L`OSSERVATORE ROMANO
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y(7HA3J1*QSSKKM( +/!"!%!z!? Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO POLITICO RELIGIOSO GIORNALE QUOTIDIANO Non praevalebunt Unicuique suum Anno CLVII n. 50 (47.484) Città del Vaticano giovedì 2 marzo 2017 . All’udienza generale il Papa parla della quaresima e nel pomeriggio celebra la messa delle ceneri a Santa Sabina Mosca pone il veto al consiglio di sicurezza Dalla schiavitù alla libertà Scontro all’O nu sulle sanzioni ad Assad La quaresima come «cammino di speranza» che conduce il cristiano «dalla schiavitù alla libertà» è stata al centro della catechesi svolta da Papa Francesco all’udienza generale del 1° marzo, mercoledì delle Ceneri, in piazza San Pietro. Prima di recarsi nel pomeriggio alla basilica di Santa Sabina all’Aventino per la celebrazione penitenziale, il Pontefice ha incontrato i fedeli per il consueto incontro settimanale, invitandoli a vivere il tempo quaresimale come «un periodo di penitenza, anche di mortificazione, ma non fine a sé stesso, bensì finalizzato a farci risorgere con Cristo, a rinnovare la nostra identità battesimale, cioè a rinascere nuovamente “dall’alto”, dall’amore di Dio». Ecco perché — ha spiegato — «la Quaresima è, per sua natura, tempo di speranza». Per la sua riflessione il Papa ha fatto riferimento all’esperienza dell’esodo degli israeliti dall’Egitto: un «cammino dalla schiavitù alla libertà» lo ha definito Francesco, ribadendo che si tratta di un «cammino compiuto nella speranza: la speranza di raggiungere la terra, e proprio in questo senso è un “esodo”». Anche la Pasqua di Gesù rappresenta un «esodo». Egli, ha spiegato il Pontefice, «ci ha aperto la via per giungere alla vita piena, eterna e beata». E «per aprire questa via, questo passaggio, Gesù ha dovuto spogliarsi della sua gloria, umiliarsi, farsi obbediente fino alla morte e alla morte di croce». Grazie a lui, dunque, «siamo salvati dalla schiavi- tù del peccato». Ma questo, ha chiarito Francesco, «non vuol dire che lui ha fatto tutto e noi non dobbiamo fare nulla, che lui è passato attraverso la croce e noi “andiamo in paradiso in carrozza”». La salvezza, infatti, «è certamente dono suo, ma, poiché è una storia d’amore, richiede il nostro “sì” e la nostra partecipazione al suo amore». Alla luce di questa «dinamica» il cristiano vive il tempo quaresimale: «Cristo ci precede con il suo esodo, e noi attraversiamo il deserto grazie a lui e dietro di lui». In questo senso, ha specificato il Pontefice, la quaresima è «”segno sacramentale” del nostro cammino dalla schiavitù alla libertà, sempre da rinnovare». Un cammino «certo impegnativo, ma un cammino pieno di speranza». E da Francesco è venuto anche l’invito a vivere questo itinerario di «rinnovamento spirituale» attraverso due gesti concreti, suggeriti al termine dell’udienza ai fedeli presenti in piazza: «la partecipazione alle celebrazioni quaresimali e alle campagne di solidarietà che molti organismi ecclesiali, in diverse parti del mondo, promuovono per testimoniare la vicinanza ai fratelli bisognosi». Significativo, in proposito, il messaggio in occasione dell’annuale campagna di fraternità promossa dalla Conferenza episcopale del Brasile, nel quale il Papa raccomanda alla Chiesa di continuare a essere «una voce profetica nel rispetto e nella cura verso l’ambiente e i poveri». Macha Chmakoff, «Esodo» PAGINE 7 E 8 Nel primo discorso da presidente di fronte al congresso riunito in seduta comune Trump rilancia la sua svolta WASHINGTON, 1. Il presidente degli Stati Uniti, Donald J. Trump, ha pronunciato ieri il suo primo discorso di fronte al congresso riunito in seduta comune. «Quello che oggi stiamo testimoniando è il rinnovo dello spirito americano. I nostri alleati sapranno che l’America è ancora una volta pronta a guidare il mondo, tutte le nazioni del mondo, amici o nemici capiranno che l’America è forte, l’America è orgogliosa, l’America è libera» ha detto il capo della Casa Bianca. «Le recenti minacce ai centri ebraici e gli atti di vandalismo ai cimiteri, ma anche la sparatoria a Kansas City, ci ricordano che anche se siamo un paese diviso sulle politiche, allo stesso tempo siamo un paese unito nel condannare l’odio in tutte le sue forme». Il discorso è stato generalmente apprezzato dai media, che hanno parlato di «toni più presidenziali» da parte di Trump. Il presidente è pronto a varare una stretta nella lotta al terrorismo. «Stiamo prendendo misure forti per proteggere il nostro paese dal terrorismo radicale islamico. Non è compassione ma incoscienza permettere un ingresso incontrollato da luoghi dove non esistono controlli adeguati». Trump ha dunque annunciato un nuovo ordine esecutivo sull’immigrazione. E questo per creare «un sistema che abbandoni quello attuale che vede arrivare manodopera poco qualificata e venga basato sul merito». E ha indicato come modelli il Canada e l’Australia. Trump ha parlato anche del muro al confine con il Messico, dicendo che la costruzione inizierà «presto» e «una volta terminato, sarà un’arma molto efficace contro la droga e la criminalità». C’è poi il Medio e Vicino oriente, punto cardine della politica estera. «Come promesso ho dato disposizioni al dipartimento della difesa di mettere a punto un piano per demolire e distruggere l’Is, una rete di selvaggi senza legge che hanno massacrato musulmani e cristiani, uomini, donne e bambini di tutte le fedi e i credi». Trump ha promesso che «la sua amministrazione lavorerà con i nostri alleati, compresi i nostri amici del mondo musulmano, per eliminare questo vile nemico del nostro pianeta». A questo si connette l’impegno ad aumentare la spesa militare per dare nuovi mezzi e strumenti alle forze armate. Toni più accomodanti sulla Nato. «Sosteniamo fortemente l’Alleanza, ma i paesi membri devono rispettare i loro obblighi» ha detto il presiden- te americano. «Ci aspettiamo che i nostri partner, nella Nato o in Medio oriente, assumano un ruolo diretto e significativo nelle operazioni militari e paghino la loro giusta quota di costi per l’organizzazione». Sul piano interno, sanità e istruzione sono stati i punti nodali richiamati dal presidente. Per questo Trump ha chiesto un impegno bipartisan al congresso per votare una legge che finanzi le scuole per i giovani più svantaggiati, «compresi i milioni di ragazzi afro-americani e latinos». Tutte le famiglie dovranno essere libere di scegliere la scuola che preferiscono, che sia «pubblica, privata, religiosa», oppure che vogliano fare «studiare i figli a casa». Sulla sanità ha ribadito l’impegno a cancellare la riforma sanitaria di Obama. «Oggi chiedo al congresso di cancellare e rimpiazzare l’Obama- care con riforme che aumentino la possibilità di scelta, abbassino i costi e allo stesso tempo forniscano una sanità migliore». Il presidente ha inoltre promesso un maxi-piano di infrastrutture che possa rilanciare il lavoro. «È arrivato il momento di ricostruire le infrastrutture americane» ha detto chiedendo al congresso di approvare norme che «producano 1000 miliardi di dollari di investimenti nelle infrastrutture, finanziati con capitale pubblico e privato, creando milioni di nuovi posti di lavoro». A questo sarà connesso un maxi-taglio delle tasse a favore della classe media. «Il mio team economico sta lavorando a una riforma fiscale storica che ridurrà il livello di tassazione per le nostre società che potranno così competere e prosperare ovunque» ha detto il presidente. Un uomo in fuga durante un bombardamento nei pressi di Damasco (Reuters) NEW YORK, 1. A dispetto delle buone intenzioni espresse dal presidente Donald Trump, sulle necessità di un rasserenamento dei rapporti tra Stati Uniti e Russia, in seno al consiglio di sicurezza dell’Onu è andato in scena il primo scontro tra la nuova amministrazione americana e Mosca sul dossier siriano. Il Cremlino, insieme alla Cina, ha posto il veto su una bozza di risoluzione che prevedeva sanzioni al governo di Assad per gli attacchi chimici lanciati nel 2014 e nel 2015 su villaggi sotto il controllo dei ribelli. La bozza era stata messa a punto da Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti, e ha ottenuto nove voti a favore, tra i quali — riferisce un tweet della missione diplomatica di Roma all’Onu — quello dell’Italia. A esprimersi contro, oltre alla Russia e alla Cina, è stata anche la Bolivia. Kazakhstan, Etiopia e Egitto si sono astenuti. Il veto di Mosca era prevedibile. «Penso che adesso le sanzioni contro la leadership siriana siano del tutto inopportune», aveva affermato Vladimir Putin nel corso di una conferenza stampa tenuta nel Kyrgyzstan, dove è in visita. A suo dire, ulteriori misure restrittive «non aiuterebbero i negoziati e minerebbero la fiducia nel processo negoziale». Diversa è l’opinione di Washington, che per l’occasione ha ripescato i toni utilizzati dall’amministrazione Obama sul conflitto siriano e sulle responsabilità di Damasco: «Per quanto tempo ancora la Russia farà da babysitter al regime siriano? Vi sono persone rimaste asfissiate fino a morire. Una cosa barbara», aveva detto l’ambasciatore all’Onu, Nikki Haley, esprimendo una posizione ben accolta da Londra e Parigi, prime a partorire la bozza. «Siamo compiaciuti della posizione americana», aveva spiegato qualche ora prima del voto l’ambasciatore francese, Francois Delattre, mentre il britannico Matthew Rycroft sottolineava l’importanza di un «segnale forte e chiaro» da inviare al regime di Bashar Assad. Il fervore occidentale non è bastato a convincere i russi a incrinare, almeno per una volta, l’alleanza con Damasco. E, anzi, Mosca ha messo nuovamente in discussione l’attendibilità del rapporto che inchioda Damasco: «Le prove portate sono insufficienti», aveva ribadi- Nel primo giorno della quaresima Oggi il numero di marzo Insieme come a Ninive D onne chiesa mondo ANTONELLA LUMINI A PAGINA 5 Il congresso riunito in seduta comune per il discorso del presidente Trump (Reuters) IN ALLEGATO to il vice ambasciatore Vladimir Safronkov. Il dossier, reso noto a ottobre scorso da una commissione congiunta Onu-Opac (Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche), si riferisce a fatti accaduti in tre villaggi siriani: Qmenas, Talmenes e Sarmin. Su questi, gli elicotteri di Damasco lanciarono barili-bomba al cloro. Se approvate, le sanzioni avrebbero colpito 11 individui che in qualche modo avrebbero avuto responsabilità nell’ordinare e portare a termine quegli attacchi. Tra questi il capo dell’aeronautica militare siriana, generale Jamil Hassan, e il capo delle operazioni aeree, generale Saji Jamil Darwish. La bozza, inoltre, prendeva di mira le infrastrutture e i mezzi utilizzati per portare a termine gli attacchi, evitando, per esempio, la vendita di elicotteri alla Siria. Nello scenario iracheno, intanto, migliaia di persone sono in fuga dai combattimenti a Mosul ovest. Altre invece sono tornate nelle loro case nei quartieri già riconquistati dalle truppe governative, anche se ancora devono fare i conti con i bombardamenti a colpi di mortaio dell’Is. La popolazione civile continua a pagare un alto prezzo nell’offensiva delle forze lealiste per strappare al cosiddetto stato islamico la seconda città del paese. E non trovano per il momento conferme ufficiali i racconti di alcuni residenti, raccolti nei giorni scorsi dal quotidiano «Daily Telegraph», secondo i quali a Khasfa, una località otto chilometri a sud di Mosul, riconquistata recentemente dai governativi, sarebbe stata scoperta una fossa comune con i corpi di 4000 persone, in maggioranza membri delle forze di sicurezza irachene, uccise dopo la conquista della regione da parte dell’Is tre anni fa. NOSTRE INFORMAZIONI Nel pomeriggio di martedì 28 febbraio il Santo Padre ha ricevuto in udienza l’Eminentissimo Cardinale Joao Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, con il Segretario del medesimo Dicastero, Sua Eccellenza Monsignor José Rodriguez Carballo, Arcivescovo titolare di Belcastro. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 2 giovedì 2 marzo 2017 Una delle imbarcazioni soccorse nel Mediterraneo (Ap) Juncker presenta il Libro bianco L’Ue discute del suo futuro BRUXELLES, 1. Il presidente della commissione europea, Jean-Claude Juncker, presenta oggi al parlamento europeo il Libro bianco sul futuro della Ue a 27. Lo ha annunciato il portavoce dell’esecutivo europeo, Margaritis Schinas, specificando che il documento è stato preparato per offrire ai capi di stato e di governo — in vista del vertice straordinario del 25 marzo per il sessantesimo anniversario del Trattato di Roma — «le opzioni realiste e credibili per riflettere sul modo di procedere a 27» dopo l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue. Opzioni — che saranno discusse nella odierna riunione straordinaria aggiuntiva del collegio dei commissari — messe nero su bianco con il dichiarato scopo di «stimolare il dibattito» tra i leader europei, che — rilevano gli analisti politici — attualmente hanno visioni divergenti su molte questioni, tranne che sulla necessità di accelerare in vista di una difesa comune europea. «Sarà il certificato di nascita della Unione europea a 27», concordano autorevoli fonti da Bruxelles. Le varie opzioni dovrebbero includere l’Europa a più velocità, evocata più volte dal cancelliere tedesco, Angela Merkel, al vertice di Malta di inizio febbraio (con un nucleo di paesi determinati a perseguire un’integrazione più elevata, senza che gli altri possano bloccarli), e quella di «un’Europa grande nelle grandi cose e piccola nelle piccole cose», già enunciato dall’ex premier lussemburghese nel suo programma elettorale. Insomma, un’Unione europea che possa dare valore aggiunto, abbandonando i sogni del federalismo. Tra le opzioni nel Libro, saranno elencate tanto il lasciare tutto com’è, quanto l’ac- Gli ispettori internazionali tornano ad Atene ATENE, 1. Gli ispettori della troika tornano ad Atene per fare il punto sulle riforme necessarie a sbloccare la nuova tranche di aiuti del piano di salvataggio dell’Unione europea. Ieri, i tecnici della commissione europea, della Banca centrale europea e del Fondo monetario internazionale si sono recati nella sede del ministero delle finanze per discutere di riforma energetica, privatizzazioni e questioni fiscali. Il via libera della troika alla revisione dei progressi compiuti dalle autorità elleniche permetterà l’esborso di 7 miliardi di euro del programma. La ripresa ufficiale dei negoziati con i creditori europei e con il Fondo monetario internazionale (Fmi) è stata confermata in una nota dal ministro delle finanze ellenico, Euclide Tsakalotos. Dopo settimane di tensioni e attriti, la scorsa settimana era stato raggiunto un compromesso durante un vertice europeo a Bruxelles, che ora dovrà essere perfezionato a livello tecnico. Salvo sorprese, precisano gli analisti economici, Atene dovrebbe impegnarsi a varare un ulteriore abbassamento della soglia di esenzione fiscale totale sui redditi (no tax area), assieme a ulteriori tagli alle pensioni che sono state già ritoccate al ribasso una decina di volte dall’inizio della crisi. Il governo guidato dal premier, Alexis Tsipras, ha affermato che queste misure verranno bilanciate da altre di natura opposta, come riduzioni dell’iva. «Ci saranno vincitori e perdenti», ha ammesso Tsakalotos. celerazione nella gestione centralizzata dell’eurozona. L’intento, spiegano da Bruxelles, è fare in modo che «non ci siano più scuse per rimanere alla finestra e limitarsi a criticare l’Ue: si dovrà decidere in che direzione si vuole che vada l’Europa in un arco di tempo di 10-15 anni». Il presidente della commissione europea potrebbe anche annunciare un pilastro europeo dei diritti sociali e la possibilità di una revisione del patto di stabilità e di crescita. Il Libro bianco non dovrebbe, invece, contenere alcun riferimento a una eventuale modifica dei Trattati. I commissari discuteranno del testo prima dell’adozione formale, prevista per domani. L’auspicio della commissione è che i capi di stato e di governo «prendano posizione» sulle diverse opzioni proposte da Juncker in vista del vertice di Roma, ha detto il portavoce dell’esecutivo comunitario. «Dopo il 25 marzo vogliamo lanciare un dibattito pubblico su queste opzioni perché sono cose che riguardano non solo i governi, ma anche i cittadini», ha spiegato Schinas in una nota ripresa dalle agenzie di stampa. L’idea di Juncker è comunque quella di «non presentarsi con la soluzione scritta nella pietra», ha aggiunto Schinas, anche se alcuni analisti hanno già paventato il rischio che i governi si limitino far cadere il Libro bianco nel deposito delle buone intenzioni. In vista del vertice di Roma starebbero lavorando a una Dichiarazione comune, che tenderà a ribadire la necessità di continuare a restare uniti, senza però scendere nei dettagli. E il dibattito sul futuro dell’Ue è possibile che si sposti verosimilmente al vertice europeo di fine anno. Stretti fra l’elezione alla Casa Bianca di Donald Trump, la Brexit e le prossime elezioni in Olanda, Francia e Germania, fra i 27 leader europei non sembra, dunque, che ci sia voglia di prendere posizione. Nel consiglio europeo del 9-10 marzo, il tema principale finirà per essere, invece, il rinnovo del mandato elettorale del presidente, Donald Tusk, per altri due anni e mezzo. Jarosław Kaczyński, il leader del partito conservatore Diritto e giustizia (Pis, al governo a Varsavia con la premier, Beata Szydło), è tornato ieri alla carica, ribadendo che Tusk non avrà l’appoggio della Polonia perché starebbe «violando le regole fondamentali dell’Ue» e, in particolare, «quella della neutralità in riferimento ai problemi interni degli stati membri». Il riferimento — rilevano gli analisti politici — è allo scontro sulle riforme introdotte dal Pis, osteggiate da Bruxelles. Ma, in sottofondo, c’è l’accusa di Varsavia a Tusk di «corresponsabilità» nell’incidente aereo del 10 aprile del 2010 a Smolensk (città russa al confine con la Bielorussia), in cui morirono 96 persone, tra cui l’allora presidente polacco Lech Kaczyński, fratello gemello di Jarosław. L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano [email protected] www.osservatoreromano.va D all’inizio dell’anno nelle acque del Mediterraneo Quasi cinquecento morti in mare TRIPOLI, 1. Una strage senza precedenti. Il 2017 è iniziato all’insegna dell’emergenza assoluta sulla rotta Libia-Italia per i disperati che stanno cercando di raggiungere l’Europa. Su un totale di 485 morti nella traversata del Mediterraneo dall’inizio dell’anno, il novanta per cento di questi (444), era partito dalle coste libiche alla volta delle coste italiane. Questo il dato più recente sulla conta delle vittime dei trafficanti di esseri umani. Il bilancio è stato diffuso dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). Dal primo gennaio al 26 febbraio oltre ai 444 morti nella rotta del Mediterraneo centrale, 2 persone sono morte nella rotta orientale (quella dell’Egeo, dove nell’estate del 2015 e del 2016 si registrò una carneficina) e 39 in quella del Mediterraneo occidentale (Spagna) Nello stesso periodo almeno 16.775 tra profughi e migranti sono riusciti nell’impresa di raggiungere l’Europa, poco più di un decimo rispetto ai 124.986 dei primi 57 giorni del 2016. Ma anche in questo dato positivo si registra l’eccezione Italia: su 16.775 migranti che ce l’hanno fatta a raggiungere l’Ue, 13.457 persone sono sbarcati in Italia, quasi il doppio rispetto agli 8981 dello stesso periodo. Intanto, l’Unicef ha lanciato ieri un’allerta sui centri di detenzione libici, dove i bambini si trovano a condividere celle anguste e sovraffollate con gli adulti, e violenze e abusi gravissimi sono continui. La tragedia dei minori sulla rotta del Mediterraneo centrale, dall’Africa sub-sahariana fino alle coste italiane, è descritta in una nuova relazione che l’agenzia delle Nazioni Unite ha messo a punto ascoltando le testimonianze dei più piccoli e le voci di chi lavora sul campo. Previsto un taglio di quattro miliardi di euro alla pubblica amministrazione I Tories lanciano la spending review LONDRA, 1. Nuova spending review in arrivo da parte del governo conservatore nel Regno Unito. L’esecutivo di Theresa May ha chiesto ai ministeri un taglio dei costi del sei per cento al fine di risparmiare 3,5 miliardi di sterline (circa 4 miliardi di euro) da qui fino al 2020. L’annuncio arriva a pochi giorni dalla manovra finanziaria che il cancelliere dello scacchiere Philip Hammond Fillon non si ritira dalla corsa alle presidenziali PARIGI, 1. François Fillon, candidato del centrodestra francese alle presidenziali, non si ritira dalla corsa all’Eliseo. Lo ha ribadito egli stesso questa mattina dopo la notizia di una sua convocazione da parte dei magistrati il prossimo 15 marzo nell’ambito dell’inchiesta sui presunti impieghi fittizi in parlamento di sua moglie e dei figli. «Non cederò, andrò fino in fondo» ha detto il candidato dei Républicains. E sempre oggi è stata inoltre smentita la notizia di un fermo per la moglie di Fillon, Penelope. deve presentare ai Comuni la settimana prossima. Il governo assicura che non verranno toccati dai tagli la già malandata sanità del Regno Unito e il sistema dell’istruzione, ma è già polemica. Secondo il Labour, si tratta semplicemente di un modo per «introdurre di nascosto una nuova austerità». Gli analisti sottolineano che il percorso delle riforme del bilancio è strettamente legato alle negoziazioni sulla Brexit, ovvero l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea. Un’uscita, che, in linea con il volere del premier Theresa May, sarà piuttosto dura, senza alcuna concessione al mercato unico. Pochi giorni fa la camera dei lord ha tolto l’ultimo ostacolo ai piani del premier, respingendo un emendamento pensato per vincolare l’esecutivoa restare nel mercato unico nonostante la Brexit. Il provvedimento è stato bocciato con 299 no contro 136 sì. Il processo della Brexit non è ancora nemmeno cominciato, ma sono bastate le indiscrezioni sulla data in cui potrebbe iniziare, trapelate ieri su alcuni media inglesi, a scatenare il panico. Fonti di governo indicano che May avrebbe scelto la data, la metà di marzo per invocare l'articolo 50 del Trattato di Lisbona, cioè il via libera ufficiale ai negoziati sulla separazione da Bruxelles, destinati a durare due anni. Le stesse fonti precisano che quella data sarà la scadenza della libertà di movimento, uno dei principi fondamentali dell’Europa: da quel momento nessun europeo potrà più venire a cercare lavoro in questo paese liberamente come faceva prima. Il clima, in realtà, è piuttosto caotico. Come confermano i principali media del paese, nulla è stato messo nero su bianco. Stando alle ultime indiscrezioni, fra due settimane i cittadini dell’Unione europea potrebbero perdere la libertà di emigrare nel Regno Unito, o vedere comunque ampie restrizioni su di essa. Cosa accadrebbe a quel punto non è chiaro. Italiani, francesi, tedeschi, polacchi, verrebbero fermati alla frontiera, appena sbarcati dall’aereo, per sapere se hanno un contratto di lavoro? Gli studenti europei potranno continuare a venire a studiare nelle università britanniche? Nessuno può rispondere con certezza. Intanto, da Edimburgo circolano indiscrezioni secondo cui il governo autonomo scozzese guidato dalla premier Nicola Sturgeon, davanti alla minaccia di una hard Brexit (una Brexit dura), che porterà il Regno Unito fuori non solo dalla Ue, ma pure dal mercato comune e dall’unione doganale, convocherà un secondo referendum per l’indipendenza dalla Gran Bretagna, con lo scopo di ottenere la sospirata sovranità (come provò a fare senza successo nel referendum del 2014) e di restare nell’Unione. Questa seconda possibilità rischia di costare molto cara a Londra. Molti analisti parla- no già dello spettro di una pericolosa disgregazione del Regno. Questa possibilità preoccupa non poco i mercati. L’indiscrezione di un nuovo referendum scozzese ha fatto immediatamente precipitare la sterlina sui mercati valutari. Un Regno Unito che perde una delle sue quattro regioni, se non due — perché le elezioni anticipate di questo giovedì in Irlanda del Nord potrebbero riaccendere istanze secessioniste anche a Belfast — è lo scenario temuto da sempre come conseguenza della Brexit, ma finora giudicato dagli analisti del tutto improbabile. Anche l'ex-premier conservatore John Major di recente ha lanciato l'allarme: «Una hard Brexit sarebbe un disastro per sanità e welfare». E a pagare il prezzo — secondo Major — sarebbero soprattutto le classi più povere. Perquisiti oltre venti edifici a Berlino Blitz antiterrorismo in Germania Forze antiterrorismo tedesche di fronte a un edificio perquisito a Berlino (Ap) GIOVANNI MARIA VIAN direttore responsabile Giuseppe Fiorentino vicedirettore Piero Di Domenicantonio Servizio vaticano: [email protected] Servizio internazionale: [email protected] Servizio culturale: [email protected] Servizio religioso: [email protected] caporedattore Gaetano Vallini segretario di redazione Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998 [email protected] www.photo.va BERLINO, 1. Blitz delle autorità tedesche ieri mattina in diversi siti legati all’associazione-moschea Fussilet 33, frequentata da Anis Amri, l’autore della strage di Berlino. Secondo un portavoce della polizia, le perquisizioni hanno occupato 460 agenti e sono state condotte in 24 edifici dislocati in diverse parti della capitale tedesca, tra cui appartamenti, due locali dell’associazione e sei celle di due prigioni di Berlino. Secondo le autorità, l’associazione Fussilet 33 era un punto di incontro per gli estremisti islamici e serviva Segreteria di redazione telefono 06 698 83461, 06 698 84442 fax 06 698 83675 [email protected] Tipografia Vaticana Editrice L’Osservatore Romano don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale anche per raccogliere denaro per sostenere attacchi terroristici in Siria. Amri ha visitato la moschea un certo numero di volte, prima del 19 dicembre, quando con un tir sottratto a un camionista polacco si è lanciato contro un mercatino di Natale ammazzando altre 11 persone. Intanto, sempre ieri, in Francia una liceale di Créil, un sobborgo a nord di Parigi, è stata arrestata in un’operazione condotta dalla polizia e dagli agenti del controspionaggio perché sospettata di preparare un attentato. Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198 Europa: € 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665 America Nord, Oceania: € 500; $ 740 Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480, 06 698 99483 fax 06 69885164, 06 698 82818, [email protected] [email protected] Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675 A Trento una sentenza discutibile ROMA, 1. Con una ordinanza emessa lo scorso 23 febbraio, la corte d’appello di Trento ha riconosciuto, per la prima volta in Italia, l’efficacia giuridica del provvedimento assunto in Canada nel 2011 che stabiliva la sussistenza di un legame genitoriale tra due gemelli nati per maternità surrogata e il partner del padre genetico. In tal modo, la corte ha definito illegittimo il rifiuto dell’ufficiale di stato civile di aggiungere il partner del padre biologico sull’atto di nascita. «I figli — ha commentato Lucetta Scaraffia sulle pagine del «Corriere della sera» del 1° marzo — nascono da un uomo e da una donna. Questi due gemelli della sentenza, invece, adesso risultano figli di due donne, per via della maternità surrogata, e di due uomini». I bambini nati in questo modo — ha aggiunto Scaraffia — «pagano un prezzo altissimo: non conosceranno mai la loro madre». Concessionaria di pubblicità Aziende promotrici della diffusione Il Sole 24 Ore S.p.A. System Comunicazione Pubblicitaria Ivan Ranza, direttore generale Sede legale Via Monte Rosa 91, 20149 Milano telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214 [email protected] Intesa San Paolo Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Società Cattolica di Assicurazione Credito Valtellinese L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 2 marzo 2017 pagina 3 Famiglia di sfollati somali in attesa degli aiuti dell’Onu (Ap) Aperto a Islamabad il vertice dell’Organizzazione della cooperazione economica In Asia sviluppo e opportunità commerciali ISLAMABAD, 1. Si è aperto ieri sera a Islamabad il tredicesimo summit dell’Organizzazione della cooperazione economica (Eco), un gruppo internazionale fondato nel 1985 da Iran, Pakistan e Turchia, che dal 1992 è stato allargato anche ad Af- Attacchi dei talebani contro la polizia a Kabul KABUL, 1. I talebani afghani hanno rivendicato due attacchi compiuti questa mattina a Kabul nel sesto distretto di polizia e a una sede dei servizi di intelligence afghani (Nds). La rivendicazione è stata fatta dal portavoce degli insorti, Zabihullah Mujahid. In essa si sostiene che l’operazione condotta dai mujaheddin ha causato la morte di numerosi poliziotti. Un particolare che però non trova per ora riscontro nelle fonti ufficiali, che parlano di un morto e 30 feriti. Un primo attacco è stato realizzato con un’autobomba fatta saltare in aria vicino a un commissariato di polizia. Immagini a distanza hanno mostrato una densa colonna di fumo levatasi nel cielo a seguito dello scoppio. Una seconda esplosione è avvenuta poco dopo nel sesto distretto di polizia. Un attentatore suicida sarebbe riuscito a penetrare all’interno di una sede dei servizi di intelligence afghani, ingaggiando uno scontro a fuoco con le forze di sicurezza. Un medico dell’ospedale Estiqlal ha precisato che tra i feriti ci sono tre membri delle forze di sicurezza. Nel frattempo, un agente di polizia afghano ha aperto il fuoco ieri sera contro i suoi colleghi in un check-point della provincia meridionale di Helmand, uccidendone almeno undici, e riuscendo poi a darsi alla fuga. La strage è avvenuta in uno dei posti di controllo di Lashkar Gah, il capoluogo provinciale. Le fonti hanno affermato che il contingente era stato trasferito giorni fa a protezione del capoluogo dal distretto di Musa Qala. I talebani controllano oramai 10 dei 14 distretti della provincia di Helmand. Le forze statunitensi in Afghanistan hanno chiesto «alcune migliaia di soldati supplementari» per fare fronte all’offensiva dei talebani e riconquistare il terreno perduto dall’esercito afghano. Il Pentagono ha annunciato il dispiegamento nelle prossime settimane di soli 300 marines nella provincia dell’Helmand. ghanistan, Azerbaijan, Kazakstan, Tadjikistan, Kyrgyzstan, Turkmenistan e Uzbekistan. La riunione dovrebbe approvare il piano di sviluppo Vision 2025 e il testo della dichiarazione di Islamabad 2017, che contiene i punti salienti della cooperazione tra i membri dell’Organizzazione nei campi di connettività, del commercio, dei trasporti e dell’energia. In apertura dei lavori, il consigliere per gli affari esteri pakistano, Sartaj Aziz, ha chiesto uno sforzo comune per trasformare l’Eco in un blocco economico unito e attivo, attraverso il pieno sfruttamento delle risorse umane e materiali dai paesi membri. E di identificare i settori prioritari per contribuire a realizzare il sogno di trasformare il gruppo in un «formidabile blocco economico». Anche il ministro degli esteri iraniano, Mohammed Javad Zarif, ha chiesto l’adozione di una nuova architettura economica regionale tra gli stati membri per garantire l’attuazione del piano di sviluppo Vision 2025. Nelle zone colpite dalla siccità Stato di calamità in Somalia MO GADISCIO, 1. Il presidente della Somalia, Mohamed Abdullahi Mohamed, ha dichiarato lo stato di calamità nazionale per la grave siccità che ha colpito numerose zone del paese del Corno d’Africa. Il capo dello stato ha anche lanciato un appello alla comunità internazionale per immediati aiuti umanitari. L’organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha segnalato per la Somalia l’emergenza alimentare, la terza in 25 anni. Attualmente, circa sei milioni e mezzo di persone in Somalia — circa la metà della popolazione — hanno bisogno di aiuti e di queste tre milioni rischiano già la fame. Drammatica anche la situazione sanitaria con forte rischio di epidemie, a partire dal colera. Lo stato di calamità è stato dichiarato mentre una conferenza sotto l’egida delle Nazioni Unite a Mogadiscio stava discutendo come affrontare la siccità. Gli aiuti sono ostacolati dal conflitto militare del governo con il gruppo estremista islamico di Al-Shabaab, che impedisce alle agenzie umanitarie di accedere in gran parte del paese. Agenzie che lanciano un allarme sul rischio che la situazione possa degenerare in una carestia. L’ultima carestia, nel 2011, provocò oltre 260.000 morti. Rapporto dell’O cse Visita di Al Sarraj a Mosca Si riduce la povertà in India Impegno di Mosca sulla crisi libica NEW DELHI, 1. L’economia indiana si sta espandendo a un ritmo sempre più veloce, aumentando gli standard di vita e riducendo la povertà a livello nazionale. Ulteriori riforme sono ora necessarie per mantenere una forte crescita e garantire che tutti gli indiani traggano beneficio da essa. È quanto emerge da un nuovo rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) presentato ieri a New Delhi dal segretario generale dell’organismo internazionale, Angel Gurría, e dal segretario agli affari economici indiano, Shaktikanta Das. La ricerca rileva che l’accelerazione delle riforme strutturali e il passaggio verso un quadro di politica macroeconomica basato su regole stanno sostenendo una espansione economica rapida del paese. I tassi di crescita dell’India sono di oltre il 7 per cento l’anno, il livello più forte — concordano gli analisti economici — tra i paesi del G20. Il rapporto dell’O cse individua i settori prioritari per le azioni future, prevede di mantenere la stabilità macroeconomica e ridurre ulteriormente la povertà, attraverso riforme fiscali generali aggiuntive e nuovi sforzi per aumentare la produttività e ridurre le disparità tra le diverse regioni dell’India. Contadini indiani nelle strade di New Delhi (Afp) Scontri nel Myanmar NAYPYIDAW, 1. Non si ferma la violenza in Myanmar. Scontri tra l’esercito e diversi gruppi ribelli hanno causato almeno 160 morti negli ultimi tre mesi nello stato Shan, nel nordest del paese, al confine con la Cina. Lo ha confermato oggi il generale Mya Tun Oo, capo di stato maggiore delle forze armate, mentre è stata posticipata la seconda tornata di negoziati per un processo di pace. Colloqui quindi che si rivelano densi di incognite. Da fine novembre, ha detto Mya Tun Oo, scontri con un’alleanza di gruppi ribelli delle etnie kachin, shan e wa vicino alla città di Muse hanno provocato la morte di 74 soldati, 15 poliziotti, 13 miliziani governativi e 13 civili, oltre a 45 ribelli. I gruppi coinvolti sono tra quelli che non hanno firmato il cessate il fuoco introdotto dal precedente capo dello stato, Thein Sein, e si ri- Il ministro iraniano, citato dall’agenzia di stampa Irna, si è detto convinto che l’Eco debba concentrarsi sull’adozione di nuove architetture economiche regionali, affinché i progetti di sviluppo come Vision apportino ai paesi membri dell’Organizzazione della cooperazione economica i benefici auspicati. Il vertice esaminerà anche la posizione dei membri dell’Eco alla luce delle nuove sfide globali. L’ultimo summit si è tenuto nel mese di ottobre 2012 a Baku, in Azerbaijan. Nel 2013 l’Iran ha invece ospitato la ventunesima riunione del consiglio dei ministri degli esteri. Oggi è previsto l’incontro tra i presidenti dei paesi membri dell’organizzazione, che fornisce una piattaforma di discussione per migliorare lo sviluppo e promuovere le opportunità commerciali e d’investimento. Il comune obiettivo dell’Eco, con sede a Teheran, è quello di istituire un mercato comune di beni e servizi, come, per esempio, l’Unione europea. fiutano di farlo anche ora che al governo c’è, di fatto, Aung San Suu Kyi, stretta collaboratrice del presidente, Htin Kyaw. Proprio oggi era in programma l’apertura della seconda tornata di negoziati della conferenza di pace Panglong del ventunesimo secolo, un riferimento al nome di uno storico accordo di pace del 1947 tra il nascente stato asiatico e una parte dei gruppi ribelli delle minoranze etniche. L’intesa era volta a trovare un assetto federalista, ma naufragò dopo l’omicidio del generale e “padre della patria” Aung San, di cui Aung San Suu Kyi è la figlia. La ripresa dei negoziati è però slittata, probabilmente a metà marzo, proprio per il rifiuto di sette gruppi etnici di firmare il cessate il fuoco. Per sedersi al tavolo delle trattative, i ribelli chiedono di forgiare un nuovo percorso di pace. MOSCA, 1. «La Russia vorrebbe che la Libia tornasse a essere un vero e proprio stato dopo l’interferenza straniera barbara nei suoi affari interni che hanno portato a conseguenze disastrose per quanto riguarda l’esistenza dello stato libico e il futuro del popolo libico». Così il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, alle agenzie russe. «È per questo che ci interessa il ritorno di un potere forte in Libia in modo che il processo di ripristino dello stato possa iniziare». E dovrebbe essere domani il giorno dell’inizio della visita a Mosca del leader del consiglio presidenziale e premier designato libico, Fayez Al Sarraj. Lo ha riferito una fonte dello stesso consiglio presidenziale libico non aggiungendo ulteriori dettagli sulla missione in Russia del premier Al Sarraj. In precedenza l’inviato speciale russo per Medio oriente e Africa e vice ministro degli esteri, Mikhail Bogdanov, ha ribadito: «Ci piacerebbe che in Libia finisse al più presto la lunga crisi e che diventasse di nuovo un paese prospero con istituzioni statali forti». «Il confronto tra Tripoli e Tobruk ha creato un vuoto di potere — ha detto ancora Bogdanov — In questo contesto, il cosiddetto stato islamico (Is) e Al Qaeda sono ancora attivi in molto aree della Libia». Dopo l’adesione cinese alle sanzioni dell’O nu Dialogo tra Pechino e Pyongyang PECHINO, 1. Visita a Pechino del vice ministro degli esteri della Corea del Nord, Ri Kil-song, dopo l’adesione della Cina alle sanzioni varate — all’unanimità — dal consiglio di sicurezza dell’Onu contro Pyongyang per i suoi test nucleari e missilistici, con lo stop agli acquisti di carbone per tutto il 2017. È la prima visita di un rappresentante nordcoreano di alto livello in Cina da diversi mesi. Ri Kil-song incontrerà il ministro degli esteri cinese, Wang Yi. La Cina appare infastidita dalle iniziative spettacolari del leader nordcoreano, Kim Jong-un, ma anche dal regime comunista di Pyongyang non sono mancate frecciate verso il governo cinese che finora è stato il suo principale alleato. La visita, ha riferito il portavoce di Pechino, Geng Shuang, si chiuderà sabato ed è stata organizzata su invito della Cina. Ri Kil-song vedrà anche il vice ministro degli esteri e l’assistente del ministro degli esteri cinesi, rispettivamente Liu Zhenmin e Kong Xuanyou. «Le parti — ha aggiunto Geng — avranno l’occasione per scambiarsi vedute sulle relazioni tra Cina e Corea del Nord e su questioni internazionali e regionali di comune interesse». Kong Xuanyou, ha concluso il portavoce, ha incontrato ieri anche il vice ministro degli esteri russo, Igor Morgulov, per discutere sulla penisola coreana e altri temi di comune interesse. Tutto lascia pensare comunque che quella del vice ministro nordcoreano sia una missione legata sia allo stop all’import di carbone deciso da Pechino in linea con le ultime risoluzioni dell’Onu e vitale per le casse del regime, sia per una discussione sui rapporti bilaterali a più ampio raggio. Dopo la chiusura del complesso industriale intercoreano di Kaesong, circa il 90 per cento dell’interscambio di Pyongyang è con la Cina, di cui un buon 40 per cento costituito solo dal carbone. Appena ieri, l’intelligence di Seoul ha stimato che la mossa di Pechino possa causare almeno 300.000 disoccupati in più e una contrazione del pil di Pyongyang del 2,5 per cento, oltre che un taglio del 23 per cento, o di 78 milioni di dollari, della provvista di valuta estera. E, intanto, il consiglio di sicurezza dell’Onu ha tenuto una riunione sul regime di sanzioni per il programma nucleare di Pyongyang. Al termine della riunione, la presidenza Ucraina ha espresso la condanna unanime dei membri del consiglio per i tentativi nordcoreani di violare il regime sanzionatorio. Ma sembra ancora difficile costruire un dialogo interlibico. La camera dei rappresentanti libica di Tobruk non ha trovato un accordo sui 15 nomi della nuova delegazione che parteciperà al dialogo politico. Lo ha riferito il sito «Libya Herald», precisando che la sessione, alla quale hanno partecipato 114 deputati su 200, è stata “turbolenta”. L’attuale portavoce della camera dei rappresentanti, Saleh Lughma, ha spiegato che la fumata nera è dovuta a divergenze tra le parti. Secondo «Libya Herald», infatti, sarebbe stata trovata un’intesa sui nomi dei cinque delegati provenienti dall’est del paese, mentre l’impasse riguarda la scelta dei rappresentanti del sud e dell’ovest. Destituito il capo dell’esercito nel Gambia BANJUL, 1. Il nuovo presidente del Gambia, Adama Barrow, ha destituito ieri il capo di stato maggiore delle forze armate, il generale Ousman Badjie, uno dei fedelissimi del dittatore Yahya Jammeh, che ha governato per 22 anni fino al gennaio scorso sul paese dell’Africa occidentale. Il nuovo comandante in capo delle forze armate del Gambia sarà il generale Massaneh Kinteh. Prima del generale Badjie, il presidente Barrow aveva destituito nel fine settimana anche Yankuba Badjie, capo dell’agenzia nazionale dell’informazioni (Nia) ribattezzata Servizio di informazioni di stato e David Colley, che dirigeva il sistema penitenziario. Il passaggio di poteri tra i vertici militari si è svolto nella sede dello stato maggiore dove il generale Kinteh ha affermato di volere restaurare la fiducia nelle forze armate gambiane. Barrow, vincitore delle elezioni dello scorso primo dicembre, ha giurato come presidente il 19 gennaio nell’ambasciata gambiana di Dakar ed è potuto rientrare a Banjul soltanto il 26 gennaio, dopo che l’ex presidente Yahya Jammeh — sotto pressione diplomatica e militare — ha accettato di cedere il potere e lasciare il paese il 21 gennaio per l’esilio in Guinea equatoriale. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 4 giovedì 2 marzo 2017 di MANUEL NIN inizio del periodo della quaresima, preceduto nella tradizione bizantina da quattro domeniche, induce a riflettere su aspetti determinanti della vita cristiana. Le pagine evangeliche sono una grande catechesi che dovrebbe portare di fronte al dono di Dio: la misericordia, il perdono. Nella prima delle domeniche precedenti il tempo quaresimale è stato letto il vangelo del fariseo e del pubblicano; nella seconda quello della parabola del figlio prodigo; la terza porta i fedeli a misurarsi con l’atteggiamento più cristiano, cioè l’incontro con il Cristo povero, malato, prigioniero, attraverso la parabola del giudizio finale; la quarta domenica indica infine il cammino del digiuno e della preghiera nella verità, e introduce così nella Grande quaresima, che condurrà alla vera umiliazione ed esaltazione del Signore, quella della Pasqua. Come sempre, le parole evangeliche sono vitali. Nelle tradizioni dell’oriente cristiano il Vangelo viene infatti chiamato non soltanto «vivente», cioè annunciato e vivo nella vita delle Chiese cristiane, che viene annunciato da loro, ma anche «vivificante», che dà cioè la vita a quanti lo ascoltano, lo leggono, lo accolgono facendone carne e vita. Il contatto con la sacra Scrittura nella vita di ogni cristiano deve far parte dell’essere cristiani, cioè della cura della propria vita in Cristo. Il periodo quaresimale favorisce questo contatto attraverso la lettura continua L’ Elia e Enoch (icona del XVII secolo) dei libri della Genesi e dei Proverbi durante l’ora del vespro e di Isaia all’ora sesta. La lettura quotidiana della Scrittura dovrebbe far parte della vita cristiana, anche se questo non è sempre facile, sia per la debolezza umana sia perché i testi non sempre sono facili, e a volte, almeno in apparenza, forse anche noiosi, difficili. Ma anche da questi i Padri e le tradizioni delle Chiese cristiane traggono insegnamento e anche nutrimento. Penso per esempio agli elenchi dei patriarchi nel libro della Genesi, a un primo sguardo — e bisogna ripeterlo, in apparenza — senza un interesse speciale. In apparenza, perché è possibile quasi sempre trovarvi delle perle che diventano parola di Dio che porta la salvezza, rinnova come persone e come cristiani. Nel quinto capitolo della Genesi figura la lista dei patriarchi discendenti di Adamo e tra questi la presentazione della figura di Enoch, un personaggio di cui si parla ben poco nella sacra Scrittura: soltanto undici volte e ripetendo sempre la stessa espressione, e cioè «che piacque a Dio» e non morì; lo stesso si dice del profeta Elia, anche lui preso da Dio. La letteratura biblica apocrifa e l’iconografia Enoch nella tradizione orientale L’uomo che piacque a Dio bizantina collocano Enoch alla porta del paradiso assieme a Elia, in attesa di incontrare e accogliere il buon ladrone, mentre Cristo scende negli inferi. Il testo che parla di Enoch (Genesi, 5, 21-24), dice per ben due volte che «piacque a Dio» oppure «che fu trovato buono da Dio». Alcune versioni bibliche presentano una traduzione interessante; in alcune di esse si dice infatti che «Enoch camminò con Dio» e che «per questo Dio lo prese». Anche altre traduzioni vanno in questo stesso senso: per indicare cioè che un uomo è «grato» o «buono» e «che piacque» a Dio si dice che «camminò con D io». All’inizio della Grande quaresima bisogna chiedersi cosa significhi «camminare con Dio». Questa bella espressione biblica vorrà dire soprattutto — specialmente in questo tempo liturgico appena agli inizi — vivere nella propria vita la chiamata alla conversione, alla metànoia, nel senso più letterale e forte del termine: cioè cambiare, rinnovare il nostro pensiero, il nostro agire, il nostro essere. Per i cristiani la conversione alla quale si è ogni giorno chiamati dal Signore è in primo luogo un dono, qualcosa che ci viene dato da lui. Nessuno può tornare a Dio con le proprie forze: «Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre che mi ha mandato» (Giovanni, 6, 44). Dio, però, non attira se non nella misura in cui ognuno lo cerca e desidera di trovarlo. I Padri dicevano che Dio può tutto, eccetto forzare l’uomo ad amarlo. Vedere la conversione come un dono vuol dire ricominciare ogni giorno, accettando che lo stesso iniziare di nuovo è dato da Dio. A causa del peccato, l’uomo si vede allontanato dalla santità di Dio, dalla luce di Dio; abita nelle tenebre della disperazione; ma è proprio quest’uomo peccatore che Cristo invita a tavola oppure — per sottolineare ancora di più il dono della conversione, come nel caso di Zaccheo — addirittura a casa, dove il Signore si invita a tavola. È importante notare nel vangelo di Zaccheo come sia il Signore stesso a invitarsi a pranzo, a far dono di se stesso. La conversione come dono fa vedere e vivere la povertà propria dell’uomo e l’immensa ricchezza del dono di Dio. Cristo descrive la situazione dell’uomo, di colui che è oggetto del dono della conversione, come quella di uno straniero che cadde nelle mani dei ladri, che lo spogliano, lo derubano, lo picchiano. E soltanto in questa situazione l’uomo può far l’esperienza della gratuità del buon samaritano, del dono di Dio, che lo rialza, lo carica e ne ha cura; non gli fa delle domande, non chiede niente, soltanto dà. Di questa povertà in cui si è chiamati a vivere il cammino di conver- sione come dono la stessa quaresima diventa una saggia pedagoga. In questo tempo nella liturgia bizantina non si celebra la Divina liturgia nei giorni feriali fino al sabato e alla domenica, anticipo e dono allo stesso tempo della comunione col risorto nella Pasqua. Il mercoledì e il venerdì viene invece celebrata la liturgia dei Doni presantificati per sottolineare che la forza per il nostro cammino quaresimale viene dal Signore nel suo corpo e nel suo sangue santificati, consacrati il giorno di domenica, che è la Pasqua della settimana. La conversione, la metànoia, allora, accolta liberamente come dono divino, diventa il mezzo offerto per il quotidiano «camminare con Dio». Non è infatti uno scopo, una finalità, ma un mezzo che porta verso Cristo, che dà l’opportunità di camminare con Dio. Il desiderio e la speranza di conversione, di metànoia, si È importante sottolineare questo legame, che non si può mai spezzare, tra l’uomo interiore e l’uomo esteriore, quello che si vive e si fa all’esterno con quello che si vive e si fa nel profondo del cuore. A imitazione del Verbo di Dio, che si incarnò veramente: nella lettera ai Filippesi ai verbi «spogliò» e «umiliò» corrispondono forme molto forti come «assumendo», «divenendo», «facendosi», che sottolineano la vera umiliazione di Cristo. La prima eresia cristologica fu quella del docetismo, del rifiuto della vera incarnazione di Cristo. In questo senso la conversione, la metànoia, è da vedere come mezzo per configurarci ancora con Cristo. Questo legame tra interiore e esteriore, tra quello che si dice, quello che si fa e quello che si pensa, viene sottolineato da una bellissima preghiera di sant’Efrem. All’atteggiamento esteriore del corpo — la metànoia fino a terra — corrisponde la preghiera al Signore per una vera metànoia anche interiore, cioè La letteratura biblica apocrifa «vedere i miei peccati e non condannare il mio frae l’iconografia bizantina lo collocano tello». alla porta del paradiso assieme a Elia Enoch «camminò con Dio», fu trovato buono da in attesa di incontrare Dio. Nel testo siriaco della e accogliere il buon ladrone versione biblica conosciuta come Peshitta viene usata una forma che permette di tradurre: «Enoch fu bello manifestano durante la quaresima con per Dio»; è un termine siriaco che indica una serie di pratiche offerte dalla vita la bellezza totale, non soltanto quella della Chiesa: digiuno, preghiere, contat- esterna e neppure soltanto quella interto più assiduo con la sacra Scrittura, in na; dunque tutto l’uomo che diventa particolare le letture bibliche continue «bello», a immagine di colui, Cristo, che già accennate; le stesse «prostrazioni» è, come dice il salmo 44, «il più bello tra come gesto esteriore che esprime un i figli dell’uomo». atteggiamento interiore di cambiamento, All’inizio del cammino quaresimale di umiltà, ma soprattutto di con- Adamo ritorna nel paradiso, o piuttosto figurazione piena con colui «che spogliò lasciandosi portare dal Signore, come si se stesso» e «umiliò se stesso» (Filippesi, legge nella Scrittura (Genesi, 2, 8): «Il 2, 7-8). Signore prese l’uomo e lo pose nel giar- dino di Eden». Per questo nell’iconografia e nei mosaici bizantini Cristo porta per mano Adamo verso il paradiso. In questo cammino la Chiesa ripete ogni giorno, diverse volte, la preghiera di sant’Efrem: «Signore e sovrano della mia vita, non darmi uno spirito di pigrizia, d’indolenza, di superbia, di vaniloquio. Dà a me, tuo servitore, uno spirito di sapienza, di umiltà, di pazienza e di amore. Sì, Signore e re, dammi di vedere i miei peccati e di non condannare il mio Il patriarca «camminò con Dio» Nel testo siriaco della versione biblica conosciuta come Peshitta viene usata una forma che significa «fu bello per Dio» fratello, perché sei benedetto nei secoli». La tradizione bizantina ama ripetere questa preghiera, quasi lasciandola cadere sui fedeli per scandire tutto il cammino quaresimale. «Signore e sovrano della mia vita», «Signore e re»: la preghiera mette al centro della vita Dio, il Signore, come colui che ne è signore, come colui che ne è fonte di speranza, soprattutto fonte di fiducia: Adamo, cioè l’uomo, non rimane seduto alla soglia del paradiso, ma si lascia portare dal Signore. Quando si ripete: «Signore e sovrano della mia vita», si riconosce in lui la fonte di questa vita e si rinnova la fiducia in lui che nel vangelo (Matteo, 11, 28-29) ha detto: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore». Un commento all’intero epistolario Paolo di Tarso e la sua scuola Tondo con busto di san Paolo (mosaico del V-VI secolo) Oltre mille pagine per accompagnare il lettore alla scoperta di un autore molto studiato ma inesauribile. Steso come ultimo corso accademico per giovani sacerdoti destinati allo studio e all’insegnamento della sacra Scrittura, il vastissimo testo di Nello Casalini (Paolo di Tarso e la sua scuola. Commento a tutti gli scritti, Roma, Castelvecchi, 2017, pagine 1128, euro 70) è stato completato anni dopo tenendo presente un pubblico genuinamente laico, ma interessato ai libri sacri del cristianesimo. Per questo, si legge nella quarta di copertina, l’autore non esita «a porre a questo deposito della fede domande anche crude che solleva con spirito libero e critico ogni uomo di ragione». L’autore, frate minore e dottore in teologia biblica presso l’Institut Catholique di Parigi, ha insegnato al Franciscanum di Gerusalemme e lavorato come ricercatore nella Pontificia università Antonianum. L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 2 marzo 2017 pagina 5 Pieter Bruegel il Vecchio «Lotta tra Carnevale e Quaresima» (1559) Nel primo giorno della quaresima Insieme come a Ninive di ANTONELLA LUMINI ome ogni anno il tempo forte di quaresima richiede risposte concrete, atti di conversione. Il mondo spinge in una spirale vorticosa imponendo ritmi e modalità disumanizzanti. Contraddizioni insanabili e drammatici conflitti mettono in pericolo la vita del pianeta. Di fronte a tutto questo cresce la paura, insieme il bisogno di fare qualcosa. Ma il vangelo non chiede di combattere il mondo, chiede di far crescere il Regno dell’amore attraverso il cambiamento interiore. Spesso assistiamo a una critica sterile, ognuno dà la colpa agli altri, ai politici, ai governanti, al sistema. Bisogna cominciare da se stessi. Come afferma Papa Francesco, serve un nuovo stile di vita che richiami all’essenzialità e ripristini la giustizia. Di fronte a masse di esseri umani privati di ogni dignità, profughi che rischiano la vita, bambini ridotti a cercare nelle discariche, economie distrutte, inquinamento feroce di acque e terreni, non si può continuare a essere conniventi per impotenza e rassegnazione. Urge un’azio- C ne che inviti alla sosta, che permetta un momento di distacco dal vortice del mondo. Quello che vediamo interroga fortemente. I destini dei singoli, ma anche dei popoli, non ricadono come punizione divina dal cielo, portano alla luce quanto di distorto il tempo ha accumulato. Effetti che vengono a maturazione. La massa del dolore provocato dall’ingiustizia, rimane attiva, pronta a esplodere in azioni cruente. Come ci ricorda il vangelo: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade» (Luca, 12, 54). Rivolgiamo pertanto un appello a donne e uomini sensibili verso questa drammatica realtà e turbati nella propria coscienza, disponibili a impegnarsi per un giorno al mese di digiuno e silenzio. A partire dal giorno delle ceneri, in cui ha inizio la quaresima e in cui la Chiesa invita al digiuno, si propone una presenza costante e nascosta di silenzio e digiuno in comunione con l’umanità che soffre. Un giorno al mese di silenzio e digiuno che ognuno può vivere quando e nel modo che gli è possibile, come atto di purificazione e di espiazione. Digiuno non solo come astinenza dal cibo, ma Omar Galliani, «Tra le tue fauci» (2016, particolare) anche da cellulari, televisioni e vari strumenti di connessione digitale. Silenzio e digiuno come partecipazione attiva alla sofferenza dell’immensa parte di umanità il cui grido rimane muto, inascoltato. Silenzio e digiuno come bisogno urgente di dare una risposta a quel disagio provocato da un potere sovrastante che domina le coscienze. Silenzio e digiuno attraverso cui lo Spirito Santo possa aprire canali di luce nell’oscurità del tempo. Silenzio e digiuno come antidoto efficace nei confronti dello squilibrio in atto. Come a Ninive: «“Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta”. I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo (...) Dio si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece» (Giona, 3, 4-5; 10). Dove le parole non riescono più a dire, rimane la forza del silenzio come atto penitenziale che aiuti al cedimento. Il mondo ha generato un meccanismo che domina e opprime l’umanità non solo nella sua parte povera, ma anche nella sua parte opulenta. Silenzio e digiuno pongono un freno. Nel distacco si rendono visibili le misure debordanti di un egoismo feroce che succhia il sangue e le risorse dei popoli e devasta le terre. Ogni persona sensibile al bene, alla bellezza, non può non vivere un forte disagio. Non può limitarsi a dichiarare la propria impotenza per sentirsi giustificata. Anche la passiva accettazione diviene connivenza che genera depressione. I debiti, cui accenna il Pater noster, sono gli abusi di una volontà di appropriazione che si contrappone all’ordine divino. Non serve il senso di colpa, bensì il coraggio della verità che aiuti a vedere la malattia che corrode il mondo. Rivolgere attenzione alla parte sofferente, significa accettare di confrontarsi con la sofferenza che vive nell’intimo ognuno di noi perché l’egoismo non solo abusa di esseri oppressi da povertà e guerre, ma prosciuga il succo e le linfe della famiglia umana. In questo senso il paradosso evangelico delle beatitudini ribalta la prospettiva, fa vedere come l’umanità sofferente sia depositaria della vera ricchezza. Lo spirito pulsa nei cuori nobili, forti di una fortezza lieve, completamente disarmata. Un giorno di silenzio e digiuno in comunione con l’umanità sofferente favorisce spoliazione e abbandono. Avvicina a quello stato in cui le potenze dell’anima rimangono nell’annichilimento, prive di attaccamenti, in cui la volontà cede facendo spazio all’evangelica povertà dello spirito. Occorre una veglia perpetua e permanente che custodisca l’immensa ricchezza della povertà di spirito. Lasciarsi vivificare da quello spirito di accettazione che tace, trasformando l’anima alla radice, dove le potenze che alimentano l’ego ca- peso dell’ingiustizia che scardina ogni equilibrio e deturpa la bellezza. Un oceano di donne e uomini che soffre e non si oppone. Attualità della croce. Gesù sa, vede, va avanti, non retrocede: «Non la mia, ma la tua volontà». Ma la volontà divina non vuole la croce, vuole che l’umanità vada oltre se stessa e ripristini la giustizia. Queste masse di donne e uomini in fuga perché non si ribellano? Ugualmente perché certe volte una persona rimane a farsi schiacciare da un’altra, anche in famiglia, anche nei rapporti di amicizia? I rapporti di potere rendono dipendenti non solo a livello materiale, ma soprattutto a livello psichico. Deve cambiare la coscienza affinché un rapporto di potere decada. Solo la potenza dello Spirito Santo libera guardando dall’alto e vedendo dove gli equilibri si spezzano e si rompono oscurando la creazione e la storia. Donne e uomini soffeUn giorno di silenzio e di digiuno renti preservano uno spirito nudo, disarmato, pain comunione con l’umanità sofferente gando un durissimo prezaiuta a custodire zo all’insieme dell’umanità. Sostare in col’immensa ricchezza munione con loro ricrea della povertà di spirito equilibrio, incrina l’accanimento della volontà. Porta alla luce lo sguardo dono giù dai loro occulti centri di potere di Cristo che giudica il mondo attraverso come foglie morte dagli alberi. Accoglie- l’amore. Guarda, vede e patisce. Quanto re la voce potente del silenzio. Di Gesù eccede la misura lo assume in sé attraverso il patire. davanti a Pilato. Ogni persona oggi è posta al bivio fra Sostare, attingere allo spirito puro e ricevere la forza dell’azione pura. L’umani- il chiudersi nel più sordo individualismo tà che soffre e non ha voce è veicolo di o l’andare oltre se stessa, verso la comusalvezza, porta il dolore del mondo, il nione universale. Un ebreo romano al tempo della Shoah Documenti falsi e messaggi cifrati di D OMINIEK OVERSTEYNS l 26 marzo 1944 Giorgio De Benedetti, di origine ebraica, fu condotto nel Palazzo lateranense con l’auto di monsignor Alfredo Ottaviani e qui si nascose, lavorando come bibliotecario. Un fatto confer- I Giorgio De Benedetti prese il nome di Giorgio Galli E fu nascosto nel Palazzo lateranense da monsignor Alfredo Ottaviani mato a chi scrive dal figlio, Vittorio De Benedetti, ancora in possesso di una cinquantina di documenti risalenti all’epoca della persecuzione, nel periodo che va dal 1938 fino al 1944. Particolarmente interessanti sono il fronte e il retro dei documenti falsificati di Giorgio De Benedetti, scritti in tedesco e in italiano e rilasciati da un “Ufficio del personale della Santa Sede”. In queste carte il nome di Giorgio De Benedetti è stato falsificato in quello di Giorgio Galli, mentre i nomi fittizi del padre e quello della madre risultano essere Ercole Galli e Maria Esposito. Questi particolari ci aiutano anche a svelare l’identità di chi ha falsificato i documenti: monsignor D’Ercole. Nel documento in tedesco, infatti, l’amicizia di Giorgio con monsignor D’Ercole si esprime con humour elegante: «Galli Giorgio Sohn des Ercole» (in italiano, Giorgio Galli figlio di Ercole). Non è possibile esprimere in modo più bello e sottile l’amicizia tra Giorgio, ebreo e il suo amico in Vaticano. Anche il 22 gennaio 1944, data del rilascio del documento, è un elemento fittizio che cela un messaggio. Il 22 gennaio 1944, infatti, è il giorno dello sbarco degli americani ad Anzio e tale data rappresentò un segno di speranza per la liberazione. La vera data del rilascio del documento è il 26 marzo 1944, giorno nel quale Giorgio De Benedetti fu condotto da monsignor Ottaviani dal convento delle figlie di San Giuseppe (sul Lungotevere Farnesina) nel Palazzo lateranense, dove ricevette l’incarico di bibliotecario. Il motivo del trasferimento fu l’attentato di via Rasella, che causò la morte di 33 soldati tedeschi. Ne derivò un grande timore per le rappresaglie dei nazisti contro la comunità ebraica. Per questo, Giorgio chiese di nascondersi in un luogo ritenuto più sicuro: il Palazzo lateranense. Questo episodio conferma che l’accusa del colonnello Mario Battistelli contro monsignor Ottaviani, ritenuto responsabile di nascondere degli ebrei nel Palazzo lateranense, è storicamente certa. In realtà, monsignor Ottaviani aveva cercato di aiutare gli ebrei già prima della retata del 16 ottobre 1943: l’ebrea Laura Scharf, per esempio, testimoniò che fu Ottaviani a portare, già dopo il bombardamento del 19 luglio 1943, lei, suo fratello e sua madre con una autovettura del Vaticano nel convento in via Michelangelo Caetani. All’epoca, Ottaviani era assessore del Sant’Uffizio e incontrava sovente Pio XII che chiedeva regolarmente la lista con i nomi veri e falsificati degli ebrei nascosti nel Seminario Maggiore Romano. Tra l’11 dicembre 1943 e il 3 gennaio 1944 si conoscono cinque di queste liste. In una di esse, Giorgio De Benedetti viene indicato come bibliotecario del Seminario Maggiore Romano. Sembra evidente che Pio XII avesse questo nome davanti ai suoi occhi e che Giorgio De Benedetti abbia goduto della protezione del Pontefice. I documenti falsi rilasciati dal Vaticano L’OSSERVATORE ROMANO pagina 6 giovedì 2 marzo 2017 In Svizzera si celebrano la Riforma e i seicento anni della nascita di san Nicola di Flüe PARIGI, 1. «Smarcarsi dalle organizzazioni da cui siamo nati, tagliare il cordone ombelicale con i Fratelli musulmani, darsi un nuovo nome poiché il vecchio era percepito in maniera negativa, troppo aggressiva»: Tareq Oubrou, imam della moschea di Bordeaux e membro dell’Unione delle organizzazioni islamiche di Francia (Uoif), spiega così al quotidiano «La Croix» i motivi che hanno spinto questa federazione ad adottare la nuova denominazione «Musulmani di Francia». La decisione è stata presa, a maggioranza, sabato scorso dall’assemblea generale dell’Uoif, svoltasi a Le Blanc-Mesnil, non lontano da Parigi. Creata nel giugno 1983 a Nancy da uno studente tunisino, Abdallah ben Mansour, e da un ingegnere iracheno, Mahmoud Zouhair, unendo quattro associazioni del nord-est del Paese, negli anni successivi era stata chiamata appunto Unione delle organizzazioni islamiche di Francia. Da sempre considerata il ramo francese dei Fratelli musulmani (organizzazione transnazionale islamica sunnita divenuta partito in vari Paesi a maggioranza musulmana), l’Uoif ha spesso rappresentato una corrente dell’islam riformista tendente a promuovere la fusione tra religione e politica. Adesso, spiega Oubrou, «vogliamo uscire da una struttura che sia puramente organizzativa per andare verso qualche cosa di più spirituale. Abbiamo scelto di chiamarci “Musulmani di Francia” e non “I musulmani di Francia”. Ciò significa che non abbiamo la vocazione di rappresentare tutti i musulmani di questo Paese, ma che siamo una corrente fra le altre». L’anniversario diventa ecumenic0 L’Uoif cambia nome Musulmani di Francia Nel novembre scorso era stata sottoposta all’assemblea generale dell’Uoif una lista con una ventina di proposte, al fine di scegliere un nuovo nome. «Musulmani di Francia» è stata preferita a «Unione dei musulmani di Francia» e a «Unione nazionale dei musulmani di Francia». I primi di febbraio si era tenuto a Parigi il seminario annuale dell’Unione delle organizzazioni isla- I vescovi francesi sulle difficoltà del settore agricolo Una crisi che coinvolge tutti PARIGI, 1. Un anno fa quindici vescovi francesi si recarono al salone internazionale dell’agricoltura a Parigi per condividere le preoccupazioni del settore, in particolare degli allevatori. Oggi il Consiglio permanente della Conferenza episcopale torna sull’argomento con una dichiarazione — intitolata Face à la crise agricole: oser regarder autrement et s’interroger ensemble — nella quale esprime attenzione, vicinanza e sostegno ai lavoratori in difficoltà. «Chi può restare sordo di fronte alla disperazione di tanti agricoltori che non nutrono più la speranza di vivere del loro lavoro?», si chiedono i presuli, rispondendo subito dopo che «non si può rimanere indifferenti davanti alle derive di un’economia che non mette l’uomo al centro delle sue scelte». Le profonde inquietudini espresse dagli agricoltori sono anche «l’eco delle angustie della nostra società di fronte alla complessità delle questioni che si pongono». E la dimensione internazionale di tali problemi (le molteplici deregolamentazioni del mercato mondiale contribuiscono a indebolire i produttori praticamente in tutti i Paesi) «rafforza il senso di impoten- za». I vescovi francesi sottolineano che, se è vero che i problemi degli agricoltori hanno le loro peculiarità, è altrettanto vero che non riguardano solo quella categoria sociale: «Siamo tutti coinvolti ed è urgente interrogarci sui nostri modi di consumare e di vivere». Non esistono ricette per risolvere la crisi ma l’invito è a «guardare in modo diverso» e a «riflettere insieme». L’obiettivo è incoraggiare e sostenere le idee, le strade nuove, le varie iniziative che esistono sul territorio e che vanno nella direzione dell’innovazione, della qualità e della produzione attraverso circuiti più o meno lunghi di trasformazione e commercializzazione. La sfida, si legge nel documento, è nel dare fiducia a quelle organizzazioni agricole che accompagnano il cambiamento in materia di sicurezza alimentare, salute, ambiente. Ed è missione della Chiesa «mettere in collegamento le persone, creare spazi di incontro, ricerca, dialogo, dibattito, aiuto reciproco, per progredire nella qualità della produzione, del vivere insieme, per partecipare, nella misura delle nostre forze, a dare un’anima». miche, dal titolo L’islam en France: de l’adaptation à la réforme. Tra gli obiettivi quello di dare un contributo al rafforzamento di un islam «adattato alla realtà francese odierna e in conformità con i fondamenti musulmani posti dagli insegnamenti coranici e profetici». Teologi, ricercatori e responsabili religiosi hanno approfondito il tema del riformismo. «La tradizione riformista, che è sempre esistita nel corso della storia delle civiltà musulmane, ha rappresentato — si legge in una nota — un patrimonio straordinariamente ricco. Essa ha prodotto metodologie rigorose per meglio interpretare i testi secondo i contesti». Durante il seminario, Oubrou ha parlato di «situazione destrutturata e destrutturante» dei musulmani nel mondo, denunciando «l’ossessione della norma», i «prelievi decontestualizzati di frammenti del pensiero classico», ma anche l’assenza di riflessione sullo «statuto giuridico del non musulmano» suscettibile di «creare violenza» (in alcune nazioni governate dalla legge islamica la figura del dhimmi, ovvero del non musulmano, è ancora oggetto di controversie e discriminazioni). Azzedine Gaci, imam a Villeurbanne, ha detto invece che manca «una riflessione seria», in grado di aiutare i musulmani che vivono in Francia a «praticare la loro fede pacificamente». Bisogna «andare al di là», ha spiegato, «trovare una maniera nuova di pensare la nostra presenza qui». BERNA, 1. Sabato 1º aprile, Zugo, capoluogo dell’omonimo cantone elvetico, ospiterà una giornata ecumenica nazionale per celebrare il cinquecentesimo anniversario dell’inizio della Riforma protestante e i seicento anni della nascita di san Nicola di Flüe, patrono della Svizzera, canonizzato da Pio XII nel 1947. Organizzato dalla Conferenza episcopale, dalla Federazione delle chiese protestanti, dall’associazione «Mehr Ranft» e dalla Conferenza centrale cattolica romana (associazione delle organizzazioni ecclesiastiche cantonali), l’evento ha come titolo «Insieme verso il centro». L’obiettivo di cattolici e riformati — si legge nel messaggio che accompagna l’iniziativa — è di celebrare ciò che li unisce, «in una comunione riconciliata». Il pentimento che ciò richiede apre la strada a un cammino condiviso: «Come cristiani, siamo incoraggiati a scoprire senza sosta la forza vivificante del Vangelo, a ricordarci di essa ispirando le nostre parole e le nostre azioni. Il motto “Insieme verso il centro” deve significare che l’essenziale sul quale concentrarsi è il centro della fede». Per le due comunità, «la libertà di coscienza è oggi un diritto riconosciuto di ciascuno e rappresenta il fondamento di un dialogo segnato dal rispetto fra le confessioni: la fede condivisa in Gesù Cristo ci unisce». Momento centrale della giornata sarà, nel pomeriggio del 1º aprile, la celebrazione ecumenica nella chiesa cattolica di San Michele, alla presenza del vescovo di Basilea, Felix Gmür, e del presidente del consiglio della Federazione delle chiese protestanti, Gottfried Locher. Fra gli appuntamenti, da segnalare, nella chiesa riformata di Zugo, la tavola rotonda «Dove ci (ri)troviamo sulla strada verso il centro?», alla quale parteciperà fra gli altri il vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo, Charles Morerod, presidente dell’episcopato, la presentazione di alcuni progetti ecumenici e un dibattito con testimonianze al femminile. Accanto alla commemorazione dell’affissione delle tesi di Martin Lutero sulla Schlosskirche a Wittenberg, c’è la celebrazione della figura di Nicola di Flüe, eremita mistico e artigiano di pace: «Un uomo — spiegano gli organizzatori — che ha costruito sulla pace con Dio e ha vissuto per la riconciliazione con Dio e fra gli uomini. Nella storia della confederazione elvetica, spicca come figura impegnata nella mediazione, per la comprensione reciproca. In ogni tempo il suo nome è stato associato alla convinzione che ciò che unisce è più forte di ciò che divide. Huldrych Zwingli e altri riformatori hanno visto in lui un testimone autentico del Vangelo». Attraverso questo duplice ricordo, le Chiese vogliono dunque contribuire alla creazione di una memoria comune di ciò che, precedentemente, le ha portate a una lunga esistenza di separazione. Nell’era dell’ecumenismo, «mostrano innanzitutto che esse D’ora in poi c’è una missione da assumere insieme, con le parole e i fatti: «Impegnarsi con decisione nel cammino dell’unità». Cattolici e protestanti «possono oggi riconoscere insieme ciò che la Riforma ha apportato di positivo, ovvero la riscoperta del Vangelo e in particolare il messaggio della grazia di Dio come fondamento di ogni vita e di ogni salvezza», ma anche «l’accento posto sulla forza della Parola di Dio contenuta nella Bibbia, fonte di fede, o alla dottrina, fondata sul battesimo, del sacerdozio universale di tutti i credenti». Un modo di vedere le cose che contrasta con un passato in cui «la dottrina riformata Nicola di Flüe (al centro) in un’illustrazione del 1513 condividono i tesori della loro rispettiva tradizione e sono disposte a sviluppare una riflessione comune su ciò che è al centro della fede cristiana». A tale volontà si aggiunge un riconoscimento per quanto raggiunto in questi cinquant’anni di ecumenismo e per la pace confessionale che regna in Svizzera. L’auspicio è di fare anche una serena autocritica su momenti importanti della storia ecclesiastica e le loro conseguenze, poiché «durante alcuni secoli la memoria della Riforma, come quella di Nicola di Flüe, è stata sporcata da liti confessionali». non si immaginava senza lacerazioni, rivalità e lotte accanite fra le Chiese e fra i popoli». Il 2017 deve servire da incoraggiamento all’azione ecumenica, per proclamare con una sola voce il Vangelo. Ma con questa giornata le Chiese in Svizzera e le proprie organizzazioni caritative vogliono affermare anche la loro responsabilità verso la società, condivisa in vari ambiti: dalla cappellania negli ospedali e nelle carceri alla difesa dei diritti dei richiedenti asilo, dalla campagna ecumenica di Quaresima ai progetti sociali per la salvaguardia del creato. In un incontro in Bangladesh Leader religiosi a favore della pace KHULNA, 1. «Vi invito tutti a interpellarmi in qualsiasi momento, nel caso in cui sentiate notizie di persecuzione contro indù e cristiani. Io andrò sul luogo e le fermerò». È la promessa pronunciata da Alhaj Molla Nazrul Islam, presidente dell’Ulama League di Dakop, sottodistretto di Khulna (Bangladesh sud-occidentale). Il leader islamico è intervenuto, nei giorni scorsi, a un seminario sul dialogo interreligioso tenutosi nella chiesa di San Michele. L’evento ha visto la partecipazione di una sessantina di rappresentanti tra cattolici, indù e musulmani, tutti impegnati nella creazione di una società pacifica e in armonia nel Bangladesh. Il seminario è stato organizzato dalla commissione diocesana per il dialogo e l’ecumenismo di Khulna. In apertura dell’incontro il vescovo di Khulna, monsignor James Romen Boiragi, ha spiegato gli obiettivi dell’iniziativa. «Vogliamo promuovere — ha detto — la comprensione tra i membri di gruppi religiosi differenti. Tutti dobbiamo conoscerci l’un l’altro in modo approfondito». Questo perché, ha sottolineato il presule, «la mancanza di conoscenza reciproca porta molto spesso incomprensione e conflitto tra le varie confessioni». Secondo monsignor Boiragi, spesso i «leader politici lavorano solo per il proprio beneficio, e non per costruire la pace nel paese. Se invece i capi religiosi lavorassero insieme, potrebbero raggiungere la pace in modo più facile attraverso dibattiti e proposte». Dal canto suo, Alhaj Molla Nazrul Islam ha affermato che «l’islam è una religione di pace. Il nostro profeta Maometto ha sofferto molto quando era in vita per stabilire la pace. Noi dobbiamo fare lo stesso». Poi il leader islamico, molto influente nella sua comunità, ha invitato chiunque a riportargli episodi di violenza o di discriminazione compiuti a danno delle minoranze religiose del paese. «Se vedete che qualcuno sta per creare problemi nei vostri gruppi in nome dell’islam — ha detto — informatemi. Affronterò il problema e vi aiuterò a risolverlo». Ai lavori — riferisce AsiaNews — è intervenuto anche il leader indù Madon Mohon Roy, il quale ha affermato che anche la tradizione induista sostiene e promuove la pace. «Il dio Krishna è venuto sulla terra per stabilire la pace. Il rispetto per la religione degli altri è il solo modo per creare un mondo pacifico». Padre Pietanza Dominico Mimmo, direttore del centro per il dialogo interreligioso di Khulna e tra gli organizzatori dell’incontro, ha auspicato che «questo tipo di seminari porti risultati molto positivi, con relazioni amichevoli tra gli appartenenti alle varie confessioni. Dato che noi cristiani siamo una minoranza — ha spiegato il religioso — dovremmo organizzare più occasioni simili per ridurre il fanatismo religioso in Bangladesh». Nel paese asiatico, i cristiani sono circa lo 0,6 per cento su un totale di oltre 160 milioni di abitanti. Fra i cristiani, la comunità più numerosa è quella cattolica, con quasi seicentomila fedeli. L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 2 marzo 2017 pagina 7 Paul Bhatti durante un incontro dedicato al fratello Shahbaz organizzato nel 2014 all’Arsenale della pace (foto Gotico) In piazza San Pietro Pellegrini e non turisti In un libro del fratello la memoria di Shahbaz Bhatti Il racconto di Paul no di porre fine alla sua missione di cristiano e di politico. Un politico nel vero senso del Ci sono persone che sono disposte a morire per l’ideale in cui credono. termine, che aveva scelto il Vangelo Tra queste c’è Shahbaz Bhatti, mini- come stile di vita e ad esso impronstro federale delle Minoranze del tava il suo operare. Nel suo testaPakistan, ucciso il 2 marzo 2011 a mento, in parte consegnatoci in Islamabad da uomini armati. L’i- questa biografia, ha lasciato frasi indeale di Shahbaz Bhatti non era però una semplice idea, non un mero valore, seppure nobile ed elevato. Era ciò che i cristiani hanno di più caro, ovvero Cristo A sei anni dalla morte di Shahbaz Batti, il stesso (cfr. V. Soloministro cattolico delle minoranze del viev, Il racconto delPakistan, assassinato il 2 marzo 2011 a l’anticristo). «Voglio Islamabad, Paul Bhatti ha scritto il libro vivere per Cristo e Shahbaz - La voce della giustizia (Cinisello per Lui voglio moriBalsamo, San Paolo, 2017, pagine 168, re», scriveva nel suo euro 14) nel quale ripercorre da un punto testamento spirituale. di vista privato la vita del fratello, e il suo Di Shahbaz conoimpegno per il dialogo e la giustizia. scevamo alcuni dettaPubblichiamo la prefazione al libro scritta gli della vita pubblidal cardinale segretario di Stato. ca, ma non sapevamo del suo universo interiore. Con questa pubblicazione, suo fratello Paul ce lo rende familiare, dimenticabili, che esprimono la prodescrivendolo nella sua intimità, fondità della sua intima relazione Cristo. Fin dall’infanzia nella sua esistenza quotidiana, mo- con strandone i progressi umani e spiri- Shahbaz, secondo il racconto di Paul, ha cercato ciò che unisce e tuali. Pagine scritte con le lacrime agli non ciò che divide. Ha sempre avuocchi e con un velo di amarezza, to a cuore la sorte dei più poveri, mitigate però dalla certezza che la dei più deboli, degli ultimi. Tra fede di Shahbaz non è venuta mai questi, un posto particolare lo risermeno. Perfino nei momenti più bui, vava alla minoranza cristiana del Paquando le minacce e l’odio cercava- kistan. di PIETRO PAROLIN Voce di giustizia Nell’adempiere la sua missione, è stato un promotore sincero del dialogo interreligioso, dell’ecumenismo e della pace tra i popoli, mostrando che solo il confronto aperto può educare le nuove generazioni all’ascolto, alla tolleranza e alla pacifica convivenza. Una certezza che trova conferma nelle parole del testamento di Shahbaz, che risuonano come un programma di vita: «Mi sono state proposte alte cariche al governo e mi è stato chiesto di abbandonare la mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia stessa vita. La mia risposta è sempre stata la stessa: “No, io voglio servire Gesù da uomo comune”». Servire Cristo in semplicità e umiltà, mettendosi in discussione, senza tirarsi indietro di fronte alle potenze del mondo, consapevole che niente e nessuno avrebbe potuto strapparlo dalla mano del suo Signore. È con questa fede granitica che Shahbaz ha saputo far fronte alla violenza e all’odio. La lettura di questo volume, che vuole essere anzitutto un contributo alla ricerca della pace e della giustizia, non mancherà di arricchire il lettore. Tramite queste pagine, Shahbaz Bhatti ci aiuta a non dimenticare i cristiani del Pakistan e le loro difficoltà, e continua il suo impegno per la convivenza civile e la mutua comprensione tra le religioni nella sua Patria, che ha sempre amato e servito. Sono partiti all’una di notte dalla parrocchia di San Bartolomeo a Casina, vicino Reggio Emilia, «per vivere il mercoledì delle Ceneri con Papa Francesco». Hanno ascoltato la catechesi in piazza San Pietro e sono subito ripartiti alla volta di casa. «Digiuni, ovviamente» confidano, «perché, nonostante la bella giornata, oggi non siamo venuti a Roma a fare i turisti». Anzi, «i soldi che avremmo speso per il pranzo li devolviamo per i poveri». Ecco una delle tante storie quaresimali raccolte tra gli oltre diecimila pellegrini che hanno partecipato all’udienza generale mercoledì 1° marzo. Un’altra significativa iniziativa è stata presentata a Francesco dall’associazione Amici del cuore di Altamura. «Abbiamo donato un defibrillatore a tutte le parrocchie della nostra zona — spiegano — e abbiamo anche insegnato a usare bene questo apparecchio che può salvare tante vite». Nei prossimi giorni porteranno un defibrillatore anche in Vaticano, «perché il Papa possa donarlo a una realtà che ne ha bisogno». Ad animare da tredici anni questa associazione pugliese sono volontari impegnati nella ricerca sulle malattie cardiovascolari. Francesco ha accolto con particolare affetto i bambini ammalati e con disabilità, accompagnati dai loro genitori. E così ha stretto in un abbraccio Cloe e Lisa, di tre e quattro anni, colpite dalla sindrome di Rett, una grave malattia neurologica degenerativa che inizia con problemi nel linguaggio e nella coordinazione motoria fino a togliere l’auto- nomia. I loro genitori sono venuti da Padova e Venezia perché, spiegano, «quando tutto sembra buio la fede è davvero l’unica luce». Un incoraggiamento particolare, poi, è stato rivolto da Francesco a Batchutcham, una ragazza dodicenne venuta dalla Guinea Bissau per sostenere in Italia due delicate operazioni cardiache. «Sono stata ospitata a Verona da Raffaella e Tazio Mazzola — racconta — ma prima di tornare nel mio paese ho voluto incontrare il Papa per dirgli che gli voglio veramente bene e che prego per lui tutti i giorni». Con un sorriso Francesco ha salutato anche Rodrigo Aguiar, quattordicenne venuto dalla città portoghese di Viseu: «Fin da quando avevo tre anni — dice — ho sempre dichiarato che, da grande, sarei diventato sacerdote. La mia famiglia e i miei amici hanno avuto rispetto per questa mia convinzione e continuano a sostenermi nel mio percorso di catechesi e discernimento». Così Rodrigo oggi frequenta il Seminário em Família e il Centro das Vocações nella sua diocesi di Viseu. L’attenzione del Pontefice per i più piccoli ha trovato conferma anche nel gesto, ormai consueto, di invitare alcuni bambini — tre femmine e un maschio — a salire sulla jeep nel giro di piazza San Pietro per salutare i fedeli. I quattro, venuti a Roma da Legnano e Cislago con il pellegrinaggio «sulle tracce di Pietro», avevano un cappellino giallo con su scritto i nomi delle loro scuole: L’Arca e Don Luigi Monza. Per la tutela dei minori Gruppi di fedeli all’udienza generale All’udienza generale di mercoledì 1° marzo, in piazza San Pietro, erano presenti i seguenti gruppi: Da diversi Paesi: Francescane Missionarie di Maria. Dall’Italia: Parrocchia Sant’Ignazio di Loyola, in Lido di Venezia; Parrocchia Madonna delle rose, in Torino; gruppi di fedeli dalle Parrocchie di Sandrà, di Palse, e di Maccagno con Pino e Veddasca; Associazione down Dadi, di Adria; Associazione pro disabili «Cales», di Calvi Risorta; Associazione Amici del cuore, di Altamura; Associazione nazionale Polizia di Stato, di Benevento; Associazione Liberi amici, di Torre del Greco; Associazione sportiva, di Mozzanica; Associazione polisportiva, di Rio nell’Elba; Società sportiva Argos Volley, di Sora; Circolo Ali d’argento, di Vallecorsa; Gruppo Unitre, di Nizza-Canelli; Istituto Bottardi, di Roma, con la Scuola «Dingstede» di Meppel, in Olanda; Istituto Mandralisca, di Cefalù; Istituto Via XVI Settembre, di Civitavecchia; Scuola Santa Dorotea, di Thiene; Scuola Don Luigi Monza, di Cislago; Scuola L’Arca, di Legnano; gruppi di fedeli da Arezzo, Casina, San Ferdinando di Puglia. Coppie di sposi novelli. Gruppi di fedeli da: Ucraina; Repubblica Ceca. Messa del cardinale Comastri per i dipendenti vaticani Segno di conversione Conversione del cuore per poter celebrare la vittoria della Pasqua: all’inizio del cammino quaresimale il cardinale Angelo Comastri ha così sintetizzato l’impegno al quale è chiamato ogni cristiano. Lo ha fatto il 1° marzo, mercoledì delle ceneri, nella messa celebrata per i dipendenti vaticani all’altare della cattedra nella basilica di San Pietro. Con l’arciprete hanno concelebrato, tra gli altri, l’arcivescovo Rizzato e i vescovi Corbellini e Lanzani. Durante la celebrazione, il porporato ha presieduto il rito dell’imposizione delle ceneri, segno visibile, ha spiegato nell’omelia, dell’invito a «convertirsi con umiltà». Una conversione, ha aggiunto, che prende le mosse dalla consapevolezza della nostra condizione di peccatori e delle «conseguenze terribili del peccato». Commettere un peccato, ha spiegato il cardinale Comastri, «significa sconvolgere la natura umana», è come «un terremoto che devasta la nostra vita». Ma di fronte a questo «deragliamento» dal giusto cammino, troviamo Dio che, «se il nostro pentimento è sincero», ci «perdona sempre». Ricordando, infine, il prossimo pellegrinaggio di Papa Francesco a Fátima, il porporato ha invitato i fedeli a far proprio l’invito della Madonna alla conversione personale e alla preghiera per la conversione di tutta l’umanità. I polacchi: Pielgrzymi z parafii św. Stanisława z Kobylina-Borzymów; grupa pielgrzymkowo-turystyczna z Białegostoku; pielgrzymi indywidualni. De France: Lycée Blomet, de Paris; Collège Saint-Charles, de Pignan; Collège Saint-Joseph, de Saint-Cloud. De Suisse: Groupe de jeunes de Val d’Illiez. De Belgique: Paroisse Sainte Julienne; Communauté de l’Emmanuel. From South Korea: Pilgrims from Gaebong Parish, Archdiocese of Seoul. From the United States of America: Pilgrims from: Diocese of Brooklyn, New York; Holy Trinity Parish, Peachtree City, Georgia; A group of pilgrims from Memphis, Tennessee; Students and faculty from: Franciscan University, Steubenville, Ohio; Duquesne University, Pittsburgh, Pennsylvania; St John Paul II High School, Hyannis, Massachusetts; Rice High School, South Burlington, Vermont. Aus der Bundesrepublik Deutschland: Pilgergruppen aus den Pfarrgemeinden Heilige Familie, Bad Neustadt; St. Aquilinus, Boxberg; St. Martin, Holzheim; St. Johann, Saarbrücken; Pilgergruppen aus dem Erzbistum München und Freising; Bistum Würzburg; Pilgergruppen aus Bad Kötzting; Fridolfing; Überherrn-Felsberg; Augsburg; Kath. Militärpfarramt Unteroffizierschule der Luftwaffe, Appen; Evangelische Kirchengemeinde, Bottrop; Leserreise Badische Zeitung, Freiburg; Kirchenchor St. Elisabeth, Ulm; Studienreisegruppe Karlsruhe; Schülerinnen und Lehrer der Erzbi- Significativo, inoltre, l’incontro con Renato Lima de Oliveira, da nove mesi presidente generale della Confederazione della Società di San Vincenzo de’ Paoli, che a marzo visiterà le realtà caritative in Italia, India, Sri Lanka, Malesia, Nuova Zelanda e Australia, dopo essere appena rientrato dagli Stati Uniti d’America. L’obiettivo, spiega, «è coordinare le tante iniziative che vedono protagonisti settecentocinquantamila volontari vincenziani in centocinquanta Paesi». Tra i presenti all’udienza, il giovane poeta e cineasta argentino César González: dopo un’adolescenza difficile che lo ha portato anche in prigione, ha trovato il suo riscatto personale proprio attraverso l’espressione artistica, dando voce ai più emarginati nelle periferie. Julian Filochowski ha presentato a Francesco l’edizione completa, in lingua inglese, delle omelie del beato arcivescovo salvadoregno Óscar Arnulfo Romero: un’iniziativa promossa da The archbishop Romero trust. Mentre Ramón Castro Rubio gli ha donato l’opera Los cardenales del siglo XX . Il progetto sui 644 porporati vissuti tra il 1° gennaio 1901 e il 31 dicembre 2000 consta di tre volumi: il primo centrato sui dati biografici, il secondo sul loro servizio nella Chiesa e il terzo sull’araldica. Un dono del tutto particolare è stato presentato a Francesco da Franco Nembrini, bergamasco, appassionato studioso della Divina Commedia: un statua in terracotta di Dante — opera di Adelfo Galli — rappresentato nell’atto di scoprirsi il capo «per uno stupore che gli dona veramente una vita nuova, un’esperienza di bene, perdono e misericordia». Con particolare entusiasmo, infine, si sono stretti al Papa gli atleti del Lomas athletic club: una polisportiva argentina, fondata nel 1891 nella zona di Buenos Aires, protagonista nel calcio, rugby, cricket e hockey su prato. schöflichen Mädchenrealschule Hl. Blut, Erding. Aus der Republik Österreich: Pilgergruppe aus der Pfarrgemeinde Hl. Magdalena, St. Magdalena. Aus der Schweizerischen Eidgenossenschaft: Jugendpilgergruppe Narrei Wädenswil, Zürich. Uít het Koninkrijk der Nederlanden: Pelgrimsgroep leerlingen en professoren van het Emmauscollege te Rotterdam. De España: Parroquia San Francisco de Asis, de Tenerife; Parroquia San Nicolás, de Córdoba; Parroquia de Ciudad Real; Instituto Río Júcar, de Madrigueras; Instituto Máximo Laguna, de Santa Cruz de Mudela; Instituto Maestro Juan Rubio, de La Roda; Colegio Nuestra Senora de la Caridad, de Sanlúcar de Barrameda; Colegio Carmelitas, de Cartagena; Colegio Madre Alberta Palma, de Mallorca; Escuela Casals deis Angels, de L’Hospitalet de Llobregat; grupo de estudiantes de León. De Costa Rica: Parroquia Corpus Cristi, en La Aurora de Heredia. De Argentina: Delegación del Club Atlético, de Lomas de Zamora; grupos de peregrinos. De Portugal: Paróquia de Santa Luzia, de Elvas; Escola Pintor José de Brito, da Freguesia de Santa Marta de Portuzelo; Escola de Águas Santas, Maia; Escola Emídio Garcia, de Bragança; Colégio Marista, de Carcavelos; grupos de visitantes de Funchal e Gondomar. Marie Collins continuerà a collaborare con la Pontificia Commissione per la tutela dei minori, dalla quale si è dimessa il 1º marzo, offrendo il suo contributo nel campo dell’educazione e della formazione dei responsabili ecclesiali, in particolare dei nuovi vescovi e del personale dei dicasteri della Santa Sede. Ne dà notizia la stessa commissione, rendendo noto che Papa Francesco ha accolto le sue dimissioni e ha espresso profondo apprezzamento per il lavoro da lei svolto a favore delle vittime degli abusi da parte di chierici. Il presidente della commissione, cardinale Sean O’Malley, ha manifestato riconoscenza a Collins per il suo importante apporto all’attività dell’organismo e per la disponibilità a continuare a lavorare per la causa della tutela dei minori. Lutto nell’episcopato Monsignor Joseph Vu Duy Thông, vescovo di Phan Thiêt in Vietnam, è morto nella mattina di mercoledì 1° marzo. Era stato ricoverato, pochi giorni fa, in ospedale per una malattia ai polmoni. Nato il 2 luglio 1952 a Cao Moc, nella diocesi di Thái Bình, aveva ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 26 ottobre 1985. Eletto alla Chiesa titolare di Tortiboli il 4 luglio 2001 e nominato vescovo ausiliare di Thành-Phô Hô Chí Minh, Hôchiminh Ville. Il successivo il 17 agosto aveva ricevuto l’ordinazione episcopale. Quindi il 25 luglio 2008 era divenuto vescovo di Phan Thiêt. Le esequie saranno celebrate lunedì 6 marzo alle ore 9, nella cattedrale di Phan Thiêt. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 8 giovedì 2 marzo 2017 Marc Chagall «Esodo» (1966) Dalla schiavitù alla libertà La quaresima come cammino di speranza La quaresima come «cammino di speranza» che conduce il cristiano «dalla schiavitù alla libertà» è stata al centro della catechesi svolta da Papa Francesco all’udienza generale del 1° marzo, mercoledì delle Ceneri, in piazza San Pietro. Cari fratelli e sorelle, buongiorno! In questo giorno, Mercoledì delle Ceneri, entriamo nel Tempo liturgico della Quaresima. E poiché stiamo svolgendo il ciclo di catechesi sulla speranza cristiana, oggi vorrei presentarvi la Quaresima come cammino di speranza. In effetti, questa prospettiva è subito evidente se pensiamo che la Quaresima è stata istituita nella Chiesa come tempo di preparazione alla Pasqua, e dunque tutto il senso di questo periodo di quaranta giorni prende luce dal mistero pasquale verso il quale è orientato. Possiamo immaginare il Signore Risorto che ci chiama ad uscire dalle nostre tenebre, e noi ci mettiamo in cammino verso di Lui, che è la Luce. E la Quaresima è un cammino verso Gesù Risorto, è un periodo di penitenza, anche di mortificazione, ma non fine a sé stesso, bensì finalizzato a farci risor- gere con Cristo, a rinnovare la nostra identità battesimale, cioè a rinascere nuovamente “dall’alto”, dall’amore di Dio (cfr. Gv 3, 3). Ecco perché la Quaresima è, per sua natura, tempo di speranza. Per comprendere meglio che cosa questo significhi, dobbiamo riferirci all’esperienza fondamentale dell’esodo degli Israeliti dall’Egitto, raccontata dalla Bibbia nel libro che porta questo nome: Esodo. Il punto di partenza è la condizione di schiavitù in Egitto, l’oppressione, i lavori forzati. Ma il Signore non ha dimenticato il suo popolo e la sua promessa: chiama Mosè e, con braccio potente, fa uscire gli israeliti dall’Egitto e li guida attraverso il deserto verso la Terra della libertà. Durante questo cammino dalla schiavitù alla libertà, il Signore dà agli Israeliti la legge, per educarli ad amare Lui, unico Signore, e ad amarsi tra loro come fratelli. La Scrittura mostra che l’esodo è lungo e travagliato: simbolicamente dura 40 anni, cioè il tempo di vita di una generazione. Una generazione che, di fronte alle prove del cammino, è sempre tentata di rimpiangere l’Egitto e di tornare indietro. Anche tutti noi conosciamo la tentazione di tornare indietro, tutti. Ma il Signore rimane fedele e quella povera gente, guidata da Mosè, arriva alla Terra promessa. Tutto questo cammino è compiuto nella speranza: la speranza di raggiungere la Terra, e proprio in questo senso è un “esodo”, un’uscita dalla schiavitù alla libertà. E questi 40 giorni sono anche per tutti noi un’uscita dalla schiavitù, dal peccato, alla libertà, all’incontro con il Cristo Risorto. Ogni passo, ogni fatica, ogni prova, ogni caduta e ogni ripresa, tutto ha senso solo all’interno del disegno di salvezza di Dio, che vuole per il suo popolo la vita e non la morte, la gioia e non il dolore. La Pasqua di Gesù è il suo esodo, con il quale Egli ci ha aperto la via per giungere alla vita piena, eterna e beata. Per aprire questa via, questo passaggio, Gesù ha dovuto spogliarsi della sua gloria, umiliarsi, farsi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Aprirci la strada alla vita eterna gli è costato tutto il suo sangue, e grazie a Lui noi siamo salvati dalla schiavitù del peccato. Ma que- sto non vuol dire che Lui ha fatto tutto e noi non dobbiamo fare nulla, che Lui è passato attraverso la croce e noi “andiamo in paradiso in carrozza”. Non è così. La nostra salvezza è certamente dono suo, ma, poiché è una storia d’amore, richiede il nostro “sì” e la nostra partecipazione al suo amore, come ci dimostra la nostra Madre Maria e dopo di lei tutti i santi. La Quaresima vive di questa dinamica: Cristo ci precede con il suo esodo, e noi attraversiamo il deserto grazie a Lui e dietro di Lui. Lui è tentato per noi, e ha vinto il Tentatore per noi, ma anche noi dobbia- mo con Lui affrontare le tentazioni e superarle. Lui ci dona l’acqua viva del suo Spirito, e a noi spetta attingere alla sua fonte e bere, nei Sacramenti, nella preghiera, nell’adorazione; Lui è la luce che vince le tenebre, e a noi è chiesto di alimentare la piccola fiamma che ci è stata affidata nel giorno del nostro Battesimo. In questo senso la Quaresima è «segno sacramentale della nostra Romano, conversione» (Messale Oraz. colletta I Dom. di Quar.); chi fa la strada della Quaresima è sempre sulla strada della conversione. La Quaresima è segno sacramentale del nostro cammino dalla schiavitù alla libertà, sempre da rinnovare. Un cammino certo impegnativo, come è giusto che sia, perché l’amore è impegnativo, ma un cammino pieno di speranza. Anzi, direi di più: l’esodo quaresimale è il cammino in cui la speranza stessa si forma. La fatica di attraversare il deserto — tutte le prove, le tentazioni, le illusioni, i miraggi… —, tutto questo vale a forgiare una speranza forte, salda, sul modello di quella della Vergine Maria, che in mezzo alle tenebre della passione e della morte del suo Figlio continuò a credere e a sperare nella sua risurrezione, nella vittoria dell’amore di Dio. Col cuore aperto a questo orizzonte, entriamo oggi nella Quaresima. Sentendoci parte del popolo santo di Dio, iniziamo con gioia questo cammino di speranza. Sostegno alle iniziative di solidarietà Per essere vicini ai bisognosi L’invito a vivere la quaresima contribuendo «alle campagne di solidarietà che molti organismi ecclesiali, in diverse parti del mondo, promuovono per testimoniare la vicinanza ai fratelli bisognosi» è stato rivolto dal Papa ai fedeli presenti in piazza San Pietro a conclusione dell’udienza generale. Sono lieto di salutare i pellegrini di lingua francese, in particolare i giovani di Parigi, Pignan, Saint Cloud e della Svizzera, come pure i fedeli venuti dal Belgio. La Quaresima sia per noi un cammino di gioia e di speranza, grazie alla forza dell’amore misericordioso del Signore e l’aiuto della Vergine Maria, affinché noi possiamo risorgere con Cristo. Dio vi benedica! Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Corea e Stati Uniti d’America. A tutti auguro che il cammino quaresimale che oggi iniziamo ci porti alla gioia della Pasqua con cuori purificati e rinnovati dalla grazia dello Spirito Santo. Su voi e sulle vostre famiglie invoco la gioia e la pace in Cristo nostro Redentore. Dio vi benedica! Sono lieto di accogliere i pellegrini di lingua tedesca. In questa Quaresima cerchiamo di seguire le orme di Cristo concretamente dedicandoci ai fratelli e sorelle bisognosi. Così ci sentiamo veramente parte del popolo di Dio, con la gioia e la speranza di figli. Lo Spirito Santo vi accompagni in questo cammino quaresimale! Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Los exhorto a caminar Messaggio per la campagna di fraternità brasiliana 2017 Sfida globale «La sfida globale, che tutta l’umanità sta affrontando, esige il coinvolgimento di ogni persona insieme all’attuazione di ogni comunità locale»: lo scrive Papa Francesco in occasione della cinquantaquattresima Campagna quaresimale di fraternità promossa dalla Conferenza episcopale del Brasile. Il tema della campagna di quest’anno è «Fraternità: ecosistemi brasiliani e difesa della vita» con riferimento al versetto della Genesi: «Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse». Cari fratelli e sorelle del Brasile! Desidero unirmi a voi nella Campagna della Fraternità che, in questo anno 2017, ha come tema «Fraternità: ecosistemi brasiliani e difesa della vita», incoraggiandovi ad ampliare la consapevolezza che la sfida globale, che tutta l’umanità sta affrontando, esige il coinvolgimento di ogni persona insieme all’attuazione di ogni comunità locale, come del resto ho sottolineato in diversi punti dell’Enciclica Laudato si’, sulla cura della nostra casa comune. Il Creatore è stato prodigo con il Brasile. Gli ha concesso una diversità di ecosistemi che gli conferiscono straordinaria bellezza. Purtroppo, però, sono presenti anche i segni dell’aggressione al creato e del degrado della natura. Tra voi la Chiesa è stata una voce profetica nel rispetto e nella cura verso l’ambiente e i poveri. Non solo ha richiamato l’attenzione sulle sfide e sui problemi ecologici, ma ha anche indicato le loro cause e soprattutto ha indicato cammini per il loro superamento. Tra le tante iniziative e azioni, mi piace ricordare che già nel 1979 la Campagna della Fraternità, che aveva come tema «Per un mondo più umano», aveva scelto il motto: «Preserva ciò che è di tutti». Così, già in quell’anno la Conferenza episcopale brasiliana esprimeva alla società brasiliana la sua preoccupazione per le questioni ambientali e per il comportamento umano rispetto ai doni del creato. L’obiettivo della Campagna della Fraternità di quest’anno, ispirato a un passo del Libro della Genesi (cfr. 2, 15), è custodire il creato, in modo particolare gli ecosistemi brasiliani, doni di Dio, e promuovere rapporti fraterni con la vita e la cultura dei popoli, alla luce del Vangelo. Poiché «non possiamo tralasciare di considerare gli effetti del degrado ambientale, dell’attuale modello di sviluppo e della cultura dello scarto sulla vita delle persone» (Laudato si’, n. 43), questa Campagna invita a contemplare, ammirare, essere grati e rispettare la diversità naturale che si manifesta nei diversi ecosistemi del Brasile — un vero dono di Dio — attraverso la promozione di rapporti che rispettino la vita e la cultura dei popoli che in essi vivono. È proprio questa una delle sfide più grandi in ogni parte della terra, anche perché il degrado dell’ambiente è sempre accompagnato da ingiustizie sociali. I popoli originari di ogni ecosistema, o che tradizionalmente vi vivono, ci offrono un esempio chiaro di come la convivenza con il creato può essere rispettosa, portatrice di pienezza e di misericordia. Perciò è necessario conoscere e imparare da questi popoli e dai loro rapporti con la natura. Sarà così possibile tro- vare un modello di sostenibilità che possa essere un’alternativa al desiderio sfrenato di lucro che esaurisce le risorse naturali e ferisce la dignità dei poveri. Ogni anno la Campagna della Fraternità si svolge nel tempo forte della Quaresima. Si tratta di un invito a vivere con maggiore consapevolezza e determinazione la spiritualità pasquale. La comunione nella Pasqua di Gesù Cristo è capace di suscitare una conversione permanente e integrale, che è, allo stesso tempo, personale, comunitaria, sociale ed ecologica. Ribadisco quindi quanto ho ricordato in occasione dell’Anno Santo Straordinario: la misericordia esige di «restituire dignità a quanti ne sono stati privati» (Misericordia vultus, n. 16). Una persona di fede che celebra nella Pasqua la vittoria della vita sulla morte, nel prendere coscienza della situazione di aggressione al creato di Dio in ognuno degli ecosistemi brasiliani, non potrà restare indifferente. Auguro a tutti un fecondo cammino quaresimale e prego Dio affinché la Campagna della Fraternità 2017 raggiunga i suoi obiettivi. Invocando la compagnia e la protezione di Nossa Senhora Aparecida su tutto il popolo brasiliano, in particolare in questo Anno mariano, imparto una speciale Benedizione Apostolica e vi chiedo di non smettere di pregare per me. Vaticano, 15 febbraio 2017 FRANCISCUS PP. en esperanza y con empeño en este camino de amor, que hoy Dios nos propone al inicio de la Cuaresma. Que nuestro esfuerzo forje una esperanza sólida, como la de María, que continuó a creer y a esperar incluso cuando se encontraba junto a la cruz de su Hijo. Que Dios los bendiga a todos. Saluto i pellegrini di lingua portoghese, in particolare i diversi gruppi venuti dal Portogallo. Nell’iniziare la Quaresima, auguro che il vostro pellegrinaggio a Roma fortifichi in tutti la speranza e rafforzi, nell’amore divino, i vincoli di ciascuno con la propria famiglia, con la comunità ecclesiale e con la società. La Madonna vi accompagni e vi protegga. Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dall’Iraq, dalla Giordania e dal Medio Oriente. La Quaresima è un cammino di speranza: la speranza di raggiungere la Pasqua attraverso il deserto del digiuno e della mortificazione; un cammino di fede, ove si sperimenta la fedeltà dell’amore di Dio che non ci abbandona mai; un cammino di penitenza ove la salvezza si realizza e si compie attraverso la risposta libera dell’uomo; un cammino di liberazione dagli idoli del mondo per giungere alla libertà dei figli di Dio; un cammino di vittoria sulle tentazioni con l’aiuto della preghiera e dei Sacramenti. Vi auguro Buona Quaresima. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga dal maligno! Cari pellegrini polacchi, saluto cordialmente voi tutti qui presenti e i vostri cari. Il Mercoledì delle Ceneri ci ricorda la fragilità della vita dell’uomo e del mondo: ”Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”. Questo giorno ci esorta a guardare la vita alla luce dell’insegnamento di Gesù: “Convertiti e credi al Vangelo” e chiama tutti alla conversione. Lo fa con le parole dell’apostolo Paolo: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio” (2 Cor 5, 21). Il segno delle ceneri e le parole ascoltate nella liturgia odierna stimolino la nostra riflessione quaresimale. Sia lodato Gesù Cristo. Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana. Sono lieto di accogliere i gruppi parrocchiali e le associazioni, in particolare gli Amici del cuore di Altamura, ringraziandoli per il dono del defibrillatore. Saluto gli studenti di Civitavecchia, Legnano, Cislago, Thiene e Cefalù, come pure l’Istituto Tecnico per il Turismo Livia Bottardi di Roma e la scuola cristiana olandese di Meppel. Auguro a ciascuno che questo incontro all’inizio della Quaresima susciti un rinnovamento spirituale con la partecipazione alle cele- brazioni quaresimali e alle campagne di solidarietà che molti organismi ecclesiali, in diverse parti del mondo, promuovono per testimoniare la vicinanza ai fratelli bisognosi. Un pensiero speciale rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Cari fratelli, oggi, Mercoledì delle ceneri, il Signore vi indica il cammino di speranza da seguire. Lo Spirito Santo vi guidi a compiere un vero cammino di conversione, per riscoprire il dono della Parola di Dio, essere purificati dal peccato e servire Cristo presente nei fratelli.