L`OSSERVATORE ROMANO

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L`OSSERVATORE ROMANO
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L’OSSERVATORE ROMANO
POLITICO RELIGIOSO
GIORNALE QUOTIDIANO
Non praevalebunt
Unicuique suum
Anno CLVII n. 50 (47.484)
Città del Vaticano
giovedì 2 marzo 2017
.
All’udienza generale il Papa parla della quaresima e nel pomeriggio celebra la messa delle ceneri a Santa Sabina
Mosca pone il veto al consiglio di sicurezza
Dalla schiavitù alla libertà
Scontro all’O nu
sulle sanzioni ad Assad
La quaresima come «cammino di
speranza» che conduce il cristiano
«dalla schiavitù alla libertà» è stata
al centro della catechesi svolta da
Papa Francesco all’udienza generale
del 1° marzo, mercoledì delle Ceneri,
in piazza San Pietro.
Prima di recarsi nel pomeriggio
alla basilica di Santa Sabina all’Aventino per la celebrazione penitenziale, il Pontefice ha incontrato i
fedeli per il consueto incontro settimanale, invitandoli a vivere il tempo
quaresimale come «un periodo di
penitenza, anche di mortificazione,
ma non fine a sé stesso, bensì finalizzato a farci risorgere con Cristo, a
rinnovare la nostra identità battesimale, cioè a rinascere nuovamente
“dall’alto”, dall’amore di Dio». Ecco
perché — ha spiegato — «la Quaresima è, per sua natura, tempo di speranza».
Per la sua riflessione il Papa ha
fatto riferimento all’esperienza dell’esodo degli israeliti dall’Egitto: un
«cammino dalla schiavitù alla libertà» lo ha definito Francesco, ribadendo che si tratta di un «cammino
compiuto nella speranza: la speranza
di raggiungere la terra, e proprio in
questo senso è un “esodo”».
Anche la Pasqua di Gesù rappresenta un «esodo». Egli, ha spiegato
il Pontefice, «ci ha aperto la via per
giungere alla vita piena, eterna e
beata». E «per aprire questa via,
questo passaggio, Gesù ha dovuto
spogliarsi della sua gloria, umiliarsi,
farsi obbediente fino alla morte e alla morte di croce». Grazie a lui,
dunque, «siamo salvati dalla schiavi-
tù del peccato». Ma questo, ha chiarito Francesco, «non vuol dire che
lui ha fatto tutto e noi non dobbiamo fare nulla, che lui è passato attraverso la croce e noi “andiamo in
paradiso in carrozza”». La salvezza,
infatti, «è certamente dono suo, ma,
poiché è una storia d’amore, richiede
il nostro “sì” e la nostra partecipazione al suo amore».
Alla luce di questa «dinamica» il
cristiano vive il tempo quaresimale:
«Cristo ci precede con il suo esodo,
e noi attraversiamo il deserto grazie
a lui e dietro di lui». In questo senso, ha specificato il Pontefice, la
quaresima è «”segno sacramentale”
del nostro cammino dalla schiavitù
alla libertà, sempre da rinnovare».
Un cammino «certo impegnativo,
ma un cammino pieno di speranza».
E da Francesco è venuto anche l’invito a vivere questo itinerario di
«rinnovamento spirituale» attraverso
due gesti concreti, suggeriti al termine dell’udienza ai fedeli presenti in
piazza: «la partecipazione alle celebrazioni quaresimali e alle campagne
di solidarietà che molti organismi ecclesiali, in diverse parti del mondo,
promuovono per testimoniare la vicinanza ai fratelli bisognosi». Significativo, in proposito, il messaggio in
occasione dell’annuale campagna di
fraternità promossa dalla Conferenza
episcopale del Brasile, nel quale il
Papa raccomanda alla Chiesa di continuare a essere «una voce profetica
nel rispetto e nella cura verso l’ambiente e i poveri».
Macha Chmakoff, «Esodo»
PAGINE 7
E
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Nel primo discorso da presidente di fronte al congresso riunito in seduta comune
Trump rilancia la sua svolta
WASHINGTON, 1. Il presidente degli
Stati Uniti, Donald J. Trump, ha
pronunciato ieri il suo primo discorso di fronte al congresso riunito in
seduta comune. «Quello che oggi
stiamo testimoniando è il rinnovo
dello spirito americano. I nostri alleati sapranno che l’America è ancora una volta pronta a guidare il
mondo, tutte le nazioni del mondo,
amici o nemici capiranno che l’America è forte, l’America è orgogliosa,
l’America è libera» ha detto il capo
della Casa Bianca. «Le recenti
minacce ai centri ebraici e gli atti di
vandalismo ai cimiteri, ma anche la
sparatoria a Kansas City, ci
ricordano che anche se siamo un
paese diviso sulle politiche, allo stesso tempo siamo un paese unito nel
condannare l’odio in tutte le sue
forme». Il discorso è stato generalmente apprezzato dai media, che
hanno parlato di «toni più presidenziali» da parte di Trump.
Il presidente è pronto a varare
una stretta nella lotta al terrorismo.
«Stiamo prendendo misure forti per
proteggere il nostro paese dal terrorismo radicale islamico. Non è compassione ma incoscienza permettere
un ingresso incontrollato da luoghi
dove non esistono controlli adeguati». Trump ha dunque annunciato
un nuovo ordine esecutivo sull’immigrazione. E questo per creare «un
sistema che abbandoni quello attuale
che vede arrivare manodopera poco
qualificata e venga basato sul merito». E ha indicato come modelli il
Canada e l’Australia. Trump ha parlato anche del muro al confine con il
Messico, dicendo che la costruzione
inizierà «presto» e «una volta terminato, sarà un’arma molto efficace
contro la droga e la criminalità».
C’è poi il Medio e Vicino oriente,
punto cardine della politica estera.
«Come promesso ho dato disposizioni al dipartimento della difesa di
mettere a punto un piano per demolire e distruggere l’Is, una rete di
selvaggi senza legge che hanno massacrato musulmani e cristiani, uomini, donne e bambini di tutte le fedi
e i credi». Trump ha promesso che
«la sua amministrazione lavorerà
con i nostri alleati, compresi i nostri
amici del mondo musulmano, per
eliminare questo vile nemico del nostro pianeta». A questo si connette
l’impegno ad aumentare la spesa militare per dare nuovi mezzi e strumenti alle forze armate.
Toni più accomodanti sulla Nato.
«Sosteniamo fortemente l’Alleanza,
ma i paesi membri devono rispettare
i loro obblighi» ha detto il presiden-
te americano. «Ci aspettiamo che i
nostri partner, nella Nato o in Medio oriente, assumano un ruolo diretto e significativo nelle operazioni
militari e paghino la loro giusta quota di costi per l’organizzazione».
Sul piano interno, sanità e istruzione sono stati i punti nodali richiamati dal presidente. Per questo
Trump ha chiesto un impegno bipartisan al congresso per votare una
legge che finanzi le scuole per i giovani più svantaggiati, «compresi i
milioni di ragazzi afro-americani e
latinos». Tutte le famiglie dovranno
essere libere di scegliere la scuola
che preferiscono, che sia «pubblica,
privata, religiosa», oppure che vogliano fare «studiare i figli a casa».
Sulla sanità ha ribadito l’impegno
a cancellare la riforma sanitaria di
Obama. «Oggi chiedo al congresso
di cancellare e rimpiazzare l’Obama-
care con riforme che aumentino la
possibilità di scelta, abbassino i costi
e allo stesso tempo forniscano una
sanità migliore».
Il presidente ha inoltre promesso
un maxi-piano di infrastrutture che
possa rilanciare il lavoro. «È arrivato
il momento di ricostruire le infrastrutture americane» ha detto chiedendo al congresso di approvare
norme che «producano 1000 miliardi
di dollari di investimenti nelle infrastrutture, finanziati con capitale
pubblico e privato, creando milioni
di nuovi posti di lavoro». A questo
sarà connesso un maxi-taglio delle
tasse a favore della classe media. «Il
mio team economico sta lavorando a
una riforma fiscale storica che ridurrà il livello di tassazione per le nostre società che potranno così competere e prosperare ovunque» ha
detto il presidente.
Un uomo in fuga durante un bombardamento nei pressi di Damasco (Reuters)
NEW YORK, 1. A dispetto delle
buone intenzioni espresse dal presidente Donald Trump, sulle necessità di un rasserenamento dei rapporti tra Stati Uniti e Russia, in seno al consiglio di sicurezza
dell’Onu è andato in scena il primo scontro tra la nuova amministrazione americana e Mosca sul
dossier siriano. Il Cremlino, insieme alla Cina, ha posto il veto su
una bozza di risoluzione che prevedeva sanzioni al governo di Assad
per gli attacchi chimici lanciati nel
2014 e nel 2015 su villaggi sotto il
controllo dei ribelli.
La bozza era stata messa a punto da Gran Bretagna, Francia e
Stati Uniti, e ha ottenuto nove voti
a favore, tra i quali — riferisce un
tweet della missione diplomatica di
Roma all’Onu — quello dell’Italia.
A esprimersi contro, oltre alla Russia e alla Cina, è stata anche la Bolivia. Kazakhstan, Etiopia e Egitto
si sono astenuti.
Il veto di Mosca era prevedibile.
«Penso che adesso le sanzioni contro la leadership siriana siano del
tutto inopportune», aveva affermato Vladimir Putin nel corso di una
conferenza stampa tenuta nel Kyrgyzstan, dove è in visita. A suo dire, ulteriori misure restrittive «non
aiuterebbero i negoziati e minerebbero la fiducia nel processo negoziale».
Diversa è l’opinione di Washington, che per l’occasione ha ripescato i toni utilizzati dall’amministrazione Obama sul conflitto siriano e
sulle responsabilità di Damasco:
«Per quanto tempo ancora la Russia farà da babysitter al regime siriano? Vi sono persone rimaste
asfissiate fino a morire. Una cosa
barbara», aveva detto l’ambasciatore all’Onu, Nikki Haley, esprimendo una posizione ben accolta da
Londra e Parigi, prime a partorire
la bozza. «Siamo compiaciuti della
posizione americana», aveva spiegato qualche ora prima del voto
l’ambasciatore francese, Francois
Delattre, mentre il britannico Matthew Rycroft sottolineava l’importanza di un «segnale forte e chiaro» da inviare al regime di Bashar
Assad.
Il fervore occidentale non è bastato a convincere i russi a incrinare, almeno per una volta, l’alleanza
con Damasco. E, anzi, Mosca ha
messo nuovamente in discussione
l’attendibilità del rapporto che inchioda Damasco: «Le prove portate sono insufficienti», aveva ribadi-
Nel primo giorno della quaresima
Oggi il numero di marzo
Insieme
come a Ninive
D onne
chiesa mondo
ANTONELLA LUMINI
A PAGINA
5
Il congresso riunito in seduta comune per il discorso del presidente Trump (Reuters)
IN
ALLEGATO
to il vice ambasciatore Vladimir
Safronkov. Il dossier, reso noto a
ottobre scorso da una commissione
congiunta Onu-Opac (Organizzazione per la proibizione delle armi
chimiche), si riferisce a fatti accaduti in tre villaggi siriani: Qmenas,
Talmenes e Sarmin. Su questi, gli
elicotteri di Damasco lanciarono
barili-bomba al cloro. Se approvate, le sanzioni avrebbero colpito 11
individui che in qualche modo
avrebbero avuto responsabilità nell’ordinare e portare a termine quegli attacchi. Tra questi il capo
dell’aeronautica militare siriana, generale Jamil Hassan, e il capo delle
operazioni aeree, generale Saji Jamil Darwish. La bozza, inoltre,
prendeva di mira le infrastrutture e
i mezzi utilizzati per portare a termine gli attacchi, evitando, per
esempio, la vendita di elicotteri alla
Siria.
Nello scenario iracheno, intanto,
migliaia di persone sono in fuga
dai combattimenti a Mosul ovest.
Altre invece sono tornate nelle loro
case nei quartieri già riconquistati
dalle truppe governative, anche se
ancora devono fare i conti con i
bombardamenti a colpi di mortaio
dell’Is. La popolazione civile continua a pagare un alto prezzo
nell’offensiva delle forze lealiste
per strappare al cosiddetto stato
islamico la seconda città del paese.
E non trovano per il momento
conferme ufficiali i racconti di alcuni residenti, raccolti nei giorni
scorsi dal quotidiano «Daily Telegraph», secondo i quali a Khasfa,
una località otto chilometri a sud
di Mosul, riconquistata recentemente dai governativi, sarebbe stata scoperta una fossa comune con i
corpi di 4000 persone, in maggioranza membri delle forze di sicurezza irachene, uccise dopo la conquista della regione da parte dell’Is
tre anni fa.
NOSTRE
INFORMAZIONI
Nel pomeriggio di martedì
28 febbraio il Santo Padre ha
ricevuto in udienza l’Eminentissimo Cardinale Joao
Braz de Aviz, Prefetto della
Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, con
il Segretario del medesimo
Dicastero, Sua Eccellenza
Monsignor José Rodriguez
Carballo, Arcivescovo titolare
di Belcastro.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 2
giovedì 2 marzo 2017
Una delle imbarcazioni soccorse
nel Mediterraneo (Ap)
Juncker presenta il Libro bianco
L’Ue
discute del suo futuro
BRUXELLES, 1. Il presidente della
commissione europea, Jean-Claude
Juncker, presenta oggi al parlamento europeo il Libro bianco sul futuro della Ue a 27. Lo ha annunciato
il portavoce dell’esecutivo europeo,
Margaritis Schinas, specificando
che il documento è stato preparato
per offrire ai capi di stato e di governo — in vista del vertice straordinario del 25 marzo per il sessantesimo anniversario del Trattato di Roma — «le opzioni realiste e credibili
per riflettere sul modo di procedere
a 27» dopo l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue.
Opzioni — che saranno discusse
nella odierna riunione straordinaria
aggiuntiva del collegio dei commissari — messe nero su bianco con il
dichiarato scopo di «stimolare il dibattito» tra i leader europei, che —
rilevano gli analisti politici — attualmente hanno visioni divergenti
su molte questioni, tranne che sulla
necessità di accelerare in vista di
una difesa comune europea. «Sarà
il certificato di nascita della Unione
europea a 27», concordano autorevoli fonti da Bruxelles.
Le varie opzioni dovrebbero includere l’Europa a più velocità,
evocata più volte dal cancelliere tedesco, Angela Merkel, al vertice di
Malta di inizio febbraio (con un
nucleo di paesi determinati a perseguire un’integrazione più elevata,
senza che gli altri possano bloccarli), e quella di «un’Europa grande
nelle grandi cose e piccola nelle
piccole cose», già enunciato dall’ex
premier lussemburghese nel suo
programma elettorale. Insomma,
un’Unione europea che possa dare
valore aggiunto, abbandonando i
sogni del federalismo. Tra le opzioni nel Libro, saranno elencate tanto
il lasciare tutto com’è, quanto l’ac-
Gli ispettori
internazionali
tornano
ad Atene
ATENE, 1. Gli ispettori della troika tornano ad Atene per fare il
punto sulle riforme necessarie a
sbloccare la nuova tranche di
aiuti del piano di salvataggio
dell’Unione europea.
Ieri, i tecnici della commissione europea, della Banca centrale
europea e del Fondo monetario
internazionale si sono recati nella sede del ministero delle finanze per discutere di riforma energetica, privatizzazioni e questioni
fiscali. Il via libera della troika
alla revisione dei progressi compiuti dalle autorità elleniche permetterà l’esborso di 7 miliardi di
euro del programma. La ripresa
ufficiale dei negoziati con i creditori europei e con il Fondo
monetario internazionale (Fmi) è
stata confermata in una nota dal
ministro delle finanze ellenico,
Euclide Tsakalotos.
Dopo settimane di tensioni e
attriti, la scorsa settimana era
stato raggiunto un compromesso
durante un vertice europeo a
Bruxelles, che ora dovrà essere
perfezionato a livello tecnico.
Salvo sorprese, precisano gli analisti economici, Atene dovrebbe
impegnarsi a varare un ulteriore
abbassamento della soglia di
esenzione fiscale totale sui redditi (no tax area), assieme a ulteriori tagli alle pensioni che sono
state già ritoccate al ribasso una
decina di volte dall’inizio della
crisi. Il governo guidato dal premier, Alexis Tsipras, ha affermato che queste misure verranno
bilanciate da altre di natura opposta, come riduzioni dell’iva.
«Ci saranno vincitori e perdenti», ha ammesso Tsakalotos.
celerazione nella gestione centralizzata dell’eurozona.
L’intento, spiegano da Bruxelles,
è fare in modo che «non ci siano
più scuse per rimanere alla finestra
e limitarsi a criticare l’Ue: si dovrà
decidere in che direzione si vuole
che vada l’Europa in un arco di
tempo di 10-15 anni». Il presidente
della commissione europea potrebbe anche annunciare un pilastro europeo dei diritti sociali e la possibilità di una revisione del patto di
stabilità e di crescita. Il Libro bianco non dovrebbe, invece, contenere
alcun riferimento a una eventuale
modifica dei Trattati.
I commissari discuteranno del testo prima dell’adozione formale,
prevista per domani. L’auspicio della commissione è che i capi di stato
e di governo «prendano posizione»
sulle diverse opzioni proposte da
Juncker in vista del vertice di Roma, ha detto il portavoce dell’esecutivo comunitario. «Dopo il 25
marzo vogliamo lanciare un dibattito pubblico su queste opzioni perché sono cose che riguardano non
solo i governi, ma anche i cittadini», ha spiegato Schinas in una nota ripresa dalle agenzie di stampa.
L’idea di Juncker è comunque
quella di «non presentarsi con la
soluzione scritta nella pietra», ha
aggiunto Schinas, anche se alcuni
analisti hanno già paventato il rischio che i governi si limitino far
cadere il Libro bianco nel deposito
delle buone intenzioni. In vista del
vertice di Roma starebbero lavorando a una Dichiarazione comune,
che tenderà a ribadire la necessità
di continuare a restare uniti, senza
però scendere nei dettagli. E il dibattito sul futuro dell’Ue è possibile che si sposti verosimilmente al
vertice europeo di fine anno.
Stretti fra l’elezione alla Casa
Bianca di Donald Trump, la Brexit
e le prossime elezioni in Olanda,
Francia e Germania, fra i 27 leader
europei non sembra, dunque, che ci
sia voglia di prendere posizione.
Nel consiglio europeo del 9-10 marzo, il tema principale finirà per essere, invece, il rinnovo del mandato
elettorale del presidente, Donald
Tusk, per altri due anni e mezzo.
Jarosław Kaczyński, il leader del
partito conservatore Diritto e giustizia (Pis, al governo a Varsavia con
la premier, Beata Szydło), è tornato
ieri alla carica, ribadendo che Tusk
non avrà l’appoggio della Polonia
perché starebbe «violando le regole
fondamentali dell’Ue» e, in particolare, «quella della neutralità in riferimento ai problemi interni degli
stati membri». Il riferimento — rilevano gli analisti politici — è allo
scontro sulle riforme introdotte dal
Pis, osteggiate da Bruxelles. Ma, in
sottofondo, c’è l’accusa di Varsavia
a Tusk di «corresponsabilità» nell’incidente aereo del 10 aprile del
2010 a Smolensk (città russa al confine con la Bielorussia), in cui morirono 96 persone, tra cui l’allora
presidente polacco Lech Kaczyński,
fratello gemello di Jarosław.
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D all’inizio dell’anno nelle acque del Mediterraneo
Quasi cinquecento morti in mare
TRIPOLI, 1. Una strage senza precedenti. Il 2017 è
iniziato all’insegna dell’emergenza assoluta sulla
rotta Libia-Italia per i disperati che stanno cercando di raggiungere l’Europa.
Su un totale di 485 morti nella traversata del
Mediterraneo dall’inizio dell’anno, il novanta per
cento di questi (444), era partito dalle coste libiche alla volta delle coste italiane. Questo il dato
più recente sulla conta delle vittime dei trafficanti
di esseri umani. Il bilancio è stato diffuso
dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim).
Dal primo gennaio al 26 febbraio oltre ai 444
morti nella rotta del Mediterraneo centrale, 2 persone sono morte nella rotta orientale (quella
dell’Egeo, dove nell’estate del 2015 e del 2016 si
registrò una carneficina) e 39 in quella del Mediterraneo occidentale (Spagna) Nello stesso periodo almeno 16.775 tra profughi e migranti sono
riusciti nell’impresa di raggiungere l’Europa, poco più di un decimo rispetto ai 124.986 dei primi
57 giorni del 2016. Ma anche in questo dato positivo si registra l’eccezione Italia: su 16.775 migranti che ce l’hanno fatta a raggiungere l’Ue, 13.457
persone sono sbarcati in Italia, quasi il doppio rispetto agli 8981 dello stesso periodo.
Intanto, l’Unicef ha lanciato ieri un’allerta sui
centri di detenzione libici, dove i bambini si trovano a condividere celle anguste e sovraffollate
con gli adulti, e violenze e abusi gravissimi sono
continui. La tragedia dei minori sulla rotta del
Mediterraneo centrale, dall’Africa sub-sahariana
fino alle coste italiane, è descritta in una nuova
relazione che l’agenzia delle Nazioni Unite ha
messo a punto ascoltando le testimonianze dei
più piccoli e le voci di chi lavora sul campo.
Previsto un taglio di quattro miliardi di euro alla pubblica amministrazione
I Tories lanciano la spending review
LONDRA, 1. Nuova spending review
in arrivo da parte del governo conservatore nel Regno Unito. L’esecutivo di Theresa May ha chiesto ai
ministeri un taglio dei costi del sei
per cento al fine di risparmiare 3,5
miliardi di sterline (circa 4 miliardi
di euro) da qui fino al 2020. L’annuncio arriva a pochi giorni dalla
manovra finanziaria che il cancelliere dello scacchiere Philip Hammond
Fillon non si ritira
dalla corsa
alle presidenziali
PARIGI, 1. François Fillon, candidato del centrodestra francese alle
presidenziali, non si ritira dalla
corsa all’Eliseo. Lo ha ribadito
egli stesso questa mattina dopo la
notizia di una sua convocazione
da parte dei magistrati il prossimo 15 marzo nell’ambito dell’inchiesta sui presunti impieghi fittizi in parlamento di sua moglie e
dei figli. «Non cederò, andrò fino
in fondo» ha detto il candidato
dei Républicains. E sempre oggi
è stata inoltre smentita la notizia
di un fermo per la moglie di Fillon, Penelope.
deve presentare ai Comuni la settimana prossima. Il governo assicura
che non verranno toccati dai tagli la
già malandata sanità del Regno
Unito e il sistema dell’istruzione, ma
è già polemica. Secondo il Labour,
si tratta semplicemente di un modo
per «introdurre di nascosto una
nuova austerità».
Gli analisti sottolineano che il
percorso delle riforme del bilancio è
strettamente legato alle negoziazioni
sulla Brexit, ovvero l’uscita della
Gran Bretagna dall’Unione europea.
Un’uscita, che, in linea con il volere
del premier Theresa May, sarà piuttosto dura, senza alcuna concessione
al mercato unico. Pochi giorni fa la
camera dei lord ha tolto l’ultimo
ostacolo ai piani del premier, respingendo un emendamento pensato per
vincolare l’esecutivoa restare nel
mercato unico nonostante la Brexit.
Il provvedimento è stato bocciato
con 299 no contro 136 sì.
Il processo della Brexit non è ancora nemmeno cominciato, ma sono
bastate le indiscrezioni sulla data in
cui potrebbe iniziare, trapelate ieri
su alcuni media inglesi, a scatenare
il panico. Fonti di governo indicano
che May avrebbe scelto la data, la
metà di marzo per invocare l'articolo
50 del Trattato di Lisbona, cioè il
via libera ufficiale ai negoziati sulla
separazione da Bruxelles, destinati a
durare due anni. Le stesse fonti precisano che quella data sarà la scadenza della libertà di movimento,
uno dei principi fondamentali
dell’Europa: da quel momento nessun europeo potrà più venire a cercare lavoro in questo paese liberamente come faceva prima.
Il clima, in realtà, è piuttosto caotico. Come confermano i principali
media del paese, nulla è stato messo
nero su bianco. Stando alle ultime
indiscrezioni, fra due settimane i cittadini dell’Unione europea potrebbero perdere la libertà di emigrare
nel Regno Unito, o vedere comunque ampie restrizioni su di essa. Cosa accadrebbe a quel punto non è
chiaro. Italiani, francesi, tedeschi,
polacchi, verrebbero fermati alla
frontiera, appena sbarcati dall’aereo,
per sapere se hanno un contratto di
lavoro? Gli studenti europei potranno continuare a venire a studiare
nelle università britanniche? Nessuno può rispondere con certezza.
Intanto, da Edimburgo circolano
indiscrezioni secondo cui il governo
autonomo scozzese guidato dalla
premier Nicola Sturgeon, davanti alla minaccia di una hard Brexit (una
Brexit dura), che porterà il Regno
Unito fuori non solo dalla Ue, ma
pure dal mercato comune e dall’unione doganale, convocherà un
secondo referendum per l’indipendenza dalla Gran Bretagna, con lo
scopo di ottenere la sospirata sovranità (come provò a fare senza successo nel referendum del 2014) e di
restare nell’Unione. Questa seconda
possibilità rischia di costare molto
cara a Londra. Molti analisti parla-
no già dello spettro di una pericolosa disgregazione del Regno.
Questa possibilità preoccupa non
poco i mercati. L’indiscrezione di
un nuovo referendum scozzese ha
fatto immediatamente precipitare la
sterlina sui mercati valutari. Un Regno Unito che perde una delle sue
quattro regioni, se non due — perché le elezioni anticipate di questo
giovedì in Irlanda del Nord potrebbero riaccendere istanze secessioniste anche a Belfast — è lo scenario
temuto da sempre come conseguenza della Brexit, ma finora giudicato
dagli analisti del tutto improbabile.
Anche l'ex-premier conservatore
John Major di recente ha lanciato
l'allarme: «Una hard Brexit sarebbe
un disastro per sanità e welfare». E
a pagare il prezzo — secondo Major
— sarebbero soprattutto le classi più
povere.
Perquisiti oltre venti edifici a Berlino
Blitz antiterrorismo in Germania
Forze antiterrorismo tedesche di fronte a un edificio perquisito a Berlino (Ap)
GIOVANNI MARIA VIAN
direttore responsabile
Giuseppe Fiorentino
vicedirettore
Piero Di Domenicantonio
Servizio vaticano: [email protected]
Servizio internazionale: [email protected]
Servizio culturale: [email protected]
Servizio religioso: [email protected]
caporedattore
Gaetano Vallini
segretario di redazione
Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998
[email protected] www.photo.va
BERLINO, 1. Blitz delle autorità tedesche ieri mattina in diversi siti legati all’associazione-moschea Fussilet 33, frequentata da Anis Amri,
l’autore della strage di Berlino. Secondo un portavoce della polizia, le
perquisizioni hanno occupato 460
agenti e sono state condotte in 24
edifici dislocati in diverse parti della
capitale tedesca, tra cui appartamenti, due locali dell’associazione e
sei celle di due prigioni di Berlino.
Secondo le autorità, l’associazione
Fussilet 33 era un punto di incontro
per gli estremisti islamici e serviva
Segreteria di redazione
telefono 06 698 83461, 06 698 84442
fax 06 698 83675
[email protected]
Tipografia Vaticana
Editrice L’Osservatore Romano
don Sergio Pellini S.D.B.
direttore generale
anche per raccogliere denaro per sostenere attacchi terroristici in Siria.
Amri ha visitato la moschea un certo numero di volte, prima del 19 dicembre, quando con un tir sottratto
a un camionista polacco si è lanciato contro un mercatino di Natale
ammazzando altre 11 persone.
Intanto, sempre ieri, in Francia
una liceale di Créil, un sobborgo a
nord di Parigi, è stata arrestata in
un’operazione condotta dalla polizia e dagli agenti del controspionaggio perché sospettata di preparare
un attentato.
Tariffe di abbonamento
Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198
Europa: € 410; $ 605
Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665
America Nord, Oceania: € 500; $ 740
Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30):
telefono 06 698 99480, 06 698 99483
fax 06 69885164, 06 698 82818,
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Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675
A Trento
una sentenza
discutibile
ROMA, 1. Con una ordinanza
emessa lo scorso 23 febbraio, la
corte d’appello di Trento ha riconosciuto, per la prima volta in
Italia, l’efficacia giuridica del
provvedimento assunto in Canada nel 2011 che stabiliva la sussistenza di un legame genitoriale
tra due gemelli nati per maternità
surrogata e il partner del padre
genetico. In tal modo, la corte ha
definito illegittimo il rifiuto
dell’ufficiale di stato civile di aggiungere il partner del padre biologico sull’atto di nascita.
«I figli — ha commentato Lucetta Scaraffia sulle pagine del
«Corriere della sera» del 1° marzo
— nascono da un uomo e da una
donna. Questi due gemelli della
sentenza, invece, adesso risultano
figli di due donne, per via della
maternità surrogata, e di due uomini». I bambini nati in questo
modo — ha aggiunto Scaraffia —
«pagano un prezzo altissimo:
non conosceranno mai la loro
madre».
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L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 2 marzo 2017
pagina 3
Famiglia di sfollati somali
in attesa degli aiuti dell’Onu (Ap)
Aperto a Islamabad il vertice dell’Organizzazione della cooperazione economica
In Asia sviluppo
e opportunità commerciali
ISLAMABAD, 1. Si è aperto ieri sera a
Islamabad il tredicesimo summit
dell’Organizzazione della cooperazione economica (Eco), un gruppo
internazionale fondato nel 1985 da
Iran, Pakistan e Turchia, che dal
1992 è stato allargato anche ad Af-
Attacchi
dei talebani
contro la polizia
a Kabul
KABUL, 1. I talebani afghani hanno rivendicato due attacchi compiuti questa mattina a Kabul nel
sesto distretto di polizia e a una
sede dei servizi di intelligence afghani (Nds). La rivendicazione è
stata fatta dal portavoce degli insorti, Zabihullah Mujahid. In essa si sostiene che l’operazione
condotta dai mujaheddin ha causato la morte di numerosi poliziotti. Un particolare che però
non trova per ora riscontro nelle
fonti ufficiali, che parlano di un
morto e 30 feriti.
Un primo attacco è stato realizzato con un’autobomba fatta
saltare in aria vicino a un commissariato di polizia. Immagini a
distanza hanno mostrato una
densa colonna di fumo levatasi
nel cielo a seguito dello scoppio.
Una seconda esplosione è avvenuta poco dopo nel sesto distretto di polizia. Un attentatore suicida sarebbe riuscito a penetrare
all’interno di una sede dei servizi
di intelligence afghani, ingaggiando uno scontro a fuoco con
le forze di sicurezza. Un medico
dell’ospedale Estiqlal ha precisato che tra i feriti ci sono tre
membri delle forze di sicurezza.
Nel frattempo, un agente di
polizia afghano ha aperto il fuoco ieri sera contro i suoi colleghi
in un check-point della provincia
meridionale di Helmand, uccidendone almeno undici, e riuscendo poi a darsi alla fuga. La
strage è avvenuta in uno dei posti di controllo di Lashkar Gah, il
capoluogo provinciale. Le fonti
hanno affermato che il contingente era stato trasferito giorni fa
a protezione del capoluogo dal
distretto di Musa Qala.
I talebani controllano oramai
10 dei 14 distretti della provincia
di Helmand. Le forze statunitensi in Afghanistan hanno chiesto
«alcune migliaia di soldati supplementari» per fare fronte all’offensiva dei talebani e riconquistare il terreno perduto dall’esercito
afghano. Il Pentagono ha annunciato il dispiegamento nelle prossime settimane di soli 300 marines nella provincia dell’Helmand.
ghanistan, Azerbaijan, Kazakstan,
Tadjikistan, Kyrgyzstan, Turkmenistan e Uzbekistan.
La riunione dovrebbe approvare
il piano di sviluppo Vision 2025 e il
testo della dichiarazione di Islamabad 2017, che contiene i punti salienti della cooperazione tra i membri dell’Organizzazione nei campi
di connettività, del commercio, dei
trasporti e dell’energia. In apertura
dei lavori, il consigliere per gli affari
esteri pakistano, Sartaj Aziz, ha
chiesto uno sforzo comune per trasformare l’Eco in un blocco economico unito e attivo, attraverso il pieno sfruttamento delle risorse umane
e materiali dai paesi membri. E di
identificare i settori prioritari per
contribuire a realizzare il sogno di
trasformare il gruppo in un «formidabile blocco economico». Anche il
ministro degli esteri iraniano,
Mohammed Javad Zarif, ha chiesto
l’adozione di una nuova architettura
economica regionale tra gli stati
membri per garantire l’attuazione
del piano di sviluppo Vision 2025.
Nelle zone colpite dalla siccità
Stato di calamità in Somalia
MO GADISCIO, 1. Il presidente della Somalia, Mohamed
Abdullahi Mohamed, ha dichiarato lo stato di calamità
nazionale per la grave siccità che ha colpito numerose
zone del paese del Corno d’Africa. Il capo dello stato
ha anche lanciato un appello alla comunità internazionale per immediati aiuti umanitari.
L’organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha segnalato per la Somalia l’emergenza alimentare, la terza
in 25 anni. Attualmente, circa sei milioni e mezzo di
persone in Somalia — circa la metà della popolazione —
hanno bisogno di aiuti e di queste tre milioni rischiano
già la fame. Drammatica anche la situazione sanitaria
con forte rischio di epidemie, a partire dal colera.
Lo stato di calamità è stato dichiarato mentre una
conferenza sotto l’egida delle Nazioni Unite a Mogadiscio stava discutendo come affrontare la siccità. Gli aiuti sono ostacolati dal conflitto militare del governo con
il gruppo estremista islamico di Al-Shabaab, che impedisce alle agenzie umanitarie di accedere in gran parte
del paese. Agenzie che lanciano un allarme sul rischio
che la situazione possa degenerare in una carestia. L’ultima carestia, nel 2011, provocò oltre 260.000 morti.
Rapporto dell’O cse
Visita di Al Sarraj a Mosca
Si riduce la povertà in India
Impegno di Mosca
sulla crisi libica
NEW DELHI, 1. L’economia indiana si sta espandendo a
un ritmo sempre più veloce, aumentando gli standard di
vita e riducendo la povertà a livello nazionale. Ulteriori
riforme sono ora necessarie per mantenere una forte crescita e garantire che tutti gli indiani traggano beneficio
da essa. È quanto emerge da un nuovo rapporto
dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo
economico (Ocse) presentato ieri a New Delhi dal segretario generale dell’organismo internazionale, Angel
Gurría, e dal segretario agli affari economici indiano,
Shaktikanta Das. La ricerca rileva che l’accelerazione
delle riforme strutturali e il passaggio verso un quadro
di politica macroeconomica basato su regole stanno sostenendo una espansione economica rapida del paese.
I tassi di crescita dell’India sono di oltre il 7 per cento l’anno, il livello più forte — concordano gli analisti
economici — tra i paesi del G20. Il rapporto dell’O cse
individua i settori prioritari per le azioni future, prevede
di mantenere la stabilità macroeconomica e ridurre ulteriormente la povertà, attraverso riforme fiscali generali
aggiuntive e nuovi sforzi per aumentare la produttività e
ridurre le disparità tra le diverse regioni dell’India.
Contadini indiani nelle strade di New Delhi (Afp)
Scontri
nel Myanmar
NAYPYIDAW, 1. Non si ferma la violenza in Myanmar. Scontri tra
l’esercito e diversi gruppi ribelli
hanno causato almeno 160 morti
negli ultimi tre mesi nello stato
Shan, nel nordest del paese, al confine con la Cina. Lo ha confermato
oggi il generale Mya Tun Oo, capo
di stato maggiore delle forze armate, mentre è stata posticipata la seconda tornata di negoziati per un
processo di pace. Colloqui quindi
che si rivelano densi di incognite.
Da fine novembre, ha detto Mya
Tun Oo, scontri con un’alleanza di
gruppi ribelli delle etnie kachin,
shan e wa vicino alla città di Muse
hanno provocato la morte di 74 soldati, 15 poliziotti, 13 miliziani governativi e 13 civili, oltre a 45 ribelli. I gruppi coinvolti sono tra quelli
che non hanno firmato il cessate il
fuoco introdotto dal precedente capo dello stato, Thein Sein, e si ri-
Il ministro iraniano, citato dall’agenzia di stampa Irna, si è detto
convinto che l’Eco debba concentrarsi sull’adozione di nuove architetture economiche regionali, affinché i progetti di sviluppo come Vision apportino ai paesi membri
dell’Organizzazione della cooperazione economica i benefici auspicati.
Il vertice esaminerà anche la posizione dei membri dell’Eco alla luce
delle nuove sfide globali.
L’ultimo summit si è tenuto nel
mese di ottobre 2012 a Baku, in
Azerbaijan. Nel 2013 l’Iran ha invece ospitato la ventunesima riunione
del consiglio dei ministri degli esteri. Oggi è previsto l’incontro tra i
presidenti dei paesi membri dell’organizzazione, che fornisce una piattaforma di discussione per migliorare lo sviluppo e promuovere le opportunità commerciali e d’investimento. Il comune obiettivo dell’Eco, con sede a Teheran, è quello
di istituire un mercato comune di
beni e servizi, come, per esempio,
l’Unione europea.
fiutano di farlo anche ora che al
governo c’è, di fatto, Aung San
Suu Kyi, stretta collaboratrice del
presidente, Htin Kyaw. Proprio oggi era in programma l’apertura della seconda tornata di negoziati della conferenza di pace Panglong del
ventunesimo secolo, un riferimento
al nome di uno storico accordo di
pace del 1947 tra il nascente stato
asiatico e una parte dei gruppi ribelli delle minoranze etniche. L’intesa era volta a trovare un assetto
federalista, ma naufragò dopo
l’omicidio del generale e “padre
della patria” Aung San, di cui
Aung San Suu Kyi è la figlia.
La ripresa dei negoziati è però
slittata, probabilmente a metà marzo, proprio per il rifiuto di sette
gruppi etnici di firmare il cessate il
fuoco. Per sedersi al tavolo delle
trattative, i ribelli chiedono di forgiare un nuovo percorso di pace.
MOSCA, 1. «La Russia vorrebbe che
la Libia tornasse a essere un vero e
proprio stato dopo l’interferenza
straniera barbara nei suoi affari interni che hanno portato a conseguenze disastrose per quanto riguarda l’esistenza dello stato libico
e il futuro del popolo libico». Così
il portavoce del Cremlino, Dmitri
Peskov, alle agenzie russe. «È per
questo che ci interessa il ritorno di
un potere forte in Libia in modo
che il processo di ripristino dello
stato possa iniziare».
E dovrebbe essere domani il
giorno dell’inizio della visita a Mosca del leader del consiglio presidenziale e premier designato libico,
Fayez Al Sarraj. Lo ha riferito una
fonte dello stesso consiglio presidenziale libico non aggiungendo
ulteriori dettagli sulla missione in
Russia del premier Al Sarraj.
In precedenza l’inviato speciale
russo per Medio oriente e Africa e
vice ministro degli esteri, Mikhail
Bogdanov, ha ribadito: «Ci piacerebbe che in Libia finisse al più
presto la lunga crisi e che diventasse di nuovo un paese prospero con
istituzioni statali forti». «Il confronto tra Tripoli e Tobruk ha creato un vuoto di potere — ha detto
ancora Bogdanov — In questo contesto, il cosiddetto stato islamico
(Is) e Al Qaeda sono ancora attivi
in molto aree della Libia».
Dopo l’adesione cinese alle sanzioni dell’O nu
Dialogo tra Pechino e Pyongyang
PECHINO, 1. Visita a Pechino del vice
ministro degli esteri della Corea del
Nord, Ri Kil-song, dopo l’adesione
della Cina alle sanzioni varate —
all’unanimità — dal consiglio di sicurezza dell’Onu contro Pyongyang
per i suoi test nucleari e missilistici,
con lo stop agli acquisti di carbone
per tutto il 2017.
È la prima visita di un rappresentante nordcoreano di alto livello in
Cina da diversi mesi. Ri Kil-song incontrerà il ministro degli esteri cinese, Wang Yi. La Cina appare infastidita dalle iniziative spettacolari del
leader nordcoreano, Kim Jong-un,
ma anche dal regime comunista di
Pyongyang non sono mancate frecciate verso il governo cinese che finora è stato il suo principale alleato.
La visita, ha riferito il portavoce
di Pechino, Geng Shuang, si chiuderà sabato ed è stata organizzata su
invito della Cina. Ri Kil-song vedrà
anche il vice ministro degli esteri e
l’assistente del ministro degli esteri
cinesi, rispettivamente Liu Zhenmin
e Kong Xuanyou. «Le parti — ha
aggiunto Geng — avranno l’occasione per scambiarsi vedute sulle relazioni tra Cina e Corea del Nord e su
questioni internazionali e regionali
di comune interesse». Kong Xuanyou, ha concluso il portavoce, ha
incontrato ieri anche il vice ministro
degli esteri russo, Igor Morgulov,
per discutere sulla penisola coreana
e altri temi di comune interesse.
Tutto lascia pensare comunque
che quella del vice ministro nordcoreano sia una missione legata sia allo
stop all’import di carbone deciso da
Pechino in linea con le ultime risoluzioni dell’Onu e vitale per le casse
del regime, sia per una discussione
sui rapporti bilaterali a più ampio
raggio. Dopo la chiusura del complesso industriale intercoreano di
Kaesong, circa il 90 per cento
dell’interscambio di Pyongyang è
con la Cina, di cui un buon 40 per
cento costituito solo dal carbone.
Appena ieri, l’intelligence di Seoul
ha stimato che la mossa di Pechino
possa causare almeno 300.000 disoccupati in più e una contrazione del
pil di Pyongyang del 2,5 per cento,
oltre che un taglio del 23 per cento,
o di 78 milioni di dollari, della provvista di valuta estera.
E, intanto, il consiglio di sicurezza
dell’Onu ha tenuto una riunione sul
regime di sanzioni per il programma
nucleare di Pyongyang. Al termine
della riunione, la presidenza Ucraina
ha espresso la condanna unanime
dei membri del consiglio per i tentativi nordcoreani di violare il regime
sanzionatorio.
Ma sembra ancora difficile costruire un dialogo interlibico. La
camera dei rappresentanti libica di
Tobruk non ha trovato un accordo
sui 15 nomi della nuova delegazione
che parteciperà al dialogo politico.
Lo ha riferito il sito «Libya Herald», precisando che la sessione,
alla quale hanno partecipato 114 deputati su 200, è stata “turbolenta”.
L’attuale portavoce della camera
dei rappresentanti, Saleh Lughma,
ha spiegato che la fumata nera è
dovuta a divergenze tra le parti. Secondo «Libya Herald», infatti, sarebbe stata trovata un’intesa sui nomi dei cinque delegati provenienti
dall’est del paese, mentre l’impasse
riguarda la scelta dei rappresentanti
del sud e dell’ovest.
Destituito
il capo dell’esercito
nel Gambia
BANJUL, 1. Il nuovo presidente
del Gambia, Adama Barrow, ha
destituito ieri il capo di stato
maggiore delle forze armate, il
generale Ousman Badjie, uno
dei fedelissimi del dittatore
Yahya Jammeh, che ha governato per 22 anni fino al gennaio
scorso sul paese dell’Africa occidentale. Il nuovo comandante in
capo delle forze armate del
Gambia sarà il generale Massaneh Kinteh. Prima del generale
Badjie, il presidente Barrow aveva destituito nel fine settimana
anche Yankuba Badjie, capo
dell’agenzia nazionale dell’informazioni (Nia) ribattezzata Servizio di informazioni di stato e
David Colley, che dirigeva il sistema penitenziario.
Il passaggio di poteri tra i vertici militari si è svolto nella sede
dello stato maggiore dove il generale Kinteh ha affermato di
volere restaurare la fiducia nelle
forze armate gambiane.
Barrow, vincitore delle elezioni
dello scorso primo dicembre, ha
giurato come presidente il 19
gennaio nell’ambasciata gambiana di Dakar ed è potuto rientrare a Banjul soltanto il 26 gennaio, dopo che l’ex presidente
Yahya Jammeh — sotto pressione
diplomatica e militare — ha accettato di cedere il potere e lasciare il paese il 21 gennaio per
l’esilio in Guinea equatoriale.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 4
giovedì 2 marzo 2017
di MANUEL NIN
inizio del periodo della
quaresima, preceduto nella tradizione bizantina da
quattro domeniche, induce a riflettere su aspetti
determinanti della vita cristiana. Le pagine evangeliche sono una grande catechesi che dovrebbe portare di fronte al dono
di Dio: la misericordia, il perdono. Nella
prima delle domeniche precedenti il tempo quaresimale è stato letto il vangelo
del fariseo e del pubblicano; nella seconda quello della parabola del figlio prodigo; la terza porta i fedeli a misurarsi con
l’atteggiamento più cristiano, cioè l’incontro con il Cristo povero, malato, prigioniero, attraverso la parabola del giudizio finale; la quarta domenica indica
infine il cammino del digiuno e della
preghiera nella verità, e introduce così
nella Grande quaresima, che condurrà
alla vera umiliazione ed esaltazione del
Signore, quella della Pasqua.
Come sempre, le parole evangeliche
sono vitali. Nelle tradizioni dell’oriente
cristiano il Vangelo viene infatti chiamato non soltanto «vivente», cioè annunciato e vivo nella vita delle Chiese cristiane, che viene annunciato da loro, ma
anche «vivificante», che dà cioè la vita a
quanti lo ascoltano, lo leggono, lo accolgono facendone carne e vita. Il contatto
con la sacra Scrittura nella vita di ogni
cristiano deve far parte dell’essere cristiani, cioè della cura della propria vita in
Cristo.
Il periodo quaresimale favorisce questo contatto attraverso la lettura continua
L’
Elia e Enoch (icona del
XVII
secolo)
dei libri della Genesi e dei Proverbi durante l’ora del vespro e di Isaia all’ora
sesta. La lettura quotidiana della Scrittura dovrebbe far parte della vita cristiana,
anche se questo non è sempre facile, sia
per la debolezza umana sia perché i testi
non sempre sono facili, e a volte, almeno
in apparenza, forse anche noiosi, difficili.
Ma anche da questi i Padri e le tradizioni delle Chiese cristiane traggono insegnamento e anche nutrimento. Penso per
esempio agli elenchi dei patriarchi nel libro della Genesi, a un primo sguardo —
e bisogna ripeterlo, in apparenza — senza
un interesse speciale. In apparenza, perché è possibile quasi sempre trovarvi delle perle che diventano parola di Dio che
porta la salvezza, rinnova come persone
e come cristiani.
Nel quinto capitolo della Genesi figura
la lista dei patriarchi discendenti di Adamo e tra questi la presentazione della figura di Enoch, un personaggio di cui si
parla ben poco nella sacra Scrittura: soltanto undici volte e ripetendo sempre la
stessa espressione, e cioè «che piacque a
Dio» e non morì; lo stesso si dice del
profeta Elia, anche lui preso da Dio. La
letteratura biblica apocrifa e l’iconografia
Enoch nella tradizione orientale
L’uomo che piacque a Dio
bizantina collocano Enoch alla porta del
paradiso assieme a Elia, in attesa di incontrare e accogliere il buon ladrone,
mentre Cristo scende negli inferi.
Il testo che parla di Enoch (Genesi, 5,
21-24), dice per ben due volte che «piacque a Dio» oppure «che fu trovato buono da Dio». Alcune versioni bibliche
presentano una traduzione interessante; in alcune
di esse si dice infatti che
«Enoch camminò con
Dio» e che «per questo
Dio lo prese». Anche altre traduzioni vanno in
questo stesso senso: per
indicare cioè che un uomo è «grato» o «buono»
e «che piacque» a Dio si
dice che «camminò con
D io».
All’inizio della Grande
quaresima bisogna chiedersi
cosa
significhi
«camminare con Dio».
Questa bella espressione
biblica vorrà dire soprattutto — specialmente in
questo tempo liturgico
appena agli inizi — vivere
nella propria vita la chiamata alla conversione, alla metànoia, nel senso
più letterale e forte del
termine: cioè cambiare,
rinnovare il nostro pensiero, il nostro agire, il
nostro essere.
Per i cristiani la conversione alla quale si è
ogni giorno chiamati dal
Signore è in primo luogo
un dono, qualcosa che ci
viene dato da lui. Nessuno può tornare a Dio
con le proprie forze:
«Nessuno può venire a
me se non lo attira il Padre che mi ha mandato»
(Giovanni, 6, 44). Dio,
però, non attira se non
nella misura in cui ognuno lo cerca e desidera di
trovarlo. I Padri dicevano
che Dio può tutto, eccetto forzare l’uomo ad
amarlo. Vedere la conversione come un dono vuol
dire ricominciare ogni
giorno, accettando che lo stesso iniziare
di nuovo è dato da Dio.
A causa del peccato, l’uomo si vede
allontanato dalla santità di Dio, dalla luce di Dio; abita nelle tenebre della disperazione; ma è proprio quest’uomo
peccatore che Cristo invita a tavola oppure — per sottolineare ancora di più il
dono della conversione, come nel caso di
Zaccheo — addirittura a casa, dove il Signore si invita a tavola. È importante
notare nel vangelo di Zaccheo come sia
il Signore stesso a invitarsi a pranzo, a
far dono di se stesso. La conversione come dono fa vedere e vivere la povertà
propria dell’uomo e l’immensa ricchezza
del dono di Dio.
Cristo descrive la situazione dell’uomo, di colui che è oggetto del dono della conversione, come quella di uno straniero che cadde nelle mani dei ladri, che
lo spogliano, lo derubano, lo picchiano.
E soltanto in questa situazione l’uomo
può far l’esperienza della gratuità del
buon samaritano, del dono di Dio, che
lo rialza, lo carica e ne ha cura; non gli
fa delle domande, non chiede niente,
soltanto dà. Di questa povertà in cui si è
chiamati a vivere il cammino di conver-
sione come dono la stessa quaresima diventa una saggia pedagoga. In questo
tempo nella liturgia bizantina non si celebra la Divina liturgia nei giorni feriali
fino al sabato e alla domenica, anticipo e
dono allo stesso tempo della comunione
col risorto nella Pasqua. Il mercoledì e il
venerdì viene invece celebrata la liturgia
dei Doni presantificati per sottolineare
che la forza per il nostro cammino quaresimale viene dal Signore nel suo corpo
e nel suo sangue santificati, consacrati il
giorno di domenica, che è la Pasqua della settimana.
La conversione, la metànoia, allora, accolta liberamente come dono divino, diventa il mezzo offerto per il quotidiano
«camminare con Dio». Non è infatti uno
scopo, una finalità, ma un mezzo che
porta verso Cristo, che dà l’opportunità
di camminare con Dio. Il desiderio e la
speranza di conversione, di metànoia, si
È importante sottolineare questo legame, che non si può mai spezzare, tra
l’uomo interiore e l’uomo esteriore, quello che si vive e si fa all’esterno con quello che si vive e si fa nel profondo del
cuore. A imitazione del Verbo di Dio,
che si incarnò veramente: nella lettera ai
Filippesi ai verbi «spogliò» e «umiliò»
corrispondono forme molto forti come
«assumendo», «divenendo», «facendosi», che sottolineano la vera umiliazione
di Cristo. La prima eresia cristologica fu
quella del docetismo, del rifiuto della vera incarnazione di Cristo. In questo senso la conversione, la metànoia, è da vedere come mezzo per configurarci ancora
con Cristo.
Questo legame tra interiore e esteriore,
tra quello che si dice, quello che si fa e
quello che si pensa, viene sottolineato da
una bellissima preghiera di sant’Efrem.
All’atteggiamento esteriore del corpo —
la metànoia fino a terra —
corrisponde la preghiera al
Signore per una vera metànoia anche interiore, cioè
La letteratura biblica apocrifa
«vedere i miei peccati e
non condannare il mio frae l’iconografia bizantina lo collocano
tello».
alla porta del paradiso assieme a Elia
Enoch «camminò con
Dio», fu trovato buono da
in attesa di incontrare
Dio. Nel testo siriaco della
e accogliere il buon ladrone
versione biblica conosciuta
come Peshitta viene usata
una forma che permette di
tradurre: «Enoch fu bello
manifestano durante la quaresima con per Dio»; è un termine siriaco che indica
una serie di pratiche offerte dalla vita la bellezza totale, non soltanto quella
della Chiesa: digiuno, preghiere, contat- esterna e neppure soltanto quella interto più assiduo con la sacra Scrittura, in na; dunque tutto l’uomo che diventa
particolare le letture bibliche continue «bello», a immagine di colui, Cristo, che
già accennate; le stesse «prostrazioni» è, come dice il salmo 44, «il più bello tra
come gesto esteriore che esprime un i figli dell’uomo».
atteggiamento interiore di cambiamento,
All’inizio del cammino quaresimale
di umiltà, ma soprattutto di con- Adamo ritorna nel paradiso, o piuttosto
figurazione piena con colui «che spogliò lasciandosi portare dal Signore, come si
se stesso» e «umiliò se stesso» (Filippesi, legge nella Scrittura (Genesi, 2, 8): «Il
2, 7-8).
Signore prese l’uomo e lo pose nel giar-
dino di Eden». Per questo nell’iconografia e nei mosaici bizantini Cristo porta
per mano Adamo verso il paradiso.
In questo cammino la Chiesa ripete
ogni giorno, diverse volte, la preghiera
di sant’Efrem: «Signore e sovrano della
mia vita, non darmi uno spirito di pigrizia, d’indolenza, di superbia, di vaniloquio. Dà a me, tuo servitore, uno spirito
di sapienza, di umiltà, di pazienza e di
amore. Sì, Signore e re, dammi di vedere
i miei peccati e di non condannare il mio
Il patriarca «camminò con Dio»
Nel testo siriaco della versione biblica
conosciuta come Peshitta
viene usata una forma
che significa «fu bello per Dio»
fratello, perché sei benedetto nei secoli».
La tradizione bizantina ama ripetere
questa preghiera, quasi lasciandola cadere sui fedeli per scandire tutto il cammino quaresimale.
«Signore e sovrano della mia vita»,
«Signore e re»: la preghiera mette al
centro della vita Dio, il Signore, come
colui che ne è signore, come colui che ne
è fonte di speranza, soprattutto fonte di
fiducia: Adamo, cioè l’uomo, non rimane
seduto alla soglia del paradiso, ma si lascia portare dal Signore. Quando si ripete: «Signore e sovrano della mia vita», si
riconosce in lui la fonte di questa vita e
si rinnova la fiducia in lui che nel vangelo (Matteo, 11, 28-29) ha detto: «Venite a
me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio
giogo sopra di voi e imparate da me, che
sono mite e umile di cuore».
Un commento all’intero epistolario
Paolo di Tarso e la sua scuola
Tondo con busto di san Paolo (mosaico del V-VI secolo)
Oltre mille pagine per accompagnare
il lettore alla scoperta di un autore
molto studiato ma inesauribile.
Steso come ultimo corso accademico
per giovani sacerdoti destinati
allo studio e all’insegnamento della
sacra Scrittura, il vastissimo
testo di Nello Casalini (Paolo di Tarso
e la sua scuola. Commento
a tutti gli scritti, Roma, Castelvecchi,
2017, pagine 1128, euro 70) è stato
completato anni dopo tenendo presente
un pubblico genuinamente laico,
ma interessato ai libri sacri
del cristianesimo. Per questo, si legge
nella quarta di copertina, l’autore non
esita «a porre a questo deposito
della fede domande anche crude che
solleva con spirito libero e critico ogni
uomo di ragione». L’autore, frate
minore e dottore in teologia biblica
presso l’Institut Catholique di Parigi,
ha insegnato al Franciscanum
di Gerusalemme e lavorato come
ricercatore nella Pontificia università
Antonianum.
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 2 marzo 2017
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Pieter Bruegel il Vecchio
«Lotta tra Carnevale e Quaresima» (1559)
Nel primo giorno della quaresima
Insieme
come a Ninive
di ANTONELLA LUMINI
ome ogni anno il tempo forte di quaresima richiede risposte concrete, atti di conversione. Il mondo spinge in
una spirale vorticosa imponendo ritmi e modalità disumanizzanti.
Contraddizioni insanabili e drammatici
conflitti mettono in pericolo la vita del
pianeta.
Di fronte a tutto questo cresce la paura, insieme il bisogno di fare qualcosa.
Ma il vangelo non chiede di combattere
il mondo, chiede di far crescere il Regno
dell’amore attraverso il cambiamento interiore. Spesso assistiamo a una critica
sterile, ognuno dà la colpa agli altri, ai
politici, ai governanti, al sistema. Bisogna cominciare da se stessi. Come afferma Papa Francesco, serve un nuovo stile
di vita che richiami all’essenzialità e ripristini la giustizia.
Di fronte a masse di esseri umani privati di ogni dignità, profughi che rischiano la vita, bambini ridotti a cercare nelle
discariche, economie distrutte, inquinamento feroce di acque e terreni, non si
può continuare a essere conniventi per
impotenza e rassegnazione. Urge un’azio-
C
ne che inviti alla sosta, che permetta un
momento di distacco dal vortice del
mondo.
Quello che vediamo interroga fortemente. I destini dei singoli, ma anche dei
popoli, non ricadono come punizione divina dal cielo, portano alla luce quanto
di distorto il tempo ha accumulato. Effetti che vengono a maturazione. La massa del dolore provocato dall’ingiustizia,
rimane attiva, pronta a esplodere in azioni cruente. Come ci ricorda il vangelo:
«Quando vedete una nuvola salire da
ponente, subito dite: Viene la pioggia, e
così accade» (Luca, 12, 54).
Rivolgiamo pertanto un appello a
donne e uomini sensibili verso questa
drammatica realtà e turbati nella propria
coscienza, disponibili a impegnarsi per
un giorno al mese di digiuno e silenzio.
A partire dal giorno delle ceneri, in cui
ha inizio la quaresima e in cui la Chiesa
invita al digiuno, si propone una presenza costante e nascosta di silenzio e digiuno in comunione con l’umanità che soffre. Un giorno al mese di silenzio e digiuno che ognuno può vivere quando e
nel modo che gli è possibile, come atto
di purificazione e di espiazione. Digiuno
non solo come astinenza dal cibo, ma
Omar Galliani, «Tra le tue fauci» (2016, particolare)
anche da cellulari, televisioni e vari strumenti di connessione digitale. Silenzio e
digiuno come partecipazione attiva alla
sofferenza dell’immensa parte di umanità
il cui grido rimane muto, inascoltato. Silenzio e digiuno come bisogno urgente
di dare una risposta a quel disagio provocato da un potere sovrastante che domina le coscienze. Silenzio e digiuno attraverso cui lo Spirito Santo possa aprire
canali di luce nell’oscurità del tempo. Silenzio e digiuno come antidoto efficace
nei confronti dello squilibrio in atto. Come a Ninive: «“Ancora quaranta giorni e
Ninive sarà distrutta”. I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande
al più piccolo (...) Dio si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di
fare loro e non lo fece» (Giona, 3, 4-5;
10).
Dove le parole non riescono più a dire, rimane la forza del silenzio come atto
penitenziale che aiuti al cedimento. Il
mondo ha generato un meccanismo che
domina e opprime l’umanità non solo
nella sua parte povera, ma anche nella
sua parte opulenta. Silenzio e digiuno
pongono un freno. Nel distacco si rendono visibili le misure debordanti di un
egoismo feroce che succhia il sangue e le
risorse dei popoli e devasta le terre. Ogni
persona sensibile al bene, alla bellezza,
non può non vivere un forte disagio.
Non può limitarsi a dichiarare la propria
impotenza per sentirsi giustificata. Anche
la passiva accettazione diviene connivenza che genera depressione. I debiti, cui
accenna il Pater noster, sono gli abusi di
una volontà di appropriazione che si
contrappone all’ordine divino. Non serve
il senso di colpa, bensì il coraggio della
verità che aiuti a vedere la malattia che
corrode il mondo. Rivolgere attenzione
alla parte sofferente, significa accettare di
confrontarsi con la sofferenza che vive
nell’intimo ognuno di noi perché l’egoismo non solo abusa di esseri oppressi da
povertà e guerre, ma prosciuga il succo e
le linfe della famiglia umana. In questo
senso il paradosso evangelico delle beatitudini ribalta la prospettiva, fa vedere come l’umanità sofferente sia depositaria
della vera ricchezza. Lo spirito pulsa nei
cuori nobili, forti di una fortezza lieve,
completamente disarmata. Un giorno di
silenzio e digiuno in comunione con
l’umanità sofferente favorisce spoliazione
e abbandono. Avvicina a quello stato in
cui le potenze dell’anima rimangono
nell’annichilimento, prive di attaccamenti, in cui la volontà cede facendo spazio
all’evangelica povertà dello spirito.
Occorre una veglia perpetua e permanente che custodisca l’immensa ricchezza
della povertà di spirito. Lasciarsi vivificare da quello spirito di accettazione che
tace, trasformando l’anima alla radice,
dove le potenze che alimentano l’ego ca-
peso dell’ingiustizia che scardina ogni
equilibrio e deturpa la bellezza.
Un oceano di donne e uomini che soffre e non si oppone. Attualità della croce. Gesù sa, vede, va avanti, non retrocede: «Non la mia, ma la tua volontà». Ma
la volontà divina non vuole la croce,
vuole che l’umanità vada oltre se stessa e
ripristini la giustizia.
Queste masse di donne e uomini in fuga perché non si ribellano? Ugualmente
perché certe volte una persona rimane a
farsi schiacciare da un’altra, anche in famiglia, anche nei rapporti di amicizia? I
rapporti di potere rendono dipendenti
non solo a livello materiale, ma soprattutto a livello psichico. Deve cambiare la
coscienza affinché un rapporto di potere
decada. Solo la potenza dello Spirito
Santo libera guardando dall’alto e vedendo dove gli equilibri si spezzano e si
rompono oscurando la
creazione e la storia.
Donne e uomini soffeUn giorno di silenzio e di digiuno
renti preservano uno spirito nudo, disarmato, pain comunione con l’umanità sofferente
gando un durissimo prezaiuta a custodire
zo
all’insieme
dell’umanità. Sostare in col’immensa ricchezza
munione con loro ricrea
della povertà di spirito
equilibrio, incrina l’accanimento della volontà.
Porta alla luce lo sguardo
dono giù dai loro occulti centri di potere di Cristo che giudica il mondo attraverso
come foglie morte dagli alberi. Accoglie- l’amore. Guarda, vede e patisce. Quanto
re la voce potente del silenzio. Di Gesù eccede la misura lo assume in sé attraverso il patire.
davanti a Pilato.
Ogni persona oggi è posta al bivio fra
Sostare, attingere allo spirito puro e ricevere la forza dell’azione pura. L’umani- il chiudersi nel più sordo individualismo
tà che soffre e non ha voce è veicolo di o l’andare oltre se stessa, verso la comusalvezza, porta il dolore del mondo, il nione universale.
Un ebreo romano al tempo della Shoah
Documenti falsi e messaggi cifrati
di D OMINIEK OVERSTEYNS
l 26 marzo 1944 Giorgio De Benedetti, di
origine ebraica, fu condotto nel Palazzo lateranense con l’auto di
monsignor Alfredo Ottaviani e
qui si nascose, lavorando come
bibliotecario. Un fatto confer-
I
Giorgio De Benedetti
prese il nome di Giorgio Galli
E fu nascosto
nel Palazzo lateranense
da monsignor Alfredo Ottaviani
mato a chi scrive dal figlio,
Vittorio De Benedetti, ancora
in possesso di una cinquantina
di documenti risalenti all’epoca della persecuzione, nel periodo che va dal 1938 fino al
1944. Particolarmente interessanti sono il fronte e il retro
dei documenti falsificati di
Giorgio De Benedetti, scritti in
tedesco e in italiano e rilasciati
da un “Ufficio del personale
della Santa Sede”.
In queste carte il nome di
Giorgio De Benedetti è stato
falsificato in quello di Giorgio
Galli, mentre i nomi fittizi del
padre e quello della madre risultano essere Ercole Galli e
Maria Esposito. Questi particolari ci aiutano anche a svelare l’identità di chi ha falsificato
i documenti: monsignor D’Ercole. Nel documento in tedesco, infatti, l’amicizia di Giorgio con monsignor D’Ercole si
esprime con humour elegante:
«Galli Giorgio Sohn des Ercole» (in italiano, Giorgio Galli
figlio di Ercole). Non è possibile esprimere in modo più
bello e sottile l’amicizia tra
Giorgio, ebreo e il suo amico
in Vaticano.
Anche il 22 gennaio 1944,
data del rilascio del documento, è un elemento fittizio che
cela un messaggio. Il 22 gennaio 1944, infatti, è il giorno
dello sbarco degli americani ad
Anzio e tale data rappresentò
un segno di speranza per la liberazione. La vera data del rilascio del documento è il 26
marzo 1944, giorno nel quale
Giorgio De Benedetti fu condotto da monsignor Ottaviani
dal convento delle figlie di San
Giuseppe (sul Lungotevere
Farnesina) nel Palazzo lateranense, dove ricevette l’incarico
di bibliotecario.
Il motivo del trasferimento
fu l’attentato di via Rasella,
che causò la morte di 33 soldati tedeschi. Ne derivò un grande timore per le rappresaglie
dei nazisti contro la comunità
ebraica. Per questo, Giorgio
chiese di nascondersi in un
luogo ritenuto più sicuro: il
Palazzo lateranense.
Questo episodio conferma
che l’accusa del colonnello
Mario Battistelli contro monsignor Ottaviani, ritenuto responsabile di nascondere degli
ebrei nel Palazzo lateranense, è
storicamente certa.
In realtà, monsignor Ottaviani aveva cercato di aiutare
gli ebrei già prima della retata
del 16 ottobre 1943: l’ebrea
Laura Scharf, per esempio, testimoniò che fu Ottaviani a
portare, già dopo il bombardamento del 19 luglio 1943, lei,
suo fratello e sua madre con
una autovettura del Vaticano
nel convento in via Michelangelo Caetani.
All’epoca, Ottaviani era assessore del Sant’Uffizio e incontrava sovente Pio XII che
chiedeva regolarmente la lista
con i nomi veri e falsificati degli ebrei nascosti nel Seminario
Maggiore Romano. Tra l’11 dicembre 1943 e il 3 gennaio 1944
si conoscono cinque di queste
liste. In una di esse, Giorgio
De Benedetti viene indicato
come bibliotecario del Seminario Maggiore Romano.
Sembra evidente che Pio XII
avesse questo nome davanti ai
suoi occhi e che Giorgio De
Benedetti abbia goduto della
protezione del Pontefice.
I documenti falsi rilasciati dal Vaticano
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 6
giovedì 2 marzo 2017
In Svizzera si celebrano la Riforma e i seicento anni della nascita di san Nicola di Flüe
PARIGI, 1. «Smarcarsi dalle organizzazioni da cui siamo nati, tagliare il
cordone ombelicale con i Fratelli
musulmani, darsi un nuovo nome
poiché il vecchio era percepito in
maniera negativa, troppo aggressiva»: Tareq Oubrou, imam della moschea di Bordeaux e membro
dell’Unione delle organizzazioni
islamiche di Francia (Uoif), spiega
così al quotidiano «La Croix» i
motivi che hanno spinto questa federazione ad adottare la nuova denominazione «Musulmani di Francia». La decisione è stata presa, a
maggioranza, sabato scorso dall’assemblea generale dell’Uoif, svoltasi
a Le Blanc-Mesnil, non lontano da
Parigi.
Creata nel giugno 1983 a Nancy
da uno studente tunisino, Abdallah
ben Mansour, e da un ingegnere
iracheno, Mahmoud Zouhair, unendo quattro associazioni del nord-est
del Paese, negli anni successivi era
stata chiamata appunto Unione delle organizzazioni islamiche di Francia. Da sempre considerata il ramo
francese dei Fratelli musulmani (organizzazione transnazionale islamica
sunnita divenuta partito in vari Paesi a maggioranza musulmana),
l’Uoif ha spesso rappresentato una
corrente dell’islam riformista tendente a promuovere la fusione tra
religione e politica. Adesso, spiega
Oubrou, «vogliamo uscire da una
struttura che sia puramente organizzativa per andare verso qualche cosa
di più spirituale. Abbiamo scelto di
chiamarci “Musulmani di Francia” e
non “I musulmani di Francia”. Ciò
significa che non abbiamo la vocazione di rappresentare tutti i musulmani di questo Paese, ma che siamo
una corrente fra le altre».
L’anniversario
diventa ecumenic0
L’Uoif cambia nome
Musulmani
di Francia
Nel novembre scorso era stata
sottoposta all’assemblea generale
dell’Uoif una lista con una ventina
di proposte, al fine di scegliere un
nuovo nome. «Musulmani di Francia» è stata preferita a «Unione dei
musulmani di Francia» e a «Unione
nazionale dei musulmani di Francia».
I primi di febbraio si era tenuto a
Parigi il seminario annuale dell’Unione delle organizzazioni isla-
I vescovi francesi sulle difficoltà del settore agricolo
Una crisi
che coinvolge tutti
PARIGI, 1. Un anno fa quindici vescovi francesi si recarono al salone
internazionale dell’agricoltura a
Parigi per condividere le preoccupazioni del settore, in particolare
degli allevatori. Oggi il Consiglio
permanente della Conferenza episcopale torna sull’argomento con
una dichiarazione — intitolata Face
à la crise agricole: oser regarder autrement et s’interroger ensemble —
nella quale esprime attenzione, vicinanza e sostegno ai lavoratori in
difficoltà. «Chi può restare sordo
di fronte alla disperazione di tanti
agricoltori che non nutrono più la
speranza di vivere del loro lavoro?», si chiedono i presuli, rispondendo subito dopo che «non si
può rimanere indifferenti davanti
alle derive di un’economia che non
mette l’uomo al centro delle sue
scelte».
Le profonde inquietudini espresse dagli agricoltori sono anche
«l’eco delle angustie della nostra
società di fronte alla complessità
delle questioni che si pongono». E
la dimensione internazionale di tali
problemi (le molteplici deregolamentazioni del mercato mondiale
contribuiscono a indebolire i produttori praticamente in tutti i Paesi) «rafforza il senso di impoten-
za». I vescovi francesi sottolineano
che, se è vero che i problemi degli
agricoltori hanno le loro peculiarità, è altrettanto vero che non riguardano solo quella categoria sociale: «Siamo tutti coinvolti ed è
urgente interrogarci sui nostri modi di consumare e di vivere».
Non esistono ricette per risolvere la crisi ma l’invito è a «guardare
in modo diverso» e a «riflettere insieme». L’obiettivo è incoraggiare
e sostenere le idee, le strade nuove, le varie iniziative che esistono
sul territorio e che vanno nella direzione dell’innovazione, della
qualità e della produzione attraverso circuiti più o meno lunghi di
trasformazione e commercializzazione.
La sfida, si legge nel documento, è nel dare fiducia a quelle organizzazioni agricole che accompagnano il cambiamento in materia
di sicurezza alimentare, salute, ambiente. Ed è missione della Chiesa
«mettere in collegamento le persone, creare spazi di incontro, ricerca, dialogo, dibattito, aiuto reciproco, per progredire nella qualità della produzione, del vivere
insieme, per partecipare, nella misura delle nostre forze, a dare
un’anima».
miche, dal titolo L’islam en France:
de l’adaptation à la réforme. Tra gli
obiettivi quello di dare un contributo al rafforzamento di un islam
«adattato alla realtà francese odierna e in conformità con i fondamenti
musulmani posti dagli insegnamenti
coranici e profetici». Teologi, ricercatori e responsabili religiosi hanno
approfondito il tema del riformismo. «La tradizione riformista, che
è sempre esistita nel corso della storia delle civiltà musulmane, ha rappresentato — si legge in una nota —
un patrimonio straordinariamente
ricco. Essa ha prodotto metodologie
rigorose per meglio interpretare i testi secondo i contesti».
Durante il seminario, Oubrou ha
parlato di «situazione destrutturata
e destrutturante» dei musulmani nel
mondo, denunciando «l’ossessione
della norma», i «prelievi decontestualizzati di frammenti del pensiero
classico», ma anche l’assenza di riflessione sullo «statuto giuridico del
non musulmano» suscettibile di
«creare violenza» (in alcune nazioni
governate dalla legge islamica la figura del dhimmi, ovvero del non
musulmano, è ancora oggetto di
controversie e discriminazioni).
Azzedine Gaci, imam a Villeurbanne, ha detto invece che manca
«una riflessione seria», in grado di
aiutare i musulmani che vivono in
Francia a «praticare la loro fede pacificamente». Bisogna «andare al di
là», ha spiegato, «trovare una maniera nuova di pensare la nostra
presenza qui».
BERNA, 1. Sabato 1º aprile, Zugo, capoluogo dell’omonimo
cantone elvetico, ospiterà una
giornata ecumenica nazionale
per celebrare il cinquecentesimo
anniversario dell’inizio della Riforma protestante e i seicento
anni della nascita di san Nicola
di Flüe, patrono della Svizzera,
canonizzato da Pio XII nel 1947.
Organizzato dalla Conferenza
episcopale, dalla Federazione
delle chiese protestanti, dall’associazione «Mehr Ranft» e dalla
Conferenza centrale cattolica romana (associazione delle organizzazioni ecclesiastiche cantonali), l’evento ha come titolo
«Insieme verso il centro».
L’obiettivo di cattolici e riformati — si legge nel messaggio che
accompagna l’iniziativa — è di
celebrare ciò che li unisce, «in
una comunione riconciliata». Il
pentimento che ciò richiede apre
la strada a un cammino condiviso: «Come cristiani, siamo incoraggiati a scoprire senza sosta la
forza vivificante del Vangelo, a
ricordarci di essa ispirando le
nostre parole e le nostre azioni.
Il motto “Insieme verso il centro” deve significare che l’essenziale sul quale concentrarsi è il
centro della fede». Per le due
comunità, «la libertà di coscienza è oggi un diritto riconosciuto
di ciascuno e rappresenta il fondamento di un dialogo segnato
dal rispetto fra le confessioni: la
fede condivisa in Gesù Cristo ci
unisce».
Momento centrale della giornata sarà, nel pomeriggio del 1º
aprile, la celebrazione ecumenica
nella chiesa cattolica di San Michele, alla presenza del vescovo
di Basilea, Felix Gmür, e del
presidente del consiglio della
Federazione delle chiese protestanti, Gottfried Locher. Fra gli
appuntamenti, da segnalare, nella chiesa riformata di Zugo, la
tavola rotonda «Dove ci (ri)troviamo sulla strada verso il centro?», alla quale parteciperà fra
gli altri il vescovo di Losanna,
Ginevra e Friburgo, Charles
Morerod, presidente dell’episcopato, la presentazione di alcuni
progetti ecumenici e un dibattito con testimonianze al femminile.
Accanto alla commemorazione dell’affissione delle tesi di
Martin Lutero sulla Schlosskirche a Wittenberg, c’è la celebrazione della figura di Nicola di
Flüe, eremita mistico e artigiano
di pace: «Un uomo — spiegano
gli organizzatori — che ha costruito sulla pace con Dio e ha
vissuto per la riconciliazione con
Dio e fra gli uomini. Nella storia della confederazione elvetica,
spicca come figura impegnata
nella mediazione, per la comprensione reciproca. In ogni
tempo il suo nome è stato associato alla convinzione che ciò
che unisce è più forte di ciò che
divide. Huldrych Zwingli e altri
riformatori hanno visto in lui un
testimone autentico del Vangelo». Attraverso questo duplice
ricordo, le Chiese vogliono dunque contribuire alla creazione di
una memoria comune di ciò che,
precedentemente, le ha portate a
una lunga esistenza di separazione. Nell’era dell’ecumenismo,
«mostrano innanzitutto che esse
D’ora in poi c’è una missione da
assumere insieme, con le parole
e i fatti: «Impegnarsi con decisione nel cammino dell’unità».
Cattolici e protestanti «possono oggi riconoscere insieme ciò
che la Riforma ha apportato di
positivo, ovvero la riscoperta del
Vangelo e in particolare il messaggio della grazia di Dio come
fondamento di ogni vita e di
ogni salvezza», ma anche «l’accento posto sulla forza della Parola di Dio contenuta nella Bibbia, fonte di fede, o alla dottrina, fondata sul battesimo, del
sacerdozio universale di tutti i
credenti». Un modo di vedere le
cose che contrasta con un passato in cui «la dottrina riformata
Nicola di Flüe (al centro) in un’illustrazione del 1513
condividono i tesori della loro
rispettiva tradizione e sono disposte a sviluppare una riflessione comune su ciò che è al centro della fede cristiana». A tale
volontà si aggiunge un riconoscimento per quanto raggiunto
in questi cinquant’anni di ecumenismo e per la pace confessionale che regna in Svizzera.
L’auspicio è di fare anche una
serena autocritica su momenti
importanti della storia ecclesiastica e le loro conseguenze, poiché «durante alcuni secoli la
memoria della Riforma, come
quella di Nicola di Flüe, è stata
sporcata da liti confessionali».
non si immaginava senza lacerazioni, rivalità e lotte accanite fra
le Chiese e fra i popoli». Il 2017
deve servire da incoraggiamento
all’azione ecumenica, per proclamare con una sola voce il Vangelo. Ma con questa giornata le
Chiese in Svizzera e le proprie
organizzazioni caritative vogliono affermare anche la loro responsabilità verso la società,
condivisa in vari ambiti: dalla
cappellania negli ospedali e nelle carceri alla difesa dei diritti
dei richiedenti asilo, dalla campagna ecumenica di Quaresima
ai progetti sociali per la salvaguardia del creato.
In un incontro in Bangladesh
Leader religiosi a favore della pace
KHULNA, 1. «Vi invito tutti a interpellarmi in qualsiasi momento, nel
caso in cui sentiate notizie di persecuzione contro indù e cristiani. Io
andrò sul luogo e le fermerò». È la
promessa pronunciata da Alhaj Molla Nazrul Islam, presidente dell’Ulama League di Dakop, sottodistretto
di Khulna (Bangladesh sud-occidentale). Il leader islamico è intervenuto, nei giorni scorsi, a un seminario
sul dialogo interreligioso tenutosi
nella chiesa di San Michele. L’evento ha visto la partecipazione di una
sessantina di rappresentanti tra cattolici, indù e musulmani, tutti impegnati nella creazione di una società pacifica e in armonia nel Bangladesh.
Il seminario è stato organizzato
dalla commissione diocesana per il
dialogo e l’ecumenismo di Khulna.
In apertura dell’incontro il vescovo
di Khulna, monsignor James Romen
Boiragi, ha spiegato gli obiettivi
dell’iniziativa. «Vogliamo promuovere — ha detto — la comprensione tra
i membri di gruppi religiosi differenti. Tutti dobbiamo conoscerci l’un
l’altro in modo approfondito».
Questo perché, ha sottolineato il
presule, «la mancanza di conoscenza
reciproca porta molto spesso incomprensione e conflitto tra le varie confessioni».
Secondo monsignor Boiragi, spesso i «leader politici lavorano solo
per il proprio beneficio, e non per
costruire la pace nel paese. Se invece
i capi religiosi lavorassero insieme,
potrebbero raggiungere la pace in
modo più facile attraverso dibattiti e
proposte».
Dal canto suo, Alhaj Molla Nazrul
Islam ha affermato che «l’islam è
una religione di pace. Il nostro profeta Maometto ha sofferto molto
quando era in vita per stabilire la pace. Noi dobbiamo fare lo stesso».
Poi il leader islamico, molto influente nella sua comunità, ha invitato
chiunque a riportargli episodi di violenza o di discriminazione compiuti
a danno delle minoranze religiose
del paese. «Se vedete che qualcuno
sta per creare problemi nei vostri
gruppi in nome dell’islam — ha detto
— informatemi. Affronterò il problema e vi aiuterò a risolverlo».
Ai lavori — riferisce AsiaNews — è
intervenuto anche il leader indù Madon Mohon Roy, il quale ha affermato che anche la tradizione induista sostiene e promuove la pace. «Il
dio Krishna è venuto sulla terra per
stabilire la pace. Il rispetto per la religione degli altri è il solo modo per
creare un mondo pacifico».
Padre Pietanza Dominico Mimmo,
direttore del centro per il dialogo interreligioso di Khulna e tra gli organizzatori dell’incontro, ha auspicato
che «questo tipo di seminari porti risultati molto positivi, con relazioni
amichevoli tra gli appartenenti alle
varie confessioni. Dato che noi cristiani siamo una minoranza — ha
spiegato il religioso — dovremmo organizzare più occasioni simili per ridurre il fanatismo religioso in Bangladesh». Nel paese asiatico, i cristiani sono circa lo 0,6 per cento su
un totale di oltre 160 milioni di abitanti. Fra i cristiani, la comunità più
numerosa è quella cattolica, con quasi seicentomila fedeli.
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 2 marzo 2017
pagina 7
Paul Bhatti durante un incontro dedicato
al fratello Shahbaz organizzato nel 2014
all’Arsenale della pace (foto Gotico)
In piazza San Pietro
Pellegrini e non turisti
In un libro del fratello la memoria di Shahbaz Bhatti
Il racconto di Paul
no di porre fine alla sua missione di
cristiano e di politico.
Un politico nel vero senso del
Ci sono persone che sono disposte a
morire per l’ideale in cui credono. termine, che aveva scelto il Vangelo
Tra queste c’è Shahbaz Bhatti, mini- come stile di vita e ad esso impronstro federale delle Minoranze del tava il suo operare. Nel suo testaPakistan, ucciso il 2 marzo 2011 a mento, in parte consegnatoci in
Islamabad da uomini armati. L’i- questa biografia, ha lasciato frasi indeale di Shahbaz
Bhatti non era però
una semplice idea,
non un mero valore,
seppure nobile ed
elevato. Era ciò che i
cristiani hanno di più
caro, ovvero Cristo
A sei anni dalla morte di Shahbaz Batti, il
stesso (cfr. V. Soloministro cattolico delle minoranze del
viev, Il racconto delPakistan, assassinato il 2 marzo 2011 a
l’anticristo). «Voglio
Islamabad, Paul Bhatti ha scritto il libro
vivere per Cristo e
Shahbaz - La voce della giustizia (Cinisello
per Lui voglio moriBalsamo, San Paolo, 2017, pagine 168,
re», scriveva nel suo
euro 14) nel quale ripercorre da un punto
testamento spirituale.
di vista privato la vita del fratello, e il suo
Di Shahbaz conoimpegno per il dialogo e la giustizia.
scevamo alcuni dettaPubblichiamo la prefazione al libro scritta
gli della vita pubblidal cardinale segretario di Stato.
ca, ma non sapevamo
del suo universo interiore. Con questa
pubblicazione,
suo
fratello Paul ce lo rende familiare, dimenticabili, che esprimono la prodescrivendolo nella sua intimità, fondità della sua intima relazione
Cristo.
Fin
dall’infanzia
nella sua esistenza quotidiana, mo- con
strandone i progressi umani e spiri- Shahbaz, secondo il racconto di
Paul, ha cercato ciò che unisce e
tuali.
Pagine scritte con le lacrime agli non ciò che divide. Ha sempre avuocchi e con un velo di amarezza, to a cuore la sorte dei più poveri,
mitigate però dalla certezza che la dei più deboli, degli ultimi. Tra
fede di Shahbaz non è venuta mai questi, un posto particolare lo risermeno. Perfino nei momenti più bui, vava alla minoranza cristiana del Paquando le minacce e l’odio cercava- kistan.
di PIETRO PAROLIN
Voce di giustizia
Nell’adempiere la sua missione, è
stato un promotore sincero del dialogo interreligioso, dell’ecumenismo
e della pace tra i popoli, mostrando
che solo il confronto aperto può
educare le nuove generazioni
all’ascolto, alla tolleranza e alla pacifica convivenza.
Una certezza che trova conferma
nelle parole del testamento di
Shahbaz, che risuonano come un
programma di vita: «Mi sono state
proposte alte cariche al governo e
mi è stato chiesto di abbandonare la
mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia
stessa vita. La mia risposta è sempre
stata la stessa: “No, io voglio servire
Gesù da uomo comune”».
Servire Cristo in semplicità e
umiltà, mettendosi in discussione,
senza tirarsi indietro di fronte alle
potenze del mondo, consapevole
che niente e nessuno avrebbe potuto strapparlo dalla mano del suo Signore. È con questa fede granitica
che Shahbaz ha saputo far fronte alla violenza e all’odio.
La lettura di questo volume, che
vuole essere anzitutto un contributo
alla ricerca della pace e della giustizia, non mancherà di arricchire il
lettore. Tramite queste pagine,
Shahbaz Bhatti ci aiuta a non dimenticare i cristiani del Pakistan e
le loro difficoltà, e continua il suo
impegno per la convivenza civile e
la mutua comprensione tra le religioni nella sua Patria, che ha sempre amato e servito.
Sono partiti all’una di notte dalla
parrocchia di San Bartolomeo a Casina, vicino Reggio Emilia, «per vivere il mercoledì delle Ceneri con
Papa Francesco». Hanno ascoltato
la catechesi in piazza San Pietro e
sono subito ripartiti alla volta di casa. «Digiuni, ovviamente» confidano, «perché, nonostante la bella
giornata, oggi non siamo venuti a
Roma a fare i turisti». Anzi, «i soldi
che avremmo speso per il pranzo li
devolviamo per i poveri». Ecco una
delle tante storie quaresimali raccolte tra gli oltre diecimila pellegrini
che hanno partecipato all’udienza
generale mercoledì 1° marzo.
Un’altra significativa iniziativa è
stata presentata a Francesco dall’associazione Amici del cuore di Altamura. «Abbiamo donato un defibrillatore a tutte le parrocchie della
nostra zona — spiegano — e abbiamo anche insegnato a usare bene
questo apparecchio che può salvare
tante vite». Nei prossimi giorni porteranno un defibrillatore anche in
Vaticano, «perché il Papa possa donarlo a una realtà che ne ha bisogno». Ad animare da tredici anni
questa associazione pugliese sono
volontari impegnati nella ricerca
sulle malattie cardiovascolari.
Francesco ha accolto con particolare affetto i bambini ammalati e
con disabilità, accompagnati dai loro genitori. E così ha stretto in un
abbraccio Cloe e Lisa, di tre e quattro anni, colpite dalla sindrome di
Rett, una grave malattia neurologica
degenerativa che inizia con problemi nel linguaggio e nella coordinazione motoria fino a togliere l’auto-
nomia. I loro genitori sono venuti
da Padova e Venezia perché, spiegano, «quando tutto sembra buio la
fede è davvero l’unica luce».
Un incoraggiamento particolare,
poi, è stato rivolto da Francesco a
Batchutcham, una ragazza dodicenne venuta dalla Guinea Bissau per
sostenere in Italia due delicate operazioni cardiache. «Sono stata ospitata a Verona da Raffaella e Tazio
Mazzola — racconta — ma prima di
tornare nel mio paese ho voluto incontrare il Papa per dirgli che gli
voglio veramente bene e che prego
per lui tutti i giorni». Con un sorriso Francesco ha salutato anche Rodrigo Aguiar, quattordicenne venuto
dalla città portoghese di Viseu: «Fin
da quando avevo tre anni — dice —
ho sempre dichiarato che, da grande, sarei diventato sacerdote. La mia
famiglia e i miei amici hanno avuto
rispetto per questa mia convinzione
e continuano a sostenermi nel mio
percorso di catechesi e discernimento». Così Rodrigo oggi frequenta il
Seminário em Família e il Centro
das Vocações nella sua diocesi di
Viseu.
L’attenzione del Pontefice per i
più piccoli ha trovato conferma anche nel gesto, ormai consueto, di invitare alcuni bambini — tre femmine
e un maschio — a salire sulla jeep
nel giro di piazza San Pietro per salutare i fedeli. I quattro, venuti a
Roma da Legnano e Cislago con il
pellegrinaggio «sulle tracce di Pietro», avevano un cappellino giallo
con su scritto i nomi delle loro
scuole: L’Arca e Don Luigi Monza.
Per la tutela
dei minori
Gruppi di fedeli all’udienza generale
All’udienza generale di mercoledì 1° marzo, in
piazza San Pietro, erano presenti i seguenti
gruppi:
Da diversi Paesi: Francescane Missionarie di Maria.
Dall’Italia: Parrocchia Sant’Ignazio di
Loyola, in Lido di Venezia; Parrocchia Madonna delle rose, in Torino; gruppi di fedeli dalle Parrocchie di Sandrà, di Palse, e di
Maccagno con Pino e Veddasca; Associazione down Dadi, di Adria; Associazione
pro disabili «Cales», di Calvi Risorta; Associazione Amici del cuore, di Altamura;
Associazione nazionale Polizia di Stato, di
Benevento; Associazione Liberi amici, di
Torre del Greco; Associazione sportiva, di
Mozzanica; Associazione polisportiva, di
Rio nell’Elba; Società sportiva Argos Volley, di Sora; Circolo Ali d’argento, di Vallecorsa; Gruppo Unitre, di Nizza-Canelli;
Istituto Bottardi, di Roma, con la Scuola
«Dingstede» di Meppel, in Olanda; Istituto Mandralisca, di Cefalù; Istituto Via XVI
Settembre, di Civitavecchia; Scuola Santa
Dorotea, di Thiene; Scuola Don Luigi
Monza, di Cislago; Scuola L’Arca, di Legnano; gruppi di fedeli da Arezzo, Casina,
San Ferdinando di Puglia.
Coppie di sposi novelli.
Gruppi di fedeli da: Ucraina; Repubblica Ceca.
Messa del cardinale Comastri per i dipendenti vaticani
Segno di conversione
Conversione del cuore per poter celebrare la vittoria della Pasqua: all’inizio del cammino quaresimale il cardinale Angelo Comastri ha così sintetizzato l’impegno al quale è chiamato ogni cristiano. Lo ha fatto il 1° marzo, mercoledì delle
ceneri, nella messa celebrata per i dipendenti vaticani all’altare della cattedra nella basilica di
San Pietro. Con l’arciprete hanno concelebrato,
tra gli altri, l’arcivescovo Rizzato e i vescovi Corbellini e Lanzani. Durante la celebrazione, il
porporato ha presieduto il rito dell’imposizione
delle ceneri, segno visibile, ha spiegato nell’omelia, dell’invito a «convertirsi con umiltà». Una
conversione, ha aggiunto, che prende le mosse
dalla consapevolezza della nostra condizione di
peccatori e delle «conseguenze terribili del peccato». Commettere un peccato, ha spiegato il
cardinale Comastri, «significa sconvolgere la natura umana», è come «un terremoto che devasta
la nostra vita». Ma di fronte a questo «deragliamento» dal giusto cammino, troviamo Dio che,
«se il nostro pentimento è sincero», ci «perdona
sempre». Ricordando, infine, il prossimo pellegrinaggio di Papa Francesco a Fátima, il porporato ha invitato i fedeli a far proprio l’invito della Madonna alla conversione personale e alla
preghiera per la conversione di tutta l’umanità.
I polacchi: Pielgrzymi z parafii św. Stanisława z Kobylina-Borzymów; grupa pielgrzymkowo-turystyczna z Białegostoku;
pielgrzymi indywidualni.
De France: Lycée Blomet, de Paris; Collège Saint-Charles, de Pignan; Collège
Saint-Joseph, de Saint-Cloud.
De Suisse: Groupe de jeunes de Val d’Illiez.
De Belgique: Paroisse Sainte Julienne;
Communauté de l’Emmanuel.
From South Korea: Pilgrims from Gaebong Parish, Archdiocese of Seoul.
From the United States of America:
Pilgrims from: Diocese of Brooklyn, New
York; Holy Trinity Parish, Peachtree City,
Georgia; A group of pilgrims from Memphis, Tennessee; Students and faculty from:
Franciscan University, Steubenville, Ohio;
Duquesne
University,
Pittsburgh,
Pennsylvania; St John Paul II High
School, Hyannis, Massachusetts; Rice
High School, South Burlington, Vermont.
Aus der Bundesrepublik Deutschland: Pilgergruppen aus den Pfarrgemeinden Heilige Familie, Bad Neustadt; St. Aquilinus,
Boxberg; St. Martin, Holzheim; St. Johann, Saarbrücken; Pilgergruppen aus dem
Erzbistum München und Freising; Bistum
Würzburg; Pilgergruppen aus Bad Kötzting; Fridolfing; Überherrn-Felsberg; Augsburg; Kath. Militärpfarramt Unteroffizierschule der Luftwaffe, Appen; Evangelische
Kirchengemeinde, Bottrop; Leserreise Badische Zeitung, Freiburg; Kirchenchor St.
Elisabeth, Ulm; Studienreisegruppe Karlsruhe; Schülerinnen und Lehrer der Erzbi-
Significativo, inoltre, l’incontro
con Renato Lima de Oliveira, da
nove mesi presidente generale della
Confederazione della Società di San
Vincenzo de’ Paoli, che a marzo visiterà le realtà caritative in Italia,
India, Sri Lanka, Malesia, Nuova
Zelanda e Australia, dopo essere appena rientrato dagli Stati Uniti
d’America. L’obiettivo, spiega, «è
coordinare le tante iniziative che vedono protagonisti settecentocinquantamila volontari vincenziani in
centocinquanta Paesi».
Tra i presenti all’udienza, il giovane poeta e cineasta argentino César González: dopo un’adolescenza
difficile che lo ha portato anche in
prigione, ha trovato il suo riscatto
personale
proprio
attraverso
l’espressione artistica, dando voce ai
più emarginati nelle periferie. Julian
Filochowski ha presentato a Francesco l’edizione completa, in lingua
inglese, delle omelie del beato arcivescovo salvadoregno Óscar Arnulfo
Romero: un’iniziativa promossa da
The archbishop Romero trust. Mentre Ramón Castro Rubio gli ha donato l’opera Los cardenales del siglo
XX . Il progetto sui 644 porporati
vissuti tra il 1° gennaio 1901 e il 31
dicembre 2000 consta di tre volumi:
il primo centrato sui dati biografici,
il secondo sul loro servizio nella
Chiesa e il terzo sull’araldica.
Un dono del tutto particolare è
stato presentato a Francesco da
Franco Nembrini, bergamasco, appassionato studioso della Divina
Commedia: un statua in terracotta di
Dante — opera di Adelfo Galli —
rappresentato nell’atto di scoprirsi il
capo «per uno stupore che gli dona
veramente una vita nuova, un’esperienza di bene, perdono e misericordia».
Con particolare entusiasmo, infine, si sono stretti al Papa gli atleti
del Lomas athletic club: una polisportiva argentina, fondata nel 1891
nella zona di Buenos Aires, protagonista nel calcio, rugby, cricket e hockey su prato.
schöflichen Mädchenrealschule Hl. Blut,
Erding.
Aus der Republik Österreich: Pilgergruppe
aus der Pfarrgemeinde Hl. Magdalena, St.
Magdalena.
Aus der Schweizerischen Eidgenossenschaft:
Jugendpilgergruppe Narrei Wädenswil, Zürich.
Uít het Koninkrijk der Nederlanden: Pelgrimsgroep leerlingen en professoren van
het Emmauscollege te Rotterdam.
De España: Parroquia San Francisco de
Asis, de Tenerife; Parroquia San Nicolás,
de Córdoba; Parroquia de Ciudad Real;
Instituto Río Júcar, de Madrigueras;
Instituto Máximo Laguna, de Santa Cruz
de Mudela; Instituto Maestro Juan Rubio,
de La Roda; Colegio Nuestra Senora de la
Caridad, de Sanlúcar de Barrameda; Colegio Carmelitas, de Cartagena; Colegio Madre Alberta Palma, de Mallorca; Escuela
Casals deis Angels, de L’Hospitalet de Llobregat; grupo de estudiantes de León.
De Costa Rica: Parroquia Corpus Cristi,
en La Aurora de Heredia.
De Argentina: Delegación del Club Atlético, de Lomas de Zamora; grupos de peregrinos.
De Portugal: Paróquia de Santa Luzia,
de Elvas; Escola Pintor José de Brito, da
Freguesia de Santa Marta de Portuzelo;
Escola de Águas Santas, Maia; Escola Emídio Garcia, de Bragança; Colégio Marista,
de Carcavelos; grupos de visitantes de
Funchal e Gondomar.
Marie Collins continuerà a collaborare con la Pontificia Commissione per la tutela dei minori,
dalla quale si è dimessa il 1º marzo, offrendo il suo contributo nel
campo dell’educazione e della
formazione dei responsabili ecclesiali, in particolare dei nuovi
vescovi e del personale dei dicasteri della Santa Sede. Ne dà notizia la stessa commissione, rendendo noto che Papa Francesco
ha accolto le sue dimissioni e ha
espresso profondo apprezzamento per il lavoro da lei svolto a favore delle vittime degli abusi da
parte di chierici. Il presidente
della
commissione,
cardinale
Sean O’Malley, ha manifestato riconoscenza a Collins per il suo
importante apporto all’attività
dell’organismo e per la disponibilità a continuare a lavorare per la
causa della tutela dei minori.
Lutto nell’episcopato
Monsignor Joseph Vu Duy
Thông, vescovo di Phan Thiêt in
Vietnam, è morto nella mattina
di mercoledì 1° marzo. Era stato
ricoverato, pochi giorni fa, in
ospedale per una malattia ai polmoni. Nato il 2 luglio 1952 a Cao
Moc, nella diocesi di Thái Bình,
aveva ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 26 ottobre 1985. Eletto alla Chiesa titolare di Tortiboli
il 4 luglio 2001 e nominato vescovo ausiliare di Thành-Phô Hô
Chí Minh, Hôchiminh Ville. Il
successivo il 17 agosto aveva ricevuto l’ordinazione episcopale.
Quindi il 25 luglio 2008 era divenuto vescovo di Phan Thiêt. Le
esequie saranno celebrate lunedì
6 marzo alle ore 9, nella cattedrale di Phan Thiêt.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 8
giovedì 2 marzo 2017
Marc Chagall
«Esodo» (1966)
Dalla schiavitù
alla libertà
La quaresima come cammino di speranza
La quaresima come «cammino di
speranza» che conduce il cristiano
«dalla schiavitù alla libertà» è stata
al centro della catechesi svolta da
Papa Francesco all’udienza generale del
1° marzo, mercoledì delle Ceneri, in
piazza San Pietro.
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
In questo giorno, Mercoledì delle
Ceneri, entriamo nel Tempo liturgico della Quaresima. E poiché stiamo
svolgendo il ciclo di catechesi sulla
speranza cristiana, oggi vorrei presentarvi la Quaresima come cammino
di speranza.
In effetti, questa prospettiva è subito evidente se pensiamo che la
Quaresima è stata istituita nella
Chiesa come tempo di preparazione
alla Pasqua, e dunque tutto il senso
di questo periodo di quaranta giorni
prende luce dal mistero pasquale verso
il quale è orientato. Possiamo immaginare il Signore Risorto che ci chiama ad uscire dalle nostre tenebre, e
noi ci mettiamo in cammino verso di
Lui, che è la Luce. E la Quaresima è
un cammino verso Gesù Risorto, è
un periodo di penitenza, anche di
mortificazione, ma non fine a sé
stesso, bensì finalizzato a farci risor-
gere con Cristo, a rinnovare la
nostra identità battesimale, cioè a rinascere
nuovamente
“dall’alto”,
dall’amore di Dio (cfr. Gv 3, 3). Ecco perché la Quaresima è, per sua
natura, tempo di speranza.
Per comprendere meglio che cosa
questo significhi, dobbiamo riferirci
all’esperienza fondamentale dell’esodo degli Israeliti dall’Egitto, raccontata dalla Bibbia nel libro che porta
questo nome: Esodo. Il punto di partenza è la condizione di schiavitù in
Egitto, l’oppressione, i lavori forzati.
Ma il Signore non ha dimenticato il
suo popolo e la sua promessa: chiama Mosè e, con braccio potente, fa
uscire gli israeliti dall’Egitto e li guida attraverso il deserto verso la Terra
della libertà. Durante questo cammino dalla schiavitù alla libertà, il Signore dà agli Israeliti la legge, per
educarli ad amare Lui, unico Signore, e ad amarsi tra loro come fratelli.
La Scrittura mostra che l’esodo è
lungo e travagliato: simbolicamente
dura 40 anni, cioè il tempo di vita
di una generazione. Una generazione che, di fronte alle prove del cammino, è sempre tentata di rimpiangere l’Egitto e di tornare indietro. Anche tutti noi conosciamo la tentazione di tornare indietro, tutti. Ma il
Signore rimane fedele e quella povera gente, guidata da Mosè, arriva alla Terra promessa. Tutto questo
cammino è compiuto nella speranza:
la speranza di raggiungere la Terra,
e proprio in questo senso è un “esodo”, un’uscita dalla schiavitù alla libertà. E questi 40 giorni sono anche
per tutti noi un’uscita dalla schiavitù, dal peccato, alla libertà, all’incontro con il Cristo Risorto. Ogni
passo, ogni fatica, ogni prova, ogni
caduta e ogni ripresa, tutto ha senso
solo all’interno del disegno di salvezza di Dio, che vuole per il suo
popolo la vita e non la morte, la
gioia e non il dolore.
La Pasqua di Gesù è il suo esodo,
con il quale Egli ci ha aperto la via
per giungere alla vita piena, eterna e
beata. Per aprire questa via, questo
passaggio, Gesù ha dovuto spogliarsi della sua gloria, umiliarsi, farsi obbediente fino alla morte e alla morte
di croce. Aprirci la strada alla vita
eterna gli è costato tutto il suo sangue, e grazie a Lui noi siamo salvati
dalla schiavitù del peccato. Ma que-
sto non vuol dire che Lui ha fatto
tutto e noi non dobbiamo fare nulla,
che Lui è passato attraverso la croce
e noi “andiamo in paradiso in carrozza”. Non è così. La nostra salvezza è certamente dono suo, ma, poiché è una storia d’amore, richiede il
nostro “sì” e la nostra partecipazione
al suo amore, come ci dimostra la
nostra Madre Maria e dopo di lei
tutti i santi.
La Quaresima vive di questa dinamica: Cristo ci precede con il suo
esodo, e noi attraversiamo il deserto
grazie a Lui e dietro di Lui. Lui è
tentato per noi, e ha vinto il Tentatore per noi, ma anche noi dobbia-
mo con Lui affrontare le tentazioni e
superarle. Lui ci dona l’acqua viva
del suo Spirito, e a noi spetta attingere alla sua fonte e bere, nei Sacramenti, nella preghiera, nell’adorazione; Lui è la luce che vince le
tenebre, e a noi è chiesto di alimentare la piccola fiamma che ci è stata
affidata nel giorno del nostro Battesimo.
In questo senso la Quaresima è
«segno sacramentale della nostra
Romano,
conversione»
(Messale
Oraz. colletta I Dom. di Quar.); chi
fa la strada della Quaresima è sempre sulla strada della conversione.
La Quaresima è segno sacramentale
del nostro cammino dalla
schiavitù alla libertà, sempre da rinnovare. Un
cammino certo impegnativo, come è giusto che
sia, perché l’amore è impegnativo, ma un cammino pieno di speranza. Anzi, direi di più: l’esodo
quaresimale è il cammino
in cui la speranza stessa si forma. La
fatica di attraversare il deserto — tutte le prove, le tentazioni, le illusioni,
i miraggi… —, tutto questo vale a
forgiare una speranza forte, salda,
sul modello di quella della Vergine
Maria, che in mezzo alle tenebre
della passione e della morte del suo
Figlio continuò a credere e a sperare
nella sua risurrezione, nella vittoria
dell’amore di Dio.
Col cuore aperto a questo orizzonte, entriamo oggi nella Quaresima. Sentendoci parte del popolo
santo di Dio, iniziamo con gioia
questo cammino di speranza.
Sostegno alle iniziative di solidarietà
Per essere vicini ai bisognosi
L’invito a vivere la quaresima
contribuendo «alle campagne di
solidarietà che molti organismi
ecclesiali, in diverse parti del
mondo, promuovono per
testimoniare la vicinanza ai
fratelli bisognosi» è stato rivolto
dal Papa ai fedeli presenti in
piazza San Pietro a conclusione
dell’udienza generale.
Sono lieto di salutare i pellegrini di lingua francese, in particolare i giovani di Parigi, Pignan,
Saint Cloud e della Svizzera,
come pure i fedeli venuti dal
Belgio. La Quaresima sia per
noi un cammino di gioia e di
speranza, grazie alla forza
dell’amore misericordioso del
Signore e l’aiuto della Vergine
Maria, affinché noi possiamo
risorgere con Cristo. Dio vi benedica!
Saluto i pellegrini di lingua
inglese
presenti
all’odierna
Udienza, specialmente quelli
provenienti da Corea e Stati
Uniti d’America. A tutti auguro
che il cammino quaresimale che
oggi iniziamo ci porti alla gioia
della Pasqua con cuori purificati e rinnovati dalla grazia dello
Spirito Santo. Su voi e sulle
vostre famiglie invoco la gioia e
la pace in Cristo nostro Redentore. Dio vi benedica!
Sono lieto di accogliere i pellegrini di lingua tedesca. In
questa Quaresima cerchiamo di
seguire le orme di Cristo concretamente dedicandoci ai fratelli e sorelle bisognosi. Così ci
sentiamo veramente parte del
popolo di Dio, con la gioia e la
speranza di figli. Lo Spirito
Santo vi accompagni in questo
cammino quaresimale!
Saludo cordialmente a los
peregrinos de lengua española,
en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Los exhorto a caminar
Messaggio per la campagna di fraternità brasiliana 2017
Sfida globale
«La sfida globale, che tutta l’umanità sta
affrontando, esige il coinvolgimento di ogni
persona insieme all’attuazione di ogni comunità
locale»: lo scrive Papa Francesco in occasione
della cinquantaquattresima Campagna
quaresimale di fraternità promossa dalla
Conferenza episcopale del Brasile. Il tema della
campagna di quest’anno è «Fraternità: ecosistemi
brasiliani e difesa della vita» con riferimento al
versetto della Genesi: «Il Signore Dio prese
l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo
coltivasse e lo custodisse».
Cari fratelli e sorelle del Brasile!
Desidero unirmi a voi nella Campagna della
Fraternità che, in questo anno 2017, ha come
tema «Fraternità: ecosistemi brasiliani e difesa
della vita», incoraggiandovi ad ampliare la
consapevolezza che la sfida globale, che tutta
l’umanità sta affrontando, esige il coinvolgimento di ogni persona insieme all’attuazione
di ogni comunità locale, come del resto ho
sottolineato in diversi punti dell’Enciclica Laudato si’, sulla cura della nostra casa comune.
Il Creatore è stato prodigo con il Brasile.
Gli ha concesso una diversità di ecosistemi che
gli conferiscono straordinaria bellezza. Purtroppo, però, sono presenti anche i segni
dell’aggressione al creato e del degrado della
natura. Tra voi la Chiesa è stata una voce profetica nel rispetto e nella cura verso l’ambiente
e i poveri. Non solo ha richiamato l’attenzione
sulle sfide e sui problemi ecologici, ma ha anche indicato le loro cause e soprattutto ha indicato cammini per il loro superamento. Tra le
tante iniziative e azioni, mi piace ricordare che
già nel 1979 la Campagna della Fraternità, che
aveva come tema «Per un mondo più umano»,
aveva scelto il motto: «Preserva ciò che è di
tutti». Così, già in quell’anno la Conferenza
episcopale brasiliana esprimeva alla società
brasiliana la sua preoccupazione per le questioni ambientali e per il comportamento umano rispetto ai doni del creato.
L’obiettivo della Campagna della Fraternità
di quest’anno, ispirato a un passo del Libro
della Genesi (cfr. 2, 15), è custodire il creato, in
modo particolare gli ecosistemi brasiliani, doni di
Dio, e promuovere rapporti fraterni con la vita e
la cultura dei popoli, alla luce del Vangelo. Poiché «non possiamo tralasciare di considerare
gli effetti del degrado ambientale, dell’attuale
modello di sviluppo e della cultura dello scarto sulla vita delle persone» (Laudato si’, n. 43),
questa Campagna invita a contemplare, ammirare, essere grati e rispettare la diversità naturale che si manifesta nei diversi ecosistemi del
Brasile — un vero dono di Dio — attraverso la
promozione di rapporti che rispettino la vita e
la cultura dei popoli che in essi vivono. È proprio questa una delle sfide più grandi in ogni
parte della terra, anche perché il degrado
dell’ambiente è sempre accompagnato da ingiustizie sociali.
I popoli originari di ogni ecosistema, o che
tradizionalmente vi vivono, ci offrono un
esempio chiaro di come la convivenza con il
creato può essere rispettosa, portatrice di pienezza e di misericordia. Perciò è necessario conoscere e imparare da questi popoli e dai loro
rapporti con la natura. Sarà così possibile tro-
vare un modello di sostenibilità che possa essere un’alternativa al desiderio sfrenato di lucro che esaurisce le risorse naturali e ferisce la
dignità dei poveri.
Ogni anno la Campagna della Fraternità si
svolge nel tempo forte della Quaresima. Si
tratta di un invito a vivere con maggiore consapevolezza e determinazione la spiritualità
pasquale. La comunione nella Pasqua di Gesù
Cristo è capace di suscitare una conversione
permanente e integrale, che è, allo stesso tempo, personale, comunitaria, sociale ed ecologica. Ribadisco quindi quanto ho ricordato in
occasione dell’Anno Santo Straordinario: la
misericordia esige di «restituire dignità a
quanti ne sono stati privati» (Misericordia vultus, n. 16). Una persona di fede che celebra
nella Pasqua la vittoria della vita sulla morte,
nel prendere coscienza della situazione di aggressione al creato di Dio in ognuno degli
ecosistemi brasiliani, non potrà restare indifferente.
Auguro a tutti un fecondo cammino quaresimale e prego Dio affinché la Campagna della Fraternità 2017 raggiunga i suoi obiettivi.
Invocando la compagnia e la protezione di
Nossa Senhora Aparecida su tutto il popolo
brasiliano, in particolare in questo Anno mariano, imparto una speciale Benedizione Apostolica e vi chiedo di non smettere di pregare
per me.
Vaticano, 15 febbraio 2017
FRANCISCUS
PP.
en esperanza y con empeño en
este camino de amor, que hoy
Dios nos propone al inicio de
la Cuaresma. Que nuestro
esfuerzo forje una esperanza sólida, como la de María, que
continuó a creer y a esperar incluso cuando se encontraba
junto a la cruz de su Hijo. Que
Dios los bendiga a todos.
Saluto i pellegrini di lingua
portoghese, in particolare i diversi gruppi venuti dal Portogallo. Nell’iniziare la Quaresima, auguro che il vostro pellegrinaggio a Roma fortifichi in
tutti la speranza e rafforzi,
nell’amore divino, i vincoli di
ciascuno con la propria famiglia, con la comunità ecclesiale
e con la società. La
Madonna vi accompagni e vi protegga.
Rivolgo un cordiale
saluto ai pellegrini di
lingua araba, in particolare a quelli provenienti dall’Iraq, dalla
Giordania e dal Medio
Oriente. La Quaresima
è un cammino di speranza: la speranza di
raggiungere la Pasqua
attraverso il deserto del
digiuno e della mortificazione; un cammino di
fede, ove si sperimenta
la fedeltà dell’amore di
Dio che non ci abbandona mai; un cammino
di penitenza ove la salvezza si realizza e si
compie attraverso la risposta libera dell’uomo; un cammino di liberazione dagli idoli del
mondo per giungere
alla libertà dei figli di
Dio; un cammino di vittoria sulle tentazioni
con l’aiuto della preghiera e dei Sacramenti. Vi auguro Buona
Quaresima. Il Signore
vi benedica tutti e vi protegga
dal maligno!
Cari pellegrini polacchi, saluto cordialmente voi tutti qui
presenti e i vostri cari. Il Mercoledì delle Ceneri ci ricorda la
fragilità della vita dell’uomo e
del mondo: ”Ricordati che sei
polvere e in polvere ritornerai”.
Questo giorno ci esorta a guardare la vita alla luce dell’insegnamento di Gesù: “Convertiti
e credi al Vangelo” e chiama
tutti alla conversione. Lo fa con
le parole dell’apostolo Paolo:
“Vi supplichiamo in nome di
Cristo: lasciatevi riconciliare
con Dio” (2 Cor 5, 21). Il segno
delle ceneri e le parole ascoltate
nella liturgia odierna stimolino
la nostra riflessione quaresimale. Sia lodato Gesù Cristo.
Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana.
Sono lieto di accogliere i gruppi parrocchiali e le associazioni,
in particolare gli Amici del cuore
di Altamura, ringraziandoli per
il dono del defibrillatore. Saluto gli studenti di Civitavecchia,
Legnano, Cislago, Thiene e Cefalù, come pure l’Istituto Tecnico per il Turismo Livia Bottardi
di Roma e la scuola cristiana
olandese di Meppel. Auguro a
ciascuno che questo incontro
all’inizio della Quaresima susciti un rinnovamento spirituale
con la partecipazione alle cele-
brazioni quaresimali e alle campagne di solidarietà che molti
organismi ecclesiali, in diverse
parti del mondo, promuovono
per testimoniare la vicinanza ai
fratelli bisognosi.
Un pensiero speciale rivolgo
ai giovani, agli ammalati e agli
sposi novelli. Cari fratelli, oggi,
Mercoledì delle ceneri, il Signore vi indica il cammino di
speranza da seguire. Lo Spirito
Santo vi guidi a compiere un
vero cammino di conversione,
per riscoprire il dono della Parola di Dio, essere purificati dal
peccato e servire Cristo presente nei fratelli.