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IL GEOMETRA BRESCIANO Anno XLI N. 6 novembre-dicembre 2016 Rivista bimestrale d’informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia con la collaborazione dei Collegi delle province di Lodi Sondrio IL GEOMETRA BRESCIANO Contiene I.P. 2016 Spedizione in a.p. 70% - Filiale di Brescia 6 6 IL GEOMETRA BRESCIANO Rivista bimestrale d'informazione del Collegio Geometri della Provincia di Brescia Il quadro della pittrice professoressa Livia Cavicchi, esposto nella sede del Collegio Geometri di Brescia, sintetizza con efficacia la multiforme attività del geometra nei secoli. Direttore responsabile Bruno Bossini Segretaria di redazione Carla Comincini Redazione Stefano Benedini, Nadia Bettari, Alessandro Colonna, Alfredo Dellaglio, Emanuela Farisoglio, Giovanni Fasser, Piero Fiaccavento, Stefano Fracascio, Francesco Ganda, Franco Manfredini, Giuseppe Mori, Fulvio Negri, Patrizia Pinciroli, Giovanni Platto, Andrea Raccagni, Marco Tognolatti Hanno collaborato a questo numero Raffaella Annovazzi, Manuel Antonini, Andrea Botti, Aleandro Bottichio, Angelo Brunelli, Franco Chiriacò, Daniel Dei Tos, Matteo Furloni, Veronica Gianesini, Alice Me, Gabriele Mercanti, Silvio Maruffi, Fulvio Negri, Luciano Pilotti, Morgana Rancati, Davide Ravelli, Franco Robecchi, Nicolò Sarzi Sartori, Paolo Zizzi Direzione, redazione e amministrazione 25128 Brescia - P.le Cesare Battisti 12 Tel. 030/3706411 www.collegio.geometri.bs.it Editing e impaginazione Francesca Bossini - landau Concessionario della pubblicità Emmedigi Pubblicità Via Arturo Toscanini, 41 - 25010 Borgosatollo (Bs) Tel. 030/6186578 - Fax 030/2053376 Stampa IGB Group/Grafo Via Alessandro Volta, 21/A - 25010 San Zeno Naviglio (Bs) Tel. 030/3542997 - Fax 030/3546207 Di questa rivista sono state stampate 8.400 copie, che vengono inviate agli iscritti dei Collegi di Brescia, Lodi e Sondrio oltre che ai principali Enti regionali, provinciali e nazionali e a tutti i Collegi d'Italia. N. 6 – 2016 novembre-dicembre Pubblicazione iscritta al n. 9/75 del registro Giornali e periodici del Tribunale di Brescia il 14-10-1975 Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Brescia Associato alI’USPI Gli articoli firmati o siglati rispecchiano soltanto il pensiero dell'Autore e non impegnano né la rivista né il Collegio Geometri. È concessa la facoltà di riproduzione degli articoli e delle illustrazioni citando la fonte. Gli articoli e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono. EDITORIALE Una professione europea Buone Feste LA NOTA DEL PRESIDENTE Il geometra: CAT Tecnico delle Costruzioni Ambiente e Territorio 2 4 5 INTERVISTA Geometri bresciani in prima linea nell’intervento tecnico post-terremoto nel cuore d’Italia 6 DAL CONSIGLIO NAZIONALE Valore Geometra Il convegno di categoria a Roma 11 News14 DALLA CASSA DI PREVIDENZA News15 La Garanzia Giovani della Cassa di Previdenza 16 DAL COLLEGIO DI BRESCIA Anche quest’anno il Collegio di Brescia sostiene i Caschi Bianchi Le memorie di un ottuagenario I parte 18 20 VALLECAMONICA Restiamo sul territorio 23 SPORT Al torneo di tennis di Sestri Levante il Collegio di Brescia si conferma campione d’Italia 24 LODI L’altra metà del cielo Donne tra vita, lavoro e libera professione 26 SCUOLA Esami di Stato 2016 Prove ed elenco abilitati Commissioni 12, 13 e 14 31 Il progetto “Topografia in quota” all’Istituto “Antonietti” di Iseo 34 Passivhaus Days 2016 Il “Battisti” a lezione sul campo per l’edilizia sostenibile 38 Utilizzo degli strumenti topografici e dei droni al “Capirola” di Leno 40 Stage lavorativo a Logroño 41 FORMAZIONE L’evoluzione della professione del geometra: stato dell’arte e prospettive 42 Studio di gallerie in terra ferma e in mare II parte 43 LEGALE La dichiarazione di successione 51 SICUREZZA Il rogo della Thyssenkrupp 54 URBANISTICA Commercio e centro storico 56 News57 AMBIENTE 7 Novembre giornata europea del Radon Una opportunità per i geometri In crescita la percentuale di raccolta differenziata in provincia di Brescia 58 60 CATASTO Accatastamento dei fabbricati rurali 62 Chiarimenti sul nuovo ravvedimento operoso Circolare 42/E 63 ESTIMO - VALUTATORI IMMOBILIARI Valutazione del diritto di usufrutto metodo d’estimo e metodo fiscale 64 EDILIZIA SOSTENIBILE Muffe e condensa in casa: è colpa sua! 67 MEDIAZIONE La consulenza tecnica in mediazione 76 PREVENZIONE INCENDI Sicurezza antincendio per autorimesse di superficie inferiore o superiore a 300 mq 79 Incontro con il nuovo Comandante dei Vigili del Fuoco della Provincia di Brescia 80 CONDOMINIO Il bonus casa è confermato e rafforzato con l’anti-sismica Caratteri del condominio parziale 82 83 TECNICA Costruire nel paesaggio 84 CULTURA Il S. Giorgio della Pinacoteca Tosio, i Fiamminghi e Jacopo Bellini Giovani cavalieri crescono B.BAT Beppe Battaglia 60 anni di umorismo disegnato 88 92 Aggiornamento Albo Novità di Legge 96 97 94 IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 1 EDITORIALE Bruno Bossini L a pubblicazione del Disegno di Legge n. 4030 in data 9/9/16, agli atti della Camera dei Deputati, che riguarda importanti modifiche alla disciplina della professione geometra ha dato luogo – come era naturale – ad alcune riflessioni che meritano di essere approfondite nel dibattito in corso, non solo a Brescia ma in tutta Italia, sulla formazione professionale dei futuri geometri. Premesso che i 6 articoli del breve testo (che vi pubblichiamo nella pagina seguente) sono scritti – ci piace rimarcarlo – in modo scorrevole e facilmente leggibile (e di ciò va dato atto alla prima proponente, l’Onorevole Simona Flavia Malpezzi), dal loro esame emergono notevoli ed importanti novità che incideranno profondamente sull’operatività futura del geometra. Quel geometra che nella presentazione al testo viene indicato come “una figura famigliare in ogni comunità; un vero e proprio tecnico multidisciplinare della porta accanto”. Giudizio al quale possiamo accostare in questa sede lo slogan, ormai famigliare, nato a Brescia negli anni ‘80 (allora era Presidente Fausto Savoldi): “il geometra è di famiglia”. Ma veniamo al commento di quelli che riteniamo i punti salienti (gli articoli 2 e 4) del Disegno di Legge Malpezzi, che dopo la sua approvazione potrà garantire una più moderna immagine del geometra basata come auspichiamo non più sulle norme obsolete del Regio Decreto n.274 del 1/2/1929, al quale la 2 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 Una professione europea categoria è ancora purtroppo costretta ad attenersi, ma finalmente su regole moderne ed attuali. Anzitutto la professione geometra sarà, in futuro (a partire dal 2025), una professione europea in quanto il Disegno di Legge, recependo gli obblighi delle direttive UE n. 2005/36/ CE e quella successiva n. 2013/55/UE che hanno l’obiettivo di favorire la possibilità di lavoro a tutti i tecnici intermedi dell’UE nella totalità dei paesi europei, istituisce un corso di laurea professionalizzante e post-diploma della durata di tre anni. Il nuovo percorso formativo garantirà almeno 180 crediti, 30 dei quali relativi a un semestre dedicato totalmente al tirocinio professionale. L’ordinamento didattico uniforme in tutto il territorio nazionale sarà nella sua sezione di studio totalmente basato sulle quattro materie professionali della nostra categoria: Costruzioni-Topografia-Estimo-Diritto. L’esame di laurea (la tesi) dovrà peraltro, come dice la relazione al testo, verificare il possesso da parte del candidato “delle conoscenze-competenze-abilità necessarie per esercitare la professione di geometra”. La laurea triennale proposta sarà dunque abilitante, in quanto sarà abrogato (art.5) l’obbligo dell’Esame di Stato per l’accesso all’Albo e quindi alla professione. Una norma, quest’ultima, assolutamente innovativa che comporterà oltre ad una evidente semplificazione di procedure notevoli riduzioni di costi per lo Stato e modificherà totalmente nel contempo la modalità di accesso alla professione, in quanto riunirà di fatto in un unico percorso formativo (la laurea professionalizzante) le molteplici attività formative attualmente in vigore prima dell’Esame di Stato che non sempre sono risultate funzionali a stabilire l’acquisita professionalità dei candidati (praticantato di 18 mesi, corso intensivo di 6 mesi, laurea triennale di classe B, ITS, IFTS). L’altra novità sostanziale e a mio parere determinante per la categoria è costituita dalla presa d’atto da parte del legislatore, nell’art.4 del Disegno di Legge, della necessità di ridefinizione delle norme che determinano le competenze professionali del geometra. Un’urgenza legata in primis alle esigenze di adeguamento dei nuovi cicli di studio universitari, che dovranno tener conto oltre che delle consolidate attività del geometra anche di quelle “nuove”, che si affacciano giorno per giorno nelle richieste del mercato: attività nelle quali i neo-geometri iscritti al corso di laurea non potranno non essere debitamente formati e preparati. E, ci piace ricordarlo, una richiesta che la categoria – seppur finora inascoltata – negli anni non ha mai smesso di presentare agli organi legislativi e di governo. Ora, finalmente, con il nuovo Disegno di Legge il governo s’impegna ad adottare entro 12 mesi dall’entrata in vigore del dispositivo di legge, “un regolamento recante integrazione al regolamento per la professione geometra”. Quello, appunto, in vigore del Regio Decreto 11/2/1929 sopra accennato. Entro quali tempi si potrà attuare questo nuovo scenario determinante per la nostra categoria? Come sempre avviene in questi casi, tutto resta condizionato all’andamento dei lavori parlamentari che tutti si augurano possano essere brevi e fatte salve tutte le problematiche politiche nate dall'inaspettata caduta del Governo Renzi, dimessosi il 7 dicembre scorso a seguito delle vicende relative al referendum costituzionale. Il Disegno di Legge prevede peraltro, nell’art. 6 sulle norme transitorie, che in ogni caso a datare dall’1/1/2025 sarà abrogato l’obbligo di accesso all’Esame di Stato per accedere alla professione. Sino a tale data, a salvaguardia dei diritti di coloro che sono attualmente già iscritti al corso CAT, resteranno in vigore le norme attualmente vigenti del Decreto Legge del Presidente Repubblica 5/6/2001 (art.55), che garantiscono la validità del praticantato e la possibilità di usufruire delle attività formative attualmente preposte per l’accesso all’Esame di Stato tutt’ora vigente. Non è certamente agevole il compito dei nostri organi nazionali (CNGeGL e CIPAG) che devono con la loro azione e con una loro rinnovata strategia politica garantire un rapido percorso approvativo del Disegno di Legge in esame alla Camera, seguendo di pari passo con la relatrice EDITORIALE CAMERA DEI DEPUTATI PROPOSTA DI LEGGE N. 4030 ART. 1. (Finalità) 1. La presente legge ha il fine di adeguare all’odierna società della conoscenza la formazione iniziale e le procedure per l’accesso alla libera professione di geometra, sulla base del parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema “Ruolo e futuro delle libere professioni nella società civile europea del 2020” (2014/C 226/02), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea dcl 16 luglio 2014, e della direttiva 2005/36/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 settembre 2005, relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali, recepita dal decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 206, come modificata dalla direttiva 2013/55/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 novembre 2013, recepita dal decreto legislativo 28 gennaio 2016, n. 15. ART. 2. (Formazione alla professione di geometra) 1. Alla professione di geometra si accede con uno specifico corso di laurea professionalizzante e abilitante, istituito e attivato dalle università, anche in collaborazione con gli istituti tecnici, gli istituti tecnici superiori e i collegi professionali territoriali interessati. Il corso di laurea comprende lo svolgimento di un tirocinio professionale della durata di sei mesi, sostitutivo di quello previsto dall’articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica 7 agosto 2012, n. 137. 2. Ai sensi dell’articolo 17, comma 95, della legge 15 maggio 1997, n. 127, la denominazione, la classe di appartenenza, gli obiettivi formativi e l’ordinamento didattico del corso di laurea di cui al comma 1 sono definiti con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, da emanare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge sulla base delle disposizioni di cui al decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca 22 ottobre 2004, n. 270. 3. Ai sensi dell’articolo 10, comma 2, del decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca 22 ottobre 2004, n. 270, il decreto di cui al comma 2 specifica il numero dei crediti formativi universitari riservati a ciascuna attività formativa, fino al totale di 180 crediti. Al tirocinio professionale devono comunque essere riservati almeno 30 crediti. 4. L’esame finale per il conseguimento della laurea di cui al comma 1 ha valore di esame di Stato abilitante all’esercizio della professione di geometra. Possono essere ammessi all’esame finale esclusivamente coloro che hanno conseguito, nell’ambito dello specifico corso di laurea, tutti i crediti previsti dall’ordinamento didattico. 5. Le modalità dell’esame finale per il conseguimento della la urea e la composizione della commissione giudicatrice sono stabiliti con il decreto di cui al comma 2. Della commissione devono comunque far parte professionisti designati dal Consiglio nazionale dei geometri e geometri laureati. 6. Con successivo decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, sentiti l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca e il Consiglio universitario nazionale, sono stabiliti, ai sensi dell’articolo 6 del decreto legislativo 27 gennaio 2012, n. 19, gli specifici requisiti e gli indicatori per l’accreditamento iniziale e periodico dei corsi di laurea di cui al comma 1. 7. Ai laureati del corso di laurea di cui al comma 1 spetta il titolo professionale di geometra laureato. prima firmataria l’evolversi dei lavori parlamentari e la precisazione degli eventuali o necessari emendamenti. Una moderna ed efficiente professione – come quella che auspichiamo – non può e non deve prescindere da norme di legge che garantiscano il raggiungimento delle sue effettive esigenze professionali. ART. 3. (Accesso alla professione di geometra) 1. L’esercizio d ella libera professione di geometra è riservato agli iscritti nel corrispondente albo professionale. 2. Per essere iscritti nell’albo dei geometri è necessario: a) essere cittadini italiani o di uno Stato membro dell’Unione europea, oppure cittadini di uno Stato estero con il quale esista un trattamento di reciprocità; b) godere il pieno esercizio dei diritti civili; e) avere la residenza anagrafica o il domicilio professionale nella circoscrizione del collegio professionale presso il quale l’iscrizione è richiesta; d) essere in possesso del diploma di laurea di cui all’articolo 2, comma 1. ART. 4. (Competenze professionali dei geometri) 1. Il Governo è autorizzato ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, un regolamento recante integrazioni al regolamento per la professione di geometra di cui al regio decreto 11 febbraio 1929, n. 274, determinando le competenze professionali dei geometri che hanno conseguito il diploma di laurea di cui all’articolo 2, comma 1, in relazione alla formazione culturale e professionale conseguita nel relativo corso di laurea. ART. 5. (Abrogazioni) 1. La legge 7 marzo 1985, n. 75, è abrogata. 2. All’articolo 55 del decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 2001, n. 328, sono apportate le seguenti modificazioni: a) al comma 1, la parola: “geometra” è soppressa; b) la lettera b) del comma 2 è abrogata; e) al comma 4, le parole: “geometra laureato” sono soppresse; d) nella rubrica, la parola: “geometra” è soppressa. ART. 6. (Norme transitorie e finali) 1. Fino al 31 dicembre 2024 l’accesso alla professione di geometra è altresì consentito sulla base delle norme previgenti di cui all’articolo 55 del decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 2001, n. 328. Conservano efficacia fino alla medesima data i periodi di tirocinio e i titoli di studio maturati e validi ai fini dell’ ammissione all’esame di Stato secondo le disposizioni previgenti, nonché i provvedimenti assunti a l riguardo dagli organi professionali. 2. A decorrere dal 1° gennaio 2025 è soppresso l’esame di Stato per l’accesso alla professione di geometra, fatto salvo quanto previsto dall’articolo 2, comma 4. 3. Il titolo di geometra laureato spetta altresì agli iscritti all’albo professionale dei geometri e geometri laureati che abbiano conseguito una delle lauree previste dalle norme previgenti di cui all’articolo 55, comma 2, lettera h), del decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 2001, n. 328, purché tale laurea sia stata conseguita entro il terzo anno accademico successivo a quello della data di emanazione del decreto ministeriale di cui all’articolo 2, comma 2, e ferme restando le loro competenze professionali come stabilite dal regio decreto 11 febbraio 1929, n. 274. 4. Dall’attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato . È ciò che si augurano vivamente tutti i geometri italiani, e sopratutto quelli bresciani che con il loro Presidente Giovanni Platto da sempre si battono perché venga promossa l’istituzione di una “vera” laurea professionalizzante per la nostra categoria. Quella che ora finalmente sembra vedere la luce. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 3 EDITORIALE Buone Feste È Natale Madre Teresa di Calcutta È Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano. È Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l’altro. È Natale ogni volta che non accetti quei principi che relegano gli oppressi ai margini della società. È Natale ogni volta che speri con quelli che disperano nella povertà fisica e spirituale. È Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza. È Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri. Giovanni Gerolamo Savoldo, Natività (Chiesa di S. Giobbe, VE) V ale ancora la pena di parlare di serenità del Natale in un mondo come il nostro, sempre più frenetico e sempre meno propenso a cogliere momenti di quiete e pensiero interiore? Verrebbe da dire di no, a guardare i catastrofici risultati delle guerre e la prepotenza delle prevaricazioni economiche, che producono solo aumento di povertà. Ciò nonostante la terra continua ad essere popolata di sublimi bontà, e il miracolo della vita seguita a perpetuarsi quando un bimbo nasce nell’amore, o viene accolto e sfamato, o viene salvato da un barcone. Dobbiamo quindi credere che tutto cambierà, aggrappandoci, se lo riteniamo necessario, anche alle parole di una Santa moderna o alla bellezza e pacatezza di un’Opera antica. È quello che vi offriamo – cari iscritti e lettori – nell’occasione del Natale 2016, augurandovi possiate assaporare quei momenti di gioia che esso sempre concede, necessari al proseguimento del difficile cammino nel vivere quotidiano. Bruno Bossini 4 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 LA NOTA DEL PRESIDENTE Giovanni Platto IL GEOMETRA: CAT Tecnico delle Costruzioni Ambiente e Territorio D a circa un mese (11/12 Ottobre 2016) il Consiglio nazionale dei Geometri e Geometri Laureati ha tenuto a Roma un Convegno della durata di due giornate per analizzare la professione del geometra, ora tecnico CAT. Gli argomenti principali proposti e discussi sono i seguenti: • Valore del geometra: la sfida del lavoro, gli strumenti per crescere; • Welfare attivo: nuove politiche del lavoro nella professione; • Next: istruzione e formazione. Ampia la partecipazione, con la presenza di oltre 600 colleghi provenienti dai vari collegi d’Italia. Nutrita la presenza di autorevoli relatori sia tecnici che politici con la presenza di due Ministri, di un Viceministro e della parlamentare Simona Flavia Malpezzi presentatrice e relatrice della nuova legge inerente la laurea del geometra. Sviluppo ed Innovazione - scenari e strategie Maurizio Savoncelli (Presidente del Consiglio Nazionale dei Geometri e Geometri Laureati) ha fatto un’ampia relazione sulla situazione della categoria con riferimento all’attività del passato, dell’attuale periodo di crisi e progettazione per il futuro. Pietro Baratono ha illustrato l’agenda digitale delle costruzioni e le piattaforme digitali per la gestione del territorio, con interventi da parte di Gabriella Alemanno (Vicedirettore dell’Agenzia delle Entrate), Cristiano Cannarsa (Presidente ed Amministratore delegato Sogei), Antonio Bottaro (Amministratore delegato Geoweb). Welfare attivo Nuove politiche del lavoro nella professione, con interventi di Fausto Amadasi (Presidente della Cassa Geometri), Bruno Busacca (capo della segreteria tecnica del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali), Francesco Verbaro (Senior Advisor Adepp), Diego Buono (Vicepresidente Cassa Geometri). Ne è seguita una tavola rotonda con la partecipazione di Mauro Maria Marino (Presidente della Commissione Finanze e tesoro - Senato della Repubblica), Lello di Gioia (Presidente della Commissione parlamentare di controllo sulle attività degli Enti gestori di previdenza ed assistenza sociale), Alberto Oliveti (Presidente Adepp), Fausto Amadasi (Presidente della Cassa Geometri), Maurizio Savoncelli (Presidente del Consiglio Nazionale dei Geometri e Geometri Laureati), nella quale si è dibattuto sul nostro futuro professionale pensionistico ed assistenziale. Next Geo - istruzione e formazione Dopo un esame, da parte di Maurizio Savoncelli e Antonio Benvenuti, sul futuro dell'accesso alla professione con riferimento alla laurea professionalizzante, il tema “fare sistema tra scuola e lavoro”, è stato discusso e analizzato nella tavola rotonda con Simona Flavia Malpezzi (componente della Commissione Cultura, Scienze e Istruzione - Camera dei Deputati), Gaetano Manfredi (Presidente Crui), Maria Amata Garito (Rettore università telematica Uninettuno), Angelo Marcello Tarantino (Presidente del corso di ingegneria civile UNIRSM), Corrado Sancilio (Presidente Istituto tecnico “A. Bassi” di Lodi). La chiusura dei lavori è stata tenuta da Maurizio Savoncelli e Fausto Amadasi, che hanno dato ampia condivisione alle proposte emerse dai vari relatori. Per una relazione più capillare degli interventi si rimanda a pagina 11 di questo numero della rivista. Sul sito del C.N.G. e G.L. si può vedere, nel settore “Comunicazione” pagina “Galleria Video”, il video di tutto il convegno. Un ringraziamento particolare va dato ai due Presidenti Maurizio Savoncelli e Fausto Amadasi per il loro impegno e in particolare per l’organizzazione degli incontri sul Convegno di cui sopra. L’avvicinarsi delle prossime festività mi dà occasione per porgere a tutti gli iscritti del nostro Collegio e di tutti i colleghi d’Italia e collaboratori i migliori auguri di Buon Natale e di un sereno e proficuo Anno Nuovo. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 5 INTERVISTA Geometri bresciani in prima linea nell’intervento tecnico post-terremoto nel cuore d'Italia Terra fragile quella italiana, periodicamente devastata dagli eventi sismici. È accaduto di nuovo a fine estate e in autunno nel cuore d’Italia, tra Umbria, Abruzzo e Lazio, dove centri come Amatrice, Norcia, Cascia e centinaia di altri piccoli borghi hanno visto crollare centinaia di abitazioni pagando l’ennesimo prezzo altissimo anche in vite umane. E ancora una volta, non appena si è avuta notizia del terremoto, i geometri bresciani e in particolare il gruppo di esperti in Protezione civile si sono resi disponibili a partire per le zone più disastrate e per mettere in campo la loro apprezzata professionalità al servizio delle popolazioni colpite. Un intervento non solo tecnico, ma di necessaria solidarietà umana con chi in pochi istanti ha perso tutto e vive da giorni nella paura di nuove tragedie, continuamente rinnovata da un infinito, terrorizzante sciame sismico. Già una ventina di colleghi, in possesso dell’abilitazione specifica, si sono alternati nelle zone terremotate secondo le indicazioni del V orrei cominciare con una domanda forse banale, ma che, per chi come me non ha mai partecipato a un intervento tecnico di Protezione civile post-sisma, aiuta a capire il contesto e le modalità delle nostre missioni. Voi siete partiti da Brescia, siete arrivati ad Amatrice e poi? “No. Innanzitutto occorre dare la propria disponibilità (ora si può farlo anche al Collegio) per un determinato periodo. Quindi si viene chiamati al centro di coordinamento, in questo caso alla Protezione civile di Rieti, dove vengono formate delle squadre di due, massimo tre 6 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 tecnici ai quali è assegnata una zona dentro la quale effettuare una serie ben definita di sopralluoghi. Qualcuno è così stato mandato a Norcia, ovvero praticamente a pochi chilometri dall’epicentro del sisma, altri in zone più o meno lontane dal centro della scossa, come Montereale in Abruzzo, a 20 chilometri da Amatrice, altri a Cagnano Amiterno nella zona dell’Aquila, altri a Montorio Romano nell’Alto Lazio, altri a Tossicia nel Teramano…”. Non dunque un gruppo di geometri, ma squadre di 2/3 tecnici con un’area di intervento ben delimi- coordinamento nazionale della Protezione civile. E altri si stanno preparando a partire per uno sforzo solidale che non sarà certo di breve periodo, proprio mentre dall’organizzazione degli aiuti arriva un pressante appello affinché diano la loro disponibilità al servizio anche quei geometri che pur senza abilitazione nella Protezione civile, possono comunque prestare la loro assistenza tecnica al mare magno delle necessità (basta una minima esperienza di cantiere, di lettura delle mappe catastali o di pratiche d’ufficio tecnico per dare una mano spesso decisiva per l’efficienza dell’intervento). Il Collegio sta raccogliendo in questi giorni le disponibilità dei colleghi e in quest’ottica, a metà novembre è stata organizzata una riunione dell’intero gruppo di esperti in Protezione civile per uno scambio di opinioni ed esperienze sullo stato dell’arte degli interventi tecnici nelle zone colpite dal sisma. Della quarantina di geometri abilitati presenti, insieme al Presidente del tata? “Sì, con una serie di sopralluoghi già definiti da completare”. Ho visto che mediamente ciascuno di voi è stato una settimana nelle zone terremotate: ma quanti sopralluoghi si riescono a fare in sette giorni? “Non c’è un numero prefissato e dipende da molti fattori. Qualcuno mandato a Norcia ad esempio ha dovuto sobbarcarsi ogni giorno 30/40 chilometri di lentissimi trasferimenti dall’albergo, convenzionato con la Protezione civile, e il luogo dell’intervento, in altri casi magari l’al- bergo è vicino, ma per un solo sopralluogo si perde mezza giornata perché non si trova il proprietario dell’immobile e dunque non si entra in casa se non dopo ore, altre ancora il singolo immobile è inserito in un aggregato, ovvero come nei centri storici non c’è soluzione di continuità tra una costruzione e l’altra, con case addossate le une alle altre dove non è sempre agevole individuare le strutture portanti o i rischi esterni che magari gravano su un immobile apparentemente integro”. E se dovessimo fare una media di sopralluoghi al giorno a che numero INTERVISTA Collegio, Giovanni Platto, e al coordinatore del gruppo Italo Albertoni, hanno preso la parola i colleghi Alberto Baratti, Ivano Bellini, Davide Braga, Renato Greci, Mario Lombardi, Mirco Giuseppe Melchiori, Luigi Francesco Pedrali, Riccardo Richini ed Enzo Soregaroli appena rientrati da Amatrice, Norcia e dintorni, nonché Francesco Sandri e Vitale Moglia che già avevano partecipato a precedenti interventi. Un importante contributo scientifico è inoltre venuto dal collega Piero Fiaccavento nella sua qualità di geologo. Assenti, assolutamente giustificati, i geometri Silvio Marcello Citroni, Stefano Monteverdi e Andrea Raccagni in quei giorni all’opera proprio nelle zone del sisma. Dopo il minuto di silenzio in memoria delle vittime, proposto dal direttore del Collegio Stefano Benedini, il Presidente Platto ha voluto brevemente ma in maniera sentita ringraziare i colleghi per questa nuova testimonianza di generosa solidarietà della categoria, mentre è arriveremmo? “La media è sei, sette sopralluoghi al giorno, ovvero 35/40 durante una settimana. A fare la differenza in molti casi è stata ad esempio la collaborazione dell’Amministrazione comunale. Da questo punto di vista a Renato Greci ad esempio è capitata la situazione migliore: il Sindaco aveva già predisposto tutto il materiale, le mappe catastali, le schede necessarie e la squadra dei tecnici è stata accompagnata nei sopralluoghi dal Vicesindaco che ovviamente conosceva perfettamente ogni via e ognuna delle disperse frazioni del suo territorio. In molti invece ricordano il caso d’un collega che durante il terremoto dell’Emilia doveva fare i sopralluoghi in una via al civico 250 e al civico 420 e dovette metterci non poco del suo per capire che in quella strada il Comune invece di usare i numeri civici in maniera tradizionale e pacifica, indicava con il numero la distanza della casa dal centro del paese. Questo per dire che avere con sé il Vicesindaco, un Consigliere comunale, l’impiegato dell’amministrazione o il vigile facilita enormemente il compito. Il problema è che spesso in quegli toccato ad Albertoni introdurre la riunione ricordando come il gruppo di Protezione civile del nostro Collegio sia sorto nel 2004, sia da allora sempre intervenuto nei diversi terremoti che si sono purtroppo succeduti nel nostro Paese e conti oggi 43 geometri abilitati, ovvero che hanno superato gli appositi corsi organizzati dal Collegio. Quindi l’incontro ha vissuto d’un partecipato dibattito, durato ben più d’una ora, spesso sollecitato dal Direttore del Geometra Bresciano, Bruno Bossini. Nell’articolo qui sotto, che sfrutta il format dell’intervista collettiva – con le domande poste dal Direttore Bossini e le risposte unificate di tutti gli altri – abbiamo cercato proprio di sunteggiare quanto è emerso, con l’intento di far condividere a tutti i colleghi il senso, le difficoltà, i nodi tecnici e quelli organizzativi delle missioni soccorso post sisma. Un’esperienza che più d’uno durante l’incontro ha definito “davvero unica, tanto sotto il profilo professionale quanto, forse soprattutto, sotto quello umano”. stessi giorni, Sindaco, Vice e via discorrendo hanno anche molto altro da fare”. Ma concretamente il sopralluogo in cosa consiste? Cosa siete chiamati a valutare? “Semplice: si tratta di compilare un documento predisposto dalla Protezione civile che si conclude con un’indicazione in merito all’agibilità. Un’indicazione che, in caso di inagibilità, impone al Comune di dichiarare nel più breve tempo possibile lo sgombero di quell’edificio o di quell’aggregato. Dal terremoto del 1997 le squadre tecniche operano in particolare con la scheda AeDES (acronimo di Agibilità e Danno nell’Emergenza Sismica) ovvero come recita testualmente ogni documento la Scheda di primo livello di rilevamento danno, pronto intervento e agibilità per edifici ordinari nell’emergenza post-sisma”. Classico burocratese stretto… “Sì, ma lo strumento è valido. Si tratta di compilare durante il sopralluogo nove diverse sezioni che definiscono l’edificio (terra-cielo), lo caratterizzano nelle strutture portanti e negli eventuali rapporti con altri edifici che maIL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 7 Foto © Studio Eden INTERVISTA gari formano un aggregato, ne individuano i danni a ogni livello, in particolare sulle strutture portanti, e che si concludono, coerentemente (ovvero sulla base di quanto è stato verificato nelle precedenti sezioni) con una precisa indicazione di tre possibili valutazioni di rischio. In fondo alla scheda, che i due o i tre tecnici della squadra debbono firmare congiuntamente, la sintesi del sopralluogo si esprime in tre possibili casi: il basso rischio che consente l’agibilità, il basso rischio con interventi, spesso minimi, che consentirebbero l’agibilità, e l’alto rischio che comporta inagibilità e sgombero per i danni strutturali interni all’edificio, oppure per quelli esterni dell'aggressione che però finiscono per coinvolgere l’immobile oggetto del sopralluogo”. Mi faceva notare qualcuno che da ottobre, proprio per il terremoto di 8 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 Amatrice è stata introdotta una seconda diversa scheda, la FAST, ovvero una scheda semplificata, che però molti tecnici hanno criticato. “La FAST (acronimo di Fabbricati per Agibilità Sintetica post Terremoto) è figlia dell’emergenza e non sostituisce la AeDES. In pratica la Protezione civile, soprattutto per le continue scosse successive a quella di agosto, si è ritrovata con 250 mila richieste di sopralluogo e, visto che i tecnici abilitati alla compilazione delle schede AeDES sono solo 3.000 in tutta Italia, è corsa ai ripari varando appunto la FAST che anche un tecnico senza abilitazione per l’AeDES può compilare. Attenzione però: la FAST non vuole certificare l’abitabilità o meno di un edificio, intende piuttosto avere rapidamente una mappa dei danni strutturali per organizzare il soccorso. Serve ad esempio per sapere quanti container mettere a disposizione della po- polazione delle diverse aree: è una sorta di censimento danni a livello superficiale, saranno poi le schede AeDES a definire e certificare le reali condizioni di abitabilità, a stabile dove mantenere gli sgomberi e dove consentire invece il rientro in casa”. Comunque sia che si tratti di scheda FAST o di scheda AeDES sulle spalle del geometra finisce una responsabilità non da poco, soprattutto se guardiamo a questo terremoto così diverso dagli altri, nel senso che stavolta dopo la prima scossa di agosto ce n’è stata una a ottobre ancora più forte… “Sì ed è un particolare non di poco conto, visto che, anche se non è scritto sulle schede, nei corsi abilitanti per compilarle ci è stato detto chiaramente di valutare lo stato delle strutture portanti di un edificio e di valutare se quello stesso edificio possa reggere una nuova scossa del medesimo grado di quello appena registrato. Una valutazione che entra in apparente contraddizione con quanto sta accadendo ora. In verità noi ci siamo comportati sempre, in tutti i terremoti ove siamo intervenuti, nello stesso modo, ovvero privilegiando sempre la prudenza e avendo ben chiara la differenza tra un danno importante, strutturale, e uno leggero, una crepa o una fessurazione che non mina la solidità strutturale dell’edificio. Tra dichiarare l’abitabilità o la non abitabilità insomma c’è sempre una bella differenza e, nel dubbio, scegliamo la maggiore sicurezza”. Certo che questo terremoto anomalo crea più di un problema, probabilmente anche i sopralluoghi debbono essere ripetuti, tanto lavoro va rifatto… Vorrei approfittare però della presenza del collega Piero Fiaccavento, che è anche un geologo, per chiedergli di spiegarci le particolarità di questo sisma. INTERVISTA Nella pagina precedente, alcuni degli iscritti che hanno svolto l'attività di volontariato sui luoghi del terremoto per il rilievo danno post-sisma con la compilazione delle schede AEDES, da sinistra: Luigi Francesco Pedrali, Riccardo Richini, Mirco Giuseppe Melchiori, Mario Lombardi, Renato Greci, Ivano Bellini. In questa pagina, il collega Italo Albertoni, coordinatore del gruppo di esperti di Protezione civile del Collegio, introduce la riunione. Alla sua sinistra, il Direttore della rivista Bruno Bossini. “L’anomalia principale di questo movimento tellurico – spiega Fiaccavento – è che siamo di fronte a un doppio scivolamento della crosta terrestre. Da una parte ci sono le regioni adriatiche che scivolano sotto gli Appennini puntando a Nord, e dall’altra ci sono gli Appennini che scivolano sopra la costiera adriatica. E questo doppio movimento non si traduce, come ad esempio nel caso del terremoto gardesano, in una compressione di un territorio con il graduale esaurimento del movimento, ma in una sorta di distensione delle terre. Così ogni faglia mette in movimento tutte le altre e non consente agli esperti di prevedere l’evoluzione e neppure la probabile intensità dei fenomeni che seguiranno”. Un bel guaio. Ma, torno a chiedere a Fiaccavento, per considerare sicura una abitazione a quale livello di intensità le strutture portanti debbono resistere? “Attenzione: tutte le costruzioni anche le anti-sismiche possono subire danni e cadere. La più moderna e avvertita edilizia non è a prova di terremoto, semmai l’obiettivo primario è che, anche in caso di danni all’edificio, le persone siano nella migliore condizione per salvarsi, quindi, ad esempio non vengano sepolte dal soffitto, non rischino di essere travolte dalle strutture portanti. Comunque, convenzionalmente, si ritiene che una struttura anti-sismica debba resistere, ovvero non diventi pericolosa per la vita di chi ci abita, durante un terremoto di 7.8 gradi della scala Richter. E gli studi specifici dimostrano che a questo livello di sicurezza si può arrivare soprattutto grazie ai cosiddetti dissipatori sismici, sistemi ormai ben conosciuti in ingegneria, dunque pienamente utilizzabili, ma che hanno costi in molti casi decisamente elevati”. Adesso ridarei la parola ai colleghi reduci dal sisma per chiedere loro se hanno potuto verificare se in quella zona d’Italia, tanto spesso colpita dai terremoti, erano stati fatti nel recente passato interventi di adeguamento anti-sismico, e se hanno retto alla nuova prova. “Una valutazione generale è impossibile, ma ad esempio a Norcia abbiamo verificato parecchi interventi di adeguamento effettuati dopo il sisma del 1979. In più d’un caso abbiamo potuto leggere i progetti scoprendo che erano fatti con i fiocchi e che erano poi stati realizzati come testimoniavano tiranti, catene, iniezioni di rafforzamento. I problemi maggiori sono nei centri storici, dove gli interventi presentavano problemi ben maggiori rispetto ad esempio a una casa del dopoguerra o addirittura a quelle costruite nell’epoca del cemento armato. C’è tra noi chi ricorda che le squadre inviate all’Aquila per quel terremoto erano incredule di fronte alla sostanziale tenuta dei quartieri più recenti, al punto da chiedersi dove avesse colpito il sisma, per scoprire poi distruzione e devastazione nei centri storici. Anche stavolta ad andare in macerie sono stati edifici vecchi di centinaia di anni, con muri a secco o a sacco, ovvero costruiti con due paratie all’interno delle quali è stato buttato materiale d’ogni genere. Era un modo di costruire arcaico che oggi mostra tutta la sua vulnerabilità”. E dove le vecchie abitazioni sono state ristrutturate gli interventi vi sono parsi corretti? “Spesso purtroppo è proprio qui il problema. Molti hanno ristrutturato pensando che bastasse il cemento armato a risolvere ogni problema. Ma IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 9 INTERVISTA il C.A. non è la panacea di tutti i mali e non raramente finisce per aggravare la situazione. Abbiamo tutti negli occhi ad esempio solette in cemento armato appoggiate su vecchi muri a sacco, che sono crollate sulle persone che abitavano quelle case, oppure gronde di 40 centimetri con cordoli enormi poco armati che hanno letteralmente strappato le vecchie strutture aprendo voragini. Tanti lavori mal progettati sui quali varrebbe la pena aprire una riflessione per capire che forse è il momento di cambiare la cultura dell’intervento di ristrutturazione, di capire che l’errore più grave è quello di appesantire la struttura vecchia, mentre si deve sempre cercare di dare leggerezza, magari usando il legno per le coperture”. E poi c’è il tema che spesso la salvaguardia di un bene storico mal si concilia con la sua messa in sicurezza… “A dirla tutta, verrebbe da affermare che per rendere sicura una casa del ‘500 nove volte su dieci si dovrebbe demolirla e ricostruirla, con quali costi è facile immaginare. E spesso demolire e ricostruire un solo edificio non basta. Proprio in questi giorni uno di noi ha fatto il sopralluogo alla casa di un farmacista che abita in un centro storico. Casa antica, ristrutturata e messa in sicurezza a regola d’arte (con una spesa ci ha detto di due milioni!) che ha retto al sisma, non presenta rischi interni di rilievo, ma che è sostanzialmente inagibile (e il farmacista è nei 10 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 container) perché le case addossate alla sua non sono state ristrutturate e presentano un rischio gravissimo anche per la casa del farmacista. Si può dire che con ogni probabilità quella spesa di due milioni ha salvato comunque la vita al farmacista, ma ciò nonostante quello resta fuori casa”. Ecco quest’ultima frase, mi pare possa servirci a passare dagli ele- menti tecnici a quelli più strettamente umani delle vostre missioni nelle terre colpite dal sisma. “Sì, alla fine di quest’esperienza ti resta certo un gran bagaglio professionale, tanti crolli possono insegnarci come costruire meglio le case di domani, e non c’è nulla come queste devastazioni a convincerti della necessità di costruire in un certo modo. Ma i ricordi indelebili sono innanzitutto nel rapporto con le persone, in certi sguardi pieni di paura anche dopo un mese dalla scossa, nello smarrimento degli adulti e dei bambini, nel pianto e insieme nella voglia di riprendersi che tocchi ogni giorno con mano, in chi ti sta accanto, nelle case che visiti. È un’esperienza che segna nel profondo e che ti fa sentire utile, certamente utile anche se magari ti è sembrata poca cosa. Gli aneddoti sono mille e ciascuno di noi li conserva gelosamente tra i suoi ricordi più belli. Uno di noi raccontava ad esempio d’una famigliola con due bimbi che, nonostante la casa fosse agibile, continuava a dormire in macchina proprio perché i più piccoli avevano un autentico terrore di nuove scosse. Si è trattato allora di tornare nella casa, rifare il sopralluogo passo passo insieme a mamma e papà, far capire loro che si stava facendo con il massimo scrupolo la verifica d’ogni elemento portante per concludere insieme a loro che la casa era sicura. E poi la pazienza di spiegare ai bambini, con un linguaggio comprensibile anche per loro che quella trave avrebbe retto, che quella crepa non era pericolosa, che quel calcinaccio non era un pericolo. In queste situazioni spesso a noi tecnici viene chiesto non solo il parere dell’esperto, ma con pazienza, spiegando e rispiegando elementi persino banali, di donare a una persona, a una famiglia, a un bambino quel più di fiducia che il terremoto ha spazzato via”. ❑ Foto © Studio Eden Il Presidente Giovanni Platto con il coordinatore del gruppo di esperti di Protezione civile del Collegio Italo Albertoni (sopra) e con il Direttore del Collegio Stefano Benedini (sotto). DAL CONSIGLIO NAZIONALE Bruno Bossini V alorizzare la professione di geometra, ottimizzando e modernizzando le sue specificità operative onde adeguarle all’esigenza del mercato; garantire agli iscritti nel loro percorso professionale le tutele assistenziali e previdenziali; migliorare il loro percorso formativo adeguandolo alle disposizioni UE. Questi gli aspetti salienti del convegno organizzato in totale sinergia dal CNGeGL e dalla CIPAG l’11 eil 12 ottobre scorsi a Roma, che ha visto la presenza rappresentativa di tutti i 110 Collegi italiani con i loro dirigenti provinciali accorsi in massa al Centro Congressi Auditorium Antonianum. La sala, gremita in ogni suo posto, ha fornito un bel “colpo d’occhio” della realtà operativa della nostra categoria e del coinvolgimento dei suoi dirigenti interessati a “cogliere” gli aspetti della nuova Valore Geometra Il convegno di categoria a Roma strategia di categoria proposte. Due giorni di studio e di dibattito che hanno visto succedersi al tavolo dei relatori anche rappresentanti di Enti Territoriali nazionali, della scuola, dell’università e delle organizzazioni professionali del lavoro. Non è mancata una forte presenza della politica con gli interventi del Ministro di Grazia e Giustizia Andrea Orlando, di quello delle Autonomie e Affari Regionali Enrico Costa, dell’Onorevole Simona Malpezzi della Commissione Istruzione della Camera e dell’Onorevole Maurizio Sacconi che pur indisposto non ha fatto mancare il suo contributo ai lavori congressuali. Come dicevamo, tre i temi trattati: l’Innovazione, il Welfare e la Formazione. Sul primo argomento ampio dibattito è stato dato alle novità digitali e al Bim, con l’ap- profondimento di Pietro Baratono (Provveditore alle Coop della Regione Emilia Romagna) che ha incentrato il suo contributo sui metodi e modelli di digitalizzazione da applicare ai processi progettuali che possono rendere il futuro della professione più ricco di prospettive migliorando la qualità del “suo progettare” con tutte le possibilità di interconnessione multidisciplinare sempre più indispensabile. Roberta Vitale, Presidente dell’ANCE Giovani ha invece puntualizzato la necessità – da parte della sua organizzazione – di una maggior integrazione con la nostra categoria, anche in previsione dell’auspicato decollo del Piano Italia sulla riqualificazione e ricostruzione sismica del territorio e su quella non meno importante relativa ai dissesti geologici. Tutte materie queste di assoluta attualità. Gabriella Alemanno, Cristiano Cannarsa e Antonio Bottaro, in rappresentanza rispettivamente dell’Agenzia Entrate (Catasto), della Sogei e di GeoWeb, hanno illustrato le piattaforme digitali grazie alle quali i loro Enti stanno da tempo migliorando gli interventi di gestione sul territorio. Bottaro di GeoWeb – a oggi più conosciuto per la sua attività in ambito catastale – ha in particolare messo l’accento sui nuovi sviluppi che si stanno pianificando su temi quali lo smaltimento dei rifiuti differenziati e le relative necessarie certificazioni (che ora si limitano al 10%), che acquisteranno sempre maggior rilevanza per la nostra categoria. Il Presidente del CNGeGL Savoncelli, introducendo l’intervento del Ministro Orlando – suo conterraneo e amico da lunga data – vista l’attualità della drammaticità del terremoto di Amatrice (e IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 11 DAL CONSIGLIO NAZIONALE Il Presidente Maurizio Savoncelli con il Ministro Andrea Orlando. Gabriella Alemanno, Vicedirettore dell'Agenzia delle Entrate e Roberta Vitale, Presidente ANCE Giovani, intervistate da Maria Concetta Mattei. ancora non si era scatenato quello ancor più devastante e di magnitudo 6.5 di Norcia del 30 ottobre) ha voluto ribadire l’importanza della presenza dei geometri sui luoghi terremotati e del loro lavoro concertato con la Protezione Civile sulle verifiche di stabilità dei fabbricati lesionati, per poi ricordare la disponibilità della categoria sui temi della vulnerabilità sismica, un’attività essenziale da organizzare una volta che le emergenze saranno superate. Il Ministro di Grazia e Giustizia, dichiarandosi molto “vicino” ai geometri, dopo aver richiamato l’impegno del Governo sulla riforma del Processo Civile ormai informatizzato “rispetto alla Germania” ha aggiunto “che ad esempio si sta dibattendo per giungere a tale risultato”. Ha anche accennato alla volontà del suo Ministero di porre fine, finalmente, al problema degli onorari di esperti valutatori in esecuzioni immobiliari che tanto tocca la nostra categoria e ha auspi12 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 cato la riforma degli Ordinamenti Professionali le cui Categorie “devono – ha detto – internazionalizzarsi, rendere più trasparenti le loro attività che dovranno obbligatoriamente essere basate su standard qualitativi”. Il Presidente Amadasi, sul secondo tema trattato dal Congresso, si è dilungato sull’impostazione di un moderno Welfare attivo che “non solo” ha ribadito “dovrà essere garante del giusto sostegno previdenziale di fine carriera, ma altresì seguire gli iscritti giorno per giorno in tutte le fasi della loro carriera, con incentivi ai giovani neo-iscritti (a questo riguardo, si rimanda all’articolo sulla “Garanzia Giovani” di pag 16) ma anche ai Collegi Provinciali per i Corsi di Formazione Continua e infine con i trattamenti sanitari sia gratuiti che alternativi a pagamento”. Un programma di vasta portata, da attuare in sinergia con il Ministro del Lavoro Poletti, che per essere sostenibile necessita dell’im- missione nella categoria di almeno 25.000 nuovi geometri nei prossimi 10 anni. Il suo Vice Diego Buono ha fornito, a corredo di tale programma, i numeri significativi della nostra categoria, quelli che potranno garantire le strategie di sostenibilità della CIPAG: •105.000 iscritti all’Albo; •90.000 iscritti alla Cassa; •23 anni media di ingresso alla professione; •70 anni media di cancellazione dalla CIPAG; •46 anni media di permanenza nella CIPAG; •78.000 candidati Esame di Stato negli ultimi 10 anni; •41.000 esiti positivi Esame di Stato negli ultimi 10 anni (53% aventi diritto); •23.000 neo-iscritti negli ultimi 10 anni. L’Onorevole Maurizio Sacconi, benché – come dicevamo – influenzato, ha voluto salutare i convenuti telefonicamente, cogliendo l’opportunità di ribadire l’importante ruolo di sussidiarietà delle Casse di Previdenza, che de- vono essere sostenute nelle politiche di tutela e salvaguardia dei redditi professionali che in un periodo come quello che viviamo sono particolarmente condizionati dal perdurare della crisi economica in atto. “Un’attività, quella dei geometri – ha aggiunto – che per la sua poliedricità e polivalenza continua comunque a mantenersi al passo del mercato più di altre professioni che hanno sempre basato il loro PIL esclusivamente sulle costruzioni”. L’ultimo tema, quello dei percorsi formativi, si è essenzialmente incentrato sulla novità del Disegno di Legge n. 4030 del 9.9.16 già presentato alla Camera dei Deputati: la Laurea Triennale del Geometra. I dati essenziali del dispositivo di legge, sono stati presentati dal Vicepresidente del Consiglio Nazionale, Antonio Benvenuti. Ecco i concetti essenziali: • curriculum di studi “bloc- DAL CONSIGLIO NAZIONALE Un momento di una delle tavole rotonde. Da sinistra: Lello di Gioia, Presidente della Commissione parlamentare di controllo sulle attività dei gestori della Previdenza e Assistenza sociale, Alberto Oliveti Presedente Adepp, il moderatore Francesco Giorgino, Fausto Amadasi Presidente CIPAG e Maurizio Savoncelli Presidente CNGeGL. Antonio Benvenuti, Vicepresidente CNGeGL, durante il suo intervento sul Disegno di Legge 4030. cato” sulle materie professionali del geometra ossia le Costruzioni, la Topografia, l’Estimo e il Diritto; •ciclo di studi 3 anni per 180 crediti; •tirocinio 6 mesi di almeno 30 crediti; •corso di Laurea abilitante, che sostituisce l’Esame di Stato ora obbligatorio; •competenze professionali del geometra da precisare da parte del Governo entro 12 mesi dalla approvazione definitiva della Legge. L’Onorevole Flavia Malpezzi, prima firmataria della proposta di legge sottoscritta da altri 67 Deputati di maggioranza e di opposizione, ha dichiarato nell’intervista seguita all’intervento di Benvenuti “che la legge è stata frutto di una sorta di intesa trasversale, che ha coinvolto molti dei partiti rappresentati alla Camera”. Ha poi proseguito spiegando che “la legge, molto agile, mette finalmente ordine riguardo al processo formativo dei geometri, adeguandolo ai dettami della UE sull’importante tema della professionalità dei tecnici intermedi”. Si prospettano tre anni, quindi, di studio professionalizzante impostato sulla base di esperienze da tempo attuate sia in Germania che in Francia. La legge – che ha avuto il plauso sia della Scuola Superiore che dell’Università – si inserisce nella logica di garantire al mondo del lavoro nuove e moderne professionalità, pronte ad accedervi con tutte le necessarie qualità per una immediata operatività già a 21/22 anni. “Un disegno di legge, questo – ha concluso l’onorevole – che obbliga il Governo a fare finalmente chiarezza, dopo decenni di inascoltate richieste da parte dei geometri, sulle competenze della nostra categoria, ed entro 12 mesi dalla sua adozione”. Sarà la volta buona? I geometri se lo augurano vivamente. Sul tema della nuova formazione universitaria hanno anche preso la parola Maria Garito (Rettore dell’Università Telematica Uninettuno), Angelo M. Tarantino (Presidente del Corsi di Ingegneria Civile dell’Università di S.Marino) e Corrado Sancilio (Preside dell’Istituto Bassi di Lodi), sulla loro esperienza diretta di corsi universitari triennali per geometri già in corso di svolgimento. Una sorta di anticipazione della Legge 4030, che attualmente – come dicevamo – è in attesa di approvazione alla Camera. I lavori si sono conclusi con l’intervento dell’Onorevole Enrico Costa, che ha messo in evidenza come le professioni tecniche e le imprese di fatto costituiscano anch’esse la base dello sviluppo dell’economia e sulla necessità che i loro interventi si possano semplificare con il miglioramento dei rapporti tra Stato e Regioni che dovranno anche uniformarsi ai dettami della UE. “Non più – ha detto – italiani professionisti di serie A e di serie B”. I professionisti, ha aggiunto “Non chiedono fi- nanziamenti, ma chiarezza legislativa e gravami burocratici non onerosi”. Il convegno di categoria ha dunque rappresentato un momento di ampio respiro sulle tematiche più attuali della nostra professione, che intende mettere in campo tutte le sue potenzialità operative cogliendo le opportunità che vengono dall’innovazione dei mezzi e delle procedure per metterle a frutto di quei geometri che con lungimiranza riusciranno a farle proprie. Se ancora, infine, ci fosse stata la necessità di dimostrarlo, dal Convegno è emersa la chiara sintonia operativa tra i nostri massimi Enti Nazionali, insieme all’evidenza di quanto ciò possa risultare importante per la definizione delle strategie a favore della categoria, nella costante ricerca di un “futuro” per i geometri iscritti ma anche sopratutto per coloro che negli anni prossimi andranno a costituirne la linfa vitale. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 13 DAL CONSIGLIO NAZIONALE News Le misure di finanziamento attive a sostegno dei liberi professionisti Per la categoria dei geometri nuove possibilità di finanziamento e sostegno agli investimenti attraverso programmi, progetti di ricerca e azioni di formazione che contribuiscono alla crescita e allo sviluppo professionale. Grazie alle misure e agli incentivi previsti si aprono interessanti occasioni di crescita lavorativa e imprenditoriale. Gli analisti di GEOWEB S.p.A hanno effettuato il consueto monitoraggio mensile per facilitare gli iscritti ad orientarsi tra le opportunità offerte da specifici bandi attivi. Sono 17 i bandi di interesse per la categoria selezionati. • Selfiemployment - Fondo rotativo nazionale di Invitalia: finanziare l’avvio di piccole iniziative imprenditoriali attraverso finanziamenti agevolati. • Investimenti in infrastrutture per sviluppo agricoltura e silvicoltura della Regione Sicilia: realizzare soluzioni progettuali atte a minimizzare gli impatti negativi sull’ambiente e sul paesaggio. L’investimento interessa la costruzione ex-novo e/o la ristrutturazione di strade. • Miglioramento dei fabbricati di alpeggio della Regione Piemonte: sostenere gli investimenti per il mantenimento e il miglioramento della funzionalità dei ricoveri di alpeggio. • Design per le imprese della CCIAA di Vibo Valentia: concedere contributi alle imprese, per la realizzazione di progetti atti ad incentivare il miglioramento delle attività produttive territoriali. • Capitalizzazione di nuove imprese o di imprese innovative da costituire Anno 2016 della Provincia Autonoma di Bolzano: favorire la capitalizzazione di imprese innovative in fase di avviamento, creando valore aggiunto in Alto Adige. • “Insight” - Percorso di validazione dall’idea al business model di Sardegna Ricerche: avviare un’attività di scouting finalizzata alla identificazione e valorizzazione delle migliori idee imprenditoriali, per generare business innovativi e profittevoli. • Assegno di ricollocazione della Regione Toscana: guidare il destinatario in un percorso di uscita dallo stato di disoccupazione nel più breve tempo possibile. • Interventi per la bonifica da amianto: contribuire alla tutela e alla salvaguardia della salute e dell’ambiente, attraverso l’adozione di misure straordinarie tese a promuovere e a sostenere la bonifica dei beni e delle aree contenenti amianto. • Infrastrutture nei Piani per gli Insediamenti Produttivi (PIP) della Regione Campania: finanziare interventi infrastrutturali per il recupero, la valorizzazione, la razionalizzazione delle aree di insediamento produttivo, per l’attrazione di investimenti produttivi e la reindustrializzazione. • Training per competere - Formazione continua in azienda della Regione 14 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 Campania: sostenere e orientare progetti formativi aziendali e pluriaziendali al fine di sviluppare la competitività delle imprese campane. • Azione chiave 3: partenariati IFP-imprese su apprendimento basato sul lavoro e attività di apprendistato – Invito a presentare proposte della Commissione Europea: colmare il divario tra il mondo dell’istruzione e quello delle imprese, rendendo l’istruzione e la formazione più aderenti alle esigenze del mercato del lavoro. • Calabria - Favorire la partecipazione a Horizon 2020 di Calabria Europa: accrescere il livello di apertura europeo e internazionale delle PMI calabresi. • Mobilità sostenibile e intelligente della Regione Lazio: rafforzare la competitività del tessuto produttivo laziale, in coerenza con le aree di specializzazione della Smart Specialisation Strategy, tramite il co-finanziamento di progetti imprenditoriali innovativi realizzati da imprese, singole e associate. • Demonstration of smart transmission grid, storage and system integrationtechnologies with increasing share of renewables della Commissione Europea: mostrare nuove prospettive in termini di condivisione e di risorse, come ad esempio, la produzione, lo stoccaggio, il commercio e la gestione di energia elettrica da fonti rinnovabili, attraverso le frontiere. • Formazione strategica: cinque bandi per cinque filiere della Regione Toscana: finanziare interventi per la formazione strategica. • Progetti volti a migliorare l’attrattività turistico-culturale della Regione Emilia Romagna: finanziare progetti volti alla promozione e all’accrescimento dell’attrattività turistica e culturale, al fine di generare nuova occupazione. • Supporting “smartelectricmobility” in cities della Commissione Europea: sostenere la creazione di infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici. Vengono segnalati, inoltre, due articoli di interesse per i professionisti: 1. Fondi Ue ai Professionisti, stop all’esclusione dai Bandi Regionali; 2. P.I.U.’ Europa - Fondi per rigenerazione urbana. Il monitoraggio completo è disponibile su “Geometri in Rete” nell’area del sito GIR dedicata ai bandi europei (Fonte: www.cng.it) Foto © ginasanders / 123RF Archivio Fotografico Equiparati alle piccole e medie imprese secondo la normativa europea e italiana, i liberi professionisti sono destinatari di finanziamenti agevolati, volti alla crescita e all’individuazione di nuove opportunità di lavoro in ambito comunitario, nazionale e regionale DALLA CASSA DI PREVIDENZA News Cassa Previdenza Geometri: approvato bilancio previsione 2017 Il bilancio di previsione 2017 della Cassa Italiana di Previdenza e Assistenza dei Geometri (CIPAG), approvato dal Comitato dei Delegati, presenta un risultato economico positivo di 18,6 milioni di euro (19,1 milioni di avanzo dell’aggiornamento 2016). La gestione previdenziale presenta un saldo attivo di 31,3 milioni di euro (+10,4% rispetto all’ultimo aggiornamento) e un rapporto tra i contributi complessivi (al netto delle contribuzioni di maternità) e la spesa complessiva per pensioni pari a 1,070. Le entrate contributive previste per il 2017 ammontano a 538,8 milioni di euro e sono in crescita di quasi 29 milioni di euro rispetto al 2016 (+5,7%). Le entrate per sanzioni, oneri accessori e interessi sui contributi sono state previste in complessivi 36,6 milioni. Aumenta anche l’ammontare delle prestazioni erogate, che passa da 492,2 milioni a 512,7 milioni di euro (+4,2%). I costi di amministrazione sono stati nel complesso stimati in 21 milioni di euro con un incremento dell’1,7% rispetto al precedente esercizio. “Nonostante la crisi economica che, nel nostro settore, ha eroso i livelli occupazionali e di reddito, sommata all’invecchiamento della popolazione e ai tassi di interesse al minimo, i conti sono in sicurezza anche nel lungo termine”, commenta Fausto Amadasi, Presidente CIPAG, che aggiunge: “oltre ai numeri stiamo lavorando, per favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro e per l’aggiornamento dei professionisti ai nuovi contesti, grazie ad un approccio sempre più orientato al welfare attivo”. Da una analisi condotta da CIPAG emerge infatti che i redditi dei geometri con una formazione specialistica, nei primi 5 anni, crescono più rapidamente e raggiungono il livello dei redditi medi della categoria. La CIPAG sta collaborando insieme al Consiglio Nazionale dei Geometri per fornire, grazie al programma Garanzia Giovani del Ministero del Lavoro, un aiuto concreto ai giovani professionisti in attesa di avere l’opportunità di avviare un’attività lavorativa, sostenendo, in particolare, attraverso i collegi territoriali, l’attivazione di percorsi per l’autoimpiego e l’autoimprenditorialità. In occasione del Comitato è stato inoltre annunciato il completamento dell’Anagrafe Unica Geometri, avviata insieme al Consiglio Nazionale dei Geometri e ai Collegi provinciali, con l’obiettivo di velocizzare e semplificare la trasmissione e l’aggiornamento dei dati degli iscritti. (Fonte: ufficio stampa CIPAG) Novità: versamento dei contributi con carta di credito senza costi di commissione Il versamento dei contributi con carta di credito VISA/Mastercard - attraverso il “Portale dei Pagamenti” diventa più semplice ed economico con l’addebito del solo onere della rata senza ulteriori costi di commissione. Per chi ancora non utilizza la modalità di pagamento con carta di credito è possibile effettuare facilmente la variazione accedendo al “Portale dei Pagamenti”, nell’area riservata del sito web CIPAG, cliccando sul nuovo servizio “Cambia modalità pagamento rateizzazione”. Rimane invariata invece la commissione per chi ha optato per il circuito Postale. Per ulteriori informazioni è possibile (cliccando Cassa Italiana Previdenza e Assistenza Geometri > CIPAG per te > Contatta la CIPAG) contattare la Cassa selezionando una delle modalità di assistenza messe a disposizione degli iscritti. (Fonte: www.geometrinrete.it) CIPAG sempre più vicina agli associati! Si segnala che dal 3 Ottobre si è ampliato il servizio di assistenza agli iscritti della Cassa Italiana Previdenza e Assistenza Geometri. Oltre alle aree presenti sul sito www.cipag.it dedicate alle Guide esplicative (http://www.geometrinrete.it/it/cassa/cassa-geometri#guide) ed alle FAQ (http:// www.geometrinrete.it/it/cassa/ cipag-per-te/faq) – che rispondono alle domande più frequenti agli iscritti – un nucleo di operatori esperti in materia previdenziale fornirà assistenza attraverso il Contact center online (http:// www.geometrinrete.it/it/cassa/ cipag-per-te/contatta-la-cipag/ assistenza-online), un canale privilegiato presente nell’area riservata del sito www.cipag.it, accessibile in qualsiasi momento e dove è possibile inviare quesiti sulla propria posizione previdenziale. A tutto questo si aggiunge la possibilità di prenotare online un appuntamento presso la sede di Roma (http://www.geometrinrete.it/it/cassa/cipag-per-te/contatta-la-cipag/fissa-un-incontro) o prenotare un appuntamento telefonico (http://www.geometrinrete.it/it/cassa/cipag-per-te/ contatta-la-cipag/chiama-la-cipag) per ricevere informazioni in merito alla propria posizione previdenziale con un consulente esperto. Con l’occasione ricordiamo l’indirizzo di P.E.C. della CIPAG: [email protected]. (Fonte: http://www.cipag.it) IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 15 DALLA CASSA DI PREVIDENZA La Garanzia Giovani della Cassa di Previdenza I nteressanti e di grande attualità i contenuti della nuova proposta in aiuto ai giovani neo-iscritti, “che intende – come sostiene il Presidente Amadasi – mettere a disposizione dei neo-iscritti che intendono accedere alla professione, gli strumenti necessari al fine di agevolarne l’accesso all’Albo”. Parliamo della Garanzia-Giovani: un’opportunità concreta di avvicinamento al mondo professionale che raggiungerà una platea di almeno 16.000 geometri under 29 (401 dei quali bresciani) già abilitati, molti dei quali in possesso di partita IVA che si trovano ancora in una situazione di “stallo” in riferimento alle loro aspettative lavorative. Giovani da tempo alla ricerca di una soluzione anche temporanea che consenta loro di sperimentare la quotidiana 16 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 operatività della professione. Una lodevole iniziativa del nostro Ente Provvidenziale che si colloca in quel ampio welfare attivo da esso propugnato e ribadito anche all’ultimo convegno di categoria, quello che si è tenuto a Roma ad ottobre, dal titolo “Valore geometra, sfida del lavoro e strumenti per crescere”. I Consiglieri e Presidenti lombardi erano stati accolti dal Presidente di Milano presso la sala San Sicario della Basilica per ascoltare e dibattere gli interventi del Presidente CIPAG Fausto Amadasi, del suo Vice Diego Buono e del Consigliere CNGeGL Cesare Galbiati. Veniamo al sunto dei lavori. Della proposta Garanzia-Giovani si è parlato con dovizia di particolari e conseguente dibattito nella riunione indetta a Milano dalla Consulta Regionale Lombarda il 28 ottobre per i dirigenti di categoria della nostra regione presso la prestigiosa sede del Collegio di Milano, ubicata – per chi non lo sapesse – nell’ex canonica di uno dei complessi monumentali storicamente più titolati di Milano: la Basilica di S.Ambrogio. La nuova proposta della Cassa si inserisce nel piano europeo da tempo attivato dall’UE sulla lotta alla disoccupazione giovanile, che in Italia purtroppo – anche a causa delle diverse normative regionali in materia e della scarsa produttività dei Centri di rimpiego – stenta a produrre quei frutti che il perdurare della crisi edilizia renderebbe invece impellenti e necessari. Sui 103 milioni di Euro già stanziati dall’Europa, ne sono stati utilizzati solamente nel nostro paese 1.3. Il nostro Ente Previdenziale per ovviare a tutto ciò ma anche nell’intento di “ricondurre” il piano di aiuto europeo ai giovani, alla specificità della nostra categoria, ha definito con il Ministero del Lavoro un protocollo d’intesa – che attende a breve la firma definitiva – in base al quale la CIPAG sostituendosi di fatto alle Regioni, come ha assicurato il Presidente Amadasi “potrà rapportarsi direttamente con il Ministero”. Fruitori e beneficiari del progetto sono i cosiddetti NEET (Not in Education, Employment or Training): i neo-geometri under 29 già abilitati ma allo stato disoccupati. Restano esclusi invece coloro che stanno già esercitando il tirocinio professionale presso enti, imprese o studi tecnici. DALLA CASSA DI PREVIDENZA Diego Buono (Vicepresidente CIPAG), Fausto Amadasi (Presidente CIPAG), Cesare Galbiati (Consigliere CNGeGL) e Renato Ferrari (Consigliere CIPAG e Presidente del Collegio Geometri della Provincia di Bergamo) al tavolo dei relatori. Tabella con il numero dei neoiscritti divisi per genere SESSO 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 TOTALE F 552 481 490 415 424 358 377 355 277 225 3.954 M 2.247 2.211 2.240 1.977 1.866 1.730 1.869 1.665 1.431 1.159 18.395 TOTALE 2.799 2.692 2.730 2.392 2.290 2.088 2.246 2.020 1.708 1.384 22.349 Tabella con suddivisione per Regione dei destinatari della proposta Abilitati 2013/2015 Iscritti Albo Iscritto con P.Iva Totali ABRUZZO 381 16 160 557 BASILICATA 128 6 40 174 CALABRIA 693 50 135 878 CAMPANIA 1.266 98 280 1.640 EMILIA ROMAGNA 696 47 284 1.027 FRIULI VENEZIA GIULIA 171 9 99 279 LAZIO 940 79 376 1.395 LIGURIA 369 10 195 574 LOMBARDIA 1.305 87 553 1.945 MARCHE 373 15 157 545 MOLISE 123 26 43 192 PIEMONTE 760 33 454 1.247 PUGLIA 855 44 318 1.217 SARDEGNA 297 13 64 374 SICILIA 958 118 177 1.253 TOSCANA 865 78 394 1.337 TRENTINO ALTO ADIGE 98 11 43 152 UMBRIA 376 10 87 473 VALLE D'AOSTA 24 0 12 36 VENETO 760 64 313 1.137 TOTALE 11.438 810 4.184 16.432 Garanzia-giovani garantisce ai beneficiari, per 6 mesi, un rimborso spese di 300 euro mensili – cifra alla quale il datore del tirocinio dovrà aggiungere una cifra mensile variabile da regione a regione (per la Regione Lombardia dovrebbe trattarsi di circa 100/200 Euro mensili). La formazione professionale del tirocinante prevede un “accompagnamento” all’impiego o all’auto imprenditorialità rappresentato da un percorso formativo di 60 ore sulle competenze necessarie alla professionalità, cui si aggiungono ulteriori 20 ore di assistenza per la redazione di un business-plan sulla prescelta attività professionale. Corsi formativi che saranno organizzati dai Collegi Provinciali, ai quali il Piano di aiuto europeo garantirà un contributo di 117 euro per ogni ora di lezione unitamente a 0.60 euro per ogni corsista. Quest’ultimo contributo non sarà direttamente devoluto ai Collegi che sceglieranno di intraprendere detta attività formativa, ma bensì ad una Fondazione che essi dovranno all’uopo costituire. Ai Collegi Provinciali spetterà anche l’onere di costituire e tenere aggiornata una Banca dati dei possibili fruitori del progetto, mettendo a disposizione un garante che faccia da collegamento tra la struttura provinciale e la Cassa Nazionale di Previdenza. A quest’ultima ultima spetta l’onere di raccordo con il Ministero del Lavoro, anche in concorso con il Consiglio Nazionale. Attraverso un pre-screening sui data base degli iscritti si potrà giungere all’invio per i beneficiari idonei di una convocazione ufficiale presso la sede del Collegio Provinciale di competenza. Un’operazione non di semplice gestione, dunque, quella della garanzia-giovani. Sarebbe però quanto meno scoraggiante che a una fattiva proposta della UE volta a risolvere il problema della disoccupazione giovanile, e a un impellente necessità della nostra Cassa di garantirsi quei 25.000 nuovi iscritti per i prossimi 10 anni onde pianificare la sua sostenibilità previdenziale, questo lodevole progetto si rivelasse un insuccesso. Ne andrebbe della credibilità della nostra organizzazione professionale e sarebbe un duro colpo per le prospettive future di accesso alla professione dei neo-geometri. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 17 DAL COLLEGIO DI BRESCIA Foto © Studio Eden Anche quest'anno il Collegio di Brescia sostiene i Caschi Bianchi B rescia per la seconda volta, è stata scelta come polo formativo dell’edizione 2016 del progetto “Caschi Bianchi: interventi umanitari in aree di crisi”. I 48 ragazzi provenienti da diverse regioni (Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Puglia, Sicilia, Marche, Trentino, Emilia Romagna, Piemonte, Molise e una partecipante dal Portogallo) sono stati impegnati in una settimana “full immersion” di preparazione al Servizio civile realizzata dalle ONG bresciane MMI (Medicus Mundi Italia), Scaip (Servizio Collaborazione Assistenza Internazio18 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 nale Piamartino) e SVI (Servizio Volontario Internazionale) con Fondazione Tovini e coordinata da Focsiv (Federazione degli Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario). La storia del Servizio Civile, il ruolo della comunicazione Nord/Sud, la gestione dei conflitti interpersonali e dell’affettività, e l’approccio interculturale sono solo alcune delle tematiche affrontate durante la formazione attraverso una metodologia partecipativa, la simulazione role playing e alcune testimonianze. Nella mattinata del 14 ottobre i 48 ragazzi hanno ef- fettuato una visita a Palazzo Loggia curata dal FAI con saluto dell’amministrazione comunale rappresentata dall’Onorevole Del Bono, Sindaco della Città di Brescia, e del Presidente del Collegio Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Brescia che ha donato i caschetti bianchi protettivi, simbolo della figura del volontario “costruttore di ponti” di pace. L’incontro è stato preceduto dal momento commemorativo nella sottostante piazza, con un omaggio al memoriale dei caduti della strage sotto il quale verrà posato un casco bianco per stimolare ad una riflessione sul tema cruciale della pace, seguito da un originale saluto alla città: il lancio dei caschetti bianchi in aria. Il Servizio Civile è un’esperienza concreta di solidarietà internazionale che ha l’obiettivo di stimolare un senso di cittadinanza attiva nei volontari dai 18 ai 28 anni; oltre alla crescita personale si tratta di un’occasione rivolta ai giovani per sperimentare e rafforzare le competenze tecnico/professionali rispetto alla conoscenza delle tematiche Nord-Sud e agli specifici progetti in cui saranno impiegati. Dei 48 Caschi Bianchi, 23 DAL COLLEGIO DI BRESCIA Alcuni momenti dell'incontro con i "Caschi Bianchi". sono destinati all’anno di servizio in Italia, mentre i restanti 25 si metteranno a disposizione per dodici mesi a partire da questo autunno, in aiuto ad alcuni tra le aree più problematiche al mondo: America Latina, Est Europa e Africa. Il gruppo che presterà servizio per le realtà bresciane all’estero è così com- posto: •10 per lo SCAIP in Brasile, Cile e Mozambico •10 per lo SVI Brasile, Venezuela, Colombia, Uganda e Romania •2 per MMI in Mozambico •2 per Fondazione Tovini in Ecuador. Quattro sono invece i giovani che presteranno servizio per le realtà bresciane negli uffici locali di MMI, SCAIP, SVI e Fondazione Tovini. I restanti presteranno servizio per altre realtà nazionali e internazionali: per CVCS (di Gorizia); COE (di Milano), CELIM: (di Milano), ASPEM (di Cantù), ACCRI (di Trieste) e MLFL (di Lodi). Le Ong bresciane seguiranno i volontari durante tutta la loro esperienza, guidando concretamente il loro lavoro, affiancandoli nelle problematiche quotidiane di relazione con il personale già presente e aiutandoli nell’inserimento. Il contratto prevede 12 mesi di lavoro retribuito dallo Stato Italiano, utile anche come esperienza fattiva nel mondo della lavoro e della cooperazione internazionale. Come l’anno passato, a fine della mattinata il gruppo si è ritrovato presso la sede del Collegio di piazzale Cesare Battisti 12 per un saluto e un momento di riflessione condivisa, particolarmente gradito dai ragazzi che hanno potuto ascoltare una esperienza pratica di realizzazione di un complesso per l’accoglienza dei ragazzi, su alcuni compiti che i volontari andranno a svolgere; l’incontro quest’anno è stato realizzato grazie alla preziosa collaborazione del geometra Angelo Gabriele Manenti, da molti anni coinvolto in iniziative di volontariato in Brasile. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 19 DAL COLLEGIO DI BRESCIA Angelo Brunelli Le memorie di un ottuagenario Prima parte A lla soglia dell’ottantaduesimo anno di età, dalle mani del Presidente del Collegio Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Brescia, per il sessantesimo di iscrizione all’Albo, il 10 giugno 2016 ho ricevuto medaglia e attestato “in segno di riconoscimento per l’attività svolta”. Nel corso dei festeggiamenti ho avuto l’occasione di raccontare alla signora Luisa, giovane storica segretaria del Collegio, alcuni episodi della mia passata attività, in prevalenza svolta nel campo della topografia. Risultato: perché non scrive qualche appunto, attingendo ai suoi ricordi? Grazie signora Luisa! Devo confessare che il dover mettere su carta alcuni ricordi, mi ha stimolato nella ricerca di “diari”, fotografie, appunti: sono ringiovanito di molti lustri. Dunque, in queste pagine racconto di persone con cui ho vissuto, organizzazione delle attività, strumentazione utilizzata, luoghi indimenticabili. Il mio primo pensiero va al geometra Giambra, scomparso nel 2012: inseparabile amico e competente/esigente maestro. Egli è stato mio compagno di scuola fin dalle “medie” e poi fino al diploma. Svolgeva da tre 20 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 anni attività topografica presso una ditta bresciana quando, nel 1956, mi chiese la disponibilità a collaborare in rilievi topografici da svolgersi in Trentino. Questo è stato l’incipit della nostra avventura continuata ininterrottamente per oltre mezzo secolo. Fra i molti collaboratori (in certi periodi abbiamo superato il numero di 30 impiegati) due, in particolare, i preziosi geometri che ci hanno seguito dalla data del loro diploma alla data della loro pensione: il geometra Danesi e il geometra Trettel , che avrò l’opportunità di citare nei miei ricordi. L’organizzazione delle nostre attività è diretta conseguenza della strumentazione utilizzata che abbiamo cercato di tenere costantemente aggiornata sia per le attività in campo, sia per il calcolo e per la restituzione degli elaborati. Ricordo con piacere e con “orgoglio” gli inizi delle mie attività. Lungo i circa 150 km del progettando Canale Emiliano Romagnolo, da Sant’Agostino di Reno a Ravenna, ho posto in opera circa 300 capisaldi di livellazione, buona parte in periodo invernale. Preso a nolo un “mosquito”, ho caricato sulle spalle lo zainetto con le tavolette IGM al 25000 e la carta da schizzi e al manubrio un secchio con mazzetta, scalpello, barattolo di vernice rossa e pennello (cemento e sabbia li reperivo lungo il percorso). Per oltre due mesi (eravamo negli anni 1958/1960: si sospendeva il lavoro solamente una domenica ogni 15 giorni) ho percorso le campagne emiliano romagnole (due o tre volte mi sono trovato in un fosso-asciutto, perché gelato!) materializzando un caposaldo ogni 500 metri circa, in corrispondenza di manufatti e cascine. Meravigliose, le donne di campagna: vedendomi lavorare DAL COLLEGIO DI BRESCIA Nella pagina precedente. Somalia: due nostri/nostre canneggiatori In questa pagina. Anno 1977 il centro di calcolo della neonata Tecma srl. Il geometra Trettel sull'Adamello (cima Venezia). al freddo e, talvolta, sotto la neve, mosse a pietà, mi “costringevano” ad entrare in casa/cascina e ad assaggiare le tagliatelle fatte in casa, condite con il ragù che cuoceva sul fuoco dal giorno precedente. N.B. La livellazione veniva eseguita successivamente e ad inverno superato, con livelli e stadie a doppia scala: non esistevano Autolivelli. I dati delle letture venivano scritti su appositi “libretti” sui quali, in seguito, venivano eseguiti i calcoli e riportati dislivelli e quote: attività che, di norma, veniva svolta dall’operatore la sera stessa e, di seguito, verificata da una persona terza. Indimenticabili i rilievi propedeutici alla progettazione dell’Autostrada del Brennero da Modena a Bolzano per circa 250 km: rilievi topografici e immediatamente successivo tracciamento degli assi e degli ingombri. I distanziometri non esistevano. Tutte le distanze, ripetute “in avanti” e “in dietro” (e, se necessario, una terza volta) venivano misurate con nastro metallico: per chi non l’ha provato, penso che sia difficile immaginare la fatica sopportata, specie nel pe- riodo invernale, con la neve e la necessità di attraversare aree coltivate a vigneto e/o a frutteto. Il Progettista “raccomandava” la precisione centimetrica, specie nella picchettazione delle curve e dei relativi raccordi clotoidali. Il primo distanziometro, ad infrarossi, ci è stato consegnato da Kern Italia, a titolo sperimentale, nel 1974: è stato impiegato nelle misure “ad alto rischio” sull’Adamello (una fotografia riprende il geometra Trettel impegnato sulla vetta di Cima Venezia). Autostrada Brescia-Verona: la ricordo, in particolare, perché per la prima volta nella nostra carriera abbiamo sperimentato la restituzione grafica delle sezioni trasversali che veniva eseguita a Trento nello Studio del Progettista. Scrivevamo i dati dei punti di sezione rilevati su moduli forniti dal Progettista a cui li inviavamo per posta, in modo che fossero inseriti nel Calcolatore dal personale dello studio. Settimanalmente chi di noi aveva eseguito il rilievo andava a Trento a verificare la corrispondenza del grafico alla sezione rilevata. Il calcolatore occupava una intera stanza (rinfrescata dal condizionamento). Nel 1977 sono stato promotore della costituzione della Tecma Srl: con l’apporto dei nuovi soci è stato costituito il centro di calcolo, con l’elaboratore Digital 11/70 allocato in ambiente condizionato. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 21 DAL COLLEGIO DI BRESCIA Brunelli nell'oasi di Aouzou (Ciad) ai piedi del Tibesti E ora, riprendo a parlare di me. Ho eseguito rilievi topografici e tracciamenti inerenti a strade, ad aeroporti, ad aree interessate da impianti di irrigazione, ecc. Gran parte di questi lavori li ho svolti, oltre che in Italia, in Libia, in Somalia, in Algeria, per centinaia di chilometri. Ricordo con particolare simpatia l’impiego della stazione totale AGA 710 in Libia: i primi giorni del suo impiego ci è stata sequestrata, perché le Autorità, informate dell’emissione di raggio laser, temevano che questo potesse nuocere ad animali e/o persone: abbiamo dovuto richiedere all’AGA un certificato che ne attestasse l’innocuità. Stavamo eseguendo rilievi in pieno deserto, con temperature che superavano i 45 gradi. Sorpresa: il nastro (cartaceo) anziché venire perforato, usciva con i fori “continui” (strisce) e, pertanto, inutilizzabile. Abbiamo dovuto richiedere all’AGA nastri metallici. Credo di poter dire che, anche in questa occasione, siamo stati ottimi collaudatori! Annoto particolari rilevamenti eseguiti per la progettazione e per l’installazione di Ponti Radio. Fra questi, in particolare, cito i collegamenti: •Milano - Novara - Gattinara - Torino; •Monreale - San Giuseppe Iato (sommità di “Punta della Vecchia”) - Enna Cammarata - Catania; 22 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 •Verona - Bosco Chiesa Nuova - Paganella (Tn) Bolzano - Plan de Corones - Cima Gallina (Vipiteno), fra le montagne da me più amate. I “puntamenti” venivano talvolta verificati mediante “specchiature” (credo che siano metodologie oggi demodè, poco dissimili dai segnali di fumo utilizzati dagli indiani), metodo che abbiamo utilizzato anche per il Ponte Radio determinato in Libano nel 1974 per i collegamenti Nabatieh - Tiro - Sidone - Beirut – Tarabulus. Qui devo soffermarmi su un particolare avvenimento: il 28 maggio, mentre viaggiavo con l’auto dell’Azienda di Stato da Beirut a Tarabulus, dalla radio ho avuto notizia che a Brescia era scoppiata una bomba, con decine di morti e di feriti. Mi sono precipitato nel più vicino al- bergo per telefonare a casa (i navigatori satellitari non esistevano), in effetti mia moglie mi diceva di aver sentito un grande botto, ma non era in grado di dirmi di che cosa si trattasse. La sera, poi, a Beirut, abbiamo avuto notizie dettagliate di quanto avvenuto, rassicurati comunque che non erano state coinvolte le nostre famiglie: con me, a condividere la stessa preoccupazione, c’era il geometra Danesi. Il ricordo di questa giornata mi spinge a ricordarne un’altra. Per lavori topografici molto estesi, da più anni stavamo lavorando nell’oasi di Giufra (Libia). Un giorno sono stato avvisato dall’Ufficio Postale che, tramite un telegramma, ero stato cercato dall’Italia; il telefono più vicino era ad Abugrei (circa 290 km a Nord di Giufra). Ho atteso con immaginabile ansia il venerdì (giorno festivo) per andare al posto telefonico e l’informazione ricevuta fu: “Telefono kassura (rotto)”. Sono rientrato a Giufra e mi sono tenuto l’ansia per altri otto giorni. Provvidenziale, in quei giorni, fu la conoscenza di un fabbro nell’oasi di Kufra, a 20 km ad Ovest dalla nostra casa di Waddan: diceva di avere imparato, in tempo di guerra (‘43-’45), a riparare automezzi, anche fuori-strada, da militari dell’Organizzazione TODT (tedeschi). Sta di fatto che, più volte, ha ricostruito le “balestre”delle nostre Land Rover, danneggiate dai frequenti accidentati percorsi nel deserto. ❑ ASSOCIAZIONE GEOMETRI DI VALLE CAMONICA Matteo Furloni Restiamo sul territorio C ome sempre, l’arrivo del nuovo anno rappresenta anche il momento per fare bilanci dell’anno che ci stiamo per lasciare alle spalle, prendendo in considerazione soprattutto gli obbiettivi che ci si era prefissati di raggiungere, analizzando nello specifico, se siano stati centrati o meno. Uno degli obbiettivi che anche per il 2016 c’eravamo posti era riuscire a garantire ad un sempre maggiore numero di colleghi, cercando di coinvolgerne sempre di più di anno in anno, di raggiungere le competenze e conoscenze necessarie per poter svolgere al meglio il proprio lavoro, competenze e conoscenze che al giorno d’oggi sono contenute nei concetti di istruzione e formazione. L’istruzione e la formazione sono momenti della vita lavorativa che camminano di pari passo e non possono essere separati. Infatti l’istruzione è la base senza la quale non si possono affrontare le continue sfide che la vita lavorativa ci mette davanti giorno dopo giorno, mentre la formazione è la chiave disponibile a tutti per poter superare tali sfide. Attualmente il mercato ci impone delle regole ben precise e richiede professionisti molto preparati e dinamici: per intenderci, professionisti con la “P” maiuscola. Queste regole anni fa erano il risultato di quanto appreso durante la sola formazione scolastica, ma oggi questo non basta più, le regole sono cambiante, così come le esigenze di chi si rivolge quotidianamente a noi. Ed è per questo motivo che ci si deve adeguare alle richieste del mercato del lavoro, in particolar modo per le professioni come la nostra, professioni tecniche. Per fare ciò, anche per quest’anno l’associazione ha assicurato il suo continuo impegno nel volere organizzare e promuovere corsi validi di formazione continua per la nostra categoria, riuscendo così ad organizzare sul nostro territorio, la Valle Camonica, qualcosa come 26 incontri formativi per un totale di 380 ore di aggiornamento e 320 C.F.P. Un risultato più che soddisfacente, del quale andiamo orgogliosi. Viste le adesioni e le partecipazioni ottenute dai vari momenti formativi, ritengo che i corsi di aggiornamento organizzati rispondono pienamente a tutta quelle serie di richieste che il mercato del lavoro moderno ci pone quotidianamente. Il tutto, di sicuro, ci riconduce ad una migliore offerta delle prestazioni professionali messe a disposizione dei nostri clienti, che trovano nel tecnico formato ed aggiornato un valore aggiunto sempre maggiore in termini di professionalità, qualità e competenza. Stiamo già lavorando per poter riproporre, a partire da gennaio, tutta una serie di incontri, convegni e corsi in modo tale da poter garantire anche per il 2017 un’ampia possibilità di aggiornamento e di formazione. ❑ Associazione Geometri di Valle Camonica Via Mazzini n. 12/A – 25043 Breno (BS) Tel. e Fax. 0364/321311 e-mail [email protected] Apertura sede: martedì 10.00-12.00 venerdì 16.00-18.00 Sito internet: www.geometridivallecamonica.it IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 23 SPORT Silvio Maruffi L e vittorie importanti vanno festeggiate in modo adeguato e godute il più a lungo possibile. È quanto avvenuto per la riconferma del Collegio di Brescia, campione d’Italia di tennis; gli atleti protagonisti dell’avvenimento hanno chiuso recentemente le celebrazioni della vittoria con una riuscita riunione conviviale, alla quale hanno partecipato i rappresentanti del Collegio, dopo che i protagonisti della vittoria si erano incontrati sui campi da tennis per fare il punto sul loro stato di forma e per ribadire l’impegno sportivo personale in vista dei futuri appuntamenti. La documentazione fotogra24 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 Al torneo di tennis di Sestri Levante il Collegio di Brescia si conferma campione d’Italia fica permette di visualizzare l’“insalatiera”, il trofeo che viene assegnato ogni anno al collegio dei geometri che si aggiudica la vittoria, con le due targhette che testimoniano la nostra affermazione nelle ultime due edizioni e che costituiscono un passo importante per l’aggiudicazione definitiva del trofeo. Per un altro anno, comunque, l’insalatiera resterà a Brescia e sarà rimessa in gioco il prossimo anno. Entrando nel merito della manifestazione sportiva, la vittoria dello scorso anno a Roma, su uno dei terreni riconosciuto tra i più belli del mondo, il campo Pietrangeli del Foro Italico dove ogni anno si affrontano i migliori giocatori della classifica internazionale, era giunta un po’ a sorpresa, perché le squadre di altri collegi che avevano primeggiato negli ultimi anni godevano del favore del pronostico. Grande pertanto era stata la soddisfazione per la vittoria, ma nel contempo ci si era resi conto delle difficoltà che si sarebbero dovute affrontare nei prossimi anni. Lo spirito con il quale i nostri atleti si sono presentati alla nuova sfida era di una giustificata consapevolezza dei propri mezzi, facendo parte di una squadra coesa e ben equilibrata, ma anche di un doveroso rispetto per le insidie che potevano venire da avversari agguerriti animati da fieri propositi di rivincita. Lo svolgimento del torneo ha chiarito in modo inequivocabile il valore delle forze in campo; la nostra squadra di punta in un lotto di ben tredici partecipanti in rappresentanza di undici collegi provinciali, ha dominato tutte le fasi a cui ha partecipato: le eliminatorie, le semifinali e la finale vincendo tutti gli incontri disputati, di singolare e di doppio, tranne uno, perso comunque molto onorevolmente. A Roma, l’anno scorso, la finale era stata disputata contro la squadra del Collegio organizzatore e in occasione della premiazione il Collegio di Livorno aveva manifestato la ferma determinazione di riconfermare la propria superiorità come già avvenuto in SPORT Nella pagina precedente, i componenti, da sinistra a destra, delle due squadre del Collegio di Brescia con i trofei vinti a Sestri Levante: Giuliano Pagani, Cesare Trainini, Ezio Bosio, Federico Alberti, Silvio Maruffi, Giacomo Giribuola, Gianni Gares, Andrea Campanelli, Marco Massetti, Luca Fabbri, Willy Gares, Paolo Vertua. In questa pagina. La premiazione del Collegio di Brescia, campione d'Italia di tennis a Sestri Levante. Sono riconoscibili in piedi, da sinistra a destra, il presidente della Geosport Gianluca Musso, Willy Gares, Giacomo Giribuola, Silvio Maruffi, Federico Alberti, Gianni Gares, Luca Fabbri, Giuliano Pagani, Cesare Trainini e accosciati Andrea Campanelli e Ezio Bosio anni passati. Si dà il caso che mentre Michele Argelassi, del Collegio di Livorno, si sia ripetuto anche quest’anno vincendo il torneo individuale al quale possono partecipare tutti i geometri indipendentemente dalla loro classifica nazionale, quelli che possono difendere le sorti del proprio Collegio nel torneo a squadre devono avere una classifica limitata alla quarta categoria. La regola è ispirata al rispetto dello spirito della competizione, che non è quello di riservarla ad un numero ristretto di professionisti, ma viceversa di favorirne al massimo la partecipazione, ponendoli in condizione di gareggiare con un sano spirito competitivo contro avversari “non impossibili”. Onore e merito dunque ai nostri cinque moschettieri componenti della prima squadra: Federico Alberti, Luca Fabbri, Giacomo Giribuola, Willy Gares e Giuliano Pagani che si sono battuti al massimo delle loro capacità e con encomiabile impegno per conseguire la prestigiosa affermazione. Una citazione doverosa anche alla seconda squadra del nostro Collegio, che pur non entrando nel novero delle finaliste, si è battuta onorevolmente al limite delle proprie possibilità. Non è mancato comunque l’affiancamento costante e il tifo caloroso nel sostenere i nostri rappresentanti più qualificati, il che ha contribuito non poco all’affer- mazione del nostro Collegio. Un accenno alle manifestazioni di contorno: come ogni anno il Collegio organizzatore, nella circostanza quello di Genova, in stretta collaborazione con i collaudati rappresentanti della Geosport cui non rivolgerò il solito meritato elogio in quanto già scontato, hanno dato un tocco particolare all’evento programmando l’apertura della manifestazione nella prestigiosa sede dell’Acquario riservata esclusivamente nella circostanza ai geometri partecipanti al torneo. Onore e merito a un Collegio che ha preso parte per la prima volta al torneo nazionale, ma che, visto l’impegno profuso e i risultati ottenuti, ha l’inten- zione di essere annoverato tra i competitori dei prossimi anni. Da notizie ufficiose, ma ben fondate, si è appreso che l’anno prossimo si torni a gareggiare a Rimini, nella sede nella quale la competizione nazionale ha fatto i primi passi. Per chi, come il redattore di codeste brevi note, aveva contribuito alla nascita del torneo nazionale, il ritorno del Torneo nella sua sede natale è motivo di grande soddisfazione. Arrivederci dunque a Rimini, sperando di collocare una nuova targhetta sull’insalatiera e di poterla custodire gelosamente nel prossimo e negli anni futuri nella sede del nostro Collegio. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 25 DAL COLLEGIO DI LODI XXXXXXXXXXXXX L’altra metà del cielo Donne tra vita, lavoro e libera professione Foto © neydt / 123RF Archivio Fotografico Morgana Rancati Essere donna è affascinante. È un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida, che non finisce mai… Oriana Fallaci I n questo numero della rivista, che prevalentemente affronta tematiche di tipo tecnico/professionali, sono a proporvi un articolo un po’ alternativo, nel quale attraverso materiali di diverso genere si riflette del ruolo della donna nell’ambiente di lavoro e nel ruolo della donna in quanto Geometra. La scelta di trattare un tema così delicato e di estrema attualità mi è sorta proprio lo scorso 8 Marzo quando, mentre lavoravo, ascoltavo la radio e leggevo sui social 26 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 network i molteplici auguri a tutte le donne del pianeta, oltre ad essere bombardata (ormai da giorni) da tutte le possibili proposte di festeggiamento nei locali con ingresso esclusivo alla donne. È stato proprio in quell'occasione che mi sono sorte una serie di domande e perplessità. È, questa, l’ennesima festa del consumismo e dei media? O una vera e reale occasione di elogio del genere femminile e dello status di donna? Ogni anno c’è sempre un altissimo rischio di fare un bagno di retorica pseudo-femminista. Diciamolo. Sarebbe bello affermare che la donna si celebra ogni giorno e non solo all’inizio di marzo. Che la mimosa è un bellissimo fiore, ma a dirla tutta, sempre meno della rosa. Che tanti si riempiono la di bocca di parità e invece, tu guarda, se le donne sono belle allora sono anche un po’ sceme. Che il gentil sesso (per niente debole) lavora tanto, ma guadagna comunque sempre meno dei colleghi maschi. Che nei posti di comando si parla tanto di quote rosa, ma poi spesso sono le signore stesse le peggiori loro nemiche. Che siamo il motore dell’economia, ma se poi una cerca lavoro riceve in cambio porte chiuse da maschi spesso impauriti dalle capacità e dalla determinazione del genere femminile. Che siamo nel nuovo millennio e siamo tutte più libere, ma se una ballerina della Scala parla di anoressia – squarciando il velo dell’ipocrisia nel tempio sacro della danza – viene licenziata in tronco, senza alcuna solidarietà dalle colleghe (però nel 2012 il Campidoglio le assegnava il premio Venere per il coraggio). L’8 marzo è la Giornata internazionale della donna. Ma perché si festeggia proprio in questo giorno? Cosa ha portato a far si che le donne venissero celebrate? Un po’ di storia “Virgo, vidua et mater”, cioè “vergine, vedova e madre”: nel Medioevo erano questi i soli ruoli femminili degni di rispetto agli occhi della società. Si diceva pure “quilibet in domo sua dicitur rex”, traducibile in “qualunque uomo nella pro- DAL COLLEGIO XXXXXXXXXXXXX DI LODI Sotto, un'immagine di donne operaie appena dopo il voto nel 1946 pria casa può considerarsi un re”. Due massime che sarebbero rimaste valide ancora per molti anni, perché né l’Umanesimo, né il Rinascimento, né l’Illuminismo, che pure aveva suscitato grandi speranze, hanno minimamente scalfito la condizione subalterna delle donne. Per molto tempo alle donne e al loro ruolo non è stata data la giusta importanza, considerate troppo spesso come personaggi secondari di una storia scritta e pensata per protagonisti esclusivamente maschili. Finché le stesse donne, anche grazie allo sviluppo delle scienze antropologiche, a una maggiore attenzione per il tema della famiglia che ha sposta to l’obiettivo sul quotidiano, sul privato e sull’individuale, hanno iniziato a prendere coscienza di loro stesse spinte da una voglia di uscire dall’ombra e di manifestare prepotentemente la loro presenza, rivendicando diritti soffocati da troppo tempo. Sono stati i movimenti femministi della seconda metà del Novecento a portarle sul proscenio della storia, ponendo alcuni interrogativi sul loro passato e investendo le loro energie per la conquista di un futuro migliore gettando le basi concrete per aspirare alla costituzione di una società non sessista. L’8 marzo è dedicato al riconoscimento delle lotte che sono state portate avanti dalle donne e alle loro conquiste sul piano dei diritti, dell’economia e della politica, contro le discriminazioni e le violenze di cui, ancora oggi, spesso sono vittime attive in ogni parte del mondo. Questa giornata ha, quindi, un significato ben diverso da quello che il consumismo moderno ha voluto imprimerle. È una celebrazione per le donne che riuscirono ad ottenere tutti i diritti che noi donne moderne di oggi diamo per scontati: diritto di voto, uguaglianza sul lavoro, parità tra i sessi, tutte cose ottenute grazie alle lotte di grandi donne del passato. Ci sono molte leggende e racconti che circolano in merito alla giornata delle donne; quello più diffuso è che si ricorderebbe in quella data la morte di più di un centinaio di donne, avvenuta in un incendio in una fabbrica di New York. Le operaie, sempre secondo questa versione dei fatti, rimasero intrappolate nella fabbrica e perirono, proprio il giorno 8 marzo. La Storia ci racconta che in effetti l’incendio della fabbrica in cui perirono le operaie ci fu davvero, ma accadde il 12 marzo, e soprattutto molto tempo dopo che già si celebrava la Giornata della Donna. Altri racconti ricordano che l’8 marzo 1917 in Russia vi fu una manifestazione guidata dalle donne, manifestazione che viene considerata l’inizio della Rivoluzione d’Ottobre. Tramite questa manifestazione veniva ricordato l’ideale dell’Internazionale, che voleva tutti i proletari e le proletarie del mondo uniti contro i padroni. L’unica cosa di cui siamo certi è che questa giornata celebrativa nacque negli Stati Uniti, con il nome di “Woman’s Day” il 3 maggio 1908, quando a una delle conferenze del partito socialista di Chicago alla quale erano state invitate anche le donne prese la parola la socialista Corinne Brown, attivista a sostegno dei diritti femminili. Proprio durante il suo intervento, ella affrontò il discorso dello sfruttamento da parte dei datori di lavoro nei confronti delle operaie, che tra l’altro ricevevano un salario bassissimo e avevano un orario di lavoro quasi intollerabile. Sempre nella stessa giornata venne affrontato anche il discorso delle discriminazioni sessuali nei confronti della donna e dell’estensione del diritto alle stesse. Dopo quella conferenza, che però non ebbe un effetto immediato, il Partito socialista americano decise “di riservare l’ultima domenica di febbraio 1909 per l’organizzazione di una manifestazione in favore del diritto di voto femminile”. La prima giornata della donna, negli Stati Uniti, fu quindi celebrata il 28 febbraio 1909. La vera svolta si ebbe però nel 1910. Un lungo sciopero di 20.000 IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 27 DAL COLLEGIO DI LODI XXXXXXXXXXXXX operaie di New York, durato tre mesi (dal novembre 1908 al febbraio 1909), fu considerato dal Partito socialista come una manifestazione che difendeva in pieno i diritti delle donne. E proprio per questo motivo alla Conferenza internazionale delle donne socialiste, che nel 1910 si svolse a Copenaghen, si decise di istituire in tutto il mondo una giornata che fosse dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne. Negli Stati Uniti la Giornata della donna continuò a tenersi alla fine di febbraio, mentre in Paesi come Germania, Austria, Svizzera, Danimarca, la prima Giornata della donna fu tenuta il 19 marzo del 1911. Con la Prima Guerra Mondiale la celebrazione della Giornata della donna fu interrotta ma l’8 marzo 1917, a San Pietroburgo, le donne si unirono in una grande manifestazione per chiedere la fine della guerra, incoraggiando così il popolo alle successive manifestazioni che portarono alla rivoluzione che provocò il crollo dello Zar. Grazie alle donne russe, ebbe così inizio la Rivoluzione Russa e per questo motivo, nel 1921, la seconda Internazionale delle donne comuniste fissò come data celebrativa per la Giornata della donna l’8 marzo. In seguito la giornata cominciò ad essere celebrata in varie parti del mondo e anche in Italia; la tradizione, nel nostro Paese, fu interrotta dal fascismo. La celebrazione riprese durante la lotta di liberazione nazionale, come gior28 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 nata di mobilitazione delle donne contro la guerra, l’occupazione tedesca e per le rivendicazioni di diritti femminili. Nascevano così i gruppi di difesa della donna collegati al CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) che daranno origine all’UDI (Unione Donne Italiane). Nel 1946 l’UDI preparò il primo 8 marzo nell’Italia libera, proponendo di farne una giornata per il riconoscimento dei diritti economici, sociali e politici delle donne. Si scelse la mimosa come simbolo della giornata (entrambe, ora, troppo spesso ridotte a gadget) per una semplice ragione: è uno dei pochi fiori che fioriscono già in quel periodo. La vera esplosione, in Italia, l’8 marzo l’avrà negli anni ’70. Anni che segnarono la collaborazione dei movimenti femminili (in primo luogo l’UDI, col suo storico giornale “Noi donne”, esistente per altro ancora oggi) e femministi che, operavano attivamente per la parità di genere. La prima manifestazione femminista risale al 1972 e si svolse a Roma. Ma il momento più significativo lo si ebbe nel 1980, con una grande manifestazione unitaria in cui confluirono per la prima volta tutti i movimenti femminili e femministi. L’8 marzo attraversa un secolo di storia particolarmente denso e complesso: grandi rivoluzioni, sviluppo impetuoso e ineguale, genocidi, tecnologie in continua evoluzione. Un cammino lungo e faticoso per le donne di tanti paesi, più volte interrotto, ma che con grande tenacia venne sempre ripreso. Donne non solo per l’8 marzo: l’Italia da sempre protagonista Figlia o moglie: per anni, gli unici ruoli riservati alle donne sono stati questi. Finché è nato il movimento femminista e... allora è arrivata la festa delle donne. E non solo: emancipazione, uguali diritti e uguali possibilità. Mentre mi documentavo per scrivere questo articolo nato per gioco – che sta crescendo sempre di più come un pro- getto concreto di messa in risalto del ruolo della donna come tale, ma ancor più come punto di forza della società moderna – mi è venuta spontanea una domanda: come mai ne sappiamo cosi poco delle donne che hanno fatto la storia e che ci hanno permesso di essere protagoniste della società moderna? Come mai, soprattutto in Italia, bisogna fare tanta fatica per trovare e leggere i “ritratti” di quelle donne che hanno fatto la storia del nostro Paese? Penso a Teresa Noce, che DAL COLLEGIO XXXXXXXXXXXXX DI LODI Da sinistra. Manifesto del I Congresso nazionale dell’UDI. Manifesti per la giornata della donna del 1969 e del 1981. dopo aver combattuto in Spagna durante la Guerra Civile portò a termine in Italia diverse e pericolose missioni per organizzare la resistenza interna. Nel 1943 fu internata dai nazisti nel campo di Ravensbruck e al suo rientro in patria venne scelta tra i membri della Consulta, eletta nella Costituente e fece parte della Commissione dei 75 che scrissero la Costituzione. O ad Ada Gobetti, che fin dal 1943 ha partecipato alla Resistenza e ha fondato i Gruppi di difesa delle donne (GDD). Perché non si racconta agli studenti moderni che Nilde Iotti si è battuta per fare in modo che alcuni dei principi costituzionali non rimanessero parole vuote? Poche sanno che, in qualità di una delle cinque donne della Commissione dei 75 della Costituzione, ella orchestrò la campagna per il divorzio e si battè per il nuovo diritto di famiglia. Perché non si narra che Lina Merlin, che dopo essere stata arrestata per la su attività clandestina, ha partecipato a ricostruire le basi del Partito socialista, è stata un’altra delle cinque donne della Costituzione e a lei si deve l’inserimento dell’affermazione “senza distinzione di sesso”, che ha cambiato la storia delle donne? Costituzione della Repubblica italiana - Art. 3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Non si racconta di Renata Viganò che mai si è tirata indietro, quando si doveva rischiare la vita per fare da raccordo tra le diverse caserme nel periodo della Resistenza. O ancora di Anna Magnani, che oltre ad essere una delle più grandi attrici italiane, è stata anche un’antifascista accanita, tanto da avere il coraggio di improvvisare sul IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 29 DAL COLLEGIO DI LODI XXXXXXXXXXXXX palcoscenico battute contro il regime. Da ricordare anche Tina Anselmi che a soli 17 anni attraversava la campagna veneta come staffetta partigiana e che da Ministra del Lavoro faceva approvare la storica legge per la parità di trattamento tra uomo e donna in ambiente lavorativo. Non scordiamoci poi del lavoro oscuro e mai abbastanza riconosciuto delle “educatrici al voto”, o ancora dell’opera delle prime socialiste come Anna Kuliscioff e Anna Maria Mozzoni che parlano di diritto al lavoro e di libertà a tutte quelle donne operaie che erano restie ad accogliere le nuove idee che prefiguravano un “mondo alla rovescia”, sempre frenate da quell’educazione familiare che con le parole e con l’esempio aveva inculcato loro il principio che la donna deve essere sottomessa. È stato grazie a queste e a molte altre donne che hanno segnato la storia del nostro paese che dal 2 giugno 1946 le donne sono diventate protagoniste della vita civile, portatrici di nuovi gesti, di parole diverse, di un’apertura verso il mondo esterno a loro non più estraneo, perché vissuto e conosciuto. Come scrisse la storica Paola Gaiotti de Biase: “Venne rovesciato il principio che ha governato la storia dell’umanità intera. Quando tutto ciò che porta il segno della ragione e della libertà è opera dell’uomo”. Dobbiamo quindi anche noi, donne del nuovo millennio, farci narratrici della nostra storia, per 30 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 ricordare che accanto ai molti uomini italiani, ci sono state tantissime grandi donne che hanno contribuito ai migliori cambiamenti del nostro paese. Prima di lasciarvi, in attesa di ritrovarci per le prossime puntate del nostro articolo sulle donne e sulle loro storie, ruoli e sogni tra lavoro e vita volevo condividere con voi due pensieri di donne magnifiche e illustri del nostro Paese. Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di “mostrare” nulla se non la loro intelligenza Rita Levi Montalcini “A tutte le donne” Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso sei un granello di colpa anche agli occhi di Dio malgrado le tue sante guerre per l’emancipazione. Spaccarono la tua bellezza e rimane uno scheletro d’amore che però grida ancora vendetta e soltanto tu riesci ancora a piangere, poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli, poi ti volti e non sai ancora dire e taci meravigliata e allora diventi grande come la terra e innalzi il tuo canto d’amore. Alda Merini SCUOLA Esami di Stato 2016 Prove ed elenco abilitati Commissioni 12, 13 e 14 ESAMI DI STATO RIEPILOGO SESSIONE 2016 Candidati ammessi 142 Candidati presentati 125 Esiti positivi 69 Esiti negativi 56 Non presentati 17 PERCENTUALE ABILITATI 55% I CANDIDATI PRESENTATI AGLI ESAMI DAL 2012 AL 2016 2012 241 2013 178 2014 171 2015 122 2016 125 ESITI POSITIVI Commissione 12 Istituto Tartaglia – Brescia Commissione 14 Istituto Einaudi – Chiari 25. De Felice Antonio 26. De Giglio Valeria 1. Adamini Emanuele 27. Di Francesco Elia 1. Pezzucchi Marco 2. Alberti Nicola 28. Dotti Marco * 2. Pietta Andrea 3. Albertoni Fabio 3. Pietta Nicolò 4. Amadori Andrea 4. Pisciella Davide 5. Ardesi Simone 5. Pongenubi Giorgio 6. Prosbick Robert Andrei 7. Raza Michele Commissione 13 Istituto Tartaglia – Brescia 6. Bardella Andrea 7. Belleri Enrico Luca 8. Belviso Gianluca 1. Begni Nicola 8. Riccardi Simone 9. Bergamin Davide 2. Erculiani Luca 9. Rivetti Michele 10. Bertolini Alessandro 3. Felappi Cinzia 10. Sabbadini Simone 11. Bertolini Cristian 4. Fiorini Vasco 11. Saleri Giorgio Giovanni 12. Bonori Nicola 5. Forgioli Davide 12. Saleri Martina 13. Brescianini Luca 6. Gala Andrea 13. Salvetti Fabio 14. Buccio Stefania 7. Garofalo Luca 14. Scalvini Mattia 15. Caggioli Alessandra 8. Guicciardi Lorenzo 15. Shulyk lryna 16. Caprini Nicola 9. Idilli Miriam 16. Taboni Donato 17. Casablanca Salvatore 10. Maffessoli Rossella 17. Targhetti Davide 18. Cavagnini Luca 11. Martinelli Nicola 18. Tedoldi Marco 19. Cavalleri Gianbattista 12. Mazzelli Luca 19. Tosoni Gianmarco 20. Cedri Marco 13. Minini Francesca 20. Valotti Marco 21. Clementi Leila 14. Moranda Emanuele Carlo 21. Zaffaina Cristopher 22. Cortelazzi Federica 15. Murdocca Simone 22. Zendra Denis 23. Cropelli Gabriele 16. Pacelli Jacopo 23. Zilioli Diego 24. D'Amato Matteo 17. Pedrali Giovanni 24. Zingaro Marco IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 31 SCUOLA Prima prova scritta o scritto-grafica Si realizzi il progetto di una palestra annessa ad una scuola superiore, della superficie di circa 800 mq. con altezza utile pari a 7.50 mt contenente un campo di pallacanestro con misure regolamentari (14 x 26 mt) con distanza di sicurezza di 2 mt dai muri perimetrali e con i seguenti locali accessori: •Servizi per circa 60 alunni con spogliatoi, servizi igienici e docce divisi per sesso, ambulatorio, deposito attrezzi e dei materiali vari per le attività previste per la manutenzione. Prevedere l’accesso degli alunni attraverso gli spogliatoi e degli spettatori alle gradinate attraverso ingressi autonomi, all’interno dell’ambiente centrale. Si richiedono: 1) Pianta, prospetti esterni, due sezioni in scala 1:100; 2) Particolari costruttivi del sistema architettonico prescelto in scala 1:50, 1:20 quotati. Tempo massimo per lo svolgimento della prova: ore 8. Durante la prova sono consentiti l’uso di strumenti di calcolo non programmabili e non stampanti e la consultazione di manuali tecnici e di raccolte di leggi non commentate. 32 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 SCUOLA Tema di: TOPOGRAFIA Della particella pentagonale ABCDE di un terreno con lati a pendenza costante, sono note le coordinate plano-altimetriche dei vertici rispetto ad un sistema di coordinate cartesiane ortogonali: VERTICI ASCISSE ORDINATE QUOTE A 247,25 m 205,60 m 125,30 m B 365,45 m 82,40 m 110,25 m C 236,70 m -44,65 m 89,22 m D 62.35 m 35,00 m 105,62 m E 84,20 m 152,70 m 112,36 m Dovendo procedere alla compravendita del suddetto terreno (identificato dalla particella ABCDE) e successivamente all’inserimento di una strada tra i due terreni formatisi, il candidato: 1)Frazioni la particella in due parti, con dividente parallela al lato AB staccando un’area pari ad ¼ dell’area totale, verso AB. 2)Detti M ed N rispettivamente gli estremi della dividente su AE e su BC, ne determini le coordinate planimetriche e le quote. 3)Inserisca una curva monocentrica tangente ai tre rettifili ED, EM ed MN individuando il valore del raggio e la posizione dei punti di tangenza (T1 su ED, T2 su EM e T3 su MN). 4)Realizzi il profilo longitudinale in corrispondenza dei picchetti D, T1, T2, T3, N dopo avere inserito una livelletta di compenso con pendenza pari a 2%, in salita da D ad N, e determini le quote rosse e le quote dei punti di passaggio. Inoltre il candidato rappresenti la planimetria delta particella al termine dei lavori in scala 1:2000 e il profilo longitudinale completo del tratto di strada 1:1000/1:100. Durata massima della prova: 6 ore. È consentito soltanto l’uso di manuali tecnici e di calcolatrici tascabili non programmabili. Non è consentito lasciare l'Istituto prima che siano trascorse 3 ore dalla dettatura del tema. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 33 SCUOLA Veronica Gianesini Davide Ravelli Il progetto “Topografia in quota” all’Istituto “Antonietti” di Iseo O ra possiamo dirlo: non solo ce l’abbiamo fatta, ma ne è davvero valsa la pena! Già, perché realizzare il progetto che abbiamo deciso di chiamare “Topografia in quota” non è stato facile. Non tanto per la parte organizzativa pura e semplice, che è stata in qualche modo simile all’organizzazione di una visita didattica: contatti con le strutture “papabili” in cui pernottare, stesura di un programma di attività, reperimento dei mezzi di trasporto, preventivi, autorizzazioni, ecc. Anche se, ovviamente, anche qui qualche “ostacolo” c’era: ci serviva un rifugio, possibilmente nella zona dell’Alta Valcamonica, e il periodo di apertura (meteo permettendo) è di solito da Maggio a Ottobre, vale a dire soprattutto nel periodo in cui la scuola “riposa” (si fa per dire). Per fortuna qui siamo riusciti a cavarcela anche chiedendo l’appoggio del CAI. Nessuno dei due è iscritto, quindi ci siamo presentati in punta di piedi alla sede di Brescia, ottenendo invece una piena ed entusiastica adesione all’idea, validi consigli e soprattutto un solido appoggio per contattare i rifugi che potevano meglio fare al caso nostro. Vero, ma qual è l’idea base del progetto? Ci siamo messi in testa di fare esercitazioni di rilievo topografico in montagna, con l’idea che poi da lì potesse partire un progetto multidisciplinare che i ragazzi coinvolti, a gruppi o singolarmente, avrebbero sviluppato 34 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 nel corso dell’anno, sfruttandolo anche come possibile “tesina” da Esame di Stato. Da qui la scelta della “macroarea” dell’Alta Valcamonica: immediato è il collegamento con le vicende della Grande Guerra, a cent’anni dal loro pieno svolgimento. Il lavoro si doveva svolgere in due periodi, con due gruppi di studenti delle classi quarte CAT: una decina a maggio e un analogo numero all’inizio di settembre. E qui sono arrivate le note dolenti: basta fare mente locale, per ricordare quanto lo SCUOLA Nella pagine precedente, dall'alto. Uno scorcio della Val Miller e le cime innevate a monte del rifugio. In questa pagina, dall'alto. Studenti e docenti dell'IISS "Antonietti" coinvolti nel progetto; alcuni studenti impegnati nella fasi di rilievo esterno. scorso Maggio abbia somigliato più ad un mese autunnale che al miglior mese della primavera. Come è giusto che sia però non ci siamo abbattuti e abbiamo recuperato con tre giorni stupendi trascorsi al rifugio “Gnutti”. Tre giorni intensi: il rifugio, posto a 2.166 m s.l.m. si trova nella Val Miller, è di proprietà del CAI di Brescia ed è nato nel 1975 grazie alla ristrutturazione di quella che era la casa del guardiano della diga del Miller, parte di un sistema di sbarramenti destinati alla produzione di energia elettrica che prevede anche la diga del Baitone, posta nelle vicinanze, a una quota superiore. Ulteriori spunti di lavoro o anche solo di riflessione: la costruzione di queste dighe risale agli anni ’20 e ’30 del Novecento. Come non pensare a quanto potrà essere stato difficile realizzare opere di questo genere con i materiali e i mezzi dell’epoca, per di più in condizioni ambientali di quel genere. La storia di questa “colonizzazione” delle valli alpine è sicuramente affascinante. Per non dire dell’aspetto puramente tecnico: come funzionano gli sbarramenti (vedasi il “vecchio” programma di Costruzioni in Quinta Geometri)? Insomma, di spunti ne abbiamo trovati, fra noi e i ragazzi, in abbondanza. Ma in ogni caso, va sottolineato che anche solo tre giorni in un ambiente di questo genere ci avrebbero comunque ripagato del tempo impiegato per orgaIL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 35 SCUOLA In senso orario. Prima bozza di restituzione del rilievo topografico in Autocad; ortofoto dell'area della diga del Miller; restituzione del rilievo interno in Autocad. nizzare. Per noi e per i ragazzi operare a oltre duemila metri di quota, rilevando un rifugio e una diga al posto dei soliti spicchi di verde su cui ci si esercita di solito a scuola è stata sicuramente un’esperienza particolare. Non ultima, una considerazione: come al solito la risposta degli studenti ad attività di questo genere è stata ottima, a dimostrazione secondo noi che anche in questo modo si valorizza e si rilancia il corso CAT. Un doveroso grazie da parte nostra va al CAI per aver patrocinato l’iniziativa (che contiamo di riproporre) e a Gianluca Madeo e al suo staff per tutto il resto. Quello che segue è un resoconto dei ragazzi coinvolti. Lunedì 19 Settembre, zaino in spalla e strumenti topografici alla mano, guidati dai professori e fau36 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 tori dell’esperienza Davide Ravelli e Veronica Gianesini, ci siamo apprestati a effettuare l’ardua salita verso il “Gnutti” percorrendo il sentiero numero 23. Lasciato il Ponte del Guat alle nostre spalle, la salita è durata all’incirca due ore passando per le famose “Scale del Miller”, al termine della quale siamo stati accolti calorosamente dai rifugisti. Sistemati i bagagli, abbiamo avuto modo di rifocillarci e riposare; recuperate le forze ci siamo divisi in due gruppi: metà di noi si è dedicata alle misure dell’interno del rifugio tramite distanziometri laser e bindelle, mentre l’altra parte si cimentava nell’utilizzo della stazione totale per il rilievo dell’esterno e di una prima parte della diga del Miller. Calata la sera abbiamo conosciuto la guida Carla Dionisi, che ci ha presentato il percorso da seguire la mattina successiva. Prima di addormentarci uno sguardo all’insù ci ha mostrato un cielo stellato spettacolare e di buon augurio per la giornata a venire. Martedì mattina la partenza è stata intorno alle ore 8, con direzione Rifugio “Tonolini” e Laghi Gelati; insoliti insegnanti sono stati i cartelli che costellano l’intero sentiero, che ci hanno dato informazioni extra sulla Prima Guerra Mondiale; tappe fondamentali nel percorso sono state anche il “Passo del Gatto” e il rifugio “Baitone” con la vicina diga. Superato il “Tonolini” abbiamo incontrato un’altra diga, costruita con la tecnica della muratura a secco e ormai in buona parte crollata, e i primi due Laghi Gelati. A causa di un improvviso cambiamento del meteo abbiamo concluso qui la nostra ascensione, scendendo a ristorarci presso il rifugio. Tornati al “Gnutti” ci siamo concessi un primo meritato riposo davanti alla stufa, per poi approfittare del tempo rimasto prima della cena per iniziare la restituzione del rilievo. vista dell’imminente partenza prevista per il primo pomeriggio. Dopo pranzo infatti, anche a causa del maltempo che sembrava approssimarsi, alle 13 circa è iniziata la discesa a valle. Nella terza – e ultima – mattinata, ci siamo dedicati al completamento del rilievo della diga del Miller ed alla sistemazione dei bagagli in La classe 5 E CAT dell’Istituto “Antonietti” di Iseo Durante il ritorno in treno verso Iseo, tutti ci siamo trovati d’accordo sul valore dell’esperienza che avevamo appena concluso, che ci ha permesso di “fare lezione” (tra rilievi topografici, dighe e storia della Prima Guerra Mondiale) in un ambiente unico non solo dal punto di vista naturalistico. Anche la sola possibilità di passare tre giorni in un rifugio, parzialmente isolati dal mondo esterno ci è sembrata perlomeno altrettanto valida rispetto alle solite gite scolastiche, e ha permesso ad alcuni di noi di conoscere un modo nuovo di sperimentare il contatto con la natura. ❑ SCUOLA Restituzione del rilievo interno in Autocad. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 37 SCUOLA Passivhaus Days 2016 Il “Battisti” a lezione sul campo per l’edilizia sostenibile D iverse le manifestazioni realizzate in Provincia per l’annuale edizione degli “International Passive House days”. Ogni anno nella seconda settimana di Novembre, infatti, gli inquilini e i progettisti delle Passivhaus (o Case Passive) aprono le porte dei loro edifici e dei loro cantieri in occasione delle “Giornate Mondiali delle Case Passive” per toccare con mano il concetto Passivhaus e parlare con chi sta lavorando per la sua realizzazione, o con chi sta vivendo in prima persona il comfort e il risparmio che questo tipo di edifici offrono. Due gli esempi di riferimento sul territorio bresciano: quello seguito come progettista dal geometra Ezio Fettolini a Pisogne e quello del geometra Alessandro Merigo a Gardone Riviera. In particolare, grazie alla giusta intuizione del collega Merigo di invitare gli studenti dell’Indirizzo CAT-geometri dell’IISS “C. Battisti” di Salò, alcuni ragazzi sono stati accompagnati dal professor Gangemi presso l’edificio di Gardone Riviera per una visita-studio che ha consentito loro di conoscere nella pratica la realizzazione di un edificio che rispondesse ai requisiti previsti dal protocollo della “casa passiva”, un edificio nel quale il progettista ottimizzando l’involucro, a cui vengono demandati i 2/3 del contenimento energetico, e riducendo la componente impiantistica mira ad assicurare il benessere termoigrometrico abbattendo i costi dei consumi fino al 90% 38 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 in meno rispetto ad un edificio tradizionale. Tale visita ha consentito di ascoltare, dal racconto dell’esperienza diretta dei professionisti coinvolti, il percorso dell’intervento, dall’affiancamento come consulente a un precedente progettista che non era a conoscenza del approccio Passivhaus (che invece il committente era intenzionato a realizzare), alle variazioni intervenute in risposta alle richieste della soprintendenza, che rischia- vano di incidere considerevolmente sugli obiettivi di contenimento del fabbisogno energetico dell’edificio e che, dopo una approfondita analisi delle soluzioni alternative possibili, sono state soddisfatte consentendo di otte- SCUOLA nere comunque un edificio adeguatamente performante. Una realizzazione che ha quindi visto la luce non senza l’insorgere di imprevisti e difficoltà che le competenze del geometra ed il lavoro “di concerto” con gli altri professio- nisti coinvolti – strutturista, serramentista, impiantista, ecc. – hanno saputo superare, con soddisfazione del cliente. Una nota particolare va al cliente che ha in parte realizzato in “autocostruzione” l’edificio con la posa degli iso- lanti e la sigillatura, contribuendo anch’egli al successo della costruzione, a dimostrazione che la condivisione degli obiettivi può fa superare ogni ostacolo. Il percorso della visita era stato in precedenza predi- sposto con l’esposizione di dieci pannelli didattici, che hanno accompagnato la spiegazione del collega Merigo, in modo da consentire agli studenti di conoscere il contesto storico in cui si è evoluto il concetto di Passivhaus dalla fine degli anni ’90 ad oggi, di comprenderne gli obiettivi di sostenibilità ambientale e i principi – l’orientamento, la forma, la continuità dell’isolamento con la rimozione dei ponti termici, l’ermeticità, la serramentistica ed il sistema di ventilazione meccanica – che ne caratterizzano la realizzazione, sino ad arrivare alla presentazione del progetto specifico dell’edificio ed alla documentazione fotografica delle fasi di cantiere. I ragazzi, sempre positivamente attratti dalla prospettiva di compiere visite di studio, si sono trovati così particolarmente coinvolti nella presentazione delle scelte progettuali e di quelle relative ai materiali, in ottemperanza al rispetto del recupero ed ampliamento dell’edificio nel quale l’intervento si è potuto concretizzare, di quelle relative ai materiali e nell’approfondimento relativo alla serramentistica, dimostrando una assimilata discreta preparazione sull’argomento. Durante l’esposizione sono stati anche diversi i richiami all’attualità della normativa NZEB, con la quale i moderni progettisti sono ormai chiamati a confrontarsi, ed alla particolare soddisfazione dei requisiti richiesti con l’applicazione dell’approccio Passivhaus alla riqualificazione del costruito. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 39 SCUOLA Alice Me Utilizzo degli strumenti topografici e dei droni al “Capirola” di Leno I l giorno venerdì 28 ottobre 2016, nell’Aula Magna dell’Istituto “Capirola” di Leno, si è tenuto un interessante incontro dal titolo “L’utilizzo dei droni nei rilievi topografici”. L’iniziativa ha voluto essere anche l’occasione per ricordare il professor Emanuele Tomasoni, docente di topografia presso il nostro Istituto prematuramente scomparso nel mese di agosto. Hanno partecipato tutte le classi del triennio Geometri CAT e, vista l’attenzione e la partecipazione degli studenti, l’incontro ha sicuramente colpito nel segno. Lo scopo era quello di far conoscere, ai futuri geometri, l’ultima novità in ambito di rilievo topografico, far vedere come lavora un drone, come si utilizza e, obiettivamente, quali, per ora, sono le criticità. I relatori sono stati il geometra Piergiovanni Lissana (Consigliere del Collegio dei Geometri di Brescia), il geometra Andrea Plebani (membro della Commissione Topografia e Catasto del Collegio Geometri di Brescia) e il loro giovane collaboratore, geometra Matteo Tengattini. I relatori hanno dapprima illustrato, attraverso esempi concreti e ben evidenziati dalle fotografie proposte, l’utilizzo della strumentazione tradizionale: stazione totale, GPS, scanlaser. I ragazzi hanno potuto capire quanto sia vasto e variegato il mondo dei rilievi topografici: si è passati dai rilievi delle trincee della Grande Guerra in alta montagna, al rilievo di serbatoi di acqua per inneva40 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 mento artificiale delle piste da sci, fino a lavori nel centro di Milano e addirittura nel sottosuolo lungo il tracciato della metropolitana. Gli studenti sono riusciti a percepire quanto la professione del geometra sia vasta e interessante; attraverso esempi concreti, realmente affrontati da professionisti, hanno potuto rendersi conto che le discipline studiate sui banchi di scuola sono utilissime e propedeutiche alla loro futura attività lavorativa. Durante gli interventi dei relatori i ragazzi hanno chiaramente avvertito l’entusiasmo e la passione che accompagna quotidianamente ogni loro lavoro. Nella seconda parte dell’incontro, Matteo Tengattini è passato alla spiegazione del drone, supporto utilissimo e talvolta unico modo per realizzare rilievi . Nel cortile dell’Istituto sono state effettuare numerose ricognizioni dei diversi plessi scolastici e poi in aula magna sono state mostrate le riprese realizzate. Gli studenti alla fine hanno richiesto ai professionisti ulteriori chiarimenti dimostrando che la curiosità viene stimolata quando le classi sono sollecitate con argomenti e proposte concrete. La Preside Ermelina Ravelli ha sottolineato agli studenti quanto sia importante la collaborazione continua tra l’istituto di Leno ed il Collegio Geometri di Brescia, quanto sia proficuo il rapporto di collaborazione tra professionisti e futuri professionisti. Gli allievi, in questo modo, sono aggiornati su tecniche e metodologie effettivamente utilizzate nella realtà lavorativa e così viene davvero colmata la distanza tra la scuola e mondo del lavoro realizzando (a Leno da sempre) la reale e quotidiana alternanza tra scuola e realtà lavorativa. ❑ SCUOLA Franco Chiriacò S ono stato selezionato, tramite un bando, per svolgere uno stage lavorativo all’estero. Il progetto, “My first Job 2.0” finanziato dal Comune di Gavardo, dall’associazione A.Ge. di Gavardo, dalla Comunità Montana, dalla Coop Tempo Libero e da un ente privato, consisteva nell’avvicinare i giovani diplomati, laureandi o laureati al mondo del lavoro tramite uno stage lavorativo all’estero, con una scelta tra tre nazioni, nel settore richiesto dal partecipante. La mia scelta è stata la Spagna e come ambito il campo della costruzione in quanto sono diplomato geometra. La società che mi ha accolto, “Carpe costrucciones y proyectos”, è uno studio tecnico che opera principalmente nel campo della progettazione e costruzione di edifici, associato ad uno studio di architettura. Il team di lavoro – composto Stage lavorativo a Logroño da un architetto, un ingegnere, un avvocato e un promotore – mi ha permesso di essere completamente inglobato nello studio. Le mie competenze e i miei incarichi sono cresciute con il passare delle settimane anche se fin da subito il gruppo ha dimostrato completa fiducia nei miei confronti. Il progetto principale che avevano e che tuttora stanno continuando è la progettazione e realizzazione di un hotel ricavato da una casa rurale. Il mio compito era di adattare le piante dei vari piani e i prospetti delle facciate alla situazione reale dell’edificio. Durante questo incarico ho appreso nuove conoscenze relative ai comandi da utilizzare per il programma di disegno bidimensionale AutoCAD, le quali mi hanno permesso di migliorare e velocizzare la mia dimestichezza nell’utilizzo del programma. In secondo luogo, seguivo direttamente con l’ingegnere indagini di abitazioni per differenti incarichi come certificazioni energetiche, interventi di riqualificazione dei locali interni e/o delle facciate esterne. In particolare mi ha interessato molto l’ambito relativo alla certificazione energetica di edifici ad uso privato, in quanto è il tema del corso post-diploma che sto frequentando. Dopo aver appreso il funzionamento del programma utilizzato e aver assistito ad una giornata tecnica dedicata alla conoscenza all’utilizzo e alle novità del programma per computer di certificazione energetica CE3X, ho provato ad eseguirne una con l’aiuto dell’ingegnere, ampliando così il mio campo d’azione all’interno dello studio. Oltre al lavoro svolto in ufficio ho avuto l’occasione di visitare qualche cantiere, in particolare quello dove sorgerà l’hotel. Qui ho potuto mettere in pratica gli incarichi svolti in studio, come ad esempio segnare per la zona di nuova costruzione la posizione dei pilatri e delle travi, verificando in un secondo momento se realmente combaciavano con quelli della struttura esistente. Un ultimo “incarico”, assegnatomi, più per interesse personale che altro, è stato un corso online in lingua di BIM livello A0 svolto durante momenti di pausa o di calma in studio. Questo corso oltre a rilasciarmi un attestato conseguito tramite il superamento di un test finale, ha aumentato notevolmente la mia conoscenza base di questo nuovo metodo di lavoro. Questa esperienza mi ha formato particolarmente, in quanto ho potuto provare sulla mia pelle, anche se in un arco di tempo relativamente ridotto, in cosa consista e cosa comporti lavorare per uno studio professionale. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 41 FORMAZIONE Nicolò Sarzi Sartori I l 5 ottobre scorso il Collegio dei Geometri e dei Geometri Laureati di Brescia ha ospitato nella sua sede il seminario “L’evoluzione della professione del Geometra”. All’interno di questo spazio si sono tenuti due interventi: quello dell’Associazione GEometri FIScalisti (AGEFIS), con il dottor Mirco Mion, Presidente dell’associazione, il geometra Alberto Bonino e il geometra Denis Surgan e a seguire quello della sezione bresciana dell’organismo di mediazione Nazionale GEOC.A.M., rappresentato dai geometri Daniel Dei Tos e Alberto Fortunato. Entrambi gli interventi sono risultati coerenti ad una logica formativa ed informativa e si innestano su di un comune obiettivo: quello di individuare e condividere nuove possibilità professionali per la categoria dei geometri. Sia il geometra fiscalista, sia il geometra mediatore, di cui rispettivamente i due interventi hanno trattato, sono infatti due figure professionali che, trovando di recente una diffusione importante in tutta la penisola, possono sperare di poter ulteriormente ampliare le loro fila. La parte di seminario dedicata ad AGEFIS ha coinciso tra l’altro con quello che è stato il primo incontro di un tour nazionale con il quale, presso i singoli collegi, verranno portati i risultati della indagine promossa tra i professionisti. 42 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 L’evoluzione della professione del geometra: stato dell’arte e prospettive Così il Dott. Mirco Mion: “Abbiamo ritenuto necessario promuovere un’indagine per scoprire quanto sia radicata l’attività di assistenza fiscale che i geometri offrono ai propri clienti perché troppo spesso, purtroppo, sono i geometri stessi che per primi non hanno consapevolezza di potersi occupare di questo genere di incombenze, sebbene siano indicate anche negli studi di settore di riferimento, il modello WK03U”. Certe competenze trovano origine in quanto riportato già dal Regio Decreto 274 del 1929 art.16, dove alle più classiche competenze del geometra se ne accostano, soprattutto se si tratta dell’ambito agricolo, altre legate alla contabilità. E ancora: “Questa indagine vuole essere proprio uno strumento, da cui partire per comprendere in quali aree geografiche, e su quali settori specifici, è necessario concentrare l’attenzione per formare ed informare i professionisti sulle opportunità che la professione consente”. Come quella del geometra mediatore, anche quella del geometra fiscalista è una figura professionale in crescita. E proprio ad evidenziare questa crescita e le sue future prospettive di sviluppo occupazionale, si è dedicato l’intervento di Mion, dal titolo “L’assistenza fiscale prestata dai geometri”. I dati, emersi dall’indagine AGEFIS promossa nei mesi di luglio e agosto su di un campione di 2069 professio- nisti tra tutti i geometri iscritti ai collegi territoriali, sono molto interessanti: il 75% si occupa di successioni, il 61% del calcolo di Imu e Tasi, di pratiche per le detrazioni del 50 e 65% se ne occupa il 57%, di trasferimenti immobiliari il 54%, il 47% si occupa della registrazione di contratti di locazione, il 30% di contenzioso tributario catastale e solo il 9% non si occupa di nessuna fra queste mansioni. Mentre per quanto riguarda le dichiarazioni di tipo fiscale, è emerso che il 18% si occupa di dichiarazioni 730, e altrettanti del modello unico persone fisiche, il 9% di pratiche RED (dichiarazione, prevista dalla legge per pratiche pensionistiche), l’8% di modelli 770, il 6% di pratiche INVCIV (invalidità civile), il 5% di pratiche DSU (indicatore della situazione economica del cittadino), il 3% del modello unico società; dunque ben il 75% non gestisce alcuna di queste dichiarazioni. Le statistiche dei singoli parametri mostrano qualche divergenza tra macro aree (forse dovute anche all’esiguità dei campioni rappresentativi delle macro aree centro, 18%, e sud, 18%); la più significativa quella che vede un primato del sud nel calcolo di Imu e Tasi. Le statistiche riguardanti la categoria bresciana risultano per lo più conformi alla media nazionale e a quella lombarda, salvo lo spiccare del parametro “registrazione contratti di locazione”. Cospicua è la percentuale (89%) che ritiene consigliabile per sé, e dunque per la sua professione, un’adeguata formazione fiscale. Percentuale che ha spinto Mion ad affermare che la stragrande maggioranza dei geometri riterrebbe per sé “strategica” tale formazione e che grazie ad essa potrebbe garantire un’assistenza completa ai propri clienti . Gli interventi di Dei Tos e Fortunato hanno avuto invece l’obiettivo di promuovere la mediazione come mezzo alternativo di risoluzione delle controversie civili e commerciali. Come già evidenziato nella rubrica curata dal collega Dei Tos sul questa rivista, si tratta di una procedura di ambito extra-giudiziale nata e consolidatasi in ambito anglo-americano e poi importata nei paesi europei (direttiva dell’Unione europea n. 52 del 2008), in Italia con il decreto legislativo 4 marzo 2010, n.28 pubblicato nella G.U. n.53 del 5 marzo 2010. Una procedura che, negli intenti, dovrebbe snellire l’iter, nonché consentire un notevole risparmio delle parti in contenzioso. Di recente applicazione, risulta dunque fertile ambito di impiego occupazionale per i professionisti della categoria soprattutto in riferimento alle opportunità offerte nelle possibilità di accompagnare una delle parti come consulente. Per ulteriori dettagli in merito si rimanda agli articoli sul tema proposti da Dei Tos. ❑ FORMAZIONE Praticante: Franco Chiriacò Relatore: Piero Fiaccavento Studio di gallerie in terra ferma e in mare Seconda parte L inee guida per la realizzazione di gallerie naturali: La progettazione delle gallerie su terra ferma varia a seconda della tipologia di tunnel che dovrà essere realizzato. Esistono principalmente due tipologie di gallerie; quelle naturali e quelle artificiali. Per naturali intendiamo quelle scavate sul fronte di una montagna o ammasso di terreni vari o roccioso, mentre per la seconda si tratta principalmente di gallerie costruite a cielo aperto e successivamente interrate o di tratti di gallerie che fanno; o da collegamento tra due o più tunnel naturali o da “paramassi” per gli imbocchi o sbocchi sempre di quelli naturali. Di conseguenza in base alla tipologia necessaria alla situazione che ci si presenta avremo metodologie completamente diverse. Prima di procedere con la progettazione vera e propria del tracciato, stradale o ferroviario, come già inserito in precedenza bisogna prevedere uno studio geologioco che interessa direttamente gli strati dei tratti di terreno che saranno attraveversasti dal tunnel, al fine di poter fornire al progettista i dati necessari per eseguire l’opera progettuale nelle migliori condizioni, senza dover incontrare imprevisti durante le fasi dello scavo e poter stabilire gli spessori necessari dell’involucro della gallaria. Tale studio effettuato dal geologo, deve essere sempre in accordo con ingegnere progettista strutturale, in un’unica simbiosi progettuale. Ultimati gli studi da parte del geologo, questi passano all’ingegnegnere progettista strutturale. Questo ha il compito, in relazione ai dati ricevuti, di progettare e dimensionare in modo corretto tutte le componeti che andranno a costituire l’opera da realizzare. Per quanto riguarda la realizzazione delle gallerie naturali, predisposto ed allestito il cantiere con i dovuti accorgimenti, viene suddivisa in diverse fasi. •Prima di procedere con lo scavo, se segnalato dagli studi effettuati dal geologo, si interviene sulla porzione di terreno che interesserà la galleria con operazioni di preconsolidamento e precontenimento per garantire la dovuta sicurezza durante l’operazione di scavo, ed evitare eventuali cedimenti da parte degli stati di terreno sciolti; •Segue l’opera di scavo del tunnel che può essere effettuata mediante diverse metodologie, che andremo ad analizzare più nel dettaglio successivamente. Le principali categorie sono: -- metodi di avanzamento tradizionali; -- metodo di avanzamento a sezione completa; -- scavo con frese puntuali; -- scavo con esplosivo. •Contemporaneamente all’operazione di scavo, se richiesto dal terreno attraversato, si procede con il contenimento del cavo tramite metodologie differenti in relazione al tipo di terreno interessato. Può avvenire tramite: -- posa di centine provvisorie; -- posa di tiranti e bulloni; •In fase di avanzamento, terminato un tratto di scavo, si procede con il rivestimento di prima fase (consolidamento) finalizzato al conseguimento di condizioni di equilibrio a breve termine della cavità. Le principali metodologie sono: -- proiezione di spritz-beton, eventualmente armato; -- posa di centine; -- posa di tiranti e bulloni; -- iniezioni di soluzioni varie. •Completata la fase precedente si prosegue con l’impermeabilizzazione. Questa sebbene sia un’operazione “facoltativa” in base al tipo di terreno è quasi sempre effettuata per evitare eventuali infiltrazioni d’acqua indesiderate, che potrebbero compromettere l’opera. Di solito viene posato un manto in P.V.C. sulle pareti dello scavo. •Infine viene eseguito il rivestimento definitivo o di seconda fase tramite un getto di calcestruzzo, eventualmente armato, sulle pareti con spessore variabile a seconda delle condizioni esistenti. In genere è compreso tra i 30-120 cm. Metodologie di scavo: Si indica con il termine generico di lavoro in terra tutte le opere atte a modificare la morfologia del terreno sia esso superficiale, profondo o subacqueo; in tal senso si possono classificare questi lavori secondo il seguente schema: •movimenti di terra eseguiti in superficie, questa categoria si suddivide in: -- sterri (o sbancamenti), ossia estrazioni o spostamenti superficiali di porzioni di terreno per profondità non superiori ai 5,00 m, per l’esecuzione di un’opera o per l’approvvigionamento di materiale; -- riporti, ossia accatastamento o messa in sito di masse di terreno normalmente di tipo selezionato, per l’esecuzione di un’opera o per la regolarizzazione di una superficie. • movimenti di terra eseguiti in profondità quali scavi in trincee, pozzi, gallerie eseguiti per un’opera di fondazione, ad una sede stradale o ferroviaria, ecc. • movimenti di terra eseguiti in presenza d’acqua, a tale categoria appartengono tutti i tipi di lavoro precedentemente citati quando vengono eseguiti sotto un livello permanente d’acqua di almeno 20 cm. Per quanto riguarda il nostro studio andremo ad analizzare i movimenti di terra eseguiti in profondità ed in presenza d’acqua, in particolare per la realizzazione di gallerie stradali, ferroviarie o idrauliche. In generale i lavori per l’esecuzione di una galleria si iniziano con l’escavazione di un cunicolo di avanzata nella parte superiore della sezione (in calotta) o nella parte inferiore. Il cunicolo continua per tutta la lunghezza del tracciato ed ha anche uno scopo esplorativo. Quando lo scavo del cunicolo è suffiIL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 43 FORMAZIONE cientemente progredito si procede allo scavo stesso estendendolo alle altre parti della sezione. Tuttavia il sistema del cunicolo di direzione, attualmente non è molto seguito perché si preferisce, quando la natura del terreno lo permetta, procedere allo scavo della calotta e successivamente allo scavo dello strozzo e dei piedritti. Prima di iniziare i lavori di scavo veri e propri, quando le condizioni del terreno lo richiedano, si eseguono le operazioni di pre-consolidamento per garantire che le operazioni di scavo procedano con sufficiente sicurezza ed un controllo sull’acqua e sui detriti, cause di possibili crolli della roccia all’interno della galleria. Tra le diverse tecniche utilizzabili per ottenere il risultato richiesto troviamo: •drenaggio attraverso well-point; •elettrosmosi basata sul principio dell’elettrolisi (utilizzata nel caso di argille); •iniezioni di miscele solidificanti (nel caso di terreni permeabili e molto porosi); •infilaggio di tubi di acciaio; •congelamento con azoto liquido. Le varie metodologie di scavo possono essere suddivise in funzione della tipologia di avanzamento: •Metodi di avanzamento tradizionali: In base alla tipologia di esecuzione del rivestimento, i metodi di scavo a sezione divisa per grandi gallerie vengono distinti in: -- esecuzione in un’operazione unica - metodo inglese; -- esecuzione a campioni alternati - metodi tedesco, belga ed italiano. La scelta del metodo è funzione delle caratteristiche dei terreni attraversati, delle condizioni geologiche e topografiche e delle dimensioni delle gallerie. Il primo, ovvero quello inglese o anche detto “ad attacchimultipli”, viene usato per lo scavo di gallerie che attravesano terreni franosi o molto permeabili all’acqua. 44 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 Tale metodo prevede un cunicolo d’avanzata in asse (1) che serve per raccogliere le acque di infiltrazione in modo da prosciugare la zona superiore prima che sia iniziato lo scavo in tale zona. Il cunicolo inferiore serve anche per aprire, a distanza di 5O-100 metri, i “fornelli” (F) alla sommità dei quali si procede in due direzioni in modo che questi scavi, congiungendosi, formino un cunicolo di calotta (2). Successivamente si battono i “larghi di calotta” (3-3); poi i “larghi di imposta” (4-4) e gli “strozzi laterali” (5-5 e 6-6) fino ad aprire tutta la sezione della galleria, compreso lo spessore del rivestimento. Man mano che si procede, gli scavi vengono armati. Per quanto riguarda la seconda tipologia di esecuzione abbiamo: Con il metodo tedesco si procede scavando dei singoli cunicoli (C), paralleli all’asse galleria e lasciando nel centro un nocciolo o nucleo (N) che serve sia per trattenere la parete del fronte di avanzamento, in caso di terreni franosi o argillosi, sia come base per l’appoggio delle armature. In quest’ultimo caso però il terreno deve essere alquanto consistente affinché i sostegni poggino su basi stabili. In seguito si riveste il contorno dello scavo. Con il metodo belga si procede innanzitutto allo scavo ed all’allargamento della calotta e, dopo il rivestimento di questa in calcestruzzo (preferibilmente armata con centine) si esegue, sotto la difesa della calotta già rivestita, lo scavo dello strozzo e la sotto muratura dei piedritti. La caratteristica essenziale di questo metodo di attacco è la precedenza della costruzione della calotta su quella dei piedritti. Sotto il profilo della sicurezza questo metodo dà maggiori garanzie in quanto lo scavo dello strozzo e dei piedritti FORMAZIONE viene effettuato sotto il rivestimento, già eseguito, della calotta. Le armature della calotta, che trovano appoggio sul piano corrispondente alla imposta della volta, risultano molto sicure e vengono rimosse subito dopo l’esecuzione definitiva del rivestimento della calotta stessa. Il metodo di attacco belga è, però, un sistema poco adatto in terreni spingenti o franosi in quanto può accadere che in presenza di forti spinte laterali la calotta, non ancora collegata ai piedritti ed all’arco rovescio, si deformi con restringimento dell’imposta e lesioni varie in altri punti. Con il metodo italiano o di attacco in cunetta si scava la parte inferiore della galleria fino al piano d’imposta della calotta, poi si procede allo scavo ed al rivestimento della calotta. La prima operazione è lo scavo del cunicolo di cunetta, poi si battono i larghi di strozzo scavando le parti 2-2. In seguito si scava l’arco rovescio (3) procedendo all’armatura di questo e dei piedritti concludendo così la prima fase. Nella seconda fase si scava e si arma il cunicolo di calotta (4) si battono successivamente i larghi di calotta (5-6) e si imposta la volta dei piedritti sullo strato di terreno del piano d’imposta della calotta (7). •Metodo di avanzamento a sezione completa: E’ il metodo normalmente adottato in rocce dure e comunque quando lo scavo può rimanere aperto senza richie- dere opere di sostegno. I mezzi moderni di cui oggi dispone la tecnica consentono rapidità di avanzamento per cui le rocce restano esposte all’azione dell’aria per breve tempo. Ciò permette la sostituzione dei vecchi e lenti metodi di scavo con il rapido metodo a piena sezione. L’avanzamento a piena sezione normalmente viene eseguito in due fasi: scavo della calotta e successivo scavo dello strozzo. Per l’avanzamento possono essere utilizzati sia esplosivi sia macchine di grande potenza, come la macchina scudata TBN (tunnel boring machine system) costituita da camicia esterna, generalmente cilindrica, sulla cui parte anteriore è collocato il sistema di scavo che varia a seconda del tipo di scudo. Queste macchine infatti, in funzione del terreno in cui viene eseguito lo scavo, possono essere o meno provviste dello scudo. Nel caso di terreni in stato di auto-portanza le macchine sono “aperte”. Invece in terreni fratturati in stato di non buona auto-portanza e con possibilità di venute d’acqua le macchine sono a scudo semplice o a doppio scudo. Lo scudo, oltre a differenziare le modalità di avanzamento, ha due funzioni fondamentali: -- fornire un supporto temporaneo al terreno instabile mantenendo intatto lo scavo e proteggendo il personale; -- impedire, attraverso un sistema di guarnizioni, l’ingresso dell’acqua in galleria. Un’altra tecnologia di scavo che utilizza macchine scudate è detta Earth Pressure Balanced System. Questa viene utilizzata anche nello scavo di gallerie in terreni poco coerenti per permettere un sistema di avanzamento più efficiente oltre che per garantire condizioni di lavoro sicure per gli operatori. I vantaggi possono essere così riassunti: -- la galleria viene eseguita direttamente a piena sezione; -- la messa in opera del rivestimento è definitiva evitando lavori di consolidamento come centinatura, iniezione di spritz-beton e bullonatura; -- l’azione dei carichi esercitati dall’ ammasso roccioso sono limitati dall’elevata rapidità delle operazioni di scavo. Come già citato in precedenza in funzione delle condizioni geologiche e di altri fattori esterni, bassa copertura e lavori sotto battente, si utilizzano scudi di tipo differente. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 45 FORMAZIONE Terreni sciolti Scudi operanti a pressione atmosferica Limitano eventuale subsidenza Terreni plastici Scudi operanti a pressione atmosferica o ad aria compressa Evitano rigonfiamenti delle argille ed eventuali collassi del fronte di scavo Terreni sotto battente idraulico Scudi operanti ad aria compressa Evitano le venute di acqua e mantengono l’equilibrio idrogeologico Lo scudo è costituito da un elemento cilindrico in carpenteria metallica opportunamente rinforzata per resistere ad elevate pressioni. L’avanzamento del corpo è garantito da un sistema idraulico. La lunghezza standard del corpo è di circa 2-3 metri ed è strettamente connessa al diametro della galleria. La parte anteriore è detta “visiera di taglio”. Questa parte frontale è particolarmente robusta e rivestita di piastre antiusura che devono resistere alle forti sollecitazioni dovute all’avanzamento. In funzione del tipo di terreno, lo scudo può essere provvisto o meno di protezione. Nel caso in cui il terreno sia incoerente è fondamentale prevedere una copertura frontale per evitare che il materiale possa invadere la galleria. La parte terminale, detta coda, permette agli operatori di lavorare in condizioni di sicurezza per la messa in posa dell’anello prefabbricato. La coda per questo motivo è lunga circa una volta e mezzo la lunghezza dell’anello prefabbricato detto concio. •Scavo con frese puntuali: L’utilizzo di frese puntuali, pur se concepite per lavori di tipo minerario, va sempre più diffondendosi negli scavi eseguiti in sotterraneo per lavori di ingegneria civile. Tale diffusione è favorita dal progredire della tecnologia e dalla scoperta di nuove leghe metalliche che garantiscono una minore usura degli utensili. Queste sono macchine di avanzamento operanti il più delle volte in materiali medio-teneri. La caratteristica principale di una fresa puntuale è la modalità di scavo che viene eseguito a mezzo di una testa sulla cui superficie sono assemblati utensili di taglio. Gli utensili singoli o multipli sono montati all’estremità di bracci articolati e snodabili per cui la sezione di scavo può variare con l’apertura o l’orientamento di questi bracci portafresa. Le frese puntuali generalmente sono equipaggiate con sistemi di carico e nastri che permettono di movimentare il materiale scavato evitando l’alternanza al fronte tra le macchine di produzione e quelle di smarino. 46 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 L’abbattimento meccanico presenta il vantaggio, rispetto all’abbattimento per mezzo di esplosivi, di ridurre notevolmente la sconnessione dell’ammasso roccioso alla periferia dello scavo con conseguente riduzione del volume di roccia interessata alla decompressione e quindi dei carichi gravanti sul rivestimento. In questo modo viene prolungato sensibilmente il tempo di autosostegno dell’ammasso roccioso. Una limitazione all’impiego delle frese puntuali è la non elevata flessibilità dell’utensile ad adattarsi ad eventuali cambiamenti sostanziali della geologia del terreno attraversato. •Scavo con esplosivo: L’uso dell’esplosivo per l’abbattimento delle rocce dure al momento è la metodologia più economica. Tuttavia il suo campo di applicazione si estende anche alle rocce di media durezza, in alternativa ai mezzi meccanici. L’abbattimento delle rocce viene effettuato con mine, dove per mina s’intende il foro eseguito sul fronte di scavo, mediante l’utilizzo di carri di perforazione detti “jumbo” dotati di due-tre perforatori provvisti di aste metalliche (“fioretti”) montati su affusti. Il foro è riempito parzialmente di esplosivo e per la restante parte di materiale sterile d’intasamento. A questi sono collegati particolari dispositivi che consentono di comunicargli l’accensione. Successivamente queste vengono fatte brillare contemporaneamente (“volata”) o in fasi successive distanziate di millisecondi (tecnica di “presplitting”). Nelle grandi gallerie stradali e ferroviarie ogni volata può comprendere anche oltre un centinaio di mine. Questo metodo per quanto efficace presenta un problema legato al fronte di taglio in quanto questo presenta un’unica faccia libera. Per risolvere il problema viene creato inizialmente un vuoto al centro, detto rinora, per agevolare l’ese- FORMAZIONE cuzione. Quando l’allargamento della sezione della galleria rispetto alla rinora viene effettuato in fasi e non mediante una volata unica bisogna seguire attentamente la progettazione di questa prevedendo una successione nella detonazione delle cariche esplosive tramite micro ritardi. La potenza di un esplosivo non è sempre uguale, ma dipende dalla velocità di detonazione. Questa, variabile secondo il tipo di esplosivo, permette di distinguerli in due categorie: -- gli esplosivi deflagranti o lenti con velocità di detonazione dell’ordine di 400 m/s; -- gli esplosivi detonanti o dirompenti con velocità di detonazione molto più rapida (2000-8000 m/s). Per provocare la decomposizione di un esplosivo è necessario un agente esterno. Per gli esplosivi deflagranti è sufficiente una fiamma ad innescare la reazione. Per gli esplosivi detonanti c’è bisogno di uno choc violento come quello di un detonatore o di una miccia detonante. La reazione esplosiva può essere innescata in modi differenti a seconda del tipo di detonatore utilizzato. Il detonatore ordinario è costituito da un tubetto di alluminio aperto ad una estremità nella quale viene infilata una miccia a lenta combustione che trasmette la fiamma e innesca la reazione con l’esplosivo primario del detonatore stesso. Esistono poi anche altri detonatori, quali: -- detonatore elettrico: composto da un detonatore ordinario e da una struttura elettrica e pirotecnica insieme; -- detonatori con innesco non elettrico: non possono, ovviamente, essere innescati accidentalmente da correnti elettriche. Infine per correggere la profilatura di scavo della galleria dopo un abbattimento con esplosivo vengono utilizzati martelli demolitori o “martelloni”. Consolidamento Ultimata l’operazione di scavo, se necessario in caso il terreno lo richieda, bisogna procedere con il consolidamento del profilo della sezione di scavo, in quanto questo altera lo stato tensionale dell’ammasso roccioso. Lungo il profilo della sezione agiscono delle tensioni che possono portare al collasso locale della struttura. Per questo motivo si deve intervenire ancora una volta in relazione alle caratteristiche geo-meccaniche della roccia o del suolo che si sta attraversando. I sistemi di sostegno più correntemente usati sono: • sostegno con calcestruzzo proiettato (spritz-beton): è un procedimento per contenere le azioni delle tensioni agenti sul profilo della sezione di scavo, rivestendolo immediatamente con calcestruzzo armato a presa accelerata, proiettato direttamente sulle pareti di contorno. Aperto un tratto di galleria di lunghezza variabile si procede, previa spruzzatura del vano di scavo per uno spessore di pochi centimetri, al montaggio della centina reticolare di armatura, delle armature secondarie in tondino di ferro e della rete elettrosaldata che verranno incorporate nel getto di calcestruzzo, proiettato. La presa del getto, grazie all’accelerante, inizia nel giro di pochi secondi e dopo un’ora circa il rivestimento diventa solido e può sopportare le successive operazioni; • sostegno con tiranti: consiste nel mettere in opera un dispositivo che permette di evitare la decompressione della roccia immediatamente dopo le operazioni di scavo. A tal fine si procede all’esecuzione di una serie di fori disposti secondo uno schema tipico per ogni sezione e si introducono poi, in ciascuno di essi, dei tiranti metallici o di altri materiali che vengono bloccati con l’aiuto di dispositivi ad espansione o sigillati con malta a presa rapida o resine. Alcuni tiranti hanno la parte esterna del foro filettata e, pertanto, tramite il serraggio del dado, si ristabilisce un certo sforzo di compressione sulla roccia ricreando in tal modo le condizioni di equilibrio statico precedenti alle operazioni di scavo; IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 47 FORMAZIONE •Infilaggio: composto da una serie di armature portanti in acciaio disposte all’esterno della sezione con andamento lievemente inclinato verso l’alto. Il rivestimento definitivo avviene tramite un getto di calcestruzzo eventualmente armato sulle pareti con spessore variabile a seconda delle condizioni esistenti, in genere è compreso tra i 30-120 cm. •sostegno con centine provvisorie: con profilati metallici sostituisce il vecchio sistema che utilizzava strutture in legno migliorandone la qualità sia in termini di facilità di messa in opera sia per il minor ingombro. A seconda della natura del terreno, le centine sono poste ad intervalli che vanno generalmente da 0,5 a 1,5 m. Le centine hanno la duplice funzione di sostenere direttamente la roccia di fornire una copertura provvisoria in metallo. Il vuoto tra la pannellatura e il profilo della roccia viene riempito con calcestruzzo proiettato. L’armatura strutturalmente connessa con la roccia viene sottoposta a misure di verifica per determinare eventuali deformazioni in corrispondenza di opportune sezioni trasversali delle centine di sostegno. Dai valori di deformazione delle centine si deducono i valori delle sollecitazioni sulle stesse; Smarino e riutilizzo del materiale scavato Durante le fasi di scavo bisogna rimuovere il materiale di risulta in eccesso, il quale, di seguito all’abbattimento, ha subito un aumento di volume apparente di circa una volta e mezzo il volume che aveva in sito. Questa complessa operazione è denominata smarino, ovvero il trasporto all’esterno del materiale di risulta dello scavo. E’ un’operazione che impegna il periodo di tempo più lungo nell’intero ciclo della volata. Su tale volume apparente va dimensionato l’intero 48 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 FORMAZIONE ciclo di smarinaggio. Le operazioni di smarino si suddividono in due fasi: •il carico; •il trasporto e scarico. Per quanto riguarda il carico, questo viene effettuato con escavatori, pale caricatrici, nastri trasportatori ed autocarri. La scelta del sistema di trasporto del marino dipende da alcuni fattori quali la lunghezza della galleria, la sua sezione e la distanza della discarica in cui depositare il materiale di risulta. Per quanto riguarda il trasporto e lo scarico, di norma per i lavori di ingegneria civile vengono utilizzati i dumpers; mezzi gommati, anche elettrici, aventi il cassone ribaltabile. Volendo è possibile utilizzare anche il sistema a rotaia, ma generalmente si preferisce lasciarlo per lavori di tipo minerario. Il caricamento su questi mezzi avviene generalmente per mezzo di pale cingolate a scarico frontale o laterale azionate da motore ad aria compressa o diesel. In quest’ultimo caso devono essere previste particolari precauzioni per lo scarico dei gas di combustione. Lo stoccaggio dello smarino è realizzato in apposite aree all’interno del cantiere o in altri siti prescelti. Il materiale di risulta viene disposto in cumuli aventi un volume di 500-1000 metri cubi. Vengono adottati opportuni sistemi di copertura mirati ad evitare il solleva- Trasporto all’esterno della galleria Trasporto dello smarino all’esterno della galleria mediante nastri trasportatori. mento e la mobilità di eventuali polveri fibrose nell’aria. Il materiale di scarto caricato sul dumper, in alternativa allo scarico in discarica, può essere utilizzato come inerte o come materiale di riporto per la realizzazione di rilevati e sovrastrutture per strade, ferrovie ed aeroporti, ma anche pavimentazioni ed opere di sostegno del corpo stradale stesso. Il suo reimpiego, sia in forma naturale e sia trasformata in aggregato lapideo, è un tema di assoluta attualità in quanto per la realizzazione delle opere ingegneristiche civili, precedentemente citate, sono sempre necessarie ingenti quantità di terre e aggregati lapidei. Oltre a questo fattor bisogna anche tener in considerazione la scarsità disponibilità di questi, diminuita sempre più nel corso degli anni a causa del considerevole sfruttamento. Il suo riutilizzo assume aspetti di importanza diversi in base all’impego per il quale sarà riutilizzato. Di conseguenza diventa opportuno classificare il tipo di smarino per prevedere con assoluta certezza il comportamento in opera. Rilevato stradale IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 49 FORMAZIONE Impianti di drenaggio Nelle rocce sciolte o lapidee, l’acqua è sempre presente, in varie forme: dall’umidità fino alla totale saturazione. La sua presenza è incisiva sui comportamenti fisici della massa delle rocce sciolte o lapidee, in particolare sui comportamenti meccanici e idraulici. Nel cavo di una galleria, la presenza di acqua filtrante trova il richiamo idrodinamico più diretto, se l’avanzamento non è condotto con un rivestimento a tenuta continua. La galleria si presenta come sezione di drenaggio longitudinale nel caso di scavo senza tenuta idraulica in roccia satura: come tale, richiede una verifica in termini di portata emunta e di gradiente idraulico. Da queste considerazioni si ricava l’evidenza di quanto, in caso di scavi di gallerie profonde o sottofalda, è preventivamente necessario stabilire i più opportuni modi per il più accurato controllo ed allontanamento dell’acqua che deve essere effettuato tramite tubazioni o canali di scolo, cercando di portarlo all’esterno della galleria. Durante l’avanzamento di gallerie a doppia canna, in caso di presenza di falda acquifera, l’acqua viene convogliata nel secondo tunnel, in modo alternato, tenendo presente che nell’avanzamento delle gallerie viene posizionato un canale di drenaggio che raccoglie le acque in eccesso. Tale canale sarà utilizzato per il drenaggio anche dopo la messa in esecuzione della galleria. L’evacuazione di acqua in aree allagate viene effettata tramite l’utilizzo di elettropompe sommergibili mobili che si dimostrano incisive nel risolvere situazioni d’emergenza. Sono pompe indicate per interventi di drenaggio e di prosciugamento di scavi, di miniere, di gallerie, di irrigazione e pompaggio di acque di processo o piovane, anche se contenenti fanghi, sabbia o argilla, acqua marina, liquidi viscosi o abrasivi. Vengono normalmente preferite per la loro facilità e flessibilità di utilizzo in quanto vengono facilmente spostate lungo le gallerie ovunque vi sia necessità di pompare acque di infiltrazione, sia durante le operazioni di scavo, che come pompe di aggottamento dopo l’entrata in esercizio di tunnel e gallerie. Per gallerie profonde può essere necessario utilizzare pompe in serie o la realizzazioni di stazioni di rilancio intermedie per pompare le acque all’esterno. In fase di scavo si possono utilizzare scudi meccanizzati con contropressione sul fronte (Hydroshield ed EPB) e rivestimento impermeabile in conci prefabbricati, che evitano ogni drenaggio e controllano le pressioni. Per quanto riguarda gli aspetti drenanti possiamo avere: drenaggi in contropressione e i drenaggi a depressione. •drenaggio in contropressione: nello scavo in sotterraneo, è opportuno eseguire i drenaggi in modo attento e puntuale allo scopo di evitare di decomprimere ulteriormente il terreno, di ampliare le vene di richiamo freatico e di rompere l’equilibrio delle tensioni efficaci. Ne segue che le perforazioni per l’esecuzione dei fori devono essere ese50 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 guite con metodi e dispositivi di tenuta. A evitare l’innesco di pericolose comunicazioni longitudinali, erosioni e propagazione di pressioni interstiziali, si devono posare i tubi filtro con una minima intercapedine anulare. Per eliminare alcuni infausti effetti creati durante le operazioni di perforazione, si può ricorrere a iniezioni di ricompattazione del terreno. A tale scopo, è importante che le pressioni interstiziali siano abbattute in aree distanti dalla sezione di scavo. •drenaggi a depressione: siamo nel caso di gallerie relativamente superficiali, immerse in falda anche per pochi metri e in presenza di terreni sabbiosi, incoerenti ed instabili. In questo caso si rende utile procedere a sbarrare la circolazione idrica per mezzo di iniezioni preventive. Si ottiene, in tal modo, una tenuta a guscio intorno all’area di lavoro. Bisogna però considerare che non è una tenuta perfetta. Per rendere possibile un regolare tamponamento e bloccaggio a tenuta sui fianchi, la zona d’irruzione deve essere provvista di dreni filtranti. In circostanze del genere si possono prendere in considerazioni anche degli interventi di abbassamento temporaneo di falda, per mezzo di drenaggi a depressione, vale a dire impianti wellpoint, che sono particolarmente indicati nei terreni a permeabilità medio-bassa. Anche le gallerie stradali una volta ultimate sono dotate di un sistema di drenaggio per le acque superficiali provenienti dagli imbocchi, dalle infiltrazioni di falde freatiche attraverso il rivestimento, dall’acqua usata per lavare le pareti, dalle perdite dalle autobotti e dall’acqua usata dai sistemi antincendio. I sistemi di drenaggio sono di solito costituiti da tombini, canali, tubi, pozzi di scarico e pompe, separatori d’olio/acqua e sistemi di controllo per la raccolta, lo stoccaggio, la separazione e lo smaltimento dell’effluente che potrebbe altrimenti accumularsi sulla strada. Alcune autorità specificano l’uso di canali di scolo per massimizzare l’efficacia del drenaggio. I pozzi di scarico e le pompe sono di solito previsti in corrispondenza degli imbocchi e nei punti bassi. ❑ Fori di drenaggio tra la sede stradale ed il marciapiede LEGALE La dichiarazione di successione Foto © gregorylee / 123RF Archivio Fotografico Gabriele Mercanti Con questo articolo termina il nostro cammino attraverso l’analisi delle più frequenti problematiche giuridico-operative del fenomeno successorio. L’autore ringrazia per l’interesse dimostrato e al fine di rendere maggiormente proficuo questo percorso argomentativo comune a chi scrive e a chi legge, esorta il lettore ad esternare i propri dubbi attraverso la redazione della Rivista ovvero il sito internet www. avvocatogabrielemercanti.it Principi generali La dichiarazione di successione consiste in una dichiarazione di natura esclusivamente fiscale che determinati soggetti sono tenuti ad effettuare entro un anno dalla morte del de cuius, in base alla regolamentazione contenuta principalmente dagli artt. 28 e ss. del D. Lgs. n. 346 del 31 ottobre 1990 e s.m.i.2 Tale dichiarazione costituisce una sorta di “fotografia” dell’asse ereditario scattata al momento dell’apertura ovviabile a mezzo delle c.d. dichiarazioni integrative e/o modificative – non inficia la validità intrinseca della dichiarazione e men che meno incide sui diritti ereditari in genere, comportando esclusivamente l’irrogazione di sanzioni pecuniarie4. La seconda è che da tale adempimento non deriva nessuna conseguenza sulla sorte dell’eredità, nel senso: che la redazione della dichiarazione non comporta mai accettazione espressa o tacita dell’eredità5 e che, a contrario, della successione 3 nella quale ne è raffigurata l’esatta consistenza al fine di procedere al conteggio – ove dovute – delle corrispondenti imposte di successione, ipotecaria e catastale. Sul punto, però, occorre effettuare due precisazioni preliminari. La prima è che tale adempimento è sì obbligatorio per determinati soggetti indicati dalla Legge (vd. successivo par. 2), ma l’eventuale omissione o ritardo nella presentazione – peraltro alle volte la sua mancanza non impedisce di accettare l’eredità. Fondamentalmente, quindi, la vicenda sostanziale (cioè la decisione di accettare o rinunciare all’eredità) e quella formale (cioè l’obbligo di dichiarare all’Erario la consistenza dell’asse patrimoniale) viaggiano su due binari indipendenti ed autonomi. L’unica intersezione tra tali situazioni è data dall’art. 48 del cit. D. Lgs. n. 346/1990 il quale, per esigenza di certezza dei rapporti giuridici e fiscali, statuisce che: IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 51 LEGALE •Gli impiegati dello Stato e degli enti pubblici territoriali ed i pubblici ufficiali6, con esclusione dei giudici e degli arbitri7, non possono compiere atti relativi a trasferimenti per causa di morte, se non è stata fornita la prova della presentazione, anche dopo il termine di cinque anni di cui all’art. 27 comma 4, della dichiarazione della successione; •I debitori del defunto ed i detentori di beni che gli appartenevano non possono pagare le somme dovute o consegnare i beni detenuti agli eredi, ai legatari e ai loro aventi causa, se non è stata fornita la prova della presentazione, anche dopo il termine di cinque anni di cui all’art. 27 comma 4, della dichiarazione della successione. Soggetti obbligati a presentare la denuncia di successione Ai sensi dell’art. 28 del cit. D. Lgs. n. 346/1990 sono obbligati alla presentazione i seguenti soggetti: •i chiamati all’eredità e i legatari, anche nel caso di apertura della successione per dichiarazione di morte presunta, ovvero i loro rappresentanti legali; •gli immessi nel possesso temporaneo dei beni dell’assente; •gli amministratori dell’eredità e i curatori delle eredità giacenti; •gli esecutori testamentari. Particolarmente delicata è la posizione dei chiamati all’eredità8, in quanto – seppur essi non sono ancora per de52 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 finizione eredi (e, quindi, potrebbero ancora rinunciare) – sono per Legge obbligati ad espletare l’adempimento in questione: il chiamato, quindi, non può addure quale legittimo motivo per esentarsi dall’obbligo de quo, il fatto di non aver ancora deciso se accettare o meno l’eredità, e – pertanto – entro l’anno dovrà procedervi, restando comunque salvo il diritto di recuperare le somme anticipate verso coloro che successivamente risulteranno essere gli eredi effettivi. Al fine di evitare questo tortuoso meccanismo, l’unica chance che hanno i chiamati all’eredità è quella di deci- dere entro l’anno (che – come detto – è il termine per presentare la dichiarazione) se accettare o rinunciare: se accettano, adempiranno all’obbligo nella qualità non più di chiamati, ma di eredi e – dunque – senza vantare crediti restitutori di sorta; se rinunciano, perderanno la qualifica di chiamati e non saranno più tenuti ad obblighi di sorta. Va, infine, ricordato che se vi è pluralità di soggetti obbligati alla presentazione della stessa dichiarazione, è sufficiente che vi proceda uno solo: proprio perché il suo contenuto è oggettivo e stante l’obbligatorietà della presentazione, non è – quindi – necessaria la firma congiunta di tutti gli interessati. Tuttavia questa facilitazione comporta, onde evitare inutili duplicazioni di spesa, la necessità che i diretti interessati si coordino nell’espletare l’adempimento, altrimenti si correrebbe il paradossale rischio di effettuare plurime dichiarazioni in ordine alla medesima successione (l’Agenzia delle Entrate, per quanto consta, al momento della ricezione della dichiarazione non compie accertamenti preventivi circa il deposito di analoghe dichiarazione presentati da altri coobbligati). LEGALE Esenzioni dall’obbligo di presentazione Seppur la presentazione della dichiarazione di successione costituisca un obbligo, vi sono dei casi in cui vi è l’esonero dall’adempimento in questione. Si tratta del caso, previsto dall’art. 28 comma VII del cit. D. Lgs. n. 346/1990, in cui ricorrono contemporaneamente le seguenti condizioni: a. l’eredità è devoluta al coniuge ed ai parenti in linea retta del defunto; b.l’eredità non comprende beni immobili o diritti reali immobiliari; c. l’attivo ereditario ha un valore non superiore ad Euro 100.000,009. Contenuto della dichiarazione di successione Come detto sopra, essendo in presenza di un accertamento della consistenza del patrimonio ereditario, dovranno essere indicate le attività e le passività. L’attivo ereditario è costituito da tutti i beni e i diritti trasferiti a causa di morte, ancorchè esistenti all’estero e così a titolo esemplicativo: immobili10, navi ed areomobili11, conti correnti12, titoli13, partecipazioni sociali e aziende14. Il passivo ereditario è costituito da: debiti del defunto già esistenti alla data del decesso purché risultino da atto scritto o provvedimento giurisdizionale definitivo antecedenti all’apertura della successione, spese funerarie e spese medico chirurgiche sostenute negli ultimi sei mesi di vita purché regolarmente documentate. Imposte di successione ed ipotecarie e catastali Il passaggio ereditario determina un trasferimento patrimoniale di ricchezza che la Legge assoggetta, salvo franchigie (cioè limite al di sotto del quale l’imposizione non è dovuta), ad un tassazione costituita da un lato dall’imposta di successione e dall’altro dalle imposte ipotecarie e catastali. Il valore della componente immobiliare costituisce la base imponibile sulla quale il contribuente dovrà autoliquidare le imposte ipotecarie e catastali (cioè provvedere autonomamente al conteggio ed al pagamento prima di presentare la di- chiarazione), mentre il saldo risultante tra attivo e passivo costituisce la base imponibile sulla quale l’Agenzia delle Entrate liquiderà l’imposta di successione (cioè dopo la presentazione della dichiarazione). Al fine di una migliore comprensione si riporta di seguito la tabella riepilogativa15. Conclusioni Il trasferimento patrimoniale che qualsiasi successione necessariamente determina, impone un accertamento del valore (c.d. base imponibile) su cui conteggiare le imposte dovute all’Erario Italiano. Nel nostro sistema ciò viene attuato mediante la predisposizione di una modulistica da parte del contribuente e circa la quale i competenti organi non hanno un potere preventivo, ma solo successivo di eventuale controllo di completezza e regolarità. Tale imposizione, per di più, è dovuta – per espressa parificazione di Legge – nella stessa identica misura allorquando il trasferimento patrimoniale dovesse essere attuato non per successione ereditaria, ma con trasferimenti donativi durante la vita del defunto. Insomma, una volta tanto non trova spazio il detto “fatta la Legge, trovato l’inganno”. ❑ Note 2 Da un punto di vista pratico si tratta di un modello da depositare presso l’Agenzia del Territorio competente in base all’ultimo domicilio del defunto da compilare con l’indicazione dei seguenti elementi: generalità del defunto; se regolata da testamento, estremi della pubblicazioni del testamento; valore immobili; valore intero asse; dati di eredi e legatari; descrizione cespiti; indicazione debiti. 3 Ove dopo al decesso si sia avuta una modifica della consistenza di tali valori (l’esempio tipico è quello del saldo del conto corrente che aumenta per eventuali accrediti ovvero diminuisce per addebito delle spese di gestione), ciò è irrilevante ai fini della compilazione della dichiarazione. 4 Non può in questa sede riepilogarsi il complesso meccanismo di conteggio delle sanzioni nonché delle possibilità di pagamento delle stesse che variano a seconda del ritardo nel momento di assolvimento tardivo dell’obbligo di Legge. 5 Tale conclusione non muta nemmeno nel caso in cui, ove nell’asse ereditario siano compresi immobili, il certificato di successione (così definito dall’art. 5 del D. Lgs. n. 347 del 31 ottobre 1990) non dovesse essere stato trascritto nei competenti registri immobiliari. Cosi tra le tante, Cass. Corte di Cassazione, Sezione 2 Civile, Sentenza del 28 febbraio 2007, n. 4783. 6 Nella categoria dei pubblici ufficiali sono evidentemente ricompresi i Notai, i quali – quindi – non possono stipulare atti aventi ad oggetto beni di provenienza ereditaria qualora non sia stata data ad essi la prova della preventiva presentazione della dichiarazione di successione. Sul punto è bene ricordare che, sebbene il cit. art. 5 del D. Lgs. n. 347/1990 preveda in capo all’Ufficio del Registro (oggi Agenzia delle Entrate) l’obbligo di procedere alla trascrizione presso i compenti registri del certificato successorio ove comprensivo di immobili, spesso vi è un forte arretrato di tali organismi nell’adempimento di tale formalità, da cui l’impossibilità materiale del Notaio rogante di procurarsi autonomamente la prova dell’avvenuta presentazione della dichia- razione di successione mediante ispezione ipotecaria. In tali casi, l’atto potrà essere comunque rogato ove le parti siano in possesso di un esemplare della dichiarazione di successione presentata all’Agenzia delle Entrate, dato che la Legge impone – ai fini del compimento degli atti in questione - solo la preventiva presentazione della dichiarazione e non anche la sua trascrizione. 7 Sul punto il Legislatore ha evidentemente ritenuto che il diritto alla domanda di giustizia non potesse essere precluso da un inadempimento fiscale (peraltro, in detta eventualità la cancelleria interessata trasmette gli atti alla competente Agenzia delle Entrate per gli accertamenti del caso). 8 Può curiosamente notarsi che il Legislatore non ha inserito nel novero dei soggetti obbligati alla presentazione l’erede. Detta scelta deriva probabilmente dalla considerazione che l’erede è per definizione un chiamato (cioè un soggetto cui è offerta l’eredità e che può accettarla o rinunciarla) per cui sarebbe stato presumibilmente superfluo imporre l’obbligo in esame anche all’erede. 9 Limite questo elevato, rispetto ai previgenti Euro 25.822,84, dall’art. D. Lgs. n. 175 del 21 novembre 2014. 10 Per i fabbricati e terreni agricoli con indicazione del valore calcolato sulla base dei moltiplicatori catastali, mentre per le aree edificabili con indicazione del valore venale al momento del decesso. 11 Con indicazione del valore venale. 12 Con indicazione del saldo al momento del decesso. 13 Con indicazione del controvalore reale al momento del decesso. 14 Con indicazione del valore patrimoniale netto al momento del decesso. 15 Estratta dal sito del Consiglio Nazionale del Notariato al seguente link: http://www.notariato.it/sites/default/files/TABELLA2_IMPOSTE_SUCCESSIONE.pdf. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 53 SICUREZZA Paolo Zizzi E ra la notte tra mercoledì 5 e giovedi 6 dicembre 2007. Nello stabilimento di Torino della ThyssenKrupp era iniziato da poco il turno di notte. Una notte che sembrava essere come tante di lavoro già svolte e che, invece, viene ricordata come la notte in cui accade uno dei più disastrosi incidenti sul lavoro. Sulla linea 5, poco dopo l’una, una fuoriuscita di olio bollente investì diversi operai, sette dei quali moriranno. Antonio Schiavone, Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rosario Rodinò, Rocco Marzo e Bruno Santino i nomi degli uomini che persero la vita nell’incidente. Dei presenti si salvò solo Antonio Boccuzzi, che da testimone oculare di ciò che accadde nello stabilimento, ricoprì un ruolo determinante nella denuncia delle colpe dell’azienda. 54 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 Il rogo della Thyssenkrupp La ThyssenKrupp è una società tedesca tra le più importanti nel settore siderurgico, che nel 1994 acquista dalla Acciai Terni gli stabilimenti di Terni e di Torino. Nello stabilimento di Torino, interessato dal disastro, era programmato lo smantellamento della linea siderurgica per essere trasferita a Terni nel 2008. Quella notte, sulla linea 5, lo sfregamento delle lamine di acciaio contro un parapetto in metallo provocò delle scintille che diedero fuoco a della carta impregnata di olio presente sotto la linea. Quella carta non doveva essere lì, ma dato che la linea 5 doveva essere smantellata a breve, la manutenzione e la pulizia non venivano più eseguite, la carta si incendiò. Era già accaduto altre volte e l’incendio si era potuto domare con l’utilizzo dei presidi in dotazione. Quella sera però, le fiamme raggiunsero una vasca d’olio che esplose e avvolse l’intera squadra di lavoratori presenti sulla linea. L’unico sopravvissuto si salvò solo perché si piegò per prendere la manichetta d’acqua proprio nel momento dell’esplosione dell’olio che, invece, investì gli altri lavoratori. I giorni successivi l’incidente, i sindacati denunciarono l’inadeguatezza delle misure di sicurezza nello stabilimento. Antonio Boccuzzi e altri operai accorsi sul posto dell’incidente testimoniarono una situazione surreale per un luogo di lavoro con quel rischio di incidenti: estintori scarichi, telefoni isolati, idranti malfunzionanti e assenza di personale specializzato. Oltre all’assenza di tali misure di protezione, alcuni degli operai coinvolti nell’incidente lavoravano continuamente da dodici ore. Tutti i media diedero grande spazio alla notizia e la rabbia assieme all’indignazione impegnarono non solo la popolazione torinese ma tutti gli italiani. Seguirono giornate di lutto e di dolore. L’allora sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, annullò i festeggiamenti di piazza per il Capodanno. Il Governo accelerò il varo del Testo Unico delle leggi sulla sicurezza sul lavoro, conosciuto da tutti con il nome di Decreto 81, che vide la luce nell’aprile 2008. Poco tempo dopo, nell’agosto 2009, il Governo accortosi che la precedente normativa aveva importanti lacune, emanò il Decreto 106, correttivo del precedente Decreto 81. Dal canto suo l’azienda respinse ogni responsabilità nell’incidente, anzi accusò i SICUREZZA lavoratori di aver causato l’incendio per manovre errate e poca attenzione. Oltre a questo, i dirigenti della ThyssenKrupp assunsero anche un atteggiamento ostile e poco collaborativo con la magistratura. A prova di questo, la Guardia di Finanza, durante le indagini, sequestrò ad Harald Hespenhahn, l’amministratore delegato della ThyssenKrupp, un documento riservato in cui si leggeva che Antonio Boccuzzi doveva essere fermato con azioni legali. Nello stesso documento si criticava pesantemente anche il pubblico ministero, Raffaele Guariniello, e l’allora ministro del Lavoro Cesare Damiano, del quale, a detta dell’amministratore delegato, non ci si poteva fidare perché schierato dalla parte dei lavoratori. In seguito all’incendio partirono subito le indagini preli- minari, che il procuratore aggiunto Raffaele Guariniello riuscì a concludere in due mesi e diciannove giorni. Nel frattempo, la Thyssenkrupp pagò 13 milioni di euro ai familiari delle vittime e 4 milioni ad altre parti civili che si erano costituite nel processo. La Procura di Torino chiese il rinvio a giudizio per sei dirigenti dell’azienda tedesca e il giudice dell’udienza preliminare accolse le tesi dell’accusa. Il presunto reato era omicidio volontario con dolo eventuale e incendio doloso. Il processo iniziò a gennaio del 2009. Nelle udienze emersero particolari del funzionamento dello stabilimento. Alcuni testimoni raccontarono che la fabbrica veniva pulita solo in corrispondenza delle visite ispettive degli organi di controllo e che la linea si fermava solo in caso di problemi alla produzione. Inoltre, tutta la manuten- zione veniva effettuata con la linea in movimento. Altri testimoni raccontarono che gli incendi sulla linea 5 erano molto frequenti ma gli operai venivano invitati a usare il meno possibile il pulsante di allarme. Dopo soli 3 anni dall’incendio si giunse alla condanna in primo grado di Gerald Espenhahn, amministratore delegato della ThyssenKrupp, a 16 anni e mezzo di reclusione per omicidio volontario con dolo eventuale. Per altri cinque dirigenti le pene richieste furono tra 10 anni e 10 mesi e 13 anni e 6 mesi per omicidio colposo con colpa cosciente. Negli anni a venire le sentenze si susseguirono numerose e non senza colpi di scena. A distanza di quasi nove anni dall’incidente, il 13 maggio 2016, la storia giudiziaria del rogo alla ThyssenKrupp si è conclusa. La IV Sezione della Cassazione ha condannato in via definitiva l’ex ad Harald Espenhahn a nove anni e otto mesi, i dirigenti Marco Pucci e Gerald Priegnitz a sei anni e dieci mesi, il membro del comitato esecutivo dell’azienda Daniele Moroni a sette anni e sei mesi, l’ex direttore dello stabilimento Raffaele Salerno a otto anni e sei mesi e il responsabile della sicurezza Cosimo Cafuer a sei anni e otto mesi. Ad oggi i quattro dirigenti italiani condannati sono in carcere. Restano fuori l’ex a.d. Harald Espenhahn e il dirigente Gerald Priegnitz. Per loro la Procura Generale di Torino ha inviato agli organi competenti tedeschi la richiesta ufficiale per rendere esecutiva la sentenza della Corte di Cassazione. Ora sarà la Polizia tedesca a doverli arrestare. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 55 URBANISTICA Luciano Pilotti Commercio e centro storico L’ incentivazione – organizzativa, immobiliare e fiscale – delle attività commerciali in franchising per fare ripartire il centro storico è certamente una buona idea, ma non basta. In primo luogo perché solo una parte di queste attività potrà scegliere o optare per questa forma di sviluppo/ forma commerciale stimabile in circa in 1/3 del totale. Dunque questa è una leva di rilievo ma che potrà essa stessa funzionare se e solo se associata ad altre leve come “regole aggregative” di via e/o quartiere. Da una parte per ridurre ulteriormente i costi di gestione dei commercianti (dall’energia, agli affitti, alla logistica) e dall’altra con iniziative connesse ad un programma degli eventi di strada /quartiere che richiede una attenta regia per contenere e rendere più efficaci le spese comunicative , come il town center management insegna da almeno 30 anni in molteplici città europee e anche italiane quale collaborazione e sinergia di azione tra risorse private e tra queste e quelle pubbliche. Tuttavia, anche a queste condizioni si dovrà aggiungere un salto di cultura imprenditoriale-commerciale verso una maggiore capacità di ascolto e interazione con utenti sempre più evoluti e “infedeli”, a cominciare dagli allestimenti dei negozi (anche quelli in franchising) che sembrano “immobili” nonostante lo scorrere del tempo. In generale fermi alla “regola 1” (una sola funzione, la vendita di un singolo prodotto e/o gamma) piuttosto 56 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 che guardare alla “regola 3”, si vende se si accoglie e si trattiene, se si interagisce e se conseguentemente si agisce in linea con l’evoluzione dei gusti, dei comportamenti creando fiducia e riacquisto. Per fare questo, che si venda un caffè, un pasto, un paio di jeans o di scarpe, oppure un elettrodomestico serve certo conoscenza del proprio core business e del suo marketing mix, ma se non si cura il canale e cioè il contenitore (il negozio e il suo contesto) sarà difficile attrarre, trattenere e fidelizzare solo attraverso il contenuto. Cultura, arte, artigianato di pregio e intelligent entertainment aiutano. Non serve certo ricordare che il contenuto in vendita se non accompagnato da un adeguato contenitore spinge l’u- tente o il consumatore a “saltare” sul canale di e-commerce (soprattutto se giovane) e anche a questo accoppiamento i commercianti del centro dovranno almeno in parte pensare collaborativamente (come un Wiki-commerce!). Non solo per reggere la competizione (di prezzo e non solo) incombente e soffocante delle grandi reti commerciali extra-urbane della grande distribuzione ma anche le reti virtuali di e-commerce che portano il cliente a “switchare” a basso costo verso altro canale, virtuale o non, di fronte alle inefficienze. Lavorare sull’accoglienza per trattenere e non solo per attrarre sarà necessario per rivitalizzare il centro storico di Brescia caduto nella “trappola della de-crescita” da ben prima dell’inizio della crisi. Che fare in concreto oltre agli interventi micro-macro suggeriti sopra? “Regola 3”: provare a mixare 3 funzioni, quella primaria di vendita, accompagnata da altra funzione complementare, bar e food intelligente più funzioni di supporto valoriale come la “lotta agli sprechi alimentari” e un pizzico di tecnologia come Wi-Fi gratuito, magari con poltroncine comode dove potersi sedere senza necessariamente essere costretti a consumare compulsivamente e magari potere leggere, navigare o ascoltare musica, fruendo di arte e cultura o di intrattenimento intelligente. In una libreria si deve potere bere un caffè o mangiare e ascoltare musica, se con spazi per accesso a internet molto meglio e se con poltrone meglio ancora come Starbucks UK insegna. In un ristorante si deve potere leggere libri o acquistare prodotti artigianali di pregio o artistici, o assistere ad un concerto live o rappresentazione teatrale o ad una mostra d’arte, magari sponsorizzata. Il tutto inserito in una adeguata regia di strada o di quartiere. Si attrae e si trattiene contro le complesse “infedeltà” del commercio moderno e Brescia lo può fare perché in parte già lo fa. Va integrato e coordinato e non lasciato all’improvvisazione (meritoria) di pochi imparando e dialogando con gli utenti. Una prima versione ristretta di questo articolo è uscito sul “Corriere della Sera” nella primavera 2016 ❑ URBANISTICA News Sopraelevazione in legno e conglomerato cementizio: la sentenza conferma l’abuso ma non la violazione di legge Con la sentenza n. 17085 del 2016, la Cassazione ha affermato che la sopraelevazione in legno e con pareti perimetrali in muratura, pur essendo un abuso edilizio non configura una violazione delle norme che regolano i conglomerati cementizi. Foto © oracal / 123RF Archivio Fotografico L’imputato di un manufatto (una soprelevazione di mq. 30 circa) aveva una struttura portante realizzata con travi e pilastri di legno e pareti perimetrali costruite in muratura, non comportando la utilizzazione né di cemento armato né di altri elementi strutturali in metallo. Richiamando la giurisprudenza (Cass. pen., Sez. III, 17 aprile 2014, n. 17022), la Cassazione ha concluso che le disposizioni delle quali è stata contestata la violazione riguardano, tuttavia, solo la disciplina penale di manufatti la cui tenuta statica sia assicurata tramite l’uso e l’applicazione di opere in cemento armato ovvero di elementi strutturali in acciaio o in altri metalli con funzione portante. Distanze minime: i privati non possono accordarsi Il Tar Lazio con la sentenza 9879/2016 ha stabilito che i privati non possono accordarsi per effettuare interventi edilizi che violano le distanze minime tra edifici. I giudici hanno ricordato che costruire ad una distanza inferiore a quella minima prevista dalle norme in vigore è un’irregolarità che non riguarda solo i rapporti tra privati, ma anche la sfera pubblicistica. Se è vero che l’Ente locale deve accertarsi del rispetto dei titoli abilitativi, senza entrare nei rapporti tra privati, d’altra parte il Tar ha affermato che la violazione delle distanze rientra tra i rapporti pubblicistici e deve essere subito sanzionata. Non derogabilità del regime delle distanze legali Sentenza del Consiglio di Stato. Il regime delle distanze delineato dal d.m. 2 aprile 1968, n. 1444, essendo rivolto alla salvaguardia di imprescindibili esigenze igienico-sanitarie, è tassativo ed inderogabile, vincolando i Comuni in sede di formazione o revisione degli strumenti urbanistici. In conseguenza, ogni previsione regolamentare in contrasto con l’anzidetto limite minimo è illegittima e deve essere annullata o disapplicata in sede di impugnazione, stante la sua automatica sostituzione con la clausola legale dettata dalla fonte sovraordinata. Inoltre, il dovere di rispettare le distanze stabilite dal d.m. n. 1444/1968 sussiste indipendentemente dalla eventuale differenza di quote su cui si collochino le aperture fra le due pareti antistanti; ai fini dell’operatività della previsione, è addirittura sufficiente che sia “finestrata” anche una sola delle due pareti interessate. La Cassazione ha preso atto che la contestazione concerneva la realizzazione del manufatto, in violazione degli artt. 64, 65, 71 e 72 del d PR n. 380 del 2001, in assenza di un progetto esecutivo redatto da tecnico abilitato, senza che la direzione dei relativi lavori sia stata assunta da tecnico a ciò abilitato ed in assenza della preventiva denunzia delle opere da realizzare al Comune ovvero all’Ufficio provinciale del Genio civile. La posizione della Cassazione parte dalla considerazione che, in tema di reati edilizi, spesso accade di imbattersi nella consumazione necessaria o occasionale di ulteriori e diversi reati, venendo in rilievo una serie di fattispecie di reato, collegate ai reati edilizi in senso stretto, che trovano occasione in questi ultimi e che riguardano la disciplina delle opere eseguite in cemento armato. Occorre quindi individuare in primo luogo quali siano in concreto le opere per le quali è richiesta la denuncia dei lavori al competente ufficio comunale e l’inoltro all’ufficio tecnico regionale e, conseguentemente, per quali opere è necessaria l’iniziativa penale in caso di inosservanza dell’obbligo di denuncia. L’ambito applicativo della normativa in esame riguarda tutte le opere in conglomerato cementizio armato normale, precompresso (nel quale si imprime artificialmente una sollecitazione addizionale tale da assicurare l’effetto statico voluto) e le strutture metalliche, che assolvano ad una funzione statica. Parte della giurisprudenza ha sostenuto che il riferimento normativo al “complesso di strutture” in conglomerato cementizio contenuto nel D.P.R. n. 380/01, comporta che un’opera, per essere sottoposta alla disciplina in oggetto, debba risultare dal concorso di una pluralità di strutture e che restino fuori da tale normativa le opere costituite da una struttura unica, come ad esempio, il solaio di una stalla o l’architrave di una porta. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 57 AMBIENTE 7 Novembre giornata europea del Radon Una opportunità per i geometri dell’ingresso del radon nelle abitazioni più che sulla sua eliminazione una volta entrato in casa. Tali tecniche possono essere utilizzate singolarmente o in combinazione all’interno del medesimo edificio. Ovviamente la scelta della/e tecniche da adottare deve essere valutata in base al livello di inquinamento da radon già presente, dalle caratteristiche dell’immobile (in particolare se è già presente sotto il pavimento un vespaio), dalla fattibilità tecnica, dalla disponibilità dei proprietari ad interventi più o meno consistenti e non da meno dal costo dell’intervento. “ Il Comitato Esecutivo del SER ha riconosciuto il 7 novembre come data annuale per la Giornata europea Radon invitando gli organi preposti, gli ordini professionali, le associazioni, a svolgere attività come azioni di sensibilizzazione del pubblico, comunicati stampa, campagne, formazione, pubblicità, ecc per evitare le morti di Radon, che in Italia sono comprese tra 3500 a 6000 per cancro del polmone. Gli interventi sono un dovere ed una opportunità lavorativa per i tecnici (geometri, architetti, ingegneri). Spesso si parla di sistemi tec58 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 nici di contenimento del gas radon che si possono mettere in opera in occasione di una nuova costruzione o di una ristrutturazione consistente. Al contrario poco si tratta della correzione di edifici esistenti attuando interventi minimi che possano comunque portare a buoni risultati di mitigazione del radon. A tal riguardo il settore specialistico è intervenuto mettendo a punto e divulgando schede informative proprio sulle principali tecniche di mitigazione che si possono impiegare per ridurre la concentrazione di gas radon negli edifici esistenti. Le tecniche di mitigazione descritte sono basate principalmente sulla riduzione Interventi di mitigazione del radon negli edifici esistenti Riassumiamo le tecniche per la mitigazione del gas radon nelle abitazioni esistenti. 1) Sigillatura delle canalizzazioni verticali, crepe, giunti, impianti; pavimentazione delle cantine e/o impermeabilizzazione della pavimentazione esistente. Il radon che proviene dal sottosuolo trova spesso vie di ingresso alla casa attraverso crepe nella pavimentazione, fessure negli impianti o attraverso i giunti. Sigillare queste vie di accesso con sigillanti elastici o con malta per le crepe permette di ridurre il radon con una variabilità che va dal 10% al 60% a seconda dei casi. 2) Ventilazione naturale o forzata del vespaio. Se l’immobile è dotato di un vespaio, ossia una camera d’aria tra la soletta del piano terra e il terreno, si può favorirne la ventilazione e quindi la dispersione del radon che vi si accumula attraverso bocchette che collegano il vespaio con l’ambiente esterno. La ventilazione può avvenire in modo naturale, ma qualora non si mostri abbastanza efficace si può ricorrere a degli aspiratori. 3) Ventilazione delle cantine e dei locali interrati non occupati. Per evitare che il radon passi ai piani superiori abitati dell’edificio, è sempre buona cosa ventilare bene gli spazi non abitabili sottostanti, come ad esempio le cantine. Se sono già presenti finestre, la soluzione è a costo zero. In caso contrario si possono prevedere nuove prese d'aria, eventualmente integrate con ventilatori elettrici. 4) Estrazione dell’aria dall’intercapedine sotto il pavimento. Si tratta della realizzazione di un’intercapedine d’aria sotto il pavimento mediante l’applicazione di una stuoia in plastica con struttura alveolare dello spessore di 10-20 mm. La stuoia è poi collegata ad una tubazione che sfocia alla sommità dell’edificio dotata di un sistema di aspirazione che convoglia l’aria aspirata all’esterno. In questo caso si rende necessario il rifacimento totale del pavimento. 5) Depressurizzazione del suolo mediante pozzetti radon collocati sotto l’edificio. Si realizzano sotto l’edificio dei pozzetti cavi (demolendo Foto © conceptw / 123RF Archivio Fotografico Dalla Newsletter “Professione Geometra” dell’Associazione Donne Geometra AMBIENTE Amianto: partono le domande per le bonifiche il pavimento controterra dove questi vengono posizionati) e si collegano ad un condotto di estrazione che aspira forzatamente l’aria piena di radon e la disperde alla sommità dell’edificio. 6) Depressurizzazione del suolo mediante pozzetti radon collocati esternamente all’edificio. Operazione come la precedente, ma collocando i pozzetti sul perimetro del fabbricato e non sotto. L’efficacia è inferiore rispetto all’intervento sotto il fabbricato, ma sicuramente salva dalla necessità di demolire alcuni punti del pavimento interno. Si può aumentarne la resa inserendo più pozzetti attorno alla casa. 7) Ventilazione delle condutture di drenaggio. Quando l’edificio è già dotato di un sistema di drenaggio dell’acqua collocato sotto il pavimento, si possono utilizzare le tubature di questo impianto per estrarre con una ventola l’aria carica di radon che vi passa e portarla verso l’esterno della casa. 8) Pressurizzazione del suolo sotto l’edificio. Consiste con l’immettere nel sottosuolo l’aria prelevata dall’interno dell’edificio per mezzo di un ventilatore, creando quindi una sovrappressione che contrasti l’infiltrazione del radon. Si possono utilizzare come punti di ingresso dell’aria dei pozzetti come abbiamo visto precedentemente oppure un sistema di drenaggio già presente nell’immobile. La differenza con le misure di prevenzione analizzate prece- dentemente è che l’aria non viene più aspirata dal suolo e dispersa nell’ambiente esterno ma immessa nel suolo per contrastare l’arrivo del radon. 9) Pressurizzazione dell’intero edificio. Questo metodo è un po’ più complesso e necessita di un edificio che disponga già di una buona tenuta all’aria come serramenti senza spifferi ecc. Si tratta di generare una leggera sovrappressione all’interno degli ambienti abitati in modo da contrastare l'ingresso del radon. Questa sovrappressione è creata mediante un ventilatore che preleva aria dall'esterno e che la immette costantemente nell'ambiente interno. 10) Ventilazione naturale o forzata degli ambienti interni. Aprire spesso le finestre per cambiare l’aria aiuta certamente ad allontanare il radon che si accumula negli ambienti abitati. In alternativa si può installare un sistema di ventilazione meccanica che, senza dover aprire le finestre, assicuri un costante ricambio d’aria di tutte le stanze. 11) Ventilazione forzata degli ambienti interni con l’impiego di sistemi di climatizzazione e recupero del calore. Per contrastare la dispersione energetica della ventilazione meccanica per il ricambio d’aria costante negli ambienti abitati, è possibile installare un recuperatore di calore, soprattutto nelle zone con clima rigido. Le descrizioni fornite per Sulla Gazzetta ufficiale n. 243 del 17 ottobre 2016 è stato pubblicato il Decreto 15 giugno 2016 del Ministero dell’ambiente recante “Modalità attuative del credito d’imposta per interventi di bonifica dei beni e delle aree contenenti amianto”. Trattasi del finanziamento di 17 milioni di euro per le imprese che effettuano interventi di bonifica dall’amianto e nel dettaglio è previsto un credito d’imposta al 50% delle spese sostenute per interventi di bonifica dall’amianto. L’agevolazione non spetta per investimenti di importo unitario inferiore a 20 mila euro. Il Credito d’Imposta verrà concesso solo per interventi di rimozione e smaltimento dell’amianto, non per il semplice incapsulamento o confinamento. Saranno finanziati solo gli interventi conclusi, quelli di cui l’impresa può comprovare i pagamenti effettuati e l’avvenuto smaltimento in discarica dell’amianto entro il 31 dicembre 2016. Le imprese potranno presentare le domande a partire dal 16 novembre 2016, tramite il portale web accessibile dalla home page del Ministero dell’Ambiente, registrandosi a partire dal 27 ottobre 2016: https://www.minambienteamianto.ancitel.it/security.do?metodo=homepage. Il credito d’imposta verrà riconosciuto nella misura del 50% delle spese sostenute, previa verifica dell’ammissibilità dei requisiti a cura del Ministero dell’Ambiente, secondo l’ordine cronologico di presentazione delle domande e fino ad esaurimento dell’ammontare delle risorse disponibili. Entro 90 giorni dalla presentazione dell’istanza, il Ministero comunicherà alle imprese il riconoscimento o il diniego dell’agevolazione. L’art.56 della Legge 28 dicembre 2015, n. 221 ha introdotto il credito d’imposta a favore dei soggetti titolari di reddito di impresa che effettuano nell’anno 2016 interventi di bonifica da amianto su beni e strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato. Il Decreto Ministeriale del 15 giugno 2016 ha definito le modalità attuative dell’agevolazione possibile per: • interventi relativi a beni e strutture produttive ubicati nel territorio nazionale, realizzati nel rispetto della normativa ambientale e di sicurezza dei luoghi di lavoro; • interventi aventi come oggetto la rimozione e smaltimento di amianto e non l’incapsulamento o confinamento; • interventi di importo unitario minimo pari a 20mila euro per singola impresa unica; • interventi conclusi al momento della presentazione della domanda e per i quali siano state emesse le corrispondenti fatture, nel periodo compreso tra il 1° gennaio ed il 31 dicembre 2016; • interventi inseriti in apposito Piano di Lavoro, redatto ai sensi dell’art. 256 del D. Lgs. 81/2008 e s. m. e i., relativo ad intervento di bonifica unitariamente considerato per l’unità produttiva di riferimento; • interventi per i quali sia stata effettuata comunicazione di avvenuta ultimazione dei lavori/attività di cui al Piano di Lavoro alla ASL competente e che questa li abbia approvati secondo le modalità previste. Per presentare la domanda occorre registrarsi ed acquisire le credenziali per poter accedere all’area riservata. Per garantire la massima trasparenza e la maggiore comprensione possibile del modulo di presentazione delle istanze, sono inoltre già disponibili le linee guida alla predisposizione delle domande e le FAQ, ed è attivo un call center dedicato ai numeri di telefono 06/76291257 - 06/76291258 - 06/76291463. ogni intervento sono indicative, giusto per dare un’idea della varietà di misure correttive che si possono mettere in atto. Ogni intervento andrà poi valutato con un tecnico di fiducia, analizzando non solo i vantaggi ma anche le possibili problematiche che po- trebbe comportare. Una fra queste ad esempio è che alcuni interventi potrebbero causare dispersioni energetiche maggiori per l’edificio. Quindi bisogna sempre capire quali sono le priorità e le soluzioni migliori. ” IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 59 AMBIENTE Da “Corriere della Sera” 5 novembre 2016 In crescita la percentuale di raccolta differenziata in provincia di Brescia COMUNE RD TOT 2015 (%) COMUNE RD TOT 2015 (%) Botticino 83,16 San Zeno Naviglio 74,45 Castelcovati 82,49 Travagliato 74,44 Bagnolo Mella 82,31 Montichiari 74,35 Poncarale 82,10 Concesio 74,31 San Paolo 80,33 Polaveno 74,25 Passirano 79,43 Capriano del Colle 74,20 Pralboino 79,16 Berlingo 74,19 Flero 78,92 Lonato 74,13 Manerbio 78,79 Calvagese d/ Riviera 74,05 Coccaglio 78,78 Orzinuovi 73,49 Vallio Terme 78,41 Monticelli Brusati 73,46 Castrezzato 78,03 Castenedolo 73,40 Orzivecchi 77,85 Verolavecchia 73,18 Torbole Casaglia 77,48 Gottolengo 72,91 Castel Mella 77,48 Nave 72,81 Azzano Mella 77,48 Sulzano 73,76 Fiesse 77,09 Borgosatollo 72,75 Bassano Bresciano 77,02 Pompiano 72,65 I NUMERI Trenzano 76,93 Villachiara 72,55 Prevalle 76,83 Rodengo-Saiano 72,55 RIFIUTI URBANI PRODOTTI 636mila tonnellate (-3,6% sul 2014) Muscoline 76,48 Pontevico 72,32 Gambara 76,43 Pontoglio 72,29 di cui Polpenazze del Garda 76,32 Maclodio 72,26 Verde 29% Soiano del Lago 76,20 Nuvolento 73,25 Cazzago San Martino 76,08 Ghedi 73,08 Organico 16,7% Mazzano 75,91 Gavardo 71,94 Multimateriale 10,4% Gussago 75,87 Palazzolo sull’Oglio 71,44 Roccafranca 75,81 Vobarno 71,33 Collebeato 75,79 Sabbio Chiese 71,15 Rezzato 75,56 Isorella 71,04 Bovezzo 75,56 Comezzano-Cizzago 71,04 Paderno Franciacorta 75,25 Calcinato 70,87 Milzano 75,17 Bienno 70,81 Urago d’Olio 75,09 Calvisano 70,70 Roè Volciano 74,73 Lograto 70,54 • In provincia di Brescia sale ancora del 3,6% la raccolta differenziata dei rifiuti urbani. • La percentuale di raccolta differenziata in provincia nel 2015 è arrivata al 57,53%, in linea con la media regionale (56,3% nel 2014). • I 5 paesi più virtuosi (quelli con percentuali oltre l’80%) sono Botticino, Castelcovati, San Polo, Bagnolo Mella, Poncarale. Cartone 20,2% Plastica 6,3% Legno, vetro 3,7% DIFFERENZIATI 57,3% (+3,6% sul 2014) 229mila tonnellate 0 Inceneritore A2A in discarica 60 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 AMBIENTE COMUNE RD TOT 2015 (%) COMUNE RD TOT 2015 (%) COMUNE RD TOT 2015 (%) COMUNE RD TOT 2015 (%) Erbusco 70,46 Offlaga 59,95 Dello 44,38 Anfo 31,93 Gardone Val Trompia 70,44 Leno 59,19 Nuvolera 43,76 Pertica Bassa 31,16 Odolo 70,32 Acquafredda 57,86 Montirone 43,27 Salò 31,00 Bedizzole 70,27 Piancogno 57,00 Saviore dell’Adamello 43,04 Angolo Terme 30,53 Provaglio d’Iseo 70,05 Darfo Boario Terme 56,59 Prestine 42,57 Temù 30,50 Cologne 69, 95 Mairano 56,11 Monte Isola 42,49 Lozio 29,88 Villanuova sul Clisi 69,93 Chiari 55,41 Vestone 42,40 Paisco Loveno 29,63 Manerba del Garda 69,92 Zone 54,03 Corzano 42,24 Ono San Pietro 29,58 Quinzano d’Oglio 69,75 Malonno 53,33 Casto 42,21 Niardo 29,25 Roncadelle 69,73 San Felice del Benaco 53,31 Mura 42,00 Lodrino 29,12 Adro 69,65 Limone sul Garda 53,17 Cerveno 41,76 Preseglie 29,06 Desenzano del Garda 69,22 Cedegolo 52,86 S. Gervasio Bresciano 40,63 Braone 28,70 Visano 68,69 Esine 52,83 Remedello 39,75 Treviso Bresciano 27,45 Rovato 68,53 Sale Marasino 52,52 Borno 39,59 Vezza D’Oglio 26,56 Marone 68,35 Pavone del Mella 52,34 Tignale 39,15 Capovalle 26,44 Puegnago sul Garda 68,17 Artogne 51,94 Capo di Ponte 38,65 Vione 26,30 Castegnato 67,90 Edolo 50,91 Barbariga 38,62 Pertica Alta 25,85 Longhena 67,64 Ospitaletto 50,73 Incudine 38,59 Gargnano 25,02 Gardone Riviera 66,83 Breno 50,73 Tremosine 38,49 Ossimo 23,40 Moniga del Garda 66, 80 Agnosine 50,72 Sarezzo 38,37 Magasa 22,70 Lumezzane 66,44 Cigole 50,61 Brandico 38,09 Lavegnone 21,48 Malegno 66,40 Pian Camuno 49,70 Brescia 37,65 Bovegno 21,12 Padenghe sul Garda 66,33 Sirmione 49,65 Ponte di Legno 37,43 Corteno Golgi 20,78 Rudiano 65,12 Sellero 48,73 Alfianello 37,11 Brione 20,17 Pozzolengo 64,59 Cevo 48,65 Paratico 36,55 Provaglio Valsabbia 19,64 Cortefranca 63,29 Verolanuova 48,03 Cimbergo 36,47 Valvestino 15,74 Villa Carcina 63,28 Borgo San Giacomo 47,76 Bione 35,88 Marmentino 11,90 Seniga 62,61 Cividate Camuno 47,45 Paitone 35,79 Pezzaze 11,85 Cellatica 62,14 Berzo Inferiore 46,58 Toscolano Maderno 35,08 Tavernole sul Mella 8,80 Pisogne 61,68 Serle 46,22 Ceto 34,23 Irma 8,02 Gianico 61,47 Sonico 45,88 Paspardo 34,04 Collio 5,10 Capriolo 61,20 Barghe 45,32 Marcheno 33,91 Carpenedolo 61,04 Idro 45,35 Monno 33,87 Iseo 60,84 Bagolino 45,33 Losine 32,65 Ome 60,73 Berzo Demo 45,28 Caino 32,45 Fonte: Osservatorio provinciale Rifiuti IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 61 CATASTO Accatastamento dei fabbricati rurali I proprietari e/o i comproprietari sono soggetti all’obbligo di censimento degli immobili produttivi ancora individuati al Catasto Fabbricati? Cosa accade se gli interessati non presentano le dichiarazioni previste e come si regolerà l’Agenzia delle Entrate? Per rispondere a questi e altri quesiti, il 27 ottobre si sono riuniti i componenti della Direzione Centrale Catasto, Cartografia e Pubblicità Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate, insieme ai referenti del Consiglio Nazionale dei Geometri e Geometri Laureati e degli altri Ordini Professionali. Nella definizione delle varie argomentazioni che richiedevano una puntualizzazione e che sono via via affrontate nel tavolo, i professionisti tecnici hanno potuto contribuire, offrendo la loro collaborazione all’Agenzia delle Entrate. Fra le diverse decisioni, anche la possibilità per gli interessati dei beni di beneficiare dell’istituto del ravvedimento operoso, con considerevoli risparmi sulle sanzioni previste. Le disposizioni sono state riepilogate nella circolare emessa da CNGeGL, che qui pubblichiamo. Oggetto: Accatastamento dei Fabbricati Rurali Caro Collega, per quanto in oggetto e per dar seguito all’incontro del 27 ottobre u.s., promosso dalla Direzione Centrale Catasto, Cartografia e Pubblicità Immobiliare, che ci ha visti partecipi nella discussione delle varie argomentazioni, unitamente agli altri Consigli Nazionali, intorno allo stesso tavolo, si ricorda che: •i proprietari /comproprietari degli immobili produttivi, ancora individuati al Catasto Terreni come fabbricati rurali (e/o loro porzioni), sono soggetti all’obbligo di censimento al Catasto Fabbricati, ai sensi dell’art. 13, comma 14-ter, del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201; •nel caso in cui gli interessati non presentino le suddette dichiarazioni, l’Agenzia provvederà, in luogo del soggetto inadempiente e con oneri a carico dello stesso, all’iscrizione in Catasto; •per il mancato accatastamento sono previste sanzioni, comprese tra un minimo di € 1.032 ed un massimo di €. 8.264; qualora il proprietario/comproprietario proceda autonomamente all’iscrizione in catasto, potrà beneficiare dell’istituto del ravvedimento operoso, con un notevole risparmio sulle sanzioni che, a titolo esemplificativo, si riducono da un importo compreso tra € 1.032 e € 8.264 ad un importo di € 172 (pari ad 1/6 del minimo); •sono esclusi dal predetto obbligo gli immobili che non costituiscono oggetto di inventariazione ai sensi dell’articolo 3, comma 3, del Decreto del Ministero delle finanze 2 gennaio 1998, n° 28 ed in particolare, nel caso in cui il fabbricato è: -- in stato di collabenza: potrà essere, facoltativamente, dichiarato al Catasto Fabbricati come “Unità collabente (F/2)” (privo di rendita), mediante dichiarazione Docfa redatta da un professionista abilitato e regolarmente iscritto al proprio Albo. -- diroccato (rudere): l’interessato potrà presentare apposita dichiarazione all’Ufficio per l’aggiornamento dei dati al Catasto Terreni. Con i migliori saluti Il Presidente Maurizio Savoncelli 62 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 CATASTO Chiarimenti sul nuovo ravvedimento operoso Circolare 42/E C on una circolare, la n. 42/E l’Agenzia offre ulteriori chiarimenti delle Entrate su come sfruttare al meglio i benefici previsti dal nuovo ravvedimento operoso con una panoramica sui vantaggi previsti in termini di riduzione delle sanzioni, alla luce delle modifiche introdotte dalla Legge di Stabilità per il 2015 (Legge n. 190/2014) e dal D. Lgs n. 158/2015 di riforma del sistema sanzionatorio. Il documento di prassi affronta i principali casi di violazione sanabile con il ravvedimento, dalle dichiarazioni contenenti errori o omissioni a quelle presentate in ritardo. La circolare – che contiene anche due utili tabelle di sintesi sulla correzione entro e post 90 giorni dal termine di presentazione della dichiarazione annuale – fornisce inoltre risposta ad alcuni quesiti specifici: dai termini entro cui è possibile ravvedere il 730, in caso di infedeltà; al calcolo della sanzione ridotta quando il ricorso al ravvedimento avviene successivamente al versamento tardivo del tributo; al ravvedimento di un omesso versamento di un debito Iva periodico tramite compensazione con un credito Iva emergente dalle liquidazioni periodiche successive. Quando l’errore viene corretto entro 90 giorni dalla scadenza In caso di dichiarazione integrativa o sostitutiva, l’agevolazione cambia a seconda del tipo di errore: •per gli errori che possono essere rilevati durante il controllo automatizzato o formale, la sanzione applicabile è solo quella per omesso versamento, pari al 30% di ogni importo non versato, con una riduzione, in caso di ravvedimento, che varia a seconda del momento in cui avviene il ravvedimento, non trovando più applicazione la sanzione fissa di 250 euro; •per correggere errori non rilevabili in sede di controllo automatizzato o formale, invece, la sanzione è quella prevista per le “violazioni relative al contenuto e alla documentazione delle dichiarazioni” di cui all’articolo 8 del D. Lgs n. 471 del 1997. Per le violazioni di cui al comma 1, il contribuente dovrà pagare, ad esempio, la sanzione di 250 euro, che in caso di ravvedimento viene ridotta a 1/9 (quindi a 27,78 euro) e quella per omesso versamento, se dovuto, in misura ridotta a seconda del momento in cui avviene la regolarizzazione della sanzione. In passato a questo tipo di violazioni si applicava la sanzione prevista per la presentazione di dichiarazione tardiva. In caso di dichiarazione tardiva, cioè presentata entro i 90 giorni dalla scadenza, si applica la sanzione in misura fissa pari a 250 euro prevista per l’omissione della dichiarazione in assenza di debito d’imposta, che in caso di ravvedimento viene ridotta a 25 euro (1/10). Se alla tardività della dichiarazione si accompagna un carente o tardivo versamento del tributo si applica, inoltre, la sanzione per omesso versamento, ridotta a seconda del momento in cui avviene la regolarizzazione della sanzione. Quando l’errore viene corretto dopo 90 giorni Dal 1° gennaio 2016, se il contribuente intende regolarizzare la propria posizione con il Fisco, ma sono già trascorsi 90 giorni dalla scadenza: • per gli errori che possono essere rilevati durante il controllo automatizzato o formale, la sanzione configurabile resta solo quella per omesso versamento, pari al 30% di ogni importo non versato; in caso di ravvedimento, si applica una riduzione che varia a seconda del momento in cui avviene la regolarizzazione della sanzione; • per correggere errori non rilevabili in sede di con- trollo automatizzato o formale, invece, la sanzione da regolarizzare sarà pari al 90% della maggiore imposta dovuta o della differenza del credito utilizzato. Se invece si tratta di violazioni che integrano ipotesi di irregolarità senza imposta dovuta, e non di infedeltà dichiarativa, la sanzione resta quella prevista dall’articolo 8 citato anche dopo 90 giorni. In entrambi i casi, con il ravvedimento si applica una riduzione della sanzione che varia a seconda del momento in cui avviene la regolarizzazione della stessa. Infine, l’Agenzia ribadisce che oltre i 90 giorni dalla scadenza non è possibile sanare con il ravvedimento il caso dell’omessa dichiarazione, anche quando la stessa è inviata entro il termine di presentazione della dichiarazione relativa al periodo d’imposta successivo. Remind sulle comunicazioni per la compliance L’Agenzia, in attuazione di quanto stabilito dalla Legge n. 190/2014, mette a disposizione dei contribuenti gli elementi e le informazioni su possibili anomalie relative alla dichiarazione: nel corso del 2015 sono state inviate ai contribuenti circa 305.000 comunicazioni, che hanno consentito a moltissimi contribuenti di rimediare a un errore o a una dimenticanza in tempi brevi e con le sanzioni ridotte previste dal ravvedimento operoso. Un’attività che sta andando avanti anche nel 2016. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 63 ESTIMO - VALUTATORI IMMOBILIARI Aleandro Bottichio Valutazione del diritto di usufrutto: metodo d’estimo e metodo fiscale Ravvisando particolare confusione nel modus operandi tra i diversi valutatori, si reputa interessate raffrontare con la trattazione a seguire le due diverse metodologie di Valutazione del Diritto di Usufrutto: a ragione del metodo scientifico dell’Estimo e di quello prettamente Fiscale. Ciò considerato che molti colleghi, ad errore, utilizzano il metodo tributario anche per le valutazioni di natura non fiscale. P resupposto normativo L’usufrutto è un diritto reale minore che trae origine dal Codice Civile, libro terzo della proprietà, capo I° (dell’usufrutto), dall’art. 978 all’art. 1020. Per quanto riguarda il caso in trattazione è preliminarmente indispensabile fare riferimento all’art. 979 C.C., che da indicazioni circa la durata del diritto: stabilità entro il limite della vita dell’usufruttuario per le persone fisiche e di non oltre trent’anni per le persone giuridiche. È altrettanto necessario fare riferimento all’art. 981 C.C. che sancisce il diritto all’usufruttuario di godere della cosa, rispettandone la destinazione economica, ed infine l’art. 984 C.C. che sancisce il diritto di spettanza dei frutti, naturali e civili, per tutta la durata del diritto. Ai fini valutativi sono dunque rilevanti i concetti di durata del diritto (limite temporale - t -), e spettanza e/o godimento dei frutti (concetto reddituale - R -) . Da un punto di vista estimativo i procedimenti che saranno di seguito analizzati possono essere applicati anche per gli ulteriori diritti reali minori, sanciti al capo II°, libro della proprietà in esame : •Art. 1021 relativo al Diritto d’Uso, in quanto trattasi del diritto d’uso di una cosa, che qualora fruttifera, consente al titolare del diritto di raccoglierne i frutti per quanto occorrenti ai bisogni suoi e della rispettiva famiglia. •Art. 1022 relativo al Diritto d’Abitazione, in quanto trattasi del diritto di abitare di una casa, limitatamente ai bisogni suoi e della rispettiva famiglia. Per non addentrare la disquisizione in un campo giuridico piuttosto complesso, ci limiteremo a sintetizzare che i diritti d’Uso ed Abitazione – rispettivamente attribuibili il primo ai frutti della cosa avuta in uso ed il secondo all’abitazione della casa ricevuta in utilizzo – differiscono dal diritto di Usufrutto per il fatto che sono limitati ai bisogni del beneficiario e della sua rispettiva famiglia; il concetto di Usufrutto è dunque di più ampia portata giuridica. 64 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 Si concludono le premesse normative rilevando un importate caso applicativo del Diritto di Abitazione, ovvero, il diritto in capo al coniuge superstite di abitare la casa coniugale, sancito dall’Art. 540 del C.C.. Si evidenzia che sovente i colleghi omettono di indicare nella Dichiarazione di Successione siffatto diritto, introducendo in atti e valutando, erroneamente, la piena proprietà, in luogo del diritto di abitazione al coniuge superstite, ciò in una sorta di dimenticanza del diritto in capo al co-famigliare, se non per i benefici fiscali della prima casa. Allo stesso modo, è brutta abitudine inserire nella Voltura Catastale il solo diritto di piena proprietà in capo agli eredi, ciò in luogo al diritto di abitazione del coniuge superstite. Altrettanto pesanti sono poi le implicazioni di natura giuridica, soprattutto in sede di comunione e/o divisione ereditaria, dunque saranno particolarmente importanti le metodologie estimative sia del diritto di natura civile, che di quello prettamente fiscale. Diritto di Usufrutto valutato con metodologia scientifica dell’Estimo Da un punto di vista valutativo la stima del valore d’usufrutto deve partire dal presupposto che al titolare del diritto spettano, in linea generale, i frutti, ovvero, il reddito netto prodotto dal bene immobiliare medesimo. L’operazione preliminare consiste pertanto nella valutazione della capacità reddituale dell’immobile sia allo stato attuale che nel futuro, almeno per l’arco temporale di vigenza del diritto in questione. È palese che il reddito netto (R) sarà dato dalla differenza tra il reddito lordo e le spese necessarie al suo conseguimento. Il resto dell’attività valutativa consiste in semplici operazioni di matematica finanziaria, ovvero, nel rapportate l’entità reddito nell’arco temporale di vigenza del diritto, in relazione ad un determinato saggio di capitalizzazione. Da un punto di vista finanziario trattasi nell’anticipare alla data di valutazione il montante della rendita annua limitata e immediata a rate constanti, il tutto attraverso la formula: (1 + i)n – 1 M = R i che rappresenta il montante a fine periodo, ovvero, alla cessazione del diritto, dunque entità che dovrà essere anticipata alla data della valutazione attraverso il fattore di anticipazione 1 / (1 + i)n, la formula finale andrà dunque sviluppata e scritta ESTIMO - VALUTATORI IMMOBILIARI nel seguente modo: 1 – (1 + i) – n Vuf = R i L’entità (i), trattandosi di valutazione di elementi immobiliari, dovrà corrispondere al saggio di capitalizzazione dedotto attraverso le più variegate formulazioni sancite dagli standard internazionali di valutazione. Laddove il mercato è vivo, soprattutto attraverso la formula i = ∑R/∑V L’entità (n) corrisponde invece al periodo di vigenza del diritto d’usufrutto, che, come già anticipato, per le persone giuridiche potrà essere dedotto dal titolo di costituzione, per un limite massimo di trent’anni, mentre per le persone fisiche, salvo diversa indicazione del titolo, corrisponde alla probabilità di vita del soggetto beneficiato, dedotta statisticamente dall’Istat. L’esempio a seguire chiarirà meglio la questione e servirà poi a raffrontarne i risultati con quelli del metodo tributario, proposto nel successivo caso a natura fiscale. Case Studio di Valutazione con metodologia scientifica dell’Estimo Si presuppone di dover valutare il diritto di usufrutto a favore di una signora di 70 anni, residente a Brescia, attinente ad un appartamento locato al canone annuo di € 6.000,00, i cui costi di esercizio, valutati in maniera rigorosamente analitica assommano ad € 2.500,00, individuabili tra quote di sfitto ed inesigibilità, amministrazione, manutenzione, assicurazione, tasse ed imposte ecc., il canone netto è dunque pari a € 3.500,00. Attraverso il sito dell’Istat, all’indirizzo demo.istat.it/tvm2016/ index.php?lingua=ita, introducendo la circostanza, maschi o femmine, le Regione e la Provincia si deduce la tabella di mortalità richiesta, che nel caso in oggetto prevede una speranza di vita, per la settantenne in questione, pari a 18,077 anni. A dimostrazione della rigorosità della tabella statistica si evidenzia che se il soggetto titolare del diritto fosse stato un maschio la speranza di vita sarebbe stata di 15,171 anni. Il Saggio di Capitalizzazione, considerato il periodo di crisi del settore immobiliare, volendo altresì essere il più possibile coerenti con il metodo fiscale, sarà determinato con il procedimento Mortage and equity components, ovvero, attraverso i saggi della componente mutuo ed in autofinanziamento, ciò attraverso la formula: i = LTV * im + (1 – LTV) * ie I im ie Saggio di Capitalizzazione Ricercato; Saggio del Mutuo pari a 2 %; Saggio di Capitalizzazione dell’immobile ∑ R / ∑ V pari al 3.5 % ; LTV % finanziamento dell’istituto di credito pari a 70% (1-LTV) % in autofinanziamento pari a (1 – 70%) = 30 % Pertanto i = 70% * 2% + (1 – 70%) * 3.5 % = 0.0245 = 2.45 % Introducendo dunque i suddetti dati nella formula : 1 – (1 + 2.45%) – 18,077 Vuf = 3.500,00 2.45% Si determina il Valore del diritto di usufrutto pari a € 50.626,08 Per differenza si può dunque risalire al valore della Nuda Proprietà. Essendo il valore di mercato dell’immobile corrispondente alla capitalizzazione del rispetto reddito: dunque pari a € 3.500,00 / 0.0245 % = € 142.857,14 = (Vf), si determina, per differenza, il Valore della N.P. pari a euro (142.857,14 – 50.626,08 ) = € 92.231,06. Diritto di Usufrutto valutato con metodologia Fiscale Il presupposto valutativo trae origine dall’art. 48 del D.P.R. 27/04/1986, n° 131 (Testo unico delle disposizioni concernenti l’imposta di registro) il quale sancisce che Il valore dell’usufrutto, dell’uso o dell’abitazione è determinato a norma dell’art. 46, assumendo come annualità l’ammontare ottenuto moltiplicando il valore della piena proprietà per il saggio legale di interesse. L’art. 46 è relativo alla determinazione del valore delle rendite e pensioni, che nel caso specifico, trattandosi di rendita o IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 65 ESTIMO - VALUTATORI IMMOBILIARI pensione vitalizia, vede l’applicazione del 2° comma, punto c) stabilisce l’ammontare della rendita per moltiplica tra l’annualità ed il coefficiente indicato nel prospetto allegato al testo unico medesimo, applicabile in relazione all’età della persona beneficiata, pertanto: Case Studio di Valutazione con metodologia Fiscale Ritornando al caso studio di cui alla metodologia d’estimo: Vf = € 142.857,14 Ru = V * iL dove (V) è il valore dell’immobile e (iL) il saggio legale d’interesse Vuf = Ru * c, dove c è di natura tabellare in ragione dell’età e del saggio di interesse, come da tabella sotto riportata. iL = 0.2 % c = per anni 70 (da 70 a 72) 200,00 Con D.M. 11 dicembre 2015 in G.U. 15 dicembre 2015, n. 291 è stato fissato nella misura dello 0,2% annuo il saggio d'interesse legale. Con decreto interdirigenziale del 21 dicembre 2015 in G.U. 30 dicembre 2015, n. 302 sono stati adeguati i coefficienti per la determininazione degli usufrutti a vita e delle rendite o pensioni vitalizie, allegato al D.P.R. 131/1986, nonché il prospetto dei coefficienti, per tutti gli atti a decorrerere dalla data del 1°gennaio 2016. Pertanto : Ru = Vuf = € 142.857,14 * 0.2 % = € 285,72 € 285,72 x 200 € 57.142,86 = PROSPETTO DEI COEFFICIENTI al tasso di interesse dello 0,2% Età del beneficiario Coefficiente Valore Usufrutto Valore N. Proprietà Ovvero: da 0 a 20 475 95 5 da 21 a 30 450 90 10 da 31 a 40 425 85 15 da 41 a 45 400 80 20 da 46 a 50 375 75 25 da 51 a 53 350 70 30 da 54 a 56 325 65 35 da 57 a 60 300 60 40 da 61 a 63 275 55 45 da 64 a 66 250 50 50 da 67 a 69 225 45 55 da 70 a 72 200 40 60 da 73 a 75 175 3 65 da 76 a 78 150 30 70 da 79 a 82 125 25 75 da 83 a 86 100 20 80 Vf € 142.857,14 € 142.857,14 da 87 a 92 75 15 85 Vuf € 50.626,08 € 57.142,86 da 93 a 99 50 10 90 Vnp € 92.231,06 € 85.714,28 66 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 Vuf pari a € 142.857,14 * 40 % = € 57.142,86 Vnp pari a € 142.857,14 * 60 % = € 85.714,28 Allo stato attuale la metodologia sarebbe oltremodo improponibile, almeno per gli immobili residenziali, a ragione della tassazione Prezzo / Valore (c.d. decreto Bersani), che prevede la tassazione degli atti a ragione del valore catastale, rispetto al valore di mercato (Vf), purché questi venga correttamente denunciato in atto. Il case studio è stato comunque ricondotto al (Vf) a dimostrazione della poca attendibilità del procedimento Fiscale, in quanto basato su dati approssimativi rispetto alla più rigorosa metodologia scientifica. Valga la sotto esposta tabella di raffronto a chiarirne le differenze contabili, di altrettanta rilevanza come quelle concettuali, quindi la pretesa dell’uso dei rispetti metodi a seconda si voglia stimare il valore reale dell’usufrutto, ovvero, quello di esclusiva natura tributaria: Metodo Scientifico Metodo Fiscale EDILIZIA SOSTENIBILE Raffaella Annovazzi Manuel Antonini Giuseppe Mori I Muffe e condensa in casa: è colpa sua! difetti e i vizi di costruzione sono divenuti oggetto di conflitto frequente negli ultimi anni; vuoi perché normative molto stringenti hanno definito in dettaglio ogni aspetto che riguardi l’edificazione di immobili, lo standard qualitativo, le prestazioni, il comfort; vuoi perché il conflitto è divenuto un “mestiere”, con un proprio mercato. Uno dei risultati prodotti, quello che ci interessa in questo articolo, è la conoscenza, relativa e sempre da contestualizzare, di alcuni giudizi giurisprudenziali in merito a difetti o vizi dell’isolamento termico degli edifici. Senza voler invadere campi che non ci competono, vediamo a seguire alcuni aspetti che, applicati al lavoro del Geometra, possono risultare utili. È percezione comune che vizio o difetto sia ciò che genera un danno, un disagio: un concetto che è certamente vero, ma che rappresenta l’effetto – e non la definizione – di vizio o difetto. Un oggetto è viziato o difettato se non rispetta la qualità che norme, prassi, regolamenti, buona tecnica, regola dell’arte, prescrivono debba avere. Tradotto, un manufatto edilizio ha vizi e difetti se non rispetta le prescrizioni normative vigenti al tempo in cui è stato realizzato. Ebbene, in considerazione del tempo, spesso rilevante, che intercorre tra la progettazione e la realizzazione di un edificio, la giurisprudenza ha spesso sancito che il quadro normativo da considerare per valutare la corretta esecuzione debba essere quello vigente al momento del deposito della richiesta di “Permesso di Costruire” (o titolo equivalente). Attenzione particolare, comunque, va rivolta alle varianti progettuali e realizzative in corso d’opera: se “sostanziali” possono trasporre il riferimento a successive norme eventualmente sopravvenute. Basta vedere come, non a caso, le normative del nostro settore prevedano diversi regimi e diversi obiettivi da raggiungere per l’intero edificio, piuttosto che per la sua singola parte, in funzione dell’intervento totale o parziale che si esegue. Altra prassi comunemente seguita in sede giudiziaria è quella di ricondurre il difetto di isolamento termico di un edificio all’ambito di operatività dell’art. 1669 del Codice Civile. Ciò non è irrilevante, se si considera che il non corretto isolamento termico viene qualificato come “grave difetto” e non come mera “difformità o vizio dell’opera”, secondo quanto previsto invece dall’art. 1667 CC. Il difetto, per considerarsi “grave”, deve incidere in modo significativo sul godimento del bene, diminuendolo in modo apprezzabile. L’art. 1669, pertanto, non trova applicazione solo nelle fattispecie più esiziali, ma anche nei casi in cui il grave difetto riguardi beni secondari, destinati comunque a un impiego duraturo. Inoltre, sul piano pratico, è importante sottolineare che l’art. 1669 CC prevede una durata più estesa della garanzia cui è tenuto l’appaltatore (eventualmente insieme al progettista e direttore dei lavori) verso il committente e i suoi aventi causa, a fronte della garanzia biennale ai sensi dell’art. 1667 CC. Va aggiunto, poi, che la responsabilità del costruttore ex art. 1669 CC sussiste non solo nei confronti del committente, in forza del contratto stesso di appalto, ma anche verso gli aventi causa di quest’ultimo. Proprio da tale previsione normativa è scaturita la questione circa la natura giuridica della responsabilità in parola, risolta dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione con la sentenza n. 2284 del 2014. Ebbene, nella pronuncia appena citata si è sposata la tesi della natura extracontrattuale della responsabilità di cui all’art. 1669, che rappresenta una norma speciale rispetto a quella generale contenuta nell’art. 2043 CC, potendo quest’ultima applicarsi laddove la prima non lo sia in concreto. In sostanza, la responsabilità di cui all’art. 1669 CC – si legge nella sentenza – discende da un contratto ma ne valica i confini, in quanto è riconducibile a una violazione delle norme dell’ordine pubblico stabilite a salvaguardia “dell’interesse, di carattere generale, alla sicurezza dell’attività edificatoria, quindi la conservazione e la funzionalità degli edifici, allo scopo di preservare la sicurezza e l’incolumità delle persone”. La norma, pertanto, risponde all’esigenza di tutelare i soggetti danneggiati dalla rovina o dai gravi difetti di un edificio e non può rappresentare una limitazione della responsabilità dell’appaltatore, dovendo al contrario garantire una tutela più efficace in favore degli aventi causa del committente nonché dei terzi, benché questi non siano legati al costruttore da alcun rapporto contrattuale. In ordine alla durata della responsabilità del costruttore (ed eventualmente del Progettista e Direttore dei Lavori), la disciplina così configurata comporta che, laddove non ricorrano più i presupposti per l’esercizio dell’azione ai sensi dell’art. 1669, il danneggiato può invocare comunque l’art. 2043, dunque anche oltre il decimo anno dal compimento dell’opera. Tuttavia, il diritto al risarcimento del danno extracontrattuale va fatto valere nel termine di cinque anni dal suo manifestarsi (art. 2947 CC). Le due azioni risarcitorie sono contraddistinte, altresì, da un diverso regime probatorio: nel primo caso (art. 1669 CC) è il costruttore (ed eventualmente il progettista e il direttore dei lavori) a essere onerato da una gravosa prova liberatoria, mentre nel secondo (art. 2043 CC) spetterà al soggetto danneggiato dimostrare l’esistenza del vizio e, quindi, del danno, la colpa del costruttore, nonché il nesso di causalità tra colpa e danno. Ovviamente, come si diceva in precedenza, per accertare la sussistenza di un vizio occorre averne consapevolezza sulla scorta di conoscenze e indagini. Secondo giurisprudenza costante, la conoscenza del vizio e delle sue specifiche cause, oltreché della sua gravità, consegue alla semplice constatazione della situazione di fatto solo quando si tratti di manifestazioni indubbie, essendo diversamente necessario l’espletamento di indagini tecniche, anche al fine di intraprendere azioni fondate. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 67 EDILIZIA SOSTENIBILE L’art. 1669, infatti, stabilisce un termine di decadenza il cui momento d’origine è rappresentato dall’acquisizione di un apprezzabile grado di conoscenza obiettiva e completa dei difetti e del loro collegamento causale all’attività del costruttore; è possibile che la compiuta consapevolezza si acquisisca solo all’esito di una consulenza tecnica, magari anche attraverso una CTU disposta nel corso del giudizio. È riconosciuto, infatti, che il proprietario dell’immobile possa non avere lo specifico bagaglio di conoscenze necessarie. Irrilevante nell’individuare la gravità del difetto è l’importo di denaro occorrente per porvi rimedio. Infine, una volta stabilito che il vizio c’è, come lo si quantifica? Come si quantifica il risarcimento che il Giudice riconosce al proprietario dell’edificio? Di norma, laddove l’intervento sia tecnicamente fattibile, il risarcimento è pari al costo di eliminazione del vizio accertato. Nel caso, invece, in cui vi siano particolari problematiche connesse all’esecuzione delle opere, si ha riguardo al deprezzamento conseguente alla svalutazione dell’immobile. Attenzione: il costo di eliminazione del vizio, o il corrispondente deprezzamento del bene, non è influenzato, di norma, dal valore del bene complessivo originario. Il proprietario di un immobile, sul quale sono riconosciuti vizi di isolamento termico, potrebbe chiedere anche il risarcimento per danno patrimoniale (a seguito, ad esempio, dell’ammaloramento di arredi a causa di muffe), nonché per danno non patrimoniale (ad esempio per il disagio psico-fisico di vivere in un ambiente non sano), ma solo a condizione che i danni lamentati siano effettivamente provati in giudizio, non essendo insisti nel vizio riscontrato. In tema di estensione della responsabilità al progettista e al direttore dei lavori in caso di danni all’immobile ( art. 1669 c.c. Rovina e difetti di cose immobili) è interessante inquadrare quale possa essere la “specifica posizione” di progettista e direttore lavori delineata dalla giurisprudenza e quale sia la “diligenza” richiesta nel compimento delle proprie attività professionali. Recenti sentenze hanno precisato che la ratio dell’art. 1669 si debba estendere “a quanti hanno collaborato alla costruzione sia nella fase ideativa con la redazione del progetto, sia in quella attuativa” quando il danno sia ascrivibile a un’errata progettazione e a cattiva esecuzione dell’opera. Il principio è stato più volte ribadito, ritenendo applicabile l’art. 1669 c.c. non solo nei confronti dell’appaltatore ma anche nei riguardi del progettista e del direttore lavori. Il presupposto della responsabilità risiede nella partecipazione alla costruzione dell’immobile in posizione di “autonomia decisionale” qual è la posizione del progettista e del direttore lavori ed è inquadrata come “responsabilità propria di quei soggetti che rivestono determinate qualifiche in relazione all’attività edilizia in corso”. 68 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 La figura del direttore dei lavori è stata peraltro delineata da sentenze specifiche che ne individuano i compiti assegnati tra i quali emerge il rilievo delle inesattezze del progetto e dell’esecuzione. La diligenza che il direttore lavori deve adottare nell’adempiere al proprio lavoro deve essere valutata non in riferimento al “normale grado di diligenza” ma come “diligentia quam in concreto”. In altre parole la diligenza richiesta non è quella ordinaria del buon padre di famiglia bensì quella ordinaria del buon professionista – diligenza qualificata – cioè la diligenza normalmente adeguata in ragione del tipo di attività e alle relative modalità di esecuzione volta all’adempimento della prestazione dovuta e al soddisfacimento dell’interesse, nonché a evitare possibili eventi dannosi. La misura della diligenza richiesta nelle obbligazioni professionali va quindi concretamente accertata sotto il profilo della responsabilità. Il professionista è contrattualmente impegnato al risultato dovuto, quello cioè conseguibile secondo criteri di normalità, da apprezzarsi in relazione alla abilità tecnica e alla sua capacità tecnico-organizzativa. Questo nonostante presti un’opera professionale in esecuzione di un’obbligazione di mezzi e non di risultati. In altri termini, benché il professionista non sia obbligato al conseguimento del risultato, è comunque tenuto nell’ademArt. 1667 CC L’appaltatore è tenuto alla garanzia per le difformità e i vizi dell’opera. La garanzia non è dovuta se il committente ha accettato l’opera e le difformità o i vizi erano da lui conosciuti o erano riconoscibili, purché in questo caso, non siano stati in malafede taciuti dall’appaltatore. Il committente deve, a pena di decadenza, denunziare all’appaltatore le difformità o i vizi entro sessanta giorni dalla scoperta. La denunzia non è necessaria se l’appaltatore ha riconosciuto le difformità o i vizi o se li ha occultati. L’azione contro l’appaltatore si prescrive in due anni dal giorno della consegna dell'opera. Il committente convenuto per il pagamento può sempre far valere la garanzia, purché le difformità o i vizi siano stati denunciati entro sessanta giorni dalla scoperta e prima che siano decorsi i due anni dalla consegna. Art. 1669 CC Quando si tratta di edifici o di altre cose immobili destinate per loro natura a lunga durata, se, nel corso di dieci anni dal compimento, l’opera, per vizio del suolo o per difetto della costruzione, rovina in tutto o in parte, ovvero presenta evidente pericolo di rovina o gravi difetti, l’appaltatore è responsabile nei confronti del committente e dei suoi aventi causa, purché sia fatta la denunzia entro un anno dalla scoperta. Il diritto del committente si prescrive in un anno dalla denunzia. Art. 2043 CC Qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno. EDILIZIA SOSTENIBILE Caso 1. Vista d'insieme dall'esterno dei due balconi. Vista di dettaglio della situazione di degrado ai lati della porta finestra. Dettaglio del nodo portafinestra, balcone, cappotto. Termografia a lato della portafinestra che evidenzia le basse temperature. Termografia dall'esterno della porta finestra, cappotto non risvolta su spalla. pimento delle obbligazioni assunte a osservare tutte le regole tecniche che mirano al conseguimento dello stesso. Il mancato o inesatto risultato non determina quindi di per se’ la responsabilità contrattuale del professionista, ma sarà rilevante come indicatore di una possibile condotta negligente, imperizia o imprudenza. Introduzione ai casi studio Per dare più completezza al tema delle muffe e condense nelle abitazioni è sembrato utile proporre ai colleghi una breve disanima di alcuni casi studio prendendo spunto da situazioni reali “aggiustate” ai nostri fini e analizzati sia dal punto di vista tecnico con una descrizione sintetica di ciò che è stato rilevato, e cenni normativi con particolare attenzione al periodo costruttivo. Vi sono infatti molti, troppi, luoghi comuni su chi sarebbe responsabile nei casi in cui una abitazione venga invasa dalla muffa o si trovino gocciolamenti, negli spigoli dei pavimenti, sui davanzali, ecc. ecc. Se da una parte infatti arriva l’impresario, a declamare il classico “ ma apra le finestre signora...”, dall’altra parte il padrone di casa o l’inquilino non troveranno di meglio che denigrare l’impresa “avete lavorato da cani! Ma si può avere l’acqua in casa dopo solo due anni dalla fine dei lavori? Qui ci sono infiltrazioni dappertutto” e così via. Non potremo certo elaborare in poche pagine una casistica delle molte situazioni differenti che si possono riscontrare ma – questo sì – vorremmo almeno fornire una chiave per ricordare a imprese e tecnici da una parte, e utilizzatori dall’altra, che questi temi richiedono grande prudenza e analisi rigorose e dettagliate per poter comprendere meglio i vari fenomeni che si incrociano e, al di là delle responsabilità che pure possono esserci, giungere a una buona soluzione dei problemi. Si evidenzia che i casi studio nascono nella realtà ma alcuni elementi (per esempio le date) sono stati alterati ai fini della nostra esposizione. Caso 1: Edificio nuovo Permesso di costruire dicembre 2009, anno di costruzione 2010 L’edificio di questo caso studio è un complesso immobiliare pluripiano di elevata qualità architettonica generale con ottimo livello di finitura. Quanto segnalato dalla stessa ditta costruttrice, che ha tutta la migliore buona volontà di risolvere il problema evidenziato dall’acquirente di un alloggio, è la comparsa di distacchi di pittura con i primi segni di scrostamento dell’intonaco. Il fabbricato è stato dotato di un cappotto termico EPS spessore cm 10, serramenti di elevata qualità termica, riscaldamento a pavimento, caldaia a condensazione, ecc. I segni di degrado si osservano ai due lati delle porte finestre di accesso ai relativi balconcini, in una camera da letto ed uno studio al primo piano. In una della due stanze il processo appare molto evidente mentre nella seconda è solo accennato. Sono trascorsi circa due anni dall’ingresso nell’alloggio, abitato da due persone, ed è già stata eseguita dall’impresa una serie di opere per porre rimedio al problema: sono stati rifatti pavimenti e guaine dei due balconi fino a ricostruire la soglia in modo tale da riposizionare la guaina facendola risalire nella misura massima possibile. Con l’occasione il piccolo tratto di muratura in laterizio sotto alla soglia è stato sostituito con calcestruzzo pieno. Che cosa ha evidenziato l’analisi strumentale? La termografia dall’esterno, pur confermando la buona efficacia del cappotto termico ha evidenziato, entrando nel particolare, che il cappotto non è stato “risvoltato” ai lati delle spalle e dell’architrave delle finestre, lasciando quindi un “buco” termico tra il cappotto e il serramento oltre a evidenziare la clasIL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 69 EDILIZIA SOSTENIBILE Caso 1. Rilievi termoigrometrici della camera e dello studio. sica dispersione del balcone. L’analisi dall’interno ha evidenziato temperature molto basse (inferiori al punto di rugiada) ai lati bassi delle porte finestre delineando una forma con una elevata corrispondenza con l’area realmente degradata. Va segnalato però che in una delle due porte finestre le temperature, pur critiche, erano più alte e infatti si registra un minor degrado. Nel sopralluogo emerge anche che al piano inferiore della porta finestra a temperatura minore si trova un appartamento ancora invenduto e quindi non riscaldato e mantenuto a temperatura antigelo. Ciò che emerge dalle varie osservazioni e ricerche è che i balconi non sono stati dotati dei moderni accorgimenti di riduzione degli effetti negativi del ponte termico, inevitabilmente causato dal getto in calcestruzzo che si innesta nell’abitazione. Al fine di avere un quadro più esauriente è stata effettuata la rilevazione termoigrometrica nelle due stanze oggetto di studio e il quadro emerso evidenzia una situazione in linea con le richieste normative: i locali appaiono regolarmente climatizzati (rispetto al DPR 59/09) con temperature medie fra i 19 e i 20°C mentre l’andamento igrometrico informa che l’umidità relativa media non supera mai il livello del 52-55% con evidenziati i momenti di ricambio d’aria nei locali. Si registrano però, specie nella camera fasi significative notturne di superamento della soglia del 60%. Potrebbero essere evidenziati altri elementi raccolti utili all’inquadramento della situazione dal punto di vista giuridico ma, soprattutto alla luce del fatto che nel caso specifico vi era un atteggiamento assolutamente collaborativo e rispettoso fra le parti, senza apertura di contenzioso legale, proviamo a indicare di chi sarebbe le responsabilità giuridica del problema. Dagli articoli precedenti e dalla premessa giuridica di questo articolo saremmo evidentemente in grado di comprendere che siamo in presenza perlomeno di sottovalutazioni in sede progettuale e/o di errori di posa da parte dell’impresa costruttrice e del controllo del Direttore Lavori. A partire dall’agosto 2005, infatti, è necessario porre attenzione affinché le strutture opache non presentino aree a rischio di formazione di condensa superficiale, anche se solo con il DPR 59/09 viene fissato il nuovo criterio che obbliga a verificare tali condizioni considerando che all’interno ci si possa trovare nella più gravosa condizione di umidità relativa fino al 65% contro il 50% precedente. Nel caso specifico non è in alcun modo stata “toccata” la figura del professionista e non è stato necessario analizzare nel dettaglio la documentazione relativa alla Legge 10 e ai particolari costruttivi; è evidente però che, nel caso in cui questi dettagli fossero stati curati al livello di progetto, le responsabilità avrebbero potuto ricadere solo sull’impresa costruttrice e, eventualmente, sul Direttore dei Lavori per la mancata vigilanza. Ma, naturalmente, in caso di reale contenzioso sarebbero state necessarie altre verifiche quali più puntuali quali, ad esempio, l’accertamento della data esatta in cui è stata presentata la richiesta di titolo edilizio perché da questo può dipendere la applicazione di una diversa normativa. Infatti, se prima del 70 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 2005 o del DPR 59/09, gli aspetti giuridici dovrebbero essere considerati diversamente perché sono state introdotte norme via via più stringenti sulla modalità di verifica. Vi è inoltra inoltre un altro aspetto da approfondire che lasciamo ai giuristi: se la problematica si è manifestata soprattutto nel balcone sotto al quale si colloca l’alloggio invenduto e non riscaldato con il relativo aggravamento del ponte termico, permane comunque una responsabilità in capo al team che ha realizzato l’opera? EDILIZIA SOSTENIBILE Caso 2, in senso orario. Muffa angolo camera da letto. Muffa bagno nodo parete-solaio. Muffa su parete e dietro radiatore camera piccola. Acquari e animali domestici di piccola e media taglia. Caso 2 Edificio nuovo anno 2004 - Rilievi anno 2015 In questo caso proponiamo l’analisi di un appartamento sito in una palazzina di 6 unità immobiliari la cui struttura è costituita da murature in laterizio porizzato con intonaco isolante, solai verso autorimesse tipo “lastral” (piastra cls. con pannelli di alleggerimento in EPS), solaio copertura con tetto in muricci e tavelloni con cm 6 in pannelli di perlite espansa. In particolare l’alloggio confina in basso verso autorimessa e soprastante alloggio riscaldato. La progettazione dell’immobile è del 2003 e la relativa D.I.A. presentata nel dicembre 2004. Le opere sono state ultimate nel 2006 e l’alloggio, un trilocale, in oggetto è stato venduto e abitato a partire dalla primavera 2007 da 4 persone. A partire dal 2014 sono stati evidenziati insistenti problemi di muffa che hanno interessato ampie superfici delle pareti in laterizio con maggiore intensità nell’area dei cordoli in C.A. e degli spigoli della muratura. La proprietà segnala che problemi erano presenti anche negli anni precedenti ma in modo meno evidente; negli altri alloggi del complesso, con molte analogie costruttive ma con alcune differenze ad esempio in termini di esposizione, la problematica non compare o è del tutto marginale. In situazioni di questa natura diventa indispensabile affidarsi a una preliminare analisi strumentale dettagliata per capire quali sono i parametri in gioco oltre a una analisi visiva del contesto per accertare ad esempio, era una delle ipotesi avanzate dalla proprietà, la presenza o assenza di infiltrazioni nelle murature, attraverso i balconi, ecc. L’esame termografico evidenzia fin da principio le classiche “forme” dei ponti termici in corrispondenza dell’incrocio muro-solaio o del muro-solaio-balcone. Ma, per ragioni di tempistica della procedura giuridica in corso, non è possibile effettuare misure significative in quanto il rilievo avviene in estate. Comunque i ponti termici non appaiono risolti nel modo che ora viene considerato tecnicamente migliore. E veniamo alla lettura del dato termoigrometrico effettuato invece in pieno periodo invernale. I dati rilevati in quattro punti dell’alloggio evidenziano una situazione fortemente problematica: l’umidità relativa media nei locali non scende mai al di sotto del 62% nella stanza meno umida (camera piccola) con l’eccesso di una U.R. media del 75% nel bagno, con il 64% nella matrimoniale e del 70% nella cucina-soggiorno. Tutto questo nonostante nell’alloggio venga effettuata più di una apertura delle finestre, anche se forse per un tempo troppo breve e non coordinato. Questo significa che nell’alloggio, a fronte di una eccessiva produzione di vapore acqueo in relazione al volume dell’alloggio, si registra una conseguente e troppo elevata concentrazione in termini di umidità relativa. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 71 EDILIZIA SOSTENIBILE Caso 2 Sotto, da sinistra. Analisi Glaser stratigrafia muro perimetrale alloggio. Rilievi termoigrometrici del bagno, della camera piccola, della cucina-soggiorno. Si presume che concausa di questo fatto possa essere il mancato collegamento della cappa di aspirazione dei vapori di cottura, la presenza di acquari, di animali domestici di media taglia, oltre a vari di piccola taglia. Come ipotizzare allora la attribuzione di responsabilità in un contesto di questa natura? Iniziamo a sottolineare un aspetto normativo: si è scritto che l’immobile ha avviato il suo iter procedurale e acquisito il titolo concessorio entro la fine del 2004 e quindi prima della entrata in vigore del D. Lgs. 192/2005 e delle sue variazioni e decreti (D.P.R. 59/2009.) che, per la prima volta, impongono la verifica delle stratigrafie ammettendo all’interno delle abitazioni una umidità relativa fino al 65%. In precedenza le verifiche tecniche dovevano essere svolte con U.R. massima del 50% anche se alcune norme tecniche fornivano già i migliori criteri di calcolo per prevenire la condensa e le muffe. Nella situazione in oggetto solo un locale registrava valori inferiori al 65% anche se l’analisi dettagliata ha evidenziato che per oltre il 60% del tempo durante il rilievo i valori erano tutti superiori al 65%. Ma come valutare il problema dei ponti termici esistenti? Sappiamo dagli articoli precedenti che dal punto di vista normativo la verifica del punto di rugiada sull’involucro opaco è necessaria a partire dal 2005 ma solo con il recentissimo Decreto in vigore dall’ottobre 2015, tutto ciò è stato codificato in modo più preciso e in condizioni severe (analisi elementi finiti). Dall’insieme degli elementi tecnici e giuridici disponibili, nonché da altre valutazioni quale il tardivo insorgere del fenomeno nell’alloggio in esame e la quasi completa assenza di muffe in situazioni pressoché analoghe negli altri appartamenti, inducono ad attribuire al proprietario e conduttore dell’alloggio la responsabilità del degrado denunciato. 72 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 EDILIZIA SOSTENIBILE Caso 3 – Edificio esistente Muffe e valvole termostatiche – Analisi elementi finiti Il terzo caso prende spunto da una situazione verificatasi in un appartamento di un condominio a seguito della installazione delle valvole termostatiche. Difficilmente si può immaginare in anteprima che questo solo fatto possa diventare causa indiretta della formazione di muffe in un alloggio ma, con la breve disanima che segue, si proverà a spiegare quale sequenza di fenomeni possa innescarsi come conseguenza di un fatto, in sé positivo ai fini dell’uso responsabile dell’energia. necessità) e una Umidità Relativa media del 45% (per la stagione invernale non è un dato elevato, sappiamo che i nostri impianti di riscaldamento tendono a “seccare l’aria”). Installate le valvole, i nostri occupanti possono gestire direttamente il calore emesso da ogni singolo termosifone; così decidono che per risparmiare un poco impostano una temperatura media dell’aria a 19° C; magari fanno questo solo nelle camere, ove spesso non è gradita una temperatura elevata. Ebbene, si considerino, ora, le Immagini B e C, a seguire. Immagine A Si consideri l’immagine A: rappresenta un caso abbastanza frequente nell’edilizia residenziale anni 60-70. Nodo parete-copertura, dove la parete è costruita a “cassa-vuota” con due paramenti in cotto forato, tre strati d’intonaco (compreso il rinzaffo interno sul paramento esterno) e camera d’aria; la copertura presenta un aggetto di gronda in calcestruzzo armato, magari non intonacato all’intradosso, e superiori “muricci e tavelloni” con uno strato superiore di isolante termico, perché nel tempo si è intervenuti a sostituire il manto di copertura e, quindi, ad adeguarlo termicamente. Immaginiamo che nell’abitazione caratterizzata dall’esempio, dotata di impianto condominiale centralizzato, vengano installate le valvole termostatiche sui singoli radiatori; altre condizioni non cambiano né, tantomeno, cambiano gli occupanti e le loro abitudini. Per cui consideriamo che fino al giorno dell’installazione delle valvole termostatiche l’aria interna avesse una temperatura media di 22° C (spesso in condomini datati con impianti centralizzati il calore emesso era sovrabbondante rispetto alle Rappresentano, in dettaglio, la temperatura raggiunta nel punto critico del ponte termico esistente al contatto tra parete e copertura nelle due condizioni di ambiente interno pre IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 73 EDILIZIA SOSTENIBILE Caso 4. Sotto. Tetto in legno posa teli corretta. Nella pagina seguente, dall'alto. Tetto in legno posa teli errata. Tetto in legno posa teli errata. e post installazione delle valvole termostatiche e rispetto a una temperatura esterna di 1,5° C (temperatura media dell’aria a Brescia nel mese di gennaio). Si è eseguita la simulazione di calcolo agli elementi finiti con l’ausilio del software Therm. Secondo l’immagine B, ove la temperatura dell’aria interna è di 22° C, la temperatura al ponte termico è di 13,7° C. Secondo l’immagine C, ove la temperatura dell’aria interna è di 19° C, la temperatura al ponte termico è di 11,7° C Ricordato, se necessario, che l’Umidità Relativa è il rapporto tra la quantità di umidità effettivamente presente nell’aria e quella massima che la stessa quantità di aria potrebbe contenere e che quest’ultima dipende dalla temperatura dell’aria – più l’aria è calda, più umidità (sotto forma di vapore acqueo) può contenere – ci si rende facilmente conto che l’umidità relativa in corrispondenza del ponte termico aumenta, perché diminuisce la temperatura. È risaputo che le muffe sulle componenti edilizie si manifestano in condizioni di UR dell’80% circa per un periodo di tempo di almeno 5-6 giorni. Ebbene, nel caso B la temperatura che può generare muffe è di circa 12,9° C; quindi, la temperatura in corrispondenza del ponte termico di 13,7° C non dovrebbe causare muffe. Installate la valvole termostatiche, a pari umidità assoluta, abbiamo detto infatti che le abitudini degli occupanti l’appartamento non cambiano, l’abbassamento della temperatura a 19° C porta l’UR dell’aria a quasi il 55% ma, soprattutto, come illustrato dall’immagine C, porta la temperatura in corrispondenza del ponte termico a 11,7° C; notevolmente inferiore a 12,9° C e quindi in condizioni di rischio conclamato di formazione delle muffe. L’esempio illustra, crediamo, casi piuttosto frequenti e ci aiuta a comprendere come la gestione della temperatura e dell’umidità interna degli ambienti sia fondamentale per impedire la formazione di muffe sulle componenti edilizie. Il ponte termico di per sè non è sufficiente a scatenare le muffe. Quindi, è sempre buona cosa: -- ventilare adeguatamente gli ambienti per espellere l’umidità prodotta in eccesso; -- non ventilare eccessivamente, per evitare il raffreddamento delle componenti edilizie; -- data una temperatura media dell’aria adeguata, evitare scompensi termici rilevanti tra i diversi ambienti di una medesima abitazione. Post installazione delle valvole termostatiche, nel “no74 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 stro” appartamento sarebbe sufficiente mantenere una temperatura media di 20° C e l’UR dell’aria di circa il 45%. Appare evidente, quindi, che in abitazioni esistenti realizzate anche in periodi recenti, fino a circa 10-12 anni fa, dato che la normativa non imponeva stringenti obblighi di progettazione e correzione in opera dei ponti termici, le responsabilità per problematiche di manifestazione di muffe siano spesso riconducibili ai conduttori, chiamati a mettere in atto gli accorgimenti e gli stili di vita appena suggeriti. Caso 4: Edificio di recente costruzione Mancato rispetto Legge 10, errore di posa Il 4 caso propone una copertura composta da struttura con travetti in legno, assito soprastante di 2 cm e pacchetto isolante con pannello in fibra di legno con interposti i teli di barriera all’aria e freno vapore a diffusione igrovariabile sul lato interno e telo sottomanto traspirante aperto alla diffusione di vapore sul lato esterno. I materiali, la cui marca è stata volontariamente rimossa, sono di frequente diffusione e uti- EDILIZIA SOSTENIBILE lizzo e tale stratigrafia è a oggi notevolmente diffusa. Si osservino le immagini. L’immagine 1 nella pagina precedente che riporta la stratigrafia indicata in legge 10, corretta e funzionale. I dati e le verifiche tecniche effettuate con dati climatici riferiti al comune di Brescia e condizioni standard interne di progetto come da DM 26/06/2015 mostrano l’assenza di condensazione superficiale e di condensazione interstiziale in tutti i mesi dell’anno. Quando però la copertura comincia a evidenziare fenomeni di gocciolamento e muffa tra i travetti e l’assito, una delle necessarie verifiche da effettuare è sicuramente anche quella della corretta posa dei teli. Nel caso in esame, l’ispezione della copertura purtroppo onerosa e invasiva essendo stato necessario rimuovere le tegole e “mettere a nudo” la stratigrafia, ha evidenziato come il pacchetto isolante in fibra di legno fosse inzuppato di acqua mentre i travetti e l’assito sottostante parevano invece integri. Una più approfondita analisi dei materiali posati ha evidenziato che sono stati invertiti i teli di di barriera all’aria e freno vapore a diffusione igrovariabile posato sul lato esterno anziché sul lato interno e telo sottomanto traspirante aperto alla diffusione di vapore posato sul lato interno anziché sul lato esterno. Nella seconda e terza immagine qui a lato, è stata simulata la situazione sopradescritta dove, benché la trasmittanza dell’elemento sia assolutamente identica, i teli sono posati invertiti; si rileva, alle medesime condizioni di temperatura e umidità al contorno, una presenza di condensazione interstiziale notevole, in quantità deleteria per le strutture e gli isolanti al punto di causare la marcitura del pannello stesso. Il caso in esame illustra come una buona progettazione ma una cattiva realizzazione (e direzione lavori) possa portare non solo al mancato rispetto formale delle normative ma addirittura al danno grave. È quindi del tutto evidente come, in una situazione di questa natura, le responsabilità siano della Impresa esecutrice e, probabilmente, del Direttore dei Lavori se non potrà dimostrare di avere impartito chiare direttive sulla base del progetto, non eseguite dalle maestranze della ditta edile. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 75 MEDIAZIONE La consulenza tecnica in mediazione N elle precedenti edizioni si è rivolta l’attenzione alla definizione della procedura di mediazione, alle peculiarità che la contraddistinguono rispetto al processo ordinario, alla specifica applicazione anche in casi particolari quali i procedimenti di usucapione e infine – nell’ultimo numero – si è entrati nel cuore della procedura di mediazione, cercando di sviscerare la figura del mediatore enumerandone le caratteristiche fondamentali, il suo ruolo, i suoi compiti e sostanzialmente le modalità con le quali il professionista si pone alle parti durante tutto il procedimento di mediazione. Una nota di riguardo è stata infine posta sui singoli casi in cui si può esperire la mediazione secondo la vigente normativa di merito, ponendo infine la vostra attenzione anche sul raffronto tra le tempistiche che comunemente il cittadino deve attendere per avere ristoro alla propria controversia, mettendo in parallelo la procedura ordinaria e quella della mediazione civile. Partendo da questi concetti e da queste nozioni, ricordando sempre che la mediazione è uno strumento alternativo alla risoluzione delle controversie in ambito civile e commerciale, ritengo interessante oltreché doveroso rappresentare anche le altre figure che possono sovente entrare a fare parte del procedimento di mediazione. Il mediatore, come ho avuto appunto occasione di spiegare, è una figura particolare 76 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 che deve seguire un percorso specifico per esercitare questa professione e che deve pertanto provvedere alla sua costante preparazione e aggiornamento affinché possa essere preparato e offrire una prestazione professionale alle parti di elevata qualità. Certamente il mediatore, seppure rappresenti un elemento cardine della procedura, non è certamente il solo professionista che partecipa e contribuisce con il suo apporto tecnico alla proficua composizione della controversia. A questo punto è necessario fare un inciso sullo start up della procedura, in quanto la stessa può essere avviata secondo due modalità specifiche, ossia l’attivazione volontaria o obbligatoria, le quali avranno poi effetti diversi a seconda che la conciliazione vera e propria tra le parti si concretizzi, oppure si concluda in un mancato accordo. Se infatti la procedura avrà successo, si concluderà redigendo un verbale positivo di accordo valido a tutti gli effetti di legge, diversamente si redigerà solo un verbale negativo di mancato accordo in quanto le parti non intendono o non riescono a trovare reciprocamente la conciliazione. Questa precisazione risulta determinante a seconda che la procedura stessa sia stata attivata secondo la modalità volontaria oppure obbligatoria, in quanto nel caso di mediazione volontaria – testé già prevista come materia per la quale il decreto prevede l’attivazione della mediazione in modalità obbligatoria – in caso di insuccesso si dovrà ripresentare una nuova mediazione secondo il carattere della obbligatorietà e quindi sostanzialmente ripetere la procedura. La differenza sostanziale, quindi, tra le due procedure rimane nella condizione di procedibilità, condizione sine qua non per le procedure obbligatorie affinché possa essere esperita poi la procedura ordinaria del processo civile; senza il preventivo esperimento del tentativo della mediazione obbligatoria infatti non risulta possibile procedere con l’iter processuale pena l’obbligo stesso di procedere precedentemente alla mediazione stessa. Il riflesso delle due procedure è fondamentale sulla presenza di una diversa compagine di consulenti professionisti, intendendo per essi Foto © wavebreakmediamicro / 123RF Archivio Fotografico Daniel Dei Tos MEDIAZIONE tutti coloro che possono assistere i propri clienti nel corso della procedura di mediazione e ciascuno in riferimento al proprio campo di competenza e specializzazione. Le figure presenti spaziano quindi dagli avvocati agli ingegneri, architetti, commercialisti, medici e chiaramente i geometri; la loro presenza è sempre facoltativa tranne per il caso dei legali, come specificato qui di seguito. Nella procedura volontaria potrebbero sostanzialmente essere presenti solamente il mediatore e le parti (parte chiamata in mediazione e parte attivante la procedura), eventualmente accompagnati dai consulenti tecnici testé citati. Nella procedura obbligatoria, invece, oltre al mediatore e agli eventuali consulenti tecnici devono essere sempre presenti i rispettivi legali delle parti. Saranno poi essi a redigere l’accordo, stabilito dai presenti alla mediazione, dovendo essere conforme e rispettoso delle norme imperative, l’ordine pubblico e il buon costume. Tralasciando quindi la figura dell’avvocato, a cui sono sono affidati importanti compiti di consulenza legale delle parti, vorrei porre in questa sede l’attenzione sui consulenti tecnici di parte, meglio noti come CTP. Come evidenziato la loro presenza è facoltativa, ossia sono le parti stesse a richiederli se lo ritengono necessario. Trattandosi però molto spesso di controversie in cui è richiesta una specifica co- noscenza tecnica della materia affrontata, ad esempio in caso di successioni e divisioni ereditarie / condominio / diritti reali ecc. ( vedasi materie obbligatorie come condizione di procedibilità - art. 5 c.1bis D.L. 69/2013), la presenza dei consulenti di parte è sostanzialmente quasi sempre richiesta. Ma quale ruolo esercitano questi consulenti ? Come si comportano in mediazione? Che preparazione è loro richiesta? Questi sono i quesiti che più frequentemente vengono posti da molti colleghi geometri e sui quali risulta fondamentale fare un po’ chiarezza. Il consulente tecnico di parte è un professionista, nel caso della nostra categoria un geometra, che possiede una preparazione personale e professionale particolare e specifica su una o più materie nel nostro campo di applicazione professionale e pertanto perfettamente in grado di poter assistere il cliente a riguardo di tutti gli aspetti tecnici della sua data controversia. Sovente i colleghi CTP svolgono anche le CTU, la seconda attività però non è certamente vincolante ai fini dell’accettazione di incarichi di CTP in quanto appartiene al ramo delle consulenze che già ordinariamente possono essere esperite. I CTP impiegati nelle procedure di mediazione, pertanto, non sono iscritti ad alcun elenco specifico come consulenti, in quanto ogni collega che esercita la professione può ricoprire tali incarichi. Diversa è invece la figura dei CTU, che in mediazione vengono individuati come CTM (consulenti tecnici del mediatore) e che sono invece iscritti in apposito elenco presso l’organismo di mediazione. Questi tecnici, per potere svolgere consulenze in mediazione, devono già essere operanti come CTU in quanto la normativa prevede di impiegare i medesimi elenchi dei CTU del tribunale di appartenenza. La differenza tra CTP e CTM è facilmente individuabile in quanto del tutto simile a quanto già avviene nei procedimenti ordinari in cui al CTU il giudice pone dei quesiti ai quali lo stesso deve rispondere tecnicamente. Nella procedura di mediazione il CTM, richiesto e indicato dalle parti tra l’elenco dei CTU dell’elenco CTM dell’O.d.M. (e quindi non indicato dal giudice), svolge le proprie prestazioni tecniche e conferisce le risultanze alle parti e al mediatore. Sarà poi quest’ultimo, avendo quindi a disposizione tutti gli aspetti tecnici della controversia, a mettere in campo tutte le attività propedeutiche alla formulazione di tutte le alternative possibili, affinché le parti (se lo riterranno opportuno e pienamente soddisfacente) formulino poi l’accordo finale. L’aspetto che qui interessa sottolineare, a mio avviso, è l’atteggiamento dei consulenti in tutta la procedura di mediazione, cioè appunto la risposta alle due domande iniziali. I CTP, a differenza dei CTM che sostanzialmente prestano la loro esperienza e capacità per redigere perizie-valutazioni o quant’altro in maniera specifica e senza operare a stretto contatto con le parti, sono invece molto vicini alle parti stesse e sovente collaborano con loro da anni o comunque talvolta godono di ottimi rapporti non solo professionali ma anche di amicizia. È pertanto evidente che il collega nominato come CTP possa contare sulla grossa fiducia che il suo cliente gli affida e che di conseguenza ciò che farà e dirà avrà molta influenza sulla parte stessa. Fondamentale risulta quindi che il CTP conosca a fondo e comprenda a pieno l’importanza di quanto sopra, in quanto tutto ciò che farà troverà poi un effetto esattamente specchiato nella medesima situazione dell’altra parte presente in mediazione. Anche l’altro CTP godrà della piena fiducia del suo cliente e anch’egli verrà molto ascoltato dallo stesso. Al di là della apparente banalità dell’affermazione, se tutto ciò nel procedimento ordinario può contribuire all’irrigidimento delle posizioni dei consulenti e che pertanto sovente si trovano su posizioni rigide o antagoniste (portando le parti stesse a esserlo maggiormente), in mediazione si predilige un atteggiamento più costruttivo e che possa portare entrambe le parti come win-win. In mediazione infatti sia le parti sia – certamente – i conIL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 77 Foto © bacho12345 / 123RF Archivio Fotografico MEDIAZIONE sulenti possono e devono esporre tutte le argomentazioni possibili, con il fine di sviscerare tutte le problematiche del caso e di dare la possibilità alle parti di potere risolvere la loro controversia. Questo avviene mediante l’ausilio e l’apporto del lavoro del mediatore durante le sessioni congiunte, cioè alla presenza di tutti i convenuti e consulenti; una opportunità enorme quindi di confrontarsi in maniera costruttiva in una tavola rotonda anziché produrre relazioni e controdeduzioni, fax, e-mail o raccomandate che certamente non contribuiscono a rasserenare le parti e le decisioni che prenderanno. Importantissima è pertanto la figura del CTP vista in tal modo nella procedura di mediazione, che deve pertanto andare oltre le convinzioni di fornire alla propria parte la 78 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 ritenuta sola e unica soluzione alla controversia, talvolta divenendo colui il quale viene convinto dalla parte stessa su una data scelta piuttosto che essere il giusto contrario. Un ruolo pertanto diverso rispetto al tradizionale compito esperito nei procedimenti ordinari (non tanto nel contenuto ma nella forma) e certamente poco conosciuto è quindi quello del consulente tecnico in mediazione. Per quanto attiene alla mera procedura, il CTP non farà che seguire e partecipare alla stessa affidandosi alla gestione che è sempre affidata e condotta dal mediatore incaricato e che è il garante della procedura stessa. Un dato importante è rappresentato dal fatto che moltissimi colleghi eseguono sovente le CTP e le CTU, ma non manifestano ancora un copiosa attenzione all’innovativo strumento alternativo della mediazione. Quante controversie sono presenti sulle scrivanie di molti colleghi, che seppure accompagnate dalla loro consulenza, vedranno solamente l’avvio delle ordinarie procedure di tribunale. Sappiamo poi che la loro risoluzione sarà vista dalle parti anche svariati anni dopo, quando sarebbe stato sufficiente consigliare e far tentare loro il procedimento di mediazione per ridurre i tempi e i costi di tutta la procedura. Con la medesima consulenza si potrà dare un servizio enorme al proprio cliente, dovendo chiudersi la procedura entro soli tre mesi dalla sua attivazione. Un altro dato importante, mentre appunto la mediazione è ancora poco utilizzata dai colleghi, è invece rappresentato dal fatto che la maggior parte delle procedure che sono state conferite al nostro O.d.M. provengono appunto da altrettanti colleghi geometri che la procedura invece la conoscono. In tali procedure, inoltre, il tasso di successo è sempre molto elevato, ciò significa che la conoscenza di questo strumento e il rapporto fiduciario con il cliente porta a erogare un servizio migliore e un conseguente risparmio di tempo e denaro che viene riconosciuto e molto apprezzato dal cittadino-cliente. Tutto ciò non può che essere un elemento positivo per la categoria, oltre a garantire certamente un maggiore afflusso di richieste stesse che possono palesarsi poi in nuove occasioni di lavoro. ❑ PREVENZIONE INCENDI Sicurezza antincendio per autorimesse di superficie inferiore o superiore a 300 mq Foto © unlim3d / 123RF Archivio Fotografico Stefano Fracascio L a normativa di riferimento per le autorimesse di superficie inferiore ai mq.300 è quella di cui all’art. 2 comma 2 DPR 1/8/2011 n.151 - attività n.75. Le autorimesse a seconda della loro superficie e del loro accesso presentano normative diverse tra loro. Due sono i casi più ricorrenti: •Autorimesse indipendenti l’una dall’altra e con accesso diretto dall’esterno (è il tipico caso di una serie di garage affacciantisi su cortile comune o comunque su spazi aperti di superficie complessiva superiore ai mq.300 e con autorimesse di mq.12.50 cad.. In questa fattispecie non è necessaria la richiesta di CPI (Certificato di Prevenzione Incendi) in quanto essendo la superficie di ogni autorimessa di mq.12.50 non supera i mq.300. •Autorimesse indipendenti tra loro come sopra e affacciantesi su corsello unico che presenti unica uscita verso l’esterno (è il caso tipico di una serie di garage condominiali, con unica rampa di accesso all’esterno). In questa fattispecie nel caso in cui la somma della superficie del corsello e delle autorimesse non superi i mq.300 non necessita la richiesta di CPI. Qualora invece la superficie del corsello e delle autorimesse superi i mq.300 la richiesta di CPI risulta obbligatoria. In tutti i casi sopra descritti risulta comunque obbligatorio adeguarsi alle seguenti regole di prevenzione incendi: • muratura portante esterna REI 60; • tramezzature interne portanti o no REI 60; • soletta di copertura REI 60; • rapporto di aereazione non inferiore non inferiore ad 1/30 della superficie; • altezza minima dei locali garage e corsello mt.2.00; • aereazione di autorimesse con accesso su corsello comune non inferiore ad 1/100 della sup.; • eventuali porte di accesso colleganti con vani scala o altro REI 120; • pendenza scivolo di accesso non maggiore del 20%; • pavimentazione garage e corselli trattata con materiali antisdrucciolevoli e con pendenza verso pozzetti di raccolta ove verrà installato un dispositivo di separazione dei liquidi infiammabili dalla acque residue. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 79 PREVENZIONE INCENDI Incontro con il nuovo Comandandante dei Vigili del Fuoco della Provincia di Brescia Presenti: Comandante Provinciale: Dott. Ing. Agatino CARROLO. Vicecomandante: DVD Dott. Ing. Piernicola DADONE. DVD Dott. Ing. Silvio PAGANO. DVD Dott. Ing. Paolo ALBINO. DVD Dott. Ing. Giovanni RUSSO. SDACE Geom. Francesco CAMILETTI. Presidente Collegio Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Brescia Geom. Giovanni PLATTO. Segretario Collegio Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Brescia Geom. Armido BELLOTTI. Direttore Collegio Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Brescia Stefano BENEDINI. Presidente Collegio Periti Industriali e Periti Industriali Laureati della Provincia di Brescia Per. Ind. Arturo BONETTA. Presidente Ordine degli Ingegneri della Provincia di Brescia Ing. Marco BELARDI. Segretario Ordine degli Ingegneri della Provincia di Brescia Ing. Patrizia GUERRA. Presidente Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Brescia Arch. Umberto BARATTO. Segretario Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Brescia Arch. Gianfranco CAMADINI. Intervento Comandante Provinciale: Dott. Ing. Agatino CARROLO Il Comandante nel presentare la propria squadra coglie l’occasione per comunicare il trasferimento dell’Ing. Granata Alessandro presso un altro Comando Territoriale. Il Comandante affronta subito il tema della Prevenzione Incendi evidenziando da subito il progressivo cambiamento che si è concretizzato negli ultimi venti anni delineandosi verso un assetto legislativo e regolamentare orientato ad una più puntuale gestione da parte del Comando nell’opera di controllo e ad una maggior responsabilizzazione dell’operato dei liberi professionisti nell’obiettivo di miglioramento del prodotto con un lento ma graduale trasferimento delle competenze dal pubblico al privato – dal comando al libero professionista, tenuto conto della funzione di pubblica utilità che i professionisti sono tenuti ad esercitare in virtù innanzitutto della propria abilitazione e successivamente della partecipazione e superamento di specifici corsi di formazione per la specializzazione nell’ambito della prevenzione incendi. Il cambiamento ha contribuito alla rimodulazione dei programmi formativi ed all’obbligo dell’aggiornamento per il mantenimento dei requisiti di iscrizione nell’elenco del Ministero dell’Interno in adeguamento a quanto previsto negli altri Paesi della Comunità Europea. L’iperattività sotto il profilo dello sviluppo della normativa tecnica nell’ambito della prevenzione incendi determina necessariamente un continuo aggiornamento e l’esigenza di avvalersi di un adeguata risposta formativa che l’Ing. Carrolo ritiene debba essere affidata ai Collegi ed Ordini professionali confermando la collaborazione da parte del Comando per una efficace organizzazione in un ottica di dialogo tra istituzioni dello Stato. Massima collaborazione, sulle richieste degli Ordini ed i Collegi, da parte del Comando che, con i propri funzionari, quotidianamente svolge attività di vigilanza operata nel cambia80 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 mento intervenuto, per cui un tempo era il privato che richiedeva di propria iniziativa il sopralluogo per il rilascio del certificato di prevenzione incendi, successivamente alla positiva valutazione del progetto, ora il privato si deve impegnare nel segnalare al Comando il certificato di inizio attività. Il Comando esprime nell’operato tecnico – caratteristico della formazione acquisita essendo ingegneri, geometri, architetti, periti – dei propri funzionari un approccio alle problematiche che richiede il rispetto della Legge, che non accade per esempio nel caso un attività che lavora senza SCIA. L’incontro organizzato con gli Ordini ed i Collegi acquisisce ulteriore importanza se si considera il valore dell’impulso dato dall’alto verso il basso per una piena coerenza tra il messaggio inviato e l’assunzione di responsabilità. Intervento Presidente Ordine degli Ingegneri della Provincia di Brescia Ing. Marco Belardi Nel dare il benvenuto al nuovo Comandante l’Ing. Belardi esprime apprezzamento per il riconoscimento dell’autentico ruolo istituzionale degli Ordini e Collegi, quando questi vengono spesso considerati come soggetti che erogano servizi agli iscritti piuttosto che nel ruolo di garanti della tutela della collettività in quanto emanazione del Ministero di Giustizia. La Provincia di Brescia nonostante la propria complessità anche dal punto di vista della prevenzione può contare su un approccio sinergico e di confronto nelle componenti che formano la rete di professioni tecniche offrendo in questo un energico sostegno alle iniziative del Comando come avvenuto, per esempio, in occasione delle segnalazioni di carenza di organico. La prospettiva che il Comando ha dell’operato dei professionisti nella presentazione delle pratiche è unica ed insostituibile per gli Ordini ed i Collegi che vogliano diffondere le corrette informazioni ai propri iscritti ed organizzare una efficace attività di aggiornamento e formazione per i propri iscritti, che PREVENZIONE INCENDI sono sinora state realizzate esclusivamente con il coinvolgimento dei funzionari stessi quali docenti e relatori in occasione dei diversi eventi organizzati, concretizzando la richiesta di collaborazione auspicata dal Comandante nel proprio intervento iniziale. L’evoluzione delle norme che regolano la prevenzione incendi ha contribuito negli anni a selezionare, tra i numerosi professionisti che si erano inseriti inizialmente negli elenchi del Ministero – esclusivamente in virtù della propria anzianità di iscrizione – un più ristretto gruppo che ha dimostrato negli anni l’impegno nel mantenere aggiornata la propria professionalità nello specifico ambito della prevenzione incendi. Intervento Presidente Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Brescia Arch. Umberto BARATTO L’Arch. Baratto, condividendo quanto esposto dal Comandante, evidenzia soprattutto l’importanza del rapporto istituzionale da far comprendere agli iscritti in un momento di così estrema difficoltà per le professioni; è necessario essere coerenti nel ruolo istituzionale sostenuti dalla stretta collaborazione tra tutti gli Ordini e Collegi professionali anche attraverso la costituzione di Commissioni inter-professionali. Non sono particolarmente numerosi gli architetti che risultano operare nell’ambito della prevenzione incendi ma coloro che svolgono tale attività seguono costantemente l’aggiornamento normativo. L’arch. Baratto conviene con l’Ing. Belardi su come sia necessario uno spirito di sussidiarietà e di fiducia reciproca che deve coinvolgere i professionisti ed i funzionari del Comando. Un aspetto che sicuramente il Comandante potrà apprezzare nei professionisti bresciani è il caratteristico pragmatismo. Intervento Presidente Collegio Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Brescia Geom. Giovanni PLATTO. Il Geom. Platto rinnova il benvenuto e ringrazia per l’invito all’incontro proposto. L’attività del Collegio Geometri è sempre stata improntata alla massima collaborazione con il Comando; i corsi, i seminari, i convegni e tutti gli eventi informativi organizzati sono sempre stati esclusivamente organizzati con i funzionari del Comando, individuando in accordo le priorità di aggiornamento, si conferma come necessaria l’intenzione di proseguire collaborativamente con il Comando. La partecipazione agli eventi organizzati è sempre stata aperta a tutti nell’intenzione di contribuire a diffondere tra tutti i professionisti una cultura di corretta progettazione nel rispetto degli aggiornamenti del disposto normativo. Il Geom. Platto ritiene opportuno contribuire al corretto approccio professionale e deontologico collaborando con il Comando anche nel caso ci fosse la necessità di intervenire, su segnalazione e con adeguata motivazione, nei confronti di un collega che dovesse svolgere la propria attività in modo ritenuto non conforme. Intervento Presidente Collegio Periti Industriali e Periti Industriali Laureati della Provincia di Brescia P.I. Arturo BONETTA In rappresentanza dei periti industriali il Per. Ind. Bonetta porge il benvenuto al comandante e conferma quanto affermato dai colleghi evidenziando nella metamorfosi dell’approccio alla prevenzioni incendi una positiva esperienza nei percorsi di aggiornamento. L’attività di collaborazione del Comando è importante, in misura anche maggiore rispetto a quella di vigilanza, come è di riferimento la collaborazione che si è stabilita tra tutti gli Ordini e Collegi delle professioni tecniche coinvolte trasversalmente nell’antincendio, che permette di individuare e condividere le criticità riscontrate per individuare le soluzioni più efficaci. L’Ing. Carrolo constata gli ottimi presupposti per un lavoro unitario evidenziati negli interventi di tutti i soggetti coinvolti e nel rispetto delle reciproche competenze verso un miglioramento degli obiettivi comuni; considerazione che si pone anche alla base del nuovo codice di prevenzioni incendi che, pur recependo le istanze di tutte le rappresentanze professionali, consente comunque margini di ulteriori miglioramenti ed l’applicazione a sempre più numerosi ambiti in un approccio prestazionale che, su richiesta della Comunità europea, deve superare l’approccio preventivo. Il Comandante cede la parola ai funzionari presenti che conoscono la realtà bresciana da maggior tempo. L’Ing. Dadone conferma gli ottimi rapporti con i vari Ordini e Collegi concretizzati nella realizzazione di una adeguata offerta formativa che consente, anche ai funzionari-docenti coinvolti, un momento utile per approfondire la normativa, nella preparazione dei propri interventi, ed un occasione di dialogo e confronto diretto con i professionisti. L’Ing. Pagano interviene segnalando la positiva esperienza del C.I.T.P.I. tavolo di confronto in cui tutti i soggetti sono “cresciuti” portando il proprio contributo ed improntando gli incontri all’onestà intellettuale e nel miglioramento dell’attività nell’intenzione, per esempio, di ridurre il tempo di gestione delle pratiche. Conclude l’incontro l’Ing. Carrolo che espone, a testimonianza di un importante risultato raggiunto dopo tanti anni di attività di prevenzione incendi, la minor frequenza degli incendi registrati anche nell’esito di una maggiore attenzione e sensibilità che le numerose realtà economiche della Provincia hanno adottato nei confronti della prevenzione incendi affidandosi a professionisti competenti. . ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 81 CONDOMINIO “Giornale di Brescia” 2 novembre 2016 “ Il bonus casa è confermato e rafforzato con l’anti-sismica C’è un forte sostegno fiscale per mettere in sicurezza i condomini La legge di Stabilità 2017 ha confermato e rafforzato i bonus casa. Ovvero quelli per le ristrutturazioni e la riqualificazione energetica, oltre ad introdurre l’innovazione del “sisma bonus”. L’agevolazione per le ristrutturazioni è prorogata anche per il 2017, l’ecobonus – che contiene novità per i condomini ed è esteso anche agli alberghi – e lo sconto per miglioramento e adeguamento antisismico fino al 2021, ovvero per un quinquennio. Insomma, la manovra licenziata dal Consiglio dei Ministri lo scorso 20 ottobre e ora alle prese con l’iter di approvazione, amplia la portata degli incentivi offre ulteriori chance, per case, appartamenti singoli, per dare il via libera a lavori di riqualificazione o messa in sicurezza in senso antisismico. Le linee. Oltre al decreto “sisma” che stanzia 4,5 miliardi di euro per la ricostruzione nelle zone colpite lo scorso 24 agosto dal terremoto, la manovra conta anche la conferma, e il rafforzamento, delle agevolazioni per rendere più sicure le abitazioni e i capannoni in caso di scosse. È questa una delle principali novità di una Finanziaria che nel complesso vale 27 miliardi di euro. Il sisma bonus – finora valeva la stessa dell’ecobonus anche per i lavori antisismici – continua a partire dal 50% ma potrà arrivare fino all’85% in caso di miglioramento di due classi di di rischio: le percentuali di sconto aumentano al 70% e 80% per le case e al 75% e 85% per i condomini. L’agevolazione varrà fino al 2021, sia per i condomini che per le acitazioni singole e si potrà detrarre in cinque anni anziché in dieci. Il tetto di spesa è di 96 mila euro per ciascun anno. Lo sconto è esteso anche alle seconde case e alle attività produttive, comprese quelle che si trovano in zona 3 e non più solo in zona 1 e 2 come era in precedenza. Verifica. Sono inoltre detraibili anche le spese per la classificazione e verifica sismica. L’ecobonus, stabilizzato fino al 2021, è stato reso più forte, come dicevamo soprattutto al capitolo condomini, mentre per i singoli appartamenti resta la percentuale del 65% anche per il 2017. Per i condomini si parte dalla base del 65% di sconto fiscale per i lavori di miglioramento dell’efficienza energetica e si sale al 70% se riguardano l’involucro dell’edificio e hanno un’incidenza superiore al25% della superficie disperdente lorda per approdare poi al 75% se le opere sono finalizzate a migliorare – e l’innalzamento del livello deve essere confermato da una certificazione – la prestazione energetica estiva ed invernale. Soggetti terzi. Altro ingresso ex novo, sempre per i condomini, 82 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 è che i potenziali beneficiari cio è possibile cedere il credito fiscale maturato non sono più solo le imprese che effettuano i lavori, ma anche soggetti terzi. E sarà possibile cedere la detrazione sulle parti comuni dei condomini a soggetti terzi. Per tutto il 2017, inoltre, vengono confermati anche il bonus per le ristrutturazioni al 50% e quello per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici, sempre al 50%, destinati ad arredare case oggetto di restyling . Ci sarà per un altro anno anche il bonus mobili per le giovani coppie – uno dei due componenti della coppia deve avere meno di 35 anni – che abbiano acquistato una prima casa. La detrazione dimezza i tempi Da 10 a 5 anni ” Il sisma bonus introdotto dalla legge di Stabilità 2017 sostituisce il meccanismo in campo finora, ovvero una formula che ricalcava quello dell’ecobonus: una detrazione Irpef del 65% dei costi sostenuti, con un importo massimo di 96 mila euro, ripartita in dieci rate annuali, per rendere antisismica la propria abitazione. E si poteva richiedere solo per la prima casa e chi abitava nelle zone ad alto rischio sismico classificate dalla legge come 1 e 2. Ora partirà dal 50% ma potrà arrivare fino all’85% in caso di miglioramento di due classi di rischio: le percentuali di sconto aumentano al 70% e 80% per le case e al 75% e 85% per i condomini. L’agevolazione varrà fino al 2021, sia per i condomini che per le abitazioni singole e si potrà detrarre in cinque anni anziché in dieci. Il tetto di spesa è di 96mila euro per ciascun anno . Lo sconto è esteso anche alle seconde case e alle attività produttive, comprese quelle che si trovano in zona 3. Nella legge di Stabilità 2017 sono inseriti anche i 4,5 miliardi del decreto “sisma”, per gli interventi di miglioramento e adeguamento antisismico nelle zone del Centro Italia colpite dal terremoto del 24 agosto. Risorse di cui beneficerà una lista di sessanta Comuni, alcuni anche lontani dall’epicentro del sisma. Con agevolazioni anche per l’agricoltura, la zootecnia, e le nuove imprese. Nel decreto sono inserite anche le seconde case. I 4,5 miliardi saranno ripartiti per gli edifici privati e per gli edifici pubblici. Ci sono poi le misure per ricostruire il tessuto economico. Nei 62 Comuni inseriti nell’area del crat:ere del terremoto sarà riconosciuto il 100% dei danni a privati, imprese e abitazioni, mentre per i Municipi limitrofi il rimborso sarà del 100% in caso di prime e seconde case in centri storici e borghi e al 50% per le altre situazioni. CONDOMINIO Francesco Ganda Caratteri del condominio parziale Lavori alla facciata e proprietari di box ubicati in edificio separato I presupposti per l’attribuzione della proprietà comune a vantaggio di tutti i partecipanti all’intero condominio vengono meno quando le cose , gli impianti ed i servizi di uso comune, per oggettivi caratteri materiali e funzionali sono necessari per l’esistenza o per l’uso oppure sono destinati ad uso non di tutto l’edificio, ma o di una sola parte o di alcune unità abitative di esso. Affinché sussista un condominio parziale è necessario che il condominio originario non si frantumi in nuovi e distinti edifici condominiali, dal momento che il condominio parziale è figura diversa rispetto all’ipotesi ella separazione degli edifici in regime di condominio. Il condominio parziale non ha bisogno di un atto o fatto costituivo specifico, ma sorge automaticamente per effetto della situazione materiale o funzionale giuridicamente rilevante e pertanto il condominio parziale consiste nell’edificio con la più vasta organizzazione configurata dal condominio vero e proprio (vedi Cassazione, sentenza n. 7885 del 27 settembre 1994 e sentenza n. 1255 del febbraio 1955). Si configura il condominio parziale tutte le volete in cui un bene risulti, per obbiettive caratteristiche strutturali e funzionali, destinato al servizio o al godimento in modo esclusivo di une parte soltanto dell’edificio in condominio, parte oggetto di un autonomo diritto di proprietà, perché viene meno in questo caso il presupposto per il riconoscimento di una contitolarità necessaria di tutti i condomini su quel bene (Cassazione, sentenza n. 8136 del 28 aprile 2004 e sentenza n. 21246 del 10 ottobre 2007). Per quanto riguarda la legittimazione passiva dell’amministratore condominiale in un condominio parziale (Cassazione, sentenza n. 651 del 21 gennaio 2000), qualora vi siano controversie sul tema delle cose, impianti o servizi, non sussiste difetto di legittimazione passiva in capo all’amministratore dell’intero condominio. Egli mantiene comunque il suo ruolo di unico soggetto fornito, ai sensi dell’art. 1131 Codice Civile, di rappresentanza processuale per quanto riguarda qualunque azione concernente le parti comuni dell’edificio. ❑ Con la sentenza n. 1255 del 2 febbraio 1995 la Cassazione, applicando la figura del condominio parziale, ha deciso che le spese di manutenzione e conservazione delle cose e degli impianti che servono unicamente una parte del fabbricato, formando oggetto di condominio separato, debbono essere sostenute solo dai proprietari delle unità immobiliari di questa parte, e non dagli altri, secondo il principio generale dell’art. 1123, comma 3, C. C., a norma del quale quando un edificio abbia più scale, cortili, lastrici solari, opere o impianti le spese relative alla loro manutenzione sono a carico del gruppo di condomini che ne trae utilità; e quindi ha escluso che dovessero concorrere alle spese di manutenzione della facciata di un edificio i proprietari dei box contenuti in un diverso immobile che, benché posto all’interno del perimetro condominiale delimitato da un muro di cinta, era separato dall’edificio in cui si trovavano le unità abitative. Responsabilità per danni nel condominio parziale Con la sentenza n. 18487 del 9 agosto 2010, è stata esaminata dalla Corte di Cassazione la questione della responsabilità per danni da infiltrazioni nel condominio parziale ed è stato affermato che la responsabilità per i danni da infiltrazioni compete soltanto ai condomini che fanno parte di esso (vale a dire i soli condomini che fanno parte della palazzina in cui si trova l’impianto che ha provocato i danni oggetto della domanda di risarcimento) e non pure a anche agli altri condomini che non sono interessati al condominio parziale. Centrale termica a servizio solo di alcuni immobili Con la sentenza n. 7885 del 27 settembre 1994, la Suprema Corte ha affermato che i presupposti per l’attribuzione della proprietà comune a vantaggio di tutti i partecipanti vengono meno se le cose, i servizi e gli impianti di uso comune, per oggettivi caratteri materiali e funzionali, sono necessari per l’esistenza e per l’uso, ovvero sono destinati all’uso o al servizio, non di tutto l’edificio, ma di una sola parte, o di alcune parti di esso, perché dall’art. 1123, comma 3, C. C., si ricava che le cose, i servizi, gli impianti, non appartengono necessariamente a tutti i partecipanti; con la conseguenza che dalle situazioni di condominio parziale derivano implicazioni inerenti la gestione e l’imputazione delle spese, e in particolare non sussiste il diritto di partecipare all’assemblea relativamente alle cose, ai servizi, agli impianti, da parte di coloro che non ne hanno la titolarità e quindi la composizione del collegio e delle maggioranze si modificano in relazione alla titolarità delle parti comuni che della delibera formano oggetto. Così, applicando la figura del condominio parziale, è stato escluso che tutti i condomini dell’edificio fossero tenuti a contribuire alle spese relative a un impianto di riscaldamento destinato a servire soltanto alcune unità immobiliari dell’edificio. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 83 TECNICA Andrea Botti Costruire nel paesaggio “ Un fenomeno nuovo si va affacciando nel panorama dell’architettura internazionale. Sono sempre più frequenti – i progettisti – delle giovani generazioni che affidano l’esito delle loro architetture a una speciale ‘fusione’ di qualità progettuali e qualità artigianali (…) cedendo una parte delle proprie competenze al sapere locale”1. Per molti di loro “costruire nel paesaggio” significa intraprendere un percorso progettuale dai luoghi, indagarne passato e presente alla scoperta del “genius loci”. La ricerca di un equilibrio fra ciò che nasce e ciò che già c’era si costruisce attraverso un atteggiamento creativo nei confronti dei materiali, delle maestranze e dei metodi di lavoro propri del territorio. Un “approccio Local” che, nell’era della globalizzazione, è ancora più efficace negli ambienti rurali dove solo l’interpretazione delle caratteristiche ambientali, formali, architettoniche dell’intorno può definire la misura del risultato finale di cui, ovviamente, non mancano gli esempi. In alcuni casi il confronto con le pre-esistenze ha indotto a scelte ardite e soluzioni quasi caricaturali come nel caso della ormai famosa “Casa do Penedo”, un’abitazione per le vacanze nel nord del Portogallo, costruita nel 1974 sfruttando la presenza di quattro giganteschi massi. L’interno, distribuito su due livelli, ospita gli spazi del giorno e della notte e un camino. Esternamente, la conformazione cava di una roccia garantisce, anche, la presenza di una vera e propria vasca a cielo aperto. In altri casi, il rispetto dei luoghi ha indotto il progettista ad annullare l’architettura, quasi inghiottita dal paesaggio. L’esempio più noto è Villa Vals, disegnata dall’olandese B. Mastenbroek e dallo svizzero C. Müller; una vera e propria casa nella roccia, scavata a 8 metri di profondità nei pendii alpini di Vals, un piccolo paese del Canton dei Grigioni in Svizzera, noto per il famoso centro termale progettato dall’archistar Peter Zumthor2. La soluzione ipogea nasce dalla volontà di preservare la vista della valle, sia dall’abitazione, sia dai terreni circostanti del paese ed è resa possibile attraverso lo sfruttamento delle pendenze del terreno. L’inserimento del patio centrale nel ripido pendio ha permesso la realizzazione di una grande facciata, dove si concentrano le aperture che illuminano il piano terra e le stanze da letto del primo piano, tutte riscaldate mediante un sistema di pompe geotermiche, scambiatori di calore e pannelli radianti. Il rivestimento esterno del fronte sulla valle è in manufatti di quarzite locale, lavorati a spacco e posati a malta. I materiali del luogo sono stati impiegati anche per recuperare il vicino fienile, una dépendance alla quale si accede dall’abitazione tramite un tunnel sotterraneo lungo 21 m. Le due architetture rappresentano, probabilmente, una con84 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 cezione dell’abitare personalissima, difficilmente proponibile, con una limitata funzione didattica. Tuttavia, entrambe dimostrano che in qualsiasi caso, l’equilibrio fra costruito e paesaggio è possibile se quest’ultimo viene riconosciuto come autentica fonte d’ispirazione. TECNICA Nella pagina precedente, dall'alto. Casa do Penedo, Portogallo. Villa Vals, Canton dei Grigioni, Svizzera e vista della valle dal patio. In questa pagina, dall'alto. Centro ricerche di Laguna Furnas, Sao Miguel, Azzorre; alloggi per i ricercatori; texture del rivestimento esterno. Ciò è ampiamente testimoniato dalle costruzioni del “Centro ricerche di Laguna Furnas” nelle Azzorre, realizzato nel 2010 e firmato dallo studio portoghese Aires Mateus & Associados. Nel cuore dell’isola di Sao Miguel, dove la laguna termale incontra l’orografia rocciosa e la vegetazione, sorge un piccolo insediamento in fase di completamento composto da due fabbricati destinati alla ricerca scientifica: il “Centro di accoglienza, ricerca e documentazione” e gli alloggi per i ricercatori. Il “Centro” si presenta come un edificio quadrangolare e monolitico, con copertura a falde, disposto attorno ad un patio che garantisce luminosità e aerazione degli interni. La forma unitaria si articola internamente attraverso una sequenza di spazi autonomi, destinati al pubblico, percepibili solo attraverso i tagli vetrati nelle murature perimetrali. Gli alloggi per i ricercatori sono organizzati in quattro unità distinte, raggruppate in un solo volume, chiuso e compatto, dall’impianto quadrato. Ognuna delle facciate è segnata da un’apertura, dalla quale si percepisce il rivestimento ligneo dell’interno presente in tutti gli spazi e la pavimentazione in Ardesia. Gli edifici sono costituiti da un involucro in C.A. interamente rivestito di Basalto delle Azzorre, una pietra locale di origine vulcanica con varie tonalità di grigio impiegata: per le murature in forma di massello posato a malta (spessore cm 8) e per la copertura di manufatto a basso spessore (cm. 3). Lo studio rigoroso di ogni dettaglio (l’inserimento di serramenti, gronde e pluviali, il raccordo con rivestimento interno e pavimentazione, le soluzioni angolari) ha prodotto volumi puri, dalle geometrie regolari, enfatizzati da una texture priva di alcun elemento di disturbo; veri e propri monoliti destinati a fondersi con la natura circostante. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 85 TECNICA La ricerca di un equilibrio fra architettura e paesaggio è alla base del percorso progettuale dello studio Heneghan Peng Architects di Dublino che ha firmato il progetto del “Giant’s Causeway Center”. Si tratta di una struttura ricettiva, collocata in prossimità di una nota conformazione rocciosa costituita da 40.000 colonne basaltiche, formate da lava fusa raffreddatasi in gradini di pietra scura esagonale. Questa spettacolare attrazione, ritenuta dall’UNESCO “patrimonio dell’umanità”, si trova sulla costa nord-est dell’Irlanda e attira circa 500.000 turisti all’anno. Il progetto del nuovo centro per visitatori, nasce come soluzione in grado d’inserirsi nel contesto senza disturbare il paesaggio della scogliera e delle distese verdi che la circondano. Per questo l’intervento è visibile dall’entroterra, ma tende a scomparire agli occhi di un visitatore che si avvicina alla costa. Il “Causeway Center”, concluso nel 2012, si offre alla vista con un prospetto principale squadrato, dotato di un fronte triangolare sopra il quale una lunga rampa a prato scende verso il mare. Ispirandosi alle geometrie delle vicine conformazioni rocciose, i progettisti hanno delimitato i 1800 mq dell’intera costruzione con setti trilitici, formati da blocchi di Basalto scuro nord-irlandese (originato da eruzioni vulcaniche di circa 60 milioni di anni fa), posti a intervalli di dimensioni differenti. Ciò che appare è un parallelepipedo scuro e spigoloso, affondato nel verde e segnato da fenditure verticali di luce che alleggeriscono il volume dopo il tramonto, trasformandolo in una gigantesca lanterna. Internamente gli spazi sono distribuiti attraverso una serie di dislivelli, collegati da rampe che permettono l’articolazione delle differenti attività secondo un percorso fluido, in contrasto con la regolarità dell’edificio, che attraversa gli ambienti e conduce alla scogliera. La soluzione non cede alla tentazione del mimetismo, al contrario, attraverso un linguaggio chiaro dialoga con l’ambiente e ne costituisce parte integrante. Le scelte progettuali sono state fortemente influenzate dalle caratteristiche meccaniche della pietra locale (scelta per accentuare il dialogo fra architettura e paesaggio): il Basalto nord- irlandese resiste bene a compressione ma non può essere tagliato in lastre sottili, quindi inutilizzabile per un rivestimento esterno. Il progetto dei pilastri litici, realizzati in tre dimensioni diverse, nasce dalla definizione di geometrie minime accettabili e da un modulo-base presente nelle facciate. La stabilità è garantita anche dall’utilizzo di piastre di stabilizzazione o cavi pre o post compressi, scelti in relazione alle dimensioni dei manufatti. 86 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 TECNICA Nella pagina precedente, dall'alto. Vista delle Giant’s Causeway, Irlanda del Nord; Giant’s Causeway Center; vista del paesaggio circostante; gli spazi interni. In questa pagina. River Terminal and Visitor Centre, Linzhi, Tibet e viste degli edifici; gli spazi interni Impiego limitato delle tecnologie e massimo sfruttamento delle risorse locali, sono alla base del progetto per il “River Terminal and Visitor Centre” nella regione di Linzhi nel Tibet. Un complesso di tre edifici, realizzati nel 2009 in un territorio ostile, dominato dalla presenza dell’Himalaya. I giovani progettisti dello studio Standardarchitecture hanno saputo interpretare l’ambiente proponendo una soluzione, ancora una volta, tutt’altro che mimetica, capace di dialogare con il territorio senza rinunciare a una specifica riconoscibilità. L’intervento è formato da un edificio destinato all’imbarcadero che contiene le attrezzature per il rafting (con una terrazza che funge da belvedere) e due costruzioni: una per i visitatori e una destinata ai servizi della comunità. Pur trattandosi di architetture contemporanee, apparentemente slegate dalle tradizioni della cultura locale, sono state realizzate utilizzando tecniche e materiali del luogo. La struttura è composta da murature portanti con spessori che arrivano fino a cm 60 e pietra, un granito lavorato a spacco posato a malta. La copertura è costituita da due orditure di travi di diversa dimensione e uno strato di 15 cm di argilla che copre la membrana impermeabile. Solamente le soluzioni cromatiche originarie, tipiche della cultura tibetana, sono state, in seguito, sostituite con il bianco, per evitare che colori molto intensi entrassero in conflitto con il paesaggio, distraendo il visitatore. ❑ Note 1 V. Pavan, GLOCAL STONE, Ed. Arsenale, Verona, 2011 2 Per un approfondimento vedi La pietra e l’acqua, “Il Geometra Bresciano” n. 1 gennaio-febbraio 2009 IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 87 CULTURA Il S. Giorgio della Pinacoteca Tosio, i Fiamminghi e Jacopo Bellini Franco Robecchi S i riprende, in seconda puntata, il tema che si è iniziato a trattare nel precedente numero di questa rivista. Il quadro quattrocentesco della Pinacoteca Tosio-Martinengo di Brescia, raffigurante S. Giorgio a cavallo che uccide il drago, il cui autore è ancora non identificato, appare ricco di ascendenti. Nel precedente articolo inerente al tema si accennava ai nessi con Jacopo Bellini. Ma gli influssi spaziano dall’ambiente veneziano a quello padovano dello Squarcione e anche al clima ferrarese. Inoltre si sa che quello veneto, oltre al toscano, fu un ambiente aperto a contatti e scambi con il mondo della pittura fiamminga. Sono note le suggestioni e le conoscenze fiamminghe di Antonello da Messina, che fu presente in Venezia, e si sa, ad esempio, della presenza in Italia, nel 1450, del pittore fiammingo Rogier Van Der Weyden. I coniugi Arnolfini del celeberrimo quadro di Jan Van Eick erano italiani, trasferiti a Bruges per l’attività del banchiere, mentre uno dei quadri più belli, e anche più grandi della pittura fiamminga del Quattrocento, oggi agli Uffizi, fu ordinato a Hugo Van Der Goes dal banchiere Tommaso Portinari, inviato dai Medici a Bruges. Il Duca Federico di Montefeltro, per la decorazione dello studiolo nel suo magnifico palazzo, fece giungere nella sua Urbino il fiammingo Justus Di Ghent, che lo ritrasse inserendolo nel suo quadro La Comunione degli Apostoli. C’è un’eco fiamminga nel quadro del S. Giorgio bresciano ed è un’eco che non riguarda solo le forme del drago, che pure hanno un riscontro nel mostro di Rogier Van Der Weyden del monocromo che si è qui pubblicato. Vi è qualcosa di fiammingo anche nel volto e nelle mani della principessa bresciana. Di fiammingo e di belliniano. La testa un poco incli88 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 nata sul lato richiama l’attenzione, perché, pur essendo una posizione assolutamente normale, non è così frequente nella pittura del Quattrocento. Si trovano alcuni casi di Madonne in quell’atteggiamento, quando sono disegnate mentre inclinano il capo per guardare il piccolo Gesù. Ma un atteggiamento simile, anche in altri contesti lo si trova soprattutto nella pittura fiamminga. Si veda il confronto che qui si pubblica fra la testa della principessa di Brescia e una Madonna del fiammingo Dieric Bouts il Vecchio. Le forme del quadro bresciano sono meno levigate e meno eleganti, più rozze, ma molti particolari sono simili. Si vedano l’altezza della fronte, il volume dell’occhio che, con la palpebra superiore semichiusa e la borsa sottostante, assume forma complessiva di una sorta di mezzo uovo. Si veda la bocca, con il labbro superiore più sottile e con l’evidente sporgenza della CULTURA Nella pagina precedente. Si pubblica anche in questo numero della rivista, come nel precedente, il quadro bresciano di cui qui si scrive. Confronto fra due volti, uno dei quelli è della principessa del quadro bresciano, a destra. A sinistra è, invece, il volto della Beata Vergine dipinto da un pittore fiammingo quattrocentesco, Dieric Bouts, stretto collaboratore di Rogier Van der Weyden. In questa pagina. Confronto fra volti e posizione delle mani di dipinti paragonabili al quadro bresciano. In alto, a sinistra, il volto della principessa nel quadro del S. Giorgio bresciano. Accanto, il volto e la mano di una Madonna di Jacopo Bellini conservata al Louvre. Nella fila centrale, a sinistra, una Madonna di Jacques Daret. Accanto, una Madonna di Bouts. Nella fila in basso, due Madonne in Annunciazioni di Van der Weyden. piega a piccola cuspide centrale, con il labbro inferiore più gonfio, sporgente a semiluna. Si veda anche il mento con la fossetta centrale. Il volto bresciano sembra quasi una brutta copia del volto di Bouts, ma una copia. Se poi si sposta lo sguardo verso il basso, si osservi la posizione delle mani della principessa. La mano sinistra è levata in flessione sul polso, così da mostrare la palma, con le dita variamente piegate, in gradazione: di più il mignolo, di meno l’indice. È una posizione particolare, che, anch’essa, si trova in alcune Madonne fiamminghe. Qui si propone il confronto con alcuni quadri fiamminghi: un’Annunciazione di Bouts, due Annunciazioni di Van Der Weyden e una Madonna con Bimbo di Jacques Daret. L’inclinazione del capo si associa alla mano levata, essendo la seconda, su un braccio esteso, talora per trattenere un libro. La principessa del S. Giorgio bresciano ha la mano sinistra nella posizione descritta, la palma rivolta all’osservatore, mentre la destra è stesa verso il basso. Certamente il quadro bresciano non è di un fiammingo, ma molto probabilmente è di un pittore che ha visto e frequentato modelli fiamminghi. Se infine confrontiamo la principessa di Brescia con una Madonna e Bambino di Jacopo Bellini, conservata al Louvre, vediamo la medesima mano e anche il viso ha delle affinità. È tuttavia difficile vedere un’omogeneità di trattamento grafico-pittorico che accomuni l’opera bresciana con uno specifico autore, ma è anche impossibile non rilevare le affinità che si sono analizzate. IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 89 CULTURA Dipinto di Jacopo Bellini, del Louvre, in visione ravvicinata che consente l’osservazione delle decorazioni a finte lettere d’alfabeto sui bordi degli abiti. Simili lettere sono anche nel dipinto bresciano. 90 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 CULTURA In alto. Confronto ravvicinato fra un volto di Bouts, la principessa bresciana e un volto di Bellini, a destra. Al centro, in senso orario. Raffronto fra i volti (quello del cavaliere capovolto) del S. Giorgio e della principessa nel quadro bresciano. Sono evidenti le costanti fisiognomiche. Madonna con Bambino in un dipinto di Jacopo Bellini conservato a Lovere, presso l’Accademia Tadini, poco oltre il confine provinciale bresciano. Quadro attribuito a Jacopo Bellini conservato nella chiesa di S. Alessandro in Brescia. Anche tale attribuzione è stata a lungo controversa e non è tutt’oggi assodata. Il quadro bresciano ha inoltre un’altra peculiarità che lo avvicina al Bellini, in particolare alla Madonna suddetta: la presenza delle citate lettere di un alfabeto fantastico, usate a fini decorativi. Nel S. Giorgio bresciano lettere oscure, senz’altro di fantasia, sono allineate sull’arcione della sella. Nel quadro del Bellini sono sul bordo della scollatura dell’abito e sull’orlo del mantello. Resta tuttavia una particolarità che allontana la speranza di avere identificato, come già in altri tempi fu scritto, in Bellini l’autore del quadro bresciano. Se si osservano, nel quadro bresciano, i volti del santo e della principessa, si nota che essi sono sostanzialmente uguali. L’affiancamento che qui si riporta, con l’inversione di uno di due volti, è convincente. Stessi occhi, stesso naso, stessa bocca. Capita, in non pochi autori, che il pittore abbia nei suoi registri formali un numero limitato di cliché fisiognomici, talora limitatissimo, per cui egli va ripetendo per tutta la vita il disegno della stesso viso, delle stesse mani. È mai possibile che una tale caratterizzazione fisiognomica non si possa ritrovare in qualche altro quadro? Sarebbe la chiave di identificazione dell'autore del dipinto bresciano. Un viso come quello del santo e della principessa di Brescia sarebbe riconoscibile immediatamente. Ma sinora, pur sfogliando enciclopedici repertori di immagini pittoriche, non ho trovato l’elemento risolutore. Andiamo avanti nella ricerca. Forse fra cinquant’anni arriverà una risposta definitiva. Forse a quella data sarà stata riaperta la Pinacoteca municipale di Brescia, “Tosio - Martinengo” che, molto gelosamente, nasconde il quadro del S. Giorgio e il drago. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 91 CULTURA Giovani cavalieri crescono Fulvio Negri P eriodicamente viene riproposto l’interrogativo circa la reale utilità dell’insegnamento puntuale della letteratura in un istituto tecnico, specialmente quando è riferito all’analisi di autori lontani nel tempo. Ho già detto in altre occasioni dell’apporto formativo che le buone lettere recano alla capacità di comunicazione e di relazione, ormai corredo indispensabile al repertorio di competenze richieste a chi aspira ad inserirsi nel mondo del lavoro. Altrettanto si può affermare circa l’affinamento del gusto, del senso estetico, dell’equilibrio indotto dall’architettura sintattica e dalla misura lessicale; soprattutto determinante risulta l’apertura del compasso etico-sociale-valoriale derivante dalla contiguità al respiro dei grandi. E tuttavia è fondamentale l’approccio metodologico per coinvolgere l’attenzione del discente. In questa sede voglio riferirmi in particolare al vantaggio che può scaturire dall’approccio a quel particolare genere narrativo caratterizzato dalla fabula che, secondo la definizione di Segre, informa le opere i cui contenuti presentano concessioni causali e temporali anziché un mero allineamento seriale: l’applicazione alla disanima di tali testi abitua a legare i fatti con nessi subordinativi che individuano i rapporti prima-dopo, azione-conseguenza, intenzione-esito per spiegare gli accadimenti. Già questo mi pare particolarmente coerente con l’impostazione scientifica ed applicativa di una scuola tecnica. Ma in più cercherò di prendere in considerazione il risvolto “esistenziale” che può essere desunto da questa tipologia di espressione narrativa. Lo schema di larga parte delle opere letterarie a base narrativa sostanzialmente si fonda sulla sequenza quadripartita teorizzata da Aristotele per la tragedia. A un esordio (1) che propone una situazione iniziale segue una complicazione (2), un accadimento che, producendo una profonda variazione della predetta condizione originaria, dà avvio alla storia. Ne conseguono per i protagonisti diverse peripezie (3), cioè eventi variamente intonati in dipendenza della tipologia (da fatti di ordinaria quotidianità fino all’avventura straordinaria) che quantitativamente costituiscono la materia del racconto ed in virtù dei quali si determina l’evoluzione dei personaggi e del loro rapporto con gli altri e con il mondo. Infine, dopo tanto lavorio, vi è la conclusione (4) che definisce lo scioglimento della vicenda, conferendole un senso compiuto (almeno fino alla crisi dell’inizio del XX secolo). Fra le altre l’osservazione per noi la più interessante è costituita dal mutamento evolutivo comune alle figure che hanno attraversato le peripezie. Vladimir Propp negli anni ‘70, studiando la morfologia della fiaba, diffusissimo e popolare genere di testo narrativo, conferma sostanzialmente quello schema, approfondendone le motivazioni storiche. Il protagonista spesso, anche qui a seguito di un avvenimento 92 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 per lo più negativo, abbandona il luogo di provenienza, si inoltra in una foresta inestricabile (o luogo incantato, o comunque ostile) ove è sottoposto ad insidie e pericoli ai quali con grande fatica scampa, magari con l’ausilio di figure magiche più forti delle stregonerie avverse, e finalmente ritrova la via di casa, rinvigorito dallo scampato pericolo e certo più consapevole ed accorto. È più o meno lo stesso itinerario del racconto medievale che celebra l’iniziazione del cavaliere. Quasi sempre il figlio cadetto di famiglie di alto lignaggio, poiché il costume del tempo prevede che il patrimonio sia trasmesso solo al primogenito, deve lasciare il castello e costruirsi un proprio ruolo. Anch’egli è costretto a misurarsi con insidie, magismi, creature talora mostruose, inganni che si consumano anche questa volta in percorsi labirintici (selve minacciose con avversari d’ogni genere), mitigati soltanto da qualche piccolo supporto di fatagioni benevole; alla fine tuttavia dopo tanto errare (nella doppia accezione di vagare e sbagliare) riesce a superare tutte le avversità e a tornare a casa, uomo ormai fatto da poco più adolescente che era, finalmente pronto alla sua missione di campione dei deboli, della fede e del suo signore. Diviene così un riferimento esemplare. Anche quando, ad esempio, nel filone carolingio l’eroe positivo soccombe (Rolando a Roncisvalle, tradito da Gano) la sua grandezza rifulge proprio nel sacrificio estremo che lo eleva a simbolo della virtù. Più raramente si assiste all’involuzione, al peggioramento del protagonista, ma, anche in tal caso, la capacità di reazione agli stimoli del contesto è decisiva per lo sviluppo: l’eroe eletto che si forma con travaglio si contrappone a quello negativo che si decostruisce. Nel Rinascimento, fra la fine del ‘400 e la metà del ‘500 il genere si evolve nel poema cavalleresco (Pulci, Boiardo, Ariosto, Tasso): i protagonisti da emblemi e parametri per il pubblico di assoluta perfezione morale, generosità altruistica, modi eleganti, nobiltà come principio intimo e comportamentale, divengono soggetti più “normali” nel senso che all’eccezionale valore abbinano debolezze e passioni familiari ai lettori. Anch’essi affrontano difficoltà straordinarie e si battono con coraggio impavido, ma più laicamente si scontrano con il limite che talvolta non è dato tanto dagli incantesimi quanto da forze irrazionali imponderabili eppure così ordinarie: per tutte l’innamoramento per Angelica che conduce Rolando alla follia. Anche per loro in ogni caso il motore è l’inchiesta: attraverso il superamento delle prove, una volta di più, spesso sullo sfondo di boschi intricati e manieri incantati, cercano qualcosa (spada, elmo, cavallo) o qualcuno (una fanciulla, un avversario) ma soprattutto desiderano ritrovare e riaffermare se stessi, la propria personalità e magari conquistare la gloria. Alla fine comunque l’equilibrio si ricompone su livelli più stabili seppur dopo ardue vicissitudini e rischi concreti di smarrirsi definitivamente. Anzi l’avventura e la trasgressione (l’errore) non sono CULTURA Jeaon Auguste Dominique Ingres, Ruggiero salva Angelica, 1819, Museo del Louvre (Parigi) tanto la ripulsa dell’ordine ma, una volta riconosciute ed emendate, anche con ausili esterni (Astolfo che recupera il senno dei compagni sulla luna), sono forma necessaria di transito verso un ruolo più responsabile. Tale impianto peraltro nella storia della letteratura si ritrova in tempi, generi ed autori diversi. Nella Divina Commedia Dante, sull’orlo dello smarrimento a causa del suo errare, (ritorna la polisemia del verbo) si ritrova in una selva oscura (consueto topos noto) da cui uscirà per godere della folgorazione divina solo dopo aver superato con impegno totale i tremendi gironi infernali e la faticosissima ascesa al monte del Purgatorio, non senza la guida determinante di Virgilio prima e di Beatrice poi. Ma più modestamente lo stesso Renzo manzoniano, costretto alla fuga dal paese dalla protervia di don Rodrigo, affronta le peripezie milanesi (qui la foresta intricata è surrogata dalla città tentacolare) per coronare alfine il suo progetto di vita con Lucia, reso più saggio e razionale da ragazzo onesto ma impetuoso quale era. L’espressione più esplicita del discorso si ha nel romanzo di formazione tedesco agli albori dell’ottocento (il Bildungsroman) che programmaticamente riguarda il percorso di transizione, spesso tormentato, dei giovani protagonisti verso la maturità e l’età adulta (per tutti Il Wilhelm Meister di Goethe): si diviene uomini solo tramite l’applicazione, la riflessione e l’accesso all’esperienza che funge da rito iniziatico. Fatte le debite differenze anche nel resto d’Europa, più avanti nel tempo, si hanno espressioni simili: Stendhal con Il rosso e il nero, Fielding con Tom Jones, Dickens con David Copperfield, Musil con il suo I turbamenti del giovane Torless, Joyce con Dedalus, ma anche in Italia Nievo con Le confessioni di un italiano, Verga con I Malavoglia (il giovane ‘Ntoni si tempra nelle disgrazie e raccoglie l’eredità del nonno patriarca) e, per giungere più vicino a noi, Moravia con Agostino, Cassola con La ragazza di Bube, per citare solo qualche esempio. Credo che sia di solare evidenza che quelle narrazioni possano esercitare qualche attrazione verso gli allievi perché richiamano un’evidente analogia con la loro condizione di adolescenti, di interpreti della stagione più foriera di cambiamenti, quella che li proietta verso la ridefinizione della loro identità, non risultando più sufficienti i modelli precedenti. Sono usciti da una scuola media piuttosto rassicurante, pochissimo selettiva, connotata territorialmente da confini ed amicalità note e sotto l’ombrello iperprotettivo della famiglia attenta (troppo talvolta) a smussare ogni spigolo di impatto con le complicazioni dell’ambiente esterno. Si accingono ora (o sono in mezzo al guado) ad una traversata che li porterà gradualmente verso la riva dell’indipendenza economica e psicologica sulla direttrice della maturazione integrale della persona. Già al termine del quinquennio dell’istituto superiore godranno pienamente dello status della cittadinanza attiva, con opportunità e vantaggi insieme ad obblighi e responsabilità connessi. Stanno dando forma a buona parte del loro progetto di vita ponendo le basi del loro futuro. Per riuscire nell’impresa anch’essi tuttavia debbono attraversare la loro foresta intricata (anche se oggi assai meno insidiosa per l’aumentata presenza dei supporti in loro soccorso) ed incrociare nuovi soggetti: in estrema sintesi hanno bisogno di nuove significative esperienze. L’istituto superiore, l’azienda, l’ufficio o lo studio professionale ove effettuano lo stage, le nuove agenzie di socializzazione saranno il loro habitat, talora labirintico, in cui si intrecceranno le molteplici vie della loro formazione. Lì potranno perdersi o realizzarsi. Dipenderà principalmente da loro, ma anche dal viatico che riceveranno dagli interlocutori che li accompagneranno lungo il cammino: i docenti anzitutto, ma anche i partner tutoriali in regime di alternanza col variegato mondo del lavoro, nonché i genitori, soggetti tutti chiamati, ciascuno con il proprio ruolo, a trasferire ai giovani la sapienza necessaria, i segreti del mestiere e l’arte di vivere. Tutti costoro sosteranno i ragazzi anche sul versante affettivo ma con altrettanto rigore li chiameranno ad un impegno che non rifugga gli ostacoli né vi si arrenda. Madornale e pernicioso equivoco sarebbe il sottrarli al confronto con la fatica dell’applicazione e della verifica: il superamento delle prove cui vengono sottoposti irrobustisce l’autostima degli studenti, stimola in loro il gusto della conquista della meta perseguita con determinazione e li rende autonomi, consapevoli delle proprie potenzialità così come dei loro errori che, in tal modo, possono essere convertiti in opportunità di apprendimento ulteriore. Dunque anche più felici e padroni del loro destino. Parimenti esigere con la giusta severità il rispetto delle regole e delle persone può realizzare al meglio il profilo necessario per l’inserimento positivo in un consesso sociale sempre più complesso e sovente agonistico; potrebbe derivarne l’auspicabile miglioramento degli attuali assetti a favore di un corretto equilibrio fra le legittime ragioni individuali e l’interesse generale. Il processo di maturazione dei nostri ragazzi è rappresentabile allora un po’ come un itinerario esperienziale (culturale, professionale, sentimentale) che ha parecchie contiguità con le gesta dei personaggi letterari di cui abbiamo ragionato, i quali dunque probabilmente meritano a buon titolo un posto nel curricolo degli studi. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 93 CULTURA B.BAT Beppe Battaglia 60 anni di umorismo disegnato A Una delle prime vignette uscite su "Il Geometra Bresciano" 94 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 volte mi capita, andando da un conoscente, di trovare qualche mia vignetta incorniciata, dopo molti anni che l’avevo donata. Devo confessare che è bello vedere che a distanza di tempo è rimasto inalterato l’interesse per la mia passione per l’umorismo disegnato. Certo che quando ho iniziato, all’età di tredici anni, non avrei mai pensato che dopo sessant’anni un foglio bianco e una matita fossero ancora così importanti per comunicare sensazioni e stati d’animo. Per me un fumetto è come il capitolo di un libro, una vignetta invece è come una breve poesia, il messaggio deve essere immediato. La mia prima vignetta rappresentava l’interno di una biblioteca, con un individuo su una lunga scala a cercare un volume. Io non ho mai creato personaggi tipo, ho preferito serie come fantasia in libertà, pescilandia, mondo rettangolo, bottiglieide, margheriteide ecc. Cercando l’ispirazione dal mondo che ci circonda sotto tutti suoi aspetti. La mia prossima vignetta che uscirà su “Il Geometra Bresciano” sarà la 125° in venti anni di collaborazione. Spesso mi è capitata l’occasione di conoscere i principali autori italiani ricevendo in cambio la loro stima e amicizia. Spesso i vari autori mi hanno invitato nei loro studi e mi hanno fatto rivivere il mondo della loro creatività, per me è stata una grande soddisfazione. Mi ricordo quando Forattini mi ha detto di non mettere date alle mie vignette, secondo lui i messaggi che lanciavo erano senza tempo, sempre di attualità, diversamente delle vignette politiche nettamente datate. I temi che ho trattato sono moltissimi, tra l’altro l’inquinamento, la violenza, il rispetto per le persone ed anche gli animali, la droga, lo sport, l’amicizia, tanto per indicarne alcuni. In vita mia sia nel lavoro che nel mio mondo di fantasia ho avuto grandi soddisfazioni ma il complimento più grande me l’ha dato Peroni, il grande creatore di Calimero, che un giorno guardando una mia vignetta ha esclamato: “Tu sei uno di noi, perché non l’hai fatto di mestiere?”. L’umorismo disegnato è sempre stato un aspetto importante del mio vivere quotidiano. A volte mi chiedono: “Ma come ti viene un’idea?”, devo confessare che ho sempre risposto (come è la mia realtà) “Il foglio bianco ha sempre avuto un notevole potere di stimolare la mia fantasia, anche quando affrontavo qualche progetto”. Ho partecipato a concorsi e festival dell’umorismo in 46 paesi del mondo, con centinaia di disegni ed essere presente con le mie vignette su almeno un’ottantina di cataloghi continua per me ad essere un motivo di grande soddisfazione. Ho vinto diversi premi internazionali e segnalazioni di merito, tra l’altro in Cina, Corea del Sud e Argentina, ma la soddisfazione più grande l’ho avuta in Iran: il tema era “i diritti della donna”, nessun italiano aveva partecipato e sono stato anche consigliato di non farlo, ma non mi sono fatto condizionare e ho inviato la mia vignetta. Dopo un mese mi è arrivato un CULTURA B.BAT Beppe Battaglia messaggio da Teheran da alcuni studenti universitari organizzatori del concorso, mi ringraziavano e comunicavano che ero stato selezionato ed il mio disegno era stato esposto. Ho fatto parecchie mostre, tre di queste nel mio indimenticabile Istituto “Tartaglia” e pubblicato su 18 giornali. Un giorno, all’inaugurazione di una mia mostra in città, una giornalista di fronte a una mia vignetta che rappresentava il centro storico sotto una campana di vetro, mi ha fatto i complimenti per come avevo colto a pieno la situazione del momento in città. Sorridendo ho girato il lembo del disegno e ho fatto veder la data sul retro: 1978, quindici anni prima. Avreste dovuto vedere l’espressione della signora, per lei quella vignetta era più concreta di mille parole nel dimostrare come certi problemi vengano trascinati nel tempo senza soluzione. È simpatico rileggere a distanza di tempo i vari articoli che mi hanno dedicato , un giornalista aveva scritto “Le vignette di B.Bat sono per i bambini dai 10 agli 80 anni”, un altro invece “B.Bat è l’ambasciatore della fantasia”. Entrambe le definizioni, nella loro semplicità, interpretavano appieno il mio concetto di umorismo. Chiudo con un simpaticissimo ricordo: un giorno mi trovo a Milano, a disegnare per il pubblico con vari autori e mi si avvicina un simpatico personaggio con barba e capelli bianchissimi, che mi aveva già visto altre volte, mi chiede una vignetta che io sono ben contento di fare ma – mentre sto per firmarla – mi si avvicina e dice “Metti 24 marzo...”, io lo guardo e dico “Ma oggi è il 23!”. “Sì, lo so – mi risponde – ma questa vignetta te l’ho chiesta per me, che domani compio 80 anni”. La cosa più simpatica che mi sia capitata in tanti anni! È la prima volta, che scrivo riguardo alla mia fantasia disegnata, l’ho fatto molto volentieri dedicandolo al bellissimo mondo dei Geometri di cui mi onoro di far parte. ❑ Nato a Saltrio in provincia di Varese, il 13 marzo 1943, mi sono trasferito a Milano e dal 1956 a Brescia. Mi sono diplomato geometra all’Istituto “Nicolò Tartaglia” nel 1962 e successivamente mi sono laureato in architettura al “Politenico” di Milano. Chi mi conosce dice di avermi visto sempre con una matita o un libro in mano, i miei inseparabili amici! IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 95 Aggiornamento Albo Cancellazioni dall’Albo N. Albo Data Nominativo Residenza Luogo e data di nascita Motivo 2662 25/07/2016 Barbieri Armando Via G. Rovetta 11 Verolanuova (BS) Verolanuova (BS), 30/03/1954 DIMISSIONI 2251 25/07/2016 Biondo Bruno Via Fontanone 12 Gardone Riviera (BS) Gardone Riviera (BS), 15/07/1946 DIMISSIONI 4108 25/07/2016 Bonato Simona Via Don Minzoni 22 Sirmione (BS) Desenzano Del Garda (BS), 28/08/1973 DIMISSIONI 1172 25/07/2016 Ercoli Giovanni Battista Via Colture 3 Bienno (BS) Bienno (BS), 10/09/1940 DIMISSIONI 4803 25/07/2016 Parietti Claudio Via Don Ravizza 12/A Castelli Calepio (BG) Sarnico (BG), 23/08/1977 DIMISSIONI 3072 25/07/2016 Sforza Costanzo Via Saline 2 Vestone (BS) Antrona Schieranco (NO), 07/07/1953 DIMISSIONI 6424 25/07/2016 Signoroni Alex Via Mazzini 6 Adro (BS) Sarnico (BG), 19/06/1993 DIMISSIONI 1565 25/07/2016 Veraldi Cesare Via Valverti 40 Breno (BS) Borno (BS), 23/03/1943 DIMISSIONI 5604 08/11/2016 Scalvini Marco Via Forno 12/C Bagolino (BS) Ghedi (BS), 27/07/1967 DECESSO 1432 21/11/2016 Corli Bortolo Via Mocenigo 31 Vestone BS Treviso Bresciano (BS), 06/06/1941 DIMISSIONI 6357 21/11/2016 Reboldi Marco Via Fonte Fano 44 Lumezzane BS Brescia (BS), 14/05/1991 DIMISSIONI Iscrizioni all’Albo N. Albo Data Nominativo Residenza Luogo e data di nascita Anno diploma 6484 21/11/2016 Maffessoli Rossella Via della Piazza 15 Brescia Breno (BS), 15/04/1989 2014 Il mondo di B. Bat. 96 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 Novità di Legge a cura del geom. Alfredo Dellaglio Finalità della rubrica è di contribuire all’informazione sull’emanazione di Leggi, Decreti, Deliberazioni e circolari pubblicati sulla G.U. Gazzetta Ufficiale della Repubblica e sul B.U.R.L. Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia. I lettori della rivista che sono interessati ad approfondire i contenuti delle norme sopra elencate potranno consultare gli organi ufficiali (GU e BURL) presso il Collegio dei Geometri. Decreto Ministero Interno 9/8/2016 (Gazzetta Ufficiale 23/8/2016 n.196) Approvazione di norme tecniche di prevenzione incendi per le attività ricettive turistico-alberghiere ai sensi dell’art 15 del Decreto legislativo 8/3/2006 n.139. Il provvedimento reca la Regola tecnica verticale (RTV) di prevenzione incendi applicabile alle attività ricettive turistico-alberghiere – n.ro 66 dell’allegato I al DPR 151 del 2011, eccezion fatta per le strutture turistico-ricettive all’aria aperta e per i rifugi alpini. Decreto Ministero Giustizia 17/6/2016 (Gazzetta Ufficiale 327/7/2016 n. 174) Approvazione delle tabelle dei corrispettivi commisurati al livello qualitativo delle prestazioni di progettazione adottato ai sensi dell’art 24, comma 8 del Decreto legislativo 18/4/16 n.50 del 2016. Il provvedimento approva le tabelle concernenti i parametri da utilizzare come criterio per l’individuazione dell’importo di affidamento negli incarichi di progettazione, coordinamento della sicurezza in fase di progettazione e di esecuzione, di direzione lavori e collaudo, nonché gli incarichi che la stazione appaltante ritenga indispensabili a supporto dell’attività del Responsabile unico del procedimento. (in vigore dal 27/7/2016) Decreto legislativo 30/6/2016 n.126 (Gazzetta Ufficiale 13/7/2016 n.162) Attuazione della delega in materia di segnalazione certificata di inizio attività “SCIA” a norma dell’art 5 della Legge 7/8/2015 n.124. Il provvedimento attua il criterio di delega sulla riforma della Pubblica Amministrazione ed apporta modifiche alla disciplina generale dei procedimenti per le attività private non soggette ad autorizzazione espressa e soggette a segnalazione certificata di inizio attività. Prevede inoltre la predisposizione di moduli unificati e standardizzati definiti per tipologia di procedimento. Tali moduli dovranno essere pubblicati sul sito delle P.A. Le regioni e gli enti locali si adeguano alle nuove disposizioni entro il 1/1/2017. Decreto legislativo 1/8/2016 n.159 (Gazzetta ufficiale 18/8/2016 n.192) Attuazione della direttiva 2013/35/UE sulle disposizioni minime di sicurezza e di salute relative all’esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (campi elettromagnetici) e che abroga la direttiva 2004/40/CE. Accordo Conferenza Stato-Regioni 7/7/2016 n.128/CSR (Gazzetta ufficiale 19/8/2016 n.193) Accordo finalizzato alla individuazione della durata e dei contenuti dei percorsi formativi per i responsabili e gli addetti dei servizi di prevenzione e protezione, ai sensi dell’art 32 del Decreto legislativo 9 aprile 2008 n.81 e successive modificazioni. Il provvedimento definisce la durata ed i contenuti minimi dei percorsi formativi per RSPP e ASPP e interviene in misura significativa anche su parti del Decreto legislativo 81/2008 sulla formazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti e l’aggiornamento della formazione dei Coordinatori per la sicurezza nei cantieri. Decreto Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali 9/9/2016 (Gazzetta Ufficiale 19/9/2016 n.219) Adozione dell’elenco di cui al punto 3.7 dell’Allegato III del Decreto 11/4/2011, dei soggetti abilitati per l’effettuazione delle verifiche periodiche delle attrezzature di lavoro ai sensi dell’art 71, comma 11 del Decreto legislativo 9 aprile 2008 n.81, Decreto Ministero Lavoro e Politiche Sociali 25/5/2016 n.183 (Gazzetta ufficiale Suppl.Ordinario 27/9/2016 n.42) Regolamento recante regole tecniche per la realizzazione ed il funzionamento del SINP, nonché le regole per il trattamento dei dati, ai sensi dell’art.8, comma 4, del decreto leg.vo 9/4/2008n.81. Il provvedimento definisce le regole tecniche per la realizzazione ed il funzionamento del Sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro previsto dall’art 8 del Decreto legislativo 81/2008. (in vigore dal 12/10/2016) IL GEOMETRA BRESCIANO 2016/6 - 97