POPULAR MUSIC Dalla tecnologia alla musica di Massa

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POPULAR MUSIC Dalla tecnologia alla musica di Massa
POPULAR MUSIC
Dalla tecnologia alla musica di Massa
Angelo Vinai
Indice
1 Introduzione
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2 Il suono intorno a noi
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3 Breve storia della musica popolare
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4 La musica nella sua riproduzione tecnica
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5 Il suono della popular music
5.1 Il suono registrato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
5.2 Il suono degli strumenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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6 Breve storia dei supporti per riproduzione musicale
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7 Conclusioni
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Introduzione
Sono stati anni difficili gli ultimi, segnati dalla tragedia dell’11 settembre 2001
e dalle guerre che ne sono seguite. Era inevitabile che tutto questo imprimesse
il suo marchio anche sui discorsi sulla musica come pure la globalizzazione
e tutti gli aspetti sociali che hanno sempre influenzato le arti e quindi la
musica.
La musica che voglio trattare non costituisce né ambisce ad essere grande
monumento e non è frequentata dall’uomo colto. Ma chi è quell’uomo colto?
A che classe sociale appartiene? Quali sono i criteri di decenza delle sue
conoscenze? È autorizzato quell’uomo a non conoscere la musica indiana?
La bossa nova? I rituali di ringraziamento in un concerto Jazz? Non avviene
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forse che quell’uomo colto sia l’autoritratto dello stesso studioso che lo eleva
a universale, esercitando il gioco di qualsiasi cultura o sottocultura musicale
che degrada a non musica qualsiasi musica estranea? La musica colta deve
proprio ricorrere a quella ricattatoria decenza? Quali e quanti tabù bisogna
affrontare e smontare per poter ragionare di musica?
Ci sono veramente i buoni e i cattivi? Buoni da una parte (una sinfonia
di Mozart o di Brahms ascoltata con attenzione), cattivi dall’altra (musica
trasmessa dalla radio del vicino d’ombrellone e ascoltata con disgusto). La
sfida per chi voglia capire come la musica funziona nel mondo di oggi, implica
che si debba prestare attenzione a tutti i modi in cui la musica viene ascoltata
o usata.
Ci sono due atteggiamenti distinti nei confronti della ricezione del suono:
uno che implica il nostro atto deliberato di prestare attenzione al canale
sensoriale, un altro che implica il suo mero funzionamento. In realtà noi
possiamo ascoltare anche se non stiamo percependo alcun suono: avviene
quando concentriamo la nostra attenzione sul senso dell’udito e possiamo
percepire un suono senza ascoltarlo. Secondo Adorno quelli che ascoltano
con l’anima sono gli ascoltatori migliori rispetto a quelli che ascoltano solo
con le orecchie.
Secondo me si può ascoltare con il cuore qualsiasi tipo di musica anche la
popular. La musica non destinata all’ascolto attento, come grande insieme
indifferenziato, comprende musiche eseguite dal vivo e musiche diffuse attraverso altoparlanti. Come ben sa chiunque abbia studiato la storia della
musica occidentale, ma molti musicologi troppo spesso dimenticano, molti
brani che furono creati come sfondo sonoro sono stati, in seguito, incorporati
nel canone della musica da concerto: Variazioni Goldberg e generi come la
serenata, la cassazione, l’ouverture vennero definiti dalla loro funzione di accompagnamento per banchetti, mascherate o altre occasioni sociali. In molti
teatri d’opera, a lungo, il primo piano spettò al cibo, ai giochi o al sesso. La
musica di oggi è per lo più diffusa da altoparlanti in spazi pubblici e privati,
non in ambienti adatti a un concerto e la maggior parte è registrata
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Il suono intorno a noi
Un dato rilevante è la ricerca del 1983 dove il 24% degli intervistati dichiarava
di ascoltare musica in macchina e per circa un’ora al giorno. Calcolando che
vent’anni fa le automobili erano vendute senza autoradio e per esse non
esistevano i lettori CD, si può immaginare che le cifre di oggi sarebbero ben
superiori non solo in percentuale (più persone hanno un’automobile e più
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automobili hanno un’autoradio) ma anche rispetto alla durata (è maggiore il
tempo trascorso in auto).
I generi della popular music sono in continua trasformazione e cambiano, come la moda, sempre più velocemente: Plastic, Ambient, Techno,
Progressive, Psichedelic, Electronic, New Age sono alcuni dei rami musicali
esistenti.
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Breve storia della musica popolare
Per quanto riguarda l’ambito musicale, le più grandi innovazioni dell’ultimo secolo furono la radio e l’amplificzione. Tutte le musiche ne furono
influenzate.
Poco dopo gli anni ’20, quando la radio divenne di uso più corrente,
si parlò molto di musica radiofonica. Doveva essere una musica scritta con
particolare leggerezza e trasparenza perché si pensava che le sonorità massicce
e complesse non avrebbero dato dei buoni risultati ai fini della trasmissibilità.
Lo stesso Stockhausen prima accusa la radio e i dischi di aver contribuito
a creare una società che anche in campo culturale vive di conserve successivamente nota che la musica elettronica nasce per queste esigenze ed è la
chiave del rinnovamento del pensiero musicale.
Negl’anni del dopoguerra, lo strumento principale per la diffusione della
popular music è, insieme alla radio, il jukebox. Con il passare degl’anni il suo
suono è sempre più forte ed aggressivo e si fa strada un rapporto diverso con
la musica nel quale la percezione attraverso lo stomaco diventa un elemento
caratterizzante.
All’epoca del rock’n roll, metà anni ’50, la produzione discografica è orientata verso sonorità che realizzino un compromesso tra la potenza del jukebox
e la radio. Negli ani ’50/’60 si ha l’invenzione del basso elettrico che prende
il posto del contrabbasso. I primi ad usufruirne furono i gruppi beat, Beatles
in testa, che spinsero l’amplificazione oltre ogni limite.
I Popular Music studies sono un settore disciplinare riconosciuto in tutti
I paesi anglosassoni, in America Latina, nell’Europa centro-settentrionale
, Sudafrica, Giappone. In questi luoghi esistono dipartimenti universitari,
istituti, corsi dedicati agli studi della popular music. In questi paesi sono
una disciplina al pari delle altre, con tutti i pregi ed i difetti che questo
comporta. C’è da dire che qui da noi non esiste ancora un dipartimento o un
centro studi che se ne occupi.
Continuando con l’evoluzione musicale dopo il rock ed i gruppi beat, nei
primi anni settanta i metri composti e le modalità entrano a far parte della
musica popolare (Frank Zappa, Pink Floyd, Gorge Harrison, Mick Jagger,
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Rolling Stones, Queen). Non avviene cioè come nella successiva costituzione
del punk rock dove una norma ideologica stabilirà che le capacità tecniche non
sono necessarie. Nel primo progressive rock i metri composti e le modalità, il
virtuosismo sono importanti sia ideologicamente che di fatto, e fanno parte
delle regole del gioco. I musicisti si esercitano a suonare su ritmi insoliti,
usano scale per toni interi, scale di Bartok. Il moralismo è stato una risorsa
per i musicisti popular fin dai primi anni sessanta, per contrastare i cliché
della musica leggera: tonica - dominante - tonica e sensibile - tonica. Bartok
e le musiche tradizionali dei Balcani, le modalità dunque, hanno senza dubbio
un ruolo nello sviluppo non solo nel progressive rock ma anche in altri generi
più o meno imparentati con esso.
Peter Gabriel inizia ad esplorare una grande quantità di cassette provenienti da tutto il mondo per rubare nuovi ritmi. I multitraccia domestici e gli
studi a buon mercato (risorse vitali per i gruppi punk) diventano strumenti
di lavoro anche per i musicisti sperimentali. Si inizia quindi a contaminare
la musica (anni ’80) con musiche arabe, marocchine, turche e questo è un
momento cruciale per quella che verrà chiamata world music. Nonostante
la contaminazione si continua a non conoscere la musica popolare turca e la
nostra musica non è affatto conosciuta in Inghilterra.
Ma cos’è questa world music? chi è madre lingua inglese per dire musica del mondo dice, per l’appunto: world music. All’inizio degli anni 80
il sostantivo aggettivato world ha cominciato a essere usato per indicare le
culture nel mondo distanti dal centro e i discografici hanno promosso una
campagna di marketing per rendere più facilmente rintracciabili nei negozi
i dischi di musica dei paesi lontani, soprattutto musica africana (particolarmente di moda). Quindi world music significa musica etnica registrata,
musica degl’altri o semplicemente popular music non anglosassone.
Vorrei spendere due parole anche per la musica d’autore italiana che nasce
all’insegna di un rinnovamento globale che investe gli aspetti compositivi e
interpretativi non meno di quelli testuali. I cantautori sono accreditati della
rivolta alla canzone sanremese, rivolta per lo più letteraria. Fa piacere considerare il coinvolgimento di Italo Calvino che ha lasciato un’unica traccia
indelebile nella canzone italiana: Per i Morti di Reggio Emilia, canzone politica colta con una musica fortemente ispirata ai Quadri da un’Esposizione
di Mussorgskij.
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La musica nella sua riproduzione tecnica
Si pensi che già nel 1936 negli Stati Uniti furono venduti trenta milioni
di dischi, e si risentiva della crisi del ’29. Poco anni dopo questa cifra si
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moltiplicò per cinque: centocinquanta milioni.
La musica riprodotta non può stare ai margini della riflessione estetica
oggi, dopo decenni di innovazione e non solo tecnica. Il disco ed ora il compact
disc piuttosto che l’MP3 non meritano attenzione solo per la loro diffusione o
per la tendenza, insita nel loro consumo, a privatizzare ciò che, per tradizione,
era collettivo.
Il disco è un problema musicale. Non ri-produce nulla se non sé stesso.
La prima cosa da fare è proprio liberarsi del termine riprodotta. Fa pensare
ad un artificiale ed alle infinite copie che se ne possono ricavare. Ma il disco è
fatto in studio per ottenere più originali. Vale a dire è un procedimento creativo il cui risultato è un insieme di originali tutti identici. Ciò che conta non
è la qualità di un unico originale ma la possibilità che tutte le caratteristiche
del risultato siano riconoscibili in ugual misura nei diversi esemplari.
Oggi nella popular music le tecniche di produzione in studio hanno raggiunto complessità ed articolazioni di effetti stupefacenti. Quindi in studio
di registrazione si crea, non si riproduce.
È vero che il problema dell’originale e della copia esiste ancora dal momento che tutte le caratteristiche del master in mixaggio non sono trasferibili
su vinile o su cassetta. Ma si deve notare che:
1. il lavoro di produzione in studio tiene sempre conto del risultato su
disco
2. l’originale è, comunque, il master, non l’esecuzione che spesso non esiste
neppure
3. il CD permette di riprodurre il master.
Per la musica colta è lo stesso master a rendere poca giustizia all’esecuzione
musicale originale, se si aggiunge il peso dell’ambiente domestico di ascolto
nel determinare il risultato finale ci si può immaginare quali limiti abbia la
cosiddetta alta fedeltà quindi è un problema ideologico ed estetico prima che
tecnico.
Come abbiamo visto la produzione della popular music è diventata un
lavoro collettivo, caratterizzato, fra l’altro, da una divisione di compiti e di
ruoli tutt’altro che ferrea, e dal più alto grado di imprevedibilità. Un autore
sottopone una canzone ma il lavoro dell’arrangiatore può trasformarla radicalmente. A sua volta un arrangiatore può lasciare spazi all’improvvisazione
degli strumentisti e la tecnica particolare o il suono di uno di questi interventi
può modificare il risultato finale.
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Il suono della popular music
Una critica che viene frequentemente rivolta alla musicologia tradizionale è
che le sue analisi sono basate più sulla partitura che sulla musica come essa
viene eseguita. Del resto questo non è che uno delle conseguenze del primato
dell’occhio sull’orecchio che caratterizza da lungo periodo la civiltà europea
e che può essere fatto risalire alla nascita della scrittura.
Parte importante sono i videoclip che offrono un messaggio televisivo forte
(Michael Jackson: Triller) e di facile comprensione. Anche il suono della
popular music è particolarmente importante: nel rock il suono di una voce
può essere più importante del testo, il timbro di una chitarra può connotare
pratiche sociali oltre che musicali diversissime.
Inoltre, poiché la musica scritta è piuttosto rara anche fra i professionisti,
gran parte della comunicazione che avviene fra sessionmen, tecnici del suono
si basa su riferimenti a caratteristiche semantiche del suono.
Quindi l’oggetto di studio nella popular music deve essere la musica cosı̀
come viene percepita e non come appare sulla carta.
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Il suono registrato
La popular music circola soprattutto in forma registrata. Chi lavora nello
studio di registrazione è il maggior responsabile della forma effettiva con la
quale la musica giunge ai suoi ascoltatori. Non esistono studi particolari sugli
aspetti estetico - formali del lavoro di produzione. Una rivista specialistica
Studio Sound ha pubblicato un appello ai suoi lettori per ricostruire una
storia dello studio di registrazione in Inghilterra dalle origini fino ad oggi. Se
il progetto andasse in porto si avrebbe materiale di straordinaria importanza
per studiare un lato oscuro della popular music.
5.2
Il suono degli strumenti
Il pianoforte è stato per oltre un secolo il più importante mass medium musicale. Gli strumenti popular non hanno ancora raggiunto un grado di standardizzazione paragonabile a quella degli strumenti della tradizione colta o
del Jazz. Ancora oggi non si può parlare di chitarra elettrica in generale ma
di chitarra Fender o Gibson. Con le tecniche analogiche a controllo digitale
si possono ottenere suoni a volontà ed è per questo che c’è molta confusione negli strumenti elettronici anche se di poco diversa sono la qualità e le
caratteristiche tecniche come la risposta in frequenza, il rumore di fondo ecc.
Quando si parla dello studio di registrazione come strumento creativo, si
parla anche di un’ideologia. Il materiale per questa ideologia, indispensabile
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per una ricerca sull’estetica del sound, viene non solo dalle autobiografie e
dalle biografie dei produttori, dalle interviste ma anche dalla pubblicità e
dal materiale propagandistico di strumenti ed apparecchiature. Materiale
preziosissimo viene dagli strumenti stessi e, in particolare, dai nomi che i
progettisti o i programmatori assegnano loro o, soprattutto, ai particolari
timbri o effetti di manipolazione che si possono trarre; e anche dalle parole
che vengono usate per la descrizione dei suoni.
Quindi nella popular music è importante il contributo dei personaggi
che studiano, progettano e attuano un nuovo suono - effetto: è come se
inventassero un nuovo strumento.
Fino a che si tratta di studiare il significato di una certa condotta melodica, o di una armonizzazione o di un comportamento esecutivo (legato, staccato, a tempo ecc.) non è difficile tentare una sostituzione con qualsiasi
strumento musicale o con la voce. Nel caso di sostituzioni timbriche elementari un sintonizzatore può offrire una soluzione accettabile anche quando si
tratti di mettere alla prova luoghi comuni della tradizione (il timbro pastorale dell’oboe, quello eroico del corno, quello comico del fagotto...); ma con
timbri meno cristallizzati dalla tradizione musicale il problema si complica.
D’altronde come si può sostituire un’eco, un delay, e gli effetti di queste
apparecchiature?
Di fatto quasi nulla è irreversibile in studio di registrazione fino al mixaggio finale. Le occasioni di provare questa o quella soluzione di equalizzazione,
compressione, espansione, eco, ecc... sono infinite. La tecnologia dello studio
di registrazione va nella direzione di rendere possibile in qualsiasi momento
qualsiasi alternativa. Una ricerca appropriata su questo discorso è difficile
poiché i produttori e i tecnici tendono a non ricordare le procedure che hanno usato e le associazioni di significato che li hanno indotti a scegliere una
soluzione particolare fra le mille possibili.
Una caratteristica fondamentale della musica prodotta in studio che la
distingue da quella scritta per l’esecuzione è che la musica registrata porta sempre con sé un ambiente immaginario che assomiglia a quello creato
in studio. I produttori provano il mixaggio anche su altoparlanti di bassa
qualità cercando le condizioni effettive di ascolto finale. L’ideale è che il suono
mantenga una determinata atmosfera, un certo paesaggio sonoro che sia ascoltabilein studio come in un automobile, in un walkman o in un impianto
domestico. Quest’atmosfera è evidentemente importante dal punto di vista
estetico: è l’oggetto estetico principale. Che lo facciano intenzionalmente o
meno, i produttori sono soprattutto creatori di paesaggi sonori alternativi o
sovrapponibili a quello reale.
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Breve storia dei supporti per riproduzione
musicale
L’LP (a 33 giri/min.) di musica leggera nasce come raccolta di successi tutti
o quasi già editi in altro formato (ad es.: a 45 giri/min.) . si viene orientati
verso uno standard di una dozzina circa di canzoni per ogni album. Solo con
i Beatles il rapporto fra il singolo album si inverte: l’LP è il vero prodotto
o comunque l’occasione per lanciare nuove canzoni in seguito alla quale si
ha l’edizione di uno o più singoli tratti dall’album. Nascono poi anche le
versioni mix.
Tra le canzoni dell’album devono essercene almeno due dotate di un grosso
potenziale di vendita anche su singolo. Nel 33 giri, che ha due facciate,
era abbastanza comune che due otre pezzi forti fossero disposti sulla prima
facciata seguiti da pezzi meno importanti e che almeno un altro pezzo forte
fosse disposto sulla seconda facciata. Con il CD e con l’evoluzione che il
mercato ha subito, le ragioni di questo schema si sono in gran parte dissolte.
Il CD ha un’unica facciata, inoltre il singolo 45 giri sembra avviato ad una
rapida scomparsa. Inoltre lo spazio totale a disposizione è aumentato da 40
fino a 70 minuti; come riempirli?
Dopo lı̀LP venne il CD che piacque al pubblico per il suono pulito e
perché è più facile passare da un brano all’altro senza operazioni manuali per
cambiare tracciato. Il DAT rimase appannaggio degli ambienti professionali.
Nel 1992 furono lanciati il minidisc ed il sistema DCC che hanno avuto
poco riscontro. Attualmente una grande fetta del mercato è dominata dal
sistema MP3 poiché usufruibile da qualsiasi computer in rete che per un certo
periodo ha reso possibile uno scambio di tracce in modo gratuito (Nabster)
fintanto che le case discografiche non adirono a vie legali per impedire questo
mercato irregolare. Il sistema MP3 rimane comunque quello più vicino ai
giovani poiché in rete l’offerta è varia su tutti gli stili ed i generi ed il costo
rimane pur sempre basso, le dimensioni dei file sono piccole pertanto molti
brani (un centinaio) possono essere registrati su un unico CD masterizzato
dal proprio computer.
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Conclusioni
Ma chi è veramente popolare e perché?
Se popolare vuol dire fra l’altro che piace a molti, quanti sono questi
molti e come conteggiarli? Altrimenti come può essere definita una categoria
su un criterio non verificabile?
Che Ligabue sia (in questo momento) popolarissimo o deduciamo da molti
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segni; è anche vero che Sokralis Malamas che in Grecia è popolare quanto
Ligabue in Italia, qui è un perfetto sconosciuto. Quindi succede che la popolarità si ramifichi in contesti e pubblici diversi e che un criterio unico sia
difficile da formulare. Una misura abbastanza attendibile della popolarità
potrebbe essere fornita dalla SIAE che conosce sia i dati di vendita dei dischi, che quelli dell’utilizzo alla televisione ed alla radio, che dei concerti; ma
sono dati personali e riservati.
Le mie conclusioni sono due.
La prima è che viviamo immersi nel suono. Secondo ricerche condotte in
numerosi paesi siamo esposti per più di tre ore al giorno, in media, a musiche
prodotte da altoparlanti. Solo nel 2002 sono stati prodotti e installati quindici
miliardi di altoparlanti (HiFi, TV, telefoni, autoradio ecc...) . sono cifre che
fanno riflettere anche per quanto riguarda l’inquinamento acustico.
La seconda riguarda la popular music in sé. La popular music porta la
musica al popolo tramite i mass media, quindi è un prodotto per le masse.
Lo studio della popular music nasce in stretto rapporto all’emergere di quei
fenomeni di massa che sono in buona misura conseguenza delle forme di urbanesimo che risultarono dalla rivoluzione industriale. Una conseguenza fu
la facilità di produrre, riprodurre e distribuire in grande quantità prodotti
artistici e musicali. La popular music fu causa anche del progressivo annientamento dell’arte popolare rintracciabile nel mondo del folklore che era
retaggio delle culture contadine a cui il Romanticismo aveva dato dignità,
sostituita dai volgari prodotti dell’industria culturale; volgari per definizione
e per intenzione in quanto fatti per essere diffusi in forma omologata
La musica popolare non è necessariamente bella, lenta, veloce o romantica. Semplicemente offre un rifugio a chi l’ascolta. La musica popolare di
ogni generazione non solo dà voce agli interessi collettivi ma crea anche un
santuario sonoro. Le generazioni nate nei primi del novecento traevano sicurezza dagl’inni solenni che conoscevano a memoria: con canti e preghiere
sono riuscite a sopportare anni molto difficili. Nel periodo della guerra del
Vietnam le canzoni di Simon & Garfunkel e di Bob Dylan erano scritte e
cantate per contestare e protestare; per milioni di giovani rappresentarono
un modo sicuro per sentire e comunicare problemi e paure. Anche oggi la
gioventù si rifugia nella musica attraverso il volume, l’alta energia e i versi
proibiti. Pensiamo al Rap con la sua poetica che si basa sul sospetto che
la melodia attenui o cancelli il carattere di verità e di rappresentanza di istanze sociali autentiche incarnato nel testo. Oppure il Punk o l’Hip Hop o
la musica Grunge che isolano i giovani da un mondo che sembra loro troppo
materialistico e ipocrita. Ricordiamo che le canzoni d’amore o di protesta di
solito raggiungono persone che sono già d’accordo con esse. Il loro compito
è quello di fornire slogan e motivi per convincere le persone a non sentirsi
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sole. Le canzoni sono come bandiere: ci fanno vedere che c’è qualcuno che
la pensa come noi e ci rincuorano.
FINE
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