il geometra bresciano il geometra bresciano

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il geometra bresciano il geometra bresciano
IL GEOMETRA
BRESCIANO
Anno XLI N. 6
novembre-dicembre 2016
Rivista bimestrale
d’informazione
del Collegio
Geometri
della provincia
di Brescia
con la collaborazione dei
Collegi delle province di
Lodi
Sondrio
IL GEOMETRA BRESCIANO
Contiene I.P.
2016
Spedizione in a.p. 70% - Filiale di Brescia
6
6
IL GEOMETRA
BRESCIANO
Rivista bimestrale
d'informazione
del Collegio Geometri
della Provincia di Brescia
Il quadro della pittrice
professoressa Livia Cavicchi,
esposto nella sede del Collegio Geometri di Brescia,
sintetizza con efficacia la multiforme attività
del geometra nei secoli.
Direttore responsabile
Bruno Bossini
Segretaria di redazione
Carla Comincini
Redazione
Stefano Benedini, Nadia Bettari,
Alessandro Colonna, Alfredo Dellaglio,
Emanuela Farisoglio, Giovanni Fasser,
Piero Fiaccavento, Stefano Fracascio,
Francesco Ganda, Franco Manfredini,
Giuseppe Mori, Fulvio Negri,
Patrizia Pinciroli, Giovanni Platto,
Andrea Raccagni, Marco Tognolatti
Hanno collaborato a questo numero
Raffaella Annovazzi, Manuel Antonini,
Andrea Botti, Aleandro Bottichio,
Angelo Brunelli, Franco Chiriacò,
Daniel Dei Tos, Matteo Furloni,
Veronica Gianesini, Alice Me,
Gabriele Mercanti, Silvio Maruffi,
Fulvio Negri, Luciano Pilotti,
Morgana Rancati, Davide Ravelli,
Franco Robecchi, Nicolò Sarzi Sartori,
Paolo Zizzi
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25128 Brescia - P.le Cesare Battisti 12
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Di questa rivista sono state stampate 8.400 copie,
che vengono inviate agli iscritti dei Collegi di Brescia,
Lodi e Sondrio oltre che ai principali Enti regionali,
provinciali e nazionali e a tutti i Collegi d'Italia.
N. 6 – 2016 novembre-dicembre
Pubblicazione iscritta al n. 9/75 del registro Giornali
e periodici del Tribunale di Brescia il 14-10-1975
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art. 1, comma 1, DCB Brescia
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non impegnano né la rivista né il Collegio Geometri. È concessa la facoltà
di riproduzione degli articoli e delle illustrazioni citando la fonte. Gli articoli
e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono.
EDITORIALE
Una professione europea
Buone Feste
LA NOTA DEL PRESIDENTE
Il geometra: CAT Tecnico delle Costruzioni
Ambiente e Territorio
2
4
5
INTERVISTA
Geometri bresciani in prima linea
nell’intervento tecnico post-terremoto nel
cuore d’Italia
6
DAL CONSIGLIO NAZIONALE
Valore Geometra
Il convegno di categoria a Roma
11
News14
DALLA CASSA DI PREVIDENZA
News15
La Garanzia Giovani
della Cassa di Previdenza
16
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Anche quest’anno il Collegio di Brescia
sostiene i Caschi Bianchi
Le memorie di un ottuagenario I parte
18
20
VALLECAMONICA
Restiamo sul territorio
23
SPORT
Al torneo di tennis di Sestri Levante
il Collegio di Brescia
si conferma campione d’Italia
24
LODI
L’altra metà del cielo Donne tra vita,
lavoro e libera professione
26
SCUOLA
Esami di Stato 2016 Prove ed elenco abilitati
Commissioni 12, 13 e 14
31
Il progetto “Topografia in quota”
all’Istituto “Antonietti” di Iseo
34
Passivhaus Days 2016 Il “Battisti” a lezione
sul campo per l’edilizia sostenibile
38
Utilizzo degli strumenti topografici
e dei droni al “Capirola” di Leno
40
Stage lavorativo a Logroño
41
FORMAZIONE
L’evoluzione della professione del geometra:
stato dell’arte e prospettive
42
Studio di gallerie in terra ferma e in mare
II parte
43
LEGALE
La dichiarazione di successione
51
SICUREZZA
Il rogo della Thyssenkrupp
54
URBANISTICA
Commercio e centro storico
56
News57
AMBIENTE
7 Novembre giornata europea del Radon
Una opportunità per i geometri
In crescita la percentuale di raccolta
differenziata in provincia di Brescia
58
60
CATASTO
Accatastamento dei fabbricati rurali
62
Chiarimenti sul nuovo ravvedimento operoso
Circolare 42/E
63
ESTIMO - VALUTATORI IMMOBILIARI
Valutazione del diritto di usufrutto
metodo d’estimo e metodo fiscale
64
EDILIZIA SOSTENIBILE
Muffe e condensa in casa: è colpa sua!
67
MEDIAZIONE
La consulenza tecnica in mediazione
76
PREVENZIONE INCENDI
Sicurezza antincendio per autorimesse di
superficie inferiore o superiore a 300 mq 79
Incontro con il nuovo Comandante dei Vigili
del Fuoco della Provincia di Brescia
80
CONDOMINIO
Il bonus casa è confermato
e rafforzato con l’anti-sismica
Caratteri del condominio parziale
82
83
TECNICA
Costruire nel paesaggio
84
CULTURA
Il S. Giorgio della Pinacoteca Tosio,
i Fiamminghi e Jacopo Bellini
Giovani cavalieri crescono
B.BAT Beppe Battaglia 60 anni
di umorismo disegnato
88
92
Aggiornamento Albo
Novità di Legge
96
97
94
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 1
EDITORIALE
Bruno Bossini
L
a pubblicazione del
Disegno di Legge n.
4030 in data 9/9/16,
agli atti della Camera dei Deputati, che riguarda importanti modifiche alla disciplina
della professione geometra
ha dato luogo – come era naturale – ad alcune riflessioni
che meritano di essere approfondite nel dibattito in corso,
non solo a Brescia ma in tutta
Italia, sulla formazione professionale dei futuri geometri.
Premesso che i 6 articoli del
breve testo (che vi pubblichiamo nella pagina seguente) sono scritti – ci piace
rimarcarlo – in modo scorrevole e facilmente leggibile (e
di ciò va dato atto alla prima
proponente, l’Onorevole Simona Flavia Malpezzi), dal
loro esame emergono notevoli ed importanti novità che
incideranno profondamente
sull’operatività futura del geometra. Quel geometra che
nella presentazione al testo
viene indicato come “una figura famigliare in ogni comunità; un vero e proprio tecnico
multidisciplinare della porta
accanto”. Giudizio al quale
possiamo accostare in questa
sede lo slogan, ormai famigliare, nato a Brescia negli
anni ‘80 (allora era Presidente
Fausto Savoldi): “il geometra
è di famiglia”.
Ma veniamo al commento di
quelli che riteniamo i punti
salienti (gli articoli 2 e 4) del
Disegno di Legge Malpezzi,
che dopo la sua approvazione
potrà garantire una più moderna immagine del geometra basata come auspichiamo non più sulle norme
obsolete del Regio Decreto
n.274 del 1/2/1929, al quale la
2 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
Una professione
europea
categoria è ancora purtroppo
costretta ad attenersi, ma finalmente su regole moderne
ed attuali.
Anzitutto la professione geometra sarà, in futuro (a partire
dal 2025), una professione europea in quanto il Disegno di
Legge, recependo gli obblighi
delle direttive UE n. 2005/36/
CE e quella successiva n.
2013/55/UE che hanno l’obiettivo di favorire la possibilità di
lavoro a tutti i tecnici intermedi dell’UE nella totalità dei
paesi europei, istituisce un
corso di laurea professionalizzante e post-diploma della
durata di tre anni.
Il nuovo percorso formativo
garantirà almeno 180 crediti,
30 dei quali relativi a un semestre dedicato totalmente al
tirocinio professionale. L’ordinamento didattico uniforme in tutto il territorio nazionale sarà nella sua sezione
di studio totalmente basato
sulle quattro materie professionali della nostra categoria:
Costruzioni-Topografia-Estimo-Diritto.
L’esame di laurea (la tesi)
dovrà peraltro, come dice la
relazione al testo, verificare il
possesso da parte del candidato “delle conoscenze-competenze-abilità necessarie
per esercitare la professione
di geometra”.
La laurea triennale proposta
sarà dunque abilitante, in
quanto sarà abrogato (art.5)
l’obbligo dell’Esame di Stato
per l’accesso all’Albo e quindi
alla professione. Una norma,
quest’ultima, assolutamente
innovativa che comporterà
oltre ad una evidente semplificazione di procedure notevoli riduzioni di costi per lo
Stato e modificherà totalmente nel contempo la modalità di accesso alla professione, in quanto riunirà di
fatto in un unico percorso formativo (la laurea professionalizzante) le molteplici attività
formative attualmente in vigore prima dell’Esame di
Stato che non sempre sono
risultate funzionali a stabilire
l’acquisita professionalità dei
candidati (praticantato di 18
mesi, corso intensivo di 6
mesi, laurea triennale di
classe B, ITS, IFTS).
L’altra novità sostanziale e a
mio parere determinante per
la categoria è costituita dalla
presa d’atto da parte del legislatore, nell’art.4 del Disegno
di Legge, della necessità di
ridefinizione delle norme che
determinano le competenze
professionali del geometra.
Un’urgenza legata in primis
alle esigenze di adeguamento
dei nuovi cicli di studio universitari, che dovranno tener
conto oltre che delle consolidate attività del geometra
anche di quelle “nuove”, che
si affacciano giorno per giorno
nelle richieste del mercato:
attività nelle quali i neo-geometri iscritti al corso di laurea
non potranno non essere debitamente formati e preparati. E, ci piace ricordarlo, una
richiesta che la categoria –
seppur finora inascoltata –
negli anni non ha mai smesso
di presentare agli organi legislativi e di governo.
Ora, finalmente, con il nuovo
Disegno di Legge il governo
s’impegna ad adottare entro
12 mesi dall’entrata in vigore
del dispositivo di legge, “un
regolamento recante integrazione al regolamento per la
professione geometra”.
Quello, appunto, in vigore del
Regio Decreto 11/2/1929
sopra accennato.
Entro quali tempi si potrà attuare questo nuovo scenario
determinante per la nostra
categoria?
Come sempre avviene in
questi casi, tutto resta condizionato all’andamento dei lavori parlamentari che tutti si
augurano possano essere
brevi e fatte salve tutte le problematiche politiche nate
dall'inaspettata caduta del
Governo Renzi, dimessosi il 7
dicembre scorso a seguito
delle vicende relative al referendum costituzionale.
Il Disegno di Legge prevede
peraltro, nell’art. 6 sulle
norme transitorie, che in ogni
caso a datare dall’1/1/2025
sarà abrogato l’obbligo di accesso all’Esame di Stato per
accedere alla professione.
Sino a tale data, a salvaguardia
dei diritti di coloro che sono
attualmente già iscritti al
corso CAT, resteranno in vigore le norme attualmente
vigenti del Decreto Legge del
Presidente Repubblica
5/6/2001 (art.55), che garantiscono la validità del praticantato e la possibilità di usufruire delle attività formative
attualmente preposte per
l’accesso all’Esame di Stato
tutt’ora vigente.
Non è certamente agevole il
compito dei nostri organi nazionali (CNGeGL e CIPAG)
che devono con la loro azione
e con una loro rinnovata strategia politica garantire un rapido percorso approvativo
del Disegno di Legge in esame alla Camera, seguendo
di pari passo con la relatrice
EDITORIALE
CAMERA DEI DEPUTATI PROPOSTA DI LEGGE N. 4030
ART. 1.
(Finalità)
1. La presente legge ha il fine di adeguare all’odierna società della conoscenza
la formazione iniziale e le procedure per l’accesso alla libera professione di
geometra, sulla base del parere del Comitato economico e sociale europeo sul
tema “Ruolo e futuro delle libere professioni nella società civile europea del
2020” (2014/C 226/02), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea
dcl 16 luglio 2014, e della direttiva 2005/36/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 7 settembre 2005, relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali, recepita dal decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 206, come
modificata dalla direttiva 2013/55/UE del Parlamento europeo e del Consiglio,
del 20 novembre 2013, recepita dal decreto legislativo 28 gennaio 2016, n. 15.
ART. 2.
(Formazione alla professione di geometra)
1. Alla professione di geometra si accede con uno specifico corso di laurea
professionalizzante e abilitante, istituito e attivato dalle università, anche in collaborazione con gli istituti tecnici, gli istituti tecnici superiori e i collegi professionali territoriali interessati. Il corso di laurea comprende lo svolgimento di un
tirocinio professionale della durata di sei mesi, sostitutivo di quello previsto
dall’articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica 7 agosto 2012, n. 137.
2. Ai sensi dell’articolo 17, comma 95, della legge 15 maggio 1997, n. 127, la
denominazione, la classe di appartenenza, gli obiettivi formativi e l’ordinamento
didattico del corso di laurea di cui al comma 1 sono definiti con decreto del
Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, da emanare entro tre mesi
dalla data di entrata in vigore della presente legge sulla base delle disposizioni
di cui al decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca 22
ottobre 2004, n. 270.
3. Ai sensi dell’articolo 10, comma 2, del decreto del Ministro dell’istruzione,
dell’università e della ricerca 22 ottobre 2004, n. 270, il decreto di cui al comma
2 specifica il numero dei crediti formativi universitari riservati a ciascuna attività
formativa, fino al totale di 180 crediti. Al tirocinio professionale devono comunque essere riservati almeno 30 crediti.
4. L’esame finale per il conseguimento della laurea di cui al comma 1 ha valore
di esame di Stato abilitante all’esercizio della professione di geometra. Possono
essere ammessi all’esame finale esclusivamente coloro che hanno conseguito,
nell’ambito dello specifico corso di laurea, tutti i crediti previsti dall’ordinamento
didattico.
5. Le modalità dell’esame finale per il conseguimento della la urea e la composizione della commissione giudicatrice sono stabiliti con il decreto di cui al
comma 2. Della commissione devono comunque far parte professionisti designati dal Consiglio nazionale dei geometri e geometri laureati.
6. Con successivo decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della
ricerca, sentiti l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della
ricerca e il Consiglio universitario nazionale, sono stabiliti, ai sensi dell’articolo 6
del decreto legislativo 27 gennaio 2012, n. 19, gli specifici requisiti e gli indicatori per l’accreditamento iniziale e periodico dei corsi di laurea di cui al comma
1.
7. Ai laureati del corso di laurea di cui al comma 1 spetta il titolo professionale
di geometra laureato.
prima firmataria l’evolversi
dei lavori parlamentari e la
precisazione degli eventuali
o necessari emendamenti.
Una moderna ed efficiente
professione – come quella
che auspichiamo – non può e
non deve prescindere da
norme di legge che garantiscano il raggiungimento delle
sue effettive esigenze professionali.
ART. 3.
(Accesso alla professione di geometra)
1. L’esercizio d ella libera professione di geometra è riservato agli iscritti nel
corrispondente albo professionale.
2. Per essere iscritti nell’albo dei geometri è necessario:
a) essere cittadini italiani o di uno Stato membro dell’Unione europea, oppure
cittadini di uno Stato estero con il quale esista un trattamento di reciprocità;
b) godere il pieno esercizio dei diritti civili;
e) avere la residenza anagrafica o il domicilio professionale nella circoscrizione
del collegio professionale presso il quale l’iscrizione è richiesta;
d) essere in possesso del diploma di laurea di cui all’articolo 2, comma 1.
ART. 4.
(Competenze professionali dei geometri)
1. Il Governo è autorizzato ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in
vigore della presente legge, un regolamento recante integrazioni al regolamento
per la professione di geometra di cui al regio decreto 11 febbraio 1929, n. 274,
determinando le competenze professionali dei geometri che hanno conseguito il
diploma di laurea di cui all’articolo 2, comma 1, in relazione alla formazione
culturale e professionale conseguita nel relativo corso di laurea.
ART. 5.
(Abrogazioni)
1. La legge 7 marzo 1985, n. 75, è abrogata.
2. All’articolo 55 del decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 2001, n.
328, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, la parola: “geometra” è soppressa;
b) la lettera b) del comma 2 è abrogata;
e) al comma 4, le parole: “geometra laureato” sono soppresse;
d) nella rubrica, la parola: “geometra” è soppressa.
ART. 6.
(Norme transitorie e finali)
1. Fino al 31 dicembre 2024 l’accesso alla professione di geometra è altresì
consentito sulla base delle norme previgenti di cui all’articolo 55 del decreto del
Presidente della Repubblica 5 giugno 2001, n. 328. Conservano efficacia fino
alla medesima data i periodi di tirocinio e i titoli di studio maturati e validi ai fini
dell’ ammissione all’esame di Stato secondo le disposizioni previgenti, nonché i
provvedimenti assunti a l riguardo dagli organi professionali.
2. A decorrere dal 1° gennaio 2025 è soppresso l’esame di Stato per l’accesso
alla professione di geometra, fatto salvo quanto previsto dall’articolo 2, comma
4.
3. Il titolo di geometra laureato spetta altresì agli iscritti all’albo professionale dei
geometri e geometri laureati che abbiano conseguito una delle lauree previste
dalle norme previgenti di cui all’articolo 55, comma 2, lettera h), del decreto del
Presidente della Repubblica 5 giugno 2001, n. 328, purché tale laurea sia stata
conseguita entro il terzo anno accademico successivo a quello della data di
emanazione del decreto ministeriale di cui all’articolo 2, comma 2, e ferme
restando le loro competenze professionali come stabilite dal regio decreto 11
febbraio 1929, n. 274.
4. Dall’attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori
oneri a carico del bilancio dello Stato .
È ciò che si augurano vivamente tutti i geometri italiani, e sopratutto quelli bresciani che con il loro Presidente Giovanni Platto da
sempre si battono perché
venga promossa l’istituzione
di una “vera” laurea professionalizzante per la nostra
categoria. Quella che ora finalmente sembra vedere la
luce. ❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 3
EDITORIALE
Buone Feste
È Natale
Madre Teresa di Calcutta
È Natale ogni volta
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.
È Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l’altro.
È Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi
ai margini della società.
È Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.
È Natale ogni volta
che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza.
È Natale ogni volta
che permetti al Signore
di rinascere per donarlo agli altri.
Giovanni Gerolamo Savoldo, Natività (Chiesa di S. Giobbe, VE)
V
ale ancora la pena di parlare di serenità del Natale in un mondo come il nostro, sempre più frenetico e sempre meno
propenso a cogliere momenti di quiete e pensiero interiore? Verrebbe da dire di no, a guardare i catastrofici risultati
delle guerre e la prepotenza delle prevaricazioni economiche, che producono solo aumento di povertà.
Ciò nonostante la terra continua ad essere popolata di sublimi bontà, e il miracolo della vita seguita a perpetuarsi quando un
bimbo nasce nell’amore, o viene accolto e sfamato, o viene salvato da un barcone.
Dobbiamo quindi credere che tutto cambierà, aggrappandoci, se lo riteniamo necessario, anche alle parole di una Santa moderna o alla bellezza e pacatezza di un’Opera antica.
È quello che vi offriamo – cari iscritti e lettori – nell’occasione del Natale 2016, augurandovi possiate assaporare quei momenti
di gioia che esso sempre concede, necessari al proseguimento del difficile cammino nel vivere quotidiano.
Bruno Bossini
4 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
LA NOTA DEL PRESIDENTE
Giovanni Platto
IL GEOMETRA: CAT
Tecnico delle Costruzioni
Ambiente e Territorio
D
a circa un mese
(11/12 Ottobre
2016) il Consiglio
nazionale dei Geometri e
Geometri Laureati ha tenuto
a Roma un Convegno della
durata di due giornate per
analizzare la professione del
geometra, ora tecnico CAT.
Gli argomenti principali proposti e discussi sono i seguenti:
• Valore del geometra: la
sfida del lavoro, gli strumenti per crescere;
• Welfare attivo: nuove politiche del lavoro nella professione;
• Next: istruzione e formazione.
Ampia la partecipazione, con la presenza di oltre 600 colleghi
provenienti dai vari collegi d’Italia.
Nutrita la presenza di autorevoli relatori sia tecnici che politici con la presenza di due Ministri, di un Viceministro e della
parlamentare Simona Flavia Malpezzi presentatrice e relatrice della nuova legge inerente la laurea del geometra.
Sviluppo ed Innovazione - scenari e strategie
Maurizio Savoncelli (Presidente del Consiglio Nazionale dei
Geometri e Geometri Laureati) ha fatto un’ampia relazione
sulla situazione della categoria con riferimento all’attività
del passato, dell’attuale periodo di crisi e progettazione per
il futuro.
Pietro Baratono ha illustrato l’agenda digitale delle costruzioni e le piattaforme digitali per la gestione del territorio,
con interventi da parte di Gabriella Alemanno (Vicedirettore
dell’Agenzia delle Entrate), Cristiano Cannarsa (Presidente
ed Amministratore delegato Sogei), Antonio Bottaro (Amministratore delegato Geoweb).
Welfare attivo
Nuove politiche del lavoro nella professione, con interventi
di Fausto Amadasi (Presidente della Cassa Geometri), Bruno
Busacca (capo della segreteria tecnica del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali), Francesco Verbaro (Senior Advisor Adepp), Diego Buono (Vicepresidente Cassa Geometri).
Ne è seguita una tavola rotonda con la partecipazione di
Mauro Maria Marino (Presidente della Commissione Finanze
e tesoro - Senato della Repubblica), Lello di Gioia (Presidente della Commissione parlamentare di controllo sulle
attività degli Enti gestori di previdenza ed assistenza sociale), Alberto Oliveti (Presidente Adepp), Fausto Amadasi
(Presidente della Cassa Geometri), Maurizio Savoncelli
(Presidente del Consiglio Nazionale dei Geometri e Geometri Laureati), nella quale si è dibattuto sul nostro futuro
professionale pensionistico ed assistenziale.
Next Geo - istruzione e formazione
Dopo un esame, da parte di Maurizio Savoncelli e Antonio
Benvenuti, sul futuro dell'accesso alla professione con riferimento alla laurea professionalizzante, il tema “fare sistema
tra scuola e lavoro”, è stato discusso e analizzato nella tavola
rotonda con Simona Flavia Malpezzi (componente della
Commissione Cultura, Scienze e Istruzione - Camera dei
Deputati), Gaetano Manfredi (Presidente Crui), Maria Amata
Garito (Rettore università telematica Uninettuno), Angelo
Marcello Tarantino (Presidente del corso di ingegneria civile
UNIRSM), Corrado Sancilio (Presidente Istituto tecnico “A.
Bassi” di Lodi).
La chiusura dei lavori è stata tenuta da Maurizio Savoncelli e
Fausto Amadasi, che hanno dato ampia condivisione alle
proposte emerse dai vari relatori.
Per una relazione più capillare degli interventi si rimanda a
pagina 11 di questo numero della rivista.
Sul sito del C.N.G. e G.L. si può vedere, nel settore “Comunicazione” pagina “Galleria Video”, il video di tutto il convegno.
Un ringraziamento particolare va dato ai due Presidenti Maurizio Savoncelli e Fausto Amadasi per il loro impegno e in
particolare per l’organizzazione degli incontri sul Convegno
di cui sopra.
L’avvicinarsi delle prossime festività mi dà occasione per
porgere a tutti gli iscritti del nostro Collegio e di tutti i colleghi d’Italia e collaboratori i migliori auguri di Buon Natale
e di un sereno e proficuo Anno Nuovo.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 5
INTERVISTA
Geometri bresciani in prima
linea nell’intervento tecnico
post-terremoto nel cuore d'Italia
Terra fragile quella italiana, periodicamente
devastata dagli eventi sismici. È accaduto di
nuovo a fine estate e in autunno nel cuore
d’Italia, tra Umbria, Abruzzo e Lazio, dove centri
come Amatrice, Norcia, Cascia e centinaia di
altri piccoli borghi hanno visto crollare centinaia
di abitazioni pagando l’ennesimo prezzo
altissimo anche in vite umane. E ancora una
volta, non appena si è avuta notizia del
terremoto, i geometri bresciani e in particolare il
gruppo di esperti in Protezione civile si sono resi
disponibili a partire per le zone più disastrate e
per mettere in campo la loro apprezzata
professionalità al servizio delle popolazioni
colpite. Un intervento non solo tecnico, ma di
necessaria solidarietà umana con chi in pochi
istanti ha perso tutto e vive da giorni nella paura
di nuove tragedie, continuamente rinnovata da
un infinito, terrorizzante sciame sismico. Già una
ventina di colleghi, in possesso dell’abilitazione
specifica, si sono alternati nelle zone
terremotate secondo le indicazioni del
V
orrei cominciare con
una domanda forse banale, ma che, per chi
come me non ha mai partecipato a
un intervento tecnico di Protezione
civile post-sisma, aiuta a capire il
contesto e le modalità delle nostre
missioni. Voi siete partiti da Brescia, siete arrivati ad Amatrice e
poi?
“No. Innanzitutto occorre
dare la propria disponibilità
(ora si può farlo anche al Collegio) per un determinato periodo. Quindi si viene chiamati al centro di coordinamento, in questo caso alla
Protezione civile di Rieti,
dove vengono formate delle
squadre di due, massimo tre
6 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
tecnici ai quali è assegnata
una zona dentro la quale effettuare una serie ben definita di sopralluoghi. Qualcuno è così stato mandato a
Norcia, ovvero praticamente
a pochi chilometri dall’epicentro del sisma, altri in zone
più o meno lontane dal centro
della scossa, come Montereale in Abruzzo, a 20 chilometri da Amatrice, altri a Cagnano Amiterno nella zona
dell’Aquila, altri a Montorio
Romano nell’Alto Lazio, altri a
Tossicia nel Teramano…”.
Non dunque un gruppo di geometri, ma squadre di 2/3 tecnici con
un’area di intervento ben delimi-
coordinamento nazionale della Protezione civile.
E altri si stanno preparando a partire per uno
sforzo solidale che non sarà certo di breve
periodo, proprio mentre dall’organizzazione degli
aiuti arriva un pressante appello affinché diano
la loro disponibilità al servizio anche quei
geometri che pur senza abilitazione nella
Protezione civile, possono comunque prestare la
loro assistenza tecnica al mare magno delle
necessità (basta una minima esperienza di
cantiere, di lettura delle mappe catastali o di
pratiche d’ufficio tecnico per dare una mano
spesso decisiva per l’efficienza dell’intervento).
Il Collegio sta raccogliendo in questi giorni le
disponibilità dei colleghi e in quest’ottica, a metà
novembre è stata organizzata una riunione
dell’intero gruppo di esperti in Protezione civile
per uno scambio di opinioni ed esperienze sullo
stato dell’arte degli interventi tecnici nelle zone
colpite dal sisma. Della quarantina di geometri
abilitati presenti, insieme al Presidente del
tata?
“Sì, con una serie di sopralluoghi già definiti da completare”.
Ho visto che mediamente ciascuno
di voi è stato una settimana nelle
zone terremotate: ma quanti sopralluoghi si riescono a fare in sette
giorni?
“Non c’è un numero prefissato e dipende da molti fattori. Qualcuno mandato a
Norcia ad esempio ha dovuto
sobbarcarsi ogni giorno 30/40
chilometri di lentissimi trasferimenti dall’albergo, convenzionato con la Protezione
civile, e il luogo dell’intervento, in altri casi magari l’al-
bergo è vicino, ma per un solo
sopralluogo si perde mezza
giornata perché non si trova il
proprietario dell’immobile e
dunque non si entra in casa se
non dopo ore, altre ancora il
singolo immobile è inserito in
un aggregato, ovvero come
nei centri storici non c’è soluzione di continuità tra una
costruzione e l’altra, con case
addossate le une alle altre
dove non è sempre agevole
individuare le strutture portanti o i rischi esterni che magari gravano su un immobile
apparentemente integro”.
E se dovessimo fare una media di
sopralluoghi al giorno a che numero
INTERVISTA
Collegio, Giovanni Platto, e al coordinatore del
gruppo Italo Albertoni, hanno preso la parola i
colleghi Alberto Baratti, Ivano Bellini, Davide
Braga, Renato Greci, Mario Lombardi, Mirco
Giuseppe Melchiori, Luigi Francesco Pedrali,
Riccardo Richini ed Enzo Soregaroli appena
rientrati da Amatrice, Norcia e dintorni, nonché
Francesco Sandri e Vitale Moglia che già
avevano partecipato a precedenti interventi. Un
importante contributo scientifico è inoltre venuto
dal collega Piero Fiaccavento nella sua qualità di
geologo. Assenti, assolutamente giustificati, i
geometri Silvio Marcello Citroni, Stefano
Monteverdi e Andrea Raccagni in quei giorni
all’opera proprio nelle zone del sisma.
Dopo il minuto di silenzio in memoria delle
vittime, proposto dal direttore del Collegio
Stefano Benedini, il Presidente Platto ha voluto
brevemente ma in maniera sentita ringraziare i
colleghi per questa nuova testimonianza di
generosa solidarietà della categoria, mentre è
arriveremmo?
“La media è sei, sette sopralluoghi al giorno, ovvero 35/40
durante una settimana. A fare
la differenza in molti casi è
stata ad esempio la collaborazione dell’Amministrazione comunale. Da questo
punto di vista a Renato Greci
ad esempio è capitata la situazione migliore: il Sindaco
aveva già predisposto tutto il
materiale, le mappe catastali,
le schede necessarie e la
squadra dei tecnici è stata
accompagnata nei sopralluoghi dal Vicesindaco che
ovviamente conosceva perfettamente ogni via e ognuna
delle disperse frazioni del
suo territorio. In molti invece
ricordano il caso d’un collega
che durante il terremoto
dell’Emilia doveva fare i sopralluoghi in una via al civico
250 e al civico 420 e dovette
metterci non poco del suo
per capire che in quella strada
il Comune invece di usare i
numeri civici in maniera tradizionale e pacifica, indicava
con il numero la distanza
della casa dal centro del
paese. Questo per dire che
avere con sé il Vicesindaco,
un Consigliere comunale,
l’impiegato dell’amministrazione o il vigile facilita enormemente il compito. Il problema è che spesso in quegli
toccato ad Albertoni introdurre la riunione
ricordando come il gruppo di Protezione civile
del nostro Collegio sia sorto nel 2004, sia da
allora sempre intervenuto nei diversi terremoti
che si sono purtroppo succeduti nel nostro Paese
e conti oggi 43 geometri abilitati, ovvero che
hanno superato gli appositi corsi organizzati dal
Collegio. Quindi l’incontro ha vissuto d’un
partecipato dibattito, durato ben più d’una ora,
spesso sollecitato dal Direttore del Geometra
Bresciano, Bruno Bossini.
Nell’articolo qui sotto, che sfrutta il format
dell’intervista collettiva – con le domande poste
dal Direttore Bossini e le risposte unificate di
tutti gli altri – abbiamo cercato proprio di
sunteggiare quanto è emerso, con l’intento di far
condividere a tutti i colleghi il senso, le difficoltà,
i nodi tecnici e quelli organizzativi delle missioni
soccorso post sisma. Un’esperienza che più
d’uno durante l’incontro ha definito “davvero
unica, tanto sotto il profilo professionale quanto,
forse soprattutto, sotto quello umano”.
stessi giorni, Sindaco, Vice e
via discorrendo hanno anche
molto altro da fare”.
Ma concretamente il sopralluogo in
cosa consiste? Cosa siete chiamati a
valutare?
“Semplice: si tratta di compilare un documento predisposto dalla Protezione civile
che si conclude con un’indicazione in merito all’agibilità.
Un’indicazione che, in caso di
inagibilità, impone al Comune di dichiarare nel più
breve tempo possibile lo
sgombero di quell’edificio o
di quell’aggregato. Dal terremoto del 1997 le squadre tecniche operano in particolare
con la scheda AeDES (acronimo di Agibilità e Danno
nell’Emergenza Sismica) ovvero come recita testualmente ogni documento la
Scheda di primo livello di rilevamento danno, pronto intervento e agibilità per edifici
ordinari nell’emergenza
post-sisma”.
Classico burocratese stretto…
“Sì, ma lo strumento è valido.
Si tratta di compilare durante
il sopralluogo nove diverse
sezioni che definiscono l’edificio (terra-cielo), lo caratterizzano nelle strutture portanti e negli eventuali rapporti con altri edifici che maIL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 7
Foto © Studio Eden
INTERVISTA
gari formano un aggregato, ne
individuano i danni a ogni livello, in particolare sulle
strutture portanti, e che si
concludono, coerentemente
(ovvero sulla base di quanto
è stato verificato nelle precedenti sezioni) con una precisa
indicazione di tre possibili
valutazioni di rischio. In fondo
alla scheda, che i due o i tre
tecnici della squadra debbono firmare congiuntamente, la sintesi del sopralluogo si esprime in tre possibili casi: il basso rischio che
consente l’agibilità, il basso
rischio con interventi, spesso
minimi, che consentirebbero
l’agibilità, e l’alto rischio che
comporta inagibilità e sgombero per i danni strutturali
interni all’edificio, oppure
per quelli esterni dell'aggressione che però finiscono per
coinvolgere l’immobile oggetto del sopralluogo”.
Mi faceva notare qualcuno che da
ottobre, proprio per il terremoto di
8 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
Amatrice è stata introdotta una
seconda diversa scheda, la FAST,
ovvero una scheda semplificata, che
però molti tecnici hanno criticato.
“La FAST (acronimo di Fabbricati per Agibilità Sintetica
post Terremoto) è figlia
dell’emergenza e non sostituisce la AeDES. In pratica la
Protezione civile, soprattutto
per le continue scosse successive a quella di agosto, si
è ritrovata con 250 mila richieste di sopralluogo e, visto
che i tecnici abilitati alla compilazione delle schede AeDES sono solo 3.000 in tutta
Italia, è corsa ai ripari varando
appunto la FAST che anche
un tecnico senza abilitazione
per l’AeDES può compilare.
Attenzione però: la FAST non
vuole certificare l’abitabilità
o meno di un edificio, intende
piuttosto avere rapidamente
una mappa dei danni strutturali per organizzare il soccorso. Serve ad esempio per
sapere quanti container mettere a disposizione della po-
polazione delle diverse aree:
è una sorta di censimento
danni a livello superficiale,
saranno poi le schede AeDES
a definire e certificare le reali
condizioni di abitabilità, a
stabile dove mantenere gli
sgomberi e dove consentire
invece il rientro in casa”.
Comunque sia che si tratti di scheda
FAST o di scheda AeDES sulle
spalle del geometra finisce una responsabilità non da poco, soprattutto se guardiamo a questo terremoto così diverso dagli altri, nel
senso che stavolta dopo la prima
scossa di agosto ce n’è stata una a
ottobre ancora più forte…
“Sì ed è un particolare non di
poco conto, visto che, anche
se non è scritto sulle schede,
nei corsi abilitanti per compilarle ci è stato detto chiaramente di valutare lo stato
delle strutture portanti di un
edificio e di valutare se quello
stesso edificio possa reggere
una nuova scossa del medesimo grado di quello appena
registrato. Una valutazione
che entra in apparente contraddizione con quanto sta
accadendo ora. In verità noi ci
siamo comportati sempre, in
tutti i terremoti ove siamo
intervenuti, nello stesso
modo, ovvero privilegiando
sempre la prudenza e avendo
ben chiara la differenza tra un
danno importante, strutturale, e uno leggero, una crepa
o una fessurazione che non
mina la solidità strutturale
dell’edificio. Tra dichiarare
l’abitabilità o la non abitabilità insomma c’è sempre una
bella differenza e, nel dubbio,
scegliamo la maggiore sicurezza”.
Certo che questo terremoto anomalo crea più di un problema, probabilmente anche i sopralluoghi
debbono essere ripetuti, tanto lavoro va rifatto… Vorrei approfittare
però della presenza del collega Piero
Fiaccavento, che è anche un geologo, per chiedergli di spiegarci le
particolarità di questo sisma.
INTERVISTA
Nella pagina precedente, alcuni degli iscritti che hanno svolto l'attività di
volontariato sui luoghi del terremoto per il rilievo danno post-sisma con la
compilazione delle schede AEDES, da sinistra: Luigi Francesco Pedrali,
Riccardo Richini, Mirco Giuseppe Melchiori, Mario Lombardi, Renato Greci,
Ivano Bellini.
In questa pagina, il collega Italo Albertoni, coordinatore del gruppo di esperti
di Protezione civile del Collegio, introduce la riunione. Alla sua sinistra, il
Direttore della rivista Bruno Bossini.
“L’anomalia principale di
questo movimento tellurico
– spiega Fiaccavento – è che
siamo di fronte a un doppio
scivolamento della crosta terrestre. Da una parte ci sono le
regioni adriatiche che scivolano sotto gli Appennini puntando a Nord, e dall’altra ci
sono gli Appennini che scivolano sopra la costiera adriatica. E questo doppio movimento non si traduce, come
ad esempio nel caso del terremoto gardesano, in una
compressione di un territorio
con il graduale esaurimento
del movimento, ma in una
sorta di distensione delle
terre. Così ogni faglia mette in
movimento tutte le altre e
non consente agli esperti di
prevedere l’evoluzione e
neppure la probabile intensità dei fenomeni che seguiranno”.
Un bel guaio. Ma, torno a chiedere
a Fiaccavento, per considerare sicura una abitazione a quale livello
di intensità le strutture portanti
debbono resistere?
“Attenzione: tutte le costruzioni anche le anti-sismiche
possono subire danni e cadere. La più moderna e avvertita edilizia non è a prova
di terremoto, semmai l’obiettivo primario è che, anche in
caso di danni all’edificio, le
persone siano nella migliore
condizione per salvarsi,
quindi, ad esempio non vengano sepolte dal soffitto, non
rischino di essere travolte
dalle strutture portanti. Comunque, convenzionalmente, si ritiene che una
struttura anti-sismica debba
resistere, ovvero non diventi
pericolosa per la vita di chi ci
abita, durante un terremoto
di 7.8 gradi della scala Richter.
E gli studi specifici dimostrano che a questo livello di
sicurezza si può arrivare soprattutto grazie ai cosiddetti
dissipatori sismici, sistemi
ormai ben conosciuti in ingegneria, dunque pienamente
utilizzabili, ma che hanno
costi in molti casi decisamente elevati”.
Adesso ridarei la parola ai colleghi
reduci dal sisma per chiedere loro se
hanno potuto verificare se in quella
zona d’Italia, tanto spesso colpita
dai terremoti, erano stati fatti nel
recente passato interventi di adeguamento anti-sismico, e se hanno
retto alla nuova prova.
“Una valutazione generale è
impossibile, ma ad esempio
a Norcia abbiamo verificato
parecchi interventi di adeguamento effettuati dopo il
sisma del 1979. In più d’un
caso abbiamo potuto leggere
i progetti scoprendo che erano fatti con i fiocchi e che
erano poi stati realizzati come
testimoniavano tiranti, catene, iniezioni di rafforzamento. I problemi maggiori
sono nei centri storici, dove
gli interventi presentavano
problemi ben maggiori rispetto ad esempio a una casa
del dopoguerra o addirittura
a quelle costruite nell’epoca
del cemento armato. C’è tra
noi chi ricorda che le squadre
inviate all’Aquila per quel
terremoto erano incredule di
fronte alla sostanziale tenuta
dei quartieri più recenti, al
punto da chiedersi dove avesse colpito il sisma, per
scoprire poi distruzione e devastazione nei centri storici.
Anche stavolta ad andare in
macerie sono stati edifici
vecchi di centinaia di anni,
con muri a secco o a sacco,
ovvero costruiti con due paratie all’interno delle quali è
stato buttato materiale d’ogni
genere. Era un modo di costruire arcaico che oggi mostra tutta la sua vulnerabilità”.
E dove le vecchie abitazioni sono
state ristrutturate gli interventi vi
sono parsi corretti?
“Spesso purtroppo è proprio
qui il problema. Molti hanno
ristrutturato pensando che
bastasse il cemento armato a
risolvere ogni problema. Ma
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 9
INTERVISTA
il C.A. non è la panacea di tutti
i mali e non raramente finisce
per aggravare la situazione.
Abbiamo tutti negli occhi ad
esempio solette in cemento
armato appoggiate su vecchi
muri a sacco, che sono crollate sulle persone che abitavano quelle case, oppure
gronde di 40 centimetri con
cordoli enormi poco armati
che hanno letteralmente
strappato le vecchie strutture
aprendo voragini. Tanti lavori
mal progettati sui quali varrebbe la pena aprire una riflessione per capire che forse
è il momento di cambiare la
cultura dell’intervento di ristrutturazione, di capire che
l’errore più grave è quello di
appesantire la struttura vecchia, mentre si deve sempre
cercare di dare leggerezza,
magari usando il legno per le
coperture”.
E poi c’è il tema che spesso la salvaguardia di un bene storico mal si
concilia con la sua messa in sicurezza…
“A dirla tutta, verrebbe da
affermare che per rendere
sicura una casa del ‘500 nove
volte su dieci si dovrebbe
demolirla e ricostruirla, con
quali costi è facile immaginare. E spesso demolire e ricostruire un solo edificio non
basta. Proprio in questi giorni
uno di noi ha fatto il sopralluogo alla casa di un farmacista che abita in un centro
storico. Casa antica, ristrutturata e messa in sicurezza a
regola d’arte (con una spesa
ci ha detto di due milioni!)
che ha retto al sisma, non presenta rischi interni di rilievo,
ma che è sostanzialmente inagibile (e il farmacista è nei
10 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
container) perché le case addossate alla sua non sono
state ristrutturate e presentano un rischio gravissimo
anche per la casa del farmacista. Si può dire che con ogni
probabilità quella spesa di
due milioni ha salvato comunque la vita al farmacista,
ma ciò nonostante quello
resta fuori casa”.
Ecco quest’ultima frase, mi pare
possa servirci a passare dagli ele-
menti tecnici a quelli più strettamente umani delle vostre missioni
nelle terre colpite dal sisma.
“Sì, alla fine di quest’esperienza ti resta certo un gran
bagaglio professionale, tanti
crolli possono insegnarci
come costruire meglio le case
di domani, e non c’è nulla
come queste devastazioni a
convincerti della necessità di
costruire in un certo modo.
Ma i ricordi indelebili sono
innanzitutto nel rapporto con
le persone, in certi sguardi
pieni di paura anche dopo un
mese dalla scossa, nello
smarrimento degli adulti e
dei bambini, nel pianto e insieme nella voglia di riprendersi che tocchi ogni giorno
con mano, in chi ti sta accanto,
nelle case che visiti. È un’esperienza che segna nel profondo e che ti fa sentire utile,
certamente utile anche se
magari ti è sembrata poca
cosa. Gli aneddoti sono mille
e ciascuno di noi li conserva
gelosamente tra i suoi ricordi
più belli. Uno di noi raccontava ad esempio d’una famigliola con due bimbi che, nonostante la casa fosse agibile,
continuava a dormire in macchina proprio perché i più
piccoli avevano un autentico
terrore di nuove scosse. Si è
trattato allora di tornare nella
casa, rifare il sopralluogo
passo passo insieme a
mamma e papà, far capire
loro che si stava facendo con
il massimo scrupolo la verifica d’ogni elemento portante
per concludere insieme a
loro che la casa era sicura. E
poi la pazienza di spiegare ai
bambini, con un linguaggio
comprensibile anche per loro
che quella trave avrebbe
retto, che quella crepa non
era pericolosa, che quel calcinaccio non era un pericolo.
In queste situazioni spesso a
noi tecnici viene chiesto non
solo il parere dell’esperto,
ma con pazienza, spiegando
e rispiegando elementi persino banali, di donare a una
persona, a una famiglia, a un
bambino quel più di fiducia
che il terremoto ha spazzato
via”.
❑
Foto © Studio Eden
Il Presidente Giovanni Platto con il
coordinatore del gruppo di esperti di
Protezione civile del Collegio Italo
Albertoni (sopra) e con il Direttore
del Collegio Stefano Benedini (sotto).
DAL CONSIGLIO NAZIONALE
Bruno Bossini
V
alorizzare la professione di geometra,
ottimizzando e modernizzando le sue specificità
operative onde adeguarle
all’esigenza del mercato; garantire agli iscritti nel loro percorso professionale le tutele
assistenziali e previdenziali;
migliorare il loro percorso formativo adeguandolo alle disposizioni UE. Questi gli aspetti salienti del convegno
organizzato in totale sinergia
dal CNGeGL e dalla CIPAG
l’11 eil 12 ottobre scorsi a
Roma, che ha visto la presenza rappresentativa di tutti
i 110 Collegi italiani con i loro
dirigenti provinciali accorsi in
massa al Centro Congressi
Auditorium Antonianum.
La sala, gremita in ogni suo
posto, ha fornito un bel “colpo
d’occhio” della realtà operativa della nostra categoria e
del coinvolgimento dei suoi
dirigenti interessati a “cogliere” gli aspetti della nuova
Valore Geometra
Il convegno di categoria
a Roma
strategia di categoria proposte.
Due giorni di studio e di dibattito che hanno visto succedersi al tavolo dei relatori
anche rappresentanti di Enti
Territoriali nazionali, della
scuola, dell’università e delle
organizzazioni professionali
del lavoro. Non è mancata
una forte presenza della politica con gli interventi del Ministro di Grazia e Giustizia
Andrea Orlando, di quello
delle Autonomie e Affari Regionali Enrico Costa, dell’Onorevole Simona Malpezzi
della Commissione Istruzione della Camera e dell’Onorevole Maurizio Sacconi
che pur indisposto non ha
fatto mancare il suo contributo ai lavori congressuali.
Come dicevamo, tre i temi
trattati: l’Innovazione, il Welfare e la Formazione.
Sul primo argomento ampio
dibattito è stato dato alle novità digitali e al Bim, con l’ap-
profondimento di Pietro Baratono (Provveditore alle
Coop della Regione Emilia
Romagna) che ha incentrato il
suo contributo sui metodi e
modelli di digitalizzazione da
applicare ai processi progettuali che possono rendere il
futuro della professione più
ricco di prospettive migliorando la qualità del “suo progettare” con tutte le possibilità di interconnessione multidisciplinare sempre più indispensabile.
Roberta Vitale, Presidente
dell’ANCE Giovani ha invece
puntualizzato la necessità –
da parte della sua organizzazione – di una maggior integrazione con la nostra categoria, anche in previsione
dell’auspicato decollo del
Piano Italia sulla riqualificazione e ricostruzione sismica
del territorio e su quella non
meno importante relativa ai
dissesti geologici. Tutte materie queste di assoluta attualità.
Gabriella Alemanno, Cristiano Cannarsa e Antonio
Bottaro, in rappresentanza
rispettivamente dell’Agenzia
Entrate (Catasto), della Sogei
e di GeoWeb, hanno illustrato
le piattaforme digitali grazie
alle quali i loro Enti stanno da
tempo migliorando gli interventi di gestione sul territorio. Bottaro di GeoWeb – a
oggi più conosciuto per la sua
attività in ambito catastale –
ha in particolare messo l’accento sui nuovi sviluppi che
si stanno pianificando su temi
quali lo smaltimento dei rifiuti differenziati e le relative
necessarie certificazioni (che
ora si limitano al 10%), che
acquisteranno sempre maggior rilevanza per la nostra
categoria.
Il Presidente del CNGeGL
Savoncelli, introducendo
l’intervento del Ministro Orlando – suo conterraneo e amico da lunga data – vista
l’attualità della drammaticità
del terremoto di Amatrice (e
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 11
DAL CONSIGLIO NAZIONALE
Il Presidente Maurizio Savoncelli con
il Ministro Andrea Orlando.
Gabriella Alemanno, Vicedirettore
dell'Agenzia delle Entrate
e Roberta Vitale, Presidente ANCE
Giovani, intervistate da Maria
Concetta Mattei.
ancora non si era scatenato
quello ancor più devastante e
di magnitudo 6.5 di Norcia del
30 ottobre) ha voluto ribadire
l’importanza della presenza
dei geometri sui luoghi terremotati e del loro lavoro concertato con la Protezione Civile sulle verifiche di stabilità
dei fabbricati lesionati, per
poi ricordare la disponibilità
della categoria sui temi della
vulnerabilità sismica, un’attività essenziale da organizzare
una volta che le emergenze
saranno superate.
Il Ministro di Grazia e Giustizia, dichiarandosi molto
“vicino” ai geometri, dopo
aver richiamato l’impegno del
Governo sulla riforma del Processo Civile ormai informatizzato “rispetto alla Germania”
ha aggiunto “che ad esempio
si sta dibattendo per giungere a tale risultato”.
Ha anche accennato alla volontà del suo Ministero di
porre fine, finalmente, al problema degli onorari di esperti
valutatori in esecuzioni immobiliari che tanto tocca la
nostra categoria e ha auspi12 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
cato la riforma degli Ordinamenti Professionali le cui Categorie “devono – ha detto –
internazionalizzarsi, rendere
più trasparenti le loro attività
che dovranno obbligatoriamente essere basate su standard qualitativi”.
Il Presidente Amadasi, sul secondo tema trattato dal Congresso, si è dilungato sull’impostazione di un moderno
Welfare attivo che “non solo”
ha ribadito “dovrà essere garante del giusto sostegno previdenziale di fine carriera, ma
altresì seguire gli iscritti
giorno per giorno in tutte le
fasi della loro carriera, con incentivi ai giovani neo-iscritti
(a questo riguardo, si rimanda
all’articolo sulla “Garanzia
Giovani” di pag 16) ma anche
ai Collegi Provinciali per i
Corsi di Formazione Continua
e infine con i trattamenti sanitari sia gratuiti che alternativi
a pagamento”. Un programma
di vasta portata, da attuare in
sinergia con il Ministro del
Lavoro Poletti, che per essere
sostenibile necessita dell’im-
missione nella categoria di
almeno 25.000 nuovi geometri nei prossimi 10 anni.
Il suo Vice Diego Buono ha
fornito, a corredo di tale programma, i numeri significativi
della nostra categoria, quelli
che potranno garantire le strategie di sostenibilità della
CIPAG:
•105.000 iscritti all’Albo;
•90.000 iscritti alla Cassa;
•23 anni media di ingresso
alla professione;
•70 anni media di cancellazione dalla CIPAG;
•46 anni media di permanenza nella CIPAG;
•78.000 candidati Esame di
Stato negli ultimi 10 anni;
•41.000 esiti positivi Esame
di Stato negli ultimi 10 anni
(53% aventi diritto);
•23.000 neo-iscritti negli ultimi 10 anni.
L’Onorevole Maurizio Sacconi, benché – come dicevamo – influenzato, ha voluto
salutare i convenuti telefonicamente, cogliendo l’opportunità di ribadire l’importante
ruolo di sussidiarietà delle
Casse di Previdenza, che de-
vono essere sostenute nelle
politiche di tutela e salvaguardia dei redditi professionali che in un periodo come
quello che viviamo sono particolarmente condizionati dal
perdurare della crisi economica in atto. “Un’attività,
quella dei geometri – ha aggiunto – che per la sua poliedricità e polivalenza continua
comunque a mantenersi al
passo del mercato più di altre
professioni che hanno
sempre basato il loro PIL esclusivamente sulle costruzioni”.
L’ultimo tema, quello dei percorsi formativi, si è essenzialmente incentrato sulla novità
del Disegno di Legge n. 4030
del 9.9.16 già presentato alla
Camera dei Deputati: la
Laurea Triennale del Geometra.
I dati essenziali del dispositivo di legge, sono stati presentati dal Vicepresidente
del Consiglio Nazionale, Antonio Benvenuti.
Ecco i concetti essenziali:
• curriculum di studi “bloc-
DAL CONSIGLIO NAZIONALE
Un momento di una delle tavole rotonde. Da sinistra: Lello di Gioia,
Presidente della Commissione parlamentare di controllo sulle attività dei
gestori della Previdenza e Assistenza sociale, Alberto Oliveti Presedente
Adepp, il moderatore Francesco Giorgino, Fausto Amadasi Presidente CIPAG
e Maurizio Savoncelli Presidente CNGeGL.
Antonio Benvenuti, Vicepresidente CNGeGL, durante il suo intervento sul
Disegno di Legge 4030.
cato” sulle materie professionali del geometra ossia
le Costruzioni, la Topografia, l’Estimo e il Diritto;
•ciclo di studi 3 anni per 180
crediti;
•tirocinio 6 mesi di almeno
30 crediti;
•corso di Laurea abilitante,
che sostituisce l’Esame di
Stato ora obbligatorio;
•competenze professionali
del geometra da precisare
da parte del Governo entro
12 mesi dalla approvazione
definitiva della Legge.
L’Onorevole Flavia Malpezzi,
prima firmataria della proposta di legge sottoscritta da
altri 67 Deputati di maggioranza e di opposizione, ha
dichiarato nell’intervista seguita all’intervento di Benvenuti “che la legge è stata frutto
di una sorta di intesa trasversale, che ha coinvolto molti
dei partiti rappresentati alla
Camera”. Ha poi proseguito
spiegando che “la legge,
molto agile, mette finalmente
ordine riguardo al processo
formativo dei geometri, adeguandolo ai dettami della UE
sull’importante tema della
professionalità dei tecnici intermedi”.
Si prospettano tre anni,
quindi, di studio professionalizzante impostato sulla base
di esperienze da tempo attuate sia in Germania che in
Francia. La legge – che ha avuto il plauso sia della Scuola
Superiore che dell’Università
– si inserisce nella logica di
garantire al mondo del lavoro
nuove e moderne professionalità, pronte ad accedervi
con tutte le necessarie qualità per una immediata operatività già a 21/22 anni.
“Un disegno di legge, questo
– ha concluso l’onorevole –
che obbliga il Governo a fare
finalmente chiarezza, dopo
decenni di inascoltate richieste da parte dei geometri,
sulle competenze della nostra categoria, ed entro 12
mesi dalla sua adozione”.
Sarà la volta buona? I geometri se lo augurano vivamente.
Sul tema della nuova formazione universitaria hanno
anche preso la parola Maria
Garito (Rettore dell’Università Telematica Uninettuno),
Angelo M. Tarantino (Presidente del Corsi di Ingegneria
Civile dell’Università di S.Marino) e Corrado Sancilio (Preside dell’Istituto Bassi di
Lodi), sulla loro esperienza
diretta di corsi universitari
triennali per geometri già in
corso di svolgimento. Una
sorta di anticipazione della
Legge 4030, che attualmente
– come dicevamo – è in attesa
di approvazione alla Camera.
I lavori si sono conclusi con
l’intervento dell’Onorevole
Enrico Costa, che ha messo in
evidenza come le professioni
tecniche e le imprese di fatto
costituiscano anch’esse la
base dello sviluppo dell’economia e sulla necessità che i
loro interventi si possano
semplificare con il miglioramento dei rapporti tra Stato e
Regioni che dovranno anche
uniformarsi ai dettami della
UE. “Non più – ha detto – italiani professionisti di serie A e
di serie B”. I professionisti, ha
aggiunto “Non chiedono fi-
nanziamenti, ma chiarezza
legislativa e gravami burocratici non onerosi”.
Il convegno di categoria ha
dunque rappresentato un
momento di ampio respiro
sulle tematiche più attuali
della nostra professione, che
intende mettere in campo
tutte le sue potenzialità operative cogliendo le opportunità che vengono dall’innovazione dei mezzi e delle procedure per metterle a frutto di
quei geometri che con lungimiranza riusciranno a farle
proprie.
Se ancora, infine, ci fosse stata
la necessità di dimostrarlo,
dal Convegno è emersa la
chiara sintonia operativa tra i
nostri massimi Enti Nazionali,
insieme all’evidenza di
quanto ciò possa risultare importante per la definizione
delle strategie a favore della
categoria, nella costante ricerca di un “futuro” per i geometri iscritti ma anche sopratutto per coloro che negli anni
prossimi andranno a costituirne la linfa vitale.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 13
DAL CONSIGLIO NAZIONALE
News
Le misure di finanziamento attive
a sostegno dei liberi professionisti
Per la categoria dei geometri nuove possibilità di finanziamento e sostegno
agli investimenti attraverso programmi, progetti di ricerca e azioni di formazione che contribuiscono alla crescita e allo sviluppo professionale. Grazie
alle misure e agli incentivi previsti si aprono interessanti occasioni di crescita lavorativa e imprenditoriale.
Gli analisti di GEOWEB S.p.A hanno effettuato il consueto monitoraggio mensile per facilitare gli iscritti ad orientarsi tra le opportunità offerte da specifici
bandi attivi. Sono 17 i bandi di interesse per la categoria selezionati.
• Selfiemployment - Fondo rotativo nazionale di Invitalia: finanziare l’avvio di
piccole iniziative imprenditoriali attraverso finanziamenti agevolati.
• Investimenti in infrastrutture per sviluppo agricoltura e silvicoltura della
Regione Sicilia: realizzare soluzioni progettuali atte a minimizzare gli impatti
negativi sull’ambiente e sul paesaggio. L’investimento interessa la costruzione ex-novo e/o la ristrutturazione di strade.
• Miglioramento dei fabbricati di alpeggio della Regione Piemonte: sostenere
gli investimenti per il mantenimento e il miglioramento della funzionalità dei
ricoveri di alpeggio.
• Design per le imprese della CCIAA di Vibo Valentia: concedere contributi alle
imprese, per la realizzazione di progetti atti ad incentivare il miglioramento
delle attività produttive territoriali.
• Capitalizzazione di nuove imprese o di imprese innovative da costituire Anno 2016 della Provincia Autonoma di Bolzano: favorire la capitalizzazione
di imprese innovative in fase di avviamento, creando valore aggiunto in Alto
Adige.
• “Insight” - Percorso di validazione dall’idea al business model di Sardegna
Ricerche: avviare un’attività di scouting finalizzata alla identificazione e
valorizzazione delle migliori idee imprenditoriali, per generare business innovativi e profittevoli.
• Assegno di ricollocazione della Regione Toscana: guidare il destinatario in
un percorso di uscita dallo stato di disoccupazione nel più breve tempo
possibile.
• Interventi per la bonifica da amianto: contribuire alla tutela e alla salvaguardia della salute e dell’ambiente, attraverso l’adozione di misure straordinarie
tese a promuovere e a sostenere la bonifica dei beni e delle aree contenenti
amianto.
• Infrastrutture nei Piani per gli Insediamenti Produttivi (PIP) della Regione
Campania: finanziare interventi infrastrutturali per il recupero, la valorizzazione, la razionalizzazione delle aree di insediamento produttivo, per l’attrazione
di investimenti produttivi e la reindustrializzazione.
• Training per competere - Formazione continua in azienda della Regione
14 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
Campania: sostenere e orientare progetti formativi aziendali e pluriaziendali al
fine di sviluppare la competitività delle imprese campane.
• Azione chiave 3: partenariati IFP-imprese su apprendimento basato sul lavoro
e attività di apprendistato – Invito a presentare proposte della Commissione
Europea: colmare il divario tra il mondo dell’istruzione e quello delle imprese,
rendendo l’istruzione e la formazione più aderenti alle esigenze del mercato del
lavoro.
• Calabria - Favorire la partecipazione a Horizon 2020 di Calabria Europa: accrescere il livello di apertura europeo e internazionale delle PMI calabresi.
• Mobilità sostenibile e intelligente della Regione Lazio: rafforzare la competitività del tessuto produttivo laziale, in coerenza con le aree di specializzazione
della Smart Specialisation Strategy, tramite il co-finanziamento di progetti
imprenditoriali innovativi realizzati da imprese, singole e associate.
• Demonstration of smart transmission grid, storage and system integrationtechnologies with increasing share of renewables della Commissione Europea:
mostrare nuove prospettive in termini di condivisione e di risorse, come ad
esempio, la produzione, lo stoccaggio, il commercio e la gestione di energia
elettrica da fonti rinnovabili, attraverso le frontiere.
• Formazione strategica: cinque bandi per cinque filiere della Regione Toscana:
finanziare interventi per la formazione strategica.
• Progetti volti a migliorare l’attrattività turistico-culturale della Regione Emilia
Romagna: finanziare progetti volti alla promozione e all’accrescimento dell’attrattività turistica e culturale, al fine di generare nuova occupazione.
• Supporting “smartelectricmobility” in cities della Commissione Europea: sostenere la creazione di infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici.
Vengono segnalati, inoltre, due articoli di interesse per i professionisti:
1. Fondi Ue ai Professionisti, stop all’esclusione dai Bandi Regionali;
2. P.I.U.’ Europa - Fondi per rigenerazione urbana.
Il monitoraggio completo è disponibile su “Geometri in Rete” nell’area del sito
GIR dedicata ai bandi europei
(Fonte: www.cng.it)
Foto © ginasanders / 123RF Archivio Fotografico
Equiparati alle piccole e medie imprese secondo la normativa europea e
italiana, i liberi professionisti sono destinatari di finanziamenti agevolati,
volti alla crescita e all’individuazione di nuove opportunità di lavoro in ambito comunitario, nazionale e regionale
DALLA CASSA DI PREVIDENZA
News
Cassa Previdenza Geometri: approvato bilancio previsione 2017
Il bilancio di previsione 2017 della Cassa Italiana di Previdenza e Assistenza dei Geometri (CIPAG), approvato dal Comitato dei Delegati, presenta un risultato economico positivo di 18,6 milioni di euro (19,1
milioni di avanzo dell’aggiornamento 2016).
La gestione previdenziale presenta un saldo attivo di 31,3 milioni di euro (+10,4% rispetto all’ultimo
aggiornamento) e un rapporto tra i contributi complessivi (al netto delle contribuzioni di maternità) e la
spesa complessiva per pensioni pari a 1,070. Le entrate contributive previste per il 2017 ammontano a
538,8 milioni di euro e sono in crescita di quasi 29 milioni di euro rispetto al 2016 (+5,7%). Le entrate per
sanzioni, oneri accessori e interessi sui contributi sono state previste in complessivi 36,6 milioni. Aumenta
anche l’ammontare delle prestazioni erogate, che passa da 492,2 milioni a 512,7 milioni di euro (+4,2%).
I costi di amministrazione sono stati nel complesso stimati in 21 milioni di euro con un incremento
dell’1,7% rispetto al precedente esercizio.
“Nonostante la crisi economica che, nel nostro settore, ha eroso i livelli occupazionali e di reddito, sommata all’invecchiamento della popolazione e ai tassi di interesse al minimo, i conti sono in sicurezza
anche nel lungo termine”, commenta Fausto Amadasi, Presidente CIPAG, che aggiunge: “oltre ai numeri
stiamo lavorando, per favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro e per l’aggiornamento dei
professionisti ai nuovi contesti, grazie ad un approccio sempre più orientato al welfare attivo”.
Da una analisi condotta da CIPAG emerge infatti che i redditi dei geometri con una formazione specialistica, nei primi 5 anni, crescono più rapidamente e raggiungono il livello dei redditi medi della categoria.
La CIPAG sta collaborando insieme al Consiglio Nazionale dei Geometri per fornire, grazie al programma
Garanzia Giovani del Ministero del Lavoro, un aiuto concreto ai giovani professionisti in attesa di avere
l’opportunità di avviare un’attività lavorativa, sostenendo, in particolare, attraverso i collegi territoriali,
l’attivazione di percorsi per l’autoimpiego e l’autoimprenditorialità.
In occasione del Comitato è stato inoltre annunciato il completamento dell’Anagrafe Unica Geometri,
avviata insieme al Consiglio Nazionale dei Geometri e ai Collegi provinciali, con l’obiettivo di velocizzare e
semplificare la trasmissione e l’aggiornamento dei dati degli iscritti.
(Fonte: ufficio stampa CIPAG)
Novità: versamento dei contributi con carta di credito
senza costi di commissione
Il versamento dei contributi con carta di credito VISA/Mastercard - attraverso il “Portale dei Pagamenti” diventa più semplice ed economico con l’addebito del solo onere della rata senza ulteriori costi di commissione.
Per chi ancora non utilizza la modalità di pagamento con carta di credito è possibile effettuare facilmente
la variazione accedendo al “Portale dei Pagamenti”, nell’area riservata del sito web CIPAG, cliccando sul
nuovo servizio “Cambia modalità pagamento rateizzazione”.
Rimane invariata invece la commissione per chi ha optato per il circuito Postale.
Per ulteriori informazioni è possibile (cliccando Cassa Italiana Previdenza e Assistenza Geometri > CIPAG
per te > Contatta la CIPAG) contattare la Cassa selezionando una delle modalità di assistenza messe a
disposizione degli iscritti.
(Fonte: www.geometrinrete.it)
CIPAG
sempre più vicina
agli associati!
Si segnala che dal 3 Ottobre si è
ampliato il servizio di assistenza
agli iscritti della Cassa Italiana
Previdenza e Assistenza Geometri.
Oltre alle aree presenti sul sito
www.cipag.it dedicate alle Guide
esplicative (http://www.geometrinrete.it/it/cassa/cassa-geometri#guide) ed alle FAQ (http://
www.geometrinrete.it/it/cassa/
cipag-per-te/faq) – che rispondono alle domande più frequenti agli
iscritti – un nucleo di operatori
esperti in materia previdenziale
fornirà assistenza attraverso il
Contact center online (http://
www.geometrinrete.it/it/cassa/
cipag-per-te/contatta-la-cipag/
assistenza-online), un canale privilegiato presente nell’area riservata del sito www.cipag.it, accessibile in qualsiasi momento e dove
è possibile inviare quesiti sulla
propria posizione previdenziale.
A tutto questo si aggiunge la possibilità di prenotare online un
appuntamento presso la sede di
Roma (http://www.geometrinrete.it/it/cassa/cipag-per-te/contatta-la-cipag/fissa-un-incontro)
o prenotare un appuntamento
telefonico (http://www.geometrinrete.it/it/cassa/cipag-per-te/
contatta-la-cipag/chiama-la-cipag) per ricevere informazioni in
merito alla propria posizione previdenziale con un consulente esperto.
Con l’occasione ricordiamo l’indirizzo di P.E.C. della CIPAG:
[email protected].
(Fonte: http://www.cipag.it)
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 15
DALLA CASSA DI PREVIDENZA
La Garanzia Giovani
della Cassa di Previdenza
I
nteressanti e di grande
attualità i contenuti
della nuova proposta
in aiuto ai giovani neo-iscritti,
“che intende – come sostiene
il Presidente Amadasi – mettere a disposizione dei neo-iscritti che intendono accedere alla professione, gli strumenti necessari al fine di agevolarne l’accesso all’Albo”.
Parliamo della Garanzia-Giovani: un’opportunità concreta
di avvicinamento al mondo
professionale che raggiungerà una platea di almeno
16.000 geometri under 29 (401
dei quali bresciani) già abilitati, molti dei quali in possesso di partita IVA che si trovano ancora in una situazione
di “stallo” in riferimento alle
loro aspettative lavorative.
Giovani da tempo alla ricerca
di una soluzione anche temporanea che consenta loro di
sperimentare la quotidiana
16 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
operatività della professione.
Una lodevole iniziativa del
nostro Ente Provvidenziale
che si colloca in quel ampio
welfare attivo da esso propugnato e ribadito anche all’ultimo convegno di categoria,
quello che si è tenuto a Roma
ad ottobre, dal titolo “Valore
geometra, sfida del lavoro e
strumenti per crescere”.
I Consiglieri e Presidenti lombardi erano stati accolti dal
Presidente di Milano presso
la sala San Sicario della Basilica per ascoltare e dibattere
gli interventi del Presidente
CIPAG Fausto Amadasi, del
suo Vice Diego Buono e del
Consigliere CNGeGL Cesare
Galbiati.
Veniamo al sunto dei lavori.
Della proposta Garanzia-Giovani si è parlato con dovizia di
particolari e conseguente dibattito nella riunione indetta
a Milano dalla Consulta Regionale Lombarda il 28 ottobre per i dirigenti di categoria della nostra regione
presso la prestigiosa sede del
Collegio di Milano, ubicata –
per chi non lo sapesse – nell’ex
canonica di uno dei complessi
monumentali storicamente
più titolati di Milano: la Basilica di S.Ambrogio.
La nuova proposta della
Cassa si inserisce nel piano
europeo da tempo attivato
dall’UE sulla lotta alla disoccupazione giovanile, che in Italia purtroppo – anche a
causa delle diverse normative regionali in materia e
della scarsa produttività dei
Centri di rimpiego – stenta a
produrre quei frutti che il perdurare della crisi edilizia renderebbe invece impellenti e
necessari. Sui 103 milioni di
Euro già stanziati dall’Europa,
ne sono stati utilizzati solamente nel nostro paese 1.3.
Il nostro Ente Previdenziale
per ovviare a tutto ciò ma
anche nell’intento di “ricondurre” il piano di aiuto europeo ai giovani, alla specificità della nostra categoria, ha
definito con il Ministero del
Lavoro un protocollo d’intesa
– che attende a breve la firma
definitiva – in base al quale la
CIPAG sostituendosi di fatto
alle Regioni, come ha assicurato il Presidente Amadasi
“potrà rapportarsi direttamente con il Ministero”.
Fruitori e beneficiari del progetto sono i cosiddetti NEET
(Not in Education, Employment or Training): i neo-geometri under 29 già abilitati ma
allo stato disoccupati. Restano esclusi invece coloro
che stanno già esercitando il
tirocinio professionale presso
enti, imprese o studi tecnici.
DALLA CASSA DI PREVIDENZA
Diego Buono (Vicepresidente
CIPAG), Fausto Amadasi
(Presidente CIPAG), Cesare
Galbiati (Consigliere CNGeGL) e
Renato Ferrari (Consigliere CIPAG
e Presidente del Collegio Geometri
della Provincia di Bergamo) al tavolo
dei relatori.
Tabella con il numero dei neoiscritti divisi per genere
SESSO
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015
TOTALE
F
552
481
490
415
424
358
377
355
277
225
3.954
M
2.247
2.211
2.240
1.977
1.866
1.730
1.869
1.665
1.431
1.159
18.395
TOTALE
2.799
2.692
2.730
2.392
2.290
2.088
2.246
2.020
1.708
1.384
22.349
Tabella con suddivisione per Regione dei destinatari della proposta
Abilitati 2013/2015
Iscritti Albo
Iscritto con P.Iva
Totali
ABRUZZO
381
16
160
557
BASILICATA
128
6
40
174
CALABRIA
693
50
135
878
CAMPANIA
1.266
98
280
1.640
EMILIA ROMAGNA
696
47
284
1.027
FRIULI VENEZIA GIULIA
171
9
99
279
LAZIO
940
79
376
1.395
LIGURIA
369
10
195
574
LOMBARDIA
1.305
87
553
1.945
MARCHE
373
15
157
545
MOLISE
123
26
43
192
PIEMONTE
760
33
454
1.247
PUGLIA
855
44
318
1.217
SARDEGNA
297
13
64
374
SICILIA
958
118
177
1.253
TOSCANA
865
78
394
1.337
TRENTINO ALTO ADIGE
98
11
43
152
UMBRIA
376
10
87
473
VALLE D'AOSTA
24
0
12
36
VENETO
760
64
313
1.137
TOTALE
11.438
810
4.184
16.432
Garanzia-giovani garantisce
ai beneficiari, per 6 mesi, un
rimborso spese di 300 euro
mensili – cifra alla quale il datore del tirocinio dovrà aggiungere una cifra mensile
variabile da regione a regione
(per la Regione Lombardia
dovrebbe trattarsi di circa
100/200 Euro mensili).
La formazione professionale
del tirocinante prevede un
“accompagnamento” all’impiego o all’auto imprenditorialità rappresentato da un
percorso formativo di 60 ore
sulle competenze necessarie
alla professionalità, cui si aggiungono ulteriori 20 ore di
assistenza per la redazione di
un business-plan sulla prescelta attività professionale.
Corsi formativi che saranno
organizzati dai Collegi Provinciali, ai quali il Piano di aiuto
europeo garantirà un contributo di 117 euro per ogni ora
di lezione unitamente a 0.60
euro per ogni corsista.
Quest’ultimo contributo non
sarà direttamente devoluto ai
Collegi che sceglieranno di
intraprendere detta attività
formativa, ma bensì ad una
Fondazione che essi dovranno all’uopo costituire.
Ai Collegi Provinciali spetterà
anche l’onere di costituire e
tenere aggiornata una Banca
dati dei possibili fruitori del
progetto, mettendo a disposizione un garante che faccia
da collegamento tra la struttura provinciale e la Cassa Nazionale di Previdenza. A
quest’ultima ultima spetta
l’onere di raccordo con il Ministero del Lavoro, anche in
concorso con il Consiglio Nazionale. Attraverso un
pre-screening sui data base
degli iscritti si potrà giungere
all’invio per i beneficiari idonei di una convocazione
ufficiale presso la sede del
Collegio Provinciale di competenza.
Un’operazione non di semplice gestione, dunque,
quella della garanzia-giovani.
Sarebbe però quanto meno
scoraggiante che a una fattiva
proposta della UE volta a risolvere il problema della disoccupazione giovanile, e a
un impellente necessità della
nostra Cassa di garantirsi quei
25.000 nuovi iscritti per i prossimi 10 anni onde pianificare
la sua sostenibilità previdenziale, questo lodevole progetto si rivelasse un insuccesso.
Ne andrebbe della credibilità della nostra organizzazione professionale e sarebbe un duro colpo per le
prospettive future di accesso
alla professione dei neo-geometri. ❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 17
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Foto © Studio Eden
Anche quest'anno
il Collegio di Brescia
sostiene i Caschi Bianchi
B
rescia per la seconda volta, è stata
scelta come polo
formativo dell’edizione 2016
del progetto “Caschi Bianchi:
interventi umanitari in aree
di crisi”. I 48 ragazzi provenienti da diverse regioni (Lombardia, Friuli Venezia Giulia,
Veneto, Puglia, Sicilia,
Marche, Trentino, Emilia Romagna, Piemonte, Molise e
una partecipante dal Portogallo) sono stati impegnati in
una settimana “full immersion” di preparazione al
Servizio civile realizzata
dalle ONG bresciane MMI
(Medicus Mundi Italia),
Scaip (Servizio Collaborazione Assistenza Internazio18 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
nale Piamartino) e SVI
(Servizio Volontario Internazionale) con Fondazione
Tovini e coordinata da Focsiv
(Federazione degli Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario).
La storia del Servizio Civile,
il ruolo della comunicazione
Nord/Sud, la gestione dei
conflitti interpersonali e
dell’affettività, e l’approccio
interculturale sono solo alcune delle tematiche affrontate durante la formazione
attraverso una metodologia
partecipativa, la simulazione
role playing e alcune testimonianze.
Nella mattinata del 14 ottobre i 48 ragazzi hanno ef-
fettuato una visita a Palazzo
Loggia curata dal FAI con
saluto dell’amministrazione
comunale rappresentata
dall’Onorevole Del Bono,
Sindaco della Città di
Brescia, e del Presidente del
Collegio Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Brescia che ha donato i caschetti bianchi protettivi, simbolo della figura
del volontario “costruttore di
ponti” di pace. L’incontro è
stato preceduto dal momento commemorativo
nella sottostante piazza, con
un omaggio al memoriale dei
caduti della strage sotto il
quale verrà posato un casco
bianco per stimolare ad una
riflessione sul tema cruciale
della pace, seguito da un
originale saluto alla città: il
lancio dei caschetti bianchi
in aria.
Il Servizio Civile è un’esperienza concreta di solidarietà
internazionale che ha l’obiettivo di stimolare un senso
di cittadinanza attiva nei volontari dai 18 ai 28 anni; oltre
alla crescita personale si
tratta di un’occasione rivolta
ai giovani per sperimentare
e rafforzare le competenze
tecnico/professionali
rispetto alla conoscenza
delle tematiche Nord-Sud e
agli specifici progetti in cui
saranno impiegati.
Dei 48 Caschi Bianchi, 23
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Alcuni momenti dell'incontro
con i "Caschi Bianchi".
sono destinati all’anno di
servizio in Italia, mentre i
restanti 25 si metteranno a
disposizione per dodici
mesi a partire da questo autunno, in aiuto ad alcuni tra
le aree più problematiche al
mondo: America Latina, Est
Europa e Africa.
Il gruppo che presterà
servizio per le realtà bresciane all’estero è così com-
posto:
•10 per lo SCAIP in Brasile,
Cile e Mozambico
•10 per lo SVI Brasile, Venezuela, Colombia, Uganda e
Romania
•2 per MMI in Mozambico
•2 per Fondazione Tovini in
Ecuador.
Quattro sono invece i giovani
che presteranno servizio per
le realtà bresciane negli uffici locali di MMI, SCAIP, SVI e
Fondazione Tovini.
I restanti presteranno
servizio per altre realtà nazionali e internazionali: per
CVCS (di Gorizia); COE (di
Milano), CELIM: (di Milano),
ASPEM (di Cantù), ACCRI (di
Trieste) e MLFL (di Lodi).
Le Ong bresciane seguiranno i volontari durante
tutta la loro esperienza,
guidando concretamente
il loro lavoro, affiancandoli
nelle problematiche quotidiane di relazione con il personale già presente e aiutandoli nell’inserimento. Il contratto prevede 12 mesi di lavoro retribuito dallo Stato
Italiano, utile anche come
esperienza fattiva nel mondo
della lavoro e della cooperazione internazionale.
Come l’anno passato, a fine
della mattinata il gruppo si è
ritrovato presso la sede del
Collegio di piazzale Cesare
Battisti 12 per un saluto e un
momento di riflessione condivisa, particolarmente gradito dai ragazzi che hanno
potuto ascoltare una esperienza pratica di realizzazione di un complesso per
l’accoglienza dei ragazzi, su
alcuni compiti che i volontari
andranno a svolgere; l’incontro quest’anno è stato
realizzato grazie alla preziosa
collaborazione del geometra
Angelo Gabriele Manenti, da
molti anni coinvolto in iniziative di volontariato in Brasile. ❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 19
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Angelo Brunelli
Le memorie
di un ottuagenario
Prima parte
A
lla soglia
dell’ottantaduesimo
anno di
età, dalle mani del Presidente del Collegio
Geometri e Geometri
Laureati della Provincia di Brescia, per il
sessantesimo di iscrizione all’Albo, il 10
giugno 2016 ho ricevuto
medaglia e attestato
“in segno di riconoscimento per l’attività
svolta”.
Nel corso dei festeggiamenti ho avuto l’occasione di raccontare alla
signora Luisa, giovane
storica segretaria del
Collegio, alcuni episodi della mia passata
attività, in prevalenza
svolta nel campo della
topografia. Risultato:
perché non scrive
qualche appunto, attingendo ai suoi ricordi? Grazie signora Luisa!
Devo confessare che il dover
mettere su carta alcuni ricordi, mi ha stimolato nella
ricerca di “diari”, fotografie,
appunti: sono ringiovanito di
molti lustri. Dunque, in
queste pagine racconto di
persone con cui ho vissuto,
organizzazione delle attività,
strumentazione utilizzata,
luoghi indimenticabili.
Il mio primo pensiero va al
geometra Giambra, scomparso nel 2012: inseparabile
amico e competente/esigente maestro. Egli è stato
mio compagno di scuola fin
dalle “medie” e poi fino al
diploma. Svolgeva da tre
20 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
anni attività topografica
presso una ditta bresciana
quando, nel 1956, mi chiese
la disponibilità a collaborare
in rilievi topografici da svolgersi in Trentino. Questo è
stato l’incipit della nostra avventura continuata ininterrottamente per oltre mezzo
secolo.
Fra i molti collaboratori (in
certi periodi abbiamo superato il numero di 30 impiegati) due, in particolare, i
preziosi geometri che ci
hanno seguito dalla data del
loro diploma alla data della
loro pensione: il geometra
Danesi e il geometra Trettel ,
che avrò l’opportunità di citare nei miei ricordi.
L’organizzazione delle nostre attività è diretta conseguenza della strumentazione
utilizzata che abbiamo cercato di tenere costantemente
aggiornata sia per le attività
in campo, sia per il calcolo e
per la restituzione degli elaborati.
Ricordo con piacere e con
“orgoglio” gli inizi delle mie
attività.
Lungo i circa 150 km del progettando Canale Emiliano
Romagnolo, da Sant’Agostino di Reno a Ravenna, ho
posto in opera circa 300 capisaldi di livellazione, buona
parte in periodo invernale.
Preso a nolo un “mosquito”,
ho caricato sulle spalle lo zainetto con le tavolette IGM al
25000 e la carta da schizzi e al
manubrio un secchio con
mazzetta, scalpello, barattolo di vernice rossa e pennello (cemento e sabbia li
reperivo lungo il percorso).
Per oltre due mesi (eravamo
negli anni 1958/1960: si sospendeva il lavoro solamente una domenica ogni 15
giorni) ho percorso le campagne emiliano romagnole
(due o tre volte mi sono trovato in un fosso-asciutto,
perché gelato!) materializzando un caposaldo ogni 500
metri circa, in corrispondenza
di manufatti e cascine. Meravigliose, le donne di campagna: vedendomi lavorare
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Nella pagina precedente.
Somalia: due nostri/nostre
canneggiatori
In questa pagina.
Anno 1977 il centro di calcolo della
neonata Tecma srl.
Il geometra Trettel sull'Adamello
(cima Venezia).
al freddo e, talvolta, sotto la
neve, mosse a
pietà, mi “costringevano”
ad entrare in
casa/cascina e
ad assaggiare
le tagliatelle
fatte in casa,
condite con il
ragù che cuoceva sul fuoco
dal giorno precedente.
N.B. La livellazione veniva
eseguita successivamente
e ad inverno
superato, con
livelli e stadie
a doppia scala:
non esistevano Autolivelli. I
dati delle letture venivano
scritti su appositi “libretti”
sui quali, in seguito, venivano eseguiti i calcoli e riportati dislivelli e quote: attività
che, di norma, veniva svolta
dall’operatore la sera stessa
e, di seguito, verificata da
una persona terza.
Indimenticabili i rilievi propedeutici alla progettazione
dell’Autostrada del Brennero da Modena a Bolzano
per circa 250 km: rilievi topografici e immediatamente
successivo tracciamento
degli assi e degli ingombri. I
distanziometri non esistevano. Tutte le distanze, ripetute “in avanti” e “in dietro”
(e, se necessario, una terza
volta) venivano misurate con
nastro metallico: per chi non
l’ha provato, penso che sia
difficile immaginare la fatica
sopportata, specie nel pe-
riodo invernale, con la neve e
la necessità di attraversare
aree coltivate a vigneto e/o a
frutteto. Il Progettista “raccomandava” la precisione centimetrica, specie nella picchettazione delle curve e dei
relativi raccordi clotoidali.
Il primo distanziometro, ad
infrarossi, ci è stato consegnato da Kern Italia, a titolo
sperimentale, nel 1974: è
stato impiegato nelle misure
“ad alto rischio” sull’Adamello (una fotografia riprende il geometra Trettel
impegnato sulla vetta di
Cima Venezia).
Autostrada Brescia-Verona:
la ricordo, in particolare,
perché per la prima volta
nella nostra carriera abbiamo
sperimentato la restituzione
grafica delle sezioni trasversali che veniva eseguita a
Trento nello Studio del Progettista. Scrivevamo i dati
dei punti di sezione rilevati
su moduli forniti dal Progettista a cui li inviavamo per
posta, in modo che fossero
inseriti nel Calcolatore dal
personale dello studio. Settimanalmente chi di noi aveva
eseguito il rilievo andava a
Trento a verificare la corrispondenza del grafico alla
sezione rilevata. Il calcolatore occupava una intera
stanza (rinfrescata dal condizionamento).
Nel 1977 sono stato promotore della costituzione della
Tecma Srl: con l’apporto dei
nuovi soci è stato costituito il
centro di calcolo, con l’elaboratore Digital 11/70 allocato
in ambiente condizionato.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 21
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Brunelli nell'oasi di Aouzou (Ciad)
ai piedi del Tibesti
E ora, riprendo a parlare di
me.
Ho eseguito rilievi topografici e tracciamenti inerenti a
strade, ad aeroporti, ad aree
interessate da impianti di irrigazione, ecc. Gran parte di
questi lavori li ho svolti, oltre
che in Italia, in Libia, in Somalia, in Algeria, per centinaia di chilometri.
Ricordo con particolare simpatia l’impiego della stazione totale AGA 710 in Libia:
i primi giorni del suo impiego
ci è stata sequestrata, perché
le Autorità, informate dell’emissione di raggio laser, temevano che questo potesse
nuocere ad animali e/o persone: abbiamo dovuto richiedere all’AGA un certificato che ne attestasse l’innocuità. Stavamo eseguendo
rilievi in pieno deserto, con
temperature che superavano
i 45 gradi. Sorpresa: il nastro
(cartaceo) anziché venire
perforato, usciva con i fori
“continui” (strisce) e, pertanto, inutilizzabile. Abbiamo dovuto richiedere
all’AGA nastri metallici.
Credo di poter dire che,
anche in questa occasione,
siamo stati ottimi collaudatori!
Annoto particolari rilevamenti eseguiti per la progettazione e per l’installazione
di Ponti Radio.
Fra questi, in particolare, cito
i collegamenti:
•Milano - Novara - Gattinara
- Torino;
•Monreale - San Giuseppe
Iato (sommità di “Punta
della Vecchia”) - Enna Cammarata - Catania;
22 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
•Verona - Bosco Chiesa
Nuova - Paganella (Tn) Bolzano - Plan de Corones
- Cima Gallina (Vipiteno),
fra le montagne da me più
amate.
I “puntamenti” venivano talvolta verificati mediante
“specchiature” (credo che
siano metodologie oggi demodè, poco dissimili dai segnali di fumo utilizzati dagli
indiani), metodo che abbiamo utilizzato anche per il
Ponte Radio determinato in
Libano nel 1974 per i collegamenti Nabatieh - Tiro - Sidone - Beirut – Tarabulus.
Qui devo soffermarmi su un
particolare avvenimento: il
28 maggio, mentre viaggiavo
con l’auto dell’Azienda di
Stato da Beirut a Tarabulus,
dalla radio ho avuto notizia
che a Brescia era scoppiata
una bomba, con decine di
morti e di feriti. Mi sono precipitato nel più vicino al-
bergo per telefonare a casa (i
navigatori satellitari non esistevano), in effetti mia moglie mi diceva di aver sentito
un grande botto, ma non era
in grado di dirmi di che cosa
si trattasse. La sera, poi, a
Beirut, abbiamo avuto notizie dettagliate di quanto
avvenuto, rassicurati comunque che non erano state
coinvolte le nostre famiglie:
con me, a condividere la
stessa preoccupazione, c’era
il geometra Danesi.
Il ricordo di questa giornata
mi spinge a ricordarne
un’altra.
Per lavori topografici molto
estesi, da più anni stavamo
lavorando nell’oasi di Giufra
(Libia). Un giorno sono stato
avvisato dall’Ufficio Postale
che, tramite un telegramma,
ero stato cercato dall’Italia; il
telefono più vicino era ad Abugrei (circa 290 km a Nord di
Giufra). Ho atteso con immaginabile ansia il venerdì
(giorno festivo) per andare al
posto telefonico e l’informazione ricevuta fu: “Telefono
kassura (rotto)”. Sono rientrato a Giufra e mi sono tenuto l’ansia per altri otto
giorni.
Provvidenziale, in quei
giorni, fu la conoscenza di un
fabbro nell’oasi di Kufra, a 20
km ad Ovest dalla nostra casa
di Waddan: diceva di avere
imparato, in tempo di guerra
(‘43-’45), a riparare automezzi, anche fuori-strada, da
militari dell’Organizzazione
TODT (tedeschi). Sta di fatto
che, più volte, ha ricostruito
le “balestre”delle nostre
Land Rover, danneggiate dai
frequenti accidentati percorsi nel deserto. ❑
ASSOCIAZIONE GEOMETRI DI VALLE CAMONICA
Matteo Furloni
Restiamo
sul territorio
C
ome sempre, l’arrivo del nuovo anno rappresenta
anche il momento per fare bilanci dell’anno che ci
stiamo per lasciare alle spalle, prendendo in considerazione soprattutto gli obbiettivi che ci si era prefissati di
raggiungere, analizzando nello specifico, se siano stati centrati o meno.
Uno degli obbiettivi che anche per il 2016 c’eravamo posti era
riuscire a garantire ad un sempre maggiore numero di colleghi, cercando di coinvolgerne sempre di più di anno in anno,
di raggiungere le competenze e conoscenze necessarie per
poter svolgere al meglio il proprio lavoro, competenze e conoscenze che al giorno d’oggi sono contenute nei concetti di
istruzione e formazione.
L’istruzione e la formazione sono momenti della vita lavorativa che camminano di pari passo e non possono essere separati. Infatti l’istruzione è la base senza la quale non si possono
affrontare le continue sfide che la vita lavorativa ci mette davanti giorno dopo giorno, mentre la formazione è la chiave
disponibile a tutti per poter superare tali sfide.
Attualmente il mercato ci impone delle regole ben precise e
richiede professionisti molto preparati e dinamici: per intenderci, professionisti con la “P” maiuscola. Queste regole anni
fa erano il risultato di quanto appreso durante la sola formazione scolastica, ma oggi questo non basta più, le regole sono
cambiante, così come le esigenze di chi si rivolge quotidianamente a noi. Ed è per questo motivo che ci si deve adeguare
alle richieste del mercato del lavoro, in particolar modo per le
professioni come la nostra, professioni tecniche.
Per fare ciò, anche per quest’anno l’associazione ha assicurato
il suo continuo impegno nel volere organizzare e promuovere
corsi validi di formazione continua per la nostra categoria, riuscendo così ad organizzare sul nostro territorio, la Valle Camonica, qualcosa come 26 incontri formativi per un totale di
380 ore di aggiornamento e 320 C.F.P.
Un risultato più che soddisfacente, del quale andiamo orgogliosi.
Viste le adesioni e le partecipazioni ottenute dai vari momenti formativi, ritengo che i corsi di aggiornamento organizzati rispondono pienamente a tutta quelle serie di richieste
che il mercato del lavoro moderno ci pone quotidianamente.
Il tutto, di sicuro, ci riconduce ad una migliore offerta delle
prestazioni professionali messe a disposizione dei nostri
clienti, che trovano nel tecnico formato ed aggiornato un valore aggiunto sempre maggiore in termini di professionalità,
qualità e competenza.
Stiamo già lavorando per poter riproporre, a partire da gennaio, tutta una serie di incontri, convegni e corsi in modo tale
da poter garantire anche per il 2017 un’ampia possibilità di
aggiornamento e di formazione. ❑
Associazione Geometri di Valle Camonica
Via Mazzini n. 12/A – 25043 Breno (BS)
Tel. e Fax. 0364/321311
e-mail [email protected]
Apertura sede: martedì 10.00-12.00 venerdì 16.00-18.00
Sito internet: www.geometridivallecamonica.it
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 23
SPORT
Silvio Maruffi
L
e vittorie importanti
vanno festeggiate in
modo adeguato e
godute il più a lungo possibile.
È quanto avvenuto per la riconferma del Collegio di Brescia, campione d’Italia di
tennis; gli atleti protagonisti
dell’avvenimento hanno
chiuso recentemente le celebrazioni della vittoria con una
riuscita riunione conviviale,
alla quale hanno partecipato
i rappresentanti del Collegio,
dopo che i protagonisti della
vittoria si erano incontrati sui
campi da tennis per fare il
punto sul loro stato di forma e
per ribadire l’impegno sportivo personale in vista dei futuri appuntamenti.
La documentazione fotogra24 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
Al torneo di tennis di Sestri
Levante il Collegio di Brescia si
conferma campione d’Italia
fica permette di visualizzare
l’“insalatiera”, il trofeo che
viene assegnato ogni anno al
collegio dei geometri che si
aggiudica la vittoria, con le
due targhette che testimoniano la nostra affermazione
nelle ultime due edizioni e
che costituiscono un passo
importante per l’aggiudicazione definitiva del trofeo.
Per un altro anno, comunque,
l’insalatiera resterà a Brescia
e sarà rimessa in gioco il prossimo anno.
Entrando nel merito della
manifestazione sportiva, la
vittoria dello scorso anno a
Roma, su uno dei terreni riconosciuto tra i più belli del
mondo, il campo Pietrangeli
del Foro Italico dove ogni
anno si affrontano i migliori
giocatori della classifica internazionale, era giunta un po’ a
sorpresa, perché le squadre
di altri collegi che avevano
primeggiato negli ultimi anni
godevano del favore del pronostico. Grande pertanto era
stata la soddisfazione per la
vittoria, ma nel contempo ci si
era resi conto delle difficoltà
che si sarebbero dovute affrontare nei prossimi anni.
Lo spirito con il quale i nostri
atleti si sono presentati alla
nuova sfida era di una giustificata consapevolezza dei
propri mezzi, facendo parte
di una squadra coesa e ben
equilibrata, ma anche di un
doveroso rispetto per le insidie che potevano venire da
avversari agguerriti animati
da fieri propositi di rivincita.
Lo svolgimento del torneo ha
chiarito in modo inequivocabile il valore delle forze in
campo; la nostra squadra di
punta in un lotto di ben tredici partecipanti in rappresentanza di undici collegi
provinciali, ha dominato tutte
le fasi a cui ha partecipato: le
eliminatorie, le semifinali e la
finale vincendo tutti gli incontri disputati, di singolare e
di doppio, tranne uno, perso
comunque molto onorevolmente. A Roma, l’anno scorso,
la finale era stata disputata
contro la squadra del Collegio
organizzatore e in occasione
della premiazione il Collegio
di Livorno aveva manifestato
la ferma determinazione di
riconfermare la propria superiorità come già avvenuto in
SPORT
Nella pagina precedente, i componenti, da sinistra a destra, delle due squadre
del Collegio di Brescia con i trofei vinti a Sestri Levante: Giuliano Pagani,
Cesare Trainini, Ezio Bosio, Federico Alberti, Silvio Maruffi, Giacomo
Giribuola, Gianni Gares, Andrea Campanelli, Marco Massetti, Luca Fabbri,
Willy Gares, Paolo Vertua.
In questa pagina. La premiazione del Collegio di Brescia, campione d'Italia di
tennis a Sestri Levante. Sono riconoscibili in piedi, da sinistra a destra, il
presidente della Geosport Gianluca Musso, Willy Gares, Giacomo Giribuola,
Silvio Maruffi, Federico Alberti, Gianni Gares, Luca Fabbri, Giuliano
Pagani, Cesare Trainini e accosciati Andrea Campanelli e Ezio Bosio
anni passati. Si dà il caso che
mentre Michele Argelassi, del
Collegio di Livorno, si sia ripetuto anche quest’anno vincendo il torneo individuale al
quale possono partecipare
tutti i geometri indipendentemente dalla loro classifica
nazionale, quelli che possono
difendere le sorti del proprio
Collegio nel torneo a squadre
devono avere una classifica
limitata alla quarta categoria.
La regola è ispirata al rispetto
dello spirito della competizione, che non è quello di riservarla ad un numero ristretto di professionisti, ma
viceversa di favorirne al massimo la partecipazione, ponendoli in condizione di gareggiare con un sano spirito
competitivo contro avversari
“non impossibili”.
Onore e merito dunque ai nostri cinque moschettieri componenti della prima squadra:
Federico Alberti, Luca Fabbri,
Giacomo Giribuola, Willy
Gares e Giuliano Pagani che si
sono battuti al massimo delle
loro capacità e con encomiabile impegno per conseguire
la prestigiosa affermazione.
Una citazione doverosa anche
alla seconda squadra del nostro Collegio, che pur non entrando nel novero delle finaliste, si è battuta onorevolmente al limite delle proprie
possibilità. Non è mancato
comunque l’affiancamento
costante e il tifo caloroso nel
sostenere i nostri rappresentanti più qualificati, il che ha
contribuito non poco all’affer-
mazione del nostro Collegio.
Un accenno alle manifestazioni di contorno: come ogni
anno il Collegio organizzatore, nella circostanza quello
di Genova, in stretta collaborazione con i collaudati rappresentanti della Geosport
cui non rivolgerò il solito meritato elogio in quanto già
scontato, hanno dato un tocco
particolare all’evento programmando l’apertura della
manifestazione nella prestigiosa sede dell’Acquario riservata esclusivamente nella
circostanza ai geometri partecipanti al torneo. Onore e merito a un Collegio che ha preso
parte per la prima volta al
torneo nazionale, ma che,
visto l’impegno profuso e i risultati ottenuti, ha l’inten-
zione di essere annoverato
tra i competitori dei prossimi
anni.
Da notizie ufficiose, ma ben
fondate, si è appreso che
l’anno prossimo si torni a gareggiare a Rimini, nella sede
nella quale la competizione
nazionale ha fatto i primi
passi. Per chi, come il redattore di codeste brevi note, aveva contribuito alla nascita
del torneo nazionale, il ritorno del Torneo nella sua
sede natale è motivo di
grande soddisfazione.
Arrivederci dunque a Rimini,
sperando di collocare una
nuova targhetta sull’insalatiera e di poterla custodire
gelosamente nel prossimo e
negli anni futuri nella sede
del nostro Collegio. ❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 25
DAL COLLEGIO DI LODI
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L’altra metà del cielo
Donne tra vita,
lavoro e libera professione
Foto © neydt / 123RF Archivio Fotografico
Morgana Rancati
Essere donna è affascinante.
È un’avventura che richiede un tale
coraggio, una sfida, che non finisce
mai…
Oriana Fallaci
I
n questo numero della
rivista, che prevalentemente affronta tematiche di tipo tecnico/professionali, sono a proporvi un
articolo un po’ alternativo, nel
quale attraverso materiali di
diverso genere si riflette del
ruolo della donna nell’ambiente di lavoro e nel ruolo
della donna in quanto Geometra.
La scelta di trattare un tema
così delicato e di estrema attualità mi è sorta proprio lo
scorso 8 Marzo quando,
mentre lavoravo, ascoltavo la
radio e leggevo sui social
26 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
network i molteplici auguri a
tutte le donne del pianeta,
oltre ad essere bombardata
(ormai da giorni) da tutte le
possibili proposte di festeggiamento nei locali con ingresso esclusivo alla donne. È
stato proprio in quell'occasione che mi sono sorte una
serie di domande e perplessità. È, questa, l’ennesima
festa del consumismo e dei
media? O una vera e reale
occasione di elogio del genere femminile e dello status
di donna?
Ogni anno c’è sempre un altissimo rischio di fare un bagno
di retorica pseudo-femminista. Diciamolo. Sarebbe
bello affermare che la donna
si celebra ogni giorno e non
solo all’inizio di marzo. Che la
mimosa è un bellissimo fiore,
ma a dirla tutta, sempre meno
della rosa. Che tanti si riempiono la di bocca di parità e
invece, tu guarda, se le donne
sono belle allora sono anche
un po’ sceme. Che il gentil
sesso (per niente debole) lavora tanto, ma guadagna comunque sempre meno dei
colleghi maschi. Che nei posti
di comando si parla tanto di
quote rosa, ma poi spesso
sono le signore stesse le peggiori loro nemiche. Che siamo
il motore dell’economia, ma
se poi una cerca lavoro riceve
in cambio porte chiuse da
maschi spesso impauriti dalle
capacità e dalla determinazione del genere femminile.
Che siamo nel nuovo millennio e siamo tutte più libere, ma se una ballerina
della Scala parla di anoressia
– squarciando il velo dell’ipocrisia nel tempio sacro della
danza – viene licenziata in
tronco, senza alcuna solidarietà dalle colleghe (però nel
2012 il Campidoglio le assegnava il premio Venere per il
coraggio).
L’8 marzo è la Giornata internazionale della donna. Ma
perché si festeggia proprio in
questo giorno? Cosa ha portato a far si che le donne venissero celebrate?
Un po’ di storia
“Virgo, vidua et mater”, cioè “vergine, vedova e madre”: nel
Medioevo erano questi i soli
ruoli femminili degni di rispetto agli occhi della società.
Si diceva pure “quilibet in domo
sua dicitur rex”, traducibile in
“qualunque uomo nella pro-
DAL COLLEGIO
XXXXXXXXXXXXX
DI LODI
Sotto, un'immagine di donne operaie
appena dopo il voto nel 1946
pria casa può considerarsi un
re”. Due massime che sarebbero rimaste valide ancora
per molti anni, perché né l’Umanesimo, né il Rinascimento, né l’Illuminismo, che
pure aveva suscitato grandi
speranze, hanno minimamente scalfito la condizione
subalterna delle donne.
Per molto tempo alle donne e
al loro ruolo non è stata data
la giusta importanza, considerate troppo spesso come
personaggi secondari di una
storia scritta e pensata per
protagonisti esclusivamente
maschili.
Finché le stesse donne,
anche grazie allo sviluppo
delle scienze antropologiche,
a una maggiore attenzione
per il tema della famiglia che
ha sposta to l’obiettivo sul
quotidiano, sul privato e
sull’individuale, hanno iniziato a prendere coscienza di
loro stesse spinte da una voglia di uscire dall’ombra e di
manifestare prepotentemente la loro presenza, rivendicando diritti soffocati da
troppo tempo.
Sono stati i movimenti femministi della seconda metà
del Novecento a portarle sul
proscenio della storia, ponendo alcuni interrogativi sul
loro passato e investendo le
loro energie per la conquista
di un futuro migliore gettando
le basi concrete per aspirare
alla costituzione di una società non sessista.
L’8 marzo è dedicato al riconoscimento delle lotte che
sono state portate avanti
dalle donne e alle loro conquiste sul piano dei diritti,
dell’economia e della politica, contro le discriminazioni
e le violenze di cui, ancora
oggi, spesso sono vittime attive in ogni parte del mondo.
Questa giornata ha, quindi,
un significato ben diverso da
quello che il consumismo moderno ha voluto imprimerle.
È una celebrazione per le
donne che riuscirono ad ottenere tutti i diritti che noi
donne moderne di oggi
diamo per scontati: diritto di
voto, uguaglianza sul lavoro,
parità tra i sessi, tutte cose
ottenute grazie alle lotte di
grandi donne del passato.
Ci sono molte leggende e racconti che circolano in merito
alla giornata delle donne;
quello più diffuso è che si ricorderebbe in quella data la
morte di più di un centinaio di
donne, avvenuta in un incendio in una fabbrica di New
York. Le operaie, sempre secondo questa versione dei
fatti, rimasero intrappolate
nella fabbrica e perirono, proprio il giorno 8 marzo. La
Storia ci racconta che in effetti
l’incendio della fabbrica in cui
perirono le operaie ci fu davvero, ma accadde il 12 marzo,
e soprattutto molto tempo
dopo che già si celebrava la
Giornata della Donna.
Altri racconti ricordano che l’8
marzo 1917 in Russia vi fu una
manifestazione guidata dalle
donne, manifestazione che
viene considerata l’inizio
della Rivoluzione d’Ottobre.
Tramite questa manifestazione veniva ricordato l’ideale dell’Internazionale,
che voleva tutti i proletari e le
proletarie del mondo uniti
contro i padroni.
L’unica cosa di cui siamo certi
è che questa giornata celebrativa nacque negli Stati Uniti, con il nome di “Woman’s
Day” il 3 maggio 1908, quando
a una delle conferenze del
partito socialista di Chicago
alla quale erano state invitate
anche le donne prese la parola la socialista Corinne
Brown, attivista a sostegno
dei diritti femminili. Proprio
durante il suo intervento, ella
affrontò il discorso dello sfruttamento da parte dei datori di
lavoro nei confronti delle operaie, che tra l’altro ricevevano un salario bassissimo e
avevano un orario di lavoro
quasi intollerabile. Sempre
nella stessa giornata venne
affrontato anche il discorso
delle discriminazioni sessuali
nei confronti della donna e
dell’estensione del diritto
alle stesse. Dopo quella conferenza, che però non ebbe
un effetto immediato, il Partito socialista americano decise “di riservare l’ultima domenica di febbraio 1909 per
l’organizzazione di una manifestazione in favore del diritto
di voto femminile”. La prima
giornata della donna, negli
Stati Uniti, fu quindi celebrata
il 28 febbraio 1909. La vera
svolta si ebbe però nel 1910.
Un lungo sciopero di 20.000
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 27
DAL COLLEGIO DI LODI
XXXXXXXXXXXXX
operaie di New York, durato
tre mesi (dal novembre 1908
al febbraio 1909), fu considerato dal Partito socialista
come una manifestazione
che difendeva in pieno i diritti delle donne. E proprio
per questo motivo alla Conferenza internazionale delle
donne socialiste, che nel
1910 si svolse a Copenaghen,
si decise di istituire in tutto il
mondo una giornata che fosse
dedicata alla rivendicazione
dei diritti delle donne.
Negli Stati Uniti la Giornata
della donna continuò a tenersi alla fine di febbraio,
mentre in Paesi come Germania, Austria, Svizzera, Danimarca, la prima Giornata
della donna fu tenuta il 19
marzo del 1911.
Con la Prima Guerra Mondiale la celebrazione della
Giornata della donna fu interrotta ma l’8 marzo 1917, a San
Pietroburgo, le donne si unirono in una grande manifestazione per chiedere la fine
della guerra, incoraggiando
così il popolo alle successive
manifestazioni che portarono
alla rivoluzione che provocò il
crollo dello Zar. Grazie alle
donne russe, ebbe così inizio
la Rivoluzione Russa e per
questo motivo, nel 1921, la
seconda Internazionale delle
donne comuniste fissò come
data celebrativa per la Giornata della donna l’8 marzo.
In seguito la giornata cominciò ad essere celebrata in
varie parti del mondo e anche
in Italia; la tradizione, nel nostro Paese, fu interrotta dal
fascismo. La celebrazione riprese durante la lotta di liberazione nazionale, come gior28 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
nata di mobilitazione delle
donne contro la guerra, l’occupazione tedesca e per le
rivendicazioni di diritti femminili. Nascevano così i
gruppi di difesa della donna
collegati al CLN (Comitato di
Liberazione Nazionale) che
daranno origine all’UDI (Unione Donne Italiane).
Nel 1946 l’UDI preparò il
primo 8 marzo nell’Italia libera, proponendo di farne
una giornata per il riconoscimento dei diritti economici,
sociali e politici delle donne.
Si scelse la mimosa come
simbolo della giornata (entrambe, ora, troppo spesso
ridotte a gadget) per una
semplice ragione: è uno dei
pochi fiori che fioriscono già
in quel periodo.
La vera esplosione, in Italia,
l’8 marzo l’avrà negli anni ’70.
Anni che segnarono la collaborazione dei movimenti
femminili (in primo luogo l’UDI,
col suo storico giornale “Noi
donne”, esistente per altro
ancora oggi) e femministi che,
operavano attivamente per
la parità di genere.
La prima manifestazione
femminista risale al 1972 e si
svolse a Roma. Ma il momento più significativo lo si
ebbe nel 1980, con una
grande manifestazione unitaria in cui confluirono per la
prima volta tutti i movimenti
femminili e femministi.
L’8 marzo attraversa un secolo
di storia particolarmente
denso e complesso: grandi
rivoluzioni, sviluppo impetuoso e ineguale, genocidi,
tecnologie in continua evoluzione. Un cammino lungo e
faticoso per le donne di tanti
paesi, più volte interrotto, ma
che con grande tenacia venne
sempre ripreso.
Donne non solo per l’8 marzo:
l’Italia da sempre protagonista
Figlia o moglie: per anni, gli unici
ruoli riservati alle donne sono stati
questi. Finché è nato il movimento
femminista e... allora è arrivata la
festa delle donne. E non solo: emancipazione, uguali diritti e uguali
possibilità.
Mentre mi documentavo per
scrivere questo articolo nato
per gioco – che sta crescendo
sempre di più come un pro-
getto concreto di messa in risalto del ruolo della donna
come tale, ma ancor più come
punto di forza della società
moderna – mi è venuta spontanea una domanda: come
mai ne sappiamo cosi poco
delle donne che hanno fatto
la storia e che ci hanno permesso di essere protagoniste
della società moderna?
Come mai, soprattutto in Italia, bisogna fare tanta fatica
per trovare e leggere i “ritratti” di quelle donne che
hanno fatto la storia del nostro Paese?
Penso a Teresa Noce, che
DAL COLLEGIO
XXXXXXXXXXXXX
DI LODI
Da sinistra.
Manifesto del I Congresso nazionale
dell’UDI.
Manifesti per la giornata della donna
del 1969 e del 1981.
dopo aver combattuto in
Spagna durante la Guerra Civile portò a termine in Italia
diverse e pericolose missioni
per organizzare la resistenza
interna. Nel 1943 fu internata
dai nazisti nel campo di Ravensbruck e al suo rientro in
patria venne scelta tra i
membri della Consulta, eletta nella Costituente e fece
parte della Commissione dei
75 che scrissero la Costituzione. O ad Ada Gobetti, che
fin dal 1943 ha partecipato
alla Resistenza e ha fondato i
Gruppi di difesa delle donne
(GDD).
Perché non si racconta agli
studenti moderni che Nilde
Iotti si è battuta per fare in
modo che alcuni dei principi
costituzionali non rimanessero parole vuote? Poche
sanno che, in qualità di una
delle cinque donne della
Commissione dei 75 della
Costituzione, ella orchestrò la
campagna per il divorzio e si
battè per il nuovo diritto di
famiglia.
Perché non si narra che Lina
Merlin, che dopo essere stata
arrestata per la su attività
clandestina, ha partecipato a
ricostruire le basi del Partito
socialista, è stata un’altra
delle cinque donne della Costituzione e a lei si deve l’inserimento dell’affermazione
“senza distinzione di sesso”,
che ha cambiato la storia
delle donne?
Costituzione della Repubblica italiana - Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità
sociale e sono eguali davanti alla
legge, senza distinzione di sesso, di
razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico
e sociale, che, limitando di fatto la
libertà e l’eguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della
persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Non si racconta di Renata Viganò che mai si è tirata indietro, quando si doveva rischiare la vita per fare da raccordo tra le diverse caserme
nel periodo della Resistenza.
O ancora di Anna Magnani,
che oltre ad essere una delle
più grandi attrici italiane, è
stata anche un’antifascista accanita, tanto da avere il coraggio di improvvisare sul
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 29
DAL COLLEGIO DI LODI
XXXXXXXXXXXXX
palcoscenico battute contro
il regime.
Da ricordare anche Tina Anselmi che a soli 17 anni attraversava la campagna veneta
come staffetta partigiana e
che da Ministra del Lavoro
faceva approvare la storica
legge per la parità di trattamento tra uomo e donna in
ambiente lavorativo.
Non scordiamoci poi del lavoro oscuro e mai abbastanza
riconosciuto delle “educatrici al voto”, o ancora dell’opera delle prime socialiste
come Anna Kuliscioff e Anna
Maria Mozzoni che parlano di
diritto al lavoro e di libertà a
tutte quelle donne operaie
che erano restie ad accogliere le nuove idee che prefiguravano un “mondo alla
rovescia”, sempre frenate da
quell’educazione familiare
che con le parole e con l’esempio aveva inculcato loro
il principio che la donna deve
essere sottomessa.
È stato grazie a queste e a
molte altre donne che hanno
segnato la storia del nostro
paese che dal 2 giugno 1946
le donne sono diventate protagoniste della vita civile,
portatrici di nuovi gesti, di
parole diverse, di un’apertura verso il mondo esterno a
loro non più estraneo, perché
vissuto e conosciuto.
Come scrisse la storica Paola
Gaiotti de Biase: “Venne rovesciato il principio che ha
governato la storia dell’umanità intera. Quando tutto ciò
che porta il segno della ragione e della libertà è opera
dell’uomo”. Dobbiamo
quindi anche noi, donne del
nuovo millennio, farci narratrici della nostra storia, per
30 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
ricordare che accanto ai molti
uomini italiani, ci sono state
tantissime grandi donne che
hanno contribuito ai migliori
cambiamenti del nostro
paese. Prima di lasciarvi, in
attesa di ritrovarci per le
prossime puntate del nostro
articolo sulle donne e sulle
loro storie, ruoli e sogni tra
lavoro e vita volevo condividere con voi due pensieri di
donne magnifiche e illustri
del nostro Paese.
Le donne che hanno cambiato il
mondo non hanno mai avuto bisogno di “mostrare” nulla se non la
loro intelligenza
Rita Levi Montalcini
“A tutte le donne”
Fragile, opulenta donna, matrice
del paradiso
sei un granello di colpa anche agli
occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre per
l’emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza e rimane
uno scheletro d’amore
che però grida ancora vendetta e
soltanto tu riesci
ancora a piangere, poi ti volgi e vedi
ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire e taci
meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d’amore.
Alda Merini
SCUOLA
Esami di Stato 2016
Prove ed elenco abilitati
Commissioni 12, 13 e 14
ESAMI DI STATO
RIEPILOGO SESSIONE 2016
Candidati ammessi
142
Candidati presentati
125
Esiti positivi
69
Esiti negativi
56
Non presentati
17
PERCENTUALE
ABILITATI
55%
I CANDIDATI
PRESENTATI AGLI
ESAMI
DAL 2012 AL 2016
2012 241
2013 178
2014 171
2015 122
2016 125
ESITI POSITIVI
Commissione 12
Istituto Tartaglia – Brescia
Commissione 14
Istituto Einaudi – Chiari
25. De Felice Antonio
26. De Giglio Valeria
1.
Adamini Emanuele
27. Di Francesco Elia
1.
Pezzucchi Marco
2.
Alberti Nicola
28. Dotti Marco *
2.
Pietta Andrea
3.
Albertoni Fabio
3.
Pietta Nicolò
4.
Amadori Andrea
4.
Pisciella Davide
5.
Ardesi Simone
5.
Pongenubi Giorgio
6.
Prosbick Robert Andrei
7.
Raza Michele
Commissione 13
Istituto Tartaglia – Brescia
6.
Bardella Andrea
7.
Belleri Enrico Luca
8.
Belviso Gianluca
1.
Begni Nicola
8.
Riccardi Simone
9.
Bergamin Davide
2.
Erculiani Luca
9.
Rivetti Michele
10. Bertolini Alessandro
3.
Felappi Cinzia
10. Sabbadini Simone
11. Bertolini Cristian
4.
Fiorini Vasco
11. Saleri Giorgio Giovanni
12. Bonori Nicola
5.
Forgioli Davide
12. Saleri Martina
13. Brescianini Luca
6.
Gala Andrea
13. Salvetti Fabio
14. Buccio Stefania
7.
Garofalo Luca
14. Scalvini Mattia
15. Caggioli Alessandra
8.
Guicciardi Lorenzo
15. Shulyk lryna
16. Caprini Nicola
9.
Idilli Miriam
16. Taboni Donato
17. Casablanca Salvatore
10. Maffessoli Rossella
17. Targhetti Davide
18. Cavagnini Luca
11. Martinelli Nicola
18. Tedoldi Marco
19. Cavalleri Gianbattista
12. Mazzelli Luca
19. Tosoni Gianmarco
20. Cedri Marco
13. Minini Francesca
20. Valotti Marco
21. Clementi Leila
14. Moranda Emanuele Carlo
21. Zaffaina Cristopher
22. Cortelazzi Federica
15. Murdocca Simone
22. Zendra Denis
23. Cropelli Gabriele
16. Pacelli Jacopo
23. Zilioli Diego
24. D'Amato Matteo
17. Pedrali Giovanni
24. Zingaro Marco
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 31
SCUOLA
Prima prova scritta o scritto-grafica
Si realizzi il progetto di una palestra annessa ad una scuola superiore, della superficie di circa 800 mq. con altezza utile
pari a 7.50 mt contenente un campo di pallacanestro con misure regolamentari (14 x 26 mt) con distanza di sicurezza di 2
mt dai muri perimetrali e con i seguenti locali accessori:
•Servizi per circa 60 alunni con spogliatoi, servizi igienici e docce divisi per sesso, ambulatorio, deposito attrezzi e dei
materiali vari per le attività previste per la manutenzione.
Prevedere l’accesso degli alunni attraverso gli spogliatoi e degli spettatori alle gradinate attraverso ingressi autonomi,
all’interno dell’ambiente centrale.
Si richiedono:
1)
Pianta, prospetti esterni, due sezioni in scala 1:100;
2)
Particolari costruttivi del sistema architettonico prescelto in scala 1:50, 1:20 quotati.
Tempo massimo per lo svolgimento della prova: ore 8.
Durante la prova sono consentiti l’uso di strumenti di calcolo non programmabili e non stampanti e la consultazione di manuali tecnici
e di raccolte di leggi non commentate.
32 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
SCUOLA
Tema di: TOPOGRAFIA
Della particella pentagonale ABCDE di un terreno con lati a pendenza costante, sono note le coordinate plano-altimetriche dei vertici rispetto ad un sistema di coordinate cartesiane ortogonali:
VERTICI
ASCISSE
ORDINATE
QUOTE
A
247,25 m
205,60 m
125,30 m
B
365,45 m
82,40 m
110,25 m
C
236,70 m
-44,65 m
89,22 m
D
62.35 m
35,00 m
105,62 m
E
84,20 m
152,70 m
112,36 m
Dovendo procedere alla compravendita del suddetto terreno (identificato dalla particella ABCDE) e successivamente
all’inserimento di una strada tra i due terreni formatisi, il candidato:
1)Frazioni la particella in due parti, con dividente parallela al lato AB staccando un’area pari ad ¼ dell’area totale, verso
AB.
2)Detti M ed N rispettivamente gli estremi della dividente su AE e su BC, ne determini le coordinate planimetriche e le
quote.
3)Inserisca una curva monocentrica tangente ai tre rettifili ED, EM ed MN individuando il valore del raggio e la posizione
dei punti di tangenza (T1 su ED, T2 su EM e T3 su MN).
4)Realizzi il profilo longitudinale in corrispondenza dei picchetti D, T1, T2, T3, N dopo avere inserito una livelletta di
compenso con pendenza pari a 2%, in salita da D ad N, e determini le quote rosse e le quote dei punti di passaggio.
Inoltre il candidato rappresenti la planimetria delta particella al termine dei lavori in scala 1:2000 e il profilo longitudinale completo del tratto di strada 1:1000/1:100.
Durata massima della prova: 6 ore.
È consentito soltanto l’uso di manuali tecnici e di calcolatrici tascabili non programmabili.
Non è consentito lasciare l'Istituto prima che siano trascorse 3 ore dalla dettatura del tema.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 33
SCUOLA
Veronica Gianesini
Davide Ravelli
Il progetto “Topografia in quota”
all’Istituto “Antonietti” di Iseo
O
ra possiamo dirlo:
non solo ce l’abbiamo fatta, ma ne
è davvero valsa la pena!
Già, perché realizzare il progetto che abbiamo deciso di
chiamare “Topografia in
quota” non è stato facile. Non
tanto per la parte organizzativa pura e semplice, che è
stata in qualche modo simile
all’organizzazione di una visita didattica: contatti con le
strutture “papabili” in cui pernottare, stesura di un programma di attività, reperimento dei mezzi di trasporto,
preventivi, autorizzazioni,
ecc. Anche se, ovviamente,
anche qui qualche “ostacolo”
c’era: ci serviva un rifugio,
possibilmente nella zona
dell’Alta Valcamonica, e il periodo di apertura (meteo permettendo) è di solito da
Maggio a Ottobre, vale a dire
soprattutto nel periodo in cui
la scuola “riposa” (si fa per
dire).
Per fortuna qui siamo riusciti
a cavarcela anche chiedendo
l’appoggio del CAI. Nessuno
dei due è iscritto, quindi ci
siamo presentati in punta di
piedi alla sede di Brescia, ottenendo invece una piena ed
entusiastica adesione
all’idea, validi consigli e soprattutto un solido appoggio
per contattare i rifugi che potevano meglio fare al caso nostro.
Vero, ma qual è l’idea base
del progetto? Ci siamo messi
in testa di fare esercitazioni di
rilievo topografico in montagna, con l’idea che poi da lì
potesse partire un progetto
multidisciplinare che i ragazzi
coinvolti, a gruppi o singolarmente, avrebbero sviluppato
34 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
nel corso dell’anno, sfruttandolo anche come possibile
“tesina” da Esame di Stato.
Da qui la scelta della “macroarea” dell’Alta Valcamonica:
immediato è il collegamento
con le vicende della Grande
Guerra, a cent’anni dal loro
pieno svolgimento.
Il lavoro si doveva svolgere in
due periodi, con due gruppi
di studenti delle classi quarte
CAT: una decina a maggio e un
analogo numero all’inizio di
settembre.
E qui sono arrivate le note
dolenti: basta fare mente locale, per ricordare quanto lo
SCUOLA
Nella pagine precedente, dall'alto.
Uno scorcio della Val Miller e le cime
innevate a monte del rifugio.
In questa pagina, dall'alto. Studenti
e docenti dell'IISS "Antonietti"
coinvolti nel progetto; alcuni studenti
impegnati nella fasi di rilievo esterno.
scorso Maggio abbia somigliato più ad un mese autunnale che al miglior mese della
primavera. Come è giusto che
sia però non ci siamo abbattuti e abbiamo recuperato
con tre giorni stupendi trascorsi al rifugio “Gnutti”. Tre
giorni intensi: il rifugio, posto
a 2.166 m s.l.m. si trova nella
Val Miller, è di proprietà del
CAI di Brescia ed è nato nel
1975 grazie alla ristrutturazione di quella che era la casa
del guardiano della diga del
Miller, parte di un sistema di
sbarramenti destinati alla
produzione di energia elettrica che prevede anche la
diga del Baitone, posta nelle
vicinanze, a una quota superiore.
Ulteriori spunti di lavoro o
anche solo di riflessione: la
costruzione di queste dighe
risale agli anni ’20 e ’30 del
Novecento. Come non pensare a quanto potrà essere
stato difficile realizzare opere
di questo genere con i materiali e i mezzi dell’epoca, per
di più in condizioni ambientali di quel genere. La storia
di questa “colonizzazione”
delle valli alpine è sicuramente affascinante.
Per non dire dell’aspetto puramente tecnico: come funzionano gli sbarramenti (vedasi il “vecchio” programma
di Costruzioni in Quinta Geometri)?
Insomma, di spunti ne abbiamo trovati, fra noi e i ragazzi, in abbondanza.
Ma in ogni caso, va sottolineato che anche solo tre
giorni in un ambiente di
questo genere ci avrebbero
comunque ripagato del
tempo impiegato per orgaIL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 35
SCUOLA
In senso orario.
Prima bozza di restituzione del rilievo topografico in Autocad;
ortofoto dell'area della diga del Miller;
restituzione del rilievo interno in Autocad.
nizzare. Per noi e per i ragazzi
operare a oltre duemila metri
di quota, rilevando un rifugio
e una diga al posto dei soliti
spicchi di verde su cui ci si esercita di solito a scuola è
stata sicuramente un’esperienza particolare. Non ultima, una considerazione:
come al solito la risposta
degli studenti ad attività di
questo genere è stata ottima,
a dimostrazione secondo noi
che anche in questo modo si
valorizza e si rilancia il corso
CAT.
Un doveroso grazie da parte
nostra va al CAI per aver patrocinato l’iniziativa (che contiamo di riproporre) e a Gianluca Madeo e al suo staff per
tutto il resto.
Quello che segue è un resoconto dei ragazzi coinvolti.
Lunedì 19 Settembre, zaino in
spalla e strumenti topografici alla
mano, guidati dai professori e fau36 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
tori dell’esperienza Davide Ravelli
e Veronica Gianesini, ci siamo apprestati a effettuare l’ardua salita
verso il “Gnutti” percorrendo il sentiero numero 23. Lasciato il Ponte
del Guat alle nostre spalle, la salita
è durata all’incirca due ore passando per le famose “Scale del
Miller”, al termine della quale
siamo stati accolti calorosamente
dai rifugisti.
Sistemati i bagagli, abbiamo avuto
modo di rifocillarci e riposare; recuperate le forze ci siamo divisi in due
gruppi: metà di noi si è dedicata alle
misure dell’interno del rifugio tramite distanziometri laser e bindelle,
mentre l’altra parte si cimentava
nell’utilizzo della stazione totale per
il rilievo dell’esterno e di una prima
parte della diga del Miller.
Calata la sera abbiamo conosciuto
la guida Carla Dionisi, che ci ha
presentato il percorso da seguire la
mattina successiva. Prima di addormentarci uno sguardo all’insù ci
ha mostrato un cielo stellato spettacolare e di buon augurio per la giornata a venire.
Martedì mattina la partenza è stata
intorno alle ore 8, con direzione
Rifugio “Tonolini” e Laghi Gelati;
insoliti insegnanti sono stati i cartelli che costellano l’intero sentiero,
che ci hanno dato informazioni
extra sulla Prima Guerra Mondiale; tappe fondamentali nel percorso sono state anche il “Passo del
Gatto” e il rifugio “Baitone” con la
vicina diga. Superato il “Tonolini”
abbiamo incontrato un’altra diga,
costruita con la tecnica della muratura a secco e ormai in buona parte
crollata, e i primi due Laghi Gelati.
A causa di un improvviso cambiamento del meteo abbiamo concluso
qui la nostra ascensione, scendendo
a ristorarci presso il rifugio. Tornati
al “Gnutti” ci siamo concessi un
primo meritato riposo davanti alla
stufa, per poi approfittare del tempo
rimasto prima della cena per iniziare la restituzione del rilievo.
vista dell’imminente partenza prevista per il primo pomeriggio. Dopo
pranzo infatti, anche a causa del
maltempo che sembrava approssimarsi, alle 13 circa è iniziata la discesa a valle.
Nella terza – e ultima – mattinata,
ci siamo dedicati al completamento
del rilievo della diga del Miller ed
alla sistemazione dei bagagli in
La classe 5 E CAT
dell’Istituto “Antonietti” di Iseo
Durante il ritorno in treno verso
Iseo, tutti ci siamo trovati d’accordo
sul valore dell’esperienza che avevamo appena concluso, che ci ha
permesso di “fare lezione” (tra rilievi topografici, dighe e storia della
Prima Guerra Mondiale) in un
ambiente unico non solo dal punto
di vista naturalistico. Anche la sola
possibilità di passare tre giorni in un
rifugio, parzialmente isolati dal
mondo esterno ci è sembrata perlomeno altrettanto valida rispetto alle
solite gite scolastiche, e ha permesso
ad alcuni di noi di conoscere un
modo nuovo di sperimentare il contatto con la natura.
❑
SCUOLA
Restituzione del rilievo interno
in Autocad.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 37
SCUOLA
Passivhaus Days 2016
Il “Battisti” a lezione sul campo
per l’edilizia sostenibile
D
iverse le manifestazioni realizzate
in Provincia per
l’annuale edizione degli “International Passive House
days”. Ogni anno nella seconda settimana di Novembre, infatti, gli inquilini e
i progettisti delle Passivhaus
(o Case Passive) aprono le
porte dei loro edifici e dei
loro cantieri in occasione
delle “Giornate Mondiali
delle Case Passive” per toccare con mano il concetto Passivhaus e parlare con chi sta
lavorando per la sua realizzazione, o con chi sta vivendo in
prima persona il comfort e il
risparmio che questo tipo di
edifici offrono.
Due gli esempi di riferimento
sul territorio bresciano:
quello seguito come progettista dal geometra Ezio Fettolini a Pisogne e quello del
geometra Alessandro Merigo
a Gardone Riviera. In particolare, grazie alla giusta intuizione del collega Merigo di
invitare gli studenti dell’Indirizzo CAT-geometri dell’IISS
“C. Battisti” di Salò, alcuni ragazzi sono stati accompagnati
dal professor Gangemi presso
l’edificio di Gardone Riviera
per una visita-studio che ha
consentito loro di conoscere
nella pratica la realizzazione
di un edificio che rispondesse
ai requisiti previsti dal protocollo della “casa passiva”, un
edificio nel quale il progettista ottimizzando l’involucro,
a cui vengono demandati i 2/3
del contenimento energetico, e riducendo la componente impiantistica mira ad
assicurare il benessere termoigrometrico abbattendo i
costi dei consumi fino al 90%
38 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
in meno rispetto ad un edificio tradizionale.
Tale visita ha consentito di ascoltare, dal racconto dell’esperienza diretta dei professionisti coinvolti, il percorso
dell’intervento, dall’affiancamento come consulente a un
precedente progettista che
non era a conoscenza del approccio Passivhaus (che invece il committente era intenzionato a realizzare), alle
variazioni intervenute in risposta alle richieste della soprintendenza, che rischia-
vano di incidere considerevolmente sugli obiettivi di
contenimento del fabbisogno
energetico dell’edificio e che,
dopo una approfondita analisi delle soluzioni alternative
possibili, sono state soddisfatte consentendo di otte-
SCUOLA
nere comunque un edificio
adeguatamente performante.
Una realizzazione che ha
quindi visto la luce non senza
l’insorgere di imprevisti e difficoltà che le competenze del
geometra ed il lavoro “di concerto” con gli altri professio-
nisti coinvolti – strutturista,
serramentista, impiantista,
ecc. – hanno saputo superare,
con soddisfazione del cliente.
Una nota particolare va al
cliente che ha in parte realizzato in “autocostruzione” l’edificio con la posa degli iso-
lanti e la sigillatura, contribuendo anch’egli al successo
della costruzione, a dimostrazione che la condivisione
degli obiettivi può fa superare ogni ostacolo.
Il percorso della visita era
stato in precedenza predi-
sposto con l’esposizione di
dieci pannelli didattici, che
hanno accompagnato la spiegazione del collega Merigo, in
modo da consentire agli studenti di conoscere il contesto
storico in cui si è evoluto il
concetto di Passivhaus dalla
fine degli anni ’90 ad oggi, di
comprenderne gli obiettivi di
sostenibilità ambientale e i
principi – l’orientamento, la
forma, la continuità dell’isolamento con la rimozione dei
ponti termici, l’ermeticità, la
serramentistica ed il sistema
di ventilazione meccanica –
che ne caratterizzano la realizzazione, sino ad arrivare alla
presentazione del progetto
specifico dell’edificio ed alla
documentazione fotografica
delle fasi di cantiere.
I ragazzi, sempre positivamente attratti dalla prospettiva di compiere visite di
studio, si sono trovati così particolarmente coinvolti nella
presentazione delle scelte
progettuali e di quelle relative ai materiali, in ottemperanza al rispetto del recupero
ed ampliamento dell’edificio
nel quale l’intervento si è potuto concretizzare, di quelle
relative ai materiali e nell’approfondimento relativo alla
serramentistica, dimostrando
una assimilata discreta preparazione sull’argomento.
Durante l’esposizione sono
stati anche diversi i richiami
all’attualità della normativa
NZEB, con la quale i moderni
progettisti sono ormai chiamati a confrontarsi, ed alla
particolare soddisfazione dei
requisiti richiesti con l’applicazione dell’approccio Passivhaus alla riqualificazione del
costruito. ❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 39
SCUOLA
Alice Me
Utilizzo degli strumenti
topografici e dei droni
al “Capirola” di Leno
I
l giorno venerdì 28 ottobre 2016, nell’Aula
Magna dell’Istituto “Capirola” di Leno, si è tenuto un
interessante incontro dal titolo “L’utilizzo dei droni nei
rilievi topografici”. L’iniziativa
ha voluto essere anche l’occasione per ricordare il professor
Emanuele Tomasoni, docente
di topografia presso il nostro
Istituto prematuramente
scomparso nel mese di agosto.
Hanno partecipato tutte le
classi del triennio Geometri
CAT e, vista l’attenzione e la
partecipazione degli studenti, l’incontro ha sicuramente colpito nel segno.
Lo scopo era quello di far conoscere, ai futuri geometri,
l’ultima novità in ambito di rilievo topografico, far vedere
come lavora un drone, come si
utilizza e, obiettivamente,
quali, per ora, sono le criticità.
I relatori sono stati il geometra
Piergiovanni Lissana (Consigliere del Collegio dei Geometri di Brescia), il geometra
Andrea Plebani (membro
della Commissione Topografia e Catasto del Collegio
Geometri di Brescia) e il loro
giovane collaboratore, geometra Matteo Tengattini.
I relatori hanno dapprima illustrato, attraverso esempi concreti e ben evidenziati dalle
fotografie proposte, l’utilizzo
della strumentazione tradizionale: stazione totale, GPS,
scanlaser.
I ragazzi hanno potuto capire
quanto sia vasto e variegato il
mondo dei rilievi topografici:
si è passati dai rilievi delle
trincee della Grande Guerra in
alta montagna, al rilievo di serbatoi di acqua per inneva40 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
mento artificiale delle piste
da sci, fino a lavori nel centro
di Milano e addirittura nel sottosuolo lungo il tracciato della
metropolitana.
Gli studenti sono riusciti a percepire quanto la professione
del geometra sia vasta e interessante; attraverso esempi
concreti, realmente affrontati
da professionisti, hanno potuto rendersi conto che le discipline studiate sui banchi di
scuola sono utilissime e propedeutiche alla loro futura attività lavorativa.
Durante gli interventi dei relatori i ragazzi hanno chiaramente avvertito l’entusiasmo
e la passione che accompagna
quotidianamente ogni loro
lavoro.
Nella seconda parte dell’incontro, Matteo Tengattini è
passato alla spiegazione del
drone, supporto utilissimo e
talvolta unico modo per realizzare rilievi .
Nel cortile dell’Istituto sono
state effettuare numerose ricognizioni dei diversi plessi
scolastici e poi in aula magna
sono state mostrate le riprese
realizzate. Gli studenti alla
fine hanno richiesto ai professionisti ulteriori chiarimenti
dimostrando che la curiosità
viene stimolata quando le
classi sono sollecitate con argomenti e proposte concrete.
La Preside Ermelina Ravelli
ha sottolineato agli studenti
quanto sia importante la collaborazione continua tra l’istituto di Leno ed il Collegio
Geometri di Brescia, quanto
sia proficuo il rapporto di collaborazione tra professionisti
e futuri professionisti.
Gli allievi, in questo modo,
sono aggiornati su tecniche e
metodologie effettivamente
utilizzate nella realtà lavorativa e così viene davvero colmata la distanza tra la scuola
e mondo del lavoro realizzando (a Leno da sempre) la
reale e quotidiana alternanza
tra scuola e realtà lavorativa.
❑
SCUOLA
Franco Chiriacò
S
ono stato selezionato, tramite un
bando, per svolgere uno stage lavorativo
all’estero. Il progetto, “My
first Job 2.0” finanziato dal
Comune di Gavardo, dall’associazione A.Ge. di Gavardo,
dalla Comunità Montana,
dalla Coop Tempo Libero e
da un ente privato, consisteva nell’avvicinare i giovani diplomati, laureandi o
laureati al mondo del lavoro
tramite uno stage lavorativo
all’estero, con una scelta tra
tre nazioni, nel settore richiesto dal partecipante.
La mia scelta è stata la
Spagna e come ambito il
campo della costruzione in
quanto sono diplomato geometra.
La società che mi ha accolto,
“Carpe costrucciones y
proyectos”, è uno studio tecnico che opera principalmente nel campo della progettazione e costruzione di
edifici, associato ad uno
studio di architettura.
Il team di lavoro – composto
Stage lavorativo
a Logroño
da un architetto, un ingegnere, un avvocato e un promotore – mi ha permesso di
essere completamente inglobato nello studio.
Le mie competenze e i miei
incarichi sono cresciute con il
passare delle settimane
anche se fin da subito il
gruppo ha dimostrato completa fiducia nei miei confronti.
Il progetto principale che avevano e che tuttora stanno
continuando è la progettazione e realizzazione di un
hotel ricavato da una casa
rurale. Il mio compito era di
adattare le piante dei vari
piani e i prospetti delle facciate alla situazione reale
dell’edificio.
Durante questo incarico ho
appreso nuove conoscenze
relative ai comandi da utilizzare per il programma di disegno bidimensionale AutoCAD, le quali mi hanno
permesso di migliorare e
velocizzare la mia dimestichezza nell’utilizzo del programma.
In secondo luogo, seguivo
direttamente con l’ingegnere indagini di abitazioni
per differenti incarichi come
certificazioni energetiche,
interventi di riqualificazione
dei locali interni e/o delle
facciate esterne. In particolare mi ha interessato molto
l’ambito relativo alla certificazione energetica di edifici
ad uso privato, in quanto è il
tema del corso post-diploma
che sto frequentando. Dopo
aver appreso il funzionamento del programma utilizzato e aver assistito ad una
giornata tecnica dedicata
alla conoscenza all’utilizzo e
alle novità del programma
per computer di certificazione energetica CE3X, ho
provato ad eseguirne una
con l’aiuto dell’ingegnere,
ampliando così il mio campo
d’azione all’interno dello
studio.
Oltre al lavoro svolto in ufficio ho avuto l’occasione di
visitare qualche cantiere, in
particolare quello dove sorgerà l’hotel. Qui ho potuto
mettere in pratica gli incarichi svolti in studio, come ad
esempio segnare per la zona
di nuova costruzione la posizione dei pilatri e delle travi,
verificando in un secondo
momento se realmente combaciavano con quelli della
struttura esistente.
Un ultimo “incarico”, assegnatomi, più per interesse
personale che altro, è stato
un corso online in lingua di
BIM livello A0 svolto durante
momenti di pausa o di calma
in studio. Questo corso oltre
a rilasciarmi un attestato
conseguito tramite il superamento di un test finale, ha
aumentato notevolmente la
mia conoscenza base di
questo nuovo metodo di lavoro.
Questa esperienza mi ha formato particolarmente, in
quanto ho potuto provare
sulla mia pelle, anche se in
un arco di tempo relativamente ridotto, in cosa consista e cosa comporti lavorare per uno studio professionale. ❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 41
FORMAZIONE
Nicolò Sarzi Sartori
I
l 5 ottobre scorso il
Collegio dei Geometri
e dei Geometri Laureati di Brescia ha ospitato
nella sua sede il seminario
“L’evoluzione della professione del Geometra”. All’interno di questo spazio si
sono tenuti due interventi:
quello dell’Associazione
GEometri FIScalisti (AGEFIS), con il dottor Mirco
Mion, Presidente dell’associazione, il geometra Alberto
Bonino e il geometra Denis
Surgan e a seguire quello
della sezione bresciana
dell’organismo di mediazione Nazionale GEOC.A.M., rappresentato dai
geometri Daniel Dei Tos e
Alberto Fortunato.
Entrambi gli interventi sono
risultati coerenti ad una logica formativa ed informativa
e si innestano su di un comune obiettivo: quello di
individuare e condividere
nuove possibilità professionali per la categoria dei geometri. Sia il geometra fiscalista, sia il geometra mediatore, di cui rispettivamente i
due interventi hanno trattato, sono infatti due figure
professionali che, trovando
di recente una diffusione importante in tutta la penisola,
possono sperare di poter ulteriormente ampliare le loro
fila.
La parte di seminario dedicata ad AGEFIS ha coinciso
tra l’altro con quello che è
stato il primo incontro di un
tour nazionale con il quale,
presso i singoli collegi, verranno portati i risultati della
indagine promossa tra i professionisti.
42 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
L’evoluzione
della professione del geometra:
stato dell’arte e prospettive
Così il Dott. Mirco Mion: “Abbiamo ritenuto necessario
promuovere un’indagine per
scoprire quanto sia radicata
l’attività di assistenza fiscale
che i geometri offrono ai
propri clienti perché troppo
spesso, purtroppo, sono i geometri stessi che per primi
non hanno consapevolezza
di potersi occupare di questo
genere di incombenze, sebbene siano indicate anche
negli studi di settore di riferimento, il modello WK03U”.
Certe competenze trovano
origine in quanto riportato
già dal Regio Decreto 274 del
1929 art.16, dove alle più
classiche competenze del
geometra se ne accostano,
soprattutto se si tratta
dell’ambito agricolo, altre legate alla contabilità. E ancora: “Questa indagine vuole
essere proprio uno strumento, da cui partire per
comprendere in quali aree
geografiche, e su quali settori specifici, è necessario
concentrare l’attenzione per
formare ed informare i professionisti sulle opportunità
che la professione consente”.
Come quella del geometra
mediatore, anche quella del
geometra fiscalista è una figura professionale in crescita. E proprio ad evidenziare questa crescita e le sue
future prospettive di sviluppo occupazionale, si è
dedicato l’intervento di
Mion, dal titolo “L’assistenza
fiscale prestata dai geometri”.
I dati, emersi dall’indagine
AGEFIS promossa nei mesi
di luglio e agosto su di un
campione di 2069 professio-
nisti tra tutti i geometri iscritti ai collegi territoriali,
sono molto interessanti: il
75% si occupa di successioni,
il 61% del calcolo di Imu e
Tasi, di pratiche per le detrazioni del 50 e 65% se ne occupa il 57%, di trasferimenti
immobiliari il 54%, il 47% si
occupa della registrazione di
contratti di locazione, il 30%
di contenzioso tributario catastale e solo il 9% non si occupa di nessuna fra queste
mansioni.
Mentre per quanto riguarda
le dichiarazioni di tipo fiscale, è emerso che il 18% si
occupa di dichiarazioni 730,
e altrettanti del modello unico persone fisiche, il 9% di
pratiche RED (dichiarazione,
prevista dalla legge per pratiche pensionistiche), l’8% di
modelli 770, il 6% di pratiche
INVCIV (invalidità civile), il
5% di pratiche DSU (indicatore della situazione economica del cittadino), il 3% del
modello unico società;
dunque ben il 75% non gestisce alcuna di queste dichiarazioni.
Le statistiche dei singoli parametri mostrano qualche
divergenza tra macro aree
(forse dovute anche all’esiguità dei campioni rappresentativi delle macro aree
centro, 18%, e sud, 18%); la
più significativa quella che
vede un primato del sud nel
calcolo di Imu e Tasi.
Le statistiche riguardanti la
categoria bresciana risultano
per lo più conformi alla
media nazionale e a quella
lombarda, salvo lo spiccare
del parametro “registrazione
contratti di locazione”.
Cospicua è la percentuale
(89%) che ritiene consigliabile per sé, e dunque per la
sua professione, un’adeguata formazione fiscale.
Percentuale che ha spinto
Mion ad affermare che la
stragrande maggioranza dei
geometri riterrebbe per sé
“strategica” tale formazione
e che grazie ad essa potrebbe garantire un’assistenza completa ai propri
clienti .
Gli interventi di Dei Tos e
Fortunato hanno avuto invece l’obiettivo di promuovere la mediazione come
mezzo alternativo di risoluzione delle controversie civili e commerciali.
Come già evidenziato nella
rubrica curata dal collega Dei
Tos sul questa rivista, si tratta
di una procedura di ambito
extra-giudiziale nata e consolidatasi in ambito anglo-americano e poi importata nei
paesi europei (direttiva
dell’Unione europea n. 52
del 2008), in Italia con il decreto legislativo 4 marzo
2010, n.28 pubblicato nella
G.U. n.53 del 5 marzo 2010.
Una procedura che, negli intenti, dovrebbe snellire
l’iter, nonché consentire un
notevole risparmio delle
parti in contenzioso. Di recente applicazione, risulta
dunque fertile ambito di impiego occupazionale per i
professionisti della categoria soprattutto in riferimento alle opportunità offerte nelle possibilità di accompagnare una delle parti
come consulente. Per ulteriori dettagli in merito si rimanda agli articoli sul tema
proposti da Dei Tos. ❑
FORMAZIONE
Praticante:
Franco Chiriacò
Relatore:
Piero Fiaccavento
Studio di gallerie
in terra ferma e in mare
Seconda parte
L
inee guida per la realizzazione di gallerie naturali:
La progettazione delle gallerie su terra ferma varia a
seconda della tipologia di tunnel che dovrà essere
realizzato. Esistono principalmente due tipologie di gallerie;
quelle naturali e quelle artificiali. Per naturali intendiamo
quelle scavate sul fronte di una montagna o ammasso di terreni vari o roccioso, mentre per la seconda si tratta principalmente di gallerie costruite a cielo aperto e successivamente
interrate o di tratti di gallerie che fanno; o da collegamento tra
due o più tunnel naturali o da “paramassi” per gli imbocchi o
sbocchi sempre di quelli naturali. Di conseguenza in base alla
tipologia necessaria alla situazione che ci si presenta avremo
metodologie completamente diverse.
Prima di procedere con la progettazione vera e propria del
tracciato, stradale o ferroviario, come già inserito in precedenza bisogna prevedere uno studio geologioco che interessa direttamente gli strati dei tratti di terreno che saranno
attraveversasti dal tunnel, al fine di poter fornire al progettista
i dati necessari per eseguire l’opera progettuale nelle migliori
condizioni, senza dover incontrare imprevisti durante le fasi
dello scavo e poter stabilire gli spessori necessari dell’involucro della gallaria. Tale studio effettuato dal geologo, deve
essere sempre in accordo con ingegnere progettista strutturale, in un’unica simbiosi progettuale.
Ultimati gli studi da parte del geologo, questi passano all’ingegnegnere progettista strutturale. Questo ha il compito, in
relazione ai dati ricevuti, di progettare e dimensionare in
modo corretto tutte le componeti che andranno a costituire
l’opera da realizzare.
Per quanto riguarda la realizzazione delle gallerie naturali,
predisposto ed allestito il cantiere con i dovuti accorgimenti,
viene suddivisa in diverse fasi.
•Prima di procedere con lo scavo, se segnalato dagli studi
effettuati dal geologo, si interviene sulla porzione di terreno
che interesserà la galleria con operazioni di preconsolidamento e precontenimento per garantire la dovuta sicurezza
durante l’operazione di scavo, ed evitare eventuali cedimenti da parte degli stati di terreno sciolti;
•Segue l’opera di scavo del tunnel che può essere effettuata
mediante diverse metodologie, che andremo ad analizzare
più nel dettaglio successivamente. Le principali categorie
sono:
-- metodi di avanzamento tradizionali;
-- metodo di avanzamento a sezione completa;
-- scavo con frese puntuali;
-- scavo con esplosivo.
•Contemporaneamente all’operazione di scavo, se richiesto
dal terreno attraversato, si procede con il contenimento del
cavo tramite metodologie differenti in relazione al tipo di
terreno interessato. Può avvenire tramite:
-- posa di centine provvisorie;
-- posa di tiranti e bulloni;
•In fase di avanzamento, terminato un tratto di scavo, si procede con il rivestimento di prima fase (consolidamento) finalizzato al conseguimento di condizioni di equilibrio a
breve termine della cavità. Le principali metodologie sono:
-- proiezione di spritz-beton, eventualmente armato;
-- posa di centine;
-- posa di tiranti e bulloni;
-- iniezioni di soluzioni varie.
•Completata la fase precedente si prosegue con l’impermeabilizzazione. Questa sebbene sia un’operazione “facoltativa” in base al tipo di terreno è quasi sempre effettuata per
evitare eventuali infiltrazioni d’acqua indesiderate, che
potrebbero compromettere l’opera. Di solito viene posato
un manto in P.V.C. sulle pareti dello scavo.
•Infine viene eseguito il rivestimento definitivo o di seconda
fase tramite un getto di calcestruzzo, eventualmente armato, sulle pareti con spessore variabile a seconda delle
condizioni esistenti. In genere è compreso tra i 30-120 cm.
Metodologie di scavo:
Si indica con il termine generico di lavoro in terra tutte le opere
atte a modificare la morfologia del terreno sia esso superficiale, profondo o subacqueo; in tal senso si possono classificare questi lavori secondo il seguente schema:
•movimenti di terra eseguiti in superficie, questa categoria si
suddivide in:
-- sterri (o sbancamenti), ossia estrazioni o spostamenti
superficiali di porzioni di terreno per profondità non superiori ai 5,00 m, per l’esecuzione di un’opera o per l’approvvigionamento di materiale;
-- riporti, ossia accatastamento o messa in sito di masse di
terreno normalmente di tipo selezionato, per l’esecuzione di un’opera o per la regolarizzazione di una superficie.
• movimenti di terra eseguiti in profondità quali scavi in
trincee, pozzi, gallerie eseguiti per un’opera di fondazione,
ad una sede stradale o ferroviaria, ecc.
• movimenti di terra eseguiti in presenza d’acqua, a tale categoria appartengono tutti i tipi di lavoro precedentemente
citati quando vengono eseguiti sotto un livello permanente
d’acqua di almeno 20 cm.
Per quanto riguarda il nostro studio andremo ad analizzare i
movimenti di terra eseguiti in profondità ed in presenza
d’acqua, in particolare per la realizzazione di gallerie stradali,
ferroviarie o idrauliche.
In generale i lavori per l’esecuzione di una galleria si iniziano
con l’escavazione di un cunicolo di avanzata nella parte superiore della sezione (in calotta) o nella parte inferiore. Il cunicolo continua per tutta la lunghezza del tracciato ed ha anche
uno scopo esplorativo. Quando lo scavo del cunicolo è suffiIL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 43
FORMAZIONE
cientemente progredito si procede allo scavo stesso estendendolo alle altre parti della sezione.
Tuttavia il sistema del cunicolo di direzione, attualmente non
è molto seguito perché si preferisce, quando la natura del
terreno lo permetta, procedere allo scavo della calotta e successivamente allo scavo dello strozzo e dei piedritti.
Prima di iniziare i lavori di scavo veri e propri, quando le condizioni del terreno lo richiedano, si eseguono le operazioni
di pre-consolidamento per garantire che le operazioni di
scavo procedano con sufficiente sicurezza ed un controllo
sull’acqua e sui detriti, cause di possibili crolli della roccia
all’interno della galleria. Tra le diverse tecniche utilizzabili per
ottenere il risultato richiesto troviamo:
•drenaggio attraverso well-point;
•elettrosmosi basata sul principio dell’elettrolisi (utilizzata
nel caso di argille);
•iniezioni di miscele solidificanti (nel caso di terreni permeabili e molto porosi);
•infilaggio di tubi di acciaio;
•congelamento con azoto liquido.
Le varie metodologie di scavo possono essere suddivise in
funzione della tipologia di avanzamento:
•Metodi di avanzamento tradizionali:
In base alla tipologia di esecuzione del rivestimento, i metodi di scavo a sezione divisa per grandi gallerie vengono
distinti in:
-- esecuzione in un’operazione unica - metodo inglese;
-- esecuzione a campioni alternati - metodi tedesco, belga
ed italiano.
La scelta del metodo è funzione delle caratteristiche dei
terreni attraversati, delle condizioni geologiche e topografiche e delle dimensioni delle gallerie.
Il primo, ovvero quello inglese o anche detto “ad attacchimultipli”, viene usato per lo scavo di gallerie che attravesano terreni franosi o molto permeabili all’acqua.
44 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
Tale metodo prevede un cunicolo d’avanzata in asse (1) che
serve per raccogliere le acque di infiltrazione in modo da
prosciugare la zona superiore prima che sia iniziato lo scavo
in tale zona. Il cunicolo inferiore serve anche per aprire, a
distanza di 5O-100 metri, i “fornelli” (F) alla sommità dei
quali si procede in due direzioni in modo che questi scavi,
congiungendosi, formino un cunicolo di calotta (2). Successivamente si battono i “larghi di calotta” (3-3); poi i “larghi di
imposta” (4-4) e gli “strozzi laterali” (5-5 e 6-6) fino ad aprire
tutta la sezione della galleria, compreso lo spessore del rivestimento. Man mano che si procede, gli scavi vengono
armati.
Per quanto riguarda la seconda tipologia di esecuzione abbiamo:
Con il metodo tedesco si procede scavando dei singoli cunicoli (C), paralleli all’asse galleria e lasciando nel centro un
nocciolo o nucleo (N) che serve sia per trattenere la parete
del fronte di avanzamento, in caso di terreni franosi o argillosi, sia come base per l’appoggio delle armature. In
quest’ultimo caso però il terreno deve essere alquanto
consistente affinché i sostegni poggino su basi stabili. In
seguito si riveste il contorno dello scavo.
Con il metodo belga si procede innanzitutto allo scavo ed
all’allargamento della calotta e, dopo il rivestimento di
questa in calcestruzzo (preferibilmente armata con centine)
si esegue, sotto la difesa della calotta già rivestita, lo scavo
dello strozzo e la sotto muratura dei piedritti. La caratteristica essenziale di questo metodo di attacco è la precedenza della costruzione della calotta su quella dei piedritti.
Sotto il profilo della sicurezza questo metodo dà maggiori
garanzie in quanto lo scavo dello strozzo e dei piedritti
FORMAZIONE
viene effettuato sotto il rivestimento, già eseguito, della
calotta.
Le armature della calotta, che trovano appoggio sul piano
corrispondente alla imposta della volta, risultano molto sicure e vengono rimosse subito dopo l’esecuzione definitiva
del rivestimento della calotta stessa. Il metodo di attacco
belga è, però, un sistema poco adatto in terreni spingenti o
franosi in quanto può accadere che in presenza di forti
spinte laterali la calotta, non ancora collegata ai piedritti ed
all’arco rovescio, si deformi con restringimento dell’imposta
e lesioni varie in altri punti.
Con il metodo italiano o di attacco in cunetta si scava la parte
inferiore della galleria fino al piano d’imposta della calotta,
poi si procede allo scavo ed al rivestimento della calotta.
La prima operazione è lo scavo del cunicolo di cunetta, poi
si battono i larghi di strozzo scavando le parti 2-2. In seguito
si scava l’arco rovescio (3) procedendo all’armatura di
questo e dei piedritti concludendo così la prima fase.
Nella seconda fase si scava e si arma il cunicolo di calotta (4)
si battono successivamente i larghi di calotta (5-6) e si imposta la volta dei piedritti sullo strato di terreno del piano
d’imposta della calotta (7).
•Metodo di avanzamento a sezione completa:
E’ il metodo normalmente adottato in rocce dure e comunque quando lo scavo può rimanere aperto senza richie-
dere opere di sostegno. I mezzi moderni di cui oggi dispone
la tecnica consentono rapidità di avanzamento per cui le
rocce restano esposte all’azione dell’aria per breve tempo.
Ciò permette la sostituzione dei vecchi e lenti metodi di
scavo con il rapido metodo a piena sezione. L’avanzamento
a piena sezione normalmente viene eseguito in due fasi:
scavo della calotta e successivo scavo dello strozzo. Per
l’avanzamento possono essere utilizzati sia esplosivi sia
macchine di grande potenza, come la macchina scudata TBN
(tunnel boring machine system) costituita da camicia esterna, generalmente cilindrica, sulla cui parte anteriore è
collocato il sistema di scavo che varia a seconda del tipo di
scudo. Queste macchine infatti, in funzione del terreno in
cui viene eseguito lo scavo, possono essere o meno provviste dello scudo. Nel caso di terreni in stato di auto-portanza le macchine sono “aperte”. Invece in terreni fratturati
in stato di non buona auto-portanza e con possibilità di
venute d’acqua le macchine sono a scudo semplice o a
doppio scudo. Lo scudo, oltre a differenziare le modalità di
avanzamento, ha due funzioni fondamentali:
-- fornire un supporto temporaneo al terreno instabile mantenendo intatto lo scavo e proteggendo il personale;
-- impedire, attraverso un sistema di guarnizioni, l’ingresso
dell’acqua in galleria.
Un’altra tecnologia di scavo che utilizza macchine scudate è
detta Earth Pressure Balanced System. Questa viene utilizzata anche nello scavo di gallerie in terreni poco coerenti per
permettere un sistema di avanzamento più efficiente oltre
che per garantire condizioni di lavoro sicure per gli operatori. I vantaggi possono essere così riassunti:
-- la galleria viene eseguita direttamente a piena sezione;
-- la messa in opera del rivestimento è definitiva evitando
lavori di consolidamento come centinatura, iniezione di
spritz-beton e bullonatura;
-- l’azione dei carichi esercitati dall’ ammasso roccioso sono
limitati dall’elevata rapidità delle operazioni di scavo.
Come già citato in precedenza in funzione delle condizioni
geologiche e di altri fattori esterni, bassa copertura e lavori
sotto battente, si utilizzano scudi di tipo differente.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 45
FORMAZIONE
Terreni
sciolti
Scudi operanti a
pressione
atmosferica
Limitano eventuale
subsidenza
Terreni
plastici
Scudi operanti a
pressione
atmosferica o ad
aria compressa
Evitano rigonfiamenti
delle argille ed
eventuali collassi del
fronte di scavo
Terreni
sotto
battente
idraulico
Scudi operanti ad
aria compressa
Evitano le venute di
acqua e mantengono
l’equilibrio
idrogeologico
Lo scudo è costituito da un elemento cilindrico in carpenteria metallica opportunamente rinforzata per resistere ad
elevate pressioni. L’avanzamento del corpo è garantito da
un sistema idraulico. La lunghezza standard del corpo è di
circa 2-3 metri ed è strettamente connessa al diametro della
galleria. La parte anteriore è detta “visiera di taglio”. Questa
parte frontale è particolarmente robusta e rivestita di piastre antiusura che devono resistere alle forti sollecitazioni
dovute all’avanzamento. In funzione del tipo di terreno,
lo scudo può essere provvisto o meno di protezione. Nel
caso in cui il terreno sia incoerente è fondamentale prevedere una copertura frontale per evitare che il materiale
possa invadere la galleria. La parte terminale, detta coda,
permette agli operatori di lavorare in condizioni di sicurezza
per la messa in posa dell’anello prefabbricato. La coda per
questo motivo è lunga circa una volta e mezzo la lunghezza
dell’anello prefabbricato detto concio.
•Scavo con frese puntuali:
L’utilizzo di frese puntuali, pur se concepite per lavori di tipo
minerario, va sempre più diffondendosi negli scavi eseguiti
in sotterraneo per lavori di ingegneria civile. Tale diffusione
è favorita dal progredire della tecnologia e dalla scoperta di
nuove leghe metalliche che garantiscono una minore usura
degli utensili. Queste sono macchine di avanzamento operanti il più delle volte in materiali medio-teneri. La caratteristica principale di una fresa puntuale è la modalità di scavo
che viene eseguito a mezzo di una testa sulla cui superficie
sono assemblati utensili di taglio. Gli utensili singoli o multipli sono montati all’estremità di bracci articolati e snodabili per cui la sezione di scavo può variare con l’apertura o
l’orientamento di questi bracci portafresa. Le frese puntuali
generalmente sono equipaggiate con sistemi di carico e
nastri che permettono di movimentare il materiale scavato
evitando l’alternanza al fronte tra le macchine di produzione
e quelle di smarino.
46 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
L’abbattimento meccanico presenta il vantaggio, rispetto
all’abbattimento per mezzo di esplosivi, di ridurre notevolmente la sconnessione dell’ammasso roccioso alla periferia
dello scavo con conseguente riduzione del volume di roccia
interessata alla decompressione e quindi dei carichi gravanti sul rivestimento. In questo modo viene prolungato
sensibilmente il tempo di autosostegno dell’ammasso roccioso. Una limitazione all’impiego delle frese puntuali è la
non elevata flessibilità dell’utensile ad adattarsi ad eventuali cambiamenti sostanziali della geologia del terreno attraversato.
•Scavo con esplosivo:
L’uso dell’esplosivo per l’abbattimento delle rocce dure al
momento è la metodologia più economica. Tuttavia il suo
campo di applicazione si estende anche alle rocce di media
durezza, in alternativa ai mezzi meccanici. L’abbattimento
delle rocce viene effettuato con mine, dove per mina s’intende il foro eseguito sul fronte di scavo, mediante l’utilizzo
di carri di perforazione detti “jumbo” dotati di due-tre perforatori provvisti di aste metalliche (“fioretti”) montati su
affusti. Il foro è riempito parzialmente di esplosivo e per la
restante parte di materiale sterile d’intasamento. A questi
sono collegati particolari dispositivi che consentono di comunicargli l’accensione. Successivamente queste vengono
fatte brillare contemporaneamente (“volata”) o in fasi successive distanziate di millisecondi (tecnica di “presplitting”). Nelle grandi gallerie stradali e ferroviarie ogni volata
può comprendere anche oltre un centinaio di mine.
Questo metodo per quanto efficace presenta un problema
legato al fronte di taglio in quanto questo presenta un’unica
faccia libera. Per risolvere il problema viene creato inizialmente un vuoto al centro, detto rinora, per agevolare l’ese-
FORMAZIONE
cuzione. Quando l’allargamento della sezione della galleria rispetto alla rinora viene effettuato in fasi e non mediante una volata unica bisogna seguire attentamente la
progettazione di questa prevedendo una successione
nella detonazione delle cariche esplosive tramite micro
ritardi.
La potenza di un esplosivo non è sempre uguale, ma dipende dalla velocità di detonazione. Questa, variabile
secondo il tipo di esplosivo, permette di distinguerli in
due categorie:
-- gli esplosivi deflagranti o lenti con velocità di detonazione dell’ordine di 400 m/s;
-- gli esplosivi detonanti o dirompenti con velocità di detonazione molto più rapida (2000-8000 m/s).
Per provocare la decomposizione di un esplosivo è necessario un agente esterno. Per gli esplosivi deflagranti è
sufficiente una fiamma ad innescare la reazione. Per gli esplosivi detonanti c’è bisogno di uno choc violento come
quello di un detonatore o di una miccia detonante.
La reazione esplosiva può essere innescata in modi differenti a seconda del tipo di detonatore utilizzato. Il detonatore ordinario è costituito da un tubetto di alluminio aperto ad una estremità nella quale viene infilata una miccia
a lenta combustione che trasmette la fiamma e innesca la
reazione con l’esplosivo primario del detonatore stesso.
Esistono poi anche altri detonatori, quali:
-- detonatore elettrico: composto da un detonatore ordinario e da una struttura elettrica e pirotecnica insieme;
-- detonatori con innesco non elettrico: non possono, ovviamente, essere innescati accidentalmente da correnti
elettriche.
Infine per correggere la profilatura di scavo della galleria
dopo un abbattimento con esplosivo vengono utilizzati
martelli demolitori o “martelloni”.
Consolidamento
Ultimata l’operazione di scavo, se necessario in caso il terreno lo richieda, bisogna procedere con il consolidamento
del profilo della sezione di scavo, in quanto questo altera lo
stato tensionale dell’ammasso roccioso. Lungo il profilo
della sezione agiscono delle tensioni che possono portare al
collasso locale della struttura. Per questo motivo si deve
intervenire ancora una volta in relazione alle caratteristiche
geo-meccaniche della roccia o del suolo che si sta attraversando. I sistemi di sostegno più correntemente usati sono:
• sostegno con calcestruzzo proiettato (spritz-beton): è un
procedimento per contenere le azioni delle tensioni agenti sul profilo della sezione di scavo, rivestendolo immediatamente con calcestruzzo armato a presa accelerata,
proiettato direttamente sulle pareti di contorno. Aperto un
tratto di galleria di lunghezza variabile si procede, previa
spruzzatura del vano di scavo per uno spessore di pochi
centimetri, al montaggio della centina reticolare di armatura, delle armature secondarie in tondino di ferro e della
rete elettrosaldata che verranno incorporate nel getto di
calcestruzzo, proiettato. La presa del getto, grazie all’accelerante, inizia nel giro di pochi secondi e dopo un’ora circa
il rivestimento diventa solido e può sopportare le successive operazioni;
• sostegno con tiranti: consiste nel mettere in opera un dispositivo che permette di evitare la decompressione della
roccia immediatamente dopo le operazioni di scavo. A tal
fine si procede all’esecuzione di una serie di fori disposti
secondo uno schema tipico per ogni sezione e si introducono poi, in ciascuno di essi, dei tiranti metallici o di altri
materiali che vengono bloccati con l’aiuto di dispositivi ad
espansione o sigillati con malta a presa rapida o resine. Alcuni tiranti hanno la parte esterna del foro filettata e, pertanto, tramite il serraggio del dado, si ristabilisce un certo
sforzo di compressione sulla roccia ricreando in tal modo le
condizioni di equilibrio statico precedenti alle operazioni
di scavo;
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 47
FORMAZIONE
•Infilaggio: composto da una serie di armature portanti in
acciaio disposte all’esterno della sezione con andamento
lievemente inclinato verso l’alto.
Il rivestimento definitivo avviene tramite un getto di calcestruzzo eventualmente armato sulle pareti con spessore variabile a seconda delle condizioni esistenti, in genere è compreso tra i 30-120 cm.
•sostegno con centine provvisorie: con profilati metallici
sostituisce il vecchio sistema che utilizzava strutture in
legno migliorandone la qualità sia in termini di facilità di
messa in opera sia per il minor ingombro. A seconda della
natura del terreno, le centine sono poste ad intervalli che
vanno generalmente da 0,5 a 1,5 m. Le centine hanno la
duplice funzione di sostenere direttamente la roccia di
fornire una copertura provvisoria in metallo. Il vuoto tra la
pannellatura e il profilo della roccia viene riempito con calcestruzzo proiettato. L’armatura strutturalmente connessa
con la roccia viene sottoposta a misure di verifica per determinare eventuali deformazioni in corrispondenza di opportune sezioni trasversali delle centine di sostegno. Dai valori
di deformazione delle centine si deducono i valori delle
sollecitazioni sulle stesse;
Smarino e riutilizzo del materiale scavato
Durante le fasi di scavo bisogna rimuovere il materiale di risulta in eccesso, il quale, di seguito all’abbattimento, ha subito un aumento di volume apparente di circa una volta e
mezzo il volume che aveva in sito. Questa complessa operazione è denominata smarino, ovvero il trasporto all’esterno
del materiale di risulta dello scavo. E’ un’operazione che impegna il periodo di tempo più lungo nell’intero ciclo della
volata. Su tale volume apparente va dimensionato l’intero
48 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
FORMAZIONE
ciclo di smarinaggio. Le operazioni di smarino si suddividono
in due fasi:
•il carico;
•il trasporto e scarico.
Per quanto riguarda il carico, questo viene effettuato con escavatori, pale caricatrici, nastri trasportatori ed autocarri. La
scelta del sistema di trasporto del marino dipende da alcuni
fattori quali la lunghezza della galleria, la sua sezione e la
distanza della discarica in cui depositare il materiale di risulta.
Per quanto riguarda il trasporto e lo scarico, di norma per i
lavori di ingegneria civile vengono utilizzati i dumpers; mezzi
gommati, anche elettrici, aventi il cassone ribaltabile. Volendo è possibile utilizzare anche il sistema a rotaia, ma generalmente si preferisce lasciarlo per lavori di tipo minerario.
Il caricamento su questi mezzi avviene generalmente per
mezzo di pale cingolate a scarico frontale o laterale azionate
da motore ad aria compressa o diesel. In quest’ultimo caso
devono essere previste particolari precauzioni per lo scarico
dei gas di combustione. Lo stoccaggio dello smarino è realizzato in apposite aree all’interno del cantiere o in altri siti
prescelti. Il materiale di risulta viene disposto in cumuli aventi un volume di 500-1000 metri cubi. Vengono adottati
opportuni sistemi di copertura mirati ad evitare il solleva-
Trasporto all’esterno della galleria
Trasporto dello smarino all’esterno della galleria
mediante nastri trasportatori.
mento e la mobilità di eventuali polveri fibrose nell’aria.
Il materiale di scarto caricato sul dumper, in alternativa allo
scarico in discarica, può essere utilizzato come inerte o come
materiale di riporto per la realizzazione di rilevati e sovrastrutture per strade, ferrovie ed aeroporti, ma anche pavimentazioni ed opere di sostegno del corpo stradale stesso.
Il suo reimpiego, sia in forma naturale e sia trasformata in
aggregato lapideo, è un tema di assoluta attualità in quanto
per la realizzazione delle opere ingegneristiche civili, precedentemente citate, sono sempre necessarie ingenti quantità
di terre e aggregati lapidei. Oltre a questo fattor bisogna
anche tener in considerazione la scarsità disponibilità di
questi, diminuita sempre più nel corso degli anni a causa del
considerevole sfruttamento. Il suo riutilizzo assume aspetti
di importanza diversi in base all’impego per il quale sarà riutilizzato. Di conseguenza diventa opportuno classificare il
tipo di smarino per prevedere con assoluta certezza il comportamento in opera.
Rilevato stradale
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 49
FORMAZIONE
Impianti di drenaggio
Nelle rocce sciolte o lapidee, l’acqua è sempre presente, in
varie forme: dall’umidità fino alla totale saturazione. La sua
presenza è incisiva sui comportamenti fisici della massa delle
rocce sciolte o lapidee, in particolare sui comportamenti
meccanici e idraulici. Nel cavo di una galleria, la presenza di
acqua filtrante trova il richiamo idrodinamico più diretto, se
l’avanzamento non è condotto con un rivestimento a tenuta
continua. La galleria si presenta come sezione di drenaggio
longitudinale nel caso di scavo senza tenuta idraulica in roccia
satura: come tale, richiede una verifica in termini di portata
emunta e di gradiente idraulico. Da queste considerazioni si
ricava l’evidenza di quanto, in caso di scavi di gallerie profonde o sottofalda, è preventivamente necessario stabilire i
più opportuni modi per il più accurato controllo ed allontanamento dell’acqua che deve essere effettuato tramite tubazioni o canali di scolo, cercando di portarlo all’esterno della
galleria. Durante l’avanzamento di gallerie a doppia canna, in
caso di presenza di falda acquifera, l’acqua viene convogliata
nel secondo tunnel, in modo alternato, tenendo presente che
nell’avanzamento delle gallerie viene posizionato un canale
di drenaggio che raccoglie le acque in eccesso. Tale canale
sarà utilizzato per il drenaggio anche dopo la messa in esecuzione della galleria. L’evacuazione di acqua in aree allagate
viene effettata tramite l’utilizzo di elettropompe sommergibili mobili che si dimostrano incisive nel risolvere situazioni
d’emergenza. Sono pompe indicate per interventi di drenaggio e di prosciugamento di scavi, di miniere, di gallerie, di
irrigazione e pompaggio di acque di processo o piovane,
anche se contenenti fanghi, sabbia o argilla, acqua marina,
liquidi viscosi o abrasivi. Vengono normalmente preferite per
la loro facilità e flessibilità di utilizzo in quanto vengono facilmente spostate lungo le gallerie ovunque vi sia necessità di
pompare acque di infiltrazione, sia durante le operazioni di
scavo, che come pompe di aggottamento dopo l’entrata in
esercizio di tunnel e gallerie. Per gallerie profonde può essere necessario utilizzare pompe in serie o la realizzazioni di
stazioni di rilancio intermedie per pompare le acque all’esterno. In fase di scavo si possono utilizzare scudi meccanizzati con contropressione sul fronte (Hydroshield ed EPB) e
rivestimento impermeabile in conci prefabbricati, che evitano ogni drenaggio e controllano le pressioni.
Per quanto riguarda gli aspetti drenanti possiamo avere: drenaggi in contropressione e i drenaggi a depressione.
•drenaggio in contropressione: nello scavo in sotterraneo, è
opportuno eseguire i drenaggi in modo attento e puntuale
allo scopo di evitare di decomprimere ulteriormente il
terreno, di ampliare le vene di richiamo freatico e di rompere l’equilibrio delle tensioni efficaci. Ne segue che le
perforazioni per l’esecuzione dei fori devono essere ese50 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
guite con metodi e dispositivi di tenuta. A evitare l’innesco
di pericolose comunicazioni longitudinali, erosioni e propagazione di pressioni interstiziali, si devono posare i tubi
filtro con una minima intercapedine anulare. Per eliminare
alcuni infausti effetti creati durante le operazioni di perforazione, si può ricorrere a iniezioni di ricompattazione del
terreno. A tale scopo, è importante che le pressioni interstiziali siano abbattute in aree distanti dalla sezione di
scavo.
•drenaggi a depressione: siamo nel caso di gallerie relativamente superficiali, immerse in falda anche per pochi metri
e in presenza di terreni sabbiosi, incoerenti ed instabili. In
questo caso si rende utile procedere a sbarrare la circolazione idrica per mezzo di iniezioni preventive. Si ottiene,
in tal modo, una tenuta a guscio intorno all’area di lavoro.
Bisogna però considerare che non è una tenuta perfetta. Per
rendere possibile un regolare tamponamento e bloccaggio
a tenuta sui fianchi, la zona d’irruzione deve essere provvista di dreni filtranti. In circostanze del genere si possono
prendere in considerazioni anche degli interventi di abbassamento temporaneo di falda, per mezzo di drenaggi a
depressione, vale a dire impianti wellpoint, che sono particolarmente indicati nei terreni a permeabilità medio-bassa.
Anche le gallerie stradali una volta ultimate sono dotate di un
sistema di drenaggio per le acque superficiali provenienti
dagli imbocchi, dalle infiltrazioni di falde freatiche attraverso
il rivestimento, dall’acqua usata per lavare le pareti, dalle
perdite dalle autobotti e dall’acqua usata dai sistemi antincendio.
I sistemi di drenaggio sono di solito costituiti da tombini,
canali, tubi, pozzi di scarico e pompe, separatori d’olio/acqua
e sistemi di controllo per la raccolta, lo stoccaggio, la separazione e lo smaltimento dell’effluente che potrebbe altrimenti
accumularsi sulla strada. Alcune autorità specificano l’uso di
canali di scolo per massimizzare l’efficacia del drenaggio. I
pozzi di scarico e le pompe sono di solito previsti in corrispondenza degli imbocchi e nei punti bassi. ❑
Fori di drenaggio tra la sede stradale ed il marciapiede
LEGALE
La dichiarazione
di successione
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Gabriele Mercanti
Con questo articolo termina il nostro cammino
attraverso l’analisi delle più frequenti
problematiche giuridico-operative del fenomeno
successorio. L’autore ringrazia per l’interesse
dimostrato e al fine di rendere maggiormente
proficuo questo percorso argomentativo comune
a chi scrive e a chi legge, esorta il lettore ad
esternare i propri dubbi attraverso la redazione
della Rivista ovvero il sito internet www.
avvocatogabrielemercanti.it
Principi generali
La dichiarazione di successione consiste in una dichiarazione di natura esclusivamente fiscale che determinati soggetti sono tenuti ad
effettuare entro un anno
dalla morte del de cuius, in
base alla regolamentazione
contenuta principalmente
dagli artt. 28 e ss. del D. Lgs.
n. 346 del 31 ottobre 1990 e
s.m.i.2
Tale dichiarazione costituisce una sorta di “fotografia”
dell’asse ereditario scattata
al momento dell’apertura
ovviabile a mezzo delle c.d.
dichiarazioni integrative e/o
modificative – non inficia la
validità intrinseca della dichiarazione e men che meno
incide sui diritti ereditari in
genere, comportando esclusivamente l’irrogazione di
sanzioni pecuniarie4.
La seconda è che da tale adempimento non deriva nessuna conseguenza sulla sorte
dell’eredità, nel senso: che la
redazione della dichiarazione non comporta mai accettazione espressa o tacita
dell’eredità5 e che, a contrario,
della successione 3 nella
quale ne è raffigurata l’esatta
consistenza al fine di procedere al conteggio – ove dovute – delle corrispondenti
imposte di successione, ipotecaria e catastale.
Sul punto, però, occorre effettuare due precisazioni
preliminari.
La prima è che tale adempimento è sì obbligatorio per
determinati soggetti indicati
dalla Legge (vd. successivo
par. 2), ma l’eventuale omissione o ritardo nella presentazione – peraltro alle volte
la sua mancanza non impedisce di accettare l’eredità.
Fondamentalmente, quindi,
la vicenda sostanziale (cioè
la decisione di accettare o
rinunciare all’eredità) e
quella formale (cioè l’obbligo di dichiarare all’Erario
la consistenza dell’asse patrimoniale) viaggiano su due
binari indipendenti ed autonomi. L’unica intersezione tra
tali situazioni è data dall’art.
48 del cit. D. Lgs. n. 346/1990
il quale, per esigenza di certezza dei rapporti giuridici e
fiscali, statuisce che:
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 51
LEGALE
•Gli impiegati dello Stato e
degli enti pubblici territoriali ed i pubblici ufficiali6,
con esclusione dei giudici
e degli arbitri7, non possono compiere atti relativi
a trasferimenti per causa di
morte, se non è stata fornita la prova della presentazione, anche dopo il termine di cinque anni di cui
all’art. 27 comma 4, della
dichiarazione della successione;
•I debitori del defunto ed i
detentori di beni che gli
appartenevano non possono pagare le somme
dovute o consegnare i beni
detenuti agli eredi, ai legatari e ai loro aventi causa,
se non è stata fornita la
prova della presentazione,
anche dopo il termine di
cinque anni di cui all’art. 27
comma 4, della dichiarazione della successione.
Soggetti obbligati a presentare
la denuncia di successione
Ai sensi dell’art. 28 del cit. D.
Lgs. n. 346/1990 sono obbligati alla presentazione i seguenti soggetti:
•i chiamati all’eredità e i legatari, anche nel caso di apertura della successione
per dichiarazione di morte
presunta, ovvero i loro rappresentanti legali;
•gli immessi nel possesso
temporaneo dei beni
dell’assente;
•gli amministratori dell’eredità e i curatori delle eredità giacenti;
•gli esecutori testamentari.
Particolarmente delicata è la
posizione dei chiamati all’eredità8, in quanto – seppur
essi non sono ancora per de52 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
finizione eredi (e, quindi,
potrebbero ancora rinunciare) – sono per Legge obbligati ad espletare l’adempimento in questione: il
chiamato, quindi, non può
addure quale legittimo motivo per esentarsi dall’obbligo de quo, il fatto di non
aver ancora deciso se accettare o meno l’eredità, e – pertanto – entro l’anno dovrà
procedervi, restando comunque salvo il diritto di recuperare le somme anticipate verso coloro che successivamente risulteranno
essere gli eredi effettivi. Al
fine di evitare questo tortuoso meccanismo, l’unica
chance che hanno i chiamati
all’eredità è quella di deci-
dere entro l’anno (che –
come detto – è il termine per
presentare la dichiarazione)
se accettare o rinunciare: se
accettano, adempiranno
all’obbligo nella qualità non
più di chiamati, ma di eredi e
– dunque – senza vantare
crediti restitutori di sorta; se
rinunciano, perderanno la
qualifica di chiamati e non
saranno più tenuti ad obblighi di sorta.
Va, infine, ricordato che se vi
è pluralità di soggetti obbligati alla presentazione della
stessa dichiarazione, è sufficiente che vi proceda uno
solo: proprio perché il suo
contenuto è oggettivo e
stante l’obbligatorietà della
presentazione, non è –
quindi – necessaria la firma
congiunta di tutti gli interessati.
Tuttavia questa facilitazione
comporta, onde evitare inutili duplicazioni di spesa, la
necessità che i diretti interessati si coordino nell’espletare l’adempimento, altrimenti si correrebbe il paradossale rischio di effettuare plurime dichiarazioni
in ordine alla medesima
successione (l’Agenzia delle
Entrate, per quanto consta,
al momento della ricezione
della dichiarazione non
compie accertamenti preventivi circa il deposito di analoghe dichiarazione presentati da altri coobbligati).
LEGALE
Esenzioni dall’obbligo di
presentazione
Seppur la presentazione
della dichiarazione di successione costituisca un obbligo,
vi sono dei casi in cui vi è l’esonero dall’adempimento in
questione. Si tratta del caso,
previsto dall’art. 28 comma VII
del cit. D. Lgs. n. 346/1990, in
cui ricorrono contemporaneamente le seguenti condizioni:
a. l’eredità è devoluta al coniuge ed ai parenti in linea
retta del defunto;
b.l’eredità non comprende
beni immobili o diritti reali
immobiliari;
c. l’attivo ereditario ha un valore non superiore ad Euro
100.000,009.
Contenuto della dichiarazione
di successione
Come detto sopra, essendo in
presenza di un accertamento
della consistenza del patrimonio ereditario, dovranno
essere indicate le attività e le
passività.
L’attivo ereditario è costituito
da tutti i beni e i diritti trasferiti a causa di morte, ancorchè
esistenti all’estero e così a titolo esemplicativo: immobili10, navi ed areomobili11,
conti correnti12, titoli13, partecipazioni sociali e aziende14.
Il passivo ereditario è costituito da: debiti del defunto
già esistenti alla data del decesso purché risultino da atto
scritto o provvedimento giurisdizionale definitivo antecedenti all’apertura della successione, spese funerarie e
spese medico chirurgiche sostenute negli ultimi sei mesi
di vita purché regolarmente
documentate.
Imposte di successione
ed ipotecarie e catastali
Il passaggio ereditario determina un trasferimento patrimoniale di ricchezza che la
Legge assoggetta, salvo franchigie (cioè limite al di sotto
del quale l’imposizione non
è dovuta), ad un tassazione
costituita da un lato dall’imposta di successione e
dall’altro dalle imposte ipotecarie e catastali.
Il valore della componente
immobiliare costituisce la
base imponibile sulla quale
il contribuente dovrà autoliquidare le imposte ipotecarie e catastali (cioè provvedere autonomamente al conteggio ed al pagamento
prima di presentare la di-
chiarazione), mentre il saldo
risultante tra attivo e passivo
costituisce la base imponibile sulla quale l’Agenzia
delle Entrate liquiderà l’imposta di successione (cioè
dopo la presentazione della
dichiarazione).
Al fine di una migliore comprensione si riporta di seguito la tabella riepilogativa15.
Conclusioni
Il trasferimento patrimoniale
che qualsiasi successione
necessariamente determina,
impone un accertamento del
valore (c.d. base imponibile)
su cui conteggiare le imposte
dovute all’Erario Italiano.
Nel nostro sistema ciò viene
attuato mediante la predisposizione di una modulistica da parte del contribuente e circa la quale i competenti organi non hanno un
potere preventivo, ma solo
successivo di eventuale controllo di completezza e regolarità. Tale imposizione, per
di più, è dovuta – per espressa parificazione di
Legge – nella stessa identica
misura allorquando il trasferimento patrimoniale dovesse essere attuato non per
successione ereditaria, ma
con trasferimenti donativi
durante la vita del defunto.
Insomma, una volta tanto
non trova spazio il detto
“fatta la Legge, trovato l’inganno”. ❑
Note
2 Da un punto di vista pratico si tratta di un modello da depositare presso l’Agenzia del Territorio competente in base all’ultimo domicilio del defunto da compilare con l’indicazione dei
seguenti elementi: generalità del defunto; se regolata da testamento, estremi della pubblicazioni del testamento; valore immobili; valore intero asse; dati di eredi e legatari; descrizione cespiti;
indicazione debiti.
3 Ove dopo al decesso si sia avuta una modifica della consistenza di tali valori (l’esempio tipico è quello del saldo del conto
corrente che aumenta per eventuali accrediti ovvero diminuisce
per addebito delle spese di gestione), ciò è irrilevante ai fini della
compilazione della dichiarazione.
4 Non può in questa sede riepilogarsi il complesso meccanismo di conteggio delle sanzioni nonché delle possibilità di
pagamento delle stesse che variano a seconda del ritardo nel
momento di assolvimento tardivo dell’obbligo di Legge.
5 Tale conclusione non muta nemmeno nel caso in cui, ove
nell’asse ereditario siano compresi immobili, il certificato di
successione (così definito dall’art. 5 del D. Lgs. n. 347 del 31 ottobre 1990) non dovesse essere stato trascritto nei competenti
registri immobiliari. Cosi tra le tante, Cass. Corte di Cassazione,
Sezione 2 Civile, Sentenza del 28 febbraio 2007, n. 4783.
6 Nella categoria dei pubblici ufficiali sono evidentemente ricompresi i Notai, i quali – quindi – non possono stipulare atti aventi ad oggetto beni di provenienza ereditaria qualora non sia
stata data ad essi la prova della preventiva presentazione della
dichiarazione di successione. Sul punto è bene ricordare che,
sebbene il cit. art. 5 del D. Lgs. n. 347/1990 preveda in capo all’Ufficio del Registro (oggi Agenzia delle Entrate) l’obbligo di procedere alla trascrizione presso i compenti registri del certificato
successorio ove comprensivo di immobili, spesso vi è un forte
arretrato di tali organismi nell’adempimento di tale formalità, da
cui l’impossibilità materiale del Notaio rogante di procurarsi autonomamente la prova dell’avvenuta presentazione della dichia-
razione di successione mediante ispezione ipotecaria. In tali casi,
l’atto potrà essere comunque rogato ove le parti siano in possesso
di un esemplare della dichiarazione di successione presentata
all’Agenzia delle Entrate, dato che la Legge impone – ai fini del
compimento degli atti in questione - solo la preventiva presentazione della dichiarazione e non anche la sua trascrizione.
7 Sul punto il Legislatore ha evidentemente ritenuto che il diritto alla domanda di giustizia non potesse essere precluso da un
inadempimento fiscale (peraltro, in detta eventualità la cancelleria interessata trasmette gli atti alla competente Agenzia delle
Entrate per gli accertamenti del caso).
8 Può curiosamente notarsi che il Legislatore non ha inserito
nel novero dei soggetti obbligati alla presentazione l’erede.
Detta scelta deriva probabilmente dalla considerazione che l’erede è per definizione un chiamato (cioè un soggetto cui è offerta
l’eredità e che può accettarla o rinunciarla) per cui sarebbe stato
presumibilmente superfluo imporre l’obbligo in esame anche
all’erede.
9 Limite questo elevato, rispetto ai previgenti Euro 25.822,84,
dall’art. D. Lgs. n. 175 del 21 novembre 2014.
10 Per i fabbricati e terreni agricoli con indicazione del valore
calcolato sulla base dei moltiplicatori catastali, mentre per le aree
edificabili con indicazione del valore venale al momento del
decesso.
11 Con indicazione del valore venale.
12 Con indicazione del saldo al momento del decesso.
13 Con indicazione del controvalore reale al momento del decesso.
14 Con indicazione del valore patrimoniale netto al momento
del decesso.
15 Estratta dal sito del Consiglio Nazionale del Notariato al
seguente link: http://www.notariato.it/sites/default/files/TABELLA2_IMPOSTE_SUCCESSIONE.pdf.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 53
SICUREZZA
Paolo Zizzi
E
ra la notte tra mercoledì 5 e giovedi 6
dicembre 2007.
Nello stabilimento di Torino
della ThyssenKrupp era iniziato da poco il turno di notte.
Una notte che sembrava essere come tante di lavoro già
svolte e che, invece, viene
ricordata come la notte in cui
accade uno dei più disastrosi
incidenti sul lavoro.
Sulla linea 5, poco dopo l’una,
una fuoriuscita di olio bollente investì diversi operai,
sette dei quali moriranno.
Antonio Schiavone, Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rosario
Rodinò, Rocco Marzo e Bruno
Santino i nomi degli uomini
che persero la vita nell’incidente. Dei presenti si salvò
solo Antonio Boccuzzi, che da
testimone oculare di ciò che
accadde nello stabilimento,
ricoprì un ruolo determinante nella denuncia delle
colpe dell’azienda.
54 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
Il rogo
della Thyssenkrupp
La ThyssenKrupp è una società tedesca tra le più importanti nel settore siderurgico, che nel 1994 acquista
dalla Acciai Terni gli stabilimenti di Terni e di Torino.
Nello stabilimento di Torino,
interessato dal disastro, era
programmato lo smantellamento della linea siderurgica
per essere trasferita a Terni
nel 2008.
Quella notte, sulla linea 5, lo
sfregamento delle lamine di
acciaio contro un parapetto
in metallo provocò delle
scintille che diedero fuoco a
della carta impregnata di olio
presente sotto la linea.
Quella carta non doveva essere lì, ma dato che la linea 5
doveva essere smantellata a
breve, la manutenzione e la
pulizia non venivano più eseguite, la carta si incendiò. Era
già accaduto altre volte e l’incendio si era potuto domare
con l’utilizzo dei presidi in
dotazione. Quella sera però,
le fiamme raggiunsero una
vasca d’olio che esplose e
avvolse l’intera squadra di
lavoratori presenti sulla
linea.
L’unico sopravvissuto si salvò
solo perché si piegò per
prendere la manichetta
d’acqua proprio nel momento dell’esplosione
dell’olio che, invece, investì
gli altri lavoratori.
I giorni successivi l’incidente,
i sindacati denunciarono l’inadeguatezza delle misure
di sicurezza nello stabilimento. Antonio Boccuzzi e
altri operai accorsi sul posto
dell’incidente testimoniarono una situazione surreale
per un luogo di lavoro con
quel rischio di incidenti: estintori scarichi, telefoni isolati, idranti malfunzionanti e
assenza di personale specializzato. Oltre all’assenza di
tali misure di protezione, alcuni degli operai coinvolti
nell’incidente lavoravano
continuamente da dodici
ore.
Tutti i media diedero grande
spazio alla notizia e la rabbia
assieme all’indignazione impegnarono non solo la popolazione torinese ma tutti gli
italiani. Seguirono giornate
di lutto e di dolore. L’allora
sindaco di Torino, Sergio
Chiamparino, annullò i festeggiamenti di piazza per il
Capodanno. Il Governo accelerò il varo del Testo Unico
delle leggi sulla sicurezza sul
lavoro, conosciuto da tutti
con il nome di Decreto 81,
che vide la luce nell’aprile
2008. Poco tempo dopo,
nell’agosto 2009, il Governo
accortosi che la precedente
normativa aveva importanti
lacune, emanò il Decreto 106,
correttivo del precedente
Decreto 81.
Dal canto suo l’azienda respinse ogni responsabilità
nell’incidente, anzi accusò i
SICUREZZA
lavoratori di aver causato l’incendio per manovre errate e
poca attenzione. Oltre a
questo, i dirigenti della ThyssenKrupp assunsero anche
un atteggiamento ostile e
poco collaborativo con la magistratura. A prova di questo,
la Guardia di Finanza, durante le indagini, sequestrò
ad Harald Hespenhahn, l’amministratore delegato della
ThyssenKrupp, un documento riservato in cui si leggeva che Antonio Boccuzzi
doveva essere fermato con
azioni legali. Nello stesso documento si criticava pesantemente anche il pubblico ministero, Raffaele Guariniello,
e l’allora ministro del Lavoro
Cesare Damiano, del quale, a
detta dell’amministratore
delegato, non ci si poteva fidare perché schierato dalla
parte dei lavoratori.
In seguito all’incendio partirono subito le indagini preli-
minari, che il procuratore aggiunto Raffaele Guariniello
riuscì a concludere in due
mesi e diciannove giorni. Nel
frattempo, la Thyssenkrupp
pagò 13 milioni di euro ai familiari delle vittime e 4 milioni ad altre parti civili che si
erano costituite nel processo.
La Procura di Torino chiese il
rinvio a giudizio per sei dirigenti dell’azienda tedesca e
il giudice dell’udienza preliminare accolse le tesi dell’accusa. Il presunto reato era omicidio volontario con dolo
eventuale e incendio doloso.
Il processo iniziò a gennaio
del 2009. Nelle udienze emersero particolari del funzionamento dello stabilimento. Alcuni testimoni raccontarono che la fabbrica veniva pulita solo in corrispondenza delle visite ispettive
degli organi di controllo e che
la linea si fermava solo in caso
di problemi alla produzione.
Inoltre, tutta la manuten-
zione veniva effettuata con la
linea in movimento. Altri testimoni raccontarono che gli
incendi sulla linea 5 erano
molto frequenti ma gli operai
venivano invitati a usare il
meno possibile il pulsante di
allarme.
Dopo soli 3 anni dall’incendio
si giunse alla condanna in
primo grado di Gerald Espenhahn, amministratore
delegato della ThyssenKrupp, a 16 anni e mezzo di
reclusione per omicidio volontario con dolo eventuale.
Per altri cinque dirigenti le
pene richieste furono tra 10
anni e 10 mesi e 13 anni e 6
mesi per omicidio colposo
con colpa cosciente.
Negli anni a venire le sentenze si susseguirono numerose e non senza colpi di
scena.
A distanza di quasi nove anni
dall’incidente, il 13 maggio
2016, la storia giudiziaria del
rogo alla ThyssenKrupp si è
conclusa. La IV Sezione della
Cassazione ha condannato in
via definitiva l’ex ad Harald
Espenhahn a nove anni e otto
mesi, i dirigenti Marco Pucci
e Gerald Priegnitz a sei anni e
dieci mesi, il membro del comitato esecutivo dell’azienda Daniele Moroni a
sette anni e sei mesi, l’ex direttore dello stabilimento
Raffaele Salerno a otto anni e
sei mesi e il responsabile
della sicurezza Cosimo
Cafuer a sei anni e otto mesi.
Ad oggi i quattro dirigenti italiani condannati sono in carcere. Restano fuori l’ex a.d.
Harald Espenhahn e il dirigente Gerald Priegnitz. Per
loro la Procura Generale di
Torino ha inviato agli organi
competenti tedeschi la richiesta ufficiale per rendere
esecutiva la sentenza della
Corte di Cassazione. Ora sarà
la Polizia tedesca a doverli
arrestare. ❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 55
URBANISTICA
Luciano Pilotti
Commercio
e centro storico
L’
incentivazione –
organizzativa, immobiliare e fiscale
– delle attività commerciali in
franchising per fare ripartire il
centro storico è certamente
una buona idea, ma non basta.
In primo luogo perché solo
una parte di queste attività
potrà scegliere o optare per
questa forma di sviluppo/
forma commerciale stimabile
in circa in 1/3 del totale.
Dunque questa è una leva di
rilievo ma che potrà essa
stessa funzionare se e solo se
associata ad altre leve come
“regole aggregative” di via e/o
quartiere. Da una parte per
ridurre ulteriormente i costi di
gestione dei commercianti
(dall’energia, agli affitti, alla
logistica) e dall’altra con iniziative connesse ad un programma degli eventi di strada
/quartiere che richiede una
attenta regia per contenere e
rendere più efficaci le spese
comunicative , come il town
center management insegna da
almeno 30 anni in molteplici
città europee e anche italiane
quale collaborazione e sinergia di azione tra risorse
private e tra queste e quelle
pubbliche. Tuttavia, anche a
queste condizioni si dovrà aggiungere un salto di cultura
imprenditoriale-commerciale verso una maggiore capacità di ascolto e interazione
con utenti sempre più evoluti
e “infedeli”, a cominciare
dagli allestimenti dei negozi
(anche quelli in franchising)
che sembrano “immobili” nonostante lo scorrere del
tempo. In generale fermi alla
“regola 1” (una sola funzione,
la vendita di un singolo prodotto e/o gamma) piuttosto
56 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
che guardare alla “regola 3”, si
vende se si accoglie e si trattiene, se si interagisce e se
conseguentemente si agisce
in linea con l’evoluzione dei
gusti, dei comportamenti creando fiducia e riacquisto. Per
fare questo, che si venda un
caffè, un pasto, un paio di
jeans o di scarpe, oppure un
elettrodomestico serve certo
conoscenza del proprio core
business e del suo marketing
mix, ma se non si cura il canale
e cioè il contenitore (il negozio e il suo contesto) sarà
difficile attrarre, trattenere e
fidelizzare solo attraverso il
contenuto. Cultura, arte, artigianato di pregio e intelligent
entertainment aiutano. Non
serve certo ricordare che il
contenuto in vendita se non
accompagnato da un adeguato contenitore spinge l’u-
tente o il consumatore a “saltare” sul canale di e-commerce (soprattutto se giovane) e anche a questo accoppiamento i commercianti del
centro dovranno almeno in
parte pensare collaborativamente (come un Wiki-commerce!). Non solo per reggere
la competizione (di prezzo e
non solo) incombente e soffocante delle grandi reti commerciali extra-urbane della
grande distribuzione ma
anche le reti virtuali di e-commerce che portano il cliente a
“switchare” a basso costo
verso altro canale, virtuale o
non, di fronte alle inefficienze.
Lavorare sull’accoglienza per
trattenere e non solo per attrarre sarà necessario per rivitalizzare il centro storico di
Brescia caduto nella “trappola della de-crescita” da ben
prima dell’inizio della crisi.
Che fare in concreto oltre agli
interventi micro-macro suggeriti sopra? “Regola 3”: provare a mixare 3 funzioni,
quella primaria di vendita,
accompagnata da altra funzione complementare, bar e
food intelligente più funzioni
di supporto valoriale come la
“lotta agli sprechi alimentari”
e un pizzico di tecnologia
come Wi-Fi gratuito, magari
con poltroncine comode
dove potersi sedere senza
necessariamente essere costretti a consumare compulsivamente e magari potere leggere, navigare o ascoltare
musica, fruendo di arte e cultura o di intrattenimento intelligente. In una libreria si
deve potere bere un caffè o
mangiare e ascoltare musica,
se con spazi per accesso a internet molto meglio e se con
poltrone meglio ancora come
Starbucks UK insegna. In un
ristorante si deve potere leggere libri o acquistare prodotti artigianali di pregio o
artistici, o assistere ad un concerto live o rappresentazione
teatrale o ad una mostra
d’arte, magari sponsorizzata.
Il tutto inserito in una adeguata regia di strada o di quartiere. Si attrae e si trattiene
contro le complesse “infedeltà” del commercio moderno e Brescia lo può fare
perché in parte già lo fa. Va
integrato e coordinato e non
lasciato all’improvvisazione
(meritoria) di pochi imparando e dialogando con gli utenti.
Una prima versione ristretta di
questo articolo è uscito sul “Corriere
della Sera” nella primavera 2016
❑
URBANISTICA
News
Sopraelevazione in legno e conglomerato cementizio:
la sentenza conferma l’abuso
ma non la violazione di legge
Con la sentenza n. 17085 del 2016, la Cassazione ha affermato che
la sopraelevazione in legno e con pareti perimetrali in muratura, pur
essendo un abuso edilizio non configura una violazione delle norme
che regolano i conglomerati cementizi.
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L’imputato di un manufatto (una soprelevazione di mq. 30 circa)
aveva una struttura portante realizzata con travi e pilastri di legno e
pareti perimetrali costruite in muratura, non comportando la utilizzazione né di cemento armato né di altri elementi strutturali in metallo.
Richiamando la giurisprudenza (Cass. pen., Sez. III, 17 aprile 2014,
n. 17022), la Cassazione ha concluso che le disposizioni delle quali
è stata contestata la violazione riguardano, tuttavia, solo la disciplina
penale di manufatti la cui tenuta statica sia assicurata tramite l’uso
e l’applicazione di opere in cemento armato ovvero di elementi
strutturali in acciaio o in altri metalli con funzione portante.
Distanze minime: i privati non possono accordarsi
Il Tar Lazio con la sentenza 9879/2016 ha stabilito che i privati non possono
accordarsi per effettuare interventi edilizi che violano le distanze minime tra
edifici.
I giudici hanno ricordato che costruire ad una distanza inferiore a quella
minima prevista dalle norme in vigore è un’irregolarità che non riguarda solo
i rapporti tra privati, ma anche la sfera pubblicistica.
Se è vero che l’Ente locale deve accertarsi del rispetto dei titoli abilitativi,
senza entrare nei rapporti tra privati, d’altra parte il Tar ha affermato che la
violazione delle distanze rientra tra i rapporti pubblicistici e deve essere
subito sanzionata.
Non derogabilità del regime delle distanze legali
Sentenza del Consiglio di Stato.
Il regime delle distanze delineato dal d.m. 2 aprile 1968, n. 1444, essendo
rivolto alla salvaguardia di imprescindibili esigenze igienico-sanitarie, è tassativo ed inderogabile, vincolando i Comuni in sede di formazione o revisione
degli strumenti urbanistici. In conseguenza, ogni previsione regolamentare in
contrasto con l’anzidetto limite minimo è illegittima e deve essere annullata o
disapplicata in sede di impugnazione, stante la sua automatica sostituzione
con la clausola legale dettata dalla fonte sovraordinata. Inoltre, il dovere di
rispettare le distanze stabilite dal d.m. n. 1444/1968 sussiste indipendentemente dalla eventuale differenza di quote su cui si collochino le aperture fra le
due pareti antistanti; ai fini dell’operatività della previsione, è addirittura sufficiente che sia “finestrata” anche una sola delle due pareti interessate.
La Cassazione ha preso atto che la contestazione concerneva la
realizzazione del manufatto, in violazione degli artt. 64, 65, 71 e 72
del d PR n. 380 del 2001, in assenza di un progetto esecutivo redatto da tecnico abilitato, senza che la direzione dei relativi lavori sia
stata assunta da tecnico a ciò abilitato ed in assenza della preventiva denunzia delle opere da realizzare al Comune ovvero all’Ufficio
provinciale del Genio civile.
La posizione della Cassazione parte dalla considerazione che, in
tema di reati edilizi, spesso accade di imbattersi nella consumazione
necessaria o occasionale di ulteriori e diversi reati, venendo in rilievo
una serie di fattispecie di reato, collegate ai reati edilizi in senso
stretto, che trovano occasione in questi ultimi e che riguardano la
disciplina delle opere eseguite in cemento armato. Occorre quindi
individuare in primo luogo quali siano in concreto le opere per le
quali è richiesta la denuncia dei lavori al competente ufficio comunale e l’inoltro all’ufficio tecnico regionale e, conseguentemente, per
quali opere è necessaria l’iniziativa penale in caso di inosservanza
dell’obbligo di denuncia. L’ambito applicativo della normativa in
esame riguarda tutte le opere in conglomerato cementizio armato
normale, precompresso (nel quale si imprime artificialmente una
sollecitazione addizionale tale da assicurare l’effetto statico voluto)
e le strutture metalliche, che assolvano ad una funzione statica.
Parte della giurisprudenza ha sostenuto che il riferimento normativo
al “complesso di strutture” in conglomerato cementizio contenuto
nel D.P.R. n. 380/01, comporta che un’opera, per essere sottoposta
alla disciplina in oggetto, debba risultare dal concorso di una pluralità di strutture e che restino fuori da tale normativa le opere costituite da una struttura unica, come ad esempio, il solaio di una stalla
o l’architrave di una porta.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 57
AMBIENTE
7 Novembre giornata
europea del Radon
Una opportunità per i geometri
dell’ingresso del radon nelle
abitazioni più che sulla sua
eliminazione una volta entrato in casa.
Tali tecniche possono essere
utilizzate singolarmente o in
combinazione all’interno del
medesimo edificio.
Ovviamente la scelta della/e
tecniche da adottare deve
essere valutata in base al livello di inquinamento da
radon già presente, dalle caratteristiche dell’immobile
(in particolare se è già presente sotto il pavimento un
vespaio), dalla fattibilità tecnica, dalla disponibilità dei
proprietari ad interventi più o
meno consistenti e non da
meno dal costo dell’intervento.
“
Il Comitato Esecutivo del SER ha riconosciuto il 7 novembre come data
annuale per la
Giornata europea
Radon invitando
gli organi preposti,
gli ordini professionali, le associazioni, a svolgere attività
come azioni di sensibilizzazione del pubblico, comunicati stampa, campagne, formazione, pubblicità, ecc per
evitare le morti di Radon, che
in Italia sono comprese tra
3500 a 6000 per cancro del
polmone.
Gli interventi sono un dovere
ed una opportunità lavorativa per i tecnici (geometri,
architetti, ingegneri).
Spesso si parla di sistemi tec58 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
nici di contenimento del gas
radon che si possono mettere
in opera in occasione di una
nuova costruzione o di una
ristrutturazione consistente.
Al contrario poco si tratta
della correzione di edifici esistenti attuando interventi
minimi che possano comunque portare a buoni risultati di mitigazione del
radon.
A tal riguardo il settore specialistico è intervenuto mettendo a punto e divulgando
schede informative proprio
sulle principali tecniche di
mitigazione che si possono
impiegare per ridurre la concentrazione di gas radon negli
edifici esistenti.
Le tecniche di mitigazione
descritte sono basate principalmente sulla riduzione
Interventi di mitigazione del
radon negli edifici esistenti
Riassumiamo le tecniche per
la mitigazione del gas radon
nelle abitazioni esistenti.
1) Sigillatura delle canalizzazioni verticali, crepe,
giunti, impianti; pavimentazione delle cantine e/o impermeabilizzazione della
pavimentazione esistente.
Il radon che proviene dal sottosuolo trova spesso vie di
ingresso alla casa attraverso
crepe nella pavimentazione,
fessure negli impianti o attraverso i giunti. Sigillare queste
vie di accesso con sigillanti
elastici o con malta per le
crepe permette di ridurre il
radon con una variabilità che
va dal 10% al 60% a seconda
dei casi.
2) Ventilazione naturale o
forzata del vespaio.
Se l’immobile è dotato di un
vespaio, ossia una camera
d’aria tra la soletta del piano
terra e il terreno, si può favorirne la ventilazione e quindi
la dispersione del radon che
vi si accumula attraverso bocchette che collegano il vespaio con l’ambiente esterno.
La ventilazione può avvenire
in modo naturale, ma qualora
non si mostri abbastanza efficace si può ricorrere a degli
aspiratori.
3) Ventilazione delle cantine
e dei locali interrati non occupati.
Per evitare che il radon passi
ai piani superiori abitati
dell’edificio, è sempre buona
cosa ventilare bene gli spazi
non abitabili sottostanti,
come ad esempio le cantine.
Se sono già presenti finestre,
la soluzione è a costo zero. In
caso contrario si possono prevedere nuove prese d'aria,
eventualmente integrate con
ventilatori elettrici.
4) Estrazione dell’aria
dall’intercapedine sotto il
pavimento.
Si tratta della realizzazione di
un’intercapedine d’aria sotto
il pavimento mediante l’applicazione di una stuoia in
plastica con struttura alveolare dello spessore di 10-20
mm. La stuoia è poi collegata
ad una tubazione che sfocia
alla sommità dell’edificio dotata di un sistema di aspirazione che convoglia l’aria aspirata all’esterno. In questo
caso si rende necessario il rifacimento totale del pavimento.
5) Depressurizzazione del
suolo mediante pozzetti
radon collocati sotto l’edificio.
Si realizzano sotto l’edificio
dei pozzetti cavi (demolendo
Foto © conceptw / 123RF Archivio Fotografico
Dalla Newsletter
“Professione Geometra”
dell’Associazione
Donne Geometra
AMBIENTE
Amianto: partono le domande per le bonifiche
il pavimento controterra
dove questi vengono posizionati) e si collegano ad un
condotto di estrazione che aspira forzatamente l’aria
piena di radon e la disperde
alla sommità dell’edificio.
6) Depressurizzazione del
suolo mediante pozzetti
radon collocati esternamente all’edificio.
Operazione come la precedente, ma collocando i pozzetti sul perimetro del fabbricato e non sotto. L’efficacia è
inferiore rispetto all’intervento sotto il fabbricato, ma
sicuramente salva dalla necessità di demolire alcuni
punti del pavimento interno.
Si può aumentarne la resa
inserendo più pozzetti attorno alla casa.
7) Ventilazione delle condutture di drenaggio.
Quando l’edificio è già dotato
di un sistema di drenaggio
dell’acqua collocato sotto il
pavimento, si possono utilizzare le tubature di questo impianto per estrarre con una
ventola l’aria carica di radon
che vi passa e portarla verso
l’esterno della casa.
8) Pressurizzazione del suolo
sotto l’edificio.
Consiste con l’immettere nel
sottosuolo l’aria prelevata
dall’interno dell’edificio per
mezzo di un ventilatore, creando quindi una sovrappressione che contrasti l’infiltrazione del radon. Si possono
utilizzare come punti di ingresso dell’aria dei pozzetti
come abbiamo visto precedentemente oppure un sistema di drenaggio già presente nell’immobile. La differenza con le misure di prevenzione analizzate prece-
dentemente è che l’aria non
viene più aspirata dal suolo e
dispersa nell’ambiente esterno ma immessa nel suolo
per contrastare l’arrivo del
radon.
9) Pressurizzazione dell’intero edificio.
Questo metodo è un po’ più
complesso e necessita di un
edificio che disponga già di
una buona tenuta all’aria
come serramenti senza spifferi ecc. Si tratta di generare
una leggera sovrappressione
all’interno degli ambienti abitati in modo da contrastare
l'ingresso del radon. Questa
sovrappressione è creata mediante un ventilatore che preleva aria dall'esterno e che la
immette costantemente
nell'ambiente interno.
10) Ventilazione naturale o
forzata degli ambienti interni.
Aprire spesso le finestre per
cambiare l’aria aiuta certamente ad allontanare il radon
che si accumula negli ambienti abitati. In alternativa si
può installare un sistema di
ventilazione meccanica che,
senza dover aprire le finestre,
assicuri un costante ricambio
d’aria di tutte le stanze.
11) Ventilazione forzata
degli ambienti interni con
l’impiego di sistemi di climatizzazione e recupero del
calore.
Per contrastare la dispersione energetica della ventilazione meccanica per il ricambio d’aria costante negli
ambienti abitati, è possibile
installare un recuperatore di
calore, soprattutto nelle zone
con clima rigido.
Le descrizioni fornite per
Sulla Gazzetta ufficiale n. 243 del 17 ottobre 2016 è stato pubblicato il Decreto
15 giugno 2016 del Ministero dell’ambiente recante “Modalità attuative del
credito d’imposta per interventi di bonifica dei beni e delle aree contenenti
amianto”. Trattasi del finanziamento di 17 milioni di euro per le imprese che
effettuano interventi di bonifica dall’amianto e nel dettaglio è previsto un credito d’imposta al 50% delle spese sostenute per interventi di bonifica dall’amianto. L’agevolazione non spetta per investimenti di importo unitario inferiore
a 20 mila euro. Il Credito d’Imposta verrà concesso solo per interventi di
rimozione e smaltimento dell’amianto, non per il semplice incapsulamento o
confinamento. Saranno finanziati solo gli interventi conclusi, quelli di cui l’impresa può comprovare i pagamenti effettuati e l’avvenuto smaltimento in
discarica dell’amianto entro il 31 dicembre 2016. Le imprese potranno presentare le domande a partire dal 16 novembre 2016, tramite il portale web
accessibile dalla home page del Ministero dell’Ambiente, registrandosi a partire dal 27 ottobre 2016: https://www.minambienteamianto.ancitel.it/security.do?metodo=homepage. Il credito d’imposta verrà riconosciuto nella misura
del 50% delle spese sostenute, previa verifica dell’ammissibilità dei requisiti a
cura del Ministero dell’Ambiente, secondo l’ordine cronologico di presentazione delle domande e fino ad esaurimento dell’ammontare delle risorse disponibili. Entro 90 giorni dalla presentazione dell’istanza, il Ministero comunicherà
alle imprese il riconoscimento o il diniego dell’agevolazione. L’art.56 della
Legge 28 dicembre 2015, n. 221 ha introdotto il credito d’imposta a favore dei
soggetti titolari di reddito di impresa che effettuano nell’anno 2016 interventi
di bonifica da amianto su beni e strutture produttive ubicate nel territorio dello
Stato. Il Decreto Ministeriale del 15 giugno 2016 ha definito le modalità attuative dell’agevolazione possibile per:
• interventi relativi a beni e strutture produttive ubicati nel territorio nazionale,
realizzati nel rispetto della normativa ambientale e di sicurezza dei luoghi di
lavoro;
• interventi aventi come oggetto la rimozione e smaltimento di amianto e non
l’incapsulamento o confinamento;
• interventi di importo unitario minimo pari a 20mila euro per singola impresa
unica;
• interventi conclusi al momento della presentazione della domanda e per i
quali siano state emesse le corrispondenti fatture, nel periodo compreso tra
il 1° gennaio ed il 31 dicembre 2016;
• interventi inseriti in apposito Piano di Lavoro, redatto ai sensi dell’art. 256
del D. Lgs. 81/2008 e s. m. e i., relativo ad intervento di bonifica unitariamente considerato per l’unità produttiva di riferimento;
• interventi per i quali sia stata effettuata comunicazione di avvenuta ultimazione dei lavori/attività di cui al Piano di Lavoro alla ASL competente e che
questa li abbia approvati secondo le modalità previste.
Per presentare la domanda occorre registrarsi ed acquisire le credenziali per
poter accedere all’area riservata. Per garantire la massima trasparenza e la
maggiore comprensione possibile del modulo di presentazione delle istanze,
sono inoltre già disponibili le linee guida alla predisposizione delle domande e
le FAQ, ed è attivo un call center dedicato ai numeri di telefono 06/76291257
- 06/76291258 - 06/76291463.
ogni intervento sono indicative, giusto per dare un’idea
della varietà di misure correttive che si possono mettere in
atto.
Ogni intervento andrà poi valutato con un tecnico di fiducia, analizzando non solo i
vantaggi ma anche le possibili problematiche che po-
trebbe comportare. Una fra
queste ad esempio è che alcuni interventi potrebbero
causare dispersioni energetiche maggiori per l’edificio.
Quindi bisogna sempre capire quali
sono le priorità e le soluzioni migliori.
”
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 59
AMBIENTE
Da “Corriere della Sera”
5 novembre 2016
In crescita la percentuale
di raccolta differenziata
in provincia di Brescia
COMUNE
RD TOT
2015 (%)
COMUNE
RD TOT
2015 (%)
Botticino
83,16
San Zeno Naviglio
74,45
Castelcovati
82,49
Travagliato
74,44
Bagnolo Mella
82,31
Montichiari
74,35
Poncarale
82,10
Concesio
74,31
San Paolo
80,33
Polaveno
74,25
Passirano
79,43
Capriano del Colle
74,20
Pralboino
79,16
Berlingo
74,19
Flero
78,92
Lonato
74,13
Manerbio
78,79
Calvagese d/ Riviera
74,05
Coccaglio
78,78
Orzinuovi
73,49
Vallio Terme
78,41
Monticelli Brusati
73,46
Castrezzato
78,03
Castenedolo
73,40
Orzivecchi
77,85
Verolavecchia
73,18
Torbole Casaglia
77,48
Gottolengo
72,91
Castel Mella
77,48
Nave
72,81
Azzano Mella
77,48
Sulzano
73,76
Fiesse
77,09
Borgosatollo
72,75
Bassano Bresciano
77,02
Pompiano
72,65
I NUMERI
Trenzano
76,93
Villachiara
72,55
Prevalle
76,83
Rodengo-Saiano
72,55
RIFIUTI URBANI PRODOTTI
636mila tonnellate (-3,6% sul 2014)
Muscoline
76,48
Pontevico
72,32
Gambara
76,43
Pontoglio
72,29
di cui
Polpenazze del Garda
76,32
Maclodio
72,26
Verde 29%
Soiano del Lago
76,20
Nuvolento
73,25
Cazzago San Martino
76,08
Ghedi
73,08
Organico 16,7%
Mazzano
75,91
Gavardo
71,94
Multimateriale 10,4%
Gussago
75,87
Palazzolo sull’Oglio
71,44
Roccafranca
75,81
Vobarno
71,33
Collebeato
75,79
Sabbio Chiese
71,15
Rezzato
75,56
Isorella
71,04
Bovezzo
75,56
Comezzano-Cizzago
71,04
Paderno Franciacorta
75,25
Calcinato
70,87
Milzano
75,17
Bienno
70,81
Urago d’Olio
75,09
Calvisano
70,70
Roè Volciano
74,73
Lograto
70,54
• In provincia di Brescia sale ancora del
3,6% la raccolta differenziata dei rifiuti
urbani.
• La percentuale di raccolta differenziata in
provincia nel 2015 è arrivata al 57,53%,
in linea con la media regionale (56,3%
nel 2014).
• I 5 paesi più virtuosi (quelli con
percentuali oltre l’80%) sono Botticino,
Castelcovati, San Polo, Bagnolo Mella,
Poncarale.
Cartone 20,2%
Plastica 6,3%
Legno, vetro 3,7%
DIFFERENZIATI
57,3% (+3,6% sul 2014)
229mila tonnellate
0
Inceneritore A2A
in discarica
60 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
AMBIENTE
COMUNE
RD TOT
2015 (%)
COMUNE
RD TOT
2015 (%)
COMUNE
RD TOT
2015 (%)
COMUNE
RD TOT
2015 (%)
Erbusco
70,46
Offlaga
59,95
Dello
44,38
Anfo
31,93
Gardone Val Trompia
70,44
Leno
59,19
Nuvolera
43,76
Pertica Bassa
31,16
Odolo
70,32
Acquafredda
57,86
Montirone
43,27
Salò
31,00
Bedizzole
70,27
Piancogno
57,00
Saviore dell’Adamello
43,04
Angolo Terme
30,53
Provaglio d’Iseo
70,05
Darfo Boario Terme
56,59
Prestine
42,57
Temù
30,50
Cologne
69, 95
Mairano
56,11
Monte Isola
42,49
Lozio
29,88
Villanuova sul Clisi
69,93
Chiari
55,41
Vestone
42,40
Paisco Loveno
29,63
Manerba del Garda
69,92
Zone
54,03
Corzano
42,24
Ono San Pietro
29,58
Quinzano d’Oglio
69,75
Malonno
53,33
Casto
42,21
Niardo
29,25
Roncadelle
69,73
San Felice del Benaco
53,31
Mura
42,00
Lodrino
29,12
Adro
69,65
Limone sul Garda
53,17
Cerveno
41,76
Preseglie
29,06
Desenzano del Garda
69,22
Cedegolo
52,86
S. Gervasio Bresciano
40,63
Braone
28,70
Visano
68,69
Esine
52,83
Remedello
39,75
Treviso Bresciano
27,45
Rovato
68,53
Sale Marasino
52,52
Borno
39,59
Vezza D’Oglio
26,56
Marone
68,35
Pavone del Mella
52,34
Tignale
39,15
Capovalle
26,44
Puegnago sul Garda
68,17
Artogne
51,94
Capo di Ponte
38,65
Vione
26,30
Castegnato
67,90
Edolo
50,91
Barbariga
38,62
Pertica Alta
25,85
Longhena
67,64
Ospitaletto
50,73
Incudine
38,59
Gargnano
25,02
Gardone Riviera
66,83
Breno
50,73
Tremosine
38,49
Ossimo
23,40
Moniga del Garda
66, 80
Agnosine
50,72
Sarezzo
38,37
Magasa
22,70
Lumezzane
66,44
Cigole
50,61
Brandico
38,09
Lavegnone
21,48
Malegno
66,40
Pian Camuno
49,70
Brescia
37,65
Bovegno
21,12
Padenghe sul Garda
66,33
Sirmione
49,65
Ponte di Legno
37,43
Corteno Golgi
20,78
Rudiano
65,12
Sellero
48,73
Alfianello
37,11
Brione
20,17
Pozzolengo
64,59
Cevo
48,65
Paratico
36,55
Provaglio Valsabbia
19,64
Cortefranca
63,29
Verolanuova
48,03
Cimbergo
36,47
Valvestino
15,74
Villa Carcina
63,28
Borgo San Giacomo
47,76
Bione
35,88
Marmentino
11,90
Seniga
62,61
Cividate Camuno
47,45
Paitone
35,79
Pezzaze
11,85
Cellatica
62,14
Berzo Inferiore
46,58
Toscolano Maderno
35,08
Tavernole sul Mella
8,80
Pisogne
61,68
Serle
46,22
Ceto
34,23
Irma
8,02
Gianico
61,47
Sonico
45,88
Paspardo
34,04
Collio
5,10
Capriolo
61,20
Barghe
45,32
Marcheno
33,91
Carpenedolo
61,04
Idro
45,35
Monno
33,87
Iseo
60,84
Bagolino
45,33
Losine
32,65
Ome
60,73
Berzo Demo
45,28
Caino
32,45
Fonte: Osservatorio provinciale Rifiuti
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 61
CATASTO
Accatastamento
dei fabbricati rurali
I proprietari e/o i comproprietari sono soggetti all’obbligo di censimento degli immobili produttivi
ancora individuati al Catasto Fabbricati? Cosa accade se gli interessati non presentano le
dichiarazioni previste e come si regolerà l’Agenzia delle Entrate?
Per rispondere a questi e altri quesiti, il 27 ottobre si sono riuniti i componenti della Direzione
Centrale Catasto, Cartografia e Pubblicità Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate, insieme ai
referenti del Consiglio Nazionale dei Geometri e Geometri Laureati e degli altri Ordini Professionali.
Nella definizione delle varie argomentazioni che richiedevano una puntualizzazione e che sono via
via affrontate nel tavolo, i professionisti tecnici hanno potuto contribuire, offrendo la loro
collaborazione all’Agenzia delle Entrate. Fra le diverse decisioni, anche la possibilità per gli
interessati dei beni di beneficiare dell’istituto del ravvedimento operoso, con considerevoli risparmi
sulle sanzioni previste.
Le disposizioni sono state riepilogate nella circolare emessa da CNGeGL, che qui pubblichiamo.
Oggetto: Accatastamento dei Fabbricati Rurali
Caro Collega,
per quanto in oggetto e per dar seguito all’incontro del 27 ottobre u.s., promosso dalla Direzione Centrale Catasto, Cartografia e Pubblicità Immobiliare, che ci ha visti partecipi nella discussione delle varie argomentazioni, unitamente agli altri
Consigli Nazionali, intorno allo stesso tavolo, si ricorda che:
•i proprietari /comproprietari degli immobili produttivi, ancora individuati al Catasto Terreni come fabbricati rurali (e/o loro
porzioni), sono soggetti all’obbligo di censimento al Catasto Fabbricati, ai sensi dell’art. 13, comma 14-ter, del decreto
legge 6 dicembre 2011, n. 201;
•nel caso in cui gli interessati non presentino le suddette dichiarazioni, l’Agenzia provvederà, in luogo del soggetto inadempiente e con oneri a carico dello stesso, all’iscrizione in Catasto;
•per il mancato accatastamento sono previste sanzioni, comprese tra un minimo di € 1.032 ed un massimo di €. 8.264; qualora il proprietario/comproprietario proceda autonomamente all’iscrizione in catasto, potrà beneficiare dell’istituto del
ravvedimento operoso, con un notevole risparmio sulle sanzioni che, a titolo esemplificativo, si riducono da un importo
compreso tra € 1.032 e € 8.264 ad un importo di € 172 (pari ad 1/6 del minimo);
•sono esclusi dal predetto obbligo gli immobili che non costituiscono oggetto di inventariazione ai sensi dell’articolo 3,
comma 3, del Decreto del Ministero delle finanze 2 gennaio 1998, n° 28 ed in particolare, nel caso in cui il fabbricato è:
-- in stato di collabenza: potrà essere, facoltativamente, dichiarato al Catasto Fabbricati come “Unità collabente (F/2)”
(privo di rendita), mediante dichiarazione Docfa redatta da un professionista abilitato e regolarmente iscritto al proprio
Albo.
-- diroccato (rudere): l’interessato potrà presentare apposita dichiarazione all’Ufficio per l’aggiornamento dei dati al Catasto Terreni.
Con i migliori saluti
Il Presidente Maurizio Savoncelli
62 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
CATASTO
Chiarimenti sul nuovo
ravvedimento operoso
Circolare 42/E
C
on una circolare, la
n. 42/E l’Agenzia
offre ulteriori chiarimenti delle Entrate su come
sfruttare al meglio i benefici
previsti dal nuovo ravvedimento operoso con una panoramica sui vantaggi previsti in termini di riduzione
delle sanzioni, alla luce delle
modifiche introdotte dalla
Legge di Stabilità per il 2015
(Legge n. 190/2014) e dal D.
Lgs n. 158/2015 di riforma del
sistema sanzionatorio. Il documento di prassi affronta i
principali casi di violazione
sanabile con il ravvedimento,
dalle dichiarazioni contenenti errori o omissioni a
quelle presentate in ritardo.
La circolare – che contiene
anche due utili tabelle di sintesi sulla correzione entro e
post 90 giorni dal termine di
presentazione della dichiarazione annuale – fornisce inoltre risposta ad alcuni quesiti specifici: dai termini entro
cui è possibile ravvedere il
730, in caso di infedeltà; al
calcolo della sanzione ridotta
quando il ricorso al ravvedimento avviene successivamente al versamento tardivo
del tributo; al ravvedimento
di un omesso versamento di
un debito Iva periodico tramite compensazione con un
credito Iva emergente dalle
liquidazioni periodiche successive.
Quando l’errore viene
corretto entro 90 giorni dalla
scadenza
In caso di dichiarazione integrativa o sostitutiva, l’agevolazione cambia a seconda del
tipo di errore:
•per gli errori che possono
essere rilevati durante il
controllo automatizzato o
formale, la sanzione applicabile è solo quella per omesso versamento, pari al
30% di ogni importo non
versato, con una riduzione,
in caso di ravvedimento,
che varia a seconda del momento in cui avviene il ravvedimento, non trovando
più applicazione la sanzione fissa di 250 euro;
•per correggere errori non
rilevabili in sede di controllo automatizzato o formale, invece, la sanzione è
quella prevista per le “violazioni relative al contenuto e alla documentazione delle dichiarazioni”
di cui all’articolo 8 del D.
Lgs n. 471 del 1997.
Per le violazioni di cui al
comma 1, il contribuente
dovrà pagare, ad esempio, la
sanzione di 250 euro, che in
caso di ravvedimento viene
ridotta a 1/9 (quindi a 27,78
euro) e quella per omesso
versamento, se dovuto, in misura ridotta a seconda del
momento in cui avviene la
regolarizzazione della sanzione. In passato a questo
tipo di violazioni si applicava
la sanzione prevista per la
presentazione di dichiarazione tardiva.
In caso di dichiarazione tardiva, cioè presentata entro i
90 giorni dalla scadenza, si
applica la sanzione in misura
fissa pari a 250 euro prevista
per l’omissione della dichiarazione in assenza di debito
d’imposta, che in caso di ravvedimento viene ridotta a 25
euro (1/10). Se alla tardività
della dichiarazione si accompagna un carente o tardivo
versamento del tributo si applica, inoltre, la sanzione per
omesso versamento, ridotta
a seconda del momento in cui
avviene la regolarizzazione
della sanzione.
Quando l’errore viene
corretto dopo 90 giorni
Dal 1° gennaio 2016, se il contribuente intende regolarizzare la propria posizione con
il Fisco, ma sono già trascorsi
90 giorni dalla scadenza:
• per gli errori che possono
essere rilevati durante il
controllo automatizzato o
formale, la sanzione configurabile resta solo quella
per omesso versamento,
pari al 30% di ogni importo
non versato; in caso di ravvedimento, si applica una
riduzione che varia a seconda del momento in cui
avviene la regolarizzazione
della sanzione;
• per correggere errori non
rilevabili in sede di con-
trollo automatizzato o formale, invece, la sanzione
da regolarizzare sarà pari al
90% della maggiore imposta dovuta o della differenza del credito utilizzato.
Se invece si tratta di violazioni che integrano ipotesi di
irregolarità senza imposta
dovuta, e non di infedeltà dichiarativa, la sanzione resta
quella prevista dall’articolo 8
citato anche dopo 90 giorni. In
entrambi i casi, con il ravvedimento si applica una riduzione della sanzione che
varia a seconda del momento
in cui avviene la regolarizzazione della stessa.
Infine, l’Agenzia ribadisce
che oltre i 90 giorni dalla scadenza non è possibile sanare
con il ravvedimento il caso
dell’omessa dichiarazione,
anche quando la stessa è inviata entro il termine di presentazione della dichiarazione relativa al periodo
d’imposta successivo.
Remind sulle comunicazioni
per la compliance
L’Agenzia, in attuazione di
quanto stabilito dalla Legge
n. 190/2014, mette a disposizione dei contribuenti gli elementi e le informazioni su
possibili anomalie relative
alla dichiarazione: nel corso
del 2015 sono state inviate ai
contribuenti circa 305.000 comunicazioni, che hanno consentito a moltissimi contribuenti di rimediare a un errore o a una dimenticanza in
tempi brevi e con le sanzioni
ridotte previste dal ravvedimento operoso. Un’attività
che sta andando avanti anche
nel 2016. ❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 63
ESTIMO - VALUTATORI IMMOBILIARI
Aleandro Bottichio
Valutazione del diritto di
usufrutto: metodo d’estimo
e metodo fiscale
Ravvisando particolare confusione nel modus
operandi tra i diversi valutatori, si reputa
interessate raffrontare con la trattazione a
seguire le due diverse metodologie di
Valutazione del Diritto di Usufrutto: a ragione del
metodo scientifico dell’Estimo e di quello
prettamente Fiscale. Ciò considerato che molti
colleghi, ad errore, utilizzano il metodo tributario
anche per le valutazioni di natura non fiscale.
P
resupposto normativo
L’usufrutto è un diritto reale minore che trae origine
dal Codice Civile, libro terzo della proprietà, capo I°
(dell’usufrutto), dall’art. 978 all’art. 1020.
Per quanto riguarda il caso in trattazione è preliminarmente
indispensabile fare riferimento all’art. 979 C.C., che da indicazioni circa la durata del diritto: stabilità entro il limite della
vita dell’usufruttuario per le persone fisiche e di non oltre
trent’anni per le persone giuridiche.
È altrettanto necessario fare riferimento all’art. 981 C.C. che
sancisce il diritto all’usufruttuario di godere della cosa, rispettandone la destinazione economica, ed infine l’art. 984
C.C. che sancisce il diritto di spettanza dei frutti, naturali e
civili, per tutta la durata del diritto.
Ai fini valutativi sono dunque rilevanti i concetti di durata del
diritto (limite temporale - t -), e spettanza e/o godimento dei
frutti (concetto reddituale - R -) .
Da un punto di vista estimativo i procedimenti che saranno di
seguito analizzati possono essere applicati anche per gli ulteriori diritti reali minori, sanciti al capo II°, libro della proprietà
in esame :
•Art. 1021 relativo al Diritto d’Uso, in quanto trattasi del diritto
d’uso di una cosa, che qualora fruttifera, consente al titolare
del diritto di raccoglierne i frutti per quanto occorrenti ai
bisogni suoi e della rispettiva famiglia.
•Art. 1022 relativo al Diritto d’Abitazione, in quanto trattasi
del diritto di abitare di una casa, limitatamente ai bisogni
suoi e della rispettiva famiglia.
Per non addentrare la disquisizione in un campo giuridico
piuttosto complesso, ci limiteremo a sintetizzare che i diritti
d’Uso ed Abitazione – rispettivamente attribuibili il primo ai
frutti della cosa avuta in uso ed il secondo all’abitazione della
casa ricevuta in utilizzo – differiscono dal diritto di Usufrutto
per il fatto che sono limitati ai bisogni del beneficiario e della
sua rispettiva famiglia; il concetto di Usufrutto è dunque di
più ampia portata giuridica.
64 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
Si concludono le premesse normative rilevando un importate
caso applicativo del Diritto di Abitazione, ovvero, il diritto in
capo al coniuge superstite di abitare la casa coniugale,
sancito dall’Art. 540 del C.C..
Si evidenzia che sovente i colleghi omettono di indicare nella
Dichiarazione di Successione siffatto diritto, introducendo in
atti e valutando, erroneamente, la piena proprietà, in luogo
del diritto di abitazione al coniuge superstite, ciò in una sorta
di dimenticanza del diritto in capo al co-famigliare, se non per
i benefici fiscali della prima casa.
Allo stesso modo, è brutta abitudine inserire nella Voltura
Catastale il solo diritto di piena proprietà in capo agli eredi,
ciò in luogo al diritto di abitazione del coniuge superstite.
Altrettanto pesanti sono poi le implicazioni di natura giuridica,
soprattutto in sede di comunione e/o divisione ereditaria,
dunque saranno particolarmente importanti le metodologie
estimative sia del diritto di natura civile, che di quello prettamente fiscale.
Diritto di Usufrutto valutato con metodologia scientifica
dell’Estimo
Da un punto di vista valutativo la stima del valore d’usufrutto
deve partire dal presupposto che al titolare del diritto spettano, in linea generale, i frutti, ovvero, il reddito netto prodotto
dal bene immobiliare medesimo.
L’operazione preliminare consiste pertanto nella valutazione
della capacità reddituale dell’immobile sia allo stato attuale
che nel futuro, almeno per l’arco temporale di vigenza del
diritto in questione.
È palese che il reddito netto (R) sarà dato dalla differenza tra
il reddito lordo e le spese necessarie al suo conseguimento.
Il resto dell’attività valutativa consiste in semplici operazioni
di matematica finanziaria, ovvero, nel rapportate l’entità reddito nell’arco temporale di vigenza del diritto, in relazione ad
un determinato saggio di capitalizzazione.
Da un punto di vista finanziario trattasi nell’anticipare alla data
di valutazione il montante della rendita annua limitata e immediata a rate constanti, il tutto attraverso la formula:
(1 + i)n – 1
M =
R
i
che rappresenta il montante a fine periodo, ovvero, alla cessazione del diritto, dunque entità che dovrà essere anticipata
alla data della valutazione attraverso il fattore di anticipazione
1 / (1 + i)n, la formula finale andrà dunque sviluppata e scritta
ESTIMO - VALUTATORI IMMOBILIARI
nel seguente modo:
1 – (1 + i) – n
Vuf =
R
i
L’entità (i), trattandosi di valutazione di elementi immobiliari,
dovrà corrispondere al saggio di capitalizzazione dedotto attraverso le più variegate formulazioni sancite dagli standard
internazionali di valutazione.
Laddove il mercato è vivo, soprattutto attraverso la formula
i
= ∑R/∑V
L’entità (n) corrisponde invece al periodo di vigenza del diritto
d’usufrutto, che, come già anticipato, per le persone giuridiche potrà essere dedotto dal titolo di costituzione, per un
limite massimo di trent’anni, mentre per le persone fisiche,
salvo diversa indicazione del titolo, corrisponde alla probabilità di vita del soggetto beneficiato, dedotta statisticamente
dall’Istat.
L’esempio a seguire chiarirà meglio la questione e servirà poi
a raffrontarne i risultati con quelli del metodo tributario, proposto nel successivo caso a natura fiscale.
Case Studio di Valutazione con metodologia scientifica
dell’Estimo
Si presuppone di dover valutare il diritto di usufrutto a favore
di una signora di 70 anni, residente a Brescia, attinente ad un
appartamento locato al canone annuo di € 6.000,00, i cui costi
di esercizio, valutati in maniera rigorosamente analitica assommano ad € 2.500,00, individuabili tra quote di sfitto ed inesigibilità, amministrazione, manutenzione, assicurazione,
tasse ed imposte ecc., il canone netto è dunque pari a €
3.500,00.
Attraverso il sito dell’Istat, all’indirizzo demo.istat.it/tvm2016/
index.php?lingua=ita, introducendo la circostanza, maschi o
femmine, le Regione e la Provincia si deduce la tabella di
mortalità richiesta, che nel caso in oggetto prevede una speranza di vita, per la settantenne in questione, pari a 18,077
anni. A dimostrazione della rigorosità della tabella statistica
si evidenzia che se il soggetto titolare del diritto fosse stato un
maschio la speranza di vita sarebbe stata di 15,171 anni.
Il Saggio di Capitalizzazione, considerato il periodo di crisi del
settore immobiliare, volendo altresì essere il più possibile
coerenti con il metodo fiscale, sarà determinato con il procedimento Mortage and equity components, ovvero, attraverso i saggi
della componente mutuo ed in autofinanziamento, ciò attraverso la formula:
i
= LTV * im + (1 – LTV) * ie
I
im
ie
Saggio di Capitalizzazione Ricercato;
Saggio del Mutuo pari a 2 %;
Saggio di Capitalizzazione dell’immobile ∑ R / ∑ V
pari al 3.5 % ;
LTV
% finanziamento dell’istituto di credito pari a 70%
(1-LTV) % in autofinanziamento pari a (1 – 70%) = 30 %
Pertanto
i
= 70% * 2% + (1 – 70%) * 3.5 % = 0.0245 = 2.45 %
Introducendo dunque i suddetti dati nella formula :
1 – (1 + 2.45%) – 18,077
Vuf = 3.500,00
2.45%
Si determina il Valore del diritto di usufrutto pari a € 50.626,08
Per differenza si può dunque risalire al valore della Nuda
Proprietà.
Essendo il valore di mercato dell’immobile corrispondente
alla capitalizzazione del rispetto reddito:
dunque pari a € 3.500,00 / 0.0245 % = € 142.857,14 = (Vf),
si determina, per differenza, il Valore della N.P. pari a euro
(142.857,14 – 50.626,08 ) = € 92.231,06.
Diritto di Usufrutto valutato con metodologia Fiscale
Il presupposto valutativo trae origine dall’art. 48 del D.P.R.
27/04/1986, n° 131 (Testo unico delle disposizioni concernenti
l’imposta di registro) il quale sancisce che Il valore dell’usufrutto, dell’uso o dell’abitazione è determinato a norma
dell’art. 46, assumendo come annualità l’ammontare ottenuto
moltiplicando il valore della piena proprietà per il saggio legale di interesse.
L’art. 46 è relativo alla determinazione del valore delle rendite
e pensioni, che nel caso specifico, trattandosi di rendita o
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 65
ESTIMO - VALUTATORI IMMOBILIARI
pensione vitalizia, vede l’applicazione del 2° comma, punto
c) stabilisce l’ammontare della rendita per moltiplica tra l’annualità ed il coefficiente indicato nel prospetto allegato al
testo unico medesimo, applicabile in relazione all’età della
persona beneficiata, pertanto:
Case Studio di Valutazione con metodologia Fiscale
Ritornando al caso studio di cui alla metodologia d’estimo:
Vf
=
€ 142.857,14
Ru = V * iL dove (V) è il valore dell’immobile e (iL) il saggio
legale d’interesse
Vuf = Ru * c, dove c è di natura tabellare in ragione dell’età
e del saggio di interesse, come da tabella sotto riportata.
iL
=
0.2 %
c
=
per anni 70 (da 70 a 72) 200,00
Con D.M. 11 dicembre 2015 in G.U. 15 dicembre 2015, n. 291 è stato fissato nella
misura dello 0,2% annuo il saggio d'interesse legale. Con decreto interdirigenziale del
21 dicembre 2015 in G.U. 30 dicembre 2015, n. 302 sono stati adeguati i coefficienti
per la determininazione degli usufrutti a vita e delle rendite o pensioni vitalizie, allegato
al D.P.R. 131/1986, nonché il prospetto dei coefficienti, per tutti gli atti a decorrerere
dalla data del 1°gennaio 2016.
Pertanto :
Ru
=
Vuf =
€ 142.857,14 * 0.2 % =
€ 285,72
€ 285,72 x 200
€ 57.142,86
=
PROSPETTO DEI COEFFICIENTI al tasso di interesse dello 0,2%
Età del
beneficiario
Coefficiente
Valore
Usufrutto
Valore N.
Proprietà
Ovvero:
da 0 a 20
475
95
5
da 21 a 30
450
90
10
da 31 a 40
425
85
15
da 41 a 45
400
80
20
da 46 a 50
375
75
25
da 51 a 53
350
70
30
da 54 a 56
325
65
35
da 57 a 60
300
60
40
da 61 a 63
275
55
45
da 64 a 66
250
50
50
da 67 a 69
225
45
55
da 70 a 72
200
40
60
da 73 a 75
175
3
65
da 76 a 78
150
30
70
da 79 a 82
125
25
75
da 83 a 86
100
20
80
Vf
€ 142.857,14
€ 142.857,14
da 87 a 92
75
15
85
Vuf
€ 50.626,08
€ 57.142,86
da 93 a 99
50
10
90
Vnp
€ 92.231,06
€ 85.714,28
66 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
Vuf pari a € 142.857,14 * 40 % =
€ 57.142,86
Vnp pari a € 142.857,14 * 60 % =
€ 85.714,28
Allo stato attuale la metodologia sarebbe oltremodo improponibile, almeno per gli immobili residenziali, a ragione della
tassazione Prezzo / Valore (c.d. decreto Bersani), che prevede
la tassazione degli atti a ragione del valore catastale, rispetto
al valore di mercato (Vf), purché questi venga correttamente
denunciato in atto.
Il case studio è stato comunque ricondotto al (Vf) a dimostrazione della poca attendibilità del procedimento Fiscale, in
quanto basato su dati approssimativi rispetto alla più rigorosa
metodologia scientifica.
Valga la sotto esposta tabella di raffronto a chiarirne le differenze contabili, di altrettanta rilevanza come quelle concettuali, quindi la pretesa dell’uso dei rispetti metodi a seconda
si voglia stimare il valore reale dell’usufrutto, ovvero, quello
di esclusiva natura tributaria:
Metodo Scientifico
Metodo Fiscale
EDILIZIA SOSTENIBILE
Raffaella Annovazzi
Manuel Antonini
Giuseppe Mori
I
Muffe e condensa in casa:
è colpa sua!
difetti e i vizi di costruzione sono divenuti oggetto di
conflitto frequente negli ultimi anni; vuoi perché normative molto stringenti hanno definito in dettaglio ogni aspetto che riguardi l’edificazione di immobili, lo standard
qualitativo, le prestazioni, il comfort; vuoi perché il conflitto è
divenuto un “mestiere”, con un proprio mercato.
Uno dei risultati prodotti, quello che ci interessa in questo
articolo, è la conoscenza, relativa e sempre da contestualizzare, di alcuni giudizi giurisprudenziali in merito a difetti o vizi
dell’isolamento termico degli edifici. Senza voler invadere
campi che non ci competono, vediamo a seguire alcuni aspetti
che, applicati al lavoro del Geometra, possono risultare utili.
È percezione comune che vizio o difetto sia ciò che genera un
danno, un disagio: un concetto che è certamente vero, ma che
rappresenta l’effetto – e non la definizione – di vizio o difetto.
Un oggetto è viziato o difettato se non rispetta la qualità che
norme, prassi, regolamenti, buona tecnica, regola dell’arte,
prescrivono debba avere. Tradotto, un manufatto edilizio ha
vizi e difetti se non rispetta le prescrizioni normative vigenti
al tempo in cui è stato realizzato.
Ebbene, in considerazione del tempo, spesso rilevante, che
intercorre tra la progettazione e la realizzazione di un edificio,
la giurisprudenza ha spesso sancito che il quadro normativo
da considerare per valutare la corretta esecuzione debba essere quello vigente al momento del deposito della richiesta
di “Permesso di Costruire” (o titolo equivalente). Attenzione
particolare, comunque, va rivolta alle varianti progettuali e
realizzative in corso d’opera: se “sostanziali” possono trasporre il riferimento a successive norme eventualmente sopravvenute. Basta vedere come, non a caso, le normative del
nostro settore prevedano diversi regimi e diversi obiettivi da
raggiungere per l’intero edificio, piuttosto che per la sua singola parte, in funzione dell’intervento totale o parziale che si
esegue.
Altra prassi comunemente seguita in sede giudiziaria è quella
di ricondurre il difetto di isolamento termico di un edificio
all’ambito di operatività dell’art. 1669 del Codice Civile. Ciò
non è irrilevante, se si considera che il non corretto isolamento
termico viene qualificato come “grave difetto” e non come
mera “difformità o vizio dell’opera”, secondo quanto previsto
invece dall’art. 1667 CC. Il difetto, per considerarsi “grave”,
deve incidere in modo significativo sul godimento del bene,
diminuendolo in modo apprezzabile. L’art. 1669, pertanto,
non trova applicazione solo nelle fattispecie più esiziali, ma
anche nei casi in cui il grave difetto riguardi beni secondari,
destinati comunque a un impiego duraturo.
Inoltre, sul piano pratico, è importante sottolineare che l’art.
1669 CC prevede una durata più estesa della garanzia cui è
tenuto l’appaltatore (eventualmente insieme al progettista e
direttore dei lavori) verso il committente e i suoi aventi causa,
a fronte della garanzia biennale ai sensi dell’art. 1667 CC.
Va aggiunto, poi, che la responsabilità del costruttore ex art.
1669 CC sussiste non solo nei confronti del committente, in
forza del contratto stesso di appalto, ma anche verso gli aventi
causa di quest’ultimo. Proprio da tale previsione normativa è
scaturita la questione circa la natura giuridica della responsabilità in parola, risolta dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione con la sentenza n. 2284 del 2014. Ebbene, nella pronuncia appena citata si è sposata la tesi della natura extracontrattuale della responsabilità di cui all’art. 1669, che rappresenta una norma speciale rispetto a quella generale contenuta
nell’art. 2043 CC, potendo quest’ultima applicarsi laddove la
prima non lo sia in concreto.
In sostanza, la responsabilità di cui all’art. 1669 CC – si legge
nella sentenza – discende da un contratto ma ne valica i confini, in quanto è riconducibile a una violazione delle norme
dell’ordine pubblico stabilite a salvaguardia “dell’interesse, di
carattere generale, alla sicurezza dell’attività edificatoria, quindi la conservazione e la funzionalità degli edifici, allo scopo di preservare la sicurezza e
l’incolumità delle persone”. La norma, pertanto, risponde all’esigenza di tutelare i soggetti danneggiati dalla rovina o dai gravi
difetti di un edificio e non può rappresentare una limitazione
della responsabilità dell’appaltatore, dovendo al contrario
garantire una tutela più efficace in favore degli aventi causa
del committente nonché dei terzi, benché questi non siano
legati al costruttore da alcun rapporto contrattuale.
In ordine alla durata della responsabilità del costruttore (ed
eventualmente del Progettista e Direttore dei Lavori), la disciplina così configurata comporta che, laddove non ricorrano più
i presupposti per l’esercizio dell’azione ai sensi dell’art. 1669,
il danneggiato può invocare comunque l’art. 2043, dunque
anche oltre il decimo anno dal compimento dell’opera. Tuttavia, il diritto al risarcimento del danno extracontrattuale va
fatto valere nel termine di cinque anni dal suo manifestarsi
(art. 2947 CC).
Le due azioni risarcitorie sono contraddistinte, altresì, da un
diverso regime probatorio: nel primo caso (art. 1669 CC) è il
costruttore (ed eventualmente il progettista e il direttore dei
lavori) a essere onerato da una gravosa prova liberatoria,
mentre nel secondo (art. 2043 CC) spetterà al soggetto danneggiato dimostrare l’esistenza del vizio e, quindi, del danno,
la colpa del costruttore, nonché il nesso di causalità tra colpa
e danno.
Ovviamente, come si diceva in precedenza, per accertare la
sussistenza di un vizio occorre averne consapevolezza sulla
scorta di conoscenze e indagini. Secondo giurisprudenza costante, la conoscenza del vizio e delle sue specifiche cause,
oltreché della sua gravità, consegue alla semplice constatazione della situazione di fatto solo quando si tratti di manifestazioni indubbie, essendo diversamente necessario l’espletamento di indagini tecniche, anche al fine di intraprendere
azioni fondate.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 67
EDILIZIA SOSTENIBILE
L’art. 1669, infatti, stabilisce un termine di decadenza il cui
momento d’origine è rappresentato dall’acquisizione di un
apprezzabile grado di conoscenza obiettiva e completa dei
difetti e del loro collegamento causale all’attività del costruttore; è possibile che la compiuta consapevolezza si acquisisca
solo all’esito di una consulenza tecnica, magari anche attraverso una CTU disposta nel corso del giudizio.
È riconosciuto, infatti, che il proprietario dell’immobile possa
non avere lo specifico bagaglio di conoscenze necessarie.
Irrilevante nell’individuare la gravità del difetto è l’importo di
denaro occorrente per porvi rimedio.
Infine, una volta stabilito che il vizio c’è, come lo si quantifica?
Come si quantifica il risarcimento che il Giudice riconosce al
proprietario dell’edificio?
Di norma, laddove l’intervento sia tecnicamente fattibile, il
risarcimento è pari al costo di eliminazione del vizio accertato.
Nel caso, invece, in cui vi siano particolari problematiche connesse all’esecuzione delle opere, si ha riguardo al deprezzamento conseguente alla svalutazione dell’immobile.
Attenzione: il costo di eliminazione del vizio, o il corrispondente deprezzamento del bene, non è influenzato, di norma,
dal valore del bene complessivo originario.
Il proprietario di un immobile, sul quale sono riconosciuti vizi
di isolamento termico, potrebbe chiedere anche il risarcimento per danno patrimoniale (a seguito, ad esempio,
dell’ammaloramento di arredi a causa di muffe), nonché
per danno non patrimoniale (ad esempio per il disagio
psico-fisico di vivere in un ambiente non sano), ma solo a
condizione che i danni lamentati siano effettivamente
provati in giudizio, non essendo insisti nel vizio riscontrato.
In tema di estensione della responsabilità al progettista e
al direttore dei lavori in caso di danni all’immobile ( art.
1669 c.c. Rovina e difetti di cose immobili) è interessante inquadrare quale possa essere la “specifica posizione” di progettista
e direttore lavori delineata dalla giurisprudenza e quale
sia la “diligenza” richiesta nel compimento delle proprie
attività professionali.
Recenti sentenze hanno precisato che la ratio dell’art. 1669
si debba estendere “a quanti hanno collaborato alla costruzione
sia nella fase ideativa con la redazione del progetto, sia in quella attuativa” quando il danno sia ascrivibile a un’errata progettazione e a cattiva esecuzione dell’opera. Il principio è stato
più volte ribadito, ritenendo applicabile l’art. 1669 c.c. non
solo nei confronti dell’appaltatore ma anche nei riguardi
del progettista e del direttore lavori.
Il presupposto della responsabilità risiede nella partecipazione alla costruzione dell’immobile in posizione di
“autonomia decisionale” qual è la posizione del progettista e
del direttore lavori ed è inquadrata come “responsabilità
propria di quei soggetti che rivestono determinate qualifiche in relazione all’attività edilizia in corso”.
68 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
La figura del direttore dei lavori è stata peraltro delineata da
sentenze specifiche che ne individuano i compiti assegnati tra
i quali emerge il rilievo delle inesattezze del progetto e dell’esecuzione.
La diligenza che il direttore lavori deve adottare nell’adempiere al proprio lavoro deve essere valutata non in riferimento
al “normale grado di diligenza” ma come “diligentia quam in
concreto”. In altre parole la diligenza richiesta non è quella
ordinaria del buon padre di famiglia bensì quella ordinaria del
buon professionista – diligenza qualificata – cioè la diligenza
normalmente adeguata in ragione del tipo di attività e alle
relative modalità di esecuzione volta all’adempimento della
prestazione dovuta e al soddisfacimento dell’interesse,
nonché a evitare possibili eventi dannosi.
La misura della diligenza richiesta nelle obbligazioni professionali va quindi concretamente accertata sotto il profilo della
responsabilità.
Il professionista è contrattualmente impegnato al risultato
dovuto, quello cioè conseguibile secondo criteri di normalità,
da apprezzarsi in relazione alla abilità tecnica e alla sua capacità tecnico-organizzativa.
Questo nonostante presti un’opera professionale in esecuzione di un’obbligazione di mezzi e non di risultati.
In altri termini, benché il professionista non sia obbligato al
conseguimento del risultato, è comunque tenuto nell’ademArt. 1667 CC
L’appaltatore è tenuto alla garanzia per le difformità e i vizi dell’opera. La garanzia non
è dovuta se il committente ha accettato l’opera e le difformità o i vizi erano da lui conosciuti o erano riconoscibili, purché in questo caso, non siano stati in malafede taciuti
dall’appaltatore.
Il committente deve, a pena di decadenza, denunziare all’appaltatore le difformità o i
vizi entro sessanta giorni dalla scoperta. La denunzia non è necessaria se l’appaltatore
ha riconosciuto le difformità o i vizi o se li ha occultati.
L’azione contro l’appaltatore si prescrive in due anni dal giorno della consegna dell'opera. Il committente convenuto per il pagamento può sempre far valere la garanzia,
purché le difformità o i vizi siano stati denunciati entro sessanta giorni dalla scoperta e
prima che siano decorsi i due anni dalla consegna.
Art. 1669 CC
Quando si tratta di edifici o di altre cose immobili destinate per loro natura a lunga
durata, se, nel corso di dieci anni dal compimento, l’opera, per vizio del suolo o per
difetto della costruzione, rovina in tutto o in parte, ovvero presenta evidente pericolo di
rovina o gravi difetti, l’appaltatore è responsabile nei confronti del committente e dei
suoi aventi causa, purché sia fatta la denunzia entro un anno dalla scoperta.
Il diritto del committente si prescrive in un anno dalla denunzia.
Art. 2043 CC
Qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui
che ha commesso il fatto a risarcire il danno.
EDILIZIA SOSTENIBILE
Caso 1.
Vista d'insieme dall'esterno
dei due balconi.
Vista di dettaglio della situazione di
degrado ai lati della porta finestra.
Dettaglio del nodo portafinestra,
balcone, cappotto.
Termografia a lato della portafinestra
che evidenzia le basse temperature.
Termografia dall'esterno della porta
finestra, cappotto non risvolta su
spalla.
pimento delle obbligazioni assunte a
osservare tutte le regole tecniche che
mirano al conseguimento dello stesso.
Il mancato o inesatto risultato non determina quindi di per se’ la responsabilità contrattuale del professionista,
ma sarà rilevante come indicatore di
una possibile condotta negligente,
imperizia o imprudenza.
Introduzione ai casi studio
Per dare più completezza al tema delle
muffe e condense nelle abitazioni è
sembrato utile proporre ai colleghi una
breve disanima di alcuni casi studio
prendendo spunto da situazioni reali
“aggiustate” ai nostri fini e analizzati sia
dal punto di vista tecnico con una descrizione sintetica di ciò che è stato rilevato, e cenni normativi con particolare attenzione al periodo costruttivo.
Vi sono infatti molti, troppi, luoghi comuni su chi sarebbe responsabile nei
casi in cui una abitazione venga invasa
dalla muffa o si trovino gocciolamenti,
negli spigoli dei pavimenti, sui davanzali, ecc. ecc.
Se da una parte infatti arriva l’impresario, a declamare il classico “ ma apra
le finestre signora...”, dall’altra parte il
padrone di casa o l’inquilino non troveranno di meglio che denigrare l’impresa “avete lavorato da cani! Ma si
può avere l’acqua in casa dopo solo
due anni dalla fine dei lavori? Qui ci
sono infiltrazioni dappertutto” e così
via.
Non potremo certo elaborare in poche
pagine una casistica delle molte situazioni differenti che si possono riscontrare ma – questo sì – vorremmo almeno fornire una chiave per ricordare
a imprese e tecnici da una parte, e utilizzatori dall’altra, che questi temi richiedono grande prudenza e analisi
rigorose e dettagliate per poter comprendere meglio i vari fenomeni che si
incrociano e, al di là delle responsabilità che pure possono esserci, giungere
a una buona soluzione dei problemi.
Si evidenzia che i casi studio nascono
nella realtà ma alcuni elementi (per esempio le date) sono stati alterati ai fini
della nostra esposizione.
Caso 1: Edificio nuovo
Permesso di costruire dicembre 2009,
anno di costruzione 2010
L’edificio di questo caso studio è un
complesso immobiliare pluripiano di
elevata qualità architettonica generale
con ottimo livello di finitura. Quanto
segnalato dalla stessa ditta costruttrice,
che ha tutta la migliore buona volontà
di risolvere il problema evidenziato
dall’acquirente di un alloggio, è la comparsa di distacchi di pittura con i primi
segni di scrostamento dell’intonaco.
Il fabbricato è stato dotato di un cappotto termico EPS spessore cm 10, serramenti di elevata qualità termica, riscaldamento a pavimento, caldaia a
condensazione, ecc.
I segni di degrado si osservano ai due
lati delle porte finestre di accesso ai
relativi balconcini, in una camera da
letto ed uno studio al primo piano. In
una della due stanze il processo appare
molto evidente mentre nella seconda è
solo accennato.
Sono trascorsi circa due anni dall’ingresso nell’alloggio, abitato da due
persone, ed è già stata eseguita dall’impresa una serie di opere per porre rimedio al problema: sono stati rifatti
pavimenti e guaine dei due balconi fino
a ricostruire la soglia in modo tale da
riposizionare la guaina facendola risalire nella misura massima possibile.
Con l’occasione il piccolo tratto di muratura in laterizio sotto alla soglia è stato
sostituito con calcestruzzo pieno.
Che cosa ha evidenziato l’analisi strumentale?
La termografia dall’esterno, pur confermando la buona efficacia del cappotto
termico ha evidenziato, entrando nel
particolare, che il cappotto non è stato
“risvoltato” ai lati delle spalle e dell’architrave delle finestre, lasciando quindi
un “buco” termico tra il cappotto e il
serramento oltre a evidenziare la clasIL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 69
EDILIZIA SOSTENIBILE
Caso 1.
Rilievi termoigrometrici
della camera e dello studio.
sica dispersione del balcone. L’analisi dall’interno ha evidenziato temperature molto basse (inferiori al punto di rugiada)
ai lati bassi delle porte finestre delineando una forma con una
elevata corrispondenza con l’area realmente degradata. Va
segnalato però che in una delle due porte finestre le temperature, pur critiche, erano più alte e infatti si registra un minor
degrado. Nel sopralluogo emerge anche che al piano inferiore
della porta finestra a temperatura minore si trova un appartamento ancora invenduto e quindi non riscaldato e mantenuto
a temperatura antigelo.
Ciò che emerge dalle varie osservazioni e ricerche è che i balconi non sono stati dotati dei moderni accorgimenti di riduzione degli effetti negativi del ponte termico, inevitabilmente
causato dal getto in calcestruzzo che si innesta nell’abitazione.
Al fine di avere un quadro più esauriente è stata effettuata la
rilevazione termoigrometrica nelle due stanze oggetto di
studio e il quadro emerso evidenzia una situazione in linea
con le richieste normative: i locali appaiono regolarmente
climatizzati (rispetto al DPR 59/09) con temperature medie fra
i 19 e i 20°C mentre l’andamento igrometrico informa che l’umidità relativa media non supera mai il livello del 52-55% con
evidenziati i momenti di ricambio d’aria nei locali. Si registrano però, specie nella camera fasi significative notturne di
superamento della soglia del 60%.
Potrebbero essere evidenziati altri elementi raccolti utili
all’inquadramento della situazione dal punto di vista giuridico
ma, soprattutto alla luce del fatto che nel caso specifico vi era
un atteggiamento assolutamente collaborativo e rispettoso
fra le parti, senza apertura di contenzioso legale, proviamo a
indicare di chi sarebbe le responsabilità giuridica del problema.
Dagli articoli precedenti e dalla premessa giuridica di questo articolo saremmo evidentemente in grado di comprendere che siamo in presenza
perlomeno di sottovalutazioni in sede progettuale e/o di errori di posa da
parte dell’impresa costruttrice e del controllo del Direttore Lavori. A partire
dall’agosto 2005, infatti, è necessario porre attenzione affinché le strutture
opache non presentino aree a rischio di formazione di condensa superficiale,
anche se solo con il DPR 59/09 viene fissato il nuovo criterio che obbliga a
verificare tali condizioni considerando che all’interno ci si possa trovare nella
più gravosa condizione di umidità relativa fino al 65% contro il 50% precedente.
Nel caso specifico non è in alcun modo stata “toccata” la figura del professionista e non è stato necessario analizzare nel dettaglio la documentazione
relativa alla Legge 10 e ai particolari costruttivi; è evidente però che, nel
caso in cui questi dettagli fossero stati curati al livello di progetto, le responsabilità avrebbero potuto ricadere solo sull’impresa costruttrice e, eventualmente, sul Direttore dei Lavori per la mancata vigilanza. Ma, naturalmente, in caso di reale contenzioso sarebbero state necessarie altre verifiche
quali più puntuali quali, ad esempio, l’accertamento della data esatta in
cui è stata presentata la richiesta di titolo edilizio perché da questo può
dipendere la applicazione di una diversa normativa. Infatti, se prima del
70 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
2005 o del DPR 59/09, gli aspetti giuridici dovrebbero essere considerati
diversamente perché sono state introdotte norme via via più stringenti sulla
modalità di verifica. Vi è inoltra inoltre un altro aspetto da approfondire
che lasciamo ai giuristi: se la problematica si è manifestata soprattutto nel
balcone sotto al quale si colloca l’alloggio invenduto e non riscaldato con il
relativo aggravamento del ponte termico, permane comunque una responsabilità in capo al team che ha realizzato l’opera?
EDILIZIA SOSTENIBILE
Caso 2, in senso orario.
Muffa angolo camera da letto.
Muffa bagno nodo parete-solaio.
Muffa su parete e dietro radiatore
camera piccola.
Acquari e animali domestici di
piccola e media taglia.
Caso 2 Edificio nuovo anno 2004 - Rilievi anno 2015
In questo caso proponiamo l’analisi di un appartamento sito
in una palazzina di 6 unità immobiliari la cui struttura è costituita da murature in laterizio porizzato con intonaco isolante,
solai verso autorimesse tipo “lastral” (piastra cls. con pannelli
di alleggerimento in EPS), solaio copertura con tetto in muricci
e tavelloni con cm 6 in pannelli di perlite espansa.
In particolare l’alloggio confina in basso verso autorimessa e
soprastante alloggio riscaldato.
La progettazione dell’immobile è del 2003 e la relativa D.I.A.
presentata nel dicembre 2004. Le opere sono state ultimate
nel 2006 e l’alloggio, un trilocale, in oggetto è stato venduto e
abitato a partire dalla primavera 2007 da 4 persone.
A partire dal 2014 sono stati evidenziati insistenti problemi di
muffa che hanno interessato ampie superfici delle pareti in
laterizio con maggiore intensità nell’area dei cordoli in C.A. e
degli spigoli della muratura. La proprietà segnala che problemi erano presenti anche negli anni precedenti ma in modo
meno evidente; negli altri alloggi del complesso, con molte
analogie costruttive
ma con alcune differenze ad esempio in
termini di esposizione, la problematica non compare o è
del tutto marginale.
In situazioni di
questa natura diventa indispensabile affidarsi a una
preliminare analisi
strumentale dettagliata per capire
quali sono i parametri in gioco oltre a
una analisi visiva del
contesto per accertare ad esempio, era
una delle ipotesi avanzate dalla proprietà, la presenza o
assenza di infiltrazioni nelle murature,
attraverso i balconi,
ecc.
L’esame termografico evidenzia fin da
principio le classiche
“forme” dei ponti
termici in corrispondenza dell’incrocio
muro-solaio o del muro-solaio-balcone. Ma, per ragioni di
tempistica della procedura giuridica in corso, non è possibile
effettuare misure significative in quanto il rilievo avviene in
estate. Comunque i ponti termici non appaiono risolti nel
modo che ora viene considerato tecnicamente migliore.
E veniamo alla lettura del dato termoigrometrico effettuato
invece in pieno periodo invernale.
I dati rilevati in quattro punti dell’alloggio evidenziano una
situazione fortemente problematica: l’umidità relativa media
nei locali non scende mai al di sotto del 62% nella stanza meno
umida (camera piccola) con l’eccesso di una U.R. media del
75% nel bagno, con il 64% nella matrimoniale e del 70% nella
cucina-soggiorno. Tutto questo nonostante nell’alloggio
venga effettuata più di una apertura delle finestre, anche se
forse per un tempo troppo breve e non coordinato. Questo
significa che nell’alloggio, a fronte di una eccessiva produzione di vapore acqueo in relazione al volume dell’alloggio, si
registra una conseguente e troppo elevata concentrazione in
termini di umidità relativa.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 71
EDILIZIA SOSTENIBILE
Caso 2
Sotto, da sinistra.
Analisi Glaser stratigrafia muro
perimetrale alloggio.
Rilievi termoigrometrici del bagno,
della camera piccola,
della cucina-soggiorno.
Si presume che concausa di questo fatto possa essere il mancato collegamento della cappa di aspirazione dei vapori di
cottura, la presenza di acquari, di animali domestici di media
taglia, oltre a vari di piccola taglia.
Come ipotizzare allora la attribuzione di responsabilità in un contesto di
questa natura?
Iniziamo a sottolineare un aspetto normativo: si è scritto che l’immobile ha
avviato il suo iter procedurale e acquisito il titolo concessorio entro la fine
del 2004 e quindi prima della entrata in vigore del D. Lgs. 192/2005 e
delle sue variazioni e decreti (D.P.R. 59/2009.) che, per la prima volta,
impongono la verifica delle stratigrafie ammettendo all’interno delle abitazioni una umidità relativa fino al 65%. In precedenza le verifiche tecniche
dovevano essere svolte con U.R. massima del 50% anche se alcune norme
tecniche fornivano già i migliori criteri di calcolo per prevenire la condensa
e le muffe.
Nella situazione in oggetto solo un locale registrava valori inferiori al 65%
anche se l’analisi dettagliata ha evidenziato che per oltre il 60% del tempo
durante il rilievo i valori erano tutti superiori al 65%.
Ma come valutare il problema dei ponti termici esistenti?
Sappiamo dagli articoli precedenti che dal punto di vista normativo la verifica del punto di rugiada sull’involucro opaco è necessaria a partire dal
2005 ma solo con il recentissimo Decreto in vigore dall’ottobre 2015, tutto
ciò è stato codificato in modo più preciso e in condizioni severe (analisi elementi finiti).
Dall’insieme degli elementi tecnici e giuridici disponibili, nonché da altre
valutazioni quale il tardivo insorgere del fenomeno nell’alloggio in esame
e la quasi completa assenza di muffe in situazioni pressoché analoghe negli
altri appartamenti, inducono ad attribuire al proprietario e conduttore
dell’alloggio la responsabilità del degrado denunciato.
72 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
EDILIZIA SOSTENIBILE
Caso 3 – Edificio esistente
Muffe e valvole termostatiche – Analisi elementi finiti
Il terzo caso prende spunto da una situazione verificatasi in un
appartamento di un condominio a seguito della installazione
delle valvole termostatiche. Difficilmente si può immaginare
in anteprima che questo solo fatto possa diventare causa indiretta della formazione di muffe in un alloggio ma, con la
breve disanima che segue, si proverà a spiegare quale sequenza di fenomeni possa innescarsi come conseguenza di un
fatto, in sé positivo ai fini dell’uso responsabile dell’energia.
necessità) e una Umidità Relativa media del 45% (per la stagione invernale non è un dato elevato, sappiamo che i nostri
impianti di riscaldamento tendono a “seccare l’aria”).
Installate le valvole, i nostri occupanti possono gestire direttamente il calore emesso da ogni singolo termosifone; così
decidono che per risparmiare un poco impostano una temperatura media dell’aria a 19° C; magari fanno questo solo nelle
camere, ove spesso non è gradita una temperatura elevata.
Ebbene, si considerino, ora, le Immagini B e C, a seguire.
Immagine A
Si consideri l’immagine A: rappresenta un caso abbastanza
frequente nell’edilizia residenziale anni 60-70.
Nodo parete-copertura, dove la parete è costruita a “cassa-vuota” con due paramenti in cotto forato, tre strati d’intonaco (compreso il rinzaffo interno sul paramento esterno) e
camera d’aria; la copertura presenta un aggetto di gronda in
calcestruzzo armato, magari non intonacato all’intradosso, e
superiori “muricci e tavelloni” con uno strato superiore di isolante termico, perché nel tempo si è intervenuti a sostituire il
manto di copertura e, quindi, ad adeguarlo termicamente.
Immaginiamo che nell’abitazione caratterizzata dall’esempio,
dotata di impianto condominiale centralizzato, vengano installate le valvole termostatiche sui singoli radiatori; altre
condizioni non cambiano né, tantomeno, cambiano gli occupanti e le loro abitudini.
Per cui consideriamo che fino al giorno dell’installazione delle
valvole termostatiche l’aria interna avesse una temperatura
media di 22° C (spesso in condomini datati con impianti centralizzati il calore emesso era sovrabbondante rispetto alle
Rappresentano, in dettaglio, la temperatura raggiunta nel
punto critico del ponte termico esistente al contatto tra parete e copertura nelle due condizioni di ambiente interno pre
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 73
EDILIZIA SOSTENIBILE
Caso 4.
Sotto. Tetto in legno posa teli corretta.
Nella pagina seguente, dall'alto.
Tetto in legno posa teli errata.
Tetto in legno posa teli errata.
e post installazione delle valvole termostatiche e rispetto a
una temperatura esterna di 1,5° C (temperatura media
dell’aria a Brescia nel mese di gennaio). Si è eseguita la simulazione di calcolo agli elementi finiti con l’ausilio del software
Therm.
Secondo l’immagine B, ove la temperatura dell’aria interna è
di 22° C, la temperatura al ponte termico è di 13,7° C.
Secondo l’immagine C, ove la temperatura dell’aria interna è
di 19° C, la temperatura al ponte termico è di 11,7° C
Ricordato, se necessario, che l’Umidità Relativa è il rapporto
tra la quantità di umidità effettivamente presente nell’aria e
quella massima che la stessa quantità di aria potrebbe contenere e che quest’ultima dipende dalla temperatura dell’aria
– più l’aria è calda, più umidità (sotto forma di vapore acqueo)
può contenere – ci si rende facilmente conto che l’umidità
relativa in corrispondenza del ponte termico aumenta,
perché diminuisce la temperatura.
È risaputo che le muffe sulle componenti edilizie si manifestano in condizioni di UR dell’80% circa per un
periodo di tempo di almeno 5-6 giorni.
Ebbene, nel caso B la temperatura che può
generare muffe è di circa 12,9° C; quindi, la
temperatura in corrispondenza del ponte
termico di 13,7° C non dovrebbe causare
muffe.
Installate la valvole termostatiche, a pari umidità assoluta, abbiamo detto infatti che le
abitudini degli occupanti l’appartamento
non cambiano, l’abbassamento della temperatura a 19° C porta l’UR dell’aria a quasi il 55%
ma, soprattutto, come illustrato dall’immagine C, porta la temperatura in corrispondenza del ponte termico a 11,7° C; notevolmente inferiore a 12,9° C e quindi in condizioni di rischio conclamato di formazione
delle muffe.
L’esempio illustra, crediamo, casi piuttosto frequenti e
ci aiuta a comprendere come la gestione della temperatura e dell’umidità interna degli ambienti sia fondamentale per impedire la formazione di muffe sulle
componenti edilizie. Il ponte termico di per sè non è
sufficiente a scatenare le muffe.
Quindi, è sempre buona cosa:
-- ventilare adeguatamente gli ambienti per espellere
l’umidità prodotta in eccesso;
-- non ventilare eccessivamente, per evitare il raffreddamento delle componenti edilizie;
-- data una temperatura media dell’aria adeguata,
evitare scompensi termici rilevanti tra i diversi ambienti di una medesima abitazione.
Post installazione delle valvole termostatiche, nel “no74 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
stro” appartamento sarebbe sufficiente mantenere una temperatura
media di 20° C e l’UR dell’aria di circa il 45%.
Appare evidente, quindi, che in abitazioni esistenti realizzate anche in
periodi recenti, fino a circa 10-12 anni fa, dato che la normativa non imponeva stringenti obblighi di progettazione e correzione in opera dei ponti
termici, le responsabilità per problematiche di manifestazione di muffe
siano spesso riconducibili ai conduttori, chiamati a mettere in atto gli accorgimenti e gli stili di vita appena suggeriti.
Caso 4: Edificio di recente costruzione
Mancato rispetto Legge 10, errore di posa
Il 4 caso propone una copertura composta da struttura con
travetti in legno, assito soprastante di 2 cm e pacchetto isolante con pannello in fibra di legno con interposti i teli di
barriera all’aria e freno vapore a diffusione igrovariabile sul
lato interno e telo sottomanto traspirante aperto alla diffusione di vapore sul lato esterno. I materiali, la cui marca è stata
volontariamente rimossa, sono di frequente diffusione e uti-
EDILIZIA SOSTENIBILE
lizzo e tale stratigrafia è a oggi notevolmente
diffusa.
Si osservino le immagini.
L’immagine 1 nella pagina precedente che riporta la stratigrafia indicata in legge 10, corretta e funzionale. I dati e le verifiche tecniche
effettuate con dati climatici riferiti al comune
di Brescia e condizioni standard interne di
progetto come da DM 26/06/2015 mostrano
l’assenza di condensazione superficiale e di
condensazione interstiziale in tutti i mesi
dell’anno.
Quando però la copertura comincia a evidenziare fenomeni di gocciolamento e muffa tra i
travetti e l’assito, una delle necessarie verifiche da effettuare è sicuramente anche quella
della corretta posa dei teli.
Nel caso in esame, l’ispezione della copertura
purtroppo onerosa e invasiva essendo stato
necessario rimuovere le tegole e “mettere a
nudo” la stratigrafia, ha evidenziato come il
pacchetto isolante in fibra di legno fosse inzuppato di acqua mentre i travetti e l’assito
sottostante parevano invece integri.
Una più approfondita analisi dei materiali
posati ha evidenziato che sono stati invertiti i
teli di di barriera all’aria e freno vapore a diffusione igrovariabile posato sul lato esterno
anziché sul lato interno e telo sottomanto
traspirante aperto alla diffusione di vapore
posato sul lato interno anziché sul lato esterno.
Nella seconda e terza immagine qui a lato, è
stata simulata la situazione sopradescritta
dove, benché la trasmittanza dell’elemento
sia assolutamente identica, i teli sono posati
invertiti; si rileva, alle medesime condizioni di
temperatura e umidità al contorno, una presenza di condensazione interstiziale notevole, in quantità deleteria per le strutture e gli
isolanti al punto di causare la marcitura del
pannello stesso.
Il caso in esame illustra come una buona progettazione
ma una cattiva realizzazione (e direzione lavori) possa
portare non solo al mancato rispetto formale delle normative ma addirittura al danno grave. È quindi del tutto
evidente come, in una situazione di questa natura, le
responsabilità siano della Impresa esecutrice e, probabilmente, del Direttore dei Lavori se non potrà dimostrare
di avere impartito chiare direttive sulla base del progetto,
non eseguite dalle maestranze della ditta edile. ❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 75
MEDIAZIONE
La consulenza tecnica
in mediazione
N
elle precedenti edizioni si è rivolta
l’attenzione alla
definizione della procedura
di mediazione, alle peculiarità che la contraddistinguono rispetto al processo
ordinario, alla specifica applicazione anche in casi particolari quali i procedimenti di
usucapione e infine – nell’ultimo numero – si è entrati nel
cuore della procedura di mediazione, cercando di sviscerare la figura del mediatore
enumerandone le caratteristiche fondamentali, il suo
ruolo, i suoi compiti e sostanzialmente le modalità con le
quali il professionista si pone
alle parti durante tutto il procedimento di mediazione.
Una nota di riguardo è stata
infine posta sui singoli casi in
cui si può esperire la mediazione secondo la vigente normativa di merito, ponendo
infine la vostra attenzione
anche sul raffronto tra le tempistiche che comunemente il
cittadino deve attendere per
avere ristoro alla propria controversia, mettendo in parallelo la procedura ordinaria e
quella della mediazione civile.
Partendo da questi concetti e
da queste nozioni, ricordando sempre che la mediazione è uno strumento alternativo alla risoluzione delle
controversie in ambito civile
e commerciale, ritengo interessante oltreché doveroso
rappresentare anche le altre
figure che possono sovente
entrare a fare parte del procedimento di mediazione.
Il mediatore, come ho avuto
appunto occasione di spiegare, è una figura particolare
76 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
che deve seguire un percorso
specifico per esercitare
questa professione e che
deve pertanto provvedere
alla sua costante preparazione e aggiornamento affinché possa essere preparato e offrire una prestazione
professionale alle parti di elevata qualità.
Certamente il mediatore,
seppure rappresenti un elemento cardine della procedura, non è certamente il solo
professionista che partecipa
e contribuisce con il suo apporto tecnico alla proficua
composizione della controversia.
A questo punto è necessario
fare un inciso sullo start up
della procedura, in quanto la
stessa può essere avviata secondo due modalità specifiche, ossia l’attivazione volontaria o obbligatoria, le
quali avranno poi effetti diversi a seconda che la conciliazione vera e propria tra le
parti si concretizzi, oppure si
concluda in un mancato accordo. Se infatti la procedura
avrà successo, si concluderà
redigendo un verbale positivo di accordo valido a tutti
gli effetti di legge, diversamente si redigerà solo un verbale negativo di mancato accordo in quanto le parti non
intendono o non riescono a
trovare reciprocamente la
conciliazione.
Questa precisazione risulta
determinante a seconda che
la procedura stessa sia stata
attivata secondo la modalità
volontaria oppure obbligatoria, in quanto nel caso di
mediazione volontaria – testé
già prevista come materia per
la quale il decreto prevede
l’attivazione della mediazione in modalità obbligatoria – in caso di insuccesso si
dovrà ripresentare una nuova
mediazione secondo il carattere della obbligatorietà e
quindi sostanzialmente ripetere la procedura.
La differenza sostanziale,
quindi, tra le due procedure
rimane nella condizione di
procedibilità, condizione
sine qua non per le procedure obbligatorie affinché
possa essere esperita poi la
procedura ordinaria del processo civile; senza il preventivo esperimento del tentativo della mediazione obbligatoria infatti non risulta possibile procedere con l’iter
processuale pena l’obbligo
stesso di procedere precedentemente alla mediazione
stessa.
Il riflesso delle due procedure è fondamentale sulla
presenza di una diversa compagine di consulenti professionisti, intendendo per essi
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Daniel Dei Tos
MEDIAZIONE
tutti coloro che possono assistere i propri clienti nel corso
della procedura di mediazione e ciascuno in riferimento al proprio campo di
competenza e specializzazione.
Le figure presenti spaziano
quindi dagli avvocati agli ingegneri, architetti, commercialisti, medici e chiaramente
i geometri; la loro presenza è
sempre facoltativa tranne per
il caso dei legali, come specificato qui di seguito.
Nella procedura volontaria
potrebbero sostanzialmente
essere presenti solamente il
mediatore e le parti (parte
chiamata in mediazione e
parte attivante la procedura),
eventualmente accompagnati dai consulenti tecnici
testé citati.
Nella procedura obbligatoria, invece, oltre al mediatore e agli eventuali consulenti tecnici devono essere
sempre presenti i rispettivi
legali delle parti. Saranno poi
essi a redigere l’accordo, stabilito dai presenti alla mediazione, dovendo essere conforme e rispettoso delle
norme imperative, l’ordine
pubblico e il buon costume.
Tralasciando quindi la figura
dell’avvocato, a cui sono sono
affidati importanti compiti di
consulenza legale delle parti,
vorrei porre in questa sede
l’attenzione sui consulenti
tecnici di parte, meglio noti
come CTP.
Come evidenziato la loro presenza è facoltativa, ossia sono
le parti stesse a richiederli se
lo ritengono necessario.
Trattandosi però molto
spesso di controversie in cui
è richiesta una specifica co-
noscenza tecnica della materia affrontata, ad esempio
in caso di successioni e divisioni ereditarie / condominio
/ diritti reali ecc. ( vedasi materie obbligatorie come condizione di procedibilità - art.
5 c.1bis D.L. 69/2013), la presenza dei consulenti di parte
è sostanzialmente quasi
sempre richiesta.
Ma quale ruolo esercitano
questi consulenti ? Come si
comportano in mediazione?
Che preparazione è loro richiesta?
Questi sono i quesiti che più
frequentemente vengono
posti da molti colleghi geometri e sui quali risulta fondamentale fare un po’ chiarezza.
Il consulente tecnico di parte
è un professionista, nel caso
della nostra categoria un geometra, che possiede una preparazione personale e professionale particolare e specifica su una o più materie nel
nostro campo di applicazione
professionale e pertanto perfettamente in grado di poter
assistere il cliente a riguardo
di tutti gli aspetti tecnici della
sua data controversia.
Sovente i colleghi CTP svolgono anche le CTU, la seconda attività però non è certamente vincolante ai fini
dell’accettazione di incarichi
di CTP in quanto appartiene
al ramo delle consulenze che
già ordinariamente possono
essere esperite.
I CTP impiegati nelle procedure di mediazione, pertanto, non sono iscritti ad
alcun elenco specifico come
consulenti, in quanto ogni
collega che esercita la professione può ricoprire tali incarichi.
Diversa è invece la figura dei
CTU, che in mediazione vengono individuati come CTM
(consulenti tecnici del mediatore) e che sono invece iscritti in apposito elenco
presso l’organismo di mediazione.
Questi tecnici, per potere
svolgere consulenze in mediazione, devono già essere
operanti come CTU in quanto
la normativa prevede di impiegare i medesimi elenchi
dei CTU del tribunale di appartenenza.
La differenza tra CTP e CTM è
facilmente individuabile in
quanto del tutto simile a
quanto già avviene nei procedimenti ordinari in cui al CTU
il giudice pone dei quesiti ai
quali lo stesso deve rispondere tecnicamente.
Nella procedura di mediazione il CTM, richiesto e indicato dalle parti tra l’elenco
dei CTU dell’elenco CTM
dell’O.d.M. (e quindi non indicato dal giudice), svolge le
proprie prestazioni tecniche
e conferisce le risultanze alle
parti e al mediatore.
Sarà poi quest’ultimo, avendo quindi a disposizione
tutti gli aspetti tecnici della
controversia, a mettere in
campo tutte le attività propedeutiche alla formulazione di
tutte le alternative possibili,
affinché le parti (se lo riterranno opportuno e pienamente soddisfacente) formulino poi l’accordo finale.
L’aspetto che qui interessa
sottolineare, a mio avviso, è
l’atteggiamento dei consulenti in tutta la procedura di
mediazione, cioè appunto la
risposta alle due domande iniziali.
I CTP, a differenza dei CTM
che sostanzialmente prestano la loro esperienza e capacità per redigere perizie-valutazioni o quant’altro
in maniera specifica e senza
operare a stretto contatto con
le parti, sono invece molto
vicini alle parti stesse e sovente collaborano con loro da
anni o comunque talvolta godono di ottimi rapporti non
solo professionali ma anche
di amicizia.
È pertanto evidente che il
collega nominato come CTP
possa contare sulla grossa fiducia che il suo cliente gli affida e che di conseguenza ciò
che farà e dirà avrà molta influenza sulla parte stessa.
Fondamentale risulta quindi
che il CTP conosca a fondo e
comprenda a pieno l’importanza di quanto sopra, in
quanto tutto ciò che farà troverà poi un effetto esattamente specchiato nella medesima situazione dell’altra
parte presente in mediazione.
Anche l’altro CTP godrà della
piena fiducia del suo cliente
e anch’egli verrà molto ascoltato dallo stesso.
Al di là della apparente banalità dell’affermazione, se
tutto ciò nel procedimento
ordinario può contribuire
all’irrigidimento delle posizioni dei consulenti e che
pertanto sovente si trovano
su posizioni rigide o antagoniste (portando le parti stesse
a esserlo maggiormente), in
mediazione si predilige un
atteggiamento più costruttivo e che possa portare entrambe le parti come win-win.
In mediazione infatti sia le
parti sia – certamente – i conIL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 77
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MEDIAZIONE
sulenti possono e devono esporre tutte le argomentazioni possibili, con il fine di
sviscerare tutte le problematiche del caso e di dare la possibilità alle parti di potere risolvere la loro controversia.
Questo avviene mediante
l’ausilio e l’apporto del lavoro
del mediatore durante le sessioni congiunte, cioè alla presenza di tutti i convenuti e
consulenti; una opportunità
enorme quindi di confrontarsi in maniera costruttiva in
una tavola rotonda anziché
produrre relazioni e controdeduzioni, fax, e-mail o raccomandate che certamente non
contribuiscono a rasserenare
le parti e le decisioni che
prenderanno.
Importantissima è pertanto la
figura del CTP vista in tal
modo nella procedura di mediazione, che deve pertanto
andare oltre le convinzioni di
fornire alla propria parte la
78 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
ritenuta sola e unica soluzione alla controversia, talvolta divenendo colui il quale
viene convinto dalla parte
stessa su una data scelta piuttosto che essere il giusto contrario.
Un ruolo pertanto diverso rispetto al tradizionale compito esperito nei procedimenti ordinari (non tanto nel
contenuto ma nella forma) e
certamente poco conosciuto
è quindi quello del consulente tecnico in mediazione.
Per quanto attiene alla mera
procedura, il CTP non farà che
seguire e partecipare alla
stessa affidandosi alla gestione che è sempre affidata
e condotta dal mediatore incaricato e che è il garante
della procedura stessa.
Un dato importante è rappresentato dal fatto che moltissimi colleghi eseguono sovente le CTP e le CTU, ma non
manifestano ancora un copiosa attenzione all’innovativo strumento alternativo
della mediazione.
Quante controversie sono
presenti sulle scrivanie di
molti colleghi, che seppure
accompagnate dalla loro consulenza, vedranno solamente
l’avvio delle ordinarie procedure di tribunale.
Sappiamo poi che la loro risoluzione sarà vista dalle parti
anche svariati anni dopo,
quando sarebbe stato sufficiente consigliare e far tentare loro il procedimento di
mediazione per ridurre i
tempi e i costi di tutta la procedura.
Con la medesima consulenza
si potrà dare un servizio enorme al proprio cliente, dovendo chiudersi la procedura
entro soli tre mesi dalla sua
attivazione.
Un altro dato importante,
mentre appunto la mediazione è ancora poco utilizzata
dai colleghi, è invece rappresentato dal fatto che la maggior parte delle procedure
che sono state conferite al
nostro O.d.M. provengono
appunto da altrettanti colleghi geometri che la procedura invece la conoscono.
In tali procedure, inoltre, il
tasso di successo è sempre
molto elevato, ciò significa
che la conoscenza di questo
strumento e il rapporto fiduciario con il cliente porta a erogare un servizio migliore e
un conseguente risparmio di
tempo e denaro che viene riconosciuto e molto apprezzato dal cittadino-cliente.
Tutto ciò non può che essere
un elemento positivo per la
categoria, oltre a garantire
certamente un maggiore afflusso di richieste stesse che
possono palesarsi poi in
nuove occasioni di lavoro. ❑
PREVENZIONE INCENDI
Sicurezza antincendio
per autorimesse di superficie
inferiore o superiore a 300 mq
Foto © unlim3d / 123RF Archivio Fotografico
Stefano Fracascio
L
a normativa di riferimento per le autorimesse di superficie
inferiore ai mq.300 è quella
di cui all’art. 2 comma 2 DPR
1/8/2011 n.151 - attività n.75.
Le autorimesse a seconda
della loro superficie e del
loro accesso presentano normative diverse tra loro.
Due sono i casi più ricorrenti:
•Autorimesse indipendenti
l’una dall’altra e con accesso diretto dall’esterno
(è il tipico caso di una serie
di garage affacciantisi su
cortile comune o comunque su spazi aperti di
superficie complessiva superiore ai mq.300 e con autorimesse di mq.12.50 cad..
In questa fattispecie non è
necessaria la richiesta di
CPI (Certificato di Prevenzione Incendi) in quanto
essendo la superficie di
ogni autorimessa di
mq.12.50 non supera i
mq.300.
•Autorimesse indipendenti
tra loro come sopra e affacciantesi su corsello unico
che presenti unica uscita
verso l’esterno (è il caso tipico di una serie di garage
condominiali, con unica
rampa di accesso all’esterno). In questa fattispecie nel caso in cui la
somma della superficie del
corsello e delle autorimesse non superi i mq.300
non necessita la richiesta
di CPI.
Qualora invece la superficie
del corsello e delle autorimesse superi i mq.300 la richiesta di CPI risulta obbligatoria.
In tutti i casi sopra descritti
risulta comunque obbligatorio adeguarsi alle seguenti
regole di prevenzione incendi:
• muratura portante esterna
REI 60;
• tramezzature interne portanti o no REI 60;
• soletta di copertura REI 60;
• rapporto di aereazione
non inferiore non inferiore
ad 1/30 della superficie;
• altezza minima dei locali
garage e corsello mt.2.00;
• aereazione di autorimesse
con accesso su corsello comune non inferiore ad
1/100 della sup.;
• eventuali porte di accesso
colleganti con vani scala o
altro REI 120;
• pendenza scivolo di accesso non maggiore del
20%;
• pavimentazione garage e
corselli trattata con materiali antisdrucciolevoli e
con pendenza verso pozzetti di raccolta ove verrà
installato un dispositivo di
separazione dei liquidi infiammabili dalla acque residue. ❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 79
PREVENZIONE INCENDI
Incontro con il nuovo
Comandandante dei Vigili del
Fuoco della Provincia di Brescia
Presenti:
Comandante Provinciale: Dott. Ing. Agatino CARROLO.
Vicecomandante: DVD Dott. Ing. Piernicola DADONE.
DVD Dott. Ing. Silvio PAGANO.
DVD Dott. Ing. Paolo ALBINO.
DVD Dott. Ing. Giovanni RUSSO.
SDACE Geom. Francesco CAMILETTI.
Presidente Collegio Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Brescia Geom. Giovanni PLATTO.
Segretario Collegio Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Brescia Geom. Armido BELLOTTI.
Direttore Collegio Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Brescia Stefano BENEDINI.
Presidente Collegio Periti Industriali e Periti Industriali Laureati della Provincia di Brescia Per. Ind. Arturo BONETTA.
Presidente Ordine degli Ingegneri della Provincia di Brescia Ing. Marco BELARDI.
Segretario Ordine degli Ingegneri della Provincia di Brescia Ing. Patrizia GUERRA.
Presidente Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Brescia Arch. Umberto BARATTO.
Segretario Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Brescia Arch. Gianfranco CAMADINI.
Intervento Comandante Provinciale: Dott. Ing. Agatino
CARROLO
Il Comandante nel presentare la propria squadra coglie l’occasione per comunicare il trasferimento dell’Ing. Granata Alessandro presso un altro Comando Territoriale.
Il Comandante affronta subito il tema della Prevenzione Incendi evidenziando da subito il progressivo cambiamento che
si è concretizzato negli ultimi venti anni delineandosi verso un
assetto legislativo e regolamentare orientato ad una più puntuale gestione da parte del Comando nell’opera di controllo e
ad una maggior responsabilizzazione dell’operato dei liberi
professionisti nell’obiettivo di miglioramento del prodotto
con un lento ma graduale trasferimento delle competenze dal
pubblico al privato – dal comando al libero professionista,
tenuto conto della funzione di pubblica utilità che i professionisti sono tenuti ad esercitare in virtù innanzitutto della propria abilitazione e successivamente della partecipazione e
superamento di specifici corsi di formazione per la specializzazione nell’ambito della prevenzione incendi. Il cambiamento ha contribuito alla rimodulazione dei programmi formativi ed all’obbligo dell’aggiornamento per il mantenimento dei
requisiti di iscrizione nell’elenco del Ministero dell’Interno in
adeguamento a quanto previsto negli altri Paesi della Comunità Europea. L’iperattività sotto il profilo dello sviluppo della
normativa tecnica nell’ambito della prevenzione incendi determina necessariamente un continuo aggiornamento e l’esigenza di avvalersi di un adeguata risposta formativa che l’Ing.
Carrolo ritiene debba essere affidata ai Collegi ed Ordini
professionali confermando la collaborazione da parte del Comando per una efficace organizzazione in un ottica di dialogo
tra istituzioni dello Stato.
Massima collaborazione, sulle richieste degli Ordini ed i Collegi, da parte del Comando che, con i propri funzionari, quotidianamente svolge attività di vigilanza operata nel cambia80 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
mento intervenuto, per cui un tempo era il privato che richiedeva di propria iniziativa il sopralluogo per il rilascio del certificato di prevenzione incendi, successivamente alla positiva
valutazione del progetto, ora il privato si deve impegnare nel
segnalare al Comando il certificato di inizio attività. Il Comando
esprime nell’operato tecnico – caratteristico della formazione
acquisita essendo ingegneri, geometri, architetti, periti – dei
propri funzionari un approccio alle problematiche che richiede
il rispetto della Legge, che non accade per esempio nel caso
un attività che lavora senza SCIA. L’incontro organizzato con gli
Ordini ed i Collegi acquisisce ulteriore importanza se si considera il valore dell’impulso dato dall’alto verso il basso per una
piena coerenza tra il messaggio inviato e l’assunzione di responsabilità.
Intervento Presidente Ordine degli Ingegneri della Provincia
di Brescia Ing. Marco Belardi
Nel dare il benvenuto al nuovo Comandante l’Ing. Belardi esprime apprezzamento per il riconoscimento dell’autentico
ruolo istituzionale degli Ordini e Collegi, quando questi vengono spesso considerati come soggetti che erogano servizi agli
iscritti piuttosto che nel ruolo di garanti della tutela della collettività in quanto emanazione del Ministero di Giustizia. La
Provincia di Brescia nonostante la propria complessità anche
dal punto di vista della prevenzione può contare su un approccio sinergico e di confronto nelle componenti che formano
la rete di professioni tecniche offrendo in questo un energico
sostegno alle iniziative del Comando come avvenuto, per esempio, in occasione delle segnalazioni di carenza di organico.
La prospettiva che il Comando ha dell’operato dei professionisti nella presentazione delle pratiche è unica ed insostituibile per gli Ordini ed i Collegi che vogliano diffondere le corrette informazioni ai propri iscritti ed organizzare una efficace
attività di aggiornamento e formazione per i propri iscritti, che
PREVENZIONE INCENDI
sono sinora state realizzate esclusivamente con il coinvolgimento dei funzionari stessi quali docenti e relatori in occasione dei diversi eventi organizzati, concretizzando la richiesta
di collaborazione auspicata dal Comandante nel proprio intervento iniziale. L’evoluzione delle norme che regolano la prevenzione incendi ha contribuito negli anni a selezionare, tra i
numerosi professionisti che si erano inseriti inizialmente negli
elenchi del Ministero – esclusivamente in virtù della propria
anzianità di iscrizione – un più ristretto gruppo che ha dimostrato negli anni l’impegno nel mantenere aggiornata la propria professionalità nello specifico ambito della prevenzione
incendi.
Intervento Presidente Ordine degli Architetti, Pianificatori,
Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Brescia Arch.
Umberto BARATTO
L’Arch. Baratto, condividendo quanto esposto dal Comandante, evidenzia soprattutto l’importanza del rapporto istituzionale da far comprendere agli iscritti in un momento di così
estrema difficoltà per le professioni; è necessario essere coerenti nel ruolo istituzionale sostenuti dalla stretta collaborazione tra tutti gli Ordini e Collegi professionali anche attraverso
la costituzione di Commissioni inter-professionali. Non sono
particolarmente numerosi gli architetti che risultano operare
nell’ambito della prevenzione incendi ma coloro che svolgono
tale attività seguono costantemente l’aggiornamento normativo. L’arch. Baratto conviene con l’Ing. Belardi su come sia
necessario uno spirito di sussidiarietà e di fiducia reciproca
che deve coinvolgere i professionisti ed i funzionari del Comando. Un aspetto che sicuramente il Comandante potrà apprezzare nei professionisti bresciani è il caratteristico pragmatismo.
Intervento Presidente Collegio Geometri e Geometri Laureati
della Provincia di Brescia Geom. Giovanni PLATTO.
Il Geom. Platto rinnova il benvenuto e ringrazia per l’invito
all’incontro proposto. L’attività del Collegio Geometri è sempre
stata improntata alla massima collaborazione con il Comando;
i corsi, i seminari, i convegni e tutti gli eventi informativi organizzati sono sempre stati esclusivamente organizzati con i
funzionari del Comando, individuando in accordo le priorità di
aggiornamento, si conferma come necessaria l’intenzione di
proseguire collaborativamente con il Comando. La partecipazione agli eventi organizzati è sempre stata aperta a tutti
nell’intenzione di contribuire a diffondere tra tutti i professionisti una cultura di corretta progettazione nel rispetto degli
aggiornamenti del disposto normativo. Il Geom. Platto ritiene
opportuno contribuire al corretto approccio professionale e
deontologico collaborando con il Comando anche nel caso ci
fosse la necessità di intervenire, su segnalazione e con adeguata motivazione, nei confronti di un collega che dovesse
svolgere la propria attività in modo ritenuto non conforme.
Intervento Presidente Collegio Periti Industriali e Periti
Industriali Laureati della Provincia di Brescia P.I. Arturo
BONETTA
In rappresentanza dei periti industriali il Per. Ind. Bonetta
porge il benvenuto al comandante e conferma quanto affermato dai colleghi evidenziando nella metamorfosi dell’approccio alla prevenzioni incendi una positiva esperienza nei
percorsi di aggiornamento. L’attività di collaborazione del
Comando è importante, in misura anche maggiore rispetto a
quella di vigilanza, come è di riferimento la collaborazione che
si è stabilita tra tutti gli Ordini e Collegi delle professioni tecniche coinvolte trasversalmente nell’antincendio, che permette di individuare e condividere le criticità riscontrate per
individuare le soluzioni più efficaci.
L’Ing. Carrolo constata gli ottimi presupposti per un lavoro unitario evidenziati negli interventi di tutti i soggetti coinvolti e
nel rispetto delle reciproche competenze verso un miglioramento degli obiettivi comuni; considerazione che si pone
anche alla base del nuovo codice di prevenzioni incendi che,
pur recependo le istanze di tutte le rappresentanze professionali, consente comunque margini di ulteriori miglioramenti ed
l’applicazione a sempre più numerosi ambiti in un approccio
prestazionale che, su richiesta della Comunità europea, deve
superare l’approccio preventivo. Il Comandante cede la parola
ai funzionari presenti che conoscono la realtà bresciana da
maggior tempo.
L’Ing. Dadone conferma gli ottimi rapporti con i vari Ordini e
Collegi concretizzati nella realizzazione di una adeguata offerta formativa che consente, anche ai funzionari-docenti
coinvolti, un momento utile per approfondire la normativa,
nella preparazione dei propri interventi, ed un occasione di
dialogo e confronto diretto con i professionisti.
L’Ing. Pagano interviene segnalando la positiva esperienza del
C.I.T.P.I. tavolo di confronto in cui tutti i soggetti sono “cresciuti”
portando il proprio contributo ed improntando gli incontri
all’onestà intellettuale e nel miglioramento dell’attività nell’intenzione, per esempio, di ridurre il tempo di gestione delle
pratiche.
Conclude l’incontro l’Ing. Carrolo che espone, a testimonianza
di un importante risultato raggiunto dopo tanti anni di attività
di prevenzione incendi, la minor frequenza degli incendi registrati anche nell’esito di una maggiore attenzione e sensibilità
che le numerose realtà economiche della Provincia hanno adottato nei confronti della prevenzione incendi affidandosi a
professionisti competenti. . ❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 81
CONDOMINIO
“Giornale di Brescia”
2 novembre 2016
“
Il bonus casa è confermato
e rafforzato con l’anti-sismica
C’è un forte sostegno fiscale per mettere in sicurezza i
condomini
La legge di Stabilità 2017 ha confermato e rafforzato i bonus casa. Ovvero quelli per le ristrutturazioni e la riqualificazione energetica, oltre ad
introdurre l’innovazione del “sisma bonus”.
L’agevolazione per le ristrutturazioni è prorogata anche per il
2017, l’ecobonus – che contiene novità per i condomini ed è
esteso anche agli alberghi – e lo sconto per miglioramento e
adeguamento antisismico fino al 2021, ovvero per un quinquennio.
Insomma, la manovra licenziata dal Consiglio dei Ministri lo
scorso 20 ottobre e ora alle prese con l’iter di approvazione,
amplia la portata degli incentivi offre ulteriori chance, per
case, appartamenti singoli, per dare il via libera a lavori di riqualificazione o messa in sicurezza in senso antisismico.
Le linee. Oltre al decreto “sisma” che stanzia 4,5 miliardi di
euro per la ricostruzione nelle zone colpite lo scorso 24 agosto
dal terremoto, la manovra conta anche la conferma, e il rafforzamento, delle agevolazioni per rendere più sicure le abitazioni e i capannoni in caso di scosse. È questa una delle
principali novità di una Finanziaria che nel complesso vale 27
miliardi di euro.
Il sisma bonus – finora valeva la stessa dell’ecobonus anche
per i lavori antisismici – continua a partire dal 50% ma potrà
arrivare fino all’85% in caso di miglioramento di due classi di
di rischio: le percentuali di sconto aumentano al 70% e 80% per
le case e al 75% e 85% per i condomini. L’agevolazione varrà
fino al 2021, sia per i condomini che per le acitazioni singole e
si potrà detrarre in cinque anni anziché in dieci. Il tetto di
spesa è di 96 mila euro per ciascun anno. Lo sconto è esteso
anche alle seconde case e alle attività produttive, comprese
quelle che si trovano in zona 3 e non più solo in zona 1 e 2 come
era in precedenza.
Verifica. Sono inoltre detraibili anche le spese per la classificazione e verifica sismica. L’ecobonus, stabilizzato fino al 2021,
è stato reso più forte, come dicevamo soprattutto al capitolo
condomini, mentre per i singoli appartamenti resta la percentuale del 65% anche per il 2017.
Per i condomini si parte dalla base del 65% di sconto fiscale
per i lavori di miglioramento dell’efficienza energetica e si sale
al 70% se riguardano l’involucro dell’edificio e hanno un’incidenza superiore al25% della superficie disperdente lorda per
approdare poi al 75% se le opere sono finalizzate a migliorare
– e l’innalzamento del livello deve essere confermato da una
certificazione – la prestazione energetica estiva ed invernale.
Soggetti terzi. Altro ingresso ex novo, sempre per i condomini,
82 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
è che i potenziali beneficiari cio è possibile cedere il credito
fiscale maturato non sono più solo le imprese che effettuano
i lavori, ma anche soggetti terzi. E sarà possibile cedere la
detrazione sulle parti comuni dei condomini a soggetti terzi.
Per tutto il 2017, inoltre, vengono confermati anche il bonus
per le ristrutturazioni al 50% e quello per l’acquisto di mobili
ed elettrodomestici, sempre al 50%, destinati ad arredare case
oggetto di restyling .
Ci sarà per un altro anno anche il bonus mobili
per le giovani coppie – uno dei due componenti della coppia deve avere meno di 35 anni
– che abbiano acquistato una prima casa.
La detrazione dimezza i tempi
Da 10 a 5 anni
”
Il sisma bonus introdotto dalla legge di Stabilità 2017 sostituisce il meccanismo in campo finora, ovvero una formula che
ricalcava quello dell’ecobonus: una detrazione Irpef del 65% dei
costi sostenuti, con un importo massimo di 96 mila euro, ripartita in dieci rate annuali, per rendere antisismica la propria
abitazione. E si poteva richiedere solo per la prima casa e chi
abitava nelle zone ad alto rischio sismico classificate dalla
legge come 1 e 2.
Ora partirà dal 50% ma potrà arrivare fino all’85% in caso di
miglioramento di due classi di rischio: le percentuali di sconto
aumentano al 70% e 80% per le case e al 75% e 85% per i
condomini. L’agevolazione varrà fino al 2021, sia per i condomini che per le abitazioni singole e si potrà detrarre in cinque
anni anziché in dieci. Il tetto di spesa è di 96mila euro per
ciascun anno .
Lo sconto è esteso anche alle seconde case e alle attività produttive, comprese quelle che si trovano in zona 3. Nella legge
di Stabilità 2017 sono inseriti anche i 4,5 miliardi del decreto
“sisma”, per gli interventi di miglioramento e adeguamento
antisismico nelle zone del Centro Italia colpite dal terremoto del
24 agosto. Risorse di cui beneficerà una lista di sessanta
Comuni, alcuni anche lontani dall’epicentro del sisma. Con
agevolazioni anche per l’agricoltura, la zootecnia, e le nuove
imprese. Nel decreto sono inserite anche le seconde case.
I 4,5 miliardi saranno ripartiti per gli edifici privati e per gli
edifici pubblici. Ci sono poi le misure per ricostruire il tessuto
economico. Nei 62 Comuni inseriti nell’area del crat:ere del
terremoto sarà riconosciuto il 100% dei danni a privati, imprese
e abitazioni, mentre per i Municipi limitrofi il rimborso sarà del
100% in caso di prime e seconde case in centri storici e borghi
e al 50% per le altre situazioni.
CONDOMINIO
Francesco Ganda
Caratteri
del condominio parziale
Lavori alla facciata
e proprietari di box ubicati in edificio separato
I
presupposti per l’attribuzione della proprietà
comune a vantaggio di
tutti i partecipanti all’intero
condominio vengono meno
quando le cose , gli impianti
ed i servizi di uso comune,
per oggettivi caratteri materiali e funzionali sono necessari per l’esistenza o per l’uso
oppure sono destinati ad uso
non di tutto l’edificio, ma o di
una sola parte o di alcune unità abitative di esso. Affinché sussista un condominio parziale è necessario
che il condominio originario
non si frantumi in nuovi e distinti edifici condominiali,
dal momento che il condominio parziale è figura diversa rispetto all’ipotesi ella
separazione degli edifici in
regime di condominio. Il condominio parziale non ha bisogno di un atto o fatto costituivo specifico, ma sorge automaticamente per effetto
della situazione materiale o
funzionale giuridicamente rilevante e pertanto il condominio parziale consiste
nell’edificio con la più vasta
organizzazione configurata
dal condominio vero e proprio (vedi Cassazione, sentenza n. 7885 del 27 settembre 1994 e sentenza n.
1255 del febbraio 1955).
Si configura il condominio
parziale tutte le volete in cui
un bene risulti, per obbiettive caratteristiche strutturali
e funzionali, destinato al servizio o al godimento in modo
esclusivo di une parte soltanto dell’edificio in condominio, parte oggetto di un
autonomo diritto di proprietà, perché viene meno in
questo caso il presupposto
per il riconoscimento di una
contitolarità necessaria di
tutti i condomini su quel
bene (Cassazione, sentenza
n. 8136 del 28 aprile 2004 e
sentenza n. 21246 del 10 ottobre 2007).
Per quanto riguarda la legittimazione passiva dell’amministratore condominiale in un
condominio parziale (Cassazione, sentenza n. 651 del 21
gennaio 2000), qualora vi
siano controversie sul tema
delle cose, impianti o servizi,
non sussiste difetto di legittimazione passiva in capo
all’amministratore dell’intero condominio. Egli mantiene comunque il suo ruolo
di unico soggetto fornito, ai
sensi dell’art. 1131 Codice Civile, di rappresentanza processuale per quanto riguarda
qualunque azione concernente le parti comuni dell’edificio. ❑
Con la sentenza n. 1255 del 2 febbraio 1995 la Cassazione, applicando
la figura del condominio parziale, ha deciso che le spese di manutenzione e conservazione delle cose e degli impianti che servono unicamente
una parte del fabbricato, formando oggetto di condominio separato,
debbono essere sostenute solo dai proprietari delle unità immobiliari di
questa parte, e non dagli altri, secondo il principio generale dell’art.
1123, comma 3, C. C., a norma del quale quando un edificio abbia più
scale, cortili, lastrici solari, opere o impianti le spese relative alla loro
manutenzione sono a carico del gruppo di condomini che ne trae utilità;
e quindi ha escluso che dovessero concorrere alle spese di manutenzione della facciata di un edificio i proprietari dei box contenuti in un
diverso immobile che, benché posto all’interno del perimetro condominiale delimitato da un muro di cinta, era separato dall’edificio in cui si
trovavano le unità abitative.
Responsabilità per danni nel condominio parziale
Con la sentenza n. 18487 del 9 agosto 2010, è stata esaminata dalla
Corte di Cassazione la questione della responsabilità per danni da infiltrazioni nel condominio parziale ed è stato affermato che la responsabilità per i danni da infiltrazioni compete soltanto ai condomini che fanno
parte di esso (vale a dire i soli condomini che fanno parte della palazzina
in cui si trova l’impianto che ha provocato i danni oggetto della domanda
di risarcimento) e non pure a anche agli altri condomini che non sono
interessati al condominio parziale.
Centrale termica a servizio solo di alcuni immobili
Con la sentenza n. 7885 del 27 settembre 1994, la Suprema Corte ha
affermato che i presupposti per l’attribuzione della proprietà comune a
vantaggio di tutti i partecipanti vengono meno se le cose, i servizi e gli
impianti di uso comune, per oggettivi caratteri materiali e funzionali,
sono necessari per l’esistenza e per l’uso, ovvero sono destinati all’uso
o al servizio, non di tutto l’edificio, ma di una sola parte, o di alcune parti
di esso, perché dall’art. 1123, comma 3, C. C., si ricava che le cose, i
servizi, gli impianti, non appartengono necessariamente a tutti i partecipanti; con la conseguenza che dalle situazioni di condominio parziale
derivano implicazioni inerenti la gestione e l’imputazione delle spese, e
in particolare non sussiste il diritto di partecipare all’assemblea relativamente alle cose, ai servizi, agli impianti, da parte di coloro che non ne
hanno la titolarità e quindi la composizione del collegio e delle maggioranze si modificano in relazione alla titolarità delle parti comuni che della
delibera formano oggetto. Così, applicando la figura del condominio
parziale, è stato escluso che tutti i condomini dell’edificio fossero tenuti
a contribuire alle spese relative a un impianto di riscaldamento destinato a servire soltanto alcune unità immobiliari dell’edificio.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 83
TECNICA
Andrea Botti
Costruire
nel paesaggio
“
Un fenomeno nuovo si va affacciando nel panorama dell’architettura internazionale. Sono
sempre più frequenti – i progettisti – delle giovani generazioni che affidano l’esito delle loro
architetture a una speciale ‘fusione’ di qualità
progettuali e qualità artigianali (…) cedendo
una parte delle proprie competenze al sapere
locale”1. Per molti di loro “costruire nel paesaggio” significa
intraprendere un percorso progettuale dai luoghi, indagarne
passato e presente alla scoperta del “genius loci”. La ricerca
di un equilibrio fra ciò che nasce e ciò che già c’era si costruisce
attraverso un atteggiamento creativo nei confronti dei materiali, delle maestranze e dei metodi di lavoro propri del territorio. Un “approccio Local” che, nell’era della globalizzazione,
è ancora più efficace negli ambienti rurali dove solo l’interpretazione delle caratteristiche ambientali, formali, architettoniche dell’intorno può definire la misura del risultato finale di
cui, ovviamente, non mancano gli esempi.
In alcuni casi il confronto con le pre-esistenze ha indotto a
scelte ardite e soluzioni quasi caricaturali come nel caso della
ormai famosa “Casa do Penedo”, un’abitazione per le vacanze
nel nord del Portogallo, costruita nel 1974 sfruttando la presenza di quattro giganteschi massi. L’interno, distribuito su
due livelli, ospita gli spazi del giorno e della notte e un camino.
Esternamente, la conformazione cava di una roccia garantisce,
anche, la presenza di una vera e propria vasca a cielo aperto.
In altri casi, il rispetto dei luoghi ha indotto il progettista ad
annullare l’architettura, quasi inghiottita dal paesaggio. L’esempio più noto è Villa Vals, disegnata dall’olandese B. Mastenbroek e dallo svizzero C. Müller; una vera e propria casa
nella roccia, scavata a 8 metri di profondità nei pendii alpini
di Vals, un piccolo paese del Canton dei Grigioni in Svizzera,
noto per il famoso centro termale progettato dall’archistar
Peter Zumthor2.
La soluzione ipogea nasce dalla volontà di preservare la vista
della valle, sia dall’abitazione, sia dai terreni circostanti del
paese ed è resa possibile attraverso lo sfruttamento delle
pendenze del terreno. L’inserimento del patio centrale nel
ripido pendio ha permesso la realizzazione di una grande
facciata, dove si concentrano le aperture che illuminano il
piano terra e le stanze da letto del primo piano, tutte riscaldate mediante un sistema di pompe geotermiche, scambiatori di calore e pannelli radianti. Il rivestimento esterno del
fronte sulla valle è in manufatti di quarzite locale, lavorati a
spacco e posati a malta. I materiali del luogo sono stati impiegati anche per recuperare il vicino fienile, una dépendance
alla quale si accede dall’abitazione tramite un tunnel sotterraneo lungo 21 m.
Le due architetture rappresentano, probabilmente, una con84 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
cezione dell’abitare personalissima, difficilmente proponibile, con una limitata funzione didattica. Tuttavia, entrambe
dimostrano che in qualsiasi caso, l’equilibrio fra costruito e
paesaggio è possibile se quest’ultimo viene riconosciuto
come autentica fonte d’ispirazione.
TECNICA
Nella pagina precedente, dall'alto.
Casa do Penedo, Portogallo.
Villa Vals, Canton dei Grigioni, Svizzera e vista della valle dal patio.
In questa pagina, dall'alto.
Centro ricerche di Laguna Furnas, Sao Miguel, Azzorre;
alloggi per i ricercatori; texture del rivestimento esterno.
Ciò è ampiamente testimoniato dalle costruzioni del “Centro
ricerche di Laguna Furnas” nelle Azzorre, realizzato nel 2010 e
firmato dallo studio portoghese Aires Mateus & Associados.
Nel cuore dell’isola di Sao Miguel, dove la laguna termale incontra l’orografia rocciosa e la vegetazione, sorge un piccolo
insediamento in fase di completamento composto da due
fabbricati destinati alla ricerca scientifica: il “Centro di accoglienza, ricerca e documentazione” e gli alloggi per i ricercatori. Il “Centro” si presenta come un edificio quadrangolare e
monolitico, con copertura a falde, disposto attorno ad un patio
che garantisce luminosità e aerazione degli interni. La forma
unitaria si articola internamente attraverso una sequenza di
spazi autonomi, destinati al pubblico, percepibili solo attraverso i tagli vetrati nelle murature perimetrali. Gli alloggi per
i ricercatori sono organizzati in quattro unità distinte, raggruppate in un solo volume, chiuso e compatto, dall’impianto
quadrato.
Ognuna delle facciate è segnata da un’apertura, dalla quale si
percepisce il rivestimento ligneo dell’interno presente in tutti
gli spazi e la pavimentazione in Ardesia.
Gli edifici sono costituiti da un involucro in C.A. interamente
rivestito di Basalto delle Azzorre, una pietra locale di origine
vulcanica con varie tonalità di grigio impiegata: per le murature in forma di massello posato a malta (spessore cm 8) e per
la copertura di manufatto a basso spessore (cm. 3). Lo studio
rigoroso di ogni dettaglio (l’inserimento di serramenti, gronde
e pluviali, il raccordo con rivestimento interno e pavimentazione, le soluzioni angolari) ha prodotto volumi puri, dalle
geometrie regolari, enfatizzati da una texture priva di alcun
elemento di disturbo; veri e propri monoliti destinati a fondersi con la natura circostante.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 85
TECNICA
La ricerca di un equilibrio fra architettura e paesaggio
è alla base del percorso progettuale dello studio Heneghan Peng Architects di Dublino che ha firmato il
progetto del “Giant’s Causeway Center”. Si tratta di una
struttura ricettiva, collocata in prossimità di una nota
conformazione rocciosa costituita da 40.000 colonne
basaltiche, formate da lava fusa raffreddatasi in gradini
di pietra scura esagonale. Questa spettacolare attrazione, ritenuta dall’UNESCO “patrimonio dell’umanità”, si trova sulla costa nord-est dell’Irlanda e attira
circa 500.000 turisti all’anno.
Il progetto del nuovo centro per visitatori, nasce come
soluzione in grado d’inserirsi nel contesto senza disturbare il paesaggio della scogliera e delle distese
verdi che la circondano. Per questo l’intervento è visibile dall’entroterra, ma tende a scomparire agli occhi
di un visitatore che si avvicina alla costa. Il “Causeway
Center”, concluso nel 2012, si offre alla vista con un
prospetto principale squadrato, dotato di un fronte
triangolare sopra il quale una lunga rampa a prato
scende verso il mare. Ispirandosi alle geometrie delle
vicine conformazioni rocciose, i progettisti hanno delimitato i 1800 mq dell’intera costruzione con setti trilitici, formati da blocchi di Basalto scuro nord-irlandese
(originato da eruzioni vulcaniche di circa 60 milioni di
anni fa), posti a intervalli di dimensioni differenti.
Ciò che appare è un parallelepipedo scuro e spigoloso, affondato nel verde e segnato da fenditure verticali di luce che alleggeriscono il volume dopo il tramonto, trasformandolo in una gigantesca lanterna.
Internamente gli spazi sono distribuiti attraverso una
serie di dislivelli, collegati da rampe che permettono
l’articolazione delle differenti attività secondo un percorso fluido, in contrasto con la regolarità dell’edificio,
che attraversa gli ambienti e conduce alla scogliera. La
soluzione non cede alla tentazione del mimetismo, al
contrario, attraverso un linguaggio chiaro dialoga con
l’ambiente e ne costituisce parte integrante.
Le scelte progettuali sono state fortemente influenzate dalle caratteristiche meccaniche della pietra locale (scelta per accentuare il dialogo fra architettura e
paesaggio): il Basalto nord- irlandese resiste bene a
compressione ma non può essere tagliato in lastre
sottili, quindi inutilizzabile per un rivestimento esterno. Il progetto dei pilastri litici, realizzati in tre dimensioni diverse, nasce dalla definizione di geometrie minime accettabili e da un modulo-base presente
nelle facciate. La stabilità è garantita anche dall’utilizzo di piastre di stabilizzazione o cavi pre o post
compressi, scelti in relazione alle dimensioni dei manufatti.
86 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
TECNICA
Nella pagina precedente, dall'alto.
Vista delle Giant’s Causeway, Irlanda del Nord; Giant’s Causeway Center;
vista del paesaggio circostante; gli spazi interni.
In questa pagina.
River Terminal and Visitor Centre, Linzhi, Tibet e viste degli edifici;
gli spazi interni
Impiego limitato delle tecnologie e massimo sfruttamento
delle risorse locali, sono alla
base del progetto per il “River
Terminal and Visitor Centre”
nella regione di Linzhi nel
Tibet. Un complesso di tre edifici, realizzati nel 2009 in un
territorio ostile, dominato
dalla presenza dell’Himalaya.
I giovani progettisti dello
studio Standardarchitecture
hanno saputo interpretare l’ambiente proponendo una soluzione, ancora una volta, tutt’altro che mimetica, capace di
dialogare con il territorio senza rinunciare a una specifica riconoscibilità.
L’intervento è formato da un edificio destinato all’imbarcadero
che contiene le attrezzature per il rafting (con una terrazza che
funge da belvedere) e due costruzioni: una per i visitatori e una
destinata ai servizi della comunità.
Pur trattandosi di architetture contemporanee, apparentemente slegate dalle tradizioni della cultura locale, sono state
realizzate utilizzando tecniche e materiali del luogo. La struttura è composta da murature portanti con spessori che arrivano
fino a cm 60 e pietra, un granito lavorato a spacco posato a
malta. La copertura è costituita da due orditure di travi di diversa dimensione e uno strato di 15 cm di argilla che copre la
membrana impermeabile. Solamente le soluzioni cromatiche
originarie, tipiche della cultura tibetana, sono state, in seguito,
sostituite con il bianco, per evitare che colori molto intensi
entrassero in conflitto con il paesaggio, distraendo il visitatore.
❑
Note
1 V. Pavan, GLOCAL STONE, Ed. Arsenale, Verona, 2011
2 Per un approfondimento vedi La pietra e l’acqua, “Il Geometra Bresciano” n. 1 gennaio-febbraio 2009
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 87
CULTURA
Il S. Giorgio della Pinacoteca Tosio,
i Fiamminghi e Jacopo Bellini
Franco Robecchi
S
i riprende, in seconda
puntata, il tema che si è
iniziato a trattare nel
precedente numero di questa
rivista.
Il quadro quattrocentesco della
Pinacoteca Tosio-Martinengo di
Brescia, raffigurante S. Giorgio a
cavallo che uccide il drago, il cui
autore è ancora non identificato,
appare ricco di ascendenti. Nel
precedente articolo inerente al
tema si accennava ai nessi con
Jacopo Bellini. Ma gli influssi
spaziano dall’ambiente veneziano a quello padovano dello
Squarcione e anche al clima ferrarese. Inoltre si sa che quello
veneto, oltre al toscano, fu un
ambiente aperto a contatti e
scambi con il mondo della pittura fiamminga. Sono note le
suggestioni e le conoscenze
fiamminghe di Antonello da
Messina, che fu presente in Venezia, e si sa, ad esempio, della
presenza in Italia, nel 1450, del
pittore fiammingo Rogier Van
Der Weyden. I coniugi Arnolfini
del celeberrimo quadro di Jan
Van Eick erano italiani, trasferiti
a Bruges per l’attività del banchiere, mentre uno dei quadri
più belli, e anche più grandi
della pittura fiamminga del
Quattrocento, oggi agli Uffizi, fu
ordinato a Hugo Van Der Goes
dal banchiere Tommaso Portinari, inviato dai Medici a Bruges.
Il Duca Federico di Montefeltro,
per la decorazione dello studiolo nel suo magnifico palazzo,
fece giungere nella sua Urbino il fiammingo Justus Di Ghent,
che lo ritrasse inserendolo nel suo quadro La Comunione degli
Apostoli.
C’è un’eco fiamminga nel quadro del S. Giorgio bresciano ed
è un’eco che non riguarda solo le forme del drago, che pure
hanno un riscontro nel mostro di Rogier Van Der Weyden del
monocromo che si è qui pubblicato. Vi è qualcosa di fiammingo anche nel volto e nelle mani della principessa bresciana. Di fiammingo e di belliniano. La testa un poco incli88 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
nata sul lato richiama
l’attenzione, perché, pur
essendo una posizione
assolutamente normale,
non è così frequente
nella pittura del Quattrocento. Si trovano alcuni
casi di Madonne in
quell’atteggiamento,
quando sono disegnate
mentre inclinano il capo
per guardare il piccolo
Gesù. Ma un atteggiamento simile, anche in
altri contesti lo si trova
soprattutto nella pittura fiamminga. Si veda il confronto che
qui si pubblica fra la testa della principessa di Brescia e una
Madonna del fiammingo Dieric Bouts il Vecchio. Le forme del
quadro bresciano sono meno levigate e meno eleganti, più
rozze, ma molti particolari sono simili. Si vedano l’altezza
della fronte, il volume dell’occhio che, con la palpebra superiore semichiusa e la borsa sottostante, assume forma complessiva di una sorta di mezzo uovo. Si veda la bocca, con il
labbro superiore più sottile e con l’evidente sporgenza della
CULTURA
Nella pagina precedente.
Si pubblica anche in questo numero della rivista, come nel precedente, il
quadro bresciano di cui qui si scrive.
Confronto fra due volti, uno dei quelli è della principessa del quadro
bresciano, a destra. A sinistra è, invece, il volto della Beata Vergine dipinto da
un pittore fiammingo quattrocentesco, Dieric Bouts, stretto collaboratore di
Rogier Van der Weyden.
In questa pagina.
Confronto fra volti e posizione delle mani di dipinti paragonabili al quadro
bresciano. In alto, a sinistra, il volto della principessa nel quadro del S.
Giorgio bresciano. Accanto, il volto e la mano di una Madonna di Jacopo
Bellini conservata al Louvre. Nella fila centrale, a sinistra, una Madonna di
Jacques Daret. Accanto, una Madonna di Bouts. Nella fila in basso, due
Madonne in Annunciazioni di Van der Weyden.
piega a piccola cuspide centrale,
con il labbro inferiore più gonfio,
sporgente a semiluna. Si veda
anche il mento con la fossetta centrale. Il volto bresciano sembra
quasi una brutta copia del volto di
Bouts, ma una copia.
Se poi si sposta lo sguardo verso il
basso, si osservi la posizione delle
mani della principessa. La mano
sinistra è levata in flessione sul
polso, così da mostrare la palma,
con le dita variamente piegate, in
gradazione: di più il mignolo, di
meno l’indice. È una posizione
particolare, che, anch’essa, si trova
in alcune Madonne fiamminghe.
Qui si propone il confronto con alcuni quadri fiamminghi: un’Annunciazione di Bouts, due Annunciazioni
di Van Der Weyden e una Madonna
con Bimbo di Jacques Daret. L’inclinazione del capo si associa alla
mano levata, essendo la seconda,
su un braccio esteso, talora per
trattenere un libro. La principessa
del S. Giorgio bresciano ha la mano
sinistra nella posizione descritta,
la palma rivolta all’osservatore,
mentre la destra è stesa verso il
basso. Certamente il quadro bresciano non è di un fiammingo, ma
molto probabilmente è di un pittore che ha visto e frequentato
modelli fiamminghi. Se infine confrontiamo la principessa di Brescia
con una Madonna e Bambino di
Jacopo Bellini, conservata al
Louvre, vediamo la medesima
mano e anche il viso ha delle affinità. È tuttavia difficile vedere
un’omogeneità di trattamento grafico-pittorico che accomuni l’opera bresciana con uno specifico
autore, ma è anche impossibile
non rilevare le affinità che si sono
analizzate.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 89
CULTURA
Dipinto di Jacopo Bellini, del Louvre, in visione ravvicinata che consente
l’osservazione delle decorazioni a finte lettere d’alfabeto sui bordi degli abiti.
Simili lettere sono anche nel dipinto bresciano.
90 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
CULTURA
In alto. Confronto ravvicinato fra un volto di Bouts, la principessa bresciana e
un volto di Bellini, a destra.
Al centro, in senso orario.
Raffronto fra i volti (quello del cavaliere capovolto) del S. Giorgio e della
principessa nel quadro bresciano. Sono evidenti le costanti fisiognomiche.
Madonna con Bambino in un dipinto di Jacopo Bellini conservato a Lovere,
presso l’Accademia Tadini, poco oltre il confine provinciale bresciano.
Quadro attribuito a Jacopo Bellini conservato nella chiesa di S. Alessandro in
Brescia. Anche tale attribuzione è stata a lungo controversa e non è tutt’oggi
assodata.
Il quadro bresciano ha inoltre un’altra peculiarità che lo avvicina al Bellini, in particolare alla Madonna suddetta: la
presenza delle citate lettere di un alfabeto fantastico, usate
a fini decorativi. Nel S. Giorgio bresciano lettere oscure,
senz’altro di fantasia, sono allineate sull’arcione della sella.
Nel quadro del Bellini sono sul bordo della scollatura dell’abito e sull’orlo del mantello. Resta tuttavia una particolarità
che allontana la speranza di avere identificato, come già in
altri tempi fu scritto, in Bellini l’autore del quadro bresciano.
Se si osservano, nel quadro bresciano, i volti del santo e
della principessa, si nota che essi sono sostanzialmente uguali. L’affiancamento che qui si riporta, con l’inversione di uno di due volti, è
convincente. Stessi occhi, stesso naso, stessa
bocca. Capita, in non pochi autori, che il pittore
abbia nei suoi registri formali un numero limitato di cliché fisiognomici, talora limitatissimo,
per cui egli va ripetendo per tutta la vita il disegno della stesso viso, delle stesse mani. È
mai possibile che una tale caratterizzazione fisiognomica non si possa ritrovare in qualche
altro quadro? Sarebbe la chiave di identificazione dell'autore del dipinto bresciano. Un viso
come quello del santo e della principessa di
Brescia sarebbe riconoscibile immediatamente. Ma sinora, pur sfogliando enciclopedici
repertori di immagini pittoriche, non ho trovato
l’elemento risolutore. Andiamo avanti nella ricerca. Forse fra cinquant’anni arriverà una risposta definitiva. Forse a quella data sarà stata
riaperta la Pinacoteca municipale di Brescia,
“Tosio - Martinengo” che, molto gelosamente, nasconde il quadro del S. Giorgio e il drago.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 91
CULTURA
Giovani cavalieri
crescono
Fulvio Negri
P
eriodicamente viene riproposto l’interrogativo
circa la reale utilità dell’insegnamento puntuale
della letteratura in un istituto tecnico, specialmente quando è riferito all’analisi di autori lontani
nel tempo. Ho già detto in altre occasioni dell’apporto formativo che le buone lettere recano alla capacità di
comunicazione e di relazione, ormai corredo indispensabile al
repertorio di competenze richieste a chi aspira ad inserirsi nel
mondo del lavoro. Altrettanto si può affermare circa l’affinamento del gusto, del senso estetico, dell’equilibrio indotto
dall’architettura sintattica e dalla misura lessicale; soprattutto
determinante risulta l’apertura del compasso etico-sociale-valoriale derivante dalla contiguità al respiro dei grandi. E tuttavia è fondamentale l’approccio metodologico per coinvolgere l’attenzione del discente.
In questa sede voglio riferirmi in particolare al vantaggio che
può scaturire dall’approccio a quel particolare genere narrativo caratterizzato dalla fabula che, secondo la definizione di
Segre, informa le opere i cui contenuti presentano concessioni
causali e temporali anziché un mero allineamento seriale:
l’applicazione alla disanima di tali testi abitua a legare i fatti
con nessi subordinativi che individuano i rapporti prima-dopo,
azione-conseguenza, intenzione-esito per spiegare gli accadimenti. Già questo mi pare particolarmente coerente con l’impostazione scientifica ed applicativa di una scuola tecnica. Ma
in più cercherò di prendere in considerazione il risvolto “esistenziale” che può essere desunto da questa tipologia di espressione narrativa.
Lo schema di larga parte delle opere letterarie a base narrativa
sostanzialmente si fonda sulla sequenza quadripartita teorizzata da Aristotele per la tragedia.
A un esordio (1) che propone una situazione iniziale segue una
complicazione (2), un accadimento che, producendo una profonda variazione della predetta condizione originaria, dà avvio
alla storia. Ne conseguono per i protagonisti diverse peripezie
(3), cioè eventi variamente intonati in dipendenza della tipologia (da fatti di ordinaria quotidianità fino all’avventura straordinaria) che quantitativamente costituiscono la materia del
racconto ed in virtù dei quali si determina l’evoluzione dei
personaggi e del loro rapporto con gli altri e con il mondo. Infine, dopo tanto lavorio, vi è la conclusione (4) che definisce lo
scioglimento della vicenda, conferendole un senso compiuto
(almeno fino alla crisi dell’inizio del XX secolo). Fra le altre
l’osservazione per noi la più interessante è costituita dal mutamento evolutivo comune alle figure che hanno attraversato
le peripezie. Vladimir Propp negli anni ‘70, studiando la morfologia della fiaba, diffusissimo e popolare genere di testo
narrativo, conferma sostanzialmente quello schema, approfondendone le motivazioni storiche.
Il protagonista spesso, anche qui a seguito di un avvenimento
92 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
per lo più negativo, abbandona il luogo di provenienza, si inoltra in una foresta inestricabile (o luogo incantato, o comunque ostile) ove è sottoposto ad insidie e pericoli ai quali
con grande fatica scampa, magari con l’ausilio di figure magiche
più forti delle stregonerie avverse, e finalmente ritrova la via di
casa, rinvigorito dallo scampato pericolo e certo più consapevole ed accorto.
È più o meno lo stesso itinerario del racconto medievale che
celebra l’iniziazione del cavaliere. Quasi sempre il figlio cadetto di famiglie di alto lignaggio, poiché il costume del tempo
prevede che il patrimonio sia trasmesso solo al primogenito,
deve lasciare il castello e costruirsi un proprio ruolo. Anch’egli
è costretto a misurarsi con insidie, magismi, creature talora
mostruose, inganni che si consumano anche questa volta in
percorsi labirintici (selve minacciose con avversari d’ogni genere), mitigati soltanto da qualche piccolo supporto di fatagioni benevole; alla fine tuttavia dopo tanto errare (nella
doppia accezione di vagare e sbagliare) riesce a superare tutte
le avversità e a tornare a casa, uomo ormai fatto da poco più
adolescente che era, finalmente pronto alla sua missione di
campione dei deboli, della fede e del suo signore. Diviene così
un riferimento esemplare. Anche quando, ad esempio, nel filone carolingio l’eroe positivo soccombe (Rolando a Roncisvalle, tradito da Gano) la sua grandezza rifulge proprio nel
sacrificio estremo che lo eleva a simbolo della virtù. Più raramente si assiste all’involuzione, al peggioramento del protagonista, ma, anche in tal caso, la capacità di reazione agli stimoli
del contesto è decisiva per lo sviluppo: l’eroe eletto che si
forma con travaglio si contrappone a quello negativo che si
decostruisce.
Nel Rinascimento, fra la fine del ‘400 e la metà del ‘500 il genere
si evolve nel poema cavalleresco (Pulci, Boiardo, Ariosto,
Tasso): i protagonisti da emblemi e parametri per il pubblico
di assoluta perfezione morale, generosità altruistica, modi eleganti, nobiltà come principio intimo e comportamentale, divengono soggetti più “normali” nel senso che all’eccezionale
valore abbinano debolezze e passioni familiari ai lettori. Anch’essi affrontano difficoltà straordinarie e si battono con coraggio impavido, ma più laicamente si scontrano con il limite
che talvolta non è dato tanto dagli incantesimi quanto da forze
irrazionali imponderabili eppure così ordinarie: per tutte l’innamoramento per Angelica che conduce Rolando alla follia.
Anche per loro in ogni caso il motore è l’inchiesta: attraverso il
superamento delle prove, una volta di più, spesso sullo sfondo
di boschi intricati e manieri incantati, cercano qualcosa (spada,
elmo, cavallo) o qualcuno (una fanciulla, un avversario) ma
soprattutto desiderano ritrovare e riaffermare se stessi, la propria personalità e magari conquistare la gloria. Alla fine comunque l’equilibrio si ricompone su livelli più stabili seppur
dopo ardue vicissitudini e rischi concreti di smarrirsi definitivamente. Anzi l’avventura e la trasgressione (l’errore) non sono
CULTURA
Jeaon Auguste Dominique Ingres,
Ruggiero salva Angelica, 1819,
Museo del Louvre (Parigi)
tanto la ripulsa dell’ordine ma, una volta riconosciute ed emendate, anche con ausili esterni (Astolfo che recupera il senno dei
compagni sulla luna), sono forma necessaria di transito verso
un ruolo più responsabile.
Tale impianto peraltro nella storia della letteratura si ritrova in
tempi, generi ed autori diversi.
Nella Divina Commedia Dante, sull’orlo dello smarrimento a
causa del suo errare, (ritorna la polisemia del verbo) si ritrova
in una selva oscura (consueto topos noto) da cui uscirà per
godere della folgorazione divina solo dopo aver superato con
impegno totale i tremendi gironi infernali e la faticosissima ascesa al monte del Purgatorio, non senza la guida determinante
di Virgilio prima e di Beatrice poi. Ma più modestamente lo
stesso Renzo manzoniano, costretto alla fuga dal paese dalla
protervia di don Rodrigo, affronta le peripezie milanesi (qui la
foresta intricata è surrogata dalla città tentacolare) per coronare alfine il suo progetto di vita con Lucia, reso più saggio e
razionale da ragazzo onesto ma impetuoso quale era.
L’espressione più esplicita del discorso si ha nel romanzo di
formazione tedesco agli albori dell’ottocento (il Bildungsroman) che programmaticamente riguarda il percorso di
transizione, spesso tormentato, dei giovani protagonisti verso
la maturità e l’età adulta (per tutti Il Wilhelm Meister di Goethe): si diviene uomini solo tramite l’applicazione, la riflessione e l’accesso all’esperienza che funge da rito iniziatico.
Fatte le debite differenze anche nel resto d’Europa, più avanti
nel tempo, si hanno espressioni simili: Stendhal con Il rosso e il
nero, Fielding con Tom Jones, Dickens con David Copperfield, Musil
con il suo I turbamenti del giovane Torless, Joyce con Dedalus, ma
anche in Italia Nievo con Le confessioni di un italiano, Verga con I
Malavoglia (il giovane ‘Ntoni si tempra nelle disgrazie e raccoglie
l’eredità del nonno patriarca) e, per giungere più vicino a noi,
Moravia con Agostino, Cassola con La ragazza di Bube, per citare
solo qualche esempio.
Credo che sia di solare evidenza che quelle narrazioni possano
esercitare qualche attrazione verso gli allievi perché richiamano un’evidente analogia con la loro condizione di adolescenti, di interpreti della stagione più foriera di cambiamenti,
quella che li proietta verso la ridefinizione della loro identità,
non risultando più sufficienti i modelli precedenti. Sono usciti
da una scuola media piuttosto rassicurante, pochissimo selettiva, connotata territorialmente da confini ed amicalità note e
sotto l’ombrello iperprotettivo della famiglia attenta (troppo
talvolta) a smussare ogni spigolo di impatto con le complicazioni dell’ambiente esterno. Si accingono ora (o sono in mezzo
al guado) ad una traversata che li porterà gradualmente verso
la riva dell’indipendenza economica e psicologica sulla direttrice della maturazione integrale della persona. Già al termine
del quinquennio dell’istituto superiore godranno pienamente
dello status della cittadinanza attiva, con opportunità e vantaggi insieme ad obblighi e responsabilità connessi. Stanno
dando forma a buona parte del loro progetto di vita ponendo
le basi del loro futuro. Per riuscire nell’impresa anch’essi tuttavia debbono attraversare la loro foresta intricata (anche se
oggi assai meno insidiosa per l’aumentata presenza dei supporti in loro soccorso) ed incrociare nuovi soggetti: in estrema
sintesi hanno bisogno di nuove significative esperienze. L’istituto superiore, l’azienda, l’ufficio o lo studio professionale ove
effettuano lo stage, le nuove agenzie di socializzazione saranno
il loro habitat, talora labirintico, in cui si intrecceranno le molteplici vie della loro formazione. Lì potranno perdersi o realizzarsi. Dipenderà principalmente da loro, ma anche dal viatico
che riceveranno dagli interlocutori che li accompagneranno
lungo il cammino: i docenti anzitutto, ma anche i partner tutoriali in regime di alternanza col variegato mondo del lavoro,
nonché i genitori, soggetti tutti chiamati, ciascuno con il proprio
ruolo, a trasferire ai giovani la sapienza necessaria, i segreti del
mestiere e l’arte di vivere. Tutti costoro sosteranno i ragazzi
anche sul versante affettivo ma con altrettanto rigore li chiameranno ad un impegno che non rifugga gli ostacoli né vi si arrenda. Madornale e pernicioso equivoco sarebbe il sottrarli al
confronto con la fatica dell’applicazione e della verifica: il superamento delle prove cui vengono sottoposti irrobustisce
l’autostima degli studenti, stimola in loro il gusto della conquista della meta perseguita con determinazione e li rende
autonomi, consapevoli delle proprie potenzialità così come
dei loro errori che, in tal modo, possono essere convertiti in
opportunità di apprendimento ulteriore. Dunque anche più
felici e padroni del loro destino. Parimenti esigere con la giusta
severità il rispetto delle regole e delle persone può realizzare
al meglio il profilo necessario per l’inserimento positivo in un
consesso sociale sempre più complesso e sovente agonistico;
potrebbe derivarne l’auspicabile miglioramento degli attuali
assetti a favore di un corretto equilibrio fra le legittime ragioni
individuali e l’interesse generale. Il processo di maturazione
dei nostri ragazzi è rappresentabile allora un po’ come un itinerario esperienziale (culturale, professionale, sentimentale)
che ha parecchie contiguità con le gesta dei personaggi letterari di cui abbiamo ragionato, i quali dunque probabilmente
meritano a buon titolo un posto nel curricolo degli studi.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 93
CULTURA
B.BAT Beppe Battaglia
60 anni
di umorismo disegnato
A
Una delle prime vignette uscite su "Il Geometra Bresciano"
94 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
volte mi capita, andando da un conoscente, di trovare qualche mia vignetta incorniciata, dopo molti
anni che l’avevo donata. Devo confessare che è
bello vedere che a distanza di tempo è rimasto inalterato
l’interesse per la mia passione per l’umorismo disegnato.
Certo che quando ho iniziato, all’età di tredici anni, non avrei
mai pensato che dopo sessant’anni un foglio bianco e una
matita fossero ancora così importanti per comunicare sensazioni e stati d’animo. Per me un fumetto è come il capitolo di
un libro, una vignetta invece è come una breve poesia, il
messaggio deve essere immediato. La mia prima vignetta
rappresentava l’interno di una biblioteca, con un individuo su
una lunga scala a cercare un volume. Io non ho mai creato
personaggi tipo, ho preferito serie come fantasia in libertà,
pescilandia, mondo rettangolo, bottiglieide, margheriteide
ecc. Cercando l’ispirazione dal mondo che ci circonda sotto
tutti suoi aspetti. La mia prossima vignetta che uscirà su “Il
Geometra Bresciano” sarà la 125° in venti anni di collaborazione.
Spesso mi è capitata l’occasione di conoscere i principali autori italiani ricevendo in cambio la loro stima e amicizia.
Spesso i vari autori mi hanno invitato nei loro studi e mi hanno
fatto rivivere il mondo della loro creatività, per me è stata una
grande soddisfazione. Mi ricordo quando Forattini mi ha detto
di non mettere date alle mie vignette, secondo lui i messaggi
che lanciavo erano senza tempo, sempre di attualità, diversamente delle vignette politiche nettamente datate. I temi che
ho trattato sono moltissimi, tra l’altro l’inquinamento, la violenza, il rispetto per le persone ed anche gli animali, la droga,
lo sport, l’amicizia, tanto per indicarne alcuni. In vita mia sia
nel lavoro che nel mio mondo di fantasia ho avuto grandi soddisfazioni ma il complimento più grande me l’ha dato Peroni,
il grande creatore di Calimero, che un giorno guardando una
mia vignetta ha esclamato: “Tu sei uno di noi, perché non l’hai
fatto di mestiere?”.
L’umorismo disegnato è sempre stato un aspetto importante
del mio vivere quotidiano. A volte mi chiedono: “Ma come ti
viene un’idea?”, devo confessare che ho sempre risposto
(come è la mia realtà) “Il foglio bianco ha sempre avuto un
notevole potere di stimolare la mia fantasia, anche quando
affrontavo qualche progetto”.
Ho partecipato a concorsi e festival dell’umorismo in 46 paesi
del mondo, con centinaia di disegni ed essere presente con
le mie vignette su almeno un’ottantina di cataloghi continua
per me ad essere un motivo di grande soddisfazione.
Ho vinto diversi premi internazionali e segnalazioni di merito,
tra l’altro in Cina, Corea del Sud e Argentina, ma la soddisfazione più grande l’ho avuta in Iran: il tema era “i diritti della
donna”, nessun italiano aveva partecipato e sono stato anche
consigliato di non farlo, ma non mi sono fatto condizionare e
ho inviato la mia vignetta. Dopo un mese mi è arrivato un
CULTURA
B.BAT
Beppe Battaglia
messaggio da Teheran da alcuni studenti universitari
organizzatori del concorso, mi ringraziavano e comunicavano che ero stato selezionato ed il mio disegno era
stato esposto. Ho fatto parecchie mostre, tre di queste
nel mio indimenticabile Istituto “Tartaglia” e pubblicato su 18 giornali.
Un giorno, all’inaugurazione di una mia mostra in città,
una giornalista di fronte a una mia vignetta che rappresentava il centro storico sotto una
campana di vetro, mi ha fatto i complimenti per come avevo colto a pieno
la situazione del momento in città.
Sorridendo ho girato il lembo del disegno e ho fatto veder la data sul
retro: 1978, quindici anni prima. Avreste dovuto vedere l’espressione
della signora, per lei quella vignetta
era più concreta di mille parole nel
dimostrare come certi problemi vengano trascinati nel tempo senza soluzione.
È simpatico rileggere a distanza di
tempo i vari articoli che mi hanno
dedicato , un giornalista aveva scritto
“Le vignette di B.Bat sono per i bambini dai 10 agli 80 anni”, un altro invece “B.Bat è l’ambasciatore della
fantasia”. Entrambe le definizioni,
nella loro semplicità, interpretavano
appieno il mio concetto di umorismo.
Chiudo con un simpaticissimo ricordo: un giorno mi trovo a Milano, a
disegnare per il pubblico con vari
autori e mi si avvicina un simpatico
personaggio con barba e capelli bianchissimi, che mi aveva già visto altre
volte, mi chiede una vignetta che io
sono ben contento di fare ma – mentre
sto per firmarla – mi si avvicina e dice
“Metti 24 marzo...”, io lo guardo e dico
“Ma oggi è il 23!”. “Sì, lo so – mi risponde – ma questa vignetta te l’ho
chiesta per me, che domani compio
80 anni”. La cosa più simpatica che mi
sia capitata in tanti anni!
È la prima volta, che scrivo riguardo
alla mia fantasia disegnata, l’ho fatto
molto volentieri dedicandolo al bellissimo mondo dei Geometri di cui mi
onoro di far parte.
❑
Nato a Saltrio in provincia di Varese,
il 13 marzo 1943, mi sono trasferito
a Milano e dal 1956 a Brescia. Mi
sono diplomato geometra all’Istituto
“Nicolò Tartaglia” nel 1962 e successivamente mi sono laureato in
architettura al “Politenico” di Milano.
Chi mi conosce dice di avermi visto
sempre con una matita o un libro in
mano, i miei inseparabili amici!
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 95
Aggiornamento Albo
Cancellazioni dall’Albo
N. Albo
Data
Nominativo
Residenza
Luogo e data di nascita
Motivo
2662
25/07/2016
Barbieri Armando
Via G. Rovetta 11 Verolanuova (BS)
Verolanuova (BS), 30/03/1954
DIMISSIONI
2251
25/07/2016
Biondo Bruno
Via Fontanone 12 Gardone Riviera (BS)
Gardone Riviera (BS), 15/07/1946
DIMISSIONI
4108
25/07/2016
Bonato Simona
Via Don Minzoni 22 Sirmione (BS)
Desenzano Del Garda (BS), 28/08/1973
DIMISSIONI
1172
25/07/2016
Ercoli Giovanni Battista
Via Colture 3 Bienno (BS)
Bienno (BS), 10/09/1940
DIMISSIONI
4803
25/07/2016
Parietti Claudio
Via Don Ravizza 12/A Castelli Calepio (BG)
Sarnico (BG), 23/08/1977
DIMISSIONI
3072
25/07/2016
Sforza Costanzo
Via Saline 2 Vestone (BS)
Antrona Schieranco (NO), 07/07/1953
DIMISSIONI
6424
25/07/2016
Signoroni Alex
Via Mazzini 6 Adro (BS)
Sarnico (BG), 19/06/1993
DIMISSIONI
1565
25/07/2016
Veraldi Cesare
Via Valverti 40 Breno (BS)
Borno (BS), 23/03/1943
DIMISSIONI
5604
08/11/2016
Scalvini Marco
Via Forno 12/C Bagolino (BS)
Ghedi (BS), 27/07/1967
DECESSO
1432
21/11/2016
Corli Bortolo
Via Mocenigo 31 Vestone BS
Treviso Bresciano (BS), 06/06/1941
DIMISSIONI
6357
21/11/2016
Reboldi Marco
Via Fonte Fano 44 Lumezzane BS
Brescia (BS), 14/05/1991
DIMISSIONI
Iscrizioni all’Albo
N. Albo
Data
Nominativo
Residenza
Luogo e data di nascita
Anno diploma
6484
21/11/2016
Maffessoli Rossella
Via della Piazza 15 Brescia
Breno (BS), 15/04/1989
2014
Il mondo di B. Bat.
96 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6
Novità di Legge
a cura del geom. Alfredo Dellaglio
Finalità della rubrica è di contribuire all’informazione sull’emanazione di Leggi, Decreti, Deliberazioni e circolari pubblicati sulla G.U.
Gazzetta Ufficiale della Repubblica e sul B.U.R.L. Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia.
I lettori della rivista che sono interessati ad approfondire i contenuti delle norme sopra elencate potranno consultare gli organi ufficiali
(GU e BURL) presso il Collegio dei Geometri.
Decreto Ministero Interno 9/8/2016
(Gazzetta Ufficiale 23/8/2016 n.196)
Approvazione di norme tecniche di prevenzione incendi per le attività ricettive turistico-alberghiere ai sensi dell’art 15 del Decreto
legislativo 8/3/2006 n.139.
Il provvedimento reca la Regola tecnica verticale (RTV) di prevenzione incendi applicabile alle attività ricettive turistico-alberghiere
– n.ro 66 dell’allegato I al DPR 151 del 2011, eccezion fatta per le
strutture turistico-ricettive all’aria aperta e per i rifugi alpini.
Decreto Ministero Giustizia 17/6/2016
(Gazzetta Ufficiale 327/7/2016 n. 174)
Approvazione delle tabelle dei corrispettivi commisurati al livello
qualitativo delle prestazioni di progettazione adottato ai sensi
dell’art 24, comma 8 del Decreto legislativo 18/4/16 n.50 del 2016.
Il provvedimento approva le tabelle concernenti i parametri da utilizzare come criterio per l’individuazione dell’importo di affidamento negli incarichi di progettazione, coordinamento della sicurezza in fase di progettazione e di esecuzione, di direzione lavori e
collaudo, nonché gli incarichi che la stazione appaltante ritenga
indispensabili a supporto dell’attività del Responsabile unico del
procedimento.
(in vigore dal 27/7/2016)
Decreto legislativo 30/6/2016 n.126
(Gazzetta Ufficiale 13/7/2016 n.162)
Attuazione della delega in materia di segnalazione certificata di inizio attività “SCIA” a norma dell’art 5 della Legge 7/8/2015 n.124.
Il provvedimento attua il criterio di delega sulla riforma della Pubblica Amministrazione ed apporta modifiche alla disciplina generale dei procedimenti per le attività private non soggette ad autorizzazione espressa e soggette a segnalazione certificata di inizio
attività. Prevede inoltre la predisposizione di moduli unificati e
standardizzati definiti per tipologia di procedimento. Tali moduli
dovranno essere pubblicati sul sito delle P.A.
Le regioni e gli enti locali si adeguano alle nuove disposizioni entro
il 1/1/2017.
Decreto legislativo 1/8/2016 n.159
(Gazzetta ufficiale 18/8/2016 n.192)
Attuazione della direttiva 2013/35/UE sulle disposizioni minime di
sicurezza e di salute relative all’esposizione dei lavoratori ai rischi
derivanti dagli agenti fisici (campi elettromagnetici) e che abroga la
direttiva 2004/40/CE.
Accordo Conferenza Stato-Regioni 7/7/2016 n.128/CSR
(Gazzetta ufficiale 19/8/2016 n.193)
Accordo finalizzato alla individuazione della durata e dei contenuti
dei percorsi formativi per i responsabili e gli addetti dei servizi di
prevenzione e protezione, ai sensi dell’art 32 del Decreto legislativo
9 aprile 2008 n.81 e successive modificazioni.
Il provvedimento definisce la durata ed i contenuti minimi dei percorsi formativi per RSPP e ASPP e interviene in misura significativa
anche su parti del Decreto legislativo 81/2008 sulla formazione dei
lavoratori e dei loro rappresentanti e l’aggiornamento della formazione dei Coordinatori per la sicurezza nei cantieri.
Decreto Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali 9/9/2016
(Gazzetta Ufficiale 19/9/2016 n.219)
Adozione dell’elenco di cui al punto 3.7 dell’Allegato III del Decreto
11/4/2011, dei soggetti abilitati per l’effettuazione delle verifiche
periodiche delle attrezzature di lavoro ai sensi dell’art 71, comma
11 del Decreto legislativo 9 aprile 2008 n.81,
Decreto Ministero Lavoro e Politiche Sociali 25/5/2016 n.183
(Gazzetta ufficiale Suppl.Ordinario 27/9/2016 n.42)
Regolamento recante regole tecniche per la realizzazione ed il
funzionamento del SINP, nonché le regole per il trattamento dei dati,
ai sensi dell’art.8, comma 4, del decreto leg.vo 9/4/2008n.81.
Il provvedimento definisce le regole tecniche per la realizzazione ed
il funzionamento del Sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro previsto dall’art 8 del Decreto legislativo
81/2008.
(in vigore dal 12/10/2016)
IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 97