individuano una percentuale di comorbidità che, in adolescenza, varia dal 12% (McGee, 1990) al 69% Kashani (1988) mentre in età adulta corrisponde a circa il 8 15% (tabella 1, allegato 1). e. Determinanti dei disturbi ansiosi e depressivi L’ultimo Report sulla salute mentale dell’OMS (2010), individua nei fattori di vulnerabilità psico-sociali, economiche, di accesso ai servizi (stigma e discriminazione, violenza e abuso, restrizioni nell’esercizio di diritti civili e politici, esclusione dalla piena partecipazione sociale, riduzione all’accesso dei servizi socio-sanitari, ai soccorsi di emergenza, mancanza di opportunità educative, esclusione dalle opportunità di impiego e di reddito, aumento della disabilità e di morte prematura) le condizioni associate ai disturbi di salute mentale nel mondo. Già secondo il Report sulla salute mentale dell’OMS del 2001, i fattori che determinano l’insorgenza, la prevalenza e il corso dei disturbi di salute mentale includono i fattori sociali e economici, i fattori demografici (genere, età, condizione famigliare…), la presenza di minacce naturali o conflitti, la presenza di malattie fisiche, l’ambiente famigliare. Non è possibile però ricostruire semplici relazioni causali, nè attribuire alla famigliarità genetica una forza particolare (SNIPH 2010). Un modello spesso utilizzato è il modello della suscettibilità soggettiva allo stress: fattori di rischio come quelli precedentemente indicati possono aumentare risposte fisiologiche e psicologiche, alterare la vulnerabilità soggettiva e causare depressione. Se infatti è più facile trovare associazioni tra le circostanze della vita e la salute mentale nella popolazione generale, a livello individuale fattori personali quali l’età, il genere, la personalità, i fattori di resilienza possono influenzare diversamente l’esito di salute (OMS 2013. Figura 2, allegato 1). Nello specifico: • • • Povertà: la deprivazione sociale, la disoccupazione, la mancanza di un’abitazione, la bassa educazione sono fattori spesso legati ai disturbi di salute mentale con un rischio di due volte maggiore in confronto a persone con condizione socioeconomiche più agiate. Nello specifico, in studi comparatori tra paesi diversi, la depressione risulta un disturbo di salute mentale più diffuso tra i poveri rispetto ai ricchi (OMS 2001 e 2010). La crescente crisi economica degli ultimi anni e il mutamento delle condizioni lavorative (disoccupazione, riduzione dell’orario di lavoro, contratti atipici...) sono fra i fattori che contribuiscono alla crescita di questo problema di salute. Sono un attuale oggetto di studio da parte di gruppi tecnici dell’OMS (Mcdaide 2013). Genere: nell’ansia e nella depressione il genere femminile in proporzione presenta un rischio rispettivamente di 1,5-2 volte maggiore (OMS 2013). Diversamente il suicidio, uno dei possibili esiti di stati di depressione grave, è più frequente negli uomini nella proporzione di 3,5 a 1. La comorbilità tra depressione, ansia e distubi somatoformi è nuovamente più alta nelle donne. I disturbi bipolari invece (così come le schizofrenie) non riportano questa differenza distributiva per genere (OMS 2001). Gli autori, inoltre, rilevavano anche nelle donne del Regno Unito e dell’Irlanda una notevole preponderanza nei centri urbani, rispetto alle sedi rurali corrispondenti (Bell 2006). Età: l 50% dei disturbi di salute mentale ha esordio entro i 14 anni (OMS 2013). Questo fa sì che questa fascia idi età rappresenti un target privilegiato di intervento per la diagnosi precoce dei disturbi di salute mentale, anche attraverso interventi appropriati e tempestivi qualora si riscontrino primi segnali di disturbo. L’incidenza della depressione cresce con il crescere dell’età. A torto spesso viene sottostimata e non trattata negli anziani, poiché 9 • • considerata una conseguenza dell’invecchiamento (OMS 2001). Malattie fisiche: Diversi disturbi e malattie fisiche sono correlate a diagnosi di depressione come nel caso dei disturbi cardiovascolari, delle malattie oncologiche, delle demenze e dell’Alzheimer con una comorbilità che può variare, in funzione delle diagnosi, dal 20 all’80%. Nello specifico dei pazienti cardiopatici, la letteratura scientifica internazionale ha dimostrato che hanno una probabilità doppia di soffrire di ansia e depressione rispetto alla popolazione generale (Ormel 2007); nei pazienti con infarto miocardico (IM) di cinquantatrè ospedali dell’Ontario, la condizione psicologica depressiva è risultata una variabile indipendente che predice un consumo di servizi per prestazioni mediche non cardiologiche 43 volte maggiore dei pazienti non depressi (Kurdyak, 2008). Condizioni sociali e famigliari: Il succedersi, in tempi ristretti, di diversi eventi importanti legati alla vita famigliare, lavorativa, sociale (morti, separazioni, disoccupazione) non necessariamente di valore negativo (nascite, trasferimenti, uscita di famiglia di un figlio...), sono fattori di rischio per i disturbi di salute mentale. f. Il quadro epidemiologico nazionale della depressione e dei disturbi d’ansia nella popolazione generale e negli adolescenti La popolazione italiana è di 59.972.778 residenti. L’età media totale è di 42,98 anni (51,48 per le donne, 48,51 per gli uomini), con un tasso di natalità di 8,50/100.000 e uno di mortalità di 10,26/100.000. Sono residenti 4.387.721 stranieri in Italia (ISTAT 2012). Nel 2011 14.4622 residenti (4.840 maschi, 9.782 femmine) sono deceduti per cause legate a disturbi psichici (tasso 2 per 10.000 abitanti) e 3.876 per suicidio (tasso 0.62 per 10.000 abitanti) (ISTAT, 2010). Il tasso medio europeo relativo a quest’ultimo è di 1,3 per 10.000 abitanti (OMS 2013). I tassi di dimissione ospedaliera per disturbi psichici affettivi a livello nazionale nel 2011 sono di 10 per 10.000 residenti (a fronte di un 15 per 10.000 abitanti per il Piemonte); i dati si riferiscono al complesso delle dimissioni in regime ordinario (per acuti, di riabilitazione e di lungodegenza) e in regime di day hospital (fonte, ISTAT, Health for All 2011). Le nevrosi depressive rientrano, secondo il Patto della Salute 2002-2012, tra i DRG ad alto rischio di inapropiatezza se erogati in regime ordinario. Nel 2011 il 19,9% dei ricoveri per acuti rientrano in questa diagnosi (Rapporto annuale sulle attività di ricovero ospedaliero, Dati SDO 2011, 2012). L’utilizzo di farmaci antidepressivi è documentato a livello nazionale dall’AIFA, che nel rapporto nazionale 2012, a fronte di una generale contrazione nell’utilizzo dei farmaci, illustra, nel periodo 2004-2012, un trend in crescita con un indice di variazione annua del 4,5% nell’utilizzo di antidepressivi in regime di ricovero, se pur con una lieve flessione solo nell’ultimo anno. I farmaci antidepressivi incidono per il 4,2% della spesa generale per i farmaci di classe A-SSN pari a 488,8 milioni di euro. Fra i farmaci di consumo a carico del cittadino, le benzodiazepine hanno invece un andamento inverso, registrando un calo della spesa del 2,6%. Per i derivati benzodiazepinici (ansiolitici) sono stati spesi nel 2012 370,3 milioni di euro, pari al 12% della spesa totale dei farmaci a carico del cittadino. Infine rispetto all’utilizzo dei Pronto Soccorso, interessante illustrare che, se pur non specificato per psicopatologia, nei che nei primi 20 accessi per codice rosso (IR-DRG) osservati a 10 livello nazionale rientrano casi di “psicoterapia individuale per adulti per disturbi non acuti”. La spesa di un intervento è di 436,36 euro, per un peso dello 0,846, pari a circa 1% degli accessi (Mattoni SSN, Mattone 11, Pronto Soccorso e sistema 118, 2007). La popolazione nazionale della fascia 14-24 anni corrisponde a 6.473.365 persone, pari al 10,79% della popolazione: 3.316.888 maschi (5,53%) e 3.156.477 femmine (5,27%) (ISTAT 2013), la cui speranza di vita per i maschi è di 79-70 anni e per le femmine di 84-85 anni) (ISTAT 2010). Nello specifico del tema in oggetto, abbiamo potuto reperire il dato relativo alle dimissioni ospedaliere della popolazione 15-24 anni che registra un valore pressochè sovrapponibile a quello riferito alla popolazione generale (tasso standardizzato di 10,23 per 10.000 residenti) (ISTAT 2011). Nei giovani (15-24 anni) il suicidio rappresenta la quarta più frequente causa di decesso, circa l’8% del totale, dopo incidenti stradali, tumori e cause accidentali (Report ARESS 2013). In Europa in alcuni paesi è la prima causa di morte in adolescenza (OMS 2013). In Italia, per i maschi la percentuale di morte per suicidio è di poco inferiore a quella per tumore (9%) e tra le ragazze nella stessa fascia di età è dello stesso ordine di grandezza delle cause accidentali (6%) (Epicentro, ISS 2011). Studi precedenti, segnalano che i tentativi anticonservativi sono 10 volte superiori ai suicidi e per le donne la fascia di età più a rischio è 14-24 anni (Studio WHO-Euro Padova, 1994). Il fenomeno si distribuisce in modo piuttosto disomogeneo sul territorio nazionale, pur registrando un graduale aumento a partire dagli anni ’70. In Italia nel 2010 sono stati censiti 159 suicidi nella fascia 15-24 anni pari a un quoziente di mortalità di 0,52 per 10.000 abitanti (ISTAT 2010). g. Il quadro epidemiologico piemontese della depressione e dei disturbi d’ansia nella popolazione generale e negli adolescenti La popolazione piemontese è di 4.374.052 residenti (tabella 2, allegato 1). L’età media totale è di 45,27 anni (47 per le donne, 44 per gli uomini), con un tasso di natalità di 8,49/100.000 e uno di mortalità di 11,57/100.000. Il tasso di immigrazione è 43,77/100.000 e quello di emigrazione di 36,94/100.000 (ISTAT, 2012). Nel 2010, 1.467 residenti (462 maschi, 1005 femmine) sono deceduti per cause legate a disturbi psichici (tasso 2,45 per 10.000 abitanti) e 377 per suicidio (tasso 0.77 per 10.000 abitanti) dati leggermente superiori alla media nazionale (ISTAT, 2010). Più complesso risulta rilevare la prevalenza e l’incidenza della depressione nella nostra Regione non esistendo un flusso corrente relativo ai pazienti ambulatoriali. Le fonti cui fare riferimento sono l’archivio delle dimissioni ospedaliere (SDO) e l’archivio delle prescrizioni farmaceutiche1 (Osservatorio Epidemiologico Dipendenze - Regione Piemonte, SC a DU Servizio sovrazonale di Epidemiologia). La situazione piemontese rispetto alle dimissioni ospedaliere per disturbi psichici (tutte le diagnosi) è superiore a quella nazionale, avendo un tasso pari a 367,62 per 100.000 abitanti contro un tasso di 324,13 per 100.000 abitanti (ISTAT 2011), confermado una tendenza maggiorativa delle regioni del Nord, rispetto a quelle del Centro Sud. I dati sui ricoveri, (tabelle 3 e 4, allegato 1) sono interessanti per quanto riguarda i costi. Infatti, in base al tariffario nazionale 2010, il ricovero per disturbo mentale costa 202,00 euro al giorno. Si stima che nell’anno 2012, siano stati spesi più di 33 Per le dimissioni sono stati utilizzati i codici ICD 9: 296 (depressione) e ICD 3.300 (ansia), mentre per i farmaci i codici ATC N06AA, N06AB e N06AX. 1 11 milioni di euro per circa 6.000 pazienti ricoverati per ansia e depressione. Il dato economico è probabilmente sottostimato, poichè tra i ricoverati sono inclusi anche i ricoveri ospedalieri per acuti, il cui nomenclatore tariffario non è organizzato a diaria ma a DRG per patologia, che nella fattispecie varia da 6.217,59 euro per la diagnosi di nevrosi depressiva, a 1.959,64 euro per altre diagnosi relative a disturbi mentali (Tariffario Nazionale). Il maggior utilizzo di ricoveri in Piemonte rispetto alla media nazionale è anche confermato dal dato farmaceutico. La prescrizione di antidepressivi in Piemonte, pesati in regime di assistenza convenzionata, ha un andamento accrescitivo nel periodo 2004-2012 del 5,9% (contro una media nazionale del 4,5%, precedentemente illustrato) (figura 3, allegato 1) (AIFA 2012). I dati delle prescrizioni farmacologiche mostrano che le donne assumono antidepressivi circa il doppio degli uomini (confermando i dati di prevalenza della depressione). Le prime prescrizioni sono all’incirca un ottavo delle prescrizioni totali, ovvero le cure farmacologiche hanno una durata medio-lunga e vengono ciclicamente ripetute nell’anno. Infine, facendo riferimento alle stime del 2007 per la spesa media per farmaci antidepressivi (N06A) che attribuiscono un costo medio di 13,00 euro a confezione, si calcola che la spesa farmacologica per antidepressivi, in crescita nell’ultimo anno censito (2009), assuma il valore di circa 33 milioni di euro (tabella 5, allegato 1). L’archivio delle prescrizioni farmaceutiche individua i soggetti cui è stato prescritto un farmaco sul ricettario regionale, ovvero a carico del SSN; sfuggono a tale flusso i soggetti che non utilizzano tale canale per l’acquisto del farmaco, in particolare per i disturbi d’ansia, l’utilizzo del benzodiazepine sfugge completamente a tale rilevazione. Pertanto tali fonti sottostimano sicuramente la prevalenza delle patologie in esame sul territorio piemontese. Un dato regionale rispetto l’utilizzo dei derivati benzodiazepinici è illustrato invece nel report AIFA 2012, in cui la nostra regione nella fascia più alta di consumo (figura 4, allegato 1). Un dato interessante deriva dai tracciati C2 elaborati dal CSI Piemonte sugli accessi ai Pronto Soccorso della regione, sui codici di triage e sulle relative diagnosi. Nell’anno 2011, 1.823.609 pazienti vi si sono recati 95,9% residenti in Piemonte: 17.210 di questi per disturbi d’ansia, 3.824 per disturbi depressivi (tabella 6: fonte CSI, dati Flussi C2 anno 2011). La popolazione adolescenziale della nostra regione (tabella 7, allegato 1) corrispondente al 9,5% della popolazione piemontese (4,9% maschi e 4,6% femmine). Nel recente report Aress sull’assistenza psicologica in Piemonte abbiamo potuto reperire alcuni dati specifici rispetto alla prevalenza della depressione e dell’ansia in questa fascia di età (Aress Piemonte, 2013). Nel 2011, 7.335 soggetti (1,74% della popolazione totale della fascia 14-24 corrispondente a 422.012 adolescenti) hanno ricevuto prestazioni psicologiche (fonte: file C codice disciplina 91 relativo alle prestazioni psicologiche anno 2011). Il dato è sottostimato e parziale poichè non comprende la totalità delle prestazioni di Ser.T. e DSM. Pur così, la casistica adolescenziale 14-24 anni rappresenta il 17,9% degli interventi psicologici nei servizi, ovvero 47.751 sul totale di 266.494 nel 2011 (fonte: File C codice disciplina 91 anno 2011). Attraverso la rilevazione regionale del sistema NPNet, il dato sale leggermente: 11.853 ragazzi, pari al 2,8% della popolazione tra i 14 e i 18 anni e oltre, sono stati seguiti dai servizi di neuropsichiatria e di psicologia nell’anno 2011 (La Rete di assistenza neurologica, psicologica, psichiatrica e riabilitativa per l'infanzia e l'adolescenza, anni 2010-2011” 2013). Di questi, è stato possibile risalire alle diagnosi su un 12 campione pilota di tre ASL piemontesi: ASL TO2, ASLTO3, ASL BI. Nello specifico le diagnosi di disturbi ansiosi corrisponde al 13% delle diagnosi e di disturbi depressivi al 3%. Rispetto agli accessi al Pronto Soccorso (Fonte: flussi C2 elaborati dal CSI Piemonte, anno 2011) 191.191 (il 10,5% della popolazione di pazienti totale). Di questi 6.218 (il 12,3% del campione dei 14-24 enni) hanno disturbi psichici: 39% afferisce per un disturbo d’ansia, il 16,9% per disturbo da alcol, il 9,3% per disturbi somatoformi, 3,2% per disturbi depressivi. Una nota molto interessante è relativa al fatto che l’88% dei pazienti risulta al triage di dimissione codice bianco o verde. Il tasso standardizzato di ricovero per 100.000 abitanti nel 2010 per disturbi d’ansia è 36,47 e per i disturbi depressivi è 2,13. Ma il dato davvero allarmante (sempre riferito alla fascia di età 14-24) è relativo al tasso standardizzato annuo per 100.000 abitanti di prescrizioni su ricettario regionale di antidepressivi (ATC N06A): 71.152,19 su 100.000 abitanti nel 2008 (Fonte Servizio di Epidemiologia sovra-zonale regionale). Al di là del considerevole volume, disattende completamente le indicazioni delle attuali linee guida che ritengono inappropriato l’utilizzo di farmaci nel trattamento delle depressioni in infanzia e adolescenza (si veda paragrafo 3). Il tasso di decessi per suicidio nella popolazione adolescenziale piemontese 14-24 anni è pari a 3,08 ogni 100.000 abitanti (fonte: Servizio di Epidemiologia sovra-zonale, 2009) (tabella 8, allegato 1). Il Piemonte si colloca al sesto posto tra le Regioni italiane nei maschi con valori superiori alla media nazionale e al decimo posto con un tasso simile a quello italiano nelle donne (HFA 2008). 1.2 Il quadro normativo europeo, nazionale e regionale. La politica sanitaria in Europa, per il principio di sussidiarietà, è organizzata su mandato a livello regionale, riferendosi però al quadro normativo comunitario e nazionale. L'articolo 168 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFEU, 1957) (ex 152 TEC) menziona che nella definizione e nell'attuazione di tutte le politiche ed attività della Comunità sia garantito un livello elevato di protezione della salute umana. Gli Stati membri hanno la competenza esclusiva per l'organizzazione dell'assistenza e dei servizi sanitari e l'intervento della Comunità integra le politiche nazionali volte al miglioramento della sanità. Nel successivo paragrafo si ricostruisce il quadro sulla salute mentale. a. Il quadro normativo comunitario Il problema della salute mentale è più volte ripreso nella normativa europea: l’Europa ha prodotto negli anni numerose e stringenti raccomandazioni a favore della protezione dei diritti umani delle persone con psicopatologie, sviluppando negli anni i principi di inclusione sociale del malato, di rispetto dei suoi diritti, di tutela della libertà e di prevenzione della salute mentale. Nello specifico: • • • nel 1977, la Raccomandazione 818, sulla situazione dei malati mentali. Nel 1983, la Raccomandazione R(83)2 relativa alla protezione delle persone che soffrono di disturbi mentali ricoverati come pazienti involontari. Nel 1990, la Raccomandazione R(90)22 sulla protezione della salute mentale di alcuni 13 • • • • • • • • • • • • • • gruppi vulnerabili della società: bambini e adolescenti, minoranze etniche, vittime di catastrofi e soccorritori, anziani. Nel 1994, la Raccomandazione 1235 dell’Assemblea parlamentale sulla psichiatria e i diritti umani. Nel 1997, la Convenzione sui diritti umani e la biomedicina. Nel 1999, la Raccomandazione R(99)4 sui principi relativi la protezione legali degli adulti incapaci. Nel 2000, il Libro Bianco. Nel 2004, la Raccomandazione Rec(2004)10 relativa alla protezione dei diritti umani e della dignità delle persone affette da disturbi mentali. Nel 2005, Libro Verde sulla Salute Mentale. Nel 2006, la Risoluzione 2006/2058 del Parlamento Europeo. Nel 2008, il Patto europeo per la salute mentale e il benessere e co-finanziamento dal parte della Commissione Europea del sistema di mappatura dei sistemi organizzativi della salute mentale in Europa. Nel 2008, Convenzione per i diritto delle persone con disabilità. Nel 2010, cofinanziamento della Commissione europea per il progetto a supporto dell’empowerment dei soggetti con disturbi di salute mentale e delle loro famiglie le cui conclusioni vengono adottate dal Consiglio Europeo nel giugno 2011 sotto la presidenza ungherese. Nel 2009, la Risoluzione 2008/2209 (INI) del Parlamento europeo. Nel 2011 le Risoluzioni sui diritti umani, tra cui il diritto al raggiungimento del più alto standard disponibile di salute fisica e mentale nel contesto di sviluppo e con accesso alle medicine Nel 2013 (maggio), il Piano d’Azioni Comprensivo sulla Salute Mentale. Nel 2013 (settembre), il Piano d’Azioni europeo per la Salute Mentale. La raccomandazione R 22 del 1990 esortava a sviluppare un’ampia e efficace prevenzione dei disturbi di salute mentale, perchè oltre a prevenirli, riduce la delinquenza giovanile, gli abusi e le violenze sui minori, l’abbandono scolastico e le assenze lavorative. Interventi legati allo sviluppo delle capacità genitoriali e al rafforzamento di legami di attaccamento sani, o interventi mirati a popolazioni target sensibili (anziani o bambini e adolescenti) per lo sviluppo di competenze psicosociali, comunicative, decisionali critiche e empatiche, sono prioritari. Per gli adolescenti, nello specifico, si raccomandano interventi nelle scuole. Se fino al 2005 i temi portanti dei documenti citati sono i diritti del malato con disturbi di salute mentale, il rispetto della libertà, l’ospedalizzazione involontaria… dalla dichiarazione di Helsinki dell’OMS (2005) si aprono nuovi, più articolati scenari. Nei documenti europei successivi si dà centralità alla persona e alla qualità della vita nelle diverse fasi di età, evidenziandone le vulnerabilità e ponendo per la prima volta l’attenzione alla prevenzione e alla promozione della salute mentale. La salute mentale diventa una priorità nella programmazione delle politiche sanitarie. Infatti, nella dichiarazione infatti, intitolata "Dichiarazione sulla Salute Mentale per l'Europa, un Piano di azione per affrontare le sfide e creare le soluzioni", i Governi di tutti gli stati europei partendo dal principio per cui non c'è salute senza salute mentale, sottolineano che “la 14 salute e il benessere mentale sono fondamentali per la qualità della vita e la produttività degli individui, delle famiglie, delle comunità e delle nazioni, poiché consentono di dare un significato alla vita e di essere cittadini attivi e creativi” (Preambolo). Vengono definite alcune priorità, tra cui la promozione della consapevolezza dell’importanza della salute mentale e la realizzazione di sistemi che prevedano la promozione della salute, la prevenzione oltre che la cura e la riabilitazione. Gli Stati membri si impegnano pertanto in azioni specifiche, quali: la promozione del benessere mentale dei cittadini europei; la salvaguardia dei diritti umani e della dignità delle persone a rischio o sofferenti di disturbi mentali; implementare interventi adatti ai differenti target d'età dei malati per ridurre le cause evitabili che generano patologie mentali; la creazione di competenze dei medici di medicina generale per offrire le prime cure alle persone con disagio mentale; e, in ultimo, risorse finanziarie adeguate a sviluppare la ricerca. A tal fine i Ministri della Salute degli Stati membri si impegnano a sostenere alcune specifiche responsabilità, quali l'adozione di politiche e legislazioni sulla salute mentale che stabiliscano standard per le attività specifiche, coordinando tali attività nell'ambito dei rispettivi governi; la promozione della salute mentale nel mondo dell'istruzione e del lavoro, introducendo legislazioni a sostegno di pari opportunità e offrendo alle persone che soffrono di disturbi mentali la possibilità di essere coinvolti nella scelta dei propri percorsi di cura; la prevenzione dei fattori di rischio e l'impegno ad operare per la prevenzione del suicidio e delle cause che più frequentemente portano alla comparsa di disturbi mentali; il riconoscimento e il rafforzamento del ruolo centrale delle cure primarie e dei medici di medicina generale; lo sviluppo di servizi di comunità, 1’applicazione di programmi di aggiornamento professionale per gli operatori della salute mentale incoraggiando la loro specializzazione, la garanzia di investimenti di una parte ben identificabile della spesa sanitaria generale, pareggiando gli investimenti in altre aree della salute. In sintesi la dichiarazione chiede agli Stati membri dell'OMS di adottare le raccomandazioni contenute nel Rapporto sulla salute nel mondo del 2001, ovvero di adottare politiche, programmi e una legislazione in materia di salute mentale che tengano conto delle attuali conoscenze e delle considerazioni relative ai diritti umani, da realizzarsi con la consulenza di tutte le parti in causa; di aumentare, sia nei singoli paesi che attraverso la cooperazione bilaterale e multilaterale, gli investimenti destinati alla salute mentale, intesa come parte integrante del benessere delle popolazioni, di incoraggiare partenariati internazionali e azioni di advocacy locali e internazionali. “La salute mentale della popolazione europea costituisce una risorsa per il conseguimento di alcuni obiettivi strategici dell'UE, quali il ritorno dell'Europa sulla via della prosperità a lungo termine, un maggior impegno dell'Europa nell’ambito della solidarietà e della giustizia sociale e un miglioramento concreto e tangibile della qualità di vita dei cittadini europei”. Si apre così il Libro Verde sulla salute mentale, pubblicato nel settembre 2005 dalla Commissione europea. Anche in questo documento di indirizzo programmatico vengono individuate alcune popolazioni target: tra queste l’infanzia e l’adolescenza (con interventi mirati alla costruzione di un ambiente scolastico positivo), oltre che i lavoratori, i disoccupati, le minoranze, gli anziani. Si richiama l’attenzione sulla prevenzione e sulla cura in particolare della depressione, patologia, come si è visto, in crescita. Nella Risoluzione 2006/2058 il Parlamento Europeo ripropone come prioritari gli investimenti sulla salute e sulla salute mentale, rilevando alcune persistenti criticità: la mancanza di investimenti adeguati in questo campo della sanità; la mancanza di risorse per la salute mentale di 15 bambini e giovani; l'aumento dei problemi psichiatrici in relazione all'avanzare dell'età; il fatto che il passaggio dal trattamento e dal ricovero a lungo termine verso l'assistenza in comunità sia avvenuto senza una pianificazione adeguata o finanziamenti dei servizi comunitari. Il “Patto europeo per la salute mentale e il benessere” viene redatto nella conferenza dell’Unione europea tenutasi a Bruxelles nel 2008. I partecipanti alla conferenza riconoscono ancora una volta che: la salute mentale sia un diritto; un alto livello di salute mentale nella popolazione sia una risorsa chiave per il successo economico e sociale dell'Europa; i disordini mentali e i suicidi rimangano presenti con tassi molto elevati negli Stati membri, causando immense sofferenze per gli individui affetti, per le loro famiglie e per la comunità; azioni combinate a livello europeo possano aiutare gli Stati membri ad apportare cambiamenti nelle proprie legislazioni al fine di promuovere la salute e il benessere mentale e di dare un sostegno significativo e tangibile a chi soffre di patologie mentali e alle loro famiglie. Le cinque aree (le prime due oggetto del nostro lavoro) su cui si richiede un intervento prioritario sono: la prevenzione della depressione e del suicidio; la salute mentale nei giovani e nell'istruzione in quanto le basi per il benessere mentale dell'individuo sono poste sin dall'infanzia (molti dei problemi mentali più diffusi possono essere identificati tra i giovani e in particolare tra quelli appartenenti ai gruppi più disagiati); la salute mentale nei posti di lavoro in quanto il benessere mentale della forza lavoro è una risorsa chiave per la produttività e l'innovazione nell'UE; la salute mentale delle persone anziane; la lotta alla stigmatizzazione e all'esclusione sociale. La Risoluzione del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri, riuniti in sede di Consiglio, del 20 novembre 2008, sulla salute e sul benessere dei giovani (2008/C 319/01) e la Risoluzione del Parlamento europeo dell'8 marzo 2011 sulla riduzione delle disuguaglianze sanitarie nell'UE (2010/2089-INI) sono altresì altri due riferimenti europei che delimitano il contesto normativo e di indirizzo comunitario in cui il progetto si inserisce. Nella Risoluzione 2008/2209 (INI) del 2009 il Parlamento europeo esprime una sintesi sostanziale delle principali priorità precedentemente illustrate. Rispetto all’organizzazione dei servizi, viene sottolineata la rilevanza “di una pianificazione del sistema sanitario che soddisfi la necessità di servizi di salute mentale specialistici per bambini e adolescenti, tenendo conto del passaggio dall'assistenza di lungo termine in istituti, al sostegno alla “vita in comunità” e si sottolinea “la necessità di diagnosticare e trattare precocemente i problemi di salute nei gruppi vulnerabili, con particolare riferimento ai minori. Nel 2011, nella XVII Sessione di Consiglio sui Diritti umani, le Risoluzioni citano, tra gli altri, il diritto al raggiungimento del più alto standard disponibile di salute fisica e mentale. Nel maggio 2013 la 66esima World Health Assembly, attraverso consultazioni con gli Stati Membri, la società civile e altri partners internazionali, ha approvato il Piano d’Azioni Comprensivo sulla salute Mentale, una strategia globale che si collega concettualmente e strategicamente ad una serie di altri piani sottoscritti dal 2008 ed oggi in settori contigui. In uno dei quattro obiettivi generali, viene posto un grande rilievo alla promozione del benessere mentale e alla prevenzione delle salute mentale, nel rispetto dei diritti umani, riducendo la morbilità e la mortalità dei pazienti di salute mentale. Gli altri tre obiettivi prevedono costruire effettive alleanze e leadership di governo per la salute mentale, fornire una risposta comprensiva, integrata e efficace di 16 servizi socio sanitari per la salute mentale in una prospettiva territoriale, rafforzare il sistema informativo, le evidenze e la ricerca nell’ambito della salute mentale. La seconda strategia, più specificatamente riferita alla regione europea (European Mental Health Action Plan) è stata elaborata dall’OMS e approvata definitivamente in Turchia nel settembre 2013. Infine nel marzo 2013 è stata attivata un’Azione Congiunta sulla Salute Mentale, derivante dai Piani d’Azione citati che coinvolge otto paesi partner e diverse reti internazionali, il cui paese capofila è l’Italia (si veda paragrafo 3.d). Un’ultima nota circa i programmi europei destinati alla salute mentale. La politica sanitaria della Comunità comprende la salute mentale dal 1997 e assume come fondamento giuridico il Programma di Sanità Pubblica dell'UE per il periodo 2003-2008, in cui vengono finanziate le iniziative riguardanti le politiche sociali e occupazionali indirizzate alla non discriminazione dei malati mentali; i programmi quadro di ricerca, fonti della ricerca europea sulla salute mentale; le politiche nei settori della società dell'informazione e dei mezzi di comunicazione; la politica regionale che favorisce l'adeguamento delle strutture regionali; la politica dell'istruzione che include anche progetti sulla salute mentale; il programma DAPHNE II32 che in tema di libertà, giustizia e sicurezza, combatte la violenza che può causare disturbi psichici, in particolare la violenza contro donne e bambini. Il Programma Salute Pubblica 2008-2013 della Comunità Europea, a sua volta fa riferimento alla precedente programmazione, al Libro Bianco per la salute (Bruxelles, 23.10.2007, COM(2007) 630 final - WHITE PAPER: “Together for Health: A Strategic Approach for the EU 2008-2013”) ripreso inoltre dal Libro Verde (Bruxelles, 14.10.2005, COM(2005) 484 definitivo) “Migliorare la salute mentale della popolazione. Verso una strategia sulla salute mentale per l’Unione europea”): in tale programmazione si evince un forte indirizzo verso gli interventi a valenza preventiva attraverso la protezione e la promozione della salute umana e della sicurezza. Le fasce critiche della popolazione per i disturbi di salute mentale, ovvero i target di intervento di elezione per gli interventi preventivi, sono l’infanzia, l’adolescenza e la senilità. La sfida del nuovo settennio 2014-2020 è quella di supportare una strategia globale che possa collegare e rendere coerenti ed efficaci tutte queste attività all’interno del contesto europeo ancora molto variegato, a partire dall'importo del bilancio sanitario destinato alla salute mentale che varia considerevolmente da stato a stato. L’advocacy e la prevenzione sono i due obiettivi principali del Piano d’Azione per l’implementazione delle Strategie Europee per la prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili 2012-2016 (EUR/RC61/12). b. Il quadro normativo nazionale La legge 180 del 1978 è il riferimento fondante dell’attuale assetto normativo relativo alla salute mentale in Italia, ma certamente affonda le sue radici nei principi costituzionali e in alcune norme precedenti e vede i suoi sviluppi in successive leggi e Piani: • • • • • l'articolo 32 della Costituzione della Repubblica Italiana; la legge n. 36 del 14 febbraio 1904: “Disposizioni sui manicomi e sugli alienati. Custodia e cura degli alienati”; la legge n. 431 del 18 marzo 1968: “Provvidenze per l'assistenza psichiatrica; la legge 724 del 23 dicembre 1994, “Misure di razionalizzazione della finanza pubblica”; la legge 662 del 1996 (articolo 1, commi 20-25), “Misure di razionalizzazione della finanza 17 • • • • • • • • • • pubblica”; la legge 449 del 1997 (articolo 32, commi 4, 5e 6), “Misure per la stabilizzazione della finanza pubblica”; Nel 1994, il Progetto Obiettivo “Tutela della salute mentale 1994-1996; Nel 1998, il Piano Sanitario Nazionale 1998-2000 (Capitolo sulla salute mentale). Nel 1998, il Progetto Obiettivo “Tutela della salute mentale 1998-2000”. Nel 2008, Linee di Indirizzo per la salute mentale (20 marzo) Nel 2008, l’Accordo Stato-Regioni Nel 2009, il Patto per la Salute 2010-2012 Nel 2010, Piano Nazionale della Prevenzione Nel 2011, lo schema di Piano Sanitario Nazionale. Nel 2013, il Piano di azioni nazionali sulla salute mentale. Allegato A. L’articolo 32 della Costituzione recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.” Interessante notare che non si parla di cittadino, ma di persona inserita in un contesto collettivo, fruitrice di un diritto certamente oneroso dal punto di vista della sostenibilità, ma non per questo alienato. La salute passa da una dimensione di carità privata a una di beneficenza pubblica locale. La salute dunque non è un fatto privato perché la persona è l’individuo nella società, il patto che lega la comunità nazionale è un patto solidaristico, la responsabilità del singolo, sta, non solo nel dovere di sottoporsi a trattamenti, anche nel dovere della persona da adottare comportamenti per ridurre rischi e morbilità. I TSO (Trattamenti Sanitari Obbligatori) sono solo possibili se perseguono un interesse di salute collettiva e dell’individuo che potrebbe avere un danno. La legge 180 del 1978 rappresenta il riferimento normativo innovativo per la salute mentale in Italia e in Europa: si tratta di una legge che anticipa nei contenuti e nei tempi molti dei principi e delle riforme che in altri paesi europei si sono compiute nei decenni successivi. Ancora rappresenta in Europa l’unica legge per l’abolizione degli ospedali psichiatrici, predisponendo un sistema di assistenza per pazienti con disturbi di salute mentale e sviluppando una presa in carico territoriale. Ma la legge 180, emanata come legge quadro è antesignana per lo stesso sistema sanitario nazionale: rinvia, infatti, al Piano Sanitario Nazionale per l'organizzazione dei servizi fondamentali e del personale, per l'erogazione delle prestazioni sanitarie e per gli standard da adottare per la ripartizione del fondo sanitario nazionale tra le regioni. Accade invece che le leggi regionali vengano formulate con gravi ritardi, in modo frammentario e il più delle volte contraddittorio rispetto alla legge nazionale. Solo nel 1994 viene emanato il primo Progetto Obiettivo “Tutela della salute mentale” che declina nello specifico le norme stabilite dalla legge. La riforma psichiatrica della legge 180, viene recepita dalla legge 883 del 1978 che costituisce in Italia il Servizio Sanitario Nazionale. La sua entrata in vigore segna la cessazione della validità della legge 180/78, essendo quest'ultima per definizione transitoria, e quindi il regime di “legge speciale psichiatrica” viene trasposto in una legge sanitaria generale. In questo modo viene sancito definitivamente l'ingresso della psichiatria nel Sistema Sanitario Nazionale, 18 sottraendola alla precedente disciplina speciale e restituendole dignità di branca medica, con scopi terapeutici e curativi. La nuova disciplina legislativa, sancisce un diverso approccio alla salute mentale, spostando gli obiettivi dal controllo sociale del malato al suo trattamento e alla prevenzione dei disturbi mentali, e dall'altro ha abolito definitivamente le grandi istituzioni psichiatriche e promosso sistemi di cura a base territoriale. Nel 1994 il primo Progetto Obiettivo “Tutela della salute mentale 1994-1996”, con lo scopo di attivare una linea di governo che rafforzi il disegno organizzativo emerso dalla riforma legislativa. In particolare il progetto giudica insoddisfacente il livello dei servizi e delle modalità di intervento nel campo della tutela della salute mentale. Propone quindi la necessità di affrontare tempestivamente la questione del definitivo superamento dell'ospedale psichiatrico ma allo stesso tempo stigmatizza la progressiva delegittimazione che ha subito l'istituzione “ex-ospedale psichiatrico”, non consentendo un reinserimento graduale dei pazienti nel contesto territoriale. Nel 1998, il Piano Sanitario Nazionale dedica un capito alla salute mentale, in particolare indicando negli obiettivi del miglioramento della qualità della vita e dell’integrazione sociale dei pazienti e della riduzione dei suicidi le principali linee d’azione. Il contemporaneo Progetto Obiettivo “Tutela della salute mentale 1998-2000” descrive l’organizzazione, i compiti dei dipartimenti di salute mentale (DSM), nonchè le diverse componenti organizzative della rete dei servizi territoriali e residenziali. In modo meno articolato e puntuale, viene presentata l’organizzazione dei servizi per l’infanzia e per l’adolescenza, ribandendo l’importanza di dedicare personale specializzato, integrato in unità funzionali che possano garantire interventi integrati multi-professionali, in base alla domanda di salute del bambino e dell’adolescente. Nel 2008, Linee di Indirizzo per la salute mentale, rappresentano il documento recente più articolato in merito di definizione di priorità e modelli organizzativi della salute mentale, perseguendo l’obiettivo di garantire maggior omogeneità nell’offerta regionale dei servizi. L’infanzia e l’adolescenza, collocata talvolta all’interno del Dipartimento Materno Infantile, talvolta nella Salute Mentale, viene esplicitamente inserita in quest’ultima sia per gli aspetti funzionali, sia per quelli organizzativi, a tutela di una migliore integrazione del percorso di cura e di monitoraggio. Anche la prevenzione viene più volte citata come una delle azioni da sviluppare. Nel 2009 nell’ambito della conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato e le Regioni e le Provincie autonome di Trento e Bolzano sancisce il 3 dicembre il Patto per la salute 2010-2012 in cui vengono stabiliti criteri di monitoraggio e di valutazione dei livelli di assistenza e i criteri di gestione economica-finanziaria. L’attuale bozza di Piano Sanitario Nazionale (in scadenza) ribadisce: “La promozione della salute nelle varie fasi della vita ed in particolare nell’infanzia ed adolescenza rappresenta il principale investimento per migliorare lo stato di salute del Paese e per garantire la sostenibilità del sistema socio assistenziale” (PSN 2011-2013, p. 16). Nello scorso Piano Nazionale della Prevenzione l’adolescenza viene descritta come una fascia critica del ciclo di vita, in cui la prevenzione/l’intervento tempestivo su “disturbi psichici 19 gravi all’esordio assumono una valenza prioritaria nel quadro degli interventi del SSN” (PNP 2012-2013, p. 106). Il 24 gennaio 2013 viene approvato il Piano di azioni nazionali sulla salute mentale. Nello specifico l’Allegato A, in cui è presente un intero capitolo dedicato all’infanzia e all’adolescenza, dove si ribadisce il principio della multidisciplinarietà, del monitoraggio lungitudinale e del coinvolgimento della famiglia nella presa in carico. E’ attualmente in fase di costruzione del Piano quinquennale della Prevenzione, oggi in fase di confronto tra Ministero e Regioni. c. Il quadro normativo regionale A livello regionale, individuiamo in tre principali testi normativi i riferimenti per pianificare la riorganizzazione dell’assistenza psicologica: • • • la DGR 101 del 29/03/2010 che definisce i LEA per la psicologia nel SSR piemontese e le aree prioritarie di assistenza, identificando gli ambiti di intervento psicologico nelle aziende sanitarie; la D.G.R. n. 52-29953 del 13/04/00 “Funzioni, ambiti di intervento ed attività dei servizi di psicologia”; il Piano Sanitario Regionale 2011-2015 che indica nell’adolescenza un “ambito prioritario di assistenza psicologica” (4.1.2 p 121) (D.G.R. 1-2791, 25/10/11) e che riconosce nel funzionamento organizzativo a rete, il modello innovativo dei servizi sanitari, capace di contemperare gli aspetti tecnico scientifici settoriali e professionali con le esigenze organizzative e economiche “di sistema”. La Regione Piemonte si è mostrata sensibile e attenta nei confronti della fascia di età adolescenziale: nel 2001 produce la DGR N 30-3451, Allegato D Progetto Adolescenti, in cui tra l’altro si propone l’istituzione dei gruppi multidisciplinari aziendali per l’adolescenza e l’apertura degli “Spazi Adolescenti” e in cui si dà rilevanza non solo ai bisogni di salute fisica, alle necessità di crescita e di maturazione dell’individuo, ma anche ai bisogni e alle necessità di evoluzione del suo contesto di riferimento in cui l’adolescenza viene descritta come un target privilegiato di assistenza psicologica, nonché di presa in carico multidisciplinare in una “ottica bio-psico-sociale (…) (famiglia, scuola, contesto sociale)” (pp. 314-315). Tale quadro normativo ha fornito i presupposti per diverse azioni locali. La prima, prende avviso nel 2006, quando il Piemonte diventa Regione capofila del progetto ministeriale “Guadagnare Salute in Adolescenza. Rendere facili le scelte salutari”, progetto approvato dal Governo con Decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) il 4 maggio 2007 in accordo con Regioni e Province autonome. La DGR n. 45-4936 del 18/12/2006 "Accordi di collaborazione fra il Ministero della Salute e la Regione Piemonte per la definizione e attuazione di progetti di prevenzione primaria. Presa d'atto e conseguenti autorizzazioni" prevede l’effettuazione di diverse azioni: una ricognizione di tutte le iniziative di prevenzione e promozione della salute rivolte agli adolescenti di età compresa fra i 14 e i 18 anni, condotte nelle Regioni italiane, relativamente a: abitudini alimentari, attività fisica, infezioni sessualmente trasmesse, consumo di droghe e alcool, salute mentale, incidenti stradali; l’effettuazione di una rassegna della letteratura 20 scientifica al fine di identificare gli interventi di provata efficacia rivolti agli adolescenti, relativamente agli ambiti tematici scelti; l’organizzazione di un convegno nazionale su salute e adolescenza, per avviare programma unitario nazionale di interventi di prevenzione rivolti all’adolescenza; e infine, il coordinamento di un piano nazionale di interventi di prevenzione rivolti all’adolescenza da attuare in accordo con le Regioni; La seconda si riferisce alla D.D. 478 del 29.11.2004 e in seguito alla D.D. 826 nel 30.11.2009 della Direzione Sanità, settore Prevenzione, che promuove e supporta la Rete Regionale di Psicologia dell’Adolescenza, con il mandato di perseguire l’equità della salute psicologica in adolescenza, al fine di garantire interventi omogeneità sull’intero territorio regionale rispetto alla lettura dei bisogni di salute psicologica espressi dalla popolazione di 12-24 anni e ai relativi interventi. 1.3 Obiettivo della tesi Il quadro epidemiologico e normativo fin qui ricostruito colloca e motiva l’obiettivo del lavoro di ricerca bibliografica qui presentato che ha per oggetto l’individuare di interventi costo efficaci di prevenzione dell’ansia e della depressione in adolescenza e di valutare interventi di promozione dell’attività fisica per la ridurre il problema di salute in oggetto. 2. MATERIALI E METODI 2.1 Costruzione del framework logico di intervento La metodologia di ricerca perseguita nel seguente lavoro è rappresentata nel framework logico di intervento (figura 5, allegato 1) rappresentante il PICOT del problema di salute ansia e depressione in adolescenza. La tabella 9 ne sintetizza le principali azioni, mediatori, outcome e modulatori tratti dalla letteratura analizzata. Il framework illustrato integra i risultati della ricerca bibliografica condotta (allegati 2 e 3) in cui sono stati ritrovati principalmente interventi preventivi cognitivo comportamentali centrati sull’acquisizione, rafforzamento di fattori di resilienza personali e interpersonali con nuovi innovativi interventi condotti attraverso la promozione dell’attività fisica per la riduzione della depressione. Il quadro logico è inoltre una declinazione specifica di framework tratti dalla letteratura più generali: il circolo del benessere psicologico (OMS 2013, figura 2 allegato 1) e il fremwork logico dell’attività fisica (NIEBP 2011, figura 6 allegato 1). 2.2 Strategie di ricerca in letteratura Seguendo la metodologia NIEBP (2011) abbiamo effettuato, nel luglio 2013, una ricerca bibliografica sulle principali banche dati di linee guida (tabella 10, allegato 1), di revisioni sistematiche (tabella 11, allegato 1) e di studi singoli (tabella 12, allegato 1) attraverso le parole chiave “depression”, “physical activity”, “promotion”, “health prevention”, “adolescent”, “cost effectiveness” legati dal connettore “AND”. La prima ricerca si è rivelata fruttuosa (9 linee guida, se pur non tutte specifiche per l’adolescenza), meno la seconda (12 studi pertinenti, se pur non specifici, eccetto uno sull’adolescenza). La terza ricerca, riassunta in tabella 13 (allegato 1) è stata molto ricca dal punto d vista numerico, ma meno pregnante rispetto all’oggetto di ricerca. Per stringere la ricerca su articoli più pertinenti e rigorosi abbiamo aggiunto le parole chiave 21 “Randomized Control Trials”. Nella sintesi che segue descriviamo i principali risultati relativi all’attività fisica come fattore protettivo della depressione, nonchè come fattore integrativo a percorsi di cura e riabilitazione in pazienti già depressi. Nonostante la parole chiave “adolescent”, non tutti gli studi si riferiscono a questo target di età. 3. PREVENZIONE DEI DISTURBI D’ANSIA E DEPRESSIVI IN ADOLESCENZA “A eccezione di qualche caso isolato”, sosteneva OMS (Report Salute Mentale, 2001) “l’efficacia degli interventi di prevenzione primaria sulla depressione, non è dimostrata” (p. 81). Eppure, cita nello stesso documento, esistono alcuni primi isolati interventi (programmi di screening, interventi su target a rischio) che rappresentano alcune incoraggianti esperienze. OMS continuava “l’individuazione tempestiva dei problemi e la promozione della salute attraverso l’educazione scolastica sono fattori determinanti” (p. 99). Da allora la ricerca è avanzata e oggi siamo in grado di produrre alcuni incoraggianti evidenze (Wheare 2011). a. Linee guida Solo dall’anno 2010, in cui, per altro viene pubblicata la Carta di Toronto, l’attività fisica comincia a comparire con più continuità nelle linee guida e dei principali documenti come fattore protettivo del benessere psicologico. Precedentemente i documenti interazionali ne riportavano nessuna o deboli evidenze (tabella 14)2. Uno dei motivi, ancora attuali, di questo ritardo riguarda la difficoltà nel produrre studi di alta qualità e di monitorare con follow up di media-lunga durata i risultati ottenuti. Linee guida e documenti salienti per promozione dell'attività fisica e del benessere mentale in adolescenza anno soggetto titolo evidenze proponente nessu forti na Caring for children and adolescents with mental disorders 2003 OMS x Depression in children and young people 2005 NIce x Promoting physical activity for childeren and young people 2009 NIce x Mental Health Gap Action Programme (mhGAP) 2008 OMS x Social anxiety disorder: recognition, assessment and 2008 Nice x treatment 2010 2010 2011 2010 2012 2012 SIGN OMS HD-UK SNIPH HD-UK NIeB Non pharmaceutucal management of depression in adult Global raccomandation of physical activity on health Start active, stay active Physicall activity in the prevention and treatment of disease Let’s get movi Lotta alla sedentarietà e all’inattività fisica x x x x x x Tabella 14: principali linee guida in cui si descrivono gli effetti dell’attività psichica sul benessere psicologico e sulla prevenzione della depressione e dell’ansia in adolescenza. b. Revisioni sistematiche 2 In allegato 2 si veda la descrizione più dettagliata dei documenti citati. 22 In letteratura esistono numerose revisioni sistematiche su interventi clinici per la cura della depressione e dell’ansia in adolescenza (Eccleston, 2012; Archer, 2012; Callahan, 2010; Churchill 2010; Cox 2012), alcuni su interventi di prevenzione della depressione (Merry 2011), dell’attività fisica rivolti a bambini e adolescenti nelle scuole (Langford 2011). Meno diffusi sono invece studi di revisione sistematiche sulla prevenzione della depressione e dell’ansia attraverso attività fisica: fra i nove studi reperiti nella nostra ricerca, due (Larun 2006; Dobbins 2013) (tabella 15). Entrambi raccomandano nuovi studi rigorosi per approfondire e sviluppare. c. Studi singoli Se non è stato facile reperire revisioni sistematiche sul tema in oggetto, la ricerca degli studi singoli si è rivelata ricca e estesa sia per interventi preventivi di matrice cognitivo comportamentale, sia per interventi di promozione dell’attività fisica come fattore protettivo/ integrativo di percorsi di cura per pazienti depressi o per soggetti vulnerabili (figli di pazienti). Il primo studio reperito risale al 1905 e pubblica il significativo miglioramento cognitivo, fisico e emotivo di pazienti gravemente depressi attraverso una moderata attività fisica risale (Franz, Hamilton). Ma le ricerche si concentrano soprattutto nell’ultimo decennio, spesso si riferiscono a studi su pazienti depressi o su target vulnerabili (figli di pazienti depressi) e non a interventi preventivi di promozione della salute, i tempi di osservazione sono brevi (tre-sei mesi), non sono sempre presenti studi di follow up, i campioni sono spesso piccoli (allegato 3). d. Work in progress: attuali interventi in Italia Il quadro degli interventi di prevenzione della salute mentale in Italia, risulta piuttosto articolato, se pur non diffuso uniformamemente. Meno facile invece è stato censire i progetti italiani in corso in merito a interventi di promozione dell’attività fisica per prevenire ansia e depressione in adolescenza. Non avendone trovati, qui citiamo alcuni dei progetti principali per portata e ricaduta di promozione della salute mentale (in particolare nelle scuole attraverso le life skills) o di promozione dell’attività fisica (stili di vita sani, per contrastare la vita sedentaria, il sovrappeso, l’obesità infantile...). La regione Veneto (Dipartimento di salute Mentale di Verona) sta conducendo una Join Action sulla salute mentale e scuola con otto paesi partner e diverse reti internazionali mirata alla costruzione di collaborazioni intersettoriali a favore della promozione del benessere mentale in infanzia e adolescenza (http://www.regione.veneto.it/web/sanita/joint-action). L’Italia in particolare si occuperà dell’azione salute e scuola, promuovendo tra l’altro la cooperazione tra settori educativi e sociali a favore della gestione di interventi di promozione del benessere. Il Dipartimento di Medicina e Scienze della Salute, Università del Molise sta partecipando al progetto SEYLE (Saving and Empoweing Young Life in Europe) (http://www.seyle.eu/index.php? lang=it), già precedentemente citato, i cui principali obiettivi sono a portare gli adolescenti a una migliore salute attraverso la diminuzione di comportamenti a rischio e di comportamenti suicidari, di valutare i risultati di diversi programmi di prevenzione e di raccomandare modelli efficaci, aggiustati culturalmente, per la promozione della salute degli adolescenti in diversi paesi europei. Il Ministero della Salute, nell’ambito del Progetto Guadagnare Salute (http:// www.guadagnaresalute.it), ha affidato al Piemonte il coordinamento delle azioni per l’Adolescenza, 23 individuando le cinque principali aree di intervento di promozione della salute, tra cui compaiono alimentazione e stili di vita e salute mentale e benessere (http://www.inadolescenza.it). Il Progetto stammi bene.net (http://stammibene.progettotrio.it/cda/stammibene/view/ index.jsp) a cura della Regione Toscana, finalizzata all’assunzione di corretti stili di vita, dell’alimentazione sana e dell’attività fisica. Il Progetto “Diamoci una mossa: nuovi stili di vita per i bambini e le famiglie” promosso dalla UISP per contrastare la sedentarietà e l’obesità infantile e il progetto “Matti per il calcio” rivolto ai pazienti dei Dipartimenti di salute mentale (http://www.uisp.it). Molteplici sono stati negli anni, nell’ambito dei progetti CCM, gli interventi a favore dell’alimentazione sana e della promozione attività fisica in particolare in infanzia. Fra questi ne ricordiamo due. Il primo, “Luoghi di prevenzione” coordinato dall’Emilia Romagna (http:// www.luoghidiprevenzione.it/home/) è finalizzato a ridurre le diseguaglianze di accesso ai servizi di promozione della salute da parte di target di popolazione deboli (giovani problematici e pazienti di interesse psichiatrico) attivando percorsi individuali e di gruppo di sensibilizzazione e motivazione al cambiamento di abitudini, comportamenti, stili di vita non salutari con interventi integrati info educativi, di counselling e di modificazione dei contesti di trattamento (differenziazione del setting e adozione di policy del contesto per la promozione della salute). Il secondo, della Seconda Università di Studi di Napoli, è riferito agli anni 2005-2009, e è stato finalizzato all’attivazione di interventi psicoeducativi a favore dei soggetti colpiti da depressione maggiore e dei rispettivi familiari seguito (http://www.ccm-network.it/prg_area5_salute_mentale_interventi_famiglie). Il campione (intervento e controllo) è stato condotto su un campione di 44 soggetti, 48 famigliari di pazienti adulti e 26 famigliari di pazienti minori, con buoni risultati raggiunti in termini di rinforzo dell’alleanza terapeutica tra pazienti e operatori, formazione degli operatori su interventi psicoeducativi ai famigliari di pazienti con depressione maggiore. e. Come agisce l’attività fisica sul sistema psiconeuroendocrinologico L’OMS (2001) sottolinea come il funzionamento fisico e mentale si influenzino reciprocamente attivando il sistema fisiologico, le funzioni neurologiche e immunitarie e traducendosi in stili di vita e comportamenti di salute. L’umore ansioso o depresso aumenta la suscettibilità a diverse malattie tra cui lo sviluppo dei raffreddori, il rimarginarsi delle ferite, l’asma (Del Vicario, 20133 ). Le neuroscienze, grazie alle nuove tecnologie di studio, hanno varcato frontiere e intrapreso scoperte che solo alcuni lustri fa erano impensabili. La plasticità del cervello adulto e le strette correlazioni del sistema nervoso con il sistema immunitario e endocrinologico sono tra queste (Bottaccioli 2011; Benedetti 2012). Alti livelli di stress comportano l’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), produzione di elevati livelli di glucocorticoidi e atrofia dendritica nell'ippocampo e nella corteccia prefrontale mediale (Peterson 2012). Alcuni studi riportano che il volume dell'ippocampo è mediamente inferiore del 19% nei soggetti con depressione maggiore rispetto ai controlli (Bremner 3 Articolo da cui traiamo il presente paragrafo. 24 et al. 2000) e che l’atrofia ippocampale è maggiore in relazione alla maggiore durata della depressione, indipendentemente dall'età (Sheline et al. 1999). Viceversa, l’attività fisica ha chiaramente dimostrato di aumentare la neurogenesi lungo il corso della vita (Van Praag 1999) anche negli esseri umani, come riportato da diverse ricerche (Erickson et al. 2009; Erickson et al. 2011) che documentano processi di angiogenesi e neurogenesi, plasticità sinaptica e un aumento delle ramificazioni dendritiche in particolare nel volume ippocampale. Un ruolo cruciale in questi processi rivestono le neurotrofine: esse sono un gruppo di proteine con una struttura simile che regolano la plasticità neuronale e la protezione neuronale. L’esercizio fisico agisce proprio sui fattori neurotrofici: fattore di crescita (NGF), brain-derived neurotrophic factor (BDNF), neurotrofina 3 (NT-3) e neurotrofina 4/5 (NT-4/5), andando a modulare il BDNF che viene indicata come la neurotrofina più importante dal punto di vista dei disturbi affettivi (Filus, Rybakowski 2005) ed è ritenuta il fattore target principale dell'esercizio fisico per il suo ruolo principale nella plasticità sinaptica, nella genesi, crescita e sopravvivenza cellulare, mostrando inoltre un’interazione positiva con la serotonina (Cotman CW, et al. 2007). Ma come precedentemente accennato, il sistema neurologico è fortemente legato al sistema immunitario e all’attivazione dei sistemi Th1 e Th2 collegati alla produzione di interleuchine. L’interleuchina 4 e 10 (prodotte dal sistema TH2) risultano basse in concomitanza di stati depressivi e viceversa (Bottacioli 2011). Il MIF (Migration Inibitory Factor) è una citochina proinfiammatoria coinvolta nella risposta innata e adattiva del sistema immunitario (TH1) ed è rilasciata in risposta alle infezioni e allo stress. Studi recenti ritengono che abbia un importante ruolo nell’effetto antidepressivo determinato dalla neurogenesi ippocampale e la identificano come una potente molecola target per la neurogenesi. L’esercizio fisico influenza anche il livello degli endocannabinoidi, come dimostra una ricerca di Heyman e colleghi (2011) attraverso uno studio che ha coinvolto un campione di 11 ciclisti allenati prova che l'esercizio fisico intenso possa essere un meccanismo attraverso il quale l’AEA (anandamide), un importante mediatore lipidico, influenza la neuroplasticità e l'effetto antidepressivo (Heyman et al. 2011). L’AEA è stata osservata anche nel sangue, la sua presenza dimostrerebbe un collegamento con il sistema endocrinologico: alcuni studi mostrerebbero che l’esercizio fisico migliora la neurotrasmissione di dopamina (DA) e noradrenalina (NA). Inoltre gli effetti positivi possono essere reciproci, poiché questo aumento, a sua volta, potrebbe ipoteticamente aumentare la capacità e la voglia di movimento dal momento che alcune parti del cervello, come la corteccia prefrontale, lo striato e il cervelletto, che controllano il movimento e l'iniziativa, ricevono proiezioni sia dopaminergiche sia noradrenergiche (Stenman and Lilja 2012). Un’interessante ipotesi esplorata da Salmon (2001) sull'esercizio fisico, lo correla all’aumento di resistenza allo stress attraverso una riduzione dell’attività nell'asse ipotalamo-ipofisiadrenocortico, la cui funzione è spesso patologicamente aumentata in depressione. Uno studio di Boeckler e colleghi (2012) si è occupato delle relazioni fra la corsa, in corridori allenati, e il livello di euforia, sottoponendo 10 atleti, in due occasioni separate, a scansione con tomografia a emissione di positroni (PET): a riposo e dopo 2 ore di corsa. Gli autori concludono che vi è una stretta correlazione fra il rilascio di oppioidi endogeni nelle regioni del cervello frontolimbiche e l'euforia percepita dai corridori (Boeckler et al. 2012). Sembra quindi che 25 gli effetti oppioidergici nelle strutture cerebrali frontolimbiche possano mediare alcune delle conseguenze terapeuticamente benefiche dell'esercizio fisico sulla depressione e sull’ansia nei pazienti. 3.1 Costo-efficacia di interventi di promozione dell’attività fisica Secondo l’OMS (2002), l’inattività fisica può avere serie implicazioni sulla salute delle persone. Sono stimate in circa 2 milioni all’anno le morti causate da inattività fisica. Nel report 2010 OMS indica nell’inattività fisica il quarto fattore di rischio per mortalità (6 % della mortalità globale). L’inattività fisica incrementa tutte le cause di mortalità, raddoppia il rischio di malattie cardiovascolari, diabete, obesità, incrementa il rischio di cancro al colon, ipertensione, osteoporosi, disordini metabolici, depressione ed ansia. Sempre secondo l’OMS (2002) circa il 60-85% della popolazione mondiale conduce uno stile di vita sedentario. L’inattività fisica comporta dei costi: circa 1.06 miliardi di sterline per il sistema sanitario inglese solo in riferimento alla ricaduta su malattie coronariche, diabete, tumore del colon e della mammella (Start active, stay active, Health Department UK, 2011). L’inattività fisica nel Regno Unito costa 8.2 miliardi di sterline all’anno, includendo sia i costi diretti per i trattamenti maggiori e per le malattie correlate allo stile di vita, sia i costi indiretti collegati all’assenza dal lavoro. E’ stato stimato che uno stile di vita sedentario causi 54.000 morti premature all’anno e che questi costi siano in crescita (NICE 2009, Promoting phisical activity for childeren and young people). Una persona inattiva utilizza mediamente maggiori prestazioni sanitarie rispetto a una persona attiva. Nello specifico: • + 38% di giornate di ricovero ospedaliero • + 5,5% di visite dal medico di medicina generale • + 13% di visite specialistiche • + 12% di prestazioni infermieristiche (NICE 2009, Promoting phisical activity for childeren and young people). Ci sono dunque evidenze economiche, oltre a quelle clinico-scientifiche, a supporto dell’investimento in attività di promozione dell’attività fisica nella prevenzione e nelle cure primarie. Rispetto a queste ultime abbiamo reperito il ROI (Return on Investiment)4 stabilito da NICE (2009) per un breve intervento di promozione dell’attività fisica nelle cure primarie, che oscilla tra i £20 e £440 per QALY, con un costo di £750 fino a £3.150 per QALY guadagnato (Let’s Get Moving – A physical activity care pathway, Health Department UK, Foster 2012). Si tratta di soglie ampiamente inferiori alla soglia massimale di investimento generalmente indicata in letteratura tra i 20.000 -30.000 euro per QALY. Rispetto invece ai costi e ai risparmi relativi a investimenti in interventi di promozione dell’attività fisica, le Linee Guida per la Prevenzione, Lotta alla sedentarietà e all’inattività fisica 4 In economia l’indicatore ROI permette di individuare i guadagni monetari. In sanità l’indicatore ICER (incrementall cost effectiveness ratio) risulta più specifico,poichè il guadagno non è propriamente monetario. 26 (NIeB, 2012) riportano un interessante capitolo dedicato all’analisi economica in cui si illustra un modello di CEA (Cost Effectiveness Anaylis) di interventi di prevenzione dell’attività fisica, presentando una parte di una bella revisione sistematica americana (Wu 2011) su 5.589 articoli di cui 91 inclusi, in cui in sintesi si individua la soglia di interventi costo efficaci se di 1$/MET ora guadagnata per almeno 3 MET di attività giornaliera. Gli autori (Wu 2011) individuano nel MET/ora (Metabolic EquivalenT), ovvero l’unità di misura per stimare il costo metabolico di un’attività fisica (che corrisponde a 3,5 ml di ossigeno consumato per ogni Kg di peso corporeo al minuto), l’unità di valutazione degli interventi di promozione dell’attività fisica, preferendolo ai QALY sia perchè più specifico per la salute, sia perchè valutabili nel presente (in allegato 1, la tabella 14 descrive le formule per trasformare i diversi tipi di misura di attività fisica utilizzati negli studi in MET). A partire dal lavoro citato abbiamo potuto ricostruire le soglie degli interventi cost-effective di promozione dell’attività fisica, (stimati sulla popolazione sedentaria americana nel 2008) (tabella 15) e la descrizione più analitica dei tre tipologie di intervento, dove vengono presentati tre tipi di intervento: gli interventi poco costosi (affissioni di cartelli per favorire l’utilizzo di scale, percorsi a piedi...) con ampio impatto, ma con bassa soglia di MET raggiunti (0,2% della dose quotidiana di attività fisica consigliata); interventi accettabilmente costosi (a scuola o in comunità), che raggiungono popolazioni ampie e più alti valori di MET; interventi largamente più costosi e circoscritti a popolazioni definite (gruppi clinici, gruppi vulnerabili...) molto efficaci, ma costosi poichè prevendono azioni mirate anche individualmente come il supporto motivazionale individuale (tabella 16). $ Spesa sanitaria pro capite annua Spesa Pro capite annua per sedentarietà in $ Adulto Giovane Cost effectiveness Point of decision MET annui raccomandati 7681 $ 184$-384$* 190$-380 $ 0 , 5 - 1 $ M E T / o r a 380 MET/ora all'anno guadagnato 186$-580 $ 0,17-0,35 $ MET/ora 1.095 MET/ora all'anno guadagnato * corrispondente al 2-4% della spesa sanitaria pro-capite Tabella 15: Stima delle soglie economiche per interventi di promozione dell’attività fisica cost-effective in Wu, 2011. $ per 1MET/ora molto cost effective 0,50 $ MET/ora dose descrizione popolazi caratteristive one 0 , 2 M E T cartelli per utilizzo delle scale...adulti/giovani low cost, low giorno intensity, large number 27 $ per 1MET/ora medio cost effectiveness poco cost effectiveness popolazi caratteristive one 0,25$-0,50$ MET/ora 3 M E T interventi nelle scuole, con giovani low cost, high settimana incentivi a praticare sport intensity, large fuori scuola utilizzando number risorse presenti, interventi di comunità… 2 $MET/ora dose descrizione 3 MET counselling, a u t o adulti/giovani high cost, high settimana monitoraggio, pedometro... intensity, small number Tabella 16: Sintesi caratteristiche interventi di promozione dell’attività fisica cost effective in Wu, 2011. In sintesi vengono considerati cost effective interventi che costano fino a 1$/MET ora guadagnato per 3 MET alla settimana. Riportando questi dati sul sistema OMS Heat (Health Economic Assessment Tools) (si veda sitografia) per la stima della riduzione della mortalità attraverso l’attività fisica (camminata o bicicletta) abbiamo potuto calcolare che una camminata di 30 minuti al giorno (costo circa 0,20 $ MET/ora) riduce del 18% il rischio di morte; la camminata di 60 minuti, del 23%. 3.2 Costo efficacia di interventi per la riduzione dei disturbi depressivi e ansiosi La stima dei i costi della depressione e dell’ansia nei 27 paesi europei del 2010 è di 92 miliardi di euro per la prima e di 74 miliardi per la seconda; la maggior parte di questi costi è dovuta alla perdita di produttività e di altre attività economiche (Olesen 2012). Uno dei documenti più completi in cui si descrivono i costi diretti e indiretti della depressione (se pur riferiti al contesto anglosassone) è il Depression Report, edito nel 2006 dalla London School of Economics (Bell 2006). La depressione pur essendo la terza causa di disabilità nel Regno Unito (16% della popolazione), costa solo il 2% della spesa totale del Sistema Nazionale Sanitario (NHS). Il più della cifra destinata alla salute mentale va a coprire le spese sanitarie per patologie più gravi (schizofrenia e disturbi bipolari maniaco-depressivi) corrispondenti all’1% della popolazione dei pazienti (dati non pubblicati descrivono un simile andamento anche per il nostro sistema sanitario nazionale e regionale). I costi indiretti della depressione sono da riferire alla perdita del lavoro, all’assenteismo, alla mancata produttività con ricadute sia in termini di output produttivi (12 miliado di sterline all’anno -1% del PIL-), sia in termini di tasse non riscosse (7 miliardi di sterline). Inoltre il 38% delle pensioni di invalidità in Gran Bretagna (Incapacity Benefit) è attribuibile a disturbi di salute mentale. Si tratta della più alta quota parte. Un intervento appropriato e tempestivo di cure primarie (nello specifico il testo fa riferimento alle linee guida NICE, 2009), indicato in un percorso di psicoterapia breve cognitivo-comportamentale (sedici sessioni settimanali individuali), verrebbe a costare 0,6 miliardi di sterline all’anno (circa 750 sterline a trattamento). 3.3 Costo efficacia di interventi per promozione dell’attività fisica in adolescenza per ridurre disturbi d’ansia e depressione 28 L’intervento di promozione della salute in adolescenza per la prevenzione della depressione con analisi di costo efficacia a nostro avviso più completo è lo studio di Lynch (2005), in cui si esamina un intervento cognitivo comportamentale destinato a figli adolescenti di genitori depressi (quindici sessioni di gruppo per un totale di 45 adolescenti 15-18 anni). L’intervento non conferma risultati significativi al follow up a un anno, registrando un aumento sia di costi sanitari diretti, sia di quelli indiretti, tuttavia è molto interessante perchè calcola l’ICER (incrementall cost effectiveness ratio) ovvero l’equazione (ICER=C1-C2)//E1-E2) che permette di valutare l’opportunità di investimento dell’intervento rispetto alle cure usuali, confrontando i costi (C) e i relativi risultati (E). In questo caso viene utilizzato come indicatore di outcome “giorni liberi dalla depressione” (free days depressione) e viene stimato un ICER di $10 (95% CI: -$13 a $52) o $9275 per QALY (95% CI, -$12 148 t a $45 641) (tabella 15, allegato 1). Dunque un decisore potrebbe ritenere utile spendere fino a 20 dollari al giorno per un intervento preventivo (CBT in questo studio), avendo la probabilità che sia cost effective per circa il 75% di probabilità (Grafico 1, allegato 1). In letteratura è considerato cost effective l’investimento che oscilla tra 20.000$ e 30.000 $ per QALY (Lynch 2005; Bell 2006). Lo studio più pertinente di studi cost effective sull’attività fisica e la prevenzione della depressione è di Carter e colleghi (2012), che stanno conducendo una RCT nel Regno Unito (Nothingam Adolescent Mental Health Service) riferito a un campione di 158 adolescenti (14-17 anni) a cui per 12 settimane verrà sottoposto un intervento di attività fisica settimanale di sessanta minuti con supporti motivazionali e psicosociali per abbattere eventuali resistenze. La ricerca è in corso e i risultati non sono ancora disponibili. L’unico studio trovato con dati già elaborati è la RCT condotta su 2.160 pazienti di tutte le età (72% con malattie coronariche, 4% con depressione moderata, ansia o stress e 24% con entrambe) nel Galles (Murphy 2012). L’intervento durato sedici settimane consiste in sessioni di attività fisica moderata (trenta minuti per cinque giorni alla settimana). L’intervento risulta costeffective raggiungendo un ICER di 12.111£ per QALY, per la probabilità che l’intervento sia costo efficace all’89%. Il costo risulta sotto la soglia raccomandata dalle linee guida di 20.000£ - 30.000 £ per QALY. In analisi per sottogruppi in base alla diagnosi (cardiopatici, misti, solo depressi e ansiosi), genere e età migliorano ulteriormente i risultati cost effectiveness (a favore di pazienti donne, e dei soggetti sotto i 44 anni) mostrando un ulteriore risparmio di 367£ per QALY guadagnato. I risultati però sono solo parzialmente quelli attesi: eccetto il gruppo dei cardiopatici puri, il campione osservato non aumenta l’attività fisica, dunque l’ipotesi formulata dagli autori è che l’abbassamento della depressione dell’ansia sia più ascrivibile al supporto psicosociale di rinforzo, previsto dl protocollo, che dall’attività fisica in sè. In sintesi tutti gli studi qui illustrati, sia rispetto alla riduzione della depressione attraverso psicoterapia breve cognitivo comportamentale in un percorso di cure primarie (Depression report, Bell 2006), sia attraverso un intervento preventivo su soggetti adolescenti vulnerabili (Lynch 2005), sia attraverso un intervento di promozione dell’attività fisica in soggetti sani o già depressi (Murry 2004) risultano costo efficaci in quanto ampiamente sotto la soglia dell’investimento massimale per QALY. Interventi generalmente rivolti alla promozione dell’attività fisica (non specificatamente per 29 la prevenzione dei disturbi ansiosi e depressivi) (Wu 2011), risultano ulteriormente costo-efficaci, pur sempre sotto le soglie massimali previste (Foster 2012) (tabella 17). investimento massimale Wu 2011 Wu 2011 Lynch 2005 Murphy 2011 Foster, HD, UK 2012 N QAL MET/ $/giorno probabi costo per popola Y ora lità QALY zione setti guadagnato mana $ 30.000 10.000 1 3 $ 10.000 10.000 0,06 0,2 $ 9.275 100 1 NA £ 12.111 ($18.872) 2100 £10.000-100.000 ($15.582-$152.580) $6 $ 0,50 $ 20 NA NA 75% $ 225 $ 337,5 $ 749 1 NA £ 12 ($ 18) 89% £ 434 ($674) 1 £ 20 ( $ 3 1 ) £ 440 ( $ 6 8 2 ) (media $358) NA £ 750 ($1.162)-£ 3 . 1 5 0 ($4.881) ( m e d i a £ 1 . 9 5 0 = $3038) * formula=(costo risparmiato per QALY-$/giorno)/costo risparmiato per QALY ! Tabella 17: sintesi risultati studi CEA su interventi di prevenzione della depressione e di promozione dell’attività fisica. 4. DISCUSSIONE E CONCLUSIONI Salvo alcune eccezioni, ci sembra si possa individuare nel 2010 un punto di svolta dopo il quale in letteratura diventano più frequenti studi che promuovono l’attività fisica per prevenire e ridurre la depressione e i disturbi d’ansia nella popolazione in generale e negli adolescenti. Solo alcuni di questi prevedono uno studio cost effective. Prima di questa data, gli studi erano prevalentemente centrati su interventi preventivi cognitivo comportamentali (CBT) che risultano efficaci, specialmente su campioni vulnerabili o già depressi. Il valore di questa specifica letteratura sta nell’individuare fattori di vulnerabilità (età, genere, determinanti psico sociali e socio economici), mediatori (capacità metacognitive, di autoregolazione e di autocontrollo nel processo di apprendimento motorio) e modulatori (interventi individualizzati e di gruppo a supporto degli aspetti motivazionali e conoscitivi) in parte efficacemente utilizzati negli studi sull’attività fisica. Intraprendere e mantenere l’attività fisica, infatti, comporta un cambiamento motivazionale e attitudinale prima che comportamentale che può richiedere di essere supportato in modo specifico. In letteratura ciò si è visto sia attraverso interventi individuali (interviste, coaching motivazionale, counselling), sia di gruppo (focus group...), sia coinvolgendo indirettamente gli adulti di riferimento (genitori, insegnanti, allenatori...). Meno esplorato negli studi analizzati è invece l’ambito del supporto dell’attività fisica attraverso interventi comunitari e di politiche. Eppure gli interventi di promozione della salute non possono prescindere da questo approccio allargato. Come già sottolineava Tones nel 2000, valutare interventi di promozione della salute è più complesso di valutare interventi clinici, poichè mette in 30 campo la relazione tra più variabili: gli interventi di promozione della salute presentano sia aspetti inerenti all’educazione alla salute (health education), sia dati inerenti alle politiche di salute (health public policy). Gli interventi di promozione della salute, in quanto complessi, sono suscettibili di errore, nello specifico errori di tipo 1, 2 e 3. Riportando le osservazioni dell’autore al tema in oggetto, possiamo osservare: • • • errore di tipo 1: non tutti gli studi sono RCT, ma, se anche lo fossero, rispetto al fenomeno osservato è sufficiente pensare che la randomizzazione del campione e il confronto con il controllo siano sufficienti garanzie metodologiche sufficienti capaci di tener conto di fattori esterni di confondimento? L’inattività fisica conduce alla depressione o la depressione conduce all’inattività? Errore di tipo 2: le scale utilizzate nella misurazione del fenomeno osservato (depressione) e dell’intervento (attività fisica) sono realmente capaci di misurare quanto dichiarano: chi fa più attività fisica ha forse maggiori risorse e dunque maggiori fattori di resilienza di chi è meno attivo? La misurazione dell’intensità dell’attività fisica o della gravità della depressione è affidabile? L’esposizione dell’intervento su una popolazione “vergine” (cioè non depressa) porterebbe a analoghi risultati? Errore di tipo 3: le acquisizioni di risultati raggiunti da alcuni studi sono esportabili in altri contesti, su altri target o si incorrerebbe in un errore naive di contestualizzazione? Negli studi analizzati, ad esempio, le dosi-intervento di attività fisica sono generalizzabili? Come accennato precedentemente solo nelle linee guida e nei documenti comunitari (Carta di Toronto 2010) si fa riferimento alle politiche per il supporto dell’attività fisica, ma nessuno studio analizzato ne fa riferimento. Non abbiamo pertanto potuto approfondire l’aspetto della valutazione delle politiche e dell’analisi del controfattuale (Martini 2009), ovvero l’analisi della presenza di una relazione causale tra due fenomeni (“effetti”) in un contesto complesso (l’impatto delle politiche di salute, che come abbiamo visto sono parte costitutiva di interventi di promozione della salute), l’analisi di che cosa sarebbe accaduto (quanti effetti attesi) senza la politica osservata, una sorta di “proiezione nel passato”. Nel nostro caso specifico, l’analisi controfattuale ci guiderebbe in ipotesi metodologiche per misurare l’impatto di politiche urbane, fiscali, scolastiche, sanitarie sulla prevenzione della depressione, individuando le più efficaci. La maggior parte degli studi sulla relazione tra attività fisica e depressione sono invece condotti su gruppi di pazienti già depressi (o ansiosi), o su gruppi vulnerabili (figli di genitori depressi). Pochi sono gli studi che osservano prospetticamente o retrospettivamente campioni di popolazione per studiare la relazione del fenomeno in oggetto. Tornando a Tones e agli errori di valutazione, ci si può chiedere quanto le evidenze qui illustrate nei singoli studi su specifici campioni, siano estensibili alla popolazione generale. In sintesi, alla luce dei materiali raccolti (linee guida, revisioni, articoli) possiamo evidenziare alcuni punti di forza a supporto degli interventi di prevenzione dell’ansia e della depressione in adolescenza e di promozione dell’attività fisica per la ridurre il problema di salute. • le più recenti linee guida a supporto dell’attività fisica indicano una ricaduta sulla depressione e dei disturbi d’ansia sia sulla popolazione adolescenziale sia su quella adulta. • esistono alcuni studi, se pur ancora pochi, che dimostrano alcune evidenze di costo efficacia. ! 31 Ulteriori studi sono auspicati al fine di: • • • • • per individuare modelli di intervento cost effective (prevenzione selettiva) per la riduzione dei disturbi d’ansia e depressivi in adolescenza, calcolandone l’ICER relativo a differenze tra modelli tradizionali di intervento (a supporto delle life skills) e modelli basati sulla promozione dell’attività fisica (o modelli che prevedono entrambe); per individuare modelli di intervento cost effective per la prevenzione dei disturbi d’ansia e depressivi in adolescenza (prevenzione universale), calcolandone l’ICER relativo a differenze tra modelli tradizionali di intervento (CBT, supporto delle life skills...) e modelli basati sulla promozione dell’attività fisica (o modelli che prevedono entrambe); per valutare la ricaduta di interventi di promozione dell’attività fisica in adolescenza anche su altre malattie non trasmissibili; per valutare la ricaduta degli interventi di promozione dell’attività fisica per la riduzione dei disturbi d’ansia e depressivi nei giovani, calcolandone più analiticamente i QALY guadagnati. L’adolescenza, oltre a rientrare in uno dei fattori di vulnerabilità per i disturbi di salute mentale, rappresenta un target vantaggioso per almeno tre motivi: a. è facilmente aggregabile nei contesti scolastici e sportivi; b. è flessibile, sensibile ai cambiamenti; c. ha un’aspettativa di vita lunga. per valutare la ricaduta delle politiche a supporto degli interventi di promozione dell’attività fisica, calcolandone eventuali tassi di sconto al fine di favorire le scelte dei decisori. Il tasso di sconto è un costrutto matematico finanziario particolarmente utile al decisore politico perchè si riferisce al valore attuale di flussi di cassa futuri (è in qualche modo speculare al tasso di interesse, che si riferisce invece al capitale futuro), indicando, nello specifico, quanta parte del capitale futuro corrisponde alla percentuale di interesse. 32 5. RINGRAZIAMENTI Il primo ringraziamento va alla dott.ssa Maria Teresa Revello, per la fiducia e l’attenzione mostrata nei confronti di questo percorso formativo, che altrimenti difficilmente si sarebbe realizzato. La disponibilità della dott.ssa Teresa Di Fiandra, nell’essere coinvolta nella fase di preparazione del presente lavoro, è stata occasione per me per strutturare la tesi in modo più articolato e per offrire a queste riflessioni una ricaduta e una declinazione più ampia. La ringrazio, in particolare modo, per l’attenta lettura, tra trasferte OMS e impegni istituzionali, e per il tempo telefonico dedicatomi “driblando” tra chiamate su altre linee e capolini alla porta dell’ufficio. Ringrazio il prof. Matteo Ruggeri, per l’esperta e chiarificatrice visione economica, che ha facilitato alcune mie prime incursioni in questo campo e il dott. Roberto Diecidue, il quale ha fornito i dati epidemiologici locali più salienti di questo lavoro e ha evidenziato, con certosina attenzione, gli aspetti di fragilità e imprecisione formale del lavoro in bozza. Il rigore del prof. Fabrizio Faggiano e la disponibilità della dott.ssa Noemi Podestà sono stati di stimolo e di incoraggiamento in tutta la fase di preparazione della tesi, nata già da alcune discussioni/camminate mattutine nell’ambito della “community” neo costituita. Ai miei compagni di corso va un pensiero caloroso per il legame solidale che abbiamo saputo costruire attorno alla causa della prevenzione. Grazie alla dott.ssa Paola Malvasio, che da addetta ai lavori, ha letto e approvato l’impostazione di queste riflessioni, puntualizzandole là dove necessario; al dott. Mirko La Bella, con cui condivido l’avventura PNEI, il quale, anche in questa occasione, si è dimostrato generoso di incoraggiamenti e veloce lettore di bozza; al dott. Diego Concina per alcuni suggerimento metodologici di ricerca bibliografica e a Francesco Polacchi, solerte supporto nel reperimento degli articoli. Ma non avrei potuto compiere questo lavoro senza la pazienza di tre “futuri adolescenti” che per alcuni lunghi fine settimana estivi, hanno saputo rinunciare alla mamma, osservandomi a distanza con discrezione tra il perplesso e l’incoraggiante (nel tempo residuo delle avventure inventate ad hoc dal papà... ) e senza il supporto implicito nello sguardo scettico di famigliari e amici che ha hanno seguito questo tempo di formazione e di preparazione della tesi. A Giorgio infine, ormai post adolescente, ma sportivo in nuce, il mio grazie per camminare con me. 33 6. BIBLIOGRAFIA AIFA (2012), L’uso dei farmaci in Italia, Rapporto Nazionale 2012. Allison, K. R., Adlaf, E. M., Irving, H. M., Hatch, J. L., Smith, T. F., Dwyer, J. J., & Goodman, J. (2005). Relationship of vigorous physical activity to psychologic distress among adolescents. 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The WHO Health Promoting School framework for improving the health and well-being of students and staff. The Cochrane Library. Larun, L., Nordheim, L., Ekeland, E., Hagen, K. B., & Heian, F. (2006). Exercise in prevention and treatment of anxiety and de-pression among children and young people. Cochrane Database of Systematic Reviews, 4. Merry, S., McDowell, H., Hetrick, S., Bir, J., & Muller, N. (2004). Psychological and/or educational interventions for the prevention of depression in children and adolescents. Cochrane Database Syst Rev, 1. Strøm, V., Fønhus, M. S., Ekeland, E., & Jamtvedt, G. (2013). Physical exercise for oppositional defiant disorder and conduct disorder in children and adolescents. The Cochrane Library. Sitografia Eurostat: Statistics database. European Union; 2010. 2009; Available from: http:// epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/ portal/eurostat/home/ OMS, HEAT-Health Economic Assessment Tool, http://www.heatwalkingcycling.org/ index.php 47 7. ALLEGATO 1. Figure e tabelle EUR/RC63/11 page 21 mortality. But evidence now exists that enables the planning of interventions that prevent, alleviate and even reverse these damaging and undesirable consequences. Figura 1. Prevalenza dei principali disordini di salute mentale: valori medi dei disturbi depressivi, distimia e disturbi ansiosi (Baxter A., Patton G. 2013). Figure 1: The cycle of mental well-being Socioeconomic position Material conditions Gender Age Ethnicity Disability Sexuality Physical health (Economic assets) Income, wealth, Environment Psychosocial conditions Political voice (Social/cultural assets) Human & social capital, Community ties, Family life, Education, Autonomy, Control over life, Capability Governance, Influence on decisions, Participation in civic life Meeting needs for status, control and social inclusion Trust in people; trust in institutions Health System Accessible Acceptable Affordable Quality Equitable Mental Disorders Mental disorders in children Stress and anxiety Depression and bi-polar disorder Schizophrenia Alcohol dependence Substance use disorders Dementia Risk factors Alcohol Smoking Poor diet No exercise Substance misuse Violence Lack of inclusion NCDs and Suicide Prevalence Morbidity Disability Mortality Figura 2: Circolo del benessere mentale. Fonte OMS 2013, Piano d’azione europeo per la salute mentale. 48 disturbo prevalenza bambini (fonte) distubi d'ansia depressione 0,9-1,9% Kashani (1988) adolescenti (fonte) 15-20% McGee (1990) 1-13% DSM IV-R 2,5%-8%; DSM IV-R; 8%-15%; Esau (2000); 5-9% (donne)Lewinsohn 2-3% (1993); (uomini); 4,9%; Kashani (1988) distubi d'ansia comorbilità distubi d'ansia e depressione 12%-69% adulti (fonte) GBD 2000; 9,5% (donne)5,8 (uomini); 10,5% ODIN, Ustun, (donne)Ayuso-Mateos 6,6% JL (2004) (uomini) McGee (1990) 15% Depression e Kashani report (Bell, (1988) 2006) Tabella 1: Prevalenza disturbi d’ansia, depressione e relativa comorbilità in letteratura. Figura 3: Antidepressivi: variabilità regionale dei consumi farmaceutici in regime di assistenza convenzionata 2012, classe A-SSN per quantità e costo medio di giornata di terapia (scosatmenti %) (Fonte: Report AIFA, OS med 2012). Figura 4: Benzodiazepine, variabilità regionale dei consumi farmaceutici territoriali 2012 per quantità e costo medio di giornata di terapia (scosatmenti %) (Fonte: Report AIFA, OS med 2012). 49 Regione Regione Piemonte Da 0 a 4 Popolazione Maschi 97.189 Femmine 91.598 Totale 188.787 Da 5 a 9 Da 10 a 14 Da 15 a 19 Da 20 a 24 Da 25 a 29 Da 30 a 34 Da 35 a 39 Da 40 a 44 Da 45 a 49 Da 50 a 54 Da 55 a 59 Da 60 a 64 Da 65 a 69 98.256 96.581 94.933 100.735 107.923 126.975 159.081 175.506 176.880 154.891 140.840 137.634 122.690 92.861 91.433 89.954 96.162 107.631 127.063 159.227 175.874 179.114 160.005 147.561 146.789 134.213 191.117 188.014 184.887 196.897 215.554 254.038 318.308 351.380 355.994 314.896 288.401 284.423 256.903 Da 70 a 74 117.463 137.164 254.627 Da 75 a 79 93.148 119.874 213.022 Da 80 a 84 65.072 101.778 166.850 Da 85 a 89 32.784 68.301 101.085 Da 90 a 94 9.957 27.961 37.918 Da 95 a 99 1.759 7.126 8.885 Oltre 100 279 1.787 2.066 Totale 2.110.576 2.263.476 4.374.052 Tabella 2: Residenti in Piemonte al 31/12/12. Fonte: BDDE, dati 31 dicembre 2012. Tutti i ricoveri depressione Uomini periodo 2010 2011 2012 Donne Totale Durata ricovero Osservati Tasso STD Osservati Tasso STD Osservati Giorni 3.389 157,50 5.771 251,82 9.160 157.448 3.506 164,40 5.588 245,18 9.094 153.444 3.171 148,67 5.397 236,72 8.568 147.430 Costo totale Euro 31.804.496 30.995.688 29.780.860 Primi ricoveri periodo 2010 2011 2012 Uomini Osservati Donne Tasso STD Osservati Tasso STD 2.001 93,03 3.607 157,42 2.019 94,63 3.355 147,18 1.832 85,85 3.212 140,88 5.608 5.374 5.044 Tabella 3: Ricoveri per depressione 2010-2012. Fonte: Osservatorio Epidemiologico Dipendenze - Regione Piemonte, SC a DU Servizio sovrazonale di Epidemiologia, dati 2010. 50 Tutti i ricoveri Ansia Uomini periodo 2010 2011 2012 Donne Totale D u r a t a Costo totale ricovero Osservati Tasso STD Osservati Tasso STD Osservati Giorni Euro 444 20,64 1.048 45,75 1.492 17.547 3.544.494 425 19,88 941 41,25 1366 20.202 4.080.804 344 16,09 696 30,49 1040 16.730 3.379.460 Primi ricoveri periodo 2010 2011 2012 Uomini Osservati Donne Tasso STD Osservati Tasso STD 413 19,21 969 42,31 393 18,39 850 37,26 312 14,60 644 28,21 1382 1243 956 Tabella 4: Ricoveri per ansia 2010-2012. Fonte: Osservatorio Epidemiologico Dipendenze - Regione Piemonte, SC a DU Servizio sovrazonale di Epidemiologia, dati 2010. Farmaci Antidepressivi (ATC N06AA,N06AB,N06AX) Tutte le prescrizioni periodo 2007 2008 2009 Uomini Donne Totale Costo totale Osservati Tasso STD Osservati Tasso STD Osservati Euro 699.556 33.097,63 1.597.180 71.011,86 2.296.736 29.857.568 751.178 35.095,98 1.731.134 76.139,94 2.482.312 32.270.056 776.420 35.882,94 1.786.413 77.858,29 2.562.833 33.316.829 Prime prescrizioni periodo 2007 2008 2009 Uomini Donne Osservati Tasso STD Osservati Tasso STD 91.672 4.336,92 201.424 8.950,22 92.032 4.296,99 205.783 9.044,86 94.104 4.372,66 210.012 9.181,65 293.096 297.815 304.116 Tabella 5: Prescrizioni antidepressivi (ricetta regionale) anni 2007-2009. Fonte: Osservatorio Epidemiologico Dipendenze - Regione Piemonte, SC a DU Servizio sovrazonale di Epidemiologia, dati 2010. Pronto Soccorso in Piemonte disturbi d’ansia disturbi depressivi N prestazioni 17.210 3.824 38.399 13.465 spesa € 366.679,00 € 135.138,00 N % su N % su pz PS popolazione totali totale 0,39 2,1 0,08 0,7 Tabella 6: Prestazioni e spese relative agli accessi ai Pronto soccorso piemontesi nell’anno 2011. fonte CSI, dati Flussi C2. 51 ASL ASL TO 1-2 ASL TO3 ASL TO4 ASL TO5 ASL AL ASL AT ASL BI ASL CN1 ASL CN2 ASL NO ASL VC ASL VCO Totale Maschi 40.662 29.245 25.654 16.000 19.774 10.096 8.202 22.489 9.143 17.220 8.317 8.119 214.921 Femmine 38.777 27.574 24.351 15.089 19.115 9.365 7.934 21.469 8.733 16.504 7.686 7.669 204.266 Totale 79.439 56.819 50.005 31.089 38.889 19.461 16.136 43.958 17.876 33.724 16.003 15.788 419.187 Tabella 7: Popolazione adolescenziale 14-24 per ASL della Regione Piemonte riferita al 31/12/12. Fonte: Banca Dati Demografico Evolutiva Regione Piemonte. Decessi Piemonte 13 2006 Tasso STD / 100.000 3,16 2007 2008 Decessi Tasso STD / Decessi Tasso 100.000 STD / 100.000 10 2,43 17 4,07 2009 Decessi Tasso STD / 100.000 13 3 Tabella 8: Numeri assoluti e tassi standardizzati per 100.000 residenti dei suicidi nella fascia di età 14-24 ani in Piemonte negli anni 2006-2009. Fonte: Osservatorio Epidemiologico Dipendenze - Regione Piemonte, SC a DU Servizio sovrazonale di Epidemiologia, dati 2010. P) Depressi one)e) disturbo) d’ansia) ) I) Intervent o)direBo) di) promozio ne)della) salute) con)PA) intesaD vigorosa)) M e d i a t o r i) Mediatori) ) autos%ma conoscen za)di)sé) coping,) genere,) M o d u l a t o r i) Coching)) mo%vazion ale)e) psicosocial e,)support,) focus) group,) interview) Interven %) indire8) adul%) significa %vi) Mediatori) ) Compete nze)psicoD educa%ve) e) conoscen ze)su)PA) C) O) M) T) Nessun) intervent o)e)analisi) controfaB uale)della) poli%ca) Diminuzio ne)rischio) depressio ne) RCT) Adolesc en%) ) S) ComuD nità)e) Scuola) Poli%che) scolas%c he,) sanitarie,) fiscali,) urbane,) comunic azione)) Output) ) Depressio n)Free) Days)e) QALY,) METDora) Figura 5: Framework logico intervento di promozione della salute per la prevenzione della depressione attraverso attività fisica in adolescenza. 52 Politiche Azioni Presenza di politiche nazionali e locali a supporto della salute mentale e dell'attività fisica: politiche urbane, politiche fiscali, politiche per la qualificazione dell’attività fisica nelle scuole, politiche per lo sport e il tempo libero, politiche per il marketing sociale e la comunicazione (Carta di Toronto, 2010, NICE 2009) Costruzioni di parnership locali, nazionali, internazionali (Carta di Toronto, 2010). Indicatori intermedi (mediatori) Indicatori di outcome Modulatori Valutazione controfattuale: analisi dell'impatto delle politiche (Martini 2009) Cost-effectiveness dell'intervento e sostenibilità delle politiche (Carter 2012) Interventi diretti (con Interventi indiretti (con adolescenti) figure di riferimento) P r e s e n z a d i a t t i v i t à f i s i c a Sensibilizzazione di genitori moderata-vigorosa per una dose e insegnanti risposta di 60 minuti al giorno (fin a 17 anni) e 150 minuti a settimana oltre (OMS 2010) Attenzioni a fattori di F o r m a z i o n e p s i c o vulnerabilità: genere femminile e educazionale a genitori e minoranza etnica, condizione insegnanti, in particolare se socio economica (Johnson 2011); l’intervento è rivolto a a figli di genitori depressi (Clarke a d o l e s c e n t i v u l n e r a b i l i 2001; Nauta 2012) (Johnson 2011). Attenzione a alta estroversione e ricerca di sensazioni correlati positivamente a attività fisica (Moor 2006) Autostima e supporto sociale (Babis 2009), il coping, l’interazione genitori figli, la capacità relazionale, l’ottimismo/ pessimismo, il temperamento e i processi emotivi (Nauta 2012) Conoscenza fisica globale di sè (Raudsep 2012), genere (Goldfied 2011) Diminuzione del rischio depressivo, diminuzione della sintomatologia depressiva (qualora presente), rafforzamento fattori di medizione protettivi (enpowerment). Cost effectiveness dell’intervento, rispetto a possibili costi diretti e indiretti della depressione (Depression Report 2006, Lynch 2005, Fergusson 2007), Depression Free Days e QALY (Lynch 2005) Motivational coaching, support, focus group e interviste per abbattere resistenze (Carter 2012) Tabella 9: Azioni, mediatori e modulatori, outcome del precedente framework logico, con relativi riferimenti bibliografici descritti in allegato 3. 53 Figura 6: Framework logico tratto da NIEBP 2011 su interventi di promozione della salute e attività fisica Banche dati Ente Indirizzo web National Library NICE-NHS www.library.nhs.uk/ of Guidelines US National Guidelines Clearing House Guidelines Library guidelinesfinder/ US Agency for Healthcare www.guideline.gov/ Research and Quality (AHRQ) The New Zealand Guidelines www.nzgg.org.nz/ Group Clinical Practice Guidelines The Australian National Health www.nhmrc.gov.au/ and Medical Research Council SIGN Scottish Intercollegiate Guidelines www.sign.ac.uk Network Tabella 10: Banca dati consultate per ricerca su linee guida (fonte: NIEBP 2011). Banche dati Cochrane Database of Systematic Reviews Database of Abstracts of Reviews of Effects (DARE) Health Technology Assessment Database (HTA) NHS Economic Evaluation Database The Campbell Library Database of promoting health effectiveness reviews (DoPHER) Health Evidence Ente The Cochrane Collaboration Indirizzo web www.cochrane.org/reviews Centre for review and dissemination University of York - NHS Centre for review and dissemination University of York - NHS Centre for review and dissemination University of York - NHS The Campbell Collaboration www.crd.york.ac.uk/crdweb www.crd.york.ac.uk/crdweb www.crd.york.ac.uk/crdweb EPPI-Centre www.campbellcollaboration. org/ www.eppi.ioe.ac.uk/cms/ Public Health Agency of Canada http//:health-evidence.ca/ Tabella 11. Banca dati consultate per ricerca delle revisione sistematiche (fonte: NIEBP 2011). 54 Banca dati Ente Indirizzo web Note Medline www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/ Gratuita CINAHL National Library of Medicine (USA) EBSCO www.ebscohost.com/ A pagamento EMBASE Elsevier www.embase.com A pagamento Cochrane Central Register of The Cochrane Controlled Trials Collaboration TRIP Database TRIP Database Ltd www.mrw.interscience.wiley. comA pagamento www.tripdatabase.com/ Gratuita PsycINFO/PscyLIT www.apa.org/psycinfo/ Gratuita www.csa.com/factsheets/ socioabs-set-c.php www.eric.ed.gov/ A pagamento www.thomsonreuters.com/ products_services/scientific/ Web_of_Science www.econlit.org A pagamento www.esds.ac.uk/qualidata/ Gratuita Sociological Abstracts ERIC Web of science Econlit American Psychological Association ProQuest e CSA Educational Resources Information Center Institute of Scientific Information ESDS Qualidata American Economic Association UK Data Archive Ovid Wolter Kluwer Health Gratuita A pagamento www.ovid.com Tabella 12: Banca dati consultate per ricerca su studi singoli (fonte: NIEBP 2011). psychinfo/ 2004-2013 D and PA and A scopus pub med 1981-2013 P and D and PA and A 841 Sì relazione No relazione In via di tra PA e tra PA e elaborazione depressione depressione 38 31 7 127 24 23 pub med 182 2 1 1150 64 55 Banca dati Totale Periodo ricerca Parole chiave: P or PROM and D and PA and A and 1989-2013 RCT and CEA N Totale inclusi 1 1 8 1 Tabella 13: risultati della ricerca condotta a luglio 2013 sulle principali banche dati. Legenda: D=Depression; PA=Physicall activity; A=Adolescents; P=Prevention; PROM=Health Promotion; RCT=Randomized Controled TRials; CEA=Cost Effectiveness Analisys 55 Wu et al / Am J Prev Med 2011;40(2):149 –158 Table 1. Formula for physical activity outcome translation Probability ProbabilityCost-effective, Cost-effective,% % was standardiz year for a 10,000 target po Reported measure MET-hour gained per day translation formula The effect repor kcal/kg/minute MET-hour!(kcal/kg/minute)"(average weight)"(6/7) study end point times was assum kcal/minute MET-hour!(kcal/kg/minute)"(6/7) sustained for 1 kcal/week MET-hour!(kcal/week)/70/7 tal population activity benefıt i Steps/day on walking MET-hour!(steps/10,000)"4.25"(1/3)"3 MET pothetic year w 30-minute blocks in physical activity MET-hour![(30-minute block)/4]"MET assigned MET-hours ga per day person per day m Minutes/day on physical activity MET-hour![(minutes/day)"MET assigned]/60 by 1-year dura then by 10,000. % people meeting guideline MET-hour!(% people)"(1.5 MET-hour for adults or 3.0 the total standar MET-hour for children) nual interventio MET minutes/week MET-hour!(MET minutes/week)/60/7 reach 10,000 pe calculated as the Active days (at least 3 MET-hour) per MET-hour!(active days)"(3.0 MET-hour)/7 week person per mon plying by 12 mo Note: Definitions/default values: If the study outcome is time spent on MVPA, MET assigned is the average of then by 10,000. MPA and VPA!(3#6)/2!4.5 (all people). MPA!3.0 MET, VPA!6.0 MET; walking speed: 20 minutes/mile. dardizing inter 10,000 steps!4.25 miles (3.79 mile for women and 4.73 mile for men). To get a reasonable baseline, subtract 5000 steps. School recess time: morning!15 minutes, lunch!30 minutes using point-ofprompts to en 14: conversione MET/ora guadagnati altre di misura di attività fisica (Wu, 2011). use of stairs as an ity Tabella levels were also rated ininterms of the percentage of unità recomtive to elevators or escalators, stair-use signs were assumed mended minimum physical activity guidelines achieved. 1-year service life. For those interventions involving pla Estimates of Costs painting enhancements, a 3-year service life was assumed, were amortized to 1 year. Program costs were considered as the total cost to the public health system to implement the intervention, regardless of sources of Benchmark for Cost Effectiveness funds. Costs incurred for the development of the intervention and for research purposes were excluded in order to capture the cost of The cost of sedentary behavior has been estimated to acc Table 6. Adjusted Incremental Cost-effectivenessRatios: Ratios: Table 6. Adjusted Incremental Cost-effectiveness 100 100 replicating proven interventions. The fınal cost parameter used is90the Base-Case Sensitivity Analyses Base-Case andand Sensitivity Analyses 90 2.4%–5% of annual healthcare costs.9,10 Spending for he total program cost for all people reached in the program, not only 80 80 was $7681 per capita in 2008,19 so an expenditure of 2.4 Cost/DFD,* Cost/QALY,* 70 Cost/QALY,* 70 those who participated inCost/DFD,* the evaluation. All costs are reported in 2007 $184 –$384 per capita. An annual investment of this level of Analysis 2000 2000 US$ $ 60 TypeType of Analysis 2000 USUS $ $ 60 dollars. For some interventions, these 2000 costsUSwere available from pubing may be reasonable, if one assumes that meeting physica 50 Base-case analysis (95% 9275 50 Base-case analysis CI†)CI†)For others, 1010 costs were9275 lished cost(95% analyses. imputed 40 (−13 to 52) (−12 (−12 148 to 45641) 641)based on resource guidelines has the potential to avert the equivalent of h 40 (−13 to 52) 148 to 45 3 30 utilization, Sensitivity analysesincluding program personnel costs, supplies and materi30 Sensitivity analyses costs. The current minimum recommendation for physica 20 One-way analyses using 95% als, equipment, transportation costs and travel expenses of program 20 One-way analyses using 95% CI CI translates to 390 MET-hours per year for adults and 10 Low cost −13 −11 854 10 Low cost −13 −11 854 cost services, and pro10 personnel, consultant High cost training costs, outside 23 26 266 hours for youth.17 Therefore, for those who are seden High cost 23 26 266 0 4 8 12 16 20 24 28 32 36 40 44 48 Weakoverhead clinical effect 12 national34 518 was used for program gram costs. The median wage 0 4 8 12 16 20of 24 28 32 36 40$0.50 44 –$1.00 48 expenditure approximately per MET-hou Weak clinical effect 12 34 518 Threshold ICER, US $/DFD Strong clinical effect 10 3279 Threshold ICER, US $/DFD personnel salary imputation of Labor Statistics Strong clinical effect 10 based on Bureau 3279 (for adults) and 17–35 cents per MET-hour for youth Conservative clinical effects 23 19 655 18 clinical effects Conservative 23 19 655 data. Forutility some comprehensive interventions (community-wide Conservative weights NA 20 171 used as a benchmark of cost effectiveness. In fact, if Figure. Cost-effectiveness acceptability curve (2000 US dollars). DFD Conservative utility weights NA 20 171 Cost-effectiveness acceptability curve (2000 US dollars). DFD Excluding family costseducation campaign), 9 8419 physical activity study authors wereFigure. contacted indicates depression-free day; ICER, incremental cost-effectiveness ratio. medical costs were the only cost component omitted Excluding family costs 9 8419 indicates depression-free day; ICER, incremental cost-effectiveness ratio. HMO costs only 18 16 178 to obtain costs,18for example, of dollars spent on media HMO costs only the relevant 16 178 current analysis, interventions with a cost-effectiven Parent attendance at teen visits DFD or $16 178 per QALY. Finally, when we examParent attendance at teen visits buys. Not included are potential costs of physicalper activity, 0% of visits 9 opportunity 8176 than the benchmark might be cost-saving from per DFD or $16lower 178 per QALY. Finally, when wethe exam0% of visits ined our assumption about parents’ attendance, av25% ofare visitsparticularly hard910 8725 which to assess. In8176 some cases, there are noassumption health perspective. ined our about parents’ attendance, the av25%75% of visits 10 8725 erage ICER ranged from $9 per DFD or $8176 per QALY of visits 11 9825 opportunity costs (e.g., using11stairs versus elevator), whereaserage intervenICERattended ranged from $9 per or $8176 75% of visits 9825 100% of visits 12 10 375 if parents no visits, to DFD $12 per DFD orper $10QALY 375 tionsofthat may entail oppor100% visitschange time allocation 12 10 375some substantial ifper parents noattended visits, toall$12 per DFD or $10 375 QALYattended if parents visits. Results Abbreviations: CI, confidence interval; DFD,on depression-free HMO,or productivity tunity costs. Potential effects healthcareday; costs are if parents attended per A QALY all visits. cost-effectiveness acceptability curve for the baseAbbreviations: CI, confidence interval; DFD, depression-free day; HMO, health maintenance organization; NA, not applicable; QALY, quality-adjusted A cost-effectiveness acceptability curve for the basenot included. case analysis ( Figure ) shows the intervention inof relaFigure 1 provides a flow chart the systematic li life-year. health maintenance organization; NA, not applicable; QALY, quality-adjusted case analysis ( Figure ) shows the intervention in relation to differentreview. amountsAa decision maker might be will*Negative numbers indicate cost savings. life-year. total of maker 91 studies with 141 interventio †The 95% CIs were calculated byCost means ofEffectiveness 1000 bootstrapped tion to pay different amounts a decision be will*Negative numbers indicate cost ing to to increase the number of DFDs inmight a population. Comparisons ofsavings. replications bias correction. †The 95% CIswith were calculated by means of 1000 bootstrapped were identifıed meeting the current inclusion ing to pay to increase the number of DFDs in a population. For instance, if a decision maker is willing to pay $20, replications with bias First, the correction. cost effectiveness of each intervention was calculated For a decision maker isscreened). willing to pay $20,studies that w the instance, probabilityif(1.6% of CBTof being cost-effective is about 75%. articles Many using the population in the selected published study. If anthe intervenprobabilitycluded of CBT being cost-effective is about did not specify either the75%. intensity or dur difference was not statistically significant at the .05 level. tion reported physical activity outcomes at multiple follow-ups, the COMMENT Although intervention was sigdifference wasthe notincreased statistically significantcost at the .05not level. the activity gained, but offered outcomes like outcome with the intervention best cost-effectiveness ratio was kept. Because COMMENT nificant, health systems would have cost to increase expenAlthough the increased was not sigTabella 15 : Costruzione dei costi intervento, in Lynch 2005. Grafico 1: ICER in studio Lynch 2005. frequency of with activity thehealth duration of provide interventions and time varied widely and that acreased We found group CBT intervention at-riskonly. teens Of the include ditures initially to thehave program. Detailed infornificant, systems would tofollow-up increase expenies, 48 used RCT or controlled trial study desi led to more DFDs and cost an average of $1632 per parmation on cost-effectiveness could aid in the decision of majority had follow-up 12 months or to that a group CBT intervention with at-risk teens Welater, found dituresthe initially to (56/91 provide[61.5%]) the program. Detailedatinforticipant to deliver; this cost was partially offset by a stawhether to provide this intervention vs other investled to more DFDs and cost an average of $1632 per parmation on cost-effectiveness could aid in the decision of make interventions comparable, the duration of the intervention though the primary goal of 81 interventions tisticallytosignificant costcost offset general medical ments to forprovide health improvement. ticipant deliver; this wasinpartially offset bycosts, a stawhether this intervention vs other investand a close-to-significant cost offset to other sectors (outIn the base-case analysis, including teen and parent time tistically significant cost offset in general medical costs, ments for health improvement. sideathe HMO). We need to understand whether the costs andthe travel costs, the average incremental February 2011 and close-to-significant cost offset to other sectors (outIn base-case analysis, including teencost-effectiveness and parent time 56 to provide the intervention are worth its benefits. (ICER) $10 perincremental DFD (95% CI, −$13 to $52) or side the HMO). We need to understand whether the costs andratio travel costs, was the average cost-effectiveness 63-65 Some commonly cited guidelines 6). $9275 per QALY (95% −$12(95% 148 to $45 641)to(Table to provide the intervention are worth itsindicate benefits.that if ratio (ICER) was $10 perCI, DFD CI, −$13 $52) or a new moreguidelines effective 63-65 thanindicate existingthat onesif analyses indicated ICER estimate Someintervention commonly iscited 6). $9275Sensitivity per QALY (95% CI, −$12 148 tothat $45the 641) (Table and costs less than $20 000, $50 000, or $100 000 per was sensitive to several factors. One-way sensitivity analya new intervention is more effective than existing ones Sensitivity analyses indicated that the ICER estimate QALY, it should be adopted. Our base-case analysis ses using the 95% CI for costs and clinical effects indi- 8. ALLEGATO 2. Linee guida sugli effetti dell’attività fisica sulla benessere psicologico e sulla prevenzione dell’ansia e della depressione in adolescenza Nel 2010 SIGN in “Non pharmaceutucal management of depression in adult” dedica un capitolo all’esercizio fisico, che risulta, dalle prime evidenze se pur ancora limitate, un fattore opzionale di evidenza B per il trattamento della depressione. L’OMS (Global raccomandation of physical activity on health, 2010) individua nell’inattività fisica il quarto fattore di rischio per la mortalità globale (6%), dopo pressione alta (13%), tabacco (9%), e tasso glicemico nel sangue (6%) antecedendo di un punto percentuale obesità e sovrappeso (5%). La mancanza di attività fisica ha dunque crescenti implicazioni con le malattie non trasmissibili. E’ stato dimostrato che la partecipazione a attività fisica regolare riduce il rischio di disturbi cardiaci, infarto, diabete, ipertensione, tumore del colon e del seno e depressione. Viene inoltre definita la risposta-dose per fasce di età in funzione della durata (in minuti), frequenza (in sessioni per settimana), intensità (sforzo richiesto dall’attività). Quest’ultima è generalmente definita “moderata” quando su una scala da 0 a 10 raggiunge il valore di 5-6 (generalmente un valore equivalente a 3-5.9 volte l’intensità metabolica del sonno. E’ definita vigorosa quando su una scala da 0 a 10 raggiunge il valore di 7-8 (generalmente un valore equivalente a 6-7 l’intensità metabolica del sonno). Nello specifico per i bambini e gli adolescenti di 5-17 anni si raccomandano 60 minuti di attività fisica moderata-vigorosa al giorno (includendo il gioco, la ricreazione, i trasferimenti), per gli adulti di 18-64 anni e per i 65enni e oltre 150 minuti di moderata intensità aerobica alla settimana o 75 minuti di attività vigorosa. Nel 2009 NICE in “Promoting phisical activity for childeren and young people” raccomanda lo sviluppo di programmi e politiche integrate a favore dell’attività fisica per i bambini e i giovani, calcolando i costi diretti e indiretti dell’inattività (meglio descritti nel paragrafo 3.1). Nel 2010 in “Depression, the treatment and management of depression in adults” NICE, dall’analisi di 25 studi RCT inclusi nello studio a partire da 59 censiti, afferma che l’attività fisica risulta più efficace nella riduzione dei sintomi sottosoglia e di quelli delle depressioni medie rispetto al gruppo di controllo senza attività fisica, sebbene gli effetti si riducano nel follow up. Nel 2011 il Dipartimento della salute inglese, in “Start active, stay active” definisce che ci sono forti evidenze circa la capacità dell’attività fisica quotidiana di ridurre il rischio di depressione (di circa il 20-30%) e deboli evidenze di ridurre il rischio d’ansia (20-30%). L’OMS nell’ambito del programma per la salute mentale chiamato “Mental Health Gap Action Programme (mhGAP)” (2008) la cui componente essenziale è sviluppare linee guida per aumentare l’appropriatezza degli interventi costo efficacia rivolti ai disturbi di salute mentale di maggior priorità, con attenzione particolare a paesi con basso e medio reddito, annovera nei disturbi analizzati la depressione e disordini bipolari (oltre a psicosi, epilessia, disturbi dello sviluppo e comportamentali nei bambini e negli adolescenti, demenza, disturbi alcol e droghe correlati, autolesionismo e suicidio). Si tratta del primo intervento teso a sviluppare linee guida con la metodologia Grading of Recommendations Assessment, Development and Evaluation (GRADE) (Dua T., Barbui C., 2011). Le raccomandazioni mhGAP supportano la necessità di provvedere a cambiamenti nella pratica clinica alla luce delle nuove evidenze, nonché alla produzione di nuovi 57 studi di alta qualità per provare l’efficacia dell’intervento (come nel caso degli interventi psicosociali con pazienti bipolari o psicotici). Rispetto alla depressione e ai disturbi bipolari emerge dal mhGAP come i farmaci antidepressivi e gli ansiolitici non debbano essere considerati il trattamento di prima scelta per gli adulti con episodi di depressione di media intensità, mentre antidepressivi triciclici (TCA) e fluoxetina debbano essere utilizzati per episodi di moderati o severi, in ogni caso non debbono essere utilizzati alla comparsa di sintomi depressivi in assenza di un precedente o concorrente episodio/disordine depressivo. La terapia interpersonale e la terapia cognitivo comportamentale, i trattamenti di problem solving debbano essere considerati i trattamenti psicologici elettivi per episodi/disordini depressivi, così come i trattamenti di rilassamento e l’attività fisica. Per gli episodi moderati e severi il rilassamento e attività fisica possono essere considerati trattamenti aggiuntivi. Il programma OMS mhGAP non porta invece evidenze relative all’efficacia dell’attività fisica nella cura dei disturbi d’ansia tramite attività fisica, così come non le riportano le linee guida della NICE “Social anxiety disorder: recognition, assessment and treatment” (2010) che non includono l’attività fisica fra i fattori raccomandati per la realizzazione di trattamenti efficaci. Al contrario, più recentemente, nel 2012, il dipartimento della salute inglese in “Let’s get movi” segnala che l’attività fisica riduce il rischio di depressione e promuove molti altri benefici mentali, fra cui la riduzione di stati d’ansia, l’aumento della percezione fisica di sé, l’aumento dell’autostima e delle reazioni fisiologiche dello stress. Esistono evidenze (SNIPH (2010) in “Physicall activity in the prevention and treatment of disease”) circa l’introduzione dell’attività fisica dei trattamenti per la depressione di episodi acuti, lievi e moderati e per la prevenzione delle ricadute. Sono presenti studi che dimostrano l’effetto preventivo per la depressione al follow up di dieci anni, oltre ai benefici recati a altre patologie fisiche a cui la depressione è altamente correlata (patologie cardio-vascolari e oncologiche). Nello specifico, il documento propone tre indicazioni: l’attività fisica riduce il rischio di sviluppare depressione, l’attività fisica può essere utilizzata come trattamento per disturbi depressivi parallelamente a altri trattamenti di tipo farmacologico o psicoterapeutico, l’attività fisica può essere considerata un fattore protettivo di recidive sia durante il primo anno, sia in seguito. Con un taglio non specifico per i disturbi di salute mentale, ma comunque con diversi rimandi anche ad essi, sono le Linee Guida per la Prevenzione, Lotta alla sedentarietà e all’inattività fisica (NIeB, 2012), in cui vengono riportati livelli di evidenza alta nella relazione tra attività fisica e depressione e livelli di evidenza media per l’ansia. 58 9. ALLEGATO 3. Studi singoli Il primo studio pubblicato sul significativo miglioramento cognitivo, fisico e emotivo di pazienti gravemente depressi attraverso una moderata attività fisica risale al 1905 (Franz, Hamilton). Nel 1984 McCann and Holmes dimostrano che la corsa ha un effetto migliore del rilassamento e di nessun trattamento in gruppi di studenti con depressione moderata. Negli stessi anni Martisen (1985) dimostra che pazienti ospedalizzati depressi impegnati in attività fisica di tre sessioni alla settimana, traggono maggiori benefici rispetto a pazienti impegnati in sedute di terapia occupazionale della stessa durata. Nel 1999 Blumenthal in un RCT di 156 pazienti trattati in tre modi diversi: gruppo 1 con Zolof (sertralina), gruppo 2 con attività fisica tre volte alla settimana per sessioni di trenta minuti, gruppo 3 con entrambi i trattamenti, non mostra differenze a quattro mesi, con evidenti minori controindicazioni attribuibili all’esclusiva attività fisica. Nel 2005 Dunn in uno studio sulla risposta dose indica che l’attività fisica vigorosa per una durata di dodici settimane ha un effetto migliorativo su gruppi di pazienti con depressione moderata, mentre l’attività fisica lieve ha gli stessi effetti del placebo. Nel 2006, Trivedi pubblica uno studio che dimostra come l’esercizio fisico aumenti l’effetto dei farmaci antidepressivi. Ancora nel 2007, Knubben conduce un RCT e dimostra come l’attività fisica abbia un impatto migliorativo sulla depressione profonda di pazienti rispetto al placebo (stretching e rilassamento). Blumenthal e Babyak (2000) in due studi successivi studiando casi con follow up di 6 mesi evidenziano come l’esercizio fisico abbia un effetto protettivo rispetto alle ricadute anche oltre a dieci mesi dalla conduzione dello studio. Harris (2006) conduce uno studio prospettico di dieci anni e osserva che la maggior attività fisica è associata a minor depressione e mitiga gli effetti stressogeni e depressogeni delle malattie fisiche. Sono inoltre state prodotte alcune metanalisi: nel 1998 Craft e Landers su 37 studi osservano migliori effetti dell’esercizio fisico su pazienti medio gravi che hanno condotto almeno 8 settimane di esercizio fisico. Nel 2001 Lawlor and Hopker su 14 studi non arrivano ad avere sufficienti prove per definire l’efficacia dell’esercizio fisico. Nello stesso anno Dunn ottiene invece risultati positivi studiando 18 lavori, pur osservando che alcuni studi, se pur di buna qualità non hanno potuto essere inclusi per la ristrettezza del campione osservato. Sono inoltre presenti in letteratura alcuni studi epidemiologici che descrivono prospettivamente o retrospettivamente campioni di popolazione osservata. E’ il caso dello studio canadese del 1988 di Stephen o dello studio tedesco di Weyerer, gli studi del 1994 della Harvad University di Paffenbarger su un campione di studenti seguito per una media di 25 anni. In tutti si trovano relazioni inverse tra l’attività fisica e la depressione. Esistono però anche studi, come quello condotto da Cooper-Patrick (1997), che su un campione seguito per 15 anni non trova alcun riscontro o studi, come quello condotto da Wiles nel 2007 in cui si trova in una relazione soltanto a cinque anni dal follow up e non più a dieci. Lo studio a nostro avviso più completo è del 2011 (Johnson) ed è una revisione di 19 studi che descrive le conoscenze attuali riguardo alla relazione tra attività fisica e sintomi depressivi in adolescenza. La relazione trovata è inversa, ed è ulteriormente modificata da variabili intervenienti 59 legate ai fattori di vulnerabilità quali genere femminile e minoranza etnica, condizione socio economica. Carter (2012) conferma attraverso un RCT che coinvolge 158 pazienti depressi di 14-17 anni provenienti dai servizi di cure primarie e di volontariato, la relazione tra attività fisica vigorosa e la diminuzione della depressione con buoni livelli di accettazione da parte dei pazienti e di costeffectiveness. L’autore commenta lo studio asserendo che la forza di questi risultati è da ritenersi soddisfacente e in grado di supportare le scelte dei decisori politici. Wiles (2011) in uno studio cross-sectional su 2.951 adolescenti estratti dalla coorte ALSPC (Avon Longitudinal Study of Parents and Children) evidenzia la forte correlazione tra attività fisica e remissione dei sintomi depressivi da supportare con ulteriori studi RCT. A simili conclusioni perviene Rothon (2010) in uno studio prospettico inglese condotto su 2.789 ragazzi di 11-17 anni nel 2001 con un follow up nel 2003 e prima ancora Motl (2004) in una coorte di 4.594 ragazzi seguiti dal 2000 al 2002, ancora in Inghilterra o Hong (2009) in uno studio cross sectional su 2.444 ragazzi cinesi di un contesto urbano. Ortega (2006), uno studio pediatrico sulla ricaduta dell’attività fisica sulla salute dei bambini e degli adolescenti con riferimenti anche alla salute mentale e alla depressione. Raudsepp (2012) incoraggia studi su attività fisica e depressione in particolare su preadolescenti femmine (12-13 anni). La conoscenza fisica globale di sè è fortemente correlata all’autostima, mentre l’attività fisica e inversamente correlata, se pur in modo più lieve, ai sintomi depressivi in uno studio cross-sectional 1.250 ragazze di 16-17 anni (Dishman 2006). Stavrakakis (2012) al termine di uno studio prospettico osserva relazione inversa tra attività fisica e effetti depressivi affettivi (umore depresso, perdita di piacere, bassa autostima), ma non con quelli somatici (disturbi del sonno, problemi alimentari, mancanza di energia...). Nel 2011 Jacka e colleghi in uno studio osservazionale retrospettivo condotto su 2.150 adulti aventi sintomi depressivi tra il 2000 e il 2006 osserva un’associazione superiore del 35% tra bassa attività fisica in infanzia e adolescenza e depressione in età adulta. A luglio 2013 viene pubblicato uno studio condotto nel 2005 su un campione di 43.499 studenti universitari americani di età compresa tra i 18 e i 25 anni che porta forti evidenze circa l’associazione tra l’attività fisica, specialmente se frequente e aerobica e la diminuzione di sentimenti depressivi e suicidari. Nel 2006 Moor in uno studio su una popolazione di 19.288 gemelli adolescenti e le relative famiglie conferma i risultati di precedenti ricerche: l’esercizio fisico è associato a basso nevroticismo, ansia e depressione e al contrario a alta estroversione e ricerca di sensazioni. Nel 2009 Babis individua nell’autostima e nel supporto sociale le due variabili mediatrici intervenienti che accrescono l’associazione inversa tra attività sportiva e depressione in adolescenti, passando da un associazione del 25% (OR: 0,75; 95% CI: 0.70–0.82) a una del 17% (OR: 0.83; 95% CI: 0.75– 0.91). In sintesi proponendo di incoraggiare e sostenere la partecipazione dei giovani a attività sportive, risultate essere un fattore protettivo della depressione e delle ideazioni suicidari considerando come mediatori l’autostima e il supporto sociale. 60 Nel 2010 Finazzi ottiene risultati simili su 6 pazienti adolescenti depressi. Lo studio RCT svizzero KISS (Kinder Sport Studies) di Zahner (2006) per la prevenzione dei disturbi cardiovascolari, ossei e dei fattori psicologici ha la finalità di offrire delle prove di efficacia al fine di sviluppare in Svizzera linee guida a supporto dell’attività fisica nei bambini e negli adolescenti in età scolare. Lo SMART-MOVE (Glynn, 2013) è un recente nuovo studio irlandese RCT che propone l’utilizzo di uno smart phone per il monitoraggio dell’attività fisica quotidiana a soggetti di 16 anni. Goldfied (2011), in uno studio canadese che coinvolge 1.259 studenti di 12-18 anni esamina l’associazione tra attività fisica (per volume e intensità) e sintomi depressivi, ansiosi, immagine di sè. Viene osservato che l’attività fisica vigorosa è correlata alla diminuzione dei sintomi rispetto all’attività media. Il genere parrebbe influenzare i risultati osservati: i maschi diminuiscono i sintomi depressivi con l’attività fisica vigorosa, ma non l’ansia, viceversa le femmine. Sono presenti inoltre alcune ricerche su interventi con gruppi vulnerabili costituiti da figli di genitori depressi. Clarke (2001) ad esempio, in uno studio randomizzato ottiene significativi risultati in termini di riduzione del rischio di incorrere in sintomi depressivi attraverso interventi di gruppo di breve psicoterapia cognitiva. Sono invece più facilmente reperibili studi di alta qualità, RCT, rispetto alla prevenzione della depressione in adolescenza senza riferimento specifico all’attività fisica o studi sulla prevenzione in adolescenza con attività fisica, senza però riferimenti alla depressione (ma legati a obesità, diabete, cardiopatie,...). Nello specifico è attualmente in fase di elaborazione lo studio SEYE (Saving and Empowering Young Life in Europe) (Carli 2013) è un RCT condotto in undici paesi europei, fra cui l’Italia, finanziato dalla comunità europea, coordinato dalla Svezia, finalizzato a a promuovere la salute mentale degli adolescenti e a ridurre i comportamenti autolesivi e suicidari, valutando l’efficacia degli interventi attualmente realizzati in Europa. Nello studio olandese STERK-study (Screening and Training: Enhancing Resilience in Kids) di Nauta e colleghi (2012), un RCT di interventi di prevenzione selettiva e indicata rivolta a bambini e adolescenti (8-17 anni) senza sintomi ma esposti a fattori di vulnerabilità (genere femminile, entrambi i genitori depressi, storia famigliare con un genitore suicida, o con tentato suicidio) e a giovani con sintomi sottosoglia. Vengono individuati come mediatori coping, l’interazione genitori figli, la capacità relazionale, l’ottimismo/pessimismo, il temperamento e i processi emotivi. L’intervento prevede sessioni di intervento individuale di terapia cognitivo comportamentale (10 sessioni) e di supporto parentale ai genitori (due sessioni). I risultati attuali sono interessanti e incoraggianti e sono in atto studi cost-effectiveness, ma non è contemplato un intervento di attività fisica. Merry (2004) ottiene risultati significativi in un RCT in cui l’intervento (11 sessioni di lavoro in gruppo) è confrontato con un intervento placebo (11 session placebo). Citiamo ancora un intervento di prevenzione della depressione in contesti scolastici, attraverso l’approccio cognitivo comportamentale (potenziamento delle competenze sociali -social 61 skills training-, di problem solving e decision making (Tak 2012). Nello studio citato 1.324 adolescenti (12-14 anni) vengono divisi in due gruppi e verrano studiati in diversi follow up fino a 24 mesi dal temine dell’intervento. Lo studio è ancora in corso. Pur essendo molta della letteratura decisamente a favore di una relazione inversa tra attività fisica e depressione, lo scenario non è così univoco: parte della letteratura anche recente e di buona qualità non supporta le stesse evidenze. Nel 2013, Stavrakakis in uno studio olandese su 1.396 adolescenti depressi, attraverso una regressione con il modello di Cox non trova riscontro: le caratteristiche individuali della pratica di attività fisica (natura, frequenza, durata e intensità) nella prima adolescenza (media 13,6 anni) e la loro interazione con il genere non predicono l’insorgenza della depressione maggiore (media 18,5 anni). Dunque non ci sono presupposti di evidenza a sostegno della funzione protettiva dell’attività fisica per l’insorgenza di episodi depressivi nei ragazzi e nelle ragazze. Nel 2011 Soltanian in uno studio condotto in Iran conclude che l’attività fisica è un buon fattore protettivo per diverse scale di salute mentale (disstress, disfunzionamento sociale, ansia), ma non per la depressione in adolescenza (campione di 2.584 adolescenti). Ancora nel 2011 uno studio australiano (Hume) cross sectional e longitudinale su un campione di 155 ragazzi (età media 14,4) testati nel 2004 e nel 2006 attraverso un protocollo di scale self report sulla depressione e l’attività fisica (praticata con diverse intensità) non trova alcuna relazione, mentre trovano un’associazione forte tra sintomi depressivi e tempo impiegato nel guardare la televisione. Prima nel 2008 Johnson in uno studio statunitense su 1.721 ragazze adolescenti (età media 12) non trovano alcuna relazione tra attività fisica e depressione, se pur una debole relazione tra sedentarietà e sintomi depressivi. 62