Untitled - La Botte e il Cilindro

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Untitled - La Botte e il Cilindro
CHARLES DICKENS
TEATRO
Charles Dickens
Teatro
Collana: I Rinati 1
Traduzione di: Annamaria Canneddu, Maria Grazia Penco Sechi, Lucia Angelica Salaris, Loredana Salis, Raffaella Sanna Passino, Lia Turtas, Elena Bacoli,
Maria Paola Canneddu, Chiara Carboni, Eleonora Cocciu, Marianna Lunesu,
Mauro Scala, Sara Scaletta, Federica Sini, Elisabetta Uras, gli studenti della
IV E 2011/2012 Liceo Scientifico “Giovanni Spano” di Sassari, Anna Argenziano, Nadia Imperio, Simone Saiu.
Supervisione di Giuseppe Serpillo.
Introduzione di Loredana Salis.
Postfazione di Sante Maurizi.
Nota alla traduzione di Vicolo cieco di Annamaria Canneddu.
© Angelica Editore, 2013
tutti i diritti riservati
Art Director: Massimo Caria
Grafica e impaginazione: Grafimedia Comunicazione - Sassari
Stampa: GECA s.r.l. Via Monferrato 54, 20098 San Giuliano Milanese (MI)
Angelica Editore srl
Via Municipale 43 – 07040 Tissi (SS)
Telefono e fax: 079.3889038
[email protected]
www.angelicaeditore.it
I edizione: novembre 2013
ISBN: 978-88-7896-025-1
CHARLES DICKENS
TEATRO
Supervisione di Giuseppe Serpillo
Introduzione di Loredana Salis
Postfazione di Sante Maurizi
Nota alla traduzione di Vicolo cieco di Annamaria Canneddu
Sommario
Nota dell’editore
9
Charles Dickens e il teatro ritrovato
13
LO STRANO GENTILUOMO
25
LE CIVETTE DEL VILLAGGIO
67
SUA MOGLIE? ovvero UN CASO SINGOLARE
123
IL LAMPIONAIO
149
IL DIARIO DI MR. NIGHTINGALE
179
L’ABISSO DI GHIACCIO
215
VICOLO CIECO
265
Un regalo che viene da lontano
345
Regista, attore, direttore di scena, impresario e (anche) drammaturgo:
Charles Dickens
349
9
NOTA DELL’EDITORE
Questa pubblicazione nasce da un’idea di Sante Maurizi, e deve il fatto
stesso di essere stata portata a conclusione soprattutto alla sua instancabile
determinazione, per la quale io, come tutte le persone che hanno collaborato
a questo progetto, gli sarò eternamente grata. Ottimo conoscitore ed
estimatore di Charles Dickens, Sante non solo ci ha fatto conoscere una
parte della produzione del grande scrittore di cui io e molti di noi non
sospettavamo neppure l’esistenza, ma ha creato occasioni di incontro e
di collaborazione talmente produttive da vincere anche le mie remore più
ostinate.
Il suo adattamento e la messa in scena di Vicolo Cieco, grazie anche
a tutte le persone che vi hanno preso parte, hanno segnato un momento
fondamentale nel nostro lavoro, con un impatto emotivo fortissimo, nato
dalla consapevolezza che gli studenti delle scuole della nostra città hanno
dato nuova vita a un’opera di Dickens mai rappresentata prima in Italia, e
per lungo tempo dimenticata persino nella stessa Inghilterra. L’occasione
della riscoperta di queste sette opere teatrali di Charles Dickens è senza
dubbio legata al bicentenario della nascita dello scrittore, ricorso nel 2012 e
diffusamente celebrato nel mondo.
L’elenco dei traduttori in questa pubblicazione è, ce ne rendiamo conto,
insolitamente lungo: credo di non averne mai visto uno di simile estensione
in nessun colophon. Tale lunghezza rispecchia la natura stessa del progetto,
realizzato con forze molteplici e varie, che fanno tutte capo alla nostra città.
Un docente universitario, un uomo di teatro, un ricercatore, tre insegnanti di
inglese, due insegnanti di lettere classiche e, last but not least, un gran numero
di studenti delle scuole superiori. Questa molteplicità ha come conseguenza
stili e modi diversi di tradurre e di porgere il testo: nonostante alcune scelte
comuni, specialmente riguardo alle esclamazioni, alla conservazione dei
titoli e delle unità di misura, dei nomi delle monete, dei toponimi ecc. del
testo inglese, si notano tra i vari drammi differenze di resa e di annotazione
10
rispetto all’originale. Si è scelto di rispettare le opzioni individuali lasciando
che trasparisse così la pluralità che caratterizza questo lavoro.
Per quanto riguarda la selezione dei testi è necessario evidenziare un dato
fondamentale. Dei sette plays dickensiani, tre furono scritti in collaborazione
con altri autori: i due drammi Vicolo Cieco e L’abisso di ghiaccio (tratti da due
racconti di Wilkie Collins) nella loro versione teatrale sono stati composti da
Dickens e Collins, mentre la farsa Il diario di Mr. Nightingale porta accanto
alla firma di Dickens quella di Mark Lemon. Abbiamo ritenuto che in tutte
e tre queste opere l’impronta di Dickens fosse piuttosto evidente, così da
richiederne l’inclusione nel volume. Viceversa, sono state escluse dalla
scelta le trascrizioni per la rappresentazione, realizzate dallo stesso Dickens,
di opere molto note, come Oliver Twist e A Christmas Carol: queste sono già
state tradotte e da tempo disponibili al lettore italiano, non rientrano quindi,
per noi, nel novero delle opere da “riscoprire”.
La mia riconoscenza va a tutti coloro che hanno partecipato a
quest’impresa e, non potendo nominarli tutti singolarmente, desidero menzionare in modo speciale, con grande affetto, le quattro amiche e colleghe
che mi hanno offerto il loro impegno e supportato anche con il loro enorme
entusiasmo: Annamaria, Lia, Maria Grazia e Raffaella.
Un ringraziamento particolare a Loredana per la sua guida costante e
per il suo saggio introduttivo.
Non potrò mai ringraziare abbastanza il prof. Giuseppe Serpillo, non solo
per la collaborazione preziosissima alle varie fasi della revisione dei testi,
ma anche per tutto quello che mi ha insegnato e continua a insegnarmi. Mi
viene difficile immaginare di fare ciò che faccio con la stessa soddisfazione,
sia come insegnante che come editore e traduttore, senza quello che lui mi
trasmette da oltre trent’anni a questa parte.
Pubblicando Charles Dickens non potrei non pensare a Cristina Nadotti:
è con lei che a suo tempo ho condiviso il primo studio e il godimento di questo
scrittore. A Cristina va tutta la mia gratitudine per essere quotidianamente
presente nel mio lavoro, non solo con il suo consiglio autorevole e impagabile,
ma anche con il suo sostegno e incoraggiamento ad andare sempre avanti.
Grazie anche a Pier Paolo Conconi e al suo laboratorio Materia Grigia,
che lo scorso anno ci hanno regalato il piacevolissimo spettacolo La Londra
di Dickens.
La nostra riconoscenza va inoltre a due persone che con grande
disponibilità e competenza ci hanno aiutato nella resa del linguaggio
dialettale di alcuni personaggi: Carlo Fabrizi, che ha fatto sì che ne Il diario
di Mr. Nightingale il nostro Gabblewig, quando si prende gioco di Slap, parli
11
un romanesco classico alla Belli, alternato a forme del viterbese; ed Elena
Casarotti, grazie alla quale la scozzese Tata Esther de L’abisso di ghiaccio
parla come una veneta superstiziosa e disfattista, utilizzando forme che
oscillano tra il padovano e il rodigino.
È con immenso piacere che io e tutte le persone che hanno dato il loro
apporto alla realizzazione del volume offriamo ai potenziali lettori italiani
l’opportunità di condividere con noi questi plays “ritrovati”.
Lucia Angelica Salaris
Direttore editoriale di Angelica Editore
13
Charles dickens e il teatro ritrovato
Quando scrisse e portò in scena il suo primo dramma, Dickens era un
giovane di ventiquattro anni. Aveva già abbandonato il proposito di affinare le proprie doti istrioniche e perseguire la carriera di attore, e sebbene continuasse a recitare in rappresentazioni amatoriali, fu attraverso la
scrittura e la regia che ebbe modo di coltivare la propria passione per il
teatro.1 Muoveva i primi passi in quel mondo, ma mostrava di possedere sin dal principio l’arguzia e la sensibilità di chi lo aveva preceduto nel
mestiere e di coloro, tra scrittori e attori, con i quali collaborava e cercava
spesso di confrontarsi. Un talento individuale, quello di Dickens, che si
manifesta molto presto, frutto del costante dialogo tra presente e passato,
della capacità di rapportarsi alla tradizione letteraria del Seicento inglese,
in particolar modo la drammaturgia shakespeariana, e al “qui e ora” degli
Hungry Forties dell’età vittoriana. La produzione letteraria e teatrale dickensiana nasce e si sviluppa tra l’ansia e l’eterno ritorno di un passato
glorioso e la fiducia in un futuro diverso, in cui la giustizia umana fa spazio
a una Giustizia suprema e assoluta e a una società che non conosce discriminazioni. Uno scrittore impegnato, progressista, popolare, destinato
a entrare nel canone per il proprio talento, certo, ma anche, e soprattutto,
per la darwiniana capacità di adattamento e sopravvivenza che contraddi1
Fu Forster tra i primi a vantarne le doti istrioniche: “Though Dickens had the title to be called
a born comedian, the turn for it being his very nature, his strength was rather in the vividness and
variety of his assumptions [of character], than in the completeness, finish or ideality he could give
to any part of them”. Cfr. Forster, The Life of Charles Dickens, 1: 376, citato in Leigh Woods, “As If
I Had Been Another Man”: Dickens, Transformation, and an Alternative Theatre, Theatre Journal , Vol. 40, No. 1 (Mar., 1988), (88-100), p. 90. Nel 1832, a causa di un raffreddore, Dickens non
poté presentarsi a una audizione per aspiranti attori presso il teatro londinese di Covent Garden.
Questo fu il motivo ufficiale che lo spinse a rinunciare alla recitazione per dedicarsi alla scrittura,
riscrittura e regia teatrale. La teatralità dickensiana è stata oggetto di studi nell’ultimo anno, a tal
proposito è interessante notare come la riscoperta di un aspetto a lungo sottovalutato coincida
con la parallela scoperta della passione, se non addirittura della “ossessione” di Dickens per il teatro. Cfr. “Charles Dickens the dramatist: why it should’ve been an actor’s life for Boz”, http://www.
guardian.co.uk/books/series/charles-dickens-at-200, 6 febbraio 2012.
14
stingue tanto l’uomo quanto l’artista, le sue creature letterarie e le relative
reincarnazioni teatrali.
Sul teatro e, in particolar modo, sulla teatralità in Dickens ci si sofferma
in questa riflessione, introduzione a un volume che raccoglie, per la prima
volta, le traduzioni in lingua italiana dei drammi dickensiani. L’idea si sviluppa in occasione del bicentenario della nascita dello scrittore – evento,
questo, che con il calendario di Dickens 2012 ha dominato la proposta e le
attività culturali promosse dal British Council e dalla città di Londra, dove lo
scrittore, nato il 7 febbraio del 1812, trascorse la maggior parte della propria
vita.2 La riscoperta e la traduzione di testi sconosciuti al grande pubblico
contemporaneo partecipano ai festeggiamenti, che, numerosi e notevoli,
hanno avuto luogo anche oltre i confini della madre patria, e che continuano a ispirare conferenze, incontri di lettura, festival cinematografici, mostre
e pubblicazioni a vario titolo.3 Un omaggio a un grande della letteratura, un
ulteriore “regalo di compleanno”.
Tra il 1836 e il 1867 Dickens curò o collaborò alla scrittura e alla regia di
2
Tra i link più importanti ricordiamo www.dickens2012.org e dal sito del British Council
http://www.teachingenglish.org.uk/dickens.
3
A titolo esemplificativo ricordiamo il nutrito programma di Dickens 2012 promosso dal
British Council in Italia presso le sedi di Milano, Roma e Napoli, la British School di Roma,
diverse università italiane, la Libreria Feltrinelli di Milano; appuntamenti in collaborazione
con l’Ambasciata britannica, il Keats Shelley Museum, il British Institute di Firenze (http://
www.britishcouncil.org/italy-arts-dickens.htm). Sono notevoli i seminari dickensiani organizzati dal C.U.S.V.E. (il Centro Universitario di Studi Vittoriani ed Edoardiani) dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara dal titolo “Charles Dickens’s Genius: The Inimitable and
the Imitable” (8 giugno, 6 luglio e 26 settembre 2012); la conferenza Dickens: Lives in Fiction...
and Afterlives, presso l’Università degli Studi di Milano (15 e 16 marzo 2012); “Dickens200”,
seminari, convegni, rappresentazioni e laboratori teatrali, proiezioni promossi dalle cattedre
di Letteratura e Lingua Inglese delle Facoltà di Lettere e Filosofia e Lingue della Università di
Sassari in collaborazione con la compagnia teatrale La Botte e il Cilindro, l’associazione culturale Materia Grigia e Angelica Editore (http://www.bottecilindro.it/bottecilindro/?p=2840).
Inoltre si ricordano “aBOut Dickens/Bologna celebra il bicentenario della nascita di Charles
Dickens”, http://www.archiginnasio.it/stampa/dickens_2012/; “Dickens 1812/2012 – Un palco
e un libro, un omaggio itinerante a Dickens nel bicentenario della sua nascita”, appuntamenti
promossi dal Teatro Nuovo Giovanni da Udine (http://www.teatroudine.it/teatroudine/articolo.jsp?idArticolo=370); “Charles Dickens in Italia”, mostra fotografica curata da Laura Minici
Zotti e la rassegna di film dickensiani inseriti ne “Le Giornate del Cinema Muto”, Pordenone
(http://www.cinetecadelfriuli.org/gcm/allegati/GCM12_Dickens_in_Italy%202.pdf ). Per la città di Roma si rimanda all’articolo di Pietro Lanzara, “Dickens a caccia di fantasmi”, Corriere
della Sera, 30 gennaio 2012 (http://archiviostorico.corriere.it/2012/gennaio/30/Dickens_caccia_fantasmi_co_10_120130040.shtml). Tra le pubblicazioni in Italia ricordiamo il volume di
traduzioni a cura di Marisa Sestito, Readings: Il Circolo Pickwick, Dombey e Figlio, Un canto di
Natale, David Copperfield, Oliver Twist a teatro (Venezia: Marsilio, 2012) e a cura della stessa le
introduzioni e la selezione di testi letti e interpretati da Rita Maffei e Paolo Fagiolo per “Nero
Dickens”, otto appuntamenti radiofonici andati in onda su Rai Friuli Venezia Giulia.
15
sette drammi.4 Nel 1836 lavorò contemporaneamente a The Strange Gentleman, una burletta in due atti, e a The Village Coquettes, un’operetta comica
anch’essa in due atti, terminata prima ma portata in scena dopo The Strange
Gentleman, e che al contrario di questa non riscosse il successo sperato. In
quello stesso anno Dickens era alle prese con la pubblicazione in volume di
Sketches by Boz e poco più tardi di Pickwick Papers. È del 1838 il romanzo
Oliver Twist.5 In quegli anni lo scrittore frequentava con regolarità l’ambiente letterario e soprattutto i teatri londinesi, ricercando la collaborazione di
produttori e artisti, con alcuni dei quali strinse rapporti di amicizia duraturi
e profondi. Fondamentale, ad esempio, fu l’incontro con John Braham, noto
tenore e produttore teatrale, con il musicista John Pike Hullah e con l’attore
comico J.P. Harley, cui Dickens destinò ruoli importanti in diversi drammi
e al quale dedicò The Village Coquettes.6 Altrettanto notevole fu l’amicizia
del critico teatrale, e suo futuro biografo, John Forster, e di William Charles
Macready, attore shakespeariano nonché produttore, per il quale Dickens
compose la commedia The Lamplighter (1838).7 Sono anni decisivi per la
formazione del Dickens teatrale: nel 1838 portò a compimento i Memoirs di
Joseph Grimaldi, raccolta di scritti autobiografici di un maestro della pantomima e figura per lui influente;8 fece la conoscenza del comico Robert Keely
e successivamente degli attori Charles Mathews e Albert Smith, dai quali
apprese la tecnica recitativa del monopolylogue. Ricorrendo essenzialmente
all’uso della voce e alla gestualità, su palcoscenici disadorni e senza l’ausilio
4
Il volume raccoglie esclusivamente i drammi dickensiani, tralasciando le numerose collaborazioni teatrali dickensiane a vario titolo, che comprendono, per esempio, prologhi e brani
cantati come è il caso di To the Patrician’s Daughter, tragedia
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in cinque atti di ����������������
J. Westland Marston (1841), per la quale Dickens scrisse il Prologo, e The Lighthouse, di Wilkie Collins (1855),
alla quale contribuì con il Prologo e “The Song of the Wreck”.
Pickwick Papers, pubblicato a puntate, è dell’aprile 1836; Oliver Twist fu anch’esso pubblicato inizialmente a puntate mensili sulla rivista Bentley’s Miscellany, dal febbraio del 1837
all’aprile del 1839.
5
The Village Coquettes nasce dalla collaborazione tra Dickens e Hullah, compagno di studi di Fanny, sorella maggiore dello scrittore, e successivamente anche con John Braham, noto
tenore del tempo, e produttore teatrale. Quest’ultimo commissionò il libretto di The Village Coquettes, e dimostrò grande entusiasmo e fiducia nel successo di questo romance “storico” per il
quale interpretò la parte del protagonista. Su sua richiesta Dickens creò il personaggio di Martin Stokes, interpretato poi da Hartley, cui Dickens darà anche i ruoli dello Strano Gentiluomo,
nell’omonimo dramma, e di Felix Tapkins in Is She his Wife?
6
7
Dickens conobbe Macready grazie a Forster, col quale andò a seguire una messa in scena
dell’Othello (16 giugno 1837). Macready divenne poi padrino di uno dei figli di Dickens, così
come Dickens battezzò uno dei figli dell’amico.
8
Da bambino Dickens ebbe l’opportunità di assistere a uno spettacolo del clown Grimaldi.
L’esperienza determinò la decisione, anni più avanti, di dedicarsi alle memorie dell’artista. Cfr.
Leigh Woods, op. cit, p. 88, e Marisa Sestito, Introduzione a Charles Dickens. Readings.
16
di supporti o abiti di scena, Dickens ne personalizzò e perfezionò lo stile,
reinventandolo letteralmente in modo tale da poter dar vita sulla scena ai
diversi personaggi delle sue opere di fiction. I public readings così come li
si conosce oggi nacquero proprio in quel momento in risposta alle esigenze
creative e divulgative di un autore/attore che di lì a poco avrebbe viaggiato
in Inghilterra, Scozia e Irlanda, e che si sarebbe esibito anche nei campus
universitari e nei teatri nordamericani.9 Un esercizio intellettuale e fisico
molto impegnativo e addirittura logorante che avrebbe finito per causargli
seri problemi di salute.
Figura onnipresente sulla scena culturale del suo tempo, infaticabile
manager di se stesso, oltre che di altri vittoriani eminenti, come si è detto
Dickens coltivava un vero e proprio culto per il teatro, e lo faceva sia attraverso un lavoro meticoloso e costante di (ri)scrittura e messa in scena, sia
con la pratica recitativa di brani riadattati dai suoi romanzi e racconti più
popolari.10 A personaggi che “si comportano e parlano come le persone che
incontriamo ogni giorno”11 Dickens affiancava figure caricaturali e stereotipi immediatamente riconoscibili al pubblico vittoriano – avvocati, politici,
prelati – le cui caratteristiche fisiche e comportamentali riflettono lo spessore morale e l’indole del personaggio stesso.12 L’effetto è duplice: mentre
9
Tra il 1853 e il 1870, l’anno della sua morte, Dickens si esibisce in 472 readings. L’esordio
risale al 1844, quando lo scrittore rientra in Inghilterra dall’Italia per presentare il racconto
di Natale The Chimes durante una serata di beneficenza. Cfr. Claire Tomalin, Charles Dickens:
A Life, London: Viking, 2011, p. 358; e Susan L. Ferguson, “Dickens’s Public Readings and the
Victorian Author”, in Studies in English Literature, 1500-1900, vol. 41, no. 4 (Autumn 2001)
(729-749), p. 730.
10
I drammi dickensiani sono tratti da racconti e altre opere dello scrittore: The Strange
Gentleman si rifà a The Great Winglebury Duel, uno degli Sketches by Boz scritto nel 1835; The
Village Coquettes nasce dalla fusione di una operetta di ispirazione italiana, The Gondolier,
scritta da John Pike Hullah, e del romance, genere gradito a Dickens, che nel teatro ricercava
“the increased ease and effect [of ] an English Drama where the characters would act and talk
like people we see and hear of every day” (Letters of Charles Dickens, Pilgrim edn., 1: 113, in
Charles Dickens, Plays, p. 46.). Per Is She his Wife? Dickens recupera scritti giovanili e inediti, in
particolare un racconto breve dal titolo Cross Purposes. The Lamplighter, scritta in pochi giorni
contemporaneamente a Nicholas Nickleby, è creata ad hoc per Macready. I tre drammi successivi appartengono alla produzione del Dickens “maturo”: Mr. Nightingale’s Diary, del 1851, è una
farsa di carattere autobiografico. Si ispira alle condizioni precarie di salute della moglie dello
scrittore, Catherine, che nel 1851 trascorse un periodo di degenza in una clinica a Malvern,
presso la quale veniva adottata l’idroterapia, la “cold water therapy” seguita dal personaggio
eponimo. La collaborazione e amicizia con il maestro della scrittura poliziesca e sensazionale
Wilkie Collins porta alla produzione di The Frozen Deep e No Thoroughfare, quest’ultimo ripreso dall’omonimo racconto di Natale scritto e pubblicato quello stesso anno da Collins in All The
Year Round.
11
Cfr. Letters of Charles Dickens, Pilgrim edition, 1: 113, in Charles Dickens, Plays, p. 46.
Da giovane Dickens aveva lavorato come giornalista parlamentare, e aveva così toccato
con mano la corruzione e i privilegi della classe politica. In seguito, nelle sue opere, non mancò
12
17
infatti si assiste a una denuncia sociale dai toni decisi ma pacati, è altresì
evidente l’intento di ridicolizzare modi e costumi della borghesia del tempo (come per esempio con l’introduzione di francesismi che rappresentava
l’affettazione della middle e della upper class inglese del tempo). Dickens
si affida alla comicità e al grottesco inducendo il pubblico alla riflessione e
all’autoironia attraverso la drammatizzazione di vite ordinarie. Il suo è un
tipo di realismo imperniato sull’attualità, sulla rappresentazione della società vittoriana, con l’unica eccezione di The Village Coquettes, un romance
“storico” ambientato in un villaggio inglese nell’autunno del 1729.13
Il dramma in questione si distingue da altri scritti teatrali dickensiani per
diversi aspetti: il testo è corposo (due ore e mezza di rappresentazione) e le
tematiche in esso affrontate riecheggiano quelle tipiche del teatro del Settecento. The Village Coquettes è incentrato sulle vicende dell’anziano Benson,
sull’incertezza della sua condizione sociale e sulla fragilità di un uomo giunto all’autunno della propria esistenza. Metafora di una transizione difficile e
di un cambiamento inevitabile, con il sopraggiungere della fine – della giovinezza, di un’epoca e dei suoi valori – l’autunno è però anche la stagione
“più gioiosa dell’anno”, quella in cui matura il grano, la terra è generosa e il
raccolto abbondante. Con nostalgia si guarda al passato, all’Inghilterra preindustriale e pre-capitalista, alla vita rurale e al legame con la terra, a quando bastava poco per sentirsi felici, e “i campi gialli come il sole lucente più
della preziosa coppa che contiene il vino del Re”.14
Alla nostalgia di questo lavoro fa eco un sentimento analogo, che scaturisce dallo scontro tra una visione del mondo quasi del tutto superata e
quella moderna, positivista, di una nazione proiettata verso il futuro, sovrana incontrastata della cultura, dell’economia e della politica internazionali.
In Mr. Nightingale’s Diary (1851) il protagonista eponimo, eterno malato immaginario, non riesce a guarire non tanto perché in realtà non soffre di alcun
male serio, quanto perché si affida a cure tradizionali, inefficaci e obsolete,
superate dalla medicina moderna, che ne ha dimostrato la natura superstimai di rappresentare personaggi politici, caricature divenute poi ben note, cui non sono risparmiate battute ironiche e pesanti critiche. Di idee socialiste e progressiste, Dickens imputava
alla classe politica, ma non solo, la responsabilità dei mali della società inglese soprattutto nel
corso degli anni Quaranta del secolo (the Hungry Forties); lo scrittore ravvisava la soluzione alla
questione sociale del suo Paese principalmente in un radicale cambiamento dell’atteggiamento della classe politica.
13
È significativo che cinque dei sette drammi dickensiani facciano riferimento, esplicitamente, al luogo e all’anno in cui si svolgono gli eventi rappresentati sulla scena. In The Lamplighter un personaggio di nome Stargazer afferma: “Five o’clock-five o’clock. Five o’clock P.M.
on the thirtieth day of November, one thousand eight hundred and thirty-eight!” (vedi p. 152).
14
Cfr. il Coro nell’epilogo a The Village Coquettes (vedi p. 122).
18
ziosa e addirittura fraudolenta. La presenza nel dramma di un venditore di
pozioni miracolose sottolinea con toni marcati quest’ultimo aspetto, la percezione ampiamente condivisa che i “medici” di un tempo fossero furfanti,
arricchitisi alle spalle di chi si fidava ciecamente di loro. Ipocondriaco e vittima della propria ignoranza, nella visione darwiniana del dramma e del suo
autore, Nightingale è destinato a non sopravvivere. Come lui anche lo zio del
protagonista di The Lamplighter (1838) soccombe al cambiamento in una realtà in cui l’illuminazione a gas sostituisce quella a olio: “Gas was the death of
him! When gas lamps was first talked of, my uncle draws himself up and says,
‘I’ll not believe it, there’s no sich (sic) a thing,’ he says”. Come la svolta epocale
inaugurata dal sistema copernicano, l’avvento del gas sancisce il trionfo della
conoscenza e della (luce della) ragione, comportando, allo stesso tempo, la
fine delle professioni minori. Non vi è più spazio per il lamplighter del titolo;
il lavoro artigianale cede il passo alla produzione industriale, più veloce, più
efficiente, più vantaggiosa e a buon mercato. La nostalgia per quel che si era
fa i conti con la consapevolezza che quel che si ha serve a render migliore
l’esistenza dell’uomo, grazie al progresso e alla scienza.
Attento al dibattito culturale di quegli anni, Dickens era però influenzato
dalle idee di Carlyle, Ruskin e Turner, schierati contro la tirannia del progresso in una società sempre più votata al capitalismo e sempre meno in sintonia
con la Natura e con se stessa. I suoi testi riflettono chiaramente un momento
preciso della storia e della cultura inglesi e al contempo testimoniano il percorso creativo di uno scrittore sensibile e aperto al cambiamento. Dopo The
Village Coquettes, infatti, Dickens mise da parte per qualche tempo i drammi lunghi per dedicarsi alla realizzazione di commedie e farse brevi, per lo
più atti unici, ambientate nel presente, e incentrate sulle tematiche attuali
dell’avanzamento scientifico, delle differenze di classe e di costume, senza
dimenticare aspetti comunque importanti, quali lo scontro generazionale,
la dicotomia campagna/città e il non sempre facile dialogo tra passato e presente. Conoscitore dei gusti e delle aspettative di un pubblico sempre più
variegato ed esigente, Dickens non manca di offrire forme di intrattenimento che non sono mai fine a se stesse, ma che al contrario suscitano la risata
divertita mentre invitano all’analisi attenta e alla consapevolezza del sé. È
questo il risultato di una ricerca costante, talvolta estenuante, di linguaggi
sempre nuovi, ed è in tal senso che la rivisitazione del canone risulta essere
particolarmente efficace. Ritornano sulla scena personaggi e vicende noti
al pubblico vittoriano, che ben sa cogliere i riferimenti shakespeariani (Falstaff, Romeo, Calibano, Otello) e i loro rovesciamenti (Amleto), ma anche la
rielaborazione dei miti classici (Edipo e Prometeo), delle letterature europee
19
(si veda la “rustic Dulcinea” in The Village Coquettes) e delle convenzioni della tradizione letteraria inglese (il romance, il genere poliziesco e il sensation
novel). Il lettore accorto riconoscerà nei testi teatrali, come già nei readings,
l’eco dei racconti e dei romanzi dickensiani, e similmente riconoscerà lo
stile di Mark Lemon in Mr. Nightingale’s Diary (1851) e di Wilkie Collins in
The Frozen Deep (1857) e No Thouroughfare (1867). Al lettore meno accorto
non mancheranno le sorprese e i colpi di scena: difficilmente rimarrà impassibile di fronte agli intrighi del torbido Obenreizer (No Thouroughfare) e
del malvagio Flormiville (Mr. Nightingale’s Diary), condividerà le perplessità
dello Strano Gentiluomo e la frustrazione di Mrs. Lovetown (Is She his Wife?);
osserverà divertito e con complicità le vicissitudini del geloso Lovetown, e
con orrore e pathos la vicenda dell’eroico Wardour (The Frozen Deep).
Doveroso, in questa sede, è porre l’accento, seppur brevemente, sul nutrito repertorio di patronimici e soprannomi, originali e quanto mai esemplificativi, che Dickens sceglie per i diversi personaggi. Si tratta più propriamente di labels, etichette o marchiature, a seconda dei casi, che vanno
a connotare un personaggio prima ancora che faccia il suo ingresso sulla
scena. È interessante notare come il pregiudizio di rado trovi smentita; in
tal senso, il ricorso a nomi parlanti diviene veicolo di denuncia della superficialità e facile adesione a stereotipi cui si presta la società vittoriana, e, si
potrebbe aggiungere, quella presente. Al tempo stesso, il trionfo indiscusso
e il perdurare di cliché culturali parrebbero riflettere l’assunto che, nel bene
e nel male, i personaggi dickensiani sono pienamente degni del nome che
portano – una contraddizione solo apparente e cifra di uno scrittore che non
dà per scontato il proprio pubblico. Dickens auspicava per esso apertura di
vedute, invitando i lettori e gli spettatori al dialogo, all’interazione con la
realtà circostante, al coinvolgimento attivo. In particolar modo il teatro gli
offriva l’opportunità di stimolare la risposta emotiva di chi assisteva alle sue
rappresentazioni: teatro e vita, nella visione dello scrittore, non erano separati; l’uno non costituiva pretesto di evasione dall’altra. Dalla quotidianità
non si doveva fuggire, al contrario era necessario che l’individuo si facesse coinvolgere dal bisogno di cambiamento, in meglio e possibilmente col
sorriso. A ciò aspira la ricerca del Dickens drammaturgo, e la sua visione ritualistica e totalizzante di un tipo di teatro che sicuramente deve molto al
modello shakespeariano.15
15
Nel corso di un viaggio in Italia, compiuto con la famiglia tra il 1843 e il 1844, Dickens ha
modo di visitare alcune tra le più importanti città del nostro Paese, riportando le sue impressioni di turista in un travelogue dal titolo Pictures from Italy. Documento interessante da un punto
di vista narrativo, ma non solo, Pictures from Italy offre esempi eloquenti della visione teatrale
del mondo dello scrittore. In particolar modo sono suggestive le descrizioni di “rituali” quali la
20
Forma di intrattenimento popolare, la drammaturgia dickensiana si distingue anche per il modo in cui riesce ad accostare generi e codici diversi.
Ne è un esempio la mescolanza di gotico, giallo e romance, elemento saliente in No Thoroughfare e The Frozen Deep della coppia Collins-Dickens.16
Quest’ultimo era affascinato da luoghi remoti e isolati di cui leggeva spesso
nei resoconti di viaggio del tempo, e a proposito di ciò aveva più volte manifestato la propria intenzione di concedersi un periodo di riflessione presso
un monastero e tra i ghiacciai.17 A scatenare la fantasia e la curiosità di un
simile e avido lettore era la tempra di monaci ed esploratori, e la magia che
sprigiona lo spirito umano sottoposto a sfide estreme cui sopravvive e dalle
quali trae energia e nutrimento. Come scrittore Dickens perseguiva un ideale di eroe dalle caratteristiche umane, un uomo dal cuore buono che fosse
però dotato di forza e determinazione tali da renderlo un essere speciale.
No Thoroughfare e The Frozen Deep furono concepiti sulla scorta di questi
impulsi ed entrambi attingono da questi modelli e valori. Non è un caso,
difatti, che il secondo dramma si rifaccia al genere delle sea narratives, storie
dedicate alle imprese e alle conquiste spesso eroiche realizzate dai grandi
navigatori britannici di cui Collins rimane uno tra i principali narratori del
tempo.18 Più importante è forse ricordare che The Frozen Deep è legato temalavanda dei piedi a San Pietro in Roma durante la Settimana Santa, la decapitazione in pubblico
di un condannato a morte, l’estrazione dei numeri del lotto a Napoli e la visita alle stanze segrete dell’Inquisizione. Charles Dickens, Pictures from Italy, [London, Bradbury & Evans, 1846],
Harmondsworth: Penguin, 1998. Tra le traduzioni in lingua italiana ricordiamo quelle a cura di
Luigi Caneschi (Carabba, 2004) e Claudio M. Messina (Robin, 2005).
16
No Thoroughfare si rifà all’omonimo racconto breve (si veda nota 10 sopra). The Frozen
Deep venne scritto da Collins su richiesta di Dickens e rielaborato da quest’ultimo, il quale vi
apportò modifiche numerose e significative prima della messa in scena a Tavistock House, residenza di Dickens, nel 1857. Nel 1866, Collins riscrisse il dramma per una rappresentazione
al Royal Olympic Theatre di Londra, eliminando molte delle sezioni aggiunte da Dickens nella
versione realizzata dieci anni prima. Nel 1873 questa variante decisamente più scarna di The
Frozen Deep diverrà la base per una novella, presentata dallo stesso Collins nel corso di una
lettura in pubblico negli Stati Uniti e poi riedita in una versione più lunga, che fu pubblicata
nella raccolta The Frozen Deep and Other Tales. Per un resoconto approfondito delle vicende
editoriali dei due drammi qui citati si veda Mariaconcetta Costantini, op. cit., p. 51, note 10 e 11,
e Robert Louis Brannan, Under the Management of Mr. Charles Dickens. His production of “The
Frozen Deep” (New York: Cornell University Press, 1966).
17
Lettera indirizzata a Forster, datata 20 gennaio 1856, in Letters, II, pp. 734-735, citata in
Brannan, op. cit., p. 23.
18
Su Collins e sulla nascita, il significato e la ricezione delle sea narratives ottocentesche
è particolarmente interessante l’analisi proposta da Mariaconcetta Costantini in Venturing
in Unknown Waters: Wilkie Collins and the Challenge of Modernity (Pescara: Tracce, 2009). Il
viaggio per mare alla ricerca di terre lontane e impervie e la narrazione di imprese compiute
da chi rischiava eroicamente la propria vita rappresentano, o sono il riflesso di una sfida,
quella della modernità, cui l’uomo vittoriano non può sottrarsi: “This literary form became a
crucial site of experiment … the kinetic energy of the sea voyage became a mirror for the inner
21
ticamente alla vicenda di Sir John Franklin, esploratore inglese scomparso
nel corso di una spedizione nelle regioni artiche il quale ebbe il merito di
scoprire il Northwest Passage, e che fu accusato, senza reale fondamento, di
cannibalismo. Tra il 1854 e il 1857 Dickens pubblicò sette articoli in difesa di
quell’uomo, la cui reputazione era decisamente compromessa, ma che lui
considerava un eroe, e si prodigò affinché le ricerche del Capitano non venissero abbandonate. In quel frangente decise di coinvolgere l’amico Collins
al quale chiese di comporre un dramma, e successivamente intervenne sulla
bozza di un testo dedicato ai temi dell’onore e dell’onestà, della reputazione
e dell’integrità morale, ennesima reiterazione dei valori portanti della società vittoriana del tempo. Nei tre atti del dickensiano The Frozen Deep si susseguono con equilibrio sapiente elementi disparati – follia, gelosia, vendetta,
pene d’amore, empatia femminile, lotta per la sopravvivenza, carità dell’animo umano e superstizione – in un’atmosfera tra comico e tragico, grottesco
e misterioso. La tensione del complotto alla Iago (anche qui ritroviamo un
importante fazzoletto) e le visioni della domestica scozzese lasciano spazio
a momenti di ilarità (le nausee di Ward nel Secondo Atto) e sentimentalismo,
e di struggente pietà nel tragico epilogo.19
Altrettanto emblematico è il già citato romance The Village Coquettes in
cui emerge eloquente l’atmosfera e l’ideologia dominante di quegli anni viste dall’ottica del Dickens scrittore di teatro. In quel periodo la distinzione
tra drammi propriamente detti (“straightforward plays”) e drammi ritenuti indegni (“illegitimate plays”) era netta quanto quella tra classi sociali, e
il seppur datato Licensing Act del 1737 gravava ancora e pesantemente sul
panorama letterario e teatrale inglese. Il teatro dell’opera, considerato una
forma artistica superiore, andava in scena sui palcoscenici londinesi più
prestigiosi del Drury Lane e del Covent Garden; il resto della produzione
drammatica era destinato a teatri di second’ordine, oppure non otteneva
licenza di rappresentazione. Tali limitazioni comportarono la nascita di un
genere ibrido, il burlette, commistione di comico e operetta, caratterizzato
dynamic of a turbulent age, in which the stability of institutions, conceptual frameworks and
patterns of conduct was threatened by the emergence of new ideas and economies of power”
(p. 23).
19
Brannan offre un’interessante lettura incrociata della prima stesura del dramma e delle
modifiche apportate da Dickens prima della messa in scena a Tavistock House nel 1857. Altrettanto illuminante risulta il raffronto tra la versione dickensiana e quella riedita da Collins nel
1866, stampata da C. Whiting, Beaufort House, ma mai pubblicata. Un esempio della diversità
di stile e visione tra i due scrittori lo si osserva nella figura della veggente scozzese, che Collins
elimina del tutto dal suo testo mentre introduce il personaggio di Tempter, che come nelle allegorie dei drammi medievali si manifesta all’eroe Wardour, e lo pone di fronte a un dilemma
esistenziale di difficile soluzione (perseguire il disegno di vendetta o perdonare il torto subito).
22
dall’aggiunta strategica di brani musicali creati ad hoc, grazie ai quali era
possibile aggirare l’ostacolo della censura e delle leggi allora vigenti. The Village Coquettes porta una testimonianza preziosa dello stato dell’arte nella
prima metà del secolo dimostrando al contempo la notevole intraprendenza
di Dickens.20
Lo spauracchio della censura contribuì indubbiamente a influenzare anche le scelte tematiche del drammaturgo, legate alle esigenze di mercato, e
dunque alla incessante ricerca di approvazione da parte del pubblico e della
critica, ma pur sempre nel rispetto della morale e del costume del tempo.
Dickens evitava di far riferimento a questioni legate alla religione, per esempio, così come accennava solo en passant ai temi sociali che dominavano la
narrativa lunga (No Thoroughfare). Nei drammi optò per argomenti più leggeri o comunque non apertamente controversi, dissimulando la serietà delle
riflessioni in essi suggerite attraverso le convenzioni del comico, del gioco di
parole, dello scambio di identità, del capovolgimento del genere serio per eccellenza, la tragedia. Is She his Wife?, per esempio, parla di un ipotetico tradimento e della reazione scomposta di un marito geloso ai limiti della follia cui
Dickens fa pronunciare battute che riecheggiano i seriosi dialoghi di Amleto,
qui debitamente storpiati. La comicità delle azioni di Lovetown e Limbury
distrae abilmente l’attenzione del pubblico, nonché quella del censore, dal
tema della disparità tra i sessi, cui John Stuart Mill avrebbe dedicato un saggio
importante qualche anno dopo. In misura più significativa, essa distoglie dalla constatazione che in amore le donne sono di fatto troppo passionali (The
Lamplighter). Osservatore della questione della donna al pari di Mooney in
The Lamplighter, Dickens in quel dramma riconosce alle donne eguali diritti
in materia di ars amatoria legittimandone un ruolo sessualmente meno passivo.21 Eloquente, in tal senso, è la scena del presunto flirting tra Mrs. Limbury
e il geloso Lovetown in cui la donna mostra in pubblico e senza esitazione
la sua bella “caviglia affusolata”. Ritroviamo una donna sessualmente consapevole anche in The Strange Gentleman, in cui Julia, benché spinta da fini
puramente utilitaristici, accetta, e senza indugio, la proposta di matrimonio
postale da un gentiluomo a lei quasi completamente sconosciuto, cui la uniscono il caso e l’immediatezza della circostanza:
20
Il manoscritto di The Village Coquettes con i fogli “separati” dei brani aggiunti, e i relativi
spartiti, sono conservati presso il British Museum dal 1933, e ivi catalogati come Additional
MSS.42865-43038. Cfr. P.D.A. Harvey, op. cit., p. 22.
Siamo comunque ben lontani dal modello delle “odd women” tardo vittoriane (eg. Sarah
Grand, George Gissing, George Bernard Shaw); le donne dickensiane sono spesso sposate o
prossime all’altare, e la loro affermazione sessuale è contemplata e legittimata sempre all’interno dell’unione matrimoniale.
21
23
strano gentiluomo: …Dunque, a seguito di terribili vicissitudini, ho perso
una moglie.
julia (si copre gli occhi con un fazzoletto): Ed io, a seguito della negligenza di
Lord Peter, ho perso un marito!
L’unione tra i due è una pratica affine a una transazione finanziaria, un
contratto che ipso facto viene stipulato sulla base dell’interesse piuttosto
che del sentimento reciproco. Si tratta di una concezione comune presso
la borghesia medio-alta del tempo e certamente condivisa dall’autore, che
la propone in ognuno dei suoi drammi.22 Ancora una volta la comicità e il
distacco del riso concorrono a dissimulare temi potenzialmente “scomodi”,
nel rispetto della natura umana che sa essere saggia e razionale, ma che potrebbe abbandonarsi ai propri istinti: “I am an old man” – ci ricorda il vecchio Benson in The Village Coquettes – “but I do not know what passion may
make me do” (enfasi aggiunta). Dickens contempla la possibilità che la passione domini la ragione; è altresì pronto a riconoscere i limiti della propria
conoscenza (“I do not know”) o della sua perfettibilità.
La teatralità dickensiana presenta molte sfaccettature e va oltre le esperienze dirette dell’attore-autore-regista, illumina la sensibilità estetica dello scrittore e quella visione del mondo inevitabilmente teatrale, che trova
espressione nella rielaborazione e sperimentazione di diversi codici. La
produzione drammatica qui presa in esame di fatto non ha avuto grande
diffusione all’estero e non è stata tradotta, se non in rari casi, in altre lingue. L’autore stesso ha probabilmente contribuito, almeno in parte, al progressivo calo di interesse da parte di critici e operatori culturali (traduttori,
registi cinematografici e teatrali) che nel corso del ventesimo secolo hanno
invece privilegiato romanzi e novelle. Dickens, infatti, rispose con imbarazzo e amarezza alla tiepida accoglienza riservata dal pubblico e dalla critica
alla prima rappresentazione di The Village Coquettes: in una lettera all’amico
R.H. Horne (13 novembre 1843) affermò che “both these things were done without the least consideration or regard for reputation. I wouldn’t repeat them
for a thousand pounds apiece, and devoutly wish them to be forgotten”.23 È
però doveroso notare che il suo atteggiamento fu anche contraddittorio: più
È evidente la derivazione autobiografica della rappresentazione dickensiana del matrimonio. Sposato con una donna spesso malata e forse ipocondriaca, Dickens fu sempre innamorato della giovane cognata ma non disdegnò le attenzioni di altre donne, intrattenendo diverse
relazioni extramatrimoniali. Arrivò alla separazione da Catherine per stare insieme all’attrice
Ellen Tiernan.
22
23
Citato in P.D.A. Harvey, “Charles Dickens as Playwright” The British Museum Quarterly,
vol. 24, no. ½ (Aug 1961), (22-25), p. 25.
24
avanti, difatti, Dickens reagì con grande soddisfazione all’apprezzamento
tributatogli sia a Londra che oltremare. No Thoroughfare, per esempio, fu un
enorme successo, e The Frozen Deep ottenne gli elogi speciali della Regina
Vittoria. La storia del teatro dickensiano offre spunti per uno studio approfondito anche di aspetti legati alla sua ricezione e alle vicende editoriali di
testi che per quanto datati hanno un potenziale rappresentativo comunque
alto. Emergono in queste opere la complessità e i limiti della natura umana,
in un’atmosfera di ricerca, di quest e di questions sempre aperte e attuali, che
giustificano la traducibilità e l’adattabilità di un grande artista e della sua
opera anche in chiave contemporanea.
Loredana Salis è ricercatrice di letteratura inglese presso il Dipartimento di scienze umanistiche e sociali dell’Università di Sassari. Si interessa della rivisitazione in chiave contemporanea dei miti classici
e del canone letterario, con particolare attenzione al teatro e al tema
dell’incontro/scontro tra culture diverse. Ha studiato la rappresentazione dell’alterità in opere di Christopher Marlowe, Marina Carr, Edna
O’Brien, Seamus Heaney, e di recente si è occupata di turismo religioso, di trasposizione cinematografica e delle grandi parodie dei classici
della letteratura inglese e irlandese della Disney. Ha pubblicato le
monografie Miti antichi, storie d’oggi (Pellegrini editore, 2009) e Stage Migrants: Representations of the Migrant Other in Modern Irish Drama (csp, 2010). È imminente la pubblicazione del volume da lei curato
dal titolo Adapting Gaskell – Stage and Screen Adaptations of Elizabeth
Gaskell’s Fiction (csp, 2013).
LO STRANO GENTILUOMO
BURLETTA
THE STRANGE GENTLEMAN
(1836)
Traduzione di Annamaria Canneddu, Loredana Salis,
Anna Argenziano, Nadia Imperio e Simone Saiu
27
LO STRANO GENTILUOMO
BURLETTA
PERSONAGGI:
MR. OWEN OVERTON (Sindaco di una piccola città sulla strada per Gretna,
disponibile a dare una mano al St. James’s Arms)
JOHN JOHNSON (trattenuto al St. James’s Arms)
LO STRANO GENTILUOMO (appena arrivato al St. James’s Arms)
CHARLES TOMKINS (in incognito al St. James’s Arms)
TOM SPARKS (con un occhio solo, facchino e lustrascarpe al St. James’s Arms)
JOHN, TOM E WILL (camerieri al St. James’s Arms)
JULIA DOBBS (in cerca di marito al St. James’s Arms)
FANNY WILSON (che ha un appuntamento al St. James’s Arms)
MARY WILSON (sua sorella, in posizione imbarazzante al St. James’s Arms)
MRS. NOAKES (proprietaria del St. James’s Arms)
Cameriera ai piani (al St. James’s Arms)
fanny e mary wilson cantano il duetto “I know a Bank”.
28
INTERPRETI DELLA PRIMA RAPPRESENTAZIONE
(ST. JAMES’S THEATRE, LONDRA, 29 SETTEMBRE 1836)
MR. OWEN OVERTON: JOHN JOHNSON: LO STRANO GENTILUOMO: CHARLES TOMKINS: TOM SPARKS: JOHN: TOM: WILL: JULIA DOBBS: FANNY WILSON: MARY WILSON: MRS. NOAKES: CAMERIERA: Mr. Hollingsworth
Mr. Sidney
Mr. Harley
Mr. Forester
Mr. Gardner
Mr. Williamson
Mr. May
Mr. Coulson
Madame Sala
Miss Smith
Miss Julia Smith
Mrs. W. Penson
Miss Stuart
Costumi di scena
mr. owen overton: brache nere aderenti al ginocchio e stivali neri alti.
Una marsina blu, piuttosto lunga in vita, con bottoni gialli, abbottonata fino
al mento. Cravattona bianca, come i guanti. Un cappello bianco a tesa larga
e cupola bassa.
lo strano gentiluomo: pantaloni celesti a scacchi con taglio alla francese e panciotto. Redingote marrone, con falde che coprono a malapena i fianchi. Una sciarpa celeste e un eccentrico cappello bianco a cupola bassa e tesa
larga. Stivali.
john johnson: pantaloni bianchi alla moda, stivali, panciotto leggero,
redingote, cappello nero, guanti, ecc.
charles tomkins: pantaloni da campagna a scacchi e con taglio alla
francese; stivali, redingote d’angora alla moda, completamente abbottonata;
cappello nero, guanti, ecc.
tom sparks: brache di pelle; calze a righe e mezzi stivali stringati, panciotto rosso e giacca da cavallerizzo di tessuto olandese; sciarpa colorata e parrucca rossa.
29
camerieri: tutti con pantaloni neri, calze e scarpe nere, panciotto bianco,
giacca a righe e sciarpa bianca.
mary wilson: vestito da passeggio alla moda, calze di seta bianche, scarpe
e guanti.
fanny wilson: vestita esattamente come Mary.
julia dobbs: un bel vestito bianco da viaggio, scialle di cashmere, calze di
seta bianche, scarpe e guanti. Una cuffia abbinata.
mrs. noakes: vestito di chintz con una fantasia piuttosto scura, grembiule
alla francese e un bel cappello.
Durata della rappresentazione: un’ora e venti minuti.
Scena: una piccola città sulla strada per Gretna.
Periodo: parte di un giorno e un’intera notte.
Atto I
SCENA PRIMA – Una stanza al St. James’s Arms; al centro una porta col catenaccio. Un tavolo con tovaglia e due sedie sul lato destro.
Entra mrs. noakes, chiude la porta.
mrs. noakes: Santo cielo, la corriera era gremita! Quattro dentro e dodici
fuori! E davanti il controllore che dava fiato alla tromba, per paura che
qualche spione si accorgesse che il numero dei passeggeri andava oltre il
consentito. E tutte quelle carrozze e quei calessi – Riempiremo la locanda fino alle soffitte! Bisogna sbrigarsi! – Che trambusto. (Entra il primo
cameriere di corsa) Ah, eccoti, John.
primo cameriere (si avvicina): È appena arrivata una signora, è sola e vuole
una stanza singola, padrona.
mrs. noakes: Ha molti bagagli?
primo cameriere: Quattro bauli, due cappelliere, sei involucri in carta da
pacchi e un cesto.
30
mrs. noakes: Dalle subito una stanza singola. La n.1, al primo piano.
primo cameriere: Sì, signora.
Esce il primo cameriere. Entra il secondo cameriere, anche lui di corsa.
secondo cameriere (si avvicina): Due giovani signore e un gentiluomo in
calesse chiedono di avere immediatamente la disponibilità di un salotto
riservato, signora.
mrs. noakes: Fratello e sorelle, Tom?
secondo cameriere: Le due giovani hanno una vaga somiglianza fra loro,
signora. Il gentiluomo non sembra affatto loro fratello.
mrs. noakes: Forse marito, moglie e cognata, Tom?
secondo cameriere: Marito e moglie lo escludo, padrona: ho visto il gentiluomo baciare una delle dame.
mrs. noakes: Baciare una delle dame! Sistemali nel salottino dietro il bancone, Tom, in modo che io possa dare ogni tanto un’occhiata attraverso
quella finestrella e accertarmi che non accada niente di sconveniente.
secondo cameriere: Sì, signora. (Fa per uscire).
mrs. noakes: Ah, Tom!
secondo cameriere: Dite, signora.
mrs. noakes: Dì al cuoco di mettere insieme tutti gli avanzi del cenone di ieri
e di preparare una bella zuppa per i passeggeri della corriera.
secondo cameriere: Molto bene, signora.
Entra il terzo cameriere, di corsa.
terzo cameriere: Uno strano gentiluomo in calesse, signora, chiede di avere
un salottino privato.
mrs. noakes: Ha molti bagagli, Will?
terzo cameriere: Un portmanteau e un cappotto.
mrs. noakes: Oh! Figuriamoci! Conducilo nella hall.
31
terzo cameriere: L’ho fatto, signora, ma quel gentiluomo dice che vuole un
appartamento privato, e che giammai siederà in una sala comune. Ne va
della sua vita.
mrs. noakes: Della sua vita?
terzo cameriere: Sì, signora. Il signore dice che, sia pure piccola e buia, una
stanza privata è quanto deve avere e avrà comunque.
mrs. noakes: Molto strano – L’hai mai visto prima, Will?
terzo cameriere: No, signora; non è uno di qui. È uno con cui è piacevolissimo chiacchierare, signora, parla a macchinetta, non si ferma mai. Eccolo
che arriva.
strano gentiluomo (dall’esterno): Andate a raccontarlo a qualcun altro,
son tutte fandonie, sciocchezze. Ed io non sono mai stato preso per il
naso, né mai lo sarò, da nessun cameriere sulla faccia della terra, e per
favore abbiate la bontà di lasciare stare il mio portmanteau, giacché sono
in grado di portarlo da solo; mostratemi senza altro indugio un salotto
privato: è ciò che mi spetta ed è ciò che avrò! Dannazione! Pensate forse
che abbia intenzione di farmi ammazzare? (Entrano i tre camerieri uno
dietro l’altro; lo straniero li segue trascinando il portmanteau e il cappotto). Là – questa stanza va benissimo. Proprio quel che ci vuole. Come
state, signora? Suppongo siate la padrona di questa locanda. Per favore,
potete far uscire di qui questi giovani premurosi? Così potrò ordinare la
cena.
mrs. noakes (ai camerieri): Potete andare.
strano gentiluomo: Sentito? Potete andare. Aria, volatilizzatevi, sparite. Su!
Bene. Ed ora, signora, mentre parliamo di un argomento importante,
cioè della mia cena, assicuratevi, vi prego, che nessun altro ci interrompa. (Mette il catenaccio alla porta).
mrs. noakes: Oh, Dio, signore! Che fate, sprangate la porta della stanza con
me dentro!
strano gentiluomo: Non temete, non vi farò alcun male. Non ho niente
contro di voi, mia cara signora: ma per me è vitale la più assoluta riservatezza. (Si siede sul portmanteau).
mrs. noakes: E sia, signore. Non ho obbiezioni ad infrangere le regole per una
volta, ma sappiate che non è nostra abitudine, quando siamo al completo, dare stanze private a gentiluomini solitari, che arrivino su un calesse,
32
portando con sé solo un portmanteau. Voi siete un perfetto sconosciuto
qui. Se non erro, è la prima volta che vi fermate in questa locanda.
strano gentiluomo: Avete ragione, signora. È la prima, la primissima – ma
non sarà l’ultima, ve l’assicuro.
mrs. noakes: No?
strano gentiluomo: No. (Si guarda intorno) Mi piace questo posto. Accogliente e comodo, pulito e allegro. Mi vedrete spesso al St. James, ve lo
garantisco, signora.
mrs. noakes (a parte): Un gentiluomo educato. Siete forestiero, vero?
strano gentiluomo: Forestiero? Oh, Dio, no. Sono stato qui molte volte, in
passato, per brevi vacanze.
mrs. noakes: Davvero?
strano gentiluomo: Oh, sì. Ho alloggiato per lungo tempo al Royal. Ma alla
fine sono stato costretto ad andare via di lì.
mrs. noakes: In effetti ho sentito un bel po’ di lamentele su quel posto.
strano gentiluomo: Oh, è un luogo spaventoso! È talmente rumoroso!
mrs. noakes: Ah!
strano gentiluomo: Impressionante! Don, don, don-drum, drum, drum,
tutta la notte. Nient’altro che rumore e confusione, una follia. Ho sopportato a lungo per amore di pace, frequentavo quella locanda da molto
tempo, ma sapete cosa hanno fatto alla fine, signora?
mrs. noakes: Proprio non saprei.
strano gentiluomo: Hanno trasformato la bella antica sala riunioni in una
stalla, e hanno cominciato a tenerci i cavalli. Ho tentato di resistere, ma
non ce l’ho fatta, così son venuto via di lì, signora, e – e ora eccomi qui.
(Si alza).
mrs. noakes: E io vi prometto, signore, che non avrete motivo di pentirvi del
cambio.
strano gentiluomo: Ne sono sicuro, lo so, già lo sento.
mrs. noakes: A proposito della cena, signore; cosa vorreste mangiare?
strano gentiluomo: Vediamo; sareste così gentile da suggerirmi voi qualcosa, signora?
33
mrs. noakes: Certo: pollo grigliato e funghi! È un piatto eccellente.
strano gentiluomo: Avete ragione: il pollo grigliato e i funghi sono una gioia
per il palato, piacevole ed innocua anche se la porzione è doppia. Vada per
pollo grigliato e funghi!
mrs. noakes: Fra un’ora va bene, signore?
strano gentiluomo: È la seconda volta, signora, che anticipate i miei desideri.
mrs. noakes: Vorrete anche un letto per la notte, suppongo, signore; forse
vedere una stanza? Prego, da questa parte, signore e – (si sposta verso il
lato sinistro).
strano gentiluomo: No, no, non importa. (A parte) Questa è una mossa per
farmi uscire dalla camera. È pagata da qualcuno che vuole sapere chi
sono. Devo stare attento; sono esposto a qualunque trappola. Non importa, signora, davvero!
mrs. noakes: Se volete darmi il vostro portmanteau, signore, uno degli inservienti lo porterà per voi nella stanza accanto.
strano gentiluomo (a parte): È di una ingenuità diabolica. Pensa che ci sia
il mio nome sopra. (A lei) Sono molto obbligato per la disinteressata premura dei vostri inservienti, signora, ma col vostro gentile permesso questo portmanteau rimarrà esattamente dove si trova; e quindi, signora,
(con calore) se uno dei succitati facchini lo vorrà rimuovere, dovrà prima
spostare me, signora; e in tal caso ci vorranno un paio di uomini robusti
per farlo, ve lo garantisco.
mrs. noakes: Oh, povera me, signore, in questa locanda non dovete temere
per il vostro portmanteau; direi che non interessa a nessuno.
strano gentiluomo: Spero di no, signora, perché in quel caso nessuno rimarrà deluso. (A parte) Come mi fissa con quei suoi occhietti da vecchia!
mrs. noakes (a parte): Non ho mai visto una persona così strana in vita mia.
Chi sarà mai? (Lo osserva attentamente; poi esce e chiude la porta).
strano gentiluomo: Ah, se n’è andata, finalmente! Voglio stare solo con i
miei terribili pensieri, e riflettere sul modo migliore per uscire dalla mia
spaventosa situazione. (Toglie fuori una lettera dalla tasca). Ecco qui una
legittimazione illegale dell’omicidio, un invito pressante a farmi mas-
34
sacrare, la garbata richiesta di mettere semplicemente un piede fuori
di qui per lasciarmi colpire a morte. Mi è stata consegnata nel preciso
istante in cui sono sceso dal calessino davanti alla porta da uno sporco
assassino mascherato che portava una sudicia giacca nera. Ma io riconosco questa grafia; c’è una feroce temerarietà nella croce di questa “T”,
e una sinistra malignità nel puntino di quella “I”, che mi avvertono che
lo scritto proviene dal mio disperato rivale. (La apre e legge) “Mr. Horatio
Tinkles” – che sarebbe lui – “presenta i suoi omaggi al suo nemico” – che
sarei io – “e chiede il piacere della sua compagnia domani mattina, nella radura presso Corpse Common” – il nome è tutto un programma!1 –
“verso cui tutti in città lo potranno indirizzare, e dove spera di avere la
soddisfazione di rendergli pan per focaccia”.2 – Pan per focaccia! Ironia
da tagliagole! – “La vostra puntualità verrà accolta come favore personale, dato che risparmierà a Mr. Tinkles l’inconveniente di recarsi là con
un frustino in tasca. Mr. Tinkles ha ordinato la colazione al Royal per
una persona. È già pagata. Chi ne uscirà vivo la consumerà. Pistole. Cinque e trenta in punto”. Canaglia assetata di sangue! “Chi ne uscirà vivo!”
L’ho visto colpire il bersaglio al poligono di tiro regolarmente, ogni volta
dritto al cuore, eccetto quando, come variante, ha assestato la pallottola
centrando in pieno l’occhio sinistro dell’omino dipinto. “La colazione”!
Non voglio niente di più della mia focaccia d’avena. Cosa posso fare?
Scappare, non posso scappare. Nascondermi non serve a nulla: lui sa
che sono qui. Mi ha inseguito da Londra fin qui, e continuerà a perseguitarmi fino alla residenza di Miss Emily Brown, che i miei rispettabili, ma
cocciuti genitori hanno scelto come mia futura moglie. Una bella figura
farei davanti ai vecchi, che non ho visto più di una volta in vita mia, e a
Miss Emily Brown, che non ho visto per niente, se arrivassi laggiù, seguito a ruota da questa salamandra che, suppongo, è il suo amante ufficiale!
Cosa devo fare? Non posso tornare indietro; Papà sarebbe furioso. Cosa
posso fare? Niente! (Si butta su una sedia) Devo andare fino in fondo in
questa terribile prova e rassegnarmi ad essere impacchettato e riportato come un povero cervo ai miei genitori in lacrime, con un bel pezzo
di piombo conficcato in testa e un breve epitaffio sul petto, “Ucciso la
mattina di mercoledì”. (Balza in piedi e va su e giù) No, non lo farò! Non
1
Con il nome di questa località l’autore gioca sul significato del termine “corpse”, che in
lingua inglese significa “cadavere” [N.d.T.].
2
Gruel è il porridge, la farina d’avena che si consuma a colazione, ma “giving him his gruel”
vuol dire “dargli quel che si merita”: “rendere pan per focaccia” mantiene la metafora del cibo ed
è richiamato, più avanti, proprio dalla focaccia d’avena da consumare per colazione [N.d.T.].
35
mi rassegnerò! Accetterò la sfida, ma prima scriverò una lettera anonima alle autorità locali, informandole del duello che sta per aver luogo,
e pregandole di mettermi immediatamente sotto protezione. Questo è
fattibile; anzi, di più, è necessario. Sarò salvo, supererò l’ostacolo, anche
lui lo supererà. Riprenderò il viaggio, raggiungerò quella casa, sposerò la
ragazza, mi riapproprierò del mio destino e riderò di lui. Non c’è tempo
per sentirsi perduti; lo farò immediatamente. (Si siede al tavolo e scrive). Ecco; la sfida è accettata, con audace sprezzo del pericolo, sembrerà
molto coraggiosa quando sarà stampata. Ora l’altra lettera. (Scrive) “Al
Signor Sindaco – Signore, uno strano gentiluomo alloggiato al St. James,
il cui nome è ignoto al mittente di questa informativa, sta per commettere un atto avventato e sanguinario; agirà domani, nelle prime ore del
mattino. Dal momento che Voi date valore alla vita umana, salvate la sua
tenera giovinezza, senza indugi. Vi imploro, Signore, pensate a ciò che
proverebbero i suoi cari se un evento sfortunato colpisse un giovane così
promettente. Non sottovalutate questo grave avviso; la sua camera è la
numero 17”. Ecco qua (piega la lettera). Se solo trovassi qualcuno disposto a consegnarla in assoluta segretezza –
tom sparks con un paio di stivali in mano fa capolino al proscenio al
centro.
tom: Questi sono di voi?
strano gentiluomo: No.
tom: Scusate (va via).
strano gentiluomo: Un momento! Siete il lustrascarpe?
tom (fermo sulla porta): Sono il direttore di quel ramo della ditta. Ho un sottoposto, che lui rimuove lo sporco e mette il lucido. Il mio settore fa il
lavoro creativo: la lucidatura finale. strano gentiluomo: Voi siete il lustrascarpe capo, allora?
tom: Sì, sono propio il capo, l’altro è solo il vice; siamo, secondo a quello che
dico sempre io, lo Stivale e lo Stivaletto.
strano gentiluomo: Siete un tipo tagliente.
tom: Ah! Meglio che tagli la corda, allora (fa per andar via).
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strano gentiluomo: Non abbiate fretta, caro il mio lustrascarpe, non abbiate fretta; ho bisogno di voi (si alza e avanza a destra).
tom: Allora?
strano gentiluomo: Sapete – sapete tenere un segreto, Signor Stivale?
tom: Dipende da come si mette la cosa; ci siamo capiti?
strano gentiluomo: Penso di comprendere ciò che intendete. Intendete
forse che potreste mantenere un segreto (mette la mano in tasca) se aveste, diciamo, cinque scellini come mancia, è così, Signor Stivale?
tom: Questo è l’aspetto della faccenda che prenderei in considerazione ma
non è propio ciò che avevo in mente.
strano gentiluomo: No?
tom: No. Un segreto è una cosa che se ne vuole sempre salire alla bocca di chi
lo sa. Ci vuole una forza enormissima se lo vuoi tenere giù.
strano gentiluomo: Ah!
tom: Eh, sì; non penso che posso tenerlo giù – sempre giù, vedete –
strano gentiluomo: Sì, giù per sempre, naturalmente –
tom: – se ha un tappo più leggero di dieci scellini.
strano gentiluomo: Non pensate che tre mezze corone farebbero al caso
vostro?
tom: Può darsi, non dico che non farebbero, ma non potrei garantirlo.
strano gentiluomo: Ma potreste per dieci scellini!
tom: Già.
strano gentiluomo: Bene, eccoli dunque (gli dà quattro mezze corone). Ora,
vedete queste lettere?
tom: Sì, ci riesco anche senza occhiali.
strano gentiluomo: Bene. Questa deve essere consegnata al Royal Hotel.
Questa, questa, invece, guardatela bene, è una lettera anonima; e voglio
che sia recapitata a casa del Sindaco, senza che egli sappia chi la manda,
o che veda chi la consegna.
tom (prende le lettere): Ehi, siete proprio un tipo bizzarro!
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strano gentiluomo: Ha, ha! Pensatelo pure! Del resto, anche voi lo siete.
tom: Sì, ma voi siete più bizzarro di me.
strano gentiluomo: No, no, non siate modesto.
tom: Non lo sono per niente. Ih, come li avete fatti quei mucchi di fieno!
Come avete fatto a riuscirci anche ora – qui? – boh, è un mistero! Avete
usato una pipa, o dei fiammiferi?
strano gentiluomo: Pipa, fiammiferi, mucchi di fieno! Ma cosa state dicendo?
tom (con circospezione): Il vostro nome lo so, vecchio mio.
strano gentiluomo: Sapete il mio nome? (A parte) Mi chiedo come diavolo
ha fatto a scoprirlo!
tom: La prima lettera è “S”.
strano gentiluomo: Cosa dite?
tom: E l’ultima “G”. Tutti abbiamo sentito il nome “Swing” qui –
strano gentiluomo: Swing? Che assurdità! Dannazione, pensate che io sia
un contenitore ambulante di vetriolo, e che bruci tutto ciò che tocco? –
Andate a fare la commissione per cui siete stato pagato.3
tom: Vado, vado. Non mi costa niente, sapete, non è un peso per me. Lascio
giusto questi stivali al mio vice, a portarli a di chi sono, e poi darò questa
lettera qui a chi c’è allo sportello dell’ufficio del Sindaco, subitissimo.
strano gentiluomo: Volete andarvene?
tom: Eh, sto andando, sto andando! È vicino, sapete, qui vicino!
tom esce dalla porta centrale.
strano gentiluomo: Fra cinque minuti la lettera sarà consegnata; un’altra
mezz’ora e, se il Sindaco farà il suo dovere, io sarò sotto protezione, e al
sicuro dalla vendetta di quel mostro infuriato. Mi chiedo se mi porteranno via di qui – Perbacco! Forse mi daranno anche una camicia pulita e
un berretto da notte. Dunque – vediamo – la padrona ha detto che la mia
camera da letto è nella stanza attigua e, poiché ho accettato la sfida, ora
3
Richiamo a “Captain Swing”, pseudonimo di frequente usato dai contadini ribelli che
protestavano contro l’introduzione delle macchine agricole nelle fattorie. Spesso incendiavano
i covoni di fieno [N.d.T.].
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posso avventurarmi fin lì (si carica in spalla il portmanteau). Che magnifica trovata è stata! La missiva, a lettere cubitali, sarà interamente pubblicata sul giornale locale, e il mio nome, tutto maiuscolo, sarà al centro di
una lunga storia, si racconterà di come ero un drago disposto a tutto, e
talmente risoluto a combattere, che ci vollero quattro poliziotti per portarmi dal Sindaco, e un ragazzo per portare il mio cappello. È un piano
eccezionale, da realizzare assolutamente. È l’unico modo che ho di scappare da qui senza essere inseguito, a meno che – non imbuchi me stesso
alle Poste Centrali e mi spedisca ad un amico in città, ma chissà se mi
accetterebbero, visto che come pacco sono decisamente sovrappeso!
Lo strano gentiluomo esce a sinistra con il portmanteau. mrs. noakes
spia dalla porta, poi entra.
mrs. noakes: È questa la stanza, care signore, ma il gentiluomo che la occupa
deve essere qui fuori da qualche parte, però credo che non tarderà molto. Entrate, prego.
Entrano mary e fanny wilson dalla porta centrale.
mary: Dunque questo è l’appartamento dello Strano Gentiluomo, giusto?
mrs. noakes: Sì, Miss; volete che vada a cercarlo per dirgli che voi signore
siete qui?
mary: No, preferiremmo aspettare finché non ritorna, se non vi dispiace.
mrs. noakes: Molto bene, signora. Tornerà subito, direi, perché è quasi l’ora
della sua cena.
Esce mrs. noakes dalla porta centrale.
mary: Vieni, Fanny cara. Non sentirti così avvilita, prendi esempio da me.
Sento fortemente l’assurdità della nostra situazione, ma, come vedi, nonostante tutto, vado avanti.
fanny: Per te è facile: la tua situazione non è imbarazzante e dolorosa come
la mia.
mary: Ebbene, mia cara, può darsi. Tuttavia devo ammettere che le circostanze
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che l’hanno determinata sono in qualche modo incomprensibili per me. Il
mio stravagante, folle corteggiatore, John Johnson, mi ha implorato di lasciare la casa del mio tutore e di accompagnarlo per una spedizione a Gretna Green.4 Io, con immensa riluttanza e dopo considerevoli pressioni –
fanny: – ti sei arresa ad acconsentire spontaneamente.
mary: Beh, non discuteremo sui termini: io consento ad ogni evenienza.
John mi ha trascinato via, e quando eravamo esattamente a metà strada, si è accorto che non aveva più neanche un soldo; così siamo stati
costretti a fermarci in questa locanda, e ci staremo finché non riuscirà a
farsi inviare del denaro da Londra per posta. Credo, mia cara, che dovrai
ammettere che questa è una situazione piuttosto imbarazzante.
fanny: E la mia allora? Approfittando del tuo viaggio, ho spedito un espresso
al mio ammiratore, Charles Tomkins, per dirgli che ti avrei accompagnata primo, perché mi sarei sentita infelice ad essere abbandonata da sola
con un vecchio stizzoso; secondo, perché mi pareva opportuno che tu
venissi accompagnata da tua sorella –
mary: E terzo, perché sapevi che avrebbe subito assecondato questo indiretto consenso alle sue suppliche che vanno avanti da tre mesi, e ti avrebbe
seguita senza indugi in questa tua missione. Giusto, mia cara?
fanny: Ciò non significa che questa fosse la mia intenzione o che sapessi in
anticipo che avrebbe agito così, ma supponendo che l’abbia fatto – supponendo che questo Strano Gentiluomo sia lui –
mary: Supponendo? Tu sai che è lui. Gli hai raccomandato di non rivelare il
suo nome, in nessun caso, e immagino che lo Strano Gentiluomo non sia
un appellativo molto comune per un viaggiatore – e in più c’è quel breve
messaggio in cui scrive che ti avrebbe raggiunta qui.
fanny: Va bene, ammettiamo che sia lui: in che situazione mi sono cacciata!
Mi hai rivelato ora per la prima volta che il mio impetuoso pretendente
per nessuna ragione deve incontrare il tuo impetuoso fidanzato, a causa
di qualche antica ruggine tra loro, una vecchia storia non ancora risolta.
Che conseguenze avrà tutto ciò! Come potrò spiegare tutto questo o raccontare la tua attuale situazione? Per la vergogna e la confusione vorrò
sprofondare sottoterra.
4
Gretna Green, località scozzese presso il confine con l’Inghilterra, era già nel diciannovesimo
secolo il luogo dove andavano a sposarsi un gran numero di giovani coppie inglesi, poiché in
Scozia era possibile celebrare il matrimonio anche senza il consenso dei genitori [N.d.T.].
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mary: Lascia che me ne occupi io. È tutta colpa della mia sbadataggine. Me ne
assumerò tutta la responsabilità, lo affronterò a viso aperto. Ma – mia cara,
da che hai intrapreso questa relazione, con grande riservatezza e con una
certa frettolosità, nei quattro mesi che hai trascorso dalla zia Martha, non
ho ancora visto Mr. Tomkins, come sai. Dimmi, è davvero così bello?
fanny: Giudicherai da te quando lo vedrai.
mary: Lo farò. Tu dovrai nasconderti finché non avrò spianato il terreno per
la tua comparsa in scena. Ma prima, cara, aiutami almeno a fare un po’
di baccano per attirare la sua attenzione, se è veramente nella stanza
accanto, o mi toccherà aspettare qui tutto il giorno.
duetto: al termine del quale fanny va via dalla porta centrale e mary si
nasconde, sulla destra.
Entra lo strano gentiluomo.
strano gentiluomo: Ecco; ora, con una camicia pulita da una parte e una
cuffia per la notte dall’altra, sono pronto ad essere magnanimamente
condotto nella mia cella in nome dell’amore.
mary (a parte): Dice di esser pronto ad essere magnanimamente condotto
in una cella in nome dell’amore. Ma non è Mr. Tomkins? Ahem! (Viene
avanti sulla sinistra).
strano gentiluomo (la vede): Oh! E questa chi è? Non sarà certo un giudice
di pace in gonnella. Vi chiedo perdono, signora. (Avanza verso di lei) Che
cosa – avete –
mary: Oh, signore, mi rendo conto di quanto sia delicata la mia posizione.
strano gentiluomo (a parte): Si rende conto di quanto sia delicata la sua
posizione. Che Dio ci aiuti, qual è il problema? Dato che vi trovate in una
posizione delicata, permettetemi, signora, di farvi accomodare (sistema
le sedie, si accomodano).
mary: Siete molto gentile, signore. Siete sorpreso di vedermi qui?
strano gentiluomo: No, no, perlomeno non molto; un poco, forse – un pochino – (a parte) Mai stato più stupito in tutta la mia vita!
mary (a parte): Le sue buone maniere, e la storia incredibile che ho da raccontargli – Sono sopraffatta! Devo farmi coraggio. Ahem –
41
strano gentiluomo: Ahem –
mary: Signore!
strano gentiluomo: Signora!
mary: Siete giunto qui alla ricerca di una giovane donna, o sbaglio?
strano gentiluomo: Dite bene, signora. (A parte) Che donna misteriosa!
mary: Se siete il gentiluomo che cerco, siete colui che ha scritto di recente un
breve messaggio in cui affermava che sarebbe stato in questa locanda
nel pomeriggio di oggi.
strano gentiluomo (spinge indietro la sedia): Io – Io ho scritto un biglietto,
signora!
mary: Non avete bisogno di tenere alcun segreto con me, signore. Sono al
corrente di tutto.
strano gentiluomo (a parte): Quella canaglia, il lustrascarpe, mi ha tradito!
Dunque sapete tutto, signora.
mary: Ogni cosa.
strano gentiluomo (a parte): Ho capito: è la moglie di un poliziotto.
mary: Voi siete l’autore della lettera, signore. Penso di non essermi sbagliata.
strano gentiluomo: Infatti, signora. Confesso di averla scritta io. Cosa avrei
dovuto fare, signora? Considerate la situazione in cui mi trovavo.
mary: Nella vostra situazione, per come la vedo io, c’era solo una direzione
da seguire.
strano gentiluomo: Vi riferite a quella che ho preso?
mary: Senza alcun dubbio.
strano gentiluomo: Sono sollevato di sentirvi parlare così, anche se naturalmente gradirei che fosse mantenuto il segreto sulla faccenda.
mary: Oh, naturalmente.
strano gentiluomo (avvicina la sedia a lei e sussurra): Posso permettermi di
chiedervi se i poliziotti sono di sotto?
mary (sorpresa): I poliziotti?
strano gentiluomo: Se devo essere arrestato, desidero che la cosa si concluda al più presto. Se deve accadere, sono pronto.
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mary: Non è stata intrapresa alcuna azione legale, non c’è niente che vi impedirà di continuare il vostro viaggio stanotte.
strano gentiluomo: Ma non sarò inseguito dal mio rivale?
mary (abbassa lo sguardo): Mi vedo costretta ad informarvi che il vostro rivale è trattenuto qui, in stato di fermo, per mancanza di denaro.
strano gentiluomo (sobbalza): In stato di fermo per mancanza di denaro?
Evviva, evviva! Alla fine l’ho messo all’angolo. Mi sono vendicato di tutte
le sue sfuriate e angherie. Questo è un vero trionfo. Ha ha ha! L’ho inchiodato – inchiodato sul posto!
mary (si alza indignata): Questo esultare per l’avversario caduto in disgrazia, signore, è vile e meschino da parte vostra. In mia presenza, poi, è un
ulteriore insulto.
strano gentiluomo: Un insulto? Non vi insulterei per niente al mondo, dopo
la bella notizia che mi avete dato. Vi vorrei stringere tra le mie braccia!
Un bacio, mia piccola vice-guardia! (La afferra).
mary (si divincola): Aiuto! Aiuto!
Entra john johnson dalla porta centrale.
john: Che cosa diavolo mi tocca vedere! (Afferra lo strano gentiluomo per
il bavero).
mary (a sinistra): John e Mr. Tomkins insieme! Si uccideranno! – Aiuto, aiuto!
mary esce di corsa dalla porta.
john (lo scuote): Che cosa avete intenzione di fare, mascalzone?
strano gentiluomo: Certo nessuna delle stupidaggini che avete in mente –
Non è successo niente di male.
john: Niente di male! Come avete osato presentarvi qui per incontrare la
signora?
strano gentiluomo: Per quale motivo l’avete mandata da me?
john: Io mandarla da voi?
strano gentiluomo: Sì, voi! Suppongo che le abbiate dato istruzioni. (A parte) È chiaro che costui è suo marito, il poliziotto.
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john: La signora è legata a me sentimentalmente.
strano gentiluomo: Lo so; e deve essere una personcina molto utile, a
chiunque sia legata; è un peccato che non possa testimoniare sotto giuramento.
john: Testimoniare sotto giuramento? Signore, la vostra battuta a proposito
del momentaneo ostacolo che ci impedisce di pronunciare i voti matrimoniali suona come un’insolenza. Come osate insinuare –
strano gentiluomo: Ma per favore! Non parlate di osare insinuare; non si
addice ad un uomo nel vostro ruolo.
john: Il mio ruolo?
strano gentiluomo: Ma dato che avete gestito la cosa con molta discrezione e avete affermato di trovarvi, al momento, in difficoltà – ecco – ecco
qui cinque scellini per voi (glieli offre).
john: Cinque scellini! (Brandisce il suo bastone da passeggio).
strano gentiluomo (agita una sedia): State lontano, signore!
Entrano mary, tom sparks e due camerieri.
mary: Divideteli, o ci sarà un omicidio! (tom afferra il gentiluomo per la vita
– il cameriere afferra john johnson).
tom: No, non si fanno queste cose, Mr. S.! Non qui! Non si danno nella locanda
stanze private per divertirvi così – se volete continuare questo gioco costruiremo tutti contenti un vero e propio ring per voi nel cortile, ma qui no!
john: Fatemelo acciuffare. Lasciatemi andare, camerieri – Mary – non trattenetemi. Lasciatemi andare, vi dico!
strano gentiluomo: Tenetelo stretto! Pretendete di essere un giudice di
pace, e vi comportate come un campione di boxe!
john (lottando): Vi ho detto di lasciarmi andare!
strano gentiluomo: Tenetelo stretto, mi raccomando!
tom porta via lo strano gentiluomo a destra. Il cameriere porta via john
a sinistra, seguito da mary.
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SCENA SECONDA – Un’altra stanza dell’albergo.
Entrano julia dobbs e overton, a sinistra.
julia: Mi sembrate sorpreso, Overton.
overton: Sorpreso, Miss Dobbs! Beh – potrei esserlo. Non vi vedo da più di
tre anni, e capitate qui, senza preavviso alcuno, con l’esplicito proposito
di fuggire, nel vero senso della parola, con un giovane uomo. Sono esterrefatto, Miss Dobbs!
julia: Dovreste esserlo, Overton, se fossi venuta qui con lo scopo di fuggire,
nel vero senso della parola, con un vecchio.
overton: Giovane o vecchio, non farebbe molta differenza, se non aveste
concepito l’idea assurda di incastrare me, un avvocato, il Sindaco della
città, in un progetto così ridicolo. Miss Dobbs, non posso farlo – davvero
non posso permettervi di coinvolgermi in questa faccenda.
julia: Molto bene, Overton, molto bene. Rammentate che quando era in vita
il povero, vecchio, caro Mr. Wolley, egli –
overton: – vi avrebbe sposata, se non fosse morto. Comunque, vi ha lasciato
i suoi beni, liberi da qualunque onere, compreso lui stesso come marito,
che non era quello meno pesante.
julia: Dunque, dovreste rammentare anche che quando era in vita il povero
vecchio caro, dietro mio suggerimento, vi furono accreditate, in prestito,
diverse somme di denaro, che ancora non sono state restituite. Se mi
farete la cortesia di spedirle questa settimana stessa al mio agente, vi
potrete considerare libero di non intervenire in questa faccenduola. (Attraversa la scena e fa per allontanarsi).
overton: Restate, Miss Dobbs, restate. Come avete detto, ci conosciamo da
tanto tempo, e ci sono state certamente alcune piccole somme di denaro
che – che –
julia: – che non avete ancora provveduto a restituire.
overton: Proprio così, proprio così; e che, forse, sareste disposta a dimenticare se aveste un marito – eh, Miss Dobbs, eh?
julia: Ho pochi dubbi in proposito. Se avessi garanzia del vostro aiuto, potrei
dire con assoluta certezza che non ci penserei proprio più.
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overton: Mia cara Miss Dobbs, noi ci comprendiamo perfettamente. Continuate, vi prego.
julia: Dunque – il caro Lord Peter –
overton: Immagino che questo sia il nome del giovanotto con il quale intendete fuggire.
julia: È il nome del giovane nobiluomo che intende fuggire con me, Mr.
Overton.
overton: Sì, certo – scusate. Andate avanti.
julia: Il caro Lord Peter è giovane e impulsivo. Fatto sta che i suoi amici lo
considerano poco scaltro e non risoluto. Per evitare ingerenze da parte
loro il nostro matrimonio deve essere tenuto segreto. In questo momento
egli sta facendo una sosta presso la tenuta di caccia di un amico qui nei
dintorni, poi mi raggiungerà alla locanda e andremo a sposarci a Gretna.
overton: Bene. Mi pare che la faccenda si possa concludere senza intromissioni.
julia: Seguitemi un attimo. Per evitare che ci siano sospetti o che qualcuno
ci riconosca e ci segua, ho ideato con lui un piano: nella locanda dovrete
spargere la voce che è pazzo e che io, sua zia, lo trasferirò in carrozza,
stanotte stessa, a Berwick, in una clinica privata per malati di mente. Ho
fissato la carrozza per la una e trenta del mattino. Nel frattempo vi incontrerete con lui e prenderete gli ultimi accordi. Se non gli parlerò fino al
momento della partenza non ci sarà alcun sospetto. Direte a tutti che il
solo vedermi lo rende furioso.
overton: Dove potrò incontrarlo? Sarà già arrivato?
julia: Lo saprete prima di me.
overton: Io?
julia: L’ho pregato di scrivervi, non appena fosse arrivato. Qualche frase misteriosa, senza senso, per comunicarvi il numero della sua stanza.
overton: Perbacco, Miss Dobbs, allora è già arrivato!
julia: No!
overton: Sì, invece. Guardate, questo è uno scritto misteriosissimo, molto
strano, senza capo né coda, che questa mattina è stato buttato, attraverso
la finestra, dentro il mio ufficio. È la sua scrittura? (Le porge la lettera).
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julia (prende la lettera): Non ho visto la sua grafia che una sola volta, ma
ricordo che scrive in modo disordinato e a grandi lettere. (Guarda la missiva che ha fra le mani) Ah, queste sono maiuscole!
overton: Fantastico! Ha ha! Davvero misteriosa!
julia: Ha ha ha! Perfetto! “Un atto avventato”.
overton: Proprio così! Ha ha!
julia: “Un giovane promettente”.
overton: Esatto. Bene.
julia: “La sua tenera giovinezza”.
overton: A lettere maiuscole!
julia: “Grave avviso”.
overton: Sì, questa è la frase più bella (entrambi ridono).
julia: Stanza n.17, scrive. Cercate di incontrarlo subito, è un’ottima persona.
(Restituisce la lettera).
overton (riprende la missiva): Lo farò. (Attraversa il palco verso sinistra e
suona un campanello).
Entra un cameriere da sinistra.
overton: Cameriere, da chi è occupata la stanza n.17?
cameriere: La n. 17, signore? – Oh! Dallo Strano Gentiluomo, signore.
overton: Mostratemela.
Il cameriere esce verso sinistra. overton guarda julia e indica la lettera.
overton: “Lo Strano Gentiluomo” – Ha ha ha! Bene, bene. Definizione eccellente! (Entrambi ridono).
Escono separatamente.
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SCENA TERZA – Tutto è come nella prima. Vino, dolci e lampade su un tavolino. A destra della porta centrale, due sedie. Lo strano gentiluomo è seduto
al tavolo.
strano gentiluomo: Ha ha ha! Il mio rivale bloccato in questa locanda per
mancanza di denaro. Posso finire con tutta calma il mio vino, far venire il
mio calesse quando ne avrò voglia e guidare fino alla tenuta di Brown in
assoluta sicurezza. Brinderò alla salute del mio nemico. Che possa essere
trattenuto qui a lungo! (Riempie il bicchiere) Ha ha ha! Il mio rivale – che
possa a lungo – (si sente bussare alla porta). Chi è là? Spero che non sia lui
– parli del diavolo e – (si sente nuovamente bussare alla porta). Beh, (poggia il bicchiere) questa è la stanza privata più strana del mondo: vengo
disturbato da inspiegabili colpi alla porta in continuazione (un bussare
leggero). Eccone un altro, ma questo era garbato, convincente, come il
tocco della mano di un amico sulla manica del cappotto: non può essere
Tinkles che mi porta la focaccia di avena! Entrate!
overton fa capolino.
overton: Siete solo, Milord?
strano gentiluomo (stupito): Prego?
overton: Vi chiedevo se siete solo, Milord.
strano gentiluomo: Milord?
overton (entra e chiude la porta): Avete ragione, Sir. La prudenza non è mai
troppa. Chissà, qualcuno potrebbe sentirci – avete proprio ragione, signore.
strano gentiluomo (si alza e gli va incontro): Sono assolutamente sicuro,
signore, che voi stiate commettendo un grosso errore.
overton: Fate bene! Apprezzo la vostra cautela, mi dimostra che siete lucido
e sveglio.
strano gentiluomo: Perbacco! Non solo non mi sento affatto lucido e sveglio, ma comincio a pensare di aver avuto un colpo di sonno e di aver
dormito profondamente in queste ultime due ore.
overton (sussurra): Io – sono – il Sindaco!
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strano gentiluomo (con lo stesso tono di voce): Oh!
overton: Avete scritto voi questa lettera? (Gliela mostra; lo strano gentiluomo
fa solennemente cenno di sì). Dovrete lasciare questa locanda stanotte, alla
una e trenta in punto. Viaggerete su una carrozza: più velocemente farete
guidare i cocchieri con l’aiuto di una ricca mancia, meglio sarà per voi.
strano gentiluomo: Ho sentito bene?
overton: Assolutamente sì. Qui non siete al sicuro e qualcuno potrebbe inseguirvi.
strano gentiluomo: Per l’amor di Dio, signor Sindaco, è possibile che in un
Paese civile accadano cose così tremende?
overton: A prima vista sembrerebbe proprio di sì. In particolare, pare si possa verificare che uno non riesca a sposare chi gli pare e piace senza essere perseguitato in questo modo.
strano gentiluomo: Infatti! Perseguitato, e magari ammazzato, come se
uno fosse una preda.
overton: Appunto. E voi non siete una preda, giusto?
strano gentiluomo: No, naturalmente. Ma voi potete impedire che ciò avvenga? Potete salvarmi con la vostra autorità?
overton: La mia autorità non serve in queste circostanze.
strano gentiluomo: Nessuna eccezione?
overton: Assolutamente no.
strano gentiluomo: Non ho mai sentito parlare di una vendetta così feroce!
Mai. Signor Sindaco, sono una vittima, l’infelice vittima di due ostinati
genitori.
overton: No, non dite questo. Potete ancora salvarvi.
strano gentiluomo (afferra la sua mano): Pensate che sia possibile? Davvero, signor Sindaco?
overton: Ma certo! Se condurrete bene la faccenda, sono quasi certo che ci
riuscirete.
strano gentiluomo: Pensavo di averla condotta bene finora! Mi pareva di
aver capito che il mio rivale fosse trattenuto in questa locanda per mancanza di denaro.
49
overton: Mancanza di denaro? Posso senz’altro affermare che qui il denaro
non manca a nessuno.
strano gentiluomo: Nessuna eccezione?
overton: No, perbacco! Tremila sterline l’anno! Ma chi vi ha detto che qui a
qualcuno manca il denaro?
strano gentiluomo: Beh, me lo ha rivelato lei!
overton: Lei! Allora l’avete incontrata! Mi aveva detto di no.
strano gentiluomo: Sciocchezze. Non credetele: era proprio in questa stanza mezz’ora fa.
overton: Evidentemente sia voi che io abbiamo frainteso le parole della signora. Ma torniamo alla questione principale. Cosa ne direste se, per
evitare sospetti, vi tenessi quasi come se foste agli arresti?
strano gentiluomo: Penso che funzionerebbe. Vi sono davvero grato. (A
parte) Una tale considerazione per la mia persona in un perfetto sconosciuto, per giunta un Sindaco, è davvero commovente.
overton: Manderò su qualcuno a montarvi la guardia.
strano gentiluomo: Grazie, mio caro, grazie mille.
overton: Recitereste con maggior efficacia la vostra parte se faceste resistenza, almeno un po’, quando vi porteremo su in camera vostra o quando vi
caricheremo in carrozza.
strano gentiluomo: Certo, potrebbe servire. Lo farò.
overton: Allora siamo d’accordo. A tra poco, Milord. Per intanto, buona serata, Milord. (Fa per uscire).
strano gentiluomo: Milord! – Milord? – Ma, signor Sindaco!
overton: Eh? Oh! – Capisco (viene avanti). Vi state esercitando a fare il matto,
Milord. Molto bene. L’espressione che avete è proprio da ebete. Davvero
bravo! E che dire di questa, Milord (indica la lettera): “tenera giovinezza”,
“giovane promettente”, “strano gentiluomo” – eh? Ha ha ha! Ve ne intendete di trucchi e inganni, Milord!
overton esce.
50
strano gentiluomo: Quel Sindaco, o è all’ultimo punto dell’ubriachezza o
è un pazzo incurabile senza speranza di guarigione – non ho dubbi in
proposito. È come minimo un po’ toccato qui (si picchia la fronte con un
dito). Non importa, è abbastanza in sé da capire la mia situazione, comunque. (Si avvicina al tavolo e prende un bicchiere) Pover’uomo! Brinderò alla sua salute e ad una pronta guarigione. (Bussano alla porta) Ora,
la cosa più incredibile è che ogni volta che sto per sollevare il bicchiere
qualche dannato scocciatore bussa alla porta, come se stessi dedicando
a lui il brindisi e ne fosse entusiasta! E questa sarebbe una stanza privata! Potrei benissimo essere seduto dietro lo sportello di un qualunque
Ufficio Postale dove tutte le lettere, a mucchi, devono essere affrancate.
(Bussano alla porta centrale) Forse è la guardia. Mi sentirei molto più
sicuro. Entrate. (Ha messo una sedia più avanti. Si siede a sinistra).
Entra, molto lentamente, tom sparks con un enorme bastone. Chiude la
porta e, dopo aver fissato intensamente lo strano gentiluomo, prende
una sedia a sinistra e si accomoda di fronte a lui.
strano gentiluomo: Vi ha mandato il Sindaco perché mi montiate la guardia?
tom: Propiamente.
strano gentiluomo (a parte): Perfetto. Sono al sicuro. (A tom con indignazione marcata). Ora fate attenzione a ciò che vi dico: con questa sfida
sono stato insultato e voglio battermi con l’uomo che me l’ha mossa
contro. Protesto per la mia reclusione. Denuncio il modo in cui vengo
trattato: è un oltraggio.
tom: Sì, sì – ragione avete – poveraccio; non arrabbiatevi, starete solo più
male. (Fischietta).
strano gentiluomo: Il suo comportamento è del tutto assurdo. Non capisco. Perché agisce così? (Si alza in piedi).
tom (a parte): Sta diventando violento. Devo spaventarlo: ora lo guardo fisso.
Oh, giovanotto, lo vedete quest’occhio? (Mentre lo fissa, gli indica il suo
occhio).
strano gentiluomo (a parte): Lo vedo l’occhio! Cosa vuol fare fissandomi
con il suo largo, tondo bulbo oculare? Aiuto, su di me lampi di una luce
spaventosa! Stamattina quest’uomo pensava che fossi uno “Swing”. Era
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una fissazione da folle – il suo sguardo è da folle. È un pazzo!
tom: È un pazzo, porca miseria! Un pazzo che vuole fare una vendetta.
strano gentiluomo: Capisce tutto. È consapevole della sua disgrazia! Andate via! Lasciate immediatamente questa stanza, e dite che mandino
qualcun altro. Via di qui!
tom: Oh, povero matto!
strano gentiluomo: Che situazione tremenda! Sarò assalito, strangolato,
soffocato e fatto a pezzi da un folle! Dov’è il campanello?
tom (viene avanti brandendo il bastone): Mollate quel campanello. Giù, ho
detto! E venite qui!
strano gentiluomo: Certo, sicuro, signor Stivale – ha intenzione di strangolarmi. (Va verso il tavolo) Lasciate, vi prego, che vi versi un bicchiere di vino,
signor Stivale. (A parte) Se dirà di sì, gli scaraventerò la caraffa in fronte.
tom: Eh, basta con queste fesserie! Seduto là! (Lo fa sedere su una delle sedie
a sinistra). Mi metterò davanti a voi, mi metterò (davanti a lui, a destra).
Se mi guardate propio in faccia, non vi faccio male, ma se muovete una
mano, un piede, o anche l’occhio, vi faccio pensare che era più bene che
non lo avevate fatto.
strano gentiluomo: Sono paralizzato dal terrore.
tom (solleva minacciosamente il bastone) Ah!
strano gentiluomo: Ammutolisco, signor Stivale, sto zitto zitto, signore.
Il sipario cala sui due, seduti uno di fronte all’altro, che si guardano fissamente negli occhi; tom ha il bastone sollevato.
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ATTO II
SCENA PRIMA – Come prima. tom sparks osserva lo strano gentiluomo, che
siede profondamente addormentato con la testa penzoloni dalla spalliera.
tom: Dorme, poveraccio! Con la bocca aperta e gli occhi chiusi sembra propio matto! (Lo strano gentiluomo russa). Non è mica normale, non si
capisce come russa. Io dico che non ha tutte le rotelle al posto giusto con
questo rumore che fa (lo strano gentiluomo russa nuovamente). Russa
propio come uno fuori di testa. Io dico che la sua è pazzia triste dal suono
che si sente.
Dalla porta centrale entrano overton, mrs. noakes con una padella in
mano, la domestica con un lume e due camerieri. Lo strano gentiluomo
si solleva di soprassalto, è decisamente stanco.
tom (con un movimento repentino, al centro): Ehi! Ehi! Buono, signò, state
buono buono.
strano gentiluomo (a sinistra): Levatevi di mezzo voi, siete un pazzo furioso. Signor Sindaco (si dirige verso di lui, sulla destra), l’uomo che avete
mandato a prendersi cura di me è un folle, signore. Cosa pensavate di
fare rinchiudendomi con un tipo del genere – cosa vi è venuto in mente,
dico io?
overton (a parte allo strano gentiluomo): Bravo! Bravo! Ben detto davvero!
Eccellente!
strano gentiluomo: Eccellente, signore? Ma è orribile – al solo pensiero di
quel che ho dovuto subire tremo dalla cima dei capelli alla punta dei
piedi!
mrs. noakes: Poverino – i matti pensano sempre che siano matti gli altri!
strano gentiluomo: Poverino? Signora, che diavolo intendete dire con quel
“poverino”? Come osate dare alloggio ad un folle che assale e terrorizza
gli altri ospiti della locanda?
mrs. noakes: “Terrorizzare” è la parola esatta! Per il bene di tutti noi, non
capiterà mai più! Di questo potete star certo, Mr. Overton. (Rivolta allo
strano gentiluomo) Ecco, su – non agitatevi, per carità!
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strano gentiluomo: Non agitatevi, dite? Accidenti, è un miracolo che abbia
ancora la forza di farlo. È un vero miracolo, signora, che poco fa la mia
vita non sia stata offerta in sacrificio a quel mostro sanguinario vestito
di cuoio!
overton (a parte allo strano gentiluomo): Mostrate un fervore tale che
sembra vero. Mai visto niente di simile in vita mia. Continuate così! Il
trucco è decisamente riuscito.
strano gentiluomo: Il trucco! Mettere in pericolo una vita preziosa voi lo
chiamate “trucco” – voi che, con la testa pelata e il cappello a tesa larga,
dovreste comprendere meglio di chiunque altro, osate chiamarlo “trucco”! Siete forse impazzito anche voi, signore? – Siete diventato matto? (In
atto di sfida verso overton).
tom (a voce molto alta): Fermo con quelle manacce. Volete morire il signor
Sindaco in persona, miserabile?
strano gentiluomo: Mi appello a voi, signor Sindaco, perché facciate rinchiudere quest’animale, questa specie di Ciclope, in un luogo sicuro.
overton (a parte, si avvicina lentamente): Ah, mi vuole ricordare che sarebbe
opportuno trasferirlo nella sua stanza. Ha ragione – Camerieri, accompagnate il signore qui presente al piano superiore. Signor lustrascarpe,
voi continuerete a sorvegliarlo nella sua stanza da letto.
strano gentiluomo: Continua nell’errore! Il mio destino è dunque di esser
rinchiuso con questa bestia feroce e poi fatto fuori una volta che ha finito di sollazzarsi con me? – Ma io non vado – non vado – ehi! Aiuto! Aiuto!
(I camerieri si avvicinano e si fermano alle sue spalle).
Dalla porta centrale entra, con passo spedito, john johnson.
john (avanza): Si può sapere che cos’è questo fracasso tremendo? State disturbando tutti qui dentro!
mrs. noakes: Per favore, non allarmatevi. Un signore, poverino!, è uscito di
senno, e deve essere riaccompagnato in camera sua. Tutto qui.
strano gentiluomo (rivolto a john): Signor poliziotto – signor poliziotto – fate
il vostro dovere: arrestate queste persone. Tutte! Avete udito, agente? Sentite ciò che dico? (I camerieri lo afferrano per le braccia). Ecco – ecco, vedete. Avete visto come vengo assalito! Arrestateli – su, allontanateli di qui.
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mrs. noakes: Pover’uomo – È convinto che siate un agente di polizia, signore.
john: Povero infelice! È già la seconda volta oggi che cade in questa strana
allucinazione.
strano gentiluomo (riesce a liberarsi dalla presa dei camerieri e si dirige verso john a sinistra): Infelice? – Non penserete anche voi che io sia matto?
john: Poveraccio! La sua condizione disperata è proprio degna di compassione. (Si allontana verso il fondo).
strano gentiluomo (ritorna al centro della scena): Sono matti! Tutti, nessuno escluso!
mrs. noakes: Su, ora andate a letto, caro giovanotto.
strano gentiluomo: E voi chi siete, vecchiaccia? Non vi vergognate lì in piedi, di fronte ad altra gente, con quella padellona in mano? Sembrate un
fantasma. Come osate dirmi di andare a letto? – Siete forse matta?
mrs. noakes: Oh! Comincia a farmi paura. Portatelo via! Via!
overton: Sì, è meglio condurlo immediatamente nella sua stanza da letto.
(Gli inservienti lo sollevano afferrandolo per i piedi e per le spalle).
strano gentiluomo: Attenti a voi! Se ne verrò fuori, farò causa a tutti per
detenzione illecita! Soprattutto a quella canaglia del vecchio Sindaco.
Tenete a mente le mie parole. Lo farò, sicuro! (Viene portato via di peso,
mentre parla e si dimena; il resto della comitiva si accalca per assistere
alla scena).
overton (lo segue): Come recita bene!
Escono dalla prima porta a sinistra. Dalla porta centrale entra un cameriere; accompagna charles tomkins, che indossa un soprabito da
viaggio.
cameriere (a sinistra): Questa stanza si è liberata ora. C’era un signore ma è
appena andato via.
charles: Benissimo, è perfetta. Cameriere, forse mi tratterrò per la notte.
cameriere: Certo, signore. Volete che consegni io il vostro biglietto da visita
al banco, signore?
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charles: Il mio biglietto da visitai– No, lasciate stare.
cameriere: Nessun nome, signore?
charles: No, non importa.
cameriere (a parte, mentre lascia la stanza): Un altro Strano Gentiluomo!
Il cameriere esce dalla porta centrale.
charles: Ah, che lungo viaggio! (Si toglie il soprabito) Sono morto di caldo e
la polvere mi ha quasi soffocato. Chissà se Fanny è arrivata. Se così fosse,
meglio rimettersi in viaggio verso Nord quanto prima. Vediamo un po’–
nel suo biglietto scrive che sarebbe arrivata in compagnia di sua sorella,
ed entrambe avrebbero cercato di me. Almeno per ora la cosa migliore
che io possa fare è evitare di far domande, non si sa mai, e a mia volta
mettermi a cercare loro. (Volge lo sguardo in direzione della porta centrale) Eccola che arriva! – Ma perché procede lentamente lungo il corridoio
e viene dritta proprio verso questa stanza? Non è possibile che mi abbia
già visto! Povera fanciulla, sembra così triste! Mi nasconderò, e tra un
minuto le farò una bella sorpresa (si nasconde, a destra).
Entra fanny dalla porta centrale.
fanny (sulla sinistra): Nessuna ragazza si è mai trovata in una situazione triste come la mia! Che orrore! Sono senza amici, completamente sola, in
un luogo sconosciuto, e il mio caro, amato Charles è vittima di un crollo
nervoso, ed io non posso mostrare il mio interesse per lui o esprimere
compassione e premura per le sue disgrazie! Non sopporto la tortura e
lo strazio di questa attesa. Devo incontrarlo – lo farò, costi quel che costi
(procede, a sinistra).
charles (avanza, a destra): Pss, Fanny!
fanny (di soprassalto, trattiene un urlo): Ch-Charles, voi qui, in questa stanza!
charles: In carne ed ossa, mia cara, proprio in questa stanza. Adorata Fanny,
lasciate che vi stringa al mio petto (avanza verso di lei).
fanny (si ritrae): N-n-no, carissimo Charles, no, non adesso. (A parte) Come
è su di giri!
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charles: No? Fanny, un’accoglienza così fredda non è certo quella che mi
aspettavo da voi nel momento tanto atteso del nostro incontro.
fanny (si avvicina offrendogli la punta di un dito): N-n-no, non è fredda,
Charles; non fredda. Non erano queste le mie intenzioni, davvero. Come
va la testa, mio caro?
charles: La testa? Dopo giorni di attesa, settimane di apprensione, quando
finalmente il nostro periglioso viaggio è già oltre la sua metà, vi incontro
qui, in questa locanda, ansioso di scoprire se vi avrò per il resto della mia
vita, e voi mi accogliete salutandomi con la punta del dito medio, e mi
chiedete come va la mia testa! Fanny, cosa intendete dirmi con ciò?
fanny: Voi – ecco – mi avete colta di sorpresa, Charles. Pensavo foste già andato a dormire.
charles: A dormire? Sono appena arrivato, perbacco!
fanny (a parte): Povero, povero Charles!
charles: Miss Wilson, cosa dovrei –
fanny: No, no, non vi agitate – vi prego.
charles: Agitarmi? Posso forse evitarlo? Posso fingere di non notare il vostro
improvviso e sorprendente cambiamento? Non dovrei agitarmi! Appena cinque minuti fa sono arrivato qui pieno di sogni e speranze, senza
i quali non avrei sostenuto le fatiche di un viaggio così lungo. Vi ritrovo fredda, distaccata, imbarazzata – il contrario di quanto mi sarei mai
aspettato da voi – e mi dite di non agitarmi?
fanny (a parte): Di nuovo vaneggia. Deve avere la febbre molto alta.
charles: Questo strano atteggiamento e la vostra malcelata confusione non
possono che convincermi che c’è sotto qualcosa che volete nascondere.
Miss Wilson, voi volete tornare indietro sulle vostre decisioni. Siete innamorata di un altro!
fanny: Povero caro!
charles: Povero caro! – Come, ora mi commiserate?
fanny: Oh, Charles, vi prego, non siate impulsivo. Pensate a quanto può dipendere dalla vostra capacità di controllarvi.
charles: Ho ben chiaro quanto dipende dalla capacità di controllarmi, signora! Molto, molto chiaro. Che voi abbiate o no un marito dipende da
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questo! Il vostro nuovo pretendente si trova in questa stessa locanda; se
sentisse le mie lamentele comincerebbe a dubitare della donna che ha
piantato in asso il suo corteggiatore dopo averlo illuso, e che potrebbe
fare lo stesso con lui. Proprio così, cara signorina! Come avete rimarcato,
molto dipende dalla mia capacità di controllarmi. Moltissimo.
fanny: Ahimè, è proprio il delirio di un pazzo.
charles: Signora, sopravvalutate il vostro potere, vi assicuro, se pensate di
aver compromesso il mio equilibrio mentale. Ha ha ha, sono contento,
sono contento di esservi sfuggito, signora. Sono felice, signora! Felicissimo, dannazione! (Dà un calcio alla sedia).
fanny (a parte): Devo chiamare aiuto. Ogni istante che passa è sempre più
furioso e sconclusionato.
charles: Vi lascio, signora. Lungi da me il voler interrompere il dolce tête-àtête con l’altro gentiluomo, cosa che, non ho dubbi, state aspettando con
ansia. A voi non ho altro da dire. Quanto a lui, devo pregarvi di porgergli
i miei auguri, certo inattesi, per le nozze imminenti.
charles esce in tutta fretta dalla porta centrale.
fanny: Ahimè, è tutto vero. Ha completamente perso la bussola.
Esce, a sinistra.
SCENA SECONDA E ULTIMA – La locanda, un corridoio che conduce alle stanze
da letto. Quattro porte in fondo, e una in ciascuna delle due entrate, numerate
da 20 a 25, a partire da destra. Un paio di stivali davanti alla porta numero 23.
Entrano una cameriera con due lumi e charles tomkins.
cameriera: Questa, signore, è la vostra stanza. La numero 21(apre la porta).
charles: Molto bene. Svegliatemi alle sette domattina.
cameriera: Sì, signore (gli porge un lume e poi esce dalla prima uscita a destra).
charles: Alle nove, se avrò infine ottenuto una qualche spiegazione da que-
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sto rivale sconosciuto, tornerò da dove son venuto, sulla stessa carrozza
che mi ha condotto fin qui. Mi domando chi sia e in quale stanza alloggi (si guarda intorno). Quegli stivali mi inducono a sospettare che sia lì
(indica la stanza numero 23). Sono malconci, di pessima qualità; il mio
sesto senso mi dice che a calzarli sono stati proprio i piedi del villano
che vado cercando. A parte me, il proprietario di quegli orribili stivali
è l’unico ad essere nella propria stanza. Terrò gli occhi bene aperti, per
una mezzoretta circa. E anche le orecchie.
charles esce di scena ed entra nella stanza numero 21. Entra, a destra,
mrs. noakes, con due lumi in mano, seguita da mary e fanny.
mrs. noakes: Fate attenzione all’ultimo gradino, signore. Da questa parte, signora, prego. La vostra stanza è la numero 20: è bella, ampia, ha un letto
matrimoniale; ci sono carbone e un lume.
fanny (a parte, rivolta a mary): Devo domandarle qual è la sua stanza. Non
riuscirò a riposare se non avrò la certezza che sia finalmente sprofondato
nel sonno di cui ha tanto bisogno (si avvicina a mrs. noakes, a sinistra).
In quale stanza si trova lo Strano Gentiluomo?
mrs. noakes: Nella numero 23, signora. Vedete, i suoi stivali sono davanti alla
porta. Non abbiate paura di lui, signore. Ora è molto tranquillo e il nostro lustrascarpe lo sorveglia da vicino.
fanny: Oh no, mia sorella ed io non abbiamo paura di lui. (A parte) Povero
Charles!
mrs. noakes (va verso la porta numero 20, che è la terza sulla destra). Da questa parte, prego. Starete comodissime; c’è un campanello accanto alla
testata del letto, chiamate pure se avete bisogno di qualcosa domani
mattina. Buonanotte, signore.
mary e fanny passano davanti a mrs. noakes, fanny prende uno dei lumi.
fanny e mary escono di scena attraverso la porta numero 20.
mrs. noakes (bussa delicatamente alla stanza numero 23): Tom –Tom!
Entra in scena tom dalla porta numero 23.
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tom (avanza): Siete voi, signora?
mrs. noakes: Sì. Come sta lo Strano Gentiluomo, Tom?
tom: Mezz’ora fa era arrabbiato che non ne poteva più, ma gli ho dato un
leggero pugno in testa. Ora è calmo: non sembra manco lui. Si è addormentato, ma il suo è il russare di un pazzo.
mrs. noakes: Prenditi cura di lui, Tom. Lo porteranno via tra mezz’ora: è quasi l’una.
tom: Lo curerò più bene che potrò. Se prova ad uscire da qui, gli tiro un altro
cazzotto!
Rientra nella stanza numero 23.
mrs. noakes (si guarda intorno): Da questa parte, prego. Salite pure.
Entra julia dobbs con un lume, sulla destra.
julia: In quale stanza avete detto che posso sistemare gli abiti da viaggio?
mrs. noakes: La numero 22, signora, è la stanza accanto a quella di vostro
nipote. Poverino, si è addormentato, signora, e credo che tra un pochino
riuscirete a portarlo via tranquillamente.
julia (a parte): Non tranquillamente come lei pensa, se reciterà bene la sua
parte, come Overton riferisce che ha già fatto. (Si rivolge a mrs. noakes)
Vi ringrazio. E per il momento vi auguro una buona notte.
julia esce attraverso la porta numero 22.
mrs. noakes: Buona notte anche a voi, signora. Ora credo che andrò nuovamente di sotto. Chissà se Mr. Overton gradisce ancora un bicchiere
di negus.5 Perbacco, chi è là? (Cerca di vedere in fondo al corridoio) Ah,
lo avevo dimenticato! Quello della numero 24 non è ancora in camera.
Eccolo che arriva.
Entra john johnson con un lume, primo ingresso sulla destra.
5
Negus: vino liquoroso bevuto caldo con spezie e limone [N.d.T.].
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mrs. noakes: La numero 24, signore, prego.
john: Sì, sì, lo so. È la stessa stanza in cui ho dormito la notte scorsa. (Si dirige
a sinistra).
mrs. noakes: Esattamente, signore. Vi auguro una buona notte.
Esce dal primo ingresso sulla destra.
john: Buona notte. – Proprio la stessa stanza in cui ho dormito la notte scorsa, la stessa in cui potrei dormire domani notte, e dopodomani, e la notte
successiva, e altrettante notti ancora, finché mi si farà credito in questa
locanda. A meno che nel frattempo non mi venga inviato del denaro – se
fossi sul posto potrei trovare i mezzi per proseguire il viaggio – con la mia
maledetta, stupida generosità verso i vetturini sono rimasto completamente al verde. Beh, vedremo cosa mi riserva domani –
Entra nella camera numero 24, ma immediatamente dopo esce, mette
fuori gli stivali e lascia la porta socchiusa. john esce attraverso la porta
numero 24. charles fa capolino di nascosto dalla 21, poi mette fuori i
suoi stivali.
charles: C’è un altro paio di stivali. Vorrei proprio sapere chi dei due è il mio
uomo. Continuo a pensare che sia quello della 23. Ah! (Rientra e chiude
la porta).
Si apre la porta della 20, esce fanny con una lampada accesa in mano.
Si apre la 23. Lei rientra nella 20. Dalla 23 entra in scena tom sparks con
una lanterna in mano.
tom (chiude la porta delicatamente): Dorme ancora come un sasso. Posso
anche andarmene a fare il mio giro e a cercare il mio vice (si leva di tasca
un gessetto e prende in mano gli stivali che si trovano davanti alla stanza
numero 23). Ventitré. Uno che ha perso il cervello io non ci riesco a capire come è, ma il tizio della 23, secondo a me, è un vigliaccone e un puzzillanime. (Scruta gli stivali). Delle suole nuove hai bisogno tu, numero 23.
(Si dirige alla 24, prende in mano gli stivali e li scruta) Cavolo, questa è
proprio una bella aggiustatura, e – ohiohi, pure un’altra nel fianco. Devo
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avvisare subito la padrona. Meglio che sta attenta: il pagamento è sempre in dubbio quando c’è un rattoppo (si dirige verso la 21 e raccoglie gli
scarponi). Stivali di vitello francese. Questi vitelli francesi qui esagerano
sempre – vino leggero e roba del genere (si guarda intorno). Sono molto
contento che non vedo qui giocatori d’azzardo – bevono sempre e solo
gin allungato con acqua. Questi e quelli con gli scarponi di tela sono di
sicuro i clienti più peggio che possono venire in una locanda. Gli scarponi di tela spesso sono ostemi, bevono massimo massimo sherry mischiato con acqua e non ordinano il mangiare (con il gessetto scrive il numero della stanza su ogni paio di scarponi mentre li solleva da terra). Cari
stivali francesi, siete stati fortunati a scamparvi questo lucido speciale
propio splendente. Altrimenti vi avrebbe corroso come vitriolo.6 Non mi
piace mettere l’olio di vitrolio sugli stivali buoni, ma devo farlo per forza
se li strofino con il mio lucido: non posso mica perdere il posto!
Esce, a destra, con in mano gli stivali. Entra fanny dalla porta numero 20,
come prima con un lume in mano.
fanny: Tremo al pensiero di entrare nella sua stanza. Ma di certo, in un momento come questo, in cui è lasciato alle cure di estranei scortesi e insensibili, si può anche contravvenire alla rigidità del codice della decenza che regola il nostro comportamento abituale. Voglio solo assicurarmi
che dorma e che abbia quei conforti che la sua triste situazione richiede,
poi rientrerò immediatamente nella mia stanza (raggiunge la stanza 23
e bussa alla porta).
charles tomkins osserva di nascosto dalla 21.
charles: Potrei giurare di aver udito qualcuno bussare – È una donna! – Fanny Wilson – a quest’ora della notte! – Sta bussando a quella porta (fanny
viene avanti). Che stupido sono stato ad innamorarmi di quella donna!
Dunque è proprio la numero 23. Lo strozzerò quanto prima. La porta
della stanza accanto si sta aprendo – vado a controllare (si dirige verso la
stanza numero 24 e vi entra).
6
L’olio di vitriolo, o acido solforico, veniva impiegato nella preparazione del lucido per
scarpe, insieme a nero d’osso e acqua. Lasciata decantare, la “patina” veniva poi usata per
diversi tipi di calzature in pelle [N.d.T.].
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fanny ritorna alla 23 e bussa: la porta si apre e compare lo strano gentiluomo; indossa un berretto da notte, in mano ha un lume. fanny lancia
un urlo e corre verso la numero 20.
strano gentiluomo (avanza): Mai al mondo è esistita una locanda più incredibile di questa. È un posto davvero strano. Finalmente sono riuscito a liberarmi di quel pazzo ed è quasi giunta l’ora in cui quel vecchio
Sindaco ignobile mi aiuterà ad allontanarmi da qui. Ma dove mi farà
condurre? Sono smarrito, sgomento, confuso – per la verità, comincio
a credere io stesso di essere diventato matto. La metà delle cose cui ho
assistito oggi devono essere frutto della mia fantasia – non possono essere accadute realmente. No, no, sono di sicuro impazzito – non ho il
minimo dubbio al riguardo. Devo esser stato contagiato da quell’orribile lustrascarpe. Ha infettato l’intero edificio. Siamo tutti matti (osserva tutt’intorno). Qualcuno con una lampada sta salendo quassù! – Altri
pazzi in arrivo.
Esce, rientrando alla 23. Entrano overton, a destra, con un mantello sul
braccio, mrs. noakes, tom sparks con una lanterna e tre camerieri con dei
lumi. I camerieri si allineano sulla destra, tom rimane in un angolo sempre sulla destra, mrs. noakes è al suo fianco.
overton: Rimanete qui finché vi chiamerò per avere il vostro aiuto. (Va davanti alla 23 e bussa alla porta).
Entra in scena lo strano gentiluomo dalla stanza numero 23.
overton: La carrozza è pronta – Imbacuccatevi in questo mantello.
Copre lo strano gentiluomo – i due avanzano.
strano gentiluomo: Ecco fatto.
overton: Cercate di far piano mentre vi portiamo via.
strano gentiluomo: Sì, certo – Però – la mia stanza era proprio strana. In
quest’ultima mezz’ora qualcuno ha bussato in continuazione sul muro:
pareva di stare in una foresta di picchi!
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overton: E non avete idea di chi potesse essere?
strano gentiluomo: Assolutamente no.
overton: Era quell’altra persona!
strano gentiluomo (allarmato): L’altra persona?
overton: Senza ombra di dubbio. Quella persona farà il viaggio con voi.
strano gentiluomo: Con me! Nella stessa carrozza?
overton: Naturalmente – Ssh, muoviamoci (si dirige alla 22 e bussa alla porta). (Dalla 22 entra in scena julia dobbs avvolta in un grande mantello).
Ecco qui (fa avanzare julia dobbs, fino a che la donna non si trova accanto a mrs. noakes).
strano gentiluomo (sobbalza in un angolo sulla destra): Non voglio andare.
Non andrò. Questo è un complotto, una cospirazione. Vi avverto, non ho
alcuna intenzione di andare. Verrò assassinato. Ucciso!
fanny e mary escono dalla porta numero 20, johnson e tomkins dalla 24.
john (sull’uscio): Vi avevo detto che è pazzo.
charles (sull’uscio): Eh, sì, così vedo. Poveretto!
julia (si avvicina allo strano gentiluomo e lo prende per un braccio): Venite,
mio caro.
mrs. noakes: Su, andate, da bravo. Andate con la vostra affezionata zia.
strano gentiluomo (riesce a liberarsi dalla presa della donna): Quale zia?
julia ritorna accanto a mrs. noakes.
tom: Propio non merita affetto questo qui – uno che ai suoi parenti gli vuole
così poco bene non l’ho mai visto.
strano gentiluomo (a sinistra): Trascinate lontano quel farabutto e soffocatelo tra due materassi di piume. Portatelo via e fatelo a sandwich, subito.
julia (si rivolge a overton): Quella voce – Non è Lord Peter! (Si toglie il mantello).
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overton: Che dite? Guardatelo! (Strappa il mantello che nasconde lo strano
gentiluomo).
strano gentiluomo (si volta): Una donna!
julia: Uno straniero!
overton: Uno straniero? Ma come, non era il vostro futuro mari – cioè – volevo dire, il vostro nipote demente –
julia: No!
tutti: No!
strano gentiluomo: No! Che io sia dannato se lo sono. Non sono il nipote di
nessuno – mia zia è morta e non ho mai avuto uno zio.
mrs. noakes: E dunque non è pazzo, signora?
julia: No.
strano gentiluomo: Ah, quindi non sono pazzo. Poco fa mi sono giudicato
male.
overton (a julia): E non verrà via con voi?
julia: No.
mary (avanza e va vicino a mrs. noakes): E non si chiama Tomkins?
strano gentiluomo (a voce molto alta): No.
Questo scambio di battute dovrebbe essere molto veloce. johnson e
tomkins vanno verso le signore e tutti si spostano sul fondo della scena.
mrs. noakes: Come si chiama, allora? (Tira fuori una lettera) È forse Mr. Walker Trott? (Avanza di due passi verso di lui).
strano gentiluomo: La cosa è di tale importanza, signora, che, con il vostro
permesso, leggerei questa lettera (prende in mano la missiva). (Tutti, ad
eccezione di julia e dello strano gentiluomo, si spostano verso il fondo).
(Lo strano gentiluomo apre la lettera) La grafia è quella di Tinkles (legge): “La sfida era uno stratagemma. Quando leggerete questa lettera, il
matrimonio tra me e la deliziosa Emily Brown sarà già stato celebrato a
Gretna Green”. Dunque, a seguito di terribili vicissitudini, ho perso una
moglie.
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julia (si copre gli occhi con un fazzoletto): Ed io, a seguito della negligenza di
Lord Peter, ho perso un marito!
strano gentiluomo: Eh! (La osserva per un istante, poi fa un cenno a overton, il quale gli si avvicina). Correggetemi se sbaglio, questa mattina voi
avete menzionato la cifra di tremila sterline circa all’anno?
overton: Esatto.
strano gentiluomo: E vi riferivate a quella persona? (Con un cenno del capo
indica julia).
overton: Esatto.
strano gentiluomo: Ahem! (Allontana overton) Permettetemi, signora (si
avvicina a lei), di condividere con immenso rispetto il vostro profondo
dolore.
julia: Oh, signore, la vostra gentilezza arriva al mio cuore.
strano gentiluomo (a parte): Al cuore! – La direzione è giusta. Se ben interpreto i vostri addolorati sospiri, signora, vi aspettavate di portar via con
voi, sulla carrozza che aspetta là fuori, un potenziale marito.
julia: Oh, signore – risparmiate i miei sentimenti – è proprio così, signore.
I cavalli erano stati ordinati e anche pagati; tutto era pronto! (Si mette a
piangere).
strano gentiluomo (a parte): Piange. Il trasporto è piuttosto costoso, signora.
julia: Decisamente costoso, signore.
strano gentiluomo: Diciotto pence a miglio, signora, senza contare i vetturini.
julia: Sì, signore.
strano gentiluomo: Voi avete perso un marito, signora, e io ho perso una
moglie – I matrimoni si decidono Lassù, e ho quasi la certezza che il nostro sia stato prenotato: sarebbe un peccato non usufruire di un servizio
già pagato! Propongo dunque di andar via insieme.
julia (si asciuga le lacrime): Una proposta così repentina, signore, –
strano gentiluomo: – richiede una risposta immediata, signora. Se non dite
di no, significa che intendete dire di sì. Permettetemi di – (La bacia) Oh,
66
bene! Vecchio mio (rivolto a overton, che viene avanti sulla scena). È fatta. Mrs. Noakes (la donna avanza) non mandate indietro la carrozza, ce
ne andiamo tra un istante.
charles (avanza insieme a fanny): Anche noi.
john (avanza con mary): Noi pure, grazie ad un prestito negoziato, e dopo un
chiarimento rapido come la discussione che lo ha originato.
strano gentiluomo: Presto, tre carrozze per Gretna Green. (I camerieri escono dal primo ingresso sulla destra). Che dite, ci fermiamo qui al ritorno?
john e charles: Sicuro!
strano gentiluomo: Prima di andare, però, giacché temo di aver procurato
un bel po’ di fastidi questa notte, domando indulgenza per i miei errori e
per i rischi a cui vi ho esposto. Spero che già da domani siate disposti ad
ospitare ancora “Lo Strano Gentiluomo”!
Escono.
SIPARIO
LE CIVETTE DEL VILLAGGIO
OPERETTA COMICA IN DUE ATTI
Con musiche di John Hullah
THE VILLAGE COQUETTES
(1836)
Traduzione di Raffaella Sanna Passino
69
LE CIVETTE DEL VILLAGGIO
OPERETTA COMICA IN DUE ATTI
Con musiche di John Hullah
PERSONAGGI:
Il Signor NORTON
MR. SPARKINS FLAM (un suo amico)
Il vecchio BENSON (il suo locatario)
MR. MARTIN STOKES (un piccolissimo proprietario con un’ampia cerchia
di amici)
GEORGE EDMUNDS (promesso a Lucy)
Il giovane BENSON
JOHN MADDOX (devoto spasimante di Rose)
La giovane LUCY BENSON
ROSE (sua cugina)
70
INTERPRETI DELLA PRIMA RAPPRESENTAZIONE
(ST. JAMES’S THEATRE, LONDRA, 6 Dicembre 1836)
IL SIGNOR NORTON: MR. SPARKINS FLAM: IL VECCHIO BENSON: MR. MARTIN STOKES: GEORGE EDMUNDS: IL GIOVANE BENSON: JOHN MADDOX: LA GIOVANE LUCY BENSON: ROSE: Mr. Braham
Mr M. Barnett
Mr. Strickland
Mr. Harley
Mr. Bennett
Mr J. Parry
Mr. Gardner
Miss Rainforth
Miss J. Smith
DEDICA
All’Egregio J.P. Harley
Mio caro Signore,
La mia prole letteraria non ha ancora visto la luce e voi, come un buon
padre, l’avete già adottata. Avete reso vostro il mio “Strano Gentiluomo”, con
uguale prontezza avete accolto “Martin Stokes”; e manifestate la vostra disponibilità a fare lo stesso per tutti i futuri rampolli della famiglia.
Io dedico a voi la mia prima operetta; e voi avete reso possibile metterla
in scena. Il saldo è a vostro favore e temo che resterà tale.
Vi auguro di continuare a lungo a dare lustro a un mestiere al quale per
tanti anni non avete fatto mancare il vostro prezioso sostegno con l’integrità
e l’onorabilità della vostra vita pubblica.
È questo il più sincero desiderio, mio caro Signore,
del Vostro
CHARLES DICKENS
15 Dicembre 1836
71
PREFAZIONE
“Che l’onorevole gentiluomo sia nel giusto o non lo sia” è una frase di uso
comune tra le mura del Parlamento. Così questo lavoro può avere una trama
o non averla, le sue canzoni possono essere poetiche oppure no; e l’intera
questione, dall’inizio alla fine, può essere o no una grande sciocchezza. Tutto dipende da come l’onorevole lettore o la gentile signora avranno modo di
pensare. E dunque, pur mantenendo un’opinione personale sull’argomento
(opinione che si è venuta formando oltre un anno fa, mentre scriveva questo lavoro), l’Autore lascia libere le signore e i signori gentiluomini di farsi
la propria, così come la ritengano giusta, senza aggiungere una parola per
influenzarli o blandirli in alcun modo.
Tutto ciò che desidera aggiungere è questo: egli spera che Mr. Braham e
tutti gli artisti che hanno preso parte alla rappresentazione accettino i suoi
più calorosi ringraziamenti per l’interesse dimostrato fin dalla prima prova,
e per il solerte impegno messo in atto per la sua realizzazione – impegno che
ha garantito un successo di molto superiore alle sue più ottimistiche aspettative; e per il quale nessuna parola potrà mai rappresentare un giusto segno
di riconoscenza.
È inutile aggiungere che il libretto di un’opera dovrebbe essere, in un
certo senso, un semplice supporto per la musica, e che sarebbe poco onesto
o ragionevole giudicarlo secondo il criterio che viene normalmente applicato a una commedia o a una tragedia in cinque atti.
Durata della rappresentazione: due ore e mezza
L’AZIONE SI SVOLGE NELL’AUTUNNO DEL 1729 IN UN VILLAGGIO INGLESE
ATTO I
SCENA PRIMA – Un cortile con un carretto carico di fascine di fieno. john
maddox e altri scaricano. Attrezzi per l’agricoltura ecc. sono sparsi ovunque.
Un cancello di lato. john maddox è sul carretto e smonta alla fine del coro.
coro
Hail to the merry Autumn days, when yellow cornfields shine,
Far brighter than the costly cup that holds the monarch’s wine!
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Hail to the merry harvest time, the gayest of the year,
The time of rich and bounteous crops, rejoicing, and good cheer!
’Tis pleasant on a fine Spring morn to see the buds expand,
’Tis pleasant in the Summer time to view the teeming land;
’Tis pleasant on a Winter’s night to crouch around the blaze, –
But what are joys like these, my boys, to Autumn’s merry days!
Then hail to merry Autumn days, when yellow corn-fields shine,
Far brighter than the costly cup that holds the monarch’s wine!
And hail to merry harvest time, the gayest of the year,
The time of rich and bounteous crops, rejoicing, and good cheer!1
john: Bel lavoro, amici miei; una buona giornata, e calda anche. Ecco, Tom,
(a un passante) corri a casa e chiedi a Miss Rose di mandare della birra
per i ragazzi, e un boccale per Mastro Maddox; hai sentito, Tom? Dì a
Miss Rose che è una bella serata e che se farà due passi fuori le farà bene
e farà bene anche ai miei affari. (Esce il passante). Proprio così, amici
miei, mettete via le fascine prima del tramonto. Ricominceremo al mattino senza aver lasciato niente indietro. A quest’ora domani l’ultimo carico sarà stato fatto e finirà la stagione del nostro raccolto!
passanti: Urrà! Urrà!
Si ripete la prima strofa del coro. Entra martin stokes.
martin: Molto bene, benissimo! – Sempre cantare mentre si lavora – Regola
capitale n°1! Lo faccio sempre quando lavoro e non lavoro mai se lo posso evitare; – altra Regola capitale. John, vecchio mio, come state? Qua la
mano, – stretta cordiale, stretta calorosa, – Regola capitale n°3. Ottimo
clima secco per il raccolto, John. A proposito, anche la mia gola è secca:
qui c’è sempre birra in abbondanza; ecco la Regola n° 4. John, vi disturbo
per via di quella botte.
1
Benvenuti i giorni d’autunno, e i campi gialli come il sole/ lucenti più della preziosa
coppa del vino del Re!/ Benvenuto il tempo del raccolto, il più felice dell’anno,/ del raccolto
ricco e abbondante, dell’allegria e del buon umore!
Amiamo nei giorni di primavera vedere i boccioli in fiore;/ e nei giorni d’estate ammirare la
terra feconda;/ nelle sere d’inverno è bello accoccolarsi accanto al fuoco,/ ma cosa sono queste
gioie, amici, di fronte all’allegria d’autunno?
E allora benvenuti i lieti giorni d’autunno, e i campi gialli di sole/ lucenti più della preziosa
coppa del vino del Re!/ Benvenuto il tempo del raccolto, il più felice dell’anno,/ del raccolto
ricco e abbondante, dell’allegria e del buon umore! [N.d.T.]
73
john (la prende dal carretto): Ecco la botte, quanto ad esserci qualcosa di
buono dentro, è secca come l’aria e vuota come voi. Ha! Ha! (Ride rumorosamente ma è improvvisamente paralizzato da uno sguardo di martin).
martin: Salve John! Salve! Come dico spesso, Maddox, non penso che voi
siate nelle condizioni di scherzare con le parole, né tanto meno di ridere dei vostri giochetti. Se dovete fare una battuta, fatela seriamente e
rispettosamente. Se mi farà ridere, ciò dovrebbe bastarvi e dovrà essere
ben più gratificante per i vostri sentimenti di una qualunque delle vostre
boccacce.
john: Ebbene, fosse come dite, io non dovrei raccontare barzellette fino a
quando non arriverò, come voi, alla dignità di un piccolo pezzo di terra e
di una casetta; ma ogni tanto dovrò pur ridere anche io.
martin: Dovrò, dovrete! (A parte) Piuttosto presuntuoso questo Maddox.
john: E ditemi allora perché mai io dovrei ridere alle vostre divertentissime
battute, perdiana!
martin: Ha! Ha! Voi dovreste ridere, John! Sempre ridere delle mie battute –
è la Regola capitale n°5. Non che voi possiate farne a meno. – (A parte)
Ragazzo giudizioso, direi.
john: Ricordate quella barzelletta sulla vecchia mucca che ci avete raccontato cinque anni fa, perdiana? Beh, quella sì era una barzelletta con i fiocchi! Ha! Ha! Ha! – Non me la dimenticherò mai! Non riesco più a guardare
una mucca senza ridere!
martin: Ha! Ha! Ha! Ottima risposta! (A parte) Un tipo diabolico questo! Allora, Jack, se vi comporterete bene per tutta la serata forse racconterò di
nuovo quella barzelletta prima che il sole tramonti.
john: Grazie, molto gentile.
martin: Non c’è di che, non c’è di che; e comunque devo dirvi, John, che
sono venuto a parlare con voi di questioni ben più importanti – C’è qualcosa che non va qui, non è vero? (Con tono misterioso).
john: Qualcosa che non va? Continuate a immaginare strane cose.
martin: Immaginare – questa è bella. Perché allora non fate la festa del raccolto a casa vostra domani sera? Perché dobbiamo andare tutti dal Signor Norton, come se non potessimo festeggiare da Benson? E perché
74
il Padrone, il Signor Norton, continua a venire da queste parti, e parla
con alcuni e trascura altri? Non è un problema questo? Dove sono il caro
George Edmunds e quella Lucy che un tempo ti piaceva tanto, eh? Nessun problema? Dove si trova la bella Rose? Non è forse vero che tutto
il paese parla dei suoi sorrisini e delle sue passeggiate romantiche con
l’amico del signor Padrone, Mr. Sparkins Flam? Ancora nessun problema, no? (maddox si alza). Proprio così, lo sapevo che c’era qualcosa che
non andava. Io non perderei di vista la situazione un solo attimo, non mi
garbano questi costumi moderni. Era meglio prima, quando il padre del
signor Padrone veniva a trovarci sul suo cavallo baio, ci salutava, ci stringeva la mano e così via, ma da quando il vecchio gentiluomo ha ceduto il
posto al damerino di città e il vecchio industrioso fattore è stato sostituito
da Mr. Sparkins Flam, allora le cose sono cambiate. Vedremo, – ma se io
potessi dire a Miss Benson quello che penso, le direi: “Tenetevi stretto
un giovanotto come George Edmunds e vedrete che sarete più felice con
uno come lui che non con tutti i lustrini della moglie del Padrone”. E a
Rose invece direi in tutta solennità, “Rose –” (rose entra senza essere vista, con la birra). “Rose –”.
rose (ha un sussulto): Che Dio ci benedica! Che voce cupa! – Suvvia, è Mr.
Stokes! Cosa mai gli succede?
martin (non la vede): Rose, – se voi foste felice e contenta, se voleste sfuggire
alla catastrofe, vi proteggereste dai pericoli e vi salvereste dalla rovina.
rose: Che parole terribili!
martin: Dovreste concedere senza indugio la mano a John Maddox; se invece aspirate a una posizione sociale più elevata, a un rango più nobile,
dovreste coltivare l’affetto di Mr. Stokes, – Mr. Martin Stokes, – un giovane di grande intelligenza e di considerevole fascino personale, lasciando
l’odioso Flam al suo infamante destino che –
rose: Suvvia, Mr. Stokes –
martin: All’infamante destino che –
rose: Santo Cielo, deve essere fuori di sé! Mr. Stokes!
martin: Eh? – Ah! Miss Rose, siete voi, non è vero?
rose: Certo che sono io, e sono stata qui tutto il tempo, mentre voi borbottavate sciocchezze. Ecco, vi ho portato della birra.
martin: Oh, cara Miss Rose, se continuerete così porterete noi dalla birra
75
invece di portare la birra da noi. (Si guarda intorno). Potete anche ridere,
se ne avete voglia, davvero John!
john: Ho! Ho! Ho!
rose: Tacete, zotico! Vi prego, signore, (a martin) a cosa vi riferite con le vostre divertentissime osservazioni?
martin: Ebbene, mia cara Miss Rose, voi mi conoscete bene – sempre in amicizia con tutti – sempre attento al benessere delle persone che mi stanno
a cuore, e raramente ricompensato da altrettanta gratitudine.
rose: So che ve la meritate raramente.
martin: È proprio quello che intendevo, vedete. Nel momento in cui comincio a dare un consiglio ad uno dei miei cari amici, ecco che mi si
risponde con qualche sgradevole affermazione. Ma io sopporto tutto per
il loro bene. E non vi permetterò di provocarmi, non tirerete fuori il mio
pessimo carattere. Mi stavo giusto chiedendo – ora non pensate – se voi –
non prendete collera – non vi comportiate – non accaloratevi – in modo
troppo libero con Mr. Sparkins Flam.
rose: Io mi prendo troppe libertà con Mr. Sparkins Flam? Odiosa creatura
insolente che siete!
martin: Ah, naturalmente – proprio come vi dicevo – sapevo che avreste reagito così.
rose: E voi, John? Insignificante spaventapasseri, starete fermo a vedermi
insultare da un importuno insolente?
martin: Ma andiamo, su! (Esplode un colpo di fucile). Salve! (Guarda fuori)
Eccoli che arrivano, il Signor Norton e Mr. Sparkins Flam.
rose (si sistema frettolosamente il vestito): Santo cielo! Mr. Spar – correte,
John, correte, c’è una persona importante.
john (immobile): Molto importante, oserei dire.
rose: Correte e dite a mio zio e a Lucy che Mr. Spar – voglio dire che il Padrone, il Signor Norton, sta arrivando.
john: Io non ci sarei andato comunque; ma nessuno si deve muovere ora,
perché loro sono qua. Quanto a me, non parlerò per il resto della giornata.
76
Entrano dal cancello il signor norton e mr. sparkins flam, in abiti da
caccia, con fucili ecc. e due aiutanti di caccia. Dall’altro lato il vecchio
benson e lucy. martin durante l’intera scena cerca in tutti i modi di farsi
notare dal signor norton.
norton (all’aiutante di caccia, mettendo giù il fucile): Portate la selvaggina in
casa. Benson, abbiamo avuto una buona giornata anche se stancante. E
poiché il carico è troppo pesante per i miei amici lasceremo qui il nostro
carniere. Non potrei offrirlo ad un amico migliore.
benson: Mi fate onore ma –
norton: Voi pensate di non meritare neanche il più piccolo favore.
benson: Non merito di ricevere ma non mi permetterei di rifiutare, signor
Padrone, ma un uomo di umile rango dovrebbe essere cauto nel ricevere
favori da persone di posizione più elevata, non chiede perché sa che non
potrebbe mai restituire il favore. Ho ricevuto recentemente da Vostra Signoria tanti favori non richiesti e gradirei non aumentarne il numero.
norton: Ma per questa sciocchezza –
benson: Una sciocchezza da un mio pari diventa un gesto di condiscendenza da parte di un superiore. Che i vostri uomini portino la selvaggina in
casa, signore, e se sono stanchi i miei amici li aiuteranno. Benvenuto! (Si
ritira).
flam (a parte): Porci e indipendenza! Bretelle di cuoio e libertà!
norton: Mi sia almeno concesso di lasciare degli omaggi per le signore.
Lucy, spero che voi non avrete da obbiettare (attraversa la scena per avvicinarsi).
lucy: Mi sento onorata dalla gentilezza di Vostra Signoria – e poi – e poi – e
poi –
rose: Mia cugina intende dire, signore, che siamo molto grate a voi e a Mr.
Flam per la vostra gentilezza e che siamo desiderose di accettare da voi
qualsiasi cosa, Vostra Signoria.
flam (a parte): Piccola selvaggia presuntuosa!
norton: Avete usato ottime parole, per voi e per la vostra cugina. Flam, vi
presento Rose – la piccola graziosa Rose, sapete.
77
flam: Lo so! Potrei mai dimenticare l’affascinante Rose – la bella – la – (a
parte) la Rosa del Cavolo!
norton (a parte): Tenete occupata la ragazza, mentre io parlo con l’altra.
rose: Oh, Mr. Flam!
flam: Oh, Miss Rose! (La saluta).
benson: Vostra Signoria gradirà un sorso della nostra birra dopo una giornata di caccia. Il pomeriggio è assai fresco e sarà un piacere stare all’aria
aperta. Ben, Thomas, portate qui i boccali – presto – presto – e una sedia
per Vostra Signoria.
Escono benson, maddox ecc.
norton: Sarà delizioso, non è vero Flam?
flam: Indicibilmente affascinante! (A parte) Un tè per palati fini (si ritira con
rose – lei fa la civetta).
norton (a lucy): E in tale compagnia il piacere sarà tanto maggiore!
lucy: Vostra Signoria sa bene che io non dovrei ascoltarvi – cosa che invece
dovrebbe fare George Edmunds –
norton: Edmunds! Un villico! Non potete amare quell’Edmunds, Lucy. Dimenticatelo – non scordatevi mai il vostro valore.
lucy: Vorrei, signore. Tuttavia il mio cuore mi dice, sciocca e fragile come
sono, che l’unico modo per mostrare quello che sono è rimanere fedele
al mio primo amore. Vostra Signoria incoraggia la mia stupida vanità, ma
il vero amore non si dimentica facilmente.
canzone – lucy
Love is not a feeling to pass away,
Like the balmy breath of a summer day;
It is not – it cannot be – laid aside;
It is not a thing to forget or hide.
It clings to the heart, ah, woe is me!
As the ivy clings to the old oak tree.
Love is not a passion of earthly mould,
As a thirst for honour, or fame, or gold:
78
For when all these wishes have died away,
The deep strong love of a brighter day,
Though nourish’d in secret, consumes the more,
As the slow rust eats to the iron’s core.2
Rientrano il vecchio benson, john maddox, altri contadini con boccali,
sedie ecc.; norton si siede accanto a lucy mentre rose cerca un modo per
accomodarsi accanto a mr. sparkins flam, cosa che martin e maddox cercano invece invano di impedire.
norton: Flam, voi conoscete queste brave persone? Tutti affittuari delle mie
terre.
flam: Certo che li conosco, brava gente – questo è – costui è – come si chiama?
benson: Martin, signore, – Martin Stokes.
martin (fa per parlare): A – a – al vostro servizio, signore, come va, signore?
(Stringe la mano a flam, mentre parla). Spero che stiate bene, signore,
sono lieto di vedervi di così bell’aspetto, signore. Spero che il vostro signor padre e la vostra elegantissima madre godano anche loro di ottima
salute, signore. Io avrei dovuto parlare con voi già da tempo, signore, solo
che voi eravate così impegnato che mi è stato impossibile attirare la vostra attenzione – sono felice di vedervi, signore.
flam: Brav’uomo, questo Martin, di modi gentili, senza dubbio.
martin: Signore, sono molto onorato. Signor Norton, signore, ho l’onore di
brindare alla vostra salute! – Vi ammiro, signore.
norton (ride): Signore, sono anche io alquanto soddisfatto, di sicuro.
martin (a parte): È soddisfatto! Non per vantarmi ma ho dato sempre una
buona impressione di me da queste parti. (Beve).
flam (si guarda intorno e vede maddox): Ah, Ox!3
2
Il sentimento d’amor non vola via,/ come balsamico soffio di vento d’estate;/ non si mette
da parte,/ non si dimentica, né si nasconde./ Come l’edera si attacca alla vecchia quercia,/ così
si attacca al tuo cuore e lo fa sanguinare.
L’amore non è passione terrena/ come sete di ricchezza, di fama o di gloria:/ quando
tutti i desideri sono svaniti/ l’antico amore del tempo andato/ nutrito in segreto ancor più ti
consuma/ come la ruggine lenta mangia del ferro il cuore. [N.d.T.]
3
C’è qui un gioco di parole sul nome Maddox che contiene in sé l’aggettivo “mad” (pazzo)
e il sostantivo “ox” (bue) [N.d.T.].
79
john: Ox! Perché mi chiamate Ox? Il mio nome è Maddox.
flam: Oh, Mad-Ox, giusto. Avevo dimenticato la pazzia – alla vostra, Pazzo-Ox.
norton (si alza e viene avanti): Coraggio Flam, un altro bicchiere. Amici
miei, brindiamo al successo del nostro raccolto!
martin: Senti questa! Un brindisi come si deve, proposto con la giusta enfasi, buoni sentimenti e una deliziosa espressione. Signori (ai paesani) mi
sia consentito di presentarvi il Signor Norton, se non vi dispiace. Prendete il tempo (dà il tempo e tutti applaudono). Signor Norton, vi prego,
cantateci una canzone.
canzone – signor norton
That very wise head, old Æsop, said,
The bow should be sometimes loose;
Keep it tight for ever, the string you sever: –
Let’s turn his old moral to use.
The world forget, and let us yet,
The glass our spirits buoying,
Revel to-night in those moments bright
Which make life worth enjoying.
The cares of the day, old moralists say,
Are quite enough to perplex one;
Then drive to-day’s sorrow away till to-morrow,
And then put it off till the next one.
coro: The cares of the day, etc.
Some plodding old crones, the heartless drones!
Appeal to my cool reflection,
And ask me whether such nights can ever
Charm sober recollection.
Yes, yes! I cry, I’ll grieve and die,
When those I love forsake me;
But while friends so dear surround me here,
Let Care, if he can, o’ertake me.
coro: The cares of the day, etc.4
4
Il buon vecchio Esopo diceva/ che l’arco si deve a volte allentare;/ se teso resta a
lungo la corda si può spezzare:/ la sua antica saggezza seguiamo./ Dimentichiamo il mondo
e lasciamo/ che un buon bicchiere i nostri animi rallegri,/ godiamoci stasera quegli attimi
allegri/ che degna rendon la vita./ Le cure del giorno dicono i vecchi saggi/ sono abbastanza
80
Durante il coro norton e flam raccolgono i loro fucili e attraversano il
palcoscenico seguiti da vari personaggi. Il coro conclude quando la scena
finisce.
SCENA SECONDA – Uno spazio all’aria aperta vicino al villaggio, con uno
steccato e un sentiero che conduce alla chiesa, che si vede in lontananza.
george edmunds entra, con un bastone in mano.
edmunds: Che bel manto di foglie ai piedi del vecchio filare di olmi! Quando
ho incontrato Lucy per la prima volta, era una bella giornata di primavera e queste stesse foglie tremolavano al sole, verdi e lucenti come se la
loro bellezza dovesse durare per sempre. Come è diverso ora il paesaggio
e con quale fedeltà rappresenta la mia felicità perduta!
canzone - george edmunds
Autumn leaves, autumn leaves, lie strewn around me here;
Autumn leaves, autumn leaves, how sad, how cold, how drear!
How like the hopes of childhood’s day,
Thick clustering on the bough!
How like those hopes is their decay, –
How faded are they now!
Autumn leaves, autumn leaves, lie strewn around me here;
Autumn leaves, autumn leaves, how sad, how cold, how drear!
Wither’d leaves, wither’d leaves, that fly before the gale;
Wither’d leaves, wither’d leaves, ye tell a mournful tale,
Of love once true, and friends once kind,
And happy moments fled:
Dispersed by every breath of wind,
Forgotten, changed, or dead!
per renderci tristi;/ il dolore dell’oggi dunque a domani spostiamo/ e ancora un altro giorno
ancora.
coro: Le cure del giorno ecc.
Alcune vecchie streghe squallide e senza cuore/ mi si rivolgono per domandarmi se queste
notti/ da sobri valga la pena di ricordare./ Certo che sì! Piangerò, e soffrirò da morire/ quando
quelli che amo mi abbandoneranno,/ ma fino a quando gli amici cari con me saranno/ lasciamo
che mi vinca il loro amore.
coro: Le cure del giorno etc. [N.d.T.]
81
Autumn leaves, autumn leaves, lie strewn around me here;
Autumn leaves, autumn leaves, how sad, how cold, how drear!5
edmunds: È passata un’ora e Lucy non si vede ancora! È inutile aspettare qui:
me ne andrò. Una donna che attraversa il campo! – è Rose che porta una
lettera o forse un messaggio.
Entra rose e lo evita.
edmunds: No! Allora vedrò subito Lucy, senza perdere un attimo di tempo.
(Se ne va).
rose: No, no, non potete. (A parte) Scorrerà del sangue! Sono certa che Mr.
Flam lo ucciderà. Si è offerto con parole subdole di tagliare la gola a John,
senza un minuto di preavviso, e quando Norton si è complimentato con
lui per la sua buona mira ha detto che avrebbe voluto mettere nel suo
carniere l’intera popolazione maschile del villaggio. (A edmunds) Non
potete vederla.
edmunds: Non posso vederla, eppure lei è in casa! Chi vi ha detto di dirmi
questo, Rose?
rose: Lo dico perché so che non potete vederla. Lei non sta bene; e – e –
edmunds: E il Signor Norton è qui, direi.
rose: Il Signor Norton!
edmunds: Sì, il Padrone. Non era qui ieri sera? E non era qui anche la sera
prima? E non è forse qui ora?
Entra john maddox.
john: È qui in questo momento? – Ma certo che sì!
rose (a parte): John, qui!
5
Foglie d’autunno, foglie intorno a me;/ foglie d’autunno, tristi e desolate!/ Come
infantili speranze/ vicino ai cespugli ammucchiate!/ Come speranze che svaniscono/ le
foglie verdi cambiano colore!/ Foglie d’autunno, foglie intorno a me;/ foglie d’autunno,
tristi e desolate!
Foglie secche e accartocciate che nel vento volate,/ foglie secche e accartocciate,/ triste è
la storia che raccontate,/ di amore vero e di amici gentili,/ momenti felici e perduti/ dispersi
dal soffio del vento/ dimenticati, passati, perduti!/ Foglie secche e accartocciate che nel vento
volate/ foglie secche e accartocciate,/triste è la storia che raccontate. [N.d.T.]
82
john: Certo che sì! Naturalmente era qui ieri sera e anche la sera prima. Lui
è sempre qui con il suo buon amico e diavolo di un confidente, Mr. Sparkins Flam. Oh! George, siamo stati feriti entrambi.
edmunds: Senza cuore quella ragazza! (Si ritira).
john (a rose): Che persona sleale!
rose: Non chiamatemi “persona”.
john: Voi siete una persona, spergiura, traditrice e infida. Oh, George!
Se aveste visto quello che ho visto io oggi. Sorrisi amorevoli, sguardi
gentili, sospiri incoraggianti e sussurri, – quegli sguardi e quei sospiri
che un tempo erano riservati a noi, George! Se aveste visto il Signor
Norton ingraziarsi Lucy, e Rose ingraziarsi Flam – ma sono lieto che
voi non li abbiate visti, George, davvero. Vi avrebbe spezzato il cuore,
così come ha spezzato il mio! Oh, Rose, come avete potuto spezzarmi
il cuore?
rose: L’ho fatto con grande piacere, zoticone e metti-male; e se non vi affrettate ad andare dove stavate andando, qualcuno che io conosco lo farà
certamente e molto in fretta.
john: Davvero? – Il vostro amico Flam, suppongo! Lasciatelo fare, davvero, e
questo è tutto! (Si ritira).
rose: Oh, lasciamolo fare: non deve aver paura delle mie interferenze. Mio
caro, vorrei che Mr. Flam venisse perché, nonostante quello che i musi
tristi potrebbero dire, mi piacerebbe divertirmi un po’ con lui.
canzone - rose
Some folks who have grown old and sour,
Say love does nothing but annoy.
The fact is, they have had their hour,
So envy what they can’t enjoy.
I like the glance – I like the sigh –
That does of ardent passion tell!
If some folks were as young as I,
I’m sure they’d like it quite as well.
Old maiden aunts so hate the men,
So well know how wives are harried,
It makes them sad – not jealous – when
They see their poor dear nieces married.
83
All men are fair and false, they know,
And with deep sighs they assail ’em,
It’s so long since they tried men, though,
I rather think their memories fail ’em.6
rose: Ecco Mr. Flam. È meglio che andiate, John, o sono sicura che sarete
ucciso.
john: Io resto qui; che provi a toccarmi e sentirà il peso della mia indignazione!
Entra flam.
flam: Ah, mia incantatrice! Come è puntuale la mia Rosa di Damasco!
john (si avvicina): Molto più di una semplice rosa, cresce, cresce e quando la
metti al bavero si affloscia.
rose: Che impertinente!
flam: Chi è questo poeta del cavolfiore?
john: Non fate finta di non conoscermi. Sapete chi sono e anche abbastanza
bene.
flam: Finché vivrò sarete Maddox, il bue pazzo! Ritiratevi nei vostri pascoli e
non disturbate il tubare delle colombelle. Andate a brucare l’erba, bue!
john: E se decidessi di restare qui?
flam: In tal caso vi dovremo allontanare, pazzo Bue. (A rose) Chi è quell’altra cavalletta?
rose: Ssh! Per l’amor del cielo, non fatevi sentire! È il giovane Edmunds.
flam: Il giovane Edmunds? E chi diavolo è il giovane Edmunds? Potrei dedurre che è il figlio del vecchio Edmunds, ma che io sia dannato se la
notizia della sua fama ha mai raggiunto le mie orecchie.
6
Invecchiati e acidi/ alcuni dicono ora che l’amore dà solo fastidi./ Avuto hanno il loro
tempo, ecco il fatto/ e invidiano chi ancora divertire si può./ Amo gli sguardi – amo i sospiri –/
che ci raccontano passioni ardenti!/ Se fossero giovani come me,/ li amerebbero anche loro son
sicura./ Le zie zitelle odiano tanto gli uomini,/ ma sanno bene che le donne sono tormentate,/
e le rende tristi – non gelose – / veder le povere nipotine maritate./ Tutti gli uomini sono belli e
falsi, lo sanno,/ e con sguardi profondi le affrontano,/ è da tanto che tutto questo sanno/ eppure
la loro memoria a volte le lascia per strada. [N.d.T.]
84
rose (a voce bassa): È il vecchio amore di Lucy, quello che lei ha abbandonato per il Signor Norton.
flam: Il villico rifiutato?
rose: In persona.
flam: Il suo aspetto terroso lo rivela. Ma mia cara Rose, devo parlare con voi –
devo proprio – (le cinge la vita proprio mentre vede john) Addio, Bue!
john: Addio!
flam: Buona passeggiata, Bue!
john (immobile): Grazie, anche a voi!
flam: Anche quell’altro perticone non dovrebbe stare qui.
rose: Non ci vede e non ci sente. Vi prego, lasciate che resti qui.
flam (a john): Comprenderete, Ox, mio Bue, che è mio desiderio che voi vi
ritiriate immediatamente a pascolare, o in altre parole, che voi, senza
por tempo in mezzo, vi portiate alla fattoria, o dove diavolo volete, dove
siate nel vostro elemento, e non qui tra i piedi.
john: Sì, capisco.
flam: Molto bene, allora prima farete diminuire il numero degli animali in
questo mercato, meglio sarà. Mia cara Rose (la cinge ancora una volta) –
Ve ne andate o no, Bue?
john: No.
flam: Andate via?
john: Neanche per sogno.
flam: Questa insolenza è insopportabile.
rose: Vi prego di non ferirlo. Non lo fate. Andate via, stupida creatura, se non
volete finire presto in rovina.
john: È proprio lo stesso consiglio che vorrei dare a voi, Rose; andate via, non
siate causa della vostra stessa rovina. Per quanto mi riguarda, questo è
un luogo pubblico e io ci resterò fino a quando lo riterrò opportuno.
flam (si allontana da rose e si avvicina a lui): Siete sicuro?
john: Sì.
85
rose: Santo Cielo, sapevo che prima o poi qualcuno lo avrebbe ucciso. Ne
ero certa.
john: Via quello sguardo corrucciato, non servirà a nulla se non a farmi sorridere; quanto a rabbia e insolenza vi dico solo che non mi farò intimidire da un bullo prepotente.
flam: Un prepotente?
john: Sì, prepotente è la parola giusta, o codardo se preferite.
flam: Codardo! (Afferra il suo fucile alla rovescia e fa finta di sparargli puntandogli contro l’impugnatura; edmunds si avvicina con foga e lo colpisce
con il suo bastone).
edmunds: A posto le mani, signore, o finirete per terra. Maddox, lasciate immediatamente questo posto: prendete la strada opposta e io vi seguirò. (maddox esce) Quanto a voi, signore, che per vendicare l’accusa di
codardia alzate il fucile contro un uomo disarmato, dite da parte mia
al vostro protettore, il Signor Norton, che lui e i suoi amici potrebbero
accontentarsi di far girare la testa alle ragazze della fattoria, cercando
di corrompere i loro cuori, senza insultare gratuitamente gli uomini che
loro stesse hanno ferito. Che questa sia una lezione per voi, signore; nonostante foste armato avreste avuto la peggio in una rissa senza il beneficio dell’intervento di qualcuno nel momento critico. La prossima volta
ricordate il mio consiglio e fatene buon uso. (Esce).
flam (a parte): Se Norton non vendicherà questo oltraggio avrò perso la mia
influenza su di lui. Bullo! Codardo! Se ne pentiranno.
rose (con il grembiule sugli occhi): Oh, Mr. Flam! Non posso sopportare di
pensare che voi abbiate sofferto per colpa mia.
flam (a parte): Per colpa sua! Una piccola vanità! Sofferto! Mia cara, è stata la
più buffa esperienza che mi sia mai capitata. Ecco qui, l’onorevolissimo
Sparkins Flam, il secondo giorno del mese di Settembre del 1729, dichiara molto solennemente che tutti i teatri, le sale da tè, i tavoli da gioco,
il rullo dei tamburi e le assemblee di un’intera stagione non avrebbero
potuto offrire un esempio più straordinario di squisita stramberia. L’idea
è da ammirare. Mi sono impegnato a litigare perché l’intera questione
potesse infine acquistare l’importanza di una leggiadra farfalla!
rose: Quindi non stavate litigando?
flam: Certo che no! Stavo solo recitando.
86
rose: Mio Dio, come recitate bene!
flam: Ritiriamoci in casa o dopo questo scherzo saremo sotto gli occhi di
tutti i patatoni di questo buco di villaggio! Perché esitate, Rosa di Damasco?
rose: Perché ho pensato che con tutti i teatri, le sale da tè, i tamburi e i tavoli
da gioco che frequentate a Londra vi dimenticherete presto di me.
flam (a parte): Più che probabile. (A lei) Niente paura; voi sarete sempre
Rose la bella e io sarò universalmente noto come il fedele Flam.
duetto – rose e sparkins flam
flam:
’Tis true I’m caress’d by the witty,
The envy of all the fine beaux,
The pet of the court and the city,
But still I’m the lover of Rose.
rose:
Country sweethearts, oh, how I despise!
And oh! how delighted I am
To think that I shine in the eyes
Of the elegant – sweet –Mr. Flam.
flam:
Allow me. (Si offre di baciarla)
rose:
Pray don’t be so bold, sir. (La bacia)
flam:
What sweets on that honey’d lip hang!
rose:
Your presumption, I know, I should scold, sir,
But I really can’t scold Mr. Flam.
entrambi:
Then let us be happy together,
Content with the world as it goes,
An unchangeable couple for ever,
Mr. Flam and his beautiful Rose.7
7
flam: Mi circondo di intelligentoni/ sono l’invidia di tutti i damerini/ vivo a corte ed in
città/ ma sono anche l’amante di Rose.
87
Escono.
SCENA TERZA – La cucina della fattoria. Un tavolo e delle sedie.
Entrano il vecchio benson e martin.
benson: Ebbene Stokes, ora avete l’opportunità che avete desiderato, siamo
soli e io sono pronto ad ascoltare le informazioni che volevate comunicarmi privatamente.
martin: Esatto; – avete detto informazioni, mi pare.
benson: Voi avete detto informazioni, se non mi sbaglio.
martin: Proprio così, esattamente; ho detto informazioni. Certo che ho detto informazioni, perché dovrei negarlo?
benson: Non vedo alcuna necessità di farlo, certamente. Vi prego di procedere.
martin: Perché, vedete, mio caro Mr. Benson, il fatto è – non volete sedervi?
Vi prego, sedetevi (porta due sedie; si siedono). Ecco, vediamo – dove ero
rimasto?
benson: Stavate per cominciare, penso.
martin: Oh – ah! – dunque, sì; – non avevo cominciato, vero?
benson: No, no! Vi prego di cominciare di nuovo, se non lo avevate fatto.
martin: Allora, dunque, quello che devo darvi non è tanto un’informazione
quanto piuttosto un consiglio, un suggerimento, un indizio o qualcosa
del genere; e riguarda – eh? – (molto misteriosamente).
benson: Cosa?
rose: Cuoricini del villaggio, vi disprezzo/ come sono felice di pensare/ che mi specchio
negli occhi/ dell’elegante, dolcissimo Mr. Flam!
flam: Permettetemi.
rose: Non osate troppo, signore.
flam: Le vostre labbra sono come il miele!
rose: Dovrei rampognarvi per la vostra presunzione, signore,/ ma non posso sgridare Mr.
Flam.
entrambi: Siamo dunque felici insieme/ felici per come vanno le cose,/ una coppia immortale ed eterna,/ Sparkins Flam e la sua bella Rose. [N.d.T.]
88
martin: Sì (annuisce). Non pensate che ci sia qualcosa che non va da queste
parti?
benson: Dove?
martin: In zona.
benson: Quale zona? Parlate più chiaramente, signore.
martin: Voi sapete che sono amico della vostra famiglia. Sapete che vi considero un amico particolare. Sapete anche quanto mi stia a cuore impedire
che le cose non vadano a dovere.
benson: Molto bene (bruscamente)!
martin: Vedo che capite le mie parole, è chiaro: non c’è bisogno che voi siate
sempre così attivo e spumeggiante, perché questo fa innervosire le persone. Non pensate, ditemi, non pensate che le malelingue potrebbero
dire – non arrabbiatevi, sapete, perché se voi non foste un così caro amico di famiglia, io non ne farei menzione; – non pensate dunque che le
malelingue potrebbero pensare che ci sia qualcosa di poco chiaro nella
frequenza delle visite del signor Padrone da queste parti?
benson (furiosamente): Cosa?
martin (a parte): Eccolo che riparte!
benson: Chi osa gettare delle ombre sulla mia bambina?
martin: È proprio quello che dico! Chi osa? Vorrei proprio vederlo in faccia!
benson: Siete voi?
martin: Io? Ma benedetto uomo, no, per nessuna ragione al mondo! Suvvia,
questa è buona, io riferisco solo quello che altri dicono, niente di più.
benson: E quali sarebbero le favole di cui questi ridicoli fannulloni discutono allegramente tra loro, senza curarsi di chi c’è intorno? Basta solo che
non arrivino alle orecchie del vecchio, la cui cecità – la cecità di un padre
affettuoso – è oggetto di grande e malevolo dileggio. Chi sono dunque
questi ciarlatani?
martin: Povero me, Mr. Benson, mi tenete in uno stato di continua agitazione.
benson: Parlate chiaro, cosa dicono dunque?
martin: Quello che dicono non è del tutto sbagliato forse, non vi arrabbiate
ora – tra le strane coincidenze che qualche volta accadono, sapete, tutte
89
le volte che voi uscite di casa arrivano il signor Padrone e il suo amico;
Miss Lucy e Miss Rose fanno delle lunghe passeggiate ogni giorno e sempre incontrano gli stessi gentiluomini e loro le accompagnano a casa;
dopo che voi vi siete ritirato nelle vostre stanze la sera, il Padrone e Mr.
Sparkins Flam sono stati visti gironzolare nelle strade e nei campi qui
intorno, e una delle vetrate della casa è sempre aperta a quelle ore.
benson: È tutto?
martin: Sì, sì, è tutto.
benson: Null’altro?
martin: Come?
benson: Null’altro?
martin: C’è qualcos’altro, ma so bene che comincerete ad agitarvi se ne parlo.
benson: No, no, adesso voglio che mi diciate tutto.
martin: Ebbene, dicono di aver sentito il signor Padrone vantarsi di avere
una grande influenza su Lucy – dice che se lui lo domandasse lei lascerebbe suo padre e la sua casa e lo seguirebbe in capo al mondo.
benson: Bugiardi! Lei è una creatura innocente! La sua anima non ha macchie e la sua mente è pura. Mentono! Non credo a una parola di quello
che dicono. Sono pazzi? Pensano che io stia qui docile come un agnellino ad osservare le disgrazie di mia figlia? Santo Cielo! Ma lo sanno di
cosa è fatto il cuore di un padre?
martin: Mio caro Mr. Benson, se voi –
benson: Questa rozza e brutale vanteria deve essere ritirata. (Se ne va. martin lo ferma).
martin: Mio caro Mr. Benson, lo sapete che non può essere vero, signore –
benson (lottando): Lasciatemi andare, Martin. Vero o non vero la voce è ormai di pubblico dominio, e la mia reputazione è rovinata. Sarà lui in persona a darmene conto. (Si libera ed esce).
martin (solo): C’è decisamente qualcosa che non va. Ecco un altro amico
furibondo.
Entra il giovane benson, va di fretta.
90
martin: Mio caro amico, come –
giovane benson: Dov’è Lucy?
martin: Non lo so, potrebbe essere uscita con il Padrone.
giovane benson: Il Padrone!
martin: Certo! Lei esce spesso con il Padrone. È gradevole andare a spasso
con il Padrone; – Regola capitale, no?
giovane benson: Dov’è mio padre?
martin: Parola mia non sono in grado di soddisfare la vostra curiosità al
riguardo. Quello che so è che è sgattaiolato dalla stanza in modo assai
tempestoso e turbolento per un uomo della sua età, solo qualche secondo prima che voi arrivaste. Ma che vi succede? Sembrate alterato. Niente
di sospetto, no?
giovane benson (a parte): Questa storia di Edmunds e dello strano atteggiamento di Lucy verso di lui conferma i miei peggiori timori. Dov’è il
Signor Norton?
Entra il Padrone, il signor norton.
norton: Il Signor Norton è qui, qualcuno vuole vederlo?
martin: Certo che siete qui: chi vuole vederlo?
giovane benson: Io.
martin: Io no. Arrivederci amico! Buona serata, Signor Norton! (A parte) Succederà qualcosa tra poco e non sarà piacevole. (Esce).
norton: Un campione di fierezza, certo! La famiglia ha dei sospetti e non
c’è tempo da perdere: la ragazza deve essere allontanata questa sera se è
possibile. Con l’assistenza di Flam potrà essere allontanata rapidamente da questi corteggiatori di campagna. Con distacco potrei dire che il
pensiero dell’infelicità che potrei infliggere al vecchio fa apparire la mia
condotta meschina e disonorevole ai miei stessi occhi. Pfui! Centinaia di
persone hanno fatto le stesse cose prima di me e sono stati considerati
come blasonati uomini d’onore. L’onore in questi casi non è altro che
menzogna! Una parola vana. L’onore! C’è molto da imparare dall’antica
saggezza; e la leggenda del vecchio e del bambino parla per tutte.
91
canzone - norton
The child and the old man sat alone
In the quiet peaceful shade
Of the old green boughs, that had richly grown
In the deep thick forest glade.
It was a soft and pleasant sound,
That rustling of the oak;
And the gentle breeze play’d lightly round,
As thus the fair boy spoke: –
“Dear father, what can honour be,
Of which I hear men rave?
Field, cell and cloister, land and sea,
The tempest and the grave: –
It lives in all, ’tis sought in each,
’Tis never heard or seen:
Now tell me, father, I beseech,
What can this honour mean?”
“It is a name, – a name, my child, –
It lived in other days,
When men were rude, their passions wild,
Their sport, thick battle-frays.
When in armour bright, the warrior bold,
Knelt to his lady’s eyes:
Beneath the abbey-pavement old
That warrior’s dust now lies.
“The iron hearts of that old day
Have moulder’d in the grave;
And chivalry has pass’d away,
With knights so true and brave;
The honour, which to them was life,
Throbs in no bosom now;
It only gilds the gambler’s strife,
Or decks the worthless vow”.8
8
Un vecchio e un bambino sedevano solitari/ nella pace dell’ombra/ tra fitti arbusti rigogliosi/ nel cuore della radura profonda./ Il suono dolce delle foglie di quercia/ accarezzava
l’orecchio/ e la brezza gentile giocava d’intorno/ quando il bambino parlò:
“Caro padre, cosa sarà mai quell’onore/ di cui sento gli uomini vaneggiare?/ Campo, cella
e chiostro, terra e mare,/ tempesta e morte:/ è dentro di noi, tutti lo inseguiamo,/ non si può
sentire, né vedere./ Ora ditemi, padre, vi imploro/ cosa significa la parola onore?”
92
Entra lucy.
norton: Lucy, mia cara Lucy.
lucy: Vi prego di non restare qui, signore! Sarete bersaglio di insulti e attacchi! Edmunds e mio fratello sono tornati infuriati per qualcosa che
è accaduto a mia cugina Rose. Fatelo per me. Vi prego, Signor Norton,
risparmiatemi la pena di vedere quello che accadrà se vi troveranno qui.
Non avete idea di quello che ho già dovuto sopportare.
norton: Per voi questo ed altro, Lucy. Ma ditemi, perché dovrei lasciarvi sola
ad affrontare ciò da cui mi volete proteggere?
lucy: Io lo posso sopportare, signore. Me lo merito proprio!
norton: Ve lo meritate? Non vi rendete giustizia, Lucy. Proprio no! Lasciate
che vi porti via da una casa che non vi offre altro che pena. Lasciate che
vi offra un titolo che faccia di voi la signora di queste terre. Sono ai vostri
piedi. (Si inginocchia e prende la sua mano).
Entra flam.
norton (si solleva): Flam, voi qui?
flam (a parte): Parola mia! Pensavo che le cose andassero bene da queste
parti, ma in realtà sotto sotto ci stanno dando del filo da torcere.
norton: Lucy, solo una parola da voi. Io comprenderò comunque la vostra
decisione.
lucy: Io, io non posso non considerare il senso di disagio che mi causa la
grande differenza sociale tra voi e me.
norton: Differenza? Ma è capitato centinaia di volte!
lucy: Davvero!
norton: Lo sanno tutti, non è vero Flam?
“È una parola, – una parola, figlio mio – / usata nel tempo che fu/ da uomini forti e con
passioni vere,/ risse e battaglie i loro passatempi,/ il rude guerriero con la lucente armatura/ si
inchinava allor davanti alla sua dama,/ sotto il pavimento dell’abbazia riposa ora/ la polvere di
quel vecchio guerriero.
Cuori di ferro del tempo che fu,/ forgiati dalla morte./ Non più cavalieri coraggiosi e fedeli;/ finita è la stirpe così;/ l’onore che per loro era vita/ non fa più battere i cuori,/ gli sforzi vani
dell’imbroglione fa belli/ e i suoi giuramenti senza valore”. [N.d.T.]
93
flam: Senza alcun dubbio. (A parte) E comunque non ho ancora capito esattamente di cosa stanno parlando.
norton: Un mio parente, un uomo di alto lignaggio, corteggiava una ragazza
molto inferiore di rango, ma solo di quello. Per tutto il resto lei era uguale
a lui, se non superiore.
lucy: E si sono poi sposati?
flam (a parte): Dettaglio alquanto importante, nel caso in specie. Ricordo
bene.
norton: Si sono sposati, ma dopo un po’, quando il risentimento dei loro
amici per questo legame si era fatto più debole e lui è stato in grado di
riconoscerla senza che ciò causasse la rovina di entrambi.
lucy: Si sono dunque sposati in privato?
flam (a parte): Dovrei aggiungere un particolare in questo caso. Ma certo
che tutto fu organizzato alla perfezione, non è vero, Norton?
norton: Certo. Una coppia felice, vero, Flam?
flam: I più felici del mondo. Felici come (a parte) una coppia di separati.
norton: Centinaia di coppie hanno fatto lo stesso, non è vero, Flam?
flam: Senza dubbio! C’è stato il molto onorevole Augustus Frederick Charles
Thomson Camharado, e il barone tedesco Hyfenstyfenlooberhausen, ed
entrambi erano sposati (a parte) con un’altra. Per non parlare di me e
della Rosa di Damasco, che siamo un modello di fedeltà. A proposito,
l’ho persa di vista e vi sto interrompendo. (A parte a norton che si allontana) Sono venuto per dirvi che è pronta per la fuga, se le darete una bella spinta. Che io sappia Edmunds la sta rimproverando e lei lo accetterà,
finché dura la passione. (Esce).
norton: Lucy, attendo la vostra risposta. Solo una parola e sarete a mille miglia da quelli che vogliono ostacolare le vostre scelte e mettere un freno
alle vostre inclinazioni. Ma voi esitate. Forza, decidetevi. La moglie del
Padrone o quella di Edmunds?
duetto – lucy e il signor norton
norton:
In rich and lofty station shine,
Before his jealous eyes:
94
In golden splendor, lady mine,
This peasant youth despise.
lucy:
(a parte mentre il signor norton la guarda con attenzione)
Oh! It would be revenge indeed
With scorn his glance to meet.
I, I, his humble pleading heed!
I’d spurn him from my feet.
norton:
With love and rage her bosom’s torn,
And rash the choice will be;
lucy:
With love and rage my bosom’s torn,
And rash the choice will be.
norton:
From hence she quickly must be borne,
Her home, her home, she’ll flee.
lucy:
Oh! Long shall I have cause to mourn
My home, my home, for thee!9
Entra il vecchio benson.
benson: Cosa vedo? Lucy con il Signor Norton!
norton: Ascoltate bene. Un calesse e quattro cavalli veloci, alla guida un
amico fidato, aspetteranno sulla via principale, all’angolo di Elm Tree
Avenue, stanotte alle dieci. Vi porteranno al sicuro prima che faccia giorno.
9
norton: Nella sua nobile postura splende/ davanti agli occhi gelosi,/ nello splendore
dorato è la mia signora/ e il giovane contadino lo disprezza.
lucy: Sarebbe davvero una vendetta/ con disprezzo incrociare il suo sguardo,/ lo scaccerei
lontano da me, /io, proprio io, umile chiedendo attenzione.
norton: Con amore e con rabbia, che le strappano il cuore,/ sconsiderata sarà la sua
scelta.
lucy: Con amore e con rabbia, che mi strappano il cuore,/ sconsiderata sarà la mia scelta.
norton: Presto deve essere portata via da qui./ Via, via dalla sua casa!
lucy: A lungo avrò motivo di piangere,/ di piangere la mia casa per te. [N.d.T.]
95
lucy: Che durezza d’animo; – si vendicherà di certo. Ma chi pensa a mio
padre, al mio povero padre?
norton: Vostro padre vede Edmunds con maggior favore; e fino a quando
penserà che ci sia una speranza che voi siate sua non vi permetterà di
comunicare con me. Nella vostra attuale posizione siete solo un ostacolo alla sua ricchezza e ai suoi progressi in società. Quando sarete mia
moglie in quattro e quattro otto sarete il suo orgoglio, il suo vanto e il suo
sostegno.
Viene avanti il vecchio benson.
benson: È una menzogna, una vile menzogna! – (lucy piange e si getta ai
suoi piedi) Mio orgoglio! Mio vanto! Sarebbe la mia disgrazia, la mia vergogna, bandita dalla casa del padre e dal mondo intero. Aiutatemi! Sostenetemi con l’oro che certo si nasconde nella sua infame colpa! Che il
cielo mi aiuti, è per questo oro che io l’ho amata.
lucy (si stringe a lui): Padre! – caro, caro padre!
norton: Ascoltatemi bene, Benson. State calmo.
benson: Calmo! – Sapete che la venero dall’infanzia, immaginando di vedere
nella sua giovane mente le virtù di una madre per la quale il tormento
di questo momento sarebbe stato peggiore della stessa morte! Calmo!
Voi sapete che ho un cuore e un’anima o credete forse che perché non
appartengo al vostro stesso rango io sia un essere umano diverso da voi
e che Madre Natura mi abbia privato di pensiero e sentimento? Calmo!
Voi capite che sono il padre di quella ragazza?
norton: Se anche non volete ascoltarmi, Benson, almeno non privatemi
della possibilità di riparare ai miei errori con un racconto frettoloso dei
fatti.
benson: Riparare! Dovreste essere grato, signore, per la presa che lei ha su di
me. Denaro! Se lei fosse in punto di morte e la più vile delle vostre monete potesse ridarle la vita o la salute, prima di lasciarmela strappare dalla
vostra mano la butterei in strada e la lascerei morire io stesso.
norton: Benson, una parola.
benson: Vi avviso, signore. Non una parola. Sono vecchio ma non so fin dove
potrebbe condurmi la passione.
96
norton: Queste sono parole nobili per un contadino, Benson!
benson: Sì, signore; un contadino, uno di quegli uomini dai quali voi e i vostri amici dipendete per il denaro che sperperate in ozio e dissolutezza.
Un contadino, signore! Non mi interessa il nobile lignaggio dei vostri avi,
esso è il frutto della fatica dei miei antenati. Venite qui, amici e vicini!
(Entrano e si affollano sul palcoscenico rose, maddox, stokes e tutto il
vicinato). Sentite questa! Il vostro padrone, un nobile gentiluomo, entra
nella casa dei suoi umili contadini e attenta alla virtù delle loro figlie!
Entrano il giovane benson e george edmunds.
giovane benson: Cosa sento! (Corre verso norton, stokes si mette in mezzo).
martin: Senti, senti! Occupati di quell’altro, John. (Lui e maddox li trattengono ai lati opposti del palcoscenico) Tenetelo stretto, John, tenetelo stretto.
Tutti fermi, c’è un bravo ragazzo qui. State indietro, signor Padrone. Lo
sapevo che c’era qualcosa che non andava – pronti ad intervenire al momento giusto, – Regola capitale n° 1.
Entra flam e si mette vicino a norton.
norton: Tormentato, esasperato! Benson, ma siete impazzito? Nelle ultime
ore il mio amico è stato attaccato e insultato, proprio sulla vostra terra,
da uno dei vostri uomini, e il giovane Edmunds era presente. Anche io
sono stato minacciato e insultato alla presenza dei miei affittuari e dei
lavoranti. State attento a non tirare troppo la corda. Ricordate che la concessione di questa fattoria della durata di settanta anni, che vostro padre
ebbe dal mio, scade domani; e che io ho il potere di non rinnovarla. Ancora una volta vi domando: siete pazzo?
benson: Lasciate questa casa, villano!
norton: Villano! Lasciate voi la mia casa, allora. Questa fattoria mi appartiene e voi ve ne andrete prima che il sole sorga domani. (benson sprofonda
in una sedia al centro e si copre il volto con le mani).
sestetto e coro
lucy, rose, edmunds, norton, flam, il giovane benson e il coro
giovane benson:
Turn him from the farm! From his home will you cast
97
The old man who has till’d it for years?
Every tree, every flower, is link’d with the past,
And a friend of his childhood appears.
Turn him from the farm! O’er its grassy hillside.
A gay boy he once loved to range;
His boyhood has fled, and its dear friends are dead,
But these meadows have never known change.
edmunds:
Oppressor, hear me.
lucy:
On my knees I implore.
norton:
I command it, and you will obey.
rose:
Rise, dear Lucy, rise; you shall not kneel before
The tyrant who drives us away.
norton:
Your sorrows are useless, your prayers are in vain;
I command it and you will begone.
I’ll hear no more.
edmunds:
No, they shall not beg again,
Of a man whom I view with deep scorn.
flam:
Do not yeld.
giovane benson, norton, lucy, rose:
Leave the farm!
edmunds:
Your power I despise.
norton:
And your threats, boy, I disregard too.
flam:
Do not yeld.
98
giovane benson, norton, lucy, rose:
Leave the farm!
rose:
If he leaves it, he dies.
edmunds:
This base act, proud man, you shall rue.
giovane benson:
Turn him from the farm! From his home will you cast
The old man who has till’d it for years?
Every tree, every flower, is linked with the past,
And a friend of his childhood appears!
norton:
Yes, yes, leave the farm! From his home I will cast,
The old man who has till’d it for years;
Though each tree and flower is link’d with the past,
And a friend of his childhood appears.
coro:
He has turn’d from his farm, from his home he has cast
The old man who has till’d it for years;
Though each tree and flower is link’d with the past,
And a friend of his childhood appears.10
10
giovane benson: Allontanato dalla fattoria! Da questa casa avete scacciato/ l’uomo che vi
ha lavorato per anni!/ Ogni albero, ogni fiore è legato al suo passato,/ come un amico d’infanzia./ Allontanato dalla fattoria! Sull’erbosa collina/ allegro il ragazzo correva nel tempo che fu,/
la gioventù è passata, gli amici non ci sono più,/ ma quei prati non cambieranno mai.
edmunds: Ascoltate! Oppressore!
lucy: In ginocchio io vi imploro!
norton: Io do gli ordini, e voi obbedite.
rose: In piedi, Lucy, in piedi. Non inginocchiarti/ davanti al tiranno che ci caccia.
norton: Inutile è il vostro dolore, vane le vostre preghiere;/ io do gli ordini e voi andate
via./ Non più parole!
edmunds: Non imploreranno più un uomo che io disprezzo.
flam: Non cedete.
giovane benson, norton, lucy, rose: Lasciate questa fattoria!
edmunds: Disprezzo il vostro potere.
norton: Ed io disprezzo le vostre minacce, ragazzo!
flam: Non cedete!
giovane benson, norton, lucy, rose: Lasciate la fattoria!
rose: Morirà se la lascia.
edmunds: Vi pentirete di questo gesto vile, un giorno!
giovane benson: Allontanato dalla fattoria! Da questa casa avete scacciato/ l’uomo che vi ha
lavorato per anni?/ Ogni albero, ogni fiore è legato al suo passato,/ come un amico d’infanzia.
norton: Che lasci la fattoria! Da questa casa caccerò via/ l’uomo che vi ha lavorato per
anni./ Anche se ogni albero, ogni fiore è legato al suo passato,/ come un amico d’infanzia.
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ATTO II
SCENA PRIMA – Un appartamento nel palazzo. Un tavolo apparecchiato per
il tè. Un domestico in livrea sistema la tavola. flam in veste da camera e pantofole è adagiato sul divano.
flam: Il vostro padrone, il Signor Norton, si è già levato?
domestico: Sì, signore. Scenderà tra poco.
flam: Lettere da Londra?
domestico: Una per Vostra Signoria. L’hanno portata per voi dal paese.
flam: Datemela subito, testa di legno. (Il domestico gliela porge ed esce). Non
mi sono mai piaciute le lettere ufficiali con i timbri di ceralacca, sono
sempre notizie sgradevoli. Si può capire il carattere di un uomo dalla sua
scrittura! Contro ogni pronostico sono in grado di capire il contenuto di
una lettera dal modo in cui è confezionata. E questa, a parer mio, è una
lettera dall’aspetto decisamente ostile. Vediamo un po’ – “King’s Bench
Walk – 1 Settembre 1729. Gentile Signore, il mio cliente, Mr. Edward
Montague, mi ha dato mandato di richiedervi – (solita storia immagino,
pagamento immediato – di che si tratta?) – la restituzione della somma
di duecentocinquanta sterline perse al gioco dal proprio figlio; e di rendervi edotto che se il denaro non sarà immediatamente fatto pervenire
al mio ufficio come specificato, le circostanze della transazione saranno
immediatamente rese pubbliche, e il metodo disonesto e fraudolento
con il quale avete sottratto denaro al giovane sarà reso noto a tutti.
Il Vostro obbedientissimo John Ellis”.
Diavolo! Chi crederà ora che il gesto insignificante di truccare dei dadi
possa influenzare il destino di un uomo! Cosa devo fare? Se per un abile
colpo del destino io riuscissi ad entrare nelle grazie di Norton e ottenere
qualche ritorno in cambio dei servizi resi, – per il lavoro e la fatica, come
direbbe il mio obbedientissimo John Ellis, – direi che potrei riuscire a
non affogare. Ho trovato! Gli farò una bella sorpresa. Porterò via questa ragazza per lui e lui non saprà nulla dell’impresa fino a quando non
l’avrò portata a termine, o almeno fino a quando la ragazza non sarà in
fuga. Sono stato ben ricompensato in passato per simili servigi e posso
coro: Ha cacciato dalla sua fattoria, da questa casa ha cacciato/ l’uomo che vi ha lavorato
per anni./ Anche se ogni albero, ogni fiore è legato al suo passato/ come un amico d’infanzia.
[N.d.T.]
100
dunque fare affidamento sulla sua gratitudine in questa occasione. Eccolo. (Mette via la lettera).
Entra il signor norton.
norton (si siede a tavola): È giunta da parte di Benson qualche richiesta di
permesso per restare?
flam: Nessuna.
norton: Mi dispiace molto, anche se ammiro l’animo indipendente del vecchio. Mi dispiace. Anche se sono io che mi sono comportato male, preferirei che fosse lui a fare la prima mossa.
flam: La prima mossa?
norton: Più rifletto sugli avvenimenti di ieri, Flam, più mi dolgo del fatto
che in un momento di esasperazione ho usato una minaccia gratuita e
fuori luogo contro il più vecchio affittuario di mio padre. È un gesto di
vigliaccheria che mi ripugna.
flam (a parte): Che moralismo da banderuola è questo!
norton: È stata una violenza non necessaria.
flam: Non necessaria! Ma certo, senza dubbio avreste potuto ugualmente raggiungere lo scopo e potete ancora. Non c’è ragione di punire il vecchio.
norton: E non lo farò. Non lascerà la fattoria, se io stesso gli chiederò di
restare.
Entra un domestico.
domestico: Due giovani donne vogliono parlare con Vostra Signoria.
Entrano lucy e rose.
norton: Lucy!
flam (a parte): La ragazza deve fuggire stanotte, oppure mi risparmierà la
fatica e io perderò il denaro.
lucy: Vostra Signoria sarà sorpreso di vedermi qui dopo gli eventi di ieri. Non
101
è stato facile per me fare questo passo ma spero che i miei migliori sentimenti alla fine abbiano prevalso sull’orgoglio e sulla debolezza. Vorrei
parlare con Vostra Signoria in privato.
flam (a parte): In privato! Sospetto di non essere particolarmente benvoluto
da queste parti. (A loro) Vi prego, permetteteci di ritirarci per qualche
momento, Rose, mia cara.
rose: Bene!
flam: Venite.
lucy: Rose rimarrà qui, l’ho fatta venire con me apposta.
flam: Santi numi! Che stranezza! Come desiderate, naturalmente, ma penso
che sarà di troppo. (A parte) Che decenza e che opportunità! Un po’ di
ritrosia aumenterà il valore del premio.
Esce flam.
lucy: Sono qui per rivolgermi ai vostri più profondi sentimenti di uomo e di
gentiluomo. Mio signore, ora che i miei occhi possono constatare l’infelicità alla quale io stessa mi sono condannata a causa della mia ingratitudine
e slealtà, vi prego non aggiungete anche il fatto di aver cacciato il mio vecchio padre dalla casa nella quale era nato e nella quale sperava di morire.
norton: State calma, Lucy; vostro padre continuerà a vivere alla fattoria; l’affitto sarà rinnovato.
lucy: Devo aggiungere ancora qualcosa che potrebbe indurre Vostra Signoria a ritirare la promessa appena fatta.
norton: Cosa volete dire, Lucy?
lucy: Oh signore, chiamatemi civetta, infida, sleale, imbrogliona, come preferite; mi merito tutto; – ma credetemi, sono sincera nella mia amarissima confessione. Debolezza e vanità mi hanno spinto a prestare orecchio
ai complimenti di Vostra Signoria e ad allontanare da me il cuore più
nobile che una donna abbia mai potuto conquistare.
norton: Solo ieri sera mi avete detto che il vostro amore per Edmunds era
svanito, che lo odiavate e lo disprezzavate.
lucy: Lo so bene, mio signore. Egli ha messo a nudo la mia colpa e mi ha mostrato la rovina che mi attendeva. Mi ha detto la verità e Vostra Signoria
me ne ha dato conferma.
102
norton (dopo una pausa): Anche l’ammissione che avete fatto, pur sorprendente e inattesa, non cambia la mia decisione. Vostro padre resterà alla
fattoria.
quartetto – lucy, rose, norton e dopo il giovane benson
norton:
Hear me, when I swear that the farm is your own
Through all changes Fortune may make;
The base charge of falsehood I never have known;
This promise I never will break.
rose e lucy:
Hear him, when he swears that the farm is our own
Through all changes Fortune may make;
The base charge of falsehood he never has known;
This promise he never will break.
Entra il giovane benson.
giovane benson:
My sister here! Lucy! Begone, I command.
norton:
To your home I restore you again.
giovane benson:
No boon I’ll accept from that treacherous hand
As the price of my sister’s fair fame.
norton:
To your home!
giovane benson (a lucy)
Hence away!
lucy:
norton:
I restore.
giovane benson:
Hence away!
Brother dear, I obey.
103
giovane benson, rose e lucy:
Let us leave.
lucy:
He swears it, dear brother.
norton:
I swear it.
giovane benson:
Away!
norton:
I swear it.
giovane benson:
You swear to deceive.
norton:
Hear me, when I swear that the farm is your own
Through all changes Fortune may make.
lucy e rose:
Hear him when he swears that the farm is our own.
Through all changes Fortune may make.
giovane benson:
Hear him swear, hear him swear, that the farm is our own
Through all changes Fortune may make.
norton:
The base charge of falsehood I never have known,
This promise I never will break.
lucy e rose:
The base charge of falsehood he never has known,
This promise he never will break.
giovane benson:
The base charge of falsehood he often has known
This promise he surely will break.11
11
norton: Ascoltate quando dico che la fattoria è vostra,/ anche se il destino cambierà il futuro;/ mai sono stato accusato di meschina falsità;/ mai infrangerò questa promessa.
rose e lucy: Ascoltate, giura che la fattoria è nostra,/ anche se il destino cambierà il futuro;/ l’accusa di falsità mai ha conosciuto;/ mai infrangerà la sua promessa.
giovane benson: Mia sorella qui! Lucy, ti ordino di andare via.
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Escono tutti. Rientra flam vestito da passeggio.
flam: L’orizzonte è sgombro finalmente. Quale che sia stata la conversazione alla quale Rose era invitata a partecipare e io no, mi dichiaro incapace
di comprendere; ma lasciamo perdere la filosofia, gli affari mi aspettano.
(Suona per chiamare un domestico). (Entra un domestico) Penna e inchiostro.
domestico: Sì, signore. (Esce).
flam (solo): Tutti gli affittuari saranno radunati qui per il ballo stasera e se
il padre della nostra Dulcinea campestre sarà di nuovo in possesso della fattoria, saranno di certo dei nostri. Sarà abbastanza facile portare la
ragazza in giardino attraverso la finestra che si affaccia sul prato. Un calesse aspetterà nella stradina di lato e amici fidati faranno scivolare un
bigliettino nelle mani di Norton, informandolo della fuga e comunicandogli il luogo in cui potrà raggiungerci. (Rientra il domestico con penna,
inchiostro, una candela e due fogli di carta; li posa sul tavolo ed esce).
Dovrei anche restituire il favore al mio amico, Mr. John Ellis, promettendogli che il denaro gli verrà consegnato nel giro di tre giorni. (Prende la
lettera dalla tasca e la posa sul tavolo). La lascio qui. Prima mi occuperò
della lettera a Norton. – “Caro Norton, poiché conosco i vostri desideri vi
norton: Vi restituisco la vostra casa.
giovane benson: Nessun beneficio accetterò dalla mano di un traditore,/ al prezzo dell’onore
della mia amata sorella.
norton: A casa!
giovane benson: Via, via di qui!
lucy: Caro fratello, obbedisco.
norton: Vi restituisco la fattoria.
giovane benson: Via di qui!
giovane benson, rose e lucy: Lasciateci andare!
lucy: Lo giura, fratello.
norton: Lo giuro.
giovane benson: Via!
norton: Lo giuro!
giovane benson: Giura di imbrogliarci!
norton: Ascoltate quando dico che la fattoria è vostra,/ anche se il destino cambierà le nostre vite.
lucy e rose: Ascoltatelo quando dice che la fattoria è nostra,/ anche se il destino cambierà
le nostre vite.
giovane benson: Ascoltatelo quando giura che la fattoria è nostra,/ anche se il destino
cambierà le nostre vite.
norton: L’accusa meschina di falsità mai ho conosciuto,/ mai infrangerò la mia promessa.
lucy e rose: L’accusa meschina di falsità mai ha conosciuto,/ mai infrangerà la sua promessa.
giovane benson: L’accusa meschina di falsità spesso ha conosciuto,/ sono certo che infrangerà la sua promessa. [N.d.T.]
105
informo che ho con me la ragazza. Non ho nulla contro di voi. Raggiungeteci non appena gli ospiti si saranno allontanati per cercarla, seguite
la giusta direzione e ci troverete a quindici miglia di distanza”. (Chiude la lettera e la ripone accanto all’altra). Ora occupiamoci di John Ellis.
Perché mai quella canaglia ha portato due fogli di carta da lettere? Va
bene così, teniamo le cose tranquille fino a domani. Quando ci saranno
meno impicci da risolvere e più denaro nelle tasche, spero. (Appallottola
la lettera che ha appena scritto e di fretta la mette in tasca, poi inserisce
nella busta quella sbagliata. Mentre la sta sigillando entra martin con
fare cauto e misterioso).
martin (guarda senza essere visto): Eccolo là che cova qualche misterioso e
diabolico inganno. Se solo potessi venire a capo dei suoi intrighi guadagnerei la mia fetta di gloria. Fortunato che sono ad essere testimone di tali
notizie e così addentro negli eventi da poter essere il primo a sapere che
lui aveva bisogno di una persona ben fidata. Tutto deriva dal fatto che parlo con tutti quelli che incontro e raccolgo tutte le informazioni che sento.
Regola capitale! Lui non può vedermi. Ahem! (Tossisce rumorosamente e
quando flam si volta annuisce con familiarità). Allora, come state?
flam: Allora come sto? Ma chi diavolo siete e cosa fate qui?
martin: Ssh!
flam: Come?
martin: Ssh! Sono il vostro uomo!
flam: Il mio uomo!
martin: Sì, l’uomo che avete richiesto a George, lo stalliere della locanda; la
persona fidata che conosce tutte le strade e sa tenere un segreto; l’uomo
che doveva darvi una mano nella faccenda che –
flam: Ssh! Ssh!
martin: Siete voi ora a chiedere silenzio, o no?
flam: Ci siamo mai visti prima d’ora?
martin: Certo che sì. Avete ammirato le mie maniere da Benson ieri, non
ricordate? Dovete ricordare Mr. Martin Stokes. Non potete averlo dimenticato. Impossibile!
flam (a parte): Un amico di Benson! Un incontro ad alto rischio. Ancora un
po’ e la nostra conversazione avrebbe potuto prendere una strana piega.
106
(A lui) Dunque voi siete Stokes, lo Stokes amico di Benson?
martin: Potete giurarci. Ha! Ha! Sapevo che non mi avreste dimenticato. Mi
chiamano il fascinoso Stokes o anche Stokes il cervellone; ma questa è
adulazione.
flam: No di certo.
martin: Sì! Per la mia vita, lo è!
flam: Allora, Mr. Stokes –
martin (a parte): Ecco il segreto.
flam: Mi spiace di avervi dato il disturbo di venire fin quassù, Mr. Stokes,
perché ho cambiato i miei piani e non mi avvarrò più dei vostri preziosi
servigi. (Va verso il tavolo).
martin (a parte): Qualcosa non va, io ci riprovo. Sicuro che non mi volete?
flam: Sicuro.
martin: Che sfortuna, proprio ora che avevo litigato con Benson –
flam: Litigato con Benson?
martin: Perché, non lo sapevate?
flam: Mai sentito. Ora che ci ripenso, Mr. Stokes, ho proprio bisogno della
vostra assistenza. Vi prego, sedetevi, Mr. Stokes.
martin: Con piacere. (Si siedono) Pensavo che aveste bisogno di me.
flam: Voi sì che siete un tipo in gamba!
martin: Non credete?
flam: Certo che sì.
martin (a parte): Ci crederesti davvero, se sapessi tutto.
flam (a parte): Cane presuntuoso!
martin (a parte): Povero diavolo!
flam: Mr. Stokes, non è necessario per un gentiluomo della vostra intelligenza che io sottolinei l’importanza della discrezione.
martin: Naturalmente no! Vedere tutto, raccontare nulla. Regola capitale –
Non la mia, a dire il vero! Procediamo.
flam: Non vi dispiacerebbe fare un piccolo scherzo a Benson, uno scherzetto innocuo?
107
martin: Certo che no. Ditemi pure.
flam: Mi fido di voi.
martin: E fate bene. Procedete.
flam: Un calesse e quattro cavalli aspetteranno al cancello del giardino che
dà sulla strada alle dieci in punto.
martin: Ma davvero? Andate avanti.
flam: Non mi interrompete, Stokes. Su quel calesse dovrete aiutarmi a sistemare in fretta e in assoluto silenzio –
martin: Sì, ditemi.
flam: Indovinate chi?
martin: Non ne ho idea.
flam: Proprio nessuna idea?
martin: No.
flam: Provate a pensarci.
martin: Come? No! – Miss –
flam: Ssh! Ssh! Avete capito tutto, vedo. Ora tacete. Non una sillaba ancora.
martin: Ma davvero volete scappare con –
flam (gli tappa la bocca): Voi mi capite. È più che abbastanza.
martin (a parte): Ha intenzione di scappare con Rose. Se io non lo avessi
scoperto, John Maddox, uno dei miei più cari amici, sarebbe diventato
matto per il dolore. (A lui) Che ne sarà di Miss Lucy quando non ci sarà
più Miss Rose?
flam: Non importa, non possiamo portarle via entrambe senza rischiare di
essere immediatamente scoperti. Incontriamoci all’angolo del viale prima
che il ballo cominci e se sarà il caso vi darò ulteriori istruzioni. Nel frattempo prendete questo (gli dà del denaro) come anticipo di quel che riceverete quando la ragazza sarà al sicuro. Ricordate, segretezza e silenzio.
martin: Segretezza e silenzio. (Esce flam) – Confidenze e due ghinee. Sono
assolutamente turbato da questo terribile segreto. Cosa posso fare? Dove
posso andare? – Da un amico, il vecchio Benson, o il giovane Benson, oppure George Edmunds? Oppure ancora – No, andrò da John Maddox e lo
108
stupirò con le mie rivelazioni. Non c’è un attimo da perdere. Sono in uno
stato di grande agitazione. Scappare con Rose! Suppongo che scapperà
con Lucy la prossima volta. Non mi stupirebbe. Scappare con Rose! Io
non l’ho mai fatto – (esce di fretta).
SCENA SECONDA – In paese, all’aperto.
norton: Ho preso la mia decisione. La ragazza mi ha aperto il suo cuore e
sarebbe più che crudele perseguitarla ancora. Cercherò Benson ed Edmunds e proverò a porre rimedio ai danni della mia follia. Ho cercato
invano la felicità nella vita dissoluta delle grandi città. La vita di campagna offre salute e allegria e questa è la vita che ho scelto per me per le
stagioni a venire.
canzone – norton
There’s charm in Spring, when everything
Is bursting from the ground;
When pleasant showers bring forth the flowers,
And all is life around.
In summer day, the fragrant hay
Most sweetly scents the breeze;
And all is still, save murmuring rill,
Or sound of humming bees.
Old Autumn come, with trusty gun
In quest of birds we roam:
Unerring aim, we mark the game,
And proudly bear it home.
A winter’s night has its delight,
Well warm’d to bed we go;
A winter’s day, we’re blithe and gay,
Snipe-shooting in the snow.
A country life without the strife
And noisy din of town,
Is all I need, I take no heed
Of splendour or renown.
109
And when I die, oh, let me lie
Where trees above me wave;
Let wild plants bloom, around my tomb,
My quiet country grave!12
Esce.
SCENA TERZA – Lo stesso cortile dell’Atto I, Scena Prima.
edmunds e maddox si incontrano.
john: Ah, George! È gentile da parte vostra venire alla fattoria oggi e darci
un’occhiata prima che ce ne andiamo per sempre. Forse mi sbaglio ora,
George, ma che io ricordi non ho mai visto le siepi così fresche, i campi
così rigogliosi e la vecchia casa più bella e comoda di oggi. È una mia
fantasia, vero?
edmunds: È un posto al quale val bene la pena di essere affezionati perché è
il più bello del mondo.
john: Ah! Voi mi leggete nei pensieri; a proposito, volevo chiedervi un consiglio che riguarda Rose. Era mia intenzione venire su apposta stamattina.
Pensate che lei abbia interesse per me, George?
edmunds (sorride): Come mai questo pensiero? Ha forse recentemente mostrato un disperato bisogno di affetto?
john: No – No – Certo che no. Ma un tempo sì, e la ragazza ha buon cuore
dopo tutto; ed è venuta in lacrime da me stamattina al prato e, in un
modo o nell’altro, il mio cuore si è commosso per lei; e – e – c’è qualcosa
12
La Primavera è una meraviglia,/ tutto rinasce dalla terra;/ la pioggia fa crescere i fiori/ e
tutto intorno è vita.
Nei giorni d’Estate l’erba fragrante/ dolcemente profuma le brezze,/ e tutto è in pace, solo
il ruscello mormora/ e le api ronzano intorno.
Ecco il vecchio Autunno, con il fidato fucile/ si aggira di prede a caccia:/ girando per i campi punta alla selvaggina/ e orgoglioso porta a casa un ricco carniere.
Anche una notte d’Inverno ha le sue gioie,/ tra le coltri calde del letto;/ allegri e felici in un
giorno d’inverno/ cacciamo i beccaccini nella neve.
La vita di campagna senza liti/ e senza il baccano della città./ È questo ciò che mi serve,/
lasciar perdere splendore e notorietà.
E quando morirò, oh!, lasciatemi riposare/ dove l’albero ondeggia al vento,/ che le piante
crescano intorno alla mia tomba,/ la mia quieta tomba di campagna! [N.d.T.].
110
di molto gradevole nei suoi modi, non è vero, George?
edmunds: Senza dubbio. Così sembra che la pensino molti altri, oltre a noi.
john: Intendete dire Mr. Flam? (edmunds annuisce) Ah! È un brutto affare.
Ma ci sono ancora delle giustificazioni per una giovane ragazza di campagna che non aveva mai visto prima un gentiluomo di città; non ci si
può aspettare che conosca bene come me e te il suo vero valore. Comunque sia, Rose è venuta al prato stamattina, mentre io ero là a guardare i
puledrini e a meditare su tutte le nostre sfortune; per prima cosa mi si è
avvicinata, poi si è fermata a poca distanza da me, poi si è allontanata e
riavvicinata ancora; e l’ho sentita piangere come se le scoppiasse il cuore; poi si è avvicinata ancora un po’ e infine ha messo una mano sul mio
braccio e mi ha guardato. Mi sono venute le lacrime agli occhi, George,
e non lo posso sopportare, perché ho pensato ai tanti giorni in cui siamo stati felici insieme, e non riesco a pensare che possa essere successo
qualcosa per cui lei abbia paura di me o io sia poco gentile con lei.
edmunds: Siete una brava persona, John, un uomo eccellente. Tornate da
lei; penso che lei abbia un ottimo carattere, ancorché celato a volte da
una infantile leggerezza; – potete tranquillamente tornare da lei – anche
se lei fosse di sentimenti meno nobili, non potrebbe mai abusare della
vostra natura gentile e del vostro affetto.
john: È questo il vostro consiglio? Qua la mano, George. (Si stringono la
mano) La conquisterò. Danzerete al nostro matrimonio, così come io
non dispero di danzare al vostro.
edmunds: Al mio! Dov’è il vecchio? Sono venuto per offrirgli la mia casa al
paese. Non ci vive nessuno ora; ha un bel giardino che a lui piacerà e
potrà essergli utile fino a quando la questione non sarà risolta.
john: È da qualche parte alla fattoria; venite con me oltre il cortile e forse
riusciremo ad incontrarlo – da questa parte.
Escono. Entra il giovane benson.
giovane benson: La parte peggiore della dura prova è ormai passata per il
vecchio. Con lui sono stato in ogni angolo di questi campi e in ogni stanza della casa. Non posso biasimarlo, né consolarlo nel suo dolore, perché
la fattoria è stato il luogo felice dei giorni della mia infanzia e della mia
adolescenza, e guardandola per l’ultima volta mi sembra di lasciare per
111
sempre un vecchio amico della giovinezza.
canzone – giovane benson
My fair home is no longer mine;
From its roof-tree I’m driven away,
Alas! Who will tend the old vine,
Which I planted in infancy’s day!
The garden, the beautiful flowers,
The oak with its branches on high,
Dear friends of my happiest hours,
Among ye, I long hoped to die.
The briar, the moss, and the bramble,
Along the green paths will run wild:
The paths where I once used to ramble,
An innocent, light-hearted child.13
Alla fine della canzone entra nel coro il vecchio benson, con lucy e
rose.
giovane benson (gli viene incontro): Venite, padre, venite!
vecchio benson: Sono pronto, ragazzo mio, non abbiamo da percorrere che
alcuni passi e il dolore acuto della partenza sarà passato. Vieni, Rose,
portate qui quell’infelice ragazza; venite!
Mentre si allontanano entra il signor norton, e i due si incontrano.
norton: Sono arrivato in tempo.
benson (al giovane benson che avanza): Harry, stai fermo. Signor Norton, se
con la vostra visita intendete farvi beffe dell’infelicità che ci avete procurato, siete senza cuore e avreste potuto risparmiarci questa offesa.
norton: Benson, non mi fate giustizia. Io vengo qui, non per prendermi gioco del vostro dolore ma per pregarvi, per supplicarvi di restare. L’affitto
13
La mia bella casetta non è più mia;/ dal suo tetto verdeggiante son cacciato via./ Ahimè!
Chi si occuperà della vecchia vite,/ che quando ero bambino ho piantato!/ Il giardino, i fiori
profumati,/ la quercia con i suoi alti rami,/ cari amici del tempo felice,/ tra di voi avevo sperato
di morire./ L’erica, il muschio e il rovo,/ la quercia con i suoi alti rami/ selvaggi occuperanno i
verdi sentieri,/ i sentieri dove un tempo correvo,/ innocente creatura senza pensieri [N.d.T.].
112
sarà rinnovato; – vi supplico di restare.
benson: Non è lasciare la casa della mia infanzia, quella che tutti amiamo,
che abbatte il mio spirito oggi. Qui, in questa vecchia casa, per oltre duecento anni hanno vissuto e sono morti i miei antenati, e i loro nomi sono
rimasti puri e senza macchia. Io sono il primo a varcare questa soglia
con il marchio dell’infamia su di me. Dio avesse voluto farmi lasciare
questo posto da morto, tanti anni fa, e che mi fosse risparmiata questa
vergogna. Voi avete colpito un vecchio nella sua debolezza, ma non con
la vostra vendetta, signore. Voi mi implorate di rimanere qui, ma io rifiuto la vostra offerta. Qui! Un padre che si arrende a colui che ha calpestato
l’onore e il buon nome della propria figlia! Non dite altro, signore. Fatemi
passare.
Entrano da dietro stokes ed edmunds.
norton: Benson, commettete una grande ingiustizia, non verso di me, ma
verso vostra figlia. Dopo la coraggiosa confessione del suo amore per
Edmunds e del disgusto per la mia proposta, la stimo troppo per poter
ferire lei o voi.
lucy: Caro padre, è tutto vero. Il nobile comportamento del Padrone verso
di me stamattina non potrà essere dimenticato, e non gli sarò mai grata
abbastanza.
benson: Grazie a Dio! Grazie a Dio! Posso rivolgere ancora a lei il mio sguardo. La mia bambina! La mia cara bambina! (La abbraccia emozionato)
Ho fatto torto a Vostra Signoria e spero che mi perdonerete. (Si stringono
la mano).
martin (corre avanti): Anche io vi ho fatto torto, e spero che mi perdonerete.
Non lasciate la fattoria, dunque? Urrà! (Un uomo che trasporta un secchio
e degli arnesi attraversa la scena) Salve, giovanotto! Fermatevi, fermatevi!
Non portate via niente altro e riportate indietro il resto. Si fermeranno
alla fattoria. Salve, amici! (Chiama tutti). Lasciate la mangiatoia e rimettete tutto a posto. Resteranno tutti alla fattoria.
Esce schiamazzando.
benson (vede edmunds): Ma come! George qui, che si allontana dal suo vec-
113
chio amico senza un saluto o una stretta di mano, proprio nel momento
in cui se li doveva aspettare! Vergogna, George, vergogna!
edmunds: La mia presenza qui è inutile! Per caso e senza intenzione ho appena sentito la dichiarazione resa da vostra figlia al Signor Norton questa
mattina.
benson: Credeteci, George. Non si può dubitare della sua veridicità.
edmunds: Certo che ci credo. Ma sono stato ferito, ridicolizzato, messo da
parte come un matto. L’onestà del mio amore è stata insultata; si è parlato del mio affetto solo per metterlo alla prova oltre ogni limite. Lucy, per
tutto questo io vi perdono. Tornate ad essere quella che eravate una volta. Potete farlo. Tornate ad essere la donna dall’animo nobile invece che
la ragazzina frivola e senza pensieri che disonora il suo nome. Fate questo e sarete di nuovo mia. Restate come siete e io non sarò mai vostro!
benson: Portatela dentro, Rose! Su, mia cara, su! (I benson e rose la conducono via lentamente).
edmunds: Signor Norton, se questo cambio di atteggiamento è sincero merita molto di più di un semplice grazie. Se invece avete finto per qualche
motivo dei vostri, le conseguenze ricadranno sulla vostra testa.
norton: Ed io sarò pronto ad affrontarle.
duetto – signor norton e edmunds
norton:
Listen, though I do not fear you,
Listen to me, ere we part.
edmunds:
List to you! Yes, I will hear you.
norton:
Yours alone is Lucy’s heart,
I swear it, by that Heaven above me.
edmunds:
What! Can I believe my ears!
Could I hope that she still loves me!
norton:
Banish all these doubts and fears,
If a love were e’er worth gaining,
114
If love were ever fond and true,
No disguise or passion feigning,
Such is her young love for you.
Listen, though I do not fear you,
Listen to me ere we part.
edmunds:
List to you! Yes, I will hear you,
Mine alone is her young heart.14
Escono uno alla volta.
SCENA QUARTA – Il viale che conduce alla casa, rischiarato dalla luce della
luna. La casa sullo sfondo è allegramente illuminata.
Entrano flam e martin.
flam: Avete la lettera che vi ho dato per il Signor Norton?
martin: Certo che sì. Eccola.
flam: Quando mi vedrete lasciare la stanza, fatela scivolare nelle mani del signor Padrone; è facile farlo senza essere individuati nella confusione delle danze. Poi mi seguirete. Avete compreso alla perfezione le istruzioni?
martin: Completamente!
flam: Non c’è niente altro che volete sapere?
martin: No, niente. Invece sì, vorrei sapere se – se –
flam: Sì, ditemi pure.
martin: Se per caso voi foste in grado di farmi avere un altro paio di ghinee
norton: Ascoltate, di voi paura non ho,/ ma qui noi ci separiamo.
edmunds: Ascoltarvi! Certo che vi ascolto.
norton: Il cuore di Lucy è solo vostro/ come è vero il cielo sopra di me.
edmunds: Come? Non credo alle mie orecchie!/ Posso sperare che lei mi ami ancora?
norton: Allontanate i dubbi e le paure,/ se un amore è degno di questo nome,/ se è amore
vero e sincero/ passione non finge e non si maschera./ E questo è il suo amore per voi!/ Ascoltate, anche se di voi paura non ho,/ ascoltate, qui noi ci separiamo.
edmunds: Vi ascolto! Sì che vi ascolto./ Solo mio è il suo giovane cuore [N.d.T.].
14
115
prima di andare via. Pagamento anticipato – Regola capitale. E se non
potete forse non mi pagherete per nulla, sapete. (A parte) Dato che non
intendo andare, è assai probabile.
flam: Siete un tipo eccezionale, Stokes, un gran conversatore davvero. Ma
quando scendete nei dettagli diventate eccessivamente prosaico. Su alcuni argomenti, i soldi per esempio, mostrate acute intuizioni e sembrate disposto a dilungarvi su di esse. Dovreste liberarvi di questa abitudine,
datemi retta. Arrivederci, Stokes; avrete il doppio delle due ghinee che
chiedete quando il viaggio si sarà concluso. Ricordate. Ci vediamo alle
dieci. (flam esce).
martin: Le dieci in punto! State certo che non dimentico. E adesso riveliamo
la terribile scoperta al mio amico John Maddox. Passerà da questa parte
sulla via del ballo. Eccoli che arrivano, – non lo vedo però. (Gruppi di
uomini e donne del villaggio con mantelli attraversano la scena sulla via
del ballo) Come va, Tom? E voi, Will?
abitanti: E voi, Mastro Stokes?
martin (stringe la mano a tutti): Come va, Susan? Cary, la mia prima ragazza,
baciare sempre la prima ragazza, – Regola capitale. (La bacia). Arrivederci, ci vediamo al ballo.
abitanti: Ma certo, Mastro Stokes! (Escono).
martin: Non tra loro (altri attraversano la scena), e neanche tra loro. Eccolo
che arriva: – e Rose è con lui – piccola vittima innocente, ignara dell’atroce disegno contro di lei!
Entrano maddox e rose a braccetto.
john: Ha! Ha! Ha! Questa sì che era buona, eh? Peccato non avervi incontrato
un minuto fa. Ho raccontato una barzelletta con i fiocchi. Avreste riso a
crepapelle!
martin (con fare misterioso allontana maddox da rose e bisbiglia): Vi devo
parlare.
john (bisbiglia): Di che si tratta?
rose: Non state a bisbigliare in disparte, John. Se avete qualcosa da dire a Mr.
Stokes, parlate davanti a me.
116
john (la prende per un braccio): Ah, sì! Davanti a lei! Non vi preoccupate,
Martin, lei diventerà mia moglie, sapete, e presto ci dovremo dire tutto,
non è vero, Rose?
rose: Proprio così. Perché non parlate, Mr. Stokes? Suppongo sia la vecchia
storia – c’è qualcosa che non va?
martin: Qualcosa che non va! Penso proprio di sì. E voi non sapete di cosa
si tratta, altrimenti non sareste così allegri. Ciò che vi devo dire – non
abbiate paura, Miss Rose – ha a che fare con – non vi allarmate, Mastro
Maddox.
john: Io non mi allarmo; voi mi allarmate. Avanti, parlate.
rose: Suvvia, parlate, no?
martin: Si tratta di Mr. Flam.
john (lascia il braccio di rose): Mr. Flam!
martin: Ssh! E di Miss Rose.
rose: Di me! Di me e di Mr. Flam!
martin: Alle dieci di questa sera – non abbiate paura, Miss – Mr. Flam intenderebbe scappare in segreto su un tiro a quattro e portare via con sé,
contro la sua volontà, Miss Rose.
rose: Me! Oh! (Con un grido cade tra le braccia di maddox).
john: Sfregatele le mani, Martin, sta per svenire.
martin: Poco male! Meglio uno svenimento che un tiro a quattro.
rose (riprende i sensi): Oh, John, non lasciatemi andare!
john: Lasciarvi andare! Neanche se vedessi l’intero palazzo in fiamme.
rose: Tenetemi stretta, John.
john: Vi terrò stretta, contateci!
rose: Venite dall’altra parte, Mr. Stokes: prendete il mio braccio e tenetemi
stretta, Mr. Stokes.
martin: Non abbiate paura, mi occuperò io di voi. (La prende per un braccio).
rose: Oh! Mr. Stokes.
117
martin: Proprio così! Non c’è niente che non va, no?
rose: Oh, Mr. Stokes, vi prego, perdonatemi per aver dubitato che ci fosse –
Oh, che situazione terribile! Che ne sarà di me?
martin: Parola mia, non lo so. Penso che sarebbe stato meglio chiuderla in
qualche posto sotto terra, non è vero, John? O lasciarla – supponiamo
di avere le chiavi della cripta di famiglia – chiusa là dentro per un’ora o
due.
john: Grande idea!
rose: Oh, Signore! Sicuramente potremmo trovare un luogo più gradevole,
John.
martin: Ho trovato. La porterò via io.
entrambi: Tu?
martin: Io – non abbiate paura – me ne occuperò io. Voi danzerete con lei
per tutta la serata e io mi terrò nei pressi. Se qualcuno proverà a portarla
via, lo metterete a terra e io vi aiuterò.
john: Ecco il piano. Coraggio, allora.
rose: Ho paura! Tenetemi stretta, Mr. Stokes. Non lasciatemi andare, John!
Escono parlando. Entra lucy.
lucy: Crapuloni festaioli! Come li invidio! Come è triste la mia situazione –
con il cuore triste, obbligata a partecipare ad una festa alla quale l’unica
persona che vorrei incontrare davvero non verrà. Ma non mi lamento.
Vedrà che sarò degna di lui una volta per tutte. Ho aspettato tanto guardando le ombre della sera intorno a me che non posso sopportare di
scambiare la bellezza di quella scena con il chiasso e le luci di una sala
affollata.
canzone – lucy
How beautiful at even-tide
To see the twilight shadows pale,
Steal o’er the landscape, far and wide,
O’er stream and meadow, mound and dale.
How soft is Nature’s calm repose
When evening skies their cool dews weep:
118
The gentlest wind more gently blows,
As if to soothe her in her sleep!
The gay morn breaks,
Mists roll away,
All Nature awakes
To glorious day.
In my breast alone
Dark shadows remain;
The peace it has known
It can never regain.15
ULTIMA SCENA – Una grande sala da ballo, tante luci. Una finestra sullo sfondo dalla quale si vede un paesaggio illuminato dalla luna. Una folla
di persone della campagna. – Il signor norton, flam, i benson, lucy, rose,
martin e maddox.
norton: Benvenuti, amici, siate tutti i benvenuti! Venite, si formino le coppie
e si dia inizio alle danze.
flam (a lucy): Mi concedete questo ballo?
lucy: Vi prego di scusarmi, signore; sto poco bene. La mia testa duole per i
tanti pensieri. Mi metterei volentieri a sedere vicino alla finestra sul giardino per godere della fresca brezza della sera. (Va verso il fondo della
scena e lui la segue).
john (a parte): State con me, Martin. È andato a dar ordini per il calesse,
forse.
rose: Oh! Vi prego, non lasciate che mi portino via, Mr. Stokes.
martin: Niente paura – niente paura. Flam se n’è andato. Tra un attimo darò
il biglietto al Signor Norton.
norton: E ora – che le danze abbiano inizio.
15
Come è bello al tempo della sera/ veder le pallide ombre del crepuscolo/ sul paesaggio
furtive calare,/ e ricoprire ruscelli e campi, colline e valli./ Come è dolce il quieto sonno della
Natura/ quando la sera piange lacrime fredde di rugiada:/ i venti leggeri soffiano con più gentilezza/ per accarezzarla nel sonno!/ Ecco l’allegro mattino,/ la nebbia si alza,/ la natura tutta si
risveglia/ alla gloria del giorno./ Solo nel mio cuore/ restano ombre scure;/ la pace di un tempo/
non potrà più tornare [N.d.T.].
119
una danza popolare
martin e maddox nel tentativo di tenersi vicini a rose creano una gran
confusione. Mentre norton osserva una coppia che balla, martin gli si
avvicina alle spalle, lascia scivolare una lettera tra le sue mani e riprende
il suo posto. norton si guarda intorno come per cercare la persona che
gliel’ha consegnata; poiché non ci riesce la ripone e si ritira tra la folla dei
ballerini. Improvvisamente si sente un forte grido e le danze si fermano.
Grande confusione. martin e maddox tengono fermamente rose.
norton: Che cosa è successo? Da dove proveniva quell’urlo?
diverse voci: Dal giardino, dal giardino!
edmunds (da fuori): Sollevatelo e portatelo qui. Lucy, cara Lucy!
benson: Lucy! Bambina mia! (Attraversa il palcoscenico ed esce nel giardino).
martin: La sua bambina! Dannazione! Non possono averne una e allora
scappano con l’altra. Qui ci deve essere un errore! Lasciate che vada,
Rose. Venite, John, andiamo, andiamo!
Mentre corrono verso la finestra, edmunds appare, senza cappello e con
i vestiti in disordine, con lucy tra le braccia. La consegna a suo padre e a
rose.
rose: Lucy, mia cara Lucy, guardatemi!
benson: È ferita, George? La povera ragazza è ferita?
edmuns: No, è solo terrorizzata, ma si riprenderà al più presto. Vedete! Sta già
meglio. (lucy gradualmente si riprende mentre flam, con i vestiti strappati e il volto alterato, è condotto in scena da maddox e martin).
benson: Signor Norton, stavamo per assistere a un gesto meschino e a uno
spergiuro.
norton (a flam): Furfante, questa è opera tua!
flam (a parte, a norton): Esatto, Norton, tenete la parte!
norton: Non rivolgetevi a me con quella odiosa confidenza, disgraziato!
120
flam: Non avrete davvero intenzione di denunciarmi?
norton: Da questo istante!
flam: Davvero? E allora ve ne assumerete le conseguenze.
norton: Benson, Edmunds, amici. Dichiaro solennemente a tutti voi di non
avere alcuna parte in questo disgraziatissimo oltraggio. È stato perpetrato interamente da questo furfante e senza che io ne fossi a conoscenza.
flam: È falso; è stato fatto con il suo consenso. Ha nelle tasche in questo momento una mia lettera che lo informa delle mie intenzioni.
tutti: Una lettera!
norton: Una lettera è stata fatta scivolare nelle mie mani cinque minuti fa,
ma mi informava non delle intenzioni di costui, bensì del suo carattere
disonesto e disgraziato, che mi era completamente sconosciuto. (A flam)
Riconoscete questa scrittura, signore? (Gli mostra la lettera).
flam: La lettera per Ellis! (Cerca nelle sue tasche e ne mostra un’altra) Io devo
– che asino sono stato! Gli ho dato la lettera sbagliata.
norton: Lascerete questa casa all’istante; questo tetto non vi ospiterà mai
più. Prendete questo e andate! (Gli lancia un sacchetto di monete).
flam (lo afferra): Suppongo che voi pensiate di essere stato generoso, eh?
Avrei potuto guadagnare il doppio a Londra, Norton, davvero. E che dire
del tempo che ho sprecato con questi zoticoni. Il doppio del prezzo sarebbe comunque stata una paga miserabile. Vi saluto, Norton! Addio,
zappatori. (Esce).
norton: Edmunds, avete salvato la vostra futura moglie da una brutale violenza; la proteggerete da situazioni simili in futuro?
edmunds: Anche se volessi, sento, ora che l’ho protetta, che non potrei non
continuare a farlo.
norton: E allora prendete lei e la vecchia fattoria, che da oggi vi appartiene.
Non manderete via il vecchio Benson, voglio sperare?
edmunds (stringe la mano a benson): Non credo che ci siano delle possibilità di litigio sull’argomento, e con gratitudine rendiamo omaggio alla
generosità di Vostra Signoria. Maddox!
john: Salve!
edmunds: Ora non desidero più la casa e il giardino di cui si parlava stamat-
121
tina. Prenderò il buon esempio: lo concederò a vostra moglie come dote
per il matrimonio.
rose: Che meraviglia! Accetterai, John, non è vero?
john: Grazie, George, grazie! Ora so, Martin, di essere degno di una casetta e
di un pezzo di terra, finalmente!
martin: Sì, possiamo ora considerarci allo stesso livello.
norton: Che riprendano le danze!
martin: Vi chiedo scusa, solo una parola. (Sussurra a norton).
norton: Spero di no. Ricordate che oggi siete già stato frainteso. È meglio
indagare.
martin: Lo farò. (Al pubblico) Il mio carissimo amico, se mi permette di chiamarlo tale –
norton: Ma certamente.
martin: Il mio carissimo amico il Signor Norton desidera che io domandi a
tutti gli amici presenti se c’è – qualcosa che non va. Siamo lieti di avere
la vostra approvazione, non avreste potuto fare di meglio. È questa è una
Regola capitale.
danza e finale. coro
Join the dance, with step as light
As every heart should be to-night;
Music, shake the lofty dome,
In honour of our Harvest Home.
Join the dance, and banish care,
All are young, and gay, and fair;
Even age has youthful grown,
In honour of our Harvest Home.
Join the dance, bright faces beam,
Sweet lips smile, and dark eyes gleam;
All these charms have hither come,
In honour of our Harvest Home.
Join the dance, with step as light,
As every heart should be to-night;
Music, shake the lofty dome,
In honour of our Harvest Home.
122
quintetto – lucy, rose, edmunds, norton e il giovane benson
No light bound
Of stag or timid hare,
O’er the ground
Where startled herds repair,
Do we prize
So high, or hold so dear,
As the eyes
That light our pleasures here.
No cool breeze
That gently plays by night,
O’er calm seas,
Whose waters glisten bright;
No soft moan
That sighs across the lea,
Harvest Home,
Is half so sweet as thee!
coro
Hail to the merry autumn days, when yellow cornfields shine,
Far brighter than the costly cup that holds the monarch’s wine!
Hail to the merry harvest time, the gayest of the year,
The time of rich and bounteous crops, rejoicing, and good cheer.
Hail! Hail! Hail!16
SIPARIO
16
Danza con noi con passo leggero/ leggero ogni cuore deve esser stasera/ la musica rallegri la ricca magione/ per fare onore al nostro raccolto.
Danza con noi e allontana le pene/ tutti siam giovani, allegri e belli/ anche i vecchi diventano giovani/ per fare onore al nostro raccolto.
Danza con noi, i volti si illuminano/ le labbra sorridono, gli occhi brillano/ la bellezza è tra
noi/ e fa onore al nostro raccolto.
Danza con noi con passo leggero/ leggero ogni cuore deve essere stasera/ la musica rallegrerà la ricca magione/ e farà onore al nostro raccolto.
quintetto – lucy, rose, edmunds, norton e il giovane benson:
Non il salto leggero/ della timida lepre/ o del cervo sulla terra/ dove le pavide greggi riparano/ a noi sono così cari/ come gli occhi illuminati/ dalle nostre gioie./ Non la fresca brezza/
che soffia gentile nella notte/ sul mare calmo/ e sulle acque luccicanti,/ non il dolce rumore/
del vento che soffia tra i campi,/ niente è più dolce/ del raccolto della tua casa!
coro:
Benvenuti i giorni d’autunno, e i campi gialli come il sole/ lucenti più della preziosa coppa
che contiene il vino del Re!/ Benvenuto il tempo del raccolto, il più felice dell’anno,/ del raccolto ricco e abbondante, dell’allegria e del buon umore!
Urrà! Urrà! Urrà! [N.d.T.]
SUA MOGLIE?
Ovvero
UN CASO SINGOLARE
BURLETTA IN UN ATTO
IS SHE HIS WIFE?
OR
SOMETHING SINGULAR!
(1837)
Traduzione di Loredana Salis
125
SUA MOGLIE?
Ovvero
UN CASO SINGOLARE
BURLETTA IN UN ATTO
PERSONAGGI:
ALFRED LOVETOWN
MR. PETER LIMBURY
FELIX TAPKINS (già inquilino della India House in Leadenhall Street, e in
Prospect Place, Poplar, attualmente residente presso la Rustic Lodge nei
pressi di Reading)
JOHN (inserviente del Cavalier Lovetown)
MRS. LOVETOWN
MRS. PETER LIMBURY
126
INTERPRETI DELLA PRIMA RAPPRESENTAZIONE
(ST. JAMES’S THEATRE, LONDRA, 6 Marzo 1837)
Alfred Lovetown: Peter Limbury: Felix Tapkins: John: Mrs. Lovetown: Mrs. Limbury: Mr. Forester
Mr. Gardner
Mr. Harley
[non indicato]
Miss Allison
Madame Sala
SCENA PRIMA – Una stanza che si affaccia su un giardino. Si vede una tavola imbandita per la colazione; sedie ecc. I coniugi lovetown, sul lato destro,
fanno colazione. Il cavalier lovetown, in vestaglia e pantofole, legge un quotidiano. Sul lato vi è un siparietto.
lovetown (alla sinistra del tavolo, sbadiglia): Cara, un’altra tazza di tè – Oh,
Signore!
mrs. lovetown (alla destra del tavolo): Gradirei, Alfred, che ti sforzassi di assumere un atteggiamento più allegro in presenza di tua moglie. Siamo
sposati da pochi mesi e già sbadigli in continuazione e ti lamenti ennui.
Mi domando, come sarai fra qualche anno? Tutto ciò è piuttosto bizzarro
da parte tua.
lovetown: Bizzarro dici? Tutt’altro, mia cara, tutt’altro. La situazione lo sarebbe se non mi comportassi così. Il punto è, tesoro, che ne ho abbastanza della campagna, di campi verdi, di siepi rigogliose e pennuti che
cantano, tutte cose di cui è sicuramente bello parlare, leggere e scrivere;
ma per quanto mi riguarda, confesso candidamente di preferire le strade ben pavimentate, i cancelli di ferro e la campanella del netturbino,
dopotutto.
mrs. lovetown: Quante volte mi hai detto che con me accanto avresti potuto
vivere contento e felice anche nel deserto?
lovetown (legge): “Abile impostore!”
mrs. lovetown: Non mi hai per caso detto e ridetto che la fortuna e gli interessi personali erano per te secondari? E che mi amavi per quelle virtù
127
che aggiungono lustro alla vita pubblica e che, più di ogni altra cosa,
rendono bella e dolce la terza età?
lovetown (legge): “Uno sciroppo lenitivo!”
mrs. lovetown: Ti lamenti che la vita di campagna è monotona e ripetitiva.
Dimentichi forse che sei stato tu a proporre di trasferirci in campagna?
E non avevi detto che così facendo avrei potuto esprimere la mia natura
compassionevole e prender parte alle fiere di beneficenza?
lovetown (legge): “Trappole per esseri umani!”
mrs. lovetown: Neanche mi ascolta – Alfred, caro –
lovetown (pesta per terra con un piede): Sì, vita mia –
mrs. lovetown: Caro, hai sentito cosa ho appena finito di dirti?
lovetown: Sì, tesoro.
mrs. lovetown: E qual è la tua risposta?
lovetown: Mah, mi hai ripetuto queste cose talmente tante volte in queste
sei settimane che non mi pare ci sia nient’altro da aggiungere. (Legge) “Il
sapiente giudice fece un resoconto breve, ma completo del processo del
pover’uomo”.
mrs. lovetown (a parte): Posso tollerare tutto, ma non questa sua indifferenza! È fin troppo evidente che non gli importa di me.
lovetown (a parte): Posso sopportare tutto, ma non questi continui battibecchi. Ribadisco, mia cara, che in questa casa fuori mano mi sento profondamente e orribilmente annoiato.
mrs. lovetown: E io ribadisco che se tu avessi anche il minimo piacere di
stare in compagnia di tua moglie, e se la amassi come dicevi un tempo,
non avresti di che lamentarti!
lovetown: Se non sapessi che sei una creatura tra le più dolci al mondo,
mia cara, penserei a te come all’imitazione riuscita di una femmina
irritante.
mrs. lovetown: Davvero curioso, caro, perché se io non sapessi che tu sei un
marito delizioso, premuroso e galante dovrei pensare di averti scambiato per un gran bel cafone!
lovetown: Mia cara, così mi offendi.
128
mrs. lovetown: Mio caro, sei assolutamente intollerabile (girano le sedie e si
danno le spalle).
felix tapkins (dietro le quinte canta):
La moglie getta le braccia al collo
di suo marito per farlo restare;
oh caro, pioggia, grandine e vento
– a caccia oggi non ci puoi andare.
Ma a caccia ci andremo, ci andremo, ci andrem
noi a caccia ci andrem.
mrs. lovetown: Ecco quella cara creatura generosa, Mr. Tapkins – ti capita
mai di sentire lui che si lamenta perché la vita in campagna è monotona?
Una creatura dal cuore semplice – la sua allegria e il suo buon umore
sono meravigliosi, persino per una come me. (Si alza).
lovetown: Non dovrebbero sorprendere nessuno, mia cara, dopotutto lui
non è sposato.
felix tapkins fa capolino dalla finestra, sulla sinistra.
tapkins: Ha, ha! Come state? – Che bella giornata! Perbacco, che giornata!
Sto lavorando in giardino dalle cinque di questa mattina e ho visto le
piante fiorire sotto i miei occhi! La sassifraga ombrosa1 cresce inarrestabile, oggi è il doppio di ieri in altezza. Gli steli si accumulano come i debiti dal sarto, e come al solito la rugiada – e che rugiada! – ha spezzato
i boccioli delle rose col suo peso! – Suvvia, venite, non è poi così male
prima di cena.
lovetown: Ah, Felix, voi sì che siete un cagnolino felice!
tapkins: Certo che sì, Felice di nome e felice di fatto – perché diavolo non
dovrei esserlo? Perché non dovrebbero esserlo tutti? A che serve essere
infelici, dico io!
mrs. lovetown: Avete ultimato i lavori di restauro, Mr. Tapkins?
tapkins: Vi riferite alla Rustic Lodge? (Lei annuisce) Che Dio vi benedica, un
1
Nel testo originale si parla di “London Pride”, qui tradotta semplicemente come “sassifraga ombrosa”. Il nome di questa pianta riflette l’orgoglio di una nazione, e di una città, Londra,
che nel corso del Diciannovesimo Secolo dominano la scena politica e culturale internazionale
[N.d.T.].
129
posto così non si è mai visto – comignoli di cartone, balconi alla greca,
parapetti in stile gotico, tetto di paglia.
mrs. lovetown: Esattamente!
tapkins: Sì, che il Signore vi benedica, una veranda con tante piante verdi e
l’edera tutt’intorno alle colonne.
mrs. lovetown: Rurale, proprio!
tapkins: Assolutamente rurale, mia cara Mrs. Lovetown, e delizioso. Le finestre alla francese, poi, un tocco di classe.
mrs. lovetown: Non ne dubito!
tapkins: Sì, neanche io ne dubito. In una bella serata d’estate dal prato sono
saltate direttamente in salotto le rane.
mrs. lovetown: O cielo!
tapkins: E sì, o cielo! Proprio come in campagna – un piccolo paradiso. E
quando vado nella veranda a fumare, dopo un acquazzone, gli scarafaggi
neri cadono nel mio brandy allungato.
mr. e mrs. lovetown: No! – Ha! Ha! Ha!
tapkins: Sì. E io li tiro fuori dal bicchiere con un cucchiaino e poi tra me e
me faccio scommesse su chi se la dà a gambe in meno tempo! Ha! Ha!
Ha! (Ridono tutti). E che dire della stalla? A Rustic Lodge la stalla si trova
vicino alla finestra della sala da pranzo.
lovetown: No!
tapkins: E sì. Il cavallo non può tossire, che lo sento subito. C’è compattezza.
Niente di più comodo dell’architettura di una casa di campagna, caro
mio. A proposito, ho lasciato il nuovo cavallo al cancello d’ingresso proprio adesso.
mrs. lovetown: Il nuovo cavallo!
tapkins: Il nuovo cavallo! Un bell’esemplare, e che scatto! Riesce ad allungare i piedi come un cavallo a dondolo e la coda pare un grande fermaglio
per cappelli! Suvvia, venite a vederlo.
mrs. lovetown (ride): Non vi si può dir di no.
tapkins: Proprio così, è quel che dicono tutti, soprattutto – eh! (Fa cenno col
capo e strizza un occhio).
130
lovetown: Ha! Ha! Ha!
mrs. lovetown: Ha! Ha! Ha! Temo che siate un tipo poco raccomandabile,
Mr. Tapkins. Sì, oserei dire che siete un uomo dalle mille sorprese, Mr.
Tapkins.
tapkins: Lo pensate sul serio? Mah, non saprei, non credo di esser peggio
di altri uomini nella mia condizione. Scapoli, mia cara Mrs. Lovetown,
scapoli eh, amico mio? (Fa l’occhiolino a lovetown).
lovetown: Certamente, certamente.
tapkins: Noi lo sappiamo, eh? (I tre ridono) A proposito di uomini non sposati, mi viene in mente Rustic Lodge, e Rustic Lodge mi ricorda la ragione
della mia visita. Dovreste venire a trovarmi questo pomeriggio. Ci saranno anche il nostro Peter Limbury e Signora.
mrs. lovetown: Detesto quell’uomo.
lovetown: Sua moglie è sopportabile, mia cara.
tapkins: Assolutamente d’accordo con voi. Dunque, è deciso, ci sarete. Ora,
venite a vedere il cavallo.
lovetown: Concedetemi tre minuti, o anche meno. Indosso soprabito e stivali e vi raggiungo.
lovetown esce sulla destra.
tapkins: Datevi da fare, datevi da fare! – Mrs. Lovetown, chiedo scusa un
istante. (Si dirige a sinistra, chiamando a voce alta) Jim, – questa gente
non sa come trattare i cavalli – fallo passeggiare su e giù dolcemente –
prepara le staffe sulla sella come se il suo padrone stesse per arrivare. E
se qualcuno fa domande sul pedigree dell’animale, o su chi lo possiede,
dite che è di proprietà di Mr. Felix Tapkins di Rustic Lodge, nei pressi di
Reading, e che questo è il famoso cavallo che l’anno passato avrebbe dovuto vincere la coppa a Newmarket, – anche se non l’ha vinta.
tapkins esce.
mrs. lovetown: Ho deciso – non posso più sopportare la freddezza e l’insensibilità di Alfred, cercherò ad ogni costo di porvi rimedio. Se lo conosco
131
bene esiste un unico modo per riuscirvi – provocare la sua gelosia e ferirne la vanità. Questo sempliciotto servirà benissimo al mio progetto.
Si pavoneggia nella sua galanteria, pecca di vanità e si fa influenzare facilmente. Ma eccolo che attraversa il giardino. (A destra, la donna sposta
prontamente una sedia sul davanti e ci si siede).
Entra felix tapkins, dalla portafinestra sulla destra.
tapkins (canta): “Mio caro, pioggia, grandine e vento” –
mrs. lovetown (in tono drammatico): Vorrei non averlo mai visto!
tapkins (a parte): Oh oh!, parla di suo marito. Stamattina, al mio arrivo, dal
loro strano comportamento ho capito subito che avevano appena avuto
una discussione.
mrs. lovetown: Così affascinante e tuttavia insensibile persino alla più tenera delle passioni, tanto da non accorgersi del mio devoto amore per lui.
tapkins (a parte): Lo sapevo.
mrs. lovetown: Che lui sia ancora scapolo va oltre ogni logica.
tapkins (a parte): Uhm!
mrs. lovetown: Avrebbe dovuto contrar nozze già da un pezzo.
tapkins (a parte): Eh? Ma come, non sono marito e moglie? – “Avrebbe dovuto contrar nozze già da un pezzo” – lo credo bene anch’io!
mrs. lovetown: E sebbene io sia la moglie di un altro uomo –
tapkins (a parte): La moglie di un altro?
mrs. lovetown: – mi duole il cuore ad ammettere che le sue virtù straordinarie non mi lasciano indifferente.
tapkins (a parte): Caspita! Lui deve essere fuggito con la moglie di qualcun
altro! Villano – devo assolutamente farle notare che sono nella stanza o
mi toccherà udire parole irripetibili (tossisce).
mrs. lovetown (balza in piedi e si finge confusa): Mr. Tapkins! (Si siedono).
Prego, avvicinate la vostra sedia. Temo, Mr. Tapkins, di aver svelato i
miei pensieri più intimi. Avete forse udito le confessioni del mio debole
cuore?
132
tapkins: No, no, soltanto una parola, o forse due.
mrs. lovetown: La vostra irrequietezza mi suggerisce il contrario, forse sapete più di quanto confessate. Ebbene, perché – perché mai dovrei nascondervelo – che per quanto abbia stima di mio marito, in realtà io – sono
innamorata di un altro uomo.
tapkins (a parte): Mi è parso di cogliere questo piccolo particolare.
mrs. lovetown: Oh! (Sospira).
tapkins (a parte): Che diavolo avrà da sospirare? Mi guarda come se io fossi
Lovetown in persona.
mrs. lovetown (appoggia una mano sulla spalla dell’uomo con fare languido): La mia scelta è di vostro gradimento?
tapkins (lentamente): Beh, no.
mrs. lovetown: No!
tapkins: Decisamente no. (A parte) Lo faccio fuori, Lovetown, e mi offro in
cambio. Ehm – Mrs. Lovetown.
mrs. lovetown: Sì, Mr. Tapkins?
tapkins (a parte): Conosco un tale –
mrs. lovetown: Un tale?
tapkins: Sì, un tale. Di lui potrei dire che è degno di stima, e che negli ultimi tre mesi ha trascorso diverso tempo in vostra compagnia. Egli non
ha mai avuto il coraggio di rivelarvi la sua passione, ma brucia dal desiderio di prostrarsi ai vostri piedi. Oh! (A parte) Tenterò un bel sospiro
o forse due – Oh! – (sospira) questo sì che è un sospiro con la S maiuscola!
mrs. lovetown (a parte): Deve aver frainteso le mie parole perché è evidente
che parla di se stesso! Il gentiluomo di cui parlate, Mr. Tapkins, è di bella
presenza?
tapkins: È opinione comune che non vi siano dubbi a tal proposito.
mrs. lovetown: È di buona statura?
tapkins: Più o meno come Apollo Belvidere.2
2
Definito da Winckelmann (Storia dell’arte nell’antichità, 1763) “il più alto ideale dell’arte
fra tutte le opere antiche”, l’Apollo (del) Belvedere, o Apollo Pitico, rappresenta l’ideale di perfe-
133
mrs. lovetown: E che mi dice della sua corporatura?
tapkins: All’incirca come quella del gentiluomo appena citato.
mrs. lovetown: E il suo aspetto è –
tapkins: Un figurino, direi.
mrs. lovetown: Ed egli è –
tapkins: Sono io! (Si butta ai piedi della donna e ne afferra la mano).
Entra lovetown, alla destra. Immediatamente tapkins finge di cercare
con attenzione qualcosa sul pavimento.
mrs. lovetown: Vi prego, lasciate stare. Lo troverò da me. O cielo, ma come
avrò fatto a smarrirlo?
lovetown: Che cosa hai smarrito, tesoro? Mi verrebbe quasi fatto di pensare
che abbia smarrito te stessa, e che il nostro amico Tapkins sia appena
riuscito a trovarti.
tapkins (a parte): Ah, sempre pronto a scherzare – spiritoso! Che spiritoso! Che il cielo ci benedica, guardate quel cavallo immortale là fuori, ci
aspetta da un’eternità! Finirà col morire congelato. Venite, presto, venite
a vederlo.
lovetown: Oggi non mi è possibile, mi dispiace. Dimenticavo che devo
sbrigare la corrispondenza – questioni d’affari – sono un uomo impegnato, io.
tapkins (si rivolge a mrs. lovetown): Oh? Se è impegnato forse non dovremmo disturbarlo.
mrs. lovetown: Ma certo! E per nessun motivo.
tapkins (la prende sottobraccio): Addio, amico mio.
lovetown (si siede alla scrivania): Oh! – Addio.
tapkins (si allontana): Abbiate cura di voi. E io avrò cura di Mrs. L.
Escono tapkins e mrs. lovetown, al centro.
zione assoluta. Dickens fa riferimento al gusto neoclassico tipico del periodo vittoriano, che al
pari dei numerosi francesismi nel testo (si veda la nota 4, di seguito), riflette l’affettazione della
middle e della upper class inglese del tempo. [N.d.T.].
134
lovetown: Che diavolo intenderà dire con quel suo “Mrs. L.”? Che cosa rappresenta mia moglie per lui? E lui per lei?3 Decisamente strano! Mi vien
difficile credere che qualora lui avesse il fegato di farle delle avance lei
possa incoraggiare un simile atteggiamento (va avanti e indietro nella
stanza). Ora che ci penso, però – stamattina lei ne ha tessuto le lodi, e
ora sono andati via insieme per guardare quel dannato cavallo. Un momento, questo pomeriggio li terrò sott’occhio senza che se ne accorgano.
Non desterò il minimo sospetto. Certo, però, dissimulare in questo caso
è difficile – molto difficile.
Entra un domestico, sulla sinistra.
domestico: Mr. e Mrs. Peter Limbury.
lovetown: Falli accomodare. (Il domestico esce sulla sinistra) Una circostanza propizia! Questa visita mi fornisce un bel pretesto. Mrs. Limbury è
una donna vanitosa e presuntuosa, desiderosa di ricevere le attenzioni
di chiunque finga ammirazione nei suoi confronti, un po’ perché si sente
lusingata, un po’ per irritare quel suo maritino geloso, che la tiene sempre sotto controllo. Se dedico particolare attenzione a lei, mia moglie e
quel farabutto di Tapkins penseranno di essere al sicuro; in questo modo
potrò osservarli senza troppe difficoltà. Ecco che arrivano gli ospiti!
Entrano mr. e mrs. limbury.
lovetown: Mia cara Mrs. Limbury (si sposta verso il centro).
limbury: Eh?
lovetown (ignora il marito di lei): Che splendore, che incanto – siete semplicemente divina, oggi.
limbury (a parte): Cara Mrs. Limbury, – oggi siete uno splendore – divina, un
incanto! Sorridono entrambi – lui le stringe la mano. Capisco. Avevo il
sospetto che le dedicasse troppa attenzione!
lovetown: Prego, accomodatevi, accomodatevi.
3
Riecheggiano nelle parole di Lovetown quelle di Amleto (Atto II, Sc. II, 553-55) – “What
is Hecuba to him, or he to Hecuba, that he would weep for her?” Dickens le ripropone in una
situazione tutt’altro che seria, scatenando l’ilarità del pubblico, che anche in questo caso avrà
senza dubbio colto l’allusione [N.d.T.].
135
lovetown dispone le sedie in modo tale da sedersi tra i coniugi limbury,
mr. limbury fa di tutto per ostacolarlo.
mrs. limbury: Peter ed io passavamo da queste parti sul nostro pony-chaise4
e ci chiedevamo se questa sera avremo il piacere della vostra presenza
da Mr. Tapkins.
lovetown: È forse una domanda la vostra? Potrei mai perdere una simile occasione?
mrs. limbury: Mio caro Mr. Lovetown! (A parte) Che uomo squisito. Direi che
è piuttosto interessato a me.
limbury (a parte): Dannato furfante! Un vero e proprio appuntamento galante, qui, e in mia presenza!
lovetown (a mrs. limbury): Non le nascondo che ero molto preoccupato,
terrorizzato direi, al pensiero che voi poteste non esserci.
limbury: Terrorizzato al pensiero che noi potessimo non esserci? Ma certo
che ci saremo.
mrs. limbury: Non interrompere, Peter.
lovetown: Temevo che poteste essere poco propensi –
mrs. limbury: Oh, Peter è sempre propenso purché io lo sia. Non è così, Peter?
limbury: Certo, mia cara. (A parte) “Sempre propenso purché io lo sia”! O
Signore!
mrs. limbury: A proposito, Mr. Lovetown, cosa ne pensate di questo cappellino?
lovetown: È meraviglioso!
limbury (a parte): Devo fargli cambiare argomento. Sapete, Mr. Lovetown,
ho immaginato spesso, e mi è sorto il pensiero che quando –
mrs. limbury: Non interrompere, Peter. (Si rivolge a lovetown) Il suo colore
è così – luminoso. Non trovate anche voi?
4
Il “pony-chaise” è una carrozza leggera trainata da uno o due cavalli, generalmente pony.
Il testo cita altri termini in lingua francese (“ennui”), il cui uso conferisce eleganza al parlato
dei protagonisti, sottolineando, con ironia caricaturale, l’affettazione di modi, linguaggio e stile
della upper class vittoriana [N.d.T.].
136
lovetown: Sì, forse, ma non qui. Qui la lucentezza dei vostri occhi lo rende
quasi cupo.
mrs. limbury: So che siete un estimatore di abiti per signora; cosa ve ne pare
delle mie scarpe?
limbury (a parte): Le scarpe! Su cos’altro gli chiederà di esprimere la sua
opinione?
lovetown: Oh, come per il cappellino; negate loro ogni possibilità di essere ammirate. Quel vostro piedino elegante attira tutta l’attenzione, che
altrimenti si concentrerebbe sulle scarpe. E che dire di quella caviglia
affusolata?
limbury (a parte): La sua caviglia affusolata! Il petto mi si gonfia di rabbia
come se fossi un orco. Mr. Lovetown, io –
mrs. limbury: Non interrompere, Limbury, te ne prego. Hai già importunato
a sufficienza Mr. Lovetown.
limbury (a parte): Importunato! Vorrei io essergli importuno! Cara Mrs. Limbury, e lo sarò!
Entra un domestico, precipitosamente.
domestico: Chiedo scusa, signore, ma il baio ha una zampa posteriore incastrata nelle pulegge e sta demolendo il calesse a scalciate!5
limbury: Sta demolendo il calesse nuovo?
lovetown: Sta demolendo il calesse nuovo, a scalciate! Il baio! Limbury, amico mio, precipitatevi sul posto di corsa (lo spinge ad uscire).
limbury: Ma – Mr. Lovetown, io –
mrs. limbury: Farà saltare le cervella di qualcuno se Peter non interviene,
presto!
limbury: Ma potrebbe far saltare le mie di cervella se mi intrometto!
lovetown: Non preoccupatevi, presto, non c’è un minuto da perdere, non
5
Nell’originale si legge: “the bay pony has got his leg over the traces, and he’s kicking the
chaise to pieces”. Il riferimento è all’espressione idiomatica “to kick over the traces”, ossia “compiere un gesto di ribellione contro l’autorità”, e alla battuta pronunciata poco più avanti da
Limbury: “That damned little bay pony is as bad as my wife. There’s no curling either of them;
and as soon as I have got the traces of the one all right, I lose all traces of the other” [N.d.T.].
137
un solo minuto! (Lo spinge verso l’esterno – i due continuano a parlare).
(Esce limbury). (A parte) E questo è quanto; – ecco mia moglie. Carissima Mrs. Limbury – (si inginocchia davanti alla sedia di mrs. limbury e
afferra la sua mano).
Entra mrs. lovetown, al centro.
mrs. lovetown (a parte): Cosa vedono i miei occhi? (Si nasconde dietro un
sipario).
mrs. limbury: Mr. Lovetown!
lovetown: No, consentitemi di dirvi, seppur con poche parole, qualcosa che
ho in animo di confessare da settimane, mesi – Vi amo, devotamente
e ardentemente, io vi amo. Lasciate che trattenga la vostra mano nella
mia, concedetemi almeno un raggio di speranza.
mrs. limbury: Alzatevi, ve ne prego – prima che qualcuno ci scopra.
lovetown: No, non intendo alzarmi fino a quando non mi prometterete di
cogliere la prima occasione per separarvi dal resto della compagnia e
incontrarvi con me da sola, qui, nella tenuta di Tapkins, questa sera. Non
avrò occhi né orecchie che per voi.
mrs. limbury: Non so – non saprei – io, forse – io – d’accordo –
lovetown: Che il cielo sia lodato!
mrs. limbury (a parte): Sono così agitata – se Peter o Mrs. Lovetown ci sorprendono penseranno che sono una traditrice. Glielo insegno io cosa è
la gelosia al mio caro marito! (Si sposta verso sinistra) Facciamo due passi
in giardino.
lovetown: Con piacere, prendete il mio braccio. Creatura divina. (A parte)
Sono sicuro che si nasconde dietro quel sipario, la vedo che sbircia. Venite.
Escono lovetown e mrs. limbury.
mrs. lovetown (avanza): Traditore! Ora mi spiego la sua freddezza e indifferenza. O Alfred! Alfred! Quanto poco pensavo quando ti ho sposato,
appena sei mesi fa, che sarei stata esposta a una simile umiliazione! Co-
138
mincio a tremare al pensiero della mia stessa imprudenza e alla situazione in cui mi può far cadere, ma è troppo tardi per tirarsi indietro ormai.
Devo essere determinata. Questo giorno porterà con sé la spiegazione in
cui confido, oppure rivelerà ciò che più temo – che mio marito non mi
può sopportare. Mi domando se il consorte di questa donna non nutra
dei sospetti sulla loro intimità – nel qual caso, potrebbe lui far saltare il
loro appuntamento segreto. Andrò subito a cercarlo. Se riuscissi a parlarci subito potrebbe impedirle di andare.
Esce mrs. lovetown. tapkins compare alla finestra in fondo a sinistra.
tapkins: Una cosa davvero singolare. Non tanto il suo interesse nei miei confronti – il che è abbastanza comprensibile – quanto piuttosto ciò che ho
appena avuto modo di udire, cioè che lei è sposata con un altro uomo!
Dopo questa scoperta credo sia poco conveniente lasciare che Mr. e Mrs.
Limbury la incontrino senza aver prima messo lui al corrente della vicenda. Sarà meglio informarlo della situazione, e poi lui deciderà se portare o meno sua moglie a casa mia stanotte. Eccolo che arriva. Gli farò
questa terribile rivelazione senza mezzi termini; lui ne rimarrà di sasso.
limbury: Quel dannato baio è peggio di mia moglie! Non c’è modo di tenere
a bada né l’uno né l’altra, non appena ho il controllo di uno l’altra mi
sfugge di mano!6
tapkins (a destra): Peter!
limbury (a sinistra): Ah! Tapkins!
tapkins: Ssh, ssh! (Si guarda intorno con circospezione) Se avete un momento per me, vorrei dirvi qualcosa di molto importante.
limbury: Qualcosa di molto importante, Mr. Tapkins! (A parte) Cosa intende
dire? Avrà forse a che fare con Mrs. Limbury? Il solo pensiero è tremendo.
Mi fate inorridire!
tapkins: Tra breve sarete molto più che inorridito. Quanto sto per rivelare
riguarda molto da vicino voi e il vostro onore, e vi prego di comprendere
che vi dico ciò in assoluta confidenza!
limbury: Me e il mio onore! Queste anticipazioni finiranno col consumarmi!
6
Si veda la nota 5 [N.d.T.].
139
tapkins (sottovoce): Avete mai notato qualcosa di strano nell’atteggiamento
di Mr. Lovetown?
limbury: Qualcosa di strano?
tapkins: Esatto, qualcosa di insolito, di piuttosto fastidioso?
limbury: Senza ombra di dubbio! Non più di mezz’ora fa, proprio in questa
stanza, ho notato qualcosa di bizzarro e di eccessivamente irritante nel
suo modo di fare.
tapkins: Riguardo ai vostri sentimenti di marito?
limbury: Esatto, amico mio, proprio così – vedo che siete già a conoscenza
di tutto!
tapkins: Ma come? Lo sapete anche voi?
limbury: Temo di sì; ma proseguite – proseguite.
tapkins (a parte): Come diavolo fa a saperlo? Queste stranezze devono avere
a che fare con il suo legame con – sembrate piuttosto pallido.
limbury: No, no, – proseguite – “il suo legame con” –
tapkins: Una certa signora – sapete a chi mi riferisco.
limbury: Eccome se lo so! (A parte) Disgrazia e confusione! La fulminerò con
uno sguardo! La farò avvizzire con il mio sdegno furente! Mrs. Limbury
– vipera!
tapkins (bisbiglia cautamente): Loro non sono sposati.
limbury: Loro non sono sposati! Ma chi?
tapkins: Quei due, e questo è certo!
limbury: Quei due? Quali due?
tapkins: Ma loro. E la cosa peggiore di tutte è che lei – lei è sposata con un
altro.
limbury: Beh, certo, di questo ero al corrente.
tapkins: Come sarebbe a dire che siete al corrente?
limbury: Certo, ma come parlate? Non è forse mia moglie?
tapkins: Vostra moglie? Dannata bigama! Mrs. Lovetown è vostra moglie?
limbury: Mrs. Lovetown! Ma come? Stavate parlando di lei fino ad ora? Mio
140
caro amico! (Lo abbraccia). Il sollievo che provo è quasi insopportabile.
Pensavo vi riferiste a Mrs. Limbury!
tapkins: No!
limbury: Sì. Ha! Ha! Dico io, che persona orribile – la moglie di un altro! Signore, scommetto che scapperebbe con la moglie di qualsiasi uomo che
gli capita a tiro! E che dire poi di Mrs. Lovetown – sconcertante!
tapkins: Sconvolgente!
limbury: A parer mio non dovrei consentire a Mrs. Limbury di frequentarla.
O sbaglio?
tapkins: Concordo con voi. Fareste meglio a tenere vostra moglie alla larga
da casa mia stanotte.
limbury: Temo di non poterlo fare.
tapkins: Forse che la signora ha particolari obbiezioni al riguardo?
limbury: È stranamente determinata ad andare. Cercherò comunque di fare
il possibile!
tapkins: Bene, siamo d’accordo. Naturalmente ci rivedremo voi ed io?
limbury: Ma certo.
tapkins: Mantenete il segreto – tenetelo ben stretto, come foste un Ministro
del Gabinetto sotto interrogatorio.
limbury: Fidatevi di me.
Escono – limbury sulla sinistra, e tapkins sulla destra.
SCENA SECONDA – Una serra da una parte. Una residenza estiva dall’altra.
Entra lovetown, da sinistra.
lovetown: Tutto è sotto controllo, per il momento. Mia moglie finge di non
aver udito la conversazione tra me e Mrs. Limbury, ma fatica a nascondere i suoi sospetti o la gelosia che serba in cuor suo. Esattamente quel
che speravo. Ho fatto in modo che l’aiutante di Peter Limbury, una persona davvero squisita, mi incontrasse in questo luogo. So che quel rifugio per derelitti (indica la residenza estiva) è il luogo d’incontro preferito
141
da Tapkins, e se è vero che ha un appuntamento segreto con mia moglie
sono certo che la condurrà proprio là. Ecco, una donna arriva da quel
sentiero. Mrs. Limbury, immagino – no, è mia moglie! Di tutto quello che
ci si poteva aspettare – Devo nascondermi in questo punto dovessero
piovere scarafaggi neri dal cielo o passare un reggimento di rane! (Si reca
nella serra sulla sinistra).
Entra mrs. lovetown dal fondo a sinistra.
mrs. lovetown: Non posso essermi sbagliata. Sono certa di aver visto Alfred
in questo punto; deve essersi nascosto per evitarmi. Possibile che il suo
appuntamento segreto con Mrs. Limbury sia stato scoperto? Mr. Limbury
si è comportato in maniera piuttosto strana con me pocanzi, e dopo aver
pronunciato una serie di espressioni sconnesse mi ha pregata perché ci
incontrassimo qui, per discutere di qualcosa di estremamente delicato e
importante per me. Ahimè, temo che i modi indifferenti e sgarbati di mio
marito siano ben noti. L’ometto ferito si avvicina. Farò appello a tutte le
mie risorse per affrontare le sue rivelazioni.
Entra mr. limbury, dal fondo a sinistra.
limbury (a parte): Dal momento che non sono riuscito a tener lontana
Mrs. Limbury, non mi rimane che informare Mrs. Lovetown che sono
a conoscenza della sua storia e sperare che il buonsenso la faccia desistere.
lovetown (osserva di nascosto): Limbury! Che diavolo ci fa qua quel piccolo
farabutto?
limbury: Mi sono preso la libertà, Mrs. Lovetown, di pregarvi di incontrarmi
in questo luogo appartato perché la stima che ancora nutro nei vostri
confronti, e il rispetto che ho per i vostri sentimenti, mi inducono a preferire una confidenza fatta in privato piuttosto che in pubblico.
lovetown (osserva di nascosto): “Confidenza in pubblico” – Ma che va dicendo? Vorrei che parlasse a voce leggermente più alta.
mrs. lovetown: Apprezzo molto i vostri modi gentili, Mr. Limbury, e credetemi, ve ne sono immensamente grata. Sono pronta ad ascoltare le vostre
parole.
142
limbury: Non è necessario che vi dica, Mrs. Lovetown, che sono venuto a
conoscenza dell’intero segreto accidentalmente.
mrs. lovetown: L’intero segreto?
lovetown (osserva di nascosto): L’intero segreto? Quale segreto?
limbury: Il segreto, signora, questo vergognoso – lo definirei vergognoso – e
assolutamente abominevole intrigo.
mrs. lovetown (a parte): I miei più grandi timori divengono realtà – l’indifferenza di mio marito è dovuta al suo amore per un’altra!
lovetown (osserva di nascosto): Intrigo abominevole! I miei primi sospetti
sono più che fondati. Quest’uomo rimprovera mia moglie per la sua infedeltà, e lei non può negare – villano di un Tapkins!
mrs. lovetown (in lacrime): Crudele – crudele – Alfred!
limbury: Chiamatelo pure crudele, donna disgraziata. Il suo usarvi è riprovevole, disumano, scandaloso.
mrs. lovetown: Lo è, senza ombra di dubbio.
limbury: Mi duole dover ricorrere a termini tanto espliciti, Mrs. Lovetown,
ma lasciate che vi dica, nel modo più delicato possibile, che sarebbe meglio non farvi vedere in pubblico in circostanze così particolari e dolorose.
mrs. lovetown: Non farmi vedere in pubblico? E perché mai?
lovetown (osserva di nascosto): Scostumata!
limbury: Come potete fare una simile domanda?
mrs. lovetown: Cosa dovrei fare? Dove dovrei andare?
limbury: Fate in modo di poter tornare a casa di vostro marito.
mrs. lovetown: A casa di mio marito?
limbury: Esattamente, a casa di vostro marito, povero disgraziato!
mrs. lovetown: Mai!
limbury (a parte): È completamente corrotta, senza possibilità di redenzione. Mrs. Lovetown, dal momento che rifiutate il mio consiglio, non mi
rimane che esprimervi la mia volontà – spero non mi consideriate scortese – affinché non vi avviciniate mai più a Mrs. Limbury.
143
mrs. lovetown: Prego? Pensate che io sia talmente priva di dignità da avvicinare una simile persona – colei che ha distrutto la mia pace e la mia
felicità – la disgraziata che ha mandato in fumo le mie speranze e prospettive per il futuro? Chiedetelo al vostro cuore, caro signore, fate appello ai vostri sentimenti. Voi siete comprensibilmente furente per la sua
condotta. Siete voi che dovreste interrompere i rapporti con lei. Potete
dunque pensare che io non sia determinata a farlo? Il solo fatto che possiate pensarlo è un insulto alla mia persona!
Esce mrs. lovetown, precipitosamente, verso sinistra.
limbury: Cosa mai potrà voler dire? Sono come smarrito in un labirinto di
stupore, pietrificato di fronte a tanta sfacciataggine! Eh! Ora comincio
a vederci chiaro – cosa ha detto? Distruttrice della mia pace e della mia
felicità – persona – che ha mandato in fumo le mie speranze e prospettive per il futuro – lei. Ora tutto ha un senso – Lovetown, maledetto, venti
volte dongiovanni, libertino senza uguali, lui ha indotto Mrs. Limbury a
tradire il vincolo col suo signore e padrone legittimo. Prima scappa con
la moglie di un altro uomo, e poi, non appena se ne è stancato, scappa
con la moglie di un altro ancora. Bramo la sua rovina. Io – (lovetown
esce precipitosamente dal nascondiglio e corre ad abbracciare limbury, e
questi si divincola a fatica). Assassino di felicità domestica! Guardate la
vostra vittima, tenetela stretta!
lovetown: Dite bene, ahimè. (Si copre il viso con le mani) Sono io la vittima.
limbury: Dico bene sì – Riconosce la sua colpevolezza. Finirò con lo strangolarlo, ne sono sicuro. Me lo sento!
Entra mrs. limbury, dal retro, a sinistra.
mrs. limbury (a parte): Cosa ci fa qui mio marito? (Si nasconde nella serra).
Entra tapkins, dal retro, a sinistra.
tapkins (a parte): Non c’è, e suo marito è con Limbury. Je vais reconnoitre!7
(Entra nella residenza estiva).
7
Nell’originale si legge “I’ll reconnoitre” (enfasi aggiunta), altro esempio di francesismo
adottato dal personaggio di Felix Tapkins [N.d.T.].
144
limbury: Lovetown, avete il fegato di guardare un uomo onesto negli occhi?
lovetown: Ah, risparmiatemi tutto ciò. La mia condizione è fin troppo grave;
vogliate comprendermi quando dico che dalla serra ho udito quanto è
trascorso fra voi e Mrs. Lovetown.
limbury: Ah sì?
lovetown: Non serve che io sottolinei la mia profonda ammirazione per le
parole che avete usato e il consiglio che avete dispensato.
limbury: Che cosa? Volete sbarazzarvi di lei? Dite sul serio?
lovetown: C’è forse da dubitarne?
tapkins (dal nascondiglio): Questa è bella, lui si vuole sbarazzare di lei! Strano però –
lovetown: Vedete, data la mia situazione, e considerato ciò che ho dovuto
passare, non mi rimane che separarmi da lei.
mrs. limbury (dal nascondiglio): Cosa intende dire?
limbury (a parte): Dovrei strangolarlo di certo, se non fosse per l’indifferenza
con cui parla del fattaccio che mi paralizza. Mr. Lovetown, guardatemi.
Abbiate rispetto per i sentimenti di un marito furente, signore!
lovetown: Vi ringrazio per le vostre parole, espressione decisa di un sincero
interesse per questa faccenda.
limbury: Sincero interesse? Sento che potrei impazzire di rabbia! Villano!
Mostro! Approfittarsi della nostra presunta amicizia!
lovetown: Approfittare in maniera vile del fatto che è un uomo non sposato.
limbury: Interferire col sacro vincolo di una donna sposata!
lovetown: Esporre un uomo sposato a una simile onta e vergogna.
limbury: Farabutto! Osate prendervi gioco di me spudoratamente?
lovetown: Io prendermi gioco di voi? Che intendete dire? Si può sapere di
chi state parlando?
limbury: Sto parlando di voi!
lovetown: Di me?
limbury: Astuta canaglia! E voi di chi state parlando?
145
lovetown: E di chi altro dovrei parlare se non di quel furfante di Tapkins?
tapkins (si fa avanti, sulla destra): Io? Che diavolo intendete dire?
lovetown: Ah! (Fa per aggredire tapkins, limbury lo trattiene).
limbury (si rivolge a tapkins): Ignoratelo. Allontanatevi. La consapevolezza
della propria colpa lo ha fatto uscire di senno.
tapkins: Per quale motivo giocate a fare le spie nei miei campi di fieno?
lovetown (si rivolge a tapkins): Come osate interferire con i sentimenti di
Mrs. Lovetown?
tapkins: Oh! È di questo che si tratta? Ha! Ha! (Cammina verso il centro della
scena).
lovetown: E di che altro sennò?
tapkins: Suvvia, venite, è tempo di finirla con queste sciocchezze.
lovetown: Sciocchezze! Osate definire sciocchezze i sentimenti più nobili?
tapkins: Suvvia, avvicinatevi, conosco l’intera faccenda.
lovetown (con rabbia): Anche io, mio caro, la conosco bene anche io!
tapkins: Non ho dubbi al riguardo. E siete persino riuscito a far finta di niente per tanto tempo! Che furbastro, per Giove, siete proprio un gran furbastro!
lovetown: Fate attenzione. Prima di atterrarvi con un pugno, vi domando
per l’ultima volta con quale diritto osate interferire coi sentimenti di
Mrs. Lovetown.
tapkins: Diritto? Se parliamo di diritto, nessuno, eccezion fatta per suo marito, può dire di avere quel diritto.
lovetown: E suo marito chi è? Chi è suo marito?
tapkins: Questa sì che è una bella domanda! Nessuno di mia conoscenza,
almeno spero – povero disgraziato!
lovetown: Non intendo subire altri insulti da parte vostra (si scaglia su
tapkins, limbury lo ferma).
lovetown si dirige a destra del palcoscenico. Si sente un urlo provenire
dalla serra – una pausa.
146
tapkins: C’è qualcosa di insolito tra le piante. (Si reca nella serra e ritorna
accompagnato da mrs. limbury) Ecco un fiore che non sarebbe spuntato
di sua spontanea volontà. L’ho dovuto obbligare. Ad ogni buon conto,
adesso è completamente sbocciato.
limbury: Mia moglie! Traditrice! (Si dirige verso sinistra) Allontanati! Lontano dai miei occhi! Ritorna nella serra con quel demonio in soprabito!
Entra mrs. lovetown, dal fondo a sinistra e si dirige verso il centro del
palcoscenico.
tapkins: Ehilà! C’è qualcun altro –
lovetown (a parte): Cosa ci fa qui mia moglie?
mrs. lovetown (rivolta a limbury): Vi sono debitrice per la compassione che
avete appena mostrato nei miei confronti. Guardatevi dal commettere
atti impulsivi, e per quanto siate agitato, vi prego di tenere a freno i sentimenti di un marito ferito.
tapkins: Marito ferito? Questo sì che è strano!
lovetown: L’allusione di quella signora, devo confessare, faccio fatica a
comprenderla! Mr. Limbury, una spiegazione è doverosa, e sono ben lieto di provvedere immediatamente, poiché l’astenermi dal farlo potrebbe
in qualche modo nuocere al carattere di vostra moglie. Ferito dalle attenzioni che Mrs. Lovetown apparentemente aveva ricevuto da un certo
farabutto qui presente –
tapkins (a parte): Ce l’ha con me.
lovetown: In parte per poterla osservare da vicino senza che lei se ne avvedesse, con falsa indifferenza e con finta leggerezza, e in parte nella speranza di risvegliare in lei sentimenti di affetto da tempo sopiti, ho finto
di amare vostra moglie, ma ella non ha mai corrisposto seriamente. La
seconda parte del mio piano, ahimè, è fallita, ma la prima ha avuto un
gran bel successo.
limbury: Cosa sentono le mie orecchie? Come ha potuto Mrs. Peter Limbury
accettare certe attenzioni?
mrs. limbury: Non certo perché le facesse piacere, ma per aiutare Mr. Lovetown nel suo intento, e darti una lezione sulle pene della gelosia! Vieni
147
qui, sciocco gelosone, mio sospettoso amato (si allontanano, lei lo coccola).
tapkins (a parte): Ciò che più mi colpisce in questa vicenda è che io mi sia
leggermente sbagliato. Una circostanza del tutto singolare per uno come
me. (Si volge verso l’esterno).
mrs. lovetown: Alfred, stammi a sentire! Io sono innocente quanto te. La tua
finta indifferenza e il tuo distacco hanno ferito la mia fragile vanità e il
mio orgoglio. In un momento di rabbia mi sono difesa con le medesime
armi cui accennavi. Che il Cielo mi sia testimone – le mie motivazioni
sono assolutamente altrettanto prive di macchia quanto le tue. Mi pento
dei miei errori, te lo assicuro.
lovetown: Ma è possibile?
tapkins: Possibilissimo. Credete a vostra moglie e alle mie parole. È tutto
vero, sapete? Datemi la vostra mano e tenete quella di vostra moglie.
Ecco, Mr. e Mrs. Lovetown. (Si rivolge a limbury) Doppia L, come li chiamo io! (Si rivolge a lovetown) Corsivo minuscolo e maiuscola latina. (Si
rivolge a mr. e mrs. limbury, che avanzano). Ecco, tutto è stato chiarito.
La spiegazione dell’intera faccenda è che io mi sono sbagliato, il che è
piuttosto insolito, devo dire. E se, nell’ultima mezz’ora, ho pensato di
disporre della vostra gentile e paziente attenzione con la nostra intricata vicenda (si rivolge al pubblico), allora ho fatto qualcosa di ancor più
singolare – e anche questo sarebbe piuttosto insolito per uno come me.
Volete impedirmi di sbagliare ancora, o mi concederete di realizzare ancora qualcosa di insolito in futuro?
SIPARIO
IL LAMPIONAIO
FARSA IN UN ATTO UNICO
THE LAMPLIGHTER
(1838)
Traduzione di Lucia Angelica Salaris
151
IL LAMPIONAIO
FARSA IN UN ATTO UNICO
PERSONAGGI:
MR. STARGAZER
GALILEO ISAAC NEWTON FLAMSTEAD STARGAZER (suo figlio)
TOM GRIG (il lampionaio)
MR. MOONEY (un astrologo)
Un servo
BETSY MARTIN
EMMA STARGAZER
FANNY BROWN
152
SCENA PRIMA – Per strada, fuori dalla casa di mr. stargazer. Davanti, due
lampioni.
tom grig (con una scala e una lanterna, entra cantando):
Il giorno è calato sul Baltico e il suo fiero maro-so;
La sera ha sussurrato, ahimè!, al salice sospiro-so;
La notte si appresta, la notte si appresta la terra e il cielo a copri-re;
Sorgi, dolce luna, sorgi, dolce luna, conducimi verso il mio –
Non fa rima, non fa – coprire e amore! Non sono granché come poeta;
ma se non mi dimostrassi capace di creare versi migliori di questi, sarei pronto a farmi dare fuoco, ed essere appeso al posto del lampione,
di fronte al monumento ad Alderman in Fleet Street. Maroso, sospiroso,
coprire – lambire, certo. Questa sì che è poesia per me – (Canta).
Il giorno è calato sul Baltico e il suo fiero maro-so –
Nel pronunciare le battute precedenti è stato intento ad accendere uno
dei lampioni. Quando sta per accendere l’altro, mr. stargazer appare alla
finestra con un telescopio.
mr. stargazer (dopo aver osservato attentamente le stelle): Ehilà!
tom (sulla scala): A voi, signore! E ancora ehilà, se così vi piace.
mr. stargazer: Avete visto la cometa?
tom: Quale cometa – La cometa di Exeter?
mr. stargazer: Quale cometa? Ma La cometa – La cometa di Halley!
tom: Di Nelson, intendete dire. L’ho vista uscire dal giardino, neanche cinque minuti fa.
mr. stargazer: Siete riuscito a distinguere qualcosa della coda?
tom: Distinguere una coda? Ma certo – quattro code!
mr. stargazer: Una cometa con quattro code; e completamente visibile a
occhio nudo! Sciocchezze, non può essere.
tom: Non lo direste se foste quiggiù, vecchio peperino. (L’orologio batte le
cinque). Ora mi direte, immagino, che non sono le cinque quelle che
stanno suonando, eh?
mr. stargazer: Le cinque – le cinque! Le cinque del pomeriggio, il trentesimo
153
giorno di novembre, milleottocentotrentotto! Fermatevi, aspettate che
scenda – fermatevi! Non andate via per nessuna ragione – non spostatevi
di un piede, neanche un passo. (Chiude la finestra).
tom (scende e si carica la scala sulle spalle): Fermatevi! Fermatevi, a un lampionaio, con trecentosettanta botteghe e centoventi case private che
aspettano che gli si metta la luce! Fermatevi, a un lampionaio!
Mentre si affretta ad andarsene mr. stargazer entra in scena precipitosamente, proveniente dalla propria casa.
mr. stargazer (lo trattiene): Neanche per sogno! – neanche per sogno! Il
trentesimo giorno di novembre, milleottocentotrentotto! Oh, quale circostanza miracolosa! Quale straordinario avverarsi di una profezia dei
pianeti!
tom: Di che parlate?
mr. stargazer (si guarda intorno): C’è qualcun altro in vista, su o giù per la
strada? No, non c’è anima viva! Questo, dunque, è l’uomo il cui arrivo mi
è stato rivelato dalle stelle sei mesi fa!
tom: Che intendete dire?
mr. stargazer: Giovanotto, che ho consultato il Libro del Fato con raro e
sorprendente successo – che gli eventi a venire sono stati anticipati dalla
loro stessa ombra.
tom: Non ditemi sciocchezze – Io non sono un evento; sono un lampionaio!
mr. stargazer (a parte): Vero! – Strano destino che, annunciato dai pianeti
come di nobili origini, debba essere dedito a un compito così umile. (Ad
alta voce). Ma voi non siete sempre stato un lampionaio?
tom: Oh, no. Non sono nato con una scala sulla spalla sinistra e un lume
nella mano destra. Ma ho incominciato molto presto però – l’ho preso
da mio zio.
mr. stargazer (a parte): L’ha preso da suo zio! Com’è semplice, eppure così
efficace, il suo linguaggio! Parla dell’essere un lampionaio come se fosse
la pertosse o il morbillo! (A tom). Ma davvero!
tom: Sì, è stato lui il primo. Avreste dovuto conoscerlo! – perdiana! Era un
genio, se mai ne è esistito uno. Il gas è stato la sua fine! Quando si in-
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cominciò a parlare di lampade a gas, mio zio venne su col dire, “non ci
credo, una cosa così non ci è” fa lui. “Sarebbe come parlare di sdraiarsi
su una serie infinita di lucciole!” Però quando fecero l’esperimento di
illuminare un pezzo del Pall Mall –
mr. stargazer: Fu quando fu messo su per la prima volta?
tom: No, no, fu quando fu messo giù per la prima volta! Non fateci caso, non
riesco a non fare una battuta ogni tanto. A mio zio a volte gli prendeva
così. Quando fecero l’esperimento di illuminare un pezzo del Pall Mall,
e lui ne fu proprio testimone, con i suoi occhi, allora avreste dovuto vederlo mio zio!
mr. stargazer: Proprio abbattuto?
tom: Abbattuto, signore! Per la debolezza cadde dalla scala per quattordici volte quella notte; e l’ultima caduta la fece su una carriola che andava nella sua direzione, e fu caritatevolmente portato a casa. “In questo
vedo”, fa lui, “la fine della nostra professione; non ci saranno più da lucidare i riflettori di latta” dice. “Niente più lavori di ricamo, come tagliare
gli stoppini alle due del mattino; niente più giri per sistemarli alla luce
del giorno, e sgocciolare l’ollio sui cappelli e i cappellini dei signori e
delle signore nei momenti di buon umore. Qualunque allocco è in grado
di accendere un lampione a gas, ed ecco fatto!” Allora fece una petizione
al governo per – come si chiama quella roba che danno quando si stabilisce che uno non è mai stato di alcuna utilità ed è stato pagato troppo
per non fare niente?
mr. stargazer: Indennità?
tom: Sì, quello – indennità. Non gliela diedero però! E tutto d’un tratto divenne tanto appassionato al suo Paese, e prese ad andare in giro a dire
come l’avvento del gas fosse un colpo mortale alla sua terra natale, e di
come il commercio dell’ollio e del cotone fosse finito per sempre, e le
balene sarebbero andate ad ammazzarsi, in privato, tutte seccate e indispettite di non essere più cacciate! Poi uscì proprio di testa e chiamava
pipa del gas la sua pipa, e credeva che le sue lacrime fossero ollio per
lampioni, e sciocchezze di ogni tipo. Alla fine andò ad impiccarsi al palo
di un lampione, a St. Martin’s Lane, che gli era sempre piaciuto molto; e
siccome era davvero un buon marito, e non aveva mai avuto segreti per
la moglie, mentre si incamminava imbucò un biglietto con affrancatura
da due penny, dove diceva alla vedova dov’era il suo corpo.
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mr. stargazer (gli mette una mano sul braccio e gli parla con aria misteriosa): Ricordate i vostri genitori?
tom: Mia madre sì, molto bene!
mr. stargazer: Era di nobili natali?
tom: Piuttosto. Era nel ramo del lavaggio di tessuti. Sua madre proveniva
da una famiglia molto rispettabile – e una bella attività, in dolci e croccanti!
mr. stargazer: Forse vostro padre era –
tom: Oh, di lui non so praticamente niente. Il fatto è che ci fu qualche piccolo dubbio all’epoca su chi fosse mio padre. A due o tre giovani fu offerto
questo onore; ma dato che il loro reddito era limitato, furono costretti a
rifiutarlo cortesemente.
mr. stargazer: Allora la predizione non si avvera solo in parte, ma interamente e completamente. Ascoltate, giovanotto – io ho dimestichezza
con tutti i corpi celesti –
tom: Dite davvero? – Spero che siano in buona salute – tutti.
mr. stargazer: Non interrompetemi. Io sono un esperto delle grandi scienze
astronomiche e astrologiche; là a casa mia dispongo di ogni possibile
apparato per osservare il corso e il movimento dei pianeti. Ci sto scrivendo su un’opera che comprenderà ottantaquattro volumi, in formato
quindici per undici; e un’appendice lunga circa il doppio. Io leggo ciò
che accadrà nelle stelle.
tom: Leggete ciò che accadrà nelle stelle! Accadrà qualcosa di particolare
nelle stelle la prossima settimana, per esempio?
mr. stargazer: Non mi avete capito. Io leggo nelle stelle ciò che accadrà qui.
Sei mesi fa da questa fonte ho tratto conoscenza del fatto che, esattamente quando l’orologio avesse suonato le cinque, proprio nel pomeriggio di questo giorno, uno sconosciuto sarebbe apparso davanti ai miei
occhi estasiati, – quello sconosciuto sarebbe stato un uomo di illustre
e alto lignaggio, – quello sconosciuto sarebbe stato lo sposo destinato
alla mia giovane e incantevole nipote, che ora si trova sotto quel tetto
(indica la sua casa); – quello sconosciuto siete voi: io vi accolgo a braccia
aperte!
tom: Io! Io, l’uomo di illustre e alto – Io, lo sposo di una giovane e incante-
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vole – Oh! Non può essere, vedete! Le stelle si sono sbagliate – la cometa
le ha disorientate!
mr. stargazer: Impossibile! I segni erano netti come le barre di un cancello.
L’orologio ha suonato le cinque; voi eravate qui; non c’era in vista anima
viva; la vostra nascita è avvolta nel mistero; siete un uomo di aspetto
nobile. Non concorre forse tutto a provare la precisione delle mie osservazioni?
tom: Parola mia, sembrerebbe di sì! E ora che ci penso, io ho sempre avuto
la sensazione di non essere quella mezza calzetta per cui vengo preso.
Tuttavia non so – voi siete sicuro del mio aspetto nobile?
mr. stargazer: Assolutamente certo.
tom: Datemi la mano.
mr. stargazer: E anche il mio cuore! (Si stringono calorosamente la mano).
tom: La giovane è passabilmente carina, dunque?
mr. stargazer: Bellissima! Portamento aggraziato, forme squisite, una voce
dolce; un viso raggiante di vivacità ed espressività; gli occhi di un cerbiatto spaventato.
tom: Capisco, una specie di occhi da preda. Non è che per caso – ma questo
giusto tra voi e me, capite – e lo chiedo solo per curiosità – non perché
me ne importi – si trova in possesso di liquidità?
mr. stargazer: Cinquemila sterline! Ma che importanza ha – che importanza ha? Ve lo dico all’orecchio. Sono alla ricerca della pietra filosofale! L’ho
quasi trovata – non proprio. Trasforma tutto in oro; è questa la sua proprietà.
tom: Che razza di proprietà che deve avere!
mr. stargazer: Quando la troverò, la terremo in famiglia. Nemmeno una
parola con nessuno! Che sarà il denaro per noi? Non riusciremo mai a
spenderlo abbastanza rapidamente.
tom: Beh, vedete, possiamo provarci – io farò del mio meglio.
mr. stargazer: Grazie – grazie! Ma lasciate che vi presenti subito alla vostra
futura sposa: da questa parte, da questa parte!
tom: Come, senza che prima faccia il mio giro?
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mr. stargazer: Certo. Un uomo su cui i pianeti ripongono particolare interesse, e che sta per condividere la pietra filosofale, abbassarsi a fare il
lampionaio!
tom: Ma nemmeno per sogno! Assolutamente! Mi porto dentro gli arnesi nel
vostro portone, però, a scanso di qualche denuncia a mio carico. (Come
prende la scala sulla spalla si sente il rumore di una pioggia violenta).
Ehilà!
mr. stargazer (porta la mano alla testa come fosse sorpreso): Che cos’è?
tom: Ne sta venendo giù, direi –
mr. stargazer: Pioggia!
tom: Eh! E un bel rovescio!
mr. stargazer: Non può essere! – è impossibile! – (prende un libro dalla tasca, e scorre in fretta le pagine). Guardate – ecco – questo è l’almanacco
del tempo – “Stabile al bello”, – lo sapevo che non poteva essere! (Con
aria di grande trionfo).
tom (si tira su il colletto man mano che aumenta la pioggia): Non pensate
che ci sia una certa umidità nell’atmosfera?
mr. stargazer (guarda in alto): È singolare – è come pioggia!
tom: Incredibilmente come pioggia.
mr. stargazer: C’è un errore negli elementi, in qualche modo. Ecco, “ Stabile
al bello” – e stabile al bello dovrebbe essere. “Intorno nubi leggere”. Ah!
Vedete, non ci sono nubi leggere – Il tempo è tutto sbagliato.
tom: Non credete che faremmo meglio a metterci al riparo?
mr. stargazer (si ritira lentamente verso la casa): Non riconosco questo diritto a piovere, badate! Protesto contro questa cosa. Se la Natura va avanti così, perderò ogni rispetto per lei – non va bene, vedete; ci sarebbero
dovuti essere due gradi in meno ieri; e invece, era più caldo. Non è così
che si trattano gli uomini di scienza. Io protesto contro questa cosa!
Spariscono dentro la casa, mentre entrambi parlano, tom che spinge
stargazer per farlo camminare, e questo che si volta continuamente per
inveire contro il tempo.
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SCENA SECONDA – Una stanza nella casa di stargazer. betsy martin, emma
stargazer, fanny brown e galileo parlottano tutti insieme mentre fanno il
loro ingresso.
betsy: Vi ripeto, signorine, che è una vergogna! Intollerabile!
tutti: Oh! Una vergogna! Una vergogna!
betsy: Dare in sposa Miss Emma a un gran brutto vecchio bavoso AstronoMago sognatore, come Mr. Mooney, sempre lì a strizzare e torcere gli occhi nel telescopio e altro, senza riuscire a vedere un bel visino nemmeno
se ce l’ha proprio sotto il naso!
galileo (con aria malinconica): Non c’è mai stato un bel visino sotto il suo
naso, Betsy, almeno da che io lo conosco. È così sgraziato.
betsy: Ah! E il povero padroncino, poi; non ha nemmeno l’umore per ridere alle sue stesse battute. Eccome se lo compiango, dal profondo del
cuore.
fanny ed emma: Poverino!
galileo: E già, non sono forse un soggetto degno di compassione? Non è
una cosa terribile che io, che compirò ventun anni il giorno dell’Annunciazione, debba essere trattato come un bambino? – E tutto perché mio
padre è così preso dall’età della luna che non si interessa alla mia; così
occupato a fare osservazioni sul sole intorno a cui gira la terra, che non
fa il minimo caso al figlio che gli gira intorno! Non mi hanno nemmeno
fatto togliere i pantaloncini fino a quando non sono diventato inguardabile.
tutti: Che vergogna!
galileo: Davvero. E guardatemi ora! Che brutta situazione. Questo è forse
l’abbigliamento adatto a un maggiorenne – o perlomeno a un giovane
che ora è minorenne, ma che diventerà maggiorenne proprio il prossimo
giorno dell’Annunciazione? È forse questo l’abbigliamento –
tutti (lo interrompono): Certo che no!
galileo (con impeto): Non lo tollererò – non voglio più sottostare. Mi sposerò.
tutti: No, no, no! Non siate precipitoso.
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galileo: Sì invece, vi dico. Sposerò mia cugina Fanny. Datemi un bacio, Fanny; ed Emma e Betsy nel frattempo guarderanno dall’altra parte. (La bacia). Ecco!
betsy: Signore – signore! Arriva vostro padre!
galileo: Bene, allora, me ne prendo un altro come antidoto contro mio padre. Un altro, Fanny. (La bacia).
mr. stargazer (da fuori): Da questa parte! Da questa parte! La vedrete immediatamente.
Entra mr. stargazer,tom lo segue con ritrosia.
mr. stargazer: Dov’è la mia – ? Oh, eccola qui! Fanny, mia cara, venite. Vedete quel signore? (A parte).
fanny: Quale signore, zio? Intendete quella persona flessibile che si inchina
con così tanto zelo?
mr. stargazer: Zitta! Sì; è lo sconosciuto che ci interessa.
fanny: Oh, zio, si bacia la mano. Che cosa vuole esprimere la creatura?
mr. stargazer: Ah, furfante! Proprio come me prima che sposassi la vostra
povera zia – tutto ardore e impazienza. Vuole esprimere amore, mia cara,
amore. Ho una sorpresa così piacevole per voi. Non ve l’ho detto prima
per paura che ci potesse essere qualche errore; ma è tutto giusto, tutto
giusto. Le stelle hanno sistemato tutto tra loro. Lui diventerà vostro marito!
fanny: Mio marito, zio? Santo cielo, Emma! (Parla con lei a parte).
mr. stargazer (a parte): Ha già fatto sensazione. Il suo aspetto nobile e l’aria
distinta hanno prodotto immediatamente una buona impressione. Mr.
Grig, mi permettete? (tom avanza con circospezione) – questa è mia nipote, Mr. Grig. Mia nipote, Miss Fanny Brown; mia figlia Emma – Mr.
Thomas Grig, il favorito dei pianeti.
tom: Spero di rivedere Miss Hemmer in un’occasione conviviosa. (A parte a
mr. stargazer). Sentite, io non so chi è l’una e chi è l’altra.
mr. stargazer (a parte): La giovane più vicina a noi è la vostra sposa promessa. Dite qualcosa di appropriato.
160
tom: Naturalmente; sì, certo. Vediamo. Signorina (va verso di lei) – io – io vi
ringrazio! (La bacia dietro il cappello. Lei urla).
galileo (si libera da betsy, che ha cercato di trattenerlo): Che insolenza oltraggiosa! (betsy scappa via).
mr. stargazer: Ehi, signore, ehi!
tom: Chi è questa salamandra così gioviale, signore?
mr. stargazer: Il mio figliolo – è solo il mio figliolo, non fate caso a lui. (A
galileo) Stringi la mano al signore, signorino, e subito!
tom: Davvero un bel ragazzo! E vi fa grande onore, signore. Piacere, giovanotto! (Si stringono la mano, galileo ha l’aria molto arrabbiata quando
tom gli dà una pacca sulla testa). Ecco, corretto e appropriato. “Ai cani
tanto piace di abbaiare e morsicare”; non ai giovanotti, vedete. Ecco,
così!
mr. stargazer: Ora lasciate che vi mostri quel sanctum sanctorum – quel
luogo sacro – quel ritiro filosofico – dove io, il genius loci –
tom: Eh?
mr. stargazer: Il genius loci –
tom (a parte): Qualcosa da bere, forse. Oh, ah! Sì, sì!
mr. stargazer: – ho realizzato tutte le mie scoperte più grandi e più profonde! Dove all’occhio mi è quasi spuntato un telescopio per l’applicazione
costante; e l’alambicco è stato mandato in frantumi dall’ardore con cui
sono stati eseguiti i miei esperimenti. È lì che sta l’illustre Mooney, anche
ora, a portare avanti quelle ricerche che ci renderanno ricchi di metallo
prezioso, e padroni del mondo. Venite, Mr. Grig.
tom: Ma certamente, signore; e auguro fortuna all’illustre Mooney, e lo dico
– non tanto per il bene di Mooney quanto per le nostre signorie.
mr. stargazer: Emma!
emma: Sì, Papà.
mr. stargazer: Lo stesso giorno che vedrà tua cugina diventare Mrs. Grig,
renderà te e quell’uomo immortale, di cui abbiamo appena parlato, una
cosa sola.
emma: Oh! Considerate, Papà caro –
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mr. stargazer: Non ne sei degna, lo so; ma lui – creatura gentile e generosa
– acconsente a passare sopra ai tuoi difetti e a prenderti, per il mio bene –
che uomo devoto! – Venite, Mr. Grig! – Galileo Isaac Newton Flamstead!
galileo: Ebbene? (Avanza accigliato).
mr. stargazer: Nel nome, ahimè! Ma non per natura, dal momento che non
conosce, e neanche solo di vista, nessun altro pianeta se non il sole e la
luna, – ecco la tua paghetta settimanale, sei pence! Prendili tutti!
tom: E non spenderli tutti in una volta, signorino! Dunque, signore!
mr. stargazer: Dunque, Mr. Grig – dopo di voi, signore, prego!
Escono tom e mr. stargazer.
galileo. “Prego, Mr. Grig!” – “Dopo di voi, Mr. Grig!” – “Il giorno che vedrà
tua cugina diventare Mrs. Grig!” – Trapasserò segretamente Mr. Grig con
un tagliacarte, se riesco a vivere per altre tre ore!
fanny (al suo lato): Oh! Non parlare in modo così disperato, – oh, povero
caro!
emma (all’altro lato): No! Per favore, no; – mi si gela il sangue a sentirti.
galileo: Oh! Se avessi già l’età! – se solo avessi già l’età! – oppure potremmo
andare a Gretna Green,1 per tre pence ciascuno, compreso il ricevimento
e tutte le spese accessorie. Ma non sarebbe mai possibile! Oh! Se solo
avessi l’età!
fanny: E se l’avessi? Cosa potresti fare, allora?
galileo: Sposarti, cugina Fanny; allora potrei sposarti legalmente, e senza il
consenso di nessuno.
fanny: Dimentichi che, nella situazione in cui siamo, non potremmo sposarci nemmeno se tu avessi ventun anni; – non abbiamo denaro!
emma: Nemmeno per le tasse matrimoniali!
galileo: Oh! Sono certo che qualunque sacerdote cristiano, in circostanze così
avvilenti, ci sposerebbe facendoci credito. Le tasse matrimoniali potreb1
Gretna Green, località scozzese presso il confine con l’Inghilterra, era già nel diciannovesimo secolo il luogo dove andavano a sposarsi un gran numero di giovani coppie inglesi, poiché
in Scozia era possibile celebrare il matrimonio anche senza il consenso dei genitori [N.d.T.].
162
bero attendere fino al primo battesimo, e poi potremmo saldare il conticino tutto in una volta. Oh! Perché non ho l’età! – Perché non ho l’età?
Entra betsy in tutta fretta.
betsy: Beh! Non l’avrei mai creduto! Ecco, Miss Fanny! Non l’avrei creduto,
nemmeno se l’avessi sognato con un pezzo di torta nuziale sotto il cuscino! Solo osare pensare di sposare una giovane con cinquemila sterline a
un semplice lampionaio!
tutti: Un lampionaio?
betsy: Sì, è Tom Grig il lampionaio, né più e né meno, e il vecchio Mr. Stargazer va e lo raccoglie per strada, per poi portarlo in casa come marito per
Miss Fanny, perché avrebbe letto qualcosa nelle stelle. Roba dell’altro
mondo! Io non ci credo che possa decifrare le stelle, questa è la verità; o
al massimo, se è arrivato a capire parole di una sillaba è già tanto.
fanny: Si è mai sentita un’atrocità del genere? Io, privata del potere di sposarmi senza il suo consenso, e lui quasi con il potere di forzare le mie
stesse inclinazioni.
emma: Di fatto è peggio che essere sacrificata a quell’odioso e detestabile Mr.
Mooney.
betsy: Via, Miss Emma, non è così male; almeno Thomas Grig è un giovane,
e un giovane per bene, ma Mr. Mooney – oh, santo cielo! Nessun marito è
abbastanza cattivo secondo me; ma lui è peggio di qualunque altra cosa
– molto ma molto peggio.
fanny: Sembra che tu parli di questo Mr. Grig con sentimento.
betsy: Oh, cielo, no, Miss Fanny, non io. Non intendo dire nient’altro se non
che Mr. Grig a suo modo può andare molto bene; ma Mr. Grig e io non
abbiamo mai intrattenuto alcuna conversazione, neppure in termini di
salve e come va. Oh, no davvero, sono stata molto attenta, Miss, come lo
sono sempre con gli sconosciuti. Conoscevo il lampionaio precedente,
Miss, ma si sta per sposare e ha smesso di esercitare, perché i genitori
della giovane sposa, essendo molto rispettabili, desideravano che sposasse un uomo di lettere, allora si è messo ad affiggere manifesti. Mr. Grig
ha incominciato questo giro solo oggi alle cinque, Miss.
fanny: Che è una ragione piuttosto sufficiente perché tu non sappia altro di lui.
163
betsy: Beh, Miss, forse lo è; e spero non sia un reato fare amicizia a questo
mondo, quando è possibile, Miss.
fanny: Certo che no. Tanto che ti auguro di cuore di fare di questo Mr. Grig
più di un amico, e portarlo quindi a smentire la sua predizione.
galileo: Oh! Non pensate che potreste farlo, Betsy?
emma: Non potresti allo stesso tempo fare in modo che qualche tua giovane
amica faccia di Mr. Mooney qualcosa di più che un amico, eh, Betsy?
galileo: Ma, davvero, non pensi di poter riuscire a dare una mano a tutti noi
insieme, in un modo o nell’altro, eh, Betsy?
fanny: Sì, sì, sarebbe così bello. Le sarei grata per sempre. Tu no?
emma: Oh, per il resto della mia vita!
galileo: E anch’io, vedete, e, per dio!, potremmo renderla tanto ricca quando – quando noi diventeremo ricchi – non è vero?
entrambe: Oh, dovremmo farlo, sì, certo.
betsy: Vediamo. Non desidero prendere Mr. Grig per me, sapete. Io non voglio sposarmi.
tutti: No! No! No! Certo che non vuole.
betsy: Non mi passa neanche per l’anticamera del cervello di dissuadere
Mr. Grig da questa storia, vedete, per il bene di nessun altro se non
di voi giovani. Sto andando piuttosto contro i miei stessi sentimenti,
badate.
tutti: Oh, sì, sì! Com’è gentile!
betsy: Bene, studierò la cosa insieme alle signorine nella stanza di Miss
Emma, e se riusciremo a pensare a una qualunque cosa che paia poterci aiutare, tanto meglio così; altrimenti, non sarà peggio di così. Ma il
padroncino Galileo non deve venire, perché è così brutalmente geloso
di Miss Fanny che non potrei azzardarmi a dire niente in sua presenza.
Ecco, vi dico (guarda fuori), che arriva il nostro uomo guardandosi intorno come se avesse perso Mr. Stargazer, e ora si volta verso di noi. Eccolo
– sparite. Sbrigatevi!
galileo: Le posso accompagnare fino all’inizio delle scale, vero, Betsy?
betsy: Sì, ma non un passo oltre per nessuna ragione. Ecco, uscite piano, in
164
modo che se passa di qua mi trovi da sola. (Strisciano via piano, galileo
ritorna e sbircia dentro).
galileo: Pss, Betsy!
betsy: Andate via, signore. Per cosa siete tornato?
galileo (le porge uno spillone): Vorrei che trovaste un’occasione per conficcargli un pochino questo per avermi preso a pacche sulla testa.
betsy: Sciocchezze, ancora per un po’ non potete permettervi di abbandonarvi a svaghi così dispendiosi come la rappresaglia. Dovete aspettare di
entrare in possesso della vostra proprietà, signore. Su, andatevene.
galileo esce. Entra tom grig.
tom (a parte): Non ho mai visto un tipo così scientifico in vita mia. Quell’intraprendente che si affogò per vedere cosa si prova non è niente in confronto a lui. Eccolo lì appena sceso fino al fondo di un pozzo asciutto,
con un secchio insolitamente piccolo, per dare un’altra sbirciata alle
stelle, dato che, suppongo, si vedono meglio attraverso un raffreddore
di testa. Ehi! Ecco una giovane femmina di forme attraenti. Ora mi domando se sia ammesso per un uomo di nobile aspetto farle il solletico.
(Avanza furtivo e le fa il solletico sotto il braccio).
betsy (ha un sussulto): Ehi! Cosa – Buon dio, signore!
tom: Non spaventatevi. Le mie intenzioni sono assolutamente oneste. In altre parole, non ho intenzioni di alcun genere.
betsy: Allora dovreste stare più attento, Mr. Grig. Vi siete preso una libertà,
signore.
tom: Lo so. Sempre la causa della libertà, ovunque nel mondo – questo è il
mio parere! Come vi chiamate?
betsy (con un inchino): Betsy Martin, signore.
tom: Un nome ricorrente nelle canzoni come nella storia. Avreste la bontà,
Miss Martin, di indicarmi quella stanza speciale dove l’illustre Mooney
sta conducendo le sue ricerche?
betsy (a parte): Un po’ di sana paura non gli farà male. (A lui, simulando agitazione). Non vorrete andare in quella stanza, Mr. Grig?
165
tom: Certo che ci sto andando, e dovrei essere già lì, poiché ho promesso
di raggiungervi quel lume della scienza, il vostro padrone (un soldo di
cacio, a proposito!), di fronte alla porta.
betsy: Quella camera così lugubre e misteriosa! Un’altra vittima!
tom: Vittima, Miss Martin!
betsy: Oh! Quel vincolo al segreto che mi costringe a non svelare i pericoli di
quell’orribile stanza tenebrosa.
tom (sbigottito): Miss Martin!
betsy: Che un così bel giovane, di carnagione così rosea e fresca, debba cadere nelle grinfie di quel mostro crudele e insaziabile! Non posso continuare ad assistere a scene tanto spaventose; lo devo mettere in allarme.
tom: Se avete qualcosa da svelare, signorina, abbiate la bontà di mettermi in
allarme subito.
betsy (finge di ricomporsi): No, no, Mr. Grig, non è niente – è solo – Ha! Ha!
Ha! – Non fate caso a me, non fateci caso, certo è molto impressionante;
– no, – no, non intendevo questo, – volevo dire comico, sì. Ha! Ha! Ha!
tom (a parte, mentre la scruta con attenzione): Ho il sospetto che ci sia sotto
un imbroglio, – qualche altro pretendente pronto a saltar fuori che vuole impossessarsi delle stelle; – ma non lo farà. Ve lo dico io, signorina (a
lei), se questa è una maschera, farete bene a farla indossare a qualcun
altro; – per dirla in parole povere se avete un obbiettivo da raggiungere e
pensate di raggiungerlo spaventando me, avete preso un granchio, Miss
Martin.2
betsy: Bene, dunque, se volete accelerare il corso del vostro destino, – ecco
(indica) – la porta è quella, alla fine di quel lungo corridoio e oltre quel
giardinetto col ghiaino. La stanza è stata costruita di proposito separata
dalla casa.
tom: Ci vado immediatamente, e il mio primo oggetto di osservazione attraverso quello stesso telescopio che ogni tanto cresce all’occhio del vostro
padrone sarà la luna – la luna, che è l’emblema del vostro sesso incostante e ingannevole, Miss Martin.
2
Riferimento all’espressione popolare inglese It’s all my eye and Betty Martin, che significa
“sono tutte sciocchezze”. Ma Betty Martin suona come il nome e cognome di Betsy: nel testo
originale Tom gioca su questa analogia di suono dicendo “It’s all my eye and… you, Miss Martin” [N.d.T.].
166
duetto.
Aria – “The Young May-moon”
tom:
La luna nuova solo dodici volte l’anno è visibile
betsy:
E quando non c’è tutto è scuro e terribile.
tom:
E in questo io scorgo –
betsy:
– e anch’io me ne accorgo
entrambi:
Qualcosa che alla donna è conducibile.
entrambi:
La luna nuova solo dodici volte l’anno è visibile
e quando non c’è tutto è scuro e terribile.
tom:
E in questo io scorgo –
betsy:
– e anch’io me ne accorgo
entrambi:
Qualcosa che alla donna è conducibile.
Seconda strofa
tom:
È mutevole, è incostante, gli uomini fa impazzire,
betsy:
Viene per portar luce, e invece li fa intristire.
tom:
Così da restare per sempre folli –
betsy:
– ma così dolcemente folli
167
entrambi:
Che di miglior compagnia non puoi gioire.
entrambi:
La luna nuova solo dodici volte l’anno è visibile
e quando non c’è tutto è scuro e terribile.
tom:
E in questo io scorgo –
betsy:
– e anch’io me ne accorgo
entrambi:
Qualcosa che alla donna è conducibile.
Escono.
SCENA TERZA – Un tetro stanzone; una finestra con un telescopio rivolto
all’esterno verso il cielo, un tavolo ricoperto di libri, strumenti e apparati che
sono anche sparsi in giro per la stanza, un lume fioco, un paio di mappamondi ecc., uno scheletro in una cassa e vari oggetti strani appoggiati alle pareti.
Due porte dipinte sul fondale. mr. mooney è visibile, col viso molto sporco,
tutto concentrato nell’alimentare un fuoco su cui è posato un crogiolo.
Entra mr. stargazer con un lume e fa cenno a tom grig, il quale entra con
una certa riluttanza.
mr. stargazer: Questo, Mr. Grig, è il sanctum sanctorum di cui vi ho già parlato; è allo stesso tempo il laboratorio e l’osservatorio.
tom: Non è un luogo troppo vivace, vero?
mr. stargazer: Ha un’aria solenne che ben si concilia con le grandi e misteriose attività che vi vengono svolte costantemente, Mr. Grig.
tom: Ah! Direi che sarebbe adatto a un impresario di pompe funebri per la
vita; o forse dovrei dire piuttosto per la morte. Ora, cosa sarà mai quel
simpatico oggetto là? (Indica una grossa fiala).
mr. stargazer: Quello contiene un infante di sesso maschile con tre teste – lo
usiamo in astrologia; – si ritiene che sia un portafortuna.
168
tom: Non l’avrei detto a giudicare dall’aspetto. Il signorino non è mica vivo,
vero?
mr. stargazer: No, è conservato sotto spirito. (mr. mooney starnutisce).
tom (si ritira in un angolo): Ehilà! Che diamine – (mr. mooney si guarda intorno con aria assente). Il signore, immagino, è un po’ fuori di spirito?
mr. stargazer (poggia la mano sul braccio di tom e guarda verso il filosofo):
Ssh! Quello è il geniale Mooney. Fate caso all’espressione nobile – ogni
lineamento risplende di pensieri intensi. È lui il grande astrologo.
tom: Ha tutta l’aria di essersi occupato di magia nera. Ma perché non dice
qualcosa?
mr. stargazer: Si trova in uno stato di assenza; vedete come rivolge il mantice da questa parte e soffia sull’aria vuota.
tom: Forse vede una strana scintilla in questa direzione e si chiede come sia
arrivata fin qui. Vorrei che mi facesse sparire con un soffio. (A parte) Non
mi piace neanche un poco.
mr. stargazer: Ora vedrete come lo risveglio.
tom: Non mettetevi in pericolo per me; posso fare la sua conoscenza in qualunque altro momento.
mr. stargazer: Non c’è momento migliore di questo. Niente lo desta da questi attacchi di meditazione se non una scossa elettrica. Teniamo sempre una batteria ben carica per questo scopo. Gli do subito una scossa.
(mr. stargazer si tira su e colloca con cautela l’estremità di un cavo nella
mano di mr. mooney. Poi si inchina accanto al tavolo come per collegarlo
alla batteria. mr. mooney fa immediatamente un salto emettendo un grido e getta via il mantice).
tom (squadra il filosofo): Non l’ho voluto io, sapete, piantiamola con queste
sciocchezze.
mr. stargazer (viene avanti rapido): Mr. Grig – Mr. Grig – evitate un atteggiamento così poco rispettoso verso uno dei più grandi uomini che siano
mai esistiti. Questo, caro amico (a mooney) – è il nobile sconosciuto.
mr. mooney: A-ha!
mr. stargazer: Che è arrivato, esattamente all’ora in cui doveva, questo pomeriggio.
169
mr. mooney: O-ho!
mr. stargazer: Accoglietelo, amico mio – dategli la mano. (mr. mooney appare confuso e solleva la gamba). No – no, quello è il piede. È così assente,
Mr. Grig, nelle sue smisurate meditazioni che molto spesso non distingue una cosa dall’altra. Sì, quella è la mano, molto bene amico, molto
bene (dà una pacca sulla schiena a mooney mentre lui e tom si stringono
la mano, tom con il braccio teso).
mr. stargazer: Avete fatto altre scoperte durante la mia assenza?
mr. mooney: Niente di particolare.
mr. stargazer: Pensate – pensate, caro amico, che arriveremo a un punto
importante nelle nostre fatiche, qualcosa che si avvicini al compimento,
nel corso di questa notte?
mr. mooney: Non posso sbilanciarmi fino a questo punto.
mr. stargazer: Che opinione avete in merito?
mr. mooney: Non ho alcuna opinione in merito a niente.
mr. stargazer: Che uomo meraviglioso! Una vera mente, Mr. Grig.
tom: Sì, il suo discorso è davvero edificante. Ma perché mi fissa in modo così
severo?
mr. stargazer: Gli sta succedendo qualcosa. Non parlate – non disturbate
per nessuna ragione il flusso delle sue riflessioni. (mr. mooney si avvicina solennemente a tom, il quale si ritrae; gli prende il cappello, lo gira e lo
rigira con espressione preoccupata, e infine se lo mette in testa).
mr. stargazer: Che uomo eccentrico!
tom: Spero, vi dico, che non abbia intenzione di tenerselo, perché altrimenti
la sua eccentricità sarebbe poco piacevole. Dategli un’altra scossa e fatelo fuori, no?
mr. stargazer: Ssh! Ssh! Non dite nemmeno una parola. (mr. mooney, tenendo gli occhi fissi su tom, ritorna lentamente da mr. stargazer e gli
sussurra qualcosa nell’orecchio). Certo; assolutamente. Ho appena preso
nota della sua data di nascita e di tutte le altre informazioni necessarie
allo scopo. (A tom) Mr. Mooney ritiene che dovremmo studiare il vostro
oroscopo senza perder tempo, così da potervi comunicare il vostro destino futuro.
170
mr. mooney: Ritiriamoci a questo scopo.
mr. stargazer: Certo, aspettate qui qualche momento, Mr. Grig: andiamo giusto nel laboratorio piccolo e torniamo subito. Dunque, mio illustre amico.
(Prende un lume e fa strada verso una delle porte. Come mr. mooney gli va
dietro, tom lo segue furtivamente e si riprende il cappello. mr. mooney si
volta, guarda fisso ed esce dalla porta).
tom: Beh, questo è il genio più stravagante che abbia mai incontrato – un
tipo piuttosto singolare per un gruppetto così fumoso. (Guarda dentro
il crogiolo). Immagino che questo sia il piattino su cui stanno facendo
bollire la pietra filosofale fino a farle raggiungere la consistenza giusta.
Spero che ci siano vicini; quando sarà quasi fatto, manderò a prendere
sei pence di aringhe e le trasformerò in pesciolini dorati come primo
esperimento. Buon dio! Dev’essere comodo però non vedere la fine delle
proprie sostanze. Avrò una casa di campagna e un parco, e una parte la
disseminerò con una doppia fila di lampade a gas lunga un miglio, e me
ne andrò in giro con una scala di mogano francese bello lucido, e dietro
di me due servi in livrea per accenderle con le mie stesse mani ogni sera.
Cosa si vede da qui? (Guarda dentro il telescopio). Niente di particolare, dato che dall’altra parte è tappato. Il ragazzino con tre teste (guarda
dentro il contenitore). Che consolazione deve essere stato per i genitori! – Ehilà! (Prende un grosso coltello) Questo strumento ha un aspetto
poco rassicurante, – un po’ troppo grande per il pane e il formaggio o per
le ostriche, e non male per ficcarlo tra le costole a qualcuno. Un posto
molto lugubre, – vorrei che tornassero. Ah! – (Nota lo scheletro) Ecco un
oggetto terrificante – cosa dice la scritta? – (Legge un’etichetta sulla cassa)
“Scheletro di un gentiluomo preparato da Mr. Mooney”. Spero che Mr.
Mooney non abbia l’abitudine di invitare qui dei gentiluomini e prepararli così senza il loro consenso. Ah, qui c’è un libro. Di cosa parlerà mai?
I caratteri sembrano come impressi a caso da una macchina a vapore.
(Sfoglia le pagine, cercando di decifrare tra sé e sé).
galileo entra piano senza essere visto da tom, che gli volge le spalle.
galileo (a parte): Ah, siete qui dunque? Se potessi solo soffocarlo, non per
sempre, ma solo fin quando compio ventun anni, e poi resuscitarlo, che
sollievo e che vantaggio sarebbe! Ho sentito di straforo mia cugina Fanny
e Betsy che parlavano di venire qui. E cosa può volere qui? E se facesse
il doppio gioco, – il doppio gioco con me; – sembra impossibile, ma se
171
fosse così? – Bene, bene, vedremo. Se riesco a raggiungere quello sgabuzzino senza essere visto, Fanny Brown – salvati. (Si dirige furtivo verso la
porta sulla sinistra – la apre, ed entra con cautela nella stanza. Nel frattempo, tom si volta dall’altra parte).
tom (chiude il libro): È proprio greco, mi sa. Ma quanto ci mettono!
mr. stargazer e mooney entrano provenienti dalla stanza.
mr. mooney: Informate il nobile signore del suo irrevocabile destino.
mr. stargazer (mostra emozione): No – no, prima preparatelo.
tom (a parte): Preparatelo! “Preparato da Mr. Mooney”. – Questo è un caso
di sequestro e strage. (Rivolto a loro) Che mi prepari pure, a suo rischio
e pericolo!
mr. stargazer: Mr. Grig, perché questa dimostrazione?
tom: Oh, non parlate a me di dimostrazioni; non mi dimostrate proprio
niente, ve lo dico io.
mr. stargazer: Ahimè! (Va verso di lui). La verità che dobbiamo comunicare richiede ben poca dimostrazione dalle nostre flebili labbra. Abbiamo
calcolato il vostro oroscopo.
mr. mooney: Eh sì, lo abbiamo calcolato.
mr. stargazer: Uomo dal cuore tenero! (mooney piange). Guardate, Mr. Grig,
non è commovente?
tom: Che cos’ha da piangere con quegli occhi da pesce lesso, signore? Che ne
so se è commovente o no?
mr. stargazer: È per voi, per voi. Abbiamo scoperto che morirete due mesi a
domani, e trenta minuti – non era trenta minuti, amico mio?
mooney: Trentacinque minuti, ventisette secondi e cinque sesti di secondo.
Oh! (Emette un gemito).
mr. stargazer: Trentacinque minuti, ventisette secondi e cinque sesti di secondo dopo le nove.
mr. mooney: Del mattino. (Entrambi si asciugano gli occhi).
tom (allarmato): Non ditemi così, dovete aver commesso un qualche errore
– non ci credo.
172
mr. mooney: No, è tutto giusto, lo abbiamo calcolato nel modo più adeguato.
– Oh! (Emette un altro gemito).
tom: Adeguato, signore! Le vostre nozioni su cosa è adeguato non sono di
livello eccezionale.
mr. stargazer (tira fuori un libercolo): È confermato dall’almanacco profetico. Ecco la predizione per due mesi a domani – “Il decesso di una grande
persona si può verificare intorno a quest’ora”.
tom (si lascia cadere sulla sedia): Sono io! È finita! Seppellitemi dignitosamente, amici miei.
mr. stargazer (gli stringe la mano): Si terrà fede ai vostri desideri. Dobbiamo
concludere il matrimonio con mia nipote immediatamente, così che la
vostra eminente genia possa essere consegnata alla posterità. Fategli le
vostre condoglianze, caro Mooney, mentre io rimetto ordine tra i miei
sentimenti e predispongo in solitudine quanto occorre per il matrimonio.
Prende il lume e sparisce nella stanza a destra. mooney prende una sedia e la colloca all’altezza di tom, molto distante da lui. Entrambi sospirano forte. galileo apre la porta dello sgabuzzino. In quel momento
la porta principale si apre e betsy sgattaiola piano sulla scena, facendo
cenno a emma e fanny che la seguono. Lui sparisce di nuovo repentinamente.
betsy (a parte): Dunque, signorine, se sarete coraggiose per un solo minuto
riuscirete a far spaventare Mr. Mooney tanto da farlo rinunciare immediatamente al matrimonio.
emma: Ma se lui ha intenzioni serie?
betsy: Sciocchezze, Miss, lui non ha alcuna intenzione. Vostro padre gli dice,
“Volete sposare mia figlia?” e lui dice, “Sì, lo voglio”; e lo farebbe, e lo
farà, se non sarete coraggiosa, ma per l’amor di Dio, non ci ha mai pensato nemmeno per un attimo. Se voi, Miss (a emma), fingerete di odiarlo
e di amare un rivale, e voi, Miss (a fanny), di amarlo alla follia, lo spaventerete tra tutt’e due al punto che dichiarerà immediatamente la sua
intenzione di rinunciare, ve lo garantisco. L’amore lo spaventerà altrettanto quanto l’odio. Non ha mai visto una donna in preda alla passione,
e quanto ad averne visto una innamorata, non credo che nessun’altra
173
oltre sua madre abbia mai baciato la sua vecchia faccia scontrosa da
quando è nato. Ora, mettetelo alla prova, signorine. Venite, stiamo perdendo tempo.
Si nasconde dietro la cassa con lo scheletro. emma si precipita su tom grig
e lo abbraccia, mentre fanny afferra mooney per il collo. galileo appare
alla sua porta con aria di grande stupore, e mr. stargazer alla sua, dopo
essere rientrato in scena di corsa con il lume, che teneva in mano prima
di vedere ciò che stava accadendo. tom e mooney con aria di grande stupore.
fanny (a mooney):
emma (a grig):
}
Ssh! Ssh!
tom grig e mooney sporgono la testa ognuno dalla propria stretta tanto
da riuscire a scambiarsi uno sguardo di sorpresa.
emma: Caro Mr. Grig, so che riterrete questo un comportamento strano, insolito e incomprensibile.
tom: Bene, signora, senza una spiegazione in effetti appare proprio singolare.
emma: Sì, sì, lo so che lo è e che lo sarà, ma l’urgenza del caso deve supportare
la mia motivazione. Mr. Grig, voi affascinante all’eccesso, vi ho visto una
e una sola volta, ma l’impressione di quel dialogo da far uscire di senno
non si può cancellare. Io vi amo alla follia. (Cade sulla spalla di lui).
tom: Siete incredibilmente gentile, signora, sono cose che lusingano – o dovrebbero. (A parte) Se vivessi più a lungo, – ma non siete voi, signora; – è
l’altra signora che le stelle mi hanno –
fanny (a mooney): No, creatura meravigliosa, ascoltatemi – non è il momento di falsi pudori convenzionali. Avvolto nelle vostre sublimi visioni, voi
non avete percepito i segni silenziosi della prima coinvolgente devozione di una donna, che è stata, temo, fin troppo percettibile agli occhi di
altri; ora però devo dire tutto. Io odio quest’uomo detestabile. Siete voi il
mio primo e unico amore. Oh! Parlatemi.
mr. mooney: Non ho niente di appropriato da dire, signorina. Credo che dovrei andare (cerca di allontanarsi).
174
fanny: Oh! No, no, no (lo trattiene). Incoraggiatemi. Nemmeno una parola
gentile? Nemmeno uno sguardo d’amore?
mr. mooney: Non so come si guarda con uno sguardo d’amore. Sono – sono
spaventato.
tom: Anch’io! Non capisco. Vi dico, signorina, che è l’altra signora la mia
moglie destinata. Per l’amor del cielo non dovete abbracciarmi, la farete
ingelosire.
fanny: Gelosa! Di voi! Ascoltatemi (a mooney). Rinuncio a ogni diritto e titolo alla mano di quello o qualsiasi altro uomo e prometto di essere eternamente e interamente vostra.
mr. mooney: No, non fatelo, non potete essere mia, – nessuna può essere mia
– Io non voglio nessuna – Io – Io –
emma: Se non ascoltate lei – ascoltate me, mostro detestabile. – Ascoltatemi
mentre dichiaro che prima di essere la vostra sposa, con questa profonda passione per un altro radicata nel mio cuore, io –
mr. mooney: Non c’è bisogno che facciate alcuna dichiarazione sull’argomento, signorina.
mr. stargazer (avanza): Non ne farà, – non ne farà. È tutto a posto, non
ascoltatela. Sposerà voi che le piaccia o no, – vi sposerà domani mattina,
– e voi, Miss (a fanny), sposerete Mr. Grig quand’anche dovessi trainarvi
in chiesa su una carriola.
galileo (avanza): Lo farà! Può farlo! Lasciate che lo faccia! Lasciate pure! Io
le do il mio consenso.
mr. stargazer: Le dai il tuo consenso, moccioso! A chi diavolo vuoi che importi se tu le dai o non le dai il tuo consenso? E perché ti stai dimenando
in quel modo?
galileo: Sono inferocito, sono furioso – non parlatemi – farò del male a qualcuno; – non sposerò mai nessuna dopo tutto questo, mai, mai, non è
prudente. Vivrò e morirò celibe! – Ecco – Celibe! Celibe! (Avanza e si incrocia con betsy. Lei gli parla da parte, e la rabbia di lui sembra cedere
gradualmente).
mr. mooney: Il ragazzino, a dispetto della tenera età, ha parlato saggiamente.
Sono stato indotto alla contemplazione del genere femminile. Trovo che
il loro amore sia troppo violento per la mia consolidata posatezza. Preferirei non avventurarmi nelle acque agitate del matrimonio.
175
mr. stargazer: Non intendete sposare mia figlia? Nemmeno se io vi dico che
vi prenderà? (mooney scuote solennemente la testa). Mr. Grig, e voi non
avete cambiato idea a causa di un capriccetto da ragazzina?
tom: Due mesi a domani! Tanto vale che faccia tutto l’oro che posso nel frattempo. Dunque, signore, se la pentola è sul punto di bollire (indica il
crogiolo), – se siete piuttosto vicini alla pietra filosofale –
mr. stargazer: Piuttosto vicini! Noi ne siamo sicuri – certi; è garantito come
il denaro in banca.
galileo e betsy, che hanno ascoltato con attenzione, si muovono tutt’intorno agitati, sventagliando sul fuoco e spargendo sul tavolo varie polveri
dalle boccette, poi si ritirano più lontano con circospezione.
tom: Se è così, signore, sono pronto a tenere fede ai pianeti. La prendo, signore, la prendo.
mr. stargazer: Allora ecco la sua mano, Mr. Grig – non opponete resistenza, Miss (tira avanti fanny). È tutto inutile, quindi tanto vale che voi lo
facciate con una certa grazia. Prendete la sua mano, Mr. Grig. (Il crogiolo
scoppia producendo un forte fragore; tutti hanno un sussulto).
mr. stargazer: Come! – Le fatiche di quindici anni annientate in un istante!
mr. mooney (si china sui frammenti): È l’unica delusione che ho subito in
questo processo dal primo momento in cui mi ci sono impegnato da
bambino. Scoppia sempre quando è sul punto di riuscire.
tom: È la pietra filosofale quella che è andata?
mr. mooney: No.
tom: Non è andata, signore?
mr. mooney: No – non è mai arrivata!
mr. stargazer: Ma la troveremo, Mr. Grig. Non vi deprimete, la scopriremo
in meno di dieci anni questa volta, mi permetto di dire.
tom (abbandona la mano di fanny): Ah! Le stelle si sono espresse positivamente su questa unione?
mr. stargazer: Non hanno espresso alcun dubbio su di essa. Hanno detto
che sarebbe accaduto, e quindi deve accadere. Sono state perentorie.
176
tom: Ne sono dolente, perché sono state cortesi con me dandomi ogni tanto
un po’ di luce, e sono davvero spiacente di deluderle. Ma stanti le presenti circostanze del caso, non può avvenire.
mr. stargazer: Non può avvenire, Mr. Grig! Cos’è che non può avvenire?
tom: Il matrimonio, signore. Mi oppongo alle pubblicazioni. (Si ritira e si siede).
mr. stargazer: Impossibile! Una predizione come questa restare inadempiuta! Ebbene, le conseguenze sarebbero altrettanto fatali quanto quelle
di una collisione tra la cometa e questo pianeta. Non può avvenire! Deve
avvenire, avverrà.
betsy (avanza, seguita da galileo): Se non vi dispiace, signore, posso dire
una parola?
mr. stargazer: Cos’hai da dire? Parla, donna!
betsy: Ebbene, signore, io non penso che Mr. Grig sia l’uomo giusto.
mr. stargazer: Come!
betsy: Non rammentate, signore, che proprio quando l’orologio di casa scoccò il primo tocco delle cinque, voi deste a Mr. Galileo una botta in testa
con l’estremità del vostro telescopio, e gli diceste di togliersi di mezzo?
mr. stargazer: Ebbene, se anche l’ho fatto, che c’entra dunque?
betsy: Allora, signore, vi dico, e lo direi anche se mi costasse la vita, che è lui
il giovane che dovrebbe sposare Miss Fanny, e che le stelle non hanno
mai voluto dire nient’altro che questo.
mr. stargazer: Lui! Ma come, è un ragazzino.
galileo: Non lo sono. Compirò ventun anni il giorno dell’Annunciazione.
mr. stargazer: Eh! Ottocento e – Ebbene, è così, lo dichiaro. È quasi un estraneo per me, certo. Non ho più pensato alla sua età da quando ha compiuto quattordici anni, e mi ricordo di quel compleanno, perché aveva
un abito nuovo. Ma la famiglia nobile –
betsy: Buon dio, signore! Non significa essere di famiglia nobile essere il figlio di un uomo brillante come voi?
mr. stargazer: È vero. E il padre di mia madre sarebbe diventato Lord Mayor,
solo che è morto l’anno prima per il morbo della tartaruga.1
1
Nel testo originale “He died of turtle”, con riferimento a una malattia inesistente [N.d.T.].
177
betsy: Oh, è ben chiaro.
mr. stargazer: L’unica questione sorge a proposito dell’ora, perché la chiesa ha battuto i rintocchi successivamente. Però direi che le stelle, dimostrando così tanto interesse per la mia casa, è più probabile che si basino
sull’orologio di casa, – Eh! Mooney?
mr. mooney: Decisamente, – sì.
mr. stargazer: Quindi puoi prenderla, figlio mio. Suo padre era un grande
astronomo; spero quindi che, sebbene tu sia una testa di legno, i tuoi figli
possano essere scientifici. Ecco! (Unisce le loro mani).
emma: Sono libera di sposare chi voglio, papà?
mr. stargazer: Voi non la sposerete, Mooney? No?
mr. mooney: Se qualcuno me lo chiederà di nuovo scapperò via, e non tornerò mai più.
mr. stargazer: Allora dobbiamo lasciar cadere la cosa. Sì, la tua scelta è ormai libera da vincoli.
emma: Grazie, Papà caro. Allora cercherò qualcuno che sia adatto a me senza
attendere un solo istante di più del necessario.
mr. stargazer: Che zelo!
fanny: E, dal momento che il mio trovarmi qui proprio ora con Emma è dipeso da un piccolo scherzo di Betsy, spero che la perdonerete, zio.
emma e galileo: Oh, sì, perdonatela.
fanny: E ricompensatela anche, zio, per essere stata lo strumento dell’avverarsi della predizione.
emma e galileo: Oh, sì, ricompensatela.
fanny: Forse potreste trovare un marito per lei, zio, vedete. Non capite?
betsy: Vi prego di non parlarne neppure, Miss. Vi ho detto fin dall’inizio,
Miss, che non avevo il benché minimo desiderio di avere Mr. Grig per
me. Non potrei sopportare che Mr. Grig pensasse che io volessi che lui
mi sposasse; oh no, Miss, per nessuna ragione.
mr. stargazer: Oh, si capisce bene. Ecco, Mr. Grig. (Tutti si ritraggono dalla
sua sedia). Avete qualche obbiezione a prendere questa donna nel bene
e nel male?
178
betsy: Buon dio, signore! Che ondelicatezza!
mr. stargazer: Aggiungo una cifra di dieci sterline per il tempo che avete
perso qui stasera. Che cosa dite, Mr. Grig?
tom: Non ha tanta importanza. Non ne ho per molto a questo mondo. Otto
settimane di matrimonio potrebbero riconciliarmi con il mio destino.
Me ne andrei, credo, più rassegnato e sereno. Sì, la prendo, come risarcimento. Venite tra le mie braccia! (La abbraccia con viso malinconico).
mr. stargazer (prende un foglio dalla tasca): Perbacco! Questo mi ricorda ciò
che ero tornato indietro per dire, e che tutto questo tramestio mi ha fatto
uscire di mente. C’era una costellazione sbagliata nell’oroscopo (porge il
foglio a mooney). Vivrà fino a una florida vecchiaia.
tom (guarda verso l’alto): Eh! Come?
mr. mooney: Proprio così. Ottantadue anni e dodici giorni sarà il minimo.
tom (si libera dall’abbraccio): Ehi! Sentite! (Chiama fuori). Ehi, voi, signore!
Portate dentro quella scala e quella lanterna.
Un servo entra in tutta fretta, e porge entrambe a tom.
servo. C’è una tale fila per strada, – nemmeno una lampada a gas accesa, e
tutta la gente che cerca il lampionaio. Una tale fila!
tom (si sfrega le mani con grande allegria): Davvero, mio buon amico? Allora
vado ad accenderle. E poiché, date le circostanze presenti, e con la prospettiva di una florida vecchiaia davanti, preferirei non sposarmi, Miss
Martin, vi prego di assicurare ai contribuenti presenti che in futuro presterò la più rigorosa attenzione ai miei doveri professionali, e farò del
mio meglio per il contraente; e che mi si troverà al pezzo fin tanto che
vorranno essere clienti del Lampionaio. (Corre via. betsy martin sviene
tra le braccia di mooney).
SIPARIO
IL DIARIO DI MR. NIGHTINGALE
FARSA IN UN ATTO
DI CHARLES DICKENS E MARK LEMON
MR. NIGHTINGALE’S DIARY
(1851)
Traduzione di Lia Turtas
181
IL DIARIO DI MR. NIGHTINGALE
FARSA IN UN ATTO
DI CHARLES DICKENS E MARK LEMON
PERSONAGGI:
MR. NIGHTINGALE
MR. GABBLEWIG (della Onorevole Società del Middle Temple)1
TIP (suo lacchè)
SLAP (in arte Mr. Flormiville)
LITHERS (padrone del “Water Lily”)
ROSINA
SUSAN
1
Una delle quattro Inns of Court, associazioni professionali degli avvocati inglesi, che faceva capo alla Corte di Giustizia di Londra [N.d.T.].
182
INTERPRETI DELLA PRIMA RAPPRESENTAZIONE
(DEVONSHIRE HOUSE, LONDRA, 27 MAGGIO 1851)
Mr. NIGHTINGALE: Mr. Dudley Costello
Mr. GABBLEWIG: Mr. Charles Dickens
TIP: Mr. Augustus Egg
SLAP: Mr. Mark Lemon
LITHERS: Mr. Wilkie Collins
ROSINA: Miss Ellen Chaplin
SUSAN: Mrs. Coe
SCENA – Il soggiorno dell’Hotel Water Lily a Malvern: interno con porta e finestra. Arrivo di una carrozza. Il campanello suona imperiosamente.
tip (all’esterno): E allora, su! Ca-me-rie-re! Albergatore! Qualcuno di casa!
(tip entra dalla porta con un gran numero di bagagli).
Entra lithers, da sinistra, imbattendocisi.
lithers: Oh, eccovi qui, ragazzo.
tip (visibilmente offeso): Ragazzo? A chi volete dare del ragazzo? Non vi permettete. Non lo tollererò. Il verme si rivolta quando è calpestato.
lithers: Mica vi ho calpestato.
tip: Non vorrete mica dare del verme a me?
lithers: Ve lo siete dato da solo. Dovreste sapere ciò che siete molto meglio
di me.
gabblewig (dall’esterno): Qualcuno ha visto quel mio damerino impertinente – di nome fa Tip – con tanto di colletto in pizzi dorati? (Entra) Oh! Eccovi! Disgraziato, si può sapere dove vi eravate cacciato?
lithers: Dio buono, ma questo non è Mr. Gabblewig Junior?
183
gabblewig: Ecché, Lithers! Di tutti i possibili posti in terra, mi dovevate
spuntare fuori alle Fonti di Malvern?
lithers: Dio vi benedica, signore, è già due anni che mando avanti questo
posticino! Da quando mi avete fatto quella grazia, e mi avete evitato quel
sequestro di beni al tempo in cui tentavo la carriera di verduraio, e servivo sempre alle vostre feste alla Corte di Giustizia – fanno cinque anni
a Natale – mi sono messo al passo, grazie a una piccola eredità capitata
a mia moglie. È davvero un grande piacere vedervi, signore. Come ve la
passate, signore? State bene, signore?
gabblewig (si siede imbronciato): Ebbene no, non posso dire di stare proprio
bene.
tip: Non più neanch’io.
gabblewig: Siate così gentile da portar via quei vostri stivali in cucina, signore.
tip (di mala voglia): Sì, signore.
gabblewig: E i bagagli nella mia stanza da letto.
tip: Sì, signore! (A parte) Così va il mondo!
Esce a sinistra.
lithers: Il nostro futuro consigliere di corte sembra molto giù – insolitamente giù. Qualcosa non va. Mi chiedo cosa. Non può trattarsi di debiti.
Non pare essere l’alcol. Oddio, non sarà il gioco? Ahem! Perdonatemi,
Mr. Gabblewig, gradireste cenare, signore? Non mi sente. (Spolvera il tavolo girandogli attorno, e infine curva la testa fino a guardarlo dritto in
faccia) Che cosa vi posso portare per cena, Mr. Gabblewig?
gabblewig: Oh sì, certo! Datemi un po’ di vitella fredda.
lithers: Vitella fredda? – È fuor di senno.
gabblewig: Quanto son disgraziato! Ero lì lì per prender moglie. Non prenderò moglie. Lo zio della fanciulla non dà l’assenso. È tutto finito – tutto
perduto – tutto in malora!
lithers: Ma il mondo è pieno di altre damigelle –
gabblewig: Non dite assurdità.
184
lithers (a parte): Tutte le altre sono vitella fredda, immagino. Ma – perdonatemi se mi prendo la libertà, dal momento che vi sono così obbligato
– ma non si può proprio far nulla per risolvere il problema?
gabblewig: Nulla di nulla. E come si potrebbe? Conoscete la natura dell’obbiezione dello zio? Certo che no. Ve la dico io. Dice che a parole sono
troppo veloce, e nei fatti sono troppo lento, che ci vuole concretezza nei
propositi, e così via. Dice che sono un parolaio. Cos’altro diavolo pensa
che io possa essere, sono un avvocato io! Dice che ora, certo, difendo gli
interessi della figlia, ma che dopo il matrimonio potrei anche vendermi
alla parte opposta. Dice che non faccio sul serio, che manco di intraprendenza morale –
lithers: Mancate di cosa?
gabblewig: Proprio così. In conseguenza della qual cosa, ecco davanti a voi
un fiore pesto. Chiudo bottega, sono rovinato – addio pace nella valle!
– sono venuto qui per vedere se la cura dell’acqua fredda può apportare benefici ad un cuore spezzato. Avendo già provato il trattamento del
pannicello caldo, non mi resta che sperimentare la cura del lenzuolo bagnato – ma temo che alla fine me ne resterò con una coltre di fiori.2
lithers (a parte): Sono tutti presi dall’acqua fredda. Sarà la nostra rovina.
gabblewig: Se le acque di Malvern fossero le acque del Lete, mi farei una
doccia di quaranta piedi questo pomeriggio stesso, e berrei venticinque
bicchieri prima della colazione domattina. Qualunque cosa pur di spazzar via il tormentoso ricordo di Rosina Nightingale.
lithers: Nightingale, Mr. Gabblewig?
gabblewig: Nightingale, sì, come l’usignolo. Diceva il duetto di Shakespeare,
ai bei tempi delle nostre recite amatoriali:
L’usignolo solitario.
L’uccellin, d’amor sì monco,
rendeva il petto a un tronco.3
2
Dickens accenna con ironia alla cold water cure intrapresa dalla moglie a Malvern, in una
lettera inviata all’amico Thomas Mitton dalla stessa località (28 marzo 1851, The Pilgrim Edition
of The Letters of Charles Dickens, Oxford 1988, VI, 338, p. 338), negli stessi giorni in cui iniziava
a lavorare al play [N.d.T.].
In realtà sono versi tratti dall’ode As It Fell Upon a Day di Richard Barnfield (1574-1627),
poeta elisabettiano che secondo alcuni recenti studi (cfr. ad es. L. Daugherty, William Shakespeare,
Richard Barnfield and the Sixth Earl of Derby, Amherst, New York, 2010) sarebbe da identificare
con uno dei private friends di W. Shakespeare. La ricezione di Barnfield si è sovrapposta in
3
185
Sicuro che è quello che sta facendo in questo momento, o appoggia il
capo alla finestra del salotto, e getta lo sguardo oltre la mezzaluna. È la
stessa cosa.
lithers: La mezzaluna, Mr. Gabblewig?
gabblewig: La mezzaluna.
lithers: A Bath, per caso?
gabblewig: A Bath.4
lithers (si fruga nelle tasche): O Signore benedetto! (Porge una lettera) Leggetela, signore.
gabblewig: L’illeggibile grafia del vecchio uccellaccio ostinato, che avrebbe
potuto, avrebbe dovuto – e non volle – essere mio suocero! (Legge) “Christopher Nightingale porge i suoi omaggi al padrone di casa del Water
Lily, alle Sorgenti di Malvern”.
lithers: È questo stesso stabilimento!
gabblewig (seguita a leggere): “Ed essendo venuto a sapere che si tratta di
un posto quieto, semplice, e ben amministrato, richiede che le seguenti
stanze siano preparate per lui martedì pomeriggio”.
lithers: Questo pomeriggio!
gabblewig (legge): “Vale a dire, un salottino privato, con” – cosa! Un sigaretto? Ma se non fuma!
lithers (da dietro le spalle): Un prospetto, signore.
gabblewig: Oh! Un prospetto, certo, certo, – “una camera da letto per Christopher N., con un” – cosa? Uno scaccino?
lithers (da dietro le spalle): Uno scaldino.
gabblewig: Eh già; ma qui sembra la stessa cosa! “Con uno scaldino e due
camere di livello adeguato per Miss Rosina Nightingale” – Sostenetemi!
questo caso a quella di Shakespeare, a causa della inclusione dell’ode in questione in The
Passionate Pilgrim, raccolta di venti poesie attribuite a Shakespeare e pubblicata da William
Jaggard nel 1599. La poesia entrò così nel canone shakespeariano e vi rimase almeno sino alla
fine del XVIII sec. (cfr. K. Borris e G. Klawitter, The Affectionate Shepherd, Celebrating Richard
Barnfield, Selinsgrove and London, 2001, p. 19) [N.d.T.].
4
Il riferimento è alla Royal Crescent (in italiano Mezzaluna), noto complesso architettonico di Bath a forma semicircolare di epoca neoclassica [N.d.T.].
186
lithers: Fatevi forza, Mr. Gabblewig.
gabblewig: Mi potreste buttar giù con una piuma.
lithers: Io invece non ho bisogno di esser buttato giù da un avvocato. Fatevi
forza, signore!
gabblewig (legge): “E la di lei cameriera. Christopher Nightingale intende
provare la cura dell’acqua fredda”.
lithers: Perdonatemi, signore. Qual è il male che lo affligge?
gabblewig: Nessuno.
lithers (scuote la testa): Non si riprenderà mai, signore. Di tutti gli infermi
che arrivano da queste parti, gli infermi che non hanno niente sono certo i casi peggiori.
gabblewig (legge): “– la cura dell’acqua fredda, avendo già bevuto (vedi diario) 467 galloni, più tre pinte e mezzo, di varie e rinomate acque di Inghilterra e Germania, e dimostrato che sono tutte Signore Fandonie. Allo
stesso modo egli ha dimostrato (vedi diario) che le Signore Pillole sono
tutte frottole. Miss Rosina Nightingale, trovandosi un poco giù d’umore,
proverà ugualmente la cura dell’acqua fredda, che probabilmente le gioverà”. Mai!
Anche lei forse convive
(E su questo non ho dubbi, Lithers, è il cuore più tenero che io conosca)
Con un senso di rimpianto
(risvegliato dal qui presente individuo)
Ma se ha amato, come io ho amato
(e non ho dubbi che abbia amato e tuttora ami)
Mai potrà dimenticar.
(E lei non dimenticherà, ne sono convinto, foss’anche solo per ostinazione).
Restituisce la lettera.
lithers: Dunque, signore, cosa volete fare? Consideratemi vostro servo devoto, a completa disposizione. Preferite la scala del muratore per portar
via la signorina col favore delle tenebre; o vi andrebbe bene ugualmente
la chiave della porta d’ingresso?
gabblewig: Né l’una né l’altra cosa! Non si può fare. È tardi ormai, l’avrei
187
dovuto fare a Bath. Il dovere mi obbliga a non contemplare alcun tipo di
unione a cui venga meno il consenso dello zio – lo zio non darà il consenso – il bastone non picchierà il cane – il cane non morderà il maiale
– il maiale non salterà lo steccato – e così gli amanti mai si sposeranno!5
(Si mette a sedere come prima) Datemi la vitella fredda, e il giornale di
avantieri.
lithers esce, a sinistra, e torna subito con dei giornali.
slap (all’esterno): Ehilà! Sono Flormiville. È arrivato il bagaglio di Mr. Flormiville? Sono stati spediti parecchi bauli in anticipo per Mr. Flormiville;
vi sono arrivati? (Entra dalla porta, preceduto da lithers, che lo invita ad
entrare con un inchino) Mi avete sentito, buon uomo? Il bagaglio di Mr.
Flormiville – sono io Mr. Flormiville – è arrivato?
lithers: Arrivato ieri senza alcun problema, signore. Tre bauli, signore, e un
paio di lame.
slap: E un paio di lame. C’è tutto. Molto bene. Prendete questo cappello.
(lithers lo posa) Bene. Ora metteteci dentro questi guanti. (lithers
esegue l’ordine) Bene. Ridatemi il cappello ora, che fa freddo. (lithers
esegue) Molto bene. Siete voi il padrone?
lithers: Sono Thomas Lithers, il padrone, signore.
slap: Molto bene. Di sicuro scriverete nel frontespizio di tutti i vostri libri:
Thomas Lithers è il mio nome,
e il mio ruolo è di padrone;
Malvern Wells l’abitazione,
e il Calcar l’occupazione.
Che cosa avete da mangiare, buon uomo?
lithers: Bene, signore, potremmo prepararvi una bella bistecchina, o farvi
saltare in padella una fettina; o –
slap: Avete qualcosa di già pronto, buon uomo?
lithers: Abbiamo un prosciutto di York sopraffino, e un meraviglioso pollo,
signore.
slap: Portateli allora! Diamo inizio al banchetto. Aspettate; avete per caso –
5
Citazione da The Old Woman and Her Pig, racconto popolare [N.d.T.].
188
lithers (si sfrega le mani): Certo, signore, ce l’abbiamo; e ve lo raccomando
anche vivamente.
slap: A cosa vi riferite, amico mio?
lithers: Pensavo voi aveste accennato al vino del Reno, signore.
slap: Oh sì, in verità. Sì, penso di averlo accennato. Sì, sono certo di averlo
accennato! È particolarmente buono?
lithers: Insolitamente buono, signore. Liebfraumilch della miglior qualità.
slap: Potreste portarmene un fiasco. Il prezzo non è assolutamente un problema – (a parte) dal momento che non lo pagherò mai.
lithers: Subito, signore.
Esce.
slap: E così ha abboccato. Me lo metterò in tasca come niente. Se me lo metterò in tasca, deve per forza esser messo in tasca. Che ci si vuol fare? Così
gli uomini vanno incontro al proprio destino. Un forestiero! Hum! Al suo
servizio, signore. Il mio nome è Flormiville –
gabblewig (che lo ha tenuto d’occhio precedentemente): Mi pare proprio di
avervi già incontrato in più di un teatro di provincia, e che in passato
abbiate fatto da assistente per una compagnia amatoriale a Bath, sotto
la direzione di –
slap (simula teatralmente di essere commosso): Cielo, Mr. Gabblewig! Questo
riconoscimento giunge così improvviso – e inaspettato – che mi sconvolge. (A parte) Gli devo cinquanta sterline, quattro camicie e un panciotto.
Spero si sia dimenticato di avermi prestato tutte quelle sciocchezzuole.
O signore, se facessi cadere una lacrima su quella mano!6 –
gabblewig: Consideratelo fatto. La lacrima è sufficiente immaginarla, come
si diceva sempre alle prove. Come ve la passate? Avete abbandonato la
professione?
slap (a parte): O, per meglio dire, la professione ha abbandonato me; o l’ho
abbandonata io, o mi ha abbandonato lei; fa lo stesso. (A voce alta) Eh sì,
Mr. Gabblewig, ho una piccola rendita ora – vale a dire che nutro qualche
aspirazione – (a parte) di spolpare un vecchio gentleman.
6
Autocitazione di Dickens dal romanzo Dombey and Son (1848). Si tratta in realtà di una
maledizione [N.d.T.].
189
gabblewig: Io invece nutro qualche preoccupazione, Mr. Flormiville, o come
credo, Mr. Slap –
slap: Slap, signore, era il nome di mio padre. Vi prego di non angustiarmi
con la storia dei miei antenati.
gabblewig: Stavo per dire, Slap, altrimenti detto Flormiville, che credo fermamente che voi abbiate per qualche tempo esercitato l’attività dello
scrittore di lettere di mendicità. E quando un gentiluomo di tal fatta lascia cadere una lacrima sulla mia mano, la mia mano ha la naturale tendenza a lasciarsi cadere sul di lui naso!
slap: Temo di non intendervi, signore.
gabblewig: Lo vedo. Ora il rischio è che il sottoscritto, Gabblewig, decida di
concentrare tutto il suo sapere legale nelle sue mani, e buttar fuori Slap,
altrimenti detto Flormiville, giù dalla prima finestra o balcone a portata
di mano, diciamo da un’altezza o distanza da terra non superiore ai venticinque piedi.
slap (stizzito): Signore, posso spiegarvi tutto. Un vecchio vendicativo, di nome
Nightingale, che mi ha denunciato alla Società di Mendicità, e che mi ha
perseguitato nei modi più vari, ha probabilmente influenzato il vostro giudizio, in pubblico o in privato, ai danni di una vittima offesa e calunniata.
Ma che stia in guardia, quel Nightingale; perché, se anche è un uccello solo
di nome, è pur sempre un povero vecchio che posso adescare ancora con
un po’ di becchime e a cui posso tarpare le ali, se proprio voglio – (a parte)
al diavolo la mia collera, sto esagerando! (Finge di piangere in silenzio).
gabblewig (a parte): A-ha! Ecco che cosa lo ha portato qui. Una trappola per
i Nightingale! Potrebbe essere l’occasione per dimostrare al vecchio che
non sono uno scavezzacollo completo, dopotutto! – Quei travestimenti
nei miei bauli! – Una mano da Lithers – ecco fatto! Mr. Flormiville –
slap (offeso nel contegno): Signore!
gabblewig (prende cappello e bastone): Dal momento che non ambisco particolarmente all’onore della vostra compagnia, vi lascerò in possesso di
questo alloggio. Mi sembrate piuttosto stordito, o sbaglio?
slap: Sì, signore, lo sono abbastanza.
gabblewig: Precisamente. Allora mi userete la cortesia di notare che i cucchiai e le forchette di questo stabilimento sono proprietà privata del padrone di casa.
190
Esce a sinistra.
slap: E lui invece naviga a ottocento sterline l’anno, quando metà di quella
somma mi basterebbe per far felici moglie e figli (sempre che ne avessi)!
(Entra lithers da sinistra, con vassoio di pollame, prosciutto, pane e bicchieri). Ma sarà vendetta, tremenda vendetta! Nightingale dovrà patire il
doppio. Nightingale mi ha scoperto ormai. Quando qualcuno mi scopre
mentre cerco di approfittare di lui, io non gli perdono – e quando non mi
scopre, non lascio nulla di intentato per approfittarne. Questi sono i miei
principi. Oh, ma insomma! Vogliamo vino qui!
lithers (mette a posto tavolo e sedie): Il vino arriva, signore, subito! Il mio
garzone è andato di sotto a prenderlo. (All’esterno suona una campanella) Arriva altra gente? Sarà Mr. Nightingale di sicuro! (Lo accoglie alla
porta) Da questa parte, signore, prego! Lettera ricevuta, signore, e le
stanze sono pronte.
slap (distoglie lo sguardo melodrammaticamente, prima di prender posto a
tavola): È quel maligno su cui ancora non si è abbattuto il mio sguardo
vendicatore? TRRRREMA, miserabile!
Prende posto, mentre nightingale entra con rosina e susan. nightingale è imbacuccato in uno scialle e porta con sé un pastrano.
nightingale (si rivolge a lithers): Bene così, molto bene. Non vi preoccupate, signore. Sono un tipo nervoso, e l’ultima cosa che voglio è essere
infastidito. La pace è la mia medicina. Ma al posto della medicina, ho
quella (guarda verso rosina) che fa rima con essa, e vi assicuro che non è
per niente la stessa cosa. (Si siede, coprendosi le gambe col pastrano).
rosina: O zio! Non basta già che non potrò mai mantenere fede a quegli impegni che –
nightingale: Non venire a parlarmi di impegni da mantenere, neanche lavorassi al monte dei pegni! Oh! (Sussulta).
rosina: State bene, signore?
nightingale: Come se lo sia mai stato, signora! Qui! Fate riferimento al diario. (Le porge il libro) Rosina, risparmiami gli occhiali per cortesia. Vai
allo scorso martedì.
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rosina (volta le pagine): Ci sono, signore.
nightingale: Cosa dice per il pomeriggio?
rosina (legge): “Nuovo sintomo. Spasmo alla schiena. Sensazione come di
essere un rigido cavastivali piegato in due da persona robusta”.
nightingale (sussulta ancora): Ohi!
rosina: Sintomo che si ripresenta, signore?
nightingale: Sintomo che si ripresenta. Devo annotarlo. (susan porta una
sedia, ed estrae dalla tasca portacalamaio a vite e penna. nightingale si
appoggia il libro sulle ginocchia e scrive) “Sintomo che si ripresenta”. –
Ohi! (Sussulta ancora) “Sintomo che si ri-ripresenta”. (Scrive ancora) Voi
dovete essere Mr. Lithers, non è vero?
lithers: Al vostro servizio, signore.
nightingale: Mr. Lithers, sono un uomo nervoso, e ho bisogno di pace. È
bene che ci capiamo. Farò la cura dell’acqua, ma pagherò per il vino. Voi
mi servirete sherry spillato a pranzo, porto a cena, e brandy con acqua
di notte. Ora, fatemi la cortesia di mandare la cameriera a mostrare a
questa triste fanciulla la sua stanza.
lithers: Certamente, signore. Da questa parte, prego, signorina. (Le sussurra
qualcosa. Lei manda un urlo).
nightingale (allarmato): Che succede ora?
rosina: O zio! Mi è sembrato che – non vi spaventate, zio – che qualcosa mi
avesse toccato qui (con la mano sul cuore) così inaspettatamente, che io
– non vi spaventate, zio – che io a momenti stavo per cadere, zio.
nightingale: Oh, povero me! Cavastivali e persona robusta sono contagiosi!
Presto Susan, una puntina di inchiostro. (Immerge la penna nel portacalamaio, e scrive) “Stesso sintomo riscontrato subito dopo in nipote!” E
voi, Susan, non è che anche voi vi sentite qualcosa?
susan: Assolutamente nulla, signore.
nightingale: Voi non vi sentite mai niente. Siete la donna più irritante sulla
faccia della terra.
susan: Mio dio, signore, sono sicura che voi non augurereste di star male a
nessuno!
192
nightingale: Male? Voi state male, semplicemente non ne siete al corrente.
Se voi foste in intimo contatto col vostro sé come io lo sono con il mio, vi
si rizzerebbero i capelli in testa.
susan: Allora mi rallegro della mia ignoranza, signore, dal momento che i
capelli li porto ricci, io. Ora, Miss Rosina! (rosina esce, facendo un cenno
di silenzio a lithers che la precede) A-ha! C’è qualcosa nell’aria e non è
certo il cavastivali!
susan esce, a sinistra.
nightingale (seduto): C’è un uomo, laggiù, che consuma la sua cena, di gran
gusto a quanto pare. Direi, dalla sua figura, che sia uno che la sua cena
l’abbia sempre gustata. Avessi potuto farlo anch’io. Mi chiedo se non ci
sia qualcosa che possa farmi star bene. Ho provato l’acqua calda, e il fango caldo, e il vapore caldo, ho ingollato l’acqua di ogni sorta di sorgente,
da quelle ghiacciate alle bollenti, e ho passato in rassegna l’intera farmacopea; eppure non mi sento per niente meglio. Il mio diario è il mio
unico motivo di conforto. (Infilandolo nella tasca del pastrano, inavvertitamente lo fa cadere per terra) Quando ho cominciato ad annotare i
miei sintomi, e a rileggerli nelle mie serate, allora ho iniziato a rendermi
conto della mia reale condizione. Ohi! (Sussulta) E cos’è questo? È certo
un nuovo sintomo. Dio mi assista! Sensazione come di scia di polvere da
sparo sparsa dall’anca sinistra alla caviglia, ed esplosa da un vittorioso
Guy Fawkes.7 Devo prenderne nota all’istante, o mi verrà qualche altro
accidente prima ancora di averlo inserito. Susan, un’altra puntina di inchiostro! Veramente incredibile!
Esce, a sinistra. slap si avvicina cautamente al diario; nel mentre, gabblewig
fa capolino e si mette ad ascoltare.
slap: E questo cos’è – mmm! Un diario – notevole passione per le pillole ed
entusiasmo feroce per i dottori – allusioni a Mrs. Nightingale non proprio consone allo stato coniugale. – Povera Maria, la più preziosa delle
sorelle, per me una rendita annuale garantita – per vostro marito un tormento. Mmm, lo dissanguerò, metaforicamente si intende. Perché no?
7
Capo di un gruppo di cospiratori cattolici inglesi che tentarono di far saltare in aria la
Camera dei Lord in seduta con il re Giacomo I d’Inghilterra il 5 novembre 1605 [N.d.T.].
193
Non ha mai avuto alcun riguardo per i parenti; perché dovrei averne io?
Sta tornando. (Posa il libro).
Rientra nightingale, guardandosi attorno.
nightingale: O Signore! Ho dimenticato il diario da qualche parte. Oh, eccolo il prezioso volumetto, di sicuro dove mi era caduto. (Raccoglie il volume) Se il forestiero lo avesse aperto, quali e quante informazioni avrebbe
potuto apprendere! Avrebbe scoperto, per analogia, cose di sé che non
può neanche lontanamente immaginare. Lui ignora quanto sia malato,
o di quanto dovrebbe dimagrire.
Esce, a sinistra.
slap: Allora, (si rimbocca i polsini della camicia) diamoci da fare con questo
pollo! E il vino? Ehi! Il vino dov’è?
Entra da sinistra gabblewig, nei panni di lustrascarpe.
gabblewig: Bentrovato, signò! (Attacca bottone) Ma che vvedo mai! Er Mr.
Flormiville, ’a nova promessa d’a traggedia?
slap: E voi, chi diavolo siete? Levatevi dai piedi!
gabblewig: Come! Nun v’aricordate di me, signore?
slap: No, proprio per nulla.
gabblewig: Neanche quanno portavo ’a bandiera cor dragone d’argento
in campo, o quanno lei faceva er Principe Tartaro, ar Come-se-chiamaquello? E quanno invece faceva venì giù er teatro con quer mezzo litro lì
de ’a revincita, se ricorda?
slap: Ah! Volete dire quando ho assunto la posa, e ho detto, “Coc-codardo!
La Per-incipessa e la ven-nn-detta sono entrambe mie! Lei è nelle mie
mmmani – Ttrrrrrema!”
gabblewig: Mai! Questo è tutto da decidere. (Inscenano un combattimento
con gli spadoni. slap, infilzato, si siede e comincia a mangiare voracemente. gabblewig, che ha tenuto in mano la bottiglia per tutto il tempo, siede al
tavolo davanti a lui). Ah! Oddio, ch’attore eravate, signò! (Beve) Questo è
194
quello ch’io chiamo er vero foco trággigo – quanno elimini er tu avversario
a’o spadone. Dateme pioggia de scintille, e allora saprò de che siete capace! Oddio, come v’ho vvisto traspirà! Non vedrò mai ppiù n’attore simile.
slap (compiaciuto): Inizio a pensare che voi vi ricordiate di me.
gabblewig: Pensare? Ma come, nun ricordate, quanno sete partito da Taunton, senza sardà er conto co quella lavannara llà; e quanno lei –
slap: Non c’è bisogno che continuiate. È abbastanza chiaro che vi ricordate
di me.
gabblewig (beve ancora): Oddio sì, ch’attore eravate, signò! Ma ve rennete
conto de che Rromeo eravate? (Beve ancora).
slap: Credo che ci fosse qualcosa, in me, di Romeo.
gabblewig: Ah! E anche quarcosa de voi, sà? I Montecchi erano ’na famijia
d’arto rango, mentre voi tra lloro eravate l’ultima rota der carro. Oddio
signò, che Principe Henry eravate! Ve c’ho davanti all’occhi quanno bevevate er vino bianco secco, eeh sì! (Beve ancora).
slap: Perdonatemi, amico mio, quello è il mio vino?
gabblewig (fa finta di pensarci su, e beve ancora): Ddio, ch’attore! Quasi quasi vado in trance, ar solo pensiero! (Si riempie ancora il bicchiere, quando
slap torna sui propri passi e prende la bottiglia) Te faccio vedé io, Flormiville e er Sognatore. Urrà! (Beve, e prende una zampa di pollo tra le dita.
slap allontana il piatto).
slap (a parte): Almeno non sa che sono caduto in disgrazia presso la compagnia. È già qualcosa. Servite ai tavoli qui, mio spavaldo ma acuto
amico?
gabblewig: Beh, sò ’na specie de cameriere, e de mezzo inserviente, ero in
d’un Circo ambulante, dopo che v’ho llasciato. “I cavajeri, i cavajeri! Puntuali, puntuali! Ora, Mr. Merryman, tutti qua, si va in scena!” Ma ’ste cose
voi e sapete ggià. Nun vedrò ppiù nisuno recità. Doppo de voi er diluvio,
signò! (Nel corso di tutto questo dialogo, ogni volta che slap, quando abbassa la guardia, rimette a posto il pollo o il vino, gabblewig se ne serve).
slap (a parte): Lo spremerò – regola di vita. Ogni volta che non hai di meglio
per le mani, spremi! (Rivolto all’altro) Non ricordo il vostro nome.
gabblewig: Bitt, Sciarly Bitt. Questo è ’r mi vero nome. Quann’ho carcato le scene p’a prima vorta, me facevo chiamà Blitheringtonfordbury,
195
ma m’hanno detto che costava troppo pe stampallo, e così ho llasciato
perde.
slap: E gli affari qui come vanno?
gabblewig: Caaarma biaaatta.
slap: Il vecchio gentiluomo in pantaloni di tela di cotone è arrivato da molto?
gabblewig: Appena arrivato. Sapete ch’ho sentito? Tutti credono che sia scapolo, invece pare ch’abbi ’na moje.
slap: No!
gabblewig: Sì.
slap: Una moglie, eh? Ha ha ha, siete tagliente quanto un bisturi. Ha ha ha!
Sì, sì, senza dubbio. Ha una moglie. Sì, sì.
gabblewig (a parte): Ehi, ho un’illuminazione! Il particolare divertimento del mio amico fa pensare che il vecchio Nightingale non abbia una
moglie – che invece sia libero, ma senza saperlo. Qui c’è puzza di frode!
Acqua in bocca! (Rivolto all’altro). Dico, voi siete un – ma che ’l Signore
m’assista, ch’attore che foste!
slap (a parte): Commovente, come ci ritorna sempre! Ma non posso assecondarlo, povero diavolo! Il mio tempo è denaro. (A lui) Stavate dicendo
qualcosa?
gabblewig: Stavo dicenno che voi ne combinate una o ddua, e così – ma,
Ddio me conservi, che accidente de Riccardo Terzo voi fossivo! Quanno facevio ’a sscena d’o scivolamento, sà (entrambi mimano l’azione
all’unisono).
slap: Questo sempliciotto ci vede bene! Era uno dei miei effetti drammatici
preferiti. Datevi una calmata, figliolo. E così – stavate dicendo –
gabblewig (vicino a lui, improvvisamente bisbiglia): Allora v’o dirò. Lui non
è rrealmente sposato. ’A moje è mmorta. (slap sussulta – gabblewig a
parte) Avevo ragione! Lo sa! Mrs. Nightingale è morta stecchita!
Pausa. In piedi vicini, si guardano negli occhi.
slap: Davvero? (gabblewig annuisce) Qui c’è di mezzo qualche furbastro,
196
eh? (gabblewig strizza l’occhio) Sepolta da qualche parte, naturalmente? (gabblewig porta le dita al naso) Dove? (gabblewig appare un poco
sconcertato). (A parte) Va tutto bene. Non ha prove. (A voce alta) Portate
pure via.
gabblewig (mentre si avvicina al tavolo): Sono stato troppo brusco. Flormiville stende Gabblewig al primo round. Nessun problema. Gabblewig si
rialza, e gli si fa di nuovo contro. (Sparecchia il tavolo, e porta via il vassoio).
slap: Come fa a saperlo? È alla ricerca di qualcosa. Dovrei abboccare? Non
ancora. Ancora non c’è bisogno. Con Nightingale qui, e i miei bauli di
travestimenti di sopra, posso fare un bel colpo anche da solo, prima di
trovarmi un comprimario per la beffa.
Esce, a sinistra. Mentre gabblewig torna dalla cucina, entra susan.
gabblewig: Susan! Susan!
susan: Susan, certo! Beh, sicuramente la timidezza non è una delle cose di
cui ci si può lamentare, qui a Malvern!
gabblewig: Non mi riconoscete? Il Signor Gabble –
susan: – wig! Ma come, signore, allora voi siete il cavastivali, neh! Ora capisco, certo.
gabblewig: Molto più di me. Io il cavastivali? Susan, ascoltate! Sapevate che
Mr. Nightingale era stato sposato?
susan: Beh, non l’ho mai sentito esattamente.
gabblewig: Ma forse vi è capitato di leggerlo, per caso? Magari con una sbirciatina nell’interminabile diario – eh?
susan: Bene, signore, se vogliamo dire la sacra verità, ebbene sì, una volta ho
letto qualcosina su una – una moglie. Si legge che ha sposato una donna
quando era molto giovane.
gabblewig: Sì.
susan: E che lei è stata la piaga della sua vita da quel momento in poi.
gabblewig: Oh, Rosina, speriamo proprio che sia la verità! Sì. Susan, penso
che voi siate originaria di Malvern, è così?
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susan: Sì, signore, o almeno lo sono stata, prima di andare a vivere a Londra.
gabblewig: Siete stata voi a convincere Mr. Nightingale a venire qua, perché
potesse provare la cura dell’acqua fredda?
susan: Signorsì, neh.
gabblewig: E in modo tale da poter vedere i vostri parenti?
susan: Proprio così, signore, come avete fatto a saperlo?
gabblewig: Semplice conoscenza della natura umana, Susan. Ora rinfrescate
la vostra memoria, e ditemi – avete mai conosciuto una Mrs. Nightingale
che viveva qui? Pensateci. I vostri occhi si illuminano, state sorridendo –
insomma, conoscevate una Mrs. Nightingale che viveva da queste parti.
susan: Per dirla tutta, signore, è così. Ma quella non sarebbe mai potuta essere –
gabblewig: La moglie del vostro padrone. Io invece penso che lo fosse. È poi
morta?
susan: Sì, signore.
gabblewig: Ed è stata seppellita?
susan: Ma voi sapete tutto.
gabblewig: Nel –
susan: Ma certo, nel cimitero della chiesa di Pershore; mio zio era sagrestano là.
gabblewig: E lo zio è ancora vivo?
susan: Novant’anni. Con una tromba.
gabblewig: Una tromba che suona?
susan: Che suona? No, la usa per sentirci.
gabblewig: Bene. Susan, impegnatevi a procurarmi un certificato di morte
dell’anziana signora, e nel giro di un’ora.
susan: Ma come, signore?
gabblewig: Susan, io sospetto che l’anziana signora cammini, e intendo
seppellirne il fantasma. Volete sapere come?
198
susan: No, signore, non l’ho chiesto.
gabblewig: Ma lo avete pensato. Lo saprete fra poco. Ecco che arriva il vecchio uccellaccio. Vola! (susan esce) Io nel mentre andrò in ricognizione
dal nemico.
Esce dalla porta. Entrano nightingale e rosina.
rosina: Caro zio, vi prego, non siate avventato; siete in perfetta salute al momento, non sappiamo cosa potrebbero farvi i dottori.
nightingale: Perfetta salute? Non sono stato sano un solo giorno in questi
ultimi vent’anni. (Consulta il diario) “6 gennaio 1834. Dolore al pollice destro, sospetto di gotta. Mandate a prendere pillole da Blair. Prese
sei. Insonne per tutta la notte. Pennichella alle sette circa”. (Gira pagina)
“12 marzo 1839: tosse violenta; dubbio sull’ombrello umido lasciato dai
fedeli all’ingresso della chiesa. Provato pasticche. A letto alle sei – minestrina – naso smunto – sogno di illuminazione generale. 13 marzo: in
stato pietoso”. (Il freddo mi fa sempre quest’effetto) “Ricevuta lettera da
Mrs. Nightin –” Ehm!
rosina: Cosa avete detto, signore?
nightingale: Che ho avuto una nottataccia, mia cara. (A parte) Stavo quasi
per tradirmi! (A voce alta) Mi sentite dire come sto e venite a parlare di
perfetta salute a me, povero sofferente! (Entra slap, dal fondo, nei panni di un medico autocompiaciuto. Si guarda attorno). Oh, i miei bollenti
spiriti! Mi chiedo cosa potrà fargli l’acqua fredda.
rosina: Beh, raffreddarli, è ovvio. Ah, caro zio, spesso penso di essere io la
causa della vostra inquietudine. Spesso penso che mi dovrei maritare.
nightingale: Mi usi davvero una gran gentilezza, mia cara. (Entra gabblewig,
con un enorme bicchiere d’acqua) Oh! D’accordo, giovanotto. Meglio iniziare. Così, tu pensi che dovresti veramente, mia cara – semplicemente
a causa mia – sposare una Gazzaladra qualunque, è così? (gabblewig
sussulta, e fa cadere dell’acqua su nightingale) Si può sapere cosa state
facendo?
gabblewig: Vi chiedo perdono, signore. (A parte, rivolto a rosina) Dio vi benedica!
rosina: Ah, Gab – ! – Oh, zio, non vi spaventate, ma –
199
nightingale (sul punto di bere, fa cadere dell’acqua): Recrudescenza di cavastivali e persona robusta! Faccio notare che assumo tutta quest’acqua
per via esterna, mentre dovrei –
slap (gli afferra la mano): Uomo avventato, fermatevi! Vuotate quel calice, e
la vostra vita varrà meno di un punteruolo.
nightingale: Povero me, signore! È solamente dell’acqua. Sono un misero
paziente del rubinetto.
gabblewig e rosina parlano a parte, concitatamente.
slap: Continuate così, e dodici uomini di Malvern vi saranno addosso in
meno di una settimana, e senza paura esibiranno un certificato di annegamento.
gabblewig (a parte rivolto a rosina): Seguitemi, so quel che faccio. Vi porterò un altro bicchiere, signore, nel giro di un quarto d’ora.
Esce dalla porta, rosina sgattaiola dietro di lui.
slap: Polso debolissimo – (porta via l’acqua) carenza di coagulo – linfatico a
livelli di guardia. Resistenza (lo colpisce leggermente) debole, decisamente debole.
nightingale: Esatto! Sempre stato così, signore. Nel ’48 – penso fosse il ’48 –
(consulta il diario) – Sì, eccolo. (Legge) “Dispeptico. Come se un gattino
saltasse dentro di me. Provato gesso con farina di piselli”.
slap: E peggiorato.
nightingale: Stupefacente! Fu così, sì – (Legge) “Febbre – testa rasata”.
slap: E peggiorato.
nightingale: Incredibile! Signore, voi mi leggete come un libro. Dal momento che pare non ci siano rimedi secchi per il mio sfortunato caso, ho pensato di provarne uno umido; ed eccomi qui, per l’acqua fredda.
slap: A meno di combinarla con l’alcol, l’acqua per voi è veleno. Voi avete
necessità di sangue. Nell’essere umano ci sono due tipi di sangue, uno
contenuto in un vaso sanguigno che si chiama vena, da cui il sangue venoso; l’altro nel vaso chiamato arteria; da cui il sangue arterioso – l’uno
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di color scuro, l’altro brillante. Ora, signore, il crassamentum del vostro
sangue è pregiudicato dalla eccessiva presenza di acqua. Come lo potremo far addensare, signore? (Mostra una bottiglia) Con latte e mostarda.
nightingale: Latte e mostarda?
slap: Latte e mostarda, signore. Insieme ad un balsamo di cui solo io detengo la conoscenza. (A parte) Rum! (A voce alta) Bottiglia singola, una
ghinea; cassa da dodici, dieci sterline.
nightingale: Latte e mostarda! Non penso di averli mai provati – Ah! Sì. (Apre
il diario) 1836; mi ricordo che una volta ho preso, ho preso, oh – ah! “Due
quarti di semi di mostarda a digiuno”.
slap: Bleah!
nightingale: E davvero voi mi consigliereste di non assumere acqua?
Entrano dalla porta gabblewig e rosina, entrambi in abbigliamento da
camminata, scarpe grosse, ecc. Continuano a camminare durante la scena seguente.
gabblewig: Chi dice di non assumere acqua? Chi lo dice?
nightingale: Beh, lo dice questo gentiluomo, il quale è con tutta evidenza
uomo di scienza.
gabblewig: Puah! Eh, mio caro. Non assumere acqua! Guardateci – guardateci – siamo Mr. e Mrs. Poulter. Sei mesi fa, non assumevo più acqua, non
è vero, cara?
rosina: Più!
gabblewig: L’ho odiata. Mi lavavo sempre con gin e acqua, e mi radevo con
distillati di vino. Non è vero, cara?
rosina: Sempre!
gabblewig: E cosa ero alla fine? Cosa eravamo noi, se lo posso dire, mia cara?
rosina: Puoi eccome.
gabblewig: Una coppia fiacca, flaccida, come un paio di guanti di pelle umida: nessuna energia, nessun muscolo, nessuna intraprendenza. Ora potete apprezzare la trasformazione; eh, cara? Dieci miglia prima di colazione, casa, un gallone d’acqua, altre dieci miglia, un gallone d’acqua e
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cosciotto di montone, altre dieci miglia, un gallone d’acqua – difatti non
stiamo mai fermi, non è vero, cara?
rosina: Mai.
gabblewig: A volte camminiamo anche durante il sonno; non ci basta mai, è
un fatto assodato, vero, cara?
rosina: Sì, caro!
slap: Al diavolo questo tizio, rovinerà tutto.
nightingale: Bene, signore, se poteste trattenervi per qualche minuto, ve ne
sarei oltremodo grato.
gabblewig: Eccoci qui allora, ma non ci trattenete troppo. (Guarda l’orologio. rosina fa lo stesso) Diciamo un minuto, tempo di cronometro.
nightingale: Dovete sapere che io sono un invalido.
gabblewig: Cinque secondi.
nightingale: Qui a provare la cura dell’acqua fredda.
gabblewig: Dieci secondi.
nightingale: Povero me, signore, mi augurerei che voi non seguitaste a tenere il conto del tempo in quel modo, ciò accresce il mio nervosismo.
gabblewig: Non ci posso far nulla, signore – venti secondi – continuate, signore.
nightingale: Bene, signore, questo gentiluomo mi dice che il mio cran –
crani –
slap: Crass-Crassa-mentum non deve esser trascurato.
nightingale: E perciò lui consiglia, signore.
gabblewig: Quaranta secondi! Eh, cara! (Si mostrano gli orologi a vicenda).
rosina: Eh, caro!
nightingale: Mi augurerei che voi non – lui mi consiglia di provare latte e
mostarda, signore.
slap: In combinazione con un raro balsamo noto solo a me, una ghinea a
bottiglia; cassa da dodici, dieci sterline.
gabblewig: Tempo scaduto! (Riprende a camminare) Mia cara, latte e mo-
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starda? Eh, mia cara! Ricordi quel caso di latte e mostarda – il Capitano
Blower, un tempo almeno cento chili, ora meno di settanta, tutto latte e
mostarda.
slap (a parte): Può qualcuno averlo provato davvero?
gabblewig (rivolto a nightingale): Non vi fate ingannare! Se vedo Blower,
ve lo mando subito – noi non possiamo fermarci oltre, non è vero, cara?
Ancora da fare dieci miglia e un gallone prima di cena. Cosciotto di montone e altro gallone per cena. Cinque miglia e lenzuolo bagnato dopo
cena. Su, venite cara! (Se ne vanno verso la porta).
nightingale: Una coppia davvero notevole, cosa ne pensate ora, signore?
slap: Pensare, signore? Penso, signore, che chiunque affermi di percorrere
dieci miglia a piedi al giorno è un imbroglione, signore; io stesso non ce
la potrei fare.
nightingale: Ma allora la signora –
slap: Mi addolora dire che penso si tratti di un’imbrogliona. Quelle persone,
mio caro signore, sono state mandate come esempi felici dei benefici
effetti dell’acqua fredda. Regolarmente pagati, signore, per abbordare i
nuovi arrivati.
nightingale: Oh, davvero la pensate così; davvero pensate che ci siano persone talmente spregevoli da approfittare dei malanni dei propri simili?
slap: Non solo lo penso – lo so per certo. Ci sono uomini talmente spregevoli da frapporsi tra voi (mostra la bottiglia) e la salute perfetta (scuote
la bottiglia), che vorrebbero cercare di convincervi che una sterlina e un
penny a bottiglia sia troppo per un’eterna giovinezza, e che arrivare a
centoventi anni non valga dieci sterline la cassa. Quella cisterna ambulante è della stessa identica specie!
nightingale: Miserabile! Me la sono scampata bella. Mio caro dottore. Voi
siete un dottore?
slap: Dottore di Teologia e Dottore di Medicina, nonché membro corrispondente della Società di Mendicità.
nightingale: Mendicità?
slap: Medicina (che scivolone).
nightingale: Allora sarò lieto di provare una bottiglia per cominciare. (Gli
dà del denaro).
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slap: Ah! Una bottiglia. (Porge la bottiglia) Ho fiducia nel vostro caso, voi non
ne avete alcuna in me. Ah, beh!
nightingale: Vada per una cassa, allora, e pagherò tutto insieme. Permettetemi di provare un poco dell’intruglio. (Beve) Non è molto piacevole.
Penso che prenderò nota nel mio diario delle mie prime sensazioni.
Entrano dalla porta gabblewig e rosina, il primo nei panni di grande
invalido, la seconda di vecchia infermiera.
gabblewig (la chiama a parte). Rosina, presto, il braccio. (A voce alta) Credetemi, Mrs. Trusty, non ce la faccio a camminare ancora.
rosina: Ora, provateci, signore; rimane meno di un quarto di miglio fino a
casa.
gabblewig: Un quarto di miglio? Ma è il viaggio di un giorno per un uomo
nelle mie condizioni!
rosina: Oddio! Che cosa posso fare?
nightingale: Sembrate molto malato, signore.
gabblewig: Molto, signore. Sono ridotto al lumicino, signore; una fiammella
che trema prima di scomparire.
rosina: Oh, signore! Vi prego, non morite qui; provate almeno ad arrivare a
casa, e a scomparire con maggiore tranquillità.
gabblewig: Avete mai udito una tale mancanza di umanità? Eppure questa
donna ha campato con vitto e paga a mie spese, per ben trent’anni.
nightingale: Mio caro signore, eccovi qui un mio amico molto brillante, che
può prestarvi i suoi servigi.
gabblewig: Temo di no, temo di no. Ho provato di tutto.
slap: Forse non proprio tutto. Polso debolissimo; carenza di coagulo; linfatico a livelli di guardia; resistenza debole, decisamente debole.
gabblewig: Non è necessario che mi diciate queste cose, signore.
slap: Crassamentum strano; molto strano. Nessuna speranza, se non in latte
e mostarda.
gabblewig (sobbalza): Latte e mostarda!
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rosina: Latte e mostarda!
slap (a parte): Sarà mica il Capitano Blower?
gabblewig (rivolto a nightingale): Siete anche voi una vittima! Avete già ingoiato qualcosa di quel velenosissimo composto?
nightingale (allarmato): Solo un poco, giusto un pochettino.
gabblewig: Come vi sentite? Vista debole? Membra fiacche?
nightingale (allarmato): Non al momento.
gabblewig: Ma presto vi sentirete così – proprio così. Voi non immaginereste
mai che una volta rivaleggiavo con quella persona, in quanto a corpulenza.
nightingale: Mai!
rosina: Ma non sarà più così; mai più.
gabblewig: Non vi immaginereste mai che Madame Tussaud volesse prendere un calco della mia gamba, per annunciarlo come una Acquisizione
straordinaria!
nightingale: Certamente mai ci avrei pensato.
gabblewig: Ora potrebbe metterla nella Camera degli orrori. Guardatela!
rosina: Non è tanto per dire, signore.
gabblewig: Tutto latte e mostarda, signore. Non sono altro che latte e mostarda!
nightingale (afferra slap): Mascalzone! E voi mi avreste ridotto fino a questo stato?
slap: Oh, questo è sicuramente un brutto tiro, signore, uno scherzo dei dottori dell’acqua.
nightingale: Non mi verrà a dire che costui è da intendere come un felice
esempio dei benefici effetti dell’acqua fredda?
slap: Non ho mai detto che lo fosse; è un esempio di quelli a cui la cura non
è andata bene; ma dal momento che c’è già un gallo in questo pollaio,
andrò da qualche altra parte a spendere la vostra ghinea. (Esce).
gabblewig (con la sua vera voce): Che canaglia spudorata! Secondo knockdown per Gabblewig. Siamo in pari ora. Sotto chi può. Gabblewig ne esce
col sorriso sulle labbra, di nuovo pronto a sferrare l’attacco.
205
nightingale (va verso gabblewig): Mio caro signore, cosa non vi devo! (Gli
stringe la mano).
gabblewig: Oh, non fate così, signore. Crollerò a pezzi come un burattino se
lo farete. Sono tenuto su solo dai fili.
nightingale: Ma lasciate almeno che sappia il nome del mio salvatore, così
da poterlo registrare nel mio diario.
gabblewig: Capitano Blower, della Royal Navy. (nightingale scrive) Sono
lieto di avervi soccorso da quel ciarlatano. Posso affermare che l’eccitazione mi ha fatto bene – Rosi – Mrs. Trusty, penso di essere in grado di
camminare, ora.
rosina: Proprio così, signore. Appoggiatevi a me.
gabblewig: Ohi! Ohi!
nightingale: Che vi succede, Capitano Blower?
gabblewig: È colpa del latte, signore, ohi!
nightingale: Povero me, Capitano Blower!
gabblewig: E questa è la mostarda, signore.
gabblewig e rosina escono dalla porta.
nightingale: Questo sarà certamente il giorno più ricco di eventi nel mio
diario, eccetto uno – il giorno che mi ha consegnato a Mrs. Nightingale e
a vent’anni di infelicità. Non la vedo ormai da diciannove anni; tuttavia
ricevo periodicamente dei solleciti che mi ricordano la sua perdurante presenza nel mondo dei vivi, sotto forma di pagamenti trimestrali da
venticinque sterline ciascuno, al netto dell’imposta sul reddito. Che dire!
Mi ci sono abituato; e fintanto che non vedo più la sua faccia, sono soddisfatto. Devo trovare Rosina, e raccontarle quanto accaduto. Me la sono
scampata bella, non c’è che dire.
Esce, a sinistra. Entra dalla porta susan, con un cappellino in testa, ecc.
susan: Che mondo terribile è questo, per certo! Ciascuno sembra impegnato
a fare il meglio per sé, e ciò che peggiora le cose è che il lamento pare
contagioso; sono sicura che non ce la farò a trattenermi dal dire a Mr.
206
Gabblewig che razza di traditore sia quel Tip. Spero che Mr. Gabblewig
non mi metta alla prova fornendomi un’occasione. Ahi! Eccolo qui, sono
sicura che cadrò.
Entra dalla porta gabblewig.
gabblewig: Bene, Susan, avete procurato il certificato?
susan: No, signore, ma ce l’ha lo zio, e sarà qui subito. Oh, signore, se sapeste
cosa ho sentito.
gabblewig: Cosa?
susan: Sono certa che dareste una mezza sovrana per sentirlo. Ne sono
certa.
gabblewig: Ne sono certo anch’io, ed eccoti qui il denaro.
susan: Bene, signore, il suo servitore Tip è un traditore, signore, un cospiratore, signore. L’ho udito per caso mentre con un altro metteva in piedi
qualche inganno. Non sono riuscita a capire tanto bene, ma so che si
tratta di qualcosa per ingannare Mr. Nightingale.
gabblewig: Scopri a tutta velocità cosa c’è sotto, e fammi sapere. Cos’è quella montagna in sottovesti? È Slap, o non mi chiamo Gabblewig!
susan: E con lui c’è Tip, o non mi chiamo Susan!
gabblewig: Un’altra illuminazione! Ho capito tutto! Susan, la tua padroncina ti dirà il da farsi. Ora svanisci, tenero spirito!8
Escono gabblewig, rosina e susan, a sinistra. Entra dalla porta slap in
abiti femminili. Si guarda attorno con circospezione.
slap: Spero che non si sia sbilanciato. Ho un brutto presentimento, la mia
buona fortuna mi sta abbandonando; ma prima che mi lasci del tutto,
farò un figurone, e mi assicurerò qualcosa per tirare avanti. Ora, Calomelano9 – o per meglio dire, Mercurio – assistimi. (Suona al campanello).
8
Parodia di Shakespeare, quello del Midsummer Night’s Dream [N.d.T.].
Il calomelano, cloruro di mercurio, è un minerale usato un tempo in medicina come purgante o come vermifugo [N.d.T.].
9
207
Entra lithers a sinistra.
lithers: Avete suonato, signora?
slap: Sì, giovanotto, vorrei parlare con un tal Mr. Nightingale, un anziano
gentiluomo che è arrivato stamattina.
lithers: A che nome rispondete, signora?
slap: Il nome non ha nessuna importanza; ditegli che vengo da parte di
M’ria.
lithers: M’ria?
slap: M’ria, un’amica comune mia e di Mr. Nightingale, una di cui non c’è
da vergognarsi.
lithers: Sì, signora. (A parte) Mr. Gabblewig ci ha visto giusto.
Esce.
slap: M’ria è morta già da dodici anni, durante i quali la mia vittima ha pagato il suo mantenimento con lodevole regolarità a me, il suo unico fratello
in vita! Ha ha, immaginavo che quel nome fosse irresistibile, ed eccolo
qua. (Entra nightingale a sinistra, chiudendosi dietro la porta). La sua
trepidazione è confortante. Si lascerà salassare abbondantemente, è
proprio un agnellino. (Fa una riverenza all’arrivo di nightingale) Al suo
servizio, signore.
nightingale: Non perdiamo tempo; mi dite che venite da parte di Maria.
Quale Maria?
slap: La vostra M’ria.
nightingale: Purtroppo non posso fare a meno di riconoscere la mia responsabilità in tutto questo.
slap: Ah, signore; quella povera creatura è cambiata parecchio, signore.
nightingale: In peggio, naturalmente.
slap: Temo di sì. Non è più gin, ora.
nightingale: Allora sarà brandy.
slap: Vive di quello, signore, e manda in frantumi ancora più finestre di prima. È venuta a sapere che siete giunto da queste parti.
208
nightingale: A quanto pare è così, vista la vostra visita.
slap: Vive a circa un miglio di distanza da Malvern.
nightingale (sobbalza): Cosa? Pensavo fosse giù nello Yorkshire.
slap: Fosse ed è, sono due cose diverse. Aveva bisogno di venire a vedervi.
nightingale: Se lo fa, bloccherò il suo mantenimento.
slap: Per averla in mezzo ai piedi ogni giorno? M’ria è una mia amica, ma
so che non sarebbe piacevole. Avrebbe da farvi una proposta, così M’ria,
dico io – vedrò io il vostro legittimo marito – che del resto è quello che
siete, signore, e farò io la proposta per voi.
nightingale: Non voglio sentire nulla.
slap: Neanche se mettesse le tristi onde dell’oceano tra voi e M’ria per sempre?
nightingale (interessato): Uhm!
slap: Voi sapete che lei aveva un fratello, un eccellente giovanotto, che partì
per l’America dieci anni fa.
nightingale (tira fuori il diario): Lo so. (Legge a parte) “16 maggio 1841, spedite cinquanta sterline al fratello vagabondo di Mrs. N., in partenza per
l’America – ossia al diavolo”.
slap: Ha scritto a M’ria per dire che se voi le darete duecento sterline, e lei se
ne uscirà, lui si prenderà cura di lei per sempre.
nightingale: Ci sto! – Affare fatto.
slap: Ha abboccato! – E di suo figlio per cento sterline in più.
nightingale: Quale figlio?
slap: Ah, signore! Voi non conoscete le vostre fortune. Subito dopo che voi
e M’ria vi separaste, nacque un figlio; ma M’ria, per vendicarsi – la qual
cosa fu sbagliata, intendiamoci; oh, lì lei commise un grave sbaglio, non
c’è dubbio! – non ve lo fece mai sapere; ma lo mandò all’orfranotrofrio
come un troverello ricevuto in una cesta.
nightingale: Non credo a una sola parola di tutto questo.
slap: Anche lei ha detto che non ci avreste creduto. Ma bisogna vedere per
credere; e così vi ho portato l’innocente qui con me. Ho il tesorino, proprio qui.
209
nightingale: Qui! In tasca, per caso?
slap: No – alla porta. (Si alzano).
nightingale: Alla porta!
slap: Su, entra, Christopher! Ha preso il vostro nome, signore! Perché a dispetto dei sentimenti di M’ria, voi dividevate il suo cuore con il vecchio
Tom.10
Entra dalla porta tip, nei panni di un orfanello di un istituto di carità.
nightingale: Ma questo è assurdo!
slap: Christopher, ecco il tuo Papà! (Gli dà uno schiaffetto) Cosa stai là imbambolato a fare, come un orologio del nonno o una statua; come se un
Papà lo trovassi ogni giorno.
tip (a parte): Non mi far innervosire. (A voce alta) E quello è il mio Papà!
slap: Sì, figliolo. Io, che ti ho tenuto tra le braccia sin dalla culla, posso garantirtelo!
tip: Oh, Papà!
nightingale: Alla larga, grembiulino giallo,11 o ti stendo giù per terra. Sentite, signora! Se potete assicurarmi che la vostra amica e questo ragazzino
se ne partiranno, darò il denaro! Sono già stato perseguitato per vent’anni da –
Entra gabblewig dalla porta, nelle vesti di una vecchia.
gabblewig: Quello che l’innocente è stato riggirato e trappolato o anzi fregato – e mai non più mai lascerò questa casa, fino a che non trovo la
spiranza di un genitore – l’orgoglio di una madre – e la gioia (come io
ben so) di nessuno!
nightingale e susan piazzano una sedia.
10
Nel testo “Old Tom”, un tipo di gin molto forte, diffuso in Inghilterra a partire dal diciottesimo secolo [N.d.T.].
11
Indumento tipico degli orfani degli istituti di carità [N.d.T.].
210
slap (a parte): Chi diavolo è questa? Chi è un orgoglio di madre e la gioia di
nessuno? (Rivolto a tip) Non volete dire chi siete?
tip (solennemente): Sono un horfano. (Si avvicina a gabblewig) Di cosa andate cianciando, vecchia megera?
gabblewig: Oh! (Strilla e gli getta le braccia al collo) – la mia speranza! – il
mio orgoglio di mamma! – mio figlio!
tip (si divincola): Vostro figlio!
gabblewig (a parte, rivolto a lui): Se non mi riconoscete come vostra madre, villano che non siete altro, vi spezzo tutte le ossa all’istante, e subito
dopo faccio trattare la vostra pellaccia dai conciatori di Bermondsey!
tip (a parte): Il mio padrone! – (A voce alta) Mia madre! (Si abbracciano).
slap: Ma siete impazzito? O sono impazzito io? O siamo impazziti tutti? (Rivolto a tip) Non mi avevate detto che qualunque cosa io dicessi –
tip: Qualunque cosa diceste? Cosa è la vostra voce rispetto alla voce della
Natura? (Abbraccia ancora il suo padrone).
slap: Natura! Natura! Aaaaah! (Grida. Sedia portata in scena) Oh, mostro
snaturato che non siete altro! Chi c’era allo spuntare del vostro primo
dente in un mondo crudele? Chi vi ha sorvegliato quando correvate da
solo sul go-cart, e mentre vi rovesciavate sulla vostra preziosa testolina
sulle pietre del selciato con la spericolatezza dell’infanzia? Chi vi dava
la medicina per abbassare la febbre quando stavate male, e ve la faceva
venire quando stavate bene?
gabblewig (si alza): Chi? Io!
slap: Voi, signora?
gabblewig: Io, signora, come a voglia che lo sanno tutti quanti qui intorno,
che il nome di questo bambino dolce che zucchero che dato hanno
a questo tesoruccio quando fu benedetto nella migliore Whitechapel,
che ne stava su un puntaspilli, e la madre lo stesso benedetta, era Assalonne. Dopo il suo stesso padre parentale dal momento che mai (se
non quando gli faceva vino cattivo) ha mai perso un giorno di lavoro
nel settore carraio merci, che era tutto tranne che ristretto, Mr. Nightingale, essendo che a guidare il calesse ci aveva messo asino e capre, e
uno era persino trascinato da oche per scommessa, e andò fino alla navata centrale della parrocchia una domenica mattina, da quanto erano
211
testardi quegli animali, come può essere testimoniato da Mr. Wigs il
diacono prima che morisse annegato con i suoi stivali Wellington, che
non ci era abituato, dopo un robusto pranzo di manzo e noci, che ci
era abituato poco, e nella fontana di marmo di quella chiesa questo
pupo bello fu fatto Assalonne, il che non può essere mai disfatto, sono
orgogliosa di dirlo, per fare piacere o dispiacere non so a chi e non so
come.
slap: Rinneghereste la vostra madre benedetta, M’ria Nightingale, leale sposa e moglie di questo eccellente anziano gentiluomo? Come mai la voce
della Natura non reclama il suo stesso sangue?
nightingale: Oh, non prendete me in considerazione sotto nessun aspetto!
gabblewig: M’ria Nightingale, che il dolore ce l’aveva avuto tutto il tempo
che lo portava in pancia –
nightingale: E io pure.
gabblewig: I medici non ci potettero niente – che lei non ne ebbe nessuno
in particolare per quanto ne so io, eccetto uno a cui strappò i capelli a
manate in conseguenza di divergenze di opinioni relative ai suoi sintomi, ma è stato scritto sulla sua lapide dieci anni fa e anche più, e morta
è, quanto i fantasmi delle fate d’Egitto.
nightingale: Morta! Provatelo, e vi darò cinquanta sterline!
slap: Provatelo! Io vi sfido. (A parte) Sono fritto!
gabblewig: Provarlo! – cosa che io posso fare e farò, direttamente all’impronta, tramite mio fratello sagrestano, che ve ne porterò qui davanti a
voi nel tempo del luccichio di una stella o di un occhio umano. (A parte)
In quest’ultima parte della competizione, Gabblewig ha attuato i suoi
piani, è andato all’attacco, e ha vinto. Nessuna scommessa, di nessun
tipo, pervenuta su Flormiville. Cinquanta a uno per Gabblewig offerti
senza sforzo, e nessun acquirente.
Esce dalla porta.
slap (a parte): Non mi piace l’aria che tira – fuggi, Slap!
nightingale (lo afferra): Eh no, signora, voi non lascerete questo posto finché il mistero non sarà ben chiarito.
212
slap: Toglietemi le mani di dosso, mostro! Reclamo il mio Habeas corpus.
(Gli sfugge, nightingale va alla porta, e si prepara a difendere il passaggio con una sedia.) (A tip) Quanto a voi, traditore, anche se non sono
bellicoso, vi darò una lezione nell’arte dell’autodifesa che ricorderete per
quanto campate.
tip: Voi! Il folletto della bottiglia è stato la mia rovina! Riducetevi al mio stesso peso, e combatterò con voi per una sterlina. (Si mette in posa da combattimento).
gabblewig (da fuori): Darò presto soddisfazione al gentiluomo.
slap: Dunque sono spacciato! Davvero molto spacciato! Non vedo altro davanti a me se non una incarcerazione prematura, e una vecchiaia a base
di pappette.
Entra gabblewig dalla porta, nei panni del sagrestano.
nightingale: È molto anziano! Mio impagabile centenario, mi permettete
di chiedervi –
gabblewig: Non vi sento.
nightingale: È proprio sordo! (A voce alta) Mi permettete di chiedervi –
gabblewig: Non serve a nulla bisbigliare con me, signore, sono duro d’orecchio.
nightingale: È veramente irritante! (A voce ancora più alta) Se avete mai
interrato –
gabblewig: Fermentato? Sì, sì, ho fermentato – ossia, io e mia moglie, che
ora è morta e se ne è andata, fanno quarant’anni, dopo la raccolta del
luppolo (mia moglie era del Kent) – abbiamo fermentato, specialmente
un anno, la birra più forte che mai abbiate bevuto. Dalle nostre parti era
chiamata Sansone-con-tutti-i-capelli-a-posto – alludendo alla sua grande forza, mi capite – e mia moglie, lei diceva –
nightingale (a voce altissima): Interrata – non fermentata!
gabblewig: Interrata? Oh! Ah! Sì, sì. Interrati, ne ho interrati molti. Erano
forti, pure – una volta.
nightingale: Avete mai interrato una certa Mrs. Nightingale, Nightingale
come l’usignolo?
213
gabblewig: Se ho mai seppellito un usignolo? No, no. Solo cristiani.
nightingale (gli urla nell’orecchio): Missis, Mis-sis Nightingale?
gabblewig: Oh! Sì, sì. Interrata – una donna piuttosto raffinata – sposata (a
quanto mi hanno detto i parenti) a un tipo incredibilmente brutto. Sì,
sì. Viveva qui. Qui (toglie fuori un taccuino) c’è il certificato della sua sepoltura. (Glielo consegna). L’ho preso per mia sorella. Oh sì! Ho interrato
proprio lei. Pensavo voi intendeste dire un usignolo. Ha ha ha!
nightingale: Mio caro amico, eccovi una ghinea, ed è poco rispetto a quanto vi devo. (Gliela dà).
gabblewig: Vi ringrazio, signore, vi ringrazio. (A parte) Flormiville abbondantemente affossato e cento a uno per Gabblewig!
Esce dalla porta.
nightingale (dopo aver letto il certificato): Voi – voi – indicibile truffatrice.
Se non foste una donna vi avrei già affogato nell’abbeveratoio dei cavalli.
tip (inginocchiato): Oh, signore, fatelo. Lui se lo merita.
nightingale: Lui?
tip: Sì, signore. Lei è un lui. Mi ha ingannato con un bicchiere di rum e acqua, e la promessa di una banconota da cinque sterline.
nightingale: Miserabile!
slap: Signore, è giusto che voi abbiate la vostra opinione. Non sono il primo uomo ad avere fallito in una grande impresa. Napoleone ebbe la sua
Waterloo – Slap ha la sua Malvern. D’ora in avanti, non sono nessuno.
L’aquila si ritira sulla sua roccia.
Entra gabblewig dalla porta, nei panni di se stesso.
gabblewig: Fareste meglio a smetterla qui. Accontentatevi del semplice Slap
– smettete i panni del contraffatto Flormiville – e faremo qualcosa per
voi.
slap: Mr. Gabblewig!
214
Esce dalla porta.
gabblewig: Charley Bit, Mr. Poulter, Capitan Blower, donna rispettabile e sagrestano sordo, tutti ugualmente al servizio di chiunque lo richieda.
nightingale: Che sento mai?
gabblewig: Me.
nightingale: E cosa vedo mai?
rosina (entra dalla porta): Me! Caro zio, voi sareste stato turlupinato e svaligiato, e ridotto anche peggio di quanto abbiate mai fatto da solo, se non
fosse stato per –
gabblewig: Me. Mio caro Mr. Nightingale, voi pensavate che io non sapessi
fare nient’altro che cianciare. Se ora pensate che io possa recitare – almeno un poco – permettetemi di produrmi in un nuovo personaggio.
(Abbraccia rosina) Lo farete?
nightingale: Se lo farò? Prendetela, Mr. Gabblewig. Fermi tutti, però. Dovrei
forse rendere pubblico ciò che mi ha reso così infelice? Promemoria –
Mrs. Nightingale. Vedi diario. (Toglie fuori il volume).
gabblewig: Fermatevi, signore! Non guardate! Bruciate quel libro, e siate felice! – (Fa entrare slap, alla porta) Chiedete al vostro medico. Che cosa
ne dite voi, Latte-e-Mostarda?
slap: Io vi dico, signore, di mettermi alla prova; e quando scoprirete che non
son degno di una prova, non mettetemi mai più alla prova. Sul fatto poi
che quel gentiluomo distrugga il suo diario, signore, la mia opinione è
che egli potrebbe forse ricorrere ad esso ancora una volta.
gabblewig (rivolto al pubblico): Vi ricorrerà ancora una volta? (Rivolto a
nightingale) Ebbene, penso proprio che possiate.
SIPARIO
L’ABISSO DI GHIACCIO
DRAMMA IN TRE ATTI
THE FROZEN DEEP
(1857)
Traduzione di Lucia Angelica Salaris
217
L’ABISSO DI GHIACCIO
DRAMMA IN TRE ATTI
PERSONAGGI:
CAPITANO EBSWORTH, della nave Sea-Mew
CAPITANO HELDING, della nave Wanderer
TENENTE CRAYFORD, della nave Sea-Mew
FRANK ALDERSLEY RICHARD WARDOUR TENENTE STEVENTON JOHN WANT, cuoco di bordo
BATESON, dell’equipaggio della nave Sea-Mew
DARKER, dell’equipaggio della nave Sea-Mew
Ufficiali e marinai
MRS. STEVENTON
MISS ROSE EBSWORTH
MISS LUCY CRAYFORD
MISS CLARA BURNHAM
TATA ESTHER
218
INTERPRETI DELLA PRIMA RAPPRESENTAZIONE
(TAVISTOCK HOUSE, LONDRA, 5 GENNAIO 1857)
CAPITANO EBSWORTH: CAPITANO HELDING: TENENTE CRAYFORD: FRANK ALDERSLEY: RICHARD WARDOUR: TENENTE STEVENTON: JOHN WANT: BATESON: DARKER: MRS. STEVENTON: MISS ROSE EBSWORTH: MISS LUCY CRAYFORD: MISS CLARA BURNHAM: TATA ESTHER: Mr. F. Pigott
Mr. Alfred Dickens
Mr. Mark Lemon
Mr. Wilkie Collins
Mr. Charles Dickens
Mr. Charley Dickens Jr
Mr. Augustus Egg Mr. Edward Hogarth
Mr. Frederick Evans
Miss Ellen Hogarth
Miss Katie Dickens
Miss Georgina Hogarth
Miss Mary Dickens
Mrs. Wills
Durata della rappresentazione: due ore e mezza
Scena del primo atto – Una casa di campagna nel Devonshire Scena del secondo atto – Una capanna nella zona artica
Scena del terzo atto – Una grotta sulla costa
Epoca: quella attuale
219
ATTO I
SCENA – Una stanza gradevole in una casa di campagna, sul fondo un bovindo, da cui si scorgono un campo di grano in autunno e la chiesetta del villaggio, circondata da alberi. La vista si suppone che sia un attimo prima del
tramonto. L’arredamento della stanza è grazioso e confortevole. Fiori tutt’intorno. Alcuni vasi su una fioriera. Un tavolino con sopra l’occorrente per il tè.
Due tavolini con sopra due cestini di lavori. Un uccellino dentro una gabbia.
Sulla scena mrs. steventon e rose. Entra una domestica con un giornale arrivato per posta. Sta per darlo a rose. mrs. steventon fa cenno e il giornale
viene consegnato a lei.
rose: C’è qualche notizia, Caroline?
mrs. steventon (legge): “Arrivate, la Fortune da Valparaiso; la Ariel dalla Giamaica, (senza leggere) la Sisters, salpata da Liverpool per la California, è
via da otto giorni. Risulta in mare, a galleggiare tra i ghiacci, piena d’acqua e in abbandono, la Hope”. (Reprime un brivido) No, Rose – niente
che interessi noi.
rose: Vi verso dell’altro tè? (mrs. steventon rifiuta). Dove sono Clara e
Lucy?
mrs. steventon: Di sopra. Credo che Clara si sia addormentata. (Entra la
cameriera con innaffiatoio, cesoie e un cestino. Lei e mrs. steventon innaffiano e sistemano i fiori mentre il dialogo procede) Rose, ultimamente
mi sono chiesta se sia davvero un bene che noi quattro ce ne stiamo qui
rinchiuse in questa casa isolata, mentre quelli che sarebbero i nostri protettori naturali sono lontani da noi per la spedizione nei mari artici.
rose: Cosa potremmo fare di meglio che aspettare qui insieme il loro ritorno? Abbiamo forse degli amici da cui vorremmo andare a stare in tutta
onestà? Sarebbe stato piacevole per voi tornare a casa dopo che vostro
marito si era imbarcato per la spedizione?
mrs. steventon: A casa! Dove mi hanno voltato le spalle per aver sposato un
uomo povero! Andare a casa a sentir disprezzare mio marito?
rose: E io, con mia madre non più in vita; con mio padre, al pari di vostro
marito, lontano nei mari artici – dove sarei potuta essere più felice che
qui con la mia amica più vecchia e cara, Lucy Crayford?
220
mrs. steventon: E Lucy non aveva di certo una casa in cui andare. L’unico
parente stretto che ha al mondo è suo fratello, che presta servizio nella
spedizione.
rose: Bene, vedete che tre di noi, perlomeno, non avrebbero potuto fare di
meglio che venire a stare qui tutte sotto lo stesso tetto. E la quarta, Clara –
mrs. steventon: La situazione di Clara è diversa su un punto. Non è suo
padre, o suo fratello, o suo marito a trovarsi lontano, ma quello che diventerà suo marito. Poi, certo, Clara ha una madre ancora in vita –
rose: Una madre che se n’è andata all’estero, e si è risposata! Una madre
che non ha mai perdonato Clara per aver posto delle obbiezioni su un
patrigno straniero!
Esce la cameriera con l’annaffiatoio ecc.
mrs. steventon: Potrei dire che forse avete ragione, cara. (Si sposta, prende
il suo lavoro dall’altro tavolino e torna con esso al tavolo da tè). Tuttavia non posso fare a meno di chiedermi se tutte noi non ci carichiamo
eccessivamente di ansia l’una con l’altra a starcene costantemente qui
insieme, vivendo in completa solitudine. Finché avevamo notizie andava benissimo non avere altra compagnia che la nostra – ma ora che è
passato più di un anno, senza che ci sia pervenuta nessuna nuova da
quelle regioni fatali, credo che dovremmo vedere qualcos’altro, giorno
dopo giorno, oltre alle nostre stesse facce tristi.
rose (copre la gabbia con l’uccellino): Non posso dire che vedere qualcuno
sarebbe di qualche conforto per la mia mente. Non ho la disposizione
d’animo per andare a far visita e a fare nuove conoscenze, mentre mio
padre sta rischiando la vita al comando della spedizione nei mari del
Polo. (Rientra la cameriera ed esce di nuovo con la gabbietta). Evito di
andarmene in giro e vedere ragazze della mia età, con sempre accanto i
loro genitori, nella sicurezza e nella tranquillità domestica. Invidierei il
loro destino, mi lamenterei del mio – io che non sento l’abbraccio di mio
padre da tre lunghi anni! Mi piace l’allegria, Caroline. Mi piace essere ben
vestita, mi piace essere ammirata, mi piacciono la musica e il ballo; ma
devo avere vicino mio padre, altrimenti non posso mai divertirmi come
dovrei. Lasciate che l’abbia di nuovo con me e – oh, che vestiti avrò, a che
balli andrò, che vita meravigliosa di gioia sarà la mia, da mattina a sera!
221
mrs. steventon: Che indole invidiabile avete, Rose. Se avessi il vostro coraggio e la vostra fiducia –
rose: Siate determinata, come lo sono io, e come lo è Lucy, a non disperare.
Chiamo per far portare via queste cose? (Si alza e suona il campanello;
poi porta il suo lavoro al tavolo). Vorrei tanto poter comunicare a Clara
un po’ della fiducia che voi invidiate così tanto.
mrs. steventon: Credo che nessuno abbia alcuna influenza effettiva su Clara, a parte quella sua strana tata scozzese, a cui è così ingiustificatamente attaccata.
rose: Sì, Lucy ha influenza su di lei; ma devo dire che vorrei tanto che la sua
fedele tata delle Highland –
mrs. steventon: Non delle Highland, Rose.
Musica scozzese, il motivo di “Wandering Willie” una volta.
rose: Delle Higland per nascita e discendenza, credo, sebbene delle Lowland per modi ed educazione – non ha importanza – scozzese in ogni
caso. Dicevo, vorrei che la sua fedele tata scozzese fosse di nuovo al sicuro tra la sua gente. Clara è eccitabile e nervosa per natura; e quella
vecchia sciagurata con le sue continue profezie e il suo rozzo sproloquio
sulla Seconda Vista reca alla sua protetta tutto il male possibile. È quello
che pensa Lucy, e Lucy ha sempre ragione.
mrs. steventon: Temo che la sua presenza sia verosimilmente nociva anche
per il personale di servizio. Soltanto la scorsa settimana li ha spaventati
tutti durante la cena cadendo in preda a quella che sembrava una specie
di crisi. Mi hanno mandato a chiamare, e lei mi guardava come fossi stata una sconosciuta, e tremava tutta, e diceva che il Potere della Visione
era sceso su di lei – suppongo si riferisse alla Seconda Vista di cui si legge
nei libri sulle Highland.
rose: Spero che ora non sia in preda a un’altra crisi. Pare che nessuno voglia
rispondere al suono del campanello.
Musica scozzese, il motivo di “Wandering Willie”. Entra tata esther.
tata esther: Chi g’ha suonato?
222
mrs. steventon: No, no, tata, non volevamo lei, mandate la cameriera per
portare via il vassoio.
tata esther: Non me volí? Podaria venire el giorno, siore, che me pregarí in
ginocchio de parlare. Dove xeo vostro marí? Dove xeo vostro pare? Dove
xeo el fradeo de Lucy? Siora del sud, quando ca vorí savere de vostro
marí, me vegnarí a sercare.
rose (blandendola): Sì, sì. Ma, sapete, essendo signore del sud, non crediamo nella Seconda Vista.
tata esther: Non credí a la Seconda Vista? Vardéme. Non ghe credí, carine,
quando ca ve sto davanti col potere de la Seconda Vista che se fa forte in
mi de giorno. Che crese forte fin dal nasere del sole ma che no xé ancora
al so culmine. Potete guardarmi in facia con quei vostri oci neri lustri e
non sentire un brivido alla radice dei capelli, non sentire strisciare sulle vostre carni delicate? No, no, no; me conosí fin massa ben, siora! (Si
affretta a spostare due coltelli che mrs. steventon ha incrociato) Xe par
voia de sangue che incrocé e lame! (Prende un’aria sognante) Ecco che el
riva, el riva! Ve gó avvisá che parlerò degli uomini dispersi che vagano tra
i ghiacci del Nord.
mrs. steventon (a rose): Non potete convincerla a star zitta? (Si avvicina al
tavolino da lavoro).
rose: Non voglio correre il rischio di offenderla.
tata esther: Ve avviso tute do che parlarò prima che sia note. Quando la
luna sorge, e sona i boti de la campana vecia, venite in questa stanza e
mi sentirete. Vedi de non desmentegarvelo, carine. Quando i boti i sona.
Ricordevene ben! (Esce).
Ancora musica scozzese – il motivo di “Wandering Willie”. Entra la cameriera, ritira le stoviglie da tè, toglie il tavolino da tè e due sedie. Poi la cameriera esce, e la musica svanisce. mrs. steventon e rose dipanano una
matassa di seta per tutto il resto del loro dialogo mentre sono sedute al
tavolo da lavoro di rose.
mrs. steventon: Chissà come mai Clara in tutti questi anni non è riuscita a
civilizzare un po’ tata Esther – Ah, la nostra cara Lucy! È come un arcobaleno dopo le nuvole!
223
Entra lucy.
rose (si rivolge a lei): Cara, avete visto Clara dopo pranzo?
lucy: Mi sono seduta a leggere per lei finché si è addormentata. Lasciate che
vi dica, mie care, che sono così preoccupata per lei che a volte penso di
mandare a chiamare il miglior medico da Londra.
rose: Ma il medico di qui –
lucy: Mia cara, il medico di qui è un uomo molto diligente e degno di stima;
ma non si intende di malattie mentali. Col passare dei mesi ho visto Clara sempre più sciupata, sempre più pallida, che di notte ha dei sogni e di
giorno parla in un modo che mi sconvolge e mi allarma.
mrs. steventon: Non dovete dimenticare che è sempre stata inquieta e incline alla fantasia fin da bambina. E dovreste tenere in considerazione
l’influenza che ha su di lei quella vecchia tata superstiziosa.
lucy (pensierosa): Sì.
mrs. steventon: Considerate anche la mancanza di qualunque notizia della
spedizione in cui lei ha un interesse altrettanto caro quanto chiunque di
noi.
lucy: Più caro.
mrs. steventon (con foga): Più caro del mio? Può una ragazza come Clara
voler più bene al suo innamorato di quanto io ne voglio a mio marito?
lucy: Non discuteremo sull’argomento. (Si siede al tavolo da lavoro di mrs.
steventon). Tengo in totale considerazione l’eccessiva sensibilità di Clara, l’influenza della sua tata e l’effetto che ha su di lei una tensione che
pure stiamo subendo noi tutte; ma non riesco comunque a spiegarmi lo
stato di depressione ansiosa e di irritabilità in cui è caduta. Quando è arrivata qui ho sospettato che avesse un dispiacere o una preoccupazione
segreta, e ora sono certa che avevo ragione.
mrs. steventon: Vi ha forse detto qualcosa?
lucy: Neanche una parola.
rose: Eppure siete la sua preferita. Per voi farebbe cose che non farebbe per
nessuna di noi due. Se avesse avuto davvero un dolore segreto, a voi lo
avrebbe confidato da tempo.
224
lucy: Non tutti i caratteri, mia cara, sono aperti come il vostro. Ma è meglio
se cambiamo argomento.
mrs. steventon: Perché?
lucy: Perché Clara sta scendendo da basso. (Si avvicina alla porta). Sento i
suoi passi.
Entra clara burnham, precipitosa e agitata.
clara: Dove siete tutte? (Si siede). Perché ve ne siete andata, Lucy? Rimanere
da sola non mi piace e mi fa paura – e mi abbandonate tutte. Non vi importa di nessuno – vi dimenticate di tutto.
mrs. steventon: Pensavamo che foste addormentata nella vostra stanza.
clara: E sarei dovuta restare lì a dormire per sempre?
rose: Bastava che suonaste quando vi siete svegliata –
clara: Sarebbe accorsa tata Esther, immagino. E cosa avrei ottenuto?
lucy (a parte a mrs. steventon e a rose): Si è svegliata con una delle sue crisi
di nervi. Lasciatela con me, credo di poterle dare conforto.
mrs. steventon: Avevate ragione quando parlavate di chiamare un medico da
Londra. Andiamo nel salotto della musica, Rose. Quando è così sta meglio
se sente della musica. Clara, mia cara, non chiamate più tata Esther per
stasera. Chiamate me (escono mrs. steventon e rose).
lucy, dopo aver guardato clara per un attimo, prende una sedia e si mette
a sedere di fianco a lei.
clara: Non preoccupatevi per me. Sono abituata a essere lasciata da sola.
Credo che verrà tata Esther. Andate pure al pianoforte con le altre due.
lucy: Ssh! Ssh! Non parlate più finché non vi sentirete meglio e più calma.
(Si vede il sole che tramonta, e dalla stanza accanto si sentono provenire le
note smorzate del pianoforte). Oh, guardate, mia cara, guardate con me!
O mio Dio, con che tenerezza il rosso dell’ultima luce indugia sui campi
di grano, e con che lievità le ombre scendono sui boschi lontani! Quanta
gentilezza nel saluto del giorno glorioso che si congeda da noi! E quale
armonia di suoni terreni risponde a quella grande armonia silenziosa di
colori nella Dimora delle nuvole a occidente! Pensate a quanti cuori af-
225
franti la vista di quella calma imponente, di quella gloria Divina, daranno conforto e riposo stasera! Pensate e guardate! Guardate con reverenza
e gratitudine, mentre la grande tranquillità che soffia così pietosa sulla
Terra, soffia anche su di voi!
clara: Devo essere più felice di così per apprezzare tutto questo, Lucy. I vostri occhi cercano solo luminosità e bellezza. I miei vedono la luce del
giorno che svanisce, e le tenebre che si ammassano.
lucy: La luce del giorno si rinnova, e le tenebre svaniscono al mattino. (Prende la sedia). Potessi, mia cara, trovare il modo di portare un po’ più di
allegria al vostro aspetto e alle vostre parole!
clara: Non abbiamo alcun motivo per rallegrarci.
lucy: Non abbiamo alcun motivo per disperarci.
clara: Continuate a dire “non ancora”?
lucy: Continuo a dire “non ancora”. La stessa incertezza che pende sul destino del vostro promesso sposo, pende anche sul destino del mio unico
fratello. E tuttavia dico “eppure, non ancora”.
clara: Sono trascorsi tre anni, Lucy, da quando ci hanno lasciate. Se ne passa un altro senza che abbiamo loro notizie, parlerete ancora come avete
parlato adesso?
lucy: No, tesoro. Forse vi sorprenderò consigliandovi in modo ancora più
ardito. Se passerà un altro anno senza alcuna notizia della spedizione,
si appronteranno altre navi, e si manderà una squadra di soccorso alla
ricerca dei dispersi. Dovesse arrivare il giorno di una necessità così triste,
Clara, sarò la prima a riconoscere che abbiamo aspettato qui nella solitudine e nella rassegnazione per un tempo sufficiente. Allora dirò a voi, a
Caroline e a Rose – il tempo della pazienza è finito. Seguiamo la squadra
di soccorso lungo le coste dell’America fin dove possono spingersi delle
donne, e andiamo incontro per prime ai soccorritori quando tornano
dai Mari Artici. Nel frattempo, lo ripeto, continuiamo a portare pazienza,
continuiamo a sperare!
clara (all’improvviso): Lucy, avete mai provato un grande dolore?
lucy: Esaminate il vostro cuore, mia cara, e difficilmente avrete bisogno di
chiedermelo.
clara: Come?
226
lucy: Non mi conoscete da più tempo di quanto conosciate Caroline e Rose,
eppure dite, e io vi credo, di volermi bene come a una sorella, mentre a
loro volete bene come se ne vuole a delle amiche. Non sono più gentile
di loro verso di voi. Perché dunque mi avete preferito sin dal primo momento?
clara: Perché –
lucy: Lasciate che risponda io per voi. Perché sentite che sono stata segnata
da un grande dolore. Siete stata attratta verso di me da un istinto autentico, e il segreto di questo istinto è il fatto che anche voi –
clara: No! No!
lucy: Che anche voi avete un grande dolore. (clara si copre il viso). Un dolore che non avete confessato a nessuno – un dolore che vi ha guidato
verso di me, verso una donna che anche lei ha sofferto. Tra noi due c’è
stata affinità per via di un cruccio segreto per entrambe. Non vi chiedo di
confidarvi, mia cara. Vi chiedo solo: è la verità? (La musica si arresta).
clara: Oh, Lucy, lo sapete che è la verità.
lucy (la musica riprende): Forse un giorno proprio la mia esperienza potrebbe aiutarmi a guidarvi. Posso dirvi di che si tratta in pochissime parole.
Un paio di volte avete espresso sorpresa per il fatto che sono nubile. Mia
cara, io resterò per sempre ciò che sono ora, perché l’uomo che amavo
con tutto il mio cuore e la mia anima, l’uomo con cui sono stata fidanzata è –
clara: Morto?
lucy: Lo è per me. È sposato. Non siate arrabbiata con lui, Clara – lui non è da
biasimare. Non l’aveva ancora incontrata quando si fidanzò con me. Non
credo sapesse quel che faceva allora. Non credo abbia mai sospettato con
che affetto lo amassi. Fui io a rompere il legame – lui era un uomo d’onore
e avrebbe tenuto fede alla promessa – fu colpa mia – forse fui precipitosa
e possessiva – ma ora è passato. Il mio modo di pensare e di vivere è cambiato da allora. Credo di aver imparato a essere più paziente e rispettosa
degli altri di quanto non lo fossi. Non dovete pensare che la mia sia una
storia romantica che debba avere un bel finale romantico. È un luogo comune pensare che questo (si tocca il cuore) sia il finale.
clara: Oh, Lucy, il mio povero dispiacere egoista appare così basso e meschino davanti al vostro, che è più serio. (La musica cessa).
227
lucy. Basso e meschino, piccola? (Allontana clara da sé e la guarda fissa in
volto) Non ci vedo nessuna bassezza o meschinità! Clara! Non avete forse dato tutto il vostro cuore a Frank Aldersley? Non lo amate come ogni
donna ama il suo promesso sposo?
clara: Amarlo! (Prende una lettera dal seno). Guardate dove tengo l’ultima
lettera che mi ha scritto (apre la busta). Guardate qui dentro!
lucy: Fiori secchi!
clara: È ciò che resta del bouquet che mi ha regalato l’ultima volta che ci
siamo visti. Amarlo! (Prende la mano di lucy e la posa sul proprio cuore).
Che sia lui a rispondere per sé.
lucy: Allora perché parlare di bassezza e meschinità?
clara: Lasciate che la mia testa riposi sulla vostra spalla. Così posso parlarvi
meglio.
lucy: Ah! Posate pure la testa, tesoro. Pensate che la mia spalla sia semplicemente la spalliera di una sedia. (La melodia che proviene dall’altra
stanza, che finora arrivava indistinta di sottofondo alle voci, si ferma per
un attimo, poi cambia in “Those Evening Bells”. Pausa nel dialogo finché
viene cantata la seconda strofa). Clara, piangete? Non parlate ora, se vi fa
stare così male (la musica cessa).
clara: No. Ve lo dirò. Vi dirò del tempo in cui mio padre era vivo, e io ero una
ragazzina. Vivevamo in una bella casa di campagna nel Kent, presso un
grande parco. Il nostro vicino era un signore di nome Wardour, proprietario del parco. Era un vecchio amico di mio padre, e il suo unico figlio,
Richard, era maggiore di me di qualche anno.
lucy. Eravate compagni di giochi immagino, e vi piaceva?
clara. Come compagno di giochi, sì. Era così – oh, terribilmente testardo e
passionale! Ma un ragazzo generoso e affettuoso nonostante i difetti del
suo carattere. Avrei dovuto capirlo meglio di chiunque altro – mi voleva
così bene.
lucy: Vi voleva così bene quando eravate una ragazzina?
clara: Mi voleva bene quando ero più che una ragazzina. Lui non ne parlava
mai, ma non potevo non vederlo. Feci tutto ciò che potevo per far capire che volevo essere come una sorella per lui, e che non potevo essere
nient’altro che questo. (La musica si arresta). Non lo capì, o non volle
228
capirlo – non so quale delle due. Aveva una strana, rude ritrosia. Cosa
potevo fare? Non si dichiarò mai – sembrava trattarmi come se le nostre
vite future fossero state disposte quando eravamo bambini. La mia era
una situazione molto ardua, non è vero, Lucy?
lucy: Chiedeste mai a vostro padre di porre fine a questa difficoltà per voi?
clara: All’epoca soffriva già della malattia che poi portò alla sua morte, e
non era nelle condizioni di prendersi l’affanno di rompere la relazione
tra sua figlia e il figlio unico del suo vecchio amico. Sapendo questo esitai, finché sfortunatamente fu troppo tardi.
lucy: In che modo troppo tardi?
clara: Richard, avrei dovuto dirtelo, era anche lui, come Frank, nella Marina.
In un giorno di primavera venne da noi per salutare prima di imbarcarsi.
Pensai che se ne fosse andato, e mi recai nella serra – quando all’improvviso ritornò e disse con quel suo modo brusco e sbrigativo – “Clara, sto
andando sulle coste dell’Africa. Se sopravvivo, tornerò con una promozione, e sappiamo entrambi cosa accadrà allora!” Mi baciò. Ero in parte
spaventata, in parte arrabbiata – e, prima che potessi ricompormi per
dire qualcosa, se n’era andato. Avrei dovuto parlare – non avrei dovuto
lasciarlo andare come feci. Non fu corretto né gentile nei suoi confronti. Allora mi rimproverai aspramente per la mia mancanza di coraggio e
di franchezza – mi rimprovero tuttora – mi rimprovererò fino al giorno
della mia morte!
lucy: Non potevate scrivergli?
clara: Gli scrissi – ma il suo comportamento successivo mostrò che non
aveva mai ricevuto la lettera. Restò via per più di due anni. In quel lasso
di tempo Frank Aldersley e io ci conoscemmo – e – e – sapete cosa accadde, sapete che ci fidanzammo. Ero così felice! Passarono mesi e mesi e il
pensiero di Richard Wardour non mi sfiorò nemmeno, finché, un mattino d’inverno, sentii dire che era tornato. (Di nuovo musica,“River, River”).
E, Lucy, due giorni dopo le sue stesse labbra mi dissero che era tornato
per fare di me sua moglie! Pensate al mio terrore e alla mia confusione,
e al rimorso. Mi ritrassi da lui, e farfugliai qualche parola – molto poche,
ma abbastanza da dirgli cosa era accaduto. Lucy (di nuovo musica,“River,
River”). Tremo ancora quando penso al suo viso. Ricorre nei miei sogni e
nel buio ne resto spaventata come una bambina. Com’è buio adesso!
lucy: Non più buio del solito, piccola.
229
clara: Il suo sguardo tremendo di furia e disperazione – i respiri pesanti e
profondi che emetteva in silenzio, mentre reprimeva la passione dentro
di sé – le parole di commiato che pronunciò, le ultime che ho udito dalle
sue labbra. (La musica cessa). “Potrà venire un giorno in cui perdonerò te”
disse “ma l’uomo che ti ha rubato a me maledirà il giorno in cui tu e lui vi
siete conosciuti”. (La musica ricomincia). Stette a guardarmi per un minuto – poi improvvisamente si voltò e uscì. Da allora non l’ho più visto.
lucy: E non hai nemmeno più sentito niente su di lui?
clara: Il peggio, il peggio deve ancora arrivare. Ho sentito parlare di lui una
sola volta, e fu nella notte in cui mi separai da Frank. Gli chiesi delle due
navi della spedizione, e chi ci sarebbe stato a bordo. Mi disse degli ufficiali della sua nave, la Sea-Mew – e poi disse di aver visitato l’altra nave,
la Wanderer, e di aver fatto conoscenza con alcuni degli ufficiali a bordo.
Disse che erano tutti simpatici, ad eccezione di un uomo ombroso e sconosciuto, che si era unito agli altri come volontario proprio quel giorno.
“Hai saputo chi è?”, gli chiesi con indifferenza. “Ho saputo soltanto il suo
nome”, rispose Frank. “Richard Wardour”.
lucy: Tesoro, come tremate, faccio portare i lumi?
clara: No, no, mettete solo le braccia intorno a me – fatemi sentire vicina a
voi. Oh, Lucy! Sono salpati insieme – partiti per i ghiacci e le nevi perenni
– l’uomo che dovrebbe sposarmi e l’uomo a cui ho spezzato il cuore.
lucy: Su navi diverse – lo avete detto voi stessa che erano su due navi diverse.
clara: Ma nella stessa spedizione – a condividere gli stessi perigli – destinati a essere uniti sulla stessa nave, se all’altra dovesse accadere qualche
incidente – e all’inimicizia mortale nel caso in cui il mio nome dovesse
essere pronunciato tra di loro.
lucy: No, no – speriamo, preghiamo di no. Faceste il nome di Frank durante
il vostro ultimo colloquio con Richard Wardour?
clara: Non me ne diede nemmeno il tempo, quando anche avessi avuto il
coraggio di farlo.
lucy: Il vostro fidanzamento con Frank era noto pubblicamente?
clara: Fu tenuto segreto perché non sapevamo quando lui avrebbe raggiunto un grado della sua carriera che ci consentisse di sposarci. A parte mio
padre e mio zio, nessuno sapeva del nostro fidanzamento al momento
della partenza della spedizione.
230
Entra esther da dietro il divano. Musica “Wandering Willie”, che al verso
“D’ye hear! D’ye hear!” cambia in “Those Evening Bells”.
lucy: Ringraziamo Dio per questo! Quando Frank vi parlò della sua partecipazione, voi gli diceste qualcosa?
clara: Non ebbi il coraggio di dire una parola. Ma Lucy, una sola sillaba pronunciata casualmente tra di loro potrebbe svelare tutto! Oh, potessimo
avere qualunque notizia, qualunque notizia!
tata esther (dal retro del palco): Notizie! Ve digo che in questa casa non
avrete più notizie.
lucy: Chi è!
tata esther: Gli uomini sono spersi, spersi; nella terra dei ghiacci e delle
nevi. Nella terra dei ghiacci e delle nevi non saranno mai più ritrovati!
clara: Tata, tata! Cosa avete visto? Come lo sapete? Lasciatemi andare,
Lucy – voglio chiederle qualcosa.
lucy: No! Fermatevi qui con me. Tata! Se avete un po’ di riguardo per la
vostra bambina, state zitta. La agitate, la distruggete parlando in quel
modo. I lumi. I lumi! Abbassate gli scurini. Tenete lontana quella fredda
luce spettrale.
tata esther (sale sul divano, come per tirare giù gli scurini): Se faccio ciò
che chiedete, è per il suo bene, non per il vostro. Siorette del sud, la
Seconda Vista è verità. Il suo potere era con me al mattino, ed è con me
al mezzogiorno. Non vi g’ho dito ch’avrei parlato all’imbrunire, quando
la luna sorge e le campane suonano in quella vecchia chiesa? Sentite!
Sentite!
La luce della luna va a colpire il suo viso. Le campane suonano da lontano il motivo di “Those Evening Bells”. Il pianoforte nella stanza accanto
riprende la stessa melodia, e si sentono le voci sommesse di rose e mrs.
steventon che cantano le parole della melodia. Questo effetto musicale
dura fino al calare del sipario.
clara: Tata Esther! Parlatemi, tata! La Vista vi mostra Frank?
lucy: Clara! Clara!
231
tata esther: Se la Vista me fa vedere Frank? Orco! E un altro accanto a
Frank. Vedo l’agnello nelle grinfie del lupo. Vedo il vostro uccellino da
solo con il falco. Vedo voi e tutti quelli attorno a voi che piangono sangue! Su di voi c’è la macchia! Oh, me putina, me putina, la macchia di
quel sangue è su di te!
clara cade sul petto di lucy con un grido prima di svenire. Cala il sipario.
Atto II
SCENA – una baracca nella regione artica. Sullo sfondo una porta, che si apre
su un tetro paesaggio polare, in cui si vede la neve cadere incessante ogni volta
che si apre la porta. Per tutta la durata dell’Atto la neve cade tristemente sul
pavimento da una fenditura nel tetto, a intervalli. A un lato della baracca due
brande e un fuoco che arde per terra. Sull’altro lato un’apertura, con un pezzo di una vecchia vela che pende, mette in comunicazione con una baracca
interna. Un’amaca pende dal tetto. Negli interstizi del muro si sono formati
dei ghiaccioli. Sulla scena una vecchia botte che serve da tavolo, con sopra un
pestello e un mortaio, e una o due casse. Appare bateson che sonnecchia davanti al fuoco. Quando si alza il sipario attacca la melodia di “Berger”. Dalla
baracca interna entra il tenente crayford.
crayford: Su, in piedi, Bateson! È ora di darvi il cambio. Darker! (Entra un
marinaio dalla baracca interna) Tocca a voi montare di guardia. Prendete un aspetto più vivace, figliolo – un aspetto vivace. Niente da segnalare,
Bateson? (Cammina lì intorno).
bateson: Niente, signore, a parte il freddo pungente. (Esce di scena entrando
nella baracca interna).
crayford: Beh, non è una novità nelle regioni artiche, con il termometro sotto lo zero qui dentro. La mia povera sorellina Lucy! Cosa direbbe, con
l’orrore che ha per il freddo, se sapesse che temperatura abbiamo qui?
Controllate fuori, Darker, e fate un rapporto sul tempo di stamattina.
darker apre la porta. La neve cade fitta.
232
darker: Il solito tempo, signore.
Chiude la porta, sospira ed esce.
crayford (sospira anche lui): Ah! Il solito tempo! Non ci sono cambiamenti in queste regioni desolate! Bene, bene – il dovere, il dovere! Vediamo.
Cosa devo fare? (Si guarda intorno e vede il pestello e il mortaio) Ah, ecco
qui questi poveri ossi: bisogna frantumarli per fare la minestra. Devo
svegliare il cuoco (chiama), John Want! Quell’uomo non si rende conto
di quanto mi è utile per sollevarmi il morale. Per quanto il freddo mi
tormenti, lui mi fa sempre divertire. John Want! – il più incorreggibile
e gracchiante brontolone del mondo, eppure, come lui stesso afferma,
l’unico allegrone della nave. John Want! John Want!
john want (parla dall’amaca): Lasciatemi dormire ancora un po’!
crayford: Ma nemmeno un secondo, ammutinato impenitente! Sveglia!
john want (fa capolino): Signore! Signore! Tutto il mio respiro è qui sulla mia
coperta. Pensate un po’, sono pieno di ghiaccioli intorno alla bocca e sulla coperta. Ad ogni russata ho congelato qualcosa. (Scende dall’amaca
e si avvicina al fuoco) Quando un uomo è invaso dal freddo al punto di
ghiacciare persino il letto, è arrivato alla frutta. Ma io non mi lamento!
crayford: Venite, signore, e datevi da fare con questo mortaio. Che fate di
là?
john want (col mento sul fuoco): Mi scongelo la barba, signore.
crayford: Venite, vi dico! Che diamine fate ora?
john want (vicino al fuoco con un orologio): Scongelo il mio orologio, signore. È rimasto tutta la notte sotto il cuscino, e il freddo lo ha fermato. Che
razza di clima ridente, sano e tonificante, vero, signore? Ma io non mi
lamento!
crayford: No, lo sappiamo tutti. Siete l’unico allegrone della nave. Guardate
un po’. Questi ossi sono triturati abbastanza finemente?
john want (prende il pestello e il mortaio): Perdonate, signore, se vi faccio
notare quanto risuona vuota la vostra voce stamane.
crayford: Le vostre osservazioni sulla mia voce tenetevele per voi, e rispondete alla mia domanda sugli ossi.
233
john want: Ebbene, signore, devono essere un tantino più triturati. Ne ricaverò il meglio che posso oggi, per il vostro bene.
crayford: Che volete dire?
john want: Non credo che avrò mai più l’onore di prepararvi una minestra
di ossi, signore. O pensate per caso di poter durare ancora a lungo, signore? Io non credo proprio, considerando il vostro aspetto. Credo che
in una settimana o dieci giorni al massimo saremo tutti andati. (bateson
viene fuori dalla baracca interna). Anche quest’uomo qui ha un brutto
aspetto, non credete, signore? Ieri ci ha messo una mezz’ora per tagliare
un solo ceppo. Ha le gambe gonfie – e si irrita per un nonnulla. A lui gli
do ancora uno o due giorni. (Cade neve dal tetto) A quelli di noi che sono
messi meglio gli do una settimana. (Guarda in alto).
crayford (a bateson): E allora, figliolo, che c’è?
bateson: Un messaggio del capitano Ebsworth, signore.
crayford: Ebbene?
bateson: Il capitano Ebsworth stamane sta peggio del solito con i suoi dolori
da congelamento, signore. Vuole vedervi immediatamente per darvi delle istruzioni importanti.
crayford: Ci vado subito. Svegliate il medico. Avremo bisogno di tutto l’aiuto che può darci.
Esce seguito da bateson.
john want (frantuma gli ossi): Svegliare il medico? E se anche il medico fosse
congelato? Non c’era rimasto un centesimo di calore in lui ieri notte, e
aveva una voce che sembrava un sospiro in un megafono. (Versa gli ossi
su un piattino). Su, cercate di insaporire l’acqua calda, se ci riuscite! Se
penso che una volta sono stato a bottega da un pasticciere – se penso a
tutti i galloni di brodo di tartaruga che questa mano ha rigirato in una
cucina bella calda, e ora che mi ritrovo a mescolare ossi e acqua calda
per fare una minestra, e a tramutarmi in ghiaccio il più velocemente possibile, beh, se non avessi una tendenza al buonumore mi sentirei portato
a brontolare. John Want! John Want! Che ne era stato della tua ragione
quando ti sei messo in testa di andare per mare?
aldersley (parla dalla sua branda): Chi è che gracchia lì intorno al fuoco?
john want: Gracchiare? E la vostra voce, trovate che non sia per niente cam-
234
biata in peggio, no, Mr. Frank? (A parte) A lui non gli do più di sei ore.
Ecco uno dei nostri brontoloni.
aldersley : Che fate là?
john want: Preparo la minestra di ossi, signore, e mi domando perché mai
sono andato per mare.
aldersley: Oh! È John Want. Ebbene, e perché ci siete andato per mare?
john want: Non ne sono sicuro, signore. A volte penso sia stata una perversione naturale; a volte penso sia stato il falso orgoglio di vincere il mal di
mare; a volte penso sia stata la lettura di Robinson Crusoe e altri libri che
mi avvisavano di non andare per mare.
aldersley (si mette di nuovo a dormire): Tutti vincono il mal di mare.
john want (rigira la minestra): Non come me, signore. Io ho vinto il mal di
mare a forza di duro mangiare.1 Ero imbarcato come passeggero, signore, quando vidi per la prima volta il blu del mare. Uno spiacevole dondolio arrivò proprio all’ora di cena, e incominciai a sentirmi strano nel
momento in cui portarono a tavola la minestra. “Nausea?” mi chiede il
capitano. “Abbastanza, signore”, faccio io. “Volete provare la mia cura?”
dice il capitano. “Certo, signore”, gli dico. “Vi sentite già il cuore in bocca?” dice lui. “Non proprio, signore”, gli dico. “Finto brodo di tartaruga”
dice il capitano, e mi serve. Ne mando giù due cucchiaiate e divento
bianco come un lenzuolo. Il capitano mi strizza l’occhio. “Andate sul
ponte, signore”, mi fa, “liberatevi della minestra e poi tornate in cabina”.
Mi liberai della minestra e ritornai in cabina. “Muso e testa di merluzzo”,
dice il capitano, e mi serve. “Non ce la faccio, signore”, gli dico. “Dovete”, dice il capitano, “perché la cura è questa”. Ne ingollai un boccone e
diventai più pallido che mai. “Andate sul ponte”, dice il capitano, “liberatevi della testa di merluzzo e ritornate in cabina”. Quindi esco, e poi
rientro. “Cosciotto di montone lesso con contorno”, dice il capitano, e
mi serve. “Niente grasso, signore”, gli dico. “Ma il grasso è la cura”, dice il
capitano, e me lo fa mangiare. “La polpa è la cura”, e me la fa mangiare.
“Come va?” dice il capitano. “Ho la nausea”, gli dico. “Andate sul ponte”,
dice il capitano, “liberatevi del cosciotto di montone lesso e del contorno
e rientrate in cabina”. Ci vado, barcollando – rientro più morto che vivo.
“Rognone in salsa piccante”, dice il capitano. Chiusi gli occhi e mandai
1
Gioco di parole tra l’espressione by dint of hard work, “a forza di duro lavoro”, e by dint of
hard eating [N.d.T.].
235
giù. “La cura incomincia a far effetto”, dice il capitano. “Braciole di montone con sottaceti”. Chiusi gli occhi e mandai giù. “Prosciutto cotto al
pepe di cayenna”, dice il capitano. “Bicchiere di birra scura e crostata di
mirtilli. Volete andare di nuovo sul ponte?” – “No, signore”, dico. “La cura
ha fatto effetto”, dice il capitano. “Non arrenderti mai al tuo stomaco, e
il tuo stomaco finirà per arrendersi a te”. (Musica, la melodia di “Begone
Dull Care” – solo una volta).
Va nella baracca interna con la minestra. Entra crayford.
crayford: Steventon!
steventon (si alza dalla branda): Presente! Comandate?
crayford: Il capitano sta troppo male per alzarsi. Mi ha dato delle istruzioni
molto importanti e molto inattese. Sta per esserci un cambiamento, finalmente, in questa nostra vita infelice.
steventon: Un cambiamento! Che cambiamento?
crayford: Questo equipaggio della Sea-Mew, e l’equipaggio della Wanderer
dall’altra parte di quella collina (neve), si devono riunire oggi in questa
baracca. Mandate un uomo con questo messaggio dal nostro capitano
al capitano Helding della Wanderer. (Consegna un foglio a steventon, il
quale si ritira sul retro della baracca, sveglia un marinaio e lo attrezza per
uscire). Frank! Frank Aldersley!
aldersley (si alza dalla branda): Sì!
crayford: La cassa di uno degli ufficiali conteneva una scacchiera da
backgammon con i dadi, immediatamente prima che abbandonassimo
la Sea-Mew?
aldersley: Era la mia cassa. Li ho ancora qui nella mia branda. Li prendo?
crayford: Mi servono solo i dadi e il bussolotto.
frank prende i dadi e steventon, dopo aver mandato il messaggero, ritorna al centro della scena.
steventon (osserva il bussolotto mentre frank lo consegna a crayford):
Dadi! Ci mettiamo a giocare d’azzardo al Polo Nord?
236
crayford: No, no! (A frank) Temo, Frank, che tu, dopo la tua malattia, sia
poco in grado di far parte di un gruppo di esplorazione.
aldersley: Sono pronto ad avventurarmi. Qualunque rischio sarà meglio
che languire e perire qui. (Avvicina uno sgabello al fuoco e si siede. A poco
a poco si addormenta. crayford si siede sul lato opposto della scena rispetto a frank).
steventon (indica frank e si siede vicino a crayford): Non pensa al pericolo.
Non pensa ad altro che a tornare dalla sua innamorata. A proposito, chi
ha preso il posto del povero Dennam ora nella baracca della Wanderer?
crayford: Uno dei migliori ufficiali e uno degli uomini più duri di tutta la
Marina della Regina – Richard Wardour.
steventon: La vostra simpatia per quell’uomo mi sbalordisce, Crayford.
crayford: Ricordatevi che ho avuto occasioni speciali per conoscerlo. Ho
preso il largo dall’Inghilterra insieme a lui sulla Wanderer, e sono stato
trasferito sulla Sea-Mew solo molto dopo che siamo rimasti intrappolati
qui nel ghiaccio. Sono stato compagno di bordo di Richard Wardour, ed
è lì che ho imparato a rendergli giustizia.
steventon: Non volete negare la violenza del suo temperamento?
crayford: Non la nego.
steventon: O l’ostilità della sua indole?
crayford: Sì, quella la nego. Non è un uomo ostile per natura. Sotto tutti i
suoi difetti esteriori batte un cuore grande e generoso. Avete dei pregiudizi su Richard Wardour, perché non lo conoscete abbastanza.
steventon: Allora anche Frank ha dei pregiudizi, visto che è d’accordo con
me.
crayford: E quali occasioni ha avuto Frank per giudicarlo? Non l’ho mai visto in compagnia di Wardour nemmeno per cinque minuti complessivi
(abbassa la voce).
steventon (guarda frank). Non c’è bisogno che abbassiate la voce. È nel
mondo dei sogni, direi.
crayford: Sogna parecchio, vero?
steventon: Sì, e sempre della poveretta con cui è fidanzato. Potrei dire che
sta sognando di lei ora. (L’immagine di clara burnham appare nel fuo-
237
co, e guarda frank mentre dorme). Devono volersi molto bene. Ieri notte
l’ho sentito pronunciare il suo nome nel sonno. Mi ha fatto pensare alla
mia povera moglie. Cosa staranno facendo ora, Crayford, nella vecchia
casa del Devonshire?
crayford (neve): Non saranno ancora alla disperazione, se mia sorella Lucy
è con loro. Lei ha il dono di sperare e di far sperare gli altri, che Dio la
benedica!
Fuori un grido di saluto – “Sea-Mew, ehilà!” Rientra frank. crayford e
steventon si alzano in piedi. Si apre la porta ed entrano gli uomini e
gli ufficiali della Wanderer, con in testa il capitano helding e richard
wardour. richard wardour ha con sé un fucile. I due avanzano in mezzo alla scena e salutano gli ufficiali della Sea-Mew, il capitano helding
stringe cordialmente loro la mano, wardour fa scontrosamente un cenno
della testa a steventon e a frank, e stringe la mano solo a crayford. Gli
altri uomini della Wanderer si raggruppano in fondo.
crayford (mentre stringe la mano al capitano helding): Capitano Helding,
sono sinceramente lieto di vedervi! Dunque, ciurma, la botte qui al centro (si sposta insieme al capitano).
wardour (in piedi tra steventon e frank): Perché siamo stati convocati
qui?
steventon: Per consultarci, temo, sui modi migliori per uscire vivi da questo
luogo orribile.
wardour: Voi potete ritenerlo orribile – a me piace.
aldersley: Piacervi! Santo iddio! E perché?
wardour (si mette a sedere in un angolo): Perché qui non ci sono donne. (La
neve cessa a poco a poco).
aldersley (si siede su una panca con steventon): Il solito orso!
crayford (si accosta alla botte, con il capitano helding a fianco e il bussolotto appoggiato di fronte a sé): Fratelli ufficiali, e marinai della Wanderer e della Sea-Mew – il comandante di questa spedizione, il capitano
Ebsworth, è, mi duole dirlo, troppo ammalato per alzarsi dal letto e rivolgersi direttamente a voi. Pertanto ha dato a me le sue istruzioni, essendo
io il suo secondo in grado, e ora ho l’onore di parlarvi in sua vece. Senza
238
ricordare tutti gli stenti patiti in questi ultimi tre anni – la perdita prima
di una delle nostre navi, poi dell’altra, la morte di alcuni tra i migliori e
più coraggiosi dei nostri compagni, le inutili lotte che abbiamo combattuto contro il ghiaccio e la neve, e contro l’immensa desolazione di queste lande inospitali – senza soffermarci su questi aspetti, è mio dovere ricordarvi che questo luogo, l’ultimo in cui abbiamo cercato rifugio, è ben
oltre il cammino tracciato da qualunque spedizione precedente, e che
di conseguenza l’eventualità di essere rintracciati da qualche squadra di
soccorso che potrebbe essere mandata a cercarci è, a dir poco, un’eventualità delle più incerte. Fin qui, signori, concordate tutti con me?
gli ufficiali (a eccezione di wardour, che resta in silenzio per tutta la scena):
Sì! Sì!
crayford: Si rende per tanto urgentemente necessario che facciamo un nuovo, e probabilmente un ultimo, tentativo di liberarci. L’inverno procede,
la cacciagione è sempre più scarsa, le scorte stanno venendo meno, e gli
ammalati – specialmente, sono spiacente di apprenderlo, gli ammalati
che si trovano nella baracca della Wanderer – aumentano di giorno in
giorno. Dobbiamo pensare alle nostre vite, e alle vite di quelli che dipendono da noi – e non abbiamo tempo da perdere.
gli ufficiali: Giusto! Giusto! Non c’è tempo da perdere.
crayford: Il piano proposto è che un gruppo di quelli tra i nostri marinai e i
nostri ufficiali che siano nelle condizioni si metta in marcia questo stesso giorno e faccia un altro tentativo di raggiungere il più vicino insediamento per la caccia di animali da pelliccia, da cui si potrebbero inviare
aiuti e vettovaglie per quelli che resteranno qui. La nuova direzione da
prendere così come le varie precauzioni da adottare sono già state abbozzate, l’unica domanda che ci troviamo dinanzi è: chi deve fermarsi
qui, e chi deve intraprendere il viaggio?
gli ufficiali: Volontari!
i marinai: Sì! Sì! Volontari!
capitano helding: Non volontari. No, no –
crayford: Wardour, non dite niente?
wardour: Niente. Andare o restare – sono lo stesso per me.
crayford: Sono dolente di sentirlo. (Agli altri) Bene, supponiamo che si dica
volontari – chi si offre – di restare?
239
Silenzio totale. Gli ufficiali e i marinai si guardano gli uni con gli altri con
aria di sconcerto.
crayford: Vedete dunque che non possiamo decidere su base volontaria.
Volete andare tutti. Ogni uomo tra di noi che abbia l’uso dei propri arti
naturalmente vuole andare. Ma che ne sarà di quelli che non hanno l’uso
degli arti. Alcuni di noi devono rimanere e prendersi cura degli ammalati.
gli ufficiali: È vero! È vero!
crayford: Ecco dunque che ritorniamo alla prima domanda: chi, fra quelli abili, deve andare, e chi restare? Il capitano Ebsworth dice, e lo dico
anch’io, facciamo decidere al caso!
gli ufficiali e i marinai: Bene! Bravo! Evviva!
crayford: Ecco i dadi. I numeri arrivano fino a dodici – due volte sei. Tutti
quelli che tirano più basso di sei restano, tutti quelli che tirano più alto
di sei, vanno. Siamo d’accordo?
gli ufficiali: D’accordo! D’accordo!
crayford: I marinai, se preferiscono, possono decidere di estrarre a sorte
da un cappello. Ecco (prende un involto dalla tasca), qui ci sono alcuni
pezzetti di carta ripiegati. Su metà di essi c’è scritto “Restare”, sull’altra
metà “Andare”. Marinai della Wanderer e della Sea-Mew, cosa scegliete,
il cappello o i dadi?
i marinai: Il cappello!
crayford: Molto bene. Portate un cappello!
john want (viene avanti tra gli altri portando un piattino): Che ne dite di
questo, signore?
crayford: Tra noi non c’è nemmeno un cappello che non sia bucato, immagino. Bene! Dobbiamo arrangiarci con il piattino, e il cuoco lo passerà in
giro. (Rovescia i foglietti sul piattino). Mescolateli bene!
john want: Posso estrarre per primo, signore?
crayford: Il cuoco dovrebbe rimanere in cucina.
john want: No se non ha nient’altro che carta da mettere sul suo piattino,
signore (risate generali).
240
crayford: Va bene! Va bene! Pretesto accettato. Estraete, marinai. Gli ufficiali, in ordine di anzianità, tirino contemporaneamente. Il capitano della
Wanderer sarà il primo a tirare. Sotto il sei, “Restare”. Sopra il sei, “Andare”. Ecco il bussolotto, capitano Helding. (Porge il bussolotto al capitano
– parla a un ufficiale) Prendete la lavagnetta, e segnate i nomi di quelli
che vanno e di quelli che restano.
I marinai estraggono e gli ufficiali tirano i dadi. A intervalli si esclama
“Andare” e “Restare”.
capitano helding (tira i dadi): Sette!
crayford: Mi congratulo con voi, signore. Ora tocca a me. (Lancia). Tre! Restare! Ah, bene! Bene, se posso fare il mio dovere, ed essere utile agli altri, che importa se vado o resto? Wardour, siete il prossimo, in assenza
del vostro primo tenente. (wardour si prepara a lanciare senza agitare
i dadi). Agitate il bussolotto, amico – prendetevi un’opportunità di fortuna!
wardour (fa cadere i dadi con noncuranza): Non io! Io ho già chiuso con la
fortuna. (Torna al suo posto senza guardare i dadi).
crayford: Sei! Ecco! Avete una seconda opportunità, anche se non volete.
Non siete né sopra né sotto – dovete lanciare di nuovo.
wardour: Bah! Non vale la pena prendersi la fatica. Che qualcun altro lanci
per me. (Guarda frank) Voi! – avete quella che le donne chiamano faccia
fortunata.
aldersley (a crayford): Procedo?
crayford: Sì, se lui desidera così.
aldersley (lancia): Due! Resta! Wardour, mi dispiace di aver lanciato a vostro svantaggio.
wardour: Ve lo ripeto – andare o restare, è lo stesso per me. Avrete più fortuna quando lancerete per voi stesso.
crayford: È ora il vostro turno per lanciare.
aldersley (lancia): Otto! Evviva! Vado!
wardour: Che vi avevo detto? L’opportunità era per voi – avete beneficiato
della mia sfortuna.
241
crayford: Steventon! Tocca a voi.
steventon (lancia): Cinque!
crayford: Restare! Dobbiamo incoraggiarci a vicenda. I marinai che rimangono si schierino nella baracca interna. (I marinai eseguono l’ordine.
La neve cade fitta. Musica, “Spoilt Child” finché il capitano helding esce
dopo i suoi marinai).
capitano helding: Per i marinai che vanno, il punto di incontro è in questa
baracca non appena si può essere pronti a partire. Un paio restino qui,
tenente Crayford, a spalare ciò che è caduto – blocca l’uscita.
steventon (chiama): Un paio di uomini qui con le pale per togliere la neve
dalla porta.
crayford: Ecco le consegne per il viaggio (porge il foglio).
Il capitano helding esce accompagnato dai suoi ufficiali. bateson e darker chiudono la porta.
aldersley (va verso la sua branda): Faccio subito i bagagli. Mi ci vorranno
meno di due minuti. (Arrotola le coperte, ecc.).
crayford (a wardour, che sta per andare): Wardour, siete tra quelli che resteranno. La vostra presenza non è ancora richiesta alla baracca. Aspettate
un attimo. Vorrei parlarvi.
wardour: Volete darmi degli altri buoni consigli?
crayford: Non guardatemi in quel modo scontroso. Voglio solo farvi una domanda.
aldersley (arrotola il suo fagotto). Ecco! Tutto pronto per la marcia. Ferma!
Ho dimenticato le scarpe da neve. (Fa per uscire).
crayford: Frank, avete preso dalla branda tutto ciò che vi appartiene?
aldersley: Sì.
crayford: Siamo a corto di combustibile quanto lo siamo di scorte. La vostra
branda, dato che ormai non deve più accogliere nessuno, alimenterà un
bel fuoco. Se vedete Bateson nei magazzini, mandatelo qui con l’accetta.
aldersley: Molto bene. (Esce dalla porta in fondo).
242
crayford: Wardour, finalmente soli.
wardour: Ebbene?
crayford: Oggi mi avete deluso e anche sorpreso. Perché avete detto che per
voi era lo stesso se foste rimasto o partito? Perché siete l’unico uomo tra
di noi per il quale sembra essere indifferente che siamo tratti in salvo
oppure no?
wardour: Può un uomo fornire sempre una ragione per ciò che sembra strano nel suo comportamento o nelle sue parole?
crayford: Ci può provare – quando a chiederglielo è il suo amico.
wardour: Questo è vero. Ricordate la prima notte in mare, quando salpammo dall’Inghilterra sulla Wanderer?
crayford: Come fosse stato ieri.
wardour: Una notte tranquilla, silenziosa. Né nuvole, né stelle. Nient’altro
in cielo che una grande luna, e quasi nemmeno un’increspatura a interromperne il sentiero tracciato sull’acqua cheta. Il mio turno di veglia era
quello intermedio quella notte. Veniste sul ponte, e mi trovaste da solo.
crayford: E in lacrime.
wardour: Le ultime che mai verserò.
crayford: Non dite così. Ci sono volte in cui un uomo è da compatire, se non
riesce a versare lacrime.
wardour: Avrei bisticciato con qualunque altro uomo che mi avesse sorpreso così in quel momento. Ma c’era qualcosa, credo nella vostra voce,
quando vi scusaste per avermi disturbato, che mi ammorbidì il cuore. Vi
dissi di aver affrontato una delusione che mi aveva distrutto per tutta la
vita. Non ci fu bisogno di altre spiegazioni. L’unica sciagura senza rimedio a questo mondo è la sciagura causata dalle donne.
crayford: E l’unica felicità pura, la felicità che loro generano.
wardour: Può darsi che questa sia l’esperienza che ne avete avuto voi. La
mia è diversa. Tutta la devozione, la pazienza, l’umiltà, l’adorazione che
ci possono essere in un uomo io le misi ai piedi di una donna. Lei accettò
l’offerta, come fanno le donne – la accettò con leggerezza, con garbo e
con indifferenza – la accettò come un fatto naturale. Lasciai l’Inghilterra
per conquistare una buona posizione nella mia carriera, prima di osare
243
conquistare lei. Sfidai il pericolo, affrontai la morte. Misi a repentaglio
la mia vita nelle paludi malariche dell’Africa, per ottenere la promozione che desideravo solo per amor suo – e la ottenni. Ritornai per offrirle
tutto, senza chiederle niente in cambio, se non di riposare il mio cuore
stanco nello splendore del suo sorriso. Ritornai, per conquistare la donna per la quale avevo lottato per tutta la vita – lottato più a lungo di Giacobbe per Rachele. E le sue stesse labbra – le labbra che avevo baciato al
momento del congedo – mi dissero che un altro uomo l’aveva rubata a
me. Pronunciai solo poche parole l’ultima volta che ci separammo, e ci
separammo per sempre. “Potrà venire un giorno in cui perdonerò te”, le
dissi, “ma l’uomo che ti ha rubato a me maledirà il giorno in cui tu e lui
vi siete conosciuti”.
crayford: Wardour! Wardour! Preferirei vedervi di nuovo in lacrime piuttosto che sentirvi parlare così.
wardour: Il tradimento è stato tenuto segreto. Nessuno è stato in grado di
dirmi dove poterlo trovare; nessuno è stato in grado di dirmi chi fosse.
Ma che importanza aveva? Una volta sopravvissuto al primo tormento,
avrei potuto contare su me stesso – avrei potuto essere paziente, e attendere il mio momento.
crayford: Il vostro momento! Quale momento?
wardour: Il momento in cui io e quell’uomo ci incontreremo, faccia a faccia. Lo sapevo allora, lo so ora – era scritto sul mio cuore allora, è scritto sul mio cuore ora – che noi due ci incontreremo e ci conosceremo.
Con questa convinzione forte dentro di me, ho accettato questo servizio,
come avrei accettato qualsiasi cosa che comportasse lavoro, patimento
e pericolo, come una fortezza tra me e la mia infelicità. Con questa convinzione ancora forte dentro di me, vi dico che non importa se resto qui
con gli ammalati o se vado di là con i forti – vivrò finché avrò incontrato
quell’uomo. Tra noi è già fissato il giorno della resa dei conti. Qui, nel
freddo gelido, o lontano, nel caldo infernale – in battaglia o in un naufragio, nella morte per fame o all’ombra della peste – anche se intorno a
me moriranno a centinaia, io vivrò! – Vivrò per vedere un unico giorno
– vivrò per l’incontro con un unico uomo!
crayford: Wardour!
wardour (lo interrompe): Guardatemi! Guardate come ho vissuto e prosperato, a casa con l’angoscia che mi torturava, qui con i venti ghiacciati del
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nord che mi soffiavano intorno! Sono l’uomo più forte tra di voi. Perché?
Ho superato patimenti che hanno steso a terra gli uomini più temprati
di tutto il nostro gruppo. Perché? Che cosa ho fatto io perché la vita pulsi
così coraggiosamente in ogni vena del mio corpo, in questo momento e
in questo luogo infernale esattamente come accadeva tra le brezze tranquille di casa? Per che cosa mi sono mantenuto in vita? Ve lo ripeto, per
vedere un unico giorno – per l’incontro con un unico uomo.
crayford: Wardour, da quando ci siamo conosciuti, ho sempre creduto nella
vostra indole migliore, nonostante ogni apparenza esteriore. Ho creduto
in voi fermamente, sinceramente, come avrebbe potuto farlo un fratello.
Ora state mettendo a durissima prova questa opinione. Se il vostro nemico mi avesse detto che avevate parlato come state parlando ora – che
avevate l’aspetto che avete ora – gli avrei voltato le spalle per aver pronunciato una vile calunnia contro un uomo giusto, coraggioso e retto.
Oh! Amico mio, amico mio, se mai ho meritato la vostra stima, mettete
via dal vostro cuore questi pensieri! Guardatemi ancora in faccia, con
lo sguardo senza macchia di un uomo che ha calpestato sotto i piedi le
superstizioni sanguinose della vendetta, e che non le riconosce più! Che
mai, mai, arrivi il giorno in cui non potrò porgervi la mano come la offro
ora all’uomo che posso ancora ammirare – al fratello a cui posso ancora
voler bene!
wardour (a parte): Perché ho parlato? Perché l’ho afflitto? (A crayford) Siete
più gentile con me di quanto non meriti. Siate ancora più gentile, e dimenticate ciò che ho detto. No, no, non parliamo più di me; non ne sono
degno. Cambiamo argomento, e non ritorniamoci più. Facciamo qualcosa. Non c’è del lavoro disponibile? Delle prede a cui sparare, qualcosa
da tagliare, qualcosa da trasportare? Duro lavoro, Crayford, ecco l’elisir
della nostra vita! Duro lavoro che tende i muscoli, e infiamma il sangue,
che stanca il corpo e riposa la mente. (Entra bateson con un’accetta)
Ecco, un uomo con un’accetta. Farò io il suo lavoro, qualunque esso sia
(strappa l’accetta a bateson e gli dà il fucile).
bateson (a crayford): Il capitano Ebsworth desidera vedervi, signore.
crayford (guarda wardour): Wardour, non lascerete la baracca fino al mio
ritorno?
wardour: No, no!
bateson (allunga la mano per prendere l’accetta, e offre il fucile): Perdonatemi, signore –
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wardour: Che sciocchezza! E per cosa dovrei perdonarvi? Datemi da fare il
vostro lavoro. Ho il braccio rigido e le mani fredde. Andate a cercare l’orso che mi sono lasciato scappare. C’è sempre un altro uomo che trova ciò
che perdo. Per che cos’era questa accetta?
bateson (indica). Per fare a pezzi la branda del tenente Aldersley e farne legna da ardere, signore.
wardour: Lo faccio io. La smantello in un attimo.
bateson (a parte): Ha l’aria di chi potrebbe smantellare l’intera baracca in un
attimo, se avesse modo di farla a pezzi. (Esce).
wardour: Se solo potessi tagliare fuori di me i pensieri come taglierò le assi
da questo legno! (Colpisce la branda). Ecco, cade a pezzi! Una buona accetta! Povero me, fossi nato falegname anziché signore! Ecco, vai in pezzi! Che buona presa ha questo manico! Povero Crayford! Le sue parole
mi restano in gola. Ancora a pezzi! Una brava persona, un’anima nobile!
Inutile pensare, inutile pentirsi; ciò che è detto è detto. È uscita un’altra
asse! Non ci vuol molto, giovane Aldersley, per demolire il tuo nido. Ora
la testiera. Uno, due, viene giù a pezzi (taglia una lunga striscia di legno).
Questa bisogna tagliarla a metà. Ferma! Cos’è questo? Un nome inciso
nel legno! C. L. A. – Clara. (Getta a terra il legno). Al diavolo il ragazzo e la
sua innamorata; perché deve chiamarsi proprio così, con tutti i nomi che
ci sono al mondo! L’accetta – dove diamine è l’accetta? Lavoro, lavoro,
lavoro; non c’è che il lavoro! (Ricava un’altra asse). Ancora un’incisione! Ecco come impiegano il tempo questi giovani fannulloni! F. A: queste
sono le sue iniziali. Frank Aldersley. E sotto? C. B.! Le iniziali della sua
innamorata. La sua sigla è C. B. – C. B.! Clara Burnham! Che sciocchezza!
Perché Burnham, solo perché la lettera è B.? Ci sono centinaia di nomi –
migliaia – che incominciano con la B. Dov’è l’accetta? Crayford, venite,
andiamo a caccia. Non mi piacciono i miei pensieri. Ho freddo, freddo
dappertutto (si avvicina al fuoco e ci mette sopra le mani). Come tremano! Ferme, ferme, ferme! (Una pausa. La sua voce diventa un bisbiglio, si
guarda intorno sospettoso). È forse arrivato il giorno, e l’uomo? Qui, alla
fine del mondo? Qui, alla nostra ultima lotta contro la morte e la fame?
Entra crayford.
crayford: Mi avete chiamato? Sant’iddio, Wardour, come siete pallido! È
successo qualcosa?
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wardour (avvolge velocemente un fazzoletto alla mano sinistra): Mi sono
tagliato con l’accetta – non è niente – non preoccupatevi. Il dolore ha
sempre un curioso effetto su di me. Vi dico che non è niente – non fateci
caso. Dov’è Aldersley? È un bravo ragazzo, vero? Voi lo conoscete bene
– il tipo di ragazzo che le donne prendono per – probabilmente per un
legame duraturo? Che Dio vi aiuti amico, come mi state fissando! Dov’è
Aldersley?
aldersley (entra): Qui! Chi lo vuole? Magari fossi meglio equipaggiato per
la marcia.
wardour (lo prende bruscamente per un braccio). Non siete forte, eh? Non
lo sembrate. Non sono stato molto educato nel parlarvi quando stavate
lanciando i dadi. Me ne scuso. Stringiamoci la mano. Su! Non siete forte,
eh? I dadi avrebbero fatto meglio a mandare via me e tenere voi qui. Non
sono mai stato in condizioni migliori in vita mia. Noi uomini del Kent
siamo fatti di roba dura.
aldersley: Venite dal Kent?
wardour: Dal Kent orientale. Conoscete quella parte del Paese?
aldersley (a parte): Dovrei saperne qualcosa del Kent orientale. Ci vivevano
dei miei carissimi amici.
wardour: Ah! Una delle famiglie originarie della contea, immagino? (Improvvisamente si rivolge a crayford). Perché continuate a fissarmi in
quel modo?
crayford: Perché continuate a non sembrare voi stesso?
wardour (a frank): Una delle famiglie originarie della contea, ovvio. Gli
Witherby del Yew Grange, forse?
aldersley: No; ma amici degli Witherby, molto probabilmente. I Burnham.
wardour (si volta d’improvviso, lascia cadere dalla mano il fazzoletto e se lo
preme sul cuore in modo convulso): Devo mantenere la calma!
crayford (raccoglie il fazzoletto e lo offre con un gesto marcato a wardour):
Vi è caduta la fasciatura. Strano –
wardour (con veemenza): Che c’è di strano?
crayford: Che non ci sia del sangue.
wardour (glielo strappa via): La prossima volta che lo vedrete, potrebbero
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esserci una o due macchie. (A frank). Dunque conoscete i Burnham?
Che ne è stato di Clara dopo che sua madre si è risposata?
aldersley (sprezzante): Clara! Cosa vi autorizza a parlare della signorina in
termini così familiari?
wardour: Che diritto avete voi di chiedermelo?
aldersley (a parte): Perché dovrei farmi scrupolo di parlarne? (A wardour)
Diritto?
wardour: Sì. Che diritto?
aldersley: Il diritto che mi viene dall’essere fidanzato con lei.
wardour si volta nuovamente, la sua mano sinistra scivola su un coltello
che porta legato in vita.
crayford (che si trova da quel lato lo osserva): Dimenticate (gli afferra la
mano) che avete la mano ferita.
wardour (a frank, con tono enfaticamente gentile): Impossibile discutere
un diritto come il vostro. Forse mi scuserete, quando saprete che sono
uno dei più vecchi amici di Miss Burnham. Mio padre e suo padre erano
vicini. Ci siamo sempre considerati come fratello e sorella.
aldersley (calorosamente): Non aggiungete altro. Ho sbagliato io. Vi prego
di perdonarmi!
wardour: Lei vi vuole molto bene?
aldersley: Ma che domande! Consideratevi invitato al matrimonio quando
torniamo in Inghilterra, e giudicate da solo.
wardour (a parte): Invitato al matrimonio? (Bussano alla porta. Si apre ed
entra il capitano helding) Sì! – se riesci a uscire dalla tomba per andarci.
Fuori si vedono alcuni degli uomini della squadra di esplorazione. Musica: “River, River” fino a che cala il sipario.
capitano helding: Siamo pronti.
aldersley: Anch’io sono pronto. Vengo!
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Si getta sulle spalle le scarpe da neve.
wardour (a parte): E io dovrei restare? Restare, quando è arrivato il giorno
della resa dei conti? Restare, quando finalmente l’ho incontrato?
capitano helding (a crayford): Devo riferire una defezione, che diminuisce
di uno il nostro numero (wardour trasale e ascolta con ansia). Il mio
secondo tenente, che avrebbe dovuto far parte della squadra di esplorazione, è caduto sul ghiaccio, e temo si sia rotto una gamba.
wardour: Lo sostituisco io.
crayford (guarda alternativamente wardour e frank): No! Voi no.
wardour: Perché no?
capitano helding: Davvero, perché no? Wardour è proprio l’uomo più adatto per una lunga marcia. Io stesso stavo pensando a lui. È il più sano del
gruppo.
crayford: Non ha il diritto di offrirsi volontario. Abbiamo stabilito che fosse
il caso a decidere chi sarebbe andato e chi restato.
wardour: Ed è stato il caso a deciderlo. Pensate che dovremmo lanciare i
dadi un’altra volta, e dare a un ufficiale della Sea-Mew l’opportunità di
sostituire un ufficiale della Wanderer? Manca un uomo nel nostro gruppo, non nel vostro. E ci appelliamo al nostro diritto di sostituirlo come
meglio crediamo. Io mi offro volontario, e ho l’appoggio del mio capitano. Quale autorità può costringermi a rimanere qui, davanti a questo?
(Chiama). Datemi il mio fucile! Dov’è quell’uomo? Datemi il mio fucile!
capitano helding: Ha ragione lui, Crayford. L’uomo che manca appartiene alla
mia baracca e, per giustizia, uno dei miei uomini dovrebbe sostituirlo.
Il capitano helding si congeda dagli ufficiali. john want consegna alla
squadra in partenza bottiglie ecc. che toglie dalla scatola. Gli uomini
dei due gruppi si congedano gli uni dagli altri. Il gruppo che resta grida
“Cheers” per tre volte. Il gruppo in partenza risponde. Due uomini alla
slitta.
crayford: Non c’è niente da fare. (Si volge verso frank). Frank! Frank!
aldersley: Sì. Che c’è?
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crayford: Seguite il consiglio di un vecchio amico che vuole il vostro bene.
wardour: Lasciatelo in pace! Lasciatelo in pace!
crayford: Frank, non azzardate patimenti che non siete in grado di sopportare.
wardour: Lasciatelo in pace!
crayford (con grande sincerità): Frank, vi rendete conto da voi di quanto la
malattia vi abbia lasciato debole, e di quanto non siate pronto ad arrischiare l’esposizione al freddo e alle lunghe marce sulla neve.
wardour (improvvisamente afferra crayford per la gola): Cosa intendete
dire? Lasciate a lui la scelta.
crayford prende in silenzio la mano di wardour tra le sue. frank si mette tra di loro. crayford molla la presa, con una mano spinge via frank;
per tutto il tempo guarda fisso wardour in faccia.
crayford: Vi ho detto, Wardour, proprio poco fa, che ci sono volte in cui un
uomo deve essere compatito. Io ora compatisco voi. Riprendetevi la vostra mano.
wardour (liberandolo): Vi chiedo di perdonarmi.
aldersley: Avete parlato da uomo coraggioso! Su, venite!
wardour: Portatemi il mio fucile voi! (bateson glielo porta) Venite dunque!
Venite sulla neve e sul ghiaccio! Venite sulla strada che non è mai stata
calpestata dal piede di un uomo, e dove non è mai stata lasciata traccia
umana!
Carica il suo fucile, e toglie il colpo dalla canna.
aldersley (sulla porta): Che Dio vi benedica, Crayford.
Gli uomini fuori incominciano a muoversi, lasciando frank da solo sulla
neve.
crayford (si avvicina a lui e gli afferra una mano): Che il cielo vi preservi,
Frank! (Si stringono la mano, e frank incomincia a scalare la collinetta di
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neve). Darei tutto ciò che ho al mondo per essere con voi. Finché riuscirete a stare in piedi, rimanete con il resto del gruppo, Frank!
wardour: Finché riuscirà a stare in piedi, rimarrà con me!
wardour e frank escono di scena. crayford viene lasciato da solo nella
baracca, e li guarda mentre scompaiono sulla neve.
ATTO TERZO
Si alza il sipario. Musica, “Farewell to Lochabar”, una volta. Scena: una
grotta sulla costa di Terranova, che si apre, sulla sinistra, su un’altra grotta. In fondo, una veduta ridente di una spiaggia e del mare. Su un lato
appare john want che lega una scatola. Sull’altro lato tata esther, seduta
su un pezzo di roccia, le mani che nascondono il volto.
john want (guarda verso la tata): Ah, che razza di co-inserviente per compagnia per un allegrone come me! Se lo avessi saputo prima di essere
tratto in salvo che avrei passato molto tempo con questa, credo che avrei
preferito restare al Polo Nord. Stavo così bene al Polo Nord, a tenere su
il morale di tutti. Al Polo Nord dormivo un sacco. Tutto sommato, credo
che ci sarei stato comodo al Polo Nord – se solo l’avessi saputo. Un altro
al mio posto sarebbe portato ad affermare che questa caverna in Terranova è una dimora un po’ fangosa, melmosa, algosa, esposta alle correnti per abitarci. Un altro potrebbe avere da ridire sulle nebbie perpetue di
Terranova, sui merluzzi perpetui di Terranova, sui cani perpetui di Terranova. Al Polo Nord avevamo dei begli orsi. Ma non preoccupatevi; per
me fa lo stesso; io non mi lamento!
tata esther (alza lo sguardo, irritata): Proprio ti, non saví fare altro!
john want: Nient’altro che lamentarmi? Questa vecchia infelice sta forse scherzando? Lamentarmi, io! Chi mai ha sentito una parola di lamento uscire
dalle mie labbra? Chi mai mi ha visto in faccia un’espressione accigliata?
tata esther. Faccia? Quella roba malriuscía che g’aví in sima ae spale ciamarisi faccia? (A parte) Ma perché devo sprecare parole appresso a questo?
È solo un povero deficiente!
john want (a parte). È solo una vecchia scema. Sempre lì con questa storia della Seconda Vista. Non credo che nemmeno la sua Prima Vista sia
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niente di cui andar fieri, figuriamoci la Seconda. Seconda Vista (con
grande disprezzo)! Nessuna donna, se non una scozzese, potrebbe attribuire alcun valore a un occhio di seconda mano. E, come tutti gli articoli
di seconda mano, è fatto perlopiù con pezzetti che ha raccolto di qua, e
pezzetti che ha raccolto di là, e poi si è messa ad assemblarli tutti insieme, qualche volta bene ma il più delle volte male, e poi se ne dimentica,
dato che è una zuccona, e si spaccia per un profeta. E poi se ne sta andando. Non ci arriva a farsi il viaggio di ritorno in Inghilterra. E quanti
di noi ci arriveranno? (La tata si alza e va in fondo alla scena). C’è molto
umido qui. Ho sentito tossire un sacco qui intorno, e molti degli uomini
hanno un’aria terribilmente fragile. Ne sarò piacevolmente sorpreso se
arriveremo in Inghilterra tutti vivi, davvero.
Musica,“Spoilt Child”, una volta. Entra bateson dall’ingresso sulla spiaggia. tata esther va in fondo alla scena e guarda fuori verso il mare.
bateson: Sbrigatevi con quel lavoro, John Want. Le signore staranno per arrivare.
john want: Se ci tengono alla loro salute in generale, e ai polmoni in particolare, si terranno alla larga da qui.
bateson: Credete? Io ritengo che non faranno niente del genere. Mrs. Steventon e Miss Ebsworth sono a due minuti di strada dalla grotta, e Miss
Crayford e Miss Burnham non sono molto più indietro.
john want: Bateson, vi considero acuto quanto me – anche se non altrettanto allegro. Voglio sapere qualcosa delle signore. Ancora non riesco, parola mia, a capacitarmi di come abbiano fatto ad arrivare qui sulla costa di
Terranova. E voi?
bateson: Si dà il caso che abbia l’uso degli occhi e delle orecchie, quindi
potrei dire di sì. Che cos’è che volete capire? Sapete, come lo so io, che
siamo stati salvati dalla morte per fame e per freddo da una spedizione
venuta dall’Inghilterra, che ci ha trovato in quella baracca nell’Artide.
Bene, le signore sono qui – come ho sentito raccontare da loro ormai una
dozzina di volte – perché si sono messe in viaggio anche loro per andare
incontro alla spedizione di ritorno da quelle terre desolate.
john want: Non lagnatevi. Non mi va di sentire lagne. Ah, il Polo Nord desolato, ma guarda un po’! E di questo posto cosa dite? Ma va bene così –
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bateson: Ebbene, la nave su cui hanno trovato posto le signore ha incrociato
la nave su cui siamo salpati dai mari dell’Artide alla volta di questa costa
di Terranova. E, per quanto ne ho capito, siamo tutti approdati qui da
uno o due giorni, per il bene e la salvezza delle suddette signore, dopo
che erano state relegate a bordo di quel vascello. Questo è tutto ciò che
so, e tutto ciò che intendo dire; perché (guarda in altra direzione) ecco
che arrivano due delle signore, e con loro il capitano Ebsworth.
Entrano il tenente steventon, mrs. steventon, il capitano ebsworth e
rose. bateson si tocca il cappello ed esce. tata esther si sposta al centro.
john want continua a legare la scatola.
steventon (al capitano ebsworth): C’è ancora del bagaglio da stivare a bordo, capitano Ebsworth. Vado a dare ordini agli uomini?
capitano ebsworth: Non c’è bisogno. Devo ricevere un rapporto da uno dei
cadetti, mi aspetta sulla spiaggia; e posso dare a lui gli ordini necessari.
(Alla figlia) Rose, tesoro, aspettami qui. Torno a prenderti.
rose: Non metteteci molto, Papà. Non vi ho ancora visto nemmeno la metà
di quanto avrei voluto.
Il capitano ebsworth si congeda da lei ed esce.
mrs. steventon (indica la tata): Ecco la povera vecchia tata, malinconica
come sempre. Vediamo, Rose, se riusciamo a rallegrarla un po’ (si avvicina insieme a rose a parlare con esther).
steventon (a john want): Avete finito di legare quella scatola?
john want: Ho fatto quello che potevo, signore, ma l’umidità di questo posto
incomincia a farsi sentire anche sul nostro cordame – per non parlare dei
nostri polmoni – diciamo solo sul nostro cordame.
steventon: Bah! A giudicare dalla vostra faccia schifata e dalla voce gracchiante, si potrebbe credere che il nostro salvataggio dalle regioni artiche sia stato una vera sciagura. Meritereste di essere rispedito di là.
john want: Io potrei essere allegro come sempre, signore, se lo fossi. Spero
di non sembrare ingrato, ma non mi piace sentir parlare male del Polo
Nord in un posto fangoso come questo. Al Polo Nord era tutto pulito
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e bianco di neve, qui è umido e sabbioso. Non vi manca mai la minestra di ossi, signore? A me sì. Magari non era sostanziosa, ma era ben
calda e il freddo sembrava darle una specie di gusto di carne quando
scendeva giù. (steventon tossisce). Siete voi che avete tossito a lungo stanotte, signore? Non intendo dire niente contro l’aria di questo
posto, ma sarei lieto di sapere che non era la vostra quella tosse così
profonda. Sareste così cortese da controllare lo stato di queste corde
con le punte delle dita, signore? Poi potrete asciugarvele sulle spalle
della mia giacca.
steventon: Sulle spalle della vostra giacca ci si dovrebbe appoggiare un bastone. Portate immediatamente quella scatola alla barca. Vagabondo
gracchiante! Si sarebbe lagnato anche nel giardino dell’Eden.
john want: Potrei essere allegro ovunque, signore – ma ci doveva essere un
bel da fare con le aiuole, nel giardino dell’Eden! (Esce con la scatola).
tata esther (a mrs. steventon e rose): A cossa serve dirme che me devo
consolare se dopo me tegnì distante da Clara, da la me putina!
rose: Separata no di certo, dato che voi e Clara siete entrambe qui con tutti
noi, sulla costa di Terranova.
tata esther: Ho navigato dall’Inghilterra sulla stessa nave con Clara, ma iero
forse ne la stessa cabina di Clara? Sono qui sulla stessa terra aspra con
Clara, ma dormo forse ai só pié? Esco forse con Clara per andare alle sabbie gialle? Le sono vicino quando guarda quel mare là, spetando sta nave
che non vegnará? Sta nave che mai le riporterà il suo promesso amore,
che è perso oltre l’abisso di ghiaccio?
steventon: Perché le separate?
mrs. steventon: Perché Esther è superstiziosa, e porta anche la sua giovane padrona a essere superstiziosa. Ora, da quando sappiamo la terribile
verità che Frank Aldersley è tra i dispersi, dalle labbra di tata Esther non
esce quasi parola che per Clara non sia un flagello.
tata esther: Ve g’ho forse mentio che g’ho detto che iera persi? Non è venuto
il tempo che abbiamo lasciato la vecchia casa – che non potevate più
aspettare – quando avete preso la nave voi stesse, e avete navigato fin
qui, fino all’isola sconosciuta, per incontrare i soccorritori su la via del
ritorno? Sercando da voialtre notizie che non podevi spettare che altri
ve portese? A vedarí che g’ho rason! La nave era a fianco di questa terra
sterile quando sentiste l’urlo di “nave in vista!”. Vi assiepaste sul ponte, e
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io tra voi. La foschia si diradava dinnanzi al sole e alla brezza mattutina;
e lungo il sentiero luminoso, e sulle onde che balzavano, la nave dei soccorritori giunse rimbombando su di noi. Il ponte risuonò di un vociare
allegro. La bandiera splendente si alzò in volo come un’allodola nel cielo
del mattino. E tutte voi cadeste in ginocchio e alzaste lo sguardo al cielo
soleggiato, e piangeste.
Escono mr. e mrs. steventon.
rose: O tata, tata, pensate a Clara! Pensate a Frank Aldersley e non dite altro!
tata esther: Ve lo digo da sempre, fin da in Inghilterra, che iera spersi. Ho
forse detto il falso? I soccorritori vi hanno ridato vostro padre, hanno
ridato a Lucy Crayford suo fratello, hanno ridato il marito alla giovane
sposa che era con voi, – ma hanno forse ridato Frank Aldersley a la mi
putina? Non c’erano altri dispersi che i soccorritori riuscirono a trovare
e Frank ghe iere, no?
mrs. steventon guarda dentro dall’ingresso della grotta.
mrs. steventon (sussurra): Rose, Rose!
rose (corre da lei): Sì.
mrs. steventon: Fate andare tata Esther via di qui. (Musica “Farewell to Lochabar”, una volta, poi cambia in “Has sorrow your days shaded”; due volte). Sta arrivando Clara.
rose: Venite! Tata, tata! Venite qui (indica la grotta a lato). Voglio parlarvi.
tata esther: Perché là dentro? Clara è là dentro?
rose: Sì, sì. Venite, venite, tata, venite con me.
Esce, facendo entrare con sé esther nella grotta a lato. clara entra in
scena dall’ingresso in fondo, insieme al tenente crayford e a lucy, che le
stanno ai lati e la guidano.
lucy: Ti senti meglio, più forte, tesoro, dopo questa passeggiata all’aria fresca?
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clara: Sono più forte di quanto crediate, Lucy. Il sole mi dà forza. Mi riscalda
il cuore. Non avete visto lacrime nei miei occhi da questa mattina – non
è vero? Credo che mi sarei controllata per tutto il giorno, non fosse stato
per l’arrivo, così presto, della nave che ci riporterà in Inghilterra. L’avvicinarsi della nostra partenza pesa sempre di più sul mio animo. L’andarcene da questo luogo sembra una rinuncia all’ultima speranza di Frank.
lucy (si volta dall’altra): Che strazio per il mio cuore.
clara (a crayford): Io devo continuare a sperare. Voi non lo credete disperso
senza speranza, ne sono certa, non è vero?
crayford (con imbarazzo): Cara signorina, la mia stessa situazione è stata
un tempo così disperata che dovrei essere l’ultimo uomo al mondo ad
ammettere un pensiero di disperazione.
clara (pensierosa): Vedo così tanto la Pietà e la Bontà del Grande Creatore tutt’intorno a me – un tale splendore e una tale bellezza che ci
deliziano in Terra e in Cielo – una fine così benedetta a tutta l’ansia e
al dolore sopportati da Lucy, e da Caroline, e da Rose, che non posso
perdere la speranza. Persino le onde sembravano gioiose ora al nostro
passaggio sulla riva. Quei poveri cespugli che crescono rachitici sulla
scogliera frusciavano altrettanto gai come lo sono gli olmi a casa nostra in Inghilterra. Quando li ho sentiti, ho pensato agli alberi sotto i
quali io e Frank passeggiavamo. È possibile che riveda quegli alberi al
nostro ritorno in Inghilterra, e che non riveda più Frank! Non potrò mai
mostrargli, mai, le foglie ormai secche del suo bouquet, che ho conservato qui così a lungo, per lui! Oh! Devo sperare, e voi dovete aiutarmi
sperando anche voi!
crayford (volta la testa da un’altra parte): Cosa posso dirle!
lucy: Lo sapete, tesoro, che ormai non ho che una speranza. La speranza di
vedervi comunque felice.
clara (a crayford): Non siate addolorato. (Gli prende la mano). Mi sembra
di conoscervi da sempre. Non posso non trattarvi con la stessa familiarità con cui vi tratta Lucy. Mi ha detto che avete sempre voluto bene a
Frank. Dovete avergli preso spesso la mano con un gesto gentile. Mi è
così di conforto ora prendere la vostra (gli bacia la mano).
crayford: Piccola cara. Non parlate così (si copre gli occhi con la mano). Che
mi succede? Sto per dare a due donne un esempio di pianto?
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clara: Sì, sì. Parliamo di Frank. Mi piace sentire di come è stato coraggioso
nel lasciare la baracca, andando insieme ai migliori a conquistarsi un
passaggio tra la neve. Lucy, era il più giovane di tutti, ma era fermo e coraggioso quanto i migliori marinai dell’equipaggio. Si gettò le scarpe da
neve in spalla con un sorriso. Non ci fu un tremito nel tono della sua voce
quando salutò per l’ultima volta. (A crayford) Avete detto che nemmeno Nelson affrontò mai il pericolo con più coraggio del mio Frank?
crayford: Mai.
clara: E com’era sempre gentile con me! (Posa la testa sulla spalla di lucy).
lucy: Tesoro, diventate di nuovo pallida. Avete bisogno di riposo. Entrate.
Qui dentro potete riposare comodamente.
crayford (si rivolge a lucy dietro alle spalle di clara, e sussurra): C’è qualcuno dei nostri ufficiali qui dentro?
lucy: Come può esserci qualcuno dei nostri ufficiali? Non li abbiamo visti
tutti occupati sulla spiaggia? Venite, Clara; entrate e riposate!
clara: Lasciatemi andare da sola, Lucy. Vi ho già tenuto troppo a lungo lontano da vostro fratello. Per favore, fate come vi chiedo. Vi prego, lasciatemi andare da sola!
lucy: Allora dovete promettere di chiamarmi non appena avrete bisogno di
me.
clara (la bacia): Pensate sempre agli altri; mai a voi stessa! (A crayford) Speriamo bene per Frank. Ricordate, tutti e tre speriamo ancora per Frank!
(Entra nella grotta interna).
crayford: Ogni sguardo, ogni parola che le sfugge, mi entrano nell’anima.
Sperare! Se sapesse tutta la verità, non spererebbe mai più.
lucy: William, sembri stranamente ansioso di tenere Clara e i tuoi co-ufficiali separati il più possibile. Che male ci sarebbe, se dovesse incontrarne
qualcuno mentre siamo qui?
crayford: Potrebbe parlare con loro –
lucy: Ebbene?
crayford: E potrebbe sentire –
lucy: Ebbene?
crayford: Qualcosa che potrebbe ucciderla all’istante.
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lucy: In nome del cielo, perché dici così?
crayford: È abbastanza distante da non poterci sentire?
lucy: Lontana, lontana! L’hai ingannata – hai ingannato me? Qual è la verità,
Frank è uno dei dispersi che formavano la squadra di esplorazione. E
Wardour è uno degli uomini rimasti nella baracca. Dev’essere morto là,
prima che voi foste ritrovati e tratti in salvo, altrimenti lo avreste riportato. Lo deduco da ciò che mi hai detto.
crayford: Lucy, il peggio devo ancora dirtelo. In presenza di Clara, ricordando come stamani in privato mi avevi ammonito perché stessi attento a
ciò che le dicevo, ho detto che c’era stata una suddivisione tra coloro che
formavano il gruppo di esplorazione dopo tre giorni dalla partenza. Ti
ho detto che una parte degli uomini era tornata alla baracca, e che l’altra
parte si era spinta più avanti con Frank.
lucy: Hai citato i nomi di quelli che erano andati con Frank.
crayford: Sono stato costretto a citare dei nomi, altrimenti Clara avrebbe
potuto sospettare qualcosa.
lucy: Ma quali nomi?
crayford: Che Dio perdoni la mia menzogna! Ho usato i nomi dei morti. E
non ti ho detto – come potevo, in presenza di Clara! – che Richard Wardour aveva macchinato per far parte del gruppo di esplorazione. Di tutti
gli uomini in servizio sulle nostre navi, Frank Aldersley e Richard Wardour sono gli unici dispersi (lucy si contorce le mani per la disperazione).
È arduo, è vergognoso, dichiarare qualcosa che è falso, ma chi poteva
uccidere quella creatura dolce e gentile con quella verità terribile? Tremai come un bambino nelle tenebre quando il gruppo di esplorazione
rientrò esausto alla baracca, e sentii chi erano i due uomini che erano
andati avanti senza di loro. Di tutto il gruppo della Vana Speranza, solo
Frank aveva appoggiato la risoluzione di Wardour di procedere oltre.
Quell’uomo così nobile credeva che ogni passo ulteriore lo avvicinasse
alla sua sposa promessa. La neve cadeva fitta, la visuale di quella landa di
ghiaccio incolta si ridusse, Frank Aldersley e Richard Wardour sparirono
alla vista.
clara appare nella grotta interna.
clara (chiama): Lucy!
258
Sia crayford che lucy hanno un sussulto.
lucy: Non ti ha sentito, William – non ha sentito. (A clara) Arrivo, tesoro (esce).
crayford (guarda avanti e indietro agitato): Se solo ci trovassimo in Inghilterra, se solo fossimo di nuovo a casa, potremmo sperare di tenerle nascosto il segreto per il resto della sua vita. Ma qui, circondati da coloro
che sanno la verità, ad ogni ora del giorno c’è il rischio che scopra il peggio. (Entrano bateson e darker, portano un tavolino e ci sistemano sopra
carne, pane ecc.) Che c’è? Cosa volete qui?
bateson: Ora di cena, signore. Gli ufficiali e le signore stanno arrivando dalla
spiaggia proprio ora (aiuta darker ad apparecchiare).
Il tenente steventon, mrs. steventon, il capitano ebsworth, rose e gli
ufficiali tratti in salvo entrano dall’ingresso in fondo alla scena.
steventon (a crayford): Abbiamo finito di caricare le botti dell’acqua e il
pesce. Manca meno di mezz’ora all’alta marea e quando la nave sarà
pronta a salpare sparerà un colpo, inalbererà una bandiera e manderà
una scialuppa fino a riva.
crayford (a voce bassa): Ora posso smettere di aver paura di tradirmi di
fronte a Clara.
steventon: Bene, signore e signori (darker esce), questa è la nostra ultima
cena sulla costa di Terranova. Concedetemi di suggerire un brindisi al
primo bicchiere. Alla nostra prima cena sulle rive della vecchia Inghilterra! (mrs. steventon e rose guardano verso l’ingresso in fondo alla scena, e
mettono giù i bicchieri con un grido di allarme). Cosa c’è?
Musica “River, River” una volta. Si alzano tutti in piedi. wardour appare
all’ingresso in fondo, e guarda il gruppo. È ricoperto di stracci; ha i capelli
grigi e arruffati; gli sguardi e i gesti sono quelli di un uomo la cui ragione
è scossa, e il cui vigore fisico è allo stremo per la fatica.
crayford: Che strana figura. Chi siete?
wardour: Un uomo che muore di fame.
rose: Per carità, dategli del cibo.
259
wardour: Gettatemi degli ossi dalla tavola. Datemi la mia parte da dividere
con i cani (avanza di qualche passo).
steventon: Bateson, dategli pane e carne (bateson obbedisce). Da dove venite?
wardour (indica in lontananza): Dal mare.
steventon: Naufragato, immagino? Ho sentito di una barca sconosciuta gettata sulla spiaggia trenta o quaranta miglia più in là sulla costa. Quando
siete naufragato, amico?
wardour: Quando? (Tace e i suoi gesti indicano uno sforzo per raccogliere le
idee). Quando? (Scuote la testa) Non riesco a togliermi dalle orecchie lo
sciacquio del mare. Non riesco a togliermi dal cervello lo splendore delle
stelle di notte e il bruciare del sole per tutto il giorno. Quando ho fatto
naufragio? Quando ho incominciato ad andare alla deriva sulla barca?
Quando ho preso in mano la barra del timone e quando ho incominciato a lottare contro la fame e il sonno? Quando sono incominciati quel
rodere qui (si tocca il petto) e quel bruciare qui (si tocca la testa)? Non
saprei dirvelo. Ne ho perso il conto. Non riesco a mangiare, non riesco a
bere, non posso togliermi lo sciacquio del mare dalle orecchie. Perché mi
tormentate con queste domande? Lasciatemi mangiare.
steventon (al capitano ebsworth). Il poveretto è fuori di senno. Bateson,
preparategli un po’ di grog leggero in una di quelle bottiglie vuote e dateglielo.
mrs. steventon: Guardate! Non mangia più. Cosa ne fa della carne e del
pane?
wardour guarda fisso il cibo che ha in mano – si guarda intorno, sorride,
e mette la carne e il pane in una vecchia borsa che ha appesa in spalla.
bateson gli dà il rum con l’acqua.
wardour (beve dalla bottiglia, poi la alza per guardarla alla luce): Posso tenere quello che resta?
steventon: Certo che potete.
wardour (si guarda di nuovo intorno – poi mette la bottiglia nella borsa): Ci
sono delle donne tra di voi? Sono inglesi? Sono giovani? Lasciate che le
guardi più da vicino (mrs. steventon e rose si ritraggono). No! Non è il
suo viso! Non l’ho ancora trovata!
260
mrs. steventon: Vi prego, chiedetegli qualcosa della donna che sta cercando.
steventon: Chi è che volete trovare? Vostra moglie? (wardour scuote la testa). Chi dunque? Com’è?
wardour (con tenerezza e dolore): Giovane, con un viso bello e triste, uno
sguardo tenero e gentile, una voce lieve e chiara. Giovane e amorevole e
compassionevole. Tengo il suo viso nel cuore, anche se non posso tenere
nient’altro. Devo vagare, vagare, vagare – senza sosta, senza sonno, senza una casa – finché non l’avrò trovata. Sul ghiaccio e sulla neve – sballottato dal mare, calcando la terra – sveglio tutta la notte, sveglio tutto il
giorno – vagare, vagare, vagare, finché non l’avrò trovata!
Entra crayford dalla grotta interna.
crayford: Chi è quello?
steventon: Un povero pazzo –
crayford: Pazzo? (Guarda wardour fissamente). Pazzo? (Indietreggia). Steventon! Ebsworth! Sono in me? Mio Dio! È – (lo afferra) Richard Wardour!
(Musica, “River, River” finché wardour consegna frank a clara). Vivo!
Vivo per render conto di Frank!
Tutti hanno un sussulto. Dalla grotta interna si sente un grido debole di
clara.
wardour: Lasciatemi!
crayford: Perché siete da solo? Dov’è Frank, mascalzone! Dov’è Frank?
wardour: Mascalzone? E dov’è Frank? Ah! Credo di capire cosa intendete.
Credo di capire vagamente.
crayford (a tutti): Guardate questo disgraziato in preda al rimorso! Confessate, infelice sciagurato! Diteci com’è andata.
clara (appare sull’ingresso laterale, trattenuta da lucy): Voglio essere io stessa a vedere! Ho sentito il nome di Richard – ho sentito il nome di Frank (si
divincola. lucy nasconde il viso tra le mani. crayford cerca di trattenere
clara). Lasciatemi avvicinare! Lasciatemi avvicinare! (Va da sola verso
wardour, e si ferma impietrita alla vista).
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wardour (con un lieve grido di riconoscimento): Trovata! (Si volta all’istante,
e si fa strada per uscire dalla grotta. lucy si precipita al fianco di clara).
crayford: Seguitelo! A qualunque costo, seguitelo! (Molti escono).
clara: Frank! Frank! Frank!
Fuori un mormorio. wardour si precipita in scena, senza fiato e vacillante, portando frank tra le braccia. Giubilo tra gli uomini che sono fuori.
Grande scalpore.
wardour (a clara): In salvo, in salvo per te! (Lascia andare frank. clara
crolla sul petto di frank. wardour li guarda, e riprende a parlare dopo un
attimo con voce debole e alterata). Ha i piedi doloranti, ed è sfinito, Clara.
Ma l’ho salvato – l’ho salvato per te! Ora posso riposare – posso dormire
finalmente – il compito è portato a termine, la lotta è finita.
clara (riferendosi a frank): I suoi poveri piedi. Da questa parte! Qui, qui!
(Guida frank, con l’aiuto degli altri, a eccezione di crayford, fino a una
cassa in fondo alla grotta, dove tutti si affollano intorno a loro).
aldersley (si fa largo): Dov’è Wardour? Aiutate lui! Non preoccupatevi per
me! Aiutate Wardour.
crayford (lo sostiene): Wardour! Caro Wardour! Vecchio amico che ho giudicato male, riconoscimi e perdonami!
wardour (lo ignora): L’ho resa felice! Ora posso posare il mio capo stanco sulla
madre terra che calma tutti i suoi figli e dà loro finalmente riposo! Affonda,
cuore, affonda, affonda e riposa! Guardali, mi hanno già dimenticato.
crayford: Wardour, guardatemi! Guardate il vostro vecchio amico!
wardour (con aria assente): Amico mio? Sì, sì, sì, mi guarda con gentilezza
– sembra un amico. I mei occhi sono offuscati, amico – la mia mente è
intorpidita – ho perso tutti i ricordi tranne il ricordo di lei. Pensieri morti
– tutti i pensieri sono morti tranne quello! Eppure mi guarda con gentilezza? Perché il suo viso se n’è andato con il naufragio di tutto il resto?
– Mi ascolti, amico? Che Frank non lo sappia mai! Ci fu un tempo in cui
dentro di me il demonio bramava la sua vita.
crayford: Ssh! Ssh!
wardour: Lo portai via da solo – via con me sul deserto di neve – lui da un
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lato, e il tentatore dall’altra, e io tra loro due, a marciare, marciare, finché
scendeva la notte e il fuoco del bivacco si accendeva. Se non riesci ad
ucciderlo, abbandonalo mentre dorme – mi sussurrava il tentatore – abbandonalo mentre dorme! Lo misi a dormire lontano; ma lui strisciò fino
a mettersi tra me e il Diavolo, e appoggiò la testa sul mio petto, e dormì
qui. Abbandonalo! Abbandonalo! – sussurrava la voce – Mettilo a giacere
sulla neve e abbandonalo! Amalo – rispose la voce del ragazzo, gemendo
e bisbigliando qui, nel sonno. Amalo, Clara, per avermi aiutato! Amalo
per me! – Udii il vento notturno sollevarsi in silenzio dal grande Abisso.
Mi portava lo scricchiolio degli iceberg sul mare, che galleggiavano, galleggiavano via! E la voce perversa galleggiava via insieme – via, via, via
per sempre! Amalo, amalo, Clara, per avermi aiutato! E questo non poteva spazzarlo via nessun vento! Amalo, Clara, – (la sua voce viene meno e
la sua testa affonda).
aldersley: Aiutatemi ad alzarmi! Devo andare da lui! Clara, vieni con me
(avanza tra clara e steventon). Wardour! Oh, aiutate Wardour! Clara,
parlagli!
clara: Richard! (Nessuna risposta).
aldersley: Richard!
wardour: Ah, povero Frank! Non ti ho dimenticato, Frank, quando sono venuto qui a mendicare. Mi sono ricordato di te, che giacevi là fuori all’ombra delle rocce. Ti ho messo in serbo la tua parte di cibo e di bevanda.
Ora sono troppo debole per andare a prenderla! Un po’ di riposo, Frank!
Presto sarò abbastanza forte per portarti fin sulla nave!
aldersley: Prendete qualcosa che gli dia forza, per l’amor di Dio! Oh, marinai,
marinai! Non sarei mai stato qui non fosse stato per lui! Ha regalato tutta
la sua forza alla mia debolezza; e ora, vedete come sono forte io, e com’è
debole lui! Clara! Mi sono tenuto al suo braccio per attraversare tutto il
ghiaccio e la neve. La sua mano mi ha trascinato via dagli uomini che annegavano durante il naufragio. Ha vegliato su di me quando ero privo dei
sensi sulla barca a cielo aperto. Parlagli, Clara, – parlagli ancora!
clara: Richard, caro Richard, guarda la tua vecchia amica di giochi! Mi hai
forse dimenticato?
Musica, “River, River” si fonde con “Kiss me before I die!” e poi con “Those
Evening Bells”, che dura fino a che cala il sipario.
263
wardour: Dimenticato? (Posa la mano sul capo di frank). – Sarei potuto essere tanto forte da salvarlo, se ti avessi dimenticato? Resta! C’era
qualcuno che mi parlava proprio un attimo fa. Ah! Crayford! Ora ricordo
(lo abbraccia). Caro Crayford! Avvicinatevi! La mia mente si schiarisce,
ma gli occhi si offuscano. Sarai così gentile da ricordarmi per amore di
Frank? Povero Frank! Perché nasconde il viso? Piange? Avvicinati, Clara.
L’ultimo sguardo lo voglio dare a te. Sorella mia, Clara! – Baciami, sorella,
baciami prima che io muoia!
Dalla nave viene sparato un colpo e la scialuppa viene portata fino a
riva.
SIPARIO
VICOLO CIECO
DRAMMA
NO THOROUGHFARE
(1867)
Traduzione di Annamaria Canneddu, Maria Grazia Penco Sechi,
Elena Bacoli, Maria Paola Canneddu, Chiara Carboni,
Eleonora Cocciu, Marianna Lunesu, Mauro Scala, Sara Scaletta,
Federica Sini, Elisabetta Uras
e gli studenti della IV E 2011/2012 Liceo Scientifico “Giovanni Spano” di Sassari
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VICOLO CIECO
DRAMMA
PERSONAGGI:
WALTER WILDING
GEORGE VENDALE
L’AVVOCATO BINTREY
JULES OBENREIZER
JOEY LADLE
MARGUERITE
LA SIGNORA
SALLY GOLDSTRAW
MADAME DOR
I visitatori dell’orfanotrofio (prima e seconda coppia)
Le guide alpine (Jean Paul, Jean Baptiste, Jean Marie,
Baptiste Senior)
Un cameriere
Un monaco
Altri monaci, servi ecc
268
INTERPRETI DELLA PRIMA RAPPRESENTAZIONE
(ADELPHI THEATRE, LONDRA, 26 DICEMBRE 1867)
WALTER WILDING: GEORGE VENDALE: L’AVVOCATO BINTREY: JULES OBENREIZER: JOEY LADLE: MARGUERITE: SALLY GOLDSTRAW: Mr. John Billington
Mr. Henry G. Neville
Mr. George G. Belmore
Mr. Charles Albert Fechter
Mr. Benjamin Webster
Miss Carlotta Leclerq
Mrs. Alfred Mellon
ATTO I
SCENA PRIMA – L’esterno dell’orfanotrofio. Una notte buia. Il vento fischia. la
signora, vestita in modo semplice, aspetta davanti alla porta posteriore dalla
quale le bambinaie dell’Orfanotrofio entrano ed escono. la signora ascolta
alla porta, fa un passo avanti sul palcoscenico e ritorna indietro alla porta.
Proprio in quel momento altre due bambinaie escono dall’edificio. la signora, dopo averle osservate attentamente una dopo l’altra, alla luce del lampione che è sopra l’uscio, le lascia passare senza rivolgere loro la parola. Qualche
minuto dopo che l’ultima giovane si è allontanata sally goldstraw appare
alla porta. la signora la riconosce e la ferma. Inizia il dialogo tra loro.
la signora: Fermatevi!
sally: Cosa desiderate, signora?
la signora: Vorrei scambiare una parola con voi in privato.
sally: Forse mi avete preso per qualcun’altra – Io non vi ho mai visto prima.
la signora: Ma io ho visto voi stamattina. Vi ha indicata a me un amico che era
disposto ad aiutarmi. Siete conosciuta qui come Sally Goldstraw e so che
avete iniziato a lavorare in questo Orfanotrofio esattamente dodici anni
fa in questo stesso giorno. È stato impossibile per me parlarvi stamattina,
perché mi è stato impossibile vedervi in privato. Devo parlarvi ora.
269
sally: Sembra che sappiate tutto di me, signora. Posso permettermi di chiedervi chi siete voi?
la signora: Venite e guardatemi alla luce del lampione.
sally (la osserva alla luce del lampione): Non vi conosco. Non vi ho mai visto
prima di questa notte.
la signora: Vi sembra che io sia felice?
sally: No, signora. Sembra che abbiate avuto un tormento nel cuore.
la signora: Ho un tormento nel cuore. Io sono una delle tante madri infelici
che non hanno mai saputo cosa sia la felicità di una madre. Se il mio
bambino è ancora vivo, è in questo Orfanotrofio. Ormai sarà un ragazzo,
e io non l’ho mai visto.
sally: Sono davvero spiacente per voi, signora, ma cosa posso farci?
la signora: Voi potete tornare indietro con la memoria, a dodici anni fa, proprio al giorno in cui iniziaste a lavorare in questo posto.
sally: Dodici anni sono tanti, signora.
la signora: Sono tanti per voi? Pensate quanto sono stati lunghi per me! Per
tutti questi anni io ho pagato la colpa di aver disonorato la mia famiglia.
Per tutti questi anni ho vissuto in terre straniere, ho vissuto unicamente alla condizione che non sarei mai più apparsa in Inghilterra. Da una
settimana soltanto sono libera da quella condizione – in possesso di una
fortuna – libera di tornare al mio paese. Sally Goldstraw, sono qua con una
sola speranza! Dipende unicamente da voi fare di me una donna felice.
sally: Come potrei, signora?
la signora: Eccovi due ghinee, sono in questo involto. Prendete questo povero piccolo dono e ve lo dirò.
sally: Voi potete conoscere il mio volto, signora, ma non conoscete me. Non
c’è nessuno in tutto l’Orfanotrofio che non abbia una parola buona per
Sally. Si potrebbe pensare così bene di me se fossi una che si può comprare?
la signora: Non intendo comprarvi, intendo solo darvi una piccola ricompensa.
sally: Se aiutarvi è giusto, signora, io non desidero ricompensa alcuna per
questo. Che cosa volete?
270
la signora: Voglio che voi torniate indietro nel tempo con la memoria. Il
giorno in cui siete entrata per la prima volta nell’Orfanotrofio deve essere ben impresso nella vostra mente.
sally: Lo è.
la signora: Potete aver dimenticato molte cose che sono accadute da allora,
ma dovete ricordare tutto ciò che accadde quel giorno.
sally: Tutto!
la signora: Ricordate un bambino che venne accolto qui proprio quel primo giorno?
sally: Lo ricordo molto bene.
la signora: Quel bambino è ancora vivo?
sally: Vivo e vegeto, grazie a Dio!
la signora: Forse vi siete presa cura di lui quando era in fasce?
sally: No, signora. Il bambino fu portato all’istituto che abbiamo in campagna. Io invece rimasi qui a fare il mio apprendistato.
la signora: Anche io ho fatto il mio apprendistato: il bambino fu battezzato
in questa cappella prima di essere trasferito in campagna?
sally: Sì, signora. Ero presente alla cerimonia.
la signora: Gli hanno dato certamente un nome. Un nome e un cognome.
Quali?
sally: Non chiedetemi questo! Non ci è permesso rivelarli!
la signora: Quello era il mio bambino! Dovete dirmeli! (sally fa per allontanarsi) Tornate indietro! Tornate indietro! Un giorno vi sposerete. Come è
vero che vi augurate di essere una moglie rispettabile – come è vero che
vi augurate di essere una madre orgogliosa – come è vero che siete una
donna che vive e ama, ditemi quel nome! (Cade in ginocchio).
sally: No, no, signora! State cercando di farmi fare qualcosa di sbagliato!
la signora: Solo il suo nome, Sally! Solo il suo nome!
sally: O Signore! Dovrei dire “No” – e sento che invece sto per dire “Sì”. Lasciatemi andare!
la signora: Il suo nome, Sally! Il suo nome!
271
sally (comincia a cedere): Promettete?
la signora (si rialza): Qualunque cosa!
sally: Mettete le vostre mani tra le mie. Promettete che non mi chiederete
mai altro oltre al nome e al cognome che sono stati dati al bambino?
la signora: Lo prometto!
sally: Walter Wilding.
la signora la abbraccia in silenzio. Le due donne escono di scena una a
sinistra e l’altra a destra del palcoscenico. Cambio di scena.
SCENA SECONDA – Il refettorio dell’Orfanotrofio. I bambini sono a tavola per
la cena. Scena allegra e gioiosa. Ci sono visitatori, signore con i loro mariti che li
osservano. Tra i visitatori c’è anche la signora. Si aggira ad un capo della tavolata – che taglia in diagonale il palcoscenico, e scompare alla vista del pubblico
– guardando ansiosamente i bambini, uno per uno. sally goldstraw è tra le
bambinaie in servizio. la signora è lontana da lei e sally è troppo occupata per
notarla. Una coppia di visitatori, marito e moglie, avanza fino al proscenio.
moglie: Mr. Jones, che cosa intendevate fare portandomi qui?
marito: Siete stata voi a voler venire, mia cara.
moglie: Io considero questo luogo un ricettacolo di iniquità. Come osate
sostenere che desiderassi visitare un luogo che è un ricettacolo di iniquità?
marito: Per essere un ricettacolo di iniquità, cara, sembra un ambiente piuttosto piacevole.
moglie: Quando penso alle storie di questi bambini sventurati, mi sento arrossire per quella che è la natura umana.
marito: La natura umana dovrebbe sentirsi molto in obbligo nei vostri confronti, cara.
moglie: Un Orfanotrofio è un incoraggiamento al vizio. Un uomo che porti
sua moglie in un luogo che incoraggia il vizio ha perso il più comune
senso della decenza. Datemi subito il braccio.
272
marito: Certo, cara.
moglie: Mr. Jones, voi siete pazzo!
marito: Considerando che vi ho sposato, cara, forse fareste meglio a tenere
per voi questa personale opinione.
Escono. Viene avanti una seconda coppia.
seconda moglie: Mr. Brown, questo è lo spettacolo più interessante che abbia mai visto. Mi piacerebbe tanto baciare ognuno di questi bambini.
secondo marito: Pensate ai nostri figli, mia cara. Loro non sarebbero contenti se li sbaciucchiaste mentre cenano.
seconda moglie: Spero proprio che questi poveri piccoli siano felici! È triste
pensare che non hanno mai conosciuto l’amore di una madre, né mai si
sono arrampicati sulle ginocchia di un padre!
secondo marito: Guardateli, mia cara! I nostri figli non potrebbero gustare
una cena migliore di questa.
seconda moglie: Questo sì che è un Istituto di Carità! Questo significa aiutare chi ha bisogno di aiuto come dovrebbero fare i cristiani.
secondo marito: Proprio un Istituto di Carità, come dite voi. Ho contato
quaranta bambini in questa stanza, mia cara, e ognuno di loro è in carne
come il nostro Tom!
Raggiungono gli altri visitatori. Nello spazio lasciato libero sul palcoscenico si incontrano inaspettatamente sally goldstraw e la signora.
sally: Voi di nuovo qui! Avete già dimenticato che cosa mi avete promesso
la scorsa notte?
la signora: Vi ho promesso che non vi avrei mai chiesto di dirmi più di quanto mi avevate detto. Non vi chiedo di dire un’altra sola parola. Voi potete
far sì che il mio debito di gratitudine nei vostri confronti diventi ancora
più grande senza parlare. Cara Sally, voi siete così buona e gentile! Mostratemi mio figlio!
sally (a parte): O Signore, Signore! Sto per sbagliare ancora!
273
la signora: Mi si spezza il cuore a vedere tutti questi bambini. Oh, pensare
che il mio bambino è qua e che io non lo conosco!
sally: Ssh! Abbassate la voce! Passerò lungo la tavolata: seguitemi con lo
sguardo. Il bambino col quale mi fermerò a parlare non sarà il vostro, il
bambino che toccherò sarà Walter Wilding.
Passa lungo la tavola. Parla con un bambino, e tocca quello che gli sta
vicino poggiandogli la mano sulla spalla e dandogli piccole pacche affettuose. Entrambi i piccoli son seduti spalle al pubblico. sally, dopo aver
scostato la mano dal bambino, guarda per l’ultima volta intensamente
la signora ed esce, seguendo la direzione del tavolo il cui capo è nascosto
alla vista del pubblico, dietro la scena. la signora si avvicina al bambino
e gli parla.
la signora (si china su di lui): Quanti anni hai?
bambino: Dodici, signora.
la signora: Stai bene? Sei felice?
bambino: Sì, signora.
la signora: Ti piacerebbe poter avere del denaro tuo, una tua vita quando
sarai grande?
bambino: Sì, signora.
la signora: Ti piacerebbe avere una casa? Ti piacerebbe trovare tua madre e
avere il suo amore?
bambino: Oh sì, signora! Lo vorrei tanto!
la signora lo bacia e si volta per nascondere le lacrime. Proprio in quel
momento si sentono tre colpi al capo del tavolo che è nascosto dietro la
scena. Una voce dice: “Silenzio, per favore!” Tutti i bambini si alzano in
piedi. I signori in visita si tolgono il cappello. Un coro di bambini dietro
le quinte canta un inno di ringraziamento dalla melodia semplice. Sulle
ultime note il sipario si chiude lentamente. Su di esso compare una scritta
a caratteri cubitali, visibile da tutto il pubblico: “DODICI ANNI DOPO”.
Dopo un breve intermezzo musicale il sipario si apre nuovamente su una
nuova scena. Si suppone che siano trascorsi dodici anni dagli eventi narrati.
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SCENA TERZA – Il cortile interno nello stabilimento di Cripple Corner della
Wilding & Co., mercanti di vino. Su un lato un grande ufficio contabile con
una porta aperta. Un ingresso alle cantine attraverso alcuni gradini. In fondo una grande porta con accanto una porta più piccola. Vari oggetti utili al
commercio del vino sparsi all’aperto. Seduti a un tavolino con una bottiglia
di vino walter wilding, vestito a lutto, e l’avvocato bintrey.
wilding: Scusate se vi ricevo qui all’aperto, Mr. Bintrey; forse è a causa delle
ansie che ho avuto recentemente, forse è questo tempo così caldo, sto
soffrendo moltissimo di vertigini e di un fastidioso ronzio alle orecchie.
bintrey: L’aria fresca vi libera la testa e dà pace alle vostre orecchie, non è
vero? Proprio così, Mr. Wilding, proprio così!
wilding: Vi piace questo porto invecchiato di quarantacinque anni?
bintrey (schiocca le labbra): Se mi piace? Sono un avvocato. Si è mai sentito
di un avvocato a cui non piace il porto? Ottimo vino, signore! Fossi in voi
non sarei così generoso nell’offrire un vino così eccellente. Neppure al
mio avvocato.
wilding: E ora, Mr. Bintrey, parliamo dei miei affari. Penso che abbiamo sistemato ogni cosa. Il socio l’ho trovato.
bintrey: Trovato il socio.
wilding: L’inserzione per la governante è stata pubblicata.
bintrey: Pubblicata l’inserzione per la governante: “Presentarsi di persona a
Cripple Corner, Great Tower Street, dalle 10 alle 12” oggi.
wilding: Gli affari della mia povera mamma sono tutti sistemati e le pendenze saldate.
bintrey: Le pendenze saldate. Oltretutto, che cosa curiosa!, senza tasse sulla parcella. La circostanza professionale più comica con cui abbia mai
avuto a che fare. (Si accorge che wilding guarda verso la porta aperta sul
cortile e anche lui allora volge lo sguardo in quella direzione) Vedo che
avete appeso il ritratto di vostra madre nell’ufficio.
wilding: La mia adorata madre, come ben sapete, mi ha iniziato a questo
commercio, Mr. Bintrey. Di lei ho due ritratti, uno lo tengo in camera da
letto, l’altro l’ho fatto appendere nel mio ufficio in memoria di tutto ciò
che ha fatto per me. Mi sembra ieri che venne all’Orfanotrofio, e mi chie-
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se se mi sarebbe piaciuto vivere in una casa tutta mia, con una madre
che mi amasse. Da quel momento mi riconobbe, segretamente, come
suo figlio. Da quel momento, e non ci separammo più finché la morte
me la portò via, sei mesi fa. Tutto ciò che ho – tutto ciò che potrò possedere in futuro – lo devo al suo amore. Spero che il mio amore l’abbia
consolata di tutte le sofferenze patite nella prima parte della sua vita. Era
stata crudelmente ingannata, Mr. Bintrey, ma non ne parlò mai – non
tradì mai il suo traditore!
bintrey: Aveva preso la sua decisione al riguardo, e riuscì a tenerle fede. Certo maledettamente meglio di quanto farete voi!
wilding: Non posso più dimostrare quanto la ami e la onori; ma posso dimostrare che non mi vergogno di lei. Cioè, che non mi vergogno di essere stato un trovatello. Io, che non ho mai conosciuto un padre, ora posso
essere un padre per tutti coloro che lavorano per me. Aspetterò il mio
socio, aspetterò la mia nuova governante perché mi aiutino a mettere in
pratica questa decisione. Torneremo ai bei vecchi tempi, quando il proprietario di una ditta e gli impiegati e i servi vivevano tutti insieme come
una famiglia. Ho detto ai miei che abiteranno qui sotto il mio stesso tetto, e mangeranno qui alla mia stessa tavola.
Entra in scena joey ladle. Arriva dalla cantina.
joey: Riguardo a questa faccenda del vitto e alloggio uguale per tutti, padron
Wilding?
bintrey (rivolto a wilding): Ecco, questo sarebbe uno dei componenti della
vostra nuova famiglia. (Indica il grembiule di pelle con pettorina di joey)
Certo che il grembiule del ragazzo non ha bisogno di essere lavato e non
sta per mettere i buchi!
wilding (rivolto a joey): E allora, Joey?
joey: Io parlo per me, padron Wilding: se mi volete dare vitto e alloggio, fate
pure. Posso “beccare” come la maggior parte degli uomini. Dove becco
non è una preoccupazione importante per me quanto cosa becco. E il
cosa non è una preoccupazione importante come quanto becco.
bintrey: Avreste dovuto fare l’avvocato, Mr. Joey. Dove becchiamo non è una
preoccupazione importante per noi come cosa becchiamo, e quanto
becchiamo. Vitto e alloggio nel vostro caso e parcelle nel nostro. La natu-
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ra umana è la stessa in tutte le professioni, Mr. Wilding. Prendo un altro
bicchiere del vostro porto invecchiato.
joey: Vivremo tutti in casa vostra, padron Wilding? Gli altri due cantinieri, i
tre facchini, i due garzoni e i tuttofare?
wilding: Sì, Joey, spero che formeremo una famiglia unita.
joey: Ah! Spero che loro possano esserlo.
wilding: Loro? Dite piuttosto noi, Joey.
joey: Non contate su di me perché faccia parte di questo “noi”, padron
Wilding. Non contate mai su di me per fare la faccia contenta. È facile,
signori, per voi, che il vino siete stati abituati ad assorbirlo attraverso
il canale conviviale della gola, fare la faccia contenta. Ma io il vino mi
sono abituato ad assorbirlo dai pori – e, in questo modo, ha un effetto
deprimente. Una cosa è riempire i bicchieri durante un allegro banchetto con amici e brindare gridando Hip-Hip Urrà! Un’altra è riempirsi di
vino attraverso i pori, come capita a me, in una buia e umida cantina.
Sono stato cantiniere per tutta la vita e qual è il risultato? Sono l’uomo
più confuso e molinconico del mondo. Fuori dalla cantina, signore, non
riesco a dimostrare di essere nient’altro che una macchina per beccare.
Ma se volete tenervi un macchinario del genere alle vostre dipendenze
siete libero di farlo.
bintrey: Mi dispiace interrompere le elucubrazioni filosofiche di Mastro
Joey, ma sono le dieci passate e le governanti staranno per arrivare per
accaparrarsi il posto vacante.
wilding: E allora prepariamoci a riceverle. Il mio caro amico George Vendale, che è anche il nuovo socio, ha avuto da me l’incarico di esaminarle e
di scegliere la donna che pensa sia più adatta a me. (bintrey annuisce e
fa per uscire) Non restate con noi?
bintrey: Ho un appuntamento in tribunale. Prima di tornare a casa verrò a
vedere se ci sono novità. (Esce).
joey: Dunque, avete deciso di prendere come vostro socio il padroncino
George Vendale?
wilding: Sì, Joey, il mio vecchio, caro amico George Vendale entra in ditta
proprio oggi.
joey: Per carità, padron Wilding, non cambiate nuovamente il nome della
277
ditta! Ha già portato iella a sufficienza averla chiamata “Wilding & Co.”,
e non aver tenuto l’antico “Pebbleson Nephew”. Il vecchio marchio ha
sempre avuto tanta fortuna. Non si dovrebbe mai cambiare un nome che
ha portato fortuna.
Dalla casa entra george vendale.
vendale: Ho visto le aspiranti al posto di governante, Walter. C’è solo una
donna in tutto il gruppo che non è una Gorgone: mi sono piaciuti il suo
viso, i suoi modi – Sta venendo qui per presentarsi a te. Si chiama Sally
Goldstraw.
wilding: Goldstraw! Sbaglio o ho già sentito questo nome prima d’ora?
vendale: Se è una vecchia conoscenza, tanto meglio (guarda in direzione
della casa). Da questa parte, Miss Goldstraw, Mr. Wilding vi sta aspettando.
Entra sally goldstraw.
sally (a parte): Wilding!
joey (a parte): Sono d’accordo con il padroncino George. Questa sì che è una
donna dentro e fuori!
vendale (a wilding): Vado via, amico mio, perché ho da fare: devo passare al
porto e poi tornare a casa perché ho un appuntamento con chi mi deve
sistemare luci e gas. A più tardi. Ti saluto. (Il giovane esce attraversando
l’ufficio).
wilding (a sally): Buongiorno, signora. Prego, entrate. (A parte) Il suo viso
mi è familiare – Dove l’ho già vista?
sally (avanza di qualche passo e si ferma a pensare): Wilding! No, no, non
può essere. Che stupida sono, Wilding è un cognome comune.
joey (a wilding): Assumetela, padrone, è difficile trovarne un’altra così su
due piedi. (A parte, tornando in cantina). È come se nei miei pori fosse
entrato qualcosa di completamente nuovo. (Si volta a guardare ancora
sally). Che questa donna abbia portato un raggio di sole ad illuminare
questo luogo molinconico? Mi sembra quasi di esserne riscaldato – (Esce
di scena e si dirige verso le cantine).
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wilding: Prego, vi faccio strada, l’ufficio è da questa parte.
sally (si riscuote): Scusate, signore.
Va verso l’ufficio, ma quando sta per varcarne la soglia, improvvisamente
lancia un urlo, fa un passo indietro e si lascia cadere su una panchina nel
cortile.
wilding: Cosa c’è? Che cosa vi ha spaventato?
sally: No, no – Niente!
wilding: Niente?
sally: Posso chiedervi – ? Nel vostro ufficio c’è un ritratto, signore –
wilding: è della mia defunta madre. Perché vi ha spaventato in questo
modo?
sally (a parte): Sua madre! La donna con la quale parlai dodici anni fa! (Si
alza e si rivolge a Wilding) Spero che mi scuserete, signore. Non vorrei
farvi perdere tempo. Io – non – credo che questo posto sia adatto a me.
(Fa per allontanarsi).
wilding (la ferma): Un momento, c’è qualcosa che non va, che mi sfugge – Il
vostro viso mi confonde – e anche il vostro nome mi confonde – Cielo! Ci
sono: lavoravate all’Orfanotrofio quando io vivevo lì dodici anni fa!
sally (a parte): Che cosa gli devo dire ora?
wilding: Dunque siete voi la donna che mostrò tanta pietà verso la mia povera mamma. Lei spesso mi raccontava come si erano svolti i fatti: una
bambinaia le aveva rivelato il mio nome e nel refettorio le aveva indicato
chi fossi. Eravate voi!
sally (si lascia cadere di nuovo sulla panchina): Che Dio mi perdoni, signore.
Ero io!
wilding: Che Dio vi perdoni? Che significa? Parlate!
sally: Oh, signore, non chiedetemi di parlare! Potreste arrivare a maledire il
giorno in cui mi avete fatto entrare a casa vostra.
wilding: Niente può essere peggio della paura che mi fate provare ora.
sally: Ora calmatevi! Se devo parlare, lo farò. Un minuto fa avete detto che
la Signora –
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wilding (a parte): Chiama mia madre “la Signora”! (A sally) Perché quando
parlate di mia madre non vi riferite a lei come mia madre?
sally: Avete detto poc’anzi che vi parlava spesso di come erano andate le
cose tra me e lei. Siete calmo abbastanza per ricordare esattamente cosa
vi diceva?
wilding: Calmo o no, è impossibile che io possa dimenticare le sue parole.
Diceste a mia madre che eravate presente quando arrivai all’Orfanotrofio e al mio battesimo; sentiste che mi fu dato il nome di Walter Wilding;
affermaste poi che ero stato trasferito in un altro istituto in campagna,
mentre voi eravate rimasta a Londra.
sally: Proprio così, signore. Era tutto vero allora, signore, e potrei dire che è
tutto vero anche adesso. Ma voi non sapete, e a quel tempo neanche io
lo sapevo, che cosa era accaduto nel nostro istituto in campagna. Una
sconosciuta, una certa Mrs. Miller, si presentò a quell’Orfanotrofio sei
mesi dopo che il bambino vi era stato trasferito da Londra. Desiderava
adottare uno dei nostri trovatelli e aveva tutti i documenti in regola per
farlo. Il bambino che scelse era il piccolo che avevo visto battezzare, il
figlio della dama del ritratto.
wilding: Spiegatevi meglio. Vi riferite a me?
sally: Mi riferisco al figlio di quella dama. Voi non siete suo figlio. (wilding sobbalza) Foste accolto all’Orfanotrofio solo tre settimane dopo
il giorno di cui sto parlando. In quel momento non ero in servizio, o
altrimenti non sarebbe mai accaduto. Anche voi foste battezzato a
Londra. Non sapevano che nome darvi. Poiché era disponibile il nome
del bambino appena adottato, proprio quel nome fu dato anche a voi.
Poco dopo anche voi foste trasferito in campagna. All’età di tre anni
foste riportato all’Orfanotrofio di Londra. Io ignoravo tutte queste circostanze. Quando tornaste da noi con il nome di Walter Wilding, cosa
potevo pensare se non che foste il bambino che avevo visto battezzare
con quel nome? Come potevo sapere che c’erano stati un primo Walter
Wilding, adottato e portato lontano di lì, ed un secondo Walter Wilding
al suo posto?
wilding (strabuzza gli occhi): È tutto buio? – Non vedo niente – Datemi la
mano. Non so dove sono.
sally (lo sostiene e lo fa sedere sulla panchina dalla quale si è appena alzata):
Volete dell’acqua, signore? Chiamo qualcuno che vi aiuti?
280
wilding: Aspettate, datemi un minuto. (Riprende improvvisamente coraggio)
Chi mi dice che la vostra storia sia vera?
sally: Vi avrei raccontato questo, nella mia attuale situazione, se non fosse
stato tutto vero?
wilding: Oh, povero me! L’amavo così tanto! Ero così sicuro di essere suo
figlio! (Piega la testa. sally si inginocchia accanto a lui e la appoggia sul
suo seno).
sally: Ora appoggiatevi a me, signore. Non è la prima volta. Vi ho cullato sul
mio seno per farvi addormentare così tante volte quando eravate bambino.
wilding: Sally, quella donna è morta fra le mie braccia – è morta benedicendomi come solo una madre avrebbe potuto benedirmi. Oh, se voi aveste
parlato prima – ! Perché non lo avete fatto?
sally: Io stessa ho saputo tutto questo non più di due anni fa. Il lavoro all’Orfanotrofio era troppo pesante per me, e lo avevo lasciato da tempo per
diventare una governante. Soltanto quando andai a salutare un’amica
nel nostro istituto in campagna venni a conoscenza di tutta la storia.
Come avrei potuto trovare la povera Signora? Come avrei potuto ritrovare voi? Non è colpa mia, signore. Se non mi aveste costretto, non avrei
parlato neppure ora.
wilding (si alza): Che dite? Avreste lasciato che ignorassi la verità? Avreste
permesso che usurpassi il posto e godessi della fortuna che appartiene
ad un altro uomo? Bisogna trovare quest’uomo! Chi era la sconosciuta
che adottò il bambino?
sally: Il suo nome era Mrs. Miller, signore.
wilding: Dove si trova?
sally: Stiamo parlando di ventiquattro anni fa, signore. Tutto ciò che so è che
portò il bambino in Svizzera.
wilding: In Svizzera – Quale parte della Svizzera?
sally: Nessuno ne seppe niente all’epoca, signore, e certo nessuno ne è a
conoscenza ora.
Entra bintrey.
281
bintrey: Dunque? Avete assunto la governante? (Nota l’agitazione di wilding) Cosa c’è?
wilding (a Sally): Diteglielo voi, io non potrei! (sally e bintrey parlano tra
loro. wilding continua tra sé). Mi ha lasciato una fortuna, tutto ciò che
io ora possiedo, nella ferma convinzione che fossi suo figlio. Ma io non
sono suo figlio. Senza saperlo ho preso il posto di un altro uomo e ne ho
usurpato l’eredità. (Rivolto all’avvocato) Quest’uomo deve essere assolutamente trovato, Mr. Bintrey!
bintrey (accompagna sally verso la casa): Aspettate un attimo in casa e lasciate che io gli parli. (sally entra nella casa. bintrey torna indietro e si
rivolge a wilding) È una faccenda molto delicata, Mr. Wilding. Mi sembra però che Sally Goldstraw non abbia alcuna colpa.
wilding: Colpa? È una donna buona e gentile e potrà rimanere qui, al mio
servizio. Non è questo il problema. Piuttosto, avvocato, il vero Walter
Wilding deve essere assolutamente trovato!
bintrey: Dopo ventiquattro lunghi anni? Non è facile, non è facile per
niente.
wilding: Vi dico che suo figlio deve essere trovato. Potrebbe volerci del tempo, potrei anche morire prima di riuscirci – Un momento! Devo fare testamento. Stanotte, prima di andare a dormire. Un testamento che lasci
tutto a lui!
bintrey: Piano! Piano!
Compare george vendale proveniente dalla casa.
wilding: Oh, George, arrivi in un momento terribile! Sapessi che cosa è successo!
vendale: Mio caro Walter, me lo ha già detto quella donna, me lo ha detto
mentre tornavo dal porto, e mi ha pregato, vista la nostra profonda amicizia, di venirti a confortare.
wilding: Aiutami, George! Stammi vicino. Sono determinato a trovare
quell’uomo, a restituirgli tutto ciò che gli appartiene – per il bene di quella donna e per l’amore che porto alla sua memoria.
bintrey: Come lo troviamo quest’uomo, Mr. Vendale? Se mettessimo un an-
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nuncio, ogni mascalzone del Regno si sentirebbe autorizzato a presentarsi per reclamare l’eredità. Assumendo il punto di vista del nostro amico, che io oltretutto non condivido – questa restituzione è impossibile.
Mettetela come volete, Mr. Wilding, questo è un vicolo cieco!
wilding (con foga): L’eredità deve essere restituita! E lo sarà! Ho preso quello
che apparteneva ad un altro uomo. Io sono un impostore!
vendale: Mio caro amico, ciò che dici è semplicemente assurdo. Nessun
uomo può essere un impostore senza che abbia consentito all’impostura. Certamente tu non vi avevi consentito. Quanto al bene e ai vantaggi
che hai ricevuto dalla donna che credevi tua madre, sono derivati dal
profondo affetto che vi legava, dal vero amore che lei aveva per te e tu per
lei. Un errore per il quale nessuno dei due è stato responsabile non può
cambiare tutto questo.
bintrey: Del resto, quell’uomo potrebbe essere morto.
wilding: Deve essere vivo! Sappiamo che il bambino fu portato in Svizzera:
questo è l’indizio da seguire. Se nessuno mi vuole aiutare, andrò in Svizzera da solo!
vendale: Su – via! Sai bene che ti aiuteremo per qualunque cosa tu abbia
a cuore. Ora calmati, Walter, torneremo su questo triste argomento più
tardi.
Entra joey.
joey (a wilding): Un signore arrivato in carrozza è davanti alla porta. Desidera parlare con voi.
wilding: Chi è?
joey: Uno sconosciuto, signore. Questi sono il suo biglietto da visita ed una
lettera di accompagnamento. (joey si allontana e aspetta in disparte).
wilding (a vendale): Occupatene tu! Io non sono in grado di ricevere nessuno.
Porge il biglietto e la lettera a vendale.
vendale (sobbalza nel leggere il biglietto da visita): Mr. Obenreizer!
283
bintrey (sbircia il biglietto da visita sopra la spalla di vendale): Dalla Svizzera.
wilding: Svizzera? Chiunque sia ci voglio parlare.
bintrey: Avete cambiato idea molto in fretta.
wilding: L’unica traccia dell’uomo che stiamo cercando è in Svizzera. Anche
questo sconosciuto ci potrebbe aiutare.
vendale (dopo aver letto la lettera): Mr. Obenreizer non è uno sconosciuto.
È una mia vecchia conoscenza che risale a quando viaggiavo all’estero.
Questa lettera di presentazione viene dai nostri soci in affari, i mercanti
di vino di Neuchâtel, Defresnier & Company: è un rappresentante della
loro ditta. Poiché egli ha intenzione di stabilirsi in Inghilterra, lo raccomandano caldamente all’amichevole considerazione della Wilding &
Co.
wilding: Che genere di uomo è? Come mai non me ne hai mai parlato?
bintrey (a parte): Mr. Vendale sembra confuso. Inizia male –
vendale (a wilding): Ho avuto le mie buone ragioni, Walter. La prima volta
che io e Mr. Obenreizer ci incontrammo all’estero c’era un’altra persona
con lui. Per dirla tutta c’era una giovane donna –
wilding: Sua figlia?
vendale: No, lui non è più vecchio di me e di te.
wilding: Non è più vecchio di me?
vendale: No. La giovane donna era la sua pupilla, e –
bintrey: E voi vi siete innamorato di lei. Scusate la mia deformazione professionale che mi spinge ad aiutare i testimoni reticenti.
vendale: Non sono affatto un testimone reticente su questa faccenda. Ero
innamorato di lei allora, sono innamorato di lei ora, sarò innamorato di
lei fino alla fine dei miei giorni. Sono stato abbastanza chiaro, Mr. Bintrey?
bintrey: Non saprei, Mr. Vendale. Non sono professionalmente addentro
alla materia.
wilding: Non capisco perché hai tenuto la bocca chiusa per tutto questo
tempo su un fatto così importante, George.
284
vendale: Il fatto è che all’epoca ero molto giovane e molto ansioso di fare
una buona impressione sulla ragazza. Mi lasciai andare ad ingigantire la
posizione della mia famiglia e di conseguenza la mia. Fui molto stupido.
Ebbi abbastanza buon senso da vergognarmene fin da allora e l’arrivo di
Mr. Obenreizer mi fa doppiamente vergognare.
wilding: Avresti difficoltà ad incontrarlo?
vendale: Certo che no! Dovremo avere rapporti di lavoro con lui, è bene che
stabiliamo un contatto. Anzi, prima sarà meglio sarà.
wilding (a joey): Fate entrare Mr. Obenreizer.
joey apre la porta d’ingresso e su essa compare obenreizer. joey esce.
obenreizer (avanza): Mr. Walter Wilding?
wilding: Questo è il mio nome. Piacere di conoscervi, signore. Arrivate con
un’eccellente presentazione, sono contento di incontrarvi. (Gli presenta
bintrey) Il mio amico e mio avvocato, Mr. Bintrey.
obenreizer: Molto, molto lieto di fare la conoscenza di Mr. Bintrey.
bintrey (a parte): Troppo cerimonioso per i miei gusti! Non mi piace.
obenreizer (nota vendale) Ah! C’è anche il mio compagno di viaggio, Mr.
Vendale! Come state? Sono così felice di vedervi! (Afferra vendale per i
gomiti, come per abbracciarlo).
vendale: Non vi aspettavate proprio di trovarmi qui come socio di questa
ditta, non è vero?
obenreizer: Al contrario! Ho saputo che eravate in società con Mr. Wilding
mentre ero ancora a Neuchâtel. D’altra parte, cosa vi dicevo sempre
quando viaggiavamo insieme sulle montagne della Svizzera? Le consideriamo enormi, ma il mondo è così piccolo! Così piccolo che non si
riesce a liberarsi delle persone – non che qualcuno possa desiderare di
liberarsi di voi! Per l’amor di Dio, no! Ma ditemi come state – Bene? Sono
così felice di vedervi! (Afferra ancora vendale per i gomiti).
bintrey (a parte): Ha un modo piuttosto selvaggio di dimostrare la sua felicità!
wilding (sente di sfuggita le parole di bintrey): Cosa dite?
285
bintrey: Dicevo che sono incantato dalle manifestazioni di gioia di Mr.
Obenreizer. Tutto qui.
obenreizer (sempre rivolto a vendale): Non avete disdegnato di mettervi nel
commercio, voi, che discendete da una famiglia così distinta, diventare
un mercante di vino! Un momento – quello del vino è un commercio o
una professione in Inghilterra? O rientra fra le belle arti?
vendale: Mr. Obenreizer, l’ultima volta che ci siamo visti ero appena diventato maggiorenne, ero giovane e sciocco. E avevo appena ereditato la fortuna lasciatami dai miei genitori prima ancora della loro morte. Ora ho
qualche anno di più e ho superato la vanità giovanile di allora.
obenreizer: La vostra vanità? Bah! Vi giudicate troppo severamente – vi giudicate come se foste il giudice di voi stesso in un tribunale! Mi piace la
vostra condiscendenza, signore, nobilita il commercio. Il lato negativo
del commercio è la sua volgarità. Qualunque persona di rango basso,
io per esempio, che sono solo un povero contadino, può intraprendere
un’attività commerciale e fare strada. Sì, caro Mr. Wilding! Proprio così,
caro Mr. Bintrey! Come voi Inglesi possiedo la virtù della franchezza. Riconosco di essere un uomo di umili origini – in realtà, per quel che ne so,
di origini del tutto oscure!
wilding (a bintrey): Avete sentito?
bintrey (a wilding): Sono sordo, per principio, a tutte le stupidaggini!
vendale: Posso chiedervi notizie della vostra pupilla? Mademoiselle Marguerite sta bene?
obenreizer (cambia improvvisamente atteggiamento e incomincia a parlare con intensità e serietà): Sono felice di rispondervi che Mademoiselle
Marguerite sta molto bene, signore.
bintrey: Mr. Obenreizer, siete piuttosto giovane per essere il tutore di una
signorina.
obenreizer (con lo stesso tono di prima): Giovane d’età, Mr. Bintrey, vecchio
per discrezione ed esperienza. Occuparmi della fanciulla, proteggerla, è
l’onore e la gioia della mia vita. Suo padre era un contadino come me. Mi
è stato vicino negli anni dell’infanzia, mi ha visto migliorare la mia posizione onestamente, un po’ per volta, sempre di più, esattamente come
lui. È morto sopravvivendo lui solo a tutti i suoi amici di un tempo. È
morto sapendo di poter riporre in me tutta la sua fiducia. Ho ricevuto da
286
lui un compito che non ha prezzo, quello di badare a sua figlia. Su mia
precisa richiesta la ragazza erediterà al compimento della maggiore età
la piccola fortuna del padre, sulla quale io non ho alcun diritto. Ho solo
accettato di disporre di una piccola rendita annuale con questo intendimento: vivrò e morirò fedele alla promessa fatta, che per me è sacra! (Riprende l’atteggiamento che aveva mostrato in precedenza) Mr. Wilding,
vi si chiede di avere piena fiducia in me come commerciante. Voglio che
sappiate che non sono certo delle mie origini, non sono neppure sicuro
che quelli che dicevano di essere i miei genitori lo fossero per davvero.
Una cosa però so con assoluta certezza: ho il dovere di essere chiaro e
trasparente, e di essere del tutto leale. Se così non fossi, il mio caro amico
non avrebbe mai messo nelle mie mani di contadino la vita di sua figlia!
wilding (a parte, rivolto a bintrey): Ha pressappoco la mia età, non è sicuro
delle sue origini, non sa per certo chi fossero i suoi genitori. Avete sentito? Lo ha detto ancora.
bintrey (a wilding): E io non ho sentito neppure ora!
vendale (a obenreizer): Mademoiselle Marguerite si trova in Svizzera?
obenreizer (in tono grave): No, Mademoiselle Marguerite è qui con una sua
affezionata parente, Madame Dor.
wilding: Volete forse dire che sono qui fuori in carrozza che aspettano?
(obenreizer annuisce) Pregatele di unirsi subito a noi! Mi sconvolge il
pensiero che delle signore stiano ad aspettare alla mia porta. Andrò a
prenderle io stesso e le accompagnerò in casa!
obenreizer: Ma assolutamente no! (Esce).
vendale (a parte): La rivedrò! Oh, se solo potesse ricordarsi di me come io
mi ricordo di lei!
wilding (parla con fervore a bintrey): Devo chiedergli di parlarmi di quando
era bambino. Sembra un segno del destino che quest’uomo sia arrivato
qui oggi!
bintrey: Mr. Wilding, quando Mr. Obenreizer tornerà, fareste, per cortesia,
qualcosa per me?
wilding: Certamente! Che cosa volete che faccia?
bintrey: Se siete disposto ad impegnarvi in qualcosa di molto difficile, tenete la bocca chiusa!
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Entra obenreizer, il quale fa entrare marguerite, seguita da madame
dor. Questa ha in mano un guanto sporco, che cerca di pulire strofinandolo con un pezzo di caucciù. Sia che stia in piedi o seduta la donna volge
sempre la schiena alle persone che le stanno intorno.
obenreizer (a wilding e bintrey, presentando marguerite): La mia pupilla,
Mademoiselle Marguerite! (wilding e bintrey fanno un inchino. marguerite nota vendale, tradisce il suo piacere nel rivederlo, quindi lancia un’occhiata ad obenreizer e immediatamente cerca di contenere la
sua emozione. Parla a parte con vendale, mentre obenreizer presenta in
tono faceto madame dor) Questa è Madame Dor, signori, l’angelo custode dei miei guanti e dei miei calzini! (madame dor accenna un inchino
prima verso wilding, poi verso bintrey, quindi si lascia pesantemente cadere su una poltrona, e continua a pulire il guanto volgendo la schiena a
tutti i presenti. obenreizer va avanti a parlare). Voi Inglesi adorate la vita
domestica perfino nei suoi dettagli, Mr. Wilding! Vi insistete continuamente nei vostri libri; non comprereste quadri che riproducessero altro.
Osservate (indica madame dor) la donna più casalinga che ci sia! Oggi
pulisce i miei guanti, domani rammenderà i miei calzini, il giorno dopo
ancora lavorerà grasso e farina con la forza delle sue braccia per fare il
mio pudding, il mio buon, pesante, indigeribile pudding inglese! Siete
pieni di ammirazione, lo vedo, per la sua schiena bella larga. Ebbene, la
sua schiena non è niente in confronto al suo cuore!
vendale (a marguerite): Avete mai più ripensato ai giorni felici trascorsi in
Svizzera?
marguerite: Infinite volte, Mr. Vendale. Ricordate i nostri laghi e le montagne?
vendale (con un sospiro): Io ricordo solo voi! (marguerite volge il viso, confusa).
obenreizer (teneramente, a marguerite): Temo che il viaggio vi abbia affaticato e che tutti questi volti sconosciuti vi confondano. (marguerite fa
segno di no) No? Ah, siete troppo dolce per permettere che mi preoccupi
per voi! Non ammettereste mai qualcosa che potesse darmi la benché
minima pena! (La giovane va verso wilding e bintrey. L’avvocato parla
con lei da una parte. obenreizer si rivolge di colpo a vendale) Ah, Mr.
Vendale, ho intenzione di mettere su casa in Inghilterra per questa meravigliosa creatura, una casa che sia degna di lei! Non so ancora come
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farò ad ottenere il denaro necessario, ma comunque me lo procurerò!
La mia pupilla deve avere raso, seta, merletti, fiori – ogni cosa! Il vostro
sano buon senso inglese apprezza un uomo che sacrifica tutto perché
ha un’unica idea nella testa? Oserei dire di no! Qui in Inghilterra venite
allevati così bene; siete così prosperi e ricchi! Io invece sono cresciuto
in una stalla in mezzo alle mucche! Non avevo scarpe ed ero costretto
a chiedere l’elemosina per la strada! Mentre i vostri genitori vi dicevano
con dolcezza: “Tesoro, dammi un bacio!”, i miei genitori, sempre che lo
fossero davvero, mi urlavano: “Piccolo farabutto, assaggia il mio bastone!” (wilding fa per rivolgersi ad obenreizer. bintrey lo trattiene) Bah!
L’ambiente in cui ho vissuto la mia infanzia era davvero sordido. Vorrei
poter dimenticare la Svizzera!
marguerite: Io invece amo la Svizzera.
obenreizer (si rivolge ansiosamente a marguerite): Allora la amo anch’io!
Spero di non aver detto niente che vi sia dispiaciuto – solo una frase un
po’ infelice, mia cara. Ricordatevi che siamo nella fiera e nobile Inghilterra!
marguerite: Io sono fiera di parlare con onestà. Non mi vergogno del mio
Paese, né di essere la figlia di un contadino.
vendale: Comprendo i vostri sentimenti e vi ammiro.
obenreizer (a marguerite, dopo aver guardato l’orologio): Sono sicuro che
siete affaticata! Sono sicuro che avete bisogno di calma e riposo! En route, mia cara Marguerite! En route, Madame Dor! Mr. Wilding, mi ha fatto
tanto piacere presentarmi a voi.
wilding: Mr. Obenreizer –
bintrey (dietro wilding): State zitto!
obenreizer (in tono gioioso a wilding): Tra di noi ci deve essere una solida
amicizia – dobbiamo fare affari insieme, e dobbiamo scambiarci delle
visite quando avrò una casa mia. Sono impaziente di assaggiare il vostro
pudding inglese! Adoro il vostro glorioso grog! (Si volta e aiuta madame
dor ad alzarsi. bintrey continua a zittire wilding).
vendale (a marguerite): Quando ci rivedremo?
marguerite: Dipende da Mr. Obenreizer – (raggiunge obenreizer).
obenreizer: Per ora, signori, adieu! Mr. Wilding, avrete mie notizie domani.
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(Dà il braccio a marguerite) Ora, mia cara, partiamo alla ricerca della
nostra casa in questa grande città! Troverò per voi la casa più bella che
ci sia in tutta Londra! (Esce con marguerite, di fianco li segue madame
dor, mentre continua a pulire il guanto. Contemporaneamente, vendale
e bintrey ai due lati del palco e wilding al centro parlano a turno, ognuno tra sé).
vendale: è il tutore più premuroso che esista!
bintrey: È il mascalzone più grande che ci sia!
wilding: Potrebbe essere colui che sto cercando!
ATTO II
SCENA PRIMA – Il salotto di casa obenreizer. La stanza è sontuosamente
arredata. Su un lato del palcoscenico, marguerite, vestita con eleganza, è in
piedi alla finestra e guarda fuori. Sull’altro lato, obenreizer è impegnato a
impilare monete e a contare banconote su una scrivania. Nel centro, sul fondo
del palcoscenico, con la schiena rivolta verso il pubblico, è seduta madame
dor, che pulisce un guanto. Si suppone che dal Primo Atto sia trascorso un
intervallo di tre mesi.
marguerite (tra sé): Mr. Vendale sa che oggi è il mio compleanno, ma non è
ancora venuto da me! (Continua a guardare fuori dalla finestra).
obenreizer (conta il denaro): Cento, duecento, quattrocento, quattrocentocinquanta. Ci vogliono ancora cinquanta sterline per raggiungere quota
cinquecento, la somma che devo restituire, o sono un uomo perso! O lusso, fonte di rovina! O falsa ostentazione di prosperità e ricchezza! Marguerite non saprà mai quanto mi è costato lo splendore in cui vive. Da
tre mesi siamo in Inghilterra. L’avrò impressionata con tutto ciò che ho
fatto in questo periodo? Devo necessariamente aver suscitato in lei un
minimo di ammirazione! Abbiamo maggiore confidenza ora, e ultimamente ha avuto nei miei confronti un atteggiamento quasi affettuoso. È
evidente che pensa di meno a quel – Vendale!
marguerite (alla finestra): Nessuna traccia di Mr. Vendale! Eppure ero così
sicura che sarebbe venuto da me il giorno del mio compleanno!
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obenreizer (continua a contare il denaro): Vendale sa che è il suo compleanno. Se le porterà un regalo, sarà certamente il più prezioso che la sua
ricchezza gli permetterà! E io cosa le regalerò? Solo i suoi amati fiori,
niente di più! – Non dubito che l’eloquenza dei fiori parlerà per me. Se
solo osassi utilizzare questo denaro, lo so io chi farebbe il regalo di compleanno più ricco! Ho ancora un mese – non dovrò restituire queste cinquecento sterline prima di un mese. Azzardarsi a correre il rischio? È una
follia pensarlo! Ogni centesimo che posso risparmiare deve contribuire
a raggiungere la somma mancante. Se si scoprisse l’ammanco diventerei un criminale, sarei rovinato per tutta la vita. Metterò il denaro sotto
chiave – sotto gli occhi è una tentazione. Vendale? Bah! È sommerso dagli
affari – si dimenticherà del suo compleanno. (Mette il denaro in un cassetto).
marguerite (gioiosamente): Ah! Non ho sperato invano nel suo arrivo. È lì
per strada. (Si gira verso obenreizer) Sta arrivando Mr. Vendale!
obenreizer (si ferma, prima di chiudere il cassetto): Si è ricordato del compleanno! Accada quel che accada, Vendale non dovrà aver la meglio su di
me! (Si sente bussare alla porta) Avanti!
Entra vendale, ha in mano l’astuccio di un gioielliere. Si inchina a obenreizer e va subito verso marguerite.
vendale (a marguerite): Posso farvi i miei migliori auguri e le mie felicitazioni? Mi onorerete accettando un modesto omaggio in ricordo di questo giorno felice? (marguerite, esitando, accoglie il regalo).
obenreizer: Un modesto omaggio! Oh, Mr. Vendale! Con quanta umiltà parla la ricchezza, quando parla in Inghilterra!
marguerite (a vendale): Siete stato molto gentile, vi sono molto grata, Mr.
Vendale. (A parte) Un dono senza pretese è l’unico che posso accettare
da lui, mi auguro che ci abbia pensato.
vendale (a marguerite): Non aprite l’astuccio? Mi farete il privilegio di guardare che cosa contiene?
obenreizer (a parte): Non posso sopportare tutto questo più a lungo! (Tira
fuori i soldi dal cassetto) Il dado è tratto. (A marguerite) Scusatemi un
momento, mia cara. Mr. Vendale mi ha ricordato che non ho ancora acquistato il vostro regalo! (Esce, si ferma un momento a parlare con ma-
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dame dor e con un gesto le comunica che non desidera che i due giovani
vengano lasciati soli durante la sua assenza).
marguerite (apre l’astuccio e ne trae una semplice catena d’oro con un medaglione): Oh, Mr. Vendale! Avete proprio indovinato i miei gusti! È un
regalo che avrei potuto ricevere anche da una persona del mio stesso
rango sociale!
vendale: La mia piccola offerta è perdonata oltre che accettata?
marguerite: Più che perdonata! Confesso che mi avete compiaciuta e lusingata. (Mette il medaglione nella scollatura del suo vestito, e si siede sul
divano).
vendale (guarda verso madame dor): Madame Dor! Non c’è modo di far
uscire dalla stanza questa specie di armadio? – Ma che rimanga pure! La
sua testa ciondola – il lavoro le cade sulle ginocchia. Che gran donna! Per
fortuna è nata stanca – grazie a Dio si è addormentata!
marguerite (vede madame dor e si alza per svegliarla): Madame Dor!
vendale (prende la mano di marguerite e la fa sedere sul divano): No, non
disturbatela! Ho aspettato fino ad ora per confessarvi un segreto, che
nessun altro all’infuori di noi deve sentire. Permettete che parli adesso!
Si siede sul divano vicino alla ragazza. Lei prende il ricamo, e tenta di
nascondere l’imbarazzo fingendo di continuare il lavoro.
marguerite (con tono civettuolo): Che diritto ho, Mr. Vendale, di conoscere
i vostri segreti?
vendale: Non potrò mai dirvelo, se continuate a guardare il vostro ricamo.
(marguerite timidamente alza lo sguardo verso di lui) Abbiamo spesso parlato di quei giorni stupendi trascorsi in Svizzera, quando eravamo
compagni di viaggio. Vi ho più volte raccontato le sensazioni che ho portato con me in Inghilterra. Ma vi è una sensazione, che non vi ho ancora
svelato. Siete in grado di indovinare di che cosa si tratti?
marguerite: Non sono brava ad indovinare, Mr. Vendale. Era forse una sensazione suscitata dalle montagne?
vendale: No, una sensazione molto più preziosa.
marguerite: Una sensazione lasciata dai laghi?
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vendale: No. Non sono i laghi che in questo momento mi rendono felice
e mi riempiono di speranza nel futuro. Marguerite! Tutto ciò che rende
la mia vita degna di essere vissuta, dipende da una parola pronunciata
dalle vostre labbra. Marguerite, io vi amo!
marguerite (in tono triste): Oh, Mr. Vendale, sarebbe stato più gentile se aveste mantenuto nascosto il vostro segreto! Avete dimenticato la distanza
che c’è tra noi? Non potrà mai, mai accadere!
vendale: Tra noi ci può essere una sola distanza, quella voluta da voi. Amore
mio! Nessuna vi è superiore per dolcezza e bellezza! Suvvia! Sussurrate
quella parolina! Ditemi che sarete mia moglie!
marguerite: Pensate alla vostra famiglia e pensate alla mia!
vendale (la fa avvicinare a sé): Se vi fermate davanti a quell’ostacolo, non mi
lasciate che un pensiero, quello di avervi offesa.
marguerite (si volta verso di lui con aria innocente): Oh, no! (Si ferma, confusa, e tenta di svincolarsi) Non volevo dire questo! – Non so neanche io
cosa volevo dire! Lasciatemi andare, Mr. Vendale!
vendale (la bacia): Chiamami George!
marguerite (dolcemente): George!
vendale: Dimmi che mi ami!
marguerite (gli dà un timido bacio sulla guancia): Ti amo!
Una pausa. Si sentono dei passi all’esterno.
marguerite (balza in piedi): Lasciami! Sta rientrando!
madame dor si sveglia di soprassalto. Lascia cadere moltissimi vecchi
guanti, che le scivolano dal grembo. vendale si affretta verso il fondo del
palcoscenico per raccoglierli. marguerite sta in piedi e guarda verso la
porta, incerta se andar via o rimanere. Appare obenreizer, con aria gioiosa e trionfante. Regge in mano un astuccio di gioielleria ed è seguito da
due uomini che, su suo ordine, sistemano vasi colmi di fiori rari in diversi
punti della stanza.
obenreizer (a marguerite): Ammirate, mia cara, i fiori e ditemi se ho dimenticato solo uno dei vostri preferiti!
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marguerite (confusa): Siete troppo gentile! Come posso ringraziarvi? (Nervosamente toglie dal vestito il medaglione di vendale).
obenreizer: Ma il mio regalo di compleanno non è tutto qui! I fiori vi hanno
resa felice, ma appassiranno col tempo. Ho un altro dono, migliore, che
vi farà sempre ricordare di me. Marguerite! Non ho ereditato alcun bene
dai miei genitori. Tutto quello che possiedo è frutto del mio lavoro, e le
poche cose che ho le offro tutte a voi. (Le consegna l’astuccio) Indossate
questo, mia cara, e rendetelo più bello di quello che è!
marguerite (apre l’astuccio e tira fuori una collana di diamanti): Oh! Come
avete potuto comprarla? Come può una ragazza come me indossare gioielli così preziosi? Non vorrei che vi offendeste, ma avrei preferito che
mi aveste regalato solo i fiori! (Ha pronunciato tali parole timidamente e
con imbarazzo, sentendo lo sguardo di obenreizer fisso e ansioso su di lei.
Lascia la collana sul tavolo, si sistema meccanicamente attorno al collo il
medaglione di vendale; improvvisamente comprende l’effetto che il suo
comportamento ha determinato nell’animo di obenreizer, sussulta, gira
bruscamente lo sguardo verso madame dor) Si sta facendo tardi! Venite,
Madame Dor, e aiutatemi a vestirmi per la cena.
Abbandona rapidamente la scena portando con sé madame dor. vendale
rimane in fondo alla scena e la segue con lo sguardo.
obenreizer: Il medaglione che lui le ha dato attorno al collo, e la mia collana
abbandonata sul tavolo! Ho rischiato di andare incontro all’orrore di essere scoperto – ho sacrificato il mio onore – ho messo il mio intero futuro
in pericolo per guadagnarmi il suo amore e questa è la mia ricompensa!
(Afferra i diamanti, e li getta lontano colto da un accesso d’ira) Siano maledetti il vostro luccichio e la vostra bellezza! Mi avete rovinato per la vita!
(Subito dopo vendale si avvicina cordiale con entrambe le mani tese).
vendale: Mio caro amico, vi devo parlare! (A obenreizer scappano un grido
soffocato di rabbia e un gesto minaccioso. Riprende subito il controllo di
se stesso, e senza prendere le mani tese del giovane, va verso una sedia.
vendale continua) Che c’è? È successo qualcosa che vi ha dato fastidio?
obenreizer: Ho i nervi a pezzi. Non sono del tutto in me oggi. Non fateci
caso! Volete parlarmi? Prendete una sedia. Suppongo che si tratti di affari.
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vendale (si siede, con aria sorpresa): Affari? No, qualcosa di molto più interessante degli affari. Sono preoccupato che non stiate sufficientemente
bene per – ?
obenreizer (si siede): Sto abbastanza bene. Di cosa si tratta?
vendale: Mr. Obenreizer, dovete sicuramente aver notato che ormai da tempo non provo solo ammirazione per la vostra affascinante pupilla.
obenreizer: No, non l’ho notato.
vendale: Quella che era solo ammirazione è cresciuta e si è trasformata in
un sentimento più tenero e profondo –
obenreizer: Amicizia, Mr. Vendale.
vendale: Amore, Mr. Obenreizer! (L’uomo si alza in piedi. vendale continua)
Mi sembra di avervi colto di sorpresa –
obenreizer (sbotta): Voi – ! (Si trattiene con un grande sforzo, e si rimette a
sedere) Voi mi lasciate di stucco!
vendale: Devo aspettare finché non vi sarete ripreso?
obenreizer: No!
vendale: Volete che vada avanti?
obenreizer: Sì!
vendale: Voi siete il tutore di Mademoiselle Marguerite. Vi chiedo di accordarmi
il più grande di tutti i privilegi. Vi domando di concedermi la sua mano.
obenreizer (sbotta): Voi mi chiedete – ! (Si controlla).
vendale: Perdonatemi – Non ho sentito –.
obenreizer: Una parola, signore. Non avrete rivelato questo vostro sentimento alla signorina?
vendale: Le ho aperto tutto il mio cuore.
obenreizer (furioso): Mr. Vendale – ! (Si controlla ancora) Mr. Vendale, che
tipo di comportamento è questo? Parlando da uomo d’onore a uomo
d’onore, come lo potete giustificare?
vendale: I costumi del mio e del vostro Paese sono differenti. Perché avete
reagito in questo strano modo alla mia proposta? Quale impedimento
vedete alla mia richiesta?
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obenreizer: Vedo un gravissimo impedimento. La mia pupilla è figlia di un
contadino, voi il figlio di un gentiluomo. In questo Paese un tale matrimonio, quello che voi proponete, è un oltraggio per la società.
vendale: Mr. Obenreizer, pretendo di conoscere il mio Paese meglio di voi.
Nella stima di quelle persone la cui opinione è degna di considerazione,
mia moglie stessa rappresenterebbe la sola giustificazione al matrimonio. Col mio amore so che si guadagnerà anche il rispetto di tutti i miei
amici. Non sono così ricco come credete, ma sono in grado di offrire alla
mia sposa una casa e una posizione che siano degne di lei. Il mio reddito
attuale è di millecinquecento sterline, e ci sono buone probabilità che
aumenti. Vi opponete per motivi economici?
obenreizer: Sì!
vendale (con stupore): Perché?
obenreizer: Perché voi non siete abbastanza ricco.
vendale: Vi ho appena detto che ho un reddito di millecinquecento sterline
l’anno!
obenreizer: Abbastanza, direi, per una moglie inglese del vostro stesso rango, ma è solo la metà di ciò che serve per una moglie straniera, che deve
vincere tutti i vostri pregiudizi sociali. Rispondete a questa domanda.
Con le vostre millecinquecento sterline l’anno, potreste assicurare a vostra moglie una casa in un quartiere elegante, un maggiordomo che le
apra la porta, un cameriere per servire a tavola, una carrozza e dei cavalli
per spostarsi? Sì o no?
vendale: No!
obenreizer: Un’ultima domanda, e ho finito. Considerate tutte le vostre bellissime e raffinate concittadine. È vero o non è vero che colei che possedesse una casa in un quartiere elegante, un maggiordomo che le apra
la porta, un cameriere per servire a tavola, una carrozza e dei cavalli per
spostarsi guadagnerebbe ai loro occhi almeno quattro punti?
vendale (a parte): Si è tradito alla fine. La questione economica sta alla base
di tutto. (Si rivolge a obenreizer) Queste sono le vostre condizioni?
obenreizer: Sì. Condizioni fuori dalla vostra portata.
vendale: A quanto dite, non potreste offrire una valida obbiezione alla mia
proposta se riuscissi a raggiungere tremila sterline all’anno. Continuere-
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mo la nostra discussione su questa faccenda, ma prima vorrei che conosceste i desideri di Mademoiselle Marguerite.
obenreizer: Cosa ha a che fare lei con questa discussione?
vendale: Nutre lo stesso mio interesse in questa faccenda.
obenreizer: Che cosa intendete dire?
vendale: Le sue stesse labbra mi hanno assicurato il suo amore.
obenreizer (agita furiosamente la campanella sul tavolo): Lo vedremo! (Entra una domestica) Mademoiselle Marguerite! (La domestica esce. Entra
marguerite. Il tutore la guarda mentre avanza lentamente verso di lui)
Sta riprendendo colorito. Come è bella!
marguerite (a obenreizer): Desiderate dirmi qualcosa?
obenreizer: Sì, mia cara. Vi devo parlare, su richiesta di questo gentiluomo.
Mr. Vendale sostiene – (la sua voce trema; si volta bruscamente).
marguerite: Sembrate esausto e preoccupato. Non state bene? Mi dispiace
tanto!
obenreizer (con voce rotta dall’emozione): Ha pietà di me! Quest’angelo abbassa su di me il suo sguardo e ha pietà di me!
marguerite (con aria innocente): Ho forse detto qualcosa che vi ha afflitto?
obenreizer (amareggiato): Avete girato il coltello nella piaga, tutto qui! – No!
No! No! Non volevo dire questo – Non volevo dire niente! Stiamo dimenticando Mr. Vendale. Marguerite! Lui ha detto – (lotta con se stesso) – ha affermato che voi lo amate. (marguerite abbassa il capo) Non è così, vero?
marguerite (a voce bassa, ma molto decisa): Sì, lo è!
obenreizer (a parte, in un sussurro): Dannazione!
marguerite (lo guarda preoccupata): Come sembra strano!
vendale (a obenreizer): Siete soddisfatto ora?
obenreizer: Aspettate un attimo!
marguerite (guarda il tutore): Mi fa paura!
obenreizer (a marguerite): Un’ultima parola, un’ultima piccola parola tra
me e voi, mia cara. Voi sapete che io solo, in qualità di vostro tutore, ho
autorità su di voi?
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marguerite (teme uno scontro tra i due uomini): Sì.
obenreizer: Se Mr. Vendale dovesse mai sposarvi, sarebbe necessario il mio
consenso?
marguerite: Sì.
obenreizer: Avete promesso che in questa questione vi sareste lasciata guidare dalla mia considerazione del vostro benessere e dalla mia maggiore
esperienza.
marguerite: Sì.
obenreizer: Se vi dico di aspettare, a prescindere da ciò che possa dire Mr.
Vendale, aspetterete fin quando ve lo dirò? (vendale tenta di intromettersi. marguerite, terrorizzata da quanto potrebbe accadere, con un gesto
gli impone il silenzio. obenreizer rafforza la domanda) Aspetterete fin
quando ve lo dirò io?
marguerite: Sì.
obenreizer: Mr. Vendale, siete soddisfatto?
vendale: Non posso essere soddisfatto. Lei stessa ha confessato davanti a
voi che mi ama. In sua presenza vi ripeto che anch’io la amo. Ora, in
sua presenza, ribadite la vostra obbiezione. Io confermo la mia proposta.
obenreizer: Ed io ancora una volta mi pregio di declinarla.
vendale: Perché mai?
obenreizer: Perché le vostre entrate non sono sufficienti.
vendale: Millecinquecento sterline all’anno non sono abbastanza secondo
voi?
obenreizer: Non sono che la metà di quanto è necessario!
vendale: È questa la vostra obbiezione?
obenreizer: Questa è la mia obbiezione.
vendale: Vi prendo in parola, Mr. Obenreizer! Raddoppierò le mie entrate.
obenreizer: Facile a dirsi, ma non a farsi!
vendale: Seguite pure il corso dei miei affari per un altro anno, e vedrete che
ci riuscirò. – Marguerite! Mi attenderete?
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marguerite: Certo, Geor – ! (Vede obenreizer che la guarda e si corregge) Sì,
Mr. Vendale!
vendale: Fra un anno sarete mia moglie! (Si avvicina alla porta).
marguerite (lo segue impulsivamente): George!
obenreizer (la richiama furioso): Marguerite!
marguerite (si volta con un grido di terrore): Oh!
vendale: L’avete spaventata!
obenreizer (a marguerite): Vi ho forse spaventata?
marguerite: Solo un po’ allarmata – ecco! (Guarda vendale. Egli prova ad
avvicinarsi a lei. obenreizer si pone fra loro).
obenreizer: No, Mr. Vendale, non siete ancora suo marito! (La scena si
chiude).
SCENA SECONDA – Una stanza nella casa di wilding. Entrate laterali a destra e a sinistra. Una porta nel fondale. bintrey entra da un lato e bussa alla
porta della camera. sally goldstraw la apre e se la chiude alle spalle prima
di parlare con l’avvocato.
sally: Desideravate vedere Mr. Wilding, signore?
bintrey: Sì. Sono stato assente tutta la settimana, per affari, e desidero chiedergli come sta.
sally: Non potete vederlo ora, signore. Mi ha promesso che si sarebbe messo
a letto e che avrebbe provato a riposare. Il nuovo dottore mi ha ordinato
di fare in modo che non venga disturbato.
bintrey: Come, hanno chiamato un altro dottore? L’ultima volta che sono
stato qui Mr. Wilding era in grado di camminare e parlare. Si lamentava
solo di un senso di oppressione alla testa. Non vorrete dirmi che è gravemente ammalato?
sally: È ancora in grado di camminare e parlare, signore, ma temo che sia
davvero gravemente ammalato. Solo tre giorni fa ci ha spaventati terribilmente: ha avuto una crisi. I dottori sostengono che un secondo attacco
lo ucciderebbe. Mi è stato ordinato di non permettere che sia infastidito
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o disturbato, e, a dir la verità, temo che se vi vedesse, signore, sarebbe
infastidito e disturbato.
bintrey: Questo è parlar chiaro, perlomeno! Che cosa ho fatto per turbarlo,
di grazia?
sally: Il padrone pensa giorno e notte al vero Walter Wilding, signore, e non
si dà pace. Dà a voi la colpa di aver fermato le sue ricerche quando voleva
e aveva la salute e la forza necessarie per compierle.
bintrey: Buona donna! Voi avete i vostri doveri nei confronti di Mr. Wilding,
ed io ho i miei. È certo mio dovere impedire che il mio vecchio amico e
cliente venga truffato dal primo furfante che voglia approfittare di lui. (A
parte) Obenreizer, per esempio!
sally: Eppure potreste provare ad assecondarlo, signore, non ne convenite?
Ha preso questa faccenda così a cuore, Mr. Bintrey!
bintrey: L’ho già assecondato. Io stesso ho redatto il suo testamento. E, quel
ch’è peggio, ho lasciato che venisse registrato. Il documento più assurdo
che sia stato messo su carta! Io e Mr. Vendale siamo incaricati, in quanto
esecutori, di trovare un uomo scomparso, senza sapere dove cercarlo,
e di donare a quell’uomo una fortuna, a prescindere da chi egli sia, se
soltanto si presenta! Quando ho redatto quel testamento, ho commesso
un suicidio professionale; ed ecco ora una donna rispettabile che mi rinfaccia di non aver assecondato il mio cliente!
sally: Confido nella bontà delle vostre intenzioni, signore! Ma il padrone è
così ansioso, così malato – e io sono così desolata per lui! Ai vecchi tempi
dell’Orfanotrofio lo chiamavo “il mio ragazzo”. E, in qualche modo – non
so spiegarlo – sembra che per me torni ad essere in questo momento
difficile quello di allora!
bintrey: Forse siete abbastanza vecchia per essere sua madre, Miss Goldstraw, ma senza dubbio non dimostrate la vostra età!
sally (si inchina): Vi ringrazio, signore!
bintrey: Figuratevi! Su, su, vedo che ritenete che potrei essere in qualche
modo d’aiuto per acquietare il povero Mr. Wilding. Cosa posso fare?
sally: Aiutatelo a trovare l’uomo che cerca, signore!
bintrey: Aiutarlo a trovare qualcuno che lo alleggerirà del peso di ogni quarto di penny che abbia mai avuto? Se lo faccio, sarò –
300
sally: Calma, signore! Non credo che abbiate compreso la situazione del povero Mr. Wilding. Non si può ragionare con lui su questo argomento. Se
la sua angoscia non sarà alleviata, ne morirà di certo.
bintrey: È mai esistita una tale perversione? Un uomo muore per l’ansia di
trovare un altro uomo che lo farà diventare indigente! Ecco, vi dirò quel
che ho intenzione di fare: lo aiuterò, ma alle mie condizioni. Se davvero è
necessario trovare quel tale (il diavolo se lo porti!), sarò io ad occuparmi
della cosa e non Wilding. Se otterrà da me metà di questo patrimonio
dovrà considerarsi fortunato! Odio quell’uomo già prima di conoscerlo!
Riferite a Mr. Wilding che farò io le ricerche; e ditegli che lo chiamerò
domani stesso per riferirgli. Questo potrà dargli pace?
sally: Sono sicura di sì, signore. Ah, sembrate rude, Mr. Bintrey, ma avete un
cuore d’oro!
bintrey: Non sottovalutatemi, Miss Goldstraw! (Esce).
sally (lo guarda allontanarsi): Non c’è niente su cui scherzare, Mr. Bintrey.
Tremo al pensiero di ciò che potrebbe presto accadere, se non facciamo
qualcosa per dar pace a Mr. Wilding!
wilding entra dalla porta sul fondale. Ha addosso la sua veste da camera.
I suoi modi denunciano una debolezza mentale più che fisica.
wilding: Era Mr. Bintrey quello che ho sentito?
sally (trasale e si volta): Oh, signore! Temo che vi abbiamo disturbato!
wilding: Non siete stati voi a disturbarmi. Sono io che non riesco a dormire;
io che non riesco a calmarmi. Ogni giorno che trascorre, perpetro una
nuova ingiustizia ai danni dell’uomo di cui ho preso il posto, della cui
fortuna mi sono appropriato. E nessuno mi aiuta, nessuno prova a cercarlo!
sally: Mr. Bintrey ci proverà, signore. Mi ha chiesto di riferirvelo giusto un
attimo fa.
wilding: Mr. Bintrey metterà a tacere tutta la faccenda. Non vede la cosa
come la vedo io. Mr. Bintrey è sospettoso del prossimo, e senza alcun
motivo. (Si sposta di lato e parla tra sé) Deve trattarsi di Obenreizer! Ci
penso di giorno, lo sogno di notte, tutti i miei pensieri e i miei sogni conducono alla stessa conclusione: Obenreizer è suo figlio! (Torna da sally)
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Sally! – Posso chiamarvi Sally, in ricordo dei tempi andati, quand’ero solo
un ragazzo?
sally: Oh sì, signore! Sforzatevi di essere ancora come in passato. Eravate
così paziente da ragazzo. Cercate di esserlo anche ora!
wilding: Sì! Sì! Mi è accaduto qualcosa uno o due giorni fa, Sally? Ho perso i
sensi? Oppure – ho avuto una crisi? Ditemelo, lo voglio sapere!
sally: Avete avuto una crisi, signore.
wilding: Ah! Avevo una strana sensazione alla testa, prima che accadesse.
Mi pare stia accadendo di nuovo – Sally! C’è qualcuno che voglio vedere,
qualcuno che devo vedere, prima che questa giornata finisca.
sally: Non ora, signore! Aspettate di riprendere le forze!
wilding (a parte): Il tempo che mi rimane potrebbe non essere abbastanza.
Devo parlare con Obenreizer, e lo farò! (A sally) Dov’è Mr. Vendale?
sally: Ha lasciato detto, mi pare, signore, che si sarebbe recato da Mr. Obenreizer.
wilding: Naturalmente! Il suo cuore è tutto per quella bella giovane – dev’essere andato a farle la proposta di matrimonio. Il mio caro, buon George!
Sono ancora abbastanza in me da ricordare quanto mi interessi, e da
sempre, la sua felicità! Mandate qualcuno da Mr. Obenreizer, Sally, che
dica che voglio vederli entrambi: lui e Mr. Vendale. (A parte) George non
diffida di lui come Bintrey. George mi aiuterà.
sally: Non siete nelle condizioni di riceverli, signore.
wilding: Insisto, voglio vederli!
sally: Se mando a chiamarli, mi promettete che tornerete nella vostra stanza
e cercherete di calmarvi?
wilding: Sì! Sì! Ma fatelo.
sally (apre la porta per farlo entrare nella sua stanza): Sarà fatto, signore.
wilding: Grazie! Avete dato sollievo al mio animo. (Si ferma sulla porta e si
volta) Siete cambiata davvero poco rispetto ai vecchi tempi, Sally. Mr.
Obenreizer sostiene che il mondo è così piccolo che le persone si rincontrano sempre. Ed ecco me e voi insieme un’altra volta. Come se fossi
tornato all’Orfanotrofio per morire.
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sally: Ma voi non morirete, caro Mr. Wilding!
wilding: Mandate a chiamare chi vi ho detto. (Entra nella stanza).
sally (sola): Temo che sia un rischio, nelle sue condizioni. Ma ho promesso
di farlo, e devo farlo! (Esce dal lato del palco).
SCENA TERZA – Le cantine di Cripple Corner. Una sinistra escrescenza filamentosa di fungosità nerastre penzola dal soffitto a volta. Botti di ogni dimensione occupano la stanza. Al di sopra e fra le botti nicchie scure e profonde, usate come scaffali per riporvi il vino imbottigliato. Un raggio di sole filtra
dall’entrata che, attraverso alcuni gradini, comunica con il cortile sovrastante. Pesanti pilastri di pietra sorreggono il soffitto. L’oscurità è debolmente illuminata, qua e là, da un lume, eccetto che nella zona in cui arriva la luce del
sole. In alcuni punti il buio è completo. joey ladle entra in scena. È occupato
con il suo metro di legno e il registro della cantina; misura gli spazi e registra
le entrate. Si sposta da un punto all’altro con l’aiuto del suo lume. Il lume
emette un bagliore incerto e tremolante. Mentre joey è affaccendato, vendale
appare all’ingresso superiore, scende lentamente nella cantina e avanza verso
la platea.
vendale: Non trovo il coraggio di entrare in casa. Di certo tormenterei il povero Wilding se gli dicessi cos’è accaduto tra me e Obenreizer. Io stesso sono abbattuto per il nostro acceso confronto ora che l’eccitazione è
passata. Riuscirò a fare quanto ho promesso nel fervore del momento?
Riuscirò a raddoppiare le entrate di questa impresa in un solo anno? Non
lo so. Oggi non riesco a concentrarmi su nulla. Ho girovagato per le strade senza meta, senza scopo, ed eccomi qui che, inquieto come sempre,
vago per le cantine, e non so il perché. (Si accorge di joey) Ah! Siete qui,
Joey?
joey: Dovrei essere io a dire: “Ah! Siete qui, padroncino George?” Perché è il
mio mestiere stare qui, mica il vostro.
vendale: Non brontolate, Joey!
joey: Ah, certo che no. Se c’è qualcosa che brantola, è la roba che mi è entrata
dai pori, mica io. Badate che non si metta a brantolare qualcosa dentro
di voi, padroncino George. Fermatevi qui abbastanza perché i vapori co-
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mincino a dare effetto ed è bell’e fatta. Sì, bell’e fatta – lasciate fare a loro.
(Si volta per tornare alle sue occupazioni) Sicché siete entrato come socio
nella ditta, padroncino George?
vendale: Spero che voi non abbiate da ridire, Joey.
joey: Io no, benedetto voi! Ma i vapori hanno da ridire che voi e il vostro socio
siete tutti e due troppo giovani! Voi e il giovane padron Wilding siete arrivati e avete cambiato il nome della ditta. Se foste stati vecchi abbastanza
per conoscere meglio il mondo, non l’avreste fatto. Badate alle mie parole! Avete cambiato la sorte dell’azienda, e ve ne accorgerete!
vendale: Bah! Sciocchezze!
joey: Facile dire “Bah”! – “Sciocchezze” viene di conseguenza. Ma io non
sono stato tutta la vita quaggiù per nulla! Io lo so da quello che sento qui
sotto quando pioverà o farà bello, quando tirerà vento e quando no. Io lo
so da quello che sento qui sotto quando la sorte è cambiata: lo so bene,
come il tempo che farà.
vendale (solleva il lume verso il fungo sul soffitto): Questa ripugnante escrescenza sul soffitto ha qualcosa a che fare con la vostra divinazione? Siamo famosi per questa roba che cresce sulla volta, non è vero?
Prende in mano il metro di legno, e muove lentamente il fungo avanti e
indietro.
joey (indietreggia): Sì, padroncino George. Date retta a me, lasciatela perdere.
vendale: Ah, davvero? E perché?
joey: Per tre buone ragioni, padroncino George.
vendale: Sentiamole! La prima ragione, per lasciare in pace il fungo – ?
joey: Perché nasce dalle botti di vino, e sarebbe meglio che non sapeste che
roba un cantiniere si prende dentro a camminare qui tutti i giorni della
sua vita.
vendale (continua a muovere il fungo): La seconda ragione?
joey: Perché a un certo punto della crescita fa le larve, e così ve le tirate addosso.
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vendale: Ci sono larve, lassù?
joey: Non in questa escrescenza. Ormai è troppo vecchia. (vendale continua
a muovere il fungo) Io non continuerei a toccarla, se fossi in voi, signore!
vendale: Perché no?
joey: Per la terza ragione, che ancora non vi ho detto, padroncino George.
vendale: D’accordo! Qual è la terza ragione?
joey: Prima date un’occhiata al suo colore!
vendale: Lo sto guardando.
joey: Non è come sangue rappreso?
vendale: Beh, sì, ci somiglia abbastanza.
joey: Più che abbastanza, direi.
vendale: Va bene, diciamo che è uguale. E allora?
joey: Padroncino George, dicono –
vendale: Chi?
joey: Come faccio a sapere chi? Loro! Quelli che dicono più o meno ogni
cosa. Come faccio a sapere chi, se non lo sapete neppure voi?
vendale: Giusto. Continuate.
Un momento di pausa. obenreizer compare nel fascio di luce in cima ai
gradini. Avanza verso la cantina, ora nascosto nel buio, ora nuovamente
visibile nella debole luce. Né vendale né joey lo notano.
joey (assai lentamente e gravemente): Dicono che l’uomo che si prende per
caso un pezzo di quella roba scura proprio in mezzo al petto –
vendale: Proprio in mezzo al petto –
joey (con lo stesso tono di prima): – è certo e sicuro –
vendale: – certo e sicuro –
joey (con tono grave di allarme): – che morirà vittima di omicidio. (Improvvisamente colpisce vendale sul petto, con un grido d’orrore) Buon Dio! Ne
avete un pezzo addosso!
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vendale: Io? – un pezzo addosso? Ah, sì, eccolo per terra.
joey (solleva il lume e illumina una grande macchia rossa sulla camicia di
vendale) Ed ecco la macchia sulla vostra camicia – rossa come il sangue!
obenreizer appare improvvisamente davanti a loro.
vendale (trasale): Cosa volete voi qui?
obenreizer (parla con profonda serietà e calma): Vi devo le mie scuse, Mr.
Vendale, e sono qui per porgervele. Non intendo modificare le condizioni a cui vi concederò in matrimonio la mia pupilla, tuttavia mi pento
della durezza dei toni e dei modi con cui ve le ho imposte. Vi prego di
perdonarmi. (Gli porge la mano) Mi stringerete la mano?
vendale: Mr. Obenreizer, accetto le vostre scuse! (Prende la mano che gli viene porta, ma subito la lascia andare, rabbrividendo) Perdonatemi se ve lo
faccio notare, ma la vostra mano è molto fredda.
obenreizer (con tono grave): Un peso sul cuore rende fredda la mano, Mr.
Vendale. Un’altra esigenza, oltre quella di porgervi le mie scuse, mi ha
portato qui. Una triste ragione mi ha indotto a pronunciare le parole che
ci hanno riappacificati.
vendale: Quale ragione?
obenreizer: Mi sono guadagnato il diritto di offrirvi la mia solidarietà, ed
intendo offrirvela. Un messaggio è giunto al mio appartamento poco
dopo che ve ne siete andato: ci convocava entrambi alla presenza di Mr.
Wilding. Presumendo che vi foste recato da lui prima di me, ho pensato
di seguirvi qui in questa casa. Nessuno aveva vostre notizie, così sono
sceso in cantina a cercarvi io stesso. Mr. Vendale, fatevi coraggio! Sono
latore di tristi notizie.
vendale: Wilding! Permettetemi di andare subito da lui!
obenreizer: Aspettate! Ha avuto una seconda crisi.
vendale: Morto?
obenreizer: Morto!
vendale: Oh, mio povero Walter! Mio caro, carissimo amico! (Una pausa.
vendale si rivolge a joey, ed indica la macchia sulla propria camicia)
Avete detto che questo era un segno di morte. Ed io mai avrei creduto
che la vostra superstizione corrispondesse a verità!
306
joey: Ho detto qualcosa di più, padroncino George. “Morte” non è la parola
che ho usato.
vendale: E quale, allora?
joey: Omicidio!
Atto III
SCENA PRIMA – L’ufficio amministrativo a Cripple Corner. Una porta su un
lato; un’altra, sul fondale, si apre sul cortile già visto nel Primo Atto. Entrano
in scena george vendale e sally goldstraw. Sono entrambi vestiti a lutto.
sally: Avete qualche altro ordine da darmi, signore?
vendale: No – aspettate, ho una domanda da farvi. Ora che il povero Wilding
è stato sepolto, mi vengono in mente molte cose, alle quali non potevo
certo pensare nei primi momenti di tristezza dopo la sua morte. Come
mai Mr. Obenreizer era presente durante i suoi ultimi istanti?
sally: Fu Mr. Wilding ad insistere, signore, che si mandasse a chiamarlo. Non
so il perché.
vendale: Sembra strano, certo. Che cosa potevano avere in comune – ? Ricordo che il primo giorno in cui Mr. Obenreizer arrivò in Inghilterra il povero Wilding lo guardò con un’aria di straordinario interesse, e con gran
serietà si mise a confabulare con Mr. Bintrey. Al tempo ero preso da altro
e non prestai attenzione a ciò che accadde fra loro. Ditemi esattamente,
Sally, che cosa accadde il giorno della morte di Mr. Wilding.
sally: Mandai a chiamare Mr. Obenreizer, signore, e mandai a chiamare voi:
lo feci per tranquillizzare il mio povero padrone. Il messaggero trovò Mr.
Obenreizer a casa, ma nessuno sapeva dove voi foste.
vendale: Avevo brutte notizie per il mio povero amico ed evitai di proposito
di parlargliene. Andate avanti.
sally: Quando il messaggero se ne fu andato, signore, Mr. Wilding si agitò
ancor più. Mandai a chiamare il dottore, che lo convinse a tornare a letto.
Ma non ci fu verso di calmarlo. Insistette per essere informato quando
Mr. Obenreizer fosse arrivato da solo alla casa. Disse che allora avrebbe
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lasciato il letto e sarebbe andato al piano di sotto – a meno che non si facesse salire da lui Mr. Obenreizer. Il dottore mi disse: “Farlo irritare, nelle
sue attuali condizioni, è il rischio peggiore di tutti. Lasciate che incontri
questa persona”.
vendale: Ebbene?
sally: Nel momento in cui Mr. Obenreizer entrò nella stanza, signore, il mio
povero padrone si drizzò sul letto, e guardò il suo visitatore con terribile
impazienza, e si dibatté e si sforzò di prendere fiato per parlare. Allora il
dottore diede ordine che Mr. Obenreizer uscisse immediatamente dalla
stanza. Ma era troppo tardi. L’unico suono prodotto dalle labbra di Mr.
Wilding fu il suono del vostro nome, signore. Una crisi lo prese un momento dopo, e fu la fine. Parlò con voce roca, impastata, ma sono sicura
che abbia pronunciato il vostro nome.
vendale: Non ne dubito, Sally. Sono stato incaricato nel suo testamento di
compiere l’unica cosa che sappiamo avesse a cuore, la ricerca del suo
omonimo perduto, il cui posto aveva innocentemente usurpato. L’unico pensiero nella sua mente, quando sentì la morte arrivare, fu di fare
affidamento su di me. Mio povero amico, non tradirò la tua fiducia ora
che non ci sei più! Se quel bambino è diventato un uomo e vive ancora,
non avrai contato sul mio aiuto invano! (Si sente bussare alla porta che
conduce al cortile) Chi è?
joey (apre la porta. Tiene una lettera in mano): Sono io, signore.
vendale: Aspettate un momento. (joey attende alla porta. vendale si gira
verso sally) Un’ultima domanda. Mr. Obenreizer fece qualche commento non appena gli venne comunicato che Mr. Wilding era morto?
sally: Disse solo, signore, che ne era sconvolto, e che vi avrebbe portato la
notizia di persona.
vendale: Il mistero di cosa Wilding volesse da lui rimane impenetrabile. Forse il tempo lo chiarirà, Sally! (Si gira verso joey) Ebbene, che c’è?
joey (avanza): Una lettera, signore, da un Paese straniero.
vendale (prende la lettera): Dai nostri corrispondenti in Svizzera. Da Defresnier & Company, i mercanti di vino di Neuchâtel. (Apre e legge la
lettera).
joey (a sally): State un po’ meglio, signorina, ora che il povero padron Wilding è stato messo sottoterra? Non vi è consolazione migliore della con-
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solazione di un funerale, ammesso che il becchino faccia il proprio dovere.
sally: Tutti noi dobbiamo imparare a rassegnarci alle nostre perdite in questo mondo, Mr. Joey. Sto imparando, spero, a rassegnarmi alle mie. (Esce
dalla porta laterale).
joey (la segue con lo sguardo): Belle parole! Il pastore stesso non avrebbe potuto parlare meglio! (Prova a ripetere la parole di sally) Le dirò ancora, dopo di lei, come il catechismo. “Tutti noi dobbiamo rassegnarci ad
imparare, Mr. Joey – che è una delle nostre perdite in questo mondo”.
Signore, com’è vero!
vendale (accartoccia la lettera nella mano): Un’altra disgrazia, subito dopo
la morte di Wilding! Una perdita di cinquecento sterline, in un momento
in cui il denaro è la cosa più importante per me!
joey: Qualcosa che non va, padron Vendale?
vendale: Non potrebbe andare peggio.
joey: Ah! L’avevo detto che sarebbe successo. “Siete arrivato e avete cambiato
il nome della società; state attento a non aver cambiato la fortuna della
società!” Sono state le mie esatte parole quando padron Wilding arrivò.
Non è nella mia natura, padron George, gettare il malocchio sulla casa che
servo. Vi prego di capirmi, non voglio atteggiarmi a profeta! (vendale fa
un gesto d’impazienza) Così non la supererete, signore! Dovreste aprirmi
il cuore. So cosa c’è sotto – sei casse di vino rosso.
vendale: Il diavolo si porti le sei casse di vino rosso!
joey: È il diavolo che le ha portate, signore! (vendale si siede alla scrivania,
appiana la lettera, prende altre missive e confronta le une con l’altra. joey
continua). Ora analizziamo bene la cosa. Una consistente quantità di
champagne svizzero viene inviata a questo indirizzo dai nostri corrispondenti stranieri della città, che chiamano Nooshattle. Trovo sei casse di vino rosso che non ci dovrebbero essere e mi dico: “Ai tempi della
Pebbleson Nephew non sono mai stati commessi errori in una consegna
fatta a questa porta; la fortuna se n’è andata – il Signore aiuti noi di Cripple Corner! La fortuna se n’è andata!” E cosa ne consegue? Voi scrivete
per comunicare l’errore a quelli di Nooshattle. E loro rispondono. Non
soddisfatto, scrivete ancora. Non soddisfatti neanche loro, rispondono
di nuovo. C’è la loro lettera sulla scrivania, piena di cattive notizie come
un uovo è pieno di sostanza! E qui ci sono io che avevo predetto tutto,
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ispirato, potreste dire, fino ai pori. Ho messo il malocchio alla casa che
servo? No! Mi sono atteggiato a profeta? No! Ritorno con passi strascicati
ai vapori di sotto, ricordandovi rispettosamente, signore, ciò che quella
donna preziosa, Miss Goldstraw, ha detto proprio ora. “Dobbiamo tutti
rassegnarci alle perdite, Mr. Joey – che sono uno dei nostri insegnamenti
in questo mondo”. Parole d’oro, padron George. Mandatele a memoria,
signore! Mandatele a memoria! (Esce nel cortile).
vendale (ancora assorto nell’esame delle lettere): Lettera numero uno: – Scrivo per dire a Defresnier & Company del vino rosso spedito con il bianco.
E incidentalmente riferisco di un pagamento di cinquecento sterline da
noi effettuato qualche tempo prima a loro favore. Lettera numero due:
– Defresnier risponde per scusarsi dell’errore, e aggiunge che le cinquecento sterline a cui si allude non sono mai state ricevute dalla loro ditta.
Lettera numero tre: – Rispondo includendo una copia della loro stessa
ricevuta dell’importo. Lettera numero quattro – è la risposta di Defresnier, proprio quella che mi è stata appena consegnata. (Lascia la scrivania, e va avanti e indietro con la lettera in mano) La leggerò ancora una
volta. (Legge) “Egregio signore, vi scrivo in assenza del mio socio, che si
è recato a Milano per affari. Il documento di cui avete incluso una copia
non è altro che un falso. La somma di cinquecento sterline deve essere stata intercettata e rubata mentre veniva trasferita dalla vostra ditta
alla nostra. Il sospetto cade su una persona che non lavora per noi da
molto tempo. Evitiamo di menzionare il suo nome, finché non saremo
certi della sua colpevolezza”. – Chi può essere quest’uomo? Nella mia
posizione, è inutile indagare! – “Permetteteci di vedere al più presto la
ricevuta originale, per poter confrontare la grafia che in essa compare
con campioni di scrittura in nostro possesso. Non fidatevi della posta.
Mandate un messaggero privato, che sia un uomo da lungo tempo al vostro servizio, che sia abituato a viaggiare, che sappia parlare francese e
di cui ci si possa fidare, e di cui si possa essere certi che non permetta
a nessuno straniero di riuscire ad ottenere la sua fiducia lungo la strada”. – Dove lo trovo l’uomo giusto in questo ufficio? Nessuno degli impiegati è avvezzo a viaggiare all’estero, o sa parlare francese. E qual è
la ragione di questa straordinaria prudenza? Ah, eccola: “Se la persona
che sospettiamo è davvero colpevole, potrebbero essersi verificate delle
circostanze che l’abbiano messa in guardia; in quel caso è un uomo che
non si fermerebbe di fronte a niente, pur di impossessarsi della ricevuta,
che è l’unica prova contro di lui. Non dite ad anima viva della piega che
hanno preso le cose. Tutto dipende dal vostro interpretare alla lettera gli
310
avvertimenti che vi ho appena dato”. – Conosco l’uomo che ha scritto
queste parole. Sono certo che non avrebbe raccomandato tanta prudenza senza un serio motivo. Che fare? Non ho nessuno di cui posso fidarmi
per l’incarico.
obenreizer (entra dal cortile, accompagnato da joey, il quale per un momento se ne sta in piedi ad osservare a una certa distanza. Il nuovo arrivato si
rivolge a vendale): Scusate tanto! Temo di disturbarvi!
joey (a parte, guarda obenreizer): Ha stato lui a entrare furtivamente
quando quel po’ di roba è caduta sul petto di padron George! Ha stato
sempre lui a giungere furtivamente quando cattive notizie sono arrivate a padron George. Porta sfortuna! Non mi piace Mr. Openrazzo! (Ritorna nel cortile, guardando indietro con sospetto, prima di chiudere la
porta).
obenreizer: C’è qualcosa che possa fare io stamattina?
vendale: Arrivate in un brutto momento, Mr. Obenreizer. Trovate i miei affari compromessi da una perdita di cinquecento sterline.
obenreizer (trasale): Cinquecento sterline!
vendale: Un nostro pagamento di questo importo è stato rubato e non è mai
arrivato ai corrispondenti a cui l’abbiamo inviato.
obenreizer: Rubato!
vendale: – e una falsa ricevuta ci è stata inviata a loro nome – mi riferisco a
Defresnier & Company, i vostri vecchi datori di lavoro (guarda di nuovo
la lettera che ha in mano).
obenreizer: Come – come è successo?
vendale (indica la scrivania): C’è la corrispondenza. Potete vedere voi stesso. (obenreizer si avvicina alla scrivania e legge le lettere. vendale continua, a parte). Obenreizer lavorava da Defresnier. Potrebbe essere in
grado di far luce sulla faccenda! E se io gli mostrassi la ricevuta falsa?
(Prende la chiave e apre la porta della cassaforte di ferro in cui sono i documenti della ditta).
obenreizer (guarda vendale dalla scrivania): Ha la ricevuta? Oh, se solo la
tirasse fuori dalla cassaforte!
vendale (tira fuori la ricevuta e la mostra): Eccola! (Fa cadere la lettera che
finora ha tenuto meccanicamente in mano, la raccoglie e la guarda. Nello
311
stesso momento obenreizer avanza furtivamente verso di lui, poi guarda
indietro per vedere che la porta che conduce al cortile sia chiusa. vendale
continua). La lettera! Ho dimenticato la cautela! Sono stato avvertito di
non fidarmi di nessuno. (Torna alla cassaforte, e sta in piedi davanti ad
essa, esitando, con la schiena rivolta a obenreizer).
obenreizer (avanza furtivamente): Non può vederci anima viva! E io sono
il più forte dei due! (Nel momento in cui sta per raggiungere vendale, la
porta del cortile si apre fragorosamente e appare joey. obenreizer torna
indietro).
joey: Avete chiamato, padron George?
vendale: No! Non ci interrompere!
joey (a parte, dopo un’occhiata sospettosa a obenreizer): Non chiuderò la
porta questa volta! (Esce, lasciando la porta del cortile aperta).
vendale (a obenreizer mettendo a posto la ricevuta): Allora? Avete visto le
lettere?
obenreizer: Non posso dirvi quanto sono sorpreso e dispiaciuto! Speriamo
che sia tutto un malinteso.
vendale: Ho un’altra lettera, ricevuta stamattina, che conferma la notizia.
obenreizer: Posso vederla?
vendale: Mi proibisce di agire a mia discrezione, altrimenti l’avreste già vista. (Si gira per chiudere la cassaforte. Nello stesso momento obenreizer
si volta, e guarda verso il cortile. La porta è spalancata, e joey e i suoi uomini ci passano continuamente davanti).
obenreizer (a parte): La forza è inutile. Proverò con l’inganno. (A vendale) E
se mi mostraste la ricevuta?
vendale: Proprio quello a cui stavo pensando! Ma c’è un ostacolo. Questa
lettera insiste che si tenga un assoluto segreto con tutti sull’intera faccenda.
obenreizer: Me compreso? Sicuramente si devono essere dimenticati –
vendale: Non c’è dubbio che si siano dimenticati! Avevo pensato di chiedere
la vostra opinione. E anche di più – la ricevuta deve essere portata in
Svizzera in segreto. Non so di chi fidarmi –
obenreizer: Portatela voi stesso, e io vi accompagnerò. Non si potrebbe or-
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ganizzare meglio. Ero proprio venuto a dirvi che ho affari urgenti che mi
costringono ad andare in Svizzera.
vendale (a parte): Lasciando sola Marguerite!
obenreizer: Se il socio di Defresnier si fosse ricordato ciò che avrebbe dovuto, vi avrebbe risparmiato un mare di problemi. Per come stanno le
cose, cosa potete fare? Dovete affrontare una faccenda molto seria, e
completamente al buio. Come uomo d’affari, non avete scelta. Dovete
farvi guidare non dallo spirito, ma dalle istruzioni impartitevi dalla lettera. Dovete partire subito! Esattamente come me.
vendale: Devo parlare con Marguerite prima.
obenreizer: Naturalmente! Venite a cena a casa mia, portate con voi il bagaglio, e prenderemo insieme il treno postale. D’accordo?
vendale: D’accordo!
obenreizer: Stanotte alle sette?
vendale: Alle sette stanotte.
obenreizer: Prenderete la ricevuta, naturalmente –
vendale: Prenderò la ricevuta, certo –
obenreizer (a parte): E io te la prenderò lungo strada! (Esce).
joey: Porterò il vostro bagaglio, signore, a casa di Mr. Openrazzo.
vendale: Stavate ascoltando!
joey: Non esattamente, signore, ciononostante ho sentito tutto! (La scena si
chiude).
SCENA SECONDA – Una stanza in casa di mr. wilding, quella già mostrata nella seconda scena del Secondo Atto. Entra sally goldstraw, seguita da
joey.
sally: Mr. Joey!
joey: Miss Goldstraw!
sally: Il vostro posto è in cantina, e il mio è in casa.
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joey: Se preferite la cantina, signorina, vi perseguirò lì con il massimo piacere.
sally: Perché mai volete seguirmi?
joey: Perché, signorina, il primo uomo seguì la prima donna – perché la prese in simpatia!
sally: E la prima donna, Mr. Joey, lo precipitò nel peccato. Non voglio che vi
conduciate voi stesso al peccato! Vi auguro una buona giornata.
joey: Per favore, fermatevi dove siete, signorina. C’è un altro motivo se vi ho
perseguita. Sono inquieto nell’animo.
sally: Come posso aiutarvi?
joey: Come potete? Ve lo dirò. Che cosa fate, quando vi tagliate un dito, e vi
fa male? Prendete un pezzo di benda, e ci spalmate un po’ di balsamo,
mettete in ordine il tutto, e state di nuovo bene. Io sono il dito tagliato, e
voi il balsamo e la benda!
sally: Vi sono molto obbligata, Mr. Joey, per avermi paragonato al balsamo
e alla benda!
joey: Figuratevi, signorina! Nel frattempo, con il vostro permesso, non perderemo di vista lo stato del mio animo. Forse sono i vapori che ho respirato
dai pori, o forse è il dono della profezia che mi ha posseduto ultimamente
– Che sia l’uno, o che sia l’altro, sono inquieto nell’animo per gli insoliti
avvenimenti che si stanno verificando in questa casa. Ora dunque esaminiamo la questione, per piacere! (Tenta di cingerle la vita con il braccio).
sally: Io non esamino le cose con il mio girovita, Mr. Joey – e voi non le esaminate con il braccio! (A parte, dopo un’occhiata al grembiule di pelle di
joey) Come può mai innamorarsi un uomo che indossa un grembiule
del genere?
joey (a parte): Le piace il mio grembiule. Che cosa persegue dal fatto che le
piace il mio grembiule? Le piaccio io! (A sally) Guardatemi, signorina,
con ogni parte di voi, guardatemi quanto volete! Dunque, è iniziato tutto
con il cambio di nome dell’azienda da parte del povero padron Wilding.
Ha cambiato la fortuna della ditta quando l’ha fatto. Che cosa è successo
dopo? È morto, tanto per cominciare. Poi una parte di quella maledetta
roba nelle cantine crolla su padron George. Poi arriva una lettera da un
Paese straniero, e porta cattive notizie. E ora ecco che padron George si
allontana da noi in tutta fretta, in compagnia di quel Mr. Openrazzo, che
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mi rivolta lo stomaco ogni volta che lo guardo. Se non sarà fatto niente
per far girare la fortuna, ricordatevi le mie parole: finirà male!
sally: Fate in modo che la fortuna giri allora! Chi potrebbe farlo? – Perché
state guardando me?
joey: Voi!
sally: Io! Che cosa ve lo fa pensare? Mr. Joey, io sono la causa, l’innocente
causa, di tutto ciò di cui vi lamentate! Se io non avessi fatto domanda
per il posto di lavoro, il povero Mr. Wilding non avrebbe mai scoperto la
verità – e tutto il resto non sarebbe mai successo. Se credete in ciò che
dite dovreste odiarmi! Io sono la miserabile creatura che ha portato la
cattiva sorte nella casa!
joey: Tutte ragioni in più, signorina, perché vi riportiate la buona sorte. (A
parte) Questa è stata detta bene, credo!
sally (a parte): Si è chiaramente innamorato di me, a dispetto del suo grembiule!
joey: Potete cambiare la situazione, signorina, è facile come uno più uno fa
due.
sally: Come, Mr. Joey?
joey: Cambiando il vostro nome da Goldstraw (che va bene) in Ladle (che va
meglio). (A parte) Questa è stata detta bene, credo!
sally: Mr. Joey! Voi, tra tutte le persone al mondo, mi consigliate di cambiare
il nome dell’azienda? E che altro dopo, mi domando?
joey: Una donna non è un’azienda, signorina. E il Signore impedisca che mai
lo sia!
sally: Le donne vi sono molto obbligate, Mr. Joey, per quest’altro complimento!
joey: I ringraziamenti delle donne sono accolti di cuore, Miss Goldstraw.
sally: Avete un modo insolito di corteggiare. È la prima volta per voi?
joey: Ho tentato in passato, signorina, ma non mi sono mai spinto così avanti.
Sarei più cauto, vi assicuro, se solo ne avessi il tempo. I vapori mi stanno
aspettando. E, dopo i vapori, ci sono i bagagli di padron George da portare
fino alla dimora di Mr. Openrazzo. E non so che cosa potrebbe accadere in
seguito nello stato del mio animo. Penso che potrei persuadervi, signori-
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na, se potessi essere così sfacciato da parlare con il mio braccio, e se foste
così gentile da ascoltare con il vostro girovita. (La cinge con il braccio).
sally: I vapori non stanno aspettando me, Mr. Joey; ed io voglio del tempo
per decidere. (Si divincola) L’istituzione del matrimonio è una cosa molto seria. E prima un uomo e una donna imparano a vederla in quest’ottica, meglio sarà in seguito per entrambe le parti. Vi auguro una buona
giornata! (Esce a destra).
joey (la segue con lo sguardo): Belle parole! Le fisserò nella mia mente prima
di dimenticarle. (Cerca di ripetere le parole). “L’istituzione di un uomo e
di una donna è una faccenda molto seria. E dopotutto prima si sposano,
meglio sarà per tutte le parti”. Dio, quanto è vero! (Esce a sinistra).
SCENA TERZA – Il salotto della casa di obenreizer, già mostrato nella prima
scena del Secondo Atto, con questa differenza: che ora si suppone sia notte, e
le lampade sono accese. La cena, intatta, è sul tavolo. In scena marguerite,
obenreizer e vendale. Gli uomini indossano l’abito da viaggio. obenreizer
è in ginocchio, sul fondo della scena, e prepara il suo baule. vendale, in primo piano, è seduto di fronte al tavolo, con un sigaro in bocca, che si è concesso per l’occasione. Il suo bagaglio, già pronto, è in un angolo della stanza.
marguerite, irrequieta e turbata, cammina avanti e indietro, consegnando
a obenreizer ciò che vuole mettere nel baule. Oggetti e vestiti sono disposti su un tavolino e marguerite, nel suo andirivieni, deve necessariamente
passare e ripassare davanti a vendale: le parole che gli dice all’inizio della
scena sono tutte pronunciate in tono di avvertimento. madame dor è seduta
spalle al pubblico e agli attori, come d’abitudine, e pulisce i guanti con i quali
viaggerà obenreizer.
obenreizer (mentre riceve un cappotto piegato da marguerite): Davvero
non vi posso permettere, mia cara, di servirmi in questo modo! Non dovreste affaticarvi andando avanti e indietro con l’occorrente per il mio
viaggio!
marguerite: Non sono affatto stanca. Permettetemi di aiutarvi, vi prego. (Ritorna al tavolino, prende un oggetto richiesto dal tutore e, fermandosi un
attimo, parla con vendale, mentre si riavvicina a obenreizer) Ritorna
sulla tua decisione, George! Non viaggiare con lui! (Va da obenreizer).
vendale (fra sé): È strano che insista in questo modo perché non parta! Que-
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sto viaggio così improvviso le ha scosso i nervi. (A marguerite, quando
passa) Non c’è davvero niente di cui allarmarti, amore!
marguerite (ripassa davanti a vendale): Sai quella piccola fotografia che
mi hai donato? Ebbene, questo pomeriggio l’ha presa, e l’ha guardata.
(Va da obenreizer – ritorna – e continua a parlare con vendale) Ho visto
la sua faccia riflessa mentre guardava il tuo ritratto. George, devi averlo
offeso!
vendale: Io!
marguerite (dopo aver preso un altro oggetto): È spietato come una tigre! È
segreto come una tomba! Non andare con lui, George! (Continua verso
obenreizer con il successivo articolo da viaggio).
vendale (quando marguerite gli passa di nuovo davanti): Tesoro, ti stai sbagliando completamente! (marguerite prende ancora un oggetto dal tavolo, senza rispondere. vendale le si rivolge nuovamente quando ritorna
indietro). Lui ed io non siamo mai stati così amici come in questo momento! (marguerite scuote il capo, e si dirige verso obenreizer).
marguerite (torna indietro): Non andare, George!
vendale (la ferma): Lo so, amore, che è davvero difficile separarsi! (marguerite si divincola e va a prendere l’ultimo oggetto dal tavolo).
marguerite (torna indietro): Potrò rassegnarmi alla nostra lontananza, soltanto se andrai da solo! (Supera obenreizer, e ritorna rapidamente da
vendale, prima che obenreizer possa chiudere il suo baule) Un altro minuto e sarà troppo tardi! Ripensaci, George! Ti supplico!
obenreizer (viene avanti sulla scena): Mille e ancora mille grazie per il tuo
aiuto, Marguerite! Vendale! Il tempo galoppa per noi viaggiatori – cinque
minuti e dobbiamo andare! (vendale si alza, e tenta di calmare marguerite, mentre obenreizer cerca la sua borsa da viaggio) La mia sacca da
viaggio? – Ah! Eccola qui! (Prende la borsa da una sedia, la apre, e si rivolge a vendale) Posso aiutarvi per il bagaglio? Non avete una sacca da
viaggio – nella mia, la tasca per i documenti è a vostra completa disposizione!
vendale: Vi ringrazio, ma ho solo un documento importante con me, ed è
lo stesso che devo custodire di persona. Non me ne separerò finché non
arriveremo a Neuchâtel.
obenreizer (a parte con un sorriso): Come no!
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marguerite (a vendale): Guardalo adesso!
obenreizer (si gira proprio in quel momento): Madame Dor! I miei guanti!
(La donna glieli porge sopra la propria spalla) Angelo custode del mio
bagaglio – tutto perfettamente pulito!
vendale (calma marguerite): L’hai sentito? È di ottimo umore! Ciò che ti
spaventa, tesoro mio, sono solo fantasie!
joey (entra): Padron George!
vendale (con impazienza): Il bagaglio è sistemato, Joey! Non ho bisogno di
voi.
joey (porge una lettera): Vi ho portato un’altra lettera, signore, da un Paese
straniero. È stata inoltrata da Dover al nostro ufficio con una riservata
espresso. (vendale apre la missiva).
marguerite (a vendale): Il tuo viaggio è rimandato?
obenreizer (a vendale): Notizie dalla ditta svizzera?
vendale: Lasciatemi leggere la lettera! (marguerite, obenreizer e joey si
traggono tutti in disparte e guardano ansiosi vendale, il quale legge) “Signore, neppure mezz’ora dopo che il nostro secondo socio, Monsieur
Rolland, vi aveva scritto, un tremendo lutto ha colpito la sua famiglia.
Un incidente fatale lo ha privato del suo unico figlio. Egli, sopraffatto da
questa disgrazia, è incapace di occuparsi di qualsiasi affare, e il suo medico gli ha prescritto riposo assoluto. D’altro canto, come sapete, Monsieur Defresnier è trattenuto a Milano per lavoro. In questa situazione,
sono costretto a chiedervi di inoltrare la ricevuta falsificata proprio a lui,
il quale, nella presente afflizione dell’altro titolare della nostra azienda,
è il solo competente a trattare della questione. Ho inviato i documenti
d’ufficio necessari a Milano. E vi prego, nel vostro interesse, così come
nel nostro, di non perder tempo. Resto ai vostri ordini per qualunque
evenienza. Hartmann (capufficio, Defresnier & Company)”.
marguerite (si fa avanti): Allora?
obenreizer (si fa avanti): Allora?
vendale (a marguerite): Temo che rimarrai delusa. Il viaggio si allunga –
dobbiamo andare a Milano.
marguerite (a parte): La mia ultima speranza è perduta!
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obenreizer (a parte): Respiro di nuovo!
vendale (a obenreizer): Non c’è nessuna obbiezione perché vediate questa
lettera. C’è anzi una ragione perché la vediate: vi siete offerto di accompagnarmi fino in Svizzera, ma in pieno inverno non posso certo aspettarmi che continuiate il viaggio con me, e attraversiate le Alpi. (Porge la
lettera a obenreizer).
obenreizer: Amico mio! Io non faccio niente a metà. Se attraverserete le
Alpi, che sia inverno o estate, io le attraverserò con voi!
vendale: Ben detto, fratello di viaggio! Joey! Prendete una penna, e modificate la destinazione finale sul mio baule da “Neuchâtel” a “Milano”. Sapete come si scrive lettera per lettera? M I L A N O. (Parla da parte con
marguerite, cercando di tranquillizzarla. obenreizer legge la lettera in
silenzio).
joey (a se stesso, mentre modifica l’indirizzo): So più di questo, padron George!
So che a Miss Margaret non piace questo vostro viaggio più di quanto non
piaccia a me. Darei qualsiasi cosa pur di sentire ciò che ha da dirne lei.
obenreizer (tra sé, ripiegando la lettera): Sul treno si possono intromettere
testimoni, nelle locande si possono trovare dei camerieri. Sulla montagna non ci saranno né testimoni né camerieri! Sulla montagna lo avrò in
pugno! (Restituisce la lettera a vendale) En route, amico mio! Non abbiamo un altro minuto da sprecare.
joey: Prenderò il vostro bagaglio, padron George. La carrozza è qui di fronte.
(Porta fuori il bagaglio di vendale. madame dor segue trionfante con il
baule di obenreizer).
obenreizer (a marguerite): Adieu, mia incantevole pupilla! In mia assenza,
Marguerite, serbate di me il ricordo più gentile che potete. So quanto lui
è prezioso per voi. Fidatevi di me – mi prenderò cura io di lui! (Esce).
marguerite (si stringe a vendale): Oh, George, no! Non andare!
obenreizer (fuori): Vendale!
vendale: Calmati, angelo mio! Tra meno di un mese sarò di ritorno!
obenreizer (come prima): Vendale!
vendale: Un ultimo bacio! (joey rientra).
joey: Vi sta aspettando, padron George. (vendale esce di fretta).
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marguerite: È andato! È andato a dispetto di tutto ciò che potevo dirgli! Che
si deve fare?
joey: Datemi la vostra mano, signorina – e ve lo dirò!
marguerite: Eccovele tutte e due!
joey: Guardatemi!
marguerite: Ecco, vi guardo!
joey: Avete abbastanza coraggio da fare una cosa disperata?
marguerite: Mettetemi alla prova! Non sono una donna raffinata, sono una
del popolo, Joey, come voi!
joey: Nella vostra mente è nato il pensiero che lui sia in pericolo, lo stesso
che è nato anche nella mia.
marguerite: Sì!
joey: Ma lui è partito, anche se tutti hanno cercato di fermarlo.
marguerite: Sì! Sì!
joey: Seguitelo, signorina, e io vi accompagnerò!
marguerite giunge le proprie mani con un grido di gioia. Cala il sipario.
ATTO IV
SCENA PRIMA – Notte. Camera di una locanda svizzera. Il letto è in fondo al
palcoscenico. Su un lato una porta, vicino alla porta un tavolino; all’interno
della porta un pesante catenaccio. Sul lato opposto un camino. Sul tavolino le
candele si consumano lentamente nei loro portalampade. La stanza è principalmente illuminata dalla luce rossa del fuoco. vendale giace su un divano.
obenreizer cammina avanti e indietro per la stanza.
vendale: Che notte quieta! Si sente soltanto, lontano da qualche parte, un
rumore d’acqua. È una cascata?
obenreizer: Sì, c’è una cascata sui bassi pendii della montagna.
320
vendale: La montagna che ci separa dall’Italia! Quella che attraverseremo
domani!
obenreizer (si ferma e segue il corso dei suoi pensieri): Sembra il rumore della cascata che sentivo a casa da bambino. Quella cascata che mia madre
mostrava ai viaggiatori – se quella era mia madre.
vendale: Se era vostra madre?
obenreizer (segue sempre i suoi pensieri): Come quello di tutti i corsi d’acqua e di tutte le cascate, il rumore di quella cascata cambiava con la stagione. Mi ricordo che quando ero ragazzo mi sibilava per giorni interi:
“Chi sei, mia piccola canaglia?” Altre volte, con voce immota, quando la
bufera avvolgeva passi e sentieri, diceva: “Bum, bum, bum – Colpiscilo!
Picchialo! Fagli male!”, proprio come faceva mia madre quando era arrabbiata – se quella era mia madre.
vendale: Perché dite “se”?
obenreizer: Che cosa ne so io? La mia nascita è avvolta nell’oscurità, come
posso saperlo? Ero ancora un ragazzo: gli altri della famiglia erano già
uomini e donne. I miei presunti genitori erano vecchi. In un caso come
il mio tutto è possibile.
vendale: Avete mai dubitato –
obenreizer: Bah! Sono qui al mondo. Cosa importa come ci sono arrivato?
vendale: Ma almeno siete svizzero?
obenreizer: Come faccio a saperlo? Se vi chiedessi: “Ma almeno siete inglese?”, come lo sapreste?
vendale: Da ciò che mi è stato detto fin dall’infanzia.
obenreizer: Voi credete a ciò che vi è stato detto fin dall’infanzia? – Bene! Per
farla breve – anche io mi fiderò di quel che mi è stato detto dall’infanzia.
(Ricomincia ad andare avanti e indietro per la stanza).
vendale: Non avete ricordi della vostra infanzia?
obenreizer (continua ad andare avanti e indietro): Ho il ricordo della fame;
ho il ricordo del freddo; ho il ricordo del bastone! Ecco la biografia dei
miei primi giorni. Potete provare compassione o ridere di me: fate ciò
che volete e poi dimenticate tutto ciò che mi riguarda il più presto possibile. Vent’anni fa vi avrei pregato di farmi l’elemosina, ora vi prego solo
di cambiare discorso! (Va alla finestra, apre la persiana e guarda fuori).
321
vendale (parla tra sé): C’è un segreto nel suo passato. Che sia il motivo per
cui Walter lo voleva vedere prima di morire?
obenreizer (chiude la persiana e si rivolge a vendale): Buio e freddo, caro il
mio compagno di viaggio! Non c’è anima viva là fuori, non una stella in
cielo! Il vostro fuoco langue, dobbiamo ravvivarlo. (Dalla porta chiama
rivolto all’esterno) Ehi, portate legna! (Entra un inserviente e aggiunge
legna al fuoco. obenreizer sta in piedi vicino alla porta e continua a parlare tra sé e sé) Dove conserverà la ricevuta durante la notte? Se si addormenta lo scoprirò. E se dovesse restare sveglio? Non posso correre rischi.
(Prende una fiala dalla tasca interna della giacca) Gli farò bere il laudano
stanotte.
un cameriere (a vendale): Avete bisogno d’altro?
vendale: No, grazie.
obenreizer: Sì, grazie! Portate una bottiglia del vostro brandy migliore (il cameriere esce). Il freddo è proprio pungente, nonostante questo bel fuoco
– Un goccio di brandy non può certo farci male.
vendale: Temo che in un posto come questo non ne abbiano di buono.
obenreizer: Le nostre fiaschette sono vuote – meglio un cattivo brandy che
niente. (Entra il cameriere con una bottiglia e due bicchieri su un vassoio) Mettetelo qui. (Il cameriere poggia il vassoio sul tavolino vicino alla
porta).
vendale (al cameriere): Avete già avuto le disposizioni per domani? (L’uomo
si volta verso vendale. obenreizer, dando loro le spalle, versa del laudano in uno dei bicchieri che sono sul tavolo. vendale continua a parlare
con il cameriere) Le guide lo sanno che domani avremo bisogno di loro
per passare la montagna?
cameriere: Sì, signore.
vendale: Non dimenticate di darci la sveglia molto presto.
cameriere: Alle quattro, signore?
vendale: Alle quattro. (Il cameriere esce. obenreizer porge a vendale il brandy drogato).
obenreizer: Voi che ve ne intendete, bevetelo e ditemi com’è. (vendale beve)
Non molto buono, vero?
322
vendale: Ha un retrogusto amaro – non mi piace!
obenreizer (gli toglie di mano il bicchiere): Ce n’è ancora un goccio sul fondo – ora lo assaggio. (Avvicina il bicchiere alle labbra) Puah! Brucia! Avete
ragione, è davvero cattivo! (Butta ciò che avanza nel fuoco).
vendale: Il tempo trascorre veloce, non è vero? Che ora fate? Il mio orologio
si è fermato.
obenreizer: È molto tardi. Dobbiamo riposarci almeno un po’ prima di partire. Vi voglio chiedere un’ultima cosa prima di ritirarmi in camera mia:
quando viaggiate chiudete la porta a chiave durante la notte?
vendale: No! Dormo molto profondamente.
obenreizer: Dormite così profondamente? Che fortuna!
vendale: Non certo una fortuna per tutti gli altri della locanda, se mi si dovesse dare la sveglia bussando ad una porta chiusa! Se il cameriere potrà
entrare a svegliarmi, non disturberò gli altri ospiti della locanda.
obenreizer: Capisco. Anch’io lascerò la porta aperta, ma permettetemi che
vi dia un consiglio, da svizzero quale sono: quando viaggiate in questo
Paese tenete sempre i documenti – e ovviamente il denaro – sotto il cuscino. Sempre sotto il cuscino!
vendale: Non siete gentile con i vostri conterranei!
obenreizer: I miei conterranei sono come la maggior parte degli uomini: la
maggior parte degli uomini si prende ciò che può! Adieu. Ci vediamo alle
quattro. (Esce).
vendale (si alza dal divano e ravviva il fuoco): Il mio compagno di viaggio è
un tipo strano. La sua parte più strana è – ciò che ha appena detto della
sua infanzia. Ora credo di intuire, per la prima volta, che cosa volesse
da lui il povero Wilding, e mi sembra incredibile di non esserci arrivato
prima. Sappiamo che il bambino che fu adottato fu portato in Svizzera;
Obenreizer ha l’età di Wilding. Obenreizer non è sicuro che i suoi genitori fossero i suoi genitori. Obenreizer parla inglese con così poco accento
straniero, che l’inglese potrebbe essere stata la prima lingua che ha imparato. L’uomo che stiamo cercando è dunque quello che dorme nella
stanza accanto? (Fa un giro sul palcoscenico) Mi sento la testa pesante
– l’effetto del freddo, suppongo – (mette ancora legna sul fuoco e si accovaccia vicino per scaldarsi) le ultime volontà del povero Wilding sono
sacre per me. Tutta la sua fortuna è destinata all’uomo di cui si sono per-
323
se le tracce – e quell’uomo non è stato ancora trovato. Interrogherò più
a fondo Obenreizer! (Ancora una volta percorre il palcoscenico a grandi
passi) Sento la testa sempre più pesante. Deve essere l’effetto del brandy
cattivo, non c’è dubbio – sono stato proprio sciocco a bere anche quel
poco che ho bevuto. (Si ferma e riprende il corso dei suoi pensieri) Supponiamo che si scopra che Obenreizer è l’uomo che cerchiamo? Mi piacerebbe che fosse lui il vero Walter Wilding? Ci vado molto d’accordo, ma
non sarei contento. Mi piacerebbe che diventasse ricco? No. Ha già abbastanza autorità su Marguerite così come stanno le cose e con il denaro
ne acquisirebbe ancora. (Si ferma, la testa gli cade sul petto. Si risolleva
con uno sforzo) Cosa vado a pensare? I miei desideri possono interferire
con quelli che sono i miei doveri nei confronti del mio amico defunto?
No! Accada quel che accada, farò ciò che devo. Ci ripenserò domani, a
mente libera. (Si avvicina alla finestra e guarda fuori; chiude la persiana
e torna a sdraiarsi sul divano) Non sono abbastanza in forma per valicare
la montagna. Mi sento le gambe stanche solo a camminare per la stanza.
(Si stende sul divano) Un’oretta di riposo mi rimetterà in sesto, il divano
è vicino al fuoco; sento che sto per addormentarmi, resterò qui.
Chiude gli occhi. Per un po’ non accade niente sul palco, poi improvvisamente le candele si spengono. Il fuoco rimane acceso. Ad un tratto il
pesante chiavistello della porta viene sollevato con cautela. La porta si
apre pian piano e obenreizer entra di soppiatto. Indossa solo i pantaloni
e una camicia di flanella con il colletto sbottonato e le maniche arrotolate
fino ai gomiti. Mentre avanza verso il letto il suo piede sbatte contro il
tavolino. vendale si riscuote e si lancia contro di lui.
vendale: Che succede? Chi siete?
obenreizer (sorpreso, lo afferra per le spalle): Non siete ancora a letto! Allora
c’è qualcosa che non va!
vendale (si libera): Cosa intendete dire?
obenreizer: Prima di tutto ditemi – siete malato?
vendale: Malato? No.
obenreizer: Ho fatto un brutto sogno che vi riguardava! Poi ho cercato di
continuare a riposare ma è stato impossibile. Ero ansioso di accertarmi
che foste al sicuro – e tuttavia avevo paura che avreste riso di me! Ho
324
esitato un po’ davanti alla porta, e alla fine sono entrato. Son contento di
vedere che il mio sogno era un sogno – Meglio che vada? Il mio fuoco si è
spento come le vostre candele. Avete sonno?
vendale: Ne avevo prima che voi entraste. Ora la sorpresa sembra avermi
completamente svegliato. State qui con me e fatemi compagnia, siete il
benvenuto!
obenreizer: Ah! È stato un brutto sogno! Voi eravate malato – e io lottavo
contro un ladro. Vedete infatti che mi ero liberato degli abiti?
vendale (indica un pugnale legato alla cintura intorno alla vita di obenreizer): E armato anche, vedo!
obenreizer: È un pugnale che porto sempre con me quando viaggio. Voi non
avete un’arma da difesa simile a questa?
vendale: No, non ho niente del genere.
obenreizer (si avvicina al letto e getta un’occhiata al cuscino): Neanche una
pistola?
vendale (si riaccascia sul divano con aria assonnata): Nessun’arma! Di nessun genere.
obenreizer: Voi Inglesi siete così fiduciosi! (Tasta sotto il cuscino. A parte) La
ricevuta non c’è. Che l’abbia addosso?
vendale: Dove siete?
obenreizer (si avvicina al divano): Sono qui.
vendale (con aria sempre più assonnata): Ho qualcosa che volevo sempre
chiedervi. Volevo chiedervela domani, ma perché non chiedervela ora?
obenreizer: Certo, perché no, se ve ne ricordate?
vendale (mentre sprofonda nel sonno): È una questione molto importante
– che vi riguarda – voi sapete a cosa mi riferisco –
obenreizer: Ha a che fare con domani?
vendale: Sì – domani – (si addormenta).
obenreizer: Il laudano alla fine ha funzionato! Ora bisogna trovare la ricevuta! Non è sotto il cuscino! Forse se n’è dimenticato e l’ha lasciata nel
bagaglio? (Rovista nel baule di vendale) No! Non è qui. Forse l’ha riletta e
poi l’ha lasciata in giro per la stanza? (Accende un fiammifero e si guarda
325
intorno) No! Non l’ha lasciata in giro per la stanza. Deve averla addosso
– a Londra aveva detto che l’avrebbe tenuta addosso. Il laudano ha avuto
il tempo di fare effetto? (Guarda vendale) Sì! – Giace qui indifeso alla
mia mercé, l’uomo che si è frapposto tra me e Marguerite, l’uomo che
porta la mia rovina nella tasca della giacca, l’uomo la cui morte desidero
ardentemente due volte! Piano – ci vuole pazienza! La locanda è isolata,
ma la montagna lo è ancora di più. (Tasta la tasca del cappotto di vendale) L’avrà messa qui? Piano, piano – fammi sbottonare il cappotto. (Fa
per sbottonare il cappotto di vendale, ma qualcuno bussa forte alla porta
della camera).
cameriere (da fuori): Signori, sono le quattro!
vendale (balza in piedi): Chi è? Entrate! (Il cameriere entra. obenreizer va
verso la porta, il cameriere si avvicina a vendale).
obenreizer (a parte): Deve valicare la montagna con me oggi. Sulla montagna lo ucciderò! (Il sipario si chiude).
SCENA SECONDA – Esterno della locanda svizzera all’alba. Gli oggetti e le
persone sulla scena sono visibili solo come ombre nella nebbia. I due alti picchi delle montagne, bianchi di neve, sono a malapena distinguibili nell’oscurità. Davanti alla porta della locanda appaiono, come tante ombre, il cameriere e tre guide, jean paul, jean baptiste e jean marie.
cameriere: Dunque, amici, finalmente è giunta l’alba. Come vi sembra il
tempo?
jean paul: A me sembra stabile.
jean baptiste: Secondo me è molto instabile.
jean marie: A me pare decisamente brutto.
cameriere: Decidetevi! I due signori non possono aspettare oltre.
jean paul: Io sono pronto ad attraversare la montagna con loro – se gli altri
verranno con me.
jean baptiste: Io vorrei consultare mio padre, che conosce la montagna
come le sue tasche.
jean marie: Io mi rendo conto da solo che sta arrivando la tempesta. Annuso
326
la neve, sento l’uragano nell’aria. Non c’è somma che i due gentiluomini
mi possano offrire che mi convincerà ad attraversare la montagna con
loro oggi.
Entrano obenreizer e vendale, equipaggiati per scalare i monti. Li accompagna baptiste senior.
obenreizer (alle guide): Allora? Siete pronti finalmente?
vendale (alle guide): La mia pazienza è agli sgoccioli, sono stanco e stufo di
tutti questi dubbi e ritardi.
obenreizer: Avete sentito cosa ha detto il mio amico? Ci guiderete al di là
della montagna o no?
jean paul: Io sì – se anche gli altri sono d’accordo.
jean marie: Io no! Qualunque cifra mi offriate è no!
jean baptiste: Rimettiamo la decisione a mio padre che è qui. Mio padre,
signori, è la guida che ha maggiore esperienza da queste parti. Conosce
la montagna; conosce il tempo; ciò che dice è oro colato.
cameriere: Date retta al vecchio, signori. Garantisco per lui.
obenreizer (a vendale): Siete mai stato in Svizzera prima d’ora? Sapete cosa
significa questo? Vogliono semplicemente raddoppiare il loro ingaggio –
tutto qui!
vendale: Ci prendono per bambini? Stanno forse tentando di spaventarci?
obenreizer: Giudicate voi stesso! (Dà una pacca sulla spalla di baptiste senior) Dunque, saggio uomo delle montagne, che tempo farà oggi?
baptiste senior: Oggi ci sarà tempesta.
obenreizer (a vendale): Cosa vi avevo detto?
baptiste senior: Fioccherà tanta neve da seppellirvi in piedi, soffierà un
vento tale da succhiare tutta l’aria che avete in corpo e strapparvi tutti
i capelli che avete in testa. Ci saranno tuoni e fulmini. Sentirete freddo
come mai in vita vostra e intorno a voi sarà buio pesto. Se siete stanchi di
vivere attraversate la montagna oggi.
vendale: Parola mia, davvero ottimista!
obenreizer: Bah! – Qualche moneta in più potrebbe cambiare il suo punto
di vista.
327
baptiste senior: Neanche duemila monete in più cambierebbero la mia
opinione! (A vendale) Avvicinatevi, per favore – però – non credevo che
avreste tentato di corrompermi – ve lo dirò ancora una volta. (Indica la
cima della montagna) Guardate lassù: quante cime bianche di neve contate attraverso la nebbia?
vendale: Due.
baptiste senior: Ce n’è una terza.
vendale: Perché io non la vedo?
baptiste senior: Perché i nuvoloni la coprono già. Quando quella cima è
nascosta e le altre due si vedono ancora, bisogna stare attenti alla montagna perché sta arrivando qualcosa di brutto! Avete sentito il rumore
della cascata la scorsa notte? Tempesta! Vi siete accorto che le mucche
erano agitate e le capre impazzite? Tempesta! Avete fatto fatica ad aprire
la porta stamattina? Tempesta! Ora decidete voi il da farsi. Io vi ho avvertito e me ne lavo le mani.
jean baptiste: Sono perfettamente d’accordo con mio padre.
jean marie: Lo avevo detto io! E prima che parlasse vostro padre!
jean paul: Neanche io posso venire con voi senza di loro.
cameriere: Cercheremo di rendervi il soggiorno il più confortevole possibile
alla locanda, signori.
obenreizer: Davvero un coro meraviglioso! Prendete una decisione, Vendale. Il vostro immortale Shakespeare dice da qualche parte: “Discretion is
the better part of valour”.1 Ciò che conta di più è saper decidere!
vendale: Non mi importa che il tempo sia brutto o bello! Io non ho tempo da
perdere e voglio andare avanti!
obenreizer: Non voglio che vi facciate influenzare da me, io sono un montanaro e conosco questi passi alpini a menadito. Ho sentito questi poveri
diavoli trattare i loro affari in questo modo centinaia di volte. Per voi è
diverso, potreste essere tentato di credere a ciò che dicono. Volete che
aspettiamo?
vendale: Ho già aspettato anche troppo. Ho premura di varcare la montagna.
1
Citazione dal dramma Enrico IV, Parte prima, Atto V, Scena IV [N.d.T.].
328
obenreizer (alle guide): Avete sentito? Ha premura!
vendale (a obenreizer): Voi conoscete la montagna. Se vi assumete il rischio
di passarla, lo farò anch’io.
obenreizer (alle guide): Corro il rischio come richiede il mio amico. (A vendale) Sono l’uomo che fa per voi! Vi guiderò io fino alla fine del vostro
viaggio! Dite solo quando volete partire: sono pronto!
vendale (indica il sentiero): Ora!
baptiste senior (blocca vendale): Un ultimo avvertimento, signori. Voi non
mi avete detto che volevate corrompermi. Ci sono cinque rifugi lungo
il vostro percorso, superati i quali vedrete una croce di legno, e lì c’è un
convento. Quando la tempesta infurierà non tentate di affrontarla. Se c’è
un rifugio vicino cercate immediatamente ricovero –
obenreizer (a vendale): Cercano di tirare l’acqua al loro mulino fino all’ultimo. Questo vecchio amico è inimitabile. Non ha ancora perso la speranza di imbrogliarvi.
vendale: Siete pronto?
obenreizer: Seguitemi!
Partono. C’è grande agitazione tra le guide, che seguono per qualche passo i due viaggiatori e poi si fermano ai due lati del palco a guardarli con
preoccupazione.
jean paul (grida nella loro direzione): Non troppo veloci, signori! Risparmiate le energie all’inizio!
jean baptiste (grida): Non dimenticate che ci sono i rifugi!
jean marie (grida): Non correte verso la vostra rovina! Tornate indietro!
cameriere (grida) Quando cadrà la neve sondate il terreno con il bastone.
Non perdete il sentiero!
baptiste senior: Risparmiate il fiato! La possibilità che quei due hanno di
tenere il sentiero è la stessa che avete voi di diventare padrone della locanda.
cameriere: Non saprei. Comunque sono entrambi buoni camminatori.
baptiste senior: Comunque sono entrambi uomini morti! (Entra per primo
nella locanda e gli altri lo seguono. La scena cambia).
329
Scena terza – Sul passo della montagna. Alla destra del palcoscenico, sul
fondo, un ripido sentiero in discesa serpeggia attraverso le rocce innevate. Il
sentiero viene verosimilmente dal convento, che non è sulla scena, e lo collega
alla pista che porta oltre la montagna. La pista attraversa tutto il palcoscenico longitudinalmente dal limite del sentiero e continua, scendendo con un
forte pendio, finché si perde oltre il palcoscenico sulla sinistra. Lungo il suo
lato più distante dal pubblico la pista si solleva fino all’orlo di un precipizio
che si immagina molto alto, ma non si vede. Dalla parte opposta al sentiero la
montagna si erge sull’altro lato dell’abisso con ripide pareti di roccia, neve e
ghiaccio, che si perdono oltre lo sfondo della scena. C’è un momento di quiete
nella tempesta. La neve continua a cadere. Il vento fischia con minore intensità. I fulmini saettano a intervalli più lunghi e il rimbombare dei tuoni si
prolunga in echi che arrivano deboli da enorme distanza. Vento e tuoni continuano a echeggiare in sottofondo alle voci degli attori sulla scena. Quando
si apre il sipario obenreizer e vendale stanno percorrendo il sentiero che si
snoda dal convento. Si fermano quando raggiungono l’inizio della pista. vendale con cautela guarda oltre l’orlo del precipizio.
vendale (indica il precipizio): Un altro precipizio, un baratro spaventoso!
Ditemi che abbiamo ritrovato la pista!
obenreizer (con durezza): Sì, l’abbiamo trovata!
vendale: La tempesta sembra essere passata.
obenreizer: La tempesta tornerà.
vendale: Mi sento intontito e assonnato, esattamente come la scorsa notte
alla locanda. Che cosa significa?
obenreizer: Significa che il viaggio è finito!
vendale: Finito? In questo passo desolato? Come può essere finito – prima
che abbiamo raggiunto Milano?
obenreizer: Finito – prima che voi raggiungiate Milano. Ho promesso di guidarvi fino al termine del vostro viaggio, e ho mantenuto la promessa. Il
viaggio della vostra vita termina qui.
vendale: Cosa dite!
obenreizer: Stupido! Vi ho drogato al convento, vi ho drogato la scorsa notte
alla locanda! Che stupido – io sono il ladro e il falsario. Fra un minuto
sottrarrò la prova dei miei crimini dal vostro cadavere!
330
vendale (confuso per effetto del laudano): Canaglia! Che cosa vi ho fatto di
male?
obenreizer: Che cosa mi avete fatto? Ora vi dirò cosa mi avete fatto, George
Vendale! Amo Marguerite. Ho sacrificato il mio onore, ho preso denaro
che non era mio per farla vivere nel lusso! Amo Marguerite, e voi siete
l’uomo che si è messo tra noi! Voi siete l’uomo che mi ha spinto a comprare i diamanti! Voi mi avete fatto perdere il senno al punto che ho speso il denaro che avrebbe dovuto coprire il debito con la ditta! Voi avete
causato la scoperta del buco nel bilancio! Voi in questo momento portate la mia rovina nella tasca del cappotto! Voi mi screditerete agli occhi di
lei, se vivrete fino a rivederla! Dovete morire! Se anche aveste mille vite,
dovete morire!
vendale: Statemi lontano! Vigliacco! Assassino! Andate via! Statemi lontano!
obenreizer: Assassino? Io non vi torcerò un capello! Prenderò i documenti –
vi abbandonerò qui – e morirete. Posso aspettare! Tra due minuti cadrete
addormentato! Dormire in mezzo a questa neve equivale a morire, e voi
state già dormendo in piedi. (Si avvicina a vendale).
vendale (cerca di scuotersi dal sopore): Fermo! Allontanatevi! Dio benedica
la mia Marguerite. Che non sappia mai come sono morto – state indietro
e lasciate che io guardi il vostro viso d’assassino! Fatemi ricordare qualcosa che devo ancora dirvi!
obenreizer (si ferma un attimo mentre si avvicina a vendale): Maledetto!
Come mi guarda!
vendale (con ferocia – sta per ricadere nel torpore): No! No! No! Nonostante
siate un farabutto devo dirvi questa cosa. Obenreizer! Il dovere di fedeltà
verso chi è morto – Obenreizer! –
obenreizer: Presto, la ricevuta!
vendale: No!
obenreizer: Mi manca il coraggio – basta, non posso più aspettare. Arrendetevi al vostro destino!
vendale: No!
obenreizer: Ora o mai più!
vendale: Mai più! (Con un ultimo sforzo spinge via obenreizer, che è davanti
a lui, si lancia fino al limite della pista e si butta nel precipizio).
331
obenreizer (guarda giù con un urlo d’orrore, poi si ritrae dal baratro. Il cielo diventa scuro, i fulmini saettano, i tuoni e il vento rimbombano con
più forza. In lontananza si sentono risuonare debolmente i rintocchi delle
campane del convento): È perduto! Perduto! E io con lui! (Cade sulla neve
privo di sensi. Proprio in quel momento un monaco con dei cani arriva
dal convento in cima al sentiero, sulla destra. Lo seguono marguerite,
joey ladle e altri monaci che portano delle funi. Il monaco e marguerite guardano nel precipizio. marguerite corre giù sulla pista e si sporge
sull’orlo del baratro).
marguerite: George! – Eccolo, lo vedo! Le funi! Le funi! (I monaci corrono
verso di lei con le funi. Cala il sipario).
ATTO V
Sera. Una stanza in un convento di montagna. Vari ingressi sul fondale e
a sinistra. Sul fondale anche una porta apparentemente di solida quercia
coperta di borchie. Non ha maniglia, né serratura. Un meccanismo invisibile la apre dall’interno. Ci sono due sedie e un tavolo con sopra una
lampada e l’occorrente per scrivere. Più in là un secondo tavolo e un’altra
sedia. Entra un monaco che introduce l’avvocato bintrey, seguito da joey
ladle. Dopo il loro ingresso il monaco esce.
bintrey: Allora, Mastro Joey, ditemi cosa sta succedendo! La mia vita professionale è stata rivoluzionata. Vengo scaraventato dal treno in una regione
selvaggia, portato sulla montagna da un mulo, e condotto in convento
da un monaco. Tutto perché Miss Marguerite ha deciso di seguire George
Vendale in Svizzera e di farsi guidare da voi in questa avventura!
joey: Come avete capito che è proprio questo ciò che è accaduto, Mr. Bintrey?
bintrey: Semplice! Mi ha portato fin qui una lettera di Miss Marguerite, con
la quale mi informava che Mr. Vendale era stato vittima di un terribile incidente, e mi implorava di raggiungerla. Avrebbe potuto scriverla se non
lo avesse seguito? – E avrebbe potuto seguirlo senza di voi?
joey: Se queste sono le vostre conclusioni, Mr. Bintrey, il padron George non
332
sarebbe vivo se non fosse per me. Venni quaggiù per accompagnare Miss
Margaret, ed è lei che lo salvò. Le corde dei soccorritori erano troppo
deboli per reggere gli uomini, così lei si calò nell’abisso e lo strappò alla
morte.
bintrey: Pensate che Mr. Obenreizer sia coinvolto nella vicenda?
joey: Lo trovammo disteso sulla neve vicino al precipizio, se questo significa
essere coinvolto.
bintrey: morto?
joey: Svenuto, signore.
bintrey: Curioso, come minimo. Quando Mr. Vendale fu portato su, dicesti –
joey: Mi espressi male, signore. Pensai che il padron George fosse morto,
perché non sentii nulla quando lo toccai. Le mie dita erano paralizzate
dal freddo e i miei sensi paralizzati dalla paura; quando tentai di sentire
il suo cuore, probabilmente lo cercai dalla parte sbagliata.
bintrey: Sì, certo – ma non cogli il senso di ciò che voglio dire. Torniamo a
Mr. Vendale. Sta già abbastanza bene per viaggiare?
joey: Mi hanno detto di sì, signore: domattina potrà uscire dal convento.
bintrey: E Miss Marguerite?
joey: Miss Margaret sarà pronta per viaggiare, signore, quando il padron
George sarà pronto per viaggiare, non prima.
bintrey: Sicuro! La meta del loro viaggio sarà la chiesa più vicina. È tutto
abbastanza chiaro, ma ho le idee un po’ confuse su alcuni aspetti della
storia. Dove si trova ora Mr. Obenreizer?
joey: Mr. Openrazzo è stato per tutto questo tempo nel convento, signore.
bintrey: Stai scherzando! In compagnia degli altri due?
joey: No, signore, gli altri due erano lontani da lui e tra loro. Donne e uomini
non possono vivere insieme qui; per salvaguardare la salute del padron
George hanno fatto in modo che Mr. Openrazzo non lo incontrasse.
bintrey: Per la sua salute, eh?, non perché Obenreizer fosse stato il suo compagno di viaggio –
joey: Io capisco perfettamente ciò che intendete dire, signore. La mia opinione su Mr. Openrazzo non è migliore della vostra, ma è tutta basata su
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congetture – non c’è niente che possiamo provare contro di lui. È stato
riportato qui senza forze come il suo amico, e per il suo amico si è fermato al convento.
bintrey: Joey, da quando è qui Mr. Vendale ha detto qualcosa di strano?
joey: No, signore.
bintrey: Ha scritto qualche messaggio, o vi ha affidato qualche missiva per
Marguerite?
joey: No, signore, ma pare avere qualcosa in mente.
bintrey (a parte): George Vendale ha da dire qualcosa che si può comunicare solo al proprio avvocato. Il motivo per cui sono stato convocato è
un segreto. (A voce alta) Se Mr. Vendale non ha difficoltà, sono pronto a
vederlo anche subito.
joey: Vado e indago, signore. Prima però posso permettermi di farvi una domanda? Quando lasciaste Londra, Mr. Bintrey, come stava quel tesoro di
donna di Miss Goldstraw?
bintrey: Come stava? Come sta. Ho una sorpresa in serbo per voi! Miss Goldstraw era davvero in ansia per Miss Marguerite, che sapeva in questo
strano luogo. Ha deciso di seguirmi, dunque, per offrire i suoi servigi alla
giovane; secondo la mia personale opinione, però, siete voi il vero motivo di questo viaggio, Mastro Joey.
joey: Non c’è alcun dubbio, Mr. Bintrey!
bintrey: Perbacco, non è una sorpresa allora! Sembra che abbiate aspettato
quella donna per tutto questo tempo!
joey: Naturalmente! Se io non fossi ritornato da lei, lei avrebbe venuto da
me.
bintrey: Ah, ve lo fa dire la vostra esperienza con le donne?
joey: No, solo la mia esperienza con Miss Goldstraw. Non potete aver viaggiato sin qui, signore, in compagnia di quella donna meravigliosa senza
notare che usa bellissime frasi. Ebbene! Io ho fatto un ulteriore passo in
avanti, ho impresso le sue frasi nella mia mente. Quali erano le parole
precise – quelle che mi disse l’ultima volta che la vidi a Cripple Corner?
Ah, sì – “La separazione di un uomo e di una donna è una cosa molto
seria. Prima tornano insieme, meglio sarà per entrambi”. Questa sì che
è una bella frase! E quali conseguenze pratiche può avere? Io non posso
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andare da Miss Goldstraw, d’accordo, Miss Goldstraw verrà da me. (Entra sally).
bintrey: Di nuovo la vostra capacità profetica, Mastro Joey!
sally: Il mio arrivo è stato preannunciato, signore? Perché se così fosse me
ne andrei via di nuovo! Immediatamente!
bintrey: Permettetemi di darvi il braccio.
joey: Ancora una parola, Mr. Bintrey, prima di portarmela via.
bintrey: Cosa ci volete dire?
joey: Quando arriveremo al primo centro abitato assisteremo a due matrimoni. Padron George sposerà Miss Margaret. Ma chi sposerà Miss Goldstraw?
sally: Non siate indiscreto, Mr. Joey!
joey: Torno a dire: chi sposerà Miss Goldstraw?
bintrey: Ho paura che sarete voi a farlo!
joey: Perché dunque Miss Goldstraw esce di qui con voi e non con me?
sally: Abbiate un po’ di pazienza, Mr. Joey, e uscirete con me per il resto della
vostra vita.
bintrey: Non dovete monopolizzare vostra moglie prima che lo diventi. È già
abbastanza deplorevole monopolizzare dopo una donna così adorabile.
sally: E per di più, Mr. Joey, dovreste ricordarvi che “un uomo non dovrebbe
lasciare troppo spazio ad una donna, o rischia di ritrovarsi da solo all’altare”.
joey: Grazie, signorina, ciò che dite mi soddisfa a sufficienza. Avete sentito,
Mr. Bintrey? Questa sì che è una frase! Imprimetela nella vostra mente
e comportatevi di conseguenza per il resto della vostra vita (cerca di ripetere) “Una donna non dovrebbe lasciare troppo spazio ad un uomo o
rischia di ritrovarsi da sola all’altare”. Dio, com’è vero!
obenreizer (dall’esterno): In questa stanza, padre? Va bene!
joey: Ecco Mr. Openrazzo, mellifluo come sempre. (Entra il primo monaco
con obenreizer. Il monaco porta con sé un grande libro, obenreizer
una pesante borsa piena di denaro, che poggia sul tavolo. joey conduce
sally verso l’uscita dal palco). Laggiù! Laggiù c’è Miss Margaret. Andate
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da lei (sally esce di scena. joey rimane, bintrey si rivolge ad obenreizer).
bintrey: Cosa? Mr. Obenreizer è diventato tesoriere!
obenreizer: Felice di rivedervi. Ho saputo del vostro arrivo, Mr. Bintrey. Che piacere! Siete venuto per vedere Mr. Vendale? Tranquillizzatevi per il vostro amico. Presto starà bene esattamente come prima. Siete qui per affari, vero?
bintrey (seccamente): Impossibile da dire fino a che non abbia parlato con
Mr. Vendale.
obenreizer: Ah! La faccenda non è così semplice come sembra! Io, il suo
compagno di viaggio, quello che ha condiviso con lui gli stessi pericoli,
non ho avuto ancora il permesso di vederlo.
monaco (rivolto a obenreizer): Proprio perché hai condiviso gli stessi pericoli con lui, figliolo, la tua presenza glieli ricorda. Questo è il motivo per
cui abbiamo esitato a fartelo incontrare per primo. (Rivolto a bintrey)
Voi, signore, che invece gli ricordate la sua casa, potete vederlo subito.
Sarà compito vostro preparare Mr. Vendale ad incontrare quest’altro
amico (indica obenreizer). Accompagnatelo qui quando sarà pronto.
(bintrey si inchina).
joey: Vi mostro la strada, se volete, signore.
bintrey: Va bene, Mastro Joey, vi seguo.
joey e bintrey escono.
obenreizer (guarda bintrey uscire): Che cosa può volere qui? Chi l’ha mandato a chiamare?
monaco: Figliuolo, hai dovuto aspettare tanto tempo per prendere la mano
del tuo amico.
obenreizer (a parte): Ho aspettato tanto tempo per prendermi la ricevuta.
monaco: La tua pazienza sarà presto premiata. Lo vedrai stanotte. Nel frattempo ti dovrai accontentare della mia compagnia, come hai fatto con
gentilezza finora.
obenreizer: Non potrei desiderare miglior compagnia. Nessuna può essere
edificante come la vostra. (Guarda verso la porta nel muro) Perdonatemi,
sapete dove conduce quella porta?
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monaco: Perché me lo chiedi?
obenreizer: Quella porta mi confonde ogni volta che la osservo. Non c’è maniglia, né serratura, non c’è chiave, né chiavistello. E quando mi avvicino, e mi metto in ascolto, sento il ticchettio di un orologio che proviene
dall’interno.
monaco: Hai sentito bene. C’è un orologio in quella stanza.
obenreizer: Lì c’è una stanza?
monaco: Sì, la camera blindata del convento. La porta si apre con un meccanismo ad orologeria. Uno dei nostri fratelli ha concepito l’idea e l’ha
realizzata con le sue mani. Finché l’orologio all’interno non scandisce
l’ora che io stesso ho impostato nessuno può aprire la porta. Solo allora
si spalanca. Questa è la camera blindata più sicura del mondo.
obenreizer: Ma che cosa ve ne fate? Se voi foste gioiellieri o banchieri –
monaco: Non siamo forse i banchieri dei poveri? E quel denaro non dev’essere messo al sicuro? Del resto conserviamo nella nostra camera blindata molte cose preziose ed insostituibili.
obenreizer: State parlando forse delle reliquie dei santi, ad esempio?
monaco: Ssh, ssh, figliuolo, io sto parlando seriamente. Quando un viaggiatore muore su questa montagna, i documenti che gli si trovano addosso
vengono conservati qui finché qualcuno li reclama.
obenreizer: Dovete avere una bella collezione di carte da mandare al macero!
monaco: Prima o poi quei documenti vengono richiesti.
obenreizer: Sia da stranieri che da Svizzeri?
monaco: Sì. In questo momento non abbiamo niente che appartenga a degli
stranieri, eccetto i documenti “Vendale”.
obenreizer (a parte): I documenti “Vendale”!
monaco: Non si può prevedere quando potranno essere reclamati.
obenreizer (a parte): La ricevuta contraffatta deve essere lì! (Entra un converso del monastero).
converso: Padre, la signorina inglese desidera parlare con voi.
monaco: Ora no! Potrò parlare con lei solo dopo le sei in punto. (Il converso
del monastero esce).
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obenreizer: Dopo le sei – (guarda l’orologio) perché non ora? Manca solo un
minuto –
monaco: Fra un minuto la porta si aprirà e metterò al sicuro il registro e il
denaro. (Indica la borsa sul tavolo) L’orologio è predisposto per le sei.
Raramente modifichiamo l’orario in cui la porta si apre. Le nostre abitudini sono regolari. Azioniamo e modifichiamo il meccanismo in poche,
straordinarie occasioni.
obenreizer (con l’orologio in mano): Le sei in punto!
La campana del convento batte le sei. All’ultimo rintocco il monaco indica la camera blindata, che si apre silenziosamente. All’interno della stanza c’è una cassa di legno, al centro della quale c’è un grande quadrante
bianco con una sola grande lancetta senza l’usuale protezione di vetro. La
luce della lampada appesa al soffitto cade proprio sul quadrante e mostra
l’interno della camera blindata che contiene molti libri antichi e pochi
documenti sparsi qui e là sulle mensole.
obenreizer: Meraviglioso!
monaco (spiega il meccanismo dell’orologio): – e così semplice nel suo funzionamento! Quell’unica lancetta ruota attorno al quadrante. Noi la posizioniamo in modo che regoli l’orologio e di conseguenza apra la porta all’ora esatta e nell’esatto minuto in cui noi desideriamo che si apra.
Una volta che si richiude, nessuno potrà riaprirla fino a che arriverà il
momento stabilito. Solo allora la porta si spalancherà da sola. Mettiamo
queste cose al loro posto.
Non appena il monaco si volge verso il tavolo per prendere la borsa con il
denaro, obenreizer sposta la lancetta dell’orologio di cinque minuti, poi
si affretta verso il monaco, e gli prende la borsa dalle mani.
obenreizer: Non affaticatevi, ci penso io. (Ripone la borsa nella camera blindata).
monaco (prende il libro): Sarebbe meglio che muovessi la lancetta dell’orologio. Potrebbe essere necessario aprire domani prima della partenza di
– (obenreizer chiude la porta improvvisamente) Cosa hai fatto?
obenreizer: Perdonatemi! La mia goffaggine non ha scuse. Mi stavo appoggiando alla porta e –
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monaco: – e il mio libro è stato lasciato fuori. La lancetta dell’orologio doveva essere spostata, ma ora la porta non si aprirà sino alle sei di domani
sera!
obenreizer (a parte): Si aprirà fra cinque minuti.
monaco: Ora non si può rimediare. (Batte con la mano sulla fronte di obenreizer) Ah, sei proprio uno scriteriato! Vado dalla signorina. Abbi cura
del libro. Quello è al sicuro, ma i documenti – i documenti! (Esce).
obenreizer: I documenti! Non c’è dubbio su cosa siano! (Guarda l’orologio)
Manca solo un minuto. La ricevuta contraffatta e la corrispondenza con
Defresnier sono lì. (Guarda verso la camera blindata) Ecco! Ora! (La porta si apre nuovamente, l’uomo entra ed esce con i documenti) Li ho presi!
Cosa è questo? – Non è la ricevuta! (Guarda meglio) “Documenti Vendale” – Nessuna corrispondenza dalla ditta svizzera! Conosco bene quelle
carte. Nessuna traccia di quelle dannate lettere – nessuna traccia della
ricevuta! (Cerca in mezzo ai fogli che ha per le mani) “Dieci anni fa – tre
anni fa” – niente che riguardi l’oggi. (Sta per buttare i documenti, furioso
per la delusione, quando uno di questi attira la sua attenzione) La conferma di una data – Mille Ottocento e – Cosa! – venticinque anni fa? Cosa
diavolo è? “Marito e moglie! Certificato di morte!” Ho capito! (Guarda
più da vicino, esamina le altre carte. Si sentono voci provenienti dall’esterno. Nasconde i documenti nella sua tasca e chiude immediatamente la
porta) Vendale! Ora sono pronto ad incontrarti!
A sinistra entrano vendale e bintrey. marguerite entra dalla porta sul
lato opposto.
vendale: Marguerite!
marguerite: George! Finalmente sei salvo. (Si butta fra le sue braccia).
obenreizer: Marguerite! Non mi rivolgi neppure la parola?
vendale (marguerite fa un passo verso obenreizer, vendale si mette fra
loro) Un momento, Marguerite! Mr. Obenreizer, so che avete chiesto ripetutamente di vedermi, e domani mattina il nostro soggiorno nel luogo
che ci ha ospitato finirà. Vi ho voluto incontrare insieme alla vostra pupilla perché ho una faccenda di cui parlare con voi.
obenreizer: Di cosa si tratta?
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vendale: Abbiamo già discusso a Londra del mio matrimonio con Mademoiselle Marguerite. Ritornando ora su quell’argomento, vi devo chiedere di considerare quanto è avvenuto nel frattempo. Il mio obbiettivo è
concludere un accordo definitivo con voi. Mr. Bintrey mi rappresenta e
vi dirà qual è la mia proposta.
obenreizer: Marguerite, dal tono di Mr. Vendale non riesco a capire se ho
davanti a me un amico o un nemico. Quel che mi importa è sapere se
il vostro sentimento di rispetto nei miei confronti sia in qualche modo
cambiato.
marguerite: Il mio rispetto per voi –
vendale (la ferma): Un momento, Marguerite.
obenreizer: Signore!
bintrey: Mr. Obenreizer, quando sarete pronto lo sarò anche io –
obenreizer (a parte, osserva vendale e marguerite): No, non ha avuto modo
di vederla e di raccontarle tutto.
bintrey (esibisce un foglio e lo sventola sul viso di obenreizer): Tutto ciò che
vi chiediamo è una firma su questo documento. Se vi degnerete di leggerlo, vedrete che riguarda l’autorità che avete sulla vostra pupilla e che
si spiega da solo.
obenreizer (prende il foglio, ma dopo un attimo lo restituisce senza averlo letto): Mr. Bintrey, l’entusiasmo che mettete nella vostra professione vi porta fuori strada. Per la questione su cui stiamo discutendo non c’è bisogno
di alcun documento ufficiale. Mr. Vendale e io ci capiamo benissimo. Nella passata occasione alla quale Mr. Vendale si riferiva (rivolto a vendale)
abbiamo già raggiunto un accordo: avrebbe potuto sposare la mia pupilla
quando avesse raddoppiato i suoi guadagni. Li avete raddoppiati?
vendale: No.
obenreizer: Allora non si può discutere fra noi di matrimonio. Mr. Bintrey,
rimettete pure in tasca quel foglio.
bintrey (a parte): Questo foglio vi distruggerà!
vendale: Mr. Obenreizer, mi costringete ad insistere sulla questione del matrimonio.
obenreizer: Insistere è una brutta parola, Mr. Vendale. Vi consiglio di ritirar-
340
la. (A marguerite) Lascerò il convento domani e voi, Marguerite, verrete
con me, sotto la mia tutela.
vendale: No!
obenreizer: No? (Cerca di controllarsi) Marguerite, sono certo che non avete
dimenticato ciò che vi dissi l’ultima volta che parlammo del vostro matrimonio.
marguerite: Non l’ho dimenticato.
obenreizer: Le mie esatte parole furono: “Se vi dico di aspettare, a prescindere da ciò che possa dire Mr. Vendale, aspetterete fin quando ve lo dirò”.
marguerite: Allora George non aveva rischiato di morire e io non avevo diviso il pericolo con lui. Ora –
obenreizer: Ora? –
vendale: Si rifiuta di ubbidirvi.
obenreizer: Rompe la sua promessa?
vendale: Una promessa che le era stata estorta.
obenreizer: Sfida l’autorità che mi dà la legge –
bintrey (si frappone): Mr. Obenreizer –
obenreizer: Non ci può essere che un motivo per un comportamento del
genere!
marguerite: Non c’è che un motivo: lo amo!
obenreizer: Lo amate? Ah, Marguerite, avete già pronunciato un’altra volta
queste parole. Non era necessario ripeterle e colpirmi ancora. La mia pazienza è agli sgoccioli. Conoscete davvero l’uomo che amate? Quell’uomo è un impostore. (Prende dalla tasca i documenti “vendale”).
vendale (si riscuote): Cosa volete dire?
obenreizer: Sì, Marguerite! Un impostore in abiti da gentiluomo.
vendale: Che cosa?
obenreizer: Non permetterò alla mia pupilla di buttarsi via con un uomo
come voi! Fino alla maggiore età sarà sotto la mia tutela e dovrà ubbidirmi. Mr. Bintrey, voi che avete la passione per i documenti, ecco quelli che
provano ciò che dico: esaminateli. (Gli porge le carte).
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bintrey (leggendo balza in piedi): Cosa – ? È impossibile!
obenreizer: Tre anni fa un gentiluomo inglese morì su queste montagne, i
documenti che aveva con sé furono conservati qui dai monaci.
vendale: Come ne siete venuto in possesso?
bintrey (solleva lo sguardo dai documenti): Questo non ci interessa – Andate
avanti.
obenreizer: Il più antico di questi documenti è di venticinque anni fa. Fu scritto da una donna inglese che viveva in Svizzera, vedova, senza figli. Adottò
un bambino da un orfanotrofio londinese e lo portò in questo Paese.
marguerite: Che cosa ha a che fare George con tutto questo?
obenreizer: Qualche tempo dopo la vedova si risposò. Suo marito, per
l’amore che provava per il bambino, gli volle dare il suo cognome e lo
adottò a sua volta come figlio. Il ragazzo non conobbe mai l’umiliazione
di sapere quali fossero le sue origini, visse convinto di essere il figlio della
coppia che lo aveva adottato. (A bintrey) Giusto, Mr. Bintrey?
bintrey: Assolutamente.
marguerite (a Bintrey): George ha qualcosa da temere da tutto questo?
obenreizer (a Bintrey): Siete abbastanza calmo, Mr. Bintrey, per rispondere
in maniera professionale ad un’altra domanda? Che cosa è legalmente
necessario per chiudere la pratica?
bintrey: Bisogna produrre un documento che provi se i genitori adottivi
sono vivi o morti.
obenreizer (produce un altro documento): Qui c’è la prova che sono entrambi morti. Cos’altro è necessario?
bintrey: I nomi e gli indirizzi di testimoni, che possano confermare l’identità.
obenreizer: Eccoli!
bintrey: Ora non manca nulla. (A vendale) George, preparatevi a un forte
shock.
vendale: Il nome! Il nome della vedova, che portò il bambino in Svizzera.
obenreizer: Mrs. Miller!
vendale (a bintrey): È il nome che voi ed io abbiamo trovato nel registro
dell’Orfanotrofio!
342
bintrey: Esatto! Abbiamo trovato l’uomo che cercavamo!
marguerite: Oh, George! George, che sta succedendo?
vendale: Niente, amore mio, che io non sospettassi già. (A obenreizer) Voi
siete il vero Walter Wilding, voi siete l’uomo che cercavamo.
obenreizer (si inchina davanti a lui e parla in tono ironico): Chiedo scusa,
Mr. Vendale, non ho questo onore. Voi siete quell’uomo! (Tutti si alzano
in piedi).
vendale: È pazzo?
bintrey: È tutto vero.
obenreizer: L’uomo che voi amate, Marguerite, non ha né una posizione né
un nome.
vendale: Marguerite! –
obenreizer: È un bastardo tirato su dagli istituti di carità.
marguerite (si butta tra le braccia di Vendale): George, non ti ho mai amato
come ti amo in questo momento!
bintrey: George Vendale è anche qualcos’altro, Mr. Obenreizer. è un uomo
il cui reddito voi avete appena raddoppiato. Grazie alle vostre accurate
ricerche egli eredita infatti l’intera fortuna del defunto Mr. Wilding.
obenreizer: Che dite?
bintrey: Rispettate i vostri impegni. Ricordate la vostra promessa! I beni di
Mr. Vendale sono raddoppiati ed egli reclama sua moglie. Firmate!
obenreizer: Mai! Marguerite è sotto la mia giurisdizione. Sono ancora il suo
tutore e – (avanza verso di lei con l’intenzione di portarla via).
marguerite: George!
vendale (si mette tra lei e obenreizer): Non aver paura, amore mio! Dovrà
accettare prima o poi questa amara sconfitta.
bintrey: Mr. Obenreizer se ne farà subito una ragione.
obenreizer: Non credo proprio!
vendale: Non costringetemi ad obbligarvi a firmare.
obenreizer: Obbligarmi? (vendale estrae dalla tasca la ricevuta falsificata e
gliela mostra in silenzio. obenreizer bisbiglia) La ricevuta contraffatta!
343
vendale (bisbiglia): Che cosa ne è ora della vostra autorità su di lei?
bintrey (gli porge il documento): Firmate?
obenreizer (a vendale) Lei sa?
vendale: Lei non sa.
obenreizer: Lo saprà mai se firmo?
vendale: Mai! (vendale brucia la ricevuta alla fiamma di una candela, mentre obenreizer firma il documento).
bintrey (a parte, prende il documento firmato): Il mio foglio alla fine ha avuto la meglio su di voi!
obenreizer (lontano dagli altri): Così finisce il sogno della mia vita! (Prende
la fiala di laudano dalla tasca interna della giacca e di nascosto beve il
veleno. joey e sally arrivano dal fondo del palcoscenico).
marguerite (a vendale): Che cosa significa tutto questo?
obenreizer: Significa, Marguerite, che siete libera.
marguerite (a vendale): Libera?
vendale: Sì.
marguerite: Guardatelo, George. È forse sbagliato il sentimento che sento e
che mi spinge a voler dimenticare il passato? (vendale fa un passo indietro
e le fa cenno di andare a parlare con obenreizer. La ragazza si avvicina
per un attimo; i due si guardano in silenzio. marguerite gli si rivolge con
dolcezza) Sto per iniziare una nuova vita, una vita felice. Desidero dirvi
qualcosa di più che addio. Se mai vi ho fatto torto, anche solo nel pensiero,
perdonatemi. Se mai voi avete fatto torto a me – per amore del mio George, vi perdono. (obenreizer la guarda in silenzio) Perché tacete?
obenreizer: Una volta vi ho fatto paura. Avete paura di me ora?
marguerite (gli prende la mano): Mi guardate in un modo davvero strano –
obenreizer: Vi guardo per l’ultima volta. (Le forze lo abbandonano, barcolla.
vendale e bintrey si fanno avanti per sorreggerlo). (A vendale) Voi non toccatemi! (Fa appello alle sue ultime energie). (A bintrey) A voi grazie! Addio!
Esce di scena.
SIPARIO
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un regalo che viene da lontano
Il termine che mi viene in mente per definire il cammino fatto con Vicolo
cieco è “avventura”. Come per ogni percorso avventuroso, infatti, c’è all’inizio
un gruppo di persone che, spinte dalla curiosità, si mettono alla prova ed
esplorano ciò che non conoscono.
In queste occasioni c’è sempre qualcuno che propone una meta da raggiungere. In questo caso sono stati Sante Maurizi, Lucia Angelica Salaris e
Loredana Salis a proporre di festeggiare Charles Dickens a duecento anni
dalla sua nascita, traducendo per la prima volta in italiano tutte le opere teatrali di uno dei più famosi scrittori del Regno Unito. L’impresa richiedeva un
impegno collettivo: la casa editrice Angelica, l’Università di Sassari, la Compagnia teatrale “La Botte e il Cilindro”, il Liceo classico “Canopoleno”, alcune
studiose e insegnanti della lingua inglese, un docente universitario di chiara
fama come il prof. Giuseppe Serpillo hanno unito le loro energie. In particolare, per noi del “Canopoleno”, che da molti anni organizza un laboratorio teatrale, finanziato dall’Assessorato alle politiche giovanili del Comune e
aperto anche a studenti di altre scuole cittadine, e per i registi Sante Maurizi
e Daniela Cossiga, geni e anima del laboratorio, la scommessa, ardita, è stata
mettere in scena No Thoroughfare, trascrizione teatrale di Dickens e Collins
di un precedente racconto di quest’ultimo, mai pubblicata in italiano.
Prima di lavorare sul palco, però, sarebbe stato necessario tradurre il testo
inglese. L’idea ci è piaciuta subito: era una sfida e poteva essere affrontata con
gli alunni di diversi istituti superiori, esattamente come il laboratorio teatrale.
I ragazzi hanno accettato subito la proposta, d’istinto, anche loro per spirito di avventura. Erano incuriositi dalla novità di dover affrontare, per una
volta, un testo che avrebbe potuto vivere sulla scena, e che per primi avrebbero reso in italiano; al tempo stesso erano rassicurati dalla loro quotidiana
abitudine a tradurre. Dickens poi non era uno sconosciuto, era l’autore di
Oliver Twist e di uno dei racconti più noti e amati dai bambini, quel Canto
di Natale che tutti loro avevano letto o visto nelle sue numerose riduzioni.
I traduttori sono alunni del Liceo scientifico “G. Spano” e dei Licei classici
“D.A. Azuni” e “Canopoleno” di Sassari.
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La prima lettura del testo è stata molto divertente. I personaggi e le loro
battute sono spesso ironici, Dickens cattura con il suo humour e con le atmosfere della Londra vittoriana. La storia inizia in un Orfanotrofio dove una
madre è costretta dalle convenzioni ad abbandonare il suo figlioletto; tra i
protagonisti ci sono donne e uomini buonissimi, onesti fino al midollo, e
anche chi è pronto ad uccidere per ottenere ricchezza e amore.
Tradurre non è stato facile. Il dilemma è sempre lo stesso, fin dai tempi
dell’Iliade e dell’Odissea: quanto discostarsi dal testo? La nostra risposta è
stata semplice, banale: quel poco necessario a non tradire l’autore e renderne lo spirito in buon italiano. Mettere insieme tutto il materiale, amalgamarlo, è stato coinvolgente, ci ha spinto a cercare, a trovare soluzioni, a confrontarci: è stata appunto un’avventura tra le parole. I traduttori hanno dovuto
decidere se i protagonisti dovessero rivolgersi gli uni agli altri con il Lei o
con il Voi, se il personaggio femminile che apre il primo atto dovesse chiamarsi “la Dama velata” o “la Signora”, se l’Avvocato Bintrey dovesse essere
semplicemente Mr. Bintrey; perfino per il titolo le opzioni erano due, Senza
uscita e la preferita Vicolo cieco. Ci si è trovati a dover risolvere modi di dire
o giochi di parole. “Too civil by half”, commenta Bintrey al primo apparire
sulla scena di Jules Obenreizer: d’istinto non gli piace, anche se ancora non
sa che è un uomo dall’animo oscuro, che aspira a salire ad ogni costo tutti
i gradini della scala sociale. “Troppo cerimonioso per i miei gusti” è stata la
nostra soluzione.
È stato difficile, invece, rendere il modo in cui proprio il nome di
Obenreizer viene distorto dal cantiniere Joey in “Openrazor”: in inglese
infatti l’assonanza è piena di significato perché davvero il personaggio
è un rasoio aperto, pronto a tagliare e ferire. I giovani attori che nei diversi
atti hanno impersonato Joey hanno semplicemente modificato il suo nome,
pronunciandolo con disgusto. Nella traduzione di Vicolo cieco proposta in
questa pubblicazione si è alla fine scelto il nome Openrazzo, che conserva
l’effetto comico della distorsione fatta da Joey e la connotazione negativa del
personaggio.
In difficoltà di questo tipo siamo però in buona compagnia: solo la postura dell’attore e il tono della battuta hanno reso per millenni la densità del
nome del soldato fanfarone di Plauto, l’intraducibile Pirgopolinice, colui che
abbatte torri e città.
Il lavoro sul palco è stato anch’esso avventuroso, nella distribuzione delle parti, nella memorizzazione, nell’organizzazione delle scene corali, nella
soluzione degli ambienti.
Il plot di Vicolo cieco è avvincente, dinamico, come è tipico dell’autore.
È prevedibile, ma allo stesso tempo sorprendente. I personaggi, ben caratterizzati, immutabili nel corso della storia, hanno reso più facile l’identifica-
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zione, anche se la prevalenza nel testo di protagonisti maschili in un gruppo
a maggioranza femminile ha posto qualche problema.
Charles Dickens diceva che la storia di un ragazzo è la migliore che si
possa raccontare. A duecento anni dalla sua nascita un gruppo di ragazzi
ha letto con entusiasmo, tradotto e poi raccontato a sua volta una delle sue
storie dal palcoscenico di una città italiana.
Dickens in pieno ’800 ha scritto qualcosa che piace anche a chi è più
giovane di lui di duecento anni: per questo è un classico e, per citare Calvino, “non ha mai smesso di dire ciò che deve dire”. I nostri studenti si sono
divertiti e lo hanno amato.
Abbiamo quindi fatto bene ad avventurarci, a tradurre questo testo e a
lavorare per metterlo in scena. L’avventura, come a volte accade, è terminata
con il ritrovamento di un bellissimo tesoro.
Il video dello spettacolo è disponibile su Youtube (digitare “No thoroughfare-Liceo Canopoleno/Botte e cilindro).
I 30 ragazzi che hanno partecipato alla messa in scena, veri artefici del
successo del viaggio, insieme ai compagni che hanno tradotto, sono alunni
dei Licei classici “D.A. Azuni” e “Canopoleno”, dell’I.T. Geometri “Devilla”,
del Liceo Magistrale “M. di Castelvì”, dell’I.P.I.A, dei Licei Scientifici “G. Marconi” e “G. Spano” e dell’Università di Sassari. Non avrebbero avuto questa
incredibile opportunità se le istituzioni cittadine non avessero creduto nel
progetto. Grazie quindi ad Alessio Marras, assessore all’Istruzione e alle politiche giovanili e al Sindaco Gianfranco Ganau, che hanno scommesso sulla
vitalità e la voglia di imparare dei nostri giovani. Grazie alla professoressa
Maria Grazia Penco Sechi che ha condiviso con noi l’amore per Dickens e
per le traduzioni. Grazie ai Dirigenti Scolastici delle loro scuole e ai loro insegnanti che li hanno sostenuti.
C’è stato chi ci ha aiutato in tutto il percorso con le conoscenze tecniche
e i consigli preziosi. Grazie alle professoresse Milena Tanca, M. Cristina Dessanti, Marcella Cabras e Jaquie Gunn.
La messa in scena di Vicolo cieco non sarebbe stata possibile senza la
straordinaria regia di Sante Maurizi e Daniela Cossiga.
Al Charles Dickens Museum di Londra è esposta la documentazione dei
lavori che sono stati organizzati per il bicentenario dello scrittore, e verrà
conservata “a futura memoria”. Tra quei documenti c’ è anche la scheda di
Vicolo cieco.
Annamaria Canneddu
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Regista, attore, direttore di scena, impresario
e (anche) drammaturgo: Charles Dickens
Nel 1845 Charles Dickens mette su una compagnia di amici che reciteranno per diletto e beneficenza Every man in his humour di Ben Jonson.
L’amico e biografo John Forster, suo collega in scena, racconta che Dickens
“faceva tutto senza sforzo: era direttore, falegname, macchinista, costumista, suggeritore; sapeva tener tutto e tutti in buon ordine, senza offendere
nessuno”.1 Di tale completa dedizione verso tutti gli aspetti della messinscena c’è una straordinaria testimonianza tra i manoscritti conservati alla
Widener Library dell’Harvard College: la lista dell’attrezzeria per la rappresentazione del testo di Johnson, scritta proprio da Dickens (vedi pagina a
fronte).2
Vecchie sedie, un randello, spiccioli, un tavolino, poltrone con braccioli,
una lettera: un umile elenco articolato per atti e scene che rivela il necessario
puntiglio del direttore di scena, di chi deve assicurare ordine e funzionalità
per quanto accade davanti e dietro le quinte. Più che nel proverbiale istrionismo – che l’avrebbe condotto a inventare quella forma (oggi inflazionata,
perlopiù deprimente) costituita dai readings e a diventare il più irresistibile
performer della sua epoca – la vocazione teatrale di Charles Dickens sta tutta
in quelle note, sottolineature e cancellature, così vicine alla materialità del
lavoro dello scrittore. Il direttore (a metà Ottocento si è ancora lontani dal
ruolo e dal concetto di regia quali li intendiamo oggi) dispone il palcoscenico così come lo scrittore organizza la visione che il lettore assemblerà pagina
dopo pagina. Sapienza nell’uso degli spazi, dei fondali, degli ingressi e delle
uscite, dell’agire e parlare in favore del pubblico che Dickens iniziò a sperimentare a dieci anni, quando ricevette in dono un toy theatre che divenne il
suo giocattolo preferito, e che poteva essere prodotto in serie solo da una civiltà la cui lingua ha Shakespeare come padre: il teatro è un giocattolo, qual1
J. Forster, The life of Charles Dickens, Vol. I-III, Boston, Osgood & Co., 1875, p. 212 (la traduzione è mia).
2
p. 23.
In A. Woollcott, Mr. Dickens goes to the play, New York and London, Putnam’s Sons, 1922,
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cosa che prima di usare bisogna manipolare, ritagliare, dipingere, incollare
e montare. Qualcosa che ti fa capire immediatamente che cos’è a teatro il
punto di vista, il quale rischia in breve di diventare quello sul mondo. Quei
teatrini di carta rappresentarono uno dei capisaldi dell’immaginario infantile vittoriano e furono fonte di ispirazione per gli artisti a venire, costituendo
tuttora un formidabile repertorio del gusto, del décor e delle gestualità attoriali dell’epoca.
Londra era già allora la capitale mondiale del teatro, con una richiesta
continua di novità: di qui anche il saccheggio di opere letterarie, al riparo da
un diritto d’autore di là da venire e il cui primo apostolo fu proprio Dickens,
il quale mostrava di non avere grande opinione di sé come drammaturgo. La
citata lettera del 1843 a Richard H. Horne (contemporanea all’ultimazione di
A Christmas Carol), l’affermazione che The Strange Gentleman e The Village
Coquettes fossero opere scritte “senza la minima considerazione o riguardo
per la reputazione”, il desiderio che venissero presto dimenticate, tradiscono
più che il giudizio autocritico la delusione per l’esito negativo della seconda.3 Rivelando probabilmente, più di tutto, la volontà di depurare da scorie
il percorso del romanziere che fra il ’36 e il ’43 aveva già definito (Sketches by
Boz, Pickwick, Oliver Twist, Nicholas Nickleby, Old Curiosity Shop, Barnaby
Rudge) una fisionomia letteraria inconfondibile e di successo.
Nel leggere o pensare per la scena il teatro di Dickens va considerato un
particolare elemento. A Londra, presso il Dickens Museum di Doughty Street,
è conservato il fondale dipinto di uno degli spettacoli che lo scrittore mise in
scena con Wilkie Collins, The Lighthouse, Domestic Melo-Drama in Two Acts
scritto dallo stesso Collins e interpretato nel giugno 1855 dai due scrittori
con amici e familiari della Company of Strolling Players nel piccolo teatro da
25 posti allestito da Dickens nel retro di Tavistock House, la propria abitazione. Autore del fondale fu Clarkson Frederick Stanfield, importante pittore
e scenografo che illustrò alcuni racconti di Dickens (lo scrittore gli dedicò
Little Dorrit), collaborando con Dickens e Collins come attore, e realizzando
anche le scene di The Frozen Deep. Quel fondale, la sua resa pittorica e materica, racconta molto delle convenzioni teatrali di allora. Quel bellissimo
è interessante, a proposito di amarezze e plagiatori, leggere la lettera inviata da Dickens a
John Hullah all’indomani del fiasco delle Coquettes: “Have you seen The Examiner? It is rather
depreciatory of the opera; but, like all inveterate critiques against Braham, so well done that I
cannot help laughing at it, for the life and soul of me. I have seen The Sunday Times, The Dispatch, and The Satirist, all of which blow their critic trumpets against unhappy me most lustily.
Either I must have grievously awakened the ire of all the ‘adaptors’ and their friends, or the
drama must be decidedly bad. I haven’t made up my mind yet which of the two is the fact”. The
letters of Charles Dickens edited by his sister-in-law and his eldest daughter, Vol.III, 1836 to 1870,
London, Chapman & Hall, 1882, p.2.
3
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esempio di pittura scenica poteva rivelare le proprie qualità solo alla tenue
luce precedente l’innovazione della lampada a gas. Esattamente come lo zio
del protagonista di The Lamplighter vedeva profilarsi con essa la fine della
sua professione, vi furono tutta una serie di consuetudini teatrali che scomparvero progressivamente con l’avvento del nuovo mezzo. Una per tutte, l’a
parte, quella battuta che rivela i pensieri del personaggio, e che malgrado
sia recitata perché sia sentita dal pubblico, non lo è dai colleghi in scena. Il
largo uso di aside da parte di Dickens, conforme a quello dei drammaturghi
della sua epoca, testimonia un modo di recitare ancora tutto di ribalta, il più
vicino possibile al pubblico, per non rischiare di sparire in quella penombra
che invadeva l’intero palco immediatamente dietro il proscenio.
È comunemente accettato che l’Ottocento, grazie all’illuminazione a
gas e ad altre innovazioni scenotecniche, produsse in Gran Bretagna grandi
spettacoli ma pochi grandi testi. È vero, e lo è anche per Dickens. Insomma,
se da una parte il nostro si mostra ingeneroso circa il proprio impegno come
commediografo – decisamente secondario rispetto agli altri mestieri del teatro da lui esercitati – è vero che i suoi copioni non hanno resistito al tempo.
Ma di quale testo teatrale o di quale drammaturgo inglese a lui contemporaneo conserviamo la memoria?
È quella che definiamo la teatralità del Dickens romanziere a emergere
in questi testi, per così dire, di prima mano: soprattutto circa la definizione
dei personaggi attraverso la brillantezza dei dialoghi. Questa prima traduzione italiana del teatro di Dickens (e dei suoi sodali) ci consente di aggiungere tasselli sconosciuti a un puzzle che credevamo ormai completo, ma ciò
non esaurisce la possibilità di sperimentarne la resa scenica.
Sante Maurizi
Sante Maurizi, regista, attore, scrittore per il teatro (bottecilindro.it),
animatore di rassegne e festival cinematografici (leisoledelcinema.
com), collabora ai quotidiani Il manifesto e La nuova Sardegna. Ha
pubblicato Teatrario: lessico per il teatro e per la scuola (con Annalena
Manca, Sassari, 2001), I film del cuore (Cuec, 2009), L’ecomostro (con
Antonello Grimaldi per il volume Paesaggi perduti a cura di Sandro
Roggio, Cuec, 2009), Occhi miei occhi tuoi (per il volume Lezioni di Piano a cura di Edoardo Salzano, Corte del Fontego, 2013).
Finito di stampare
nel mese di Novembre 2013
presso GECA s.r.l.
Via Monferrato 54, 20098 San Giuliano Milanese (MI)