Evoluzione del mercato dell`occhiale: crisi e sviluppo dell`industria
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Evoluzione del mercato dell`occhiale: crisi e sviluppo dell`industria
Evoluzione del mercato dell’occhiale: crisi e sviluppo dell’industria bellunese ANNAMARIA ESPOSITO* Abstract L’articolo analizza le conseguenze che l’evoluzione del mercato dell’occhiale ha implicato nel distretto dell’occhialeria bellunese, attraverso il comportamento delle aziende principali che in esso operano e che hanno intrapreso l’internazionalizzazione della produzione. Lo scopo è comprendere se esistono vie esperibili dalle piccole e medie imprese per competere sul mercato globale. La risposta potrebbe emergere dalla rete di relazioni che, partendo dal distretto, gli attori del sistema, aziende e istituzioni, vorranno intessere per estendere al di fuori dagli storici confini geografici, le proprie competenze distintive. Key words: distretto dell’occhiale, Belluno, crisi, sviluppo The aim of this article is to analyse the impact of the evolution of eyewear market in Belluno district, trough the dynamic of main large firms which are involved in internationalization of production. The aim is that of verifying if some ways for small and medium sized companies exist to accept the competitive globalisation challenges. The answer could rise from the possibility of small business to create new relationships to export their characteristic skills in and outside district. Key words: eyewear district, Belluno, crisis, evolution Introduzione Nel panorama economico nazionale, il mercato dell’occhiale è rappresentato, dal punto di vista produttivo, dal distretto dell’occhiale di Belluno1 nel quale sono insediate la maggior parte delle aziende del settore. Un sistema a due velocità, caratterizzato da poche grandi aziende che hanno colto la sfida competitiva globale e adottato strategie di integrazione verticale, internazionalizzando la produzione anche attraverso la delocalizzazione, interrompendo di fatto le relazioni intradistrettuali che finora hanno consentito la cooperazione tra i diversi attori del * 1 Ricercatore di Economia e Gestione delle Imprese - Libera Università di lingue e comunicazione IULM di Feltre e-mail: [email protected] Il distretto comprende le province di Belluno e Treviso. sinergie n. 69/06 EVOLUZIONE DEL MERCATO DELL’OCCHIALE 238 sistema; e da molte altre piccole imprese che non sono ancora in grado di costruire autonomamente relazioni con l’esterno e che rischiano di restare al di fuori del sistema competitivo sia interno sia internazionale. Ci si può chiedere se il distretto dell’occhiale bellunese possa ancora ritenersi vitale e capace di consentire anche alle piccole e medie imprese di allacciare nuove relazioni che affondino le radici nel distretto, ma si sviluppino anche al di fuori. Lo spirito con cui nasce questo lavoro è di indagare quale potrà essere il percorso evolutivo del sistema e se esiste una possibile risposta alla sfida competitiva globale da parte delle piccole e medie imprese che consenta di porre le basi per una ri-composizione del distretto e la costruzione di una nuova catena del valore vincente. L’analisi del settore dell’occhiale L’industria dell’occhiale realizza occhiali da sole, montature per occhiali, astucci per occhiali, lenti, minuterie metalliche, accessori, trattamento e rivestimento dei metalli (galvanica) e macchine per queste lavorazioni. Nell’ambito di questo lavoro l’attenzione sarà principalmente rivolta al comparto montature per occhiali e occhiali da sole. L’industria dell’occhiale nel mondo, oggi, è sviluppata sostanzialmente in due macro aree geografiche caratterizzate da produzioni distinte per tipo di prodotto: da un lato paesi produttori del sud-est asiatico e dell’America Latina, Cina Corea India e Brasile, che realizzano il 50% della produzione con prodotti di fascia bassa2, spesso di imitazione dei modelli più ricercati e griffati dell’industria occidentale; dall’altro paesi produttori europei e nord-americani, Italia, Francia, Germania, Usa, Spagna, Gran Bretagna, Austria, Giappone, che si concentrano nelle produzioni di fascia medio alta (tab. 1). Fascia di prodotto/mercato mondiale italiano Alta 10% 29% Medio-alta 15% 42% media 25% 25% Bassa 50% 4% Tab. 1: Mercato montature da vista e occhiali da sole per fasce di prodotto Fonte: Pambianco 2 È il prezzo al retail che consente di posizionare un prodotto sulla fascia bassa o medio alta. In particolare, il Gruppo Luxottica classifica di fascia bassa il prodotto venduto ad un prezzo inferiore a USD 50, di fascia media il prodotto venduto ad un prezzo compreso tra USD 50 e USD 100 e di fascia alta quello venduto ad un prezzo superiore a USD 100. Si è riscontrato nel tempo un significativo miglioramento della qualità dei prodotti provenienti dal sud-est asiatico. ANNAMARIA ESPOSITO 239 Il valore della produzione mondiale del settore occhiale (montature da vista e occhiali da sole) è di circa 7,5 miliardi di euro così suddiviso: 5,3 miliardi di euro per occhiali da vista, 2,2 miliardi di euro per gli occhiali da sole3. Il settore dell’occhiale in Italia L’Italia vanta una posizione di leadership assoluta nelle produzioni a maggior valore aggiunto di fascia medio alta4 e rappresenta il 25% del mercato mondiale a valore, pari a 1, 96 miliardi di euro su 7,5 miliardi di euro. Attualmente il settore nazionale dell’occhialeria conta 16.000 addetti assunti presso 1.220 imprese produttrici, di cui 270 aziende industriali e 950 artigiane. Nel comparto operano imprese con strutture produttive abbastanza differenziate, in ragione del processo produttivo svolto e del grado di automatizzazione e di informatizzazione realizzato, che definisce anche il grado di attività manifatturiera richiesta – variabile tra il 25% e il 35%. Le imprese presenti nel settore possono agire in qualità di: - - 3 4 5 6 terzisti di piccole dimensioni operanti nel 90% come imprese artigiane e in forma di aziende individuali per il 62% dei casi e di società di persone per il 33%. Gli addetti all’attività sono in media 3. La produzione realizzata, per lo più saldatura, trattamenti superficiali e montaggio, è quasi esclusivamente per conto terzi e il numero di committenti è nel 48% dei casi tra 2 e 5, e per il 15% si tratta di aziende monocliente5; produttore6 di occhiali completi e componenti prevalentemente per conto terzi: sono imprese di media dimensione che operano come società di persone nel 59% dei casi e per il 16% come società di capitale, con una prevalenza di imprese artigiane. Impiegano nella produzione mediamente 7 unità. Il prodotto realizzato, occhiali da sole e da vista, componenti e minuteria, richiede più fasi di lavorazione come la saldatura, il montaggio finale e il controllo di qualità. Il principale mercato è costituito dall’industria e dagli artigiani. La quota di produzione in conto proprio è rivolta verso intermediari commerciali. Solo l’11% delle aziende è monocliente, la maggior parte ne ha più di 5; Associazione nazionale fabbricanti articoli ottici (Anfao). Elaborazioni Cofiri Sim per il gruppo Luxottica, luglio 2002. Per sopravvivere nell’arena competitiva deve possedere: elevata flessibilità produttiva, che consenta di soddisfare picchi di domanda derivante dalle committenti, ma accentua il rischio di capacità produttiva non utilizzata; specializzazione del prodotto e del processo, elementi cui conseguono visibilità e controllo dei costi per un’offerta a prezzi competitivi; affidabilità, specie nei tempi di consegna, e qualità del servizio offerti. Possiede il know-how settoriale, ma non è in grado di gestire la complessità e gli investimenti derivanti dalla politica commerciale, dalla definizione comunicazione di marchi propri. Per crescere dovrebbe presidiare i marchi non ancora acquisiti dai gruppi industriali e, soprattutto, cercare di presidiare, direttamente o attraverso accordi, la rete di vendita per la distribuzione. 240 - - EVOLUZIONE DEL MERCATO DELL’OCCHIALE operatore industriale per conto proprio con marchio proprio. Sono aziende di medie dimensioni, frutto di un’industrializzazione relativamente giovane, costituite per lo più in forma di società di capitali, con una struttura tipica del capitalismo familiare. A questa categoria appartengono anche le grandi aziende del settore, che hanno assunto in alcuni casi la struttura di multinazionali7; stilista: svolge un ruolo di cerniera tra il mondo della moda e l’industria dell’occhiale, garantendo il fascino del Made in Italy8. Il settore, in rapida evoluzione sotto la spinta di processi di globalizzazione, è un settore maturo, caratterizzato da una lunga fase di espansione9 alla quale oggi si contrappone un deciso rallentamento con spiragli di ripresa. Nel settore le potenzialità delle economie di scala - nella produzione e nella distribuzione, promozione e pubblicità - e delle curve di esperienza sono riservate ai maggiori player che hanno raggiunto dimensioni elevate, produzioni quantitativamente rilevanti e che, presidiando l’intero processo dalla progettazione alla distribuzione del prodotto, di fatto, oggi, condizionano il mercato. La più rilevante barriera all’entrata nel settore è il controllo dell’intera catena del valore, specie a valle mediante l’integrazione della distribuzione che garantisce una presenza sempre più consolidata nel retail nazionale ed internazionale, consentendo di presidiare la relazione tra il prodotto e il consumatore, di offrire servizi migliori al cliente finale e di intuire velocemente i cambiamenti del mercato. Geograficamente l’industria è presente prevalentemente in Veneto e Lombardia, aree all’interno delle quali si sono sviluppate logiche distrettuali che hanno consentito alle piccole e medie aziende che vi operano di conseguire vantaggi competitivi di conoscenza, specializzazione produttiva, qualità, innovazione, rilevanti sul piano della competizione internazionale. Il settore è caratterizzato da un alto grado di concentrazione dell’offerta: poche grandi aziende controllano il 70% della produzione italiana in termini di fatturato, mentre il 30% restante è frammentata in un migliaio di aziende, per la maggior parte artigiane. Inoltre, negli ultimi anni, si è affermato il fenomeno della produzione di occhiali su licenza delle griffe, elemento trainante che allontana sempre più l’attenzione dal prodotto in sé per concentrarla sulla componente “moda” dell’occhiale. È facile comprendere che in uno scenario di questo tipo le licenze siano appannaggio di pochi produttori, dati gli elevati costi fissi sostenuti per le royalties che sono stimati tra il 15% e il 20% del fatturato. Dei 284 marchi dati in licenza, 143 sono di produzione italiana e trainano i fatturati delle grandi realtà industriali (tab. 2). 7 8 9 Realizzano un prodotto di gamma medio-alta e alta, acquisiscono marchi in licenza per colpire la clientela di fascia alta fedele al brand, sono in grado di investire in politica commerciale e comunicazione; controllano la distribuzione e svolgono il ruolo di committente per le aziende artigiane. Gli stilisti spesso siglano accordi con le grandi industrie attraverso joint venture oppure partecipazione al capitale sociale delle licenziatarie. Dall’inizio degli anni ´70 e fino al 1995 circa. ANNAMARIA ESPOSITO Produttore Luxottica Safilo De Rigo Marcolin Allison Fedon 241 I Primi competitor del mercato italiano di occhiali e accessori In licenza Propri Anne Klein, Brooks Brothers, Byblos, Bulgari, Chanel, Ranette, Killer Lo op, Ferragamo, Genny, Jil Sander, Miu, Moschino, Prada, Luxottica, Luxottica Tacchini, Ungaro, Versace, Versus, Dolce&Gabbana Titani, Per sol, Rai Eyewear, D&G Dolce & Gabbana Eyewear Can, Evo, Steroflex, Sferoflex Kids, T3, Vogue Gucci, Polo Ralph Lauren, Christian Dior, Diesel, Safilo, Blue Bay, Valentino, Oliver, Max Mara, Pierre Cardin, Burberry, Yves Smith, Carrera, Saint Laurent, Bottega Veneta, Stella McCartney, Giorgio Oxydo Armani, Emporio Armani, Boucheron, Fossil, Nine West, Kate Spade, Saks Fif Fifth Avenue,Liz Claiborne Etro, Fila, La Perla, Fendi, Onyx, Loewe, Celine, Givenchy, Lozza, Police, Sting Furla, Chopard, Zegna, Hilfiger, Gautier Roberto Cavalli Eyewear, Chloé Lunettes, Costume National, Montblanc, Replay Eyes, Miss Sixty Glasses, Fornarina Vision up, Mossimo Vision, Essence Eyewear, Cébé, Marcolin Unionbay Eyewear, Bob Mackie, Cover Girl Eyewear, Kenneth Cole, Timberland, NBA Eyewear, The North Face, Tom Ford Ferrè, GF Ferrè, Missoni, Romeo Gigli, Extè Eyewear, Desil, Try Cerruti 1881, John Richmond, Les Copains, Vivienne Westwood, Anna Sui, Zero Rh+ Astucci, personalizzazioni astucci, microfibre e accessori da banco, articoli da regalo Tab. 2: I primi player della produzione italiana Fonte: Ns. adattamenti da Pambianco licensing Di seguito le performance delle principali aziende del settore in termini di fatturato. Azienda Luxottica Safilo De Rigo Marcolin Allison Fedon 2001 3.064,91 844,89 505,30 154,40 45,14 58,59 Fatturato in milioni di euro 2002 2003 3.132,20 2.824,60 894,05 797,00 512,50 504,80 166,80 158,00 60,07 57,08 56,33 57,85 2004 3.233,00 940,00 514,40 173,20 75,00 57,27 2005 4.300,00 1.025,00 395,8 154,00 87,09 56,09 Tab. 3: Fatturato delle principali aziende del settore Fonte: Bilanci aziendali Importante è l’orientamento all’esportazione del settore con l’80% della produzione italiana, pari a circa 90 milioni di occhiali, destinata all’export: occhiali, montature e lenti nei primi 8 mesi del 2005 sono stati esportati per 1.268 milioni di euro, circa 100 milioni di euro in più rispetto allo stesso periodo del 2004 con un EVOLUZIONE DEL MERCATO DELL’OCCHIALE 242 +7,5% rispetto allo stesso periodo 200410 (tab. 4). All’interno dei diversi comparti è comunque da segnalare un andamento diversificato. Occhiali sole Montature Lenti e altri materiali export primi 8 mesi 2005 787,28 454,84 29,26 % incidenza sul totale 62,05 35,62 2,3 var. % 2004 +13.5 -1 -0.6 Tab. 4: Incidenza dei segmenti merceologici nell’export italiano, dati a valore in milioni di euro Fonte: ICE-ANFAO Il distretto dell’occhialeria bellunese L’80% della produzione italiana di occhiali è concentrata nel Veneto e in particolare nel distretto industriale di Belluno e del Cadore che realizza materiali, lenti, montature, astucci, galvanica e minuteria per il 50% della produzione italiana di occhiali e l’80% del giro d’affari italiano con un fatturato, nel 2004, di 1,5 miliardi di euro. Il 75% della produzione è destinata all’esportazione11. Di seguito alcuni dati sul distretto dell’occhialeria bellunese: Tipo impresa Aziende Industriali leader Aziende Industriali medio/piccole Aziende artigiane Totale Numero imprese 5 155 564 724 Numero occupati 8.000 4.000 1.000 13.000 Tab. 5: Le imprese e gli occupati nel distretto dell’occhialeria bellunese, 2003 Fonte: Unioncamere Fatturato 2004 1.510 milioni di € di cui 1.132 milioni all’export Tab. 6: Il fatturato delle imprese del distretto dell’occhialeria bellunese, 2004 Fonte: Unioncamere 10 11 Dati ICE-ANFAO. Cfr. ICE-ANFAO 2004-2005. ANNAMARIA ESPOSITO 243 Per quanto riguarda la lavorazione dell’occhiale il 61% delle aziende svolge lavorazioni per c/terzi, il 25% delle aziende svolge produzione di accessori, il 25% prodotti finiti. Nella provincia di Belluno l’insediamento del settore dell’occhiale ha inizio nel 1878 con il primo stabilimento industriale e successivamente col diffondersi di una popolazione di piccole imprese di natura simile. Una vera e propria filiera produttiva, localizzata in un’area ristretta in cui le esternalità positive risultano dipendenti dalle risorse delle singole imprese, dalla loro organizzazione e dall’efficienza della loro amministrazione, proprio secondo il modello di A. Marshall12. Anche nel bellunese viene dunque a diffondersi “un’atmosfera industriale” che genera cultura e know how, social capability nella comunità13 e interdipendenza tra le imprese caratterizzata da concorrenza - motore per la ricerca e l’innovazione - e cooperazione - fonte di rilevanti vantaggi competitivi dinamici in particolare dei costi di produzione, di transazione, di innovazione e di economie di conoscenza. Le attività assumono importanza per numero di imprese e dipendenti solo dopo il 194514. La diffusione sul territorio avviene sia per iniziativa autonoma, sia per spin-off da imprese già esistenti, con un’espansione geografica che coinvolge anche il versante feltrino della provincia e da qui, successivamente, la provincia di Treviso15. Il distretto industriale del bellunese nel periodo di grande espansione, durato per 25 anni fino al 1995, sembra riflettere le caratteristiche, ampiamente condivise dalla dottrina, proposte da Garofoli, 199116, Brusco e Paba, 199717: - l’elevata specializzazione nel settore manifatturiero “Made in Italy” dell’occhiale; - la scomposizione dei processi produttivi in più segmenti della catena del valore, ciascuno svolto, secondo le proprie competenze, da una o più aziende presenti nel territorio; - la diffusione di contratti di subfornitura, che nel bellunese sono il vero e proprio elemento trainante dello sviluppo imprenditoriale; - la mobilità tra lavoratore dipendente e imprenditore; 12 13 14 15 16 17 Cfr. Marshall A., Principle of Economics, traduzione italiana di Campolongo A., Utet, Torino, 1972. Cfr. Garofoli G., “Sistemi locali d’impresa e performance dell’impressa minore in Italia”, in Traù F. (a cura di), La questione dimensionale dell’industria italiana, Il Mulino, Bologna, 1999. Cfr. Fontana G.L., Roverato G., “Processi di settorializzazione e distrettualizzazione in Veneto”, in Amatori F. e Colli A. (a cura di), Comunità di imprese, Sistemi locali in Italia tra Otto e Novecento, Il Mulino, Bologna, 2001. Cfr. Ciotti G., “Il distretto rete di servizi”, Relazione SIPAO - Assindustria di Belluno 1999. Cfr. Garofoli G., Modelli locali di sviluppo, Franco Angeli, Milano, 1991. Cfr. Brusco S., Paba S., “Per una storia dei distretti industriali italiani dal secondo dopoguerra agli anni 90”, in Barca F. (a cura di), Storia del capitalismo italiano dal dopo guerra a oggi, Donzelli, Roma, 1997. 244 EVOLUZIONE DEL MERCATO DELL’OCCHIALE - l’alta natalità e mortalità delle imprese del territorio; - la presenza di economie esterne rispetto alle singole imprese ma interne rispetto all’area geografica; - lo sviluppo di know how produttivo e organizzativo18. La caratteristica distintiva del distretto bellunese riguarda la popolazione delle aziende: accanto alle piccole e medie imprese ve ne sono alcune che assumono nel tempo dimensioni rilevanti. Ciascuna azienda operante nell’occhialeria è contemporaneamente autonoma e parte di un ingranaggio produttivo19 che ha consentito, fino ad epoche recenti, di realizzare simultaneamente diversi vantaggi competitivi20. L’orientamento strategico prevalente tra le imprese del distretto è quello alla produzione, favorito dalla lunga fase di espansione che ha mantenuto la domanda a livelli elevati e dai fattori culturali tipici della piccola impresa artigiana che affonda le radici sul “saper fare”. In una simile situazione poche imprese hanno esplorato nuove vie per garantirsi la sopravvivenza innovando i processi di produzione, differenziando il prodotto, cercando di presidiare le relazioni con il mercato. La sfida competitiva globale ha generato, oggi, degli sconvolgimenti interni al distretto, causati dalle strategie di integrazione verticale e di internazionalizzazione della produzione da parte delle aziende leader. L’industria dell’occhiale bellunese, oggi proiettata verso orizzonti internazionali, è ancora in grado di creare valore, anche se soffre un processo di metamorfosi culturale che vede da un lato la necessità di ri-localizzare la catena del valore, pur nella salvaguardia della divisione del lavoro tra molte imprese, dall’altro spostare l’attenzione dai processi di produzione “materiale” a processi di “produzione di conoscenza”21. La sofferenza del settore è testimoniata da una contrazione del numero di aziende dell’11% nel triennio 2000-2003, pari a 330 unità produttive, da un calo dell’occupazione nello stesso periodo del 7,4% e per il quale le previsioni di breve e medio termine non sono rosee: nel prossimo biennio è prevista la riduzione degli occupati di circa 2.000 unità e il gruppo Luxottica ha annunciato una riduzione del 50% dei fornitori locali, pari a circa 150 aziende22. È tuttavia da registrare una graduale ripresa del settore specie negli ultimi mesi del 2005 che gli imprenditori definiscono “inversione di tendenza”, che sta offrendo respiro al settore anche dal punto di vista occupazionale23. 18 19 20 21 22 23 Cfr. Schiavone F., “Governance Reti d’imprese e Distretti Industriali”, Work Paper Università Cà Foscari di Venezia. Cfr. Beccattini G., “Riflessioni sul distretto industriale marshalliano come concetto socioeconomico”, in Onida F., Viesti G., Falzoni A. (a cura di), I distretti industriali: crisi o evoluzione?, Franco Angeli, Milano, 1992. Cfr. Bagella M., Becchetti L. (a cura di), The competitive advantage of Italian district: theoretical and empirical analysis, Physica-Springer Verlag, Heidelberg, 2000. Cfr. Rullani E., “Ai distretti servono pionieri”, Il Sole 24 Ore Nord est, 1 aprile 2005. Cfr. Pasqualetto C., “Belluno in crisi, chiudono i piccoli”, Il Sole 24 ore, 11/03/2005. Fonte Anfao ANNAMARIA ESPOSITO 245 Il prodotto Riguardo al prodotto finito, montature per occhiali in metallo o in materiale plastico e occhiali da sole, si evidenzia una richiesta predominante di montature in metallo sul segmento vista, anche se, specie negli ultimi due anni, è in aumento la domanda di prodotti in materiale plastico24. Per quanto riguarda poi gli eventuali prodotti sostitutivi, come per esempio le lenti a contatto, che trovano ampio consenso specie nelle fasce di consumatori più giovani, si riscontra molto spesso che i portatori di lenti a contatto acquistano anche occhiali da vista. Questo si traduce in un rischio limitato per la sostituibilità del prodotto. Gli interventi di chirurgia refrattiva attualmente non sono considerati una minaccia, dato che solo 2 italiani su 10 affermano di aver pensato alla chirurgia refrattiva come alternativa all’uso di occhiali da vista. Sono soprattutto i giovani a richiedere l’operazione, persone molto attive e amanti dello sport, la maggior parte dei quali vuole sottoporsi all’intervento chirurgico per motivi estetici25. Le imprese del settore segmentano la domanda (Fig. 1) in segmento occhiali da vista e segmento occhiali da sole in relazione ai bisogni/desideri che il prodotto deve soddisfare che risultano essere di tipo funzionale o di tipo estetico. Il segmento “vista” si scompone in: occhiali correttivi - che a sua volta si divide in relazione alla personalizzazione del prodotto in occhiali premontati (poco personalizzati) e in occhiali su misura (personalizzati) - ed occhiali riposanti, per i quali il motivo principale d’acquisto è di tipo funzionale, e nel segmento occhiali ad uso estetico in cui il prodotto si trasforma in un vero e proprio style symbol. Il segmento “sole” si riparte in: occhiali normali e occhiali da vista. Entrambi i prodotti rispondono al bisogno/desiderio di protezione dai raggi solari con una componente prevalentemente estetica nel primo caso e funzionale nel secondo. La figura 1 evidenzia il processo di segmentazione prevalentemente utilizzato dalle imprese produttrici. Costi di produzione, prezzi di vendita, ciclo di vita La crescita della domanda che si è manifestata nel settore dell’occhiale, senza battute d’arresto fino a circa il 1996, ha consentito alle aziende di aumentare le quantità prodotte senza la necessità di ridurre i prezzi di vendita al consumo che si sono mantenuti elevati. Questa situazione sembra da imputare essenzialmente al sistema distributivo che è caratterizzato da scarsa concorrenza e quindi scarsa efficienza. La struttura del costo degli occhiali è evidentemente diversa da azienda ad azienda, in considerazione della tipologia di attività, della dimensione, del grado di automazione ed informatizzazione, della presenza o meno di marchi in licenza che originano dei costi in termini royalties da pagare alle case di moda. 24 25 Mido 2004. Dati forniti dalla Società Oftalmologia Italiana. EVOLUZIONE DEL MERCATO DELL’OCCHIALE 246 Domanda occhiali vista correttivi riposanti sole estetici normali vista premontati su misura Fig. 1: La segmentazione nel settore dell’occhiale Fonte: Ns. elaborazione Il prezzo del prodotto al distributore varia significativamente in relazione al processo produttivo; in base ad una media risultante dall’analisi dei bilanci dei maggiori player, sembra poter essere così determinabile rispetto al fatturato: costo del venduto 30%, costi commerciali (vendita) 30%, costi di pubblicità 10%, royalties 15%-20%, e un margine del 10%-15% al produttore26. Per i terzisti assemblatori che svolgono sia produzione per conto proprio sia per c/terzi, le cose cambiano: il costo di prodotto è originato in prevalenza dalle parti componenti che vengono acquistate dai subfornitori con un’incidenza della manodopera di circa il 25% sul prezzo del prodotto, che risente evidentemente dei ricarichi dei subfornitori. Il prezzo al consumo può essere fino a 5-6 volte quello pagato al produttore27 con una politica di prezzi non ben definita e manovrabile dal punto vendita. In questo scenario, la concorrenza dei paesi con produzioni a basso costo, anche sulla fascia di prodotto media e alta, sta riducendo i profitti ai produttori italiani, vendendo a 3 o 4 euro un prodotto no name che in Italia ha un prezzo di 6 - 7 euro e che i distributori propongono al pubblico a 60 euro. Il produttore nazionale per competere deve spostare il prezzo di vendita a livelli molto vicini al costo di produzione, mentre la posizione della distribuzione resta invariata. Il ciclo di vita dell’occhiale è mediamente di poco superiore ai 3 anni per gli occhiali da vista, con un lieve spostamento in avanti rispetto a qualche anno fa, probabilmente in relazione all’aumento dei prezzi che si aggira intorno al 18-20%. 26 27 Ricerca “L’industria italiana degli occhiali: prospettive, problemi aperti e possibili iniziative”, Laboratorio Network RLN di Venezia per conto di ANFAO, 1998. Ibidem. ANNAMARIA ESPOSITO 247 Mediamente, infatti, per un paio di occhiali da vista su misura si spendono 180 200 euro28, che in base alle lenti scelte possono arrivare a 300 euro. Per gli occhiali da sole il ciclo di vita è di poco superiore ai 2 anni e mezzo. La spesa media varia, secondo gli attori della filiera distributiva, da 85/90 euro circa per l’acquisto dall’ottico/commerciante, per scendere in base al canale a 40 euro circa della grande distribuzione. La domanda nazionale nel settore dell’occhiale Nel settore dell’occhiale è possibile distinguere diversi gruppi di clienti: una domanda intermedia - rappresentata dai vari operatori della distribuzione - e una domanda finale, quella cioè espressa dal cliente-consumatore. La domanda finale La domanda finale nel settore dell’occhiale è molto variata nel tempo. Ciò a causa dell’evoluzione subita dal prodotto, sia per il cambiamento intervenuto nel consumatore oggi più colto, più attento rispetto al passato alla salute dei propri occhi, sia per quello intervenuto sul lato dell’offerta con l’incontro dei produttori con la fashion industry italiana. Ne emerge un quadro ricco e sfaccettato in cui l’occhiale è passato, nell’immaginario collettivo, da protesi, strumento di correzione dei difetti visivi, a oggetto di consumo o “shopping goods”29. In questo senso l’occhiale cambia ruolo e funzione, viene affettivizzato; il significato attribuito all’occhiale della moda è quello di oggetto di culto contemporaneo anche per quanto riguarda l’occhiale da vista che è diventato un vero e proprio accessorio da coordinare al proprio stile. Sotto il profilo psico-sociale la domanda dell’occhiale varia, con notevoli implicazioni per il marketing, in relazione alla fascia di età: tra i 15 e i 20 anni l’occhiale è un oggetto che equivale ad un modo d’essere; tra i 20 e i 30 anni l’occhiale non è più sovrapponibile al proprio modo d’essere, ma diventa un rafforzativo della propria identità personale; tra i 30 e gli over l’occhiale veicola una parte del sé30. In Italia 24 milioni di persone over 13 ha problemi di vista, con una prevalenza di miopia del 55% circa, astigmatismo 30% circa, presbiopia 23% circa31. Gli occhiali acquistati nell’anno 2003 risultano essere circa di 7 milioni di paia per il segmento vista, con una penetrazione di circa il 54%. Il numero medio pro 28 29 30 31 Dati Federottica. Cfr. Brunetti G., Camuffo A., Del Vecchio e Luxottica: come si diventa leader mondiali, Isedi, Torino, 2000. Cfr. Chiappa A., “Il nuovo consumatore: una ricerca nel mercato globale dell’ottica”, ACNielsen 1999 per Optikè. Dati ricerca Sola Optical 2002. 248 EVOLUZIONE DEL MERCATO DELL’OCCHIALE capite di occhiali è 1,5. 12 milioni di paia gli acquisti nel 200332 nel segmento occhiali da sole, con una penetrazione poco al di sopra del 60% ed un possesso medio di occhiali pro-capite pari a 1,933. Il 45% circa dei portatori di occhiali da vista possiede un paio di occhiali da sole con lenti correttive34. L’utilizzo dell’occhiale può essere legato a bisogni funzionali, per cui il fattore rilevante d’acquisto è la correzione dei difetti visivi e la protezione dai raggi solari, o a bisogni di consumo, per cui il fattore rilevante d’acquisto è di tipo estetico. Più in dettaglio, per il segmento “occhiali da vista” l’acquisto è programmato e vissuto come un investimento. I motivi di acquisto sono essenzialmente legati alla risoluzione di un problema visivo (acquisto del primo paio d’occhiali, sostituzione di occhiali o acquisto di occhiale di riserva); al desiderio di migliorare il proprio aspetto, desiderio di seguire il trend della moda; all’attenzione agli aspetti funzionali dell’occhiale e quindi il desiderio di occhiali più leggeri. La funzione d’uso riguarda lo studio, il lavoro, la guida. Nel segmento occhiali da sole, condizionato da una forte comunicazione, l’acquisto, pur programmato, presenta caratteri più impulsivi. Le motivazioni d’acquisto sono legate per lo più al look/style, alla moda, a fattori estetici e alla protezione dai raggi solari35. Nel comportamento d’acquisto giocano un ruolo importante anche il valore sociale del prodotto, la griffe o il brand, specie nell’occhiale da sole, il rapporto qualità/prezzo, la fiducia nel retailer, i servizi post vendita, specie nei pezzi di ricambio. Il mercato dell’occhiale, in cui ricerca, tecnologia, design creano uno straordinario valore aggiunto al prodotto, è purtroppo colpito dal fenomeno della contraffazione dei marchi e dell’imitazione dei modelli. Si stima che la contraffazione provochi un’erosione per un valore di 75-100 milioni di euro in termini di fatturato, generando la perdita del 15% del mercato ogni anno36, a danno delle aziende italiane del settore, che investono ingenti risorse umane e finanziarie in ricerca, sviluppo e design, e del consumatore che, acquistando un prodotto di basso livello qualitativo, rischia seri danni alla vista, a causa della relazione tra qualità funzionale e qualità tecnica/protettiva del prodotto. Questo elemento segna probabilmente un cambiamento di atteggiamento del consumatore rispetto all’etica degli acquisti, in un contesto congiunturale che ha visto una minore capacità di spesa, ma nel quale gli acquirenti di media fascia si rivolgono al prodotto contraffatto pur di avere la sembianza del lusso. 32 33 34 35 36 ANFAO. Ricerca “Sunglasses purchase overview in 5 countries” TNS sofres, per Anfao, 2004. Fonte Federottica. Ricerca “Gli italiani e gli occhiali da sole”, Istituto Piepoli per la Commisione Difesa Vista, 2004. Anfao. ANNAMARIA ESPOSITO 249 La domanda intermedia La domanda intermedia coinvolge il delicato rapporto tra industria e distribuzione che si è molto modificato negli ultimi anni. La filiera distributiva può prevedere fino a tre stadi di intermediazione: il grossista che acquista dal produttore37, l’agente del grossista e l’ottico. I passaggi comportano dei ricarichi consistenti, fino a decuplicare il valore iniziale, che in parte coprono i costi della produzione e in parte vengono ripartiti, in base alla forza contrattuale, tra produttore e distributori. L’evoluzione della distribuzione è verso un canale a due: produttore e ottico. Il retailing in Italia risulta poco evoluto e prevalentemente formato da ottici indipendenti che rappresentano il 70% sul totale degli 11.000 circa punti vendita con una polverizzazione che garantisce una presenza capillare della rete sul territorio, per il 27% da gruppi di acquisto e catene per il 3%38. Questa frammentazione, unita ad una scarsa mobilità della clientela e ad una tacita suddivisione del territorio, comporta un regime di mercato simile alla concorrenza monopolistica in termini di costi, prezzi e profitti. La dinamica delle relazioni tra industria e distribuzione si è realizzata attraverso: - una fase di sviluppo, caratterizzata da una rete distributiva diffusa e frazionata; - una fase di maturità, a partire dai primi anni ´90, contraddistinta dalla nascita delle prime catene distributive nazionali e di punti vendita ottici innovativi nei centri commerciali, dall’associazionismo tra ottici nella gestione degli acquisti; - una fase di involuzione: i gruppi si rafforzano e si addentrano nella gestione della logistica, l’industria acquisisce catene distributive estere all’ingrosso e iniziano ad operare al dettaglio. Cresce la complessità del sistema che conta imprenditori ottici indipendenti, franchising, catene39. L’evoluzione ha forti implicazioni sul potere contrattuale della domanda intermedia, specie degli ottici indipendenti, che tratta sia prodotti a domanda poco elastica, come quelli correttivi, sia tipici prodotti d’impulso, come quelli degli accessori moda. Se da un lato l’ottico sceglie i prodotti ottico-oftalmici da distribuire, dall’altro è fortemente condizionato, nella commercializzazione degli occhiali fashion, dal marketing prodotto dalle aziende industriali che esalta il prodotto brandizzato, di fatto imponendo alla distribuzione acquisti minimi di prodotti griffati. Ciò comporta implicazioni in termini di costi di logistica, di gestione dei resi, di scoutistica, ecc. Nel segmento sole, quindi, si assiste ad un potere contrattuale decisamente asimmetrico tra industria e distribuzione che resta la parte più debole. 37 38 39 Il ruolo del grossista si è notevolmente ridimensionato e non è strategico. Cfr. Brugnoli A. (a cura di), Ricerca “La coordinazione consortile nel settore dell’ottica italiana: il caso Optocoop”, Certet, Milano, 2003. Cfr. Fatelli D., “Se industria e distribuzione si parlano”, Professional Optometry, settembre 2003. 250 EVOLUZIONE DEL MERCATO DELL’OCCHIALE Probabilmente nei prossimi anni si assisterà ad un ulteriore notevole cambiamento della situazione attuale, una maggior razionalizzazione del sistema, soprattutto se le catene distributive acquisiranno la forza di quelle estere e i gruppi una propria stabilità. Ciò per due ordini di motivi: - le aziende si troveranno a trattare un determinato volume di vendita con un singolo buyer anziché gestire le vendite a molti piccoli punti vendita; - si sta manifestando uno spostamento della domanda da prodotti di fascia alta a quelli di fascia media o medio-bassa realizzati in Asia, perchè la distribuzione nelle catene e nella grande distribuzione organizzata deve soddisfare la domanda di una clientela che si attesta su fasce di consumo non di lusso. La domanda potenziale La domanda potenziale del settore è elevata per alcuni fattori riguardanti sia il consumatore sia l’offerta. I fattori legati al cliente sono di tipo: - demografico: è in crescita la percentuale della persone con problemi visivi, che attualmente rappresenta il 60% della popolazione mondiale over 16. Il dato in Italia è pari a circa il 48% della popolazione over 1340; è in crescita l’invecchiamento della popolazione e quindi il potenziale numero di difetti visivi generati dalla presbiopia. Nel mondo si stima che il 90% della popolazione over 45 sia utilizzatrice di occhiali da vista correttivi41; è verosimile l’affacciarsi sul mercato di nuovi potenziali clienti nelle aree in via di sviluppo; - culturale: c’è una maggior sensibilità alla valenza funzionale dell’occhiale per quanto riguarda la protezione degli occhi, la resistenza e leggerezza, la calzabilità, ecc. - I fattori legati all’offerta riguardano la: definizione di nuove nicchie di mercato; definizione di nuove funzioni d’uso: occhiali per impieghi sportivi, in alternativa a quelli specialistici, occhiali per computer, occhiali per guidare; definizione di un nuovo prodotto ad alto contenuto tecnologico; valorizzazione di segmenti di mercato, come per esempio il segmento junior, o segmenti di consumatori autocentranti non sensibili alle logiche del brand. L’evoluzione del distretto Le considerazioni fin qui condotte sull’evoluzione del settore e soprattutto sulla dinamica della domanda, così polarizzata verso il prodotto brandizzato e sull’internazionalizzazione dei mercati, fanno intuire le grandi difficoltà che le imprese del distretto dell’occhiale bellunese devono fronteggiare. Tuttavia, per 40 41 Gruppo Luxottica Annual report 2001-2003. Dati Società Oftalmologia Italiana. ANNAMARIA ESPOSITO 251 comprendere a fondo l’evoluzione dell’industria bellunese, si deve procedere all’analisi del delicato rapporto che si è costituito tra le imprese che vi operano e il territorio che le ospita, ma soprattutto dell’insieme di scelte gestionali operate negli ultimi anni dalle aziende di riferimento che hanno contribuito ad una significativa trasformazione qualitativa dell’intero distretto42. Quattro delle aziende localizzate nel bellunese43, Luxottica, De Rigo, Marcolin e Fedon, quest’ultima specializzata negli astucci e accessori per l’occhiale, hanno assunto grandi dimensioni, le altre restano piccole realtà che sopravvivono con fatica nella situazione competitiva locale e internazionale, soffrendo sia la pressione competitiva dei maggiori player, che hanno adottato una strategia d’integrazione verticale44 e di delocalizzazione45 della produzione e di parte degli accordi di subfornitura, sia la pressione dei paesi asiatici46. L’intera filiera produttiva è quindi messa in discussione dalla concentrazione dell’offerta che causa la riduzione “della connessione interna al distretto e dunque dei vantaggi che sono connessi alla divisione del lavoro”47. D’altro canto “la sostenibilità del distretto industriale nel lungo periodo è garantita da un monomorfismo d’impresa in base al quale i principali caratteri industriali di tipo organizzativo, inter-organizzativo e strategico-comportamentale sono relativamente omogenei”48. Questo monomorfismo nella provincia di Belluno è venuto meno per la crescita dimensionale delle aziende leader che ha portato con sé un processo di gerarchizzazione interna ed esterna del distretto con una sua inevitabile evoluzione strutturale ed organizzativa49. Inoltre, la rete delle relazioni internazionali, prima governata dalle imprese leader, si è interrotta a scapito delle piccole e medie imprese. Non sembra di poter 42 43 44 45 46 47 48 49 Cfr. Ferrrucci L., Varaldo R. (a cura di), Il distretto industriale tra logiche di impresa e logiche di sistema, Franco Angeli, Milano, 1997. Safilo si è trasferita a Padova e sta chiudendo gli stabilimenti di Belluno. Presidio dei canali distributivi attraverso l’acquisizione di reti di vendita nei principali mercati. Luxottica ha delocalizzato in Cina il 15% della produzione; Safilo ha delocalizzato la produzione per il 15% in Slovenia e per il 45% in Cina. La concorrenza asiatica è in grado di produrre a costi significativamente più bassi: la manodopera, circa 200.000 addetti che erano 100.000 appena 5 anni fa, è in grado di lavorare fino a 15 ore al giorno e presenta un costo orario di 0,45 euro, contro i 13 euro/h pagati dalle aziende italiane. Nonostante l’asimmetria tecnologica tra il sud est asiatico e l’occidente, la velocità della manodopera cinese nelle lavorazioni porta alla determinazione di un costo di produzione sensibilmente più basso rispetto a quello delle lavorazioni automatizzate. Cfr. Calcagno M., Faccipieri S., Rullani E., L’analisi della filiera produttiva nel comparto dell’occhialeria di Belluno, Belluno, Camera di Commercio, 2000. Cfr. Varaldo R., Ferrucci L., “La natura e la dinamica dell’impresa distrettuale”, Economia politica e Industriale n. 80, 1993, pp 73-103. Cfr. Becattini G., Rullani E., “Sistema locale e mercato globale”, Economia politica e Industriale n. 80, 1993, pp. 25-48. 252 EVOLUZIONE DEL MERCATO DELL’OCCHIALE ravvisare in queste aziende le caratteristiche delle imprese distrettuali globali50. L’effetto più rilevante di tale processo è la crisi dei terzisti, come conseguenza della riduzione della domanda intradistrettuale e delle condizioni contrattuali imposte dai committenti industriali che comportano l’inevitabile eliminazione degli “anelli deboli della catena produttiva, ma anche una riorganizzazione produttiva che addensa le relazioni all’interno delle singole aziende e riduce la densità relazionale del sistema distrettuale” 51. Tutte le piccole e medie imprese presenti nel distretto sono molto danneggiate dalla contrazione della domanda intradistrettuale a causa della difficoltà a reperire la componentistica e i materiali52. Non sembra più applicabile quindi il modello interpretativo proposto da Beccattini (1979, 1987) fondato sui concetti classici marshalliani, ma sembra rendersi necessario un modello che sposti l’attenzione dai legami con il territorio all’intensità delle relazioni e ai comportamenti delle aziende che nel territorio operano53. Il ruolo collante delle aziende leader, in base al quale nel distretto è stato possibile fino ad anni recenti ravvisare un sistema vitale54, sembra essersi esaurito rapidamente: se da un lato le imprese del distretto sono cresciute, hanno sviluppato conoscenze grazie a sinergie con le aziende maggiori e hanno cercato di aprirsi allo scambio di informazioni55, dall’altro le finalità e gli 50 51 52 53 54 55 Cfr. Grandinetti R., Passon M., “La situazione e le prospettive del distretto della sedia”, Rapporto CCIAA Udine, 2004. Cfr. Calcagno M., Faccipieri S., Rullani E., L’analisi della filiera produttiva nel comparto dell’occhialeria di Belluno, Belluno, Camera di Commercio, 2000. A causa delle delocalizzazioni e della domanda crescente di materie prime (acetato e metallo) nei paesi asiatici, i produttori di materie prime che operano in oligopolio, soddisfano solo in via residuale le richieste provenienti dall’Italia e a prezzi più elevati rispetto a quelli praticati ai paesi del far east. Inoltre si sono proposti come partner tecnologico dei nuovi acquirenti che oggi possiedono tutto il know how necessario per produzioni di alta qualità. Per quanto riguarda la componentistica, la riduzione della domanda ha comportato un rallentamento della produzione che si riflette su tutta la catena. Cfr. Baccarani C., Golinelli G., “Tratti del divenire dei distretti industriali”, Quaderni Istituto Tagliacarne, 1993. Cfr. Golinelli G., L’approccio sistemico al governo d’impresa, Cedam, Padova, 2000. In questo senso è stato anche realizzato e implementato il sistema Opto-Idx per sviluppare una modalità di lavoro a rete e un’efficace integrazione tra saperi produttivi della catena del valore, in particolare della supply-chain, avviato nel 2002. Inoltre, il Patto di sviluppo del distretto dell’occhiale di Belluno, ai sensi della Legge Regionale 4 aprile 2003, n. 8. istitutiva del distretto, favorisce la costituzione di una banca dati informatica e di un archivio fisico, contenente campioni dei materiali innovativi con le relative schede tecniche per consentire l’applicazione di materiali innovativi, importati anche da altri settori applicativi, nel campo dell’occhialeria, limitando il tempo di sperimentazione da parte delle aziende. Interessante risulta anche il progetto “Virtual factory” ideato per diffondere la “ cultura del distretto” nelle aziende maggiori, come consapevolezza che un distretto vivace e produttivo è a tutto loro vantaggio, sia nelle aziende minori come via per riorganizzarsi e per ridefinire le loro proposte al mercato, soprattutto interdistrettuale, in quelle nicchie attualmente scoperte. ANNAMARIA ESPOSITO 253 obiettivi delle imprese leader si sono allontanate dal tessuto economico distrettuale trasformando le connessioni sistemiche in rapporti di dipendenza, accentuando l’autonomia e l’indipendenza delle scelte operate rispetto al territorio. Inoltre, alla luce dell’internaziona-lizzazione intrapresa, “le maggiori aziende potrebbero da sole inaugurare una fase post-distrettuale, in cui il settore conserva la sua vitalità, anche se deperisce la forma distrettuale”56. Un orizzonte simile si dimostrerà insidioso per le centinaia di piccole e medie imprese che attingono dalla vitalità del sistema distrettuale le risorse per sopravvivere, se le aziende non saranno in grado di generare nuove reti, per investire - in conoscenza, logistica, distribuzione, comunicazione, servizi alla clientela - e cogliere la sfida competitiva che l’internazionalizzazione comporta. Le prospettive per il futuro: possibili nuove vie per competere Nonostante il distretto dell’occhiale stia subendo una grande pressione da parte del continente asiatico - Cina e Honk Kong -, che comunque si posiziona dopo l'Italia con una politica industriale orientata su un prodotto di gamma più bassa, nel 2005 l’occhialeria italiana è ancora leader mondiale. Nel complesso, un occhiale da vista su quattro è italiano e sul fronte degli occhiali da sole il primato è ancora più alto: a livello mondiale un paio di occhiali su due viene prodotto in Italia. Le occhialerie del distretto bellunese grandi, medie e piccole registrano un picco di ordini che non si vedeva da tempo, grazie alla ripresa del mercato del mercato del lusso e dell’occhiale da sole in particolare. Le imprese bellunesi dimostrano di saper fare squadra: dopo il “Consorzio per l’occhiale italiano” molte hanno aderito ai progetti di sostegno del Made in Italy promossi da Anfao e Sipao per dare visibilità nel mondo e sostegno alle imprese italiane del settore. In questo scenario il percorso di internazionalizzazione del distretto implica, dal punto di vista strategico, una riorganizzazione non solo della catena del valore, ma anche del territorio, poiché è necessario individuare le competenze distrettuali che dovranno essere valorizzate a livello locale e le specializzazioni che invece potranno essere sviluppate esternamente. Questa responsabilità spetta in massima parte alle imprese leader. Nell’evoluzione delle dinamiche del distretto dell’occhiale, si intravedono anche implicazioni di carattere manageriale, poiché l’ampliamento delle reti e della catena del valore all’estero comporta la necessità di nuove competenze relazionali per gestire il necessario coordinamento intra-extra distrettuale. Si percepiscono segnali di trasformazione, in particolar modo delle imprese leader del distretto, da imprese di produzione di beni e servizi a imprese di diffusione di conoscenza. 56 Cfr. Calcagno M., Faccipieri S., Rullani E., L’analisi della filiera produttiva nel comparto dell’occhialeria di Belluno, Aggiornamento ricerca, Belluno, Camera di Commercio, 2001. 254 EVOLUZIONE DEL MERCATO DELL’OCCHIALE La trasformazione in atto, se da un lato rappresenta una minaccia di crisi o dissolvimento per il distretto, (Grandinetti, Rullani, 1996; Corò, Rullani, 1998) a causa dello spostamento nell’est europeo ed asiatico di alcune attività generatrici di valore e vantaggio competitivo, dall’altro concretizza un’opportunità per riorganizzare le competenze del distretto, selezionando le best practice e le risorse più efficienti, non più su base locale, ma globale. Ciò eviterebbe che la delocalizzazione comporti un impoverimento delle matrici generatrici del sapere locale (Becattini, Rullani, 1993)57. Uno sguardo particolare in questo contesto deve essere rivolto alle piccole e medie imprese del settore che hanno beneficiato, fino ad epoche recenti, del tessuto produttivo locale sia per crescere sia per trovare una propria forza competitiva, ma che oggi non sono in grado, da sole, di governare il processo di cambiamento in atto. Il distretto di Belluno si è dimostrato uno dei più vitali in Italia poiché è riuscito a generare dall’interno aziende leader nel mondo. L’internazionalizzazione può comportare la creazione di valore se anche le piccole e medie imprese saranno in grado di cambiare e partecipare all’allungamento della catena del valore verso l’esterno. La tendenza in atto per le imprese del distretto è di forte crescita per le imprese leader, in grado di produrre occhiali in quantità rilevanti in altri Paesi del mondo, e di difficoltà di sopravvivenza per le PMI: dalle stime di fine 2004 si evince che mentre il giro d’affari delle principali aziende è cresciuto di circa il 10%, quello delle piccole imprese è calato tra il 20% e il 30%58. Le cause sono così ravvisabili: - progressiva contrazione dei margini di profitto e del potere di vendita59; sottocapitalizzazione e difficoltà a reperire i capitali necessari per gli investimenti; sempre minore affidabilità dei clienti/committenti pronti a cogliere le occasioni d’acquisto più favorevoli; competitività dei paesi produttori del sud-asiatico60 che modifica il potere contrattuale delle aziende da price maker a price taker; mancanza di una rete commerciale forte; penalizzazione del cambio euro/dollaro. Le aziende artigiane che non riescono più a sostenere queste condizioni si convertono a terziste, intraprendendo una via con poche prospettive61. È evidente che al distretto servono pionieri motivati a sperimentare nuove vie per innescare un 57 58 59 60 61 Micelli S., Chiarvesio M., Di Maria E., “Processi di internazionalizzazione e strategie delle imprese distrettuali tra delocalizzazione e innovazione”, Atti della Conferenza Istituto Nazionale per il Commercio Estero, 2003. Fonte Confartigianato Belluno. I margini di contribuzione si spostano sempre più dalla produzione alla distribuzione. Nel distretto di Wenzhou (Cina) il prezzo di vendita di una dozzina di occhiali è di 6/7 dollari. Cfr. Pasqualetto C., “Occhiali business da rilanciare”, Il Sole 24 Ore, 24/03/2004. ANNAMARIA ESPOSITO 255 nuovo ciclo vitale62. Non dovranno essere necessariamente le imprese leader, quindi, a guidare la cordata anche se è auspicabile che assumano il ruolo di imprese distrettuali globali63; possono anche essere piccole imprese, specialisti di filiera, che si uniscono per far valere la propria “intelligenza” - idee, skill, know how - per sperimentare nuove reti, per realizzare un prodotto di qualità, innovativo, originale, di nicchia, ad alto contenuto di servizi, creatività design e tecnologia, ben caratterizzato e contraddistinto da un marchio giovane facilmente rammentabile e riconoscibile che identifichi la filosofia del prodotto e ne garantisca la provenienza. Per questo motivo Anfao, ICE, Sipao, Assindustria di Belluno, Confartigianato e altri attori, hanno promosso degli strumenti economico-finanziari favore delle imprese del distretto, volti a favorire una rete che sostenga la ricerca di nuovi materiali, lo sviluppo della qualità dei prodotti, l’attenzione al design, la valorizzazione del made in italy, per rinnovare e dare un nuovo volto al distretto: dopo il consorzio “L’occhiale italiano”64 molte imprese hanno aderito ai progetti di sostegno del Made in Italy promossi da Anfao e Sipao per dare visibilità nel mondo e sostegno alle imprese italiane del settore. Su questo fronte alcuni risultati stanno già maturando: le occhialerie del distretto bellunese grandi, medie e piccole registrano un picco di ordini che non si vedeva da tempo, grazie alla ripresa del mercato del mercato del lusso e dell’occhiale da sole in particolare. Per far fronte, poi, alla debolezza finanziaria delle PMI del distretto è intervenuto un accordo tra l’Assindustria di Belluno, NeaFidi e Banca Ifis per favorire l’accesso al factoring da parte delle piccole e medie imprese. Le subfornitrici avranno la possibilità di vedersi anticipare i crediti beneficiando della valutazione positiva delle aziende committenti, a prescindere dal rating dell'azienda richiedente. Il credito iniziale a favore delle imprese leader è di 25 milioni di euro. Qualunque sia la nicchia di eccellenza in cui le piccole e medie imprese vorranno focalizzarsi, il problema più consistente da risolvere è quello del contatto diretto con il cliente finale e quindi della presenza nel retail, che garantirebbe maggiori margini e quindi risorse. I prezzi risulterebbero competitivi grazie alla formula “dal produttore al consumatore” che riduce i passaggi intermedi e consente una ripartizione dei margini tra produttore e cliente finale. Il rischio di questo progetto potrebbe essere la banalizzazione del prodotto. La sfida, quindi, si gioca sulla valorizzazione e comunicazione dei significati emozionali dell’occhiale, sulla capacità di innovazione e sui servizi che lo supporteranno: affidabilità, pezzi di ricambio, tempi di approvvigionamento. 62 63 64 Qui potrebbe aprirsi il tema del passaggio generazionale in un settore in cui l’industria di prima generazione deve affrontare il passaggio di testimone con gli inevitabili cambiamenti culturali e di mentalità. Cfr. Grandinetti R. Passon M., “La situazione e le prospettive del distretto della sedia”, Rapporto CCIAA, Udine, 2004. Ad oggi il Consorzio promosso da Confartigianato e Confesercenti, per la produzione e commercializzazione di occhiali italiani, conta 20 aziende venete associate; il potenziale di vendita è stimato per il primo triennio in 10.000 pezzi/anno. 256 EVOLUZIONE DEL MERCATO DELL’OCCHIALE Le aziende non possono sottrarsi alla competizione internazionale: la delocalizzazione oggi è inevitabile, ma la strada della globalizzazione non necessariamente passa dall’internazionalizzazione della produzione. Laddove non si possa realizzare, si dovrebbe cercare in altro modo di anticipare i bisogni del consumatore “globale”. È giunto probabilmente il momento di “propagare” le proprie competenze: la capacità di capire l’evoluzione del gusto di mercato, di saper proporre al cliente il prodotto attraverso punti vendita importanti nelle città dove la domanda del Made in Italy e il potere d’acquisto dei clienti sono già rilevanti, la capacità di progettare strategie di marketing efficaci. In questo contesto l’importanza dell’innovazione resta strategica per avere un prodotto sempre nuovo, spiazzando chi è in grado di copiare. La via dei pionieri sembra essere tracciata: i nuovi vantaggi competitivi passano attraverso reti d’imprese che sanno generare ed esportare la creatività, le conoscenze, gli investimenti. Gli elementi sopra evidenziati sottolineano che il distretto dell’occhiale è ancora vitale. La sfida competitiva sta percorrendo la strada dell’internazionalizzazione non solo attraverso esportazioni ed investimenti diretti all’estero, ma principalmente grazie all’internazionalizzazione della conoscenza, dei servizi specie quelli della promozione del Made in Italy all'estero. La sfida dell'innovazione e le diverse forme della delocalizzazione - in particolare l’espansione verso i Paesi dell’Est Europeo sono di fondamentale importanza per le strategie competitive del distretti e delle imprese che vi appartengono, ma la ricerca delle nuove vie per sostenere la dinamica evolutiva del distretto dell’occhiale è ancora in corso. Grazie alle relazioni con l’economia globale, al sostegno delle istituzioni e al capitale umano, l’industria bellunese sarà in grado di gestire e governare questo importante momento di passaggio. Bibliografia ANFAO - Associazione Nazionale Fabbricanti Aricoli Ottici - Dati settore occhialeria import-export 2004 e 2005. ANFAO, Dati del fatturato nazionale e provinciale, occupati e numero di aziende, 2001-2003 e 2004. ANASTASIA B., CORÒ G., I distretti industriali nel Veneto, Nuova Dimensione, Portogruaro, 1993. BACCARANI C., GOLINELLI G., “Tratti del divenire dei distretti industriali”, Quaderni Tagliacarne, 1993. BAGELLA M., BECCHETTI L. 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