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Rischi per la salute per gli autotrasportatori CORSO DI FORMAZIONE PER LAVORATORI AUTONOMI LA MALATTIA PROFESSIONALE Definizione Eventi patologici conseguenti all’esposizione, prolungata nel tempo del lavoratore a fattori di rischio presenti nell’ambiente di lavoro Può comportare come conseguenza: • Inabilità temporanea • Inabilità permanente • Morte 1 FATTORI di RISCHIO PER LA SALUTE NEL SETTORE TRASPORTI • • • • Rumore Vibrazioni meccaniche Prodotti chimici Movimentazione manuale di carichi • Posture incongrue • Condizioni microclimatiche • Stress lavoro correlato Il rischio lavorativo da esposizione a rumore 2 DEFINIZIONI Suono: è determinato da variazioni periodiche della pressione di un mezzo elastico, elastico nelle frequenze da 20 a 20000 Hz (banda uditiva umana) che si propagano nello spazio e nel tempo. Rumore: è un fenomeno sonoro caratterizzato da più onde prodotte contemporaneamente senza alcun accostamento armonico (sensazione sgradevole). sgradevole) DEFINIZIONI PRESSIONE (Pa o N/m2) o livello di pressione sonora Lp, espresso in decibel (dB) Lp = 20 log10 P / P0 [dB] P0= in genere equivale a 20 Pa corrispondente al valore minimo di pressione sonora mediamente percepibile dall'orecchio umano a 1000 Hz il dB non è un’unità di misura, ma un rapporto di grandezze. È adimensionale! 3 Con l’uso dei Pa abbiamo bisogno di numeri a sei cifre. Ci vorrebbe una scala con un centinaio di milioni di divisioni. L’orecchio umano risponde in modo logaritmico: i dati sono più facilmente interpretabili. Per misurare il rumore si è introdotto il dB ossia il rapporto fra due misure di pressione: quelle minima percepibile dall’oreccjhio (20 Pa) quella da misurare COME SI PERCEPISCE 4 COME SI PERCEPISCE Non tutti i suoni esistenti in natura possono essere percepiti dall'orecchio umano. Il campo dei suoni udibili dall'uomo è ristretto approssimativamente fra i 20 Hz e i 20.000Hz. Altri esseri viventi sono in grado di percepire anche frequenze esterne a questo intervallo EFFETTI SULLA SALUTE Fattori che determinano il danno da rumore sull’uomo Livello sonoro (intensità) Sprettro sonore (frequenze) Tipo di rumore (continuo o impulsivo) Durata dell’esposizione Categorie a rischio suscettibilità individuale donne in gravidanza minori assunzione di farmaci Interazione con altri fattori di rischio lavorativi vibrazioni sostanze chimiche ototossiche segnali di avvertimento 5 EFFETTI DANNOSI UDITIVI L’esposizione prolungata superiore a 80 dB per 8 ore al giorno, per molti anni, determina un tipo di sordità definita ipoacusia da trauma acustico cronico (o ipoacusia da rumore o tecnopatica) L’esposizione a rumori particolarmente intensi e di breve durata (es. scoppio) determina un quadro di sordità definita ipoacusia da trauma acustico acuto EFFETTI DANNOSI SULL’UDITO Il danno che si instaura è irreversibile e non può ò essere curato. t L’udito è perso definitivamente. 6 Perdita di udito in ambiente rumoroso dB- 10 1a curva audiometrica normale 0 2a 10 3a 20 4a 5a 30 40 50 60 70 0,125 0,25 ESPOSIZIONE o . 0,50 1 1-2 anni 2a-5acurva 5-9 anni 1515 -19 anni 2525 -29 anni 2 3 4 6 8 KHz sordità progressiva 3535 -39 anni EFFETTI DANNOSI EXTRA UDITIVI NERVOSISMO IRRITAZIONE VERTIGINI, PERDITA D’EQUILIBRIO DISTURBI DELLA PRESSIONE SANGUIGNA TREMITO DELLE MANI PROBLEMI CIRCOLATORI MINORE VIGILANZA ED ATTENZIONE DISTURBI DELL’APPARATO GASTRO INTESTINALE DISTURBI SOGGETTIVI GASTRITI, DUODENITI ULCERA GASTRODUODENALE EPATO--TOSSICITA’ EPATO MINORE CAPACITA’ DI CONCENTRAZIONE RISCHIO INCIDENTI SOVRAFFATICAMENTO 7 EFFETTI DANNOSI EXTRA UDITIVI Le risposte del sistema nervoso adrenergico al rumore 1.Risposta di allarme è una risposta rapida ad uno stimolo sonoro intenso e di breve durata. • • • • • • • • • aumento della frequenza cardiaca aumento della frequenza respiratoria aumento della pressione arteriosa vasocostrizione periferica vasodilatazione circolo cerebrale aumento della secrezione e motilità gastrica sudorazione dilatazione pupillare aumento produzione di adrenalina e noradrenalina EFFETTI DANNOSI EXTRA UDITIVI Le risposte del sistema nervoso adrenergico al rumore 2. Risposta neurovegetativa è una risposta lenta, determinata da stimli intensi e prolungati nel tempo. La sua entità è in funzione dello stimolo sonoro e dura quanto lo stimolo stesso, con manifestazioni a carico di: • Apparato cardiocircolatori (aumento pressione arteriosa) • Apparato garstroenterico (gastrite) • Sistema nervoso centrale (tipici segni di stress) 8 LA VALUTAZIONE del rischio Prima bisogna conoscere l’entità del rischio attraverso: 1. Misura del rumore emesso da macchine e attrezzature: Valutazione con misurazioni (Standard CEN ISO) Valutazione senza misurazioni (Banca Dati Ispesl, Banche dati CNR, informazioni fornite dal costruttore) 2 Calcolo del livello di esposizione personale a rumore 2. giornaliero (quanto tempo l’operatore trascorre nelle postazione a rischio) I VALORI LIMITE L’esposizione dell’uomo ad un livello di rumore inferiore 80 db (Leq) - per 8 ore al giorno - per 5 giorni/settimana - per l’intera vita lavorativa consente di preservarne l’integrità della capacità uditiva . 9 I VALORI LIMITE Il Livello Equivalente e il tempo di esposizione Durata per giorno ore 8 4 2 1 1/2 1/4 1/8 1/16 Livello sonoro dBA 80 83 86 89 92 95 98 101 LA VALUTAZIONE del rischio Prima bisogna conoscere l’entità del rischio attraverso: 1. Misura del rumore emesso da macchine e attrezzature: Valutazione con misurazioni (Standard CEN ISO) Valutazione senza misurazioni (Banca Dati Ispesl, Banche dati CNR, informazioni fornite dal costruttore) 2 Calcolo del livello di esposizione personale a rumore 2. giornaliero (quanto tempo l’operatore trascorre nelle postazione a rischio) 10 LE MISURAZIONI Il fonometro Il fonometro è un misuratore del livello di pressione sonora, che viene tradotta in un segnale elettrico, a sua volta pesato con un particolare filtro acustico A: si ricava così un valore espresso in dB(A). E' quindi uno strumento elettronico che reagisce al suono in maniera simile a quella dell'orecchio umano. I VALORI LIMITE Valori limite per i lavoratori stabiliti dal D.Lgs 81/08 Valore limite di esposizione Valore superiore di azione i Valore inferiore di azione L EX,8h EX 8h Misure di prevenzione 87 dB(A) Dose da non superare (tenendo conto dell’attenuazione dei DPI) 85 dB(A) Al superamento di questa dose c’è: • ll’obbligo obbligo dell’uso dell uso dei DPI • obbligo di sorveglianza sanitaria 80 dB(A) Al superamento di questa dose: • messa a disposizione DPI • sorveglianza sanitaria su richiesta 11 ESPOSIZIONE A RUMORE NEL SETTORE TRASPORTI La principale fonte di rumore è quello derivante dal mezzo: camion, furgone, rimorchio etc Esiste una variabilità legata al tipo di macchina ed ai parametri di esercizio della stessa. Inoltre alcune macchine collegate alla trattrice possono essere fonte di ulteriore rumorosità ESPOSIZIONE A RUMORE NEL SETTORE TRASPORTI Elementi di criticità Caratteristiche della cabina di guida (insonorizzata o no) Anno di immatricolazione (le nuove cabine meglio insonorizzate rispetto a qualche anno fa) Km percorsi Manutenzione (anche sostituzione dei finestrini) Entità del rumore stradale ((traffico cittadino, cantiere edile…) Climatizzatore (o guida col finestrino aperto) 12 ESPOSIZIONE A RUMORE NEL SETTORE TRASPORTI Alcuni informazioni sugli obblighi del datore di lavoro LA PREVENZIONE La riduzione dell’esposizione al rumore può essere attuata mediante differenti strategie di intervento, privilegiando i il i d gli li interventi i t ti alla ll fonte: f t scelta di macchine e attrezzature meno rumorose insonorizzazione e manutenzione riduzione dei tempi di esposizione informazione e formazione sull’uso corretto delle attrezzature di lavoro uso di protezioni personali (DPI) sorveglianza sanitaria 13 DPI I protettori per l’udito Inserti auricolari o tappi Cuffie Caschi Criteri di scelta 1. 2. 3. 4. 5. 6. marcatura di certificazione (Certificazione CE) requisito di attenuazione sonora (da evitare l’iperprotezione) confortevolezza del portatore disturbi sanitari (precedenti irritazioni del meato acustico esterno, otalgia, patologia auricolare o cutanea…) compatibilità con altri DPI ambiente di lavoro e attività lavorativa Raccomandazioni Perché sia efficace, deve essere indossato correttamente, con continuità per tutta la durata dell’esposizione al rumore, non deve essere manomesso e deve essere conservato adeguatamente. DPI Criteri di scelta 6. ambiente di lavoro e attività lavorativa Alta temperatura ed umidità: preferibili gli inserti auricolari o cuffie con coperture per i cuscinetti in materiale assorbente (opportuno disporre dei dati di attenuazione con copertura) Polvere: preferibili inserti auricolari monouso o coperture monouso per i cuscinetti delle cuffie Rumori di breve durata: preferibili cuffie ed archetti che sono di uso più pratico 14 DPI Cura e manutenzione I DPI riutilizzabili devono essere sottoposti periodicamente a manutenzione e pulizia Uso individuale Modalità di conservazione che evitino deformazioni, contaminazioni e danneggiamenti Seguire le indicazioni del fabbricante DPI 1. inserti auricolari o tappi Sono protettori auricolari che vengono inseriti nel meato acustico esterno oppure pp p posti nella conca del padiglione auricolare per chiudere a tenuta l’imbocco del canale auricolare. Possono essere monouso o riutilizzabili. 15 2. DPI 2. inserti auricolari o tappi hanno attenuazione sonora tra 10 – 20 decibel vanno impiegati in presenza di fonti di rumore i cui livelli di pressione sonora non superino i 95 db sono maggiormente impiegati in condizioni che richiedono la permanenza prolungata nell’ambiente rumoroso o l’impiego contemporaneo di altri DIP (maschere, occhiali, elmetto) la loro efficacia è strettamente collegata al loro corretto posizionamento nel condotto uditivo possono essere causa di inconvenienti igienico-sanitari dovuti al loro imbrattamento 1. DPI 1. cuffie auricolari Sono costituite da coppe contenenti materiale fonoassorbente che coprono p le orecchie creando un contatto ermetico con la testa mediante cuscinetti; le coppe sono collegate con un archetto che mantiene la pressione delle coppe sul capo. 16 DPI 2. cuffie auricolari hanno attenuazione sonora tra 30 - 40 decibel vanno impiegate i i t iin presenza di ffonti ti di rumore i cuii lilivelli lli di pressione sonora non superino i 120 db sono maggiormente impiegate in condizioni che non richiedono la permanenza prolungata o continuativa nell’ambiente rumoroso sono ingombranti e possono interferire con l’impiego l impiego contemporaneo di altri DIP di solito sono di minor tollerabilità (stringono, aumentano la sudorazione) ma di più facile indossabilità di solito non sono causa di inconvenienti igienico-sanitari Sorveglianza sanitaria per i lavoratori 1.Quando il livello di esposizione supera gli 80 dB: La sorveglianza sanitaria è attivata a richiesta dei lavoratori 2. Quando il livello di esposizione supera gli 85 dB La sorveglianza sanitaria è obbligatoria e comprende Visita e audiometria preventiva Visite e audiometria periodica annuale 17 Il rischio lavorativo da esposizione a vibrazioni DEFINIZIONI Le vibrazioni sono oscillazioni meccaniche generate t d da onde d di pressione i che h sii trasmettono attraverso corpi solidi elastici L'accelerazione (variazione di velocità, espressa in m/sec2 ) è il parametro più importante per la valutazione della risposta corporea alle ll vibrazioni, ib i i iin quanto t l'uomo l' avverte t più iù lla variazione di uno stimolo che il suo perdurare. 18 PUNTO DI APPLICAZIONE sistema mano-braccio: vibrazioni meccaniche che, se trasmesse al sistema manomano braccio nell'uomo, comportano un rischio per la salute e la sicurezza dei lavoratori, in particolare disturbi vascolari, osteoarticolari, neurologici o muscolari corpo intero: vibrazioni meccaniche che, se trasmesse al corpo intero, comportano rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, in particolare lombalgie e traumi del rachide VIBRAZIONI CORPO INTERO Le attività lavorative che comportano l'esposizione a vibrazioni sull'intero corpo sono: – – – – – conducenti di autotreni operatori di macchine per il movimento terra guida di trattori autisti di mezzi di trasporto in genere (muletti) operatori di vibratori per cemento o impianti con macchinari hi i dotati d t ti di piattaforme i tt f rotanti. t ti Si stima che l’esposizione alle vibrazioni al corpo intero riguardi una popolazione lavorativa compresa tra 4 e 7%. 19 VIBRAZIONI CORPO INTERO PATOLOGIE da vibrazioni corpo intero Patologie del rachide: Disturbo lombare aspecifico (Low Back Pain) Lombalgia acuta Sciatalgia Alt Alterazioni i i degenerative d ti precoci del rachide lombare Mal di schiena 20 LA VALUTAZIONE del rischio Prima bisogna conoscere l’entità del rischio attraverso: 1. Misura delle vibrazioni emesse da macchine e attrezzature: Valutazione con misurazioni (Standard CEN ISO) Valutazione senza misurazioni (Banca Dati Ispesl, Banche dati CNR, informazioni fornite dal costruttore) 2. Calcolo del livello di esposizione personale giornaliera a vibrazioni (quanto tempo l’operatore trascorre nelle postazione a rischio) I VALORI LIMITE Valori limite per i lavoratori stabiliti dal D.Lgs 81/08 Vib corpo intero Valore limite di esposizione Valore di azione giornaliero 1 m/s² (8 ore) 1,5 m/s² (brevi periodi) 0,5 m/s² Misure di prevenzione Dose da non superare Al superamento di questa dose c’è: • obbligo di sorveglianza sanitaria • obbligo di misure di prevenzione e protezione 21 ESPOSIZIONE A VIBRAZIONI NEL SETTORE TRASPORTI La principale fonte di vibrazioni a l corpo intero è la cabina di guida del camion, furgone, muletto, etc Esiste una variabilità legata al tipo di macchina ed ai parametri di esercizio della stessa e dalla manutenzione. ESPOSIZIONE A VIBRAZIONI NEL SETTORE TRASPORTI Valori di accelerazione misurati in alcuni carrelli elevatori 8 7 Numero carrelli 6 5 4 3 2 1 0 0.0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1.0 2 Accelerazione ponderata in frequenza [m/s ] Considerando una durata di impiego giornaliero dei carrelli pari a 6 ore, l’esposizione normalizzata a 8 ore (A(8)) di 13 carrelli su 72 risulta superiore al valore di azione (0.5 /ms2); 22 ESPOSIZIONE A VIBRAZIONI NEL SETTORE TRASPORTI La banca dati dell’INAIL ex ISPESL 23 24 25 LA PREVENZIONE Scelta di altri metodi di lavoro e di attrezzature con una minore esposizione a vibrazioni meccaniche: isolamento della cabina pedane assorbenti sedili ammortizzanti sospensioni attive Fornitura di accessori quali sedili, maniglie Manutenzione delle macchine e attrezzature Progettazione e l’organizzazione dei luoghi e posti di lavoro Informazione e formazione sul rischio e uso corretto delle attrezzature di lavoro Limitazione della durata ed intensità dell’esposizione Organizzazione di orari di lavoro appropriati 26 Sorveglianza sanitaria per i lavoratori 1. Quando il livello di esposizione supera: • Corpo intero > 0,5 m/s2 2. Oppure quando insorgono malattie correlate La sorveglianza sanitaria è obbligatoria e comprende ESPOSIZIONE A RUMORE NEL SETTORE TRASPORTI Alcuni informazioni sugli obblighi del datore di lavoro 27 Il rischio lavorativo da esposizione a sostanze chimiche DEFINIZIONI AGENTI CHIMICI: tutti gli elementi o composti chimici, sia da soli sia nei loro miscugli, o allo stato naturale o ottenuti, utilizzati o smaltiti AGENTI CHIMICI PERICOLOSI: a) agenti chimici classificati come sostanze pericolose ai sensi del D.Lgs 52/1997 e successive modificazioni D.Lgs 145/2008. b) agenti chimici classificati come preparati pericolosi ai sensi del D.Lgs 65/2003 e successive modificazioni b) agenti chimici che, pur non essendo classificabili come pericolosi, in base ai numeri 1) e 2), possono comportare un rischio per la sicurezza e la salute dei lavoratori a causa di loro proprietà chimico-fisiche, tossicologiche e del modo in cui sono utilizzati o presenti sul luogo di lavoro 28 MODALITA’ DI AZIONE in modo improvviso e brutale incidente/infortunio: incendio, incendio esplosione esplosione, ustione, intossicazione, asfissia, ecc. dopo un certo tempo di esposizione malattia: dell’apparato respiratorio (asma, rinite), di malattie della p pelle e delle mucose ((irritazioni,, ulcerazioni, eczemi, ecc.), di malattie del sistema nervoso (mal di testa, tremori, turbe psichiche, ecc.), dei tumori (delle vie aeree e digerenti, ecc.). VIE DI ASSORBIMENTO inalazione I polmoni hanno una superficie alveolare di circa 100 mq q e sono la via di p penetrazione più importante contatto La pelle di un individuo di statura media ha una superficie di circa 1,8 mq ed è un’ottima barriera se è integra ingestione L’apparato digerente normalmente non ha molta importanza nell’ambiente di lavoro, salvo nel caso di comportamenti errati 29 EFFETTI SULLA SALUTE Organo bersaglio Occhi Effetti Irritazioni Allergie Irritazioni Vie respiratorie Allergie (asma, alveoliti) Penumoconiosi Tumori Dermatiti irritative Cute Dermatiti allergiche Tumori Alterazioni funzionalità Organi interni (fegato, reni, sistema emopoietico, sistema nervoso centrale) Tumori ETICHETTATURA Chi immette sul mercato sostanze o preparati pericolosi: • deve apporre sul loro contenitore un’etichetta che informi l’utilizzatore dei pericoli per l’uomo e l’ambiente (simboli di pericolo) • ha l’obbligo l obbligo di fornire agli utilizzatori anche la scheda dei dati di sicurezza, per consentire i provvedimenti necessari per la tutela della salute e della sicurezza 30 ETICHETTATURA Si applica a sostanze e preparati considerati pericolosi (attenzione: esclusi farmaci e alimenti) L’etichetta riporta le indicazioni fondamentali per la sicurezza di uso In caso di travaso, sul nuovo contenitore si devono riportare p le indicazioni dell’etichetta originale g (assicurarsi che il contenitore sia idoneo) ETICHETTATURA: contenuti • Nome commerciale del preparato • Nome, indirizzo, numero di telefonico del fabbricante/ importatore/distributore • Nome chimico dei componenti più significativi dal punto di vista tossicologico (regole precise) • Per i nocivi (effetti acuti) dimostrando i motivi di riservatezza, utilizzare denominazioni generiche • Simboli • Frasi F iR • Frasi S • Quantità (se al dettaglio) 31 ESEMPIO DI VECCHIA ETICHETTA UNGUIS srl Via Dal Corno, 9 Cornuda (TV) Tel. 0423-020311 ACETONE F+ Facilmente infiammabile Irritante Xi R11 Facilmente infiammabile. R36 Irritante per gli occhi. R66 L’esposizione ripetuta può provocare secchezza e screpolature della pelle. R67 L’inalazione dei vapori può provocare sonnolenza e vertigini. S2 Conservare fuori dalla portata dei bambini. S9 Conservare il recipiente in luogo ben ventilato. S16 Conservare lontano da fiamme e scintille – Non fumare. S26 In caso di contatto con gli occhi lavare immediatamente e abbondantemente con acqua e consultare un medico. 125 ml Etichettatura CE ESEMPIO DI NUOVA ETICHETTA UNGUIS srl Via Dal Corno, 9 Cornuda (TV) Tel. 0423-020311 ACETONE PERICOLO H225 Liquido e vapori facilmente infiammabili. H319 Provoca grave irritazione oculare. H336 Può provocare sonnolenza o vertigini. Il nome ll’indirizzo indirizzo, il numero telefonico del fabbricante, distributore, importatore I pericoli più importanti segnalati da questi simboli Frasi R I rischi particolari del prodotto Frasi S Consigli di prudenza e condotta in caso d’incidente Pittogrammi di pericolo Il nome l’indirizzo, il numero telefonico del fabbricante, distributore, importatore Avvertenza Indica il grado di pericolo Findicazioni di pericolo H P102 Tenere fuori dalla portata dei bambini. P210 Tenere lontano da fonti di calore / scintille / fiamme libere / superfici riscaldate. Non fumare. P280 Indossare guanti / indumenti protettivi / Proteggere gli occhi / il viso. P305+P351+P338In caso di contatto con gli occhi sciacquare accuratamente per parecchi minuti. Togliere le lenti a contatto se è agevole farlo. Continuare a sciacquare. P403+P233 Tenere il recipiente ben chiuso in luogo ben ventilato Consigli di prudenza P EUH066 L'esposizione ripetuta può provocare secchezza o screpolature della pelle N° CE. 200-662-2 Uleteriori informazioni dipericolo EUH 32 SIMBOLI DI PERICOLO I vecchi e i nuovi pittogrammi di pericolo CONFRONTO tra vecchi e nuovi simboli PERICOLI SIMBOLO VECCHIO SIMBOLO NUOVO Pericolo di esplosione. Questi prodotti possono esplodere a contatto di una fiamma, di una scintilla, dell’elettricità statica, sotto l’effetto del calore, di uno choc, di uno sfregamento Pericolo d’incendio Questi prodotti possono infiammarsi: a contatto di una fiamma, di una scintilla, di elettricità statica, sotto l’effetto del calore, o di sfregamenti Prodotti comburenti. Questi prodotti possono provocare o aggravare un incendio, o anche provocare un’esplosione se sono in presenza di prodotti infiammabili o combustibili 33 CONFRONTO tra vecchi e nuovi simboli PERICOLI Gas sotto pressione. Questi prodotti sono gas sotto pressione in un recipiente e possono esplodere sotto l’effetto del calore. Si tratta di gas compressi, di gas liquefatti e di gas disciolti. I gas liquefatti possono, quanto tali, essere responsabili di bruciature o di lesioni legate al freddo dette criogeniche. SIMBOLO VECCHIO SIMBOLO NUOVO Nuovo pericolo Classificato e indicato da nuovo pittogramma Pericolo di tossicità acuta Questi prodotti avvelenano rapidamente anche con una bassa dose. dose Essi possono provocare degli effetti molto vari sull’organismo: nausea, vomito, mal di testa, perdita di conoscenza, o altri disturbi importanti compresa la morte. Questi prodotti possono esercitare la loro tossicità per via orale, inalatoria e cutanea. CONFRONTO tra vecchi e nuovi simboli PERICOLI Pericoli gravi per la salute Questi prodotti possono: • provocare il cancro (cancerogeni) • modificare il DNA delle cellule e quindi provocare dei danni sulla persona esposta o sulla sua discendenza (mutageni) • avere degli effetti nefasti sulla riproduzione e sul feto (tossici per la riproduzione) • modificare il funzionamento di certi organi come il fegato, il sistema nervoso, sia se si è stati esposti una sola volta o meglio a più riprese • provocare degli effetti sui polmoni, e che possono essere mortali se penetrano nelle vie respiratorie (dopo essere passati per la bocca o il naso o meglio quando li si vomitano • provocare allergie respiratorie (asma) SIMBOLO VECCHIO SIMBOLO NUOVO Pericoli già classificati Indicati con nuovo pittogrammi 34 CONFRONTO tra vecchi e nuovi simboli PERICOLI SIMBOLO VECCHIO SIMBOLO NUOVO Pericoli per la salute. Questi prodotti chimici possono: avvelenare ad una dose elevata, provocare delle allergie cutanee o causare sonnolenza o vertigini, provocare una reazione infiammatoria per gli occhi, la gola, il naso o la pelle a seguito del loro contatto diretto, prolungato o ripetuto con la pelle o le mucose Pericolo di corrosione. Questi prodotti sono corrosivi perché attaccano o distruggono i metalli e corrodono la pelle e/o gli occhi in caso di contatto o di proiezione Pericoli per l’ambiente Questi prodotti provocano effetti nefasti sugli organismi dell’ambiente acquatico (pesci, crostacei, …) e sullo strato dell’ozono ETICHETTATURA: Vecchie Frasi “R” Le frasi “R” precisavano meglio la natura dei rischi R 2 Rischio di esplosione per urto urto, sfregamento sfregamento, fuoco fuoco... R 4 Forma composti metallici esplosivi molto sensibili. R 5 Pericolo di esplosione per riscaldamento. R 6 Esplosivo a contatto o senza contatto con l'aria. R 7 Può provocare incendio. R 43 Può provocare sensibilizzazione per contatto con la pelle. R 45 Può provocare il cancro. provocare alterazioni g genetiche ereditarie. R 46 Può p R 49 Può provocare il cancro per inalazione. R 60 Può ridurre la fertilità. R 61 Può danneggiare i bambini non ancora nati. R 36/37 Irritante per gli occhi e le vie respiratorie. R 36/38 Irritante per gli occhi e la pelle. 35 ETICHETTATURA: Nuove Indicazioni “H” Le frasi R saranno sostituite da “Indicazioni di pericolo H” E Esempi i H224 Liquido e vapori altamente infiammabili H334 Può provocare sintomi allergici o asmatici o p se inalato difficoltà respiratorie H400 Molto tossico per gli organismi acquatici ETICHETTATURA: Vecchi Consigli “S” I Consigli di prudenza “S” fornivano sintetiche indicazioni per operare in sicurezza. S 7 S 9 S 17 S 18 S 24 S 25 S 26 S 28 S 36 S 37 S 43 Conservare il recipiente ben chiuso. Conservare il recipiente in luogo ben ventilato. Tenere lontano da sostanze combustibili. Manipolare ed aprire il recipiente con cautela. Evitare il contatto con la pelle. Evitare il contatto con gli occhi. In caso di contatto con gli occhi occhi, lavare immediatamente ed abbondantemente con acqua e consultare un medico. In caso di contatto con la pelle lavarsi immediatamente ed abbondantemente con … (prodotti idonei indicato). Usare indumenti protettivi adatti. Usare guanti adatti. In caso di incendio usare ...(mezzi estinguenti idonei). 36 ETICHETTATURA: Nuovi Consigli “P” La frasi S saranno sostituite da “Consigli di Prudenza P”, Esempi P260 Non respirare le polveri P302 + P350 In caso di contatto con la pelle lavare delicatamente e abbondantemente con acqua e sapone P405 Conservare sotto chiave ETICHETTATURA: Ulteriori informazioni “EUH” Ulteriori informazioni sui pericoli “EUH” Esempi EUH031 A contatto con acidi libera un gas tossico EUH201 Contiene piombo. Non utilizzare su oggetti che possono essere masticati o succhiati da bambini p EUH059 Pericoloso per lo strato dell’ozono 37 LA NUOVA ETICHETTA Attenzione certi pericoli non sono indicati da un pittogramma. Per questo è importante leggere tutta l’etichetta! Alcuni pericoli non sono indicati da un pittogramma ma vengono segnalati dalle Frasi H (Indicazioni di Pericolo) o dalle Frasi EUH (Ulteriori informazioni di pericolo). E’ il caso della miscelazione di prodotti incompatibili, quali per esempio la Varechina con sostanze acide, che provoca lo sviluppo pp di un g gas tossico, il Cloro. Questo è un tipico p incidente chimico, comune sia in ambiente domestico che lavorativo. Tale rischio viene segnalato dalla frase: EUH031 A contatto con acidi libera un gas tossico. SCHEDE DI SICUREZZA I produttori devono provvedere alla stesura delle schede di sicurezza secondo le istruzioni dell’allegato al D.M. 07/09/2002. Forniscono le informazioni necessarie alla tutela della salute delle persone addette alla manipolazione e della popolazione generale. Si compongono di 16 punti 38 SCHEDE DI SICUREZZA Il contenuto 1. 2. 3 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. Identificazione della sostanza/preparato e della società/impresa Composizione/informazione sugli ingredienti Identificazione dei pericoli Interventi di primo soccorso Misure antincendio Provvedimenti in caso di dispersione accidentale Manipolazione ed immagazzinamento Protezione personale/controllo dell’esposizione Proprietà fisiche e chimiche Stabilità e reattività Informazioni tossicologiche Informazioni ecologiche Osservazione sullo smaltimento Informazioni sul trasporto Informazioni sulla normativa Altre informazioni ESPOSIZIONE AD AGENTI CHIMICI NEL SETTORE TRASPORTI Il rischio chimico per gli autotrasportatori deriva dalle merci movimentate e trasportate classe 1 classe 2 classe 3 classe 4.1 classe 4.2 classe 4.3 classe 5.1 classe 5.2 classe 6.1 classe 6.2 classe 7 classe 8 classe 9 Materie e oggetti esplosivi Gas compressi, liquefatti o disciolti sotto pressione Liquidi infiammabili Solidi infiammabili Materie soggette ad accensione spontanea Materie che a contatto con l’acqua formano gas infiammabili Materie comburenti Perossidi Materie tossiche Materie infettanti Materie radioattive Materie corrosive Materie e oggetti pericolosi diversi 39 PREVENZIONE Fornendo attrezzature idonee Fornendo procedure di manutenzione adeguate Riducendo al minimo il n° di lavoratori esposti Riducendo al minimo la durata dell’esposizione Riducendo al minimo l’intensità dell’esposizione Riducendo al minimo la quantità di agenti sul luogo di lavoro Utilizzando metodi di lavoro appropriati Attuando misure igieniche adeguate Usando i DPI Attuando la sorveglianza sanitaria La principale misura di prevenzione per gli autotrasportatori è la conoscenza dei pericoli delle merci trasportate: per cui è essenziale avere a disposizione (richiedere) le schede tecniche dei prodotti movimentati PREVENZIONE Infortuni di tipo chimico Anche se obiettivamente la probabilita’ b bilit ’ di accadimento di t di eventi incidentali durante la movimentazione dei contenitori e’ bassa, non possono essere esclusi eventi causati da rovesciamento, collisioni, valvole difettose, ecc. , con perdita di materiali liquidi, gassosi o solidi, che possono dar luogo ad incendi, esplosioni, reazioni con incompatibili, ecc). 40 PREVENZIONE Misure di prevenzione nelle aree di sosta Per la sosta di contenitori di materiali pericolosi deve essere i di id t un’area individuata ’ particolare, ti l d delimitata, li it t segnalata l t iin modo d chiaro, sia con strisce a terra che con cartelli di segnalazione, facilmente raggiungibile con mezzi di pronto intervento. Misure di prevenzione nelle operazioni di Cambio olio motore Evitare spargimenti ed imbrattamento. Utilizzare adeguati DPI (guanti, grembiule). L’olio esausto deve essere stoccato in modo corretto e conferito per lo smaltimento in modo altrettanto corretto. La protezione delle vie respiratorie ricorso ai DPI: • non prioritario; • non risolutivo; uso giustificato: • carattere occasionale della lavorazione o di interventi di manutenzione; • specificità di determinati ambienti (sotterranei); • specificità di determinate attività (amianto); • difficoltà tecnologica (sostituzione materiali pericolosi); • situazioni di emergenza; 41 CLASSIFICAZIONE DEI RESPIRATORI FILTRI ANTIPOLVERE E ANTINEBBIA EFFICIENZA FILTRANTE CLASSE GRADO DI PROTEZIONE ANTIPOLVERE (POLVERI E FUMI) AEROSOL DI PROVA BASSO P1 POLVERE INERTI P2 PARTICELLE NOCIVE P3 PARTICELLE TOSSICHE MEDIO ALTO ANTINEBBIE NaCl AEROSOL DI PROVA OLIO DI PARAFFINA >80% - 94% >98% >99,95 >99,99% S aerosol base acquosa SL aerosol base organica FPN e FPO dei APVR per polveri Dispositivo di protezione individuale FPN FPO Facciale filtrante P1 (FFP1) o semimaschera con filtro P1. 4 4 Facciale filtrante P2 (FFP2) o semimaschera con filtro P2. 12 10 Facciale filtrante P3 (FFP3) o semimaschera con filtro P3. 50 30 Maschera intera con filtro P1 5 4 Maschera intera con filtro P2 20 15 Maschera intera con filtro P3. 1000 400 Elettrorespiratore con maschera e filtro P1 (TMP1) 20 10 Elettrorespiratore con maschera e filtro P2 (TMP2) 100 100 Elettrorespiratore con maschera e filtro P3 (TMP3) 2000 400 Elettrorespiratore con cappuccio o casco e filtro P1 (THP1) 10 5 Elettrorespiratore con cappuccio o casco e filtro P2 (THP2) 20 20 Elettrorespiratore con cappuccio o casco e filtro P3 (THP3) 500 100 42 FILTRI ANTIGAS TIPO COLORE PROTEZIONE A MARRONE Gas e vapori organici con punto di ebollizione > 65 65°C C AX MARRONE Gas e vapori organici con punto di ebollizione < 65°C B GRIGIO Gas e vapori inorganici (es. cloro, idrogeno solforato, acido cianidrico) con esclusione dell’ossido di carbonio E GIALLO Anidride solforosa, acido cloridrico e altri gas e vapori indicati dal fabbricante K VERDE Ammoniaca e suoi derivati organici indicati dal fabbricante Gli indumenti di protezione Classi del materiale Tempi di permeazione (minuti) 6 480 5 241 - 480 4 121 – 240 3 61 – 120 2 31 – 60 1 10 - 30 Tipo di indumento Permeabilità 1 a tenuta stagna di gas 2 a tenuta non stagna di gas 3 prova di tenuta a getto di liquido 4 prova di tenuta agli spruzzi (spray) 5 prova di tenuta alla penetrazione di polveri 6 prova di tenuta limitata agli schizzi liquidi 43 Gli indumenti di protezione La protezione delle mani Caratteristiche dei guanti • marcatura CE impressa in modo leggibile, leggibile indelebile per tutto il periodo di utilizzo del DPI • da usare contro le aggressioni meccaniche, chimiche, per elettricisti e antitermici…” • NB: da usare se non vi sono rischi d’ impigliamento guanti e delle cuciture deve essere soggetto gg • il materiale dei g agli stessi livelli di sicurezza e di pulizia come qualsiasi altra protezione • si deve considerare anche la difficoltà nell’ indossarli e nel toglierli ed il pericolo di passaggio di liquidi attraverso i guanti larghi 44 La protezione delle mani EN 388: 388 REQUISITI DEI GUANTI PER LA PROTEZIONE DEI RISCHI MECCANICI 1. Resistenza all’ abrasione 2. Resistenza al taglio 3. Resistenza allo strappo 4. Resistenza alla perforazione 45 La protezione delle mani EN 374-2-3: 374 2 3: REQUISITI DEI GUANTI PER LA PROTEZIONE DAL RISCHIO MICROBIOLOGICO E CHIMICO Determinazione della resistenza alla permezione dei prodotti chimici: LQA (livello di qualità 1-2-3, accettabile in base alla percentuale non conforme che sarà accettato dal piano di campionamento) 1. Indici di permeazione e protezione: durata della protezione offerta (classi da 1 a 6) 46 La protezione delle mani I più comuni materiali LATTICE: base di caucciù, naturale LATTICE a b iù lla sostanza t t l più elastica NEOPRENE: elastomero sintetico a base di policloroprene NITRILE: detto anche NBR, è un polimero di sintesi ottenuto da tre monomeri PVC: cloruro di polivinile (“vinile”) BUTILE: eccezionale resistenza alla permeazione Il rischio lavorativo da esposizione a fattori climatici sfavorevoli 47 DEFINIZIONI Il MICROCLIMA È il clima negli ambienti chiusi Il MACROCLIMA E’ l’insieme l’i i dei d i fenomeni f i climatici li ti i di un’ampia ’ i regione. i IInteressa t glili ambenti di lavoro all’aperto i parametri climatici che caratterizzano un ambiente di lavoro e condizionano il benessere termico dei lavoratori sono: Radiazione solare Temperatura p Ventilazione Umidità La combinazione di questi 4 parametri definisce la sensazione di: BENESSERE o DISAGIO TERMICO DEFINIZIONI Equilibrio termico L’uomo deve mantenere costante la sua temperatura corporea, mantenendo in equilibrio il bilancio termico • produzione d i di calore l metabolico t b li • ambiente esterno • dispersione termica Il benessere termico si ha quando il bilancio termico è in pareggio, non vi è eccessiva perdita di calore, né acquisto: cioè la TEMPERATURA CORPOREA è COSTANTE Lo scambio di calore con l’esterno avviene per: • Convenzione • Evaporazione • Radiazione 48 RISCHIO NEL SETTORE TRASPORTI Il rischio è presente sia per le attività all’aperto che per le operazioni all’interno dei magazzini VALUTAZIONE DEL RISCHIO 1. Individuazione dei lavoratori esposti 2. Misurazione dei vari indici (temperatura dell’aria, umidità %) 3. Misurazione 3 su a o e de del tempo e po d di pe permanenza a e a de dei lavoratori a o a o nelle e e condizioni climatiche avverse 4. Dotazione di adeguati mezzi di protezione personali 5. Fatica fisica 6. Esistenza e ripari di posti di ristoro 7. Sorveglianza sanitaria 8. Abbigliamento indossato (idoneo o no) 9 Rapporto fra periodi di lavoro e riposo 9. 10.L’acclimatazione (processo fisiologico di adattamento che si raggiunge in alcuni giorni con aumento graduale dello stress termico) Il tutto vale per soggetti in buona salute, normalmente vestiti e idonei fisicamente all’attività considerata 49 EFFETTI SULLA SALUTE Meccanismi delle malattie da calore Il danno insorge quando le condizioni climatiche rendono difficile la dispersione del calore p per convenzione ed irraggiamento. gg In q questi casi i tutto il calore accumulato deve essere disperso per sudorazione ed evaporazione del sudore (difficile se poca ventilazione e alto tasso di umidità): • Aumento della gittata e della frequenza cardiaca • Vasodilatazione periferica • Aumento della secrezione del sudore (perdita di acqua e Sali: anche un litro/h e 2-3 grammi di cloruro di sodio) • Aumento notevole della temperatura del nucleo corporeo Limiti OMS: 38°C di temperatura interna 160 battiti/minuto 5 litri di sudore in 8 ore N.B. è molto importante durante il lavoro bere in abbondanza bibite contenenti sali EFFETTI SULLA SALUTE Malattie da calore CRAMPI DA CALORE Sono dovuti a una sudorazione abbondante e prolungata che porta a una perdita di sali minerali DISIDRATAZIONE Legata a perdita di liquidi con la sudorazione e ad un insufficiente reintegro SINCOPE O COLPO DA CALORE (improvvisa perdita di coscienza) Di breve durata, in genere preceduta da vertigini, senso di stanchezza eccessiva e nausea. Causata dalla intensa vasodilatazione periferica, diminuzione della pressione arteriosa e diminuzione di apporto di sangue al cervello. I sintomi sono la perdita di coscienza, la cute pallida, lucida e fredda, polso piccolo e frequente e diminuzione della PA 50 EFFETTI SULLA SALUTE Il colpo di calore Sintomi: • Improvvisa perdita di coscienza premonitori: cefalea,, vertigini, g , stanchezza,, confusione mentale,, • Sintomi p incoordinazione motoria, disturbi addominali • Casi gravi: confusione psichica seguita da delirio e coma Esame obiettivo: • Prostrazione profonda • Temperatura rettale superiore a 41°C (anche fino a 45°C) • Pelle calda e priva di sudore • Polso frequente (150 -160 battiti/minuto) • Respirazione rapida e superficiale • Muscoli flaccidi e diminuzione dei riflessi osteo-tendinei • Danni epatici e insufficienza renale (a distanza di giorni) • Si può arrivare allo shock e alla morte Si tratta di una vera emergenza medica ad alto livello di mortalità CHIAMARE SUBITO IL PRONTO SOCCORSO (118) In attesa dei soccorsi cercare di raffreddare il lavoratore trasportandolo in ambiente fresco, avvolgerlo in un lenzuolo in presenza di ventilatore Evitare la somministrazione di qualunque farmaco EFFETTI SULLA SALUTE Colpo di calore: elementi di primo soccorso Si tratta di una vera emergenza medica ad alto livello di mortalità CHIAMARE SUBITO IL PRONTO SOCCORSO ((118)) 1. 2. 3. 4. Trasportare la persona in ambiente fresco e all’ombra Posizione antishock (supina con gli arti inferiori sollevati) Slacciare quello che stringe (colletto e cintura) Allontanare la folla per permettere al soggetto di respirare meglio Cosa non si deve fare Mai dare schiaffi ((non servono a niente)) Mai dare alcolici (aumentano la, vasodilatazione e peggiorano la situazione) Mai sprizzare acqua gelata sul viso (provoca brividi che aumentano la temperatura) Mai dare da bere fino a quando non si è ripreso e può stare seduto e deglutire Mai dare farmaci di alcun tipo Mai alzarlo in piedi di colpo Mai abbandonarlo 51 PREVENZIONE 1. Verificare quotidianamente le condizioni meteorologiche, valutare il rischio 2 Informare i lavoratori 2. 3. Mettere a disposizione quantità sufficienti di acqua fresca 4. Preparare aree di riposo ombreggiate 5. Aumentare la frequenza delle pause di recupero 6. Effettuare una rotazione nel turno fra i lavoratori esposti 7. Organizzare il lavoro in modi da minimizzare i rischi (programmare i lavori più pesanti nelle ore più fresche) 8. Programmare in modo che si lavori il maggior tempo possibile nelle zone meno esposte al sole 9. Variare l’orario di lavoro, sfruttando le ore meno calde 10.Evitare lavoratori isolati Macroclima caldo Misure di Prevenzione nelle operazioni di trasporto Per le attivita’ di lavoro all’aperto, in grandi depositi ecc., quando le condizioni meteo siano particolarmente pesanti per elevati livelli di temperatura ed umidita’ relativa ed assenza di ventilazione, e’ spesso molto utile poter disporre di strutture attrezzate ove sia possibile il ricorso a pause “fresche”, come i box Anche pause brevi (ad es. 10-15 minuti per ogni ora) possono migliorare di molto la tollerabilità del lavoro 52 Microclima caldo in ambienti chiusi Misure di Prevenzione L’evidenza scientifica attesta che le pause compensatorie sono una risorsa preventiva modo importante nell’ nell’esposizione al microclima sfavorevole AMBIENTE SEVERO FREDDO Definizione Quando i meccanismi di termoregolazione non sono più sufficienti a mantenere l’equilibrio termico, la temperatura del nucleo corporeo si abbassa provocando manifestazioni patologiche anche gravi (assideramento) che possono avere conseguenze fatali I lavoratori devono essere protetti dall’esposizione al freddo in modo tale che la temperatura rettale non scenda sotto i 36°C 53 ambienti severi freddi Il rischio è presente in molti settori lavorativi nelle operazioni di conservazione del cibo per la presenza di celle frigorifere: • Agricoltura • Agroalimentare • Pesca • Ristorazione Ri t i • Trasporti • Servizi • …. AMBIENTE SEVERO FREDDO Misure di Prevenzione 1. prevenire temperature corporee al di sotto di 36 °C 2 tutelare contro il danno da freddo alle estremità 2. 3. per una esposizione singola occasionale si può accettare un abbassamento della temperatura corporea interna fino ad un valore non inferiore a 35 °C 4. particolare attenzione a mani, piedi, testa Raccomandazioni (ACGIH) per ambienti chiusi: • nelle sale frigorifere velocità dell’aria max 1m/s • gli indumenti devono essere scelti anche in funzione della velocità dell’aria • possono essere necessari DPI per gli occhi • i lavoratori con patologie o in cura con farmaci che possono alterare la normale termoregolazione non possono essere adibiti a temperature <1°C 54 Il rischio lavorativo da esposizione ad agenti biologici DEFINIZIONE Rischio ambientale ed occupazionale proveniente dalla presenza di microrganismi (virus, batteri, funghi, rickezie, etc.), di allergeni di origine biologica (funghi aeroallergeni, acari, forfore, etc.) ed anche di sottoprodotti della crescita microbica (endotossine e micotossine, che possono essere presenti nell’aria, negli alimenti, su superfici contaminati e che possono di provocare al lavoratore: – Infezioni – Allergie All i – Intossicazioni 55 DEFINIZIONI Agente biologico qualsiasi microrganismo anche se geneticamente modificato, coltura cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare infezioni, allergie o intossicazioni. Salmonella C. tetani Colera batteri e organismi simili virus Epatite rickettsie Borreliosi Giardia funghi e miceti protozoi Candidosi ATTIVITA’ LAVORATIVE Elenco esemplificativo di esposizione potenziale ad agenti biologici attività in industrie alimentari attività nell nell’agricoltura agricoltura attività nelle quali vi è contatto con animali o con prodotti di origine animale attività nei servizi sanitari attività nei laboratori clinici, veterinari e diagnostici impianti di smaltimento rifiuti e di raccolta rifiuti speciali potenzialmente infetti impianti per la depurazione delle acque di scarico TRASPORTO 56 ESPOSIZIONE PER IL SETTORE TRASPORTI Il rischio riguarda il trasporto di materiale contaminato e l’eventuale contatto accidentale con il prodotto potenzialmente infetto. Da non sottovalutare il rischio di dispersione nell’ambiente di materiale infetto MISURE DI PREVENZIONE 1. 2 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Evidenziare bene le aree (segnaletica) e i contenitori (etichettatura) Ad tt Adottare di dispositivi iti i personalili di protezione t i (DPI (DPI, guanti, stivali, maschere antipolvere) Predisporre i mezzi necessari per la raccolta, stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti Profilassi vaccinale per gli esposti Disponibilità di acqua corrente e mezzi di dete s o e detersione Vaccinazione degli animali e abbattimento di quelli infetti Pulizia e disinfezione periodica delle stalle Adottare misure igieniche personali 57 MISURE IGIENICHE PERSONALI • Servizi sanitari adeguati con docce • Docce oculari con antisettici • Indumenti protettivi (tuta, occhiali, visiera, protezione delle vie respiratorie, etc.) • Armadietti a doppio scomparto • Cambio indumenti da lavoro all’uscita • Pulizia, disinfezione o distruzione indumenti contaminati • Divieto di bere, mangiare, fumare nelle aree di lavoro a rischio • Pulizia personale adeguata e costante (lavarsi sempre bene le mani) Il rischio da stress lavoro-correlato 58 D.Lgs 81/2008 e s.m.i. Art. 28 Oggetto della valutazione dei rischi La valutazione di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a) … deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro – correlato … DEFINIZIONE STRESS: “reazione fisiologica aspecifica adattiva a qualunque richiesta di modificazione esercitata sull’organismo da una gamma assai vasta di stimoli eterogenei” eterogenei “condizione in cui l’individuo non si sente in grado di corrispondere alle richieste o alle aspettative dell’ambiente” STRESS LAVORO-CORRELATO: “condizione in cui il lavoratore non si sente in grado di corrispondere alle richieste lavorative” “stato di malessere che si manifesta con sintomi fisici, psichici o sociali legati all’incapacità delle persone di colmare uno scarto tra i loro bisogni e le loro aspettative e la loro attività lavorativa” 59 EFFETTI SULLA SALUTE Apparati e organi su cui agisce lo stress Patologie causate dallo stress Apparato cardio-circolatorio Ipertensione arteriosa, cardiopatia ischemica (infarto) Gastroenterico Alterazioni della funzione intestinale, ulcera peptica, pirosi, colite, gastrite Apparato genitale Alterazioni del ritmo mestruale, amenorree Sfera/organi sessuali Impotenza calo del desiderio Apparato muscolo-scheletrico Mialgie, dolori muscolo-tensivi C t Cute Arrossamenti, prurito, sudorazione, dermatiti,orticaria, psoriasi, alopecia Sistema nervoso (disturbi del sonno) Insonnia, incubi notturni, spossatezza al risveglio Sistema nervoso (disturbi psicologici e della sfera intellettiva) Cefalee, ansia, depressione, attacchi di panico, irritabilità, apatia, disturbi della memoria, difficoltà di concentrazione FATTORI DI STRESS NEL SETTORE TRASPORTI Organizzazione del lavoro Impegno alla guida Orario di lavoro Lavoro notturno Lavoro in turno Responsabilità Fatica Prevenzione: Interventi sull’organizzazione del lavoro rappresentano le misure d’elezione di intervento 60 LA FATICA Definizione: il sentirsi molto stanchi, spossati o sonnolenti per un’insufficiente durata/qualità del sonno, un prolungato impegno fisico o mentale o g p periodi di stress o ansia lunghi Cause: prolungamento di periodi di attività fisiche o mentali riposo inadeguato condizioni ambientali avverse fattori fisiologici stress o altri fattori psicologici Conseguenze: diminuzione delle prestazioni dell’uomo rallentamento dei riflessi fisici e mentali riduzione delle capacita’ di fare valutazioni razionali colpo di sonno LA FATICA La fatica costituisce uno dei più importanti fattori di rischio di incidente alla guida. In una recente indagine internazionale essa è risultata costituire per frequenza il secondo fattore di rischio, dopo ll’alcol alcol, nell’analisi nell analisi degli incidenti stradali occorsi agli autotrasportatori COLPO DI SONNO (MICROSONNO) Totale incidenti i fl influenzati ti d dalla ll sonnolenza=21.9% ECCESSIVA SONNOLENZA RIDUZIONE PERFORMANCE PSICOMOTORIE DISTRAZIONE-DISATTENZIONE DISTRAZIONE DISATTENZIONE RIDOTTA CAPACITA’ DI REAZIONE ERRATA VALUTAZIONE DEL RISCHIO Guppy A. Truck driver fatigue risk assesment and management: a multinational survey. Ergonomics. 2003 Jun 20;46(8):763-79. 61 LA FATICA Misure di prevenzione comportamentali Verifica di sentirti “idoneo” a guidare Non intraprendere un viaggio lungo (più di un’ora un ora di guida ) se ti senti stanco Evita di affrontare lunghi viaggi tra la mezzanotte e le sei del mattino, quando “il livello naturale di allerta” è al suo minimo Organizza il tuo viaggio in modo da poter avere pause sufficienti Si raccomanda un “break” minimo di 15 minuti ogni 2 ore di guida Se ti senti sonnolento, fermarti in un posto sicuro. Non ti fermare u go la a “costola” costo a de dell’autostrada autost ada lungo Il modo più efficace di contrastare la sonnolenza è quello di fare brevi pisolini (fino a 15 minuti) o il bere per esempio due tazze di caffè forte L’aria fresca, l’esercizio fisico, accendere la radio, possono aiutare un po’, ma non sono altrettanto efficaci LA FATICA Altri consigli comportamentali Evitare il sovraccarico lavorativo, massimo 8ore/die di guida Fare pause pause, almeno di 10 minuti ogni 90 minuti di guida Dormire un minimo di 6-7ore per notte Non fare più di due notti consecutive di lavoro Non superare le 6 ore di guida notturna Non fumare (oltre ad essere un fattore di distrazione, il CO inspirato riduce la performance alla guida) Riprendere la guida non prima di un ora dalla fine del pasto Evitare E it pasti ti troppo t abbondanti bb d ti e pesanti ti ((un pasto t ricco i di glucidi l idi favorisce il sonno, quello ricco di proteine mantiene lo stato di vigilanza) 62 LA FATICA Il questionario Fatica/Sonnolenza Epwork Sleepiness Scale Che probabilita’ ha di appisolarsi o di addormentarsi nelle seguenti situazioni, indipendentemente dalla sensazione di stanchezza? a b c d e f g h Seduto mentre leggo Guardando la TV Seduto, inattivo in un luogo pubblico (a teatro, ad una conferenza) Passeggero in automobile, per un'ora senza sosta Sdraiato per riposare nel pomeriggio, quando ne ho l'occasione Seduto mentre parlo con qualcuno Seduto tranquillamente dopo pranzo, senza avere bevuto alcolici In automobile, fermo per pochi minuti nel traffico La domanda si riferisce alle usuali abitudini di vita nell'ultimo periodo. Qualora non si sia trovato di recente in alcune delle situazioni elencate elencate, provi ad immaginare come si sentirebbe. Usi la seguente scala per scegliere il punteggio più adatto ad ogni situazione: O = non mi addormento mai 1 = ho qualche probabilità di addormentarmi 2 = ho una discreta probabilità di addormentarmi 3 = ho un'alta probabilità di addormentarmi Se il punteggio totalizzato è superiore a 10 è indicativo di una sonnolenza diurna eccessiva. MISURE DI PREVENZIONE DEI FATTORI DI STRESS NEL SETTORE TRASPORTI Interventi sull’organizzazione del lavoro (orari, pause, turni,…) rappresentano le misure d’elezione Nei contratti di appalto e nei DUVRI si dovrà tenere in considerazione la necessità di pause compensatorie e di riposo Area di sosta per autotrasportatori video-sorvegliata all’Interporto di Venezia 63 Il rischio lavorativo da esposizione a movimentazione manuale dei carichi DEFINIZIONE Azioni od operazioni comprendenti, non solo quelle più tipiche p di sollevamento, ma anche q quelle, rilevanti, di spinta, traino e trasporto di carichi che “in conseguenza di condizioni ergonomiche sfavorevoli comportano, tra l’altro, rischi di lesioni dorso-lombari” “tra l’altro”: nella movimentazione manuale di carichi vi sono altri tipi di rischio: •da infortunio •per altri segmenti dell’apparato locomotore (es. cumulative trauma disorders del tratto cervicale e degli arti superiori) •per altri apparati (es. cardiovascolare) 64 ATTIVITA’ LAVORATIVE A RISCHIO In generale il rischio è presente in tutti i settori lavorativi: • Agricoltura • Manifatturiero • Costruzioni • Metalmeccanica • Trasporti p • Commercio • Servizi • …. EFFETTI SULLA SALUTE Patologie del rachide: • A Artrosi t i • Discopatia (ernia) • Mal di schiena 65 EFFETTI SULLA SALUTE Cenni di anatomia del rachide EFFETTI SULLA SALUTE Cenni sulla funzionalità dei dischi intervetebrali Aumento pressione Diminuzione pressione Fuoriuscita sostanze nutritive Ingresso sostanze nutritive 66 EFFETTI SULLA SALUTE Entità del carico lombare nelle attività quotidiane Conseguenze g del carico lombare Carico leggero (Kg. 80-100) Favorisce l’ingresso di sostanze nutritive nel disco Carico moderato (Kg. 100-250) Favorisce l’eliminazione delle scorie dal disco Carico intenso (Kg. 250-650) Possibilità di microfratture sulle cartilagini vertebrali, degenerazione artrosica del disco Carico estremo (Kg. Oltre 650) Microfratture delle cartilagini FATTORI DI RISCHIO Carico • • • • Pesante Ingombrante Difficile da afferrare Contenuto (instabile, distante) Ambiente • • • • Spazio ristretto Pavimento: scivoloso, irregolare, instabile Soffitto basso Illuminazione Attività • Frequente e ripetuta • Distanze troppo grandi • Ritmo non modulabile Lavoratore • Inidoneità fisica • Mancata informazione e formazione 67 FATTORI DI RISCHIO Caratteristiche del carico - è troppo pesante (limite NIOSH: 23 Kg) - è iingombrante b t o diffi difficile il d da afferrare ff - è in equilibrio instabile o il suo contenuto rischia di spostarsi - è collocato in una posizione tale per cui deve essere tenuto o maneggiato ad una certa distanza dal tronco o con una torsione o inclinazione del tronco, - può, può a motivo della struttura esterna e/o della consistenza, comportare lesioni al lavoratore, in particolare in caso di urto. FATTORI DI RISCHIO Sforzo fisico richiesto - è eccessivo i - può essere effettuato solo con un movimento di torsione del tronco - può comportare un movimento brusco del carico - è compiuto con il corpo in posizione instabile. 68 FATTORI DI RISCHIO Caratteristiche dell’ambiente di lavoro - lo spazio libero, in particolare verticale, è insufficiente per lo svolgimento dell’attività dell attività richiesta - il pavimento è ineguale, quindi presenta rischi di inciampo o è scivoloso - il posto o l’ambiente di lavoro non consentono al lavoratore la movimentazione manuale di carichi ad un’altezza di sicurezza o in buona posizione - il pavimento o il piano di lavoro presenza di dislivelli che implicano la manipolazione del carico a livelli diversi - il pavimento o il punto di appoggio sono instabili - la temperatura, l’umidità o la ventilazione sono inadeguate FATTORI DI RISCHIO Esigenze connesse all’attività - sforzi fisici che sollecitano in particolare la colonna vertebrale, troppo frequenti o troppo prolungati - pause e periodi di recupero fisiologico insufficienti - distanze troppo grandi di sollevamento, di abbassamento o di trasporto - un ritmo imposto da un processo che non può essere modulato d l t d dall llavoratore. t 69 FATTORI DI RISCHIO Fattori individuali di rischio - inidoneità fisica a svolgere il compito tenuto conto delle differenze di genere e di età - inidoneità fisica a svolgere il compito per patologie (preesistenti o intercorrenti) - indumenti, calzature o altri effetti personali inadeguati portati dal lavoratore - insufficienza o inadeguatezza delle conoscenze o della formazione o dell’addestramento IL RISCHIO NEL SAETTORE TRASPORTI vibrazioni meccaniche (scuotimenti) mantenimento prolungato di posture fisse (in posizione seduta) 70 IL RISCHIO NEL SAETTORE TRASPORTI Il rischio è presente nell’ambito dei depositi merci dove avviene il carico e scarico. Generalmente tali azioni sono a carico del personale presente nei depositi del fornitore e destinatario. Tuttavia spesso vi partecipano anche gli autisti LE PATOLOGIA DA MMC Danni acuti: - Contrazioni muscolari - Ernie del disco - Mal di schiena Danni cronici: - Patologie cronico-degenerative del rachide (artrosi) - Mal di schiena 71 PREVENZIONE 1. individuazione dei compiti che comportano rischi Caratteristiche del carico, Sforzo fisico richiesto richiesto, Caratteristiche dell’ambiente di lavoro, Esigenze connesse all’attività, Fattori individuali di rischio; 2. ricorrere a mezzi appropriati, in particolare attrezzature meccaniche (meccanizzazione e ausiliazione dei processi) 3. se ciò non è possibile, organizzare i posti di lavoro in modo che la movimentazione sia sicura 4. attivare la sorveglianza sanitaria PREVENZIONE Automazione 72 PREVENZIONE Automazione PREVENZIONE Automazione 73 PREVENZIONE Formazione lavoratori e organizzazione lavoro PREVENZIONE Formazione Pressione su L 3 650 Kg 74 PREVENZIONE Formazione Pressione su L 3 < 250 Kg PREVENZIONE Formazione Avvicinare l'oggetto al corpo. Evitare di ruotare solo il tronco, ma girare tutto corpo, usando le gambe. 75 PREVENZIONE Formazione Evitare di inarcare troppo la schiena. Non lanciare il carico. Usare uno sgabello o una scaletta. RISCHI INFORTUNISTICI DI MACCHINE, IMPIANTI NEL SETTORE TRASPORTI CORSO DI FORMAZIONE PER LAVORATORI AUTONOMI 76 Uso di macchine, attrezzature di lavoro USO DI MACCHINE Uso di macchine, aspetti generali Il L.A. deve utilizzare attrezzature di lavoro in conformità alle disposizioni contenute nel Titolo III del D.Lgs 81/08s.m.i.. In generale, come ogni lavoratore dovrà: osservare le procedure di lavoro previste; utilizzare correttamente le attrezzature; non compiere azioni o manovre che possano essere rischiose; provvedere immediatamente a sanare le anomalie ed eventuali condizioni di pericolo. Nel caso di guida di mezzi al conducente sono richiesti determinati requisiti, a carattere generale. 77 USO DI MACCHINE REQUIS SITI RICHIES STI AL C CONDUCENTE Perfetta integrità fisica, vista e udito buoni. Prontezza di riflessi. Senso di responsabilità e prudenza. Attitudine a valutare il peso, la stabilità e l’equilibrio dei materiali. Conoscere le norme di prevenzione prevenzione, per la conduzione dei carrelli / macchine per il sollevamento. Conoscere la segnaletica di sicurezza e quella stradale. USO DI MACCHINE http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori 78 USO DI MACCHINE Uso di macchine (3) Le principali situazioni di pericolo si realizzano durante lo svolgimento delle seguenti operazioni: • aggancio e sgancio attrezzature dalla trattrice; • carico e scarico delle merci dai mezzi di trasporto; • spostamento delle merci stesse dal luogo di raccolta oppure all’interno dell’azienda stessa. USO DI MACCHINE rischi specifici Aggancio - sgancio di rimorchi o semirimorchi Queste operazioni sono molto frequenti nell’attività nell attività di autotrasporto. Dipende dalla necessità di: - lasciare il semirimorchio o rimorchio vuoto in attesa che venga caricato, - avere la motrice, o il trattore stradale, libera. http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori 79 USO DI MACCHINE rischi specifici Sgancio di semirimorchio: parcheggiare il mezzo in modo che il trattore stradale e il semirimorchio siano in linea retta e su terreno piano; frenare le ruote col freno di stazionamento (detto anche freno a mano); sollevare le sospensioni al massimo della corsa: si solleva il semirimorchio e vi è più spazio per la discesa delle zanche; abbassamento delle zanche ((sistema manuale o idraulico); ); bloccare le ruote di un asse fisso con gli appositi cunei di stazionamento; http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori USO DI MACCHINE rischi specifici Sgancio di semirimorchio (2): salire sulla parte posteriore del trattore; scollegare i contatti e le tubazioni (di aria compressa per i freni) fra trattore e semirimorchio (il semirimorchio rimane automaticamente frenato nei modelli recenti); http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori 80 USO DI MACCHINE rischi specifici Sgancio di semirimorchio (3): agire sulla maniglia della ralla per liberare il semirimorchio; riabbassare le sospensioni del trattore e allontanamento del mezzo. http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori USO DI MACCHINE rischi specifici Aggancio di semirimorchio: il trattore stradale è posizionato in linea retta con il semirimorchio; verificare che la ralla sia aperta e più bassa rispetto alla contropiastra; procedendo in retromarcia far scattare il dispositivo di blocco della ganascia; frenare il trattore stradale col freno di stazionamento; collegare i contatti e le tubazioni (di aria compressa per i freni) fra trattore e semirimorchio; posizionare la spina di sicurezza per evitare lo spostamento accidentale della maniglia e sgancio della ralla; http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori 81 USO DI MACCHINE rischi specifici Aggancio di semirimorchio (2): disinserire il freno di stazionamento del semirimorchio e togliere i cunei da sotto le ruote. http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori USO DI MACCHINE rischi specifici Sgancio di un rimorchio: effettuare la stabilizzazione del rimorchio e bloccare le ruote; scollegare i contatti e le tubazioni (di aria compressa per i freni) fra motrice e rimorchio (che rimane automaticamente frenato, nei modelli recenti); disinserire la sicura della campana di giunzione; spostare la motrice per effettuare lo sgancio completo. http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori 82 USO DI MACCHINE rischi specifici Aggancio di un rimorchio: verificare che il timone sia in linea e alla stessa altezza con la campana della motrice; disinserire la sicura della campana di giunzione; procedere in retromarcia fino a quando l’occhio del timone non si appoggia all’interno della campana stessa; azionare il freno di stazionamento; inserire la spina di sicurezza nella campana per bloccare il timone e collegare i contatti e le tubazioni (di aria compressa per i freni) fra motrice e rimorchio; togliere i cunei sotto le ruote del rimorchio, disinserire il freno di stazionamento del rimorchio. http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori USO DI MACCHINE rischi specifici Attenzione: - rischio di caduta durante le fasi di collegamento o scollegamento delle tubazione e dei cavi; - rischio di contusione/schiacciamento delle mani. http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori 83 USO DI MACCHINE Uso di macchine Le principali situazioni di pericolo si realizzano durante lo svolgimento delle seguenti operazioni: • aggancio e sgancio attrezzature dalla trattrice; • carico e scarico delle merci dai mezzi di trasporto; • spostamento delle merci stesse dal luogo di raccolta oppure all’interno dell’azienda stessa. USO DI MACCHINE rischi specifici Rischio apertura del cassone Il rischio principale è la caduta durante la salita/discesa per procedere all’apertura del cassone, schiacciamento di mani e piedi durante il posizionamento di pedane. In primo luogo si procede all’apertura del cassone; - cassone aperto, aprire la sponda posteriore e/o laterali; http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori 84 USO DI MACCHINE rischi specifici Rischio apertura del cassone (2) - cassone chiuso, hi aprire i i portelloni t ll i posteriori; t i i http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori USO DI MACCHINE rischi specifici Rischio apertura del cassone (3) - cassone centinato: ti t una gabbia bbi composta t d da un ttelaio l i metallico t lli con barre orizzontali rimovibili in metallo o legno, ricoperta da teli apribili (scorrevoli). La parte posteriore del mezzo può presentare, in alternativa alla classica centina, delle porte a tutta altezza. 85 USO DI MACCHINE rischi specifici Rischio apertura del cassone (4) M lti mezzii centinati Molti ti ti h hanno anche h il ttetto tt apribile ibil grazie i ad d un meccanismo scorrevole, cosa che li rende adatti anche ai carichi dall'alto. USO DI MACCHINE rischi specifici Rischio apertura del cassone (5) N l caso di cassonii centinati Nel ti ti sii aggiunge i l’l’operazione i di apertura (e chiusura) delle centine, che possono essere: - con telone che scorre su apposite guide; le pareti si aprono facilmente per trazione manuale (da terra), la copertura si apre operando a bordo del cassone, usando un’asta; - telone con stecche di irrigidimento, g che costringono g l’autista ad operare in quota per toglierle. Il tutto è rischioso quando il cassone è carico: l’autista deve operare dall’esterno su scale, anziché dall’interno, dal pianale di carico. http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori 86 USO DI MACCHINE rischi specifici Rischio copertura-scopertura del carico con teli Il rischio principale è la caduta durante la salita/discesa dal cassone, utilizzando a volte scale portatili (non sempre adeguate). Utilizzare scale a norma, vincolate o trattenute al piede da altro operatore per evitare il ribaltamento e scivolamento. http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori LE PROTEZIONI DELLA SCALA Le scale semplici devono avere: dimensioni (principalmente la lunghezza) appropriate alle effettive esigenze di lavoro i pioli (di tipo antisdrucciolevole) convenientemente fissati ai montanti (per quelle in legno sono tassativi il sistema ad incastro e l'assenza di nodi) dispositivi di appoggio antiscivolo applicati alla base dei montanti, montanti (se di legno) trattenuti da tiranti in ferro applicati sotto i due pioli di estremità, e da un tirante intermedio (per quelle lunghe più di m 4) D.Lgs. 81/08, art. 70, all. V 87 LE PROTEZIONI DELLA SCALA Le scale semplici: inclinazione La corretta inclinazione della scala, per evitare rischi di fondamentale p instabilità o di rottura, si ottiene posizionandone la base ad una distanza dalla verticale del punto di appoggio superiore di 1/4 della lunghezza di scala compresa tra gli appoggi D.Lgs. 81/08, art. 70, all. V LE PROTEZIONI DELLA SCALA Le scale semplici: superfici di appoggio Le superfici di appoggio (inferiore o superiore) devono risultare: piane ((ovvero essere rese tali), ), livellate e p non cedevoli nè mobili (non devono essere utilizzate, ad esempio, porte o finestre non bloccate), capaci di resistere alle azioni complessive che su di esse vengono a scaricarsi durante l'impiego (si pensi al sollevamento di materiali, ovvero all all'uso uso di attrezzature) attrezzature). 88 USO DI MACCHINE rischi specifici Apparecchi di sollevamento “Apparecchio destinato ad effettuare un ciclo di sollevamento di un carico sospeso tramite gancio o altro organo di presa (gru, argano ….)”. UNI ISO 4306-1: “Apparecchio a funzionamento discontinuo destinato a sollevare e manovrare nello spazio carichi sospesi mediante di t gancio i o altri lt i organii di presa”” LINEE INFORMATIVE PER LA PREVENZIONE: “Salute e sicurezza del lavoro nella movimentazione delle merci” USO DI MACCHINE rischi specifici Apparecchi di sollevamento (2) L’autogru o gru semovente, gru su autocarro sono organi di sollevamento. Per una buona gestione tecnica degli apparecchi di sollevamento è necessario tenere presenti queste regole: - identificare la macchina; - usare correttamente la macchina; - risolvere situazioni impreviste; - garantire ti i collaudi ll di e i controlli; t lli - predisporre e tenere in ordine la documentazione. LINEE INFORMATIVE PER LA PREVENZIONE: “Salute e sicurezza del lavoro nella movimentazione delle merci” 89 USO DI MACCHINE rischi specifici Gli apparecchi di sollevamento Gru a Bandiera Argani e Paranchi Gru a Torre Gru a Ponte AutogruGru Su Autocarro USO DI MACCHINE rischi specifici Gli apparecchi di sollevamento: misure di prevenzione Zone di lavoro predisposte allo scopo e mantenute idonee Mezzi compatibili con le caratteristiche e le condizioni del lavoro da svolgere Misure per prevenire il rovesciamento (carrelli) e i rischi di lesioni per il conducente Misure organizzative per il rispetto delle norme di sicurezza e delle disposizioni p impartite p Informazione, formazione e addestramento dei conducenti Manutenzione costante e periodica Controlli LINEE INFORMATIVE PER LA PREVENZIONE: “Salute e sicurezza del lavoro nella movimentazione delle merci” 90 USO DI MACCHINE rischi specifici Gli apparecchi di sollevamento: i controlli Ai fini della sicurezza si distinguono in due gruppi: 1. Apparecchi di portata superiore a 200Kg, 2. Apparecchi di portata inferiore a 200Kg. I secondi NON sono soggetti a collaudo e verifica. MOVIMENTAZIONE MERCE Sollevamento carichi, movimentazione merce Le operazioni di carico e scarico non sono normalmente comprese fra i compiti lavorativi dell’autotrasportatore. È corretto che l’autista durante le operazioni di caricamento del mezzo dia indicazioni sulla modalità di stivaggio restando in posizione di sicurezza. Generalmente all’autista viene chiesta la collaborazione d durante t lle operazioni i i di carico i e scarico, i anche h per ridurre id i tempi di attesa. 91 MOVIMENTAZIONE MERCE I rischi: - movimentazione con mezzi meccanici, senza adeguata formazione; - MMC e rischi per la salute; - caduta dal piano di carico; - caduta dalle autocisterne durante la salita e stazionamento in quota nelle fasi di verifica e/o durante la fase di carico sotto il silos di deposito (mangimi); - caduta nella cisterna dopo apertura dei boccaporti, con rischio i hi di seppellimento/soffocamento lli t / ff t ((mangimi); i i) - riempimento/svuotamento cisterne. MOVIMENTAZIONE MERCE Caricamento Carichi mal effettuati comportano: - un rischio nel momento stesso del caricamento, - successivamente la perdita del carico con possibile ribaltamento del mezzo (se vi è errata collocazione senza tener conto del baricentro del mezzo). Carichi particolari non ben ancorati, in caso di frenata di emergenza, possono scivolare in avanti e colpire l’autista all’interno ll’i t d della ll cabina. bi 92 MOVIMENTAZIONE MERCE Il caricamento di materiale con accessori di sollevamento, prevede: - la verificare della portata della gru (diagramma di carico). - il controllo dei limitatori di carico applicati sulle gru su autocarro. - l’uso corretto dell’argano (tener conto del senso di avvolgimento della fune sul tamburo; avvolgimento uniforme; attenzione tt i che h lle spire i d dell primo i strato t t di avvolgimento l i t siano i serrate). - l’uso di funi di sollevamento - l’uso corretto del carrello elevatore LA PORTATA DELLA GRU I diagrammi di carico indicano le possibilità limite della macchina in funzione del cedimento strutturale e del ribaltamento, quindi, ne consegue, che la configurazione ideale della gru per lo spostamento di un carico è quella che consente di avvicinarsi il meno possibile alle condizioni limite della macchina evidenziate dai relativi diagrammi di carico!!! LINEE INFORMATIVE PER LA PREVENZIONE: “Salute e sicurezza del lavoro nella movimentazione delle merci” 93 LA PORTATA DELLA GRU Le gru con portata superiore a 1000 Kg o con un momento di sollevamento (peso x sbraccio) superiore ai 40.000 Nm. e quelle montate su autocarro, d devono avere iinstallati t ll ti indicatori i di t i e limitatori li it t i della d ll capacità ità nominale i l (di carico utile). I limitatori devono in genere soddisfare i tre requisiti : • prevenire la struttura dal sovraccarico; • prevenire il rischio di ribaltamento del veicolo ; • prevenire movimenti pericolosi del carico . Il limitatore altro non è che un’elettrovalvola installata sul braccio principale (o anche sui bracci secondari in caso di gru con più articolazioni) che impedisce i movimenti della gru ogni qualvolta si superano le prestazioni massime della gru. Il limitatore è abbinato anche a un manometro ben visibile dal posto di comando che indica l’avvicinarsi alla capacità nominale. LINEE INFORMATIVE PER LA PREVENZIONE: “Salute e sicurezza del lavoro nella movimentazione delle merci” LA PORTATA DELLA GRU Il manometro è obbligatorio anche nelle gru con capacità nominale inferiore a 1000Kg o con un massimo momento di sollevamento inferiore ai 40 000 Nm. Nm Vista l’importanza del limitatore di carico, l’operatore ha l’obbligo di provarne il funzionamento prima di lavorare con la gru. Questa prova va effettuata a vuoto e consiste nel sollevare il braccio principale alla massima velocità fino alla sua massima elevazione. La protezione dai sovraccarichi, se funzionante, entra in azione quando il cilindro raggiunge gg g la massima estensione. LINEE INFORMATIVE PER LA PREVENZIONE: “Salute e sicurezza del lavoro nella movimentazione delle merci” 94 L’USO DELL’ARGANO - L’uso corretto dell’argano su gru: tener conto del senso di avvolgimento della fune sul tamburo; verificare che l’avvolgimento sia uniforme; aver cura che le spire del primo strato di avvolgimento siano serrate; evitare accavallamenti o incroci delle spire. LINEE INFORMATIVE PER LA PREVENZIONE: “Salute e sicurezza del lavoro nella movimentazione delle merci” L’USO DELL’ARGANO L’uso corretto dell’argano elettrico: • se di portata superiore ai 200 kg, l’argano deve essere corredato da libretto delle verifiche per apparecchi di sollevamento (verifiche periodiche); • l’argano è soggetto alla verifica trimestrale dello stato di conservazione delle funi, tale verifica va fatta a cura del proprietario e l'esito va annotato su un'apposita pagina del libretto; • la portata deve essere chiaramente indicata, le funzioni dei comandi devono essere richiamate sulla pulsantiera (All.V,parte II,punto3.1.3 D.Lgs. 81/08); • controllare periodicamente l'efficienza degli ancoraggi; • l'imbracatura dei carichi deve essere fatta in modo idoneo per evitare la caduta o lo spostamento del carico durante il sollevamento; 95 L’USO DELL’ARGANO L’uso corretto dell’argano elettrico (2): • usare solo materiale certificato CE (ganci con chiusura, corde metalliche o in tessuto, fasce in tessuto, catene, ecc.) (Art. 70, D.Lgs. n.81/08); • l'addetto alla pulsantiera deve sempre porsi in posizione adeguata per poter osservare la zona di lavoro e non iniziare ad operare se vi sono persone sotto il carico. Il collega a terra non sosterà nella zona di carico e sorveglierà che nessuno vi acceda. (Allegato VI punto 3.1.5 del D.Lgs. n.81/08 ); • i componenti elettrici non devono essere rotti o fessurati, i pressacavi devono essere idonei e ben posizionati; • le prolunghe giuntate e nastrate o con prese a spina o adattatori di uso civile per la probabile presenza di acqua sono estremamente pericolose. USO DI FUNI DI SOLLEVAMENTO PREMESSA I rischi principali relativi all’uso delle funi sono: - caduta/rilascio del carico p per rottura della fune ((usura, scorretto utilizzo); ) - punture e lacerazioni delle mani a causa dei fili rotti dei trefoli; - sbilanciamento del carico a seguito di deformazioni delle funi. SCELTA DELLA FUNE La scelta del tipo di fune adatta al carico da sollevare/movimentare deve essere effettuata valutando i seguenti parametri: 1 peso del carico, 1. carico 2. lunghezza della fune, 3. sagoma del carico, 4. protezione degli spigoli. “FUNI DI SOLLEVAMENTO CRITERI DI SCELTA, MANUTENZIONE, VERIFICA E SOSTITUZIONE” AULSS 22 96 USO DI FUNI DI SOLLEVAMENTO Lunghezza della fune La lunghezza della fune incide in modo significativo sullo sforzo che gli accessori di sollevamento devono resistere. Tanto maggiore è l’angolo al vertice tanto più la fune viene sollecitata a trazione indipendentemente dalla massa sollevata (esempi). 60° 500Kg 500Kg 580Kg 120° 1000Kg ~ 1000Kg 1000Kg 1000Kg “FUNI DI SOLLEVAMENTO CRITERI DI SCELTA, MANUTENZIONE, VERIFICA E SOSTITUZIONE” AULSS 22 USO DI FUNI DI SOLLEVAMENTO Sagoma del carico La sagoma irregolare del materiale da sollevare può compromettere la stabilità del carico e dell’impianto p di sollevamento stesso in q quanto si potrebbero verificare dei sobbalzi - aggiustamenti del carico dovuti al suo spostamento o a quello delle funi. Per questo motivo quando si effettua la movimentazione di carichi con la sagoma irregolare bisogna sollevare lentamente il carico e verificare che le funi siano regolarmente posizionale e il carico stabile. “FUNI DI SOLLEVAMENTO CRITERI DI SCELTA, MANUTENZIONE, VERIFICA E SOSTITUZIONE” AULSS 22 97 USO DI FUNI DI SOLLEVAMENTO Protezione degli spigoli Tra la fune e gli spigoli vivi del materiale da sollevare devono essere posizionati degli p g spessori p o delle p protezioni - accessori in modo che la fune non subisca delle flessioni che potrebbero deformare la fune stessa in modo permanente. “FUNI DI SOLLEVAMENTO CRITERI DI SCELTA, MANUTENZIONE, VERIFICA E SOSTITUZIONE” AULSS 22 USO DI FUNI DI SOLLEVAMENTO Verifiche delle funi La norma UNI ISO 4309/84 indica i criteri per il controllo, la sostituzione della fune, elencando i casi in cui deve essere sostituita, al fine di garantire g l’efficienza e la sicurezza delle operazioni di sollevamento. L’esame visivo deve essere giornaliero per individuare il deterioramento e la deformazione subita. Verificare: - i punti di attacco ad entrambe le estremità della fune; - fili rotti dei trefoli; - tutte le parti della fune che possono essere soggette ad abrasioni per contatto con il materiale; - la parte interna della fune (corrosione e fatica). “FUNI DI SOLLEVAMENTO CRITERI DI SCELTA, MANUTENZIONE, VERIFICA E SOSTITUZIONE” AULSS 22 98 USO DI FUNI DI SOLLEVAMENTO Verifiche delle funi (2) Quando si nota una variazione dello stato originario della fune si dovrà far eseguire g una verifica p più dettagliata g da p parte di p personale competente, p il quale dovrà decidere se sostituire o meno la fune. La sostituzione della fune deve avvenire in base a: a) natura e numero dei fili rotti; b) rottura dei fili metallici nel punto di attacco; c) rottura dei trefoli; d) diminuzione di elasticità; e) grado di usura (esterna ed interna); f) grado di corrosione (esterna ed interna); g) deformazione; h) deterioramento dovuto al calore o ad arco voltaico; i) ritmo di incremento dell’allungamento permanente. “FUNI DI SOLLEVAMENTO CRITERI DI SCELTA, MANUTENZIONE, VERIFICA E SOSTITUZIONE” AULSS 22 USO DI FUNI DI SOLLEVAMENTO a) natura e numero dei fili rotti g) deformazione “FUNI DI SOLLEVAMENTO CRITERI DI SCELTA, MANUTENZIONE, VERIFICA E SOSTITUZIONE” AULSS 22 99 USO DI FUNI DI SOLLEVAMENTO Verifica interna delle funi Il metodo di verifica interna consiste nel: 1)) fissare saldamente alla fune due morsetti di dimensioni opportune pp ep posti ad una distanza conveniente l’uno dall’altro; 2) applicando una forza sui morsetti, in senso opposto all’avvolgimento dei trefoli, i trefoli esterni si separano e si allontanano dall’anima della fune; bisogna fare attenzione che i morsetti non slittino sull’esterno della fune e che i trefoli non devono essere scostati eccessivamente; 3) quando si è ottenuta una modesta apertura, si può utilizzare una sonda per rimuovere il grasso o frammenti che potrebbero ostacolare l’esame della fune; “FUNI DI SOLLEVAMENTO CRITERI DI SCELTA, MANUTENZIONE, VERIFICA E SOSTITUZIONE” AULSS 22 USO DI FUNI DI SOLLEVAMENTO Verifica interna delle funi (2) 4) I punti essenziali da controllare sono: a)) lo stato di lubrificazione interna; b) il grado di corrosione; c) l’intacco dei fili causato da pressione e di usura; d) la presenza di fili rotti. 5) Una volta finito il controllo interno, interno lubrificare la parte interna della sezione aperta; esercitare una rotazione dei morsetti, assicurandosi che il riposizionamento dei trefoli intorno all’anima della fune sia avvenuto in modo corretto; 6) Dopo la rimozione dei morsetti, la superficie esterna della fune deve essere normalmente ingrassata. “FUNI DI SOLLEVAMENTO CRITERI DI SCELTA, MANUTENZIONE, VERIFICA E SOSTITUZIONE” AULSS 22 100 CARRELLO ELEVATORE Rischio ribaltamento Il rischio è proprio dei carrelli elevatori; per ridurre il rischio per il conducente di essere schiacciato tra carrello e terreno esistono - sistemi di protezione di tipo attivo, - sistemi di protezione di tipo passivo. POSTO DI GUIDA GRUPPO DI SOLLEVAMENTO MOTORE FORCHE DI CARICO ASSALE STERZANTE ASSALE RIGIDO CARRELLO ELEVATORE PERICO OLO DI INSTABILITA’ • In caso di sovraccarico del carrello. • Affrontando le curve a velocità sostenuta. • Spostandosi con il carico sollevato. • Inclinando il montante in avanti. • Durante il trasporto su pavimentazioni irregolari. • In caso di discesa con carico d’avanti. • Quando si curva su percorsi inclinati. • Qualora cambi la posizione del baricentro del carico. 101 CARRELLO ELEVATORE EQUILIBRIO A CARRELLO IN MOVIMENTO Quanto più la velocità è elevata e la fermata è brusca brusca, tanto più aumenta il pericolo di rovesciamento Quanto più il carico è in posizione alta, tanto più aumenta il pericolo di rovesciamento (B2 maggiore di B1) CARRELLO ELEVATORE EQUILIBRIO SU UN PIANO INCLINATO SALITA: DISCESA: la distanza A si allunga la distanza B diminuisce la distanza A si accorcia la distanza B si allunga 102 CARRELLO ELEVATORE EQUILIBRIO IN TRAIETTORIA CURVILINEA Curva a dx La forza centrifuga risulta tanto maggiore quanto maggiore è la velocità e quanto minore è il raggio di curvatura FC FR FP CARRELLO ELEVATORE TARGHETTA DI PORTATA Su ogni carrello deve essere indicata la portata massima ammissibile sulle forche La portata varia in relazione alla posizione baricentrica del carico e dell’altezza 103 CARRELLO ELEVATORE Prima di muoversi in qualsiasi direzione, guardate che il percorso sia libero CARRELLO ELEVATORE Non permettere a nessuno di sostare sotto le forche sollevate anche se non c’è il carico. 104 CARRELLO ELEVATORE Mantenere una posizione corretta. Non sporgersi con nessuna parte t del d l corpo all di ffuorii dell’abitacolo Non passare su oggetti sparsi sul pavimento CARRELLO ELEVATORE Non trasportare persone sulle forche 105 CARRELLO ELEVATORE Viaggiare ad una velocità adeguata alle condizioni ambientali. bi t li CARRELLO ELEVATORE Tenere le il carico il più possibile vicino a terra ((10 - 20 cm)) con il sollevatore inclinato all’indietro. 106 CARRELLO ELEVATORE Fare attenzione ai pedoni che possono sbucare da porte o ad altri lt i carrelli. lli Suonare in corrispondenza di incroci, portoni ed in vicinanza di pedoni. CARRELLO ELEVATORE Non sollevare mai il carico con una sola forca Non usare pallets danneggiati o difettosi 107 CARRELLO ELEVATORE Un carico molto lungo riduce la effettiva portata del carrello. Marciare con carichi larghi o decentrati lateralmente può mettere in pericolo stabilità trasversale del carrello. CARRELLO ELEVATORE Non fare manovre brusche soprattutto quando il carico e’ in alto; azionare i comandi dolcemente Non trasportate carichi instabili o mal sistemati sulle forche 108 CARRELLO ELEVATORE Marciando su una rampa il carico deve essere rivolto verso la l sommità. ità Non trasportare carichi ca c so sovrapposti appos se sono più alti della griglia reggicarico, a meno che siano stabili. CARRELLO ELEVATORE 109 CARRELLO ELEVATORE Procedere in retromarcia quando il carico limita la visibilità o farsi visibilità, aiutare nelle manovre da un collega. CARRELLO ELEVATORE In nessun caso aggiungere contrappeso per cercare di aumentare t la capacità di carico del carrello. Non parcheggiare davanti a dispositivi antincendio o scale di sicurezza. 110 CARRELLO ELEVATORE Prima di abbandonare il carrello, abbassare le forche a terra, spegnere il motore, t azionare i il ffreno di stazionamento, togliere la chiave di avviamento. CARRELLO ELEVATORE Il rischio ribaltamento è proprio dei carrelli elevatori; per ridurre il rischio per il conducente di essere schiacciato tra carrello e terreno esistono - sistemi i t i di protezione t i di ti tipo attivo, tti - sistemi di protezione di tipo passivo. 111 CARRELLO ELEVATORE CARRELLO ELEVATORE Rischio investimento-collisioni DISPOSITIVI AUSILIARI PER MIGLIORARE LA VISIBILITÀ (in ambiente e sul mezzo) Specchietto retrovisore Finestra sul tetto 112 CARRELLO ELEVATORE DISPOSITIVI DI ILLUMINAZIONE ADEGUATI (in ambiente e sul mezzo) Faretti per lavori all’esterno CARRELLO ELEVATORE CON TIMONE (TRANSPALLET) I carrelli elevatori con timone possono essere del tipo in cui ll’operatore operatore guida il carrello solo da terra o del tipo in cui l’operatore può manovrare il carrello anche in piedi in quanto il carrello è provvisto di una pedana ribaltabile. “Linee guida carico scarico merci” Regione Lazio 113 CARRELLO ELEVATORE CON TIMONE (TRANSPALLET) Gli operatori sono principalmente esposti a pericoli di: • schiacciamento dei p piedi sotto il carrello,, • schiacciamento tra carrello, strutture, oggetti (muro, scaffale...), • infortuni per uso improprio del carrello (trasporto/sollevamento di persone), • investimento di persone. CARRELLO ELEVATORE CON TIMONE (TRANSPALLET) Prevenzione: disposizioni generali • La a co conduzione du o e de dei ca carrelli e co con ttimone o e de deve e esse essere ee effettuata ettuata camminando ca a do rivolti nella direzione di marcia; • evitare di camminare all’indietro senza valide motivazioni; in caso di necessità, verificare che lo spazio tra timone e gli ostacoli fissi retrostanti sia sufficiente; • il conducente del mezzo deve accertarsi, prima di accedere in corsia, che sul suo percorso non ci siano persone o merci; • rispettare sempre le distanze di sicurezza dai mezzi che sono davanti . “Linee guida carico scarico merci” Regione Lazio 114 CARRELLO ELEVATORE CON TIMONE (TRANSPALLET) Prevenzione: disposizioni sul prelievo merci • Avvicinarsi e p porsi in p posizione frontale e p perpendicolare p al carico da prelevare; • sollevare le forche all’altezza necessaria; • avanzare con il carrello fino a quando il carico è stato completamente inforcato; • sollevare il carico in modo da staccarlo dallo scaffale o dalla catasta; • arretrare il carrello lentamente in modo da portare il carico fuori dallo scaffale/catasta; • abbassare il carico in posizione di trasporto trasporto. “Linee guida carico scarico merci” Regione Lazio CARRELLO ELEVATORE CON TIMONE (TRANSPALLET) Divieti •E E’ vietato trasportare più di un bancale; • e’ vietato trasportare persone sulle forche o su pedane; • e’ vietato trasportare persone sul mezzo. “Linee guida carico scarico merci” Regione Lazio 115 RISCHI CORRELATI AL CARICO–SCARICO MERCI Caricamento del materiale da cisterna Caduta dall’alto durante la salita lo stazionamento in quota durante la fase di carico sotto il silos Caduta nella cisterna dopo apertura dei boccaporti con rischio di seppellimento/soffocamento Elettrocuzione, nella fase di scarico per contatto della “proboscide” con linee elettriche aeree. RISCHI CORRELATI AL CARICO–SCARICO MERCI MATERIALE PALLETIZZATO I rischi individuati sono di tipo infortunistico: • caduta dal piano di carico o dalla banchina; • schiacciamento di piedi o mani sotto il peso dei materiali movimentati o durante il posizionamento delle pedane; • investimento da transpallet o carrelli elevatori; • scivolamento su superfici sdrucciolevoli o a causa di dislivelli eccessivi tra rampa e piano di carico del camion camion. http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori 116 RISCHI CORRELATI AL CARICO–SCARICO MERCI MATERIALE PALLETIZZATO (2) Gli interventi possibili: Corretto stazionamento del mezzo (freno di stazionamento stazionamento, posizionamento dei cunei sotto le ruote). Nel caso di semirimorchi privi del trattore stradale vanno posizionate in maniera stabile le zanche. Sicurezza strutturale di rampe e pedane Corrette modalità di carico: attenzione che i pallet posti al livello inferiore siano in grado di sopportare i materiali stivati sopra, tenendo conto delle sollecitazioni dovute al trasporto. La distribuzione del carico che deve essere uniformemente ripartita sul cassone. Nel caso di materiali poco stabili sarà necessario provvedere all’ancoraggio (corde, fasce. ecc.) http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori RISCHI CORRELATI AL CARICO–SCARICO MERCI MATERIALE PALLETIZZATO (3) Gli interventi possibili: Manutenzione ordinaria e straordinaria delle attrezzature usate per il carico e scarico delle merci. Informazione, formazione ed addestramento dei lavoratori sull’uso delle attrezzature macchine e impianti e sulle procedure di carico. Uso di D.P.I ((scarpe p antinfortunistica,, guanti, g , ecc.). ) http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori 117 RISCHI CORRELATI AL CARICO–SCARICO MERCI MATERIALI DI GROSSE DIMENSIONI (blocchi di marmo) I rischi individuati sono di tipo infortunistico: • caduta del materiale durante la movimentazione; • caduta del personale durante la salita/discesa dal pianale e durante le operazioni di alloggiamento e legatura del carico; • schiacciamento da parte del blocco in movimento; • schiacciamento delle mani tra le funi di sollevamento - blocco. http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori RISCHI CORRELATI AL CARICO–SCARICO MERCI MATERIALI DI GROSSE DIMENSIONI (blocchi di marmo) (2) Gli interventi possibili: Attrezzatura idonea Manutenzione ordinaria e straordinaria delle attrezzature. Informazione, formazione ed addestramento dei lavoratori sull’uso delle attrezzature macchine e impianti e sulle procedure di carico. Uso di D.P.I D P I (scarpe antinfortunistica antinfortunistica, guanti guanti, elmetto) elmetto). http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori 118 RISCHI CORRELATI AL CARICO–SCARICO MERCI MATERIALI DI GROSSE DIMENSIONI (blocchi di marmo) (3) Il piano di ripartizione del carico Il piano i di ripartizione i ti i d dell carico, i specifico per il singolo veicolo, informa in merito a quale peso del carico è ammissibile in relazione al baricentro misurato dalla parete frontale. Leggere un piano di ripartizione del carico 1. Determinate la distanza dalla parete frontale del baricentro totale di tutti gli elementi del carico. 2. Leggete questa distanza sul diagramma all‘orizzontale. 3. Poi scorrete verso l’alto fino al peso del carico in questione. www.routiers.ch/Francais/documents/Ladungssicherung_i.pdf RISCHI CORRELATI AL CARICO–SCARICO MERCI MATERIALI DI GROSSE DIMENSIONI (blocchi di marmo) (4) Sì!!! No!!! www.routiers.ch/Francais/documents/Ladungssicherung_i.pdf 119 RISCHI CORRELATI AL CARICO–SCARICO MERCI MATERIALI DI GROSSE DIMENSIONI (blocchi di marmo) (5) Attenzione in caso di scarico parziale! Se un veicolo è scaricato semplicemente da dietro a ogni fermata, è possibile che la distribuzione del carico esca dal settore verde improvvisamente!! Non avete un piano di distribuzione del carico? Informatevi dal costruttore del vostro veicolo! www.routiers.ch/Francais/documents/Ladungssicherung_i.pdf RISCHI CORRELATI AL CARICO–SCARICO MERCI MATERIALI DI GROSSE DIMENSIONI (lastre di marmo) I rischi individuati sono di tipo infortunistico: • caduta delle cavallette durante il posizionamento; • caduta di lastre o parti di esse durante la movimentazione; • caduta delle lastre dal camion durante il caricamento; • caduta del personale durante la salita/discesa dal pianale e durante le operazioni di alloggiamento del carico. http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori 120 RISCHI CORRELATI AL CARICO–SCARICO MERCI MATERIALI DI GROSSE DIMENSIONI (lastre di marmo) (2) Gli interventi possibili: Attrezzatura idonea idonea. Per dare stabilità al carico sono usate le cavallette. Ora le cavallette sono state modificate, creando un angolo di 90° tra il piede ed i montanti di appoggio. Infatti in precedenza le lastre si trovavano in posizione sub-verticale e l’eventuale cedimento del pianale rendeva instabile il carico. RISCHI CORRELATI AL CARICO–SCARICO MERCI MATERIALI DI GROSSE DIMENSIONI (lastre di marmo) (3) Gli interventi possibili: Informazione formazione ed addestramento dei Informazione, lavoratori sull’uso delle attrezzature e sulle procedure di carico. Uso di D.P.I (scarpe antinfortunistica, guanti, elmetto). http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori 121 RISCHI CORRELATI AL CARICO–SCARICO MERCI MATERIALI DA CISTERNA (mangimi) I rischi individuati sono: • caduta dall’alto dall alto durante la salita e lo stazionamento in quota sulla passerella di servizio; • caduta dentro la cisterna (nelle operazioni di apertura dei boccaporti o di controllo delle celle) con rischio legato all’impatto con il fondo della cisterna, anche possibilità di seppellimento/soffocamento; • elettrocuzione (durante la fase di scarico presso gli utenti utenti, per contatto della “proboscide” con linee elettriche aeree). http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori RISCHI CORRELATI AL CARICO–SCARICO MERCI MATERIALI DA CISTERNA (mangimi) (2) Le operazioni di carico delle cisterne (presso i mangimifici): • posizionale la cisterna sotto i silos; • salire sulla cisterna e aprire i boccaporti di carico delle celle; • aprire la bocca di scarico del silos fino al riempimento della cella; la medesima procedura si effettua per tutte le celle. Per quanto riguarda le operazioni di scarico (presso gli ), il camion viene posizionato p in prossimità p dei allevamenti), silos di riempimento e: • si apre la bocca di carico (meccanismo azionato da terra); • si riempie il silos attraverso la “proboscide” in dotazione alla cisterna, azionata da terra con quadro comandi o a distanza con radiocomando. http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori 122 RISCHI CORRELATI AL CARICO–SCARICO MERCI MATERIALI DA CISTERNA (mangimi) (3) Presso i mangimifici le operazioni di carico vengono di norma effettuate dal personale dipendente dipendente, mentre l’autotrasportatore l autotrasportatore ha solamente il compito del posizionamento del mezzo. Presso gli allevamenti le operazioni di scarico vengono effettuate dall’autista. http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori RISCHI CORRELATI AL CARICO–SCARICO MERCI MATERIALI DA CISTERNA (mangimi) (4) http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori 123 RISCHI CORRELATI AL CARICO–SCARICO MERCI MATERIALI DA CISTERNA (mangimi) (5) http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori RISCHI CORRELATI AL CARICO–SCARICO MERCI MATERIALI DA CISTERNA (mangimi) (6) Gli interventi possibili: Attrezzature: uso del radiocomando per la movimentazione della proboscide; in questo modo l’operatore può stazionare a distanza dal mezzo, con una migliore visibilità dell’area operativa e l’eventuale contatto con cavi aerei non lo espone a rischio di elettrocuzione. Informazione,, formazione ed addestramento dei lavoratori sull’uso delle attrezzature e sulle procedure di carico. Uso di D.P.I (scarpe antinfortunistica, guanti, elmetto). http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori 124 RISCHI CORRELATI AL CARICO–SCARICO MERCI RIFORNIMENTO SERBATOI GPL I rischi individuati sono: • incendio-esplosione incendio esplosione (vapori di GPL); • ustione da fuoriuscita del gas dal recipiente a pressione. http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori RISCHI CORRELATI AL CARICO–SCARICO MERCI RIFORNIMENTO SERBATOI GPL (2) Presso le raffinerie le operazioni di carico vengono effettuate dal personale dipendente, dipendente mentre l’autotrasportatore l autotrasportatore ha solamente il compito del posizionamento del mezzo. Presso il cliente le operazioni di scarico-rifornimento vengono effettuate dall’autista e prevedono: • il posizionamento del camion nei pressi del serbatoio, • l’applicazione pp del dispositivo p “tagliafiamma g ep parascintille” al tubo di scappamento, • lo svolgimento delle manichette flessibili, da collegare al bocchettone di carico del serbatoio. L’autista deve essere munito di patente ADR. http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori 125 RISCHI CORRELATI AL CARICO–SCARICO MERCI RIFORNIMENTO SERBATOI GPL (3) Gli interventi possibili: Informazione formazione ed addestramento dei Informazione, lavoratori sull’uso delle attrezzature e sulle procedure di carico. Uso di D.P.I: durante ogni operazione eseguita l’autista deve avere corpo, braccia e gambe completamente ricoperte da vestiario e impiegare guanti da lavoro. Per evitare scariche elettrostatiche e scintille scintille, durante l’intero servizio, l’autista deve impiegare vestiario a base di cotone o lana (non indumenti a base di fibre acriliche, ed in genere a base di fibre sintetiche), scarpe di tipo antistatico (da escludere scarpe con suole isolanti e scarpe chiodate). http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori RISCHI CORRELATI AL CARICO–SCARICO MERCI RIFORNIMENTO SERBATOI GPL (4) Per evitare lesioni da freddo al viso o agli occhi, durante le operazioni su impianti impianti, l’autista l autista deve impiegare il casco con visiera facciale o gli occhiali a protezione completa. Deve sempre avere a disposizione guanti lunghi antitermici e impermeabili per intervenire tempestivamente in caso di perdite di GPL . http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/autotrasportatori 126 Dispositivi di protezione individuale INTRODUZIONE DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE Si intende p per dispositivo p di p protezione individuale,, «DPI»,, qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo. NON COSTITUISCONO DPI … le attrezzature di protezione individuale proprie dei mezzi di trasporto stradali … 127 INTRODUZIONE Protezione per i piedi 128 Protezione per i piedi Protezione per i piedi 129 Protezione delle mani Caratteristiche dei guanti • Marcatura CE impressa in modo leggibile, indelebile per tutto il periodo di utilizzo del DPI • Da usare contro le aggressioni meccaniche, chimiche … • Da usare se non vi sono rischi d’impigliamento • Il materiale dei guanti e delle cuciture deve essere soggetto agli stessi livelli di sicurezza e di pulizia come qualsiasi altra protezione • Si S deve considerare anche la difficoltà ff nell’indossarli ’ e nel toglierli ed il pericolo di passaggio di liquidi attraverso i guanti larghi Protezione delle mani Caratteristiche dei guanti (2) REQUISITI DEI GUANTI PER LA PROTEZIONE DA RISCHI MECCANICI (EN 388): 1.Resistenza all’abrasione 2.Resistenza al taglio 3.Resistenza allo strappo 4 Resistenza alla perforazione 4.Resistenza 130 Protezione delle mani Protezione delle mani Caratteristiche dei guanti (4) REQUISITI DEI GUANTI PER LA PROTEZIONE DAL RISCHIO MICROBIOLOGICO E CHIMICO (EN 374 374-2-3): 2 3): Indici di permeazione e permeabilità (durata della protezione offerta, classi da 1 a 6) LQA: livello di qualità accettabile 1-2-3, in base alla percentuale non conforme che sarà accettato dal piano di campionamento 131 Protezione delle mani 132