Donne "puritane"? Ecco perché Giuliano Ferrara

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Donne "puritane"? Ecco perché Giuliano Ferrara
Donne "puritane"?
Ecco perché Giuliano Ferrara sbaglia tutto...
di Sabina Provenzani
Corriere della Sera,16.02.2011
Ormai da anni seguo per lavoro il
dibattito politico in corso in Italia – li seguo
quasi tutti, in effetti, anche perché mi
capita spesso di doverli spiegare ai
colleghi stranieri e, se tralascio anche un
solo passaggio, la sana naivety delle loro
domande mi suscita il fastidioso sospetto
di stare dedicando i miei anni migliori ad
un’impresa del tutto insensata.
Però
questo
dibattito
sulla
manifestazione delle donne non riesco a
capirlo. Abbiamo appurato che le donne
sono libere e uguali, se non altro nei discorsi della buona società. Nella vita reale non
tanto: per esempio, sono molto discriminate sul lavoro e, da sole o in coppia, non trovano
uno straccio d’asilo nido accessibile a stipendi da crisi economica globale. Molte di loro
hanno rinunciato a lavorare, perché c’è un limite anche alla fatica quando è senza
prospettive o margini anche minimi di crescita e guadagno. Altre insistono, studiano,
ricercano, si ostinano a sbattere la testa contro un muro di cristallo infrangibile.
Poi ci sono le ragazze dell’Olgettina, le igieniste dentali, le meteorine, le veline,
insomma le belle ragazze che, forti di grandi meriti estetici, prendono l’ascensore sociale e
volano verso attici fra le nuvole, ville principesche e contratti televisivi in cambio di ben
pagate prestazioni sessuali. E infine c’è Ruby, eroina precoce, simbolo contemporaneo del
riscatto di classe: l’unica che ha sfruttato tutto e tutti uscendone immacolata come santa
Maria Goretti. Respect. Ma poiché d’autentici talenti per la vita come quello di Ruby c’è n’è
pochissimi, in questo ragionamento la terrei da parte, in quanto irrilevante a fini statistici.
E torno al dibattito. I difensori del Presidente del Consiglio gridano al
neopuritanesimo. Dicono che io, che alla manifestazione delle donne sono andata senza
giustificarmi, sono una puritana bacchettona antifemminista che si scaglia
moralisticamente contro le ragazze dell’Olgettina, che sono libere di prostituirsi perché il
corpo è loro e se lo gestiscono come vogliono. Dicono che ci vado solo per colpire
l’altrettanto incolpevole Utilizzatore Finale.
Il loro capo e sommo ispiratore non è però Silvio Berlusconi, che da pragmatico
brianzolo con il corpo delle donne agisce invece di teorizzare, ma Giuliano Ferrara.
Giuliano Cuor di Leone è stato, negli anni, più volte accusato d’incoerenza, perché
promotore infaticabile di battaglie su tutto e il contrario di tutto, e sempre d’assoluta
retroguardia. L’accusa non è solo ingenerosa: è soprattutto falsa. Giuliano Cuor di Leone
non si è mai mosso dalla sua posizione naturale: proprio a fianco del Potere. Vicino vicino,
in veste di portabandiera/consigliere per i momenti difficili. Sempre lì, fedele e immobile
come un corazziere, anche se più situazionista.
È il Potere che si è avvicendato. Prima il Pci, poi il Psi di Craxi, poi la Creatura di
Berlusconi. In una fase noiosa del Potere Berlusconiano, Giuliano Cuor di Leone si è
autocandidato consigliere alla destra di Dio - nella persona del Suo Emissario sulla Terra
Papa Ratzinger – e da lì ha condotto un’enigmatica battaglia per la difesa della Vita e
contro l’Aborto che ha prodotto una lista ignorata alle elezioni perfino dai
Neocatecumenali. Il suo ritorno nelle vicinanze di Berlusconi potrebbe essere la conferma
indiretta, che tutti cerchiamo, dei limiti oggettivi del Potere Divino. In ogni caso, la
sequenza delle militanze di Giuliano Cuor di Leone mi confonde un po’. Cioè: non ho
diritto di parola né di manifestazione se prima non riconosco alla Sacra Prostituta il diritto
di disporre liberamente del proprio corpo, però non posso disporre liberamente del mio se
rimango incinta contro la mia volontà. Ma alla Sacra Prostituta è lecito prendere
precauzioni? E se rimane incinta durante una Sacra Prestazione Sessuale, magari proprio
con Silvio Berlusconi, può abortire? E se non può, l’ascensore sociale si blocca come per
le altre donne italiane o lei merita un asilo nido dedicato?
Quello che ho capito è che la libertà di prostituirsi viene evocata da Ferrara e i suoi
smutandati come sinonimo di libertà sessuale.
Ma cosa c’entra?
Libertà sessuale è quando, se ne ho voglia, mi faccio tutta Villa Arzilla, il
maggiordomo, la squadra dei giardinieri, i custodi, le donne delle pulizie, gli autisti, la
vicina squadra di basket e chiunque passi di lì solo per il mio e il loro piacere. Oppure
faccio l’amante fedelissima e mai paga di quel gran figo che ho sposato. Se il piacere è
solo mio si chiama violenza. Se non è il piacere la causa determinante e c’è scambio di
denaro o favori si chiama prostituzione. Ci sono di sicuro molte donne che la scelgono – di
solito si chiamano escort e guadagnano uno stipendio medio mensile al giorno - e altre
che la subiscono - di solito si chiamano mignotte e battono sulle consolari a 50 euro a
botta.
Ora, non è detto che a queste ultime non piaccia – Dorotha, per esempio, che
batteva alla fermata dell’autobus sulla Salaria, all’altezza di Sky, dava l’idea di godersela
un mondo quando, già seminuda per dovere professionale, improvvisava allegri
spogliarelli in stile burlesque. Altre sue colleghe, chissà se maggiorenni, sembravano
annoiarsi, ma forse la fissità dei loro visi dipendeva dalle lunghe ore al gelo. Ho anche
sentito diffusamente parlare di tratta delle bianche, e il fatto che ogni volta che mi fermavo
a chiacchierare con una delle ragazze per più di cinque minuti comparisse un pappa
maschio mi dava l’idea che non fossero padrone né del loro corpo né dei loro guadagni.
Credo però che la sintesi più onesta di tutto il ragionamento - considerati i pro e i
contro, il femminismo e la crisi del maschio, il moralismo cattolico (non la cattolica morale),
il moralismo governativo (non l’etica pubblica), la carenza d’alternative al call center e la
grande piaga del sommerso, sia questa: la prostituzione è una grande conquista di libertà
per le donne - rispetto allo stupro. Come altri lavori, a volte fa schifo e a volt e no. Se è
così, caro Giuliano Cuor di Leone, uniamoci in una grande, definitiva battaglia:
legalizziamola. Tanto Dio ci perdona.
I difensori del Presidente del Consiglio continuano a gridare al neopuritanesimo. Lo
so, lo so: tutto sarebbe più semplice se mi prostituissi anch’io. Il fatto è che non posso, per
due ragioni insormontabili. La prima, che proprio taglia la testa al toro, è che non ho
nessuna attitudine alla prostituzione, intesa come concetto ampio, trasversale e trans
gender. Nel senso che è un’attitudine equamente e ampiamente distribuita fra maschi e
femmine: è facile rinvenirne gli effetti in redazioni, ospedali, partiti politici, sindacati, villaggi
vacanze, fabbriche e uffici pubblici e privati. Può essere declinata in morale, professiona le,
intellettuale e, infine, fisica. Non ho dati statistici nazionali, ma posso dire che a me la
prostituzione intellettuale e professionale degli altri ha fatto più danni di quella fisica. Il
servilismo, il conformismo, il clientelismo, il bisogno, l’ammi ccamento, la tendenza a
compiacere il capo, la rinuncia alla propria indipendenza, la facilità con cui ho visto dire dei
sì in cambio di una promessa di denaro o di potere hanno reso un po’ più arduo il mio
cammino professionale. Certo, se fossi un portento della penna, un fenomeno della
telecamera o un segugio della notizia forse avrei avuto meno difficoltà, ma non lo sono.
Non sono nemmeno granché gnocca. Avrei tutti i requisiti al posto giusto: bel culo, belle
tette, bei capelli, begli occhi – ma ci deve essere qualcosa che non va nell’insieme.
Ora devo confessare una cosa evidente a chiunque mi abbia visto: non ci ho mai
messo impegno. È vero che non ho le doti di base, ma applicandomi potrei migliorare
molto. La verità è che non ci tengo. Mantenersi bella è un lavoraccio: richiede
competenza, impegno, cura costante, rispetto di sé, ore di palestra, ore di trucco, ore di
parrucchiere, estenuanti sedute dall’estetista, aggiornamento, investimenti a breve e lungo
termine, camminate scomode, rischi ortopedici, rischi sessuali, disponibilità ad approcci
non graditi, diete costanti, fotogenia. Io sono pigra. E infatti non ho mai ricevuto grandi
avances sessuali – a parte quelle molestie pesanti da uno sconosciuto al mare quando
avevo 9 anni, quel centinaio di palpeggiamenti sull’autobus sulla via del liceo, quell’assalto
notturno al capolinea dell’autobus al ritorno dal lavoro e un paio d’inviti a cena dal
vicedirettore, abbandonato a Roma dalla moglie in vacanza, durante il mio secondo stage
estivo – roba che fa parte del normale bagaglio evolutivo di parecchie femmine sulla terra.
In breve, se fosse la Bellezza il criterio meritocratico su cui basare la mobilità
professionale, io meriterei il disprezzo e la reprimenda della società tutta. Mea culpa. E
sarebbe giusto.
Perché invece, bene o male, lavoro quasi solo in ragione della mia intelligenza?
Non sono mica stati gli studi. Ero intelligente anche da neonata. È un dono di
Natura, e ho coltivato pigramente anche quello.
Ora, io mi domando: ma chi l’ha stabilito che se io uso l’intelligenza per farmi strada
sono una ragazza rispettabile e se la Minetti usa la bellezza è una zoccola? Chi è stato?
Il tema è serio. Giuliano Cuor di Leone lo liquida con l’accusa di neopuritanesimo e
poi dice: Presidente, Lei però ora dimostri a questi bigotti quanto sono bigotti. Scacci le
mosche con un gesto regale e si metta finalmente a governare. La faccia,’ sta rivoluzione
liberale che promette da 17 anni. Passi alla storia come il grande statista che, lo so, lo
vedo, è dentro di Lei, e quando avrà liberato il Paese dalle caste, dai giudici, dai comunisti,
dal Partito di Repubblica, dai moralisti in cachemire, dalle Eco -balle, da ciò che resta del
Pd, da Concita De Gregorio, dai giacobini manettari come Santoro e Travaglio, d a quei
milioni di coglioni che li seguono tutti i giovedì, dagli abortisti, dai lacci e lacciuoli che
qualcuno sediziosamente si ostina a chiamare leggi – e così ferrareggiando - potrà
mostrare al mondo che noi, pur anzianotti, siamo più vivi di quegli sfigati degli studenti che
contestano le istituzioni come facevamo noi, ma senza il papà nel comitato centrale.
Ma Ferrara sbaglia. Il Presidente la Grande Rivoluzione l’ha avviata, ed è pure a
buon punto. Non quella liberale – Berlusconi ha sempre saputo che una vera rivoluzione
liberale è incompatibile con un Paese come il nostro. La Grande Intuizione, la
Straordinaria Innovazione Berlusconiana è l’instaurazione dell’Estetocrazia. Il Dominio
della Bellezza. Perché Berlusconi è un genio. In 17 anni di lavoro, per il Paese che ama
non ha concluso niente altro: ma cosa c’è di più rivoluzionario, visionario, potente,
contemporaneo dell’Immagine al Potere?
Non vedete anche voi con quanta lucidità, con quanta determinazione, con quanta
superiorità strategica Egli ha imposto al Paese la Sua idea di Bellezza?
Liberare la Patria dalle giacche stropicciate con la forfora sul colletto, dalle panze
strabordanti di certi deputati campani, dal riporto di certi senatori calabresi, dalle voci
severe di certe intellettuali di sinistra, dalle felpe dei sindacalisti della Fiom, dalle facce
stanche degli operai all’ultimo turno, dai rasta, dai punkabbestia….
E il Paese ha capito. Lo ha seguito. Quasi tutto. Non tutto, ahimè. Ma non è colpa
sua. Stavolta non è colpa sua. È che non ha gli uomini. Ha le donne. Le ha volute
fortissimamente con sé in Parlamento e al governo. Mara Carfagna, la ministra più bella
del mondo, che era brava e secchiona già prima di incontrarlo ed ha continuato ad essere
seria e impegnata, adeguando solo il look al ruolo. La Prestigiacomo, bellezza
rassicurante. La Gelmini, sogno erotico di molti italiani. La Meloni, un tipo, giovane e tosta.
Il problema non sono le donne. Sono i maschi. Ditemi voi se è credibile una Estetocrazia
con Tremonti nella foto di gruppo. O Bossi. O La Russa. O Brunetta. Guidata da
Berlusconi poi, ora che abbiamo saputo che è un vecchio dal culo flaccido. La vera
tragedia di Berlusconi - e del Paese tutto - non è che il Potere lo abbia logorato fino a farlo
impazzire. È che il Potere in Italia è sempre maschio, ed è proprio brutto".