Pasqua 2009 - Decanato di Besozzo
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Pasqua 2009 - Decanato di Besozzo
Parrocchia S.Giovanni EvanGEliSta GaviratE in cammino... Pasqua 2009 Veramente quest’uomo era giusto! Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: «Veramente quest'uomo era giusto». Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti. (Vangelo di Luca) Cimabue,Crocifissione-Assisi Quel giorno quella gente si trovò al centro del mistero. Da quella Croce una forza misteriosa interrogava la loro vita... E smisero di essere spettatori indifferenti e incominciarono a sentirsi protagonisti responsabili di ciò che stava loro davanti e li interpellava personalmente La Comunità e la Cura dei Malati... pag. 7 La Corale ha 105 anni e ha bisogno di te...pag.11 Pastorale Giovanile e oratorio tra presente e futuro... pag. 9 Vacanze estive per Giovani adulti e famiglie... pag.15 Anno Paolino: Una riflessione,,, Pag.12 In cammino editoriale Veramente quest’uomo era figlio di Dio!” Eppure misteriosamente qualcosa accade e tutto comincia a cambiare: la nube tenebrosa che avvolge la croce e il mondo, e che fa pensare alle antiche terribili manifestazioni di Dio, il velo del tempio che si squarcia nel mezzo, il terremoto che scuote la vita dalle sue fondamenta, e quelle strane parole rivolte agli uomini per donare loro il perdono e la comunione, e a Dio per riconsegnare nelle sue mani il suo spirito... Il rischio che anche la Padiventi squa routine è più che reale. Si è già verificato tante volte nella nostra vita. Come il centurione, anche noi la possiamo vedere semplicemente come qualcosa da fare, una delle tante cose, che fanno parte del nostro dovere. Oppure, come al folla, la possiamo vedere come uno dei tanti fatti curiosi, che attirano l’attenzione per la loro violenza e perché parlano alla violenza che c’è in noi. Oppure viverla, nostro malgrado, come esperienza che richiama soltanto i nostri fallimenti, le delusioni dei nostri sogni e le ferite della nostra speranza e ci inchioda ad una vita, che è opaca, pesante e senza molte speranze. Ma quel giorno qualcosa di diverso e di nuovo avviene in quel luogo di maledizione, in cui tanti crocifissioni erano già state eseguite, per quelle persone ormai abituate a vedere maledetti pendere dalla croce. Esteriormente tutto era uguale alle altre volte: la stessa violenza gratuita, gli stessi insulti lanciati, le voci crudeli degli assassini e il grido di disperazione dei condannati, la stessa curiosità un po’ morbosa della folla, che si sposa, chissà come, anche con la sua molta indifferenza. Eppure misteriosamente qualcosa 2 accade e tutto comincia a cambiare: la nube tenebrosa che avvolge la croce e il mondo, e che fa pensare alle antiche terribili manifestazioni di Dio, il velo del tempio che si squarcia nel mezzo, il terremoto che scuote la vita dalle sue fondamenta, e quelle strane parole rivolte agli uomini per donare loro il perdono e la comunione, e a Dio per riconsegnare nelle sue mani il suo spirito... Questi segni interpellano quella gente e trasformano quella morte da maledizione in epifania: manifestazione della presenza di Dio e della sua gloria. Da qui in avanti è una storia completamente nuova, la cui misura non è più nelle mani dell’uomo e i cui criteri non sono iscritti nella mente dell’uomo e nelle possibilità della sua ragione o della sua volontà. E le risposte che essa suscita da queste persone, che stanno sotto la croce, non sono più il risultato di una buona volontà, ma l’espressione della grazia affascinante e terribile del mistero, che prende questi uomini e la loro vita, indipendentemente dal loro passato, dalla loro formazione, dalla concretezza degli avvenimenti da loro vissuti nella vita personale. Manifestazione di Dio e di un uomo nuovo! Le varie figure che stanno in cammino Editoriale sotto la croce ci ripropongono i tratti di questa novità dell’uomo, che nasce dalla croce, là dove secondo la tradizione c’è il cranio del primo uomo (il segno inequivocabile della morte dell’uomo, del suo pensare del suo ragionare) . Innanzitutto l’uomo nuovo fonda la sua vita, il suo vedere, il suo giudicare, il suo volere non su ciò che esteriormente appare, ma sulla fede suscitata dai segni. “Veramente questo uomo era figlio di Dio”. Si vede un condannato come tanti, forse solo un po’ più mite, più capace di padroneggiare le reazioni, ma dietro c’è ben altro. In lui è possibile vedere quel Dio che manifesta la sua potenza morendo per amore. È possibile vedere la sconfessione di tutte le immagini di Dio e della vita, che l’uomo si era fatto fino a quel momento. Dio era sempre stato pensato come potente e l’uomo chiedeva a Dio soltanto la potenza, la forza di vincere i suoi mali. Ora si capisce che la potenza di Dio è l’amore, che ama fino all’impotenza di una completa donazione di sè. E si comprende anche che la piena riuscita dell’uomo non sta nella forza che tutto domina, ma nell’amore che rende capaci di donare e, ancor di più, rende capaci di trasformare la morte in dono libero, gratuito, totale e definitivo di se... E’ una rivelazione così sorprendente e così bella che mette in ginocchio, che spinge la folla a battersi il petto. Ed è la seconda grande caratteristica dell’uomo nuovo, che qui nasce. Egli vede, attraverso la fede, ciò che prima non poteva vedere, ma coglie anche che ciò che vede nella fede lo riguarda, lo coinvolge, le mette in ginocchio a battersi il petto, perché da questa ferita, come dalla ferita di Adamo, come dalla ferita di Cristo, possa nascere l’uomo nuovo, possa nascere anche per lui qualcosa una vita vera e piena. Possa essere liberato da lui quell’uomo nuovo che altrimenti non potrebbe mai vedere la luce. L’uomo nuovo, come la folla del Vangelo, interrompe la fuga iniziata da Adamo, al principio della storia e incomincia a ritornare al cuore di quel mistero, in cui c’è anche per lui vita vera e piena. E’ ciò, che nelle pagine memorabili de “I fratelli Karamazov” intuisce Mitja, l’uomo “bestiale”, istintivo, condannato ingiustamente ai lavori forzati per l’uccisione del padre. Gli si offre una possibilità di fuga ma egli la rifiuta. Ha ormai capito che non si deve più fuggire, che fuggendo si va solo verso quella morte, che è la negazione di ogni dignità e grandezza. E rimane, perché sa che solo attraverso la sofferenza affrontata comincia a nascere quell’uomo nuovo, che era in lui e non riusciva a nascere provocandogli tante sofferenze, gettandolo in quegli eccessi, che gli avevano fatto perdere completamente la dignità. “Fratello, - dice - in questi ultimi due mesi, ho sentito dentro di me un nuovo nuovo... era chiuso qui dentro di me, ma non sarebbe mai uscito alla luce se non ci fosse stato questo fulmine improvviso.... E che mi importa se dovrò scavare il minerale nelle miniere per vent’anni, questo non mi fa più paura, ma un’altra cosa mi spaventa adesso: che questo uomo nuovo mi abbandoni.... Io non ho paura della sofferenza, anche se fosse infinita. Ora non la temo più, prima si la temevo. Io adesso sento in me tanta forza che trionferò su tutto. ... Rifiuterei di soffrire? Ho avuto un avvertimento e lo respingo? mi si presenta una vita di purificazione e svolto a sinistra e la evito”. E finisce il col- loquio con il fratello Alesa dicendo: “abbracciami svelto, baciami, e fammi il segno della croce, Alesa caro, fammelo con la croce che mi aspetta domani”. E così siamo al terzo carattere di novità dell’uomo che nasce sotto la croce. È un uomo che rimane fedele sotto la croce da cui è nato. E ciò che ci vuol dire il segno delle donne, che avevano accompagnato Gesù dalla Galilea. Esse sono l’immagine dell’uomo e del popolo nuovo, che nasce dalla croce e rimane fedele alla croce. E così è “più forte di tutto”. Sconfigge le illusioni del potere, del successo, delle forme, dell’idolatria... Sa che la verità è altro e rimane fedele alla verità, che gli è stata rivelata. Possiamo qui trovare Le indicazioni di un cammino necessario da compiere anche per noi. E allora importante fermarsi e guardare attraverso gli occhi del centurione e degli altri testimoni risvegliati alla fede. È importante entrare in questo strano popolo di gente, che afferma la sua grandezza battendosi petto e ritornando. E’ importante anche identificarsi in queste donne che rimangono là anche quando tutto si è concluso per gli altri. Esse sanno che c’è ancora qualcosa da attendere, una parola da pronunciare. E quella croce incomincia a parlare, a spiegare tante cose, a riportare al cuore tante parole udite e tanti gesti veduti. Quella croce mette dentro la certezza della risurrezione, perché qualcosa concretamente incomincia già a nascere dentro di loro: una vita nuova davvero bella... La nostra Pasqua sia propio così! Un giorno che inizia come tanti altri, ma poi misteriosamente e sorprendentemente si spalanca e diventa manifestazione inequivbocabile di Dio, della sua vera potenza e della sua novità ... e manifestazione dell’uomo, della sua vera potenza, della sua novità. Buona Pasqua! don Piero 3 in cammino Vivere la Pasqua Il velo del tempio si squarciò nel mezzo gli viene fatto e si pone per noi esempio, sa che l’unico modo per opporsi ad esso è cancellarlo alla radice del proprio cuore. Gesù si lascia morire. Non giudica. Sa che non sappiamo amare, non se ne scandalizza, ci ama lo stesso e chiede al Padre di perdonarci, perché non sappiamo quello che facciamo. Comprendere che la Sua struttura, il Suo Essere sono così profondamente in noi da rendere nullo il concetto stesso di solitudine. Poggiamo in Lui strutturalmente. Una frase degli Atti degli Apostoli dice che “in Lui […] viviamo, ci muoviamo ed esistiamo”(Atti 17,28). Per questo lo riconosciamo veramente Figlio di Dio. Sentiamo la Sua immensa superiorità davanti al no-stro non saper accettare uno sgarbo. La Sua umiltà ci commuove, ci fa intuire ciò che significa amare. Il Suo amore ci scava ogni volta, ci consuma, perché sappiamo che Lui è Dio e noi siamo poca cosa, eppure Lui ci ha scelti, ci conserva inscritti sul palmo della Sua mano. Roberta Lentà Il dio inventato dall’uomo sarebbe senz’altro sceso dalla croce, avrebbe lanciato fulmini come Giove, avrebbe fatto vedere “di che cosa è capace”. Gesù no. Gesù accetta il male che COME RACCONTARE Ugolino di Nerio, Crocifissione con S.Francesco il Suo Essere è così in noi da rendere nullo il concetto stesso di solitudine Lo squarciarsi di questo velo permette l’esistenza. Dio non è l’essenza lontana e fredda, ma, attraverso Gesù Cristo, ama davvero l’uomo, si lega intrinsecamente, visceralmente ad ogni suo passo, fa esistere ogni suo passo. Credo che non potremo mai comprendere tutto questo. 4 Maestro senese del Trecento, Ugolino di Nerio, discepolo di Duccio di Buoninsegna, secondo la testimonianza del Vasari avrebbe affrescato “moltissime tavole et infinite cappelle per tutta l’Italia”. Vale la pena di prestare attenzione ad una tavola conservata nella Pinacoteca di Siena, dal titolo Crocifissione con san Francesco (cm. 67,5 x 44,4), che forse originariamente formava un dittico con una Madonna col Bambino. Per quanto restituito all’iconografia originale, il dipinto a detta degli esperti - non versa in buone condizioni. Il restauro avvenuto nella prima metà del secolo scorso ha consentito di eliminare alcune gravi deturpazioni cinquecentesche, che in modo grossolano non soltanto avevano ridipinto la sagoma della croce, normalizzandola mediante la ricostruzione della tradizionale traversa perpendicolare (col conseguente rifacimento delle braccia del Cristo), fino al punto di trasformato la figura di san Francesco in una bionda Maria Maddalena. Tra le parti meglio leggibili e che maggiormente rendono giustizia alla qualità del dipinto, sono da mettere in luce il volto dell’evangelista Giovanni e il corpo del Crocifisso. Il Cristo, morto, pende da un patibolo dall’inusuale forma a tridente, immaginato come un albero dai tanti rami di recente potati. Tale trasfigurazione della croce allude forse in cammino Vivere la Pasqua la crisalide (Roberta Lentà) La crisalide si fa volo, ripete il Tuo ritmo, l’amore, eppure sazia non ne colgo il miracolo. Così lo sbocciare assoluto della forsizia, la rinascita dopo un cieco dolore. Sei Tu a disegnare gli inizi, della Tua sostanza ne permei quello strutturale “sì”. Così, a polsi legati d’inverno, Ti chiedo uguale attesa, movimento. Se a palpebre chiuse dimenticherò d’esistere, m’irraggerai Tu, antico e nuovo, a meraviglia Masaccio, Crocifissione lA sTORIA DI gEsù alla meditazione sul Lignum vitae di san Bonaventura da Ba-gnoregio. L’iscrizione recita: IHS NAÇARENU(S)/ REX/ IUDEORU(M). La presenza di san Francesco ai piedi della croce è uno stratagemma teologico che serve a ricordarci come per partecipare alla passione di Cristo occorre prendere parte alla sua storia. Non a caso nel dipinto le stimmate sul dorso della mano destra di san Francesco corrispondono al sangue del chiodo conficcato nei piedi del Crocifisso. Torna perciò alla mente un celebre apologo di Martin Buber, in cui sono fissate le regole di una narrazione incisiva e penetrante: per poter raccontare efficacemente una storia, occorre mostrarne il suo carattere salvifico per chi ascolta (e prima ancora per chi racconta). Così insegnava suggesti-vamente il pensatore ebreo: A un rabbino, il cui nonno era stato un discepolo del Baal Shem [fondatore del chassidismo], fu chiesto di rac-contare una storia. “Una storia”, egli disse, “va raccontata in modo che sia essa stessa un aiuto”. E raccontò: “Mio nonno era storpio. Una volta gli chiesero di raccontare una storia del suo maestro. Allora raccontò come il santo Baal Shem solesse saltellare e danzare mentre pregava. Mio nonno si alzò e raccontò, e il suo racconto lo trasportò tanto che ebbe bisogno di mostrare saltellando e danzando come facesse il maestro. Da quel momento guarì”. Così vanno raccontate le storie. Insomma, nell’atto in cui si accinge a fare memoria della vicenda di Gesù, il pittore/testimone sa che per annunciare la fede non ci si può limitare ad un’esposizione scontata della verità cristiana, che si ponga su un piano astratto e intellettuale. Il messaggio della croce, per poter essere annunciato ad altri, deve ancor prima interpellare l’esistenza del discepolo (san Francesco – Ugolino di Nerio – noi che guardiamo il dipinto). Non si dà autentico annuncio della verità sal-vifica del Crocifisso senza un coinvolgimento per-sonale e globale da parte del testimone. A sua volta, non si dà ascolto autentico del messaggio pasquale se noi che ascoltiamo il racconto (o guardiamo il dipinto) non facciamo lo sforzo di “entrare dentro” a quel mistero che interpella, non solo l’intelligenza, ma l’esistenza tutta. Soltanto allora il sacrificio della croce lascerà dei segni indelebili (stimmate) nell’intimo di noi stessi, nei nostri affetti, nei nostri desideri, nelle nostre relazioni. Marco Vergottini 5 In cammino Lui non è ritornato alla fede mediante una spinta sentimentale ma mediante lo studio Pasqua sui giornali La maggior parte della cronaca dei giornali quando si riferisce alla Pasqua tratta la Passione e la Morte di Gesù, ma quasi sempre dimentica la Resurrezione, che ne da il significato. Tutti ben ricordano il nome di qualche sapiente che ha definito il crocifisso come un macrabo simbolo di una religione morta perché non ha più niente da dire. Ma per fortuna una lettura più attenta, soprattutto della stampa cattolica, fa scoprire invece alcune importanti storie che ne dimostrano più che mai la validità. Per questo motivo ho deciso di pubblicare una piccola rivista settimanale informatica: Appunti di viaggio, che cerca di diffondere questi semi di speranza. Un esempio è la storia che qui propongo, sintesi di un articolo di Avvenire scritto da Lorenzo Fazzini su un’intervista ad Jean-Claude Guillebaud cronista di Le Monde, che ha raccontato le grandi tragedie della nostra epoca. Lui battezzato in una famiglia cattolica. Verso i 18 anni si allontana dalla Chiesa, senza alcuna rottura e pian piano si laicizza. Faceva il suo mestiere di corrispondente di guerra con passione, e si disinteressava del resto. Poi, sensibilizzato dalle tragedie a cui assiste, comincia a scrivere una serie di libri che ha chiamato “Inchiesta sullo smarrimento contemporaneo”. Questo lungo lavoro lo riconduce al testo evangelico. Si domandava quali fossero i valori fondanti da difendere. Così viene ricondotto all'evidenza: il messaggio evangelico resta alla fonte della modernità europea, per quanto quest'ultima si proclami atea. Nel rintracciare l’origine dei principali valori moderni: libertà, uguaglianza, fede nel progresso, universalismo, ecc. si rende conto che, insieme all'eredità greca, la Bibbia è alla sorgente di tutto ciò. Questo lavoro lo cambia in profondità e gli fa riscoprire le cose dimenticate e scoprire altre che ignorava. Si Vivere la Pasqua convince che non saremmo sensibili al concetto di uguaglianza tra gli uomini senza la Lettera ai Galati di Paolo. storia del cristianesimo non fa che cominciare”. Nel 1988 in Russia non restavano che sette monasteri in rovina. Oggi ve ne sono diverse centinaia. E le chiese sono piene. Noi quando pensia¬mo con malinconia alle chiese e ai seminari deserti, dimentichiamo l'azione quotidiana dei cristiani, il loro impegno nella solidarietà e la loro cocciuta difesa del concetto di incarnazione e di interiorità contro la tendenza moderna alla spettacolarizzazione. Si pensi alla bella idea di redenzione che si oppone alle derive della criminologia, che designano il delinquente come un mostro irrecuperabile. Per un cristiano nessun essere umano può venir ridotto alla somma dei suoi atti, c'è sempre un resto che può aprire la strada alla salvezza. L’Europa continua ad essere culturalmente cristiana. Ma inesorabilmente si apre ad altre culture e religioni, in particolare all'Islam. Essa può diventare un laboratorio interessante dove il rapporto tra elemento religioso, fede, laicità e ragione verrà riformulato. Il grande antropologo americano Clifford Geertz diceva: la religione è un “soggetto del futuro”. E anche lui ne è convinto. Luciano Folpini E quando ridiventa cristiano, certi giornalisti lo irridono, mentre altri gli chiedono come abbia trovato il coraggio di dirlo pubblicamente. Lui risponde che il vero coraggio è dei cristiani dell’Iraq e del Medio Oriente. Egli sorprende per il posto che assegna alla ragione e alla riflessione. Lui non è ritornato alla fede mediante una spinta sentimentale ma mediante lo studio. Egli sostiene che vi è un vero sapere, un'intelligenza particolare nel messaggio evangelico, che si rivolge a tutti, credenti e non. Scopre che la maggior parte dei valori che costituiscono la modernità trova la sua origine nella Bibbia. L’idea del progresso umano e del miglioramento del mondo è incomprensibile senza l'esperienza cristiana e alla sua sorgente originale: il profetismo ebraico. Il concetto di uguaglianza trova la sua origine nel monoteismo, le creature sono uguali sotto lo sguardo di un Dio unico. La stessa libertà individuale è un’invenzione cristiana. Non esiste nelle altre grandi civilizzazioni: cinese, indiana o precolombiana. È estranea ai Greci e non è sempre riconosciuta dall'Islam. Oggi, quando si Dalì, Crocifissione riflette sulle nuove minacce circa i valori contemporanei, come la definizione della persona umana, l’uguaglianza, la speranza, si percepisce che il messaggio evangelico ha molto da dire. Di fronte alle barbarie contemporanee, il cristianesimo sembra una contro-cultura, un dissidente prezioso che ritrova la sua potenza di interpellanza come nei primi secoli, quando i cristiani si opponevano all'infanticidio, ai combattimenti tra gladiatori, all'idolatria imperiale. Il cristianesimo esiste ancora, ridiventa ribelle e irriducibile. Continua ad essere un richiamo continuo e abbastanza potente. Il prete ortodosso russo Alexandre Men, assassinato nel '90 diceva: “La 6 In cammino Vita della Comunità La Comunità vive... l’Attenzione della Comunità ai Malati Dalla parte degli Operatori sanitari La lettera del Cardinale dell'anno pastorale 2008-2009, sul punto della cura della salute e sulla prova della sofferenza, introduce un aspetto molto importante che riguarda la professione in sanità: Dove il lavoro, come quello in ambito sanitario, chiede più fortemente i tratti del servizio della carità. L'attività lavorativa di qualsiasi operatore sanitario non può essere disgiunta dal sentimento di dedizione e attenzione verso la persona che soffre: qualsiasi atto medico deve essere costituito oltrq che da professionalità anche dal desiderio di aiutare. Ma talvolta questo non viene seguito; la tecnologia, la routine, le lunghe liste di attesa ed altre motivazioni inducono gli operatori a dimenticarsi di questo duplice aspetto del loro lavoro, ed è intensamente attuale ciò che è riportato nel Vangelo sia da Luca (6, 6-11) che da Marco e Matteo (3, 1-6; 12, 9-14) dove la guarigione di un uomo dalla mano inaridita da parte di Gesù è paragonata dai farisei non ad un intervento medico, ma ad un mero atto lavorativo che non può essere eseguito il sabato, giornata di riposo settimanale, dedicata alla preghiera. Tutto questo nonostante sin dall'antichità il significato di dedizione al malato fosse stato codificato da Ippocrate e anche oggi come allora, ogni medico deve prestare giuramento professionale ... di esercitare la medicina in libertà e di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell 'uomo e il sollievo della sofferenza, di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte ... In prima fila, continua il Cardinale, nella cura della sofferenza vi sono medici, infermieri ed altri operatori sanitari, che --credenti e non credenti- meritano stima, apprezzamento e riconoscenza per la professionalità, la dedizione l'impegno con cui affrontano situazioni molto delicate. Oggigiorno le politiche regionali della salute si sforzano, nonostante le innumerevoli difficoltà, di porre al primo posto il benessere e la cura della persona, ed ogni Unità Operativa Ospedaliera cerca di essere una struttura funzionale dove tecnologia, professionalità e soprattutto attenzione per i malati costituiscono la propria essenza e la propria attività. vivi con membra morte e morti con membra vive Il Consiglio Pastorale Parrocchiale si è interrogato sulla malattia e sui fratelli che soffrono a partire dalla Lettera del Vescovo la forza di amare Nel libro la forza di amare il Pastore Martin Luther King ha scritto: se non puoi essere un pino sul monte, sii una saggina nella valle, ma sii la miglior piccola saggina sulla sponda del ruscello. Se non puoi essere un'autostrada, sii un sentiero. Se non puoi essere il sole, sii una stella. Sii sempre il meglio di ciò che sei. Cerca di scoprire il disegno perchè sei chiamato ad essere, poi mettiti e realizzalo nella vita. Ecco ciò che mi ha colpito di queste parole: non conta se non siamo importanti agli occhi del mondo, importante è fare bene ciò che ci compete, realizzare bene, cioè adeguatamente il disegno di Dio. A volte mi capita di sentire qualche anziano lamentarsi: non riesco più... ormai per me...non importa. A loro dico: Fai meglio quello che ancora ti riesce cercando dentro te stesso quel qualcosa che puoi mettere a disposizione degli altri. E realmente in questi anni di volontariato, gli ammalati, i disabili, gli anziani che ho conosciuto hanno messo a mia disposizione una gran-de ricchezza: il loro "Sì" alla vita così co- Franco Interdonato 7 In cammino me l'hanno avuta da Dio, il loro sorriso, la loro speranza. Mi hanno insegnato che, a volte, si può essere vivi anche con membra morte e che si può essere morti anche con membra vive. Quando entri nelle case degli ammalati e ti pieghi sul loro dolore ti nasce dentro la voglia di amare, di dare, di imparare, di vivere, di annunciare a questo mondo che volta la faccia dall'altra parte davanti alla sofferenza e alla diversità che l'uomo vale non tanto per quello che ha o che fa ma per quello che è. L'amore non ha bisogno come e se il tuo prossimo cammina, come e se comprende, come e se i suoi sensi funzionano. Ti chiede di aprire il cuore all'accoglienza piena ed incondizionata dell'uomo, di ogni uomo; di essere narratore di Speranza in ogni disperazione di essere espressione della tenerezza di Maria per ogni sofferenza visibile e nascosta. Ed è sempre l'amore che ti fa stare con il malato senza fuggire per il dolore e ti educa ad esprimere la tua presenza a parole ma anche con il silenzio o con piccoli gesti di carità: una carezza, un sorriso, un abbraccio. Attraverso parole semplici, talvolta, dette a mezza voce, si riesce a tenere compagnia e a dare coraggio anche nei momenti difficili. Non dimentichiamo mai che ascoltare qualcuno significa non solo percepire le sue parole ma anche i suoi silenzi, i suoi pensieri, le sue emozioni. Fare un po' come Dio che non è venuto a spiegare la sofferenza ma a riempirla della sua presenza. In questo modo il prendersi cura, lo stare accanto può essere di grande conforto per il malato e trasmettergli sicurezza e calore: diventa segno della vicinanza e dell'accoglienza di Dio. La Beata Madre Teresa di Calcutta ha scritto: “L’amore non vive di parole né si può spiegare con le parole..." specialmente quell'amore che si realizza nel servire Dio, che ha in Dio la propria sorgente e che in tutti trova Dio e tocca Dio. Noi dobbiamo arrivare al cuore e arrivarvi nella maniera giusta: L'amore si prova con le azioni. Vita della Comunità Eucaristia e malattia Il malato Il ministro Ogni volta che lascio le case degli ammalati, dopo aver portato l'Eucarestia, ho il cuore grato e leggero. Ogni ammalato è tempio di grazia. Aspettano pazienti l'incontro con il Signore, che purtroppo passa per i miei limiti e la mia disponibilità. Mi insegnano l'accoglienza, la tenerezza, la semplicità e la ricchezza di un abbraccio, l'attenzione a qualunque cosa ci raccontiamo...Non sono imbarazzati dalla malattia, non se ne fanno scherno e non si irrigidiscono quasi a negarla. Sono sempre spontanei, generosi, persone vere, compiute, tenaci e grate. Testimoni del significato dell'incarnazione più ancora che della croce, perché senza lagnarsi portano la loro croce nella quotidianità della vita. Ma ogni volta mi commuove il modo in cui ricevono l'Eucarestia, consapevoli e colmi di gioia. Ho ancora nel cuore le lacrime di una signora per una piccolissima frazione di particola posata sulle sue labbra, lei che non sapeva più deglutire e pareva non dovesse averne neppure bisogno, già santificata dalla sua malattia. La malattia è sofferenza, ma è, soprattutto, luogo di conversione per chi la vive e per chi l'avvicina. E' uno dei volti più luminosi di Dio. un ministro straordinario dell'Eucarestia 8 Io non avevo appuntamenti particolari o amici da incontrare ma semplicemente non potevo incontrare le persone che occasionalmente incontravo durante le uscite quotidianamente. Un incidente mi aveva confinato in casa per tre mesi. Quando improvvisamente arriva un periodo di malattia che ti obbliga a non uscire di casa per un periodo più o meno lungo, ci si rende conto quanto siano importanti i rapporti diretti con le persone. Non potendo uscire, non potevo neanche andare alla messa e la lettura dei Vangeli non mi bastava. Alla domenica c’è la messa alla televisione, ma non era la mia. Mi venne in mente un’amica che sapevo portare l’eucaristia agli ammalati. Le telefonai. Mi disse che poteva venire da me alla domenica mattina. Attesi con impazienza. Non sapevo come la cosa sarebbe avvenuta. Quando venne tutto si svolse in modo molto simpatico. Prima un po’ di chiacchiere. Poi sul tavolo dispose poche cose come su un piccolo altare. Pregammo insieme. Preghiere semplici ma molto belle. Sarà anche perché quando uno è ammalato è anche più attento e quella preghiera è solo per lui. Poi la comunione. Una piccola messa. Una grande solennità in un piccolo spazio. Era Lui che riempiva. Si sentiva il sacro. Quando se ne andò cominciai a pensare a quando sarebbe ritornata. Un ammalato in cammino Vita della Comunità Il consiglio pastorale si interrogherà sulla pastorale dei giovani... Educazione dei giovani alla fede Pastorale giovanile e oratorio tra presente e futuro All’inizio di questo anno pastorale la Diocesi di Milano ha presentato un documento per promuovere una riflessione e un rinnovamento della pastorale giovanile nei diversi livelli. Mi sembra importante prima di presentare qualche punto del progetto chiarire il perché di questo rinnovamento. Il tutto parte da un’esigenza molto concreta che è quella del calo dei sacerdoti tradizionalmente e direttamente impegnati come educatori nei nostri oratori, inoltre la cura per i giovani e la loro formazione è un investimento per la Chiesa(che sta intraprendendo nuove strade in questi anni) e la società del futuro(sempre più complessa e che ha bisogno di persone che vivano con serietà e impegno la quotidianità). I nostri oratori e la Pastorale giovanile rappresentano l’attenzione che la Chiesa offre ai ragazzi e ai giovani, per questo è fondamentale che funzionino al meglio perché possano promuovere proposte spirituali, culturali, relazionali, di impegno caritativo e sociale che vogliono accompagnare la persona ad uno sviluppo pieno della sua umanità. Attraverso questi luoghi della quotidianità la fede cerca e trova Assaggi di pastorale giovanile “Pensiamo a un’organizzazione pastorale che raccolga la ricchezza del passato, un attento discernimento del presente e prospetti scelte che si aprano con coraggio al futuro” 9 un incontro con la vita concreta di ogni credente. Insomma il compito e le aspettative che proiettiamo sui nostri oratori sono molto alte, soprattutto in riferimento alle forze che attualmente sono presenti e sfruttabili. E’ allora importante aprire una riflessione su come tenere viva questa attenzione alla luce dei cambiamenti che si stanno verificando, delle sfide che ci troviamo ad affrontare. Si vuole quindi privilegiare un’organizzazione pastorale che raccolga la ricchezza del passato, un attento discernimento del presente e prospetti scelte che si aprano con coraggio al futuro. I temi proposti per la riflessione sono principalmente tre: le persone, i contenuti e le istituzioni; sullo sfondo l’avvio di Unità e Comunità pastorali, segni concreti del cammino unitario scelto nella nostra Diocesi per coordinare le nostre parrocchie(un esempio vicino: la comunità pastorale Sacra Famiglia che comprende le parrocchie di Cocquio, S. Andrea e Caldana). Si vuole, vista la complessità e il veloce cambiamento dei bisogni e delle situazioni, riformare le istituzioni locali con le quali gestire le risorse educative che si occupano della pastorale giovanile. Già da qualche anno si sono avviate forme di coordinamento e di collaborazione In cammino ampie(consulte decanali e cittadine di pastorale giovanile, equipe decanali per le diverse fasce di età…)e, inoltre, la recente nascita delle comunità pastorali sta favorendo la progettazione e la stesura di programmi che prevedono iniziative comuni tra gli oratori delle diverse parrocchie inserite nelle comunità pastorali. Questo, pur essendo una buona prospettiva di partenza, non è sufficiente. Nasce la necessità di trovare nuove forze da impiegare nella pastorale giovanile: - le persone: visto il vistoso calo dei sacerdoti si prospetta una partecipazione più “intensa e responsabile” dei laici, ai quali è chiesto di vivere una sempre più efficace testimonianza del Vangelo nel mondo. Diventa fondamentale valorizzare ed attivare al meglio le risorse già presenti in ogni realtà: catechisti, animatori, giovani pensionati, genitori e famiglie(oggetto già di grande attenzione da parte della pastorale diocesana in questi ultimi anni). Verranno pensati e proposti dei cammini di formazione e accompagnamento per preparare persone idonee a rispondere alle esigenze dell’oratorio, che oltre a coltivare una vita spirituale autentica, ad acquisire competenze pedagogiche vivano un’esperienza di concreto e generoso servizio alla comunità. Sorgono allora figure come il prefetto d’oratorio, il direttore d’oratorio(diacono, laico o consacrato, uomo o donna). - i contenuti: ovviamente la centralità del mistero di Cristo, ovvero aiutare il giovane credente a costruire un vivo e personale rapporto con Gesù, come primo interlocutore dei suoi giorni, dei suoi stati d’animo e di tutta la sua vita. La comunione con la Chiesa, quindi la cura nella formazione di relazioni comunitarie tra i componenti della comunità di appartenenza, ma non solo. La testimonianza nel mondo frutto del vivere in maniera appassionata e autentica l’esperienza cristiana, tenendo conto dei tempi, dei nuovi linguaggi e delle sfide legate alla società del nostro tempo. - le istituzioni: l’oratorio è uno strum e n t o prezioso e privilegiato per l’ini- ziazione cristiana e spesso anche di rilievo sociale(si pensi, ad esempio, all’oratorio feriale). Si è scelto quindi di mantenerli in ogni parrocchia, anche nelle realtà più pic- Vita della Comunità cole, con l’indicazione di trovare una figura che abbia la funzione di direttore, che rappresenterà la parrocchia nell’equipe di pastorale giovanile di appartenenza e che potrà contribuire nell’ideazione e attuazione di una proposta educativa efficace.Abbiamo già detto che il contesto è quello di una pastorale unitaria, per cui si propone di costituire sul territorio le Unità di pastorale giovanile, in prospettiva della costituzione delle comunità pastorali, che verrà gestita da una equipe che penserà ed attuerà cammini, attività comuni per i vari gruppi e fasce di età delle parrocchie che ne fanno parte; il tutto in riferimento e con rispetto dell’originalità delle singole realtà coinvolte. Ad ogni unità pastorale, inoltre, corrisponderà un Centro di pastorale giovanile(per la fascia 18-30 anni, che nelle parrocchie è difficile avviare autonomamente) che avrà un sacerdote di riferimento come assistente spirituale. Anche la nostra parrocchia sta avviando un cammino di comunione particolare con le realtà vicine, soprattutto con i gruppi degli adolescenti e dei giovani: in alcuni momenti si coglie già la bellezza della comunione, in altri si sente tutta la fatica del dialogo tra diversi. L’inizio di un’esperienza è sempre un po’ confuso, ogni cambiamento porta con sé disorientamento soprattutto quando questo avviene in un terreno ormai assestato e in breve tempo…nel documento che presenta il progetto di rinnovamento si dice”questa situazione di necessità può essere riletta come occasione provvidenziale per un deciso salto di qualità” e penso che questo sia il modo giusto per accogliere questo nuovo disegno: per noi laici è un invito a vivere sempre più come protagonisti nella nostra Chiesa(essere l’anima delle proposte e dei luoghi, rispondere generosamente ai bisogni…) e a puntare lo sguardo sull’essenziale, ovvero la scelta cristiana, al di là delle forme nelle quali si concretizza. Leda 10 CAMMINIAMO INsIEME PER Il NOsTRO ORATORIO Dopo alcuni mesi di cammino insieme possiamo accennare una valutazione del percorso compiuto, particolarmente sul percorso compiuto nel nostro oratorio. Al cuore di questo nostro cammino c’è una convinzione: al centro dell’identità cristiana, dell’identità di ogni cristiano, non c’è innanzitutto una struttura culturale, una formazione intellettuale o delle pratiche religiose bensì c’è l’incontro. L’incontro con Dio e con gli uomini, con Dio attraverso gli uomini e con gli uomini a motivo di Dio. L’incontro che libera la vita e che genera la Chiesa, comunione di vita e di fede, riferimento della vita di ogni cristiano. L’incontro che genera carismi e vocazioni a servizio della comunione. Quell’incontro che deve essere segnato dalla cordialità, dalla pazienza, dalla carità e dall’amore fraterno, dal rispetto verso l’altro e la sua opera, dall’umiltà, dall’accoglienza incondizionata. Ecco che in questo orizzonte possiamo capire che cammino è stato fatto in questi mesi oratoriali: forse nessuno ha capito qualcosa in più, forse nessuno ha imparato a pregare, forse nessuno ha deciso di cambiare la sua vita, ma certo molti hanno avuto la possibilità di vedere che vivere questo incontro con Dio e con gli altri è possibile, è bello, è necessario; che vale la pena di “perderci il tempo”, che vale la pena giocarsi, che vale la pena… In questa ottica possiamo capire l’attenzione ai cammini del decanino, i ritiri, il torneo di calcio della domenica pomeriggio: incontri, che vogliono aiutare tutti noi a “guardare in alto”. E così sarà ancora nei prossimi mesi e in quelli estivi: i tanti appuntamenti, l’oratorio estivo, le vacanze comunitarie. Certo dobbiamo impegnarci costantemente a dare qualità al nostro incontro, perché le divisioni, i contrasti, le invidie e le inimicizie non ci permettono di alzare gli occhi, non ci permettono di renderci conto dei grandi doni che il Signore Gesù ogni giorno riversa su di noi. Per fare bello c’è bisogno di questo: di guardare con fiducia a chi è vicino a noi nel cammino, di prenderci cura di lui, perché nel Regno dei cieli si arriva insieme, o non si arriva. Matteo in cammino La nostra Corale... In cammino …….verso la S. Pasqua per ritrovare la propria spiritualità e voglia di vivere Viviamo momenti particolarmente difficili, vuoi per la grave crisi economica/finanziaria, che toccando le ns. finanze, condiziona non solo le ns. abitudini di vita, ma anche il ns. umore, lavisibilità futura del ns. essere, modificando anche il nostro carattere, il nostro agire verso il prossimo, il nostrodesiderio di ottimismo, la nostra Cristianità. Vita della Comunità Ha 105 anni e cerca voci nuove Per questi motivi, dove il Credere nella Divina Provvidenza è sempre più difficile, è giusto un breve ma intenso atto di riflessione. Ci è stata donata la vita, per viverla intensamente e non per lasciarla trascorrere passivamente; vivere significa lottare, per noi, per i nostri cari, per le persone amiche,per tutti. Noi ci siamo e con l’augurio di una Buona Pasqua, lasciamo che la Divina Provvidenza tocchi i vostri cuori, dando a Voi la consapevolezza che lo stare insieme è il meglio del vivere; ed a noi la gioia della continuità della Corale. Emanuela Albè Questo meraviglioso “Miracolo” della Resurrezione di Cristo, ci deve spronare a continuare con coraggio. Gesù è morto, perdonando tutte le atrocità e cattiverie di noi tutti, per regalarci questa Vita, da vivere seguendo i Suoi comandamenti, l’Amore, il Rispetto verso il prossimo, la Generosità verso coloro che chiedono aiuto, questi sono i veri valori da perseguire, questi sono i valori che ti riempiono di gioia, questi sono i valori che ti aiuteranno ad affrontare momenti difficili come questo, il non sentirsi soli, abbandonati, sono la vera forza, questa è la Vita. Il proverbiale detto: “Cuor sereno, il Ciel l’aiuta” , è significativo perché la persona aperta, riuscirà ad ottenere molto di più di una persona apatica è qui che la Divina Provvidenza agirà, portando un aiuto non solo nello spirito ma anche nella concretezza dell’andamento famigliare. Una testimonianza Ricordando la carissima Franca che il 17 febbraio 2009, secondo la felice espressione epistolare di Mons. Vittorio Made' (C.V.S. ) è “nata al Cielo”, è “nel cuore di Dio e Lo vede così come Egli è”. La vita di Franca è stata pervasa da un forte entusiasmo e dall'impegno eccezionale verso i sofferenti prodigandosi senza remore all'Unitalsi e poi al CVS (centro volontari della sofferenza) nell'ambito della Diocesi ambrosiana. Franca manifestava sempre una gioia trascinante e una generosità non comuni tali da meritare negli incontri con gli amici della Parrocchia l'appellativo di “Franca alleluia”!! Ottimismo, passione, fervore insistente e mai domo, congiunto ad un amore tenero e infuocato verso i sofferenti sempre unito agli impegni famigliari di lavoro nell'ambito della casa e verso i genitori e verso il fratello Santino nella vita di collaborazione presso l'ambulatorio medico per ben cinque decenni.Sono certo che il distacco, oggi per me faticoso, con l'ausilio della Madre di Nostro Signore e la sua intercessione sarà con il tempo alleviato. Attraverso la preghiera e le pratiche religiose già sento una consolazione; in ogni tempo la nostra esistenza ha fatto tesoro di queste risorse dello Spirito. In questo contesto di “apertura” il nostro invito, che tante volte abbiamo fatto ma che purtroppo ad oggi è rimasto inascoltato, (chiediamo perdono a tutti i lettori per questa ripetitività) è quello di entrare nella nostra Corale; abbiamo 105 anni, ma abbiamo ancora molto da dare; i nostri canti, i nostri sacrifici, la nostra gioia di vivere; i nostri sentimenti; il nostro cuore! Ma dobbiamo avere un ricambio, come in ogni Associazione, solo con l’entrata di nuove voci, di nuovi amici, la Schola Cantorum san Giovanni Evangelista potrà continuare nel tempo. Abbiamo dato e daremo il massimo di noi stessi, alla Parrocchia, alla Comunità Gaviratese, ma…….anche per noi il tempo trascorre……. Santino Papa. 11 In cammino Anno Paolino Paolo, il maratoneta del Vangelo (Marta Sordi) L’annuncio del bimillenario di San Paolo, induce a ripensare le vicende storiche dell'Apostolo, che la Chiesa romana ha sempre associato, nella sua venerazione, a Pietro come suo cofondatore: lo rivelano la lettera di Clemente Romano ai Corinzi, databile alla fine del I secolo, e un'iscrizione ostiense pressoché contemporanea in cui un membro della gens Annaea, la stessa di Seneca, pone una dedica al figlio M. Annaeo Paulo Petro, con un inconsueto doppio cognome, che compare solo qui. Nel II secolo Gaio, un presbitero della Chiesa di Roma, polemizzando con un montanista sui luoghi dove erano sepolti gli Apostoli, dichiara: «Io potrò mostrare i trofei deg1i Apostoli: se andrai in Vaticano e sulla via di Ostia, troverai i trofei di coloro che hanno fondato questa Chiesa» La posizione assunta fin dall'inizio dalla Chiesa di Roma e poi da essa mantenuta nei secoli smentisce ogni presunta contrapposizione di Paolo a Pietro e la pretesa di fare di Paolo il solo responsabile del passaggio del Cristianesimo da setta giudaica a religione universale, una pretesa, del resto, già autorevolmente smentita dagli Atti degli Apostoli e dalle lettere Paoline: l'apertura ai non ebrei era stata infatti già attuata da Pietro, con il battesimo del centurione romano Cornelio e della sua famiglia; il confronto fra il Vangelo predicato da Paolo e quello degli Apostoli, con la preoccupazione di aderire ad esso «per non aver corso invano», è stato testimoniato dai due viaggi di Paolo a Gerusalemme di cui parla egli stesso nel cap. 2 della lettera ai Galati e di cui riferiscono gli Atti degli Apostoli. Il contrasto di Paolo con Pietro ad Antiochia, di cui parla la stessa lettera ai Galati, è di natura pastorale, non di principio: Pietro cerca di evitare ogni scontro diretto con gli ebrei e porta questo stile anche verso i pagani nella primissima comunità romana (come rivela la riservatezza di Pomponia Graecina), Paolo affronta apertamente gli ebrei, in Asia come a Roma, e, di fronte al loro rifiuto, dichiara altrettanto apertamente che si rivolgerà ai pagani. La prima predicazione di Paolo ai Gentili, dopo la morte di Stefano e la sua conversione databile, a mio avviso, al 34 d.C., avviene di seguito all'incontro con Sergio Paolo, proconsole di Cipro, verso il 47/48 d.C.: negli Atti degli Apostoli si ricorda che la partenza di Paolo e Barnaba per Cipro fu il frutto di un'ispirazione divina e che, inizialmente, Paolo e Barnaba predicarono solo nelle sinagoghe; fu il proconsole a chiamare Paolo e a convertirsi alla fede dopo averlo ascoltato. L’incontro ebbe un effetto immediato nella onomastica stessa dell'Apostolo, che da questo momento assunse il cognome di Paolo al posto di Saulo e nella scelta del primo viaggio missionario in Asia Minore, che ebbe come meta le regioni interne della Panfilia, Pisidia, Licaonia, appartenenti alla provincia di Galazia, collocate sulla via Sebaste e colonizzate dai Romani; in esse i Sergi Paoli avevano vasti possedimenti. Con questa famiglia senatoria, discendente, a quanto sembra, dai primi coloni romani insediati da Augusto, si stabilì poi anche a Roma un rapporto duraturo, rappresentato dal collegio fon- 12 dato dal figlio di Sergio Paolo e continuato dalla nipote Sergia Paolina, da identificare, a mio avviso, con una chiesa domestica cristiana. Fu ancora, secondo gli Atti, una visione divina a imporre a Paolo, in Troade, di lasciare l'Asia per evangelizzare l'Europa dove egli passò subito, predicando nella colonia romana di Filippi, a Tessalonica e a Bere a in Macedonia, e, di là, ad Atene (dove il famoso discorso dell'Areopago riprende i motivi, già sperimentati a Listri in Licaonia, e alla predicazione rivolta ai pagani sulla rivelazione cosmica di Dio creatore e ordinatore del mondo), ed infine a Corinto dove Paolo rimase fino all'estate del 51, passando poi di nuovo in Asia a Efeso, capitale della provincia dove si fermò a lungo. Da Efeso egli parte per raggiungere Gerusalemme, dopo aver ripercorso la Macedonia e la Grecia. Arrestato a Gerusalemme nella primavera del 54, vi restò prigioniero fino al 55, quando, scaduta il biennio della procuratela di Antonio Felice, successe a lui Porzio Feste, che, avendo Paolo, che era cittadino romano, appellato a Cesare, lo mandò a Roma, dove giunse nella primavera del 56 con un viaggio fortunoso, e dove rimase, in attesa del processo, sotto la custodia dei pretoriani agli arresti domiciliare, disponendo della massima libertà, secondo gli Atti, di incontri e di parola. La venuta di Paolo a Roma, alla cui Chiesa egli aveva già scritto prima del In cammino 54, quando Claudio era ancora vivo incise profondamente nella vita della comunità romana che fino ad allora aveva agito con molta riservatezza e prudenza sia nei riguardi degli ebrei che dei pagani ed aveva evitata ogni scontro con la grossa comunità giudaica locale, grazie all'ospitalità offerta da pagani e da ebrei convertiti nelle proprie case. Paolo invece convocò subito presso di sé i notabili della locale comunità giudaica, che gli chiesero informazioni sulla nuova «setta», di cui sapevano che suscitava «dovunque» (ma non a Roma) scontri col giudaismo. Era lo stile che la comunità petrina aveva adottato anche con i pagani e che aveva indotto Pomponia Grecina a nascondere per 40 anni col lutto per un'amica la sua adesione ad una superstitio externa che era certamente il Cristianesimo. Con l'arrivo di Paolo avvenne subito lo scontro con la comunità giudaica, e il Cristianesimo, come lo stesso Paolo Anno Paolino dice nella lettera ai Filippesi, divenne presto noto nella carte e nel pretorio: la predicazione cristiana acquistò ardire, ma suscitò anche contese e invidie. Il governo del giovane Nerone era ancora nelle mani di Seneca e del prefetto del pretorio Afranio Burro, il cui tribunale assolse nel 58 Paolo, come era stata assolta nel 57 Pomponia Grecina, affidata, per evitare scandali, all'arcaico istituto del tribunale del marito. Con lo stoico Seneca, di cui Paolo aveva conosciuto nel 51 a Corinto il fratello Gallione, proconsole d'Acaia, l'Apostolo ebbe forse un rapporto più diretto, se, come a me pare necessario, si può riaprire il discorso sulla probabile autenticità delle dodici lettere più antiche dell'epistolario fra Paolo e Seneca, che si è forse troppo frettolosamente ritenuto apocrifo, ma che Gerolamo riteneva autentico. nozze con la giudaizzante Poppea, Nerone ruppe con la classe dirigente stoica e fece di essa e dei cristiani, ugualmente avversi alle sue pretese teocratiche e autocratiche, oggetto della sua persecuzione. Con gli stoici si usò la legge di lesa maestà, contro i cristiani bastò riesumare il vecchio senato consulto del 35, nato dal rifiuto opposto dal senato alla proposta di Tiberio di riconoscere come lecito il culto di Cristo: Paolo, che era ben noto alla corte, fu arrestato e condannato per superstitio illecita certamente prima dell'incendio del luglio del 64: le condizioni ancora umane della seconda prigionia, rivelate dalla II lettera a Timoteo, mostrano che la terribile accusa di incendiari, rivolta da Nerone ai cristiani per un massacro di massa, non era stata ancora formulata. Paolo fu decapitato sulla via Ostiense. (Da Avvenire, 26 luglio 2007) Nel 62 d.C., con la morte di Burro, il ritiro di Seneca, il ripudio di Ottavia e le lE BUgIE HANNO lE gAMBE CORTE (MA ALLUNGANO IL PASSO) Prometeo, vasaio abilissimo, un giorno aveva appena finito di plasmare la Verità – risultata perfetta - per aiutare gli uomini a fare giustizia, quando Giove, il padre degli dei, lo mandò improvvisamente a chiamare. Egli allora affidò l’officina al furbo Inganno che era un suo apprendista. Subito Inganno forgiò una statua identica a quella della Verità, ma quando aveva Mantegna, Cristo morto quasi finito, gli venne a mancare l’argilla per fare i piedi. Ma ecco che in quel momento ritornò il maestro Prometeo che si stupì molto per la sotori di ogni sorta. miglianza alla copia, tuttavia la volle mettere nel forno con Falsità, menzogne, tradimenti della verità dappertutto. La l’originale. Terminata la cottura, la Verità cominciò il suo verità si riduce spesso a opinione, l’opinione è di suo vacammino lento e prudente per il mondo, mentre l’imitariabile e soggettiva. Oppure – ed è sempre un travisare zione mutilata non riuscì ad andare avanti. La copia la verità - la verità è stimata come unica e insindacabile, venne chiamata Menzogna ed è così che si dice che la è la “nostra” verità, quella vera, autentica perché appunto bugia ha le gambe corte. è…. la “nostra”. La favola è ottimista, la Verità governerebbe il mondo, la Intanto le bugie, la falsa testimonianza, le simulazioni Menzogna sarebbe invece impotente e inefficace. sono la norma. Molti mentono spavaldamente, senza Non è così purtroppo che vanno le cose. Oggi, poi! alcun senso di colpa, neppure quando vengono beccati Guardi avanti e noti solo bugiardi, sbirci di fianco e scorgi in flagrante, tanto che si imbrogliano, si contraddicono e furbetti menzogneri, ti volti indietro e osservi impostori alla fine non sanno più riconoscere la verità di partenza e truffaldini, alzi gli occhi, li riabbassi e vedi agire inganna13 In cammino Avvenimenti presto cominciano a credere alle proprie bugie. E, poi, chi confessa più le proprie colpe? Non si tratta di fare del moralismo da quattro soldi, perché a tutti può capitare di dire il falso. Ma in questione c’è molto di più, di peggio. Se è vero che la menzogna è presente fra gli uomini fin dalla notte dei tempi, è lecito preoccuparsi perché oggi si esagera in tutti i campi, senza ritegno alcuno, anzi con un atteggiamento di auto-assolvimento che fa spavento. Ma perché ci tocca annegare in un mare di fandonie? Forse perché siamo convinti che alla fine non dobbiamo rendere conto a nessuno, né in terra né in cielo? Oppure per non esporci di persona quando dire la verità ci porterebbe a pagare un conto salato? Per viltà? Per voler di più di quanto ci spetterebbe? Per inventare una realtà che ci piacerebbe, ma che non abbiamo? Per corrispondere alle aspettative di chi ascolta? Perché in fondo riteniamo che mentire sia un peccatuccio veniale? Un mondo di menzogne non è un bel mondo: come potersi fidare dell’altro? Quanto credere alla parola del vicino? E alla propria? Viene alla mente la famosa frase di un pensatore tedesco: «La menzogna danneggia sempre qualcuno: se pure non un altro uomo, l’umanità in generale, in quanto annienta la fonte stessa del diritto». È questo il punto. Essere disonesti con una persona dicendo il falso offende tutta l’umanità, perché l’umanità si basa sulla fiducia. L’uomo dunque non può disporre della verità (e farne quello che vuole), ma è la verità che dispone dell’uomo. È del resto quello che intendeva Gesù: «La Verità vi farà liberi». Angela Lischetti Se vuoi ricevere via Mail il settimanale Appunti di Viaggio invia un messaggio a : [email protected] 14 in cammino Avvenimenti Avvenimenti Parrocchia S.Giovanni Evangelista Gavirate ne de tazio n e s e rappr Sacra i on s s a P a “L o” t s i r C i ed Date da ricordare: 17 Maggio: Prima Confessione per la III el. 24 maggio: Prima Comunione per la IV el. 31 maggio: anniversari di Matrimonio 15 giugno: Inizio Oratorio Feriale 18 Ottobre: S.Cresima per i ragazzi di I media Lunedì 13 Luglio: Gavirate - PonteVecchio di Magenta - Nizza - Montpellier. Partenza in pullman per Ventimiglia ed ingresso in Francia. Arrivo a Nizza per il pranzo. Proseguimento per Montpellier. Sistemazione in albergo: cena e pernottamento. Martedì 14 Luglio: Montpellier - Lourdes. Colazione. Partenza per Lourdes dove si arriva per il pranzo e la sistemazione in albergo. Pomeriggio dedicato alla visita del Santuario ed alla Grotta. Cena e pernottamento. Mercoledì 15 Luglio: Lourdes - San Sebastian - Burgos. Colazione. Partenza per la Spagna-. Il percorso permette di godere la grande bellezza del paesaggio pirenaico franco spagnolo. Sosta a San Sebastian per il pranzo. Nel pomeriggio continuazione per Burgos, adagiata sulla "Meseta", per cinque secoli la capitale della vecchia Castiglia, città natale del Cid Campeador, l'eroe nazionale spagnolo, famoso per aver liberato Valencia dai mori. Sistemazione in albergo: cena e pernottamento. Giovedì 16 Luglio: Burgos - Salamanca - Guarda Colazione. La mattina partenza per Salamanca, città spagnola, capoluogo della provincia omonima. Si trova nella Comunità Autonoma di Castiglia e Leon. È famosa per la sua Università, che è la più antica di Spagna. Tempo a disposizione e pranzo in ristorante. Nel pomeriggio continuazione per la frontiera ed ingresso in Portogallo ed arrivo a Guarda, cittadina portoghese ricca di monumenti tra cui: La cattedrale, e le torri. In serata sistemazione in albergo, cena e pernottamento. p.za Besozzi-via Garibaldi 5 aprile 2009 ore 18.00 # $ ! # # % # # ! Venerdì 17 Luglio: Guarda - Viseu - Aveiro - Oporto. Colazione. La mattina partenza per Viseu, città di antiche origini e centro d'arte della Beira Alta sul fiume Paiva. Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio continuazione per Aveiroe visita alla città. Proseguimento per Oporto visita della città, la seconda del Portogallo, posta sul fiume Douro, celebre per la produzione dell' omonimo vino. Visita della chiesa di S. Francesco, uno degli esempi più interessanti delle "chiese tutte d'oro" del barocco portoghese. In serata sistemazione in albergo, cena e pernottamento. Sabato 18 Luglio: Oporto - Coimbra - Nazarè - Fatima Colazione. Partenza per Coimbra, famosa per la sua università, che caratterizza ancora oggi tutta la vita cittadina. Visita e pranzo. Nel pomeriggio proseguimento per Nazaré, villaggio di pescatori sulla costa dell'Oceano Atlantic e tempo libero per la visita. Al termine partenza per Fatima. Sistemazione in albergo: cena e pernottamento. Portogallo Gavirate Vacanza con don Elia 13-24 luglio 2009 Domenica 19 Luglio: Fatima Pensione completa in albergo. La mattina inizio della visita del santuario, dell'esposizione "Fatima Luce e Pace", che raccoglie migliaia di oggetti preziosi ed ex voto. Al termine partecipazione alla Celebrazione della Santa Messa Internazionale alle ore Il :00. Nel pomeriggio visita del Santuario e dei luoghi dei Tre Pastorelli. Dopo cena possibilità di partecipazione alla fiaccolata Mariana. Lunedì 20 Luglio: Fatima - Lisbona - Merida. Colazione. Partenza per Lisbona, capitale del Portogallo in bella posizione sul fiume Tago: visita con guida della piazza del Rossio, del quartiere di Belem, della chiesa di S. Antonio. Pranzo. Nel pomeriggio partenza per il rientro in Spagna. Sistemazione in albergo a Merida, detta la "Roma spagnola" per il gran numero di monumenti di epoca romana. Cena e pernottamento. Martedì 21 Luglio: Merida - Madrid Colazione. Si raggiunge Madrid, patrimonio nazionale dell 'umanità. Pranzo e sistemazione in albergo. Nel pomeriggio incontro con la guida e visita della città: la centrale Piazza d'Oriente, l'esterno del Palazzo Reale, la severa Piazza Mayor, i Giardini del Retiro, l'animatissima Gran Via. Cena e pernottamento. Mercoledì 22 Luglio: Madrid - Saragoza - Lerida. Colazione. Impegnativa tappa di trasferimento. Continuazione per Saragozza. Incontro con la guida e visita del santuario della Madonna del Pilar, il più antico tempio mari ano della cristianità. Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio continuazione per Lerida, sistemazione in albergo: cena e pernottamento. Giovedì 23 Luglio: Lerida - Barcellona. Colazione. La mattina partenza Montserrat per la visita con guida del monastero-santuario benedettino dove si venera la Vergine chiamata "Morenita". Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio, si raggiunge Barcellona per la visita con guida della città: la cattedrale, il Barrio Gotico, le Ramblas, l'esterno della Sagrada Familia. In serata trasferimento al porto ed imbarco sulla nave da crociera per Genova. Cena libera. Pernottamento a bordo. Venerdì 24 Luglio: Navigazione - Genova - PonteVecchio di Magenta - Gavirate. Colazione e pranzo a bordo. Arrivo a Genova nel primo pomeriggio e rientro a destinazione. Iscrizioni presso don Elia Tel.0332 743525 entro il 31 maggio 2009. Quota Euro 1.300,00 Supplementi camera singola Euro 400,00 ! 4$/0,"&,3! 17-22 agosto 2009 .'*, %',.+, 11, 47, 1/"&3'04 a Falcade .!",2'! 5(79,3=( +( (;07(9, 03 (:945:112(3 708,7;(94 5,7 1C(,7454794 +0 " 11, 47, 5(79,3=( *43 ;414 7,.41(7, +0 103,( +07,994 # 5,7 % !" % (79,3=( *43 (:945:112(3 .7(3 9:70824 5,7 & 770;4 , ;0809( (11( A 099> +,11C 22(*41(9(B 14*(109> 1,.(9( (11( -0.:7( +0 "(3 (8802010(34 41), 2(7907, +,1 *(254 +0 89,720304 +0 :8*/<09= ,1,)7(=043, +,11( "(39( ,88( #,7203(9( 1( ;0809( 5(7 9,3=( 5,7 ' "# & 770;4 , 97(8-,702,394 (11C/49,1 57,349(94 *,3( , 5,73499(2,394 $",+#, %',.+, 5 ,38043, *4251,9( 03 /49,1 (9903(9( +,+0*(9( (11( ;0809( +0 ' "# & ,1,)7( =043, +,11( "(39( ,88( 57,884 1( (55,11( +,1 :(+74 07(*41484 , +0 8,.:094 ;0809( *43 .:0+( 14*(1, (1 *4251,884 +,1 "(39:(704 ,1 542,70..04 9,254 ( +085480=043, 5,7 01 574 8,.:02,394 +,11, ;0809, (1 "(39:(704 5,7 1( 5(79,*05(=043, (11( %0( 7:*08 , 5,7 242,390 +0 57,./0,7( 03+0;0+:(10 4 +0 .7:554 (Belluno) presso l’Hotel San Giusto $.4, %',.+, 5 5 !./!2'! 702( *41(=043, 03 /49,1 3 2(9903(9( ,1,)7(=043, +,11( "(39( ,88( ,+ (1 9,7203, 5(7 9,3=( 5,7 1( ;0809( .:0+(9( (+ $" & #' ! $ #,7203(9( 1( ;0809( 97(8-,702,394 (1 708947(39, 57,349(94 5,7 1( 8,*43+( *41(=043, ,1 542,70..04 5(79,3=( 5,7 & & ;0809( (11( /0,8( (774**/0(1, +0 & & , (0 1:4./0 3(9(10 +0 (5( 04;(330 (414 @ 748,.:02,394 5,7 ! % *43 8489( 1:3.4 01 5,7*4784 5,7 1( ;0809( (1 "(39:(704 +0 & ! 3 8,7(9( (770;4 57,884 1C/49,1 57,349(94 *,3( , 5,73499(2,394 1!.0, %',.+, 5 !)3!.'! 702( *41(=043, 03 /49,1 3 2(9903(9( ,1,)7(=043, +,11( "(39( ,88( ,+ (1 9,7203, (5 5:39(2,394 *43 1( .:0+( 14*(1, 5,7 1( ;0809( (11( *099> +0 ! % %0809( (1 *,3974 89470*4 +,11( *099> *43 01 (89,114 +,1 &(<,1 1( (99,+7(1, +0 "(3 %03*,81(4 1( 0(==( +,1 ,7*(94 1( /0,8( +0 "(39( (70( ,9* ",*43+( *41(=043, 03 708947(39, 3,11( 0(==( +,1 ,7*(94 ,1 542,70..04 5748,.:02,394 +,11, ;0809, +0 7(*4;0( *43 01 6:(790,7, )7(0*4 1C$30;,7809> (.,11430*( ,9* #,254 10),74 ( +085480=043, 5,7 :3( 5(88,..0(9( 3,1 *:47, +0 7(*4;0( ,3( , 5,73499(2,394 03 /49,1 1'+0, %',.+, 5 " ! $ ! ! 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Venerdi Santo, 10 aprile ore 08.00: Lodi e catechesi sulla liturgia della giornata ore 15.00: Celebrazione della Morte del Signore ore 21.00: Via Crucis per le vie del Paese. Percorso: Via G.Arioli-Fermi- Rimembranze-Marconi-G. Arioli-Rientro in Chiesa e conclusione La Chiesa rimarrà aperta fino alle 23.00 per la preghiera personale. Sabato Santo, 11 aprile ore 08.00: Lodi e catechesi sulla liturgia della giornata ore 15.00: Celebrazione dell’accoglienza degli Oli (Per i Cresimandi ) ore 21.00: Celebrazione della Veglia Pasquale e Battesimo Domenica di Pasqua e Lunedi dell’Angelo Le SS.Messe seguiranno l’orario festivo