punti di debolezza
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Università Politecnica delle Marche Scuola di Dottorato di Ricerca in Scienze dell’Ingegneria Curriculum in Analisi e progetto dell’archittetura e del territorio Ingegneria delle strutture e delle infrastrutture Social Housing: Strumenti progettuali per la Sostenibilità Sociale Tesi di Dottorato di: Elena Bellu Tutor: Prof. Fausto Pugnaloni Supervisore del Curriculum: Prof. Francesco Canestrari XII ciclo - nuova serie Università Politecnica delle Marche Scuola di Dottorato di Ricerca in Scienze dell’Ingegneria Curriculum in Analisi e progetto dell’archittetura e del territorio Ingegneria delle strutture e delle infrastrutture Social Housing: project tools for the Social Sustainability Ph.D. Dissertation of:: Elena Bellu Advisor: Prof. Fausto Pugnaloni Curriculum supervisor:: Prof. Francesco Canestrari XII edition - new series Università Politecnica delle Marche Dipartimento di Ingegneria Civile Edile Architettura Via Brecce Bianche — 60131 - Ancona, Italy Ringraziamenti Ringrazio la mia famiglia, quella vicina e quella lontana, per avermi incoraggiato in questi anni, e avere sempre creduto nelle mie scelte, con grande fiducia e pazienza. Ringrazio il Dipartimento e i Professori che in questi tre anni mi hanno permesso di vivere esperienze formative, e in particolare la sezione SBOB per la gioiosa condivisione professionale e personale! Grazie al Prof. Pugnaloni, si dice che il Dottorato sia una “esperienza di vita”, e certamente lavorare con lui mi ha insegnato molto. Agli amministratori, ai professionisti e agli abitanti di cui ho potuto leggere e visitare le esperienze progettuali, e alcuni dei quali ho avuto il piacere di conoscere personalmente, dico grazie perché il loro esempio mi fa pensare che sia ancora possibile progettare città più eque ed inclusive. Spero che questo lavoro possa essere di stimolo per molti altri. Dedico l’impegno di questo lavoro di ricerca a chi crede e mi dimostra ogni giorno quanto valga “salir anche non in alto, ma salir senza aiuto!”* * Edmond Rostand, Cyrano de Bergerac. Abstract L’obiettivo del lavoro di ricerca è quello di definire alcune Linee Guida per la Sostenibilità Sociale del progetto di Social Housing, quale utile strumento operativo alla definizione del metaprogetto, nella prospettiva di ridurre il rischio di disagio abitativo della “fascia grigia” e rispondere alle esigenze abitative emerse negli ultimi anni a seguito dei numerosi cambiamenti socio-demografici. L’accesso ad un alloggio di buona qualità a prezzi accessibili è un bisogno fondamentale e un fattore chiave per lo sviluppo di un paese. Inoltre, secondo quanto diffuso dal Parlamento Europeo, e gli obiettivi della nuova Agenda Europea 2020, la domanda abitativa è fortemente affiancata ad una domanda di inclusione sociale. Quindi nel valutare come il progetto di housing sia in grado di sanare le condizioni di disagio emerse, l’attenzione viene posta su quegli aspetti del progetto architettonico in grado di riappropriarsi di valori ed abitudini antiche guardando all’innovazione e alle prospettive future, che possano ritenersi fondanti per la costruzione della dimensione sociale. Vengono pertanto approfonditi tali strumenti (Progettazione Partecipata, Autocostruzione / Autorecupero / Automanutenzione, Cohousing, Mix funzionale e sociale) basandosi sull’osservazione critica della loro applicazione attraverso 20 casi studio e riflettendo sui principi che la comunità scientifica, con i diversi apporti disciplinari, ha già condiviso, in merito a essi. Ma la prevenzione dalla condizione di esclusione abitativa richiede il sanamento di una serie di condizioni di disagio abitativo (Economico, Fisico, Territoriale, Sociale, Legale). Il contributo affronta quindi per ogni categoria sociale all’interno della Fascia Grigia, i punti di forza ed i punti di debolezza sui quali intervenire attraverso il progetto di housing al fine di migliorare o eliminare tali condizioni di disagio. La tesi proposta, lungi dal voler essere esaustiva, parte dal presupposto che non esiste un modello, unitario e globale, di società, pertanto si proporre piuttosto come un metodo di indagine e sintesi del contesto ampliabile anche in un secondo momento e ad opera di altri settori. La lettura di quanto emerso sul disagio abitativo delle categorie della Fascia Abstract Grigia, con le opportunità e le minacce che l’applicazione degli strumenti progettuali comporta, consente di definire le Linee Guida per la Sostenibilità del Social Housing relativamente all’ambito Sociale. This research is aimed at defining some guidelines for the Social Sustainability of the “Social Housing Project” as a useful operative instrument for supporting the definition of the meta-project, in view to reduce the risk of housing difficulties of the “grey area” and to satisfy the housing needs produced in recent years by several socio-demographic changes. Access to a quality and affordable price accommodation is a fundamental need and a key factor for the development of a State. In addition, as indicated by the European Parliament and according to the objectives of the new European Agenda 2020, the dwelling demand is strongly tied to social inclusion. In assessing how the housing project is able to mend the emerged disadvantage conditions, the research is focused on the features of the architectural design able to regain the ancient values and customs, looking for innovation and future prospects which may be considered central for the construction of the social dimension. Therefore, the deeping of these tools (Participatory Design, Self-building / Self-restoration / self-maintenance, Cohousing, functional and social mix) is developed through the critical observation of their application (within 20 case studies) and by reflecting on the principles that the international scientific community, with its various disciplinary contributions, has already shared about them. To prevent the condition of housing exclusion is necessary to solve a set of housing difficulties such as Economic, Physical, Urban, Social and Legal troubles. Therefore, for each social category within the “grey area”, the present study examines the strengths and weaknesses to be faced through the housing design in order to improve or eliminate such housing problems. This thesis assumes that there isn’t a global, unified model, therefore it is proposed rather as a method of investigation and synthesis of the context. Furthermore, it is opened to interdisciplinary considerations extended to further fields. What emerged about the housing hardship conditions of the “gray area”, combined with the opportunities and threats engender by the use of the described designing tools, allow to define the Guidelines for the Social Housing Sustainability related to Social Pillar. Indice PRIMA PARTE - La nuova questione abitativa 1. L’accessibilità del mercato abitativo ................................................................ 27 1.1 L’europa della nuova domanda abitativa ...................................................... 34 2. La povertà abitativa ........................................................................................... 43 2.1 Le dimensioni del disagio ............................................................................ 46 3. La Fascia Grigia ................................................................................................. 51 3.1 Punti di Forza / Punti di Debolezza .............................................................. 57 4. Le Politiche abitative Europee .......................................................................... 69 4.1 Social Housing: il panorama Europeo .......................................................... 69 4.2 Le politiche abitative in Italia, excursus storico normativo .......................... 80 4.2.1 La grande ricostruzione e il boom economico ..................................... 80 4.2.2 Gli anni ‘70 .......................................................................................... 82 4.2.3 Dall’Edilizia Residenziale Pubblica all’Edilizia Residenziale Sociale ... 84 SECONDA PARTE - Strumenti innovativi per la sostenibilità sociale 5. Social Housing, verso una attenzione sociale ................................................... 93 5.1 I Casi Studio ................................................................................................. 99 6. Progettazione Partecipata ............................................................................... 105 6.1 Strumenti per l’ascolto / esplorativi ............................................................ 112 6.2 Strumenti per l’interazione / ideativi .......................................................... 115 6.3 Strumenti per la risoluzione dei conflitti / deliberativi ............................... 116 6.4 Opportunità / Minacce ................................................................................ 117 7. Autocostruzione / Autorecupero / Automanutenzione .................................. 121 7.1 Set-up ......................................................................................................... 125 7.2 Bando Pubblico .......................................................................................... 127 7.3 Start-up ....................................................................................................... 128 7.4 Il cantiere .................................................................................................... 128 7.5 Consegna degli alloggi e opere di finitura ................................................... 130 7.6 Opportunità / Minacce ................................................................................ 131 8. Co-housing ........................................................................................................ 135 8.1 Dall’abitare indipendente all’abitare comunitario ...................................... 135 8.2 Dimensioni e siti ........................................................................................ 136 8.3 L’approccio partecipativo .......................................................................... 137 8.4 Progettazione mirata .................................................................................. 139 8.5 Opportunità / Minacce ............................................................................... 139 9. Mix .................................................................................................................... 143 9.1 Mix Funzionale .......................................................................................... 143 9.2 Mix Sociale ................................................................................................ 144 9.3 Mix Abitativo ............................................................................................. 145 9.4 Opportunità / Minacce ................................................................................ 145 10. Verso un modello progettale ......................................................................... 149 10.1 Linee Guida .............................................................................................. 153 11. Coclusioni: applicazione, limiti e prospettive di ricerca future ................. 175 BIBLIOGRAFIA ................................................................................................. 179 APPENDICE A.1 CASI STUDIO ......................................................................................... 189 Table of contents PART I - The new housing question 1. The house affordability ..................................................................................... 27 1.1 The new housing demand in Europe ............................................................ 34 2. The housing needs and poverty issues ............................................................... 43 2.1 The five housing hardship character ............................................................. 46 3. The “Grey Area” ............................................................................................... 51 3.1 Strengths / Weaknesses ................................................................................ 57 4. Europe Housing Policies in the EU Member States ......................................... 69 4.1 Social Housing: European outline ................................................................ 69 4.2 Italian Housing Policies. Historical and Regulatory excursus ..................... 80 4.2.1 The Great Reconstruction and Economic Boom ....................................... 80 4.2.2 ‘70 years .................................................................................................... 82 4.2.3 From Pubblic Housing to Social Housing ................................................. 84 PART II - Innovating tools for Social Sustainability 5. Social Housing, looking toward a Social care ................................................... 93 5.1 Best Practices ............................................................................................... 99 6. Cooperative Design .......................................................................................... 105 6.1 Listening / Exploring .................................................................................. 112 6.2 Interacting / Planning ................................................................................. 115 6.3 Problem Solving / Deliberating .................................................................. 116 6.4 Opportunities / Threats ............................................................................... 117 7. Self-building / Self-restoration / Self-maintenance ....................................... 121 7.1 Set-up ......................................................................................................... 125 7.2 Pubblic Announcement .............................................................................. 127 7.3 Start-up ....................................................................................................... 128 7.4 Building site ................................................................................................ 128 7.5 Housing delivery and Finishing .................................................................. 130 7.6 Opportunities / Threats ............................................................................... 131 8. Co-housing ........................................................................................................ 135 8.1 From indipendent housing to community housing ...................................... 135 8.2 Site and dimensions ................................................................................... 136 8.3 Participative Design ................................................................................... 137 8.4 Focused Design .......................................................................................... 139 8.5 Opportunities / Threats ............................................................................... 139 9 Mix ..................................................................................................................... 143 9.1 Functional Mix ........................................................................................... 143 9.2 Social Mix .................................................................................................. 144 9.3 Housing Mix ............................................................................................... 145 9.4 Opportunities / Threats ............................................................................... 145 10 To a design model ............................................................................................ 149 10.1 Guidelines ................................................................................................ 153 11. Conclusions: application, limits and future planning ................................. 175 BIBLIOGRAPHY ................................................................................................. 179 ANNEX A.1 BEST PRACTICES ................................................................................. 189 Lista delle Figure Cap.1 Fig 1.1 – Saul Steinberg illustra La Vie mode d’emploi di Perec Fig 1.2 – % Titolo di possesso nei 27 Stati Membri EU, rispetto allo stock complessivo di abitazioni (periodo di riferimento tra 2007-2010). Fig 1.3 – % Spesa per la casa sul totale delle spese familiari (dati aggiornati al 2012). Fig 1.4 – Costo medio delle abitazioni in percentuale ai redditi disponibili nella EU, per tipo di famiglia (dati aggiornati al 2009). Fig 1.5 – Proprietari di alloggi rispetto alla composizione del nucleo familiare (*1000), (periodo di riferimento tra 2005-2009). Fig 1.6 – Aspettativa di vita (in anni) alla nascita, valori medi per uomini e donne (2001-2011). Fig 1.7 – Tasso di disoccupazione per popolazione dello stesso sesso, suddivisa per fasce di età - % media annua Europea (2000-2012). Fig. 1.8 – Schema di sintesi della nuova questione abitativa in Europa. Cap. 3 Fig 3.1 – Caratteristiche principali (PUNTI DI FORZA) e principali forme di disagio (PUNTI DI DEBOLEZZA) della categoria Famiglie Monogenitoriali / Monoreddito con bambini. Fig 3.2 – Caratteristiche principali (PUNTI DI FORZA) e principali forme di disagio (PUNTI DI DEBOLEZZA) della categoria famiglie Giovani Coppie. Fig 3.3 – Caratteristiche principali (PUNTI DI FORZA) e principali forme di disagio (PUNTI DI DEBOLEZZA) della categoria Immigrati. Fig 3.4 – Caratteristiche principali (PUNTI DI FORZA) e principali forme di disagio (PUNTI DI DEBOLEZZA) della categoria Lavoratori in mobilità, Studenti Universitari fuori sede. Fig 3.5 – Caratteristiche principali (PUNTI DI FORZA) e principali forme di disagio (PUNTI DI DEBOLEZZA) della categoria Anziani. Cap. 4 Strumento Autocostruzione / Autorecupero / Automanutenzione ai progetti Fig 4.1 – % di alloggi in proprietà, rispetto allo stock complessivo di abita- di Social Housing. zioni (periodo di riferimento tra 2007-2010). Fig 4.2 – % di alloggi in affitto sociale/sovvenzionato, rispetto allo stock Cap. 8 complessivo di abitazioni (periodo di riferimento tra 2007-2010). Fig 8.1 – OPPORTUNITA’ e MINACCE rilevate nell’applicazione dello Fig 4.3 – % di alloggi in affitto privato, rispetto allo stock complessivo di Strumento Co-housing ai progetti di Social Housing. abitazioni (periodo di riferimento tra 2007-2010). Fig 4.4 – Variazione della % di Social Housing (abitazioni in affitto sovven- Cap. 9 zionato/ sociale) rispetto allo Stock abitativo complessivo. Fig 9.1 – OPPORTUNITA’ e MINACCE rilevate nell’applicazione dello Fig 4.5 – Variazione della % di Social Housing (abitazioni in affitto sovven- Strumento Mix sociale, Mix abitativo e Mix funzionale ai progetti di Social zionato/ sociale) rispetto allo Stock abitativo in affitto. Housing. Cap. 5 Cap. 10 Fig 5.1 – Immagini del crollo del complesso di Pruitt Igoe, 1972. Fig. 10.1 – Schema di sintesi per la redazione delle Linee Guida a partire dal Fig 5.2 – Quartiere Monte Amiata al Gallaratese, edificio Aymonino. Modello di Indagine. Combinazioni virtuose tra categorie sociali. Fig 5.3 – Quartiere ZEN, Palermo. Gregotti. Fig 5.4 – Corviale, Roma. Gregotti. Fig 5.5 – Sintesi dei casi studio esaminati per il lavoro di ricerca. Consultabili in Appendice. Cap. 6 Fig. 6.1, 6.2, 6.3 – Esposizione del progetto del Villaggio Matteotti agli utenti. Terni 1973 Fig 6.4 – Scala della Partecipazione di Arnstein. Fig 6.5 – Esempi dell’applicazione di strumenti partecipativi, Italia. Fig 6.6 – OPPORTUNITA’ e MINACCE rilevate nell’applicazione dello Strumento Progettazione Partecipata ai progetti di Social Housing. Cap. 7 Fig 7.1 – Attori coinvolti nel processo edilizio tradizionale e in autocostruzione associata ed assistita a confronto. Fig 7.1 – Modalità di intervento diretto ed indiretto. Fig 7.3 – OPPORTUNITA’ e MINACCE rilevate nell’applicazione dello Lista delle Tabelle Cap.2 Tab 2.1 – Percentuale della popolazione con problemi abitativi o mancanza di alcuni elementi nell’alloggio, in base allo stato di povertà, 2011 Cap. 4 Tab 4.1 – Tipologie di finanziamento e sostegno del social housing, nell’ambito dei livelli di intervento dei principali paesi dell’Unione Europea. PRIMA PARTE La nuova questione abitativa 1. L’accessibilità del mercato abitativo “La vera crisi dell’abitare consiste nel fatto che i mortali sono sempre ancora in cerca dell’essenza dell’abitare, che essi devono innanzitutto imparare ad abitare. Non può darsi che la sradicatezza dell’uomo consista nel fatto che l’uomo non riflette ancora per niente sull’autentica crisi dell’abitazione riconoscendola come crisi?” Martin Heidegger (1889 – 1976) L’accesso ad un alloggio di buona qualità a prezzi accessibili è un bisogno fondamentale e un fattore chiave per lo sviluppo di un paese, un mezzo per combattere l’esclusione sociale, nonché uno degli obbiettivi della nuova Agenda Europea 20201. Esso rientra tra i diritti inviolabili dell’uomo, riconosciuti e garantiti dall’articolo 2 della Costituzione e 47, e trova un riconoscimento espresso nell’art. 25 della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Ma nonostante tutti i paesi dell’Unione Europea abbiano ratificato i trattati internazionali e le convenzioni che riconoscono e proteggono il diritto alla casa, e a dispetto della sottoscrizione del settimo Obiettivo di Sviluppo del Millennio2 e della Strategia di Lisbona per l’inclusione sociale, a livello europeo ci troviamo attualmente di fronte ad una sostanziale contraddizione. Malgrado le premesse infatti l’attuale fase recessiva dell’economia ha ulteriormente acuito la questione abitativa, rendendo l’accesso – o il mantenimento – al bene casa sempre più difficile per nuove e ampie categorie di cittadini in condizioni sociali o economiche svantaggiate e a rischio povertà. In un quadro del genere diventa pertanto fondamentale l’impegno istituzionale, gli incentivi finanziari e il sostegno dello Stato per le categorie svantaggiate. Se qualche decennio fa la questione abitativa era ancora legata alla qualità e quantità del numero degli alloggi, oggi i principali problemi riscontrati ri- 1 Europa 2020 è la strategia di crescita dell’UE per il prossimo decennio verso una economia intelligente, sostenibile e inclusiva. Attraverso cinque obiettivi – nell’ambito di occupazione, innovazione, istruzione, inclusione sociale e clima/energia - da raggiungere entro il 2020, ogni Stato membro ha adottato i propri obiettivi nazionali e azioni concrete da attuare. Ci riferiamo dunque all’Orientamento 10: Promuovere l’inclusione sociale e lottare contro la povertà. (nella pagina precedente) Fig 1.1 – Saul Steinberg illustra La Vie mode d’emploi di Perec Fonte: http://www.pinterest.com/pin/3940718393993575/ 2 Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals) delle Nazioni Unite, prevedono 8 azioni per andare incontro ai bisogni dei più poveri. Il Settimo Obiettivo “Assicurare la sostenibilità ambientale” prevede di Raggiungere entro il 2020 un significativo miglioramento nelle esistenze di almeno 100 milioni di abitanti dei quartieri degradati. 27 guardano in primo luogo l’affordability3, inteso come la sostenibilità del costo della casa sui bilanci familiari, poiché al progressivo aumento dei costi per Fig 1.2 – % Titolo di possesso nei 27 Stati Membri EU, rispetto allo stock complessivo di abitazioni (periodo di riferimento tra 2007-2010) l’accesso e il mantenimento del bene casa, si è associato un generale calo del potere d’acquisto delle famiglie. Inoltre è sostanzialmente diminuita la disponibilità sul mercato di alloggi a costi contenuti, quel tipo di alloggi in grado di tenere in considerazione gli attuali e reali bisogni fisici, sociali ed economici delle categorie svantaggiate. Una recente indagine condotta nell’ambito dell’Urban Audit Perception Survey sulla percezione della qualità di vita in 75 città europee mostra che “solo il 27% del campione dichiara che è facile trovar un buon alloggio ad un prezzo accettabile” (Fonte: Eurostat). Il livello di accessibilità economica al bene immobiliare e la sua variazione tra i diversi paesi, così come il titolo di godimento degli stessi, è in grado di riflettere la situazione del mercato immobiliare all’interno dell’Unione Europea. Ad oggi infatti si registra in tutta Europa una predilezione per la proprietà, che varia da oltre il 90% in alcuni Paesi dell’Est4 (Bulgaria, Estonia, Romania) decrescendo fino al 40% in Paesi come la Germania o la Svezia (Fig 1.2). La maggior parte degli abitanti delle città europee vivono in appartamenti, che rappresentano in media il 77% dell’insieme degli alloggi. Già dalla seconda metà degli anni ’70 l’offerta abitativa in quasi tutta l’Europa ha subito un sostanziale cambiamento, quando cioè le politiche neo-liberali si sono tradotte con il decentramento delle responsabilità a favore dei governi locali, la promozione alla casa di proprietà5 e la privatizzazione del patrimonio abitativo pubblico con la conseguente contrazione del mercato degli affitti e di 3 La sostenibilità economica dell’abitazione viene definita generalmente dal rapporto tra costi associati alla casa e reddito disponibile. Quando questi costi superano una determinata quota di reddito siamo in una situazione di affordability (Baldini; 2010). 4 In seguito alla caduta del Comunismo, la massiccia privatizzazione del patrimonio edilizio di proprietà dello Stato avvenuta nei Paesi dell’Est Europa, è stata l’origine del rapido aumento del fenomeno della casa di proprietà. 5 Possedere l’abitazione in cui si vive costituisce sicuramente un vantaggio non solo perché la casa rappresenta un bene immobile di indubbio valore, ma anche perché spesso le abitazioni di proprietà presentano un migliore stato di conservazione e sono fornite di servizi più efficienti. Pur in presenza di carenze strutturali, infatti, un proprietario è più disposto, rispetto ad un affittuario, a spendere per manutenzione e ad investire in ampliamenti o ristrutturazioni, come dimostrano gli studi sull’owenrship cost (Poterba, 1984). 28 Fonte: Propria rielaborazione dati Eurostat, presentati in “Housing Europe Review 2012: The nuts and bolts of European social housing systems Published by CECODHAS Housing Europe’s Observatory, Brussels (Belgium), October 2011” 29 conseguenza un progressivo impatto sull’accessibilità degli alloggi. Il settore degli affitti, distinto in privato e a canone sociale/sovvenzionato, varia anch’esso in maniera significativa tra i Paesi, con un trend positivo, poiché sono Fig 1.3 – % Spesa per la casa sul totale delle spese familiari (dati aggiornati al 2012). Il dato comprende la sommatoria della % di spese per l’alloggio e le forniture con la % delle spese relative ad arredi e lavori di manutenzione ordinaria. in aumento categorie sociali che necessitano per il proprio stile di vita di stock abitativi in affitto (si rimanda al Cap. 4 per un ulteriore approfondimento). La quota di famiglie proprietarie della loro abitazione risulta in quasi tutti i Paesi più elevata in periferia che non nei centri urbani (più del doppio in molte zone cittadine). Un aumento dell’offerta di alloggi in locazione a canone moderato o la disponibilità di una quota di alloggi sociali o “intermedi” a prezzi sostenibili, sarebbe in grado di alleggerire la pressione sul mercato. Al contrario, semplici politiche di assistenzialismo tramite aiuti alla persona, in assenza di un patrimonio abitativo a costi calmierati invece induce un aumento dei canoni. Non sempre le politiche degli Stati sembrano consapevoli di queste interazioni, anzi spesso si mettono in atto politiche contraddittorie (Pozzo, 2008). L’accessibilità dei prezzi è legata alla capacità delle famiglie di investire denaro nella propria abitazione, che a sua volta è soggetta a una serie di parametri variabili come ad esempio il reddito familiare, il costo della vita, la possibilità di accedere a sovvenzioni statali, l’accesso e il prezzo dei mutui ipotecari, l’inflazione ecc. Tuttavia i notevoli aumenti dei prezzi delle case nel corso degli ultimi anni sono avvenuti senza che vi fosse un proporzionale aumento nel reddito. In generale è tipicamente definito alloggio ‘accessibile’ un alloggio che per il suo costo non supera una determinata percentuale della spesa domestica pari al 30% (quota definito dall’Osservatorio Europeo del Social Housing) ma i costi e le spese relativi all’abitazione consumano una parte rilevante del reddito familiare e pesano soprattutto sui bilanci delle famiglie monoreddito, come anziani e single, mentre le famiglie numerose sono quelle che spendono relativamente meno. Basandosi sui dati Eurostat indicativi alla % di spesa comprendente i costi per l’alloggio, le forniture gli arredi e le spese di manutenzione ordinaria, la media sul totale delle spese familiari si attesta attorno al 29.8% (risultando quindi al limite dell’accessibilità). Tuttavia c’è una limitazione in termini di comparabilità di questo indicatore, poichè riferendoci ai singoli paesi la definizione, cosi come il dato, varia sensibilmente (Fig 1.3). 30 [1] Dati aggiornati al 2011 [2] Dati aggiornati al 2010 [2] Dati aggiornati al 2009 Fonte: Propria rielaborazione dati Eurostat 31 Come mostrato in Figura 1.4 i cittadini Europei investono in media più di un quinto del reddito per l’alloggio, mentre i soggetti a rischio di povertà oltre il Fig 1.4 – Costo medio delle abitazioni in percentuale ai redditi disponibili nella EU, per tipo di famiglia (dati aggiornati al 2009) doppio della media globale, una quota quindi superiore alle reali possibilità6. I Paesi in cui le spese per alloggio sono superiori al consumo totale dei costi risultano essere in Europa del Nord ed Occidentale. L’Italia in media presenta una spesa per la casa pari al 30,3% della spesa familiare. E’ quindi evidente come si registri la presenza di una fascia di popolazione non più omogenea che sebbene non povera non riesce a soddisfare le proprie esigenze abitative ad un costo sostenibile nel mercato privato, il quale risulta solo in parte adeguato ai bisogni di una società che sta cambiando molto rapidamente. Nel 2011, il 28,4% delle persone residenti in Italia è a rischio di povertà o esclusione sociale, secondo la definizione adottata nell’ambito della strategia Europa 2020. In particolare, il 9 per cento delle famiglie italiane si trova in uno stato di povertà dipendente dalla casa (Palvarini 2010). Un risultato che potrebbe comporta-re importanti conseguenze a livello di policy: vale a dire che oltre la metà della povertà in Italia potrebbe essere attenuata, e teoricamente eliminata, attraverso politiche specificamente orientate all’affor- Fonte: Propria rielaborazione dati Eurostat dability dell’abitazione (Palvarini 2010). Pertanto fenomeni che si ritenevano ormai superati, come le abitazioni improprie o insalubri, le coabitazioni forzate, ripropongono oggi l’esigenza di nuove politiche di incremento del patrimonio di edilizia sociale che pure rappresenta oggi il 15% dello stock abitativo (Pozzo, 2008). 6 Fonte CECODHAS HOUSING EUROPE REVIEW. The nuts and bolts of European social housing systems. Published by CECODHAS Housing Europe’s Observatory, Brussels (Belgium) October 2011 32 33 1.1 L’Europa della nuova domanda abitativa me tra gli Stati membri. Tra il 1° gennaio 2011 e il 1° gennaio 2012 il numero complessivo di abitanti è aumentato in 19 Stati membri. L’incremento demo- La crisi dell’abitare non si può ricollegare solo a fattori prettamente economi- grafico più elevato (in termini assoluti) si registra nel Regno Unito, dove la ci, e questo studio interpreta il tema come un aspetto della nuova questione popolazione è aumentata di 474 000 abitanti. Seguono Francia (333 000) e sociale che si va delineando a seguito delle intense trasformazioni demografi- Italia (194 000), gli unici altri due Stati membri a registrare un aumento della che e sociali che negli ultimi 20 anni hanno inevitabilmente determinato nuovi popolazione superiore a 100 mila abitanti. modelli abitativi e urbani, i quali hanno influenzato la domanda di alloggi e di Nel 2010 il numero più elevato di immigrati (591 000) era registrato nel Re- conseguenza la loro accessibilità. Incidendo sulla coesione sociale inoltre la gno Unito, quindi in Spagna (465 200), Italia (458 900) e Germania (404 100). questione abitativa ha un impatto complessivo sullo sviluppo delle città e sulla Gli immigrati in questi quattro paesi rappresentavano il 61,9 % di tutti gli crescita del paese. Tosi ricostruisce come si è andata a formare l’incongruenza immigrati negli Stati membri dell’UE. Il fenomeno migratorio pone inoltre un tra abitanti e costruttori, ricollegandosi alla figura dell’homo castrensis (uomo alloggiato così definito da Illich (1974) nei suoi studi in contrapposizione al mitizzato uomo nuovo a cui faceva riferimento Le Corbusier), che “abbiso- Fig 1.5 – Proprietari di alloggi rispetto alla composizione del nucleo familiare (*1000) (periodo di riferimento tra 2005 – 2009) gna di quel prodotto chiamato alloggio, e il cui diritto all’alloggio è stabilito dalla legge e da agenzie “competenti” a definire l’adeguatezza del prodotto; è l’espressione della moderna distanza tra abitanti e produttori, dell’autoreferenzialità dei sistemi di trattamento dei bisogni, e della logica razional-universalistica del progetto moderno” (Tosi, 1994). Per comprendere le evoluzioni delle Politiche Abitative nei diversi paesi europei è necessario inquadrare prima le evoluzioni socio demografiche degli ultimi anni. I dati presentati ove non specificato si riferiscono a fonte Eurostat. Le strutture sociali delle città moderne in seguito alla crescita dell’immigrazione, della mobilità e dell’incertezza lavorativa registrano importanti trasformazioni delle relazioni familiari che il nostro mercato edilizio non riesce a soddisfare, in quanto ancora basato su schemi obsoleti. La Figura 1.5 mostra l’evoluzione della composizione del nucleo familiare tra il 2005 ed il 2012 secondo dati dell’Unione Europea. Le due più grandi componenti della struttura del nucleo familiare in Europa sono rappresentate da adulti singoli e da coppie senza figli, categorie (giovani e anziani) maggiormente colpite dall’instabilità economica e dalla necessità di soluzioni abitative adeguate in termini di prezzi, standard abitativi e servizi. Sebbene la popolazione Europea abbia continuato ad aumentare nel 2011, le variazioni totali della popolazione non risultano distribuite in maniera uniforFonte: Propria rielaborazione dati Eurostat 34 35 Fig 1.6 – Aspettativa di vita (in anni) alla nascita, valori medi per uomini e donne (2001-2011) Fig 1.7 – Tasso di disoccupazione per popolazione dello stesso sesso, suddivisa per fasce di età - % media annua Europea (2000-2012) Fonte: Propria rielaborazione dati Eurostat Fonte: Propria rielaborazione dati Eurostat problema di integrazione culturale che trova difficile soluzione, sia sul piano 11,1% dell’Irlanda. normativo che fisico (si pensi al tema della poligamia, o alla diversa percezio- Inoltre la percentuale di giovani sta calando in maniera significativa, nel 1980 i ne dello spazio domestico per la donna e l’uomo in altre culture). giovani minori di 14 anni erano 94 milioni e solo 74 milioni nel 2007. Tra A questa tendenza si affianca l’aumento del numero degli anziani, poiché nel questi aumentano coloro che tra i 19 e i 30 anni, non riuscendo ad acquisire corso degli ultimi 50 anni, nell’Unione Europea l’aspettativa di vita alla na- una autonomia abitativa in un contesto di precarietà e discontinuità lavorativa scita7 è aumentata di circa 10 anni per entrambi i generi (Fig 1.6), grazie in (Fig. 1.7), continuano a vivere in casa dei genitori. particolare al miglioramento delle condizioni socioeconomiche e ambientali, Drammatica risulta anche la situazione delle nuove nascite: nel 2007 le nascite dell’assistenza sanitaria e delle cure mediche. Le importanti variazioni che sono inferiori di circa un milione (920.089) a quelle del 1982. L’Irlanda assu- sono osservate all’interno degli Stati riflettono il percorso storico più che l’at- me una posizione di eccezione essendo l’unico paese che presenta valori pari tuale situazione relativamente alla ricchezza e alla prosperità dei loro abitanti. alla soglia che garantirebbe il ricambio generazionale (2,07 figli in media per Nel 2011 l’indice di vecchiaia medio Europeo era di 112.3 anziani ogni 100 donna nel 2010). In media il tasso più alto di fecondità si registra in Francia, giovani, con la Germania al primo posto (154%) e l’Italia al secondo (147,2%) Regno Unito nei paesi del Nord Europa, noti nel panorama europeo per le (Fonte ISTAT). La popolazione Europea risulta essere in generale la più an- politiche a sostegno della natalità e della famiglia8. ziana del mondo, con il oltre il 16% delle persone che hanno più di 65 anni e Gli Europei inoltre tendono a sposarsi sempre meno (nel 2008 il tasso medio un trend positivo negli ultimi 20 anni. I valori oscillano dal 19,9% in Italia al 7 L’aspettativa di vita alla nascita è anche una misura della qualità complessiva della vita in un paese e riassume la mortalità a tutte le età. 36 8 La Norvegia è un Paese che ha adottato misure significative per dare aiuto alle coppie. Le madri norvegesi possono godere di 12 mesi di assenza dal lavoro, con un’indennità dell’80% dello stipendio (Fonte ISTAT) 37 di nuzialità era pari a 4,7 matrimoni ogni 1000 abitanti) ed in età più avanzata, tra le parti orientale ed occidentale dell’Europa. mentre l’instabilità coniugale è un fenomeno in continuo aumento, di difficile In questo panorama appare ancor più evidente quanto sia fondamentale l’im- quantificazione in quanto i dati legali spesso non riflettono le reali separazioni. pegno istituzionale, economico e sociale nel garantire un alloggio di qualità Questi fenomeni influenzano notevolmente la media di membri per famiglia e e a costi contenuti. Una qualità che tuttavia deve essere capace di andare in- di conseguenza la domanda abitativa. contro alla reale domanda abitativa, discostandosi dalla standardizzazione e In seguito ai cambiamenti socio - demografici descritti si registra quindi una dalla costruzione di massa che determina il forte divario tra domanda e offerta. crescente domanda di alloggi causata del numero crescente delle famiglie, Un divario non più solo in termini economici, ma anche e soprattutto fisici/ che è però una conseguenza della diminuzione della dimensione delle stesse territoriali. (il numero medio di persone a famiglia è inferiore a 2,4 membri, mentre oltre A questa sfida devono rispondere le nuove politiche della casa dei Paesi euro- 67 milioni di persone vivono sole) e degli elevati livelli d’immigrazione (in pei, in un ottica non più solo interna, ma di circolazione e osmosi fra nazioni particolare nelle grandi città e in paesi come Spagna, Italia e Irlanda). prodotta dall’Unione Europea (Pozzo, 2008). Nelle principali grandi città Europee le famiglie di un solo membro tendono a raggrupparsi, generalmente nei quartieri centrali delle città, poli attrattori per la forte concentrazione di servizi. I giovani sono attratti dalle infrastrutture per il tempo libero, mentre gli abitanti più anziani dalla vicinanza dei negozi, dei trasporti pubblici e delle strutture di assistenza sanitaria. Allo stesso tempo, le famiglie con figli si orientano maggiormente verso le periferie delle città, nelle quali le case sono più grandi e spesso meno costose. Inoltre, la proliferazione urbana e la crescente mobilità lavorativa hanno determinato in alcune città ricche e attraenti una mancanza di alloggi, mentre altre zone (soprattutto rurali) che si sono spopolate registrano un elevato numero di abitazioni vuote o invendute. In conseguenza di questi fenomeni viene messo in crisi il concetto di tipologia abitativa, che deve essere ripensata in funzione di dinamiche di variazione del nucleo familiare molto più veloci, della pressante richiesta di servizi integrativi all’abitare e di un modello urbano che superi il razionalismo delle grandi concentrazioni monofunzionali e ghettizzanti. Rilevante risulta essere anche la differenza nello spazio di vita per abitante che varia notevolmente da Paese a Paese. Nell’Europa occidentale si registra uno spazio di vita medio per abitante superiore a 40 mq mentre rivolgendoci ai Paesi dell’Est (Bulgaria, Lettonia, Romania, Slovacchia, Repubblica ceca, Lituania e Polonia) le cifre variano tra i 15 e i 20 mq per abitante. Questo criterio è uno degli indicatori attraverso i quali è più visibile la frattura 38 (nella pagina seguente) Fig. 1.8 – Schema di sintesi della nuova questione abitativa in Europa 39 2. La povertà abitativa La nuova questione abitativa è dunque l’esito di profondi cambiamenti che hanno interessato da un lato l’offerta di alloggi, con l’aumento dei prezzi delle abitazioni causati dall’incremento del mercato della compravendita e la conseguente contrazione del settore dell’affitto (sia sociale che privato), dall’altro la domanda, frutto delle trasformazioni demografiche e sociali che stanno interessando tutte le società occidentali. I bisogni legati alla casa si sono evoluti, diventando quindi una problematica complessa, il cui soddisfacimento è influenzato non solo dai problemi di accessibilità economica ma anche da un insieme di fattori, di natura sociale e culturale, che possono indurre il raggiungimento della condizione di “povertà abitativa” (Rabaiotti 2004; Edgare e Meert 2005; Tosi,2006; Palvarini 2009) che comprende generalmente tutte quelle situazioni che si allontanano dal concetto di normalità abitativa. La Commissione Europea ha dichiarato che la housing exclusion – ovvero l’essere privi di una casa, e di una casa dignitosa – è forse la manifestazione più seria della povertà e dell’esclusione sociale nella nostra società. La casa ha, infatti, un ruolo fondamentale nel raggiungimento del benessere individuale e familiare delle persone poiché è l’ambito nel quale trova risposta un’ampia gamma di bisogni primari di tipo economico e simbolico e attorno al quale vengono intessute azioni e relazioni sociali strutturate. Le politiche abitative possono quindi costituire, a pieno titolo, un’area di welfare (Palvarini 2006). Di seguito proveremo a chiarire il significato di “povertà abitativa“ tenendo conto e basandoci sulle più significative dichiarazioni presenti nella letteratura internazionale e sul dibattito Europeo circa una definizione condivisa di povertà abitativa, nella consapevolezza della difficoltà di costruire una defini“Quando la gente non ha né controllo né responsabilità sopra le decisioni chiave nel processo abitativo, l’ambiente abitativo diventa un ostacolo verso la realizzazione personale e un peso sull’economia” John Francis Charlewood Turner (1927) zione “inevitabilmente parziale” (Palvarini, 2006). Tosi identifica la povertà abitativa con l’insieme delle situazioni di difficoltà, dalle forme estreme (esclusione abitativa) a quelle di “normale” disagio, a quelle che possiamo definire di “rischio abitativo” (Tosi; 2008). Le nuove forme di disagio abitativo, non sono più legate unicamente all’ac- 43 cessibilità economica. Secondo la definizione adottata dal FEANTSA9, l’e- Un’interessante chiave di lettura della problematica legate alla dimensione sclusione abitativa è l’insieme delle situazioni che presentano una qualche fisica, viene fornita da Baldini che individua quattro dimensioni del “disagio forma di disagio fisico, sociale o legale. Negli anni L’Osservatorio sull’Home- abitativo”: mancanza di una casa o concreto rischio di perderla per sfratto 10 lessness nato in seno alla Federazione è giunto ad una definizione operativa o separazione dalla famiglia, carenza di dotazioni di base o inadeguatezza comune ai vari paesi europei chiamata ETHOS (European typology of home- strutturale delle abitazione, troppo piccola rispetto alle esigenze familiari, lessness and housing exclusion) cioè una Classificazione Europea sulla grave costi dell’alloggio troppo onerosi rispetto al reddito disponibile. (Baldini; esclusione abitativa e la condizione di persona senza dimora. La condizione 2010) abitativa viene suddivisa in tre domini, Rispetto alla dimensione articolata secondo le tre categorie presentate dal FE- - Dimensione fisica: avere uno spazio abitativo adeguato sul quale sia possibi- ANTSA, il presente lavoro di ricerca ritiene più significativo il contributo pre- le esercitare un diritto di esclusività; sentato da Tosi (2006) e Palvarini (2009) in cui vengono aggiunte alle prece- - Dimensione sociale: avere la possibilità di mantenere in quello spazio rela- denti le forme di povertà abitativa legate al dominio territoriale ed economico, zioni soddisfacenti e al tempo stesso la privacy; che si ritengono fondamentali. - Dimensione giuridica: avere un titolo di godimento dell’immobile legalmen- Quindi affinché il rischio abitativo non si trasformi in esclusione abitativa è te riconosciuto. necessario poter intervenire sulle varie dimensioni del disagio legate alle 5 L’esclusione da uno o più di questi domini determina tredici livelli di povertà dimensioni: economica, fisica, territoriale, sociale e legale. 11 abitativa che vanno dal rischio abitativo fino alla condizione più estrema di È poi da dire che l’emergenza abitativa per le classi meno abbienti impone di esclusione abitativa. La concezione teorica sottesa è che tali condizioni pos- non lasciare più al caso, alla cultura o alla singola capacità del progettista, per sono essere transitorie essendo il fenomeno inserito nella più ampia cornice quanto di provata esperienza o accertata sensibilità, la definizione degli indi- dell’esclusione sociale, per cui i fattori di vulnerabilità sociale sono anche rizzi e delle soluzioni progettuali. Oggi occorre declinare il prodotto di ‘abi- fattori di rischio di esclusione abitativa. tazione’ con il supporto di contributi pluridisciplinari, evitando che gli aspetti Secondo le definizioni e classificazioni riconosciute a livello Europeo, quella estetici prendano il sopravvento su temi funzionali o su materiali e tecnologie, del FEANTSA risulta la più esaustiva , ma a conferma della variabilità del piegate sempre più a logiche semantiche e formali (Dorfles, 2007), evitando fenomeno, la definizione Ethos viene periodicamente revisionata e aggiornata anche che l’innovazione tipologica sia assunta come la principale soluzione sulla base dello stato della povertà abitativa nei paesi europei. dei problemi connessi all’abitare, a discapito dei rapporti che l’insediamento deve instaurare con il contesto. 9 Fédération Européenne des Associations Nationales Travaillant avec les Sans-Abri, è la Federazione Europea delle Organizzazioni Nazionali che Lavorano con i Senza Dimora, fondata nel 1989 come organizzazione non governativa europea per prevenire e alleviare la povertà e l’esclusione sociale delle persone che vivono in condizioni di disagio od esclusione abitativa. 10 Il concetto appartenente alla letteratura anglosassone viene utilizzato il di là del concetto letterale del “senza dimora”, ma comprende tutte le situazioni di violazione del diritto alla casa all’interno di un più ampio orizzonte in cui non esiste una classificazione del disagio ma si racchiude una espressione del disagio sociale. 11 Questi vengono sintetizzabili in quattro categorie che compongono la vera e propria tipologia Ethos: rooflessness, houselessness, insecure housing, inadequate housing. 44 45 2.1 Le dimensioni del disagio E C O N O M I C O La sostenibilità economica dell’abitazione viene definita generalmente dal Spesso il disagio fisico è collegato ad una insufficienza “qualitativa” legata rapporto tra costi associati alla casa e reddito disponibile. Quando questi alle caratteristiche urbane del quartiere, la struttura di strade o edifici che costi superano una determinata quota di reddito siamo in una situazione di possono in alcuni casi favorire processi di ghettizzazione e isolamento so- affordability (Baldini; 2004). Attualmente questo è uno dei principali fattori ciale (cosa molto comune soprattutto fra le popolazioni immigrate). Anche scatenanti la questione abitativa, ed è un fenomeno alla quale sono sottopo- la scelta dei siti può favorire processi di espulsione, si pensi ad esempio alla ste numerose famiglie, per cui i costi di accesso o uso dell’abitazione impe- maggior parte di Aree PEEP che sono spesso ubicate in zone periferiche gnano una quota troppo alta del reddito familiare. L’aumento dei costi legati delle città, lontane o difficilmente raggiunte da servizi, e quindi certamente all’abitazione non risulta infatti proporzionata alla dinamica di crescita dei poli non attrattivi per il resto della città. redditi medi familiari per cui si può facilmente comprendere le difficoltà sia nell’affittare che nell’acquistare un immobile. E’ dovuto alla difficoltà di inclusione all’interno della società, legata alla condizione abitativa. Frequentemente identificato nel disequilibrio nella relazione tra la casa e i suoi abitanti (Palvarini, 2009). Riconosciuta in Europa F I S I C O Deriva dalla mancanza stessa di un alloggio, ma può dipendere anche da la tendenza alla riduzione del numero dei componenti del nucleo familiare, inadeguatezze spaziali, strutturali, igieniche o carenza di servizi, che pro- l’affollamento abitativo può correlarsi in maniera più netta a situazioni di vocano la percezione di scarsa sicurezza o abbassamento della qualità della povertà. In Italia sono soprattutto gli immigrati e gli anziani a subire un gra- vita. Tra gli indicatori EU-SILC12, il tasso di grave disagio abitativo viene duale isolamento anche quando i soggetti dispongono di permesso di sog- rappresentato attraverso la percentuale di popolazione che vive in condi- giorno, lavoro o famiglie di sostegno. S O C I A L E zioni di sovraffollamento, affetta da carenze spaziali o strutturali o da mancanza di servizi igenici. Nel 2011 circa il 12% della popolazione europea ha sofferto di un grave disagio abitativo (Tab 2.1). I Paesi che risultano più colpiti sono quelli appartenenti all’Est Europa, mentre il contenimento del degrado abitativo risulta massimo nei Paesi del Nord Europa. Nel nostro paese, solo nella Regione Lombardia, la stessa ALER (Azienda Lombardia Edilizia Residenziale) stima13 come “scadenti” 16mila unità abitative pubbliche su un totale di 41mila di sua proprietà. 12 Le statistiche dell’Unione Europea sulla distribuzione del reddito, povertà, inclusione sociale e condizioni di vita (EU-SILC) rappresentano la fonte di riferimento dell’EU per l’elaborazione di statistiche comparative. 13 46 T E R R I T O R I A L E Fonte: Dossier Sunia 2010 E’ connesso al titolo di godimento dell’abitazione, ed interessa soprattutto le condizioni di occupazione coatta, in nero o senza garanzie di rinnovo. Un compromesso fra proprietari e soggetti in difficoltà dovrebbe essere agevolato dallo Stato. Possedere l’abitazione può garantire una sicurezza economica a lungo termine per una famiglia, in quanto fonte di reddito, ma anche perché spesso le abitazioni di proprietà presentano un migliore stato di conservazione e sono fornite di servizi più efficienti14. L E G A L E 14 Pur in presenza di carenze strutturali, infatti, un proprietario è più disposto, rispetto ad un affittuario, a spendere per manutenzione e ad investire in ampliamenti o ristrutturazioni, come dimostrano gli studi sull’owenrship cost (Poterba, 1984) 47 Tab 2.1 – Percentuale della popolazione con problemi abitativi o mancanza di alcuni elementi nell’alloggio, in base allo stato di povertà, 2011 UK Ungheria 35.1 18.9 42.2 Svezia 21 Spagna* Slovacchia 34.5 25.1 11.4 18.9 20.5 28.4 Slovania Romania Portogallo Polonia Olanda* 40 Malta Rep. Ceca Lussemburgo 21.2 29.2 Lituania 7.8 34.7 15.6 8.4 21.8 15.9 Lettonia 18 ITALIA 15.3 23.2 25.9 19.2 15.5 9.9 14.6 11.5 21.3 11.9 Grecia Germania Francia Finlandia Estonia Danimarca Cipro Bulgaria Belgio Austria % sulla 13.6 21.2 14.9 28.7 16 19.2 5.7 10.9 13.7 Pop tot % sulla Pop a rischio 21.7 30.9 30.8 37.1 21.3 28.9 8.8 19.6 23.9 povertà 22 12.5 45.9 19.6 Infiltrazioni dal tetto. Umidità nelle pareti, pavimenti o infissi % sulla 0.5 Pop tot % sulla Pop a rischio 1.3 povertà 0.9 15.2 1.1 2.5 10.5 0.8 0.6 0.1 1.3 0.5 18.2 16 0.2 0.2 0.0 4.5 1.3 0.5 36.8 0.3 0.6 0.0 0.6 4.0 0.3 3.2 43.5 4.2 3.5 21.4 2.5 0.9 0.2 2.7 1.0 36.8 34 0.5 0.5 0.0 12.0 2.4 2.3 74.2 1.3 2.9 0.0 1.3 15.9 0.1 1.4 24.8 1.1 0.6 0.7 0.6 0.9 0.9 0.4 16.1 16.6 0.1 0.1 0.0 4.0 1.2 0.7 38.7 1.4 0.5 0.0 0.0 3.9 59.5 4.5 2.5 18.3 1.9 1.4 1.2 2.1 0.5 32.1 34.3 0.2 0.7 0.0 11.0 2.8 2.1 75.7 6.4 2.4 0.0 0.0 18.6 0.2 7.8 4.1 6.7 8.8 4.1 7.7 2.8 7.0 7.1 3.6 10.1 12.5 16.2 10.5 8.1 11.1 4.9 12.2 9.0 Mancanza di vasca o doccia % sulla 1.2 Pop tot % sulla Pop a rischio 2.6 povertà 9.6 4.7 0.1 Mancanza di un bagno con scarico all’interno dell’abitazione % sulla 5.9 7.8 7.0 5.6 Pop tot % sulla Pop a rischio 10.7 14.7 18.5 7.8 povertà 5.1 4.7 3.9 8.5 8.2 5.3 12.6 8.0 9.8 7.6 7.7 3.0 12.1 4.2 7.7 13.0 7.8 17.2 5.1 6.0 8.6 10.4 7.1 16.7 12.9 Dimora troppo scura * valori 0.0 non significativi Fonte: Propria rielaborazione dati Eurostat 48 49 3. La Fascia Grigia Questo studio si è posto inizialmente l’obiettivo di definire un quadro delle condizioni sociali ed economiche che hanno investito l’Europa intera influenzando l’attuale questione abitativa. Non di meno è stato determinate l’affermarsi di nuovi modelli di convivenza che hanno contribuito ad articolare il panorama sempre più eterogeneo delle esigenze, con la conseguente necessità di risposte più flessibili anche al fabbisogno abitativo (Taccone, 2009). Negli ultimi anni è stato possibile individuare la nascita una parte di popolazione tradizionalmente “non povera” che è oggetto delle nuove forme di disagio abitativo fino a qui presentate e le cui esigenze iniziano a competere con quelle della famiglia tradizionale . Ugualmente sono in crisi profonda, o sottoposte a radicali cambiamenti, le tradizionali ‘costruzioni sociali’ delle città (famiglia, comunità, identità collettive, appartenenze sociali tradizionali) e le loro corrispondenti forme spaziali (casa, vicinato, rione, quartiere) (Paba & Perrone, 2004). E’ necessario pertanto individuare la composizione di quella che viene comunemente definita come “fascia grigia”, termine con il quale ci riferiremo a soggetti in condizioni sociali o economiche svantaggiate, che pur avendo livelli di reddito troppo alti per accedere alle assegnazioni di alloggi di edilizia pubblica, non riescono a soddisfare sul libero mercato le proprie esigenze abitative. Questi soggetti non appartengono storicamente alle frange povere della popolazione, né culturalmente, né economicamente, di conseguenza, l’apparato statale non li considera soggetti che si trovano in una situazione di povertà, sebbene abbiano visto diminuire negli anni il proprio potere d’acquisto. “L’edilizia convenzionata e/o agevolata, che si rivolge alla fascia grigia, è volta a favorire la costruzione di alloggi da destinare a prima abitazione, sia “La risposta in architettura deve sempre contenere il problema. Una buona soluzione in architettura esprime sempre con evidenza il problema da cui muove. Il suo problema, la sua ragione di essere” Giorgio Grassi (1935) in proprietà che in locazione, a costi inferiori rispetto a quelli di mercato mediante contributi pubblici. I contributi sono concessi attraverso cooperative e imprese di costruzione che, a seguito della partecipazione ai bandi di concorso regionali, sono ammesse ai finanziamenti per realizzare alloggi aventi ca- 51 ratteristiche e tipologie stabilite e a costi inferiori rispetto a quelli correnti”15. La configurazione del nucleo abitativo (nell’accezione più ampia del termine che comprende anche le funzioni altre dal vivere il nucleo domestico) cioè dimensione, distribuzione e funzione degli spazi, deve essere caratterizzata da un’alta flessibilità capace di andare incontro alle variabili e reali esigenze degli utenti, non sempre riconosciute in una prima analisi. Il riconoscimento di nuove esigenze abitative, non implica la possibilità di una determinazione oggettiva delle risposte. Questo lavoro non intende pertanto semplificare in un modello universalistico tali bisogni. L’abitare non è una funzione razionalizzabile che si può analizzare con un sistema top-down in cui ad ogni bisogno individuato dall’alto viene fatto corrispondere una risposta univoca. Piuttosto l’obiettivo di questo lavoro di ricerca è quello di proporre un metodo di indagine e sintesi del contesto, utilizzando un approccio che parte necessariamente da un quadro di riferimento della domanda abitativa attuale costruito teoricamente, che può essere replicato successivamente con una procedura bottom-up, nel reale contesto di riferimento. Questo approccio risulta utile per questo contributo alla definizione delle Linee Guida in grado di orientare l’indirizzo progettuale e delle politiche abitative. Per individuare meglio le caratteristiche basilari da cui partire per la progettazione di un complesso residenziale adeguato a rispondere alla vasta gamma di reali utenti, si definiscono all’interno della fascia grigia una serie di categorie rappresentative della condizione di disagio abitativo, che saranno i soggetti di indagine per la tesi, facendo riferimento per lo più al contesto Italiano. Tali categorie non vanno lette in modo rigido, poiché spesso un soggetto appartiene a più di una di esse, si ritiene tuttavia utile una classificazione per la circoscrizione del fenomeno, che risulterà in seguito utile nella definizione delle linee guida progettuali. È stato pertanto elaborato un identikit dei seguenti utenti: Famiglie mono-genitoriali con bambini: Categoria in espansione, a ne, quasi il doppio rispetto al 1998 (Fonte ISTAT, 2009). causa dei mutamenti della struttura della famiglia tradizionale. Consi- Famiglie mono-reddito con bam- deriamo le ragazze madri e i geni- bini: Sono in aumento famiglie in tori separati e divorziati. Rientrano cui uno solo dei due coniugi lavora, nella categoria anche i padri separa- a causa della crisi nel mercato del ti, che pur non avendo l’affidamen- lavoro, molti anche non più giova- to del figlio, possono trovarsi in nissimi non dispongono di un posto difficoltà economiche dovute al pa- di lavoro a tempo indeterminato, o gamento di doppi affitti e degli as- l’hanno perso, e senza prospettive segni di mantenimento. In Italia dal di miglioramento economico e sta- 1998 al 2009 è significativo l’au- bilità, vanno verso una progressiva mento delle madri sole non vedove estromissione dalla società (Tacco- (da 568.000 nel 1998 a 1.012.000 ne, 2009). nel 2009, Fonte ISTAT, 2009). La crescita di separazioni e divorzi è in gran parte alla base dell’incremento di questo tipo di famiglie. Il dato complessivo riguarda 6 milioni 866 mila famiglie e circa 12 milioni di 15 Indagine: “Social Housing e agenzie pubbliche per la casa”. Realizzato da CENSIS in collaborazione con Federcasa. 52 persone, il 20% della popolazio- 53 Giovani coppie: Aumenta l’eta Immigrati: In Italia la popolazione Lavoratori in mobilità (italiani e mercato caratterizzato dall’irregola- media in cui i giovani riescono a straniera residente è cresciuta del stranieri): l’aumento della flessi- rità e dall’illegalità (Fonte CGIL-SU- rendersi indipendenti dal proprio 151% nel periodo tra il 2003-2009, bilità lavorativa genera un incre- NIA, 2013), situazione amplificata nucleo familiare, e proiettarsi verso arrivando a sfiorare i 3,9 milioni di mento degli spostamenti, che però dalla ridotta disponibilità di borse la convivenza o il matrimonio. Le unità nel 2009 e a rappresentare il difficilmente trova risposta nel di studio. Non avere la possibilità di giovani coppie vivono prevalen- 6,5% della popolazione nazionale mercato degli affitti. In Italia negli pagare un affitto adeguato limita le temente vicino ai genitori. Circa (Fonte CITTALIA - Fondazione ultimi anni l’ISTAT ha rilevato una possibilità di scelta del luogo in cui la metà delle giovani coppie senza Anci Ricerche, 2010). I nuclei sono ripresa della mobilità interregiona- studiare. figli vive entro un chilometro dal- solitamente composte da famiglie le, soprattutto da Sud a Nord. La la madre di lui o di lei; meno di un più numerosi di quelle italiani, o da carenza di un’offerta adeguata pro- quarto risiede in un altro comune single che vivono e lavorano in un duce a sua volta effetti negativi sul (Fonte ISTAT, 2004). Si registra un altro paese, mandando mensilmen- mercato del lavoro rallentando lo incremento fra le coppie senza figli te contributi economici alle fami- sviluppo dell’impiego. (il 17,8 per cento nel 1988, nel 2003 glie di origine. il 19,7 per cento e nel 2006-2007 Studenti universitari fuori sede: sono arrivate a rappresentare il 20,2 600.000 studenti frequentano Uni- per cento, Fonte ISTAT, 2010). versità fuori sede e si stabiliscano in altre città affrontando, come spesa principale, quella dell’affitto di un posto letto o di una stanza singola, che incide sul budget degli studenti fino all’80%, imbattendosi in un 54 55 3.1 Punti di forza/Punti di debolezza La prevenzione dalla condizione di grave esclusione abitativa richiede il sanamento di una serie di condizioni di disagio abitativo (Economico, Fisico, Territoriale, Sociale, Legale), per le quali è necessaria una conoscenza approfondita e da una prospettiva quanto più possibile ampia ed interdisciplinare delle cause. Con tutti i limiti di un tentativo di classificazione, il contributo affronta quindi per ogni categoria sociale appartenente alla Fascia Grigia, quelli che possono essere considerate alcune caratteristiche positive (punti di forza) e alcune principali cause di disagio (punti di debolezza). Si intendono nello specifico le cause più frequenti, le quali possono presentarsi singolarmente o contemporaneamente e sulle quali si ritiene possibile intervenire attraverso il progetto Anziani: L’ampliarsi della speranza di vita ha generato un processo di invecchiamento della popolazione, destinato ad accelerare nel prossimo futuro. Attualmente la percentuale di popolazione degli over 65 è passata dal 15,3% nel 1991, al 20,8% (12.384.963 persone, Fonte ISTAT 2012). La vita media continua ad aumentare: secondo le stime effettuate nel 2011, è arrivata a 79,4 anni per gli uomini e 84,5 per le donne (Fonte, ISTAT 2012). di housing al fine di migliorare o eliminare le condizioni di disagio abitativo secondo i profili presentati dal Professor Tosi. Il quadro costruito risulta del tutto teorico, e si basa sulla osservazione di contesti insediativi e sociali in cui predominano tali categorie (vedi Appendice) e su quanto espresso dalla comunità scientifica, con una attenzione ai diversi apporti disciplinari. Dato l’ambito di discussione e di ricerca, si riconosce il modello non esauriente, in quanto sbilanciato verso la dimensione architettonica, urbana e tecnica. Per cui la tesi proposta, lungi dal voler essere esaustiva, è aperta ad una riflessione interdisciplinare e verso metodi operativi che possano essere ampliabili anche in un secondo momento ad opera di altri settori. Inoltre questo contributo, parte dal presupposto che non esiste un modello unitario e globale di società o un “uomo-tipo”, pertanto si propone piuttosto come un metodo di indagine e sintesi del contesto, una traccia aperta ad una riflessione interdisciplinare e ampliabile in un secondo momento, quando è noto il contesto in cui si opera in fase di progettazione preliminare. Solo in quel caso le reali condizioni che possono emergere e che dipendono dai fattori sociali e culturali propri del periodo e dei contesti da analizzare possono andare ad integrare, confutandola o arricchendola, la classificazione teorica proposta. L’analisi scientifica e tipicizzata riduce nel sistema delle variabili considerandole solo provvisoriamente come costanti, ma che prevedranno un adattamento continuo. Non si tratta quindi di progettare utilizzando “modelli” ma di studiare “metodi” per indagare la complessità dei contesti. 56 57 ▪ Periodo di transizione PUNTI DI DEBOLEZZA ECONOMICO FISICO ▪ La piccola famiglia richiede la possibilità di poter socializzare tenendo conto della cura e sicurezza del bambino TERRITORIALE SOCIALE ▪ Se presente la rete di conoscenze intime (amici familiari) rappresenta un’importante fonte di supporto emotivo, strumentale e sociale LEGALE ECONOMICO ▪ Difficoltà di accesso a contrarre un mutuo per la casa ▪ Difficoltà nel contenimento delle spese ▪ Pagamento di doppi affitti, doppie utenze o di assegni di mantenimento FISICO ▪ Spazi aperti, di gioco, per i bambini, sicuri. ▪ Le esigenze cambiano in base all’età del bambino. Per padri separati garantire la possibilità di ospitare i figli ▪ Necessitano di alloggi facili da mantenere e pulire) TERRITORIALE ▪ Sicurezza ▪ Necessaria vicinanza ai servizi per l’infanzia/scuole/parchi ▪ Pendolarismo familiare SOCIALE ▪ Difficile conciliazione del rapporto lavoro-famiglia ▪ La mancanza di prospettive e la vergogna possono portare a isolamento ▪ Scarsa tutela lavorativa (in particolare per le donne) Fig 3.1 – Caratteristiche principali (PUNTI DI FORZA) e principali forme di disagio (PUNTI DI DEBOLEZZA) della categoria Famiglie Monogenitoriali / Monoreddito con bambini. LEGALE FAMIGLIE MONOGENITORIALI MONOREDDITO CON BAMBIN PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA ECONOMICO ▪ Forte tensione all’indipendenza economica ▪ Una più lunga permanenza dei giovani a casa dei genitori consente di far fronte alle difficoltà economiche ▪ Agevolazioni per età (<35) FISICO ▪ Forte tensione all’indipendenza fisica ▪ Reinterpretazione dello spazio domestico, fusione cucina-soggiorno, quali spazi di socializzazione TERRITORIALE ▪ Tendono a vivere vicino ad una coppia di genitori o conoscenti per innescare forme di mutuo supporto SOCIALE ▪ Mobili e oggetti hanno un valore simbolico su cui si forma l’identità della famiglia nascente ▪ La rete di conoscenze intime (amici familiari) rappresenta un’importante fonte di supporto emotivo, strumentale e sociale LEGALE Fig 3.2 – Caratteristiche principali (PUNTI DI FORZA) e principali forme di disagio (PUNTI DI DEBOLEZZA) della categoria famiglie Giovani Coppie. ECONOMICO ▪ Difficoltà di accesso a contrarre un mutuo per la casa ▪ L’inizio della vita di coppia è subordinata all’accesso ad un alloggio adeguato, in termini di costi e dimensioni ▪ Difficoltà nel contenimento delle spese. ▪ Lavori a tempo determinato FISICO ▪ L’inizio della vita di coppia è subordinata all’accesso ad un alloggio adeguato, in termini di costi e dimensioni ▪ La composizione del nucleo famiglia può cambiare ed evolversi facilmente TERRITORIALE ▪ Mobilità lavorativa, impedisce di fare progetti a lungo termine ▪ Lasciano molto tardi la famiglia SOCIALE LEGALE ▪ Difficoltà di accesso a contrarre un mutuo per la prima casa GIOVANI COPPI PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA ECONOMICO FISICO ECONOMICO ▪ Difficoltà di accesso a contrarre un mutuo per la casa ▪ Difficoltà nel contenimento delle spese ▪ I guadagni vengono divisi con la famiglia nel paese di origine ▪ Lo spazio viene adattato e trasformato alle esigenze della famiglia TERRITORIALE ▪ Tendono a vivere vicino a gruppi etnici affini per innescare forme di mutuo supporto SOCIALE ▪ Forte tensione al miglioramento ▪ I comportamenti demografici degli stranieri ricalcano il modello italiano tradizionale, con la tendenza culturale alla costituzione di famiglie numerose ▪ La rete di conoscenze connazionale rappresenta un’importante fonte di supporto strumentale e sociale LEGALE Fig 3.3 – Caratteristiche principali (PUNTI DI FORZA) e principali forme di disagio (PUNTI DI DEBOLEZZA) della categoria Immigrati FISICO ▪ Inadeguatezza dello spazio abitativo ▪ Problemi spaziali legati al contesto religioso/culturale es: disporre di stanze separate per maschi e femmine nel caso di famiglie islamiche ▪ Alloggi precari privi di dotazioni minime impiantistiche e di qualità, privi delle certificazioni previste. ▪ Sovraffollamento / coabitazione ▪ Offerta costituita da vecchi immobili, già rifiutati dagli italiani ▪ Ghettizzazione ▪ Isolamento sociale ▪ Vittime di pregiudizio ▪ Difficoltà a ricongiungersi con la famiglia TERRITORIALE SOCIALE LEGALE ▪ Difficoltà di accesso a contrarre un mutuo per la prima casa ▪ Prevalenza di affitto in nero ▪ Contratti registrati a cifre inferiori ▪ Settore abitativo informale ▪ Sub-affitti speculativi ▪ Contratti transitori irregolari con canone non agevolato intestati a terzi o ai datori di lavoro IMMIGRATI PUNTI DI FORZA ▪ Agevolazioni per età (<35) ▪ ▪ ▪ ▪ ▪ ▪ PUNTI DI DEBOLEZZA ECONOMICO FISICO Propensi alla coabitazione Gli studenti alloggiano nei periodi di lezioni ed esami Flessibilità lavorativa Dinamismo Propensi alla locazione Desiderio di indipendenza economica TERRITORIALE ▪ Località Universitarie spesso sono a vocazione turistica SOCIALE LEGALE ECONOMICO ▪ Lavori parttime non garantiscono agli studenti l’indipendenza dalla famiglia FISICO ▪ Alloggi precari privi di dotazioni minime impiantistiche e di qualità, privi delle attestazioni obbligatorie previste ▪ Scarsa disponibilità di tempo speso per l’immobile, manutenzione e pulizia. ▪ Vivono in condizioni di scarsa privacy TERRITORIALE ▪ Mobilità casa-lavoro (dipendenza dai trasporti pubblici) ▪ Necessaria vicinanza a servizi ▪ Gli studenti possono avere accesso ad agevolazioni fiscali o borse di studio Fig 3.4 – Caratteristiche principali (PUNTI DI FORZA) e principali forme di disagio (PUNTI DI DEBOLEZZA) della categoria Lavoratori in mobilità, Studenti Universitari fuori sede. SOCIALE LEGALE ▪ Necessitano di spazi di socializzazione ▪ Situazione temporanea, non facilita l’istaurarsi di una rete locale di conoscenze ▪ Prevalenza di affitto in nero ▪ Contratti registrati a cifre inferiori ▪ Sub-affitti speculativi LAVORATORI IN MOBILITA’ E UNIVERSITARI FUORI SED PUNTI DI FORZA ANZIAN PUNTI DI FORZA ▪ Agevolazioni per età (>60) ▪ Trascorrono molto tempo in casa ▪ Tengono molto alla privacy PUNTI DI DEBOLEZZA ECONOMICO FISICO TERRITORIALE ▪ Instaurano un forte legame con il contesto territoriale di riferimento SOCIALE ▪ Mobili e oggetti hanno un valore simbolico ▪ Tempo libero ▪ Desiderio di continuare a condurre una vita indipendente ▪ Contribuiscono significativamente alla ricchezza umana e sociale della città. ▪ Forme di assistenza informali, in primis l’assistenza ai nipoti che influisce sulle scelte abitative ▪ Case di proprietà LEGALE Fig 3.5 – Caratteristiche principali (PUNTI DI FORZA) e principali forme di disagio (PUNTI DI DEBOLEZZA) della categoria Anziani. ▪ Difficoltà nel contenimento delle spese ▪ Pensione unica fonte di reddito ECONOMICO FISICO ▪ Trascorrono molto tempo in casa ▪ La mobilità fisica tende a diminuire, potrebbe necessitare di un aiuto di una persona esterna che vive nell’ appartamento ▪ Necessita maggiore attenzione all’accessibilità degli spazi ▪ Alloggi troppo grandi da gestire ▪ Alloggi che sono invecchiati con gli anziani (prive di riscaldamento, edifici senza ascensore, manutenzione scarsa, e stato di conservazione pessimo) ▪ ▪ ▪ ▪ TERRITORIALE Necessitano di prossimità ai servizi Il quartiere quale scala territoriale di riferimento Sicurezza Senzo di smarrimento, resistenza ai cambiamenti SOCIALE ▪ Solitudine ▪ Emarginazione sociale ▪ Nel caso di anziani ancora autosufficienti, una residenza privata assistita ne accelera il processo di invecchiamento, sradicandoli dalla propria realtà sociale. ▪ Paura dell’estraneo ▪ Poca tolleranza nei confronti di altre categorie sociali ▪ Categorie esposte al caro affitti LEGALE 4. Le Politiche Abitative Europee 4.1 Social Housing: il panorama Europeo Sebbene le politiche della casa dei singoli Paesi non siano di competenza europea, ma di pertinenza esclusiva dei governi nazionali (principio di sussidiarietà), i programmi comunitari riconoscono l’importanza dell’edilizia sociale e man mano che le politiche di social housing sono collegate ad altre strategie, come il recupero urbano, queste diventano maggiormente compatibili con i programmi comunitari. Il social housing assume un’importanza fondamentale in considerazione dell’emergenze fin qui riportate, e data la stretta connessione tra questione abitativa, coesione sociale e crescita, a livello europeo esso viene incoraggiato quale motore di una trasformazione urbana al fine di assicurare uno sviluppo sostenibile alle città e di stimolare una maggiore coesione economico-sociale dei suoi abitanti, attraverso un intervento congiunto di istituzioni pubbliche da un lato, e di istituzioni private e soggetti non profit dall’altro. Inoltre, secondo quanto diffuso dal Parlamento Europeo l’Edilizia Sociale deve essere considerata come un investimento che si ripaga nel lungo periodo attraverso un benessere complessivo, una maggiore inclusione sociale, un miglioramento dell’accesso al mercato del lavoro e il coinvolgimento attivo e consapevole delle persone nel vivere una vita attiva e indipendente (empowerment). La domanda abitativa è dunque fortemente affiancata ad una domanda di inclusione sociale, che non può essere sottovalutata di fronte ai grandi cambiamenti socio-demografici all’interno delle città moderne. Per inquadrare la questione ai fini della ricerca, si richiama la definizione fornita dal CECODHAS (Comite Europeen de Coordination de l’Habitat Social), attualmente la più esaustiva: “Il social housing è l’insieme delle attività atte a fornire alloggi adeguati, “L’ evoluzione delle città e l’evoluzione dei cittadini sono due processi che debbono svolgersi insieme” Patrick Geddes (1854 - 1932) attraverso regole certe di assegnazione, a famiglie che hanno difficoltà nel trovare un alloggio alle condizioni di mercato perché incapaci di ottenere credito o perché colpite da problematiche particolari” 69 Il tentativo di arrivare a un concetto europeo comune e tuttavia complesso, in gestione/riqualificazione del complesso edilizio esistente hanno con il tempo quanto il concetto di social housing tende a variare da un Paese all’altro, così delegato16 all’esterno (Singoli imprenditori, Società, Cooperative, Associazio- come le procedure amministrative e il partenariato pubblico/privato e in molti ni senza fini di Lucro) la costruzione e l’offerta di nuovi alloggi da immettere casi il risultato e piuttosto frammentato poiché non esiste un quadro normativo sul mercato a canoni di locazione calmierati. stabilito. Il solo Paese in cui il termine social housing viene definito chiara- Una situazione diversa politicamente ed economicamente è stata vissuta inve- mente è la Polonia, dove comprende lo stock di proprietà comunale e delle ce dai Paesi dell’Est Europa, che ha partire dal secondo dopoguerra si orien- associazioni abitative senza scopo di lucro. tarono verso un modello di pianificazione centralizzata. L’abitazione, definita La mancanza di una definizione comune a livello europeo può rendere difficile un “diritto sociale”, veniva garantita dal governo pertanto non sottostava ai un’analisi comparativa, pertanto è necessario inquadrare le politiche abitative principi di mercato. Nonostante l’impegno lo stock abitativo risultava scarso nei vari Paesi Europei, con le loro differenze e i punti in comune, al fine di e scadente, e attorno agli anni ottanta l’edilizia privata iniziò a giocare un comprendere a pieno il ruolo che esse stanno assumendo in Italia rispetto al ruolo sempre più importante nell’offerta di abitazioni con la nascita di nuove trend Europeo generale. organizzazioni, come le cooperative. Un sostanziale cambiamento avvenne Nei Paesi Europei le politiche abitative hanno avuto diversi percorsi. Le prime successivamente al 1989, con la privatizzazione degli immobili pubblici17, che esperienze sono partite durante l’espansione industriale e urbana nel XX seco- aveva numerosi obiettivi economici e politici. Il processo di privatizzazione, lo per sanare la crescente domanda abitativa, da parte di imprenditori privati. gestito in modo diverso nei vari Paesi, determinò in alcuni una prevaleva per I progetti sociali erano rivolti prevalentemente alla classe lavoratrice di livello la proprietà privata mentre in altri di edilizia pubblica, influenzando la distri- medio-alto e il sostegno aveva una durata limitata. buzione della ricchezza nell’ambito della società. Inoltre benché molti immo- Lo sviluppo del Social Housing nell’Europa occidentale dal dopoguerra è ca- bili venivano venduti a prezzi inferiori a quelli del libero mercato, il livello di ratterizzato da una prima fase di ricostruzione, in cui l’obiettivo principale era degrado della maggior parte dei casi determinò l’incapacità di una buona parte affrontare il problema della carenza di alloggi. I nuovi immobili, sovvenzio- dei proprietari nel sostenere l’onere economico delle spese di riparazione e nati dallo Stato, venivano dati in affitto alla classe lavoratrice con canoni al manutenzione. Solo intorno alla metà degli anni novanta, vi è stato uno sforzo di sotto dei valori di mercato. Successivamente dal 1960 l’attenzione si spo- per delineare un quadro legale ed istituzionale coordinato al fine di stabilire un stò dalla quantità verso la qualità edilizia, alimentata da un diffuso benessere settore di social housing simile a quello dell’Europa occidentale. economico, che consentì a molte famiglie di accedere alla casa di proprietà Oggi è possibile individuare tre modelli di intervento (Pozzo, 2008): determinando un calo della domanda di alloggi sociali (ritenuti di scarsa qua- - il “modello nordico”, caratterizzato da una grossa quota di patrimonio pub- lità), che provocò una diminuzione dell’offerta, spingendo i vari Stati a ridurre blico, con funzione calmierante del mercato, associato ad aiuti alla persona il proprio impegno economico nel degli alloggi sociali, stimolando la nascita di iniziative private. Queste sono state poi inglobate dallo Stato in alcuni paesi, mentre in altri come Danimarca e Olanda, il social housing è rimasto una prerogativa del settore privato no-profit (cooperative o associazioni). La dimensione del settore dell’edilizia sociale si è poi ridotta a partire dal periodo di decentramento delle responsabilità a livello Regionale o locale, con un impegno sempre meno significativo degli attori pubblici che limitandosi alla 70 16 Il coinvolgimento da parte del settore pubblico può assumere diverse forme di sostegno/finanziamento: – sovvenzioni; - agevolazioni sugli oneri di costruzione/urbanizzazione; – prestiti pubblici di speciali istituti di credito di diritto pubblico; – tassi di interesse delle sovvenzioni (in caso di prestiti privati); – garanzie statali (nel caso di prestiti privati). 17 Gli immobili pubblici sono stati per lo più trasferiti agli affittuari che li occupavano, ma alcuni sono stati venduti ai privati, singoli o società. 71 per i ceti deboli; tano un settore privato degli affitti di dimensioni maggiori rispetto a quello - il “modello dell’Europa centrale”, caratterizzato da un patrimonio di allog- sociale. Le figure 4.1 4.2 e 4.3 mostrano la dimensione dello stock abitativo gio sociale con funzione di supporto ai ceti deboli e medi, associato ad aiuti in proprietà, quello dell’affitto sociale e privato nei diversi Paesi, secondo dati alla persona; Eurostat aggiornati tra il 2007 e il 2010. - il “modello dell’Europa del sud”, caratterizzato da una quota ridotta di patri- Il Paese che registra la più alta percentuale di affitto sociale è l’Olanda, con monio di alloggio sociale riservato ai ceti deboli, associato a politiche mirate il 32%. Si può notare come i Paesi dell’Europa del Nord tendono ad avere alla proprietà un settore sociale di dimensioni maggiori rispetto ai Paesi mediterranei. Nei L’Italia rientra in quest’ultimo caso. Paesi in transizione dell’Est Europa, invece risulta preponderante il settore in Questi modelli possono essere letti anche in funzione dei criteri di assegnazio- proprietà, con l’unica eccezione di Repubblica Ceca e Polonia. In Italia, nel ne, e a riguardo il CECODHAS ha proposto una classificazione per identifica- 2008, secondo i dati ISTAT, le famiglie italiane proprietarie dell’abitazione re il diverso approccio dei Paesi: in cui vivono rappresentano l’81,5% del totale, mentre le famiglie in affitto - Universalistico: che considera fornire un alloggio dignitoso e a prezzi acces- invece rappresentano il 17%, dato in continuo calo. sibili una responsabilità Pubblica e quindi si rivolge all’intera popolazione. L’alloggio assume dunque un ruolo di regolazione del mercato (Pozzo, 2008) e viene assegnato attraverso graduatorie; - Mirato: che assume la questione abitativa risolta prevalentemente dal mer- Fig 4.1 – % di alloggi in proprietà, rispetto allo stock complessivo di abitazioni, (periodo di riferimento tra 2007-2010). cato, e riconosce come beneficiarie del social housing solo quelle famiglie per le quali il mercato non è accessibile. All’interno di questo approccio esistono due divergenti criteri: generalista e residuale (Ghekière, 2007). Nel primo le famiglie che ricadono al di sotto di una certa soglia di reddito beneficiano di indennità abitative e coprono parte dell’affitto sociale che ha un livello massimo fisso18. Nel secondo i beneficiari sono categorie più ristrette, tipicamente i nuclei più disagiati, a cui viene assegnato direttamente un alloggio da parte delle autorità locali. I Paesi che ricadono nella categoria Universalistica (Danimarca, Olanda, Svezia) tendono ad avere una minore percentuale di stock in proprietà rispetto ai Paesi che hanno un approccio Targeted (Francia, Germania, Belgio), dall’altro gli Stati di tipo “Generalista” (Austria, Finlandia, Grecia, Italia, Polonia) presentano un settore degli affitti privato piuttosto ristretto mentre quelli di tipo Residuale (Irlanda, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Ungheria) presen18 L’Unione Europea sta mettendo sotto controllo i modelli “generalisti”, contestando il diritto degli Stati di condizionare pesantemente il mercato attraverso la detenzione o il controllo di forti quote di patrimonio non direttamente finalizzato a rispondere ai problemi di disagio sociale (Pozzo, 2008) 72 Fonte: Propria rielaborazione dati Eurostat 74 Fig 4.2 – % di alloggi in affitto sociale/sovvenzionato, rispetto allo stock complessivo di abitazioni (periodo di riferimento tra 2007-2010). Fig 4.3 – % di alloggi in affitto privato, rispetto allo stock complessivo di abitazioni (periodo di riferimento tra 2007-2010). Fonte: Propria rielaborazione dati Eurostat Fonte: Propria rielaborazione dati Eurostat Anche gli affitti medi si diversificano tra loro, riflettendo le condizioni econo- Quindi oltre allo stock abitativo pubblico gestito dall’amministrazione na- miche dei diversi Paesi. Gli affitti regolati sono pari in media al 5% del valore zionale o locale, il concetto di social housing oggi tende a comprendere (in di mercato in Lituania, 16% in Irlanda, 26% in Italia, 71% in Francia, fino al particolare nelle attività di costruzione e di finanziamento), anche una serie di 94% in Svezia (Baldini & Federici, 2008). associazioni, società e fondazioni, senza scopo di lucro o cooperative. Nella Una tendenza generale in Europa è stato il progressivo passaggio dalla for- maggior parte dei Paesi dell’Europa occidentale, il settore privato svolge le nitura di case alle sovvenzioni per la casa, con finanziamento diretto per le attività di costruzione e finanziamento. Le organizzazioni appartenenti al terzo famiglie in stato di necessità. Nella maggior parte dei casi, lo Stato ha perso settore e senza scopo di lucro – spesso costituite da comunità locali - sono ri- il ruolo di operatore principale e il contributo pubblico per il Social Housing conosciute invece come un valido strumento per la fornitura di social housing si è ridotto, obbligando gli operatori a trovare fondi anche nel settore privato. in sostituzione a quella statale poichè hanno l’obiettivo di migliorare il benes- Secondo quanto presentato in occasione della giornata inaugurale di Urban- sere sociale piuttosto che quello di massimizzare e distribuire profitti (Baldini promo, a Torino, da Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, la spesa & Federici, 2008). Il settore con funzione di promotore, proprietario o gestore legata al social housing rappresenta circa l’uno per cento del prodotto interno è comune nei paesi dell’Europa occidentale. In Austria, Francia, Olanda e lordo dell’Unione Europea. Svizzera, tali organizzazioni detengono la quota più importante di alloggi so- 75 ciali. Il modello cooperativo invece risulta interessante quando consente alle possono accedere al social housing famiglie sotto livelli massimi di reddito. famiglie di assumere la proprietà collettiva delle case. Tra i Paesi dell’Europa Pesi come Italia, Francia, Spagna e Grecia, che hanno associato la loro cre- occidentale, l’Inghilterra e la Scozia hanno una tradizione relativamente con- scita economica alla creazione di una classe operaia si sono preoccupati in solidata nella cooperazione, nell’ambito della quale le famiglie sono colletti- primis di garantire alloggi ai lavoratori, a differenza di Paesi come Inghilterra vamente responsabili della proprietà e della gestione dell’immobile. e Irlanda che si sono rivolti alle categorie più deboli ed emarginate.. Il finanziamento del social housing si presta a molteplici soluzioni, che vedo- Nel complesso le categorie in maggior bisogno abitativo e più vulnerabili ri- no ai propri estremi l’impegno pubblico e quello privato. Quasi tutti i progetti sultano essere gli anziani, i disabili, gli immigrati, i genitori soli, i giovani, di social housing vengono finanziati attraverso la combinazione di strumenti famiglie con bambini, etc., le quali sono in aumento in tutti i Paesi. differenti il cui peso varia a seconda del contesto. Il futuro del settore dipende comunque da quanto i governi riusciranno a de- In Grecia, dove non esiste un settore sociale degli affitti, ma solo la vendita, stinarvi tra tagli della spesa pubblica e politiche di austerity. Nei paesi in cui l’unica organizzazione che fornisce social housing viene finanziata con i con- sono disponibili dati di questa involuzione si registra comunque una sostan- tributi di lavoratori dipendenti e datori di lavoro – secondo uno schema che ziale crescita nella % degli alloggi sociali rispetto alla quota complessiva degli può ricordare le esperienze italiane di Ina-casa e Gescal –. Tali lavoratori che immobili in affitto (Fig 4.4 e 4.5). contribuiscono finanziariamente diventano poi i beneficiari degli alloggi costruiti (Baldini & Federici, 2008). Per sostenere l’accesso all’alloggio in molti Paesi dell’Europa del Nord vengono utilizzati due strumenti in grado di abbassare il costo dell’alloggio per le fasce di popolazione a basso reddito: le sovvenzioni dirette, che consistono in un contributo finanziario destinato alla famiglia al fine di integrare il canone di locazione, e quelle indirette che sono rivolte ai costruttori privati e permettono al proprietario di offrire gli alloggi a canoni inferiori, abbassando per loro i costi e oneri di costruzione. Vi sono poi molti altri modi per generare risorse cha variano da paese a paese, la situazione risulta molto complessa si propone pertanto una sintesi secondo i dati forniti dal Cecodhas. Le condizioni di successo economico di una politica abitativa sono quindi determinate da una attenta valutazione dei sistemi di finanziamento/investimento, ma anche dalla definizione coerente dei gruppi che hanno diritto all’assegnazione di un alloggio sociale. Sebbene nella maggior parte dei Paesi Europei, l’accessibilità al settore venga regolata da criteri di assegnazione diversamente che dai meccanismi di mercato, i gruppi sociali interessati variano da Paese a Paese, attraverso normative Nazionali o Regionali. Gli stati che attuano un approccio Universalistico si rivolgono all’intera popolazione, mentre nei Paesi di approccio “Generalista” 76 77 X X X X X X X Danimarca nazionale locale X X X X X Finlandia nazionale locale X X X X X X nazionale X X locale X X X X federale lander locale X X X regionale Francia dipartimentale Germania 78 X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X nazionale Irlanda nazionale X X ITALIA nazionale regionale locale X X X Lussemburgo nazionale locale X X X Olanda nazionale regionale locale X X Portogallo nazionale locale X Spagna nazionale autonomie locale Svezia nazionale locale X X UK nazionale regionale locale X X X X X X X X X X X X X Fonte: Propria rielaborazione dati Cechodas X X X X Grecia Fonte: dati Cechodas X Fig 4.4 –Variazione della % di Social Housing (abitazioni in affitto sovvenzionato/ sociale) rispetto allo Stock abitativo complessivo. Dati relativi a Danimarca, Francia, Italia, Olanda, Regno Unito, Svezia. AZIONISTI federale regionale locale Belgio X FONDI PRIVATI X RIDUZIONE IVA GARANZIA PUBBLICA X ESENZIONE FISCALE MUTUI CON TASSI DI INTERESSE BASSI X Austria ACCESSO AI TERRENI ASSEGNAZIONE lander locale PAESE LIVELLO DI INTERVENTO Tab 4.1 – Tipologie di finanziamento e sostegno del social housing, nell’ambito dei livelli di intervento dei principali paesi dell’Unione Europea. X X X Fig 4.5 – Variazione della % di Social Housing (abitazioni in affitto sovvenzionato/ sociale) rispetto allo Stock abitativo in affitto. Dati relativi a Danimarca, Francia, Italia, Olanda, Regno Unito, Svezia. X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X Fonte: Propria rielaborazione dati Cechodas 79 4.2 Le politiche abitative in Italia, excursus storico normativo la realizzazione di edilizia residenziale con finanziamenti pubblici, attraverso i Comuni. Questi passarono poi in una posizione secondaria, conferendo de- Nei capitoli precedenti si è tentato di delineare un quadro complessivo della naro, aree e stabili ai nuovi Enti specificati nel R.D. 28 aprile 1938, n. 1165, situazione abitativa in Europa rispetto alle reali e nuove esigenze abitative. denominato “Testo Unico per l’Edilizia Popolare ed Economica”. Da un quadro generale emerge quanto segue: A partire dal Secondo Dopoguerra, con l’impellenza della ricostruzione, il - L’aumento dei prezzi delle case è un dato comune alla maggior parte dei governo applicò importanti provvedimenti volti alla produzione di edilizia paesi Europei residenziale sociale con la conseguente creazione di occupazione e manodo- - Il patrimonio immobiliare pubblico risulta obsoleto nella maggior parte dei pera. Da questo momento il sistema di finanziamento dell’edilizia popolare paesi non si basò più unicamente sul ricorso al credito esterno19, ma su un sistema - Vi è una progressiva riduzione della produzione di nuove abitazioni e una di contributi obbligatori dei lavoratori dipendenti e dei datori di lavoro af- predisposizione al riuso e recupero del patrimonio edilizio esistente fiancato alle risorse statali20. Le due leggi adottate rispettivamente nel 1949 - Le nuove tendenze demografiche stanno gradualmente cambiando le pro- (Legge n. 43/1949, Legge Fanfani) e nel 1963 (Legge n. 60/1963) misero a spettive progettuali in molti paesi europei, stimolando ad esempio una contra- disposizioni fondi e programmi introducendo l’Ina-Casa, per il periodo 49-63 zione delle dimensioni degli alloggi e la sperimentazione tecnologica nell’am- e la GESCAL per il periodo successivo. Il Piano Ina Casa si pose il duplice bito della flessibilità. l’obiettivo di incrementare il tasso occupazionale nel settore edilizio e di pro- Il panorama Europeo indagato presenta a riguardo una situazione del tutto durre un gran numero di abitazioni a costi controllati. Per portare a termine disomogenea, in cui l’Italia risulta fortemente sotto la media dei principali il maggior numero di alloggi ottimizzando le risorse disponibili, vennero de- paesi investitori e di impatto limitato rispetto ai numeri del disagio abitativo. finite caratteristiche tecniche e tipologiche degli edifici residenziali, ponendo Inoltre in molti casi si contraddistingue per tempi di realizzazione lunghi e iter attenzione affinché le nuove aree di espansione, nella fascia peri-urbana delle burocratici difficili (Fonte CITTALIA - Fondazione Anci Ricerche, 2010), che città medio-grandi, non divenissero quartieri dormitorio ma contemplassero talvolta hanno addirittura portato al fallimento dei progetti. spazi di aggregazione e di socialità, sinonimo di comunità, di partecipazione Tuttavia la condizione socio-economica attuale può porsi come contesto di democratica, dal basso, alla gestione della res publica. sperimentazione in una prospettiva di risanamento e sviluppo. Risulta pertan- Inoltre con la Legge n. 167/1962, i Comuni vennero dotati di uno strumento to interessante ai fini della ricerca inquadrare in questo contesto le politiche programmatorio: i Piani per l’Edilizia Economica e Popolare (Peep), per l’in- abitative italiane, e come esse si sono evolute negli anni andando o meno in- dividuazione di aree da destinare all’edilizia sociale pubblica, espropriabili contro ai cambiamenti socioculturali che hanno investito tutta l’Europa. per la costruzione di alloggi economici e delle opere di urbanizzazione complementari e verde pubblico. 4.2.1 La grande ricostruzione e il boom economico In Italia, gli interventi di politica economica per dare risposta all’evidente bisogno primario dell’abitazione ebbero origine all’inizio del secolo scorso, con la Legge Luzzati (Legge n. 254/1903), che introdusse gli Istituti Autonomi per le Case Popolari (IACP). Il provvedimento si inseriva nel quadro di una politica sociale nazionale a beneficio dei ceti meno abbienti, che prevedeva 80 19 Il capitale privato, intervenne quasi sempre sotto forma di elargizione benefica, fatti salvi gli interventi diretti delle imprese per la costruzione di case per i propri dipendenti. Gli IACP furono costretti, per sviluppare il proprio programma edilizio, a ricorrere al credito da cui però dipendeva così la realizzazione dei programmi costruttivi e il livello dei canoni di locazione. 20 Il finanziamento del Piano Ina Casa comprendeva: un prelievo dello 0,6% sul salario dei lavoratori, un contributo dell’1,2% da parte del datore di lavoro e una percentuale a carico statale. 81 Nel periodo della ricostruzione l’Ina-Casa realizzò in quattordici anni 350.000 ad una sostanziale riduzione dell’offerta di abitazioni in affitto, spingendo per- alloggi. tanto coloro con disponibilità economiche all’acquisto di una casa e costrin- Al fine di rispondere alla persistente carenza di abitazioni, in particolare nelle gendo sempre più i ceti meno abbienti a fare ricorso all’edilizia residenziale aree urbane del nord del paese, alla conclusione del Piano Ina-casa, nel 1963, pubblica. si rese necessario avviare un ulteriore programma decennale per la costruzio- Con l’emanazione della Legge 457/1978, (Piano Decennale per l’Edilizia ne di alloggi per i lavoratori: la Gestione case per lavoratori dipendenti (Ge- Residenziale) si modificò il sistema dei finanziamenti affiancando all’edilizia scal). Rispetto al Piano precedente, la programmazione divenne decennale, sovvenzionata22, l’edilizia agevolata23 e convenzionata24. Ciò permise un in- con piena responsabilità operativa agli IACP che divennero “organi esecutivi tensificarsi dell’attività costruttiva alla quale si unì anche quella del recupero. del programma a livello provinciale”, con la possibilità di integrare e speri- Da questo momento non si utilizzerà più la terminologia di “edilizia popola- mentare il loro operato con Enti Privati. Gli interventi Ina-Casa e Gescal, pre- re”, espressione divenuta nel tempo sinonimo di interventi di bassa qualità, vedevano la costruzione di immobili per i lavoratori da destinare alla vendita evocativa di aree di degrado urbano, ma ci si riferirà ad “edilizia residenziale 21 o alla locazione con successivo riscatto , al fine di reinvestire gli introiti in pubblica” con uno spostamento concettuale nel focus dai destinatari degli al- interventi simili, cosa di fatto non avvenuta. Negli stessi anni vennero pro- loggi al soggetto finanziatore (Bronzini, 2011). mosse politiche di sostegno alla casa in proprietà, anche attraverso forme di Dagli anni ’90 in poi, la riduzione degli investimenti, il sostegno ad una poli- permissivismo nei confronti di iniziative di autopromozione dei privati, che tica di proprietà e il riscatto degli immobili portò ad una sostanziale riduzio- causarono un dilagante abusivismo edilizio, periodicamente sanato da inter- ne del patrimonio di edilizia pubblica non contribuendo a risanare il deficit venti legislativi ad hoc. di risorse per il settore e impedendo allo Stato di attuare nuovi investimenti rilevanti a riguardo. In questo periodo al centro dell’agenda politica, trova- 4.2.2 Gli anni 70 no piuttosto spazio i temi della riqualificazione nell’ottica di una maggiore Un altro punto di svolta avvenne con la Legge Quadro n. 865/1971, che pre- qualità urbana (Legge n. 179/1992, D.M. 22 ottobre 1997 - Contratti di Quar- vedeva una riorganizzazione degli Istituti Autonomi Case Popolari (IACP) che divennero gli unici enti pubblici operanti nel settore, e gli unici soggetti incaricati dell’esecuzione degli interventi di Edilizia Residenziale Pubblica – ERP (D.P.R. n. 1035, del 30 dicembre 1972). Alle Regioni venne affidata la localizzazione degli interventi e l’attuazione dei programmi. Il decennio 1970-1980 fu caratterizzato dall’inflazione che creò molte difficoltà negli appalti, e costrinse gli Istituti alla continua ricerca di finanziamenti integrativi per poter ultimare i programmi costruttivi. Il mercato degli affitti venne regolamentato con l’introduzione dell’equo canone (Legge n. 392/1978) che manteneva i canoni di locazione al di sotto di certa cifra calcolata secondo parametri stabiliti. Ma il vincolo introdotto portò 21 Soluzione fortemente sostenuta tanto che oltre il 70% degli appartamenti fu riscattato, creando una vera e propria modifica sociale. 82 22 Per “edilizia sovvenzionata” si intende quella diretta a creare abitazioni destinate ai cittadini che si trovino in condizioni economiche disagiate, realizzata da Enti pubblici (lo Stato, le Regioni e gli altri Enti locali). L’edilizia sovvenzionata è di competenza del settore pubblico (municipalità ed agenzie pubbliche per l’edilizia). 23 Per “edilizia agevolata” si intende quella finalizzata alla costruzione di alloggi da destinare a prima abitazione, realizzata da cooperative edilizie, imprese o soggetti privati, con finanziamenti/agevolazioni messi a disposizione dallo Stato o dalle Regioni. Può comprendere sia la costruzione di nuovi alloggi che l’acquisto di immobili già edificati ma abitazioni con caratteristiche non di lusso destinate a categorie di reddito intermedie. 24 Per l’edilizia in aree PEEP. Solitamente il Comune, una volta divenuto proprietario delle aree, individua le imprese private (cooperative edilizie o altre società costruttrici) a cui concedere a prezzi agevolati, l’area per realizzare alloggi a prezzi contenuti da mettere sul mercato a determinate condizioni, previste dalla stessa normativa. La precedente Legge Quadro n. 865/1971stabiliva che in caso di vendita successiva al primo acquisto, le abitazioni potessero essere vendute soltanto a soggetti aventi i requisiti per l’assegnazione di alloggi economici e popolari. 83 tiere25) attraverso interventi integrati di impronta sociale (politiche di welfa- i sempre più rigidi criteri di bancabilità per accedere ai mutui e la diversifi- re, sicurezza, lavoro, formazione…). Con la cancellazione dei contributi dei cazione dei soggetti e dei modelli abitativi26 sembra possa condurre ad una lavoratori e dei datori di lavoro introdotti dalla Gescal (sentenza della Corte inversione di rotta. Costituzionale 12 settembre 1995, n. 424) che segnò la scomparsa dal bilancio Il passaggio da edilizia popolare a edilizia residenziale pubblica, e poi sociale, dello Stato di questa importante componente dei fondi espressamente rivolti va relazionato non soltanto all’articolazione delle diverse tipologie di inter- al finanziamento dell’edilizia residenziale pubblica, si rese necessario sposta- vento (recupero, manutenzione, nuova edificazione) nell’ambito della piani- re progressivamente l’attenzione verso gli aspetti economici che interessano ficazione urbanistica e territoriale, ma anche delle nuove esigenze abitative il processo edilizio (come ottimizzare la produzione di edilizia residenziale e al potenziale ruolo dei cittadini nella definizione delle politiche sociali. In pubblica di qualità seppure con risorse ridotte) e i finanziamenti privati (come relazione a tale aspetto, la “casa” rappresenta pertanto un servizio pubblico di individuarli e orientarli). interesse collettivo e come tale va garantito e tutelato (Pinzello, Moya 2012). Fu in questo periodo che avvennero le prime riforme in termini di decentra- In senso strettamente giuridico, l’edilizia pubblica è soltanto quella a totale mento che attribuirono l’intero settore dell’edilizia residenziale pubblica alla carico o con il concorso o con il contributo dello Stato, realizzata dallo Sta- competenza delle Regioni, nella programmazione delle risorse finanziarie, to stesso o dagli enti pubblici (Regioni, Comuni, Iacp), denominata edilizia nella determinazione delle tipologie di intervento e i criteri per l’assegnazio- sovvenzionata. L’edilizia agevolata-convenzionata è, invece, quella realizzata ne. A seguito della riforma Bassanini le Regioni hanno gradualmente provve- con il concorso pubblico e privato e la corresponsione di contributi è volta duto a dotarsi di un corpo normativo proprio in materia e a riformare gli enti principalmente all’abbattimento dei tassi d’interesse dei mutui. pubblici (IACP) in aziende. A questo punto l’housing sociale interseca quindi l’Edilizia Residenziale Pubblica, ma mantiene un approccio più flessibile e orientato ai progetti, più 84 4.2.3 Dall’Edilizia Residenziale Pubblica all’Edilizia Residenziale Sociale esteso rispetto a target sociali, operatori coinvolti, nonché alla progettazione Gli ultimi cambiamenti socio-demografici ed economici suggeriscono di apri- gli alloggi sociali dati in affitto – comprende anche gli alloggi costruiti o ri- re la strada verso nuove strategie, volte ad affrontare non solo la problematica strutturati attraverso partecipazioni pubbliche e private o attraverso l’utilizzo dell’edilizia residenziale pubblica, ma anche di forme dell’abitare accessibili di fondi pubblici, oppure venduti ad un prezzo calmierato, accessibile per la e sostenibili per una più ampia porzione della popolazione, toccata dal cre- proprietà, privata o cooperativa. scente disagio abitativo. In Italia infatti dal 1981 al 2008, la quota percentuale Edilizia Residenziale Sociale, è una locuzione che sembra, allora, essere in di abitazioni in proprietà o in usufrutto gratuito si è spostata dal 64% all’81% grado di liberarsi del peccato originale dello statalismo e dell’inefficienza della (Fonte, CENSIS-ABI sulla società Italiana, Roma, 2012), e nel 2002 si re- burocrazia pubblica che, inevitabilmente, marchia l’espressione Edilizia Resi- gistrava una insoddisfazione delle domande di alloggi ERP di circa il 92% denziale Pubblica (Lungarella, 2010). Ma se la domanda delle fasce più deboli (Fonte, CRESME, 2005). Oggi tuttavia la contrazione delle compravendite, della popolazione non può essere soddisfatta esclusivamente dal mercato ma 25 I contratti di quartiere sono strumenti finalizzati a promuovere e regolare lo sviluppo locale in modo integrato e sostenibile, attraverso il coinvolgimento delle comunità locali e il coordinamento di risorse e di interventi condivisi dai soggetti firmatari del programma. Questo tipo di iniziativa viene adottata in aree urbane caratterizzate da una scarsa coesione sociale e da un degrado delle abitazioni, ovunque sia necessario un miglioramento, un servizio che renda migliore il vivere quotidiano. 26 In Italia negli anni 2000 si è registrata una straordinaria crescita del numero di nuclei familiari (di dimensioni sempre più ridotte) : dal 2001 al 2007, l’incremento annuo delle nuove famiglie è stato di 298mila unità. Fonte: CRESME-ANCAB 2009. Inoltre si consideri a tal proposito che la popolazione straniera residente tra il 1° gennaio 2002 (1.356.590 stranieri residenti) e il 1° gennaio 2009 (3.891.295) è cresciuta del 186,8%. Fonte: ISTAT. dei servizi e delle comunità. Il concetto– per quanto spesso identificato con 85 deve integrare servizi è sottinteso che l’Edilizia Residenziale Sociale implichi italiano. Attraverso la costruzione di nuove abitazioni o il recupero di quelle necessariamente un intervento pubblico, l’unico fattore in grado di consentire esistenti, il Piano mira ad incrementare l’offerta di abitazioni, da destinare un abbassamento dei costi di realizzazione e l’erogazione di servizi. Tra il prioritariamente alle categorie sociali svantaggiate27, portatrici di una nuova 2007 e il 2009 al livello nazionale sono stati assunti alcuni importanti provve- domanda abitativa. La legge regolamenta anche “la costituzione di fondi im- dimenti sulle politiche abitative, che oltre ad affrontare il problema finanziario mobiliari destinati alla valorizzazione e all’incremento dell’offerta abitativa, tengono conto degli aspetti sociali. In questo periodo si avvia il dibattito sulla ovvero alla promozione di strumenti finanziari immobiliari innovativi e con dimensione sociale che vede trasformare l’edilizia popolare in edilizia sociale, la partecipazione di altri soggetti pubblici o privati, articolati anche in un con l’attivazione di strategie ed azioni integrate che coinvolgono Enti pubblici sistema integrato nazionale e locale, per l’acquisizione e la realizzazione di e privati ed Istituzioni (Pinzello, 2012). A partire Dalla Legge n. 9/2007 “In- immobili per l’edilizia residenziale, aprendo la porta a nuovi soggetti esterni terventi per la riduzione del disagio abitativo per particolari categorie sociali” allo Stato e all’impiego di nuovi strumenti finanziari.” si apre un nuovo programma di edilizia residenziale pubblica. Le fonti che Il Piano nazionale di edilizia abitativa, D.P.C.M. del 16 luglio 2009, infine, inquadrano l’housing sociale nel nostro ordinamento sono principalmente tre: rappresenta la versione italiana dell’housing sociale che, in molti Paesi eu- 1) il Decreto ministeriale del 22 aprile 2008; ropei, tenta di ampliare, qualificandola, l’offerta degli alloggi in affitto o in 2) il Decreto legge n. 112/2008, convertito poi nella Legge n. 133/2008; vendita, definendo la costituzione di un sistema integrato, nazionale e locale, 3) il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 16 luglio 2009, de- di fondi immobiliari (Sifi) e proponendo nuovi incentivi fiscali per facilitare nominato anche «Piano nazionale di edilizia abitativa». l’acquisto della prima casa, incentivare la locazione, e promuovere la manu- Il Decreto Legge del 22 aprile 2008, introduce la definizione di alloggio so- tenzione. ciale quale unità immobiliare adibita ad uso residenziale in locazione perma- Secondo quanto diffuso dal Dipartimento Ambiente e Territorio – Area Casa nente che svolge la funzione di interesse generale, nella salvaguardia della ed insediamenti urbani, nel Seminario Nazionale “Bisogni abitativi e housing coesione sociale, di ridurre il disagio abitativo di individui e nuclei familia- sociale nelle trasformazioni urbane” del 12 aprile 2011, gli interventi avviati ri svantaggiati, che non sono in grado di accedere alla locazione di alloggi in Italia si possono ricondurre alle seguenti categorie: nel libero mercato. L’alloggio sociale si configura come elemento essenziale - interventi di housing sociale condotti da soggetti privati e privati/sociali che del sistema di edilizia residenziale sociale costituito dall’insieme dei servizi tendono a focalizzarsi su situazioni di disagio solvibili, relativi ad utenti che abitativi finalizzati al soddisfacimento delle esigenze primarie. La direttiva non riescono a sostenere un affitto di mercato ma che possiedono comunque attribuisce la competenza della materia alle Regioni che in concertazione con moderata capacità di reddito, escludendoli dall’ERP le Anci regionali, definiscono i requisiti per l’accesso e la permanenza nell’al- - interventi di housing sociale condotti da privati e privati/sociali rivolti a fa- loggio sociale. sce di disagio estremo , meno frequenti e legati alla disponibilità di risorse e In seguito il D.l. n. 112/2008, convertito nella legge n. 133/2008, ha introdotto il cosiddetto “Piano Casa” confermando l’obiettivo di garantire su tutto il territorio nazionale i livelli minimi essenziali di fabbisogno abitativo. Tra gli aspetti principali vi è l’idea che l’housing sociale possa diventare un’opportunità per superare la forma tradizionale della “casa popolare”, uno strumento strategico per la rigenerazione urbana delle nostre città e dell’intero territorio 86 27 Il Governo ne individua sette: a) i nuclei familiari a basso reddito, anche monoparentali o monoreddito; b) le giovani coppie a basso reddito; c) gli anziani in condizioni sociali o economiche svantaggiate; d) gli studenti fuori sede; e) i soggetti sottoposti a procedure esecutive di rilascio [sfratto]; f) altri soggetti in possesso dei requisiti di cui all’articolo 1 della legge n. 9 del 2007; g) gli immigrati regolari a basso reddito, residenti da almeno dieci anni nel territorio nazionale o da almeno cinque anni nella medesima regione. 87 alla sostenibilità dei progetti tieri, vicinati, paesaggi, territori, ambienti) possano essere costruiti attraverso - interventi di housing sociale condotti da soggetti del terzo settore, spesso la mobilitazione delle energie individuali e collettive, attraverso la messa in sostenuti da enti locali con il contributo di fondazioni bancarie, che richiedono cantiere, in tutte le forme possibili, del margine creativo di innovazione degli finanziamenti a fondo perduto per attivare agenzie per l’affitto, residenze per abitanti e delle comunità (Paba 1998). l’inclusione sociale e di tipo comunitario I principali operatori del social housing in Italia sono gli Iacp e le cooperative La seconda parte di questo lavoro di ricerca assume dunque come modello il edilizie. In termini di estensione, il settore pubblico di alloggi in affitto non Social Housing quale importante strumento di welfare ritenuto significativo è mai cresciuto in modo significativo, poiché molte abitazioni appartenenti al grazie a tre aspetti innovativi: patrimonio pubblico sono state vendute con continuità nel corso degli anni. ▪ target dei beneficiari: è finalizzato all’inclusione dell’ Fascia Grigia di Le Cooperative edilizie così come altri operatori privati sono stati coinvolti utenti; nella fornitura di alloggi sociali sin dal 1978 prevalentemente per la fornitura ▪ corrispondenza con le esigenze: segue la tipologia di bisogno, ovvero su- di edilizia agevolata. Lo storico radicamento territoriale delle cooperative e la pera la dimensione economica per soddisfare alti bisogni che determinano loro intersettorialità possono contribuire efficacemente a portare a buon fine la situazioni di esclusione abitativa; le iniziative di riqualificazione urbana, soprattutto laddove alla riqualificazio- ▪ partnership pubblico-privato: vede l’introduzione di nuovi modelli di ne edilizia si deve affiancare una riqualificazione sociale. Oggi si affiancano governance sia nel finanziamento sia nella gestione dei progetti. L’offerta anche le imprese di costruzione e le cooperative edili (in particolare per l’edi- di alloggi non è quindi esclusiva dello Stato, ma intervengono sempre più lizia convenzionata) e le fondazioni per lo sviluppo del social housing, create spesso soggetti eterogenei provenienti dal settore privato, dal Terzo settore dalle fondazioni bancarie in partnership con le regioni, le municipalità ed altri e dal mondo delle fondazioni. Si verifica, inoltre, un crescente decentra- investitori privati. mento delle competenze dal governo centrale a quello locale, in piena at- E’ chiaro quindi come ad oggi è possibile iniziare a definire un campo di azio- tuazione del principio di sussidiarietà, sia verticale che orizzontale. ne delle politiche diverso da quello abituale, all’interno del quale l’onere della produzione dei beni pubblici non sia più esclusivamente a capo alle Pubbliche Amministrazioni ma risulti diversamente condiviso tramite forme di sussidiarietà orizzontale o sperimentazione di nuove configurazioni del rapporto tra istituzioni e società che sappiano valorizzare le risorse specifiche che entrambe sono in grado di offrire nelle diverse situazioni. Affinchè l’edilizia residenziale pubblica possa efficacemente svolgere un ruolo di servizio, è necessario che i soggetti gestori si facciano promotori essi stessi di processi di trasformazione territoriale, favorendo la sperimentazione di nuovi modelli abitativi e gestionali in grado di garantire l’equilibrio tra sostenibilità economica e fattori sociali, partendo da una integrazione dei servizi e dalla partecipazione delle diverse categorie per rivitalizzare i quartieri. Partecipazione intesa come il convincimento semplice ed elementare che i prodotti collettivi dell’insediamento umano nello spazio (città, villaggi, quar- 88 89 SECONDA PARTE Strumenti innovativi per la sostenibilità del social housing 5. Social Housing, verso una attenzione sociale Nel luglio 1972 il complesso residenziale di PruittIgoe, un’unità d’abitazione “corbusiana”, costruita alla periferia di Saint-Louis dall’architetto Yamasaki tra il 1952 e il 1955, venne fatta saltare in aria su richiesta dei suoi abitanti, una massa di contadini costretti all’immigrazione urbana. La critica ha datato da quel momento la liberazione per l’architettura dal ruolo pedagogico imposto dal funzionalismo del secondo dopoguerra e il suo adeguamento all’epoca del trionfo del capitalismo postfordista e postmoderno, entrambi simboleggiati da Las Vegas. A quasi trent’anni di distanza, sarà un altro crollo, quello delle Twin Towers, l’11 Settembre 2001, a segnare un nuovo momento di rottura storica. Caso, fatalità, oppure segno preciso dei tempi, l’architetto delle Twin Towers era di nuovo Yamasaki e le due torri gemelle erano state portate a termine proprio pochi mesi dopo l’abbattimento di Pruitt-Igoe. Leonardo Lippolis (1974) In Italia la stagione dell’edilizia popolare ha visto numerose esperienze a cura di alcuni fra i più noti architetti del nostro paese – Aymonino, Rossi, Ricci, Gregotti, De Carlo, Purini – i quali hanno influito in maniera determinante sulla cultura architettonica attraverso il progetto della residenza sociale. Essi si sono impegnati nella costruzione di “macchine per abitare”: edifici/città, cioè quartieri integrati e “autosufficienti”, come alveari residenziali strutturati a partire da singole unità abitative sul modello de “les unitès d’habitation” di Le Corbusier, coniugando l’attenzione al sociale alla ricerca estetica razionale del Movimento Moderno. Progetti per l’epoca assolutamente innovativi, ricchi di sperimentazioni tipologiche, funzionali e tecnologiche. Ne sono un esempio il Sorgane a Firenze (1962-1980), le Vele di Scampia (1962- 1975), il Gallaretese a Milano (1969/1970), lo ZEN a Palermo (1969-1973), il villaggio Matteotti a Terni (1970/1975), il Corviale a Roma (1972-1974), i quali hanno inciso in maniera significativa sul dibattito e sulla ricerca (Polesella et all. 1960). Tuttavia, nell’osservare a distanza di anni questi quartieri, divenuti modello di riferimento disciplinare sia sul piano linguistico che morfologico per molti anni, si registrano delle significative limitazioni nella loro efficacia urbana, soprattutto in funzione della scarsa adattabilità ai cambiamenti socio-culturali che li hanno investiti, che li rivelano quali evidenti errori di valutazione sociologica e gestionale, architetture estranee e prive di identità . Nelle intenzioni dei loro “demiurghi”, questi complessi avrebbero dato alloggio al maggior numero di famiglie possibile, garantendo contemporaneamente condizioni di vita dignitose ed efficienti in un contesto edilizio “predisposto” ad agevolarne l’inserimento. Non vi è dubbio che l’edilizia sociale di quegli anni è stata capace di generare rapidamente risposte abitative, ma allo stesso (nella pagina precedente) tempo gli obiettivi di inclusione sociale dichiarati e ricercati fortemente in Fig 5.1 – Immagini del crollo del complesso di Pruitt Igoe, 1972 Fonte: This work is in the public domain in the United States fase di progettazione, spesso non sono stati raggiunti nella fase di attuazione, principalmente a causa della mancata estensione del disegno urbano e archi- 93 tettonico a un progetto gestionale integrato. All’aumento fisico e quantitativo degli alloggi non è infatti corrisposto un aumento del capitale territoriale o sociale che ne garantisse la sostenibilità e la funzionalità nel tempo. Come lo stesso Ciorra afferma “le grandi cittadelle dell’edilizia popolare non possono assumere, come piacerebbe poter dire ai progettisti o ai critici più idealisti, valori e significati propri e autonomi, ma definiscono di volta in volta il loro ruolo e il loro senso in relazione a mille variabili politiche, economiche, sociali, infrastrutturali, di comunicazione, estetiche e così via. […] È vero che il valore dei quartieri residenziali dipende in buona parte da variabili non direttamente connesse alla consistenza edilizia degli edifici. Tuttavia è anche vero che questi e altri grandi progetti degli anni Settanta erano talmente impregnati di ideologia e di spirito del tempo, tradotti in precetti disciplinari, che probabilmente la loro resistenza alla trasformazione si rivelerà più solida del previsto e necessiterà di strategie di riqualificazione più complesse.” (Ciorra, 2010). Nella maggior parte dei casi sopra citati al progetto e alla fase costruttiva di case e infrastrutture è seguita l’assenza delle Amministrazioni non appena gli abitanti hanno incominciato ad insediarsi. Quindi in questi quartieri, già luoghi di concentrazione territoriale del disagio, è venuto a mancare un sistema di welfare sociale e di supporto Pubblico che, sommato al degrado dell’ambiente costruito che spesso restava incompiuto, ha amplificato i processi di esclusione. Soggetti in vulnerabilità sociale, sono stati ancora di più emarginati, creando una maggiore separazione tra le pratiche abitative domestiche e quelle collettive, legate al consumo e alla socializzazione. Questo è stato (nella pagina precedente) Fig 5.2 – Quartiere Monte Amiata al Gallaratese, edificio Aymonino Fonte: Il Giornale dell’Architettura Fig 5.3 – Quartiere ZEN, Palermo. Gregotti Fonte: http://cameramans.altervista.org/ Fig 5.4 – Corviale, Roma. Gregotti Fonte:Foto di Antonello Anappo, Arvaliastoria.it 95 96 soprattutto evidente nell’uso dello spazio aperto collettivo, progettato sulla semplifica e altera la società nei suoi comportamenti e bisogni. Gli effetti egli carta con grande attenzione, ma in realtà mai vissuto come luogo di relazione dice si vedono nel linguaggio, che dal periodo postmoderno in poi tende a e opportunità. A tal proposito si ricorda la dicotomia espressa da Augè tra i essere collage di citazioni, apparentemente colte e sofisticate ma il più delle “non luoghi”, spazi non identitari, in cui le persone transitano e luoghi antro- volte incomprensibili a chi non è addetto al lavoro di manipolazione, riducen- pologici, in cui le persone “abitano.” do l’architettura ad auto contemplazione (De Carlo, 2002). Oggi il dibattito nazionale è fortemente orientato all’individuazione degli ele- De Carlo, dedica molta attenzione all’aspetto sociale e politico del Movimen- menti che hanno determinato tale condizione di degrado materico, economico to Moderno, ritenuto ancor più importante del funzionalismo formale e ripren- e sociale. Elementi spesso legati ad una cultura architettonica dai modelli au- dendo le teorie di William Morris scrive: Morris insegnando che l’architettu- toreferenziali più quantitativi che qualitativi, che hanno generato tipi edilizi ra non può essere dissociata dalle condizioni sociali e morali dell’epoca cui privi di flessibilità e hanno contribuito ad annullare il senso di appartenenza appartiene, restituì all’architetto la coscienza della sua missione tra gli uomi- degli abitanti a uno specifico luogo. I fattori responsabili di tale inadeguatezza ni. Col suo lavoro e con l’esempio della sua vita mostrò come fosse necessario sono fondamentalmente due (tra loro strettamente intrecciati): da un lato la per chi voleva costruire per l’uomo, essere vicino all’uomo, partecipare dei rigidità, la standardizzazione e l’omologazione delle abitazioni, e, dall’altro, suoi problemi e delle sue sventure, lottare al suo fianco per il soddisfacimento il ruolo passivo degli abitanti, a cui è negata la possibilità di far sentire la pro- delle sue esigenze morali e materiali. Insegnò come l’architettura per essere pria voce in fase progettuale e di modificare attivamente il proprio spazio nel autentica non potesse limitarsi a una questione di gusto o di stile, ma dovesse tempo (Valsesia, 2011). Le palazzine collettive e la standardizzazione in serie espandersi, divenire un principio attivo che coinvolge tutte le attività umane. dei componenti, simbolo di una progettazione top down, hanno rappresentato È questa parte dell’insegnamento di Morris che costituisce il fondamento eti- la soluzione architettonica alla ricostruzione postbellica in tutta Europa. Come co del movimento moderno. Il fondamento etico che inserisce la storia dell’ar- sostiene Turner (1983) quando il problema dell’abitare viene risolto dallo Sta- chitettura nella storia della lotta per la libertà umana. (De Carlo, 2002) to centralizzato o dal libero mercato, si riduce all’assegnazione di un alloggio Tutt’oggi nonostante sia cresciuto l’impegno verso la sostenibilità che ha sti- “prendere o lasciare” che, oltre a mettere gli abitanti in una disprezzabile con- molato una attenzione progettuale sempre più sensibile a ciò che ci circonda, dizione di impotenza, risponde meno bene alle esigenze degli abitanti e con l’offerta abitativa di massa è stata sempre orientata maggiormente verso la costi per la collettività molto più alti. qualità morfologica, la sostenibilità ambientale e la sperimentazione di edi- Nel suo libro The Language of Post-Modern Architecture, Charles Jencks fici sempre più smart. Ma valorizzare il patrimonio materiale e immateriale (1977), dichiara le origini dell’Architettura Post Moderna nel 15 luglio 1972 esistente non legittima il progetto a operare senza una adeguata analisi della data nella quale le autorità cittadine decidono di abbattere gli edifici dell’inse- domanda abitativa, delle trasformazioni avvenute e della dinamica dei pro- diamento di Pruitt-Igoe, giudicati inospitali e non funzionali dai suoi abitanti. cessi sociali. Perciò nonostante tutto ancora oggi alcuni interventi concepiti Si trattava di un progetto di palazzine a ballatoio, di 12 piani, realizzati se- secondo delle politiche settoriali, hanno incrementato la marginalizzazione condo i principi del Movimento Moderno e premiato nel 1951 dall’American dei soggetti residenti come avvenuto negli esempi passati precedentemente Institute of Architects. Un progetto straordinario sulla carta, ma che una volta citati. Cosi come fu per i primi alloggi pubblici destinati alla classe operaia, il costruito testimonia il fallimento della progettazione indipendente dall’uten- sistema di produzione di alloggi sociali, negli anni ha riproposto modelli abi- za, fondata su principi astratti o utopici. Anche De Carlo critica questa man- tativi tradizionali pensati per una popolazione “omogenea” per classe sociale, canza di rapporto con la realtà che nell’organizzazione dello spazio fisico, struttura familiare ed economica, suggerendo la produzione standardizzata di 97 mass housing (Tosi et al. 1994) che si è rilevata però incapace di soddisfare i 5.1 I casi studio bisogni umani. Infatti la conseguenza dell’imposizione di regole rigide ispirate a modelli e sistemi di valori estranei alle realtà locali o astratte ai bisogni, ha L’osservazione critica nell’ambito del Social Housing, suggerisce nel lavoro fatto sì che le case diventassero sempre più irraggiungibili per molte persone di ricerca una riflessione su quegli strumenti progettuali in grado di riappro- (Marcetti et al. 2011). priarsi di valori ed abitudini antiche guardando all’innovazione e alle prospet- Prendendo atto della situazione più che fallimentare che caratterizza l’edili- tive future, che possono ritenersi fondanti per la costruzione della dimensione zia di massa è oggi necessario spostare l’attenzione dal risultato finale (dove sociale. gli obbiettivi qualitativi e quantitativi degli investitori si dissociano da quelli Sul tema dell’housing sociale è possibile trovare suggerimenti, idee concrete e degli utenti) verso i metodi e gli strumenti con cui progettare luoghi che nel progetti, studiando e analizzando la situazione politica e culturale in altri paesi rispondere nell’immediato all’emergenza abitativa, siano anche capaci di fa- europei, dove le “politiche di integrazione locale” hanno prodotto risultati vir- vorire la coesione sociale della comunità, lo scambio tra le persone, la soli- tuosi soprattutto a carico delle future generazioni. Anche nel territorio italiano darietà tra i cittadini nel quadro di una democrazia diretta. É quindi chiaro, si stanno muovendo alcune pratiche “dal basso” o particolarmente virtuose, da questo punto di vista, che qualunque nuova fase di intervento deve essere volte alla promozione di nuovi modelli insediativi di coabitazione sostenibile in grado di generare risposte qualitativamente adeguate, che devono essere (non solo secondo la dimensione ambientale ma anche nel rispetto dell’equità significativamente diverse da quelle che hanno caratterizzato il passato. Per economica e del benessere sociale). tutti questi motivi oggi la realizzazione di alloggi sociali è soggetta a cambia- Ai fini della ricerca vengono pertanto approfonditi criticamente 20 best practi- menti ed attenzioni nuovi rispetto al passato, che impongono un superamento ces selezionate nel panorama Europeo e Italiano (Fig. 5.5). dell’omologazione, preservando l’identità e la stratificazione fisica, storica e I Progetti, sintetizzati e presentati in Appendice A, sono scelti: culturale dei luoghi. Quindi un percorso che metta a sistema le singole par- ▪ quali esempi di progettazione di interventi residenziali che hanno enfa- ti del progetto (spazio privato, spazio pubblico, servizi, gestione futura ecc) tizzato la dimensione sociale; avvalendosi del supporto di contributi pluridisciplinari (dimensione economi- ▪ sulla base delle valutazioni di eccellenza riscontrabili in letteratura (cri- co-finanziaria, gestionale, sociale, architettonica ed ambientale) all’interno di tica/premi/citazioni); un disegno complessivo. ▪ per la disponibilità di accesso diretto alle informazioni e, limitatamente Quindi nel valutare come il progetto di housing sia in grado di sanare le con- ai casi Italiani e ove possibile, il contatto con gli operatori coinvolti il cui dizioni di disagio emerse, si assume come modello il Social Housing, quale contributo è stato fondamentale per comprendere appieno la dinamiche e i strumento politico con cui i governi perseguono i propri obiettivi in materia sistemi che hanno caratterizzato i diversi interventi. abitativa, che si contraddistingue per pensare la residenza non come un fine, ma come uno degli elementi da valorizzare all’interno di un approccio integrato in un processo progettuale che si estende alla realizzazione di luoghi permeabili al tessuto urbano e non semplici spazi. Il ruolo del social housing nella coesione sociale è stato ampiamente riconosciuto nelle leggi nazionali ed internazionali e nelle decisioni politiche. Inoltre è un elemento chiave di ciò che è definito “modello sociale europeo”, finalizzato a mantenere una società prospera e unita. 98 Tralasciando l’aspetto ambientale per il quale la letteratura offre una vasta casistica di interventi a basso consumo energetico e di limitato impatto, la ricerca si sofferma sugli aspetti architettonici in grado di incidere sulla sostenibilità sociale, riconoscendo tuttavia, qualora presente, l’attenzione progettuale alla sostenibilità economica. Analizzando i progetti di social housing presi come esempio fra quelli costruiti nel panorama italiano ed europeo, abbiamo visto come tali costruzioni siano accomunate da caratteristiche e peculiarità che le 99 rendono efficienti per la costruzione della dimensione sociale che li valorizza. Attraverso la loro applicazione e sperimentazione, queste esperienze favori- Ai progetti scelti infatti, viene riconosciuto il merito di far emergere attraverso scono la coesione sociale sul territorio essendo integrate il più possibile con la loro applicazione e verifica, alcuni strumenti progettuali e gestionali la cui il territorio, intervengono su quella che abbiamo definito “area grigia” del valutazione non può basarsi sulla semplice letteratura. disagio sociale, impegnano la sussidiarietà orizzontale, integrano, infine, le politiche della casa e le politiche sociali. Si tratta nello specifico di: Ciò che, conferisce un grande valore aggiunto a tali pratiche, è che esse promuovono un abitare le cui conseguenze positive trascendono la domanda di casa, per favorire lo sviluppo della persona in senso lato, il “vivere” nella sua più generale complessità. PROGETTAZIONE PARTECIPATA Di seguito il lavoro di ricerca tenterà di definire in maniera chiara questi strumenti progettuali, riflettendo sui principi che la comunità scientifica internazionale, con i diversi apporti disciplinari, ha già condiviso. In merito a essi è possibile così definire in maniera chiara le opportunità e i rischi che il loro AUTOCOSTRUZIONE AUTORECUPERO AUTOMANUTENZIONE utilizzo comporta. Successivamente sarà possibile ponendo tali strumenti alla base di una buona progettazione di edifici di social housing individuare le Linee Guida del progetto di Social Housing, al fine di raggiungere la Sostenibilità Sociale quale base del funzionamento di un contesto abitativo efficiente. Assorbire tali caratteristiche e porle alla base del buon funzionamento della COHOUSING società ci servirà per rispondere progettualmente a qualsiasi contesto indagato, poichè il metodo di indagine proposto sarà replicabile e trasferibile dalla visione teorica a quella concreta. MIX FUNZIONALE E SOCIALE (nella pagina seguente) Fig 5.5 – Sintesi dei casi studio esaminati per il lavoro di ricerca. Consultabili in Appendice 100 101 A.1 Savonnerie Heymans, Bruxelles, (Belgio) - 2011 A.2 Bigyard, Berlino (Germania) - 2010 A.3 Vivazz, Mieres (Spagna) - 2010 A.4 Can Travi, Barcellona (Spagna) - 2009 A.5 Queensbridge Road, Londra (Inghilterra) - 2009 A.6 Poble Nou, Barcellona (Spagna) - 2009 A.7 Eden Bio, Parigi (Francia) - 2008 A.8 Adelaide Wharf, Londra (Inghilterra) - 2007 A.9 Bourbone Lane, Londra (Inghilterra) - 2007 A.10 Parkrand, Amsterdam (Olanda) - 2007 A.11 Donnybrook Quarter, Londra (Inghilterra) - 2006 A.12 Honeycomb Apartments, Izola (Slovenia) - 2005 A.13 BedZED, Londra (Inghilterra) - 2002 A.14 Autofreie Mustersiedlung, Vienna (Austria) - 2000 A.15 GWL Terrein, Amsterdam (Olanda) - 1999 B.1 Cenni di Cambiamento, Milano (Italia) - 2014 B.2 Le mani per vivere insieme, Cesano di Senigallia (Italia) - 2013 B.3 Social Housing Giovani Coppie, Prato (Italia) - 2012 B.4 Abitare a Milano 1, Gallarate, Milano (Italia) - 2009 B.5 B.I.R.D. , Brescia (Italia) - 2009 6. Progettazione Partecipata L’Europa ha mosso ufficialmente i primi passi verso l’implementazione dei principi partecipativi a partire dagli anni Novanta, in un periodo in cui il “territorio” viene ad assumere un posto importante nelle riflessioni politiche comunitarie. Nel 1988 nascono i primi Progetti Pilota Urbani, ideati allo scopo di sperimentare strategie “innovative” per innescare progetti di sviluppo e rigenerazione urbana basati su un partenariato tra il settore pubblico e quello privato. In continuità un ruolo decisivo è stato svolto dalla la Conferenza di Rio de Janeiro del 1992 e il vertice di Johannesburg del 2002, che introducono lo strumento Agenda 21 e i Piani d’Azione 21, così come dalla convenzione stipulata ad Arhus28, sul cui modello è strutturata la Direttiva 2001/42/CE29 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001. In un periodo in cui si sta diffondendo una sempre maggiore domanda di partecipazione pubblica rispetto alle scelte di trasformazione del proprio habitat, si offre così l’opportunità, per le Amministrazioni del territorio, di superare le logiche autoritative e autoreferenziali creando forme di progettazione inclusiva basata sul dialogo fra le discipline e l’ascolto dei cittadini, perfettamente in linea con le direttive europee e a tutela degli alti costi sociali di un approccio esclusivo. E’ infatti ampliamente dimostrato come nei diffusi e tradizionali metodi di intervento30 in cui si escludono parte degli stakeholders (e in particolare i soggetti apparentemente più deboli) si riscontrano risultati negativi per gli stessi investitori, “Ci vuole molto più talento nella progettazione partecipata di quanto ce ne voglia nella progettazione autoritaria, perché bisogna essere ricettivi, prensili, agili, rapidi nell’immaginare, fulminei nel trasformare un sintomo in un fatto e farlo diventare punto di partenza” Giancarlo De Carlo (1919 - 2005) 28 Convenzione di Aarhus, Danimarca, 25 giugno 1998. “Convenzione sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale”. La Convenzione di Aarhus propone un modello dei processi decisionali di tipo inclusivo, il pubblico interessato partecipa al processo decisionale all’interno di un quadro istituzionale. È stata ratificata in Italia con la Legge 16 marzo 2001, n. 108. 29 La Direttiva 2001/42/CE, concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente, è stata recepita in Italia con il D.L. n. 152, 3 aprile 2006, “Norme in materia ambientale” e s.m.i. 30 Sintetizzato in: “Decidi, annuncia, difendi” (DAD) in riferimento ad approcci di tipo top-down, che privilegiano l’aspetto tecnico progettuale e vedono il cittadino come un soggetto da convincere della bontà della scelta fatta. 105 poiché il percorso risulta in ultima analisi, più lungo di quello ottenuto con un approccio inclusivo e consensuale. Un progetto condiviso vede infatti più lunga la fase iniziale di definizione preliminare, ma abbrevia le fasi successive perché gli elementi “conflittuali”31 sono già stati analizzati e si sono cercate le soluzioni per la composizione del conflitto. L’Italia si è affacciata in maniera del tutto informale alla progettazione partecipata attraverso le esperienze di Giancarlo De Carlo verso la fine degli anni ‘60, sull’esempio statunitense e anglosassone, con l’intento dichiarato dallo stesso autore di rendere l’architettura più democratica, e quindi sempre meno la rappresentazione di chi la progetta e sempre più la rappresentazione di chi la usa. La diffusione della partecipazione vede tre stagioni distinte (Fareri, 2004). Una prima negli anni ‘60 e ‘70, mossa da una motivazione politica e ideologica che viaggia di pari passo con la lotta sociale. E’ il periodo in cui nascono i comitati di quartiere, che portarono poi ai consigli di zona. Una seconda, quella degli anni ’80, che nasce dai movimenti di mobilitazione attorno ai grandi progetti di trasformazione urbana, con una opposizione che si accompagnava alla cosiddetta sindrome NIMBY (Not In My Back Yard). Il terzo ciclo, riconducibile agli anni ’90, cambia la prospettiva e sono le stesse amministrazioni ad adottare strumenti inclusivi, come risposta istituzionale ai movimenti precedenti. Ma la recente storia dell’urbanistica partecipata in Italia, in un contesto europeo molto favorevole al tema e di fronte ad un evidente fallimento dei modi tradizionali di “fare città”, ha prodotto molte parole, ma pochi fatti concreti (Lorenzo, 2003), presentando esperienze che riducono la complessità della partecipazione con il solo scopo di rispondere a bandi comunitari. Come la 31 Il conflitto urbano e i protagonismi contrapposti dei due fronti si manifestano quando al termine del processo decisionale esclusivo (DAD) possono apparire interessi nettamente divaricati, in cui prevalere la logica del profitto a scapito degli abitanti e della qualità ambientale, oppure se la trasparenza e chiarezza delle scelte fatte non viene adeguatamente condivisa e compresa. (nella pagina precedente) Fig. 6.1, 6.2, 6.3 – Esposizione del progetto del Villaggio Matteotti agli utenti. Terni 1973 Fonte: Giancarlo De Carlo, L’architettura della partecipazione, Quodlibet, 2013 107 stessa Sclavi afferma “L’idea di una pubblica amministrazione che coinvolge esperienza cioè capace solo di fare emergere un elenco di esigenze da “conse- gli abitanti nella progettazione degli spazi urbani in cui risiedono e/o lavo- gnare” al progettista. rano è effettivamente estranea alla tradizione culturale e politica italiana e In Italia l’opposizione alla partecipazione è stata facilitata dalle posizioni de- più in generale alla tradizione giuridica dell’Europa continentale. È un’idea boli e dogmatiche di quelli che proponevano la partecipazione come processo di matrice anglosassone che presuppone una concezione dei rapporti fra so- meccanico e automatico secondo il quale “sarebbe bastato andare dalla gen- cietà civile, potere politico e ruolo dell’amministrazione pubblica pratica- te, chiederle quali fossero i loro bisogni e poi trascrivere le risposte in progetti mente rovesciata rispetto a quella che è stata vigente e dominante nel nostro grigi il più possibile” (De Carlo, 2002). Un percorso di progettazione parteci- Paese e nell’Europa Continentale fino al secolo scorso” (Sclavi et al., 2002). pata invece si fonda principalmente su una diversa idea della conoscenza: gli Così le riflessioni mosse da De Carlo, ampliamente condivisibili oggi, partiva- abitanti non sono fonti passive di dati e di informazioni da raccogliere attra- no dalla constatazione che nella società moderna chi utilizza lo spazio subisce verso questionari e interviste. Gli abitanti hanno una conoscenza specifica dei le trasformazioni architettoniche, urbane e di uso ad opera di chi detiene il luoghi e dei problemi, che possono essere indagati a fondo generando situa- potere amministrativo. L’architettura moderna infatti scelse di mettersi dalla zioni in cui le persone siano in grado di esprimersi e ascoltare, con lo scopo di parte del cliente, progettando in maniera autoritaria “per” gli utenti, invece sviluppare la complessità del contesto e far emergere i caratteri fondamentali di progettare “con” gli utenti. Come lo stesso De Carlo dichiara “la figura che il progetto architettonico deve assumere, con la “consapevolezza che l’in- dell’architetto, nell’epoca postindustriale, tende a essere ancora più esclusi- tero ciclo del progetto di architettura e di città può intrecciarsi con il protago- va, sotto l’apparenza del tendere a includere, che in realtà è un tendere a co- nismo dei cittadini” (Paba 2003). La differenza fondamentale tra l’architettura optare”. E ancora “la volontà dei destinatari è per principio ignorata, oppure autoritaria e l’architettura della partecipazione è che la prima nasce dal pre- è contraffatta attraverso l’applicazione di modelli che calzano gli interessi supposto che per risolvere un problema bisogna ridurre le variabili al minimo di chi promuove l’operazione oppure le visioni di chi progetta” (De Carlo, per poterle controllare mentre la seconda fa entrare in gioco tutte le variabili 2002). Di fronte all’esperienza del Quartiere Matteotti promossa da De Carlo possibili in modo da avere un risultato multiplo, aperto al cambiamento, ricco a Terni nel 197032, tutto il Movimento Moderno si dimostrò critico e distante. di significati accessibili a tutti (Zucchi, 1992). L’atteggiamento dominante fu di rimozione, se ne parlava con la sufficienza dell’accademico verso i processi che rischiano di intaccare la nitidezza del Aprire dei tavoli di concertazione, portando gli inquilini dall’essere semplici beneficiari di un servizio ad attori del rafforzamento della loro condizione e progetto, con la consapevolezza di essere, in qualità di progettisti o tecni- del loro contesto, contiene in sé non solo più democrazia ma anche una qualità ci, i depositari del sapere (Sclavi et al., 2002). Quello che non si approfondi maggiore (Bobbio, 2004). Ciò però non vuol dire solo coinvolgere i soggetti all’epoca, fu il valore sociale dell’esperienza33, che fu presa come una pratica portatori di interesse34, ma anche reperire e convogliare altre risorse pubbliche di ascolto passivo: dimmi cosa vuoi e io lo faccio (Sclavi et al., 2002), una o private che solo grazie ad una partecipazione ad un qualche forum o tavolo possono sperimentare praticamente la reciproca convenienza nella collabora- 108 32 Nel 1970 venne commissionata a De Carlo la ristrutturazione e ampliamento del Quartiere Matteotti, costruito per i dipendenti delle Acciaierie di Terni nel 1934. Egli pose alla committenza la condizione di coinvolgere gli utenti futuri abitanti per renderli attori del processo. zione per la produzione di servizi alla cittadinanza. 33 Oggi l’efficacia delle politiche si misura non solo con il buon esito degli investimenti ma anche tenendo conto degli effetti indiretti – crescita del dialogo o del legame sociale (Fareri, 2009) che sono il presupposto per un superamento delle pianificazioni separate in favore di approcci integrati. 34 Nel linguaggio urbanistico anglosassone, si fa distinzione tra stakeholders e stockholders: i primi sono i detentori di interessi locali, cioè coloro che vivono il territorio in qualità di residenti o di esercenti di attività; i secondi sono i detentori di capitali, che possono investire in quel territorio. In un approccio partecipativo poi, qualunque iniziativa volta a favorire il dia- 109 logo e l’inclusione fra soggetti deboli e poteri forti, è in grado di sviluppare Fig 6.4 – Scala della Partecipazione di Arnstein meccanismi di mutuo apprendimento, percorsi virtuosi in grado di fare emergere ricchezze sopite, conoscenze inedite, intelligenza sociale e collettiva. Strumenti in grado di contribuire attivamente ed a lungo termine sulla definizione di luoghi e spazi di qualità ma soprattutto alla promozione di identità e di appartenenza al luogo in cui si abita. Dal punto di vista dei progettisti un percorso del genere diviene altamente stimolante nel cercare di rispondere in maniera creativa alle esigenze espresse, elevandole a segno architettonico e soluzione pratica. Il progettista amplia lo spazio del possibile, e semplifica i modi di esporlo, riducendo la distanza tra sapere professionale e profano. Operazione alquanto difficile, poichè l’architetto tradizionale “dovrebbe spogliarsi - e non è facile - della sua sovrastruttura di intellettuale “colto” e sensibile all’architettura come fatto estetico, alla progettazione come modo di esprimere la sua personale concezione del mondo e dell’ architettura stessa” Fonte: Arnstein S.R., 1969. (Esposito Quaroni, 2001). Oggi, benchè si debba superare la concezione della progettazione partecipata come semplice applicazione di varie tecniche per riunire e far discutere le persone, va chiarito in che modo e con quali strumenti le amministrazioni e i tecnici possano assorbire questa domanda di inclusione e trasformarla in una risorsa. Questo in una democrazia rappresentativa non implica necessariamente una restituzione della “delega” ai cittadini ma significa tenere esplicitamente conto dell’opinione espressa. Lo sviluppo di queste azioni parte da alcuni presupposti essenziali (che siano essi esistenti o da promuovere) quali la disponibilità di reti e di spazi di interazione tra gli attori, la disponibilità di dall’individuazione di ambiti e occasioni appropriate (perché più promettenti) attorno a cui indirizzare politiche partecipate e formazione specifica. A prescindere dal contesto, è necessario dichiarare, già in una fase iniziale, quale livello di compartecipazione si aspira a raggiungere, ponendo attenzione alla scala di Arnstein35 (Fig. 6.4). Infine, è però fondamentale l’impegno della Pubblica Amministrazione o del Progettista nel considerare le indicazioni che provengono da questi processi. In Italia negli ultimi 10-15 anni si è assistito ad una sperimentazione di pratiche partecipative di tipo top-down o bottom-up, in campi molto diversi tra di risorse, l’integrazione tra e con le politiche in atto e le competenze tecniche. Ogni percorso deve partire da una informazione strutturata e trasparente verso gli utenti, poiché è importante fornire alla comunità la possibilità di poter creare “a più voci” (Bobbio, 2004). Le modalità dei rapporti di collaborazione tra società politica e società civile dovranno inoltre essere improntate alla massima trasparenza e capacità comunicativa, e le iniziative di ampia visibilità anche tramite i mezzi di comunicazione. Alle Pubbliche Amministrazioni dunque, se non altro in ragione della responsabilità istituzionale che hanno nei confronti della riorganizzazione della sfera pubblica, spetta il ruolo di attivatori di tali esperienze partendo 110 35 I diversi gradi di un percorso partecipativo vengono spesso identificati ricorrendo alla scala di Arnstein (Sherry Arnstein, 1969). I gradini più bassi della scala, fanno riferimento ad una partecipazione apparente, o non partecipazione, e vengono identificati come strumenti unilaterali nelle mani delle amministrazioni per consolidare e ottenere consensi sul proprio operato (1. Manipulation - 2. Therapy) Risalendo la scala, si individuano ancora processi poco inclusivi, finalizzati principalmente alla formazione/informazione trasparente su scelte di esclusiva competenze degli amministratori, che si fondano però su una diretta concertazione (3. Informing – 4 Consultation – 5. Placation). Infine solo nella terza parte i cittadini acquistano realmente un ruolo nelle scelte decisionali, nella costruzione collettiva delle azioni e i cambiamenti che li riguardano (6. Partnership - 7. Delegated power - 8. Citizen control). 111 loro e attraverso strumenti progettuali/pianificatori36 più o meno formali. zione degli attori locali intorno a problemi comuni e strategie che interessano Nel voler applicare la Progettazione Partecipata non esiste una procedura ri- l’area di appartenenza. Attività conoscitiva finalizzata ad acquisire informa- gida da seguire, ma una corrispondenza fra obiettivi e strumenti, per cui è zioni quantitative e qualitative. Viene usata soprattutto nei progetti di sviluppo necessario conoscere limiti e potenzialità di ogni strumento per pianificare un locale concertati, Patti Territoriali, Progetti Integrati Territoriali, ecc; processo idoneo al raggiungimento degli obiettivi dichiarati in partenza. La - Action Research: è un tipo di indagine, a scopo conoscitivo, che promuove progettazione e la conduzione dei processi inclusivi richiede la conoscenza un attivo coinvolgimento da parte degli attori depositari del sapere locale; di tecniche specifiche e la concreta capacità di metterle in pratica, pertanto è - Camminate di quartiere : strumento integrativo per il tecnico, abituato a la- preferibile che la scelta dei percorsi e la loro gestione, per arrivare a presup- vorare sulla carta e sui dati. Consentono attraverso l’accompagnamento nelle posti progettuali concreti, sia affidata a soggetti terzi denominati Facilitatori o aree dei tecnici o funzionari di far emergere aspetti propri dei territori in vista Tecnici della Partecipazione, i quali possono sovrapporsi in alcuni casi con i di trasformazioni urbane; progettisti stessi. Questo passaggio risulta fondamentale, per evitare il rischio - Punti: sportelli per il pubblico ubicati all’interno di aree urbane oggetto di che vengano ad esplodere nella partecipazione stessa quei conflitti fra com- interventi di trasformazione sia fisica che sociale. Spesso gestito da un sogget- mittenza politica e utenti che restano celati in un intervento calato dall’alto. to terzo svolge un ruolo di interfaccia fra gli abitanti, le imprese esecutrici e Ai fini della Ricerca e della comprensione della Progettazione Partecipata ar- il committente. Auspicabile in qualunque intervento di grandi dimensioni che chitettonica o urbana è stato utile approfondire l’uso e le potenzialità dei se- per periodi lunghi comporti un forte impatto sulla vita quotidiana dei cittadini. 37 guenti strumenti che di seguito vengono brevemente presentati. Utile nei Piani di Mobilità; - Focus Group: consenteconsente di focalizzare l’attenzione su una problema- 6.1 Strumenti per l’ascolto/esplorativi Sono metodi che aiutano a capire in che modo gli stakeholder e i comuni cittadini percepiscono i problemi. Possono essere impiegati soprattutto nella fase preliminare, quando si tratta di avviare un processo inclusivo, individuare i possibili interlocutori e capire quali sono i temi su cui lavorare. Stimolano la creazione di più scenari di intervento. - Outreach: cioè tutte le attività di informazione/divulgazione che consentono di ampliare il raggio di azione e richiamare possibili stakeholders; - Animazione Territoriale/Sociale: va ad incrementare il grado di sensibilizza- tica specifica attraverso piccoli gruppi di lavoro. Viene generalmente seguito da un facilitatore, e combinato con altri strumenti e per diversi scopi, fra cui principalmente i progetti di Agenda 21; - Brainstorming : è un metodo che ha lo scopo di sviluppare “soluzioni creative” ai problemi e viene generalmente condotto da un facilitatore. È stato inventato negli Stati Uniti nella prima metà del secolo scorso da Alex Osborn. - Metaplan: nato in Germania negli anni ’70 ad opera di Wolfgang ed Eberhard Schnelle Si tratta di un metodo di facilitazione particolarmente attento alla gestione dei processi di comunicazione nei gruppi di lavoro, basato sulla raccolta di opinioni dei partecipanti e la loro successiva discussione visualizzata in blocchi logici fino alla formulazione di piani di azione in cui sono evidenziate problematiche rilevate e possibili soluzioni. La clusterizzazione dei problemi 36 Pianificazione urbana e territoriale, progetti URBAN, CdQ, PRU, PRUSST, Social-housing, VAS, Bilanci partecipativi, sono solo alcuni dei possibili campi di applicazione. 37 La sintesi si basa sui seguenti testi, di cui si suggerisce lettura: Gibson, 1991; Owen, 1997; Krueger & Kasey, 2000; Wates, 2000; Scavi et al., 2002; Bobbio, 2004, Bobbio, 2007; Regione Emilia Romagna, 2009; Gamarrone V. & Aicardi M. 2011 e dei valori intrinseci all’area di progetto, rappresenteranno gli elementi per costruire la rappresentazione evocativa dell’area di progetto. Facendo riferimento all’Ascolto Attivo, secondo la definizione diffusa da Marinella Sclavi (2003), escludiamo da questi strumenti il Questionario, che 112 113 costituisce una pratica di ascolto molto imperfetta, in quanto finalizzato a un sondaggio di opinione. 6.2 Strumenti per l’interazione / ideativi Sono metodi per favorire un’interazione costruttiva tra i partecipanti per produrre conclusioni interessanti. Possono essere impiegati per organizzare e gestire il processo di progettazione interattiva e decisionale. Si possono basare sulla costruzione di scenari alternativi favorendo riflessioni sulle possibili evoluzioni future di un contesto, oppure sulla simulazione. Sono tecniche già usate in Italia per strutturare i processi di Agenda 21, per avviare i progetti di riqualificazione urbana o di sviluppo locale, come i patti territoriali o i progetti integrati territoriali. Attraverso il confronto tra i tecnici e i cittadini-utenti, si avvia un processo di apprendimento reciproco, che contribuisce ad arricchire l’immaginario collettivo e a generare nuove soluzioni e ipotesi alternative. - EASW (European Awareness Scenario Workshop): nato in Danimarca, è stato ufficialmente adottato nel corso del 1994 dalla Direzione Ambiente della Commissione Europea, nell’ambito delle politiche volte a promuovere l’innovazione sostenibile in Europa. Attualmente, le sue principali applicazioni sono riconducibili al campo delle politiche ambientali. Operativamente si sviluppa in workshop. - Action Planning: di origine anglosassone, che serve a individuare i bisogni, definire i problemi in un determinato contesto territoriale, attraverso il contributo della comunità locale - Search Conference: elaborato dal teorico dei sistemi complessi Fred Emery, ha per oggetto un futuro realizzabile. Si sviluppa in più giornate, e consente di discutere in gruppi numerosi con la mediazione di facilitatori. - Planning For Real: sviluppato a partire dagli anni ’60-’70 dalla Education (nella pagina precedente) Fig 6.5 – Esempi dell’applicazione di strumenti partecipativi, Italia. Fonte: www.avventuraurbana.it 115 for Neighborhood Change dell’Università di Nottingham e registrato dalla tastierina per il televoto individuale (anonimo) collegata ad una “cabina di Neighborhood Initiatives Foundation (NIF), un’organizzazione no profit fon- regia” che simultaneamente mostra la sintesi di tutte le discussioni in corso. data nel 1988 da Tony Gibson con sede a Telford in Inghilterra. Si tratta di un A partire dal 2006, numerose esperienze sono state promosse dalla Regione gioco di simulazione che stimola la discussione ponendo le persone di fronte al Toscana. modello tridimensionale dell’aera di intervento. L’obiettivo è quello di aiutare - Giurie dei cittadini: L’idea della giuria di cittadini nacque nel 1974 in un gli abitanti a identificare ogni elemento del proprio quartiere per individuare centro di ricerca americano – il Jefferson Center –, grazie all’opera pionieri- bisogni e opzioni di intervento sullo specifico contesto territoriale a partire stica di Ned Crosby. La giuria di cittadini è composta da un campione di 18-24 dall’esperienza della comunità locale. Stimola ogni partecipante a “mettere cittadini, selezionato casualmente in modo da rispettare alcune caratteristiche mano“ al plastico, consentendo di esprimersi anche in maniera anonima. della popolazione di riferimento. - Open Space Technology (OST): La tecnica Open Space è stata creata nella - Debat Pubblic: è una modalità di coinvolgimento dei cittadini su grandi metà degli anni ´80 da un esperto americano di scienza delle organizzazio- interventi che riguardano il territorio, che nasce in Francia in seguito alla Leg- ni, Harrison Owen, quando si rese conto che le persone che partecipavano ge Barnier del 2 febbraio 1995, che ha creato la Commission Nationale dù alle sue conferenze apprezzavano più di ogni altra cosa i coffee break, quali Dèbat Public. Nel modello francese, è obbligatorio per le opere pubbliche di momenti di libero scambio. Si basa su una organizzazione temporale delle interesse nazionale superiori ai 300 milioni di euro. Nel débat public non si discussioni che possono essere anche autogestite, e servono per focalizzare discute solo come, ma anche se l’opera deve essere realizzata, pertanto deve in maniera creativa i problemi e i temi di discussione di interesse degli utenti. svolgersi in una fase anticipata rispetto al progetto definitivo. Si tratta di una - Laboratorio di quartiere:Teorizzato da Dioguardi, negli anni ’80, come stru- discussione aperta a tutti, ma gestita da una commissione che è terza rispetto mento a carattere didattico ed educativo, finalizzato al coinvolgimento degli agli interessi in gioco. In Italia è stata sperimentata per la prima volta al caso abitanti e delle scuole in interventi di recupero e di manutenzione già usato della Gronda di Genova. ampliamente in progetti di Contatti di quartiere, Agenda 21 locale, Piani di - Bilanci Partecipativi: Costituisce in sé una tipologia delle attuali pratiche Zona Sociali. di partecipazione attivate da alcune Amministrazioni locali. Si tratta di un processo che permette ai cittadini di gestire, in forma partecipata e in colla- 6.3 Strumenti per la risoluzione dei conflitti / deliberativi Metodi che aiutano ad affrontare questioni controverse. Possono essere impiegati quando sorge un conflitto, in supporto alle decisioni. borazione con l’Amministrazione, una parte definita del bilancio comunale. È un processo ciclico annuale, legato ai tempi di approvazione del bilancio comunale, che prevede forme più o meno codificate di workshop e forum locali facilitati con tecniche di progettazione partecipata. A riguardo citiamo solamente l’Electronic town meeting, le Giurie dei cittadini, il Debat Pubblic e i Bilanci Partecipativi: 6.4 (Opportunità / Minacce) - Electronica Town Meeting: è una modalità di deliberazione collettiva in grado di coinvolgere contemporaneamente centinaia di persone attorno a uno stesso tema. Permettere l’interazione e la discussione, ed è organizzato per piccoli gruppi moderati da un facilitatore. Tutti i tavoli sono collegati tramite (nella pagina seguente) Fig 6.6 – OPPORTUNITA’ e MINACCE rilevate nell’applicazione dello Strumento Progettazione Partecipata ai progetti di Social Housing un computer ad un server centrale, e tutti i partecipanti sono dotati di una 116 117 ▪ ▪ ▪ ▪ MINACCE ECONOMICO Collaborazione tra organi amministrativi Accesso a Bandi di Sostegno Comunitari Contesti strategici Progettazione Integrata ▪ Capacità di conciliare punti di vista differenti ▪ Trasforma i vincoli in potenzialità FISICO ▪ Creazione del senso civico e valorizzazione degli spazi pubblici/beni comuni. ▪ Creazione dell’unità di vicinato, contribuisce a rafforzare l’identità della comunità, la rete dei rapporti interpersonali e il sentire condivisa la dimensione abitativa ▪ Negli ambienti comuni la strategia di coinvolgere residenti in scelte progettuali implica la loro maggiore disponibilità anche nelle operazioni di gestione e manutenzione TERRITORIALE SOCIALE ▪ Processo educativo / Creazione del senso civico ▪ Capacità di generare capitale umano ▪ Processo che facilita l’inclusione nella comunità di soggetti esterni o vulnerabili, Ibridazione tra i metodi, personalizzazione / contestualizzazione/ adeguamento alle risorse disponibili ▪ Collaborazione tra organi amministrativi ▪ Qualità del consenso LEGALE ECONOMICO ▪ Tempistiche (attenzione nel porre un inizio e una fine) ▪ Assenza normativa ▪ Assenza delle Istituzioni ▪ Processi non conclusi o progetti non realizzati in in seguito al percorso partecipato per mancanza di fondi FISICO ▪ Imporre il proprio punto di vista con una mediazione imparziale TERRITORIALE ▪ Rischio che sia utilizzato per sola verifica ▪ Disinteresse locale ▪ Mancata creazione di una rete di soggetti interessati ▪ Modalità d’inclusione(autoselezione che esclude dalla partecipazione la cittadinanza non attiva) ▪ Tempistiche (attenzione nel porre un inizio e una fine) ▪ Comunicazione (Attenzione ai linguaggi / esplicitazione / chiarificazione / traduzione delle componenti più tecniche) ▪ Disattesa delle aspettative e conseguente perdita di fiducia nelle istituzioni ▪ Mancata chiarezza nelle finalità e nei limiti (tematici e territoriali) del dibattito ▪ Moda SOCIALE ▪ Carenza Competenze ▪ Assenza normativa ▪ Assenza delle Istituzioni LEGALE PROGETTAZIONE PARTECIPAT OPPORTUNITA’ 7. Auto-costruzione/Auto-recupero/Automanutenzione “Farsi la casa” o “prendere parte alla costruzione del proprio habitat” fa parte della storia sociale dell’abitare. Costruire direttamente, in tutto o in parte, la casa in cui si andrà ad abitare, è rimasta una pratica diffusa ancora oggi, ed è buona pratica molto comune nei paesi in via di sviluppo, ma anche in alcuni paesi del Nord Europa e in molti stati del Nord America. Con il termine autorecupero ci si riferisce invece ad interventi su edifici esistenti dismessi in cui i futuri utenti sono impegnati direttamente nel risanamento e nella reimmissione nel mercato immobiliare, utilizzando risorse pubbliche o private, mantenendone o modificandone la destinazione d’uso originaria. In seguito a queste esperienze solitamente gli utenti praticano anche progetti di automanutenzione, ossia di manutenzione ordinaria e straordinaria, al fine di incrementare nel tempo i livelli di prestazione ambientale e fisico-tecniche. L’autocostruzione è un processo edilizio che ancora oggi viene visto con scetticismo da chi lo immagina come una esperienza spontanea ed individuale priva di un controllo tecnico normativo, dove non esiste alcun coordinamento La casa prende corpo e significato dalla singola famiglia che la edifica e la abita; ma perché prendano corpo e significato il villaggio, il quartiere, la città, occorre una formazione sociale che sia non un semplice aggregato di famiglie giustapposte ma un gruppo, ovvero un insieme di gruppi con una propria storia, una propria cultura, delle proprie memorie e speranze. E dove lo sradicamento, l’emarginazione, il colonialismo culturale abbiano appiattito e disperso tale patrimonio, la ripresa del controllo delle scelte riguardo all’abitare presuppone ovviamente una generale ripresa del controllo su sé stessi: quindi la costruzione o la ricostruzione di un’identità. o un quadro architettonico prefissato. Le pratiche di azione diretta degli abitanti finiscono così per essere totalmente marginalizzate, se non addirittura messe al bando, accomunate all’interno della categoria di “abusivismo edilizio” (Paolella, 2003), dando vita a un modello abitativo basato su criteri unici, universali, uniformati. “Fare l’Autocostruzione e Autorecupero” significa partecipare attivamente e condividere un processo di produzione dell’alloggio, nel quale i futuri abitanti sono direttamente e materialmente impegnati. Gli autocostruttori sono una comunità organizzata, autogestita, e assistita nelle procedure e nei lavori da personale tecnico professionale esperto ed accreditato. L’ Autocostruzione e l’Autorecupero raccolgono inoltre l’eredità antica di cui sono portatori tanti nuclei familiari che nel nostro paese sceglievano, per con- Colin Ward (1924 – 2010) 121 tenere i costi di costruzione, di realizzare la casa con le proprie mani, metten- energetico, della biocompatibilità. do a disposizione il tempo libero e le loro capacità manuali. È piuttosto intuitivo come il processo edilizio in autocostruzione veda una Le esperienze a cui si intende fare riferimento ai fini della ricerca riguardano 38 riorganizzazione degli attori coinvolti (Fig. 7.1) direttamente nel processo co- la sfera coordinata della “Autocostruzione Associata ed Assistita” che ad struttivo rispetto a un cantiere di edilizia tradizionale e di fatto un ridimen- oggi in Italia conta numerose esperienze realizzate grazie al supporto di enti sionamento degli attori, fatto di parziali fusioni e integrazioni, e una rica- quali ad esempio Alisei, A.L.E.R. Lombardia, Ariacoop società cooperativa, librazione delle fasi e del processo costruttivo. In questa semplificazione e Consorzio ABN. Il termine identifica specifiche esperienze di Autocostruzione trasferimento delle responsabilità sugli autocostruttori appare fondamentale il in cui comunità di cittadini con difficoltà ad accedere al libero mercato edi- ruolo dell’Ente Gestore, a cui l’’Ente Pubblico (nel caso di modalità indiretta) lizio, su spinta personale o risposta a bandi specifici, si costituisce in coope- o il privato (modalità diretta) devono affidare il progetto (Fig 7.2). 39 rativa (Associata) e sotto la coordinazione (Assistita) di un team di tecnici e 40 L’Ente per l’autocostruzione, solitamente strutturato in una unità di media- mediatori specializzati (che definiremo Ente Gestore) , prende parte attiva al zione e una tecnico-professionale, deve svolgere compiti molto eterogenei (di processo edile e costruisce la propria abitazione. tipo economico-finanziario, progettuale, esecutivo, tecnico-amministrativo) e L’Autocostruzione e l’Autorecupero, che possono essere totali o parziali e garantire la cura degli aspetti sociali e organizzativi fra gli attori del processo. consentono un sensibile abbattimento del costo di costruzione e di accesso ad La scelta di un team qualificato è fondamentale, per diversi motivi. Innanzitut- una abitazione in relazione alla percentuale di opere realizzate in autonomia, e to essendo in un ambito di finanziamento pubblico è necessario eludere danni può oscillare tra il 40 e il 60%, per gli interventi completati nei tempi previsti di tipo economico ad opera di eventuali speculatori. In secondo luogo le Am- secondo il progetto iniziale. Attualmente, le scelte progettuali e tecnologiche ministrazioni che vedessero il fallimento anche solo di un intervento per una utilizzate nell’Autocostruzione assistita e nell’Autorecupero parziale consen- cattiva gestione difficilmente avrebbero interesse ad investire nuovamente in tono di realizzare abitazioni ed edifici competitivi con quelli della produzione un processo analogo, a danno di tutti i possibili beneficiari. In Italia, secondo corrente sul piano della qualità architettonica, della durabilità, del risparmio quanto emerge dalle ricerche degli architetti Massimiliano Bertoni e Andrea Cantini, i cantieri in regola con tempi e costi previsti in progetto sono pochi, 122 38 Nella definizione dei modelli teorici si fa riferimento alla ricerca portata avanti dagli architetti Massimiliano Bertoni e Andrea Cantini confluita nella pubblicazione del libro “Autocostruzione associata e assistita in Italia. Progettazione e progetto edilizio di un modello di housing sociale” in cui vengono presentate numerose schede di progetti in corso o realizzati. Il progetto di ricerca, iniziato nel 2006, ha inteso rispondere ad alcune esigenze individuate come significative e prioritarie da parte degli stessi protagonisti delle varie realtà italiane che operano nell’autocostruzione edilizia. e questo è uno dei motivi per cui la pratica non è ancora ampliamente diffusa 39 In assenza di una normativa specifica sull’autocostruzione, la nascita di una società cooperativa quale ente tutelato a livello costituzionale, garantisce notevoli vantaggi in ordine ai finanziamenti, al reperimento di aree edificabili, ad agevolazioni fiscali e tributarie. Citate dalle principali leggi in materia edilizia tra i soggetti preferenziali da agevolare nella costruzione o nell’acquisto di abitazioni. Pertanto assumono un ruolo preferenziale per l’autocostruzione. tributi all’accompagnamento e alla promozione delle iniziative. I terreni che 40 Le esperienze pregresse e gli studi di settore hanno evidenziato come sia più consigliabile affidarsi a strutture organizzate di tipo sociale, del “terzo settore” o “no profit” (Associazioni, Imprese sociali, Organizzazioni di cooperazione, ecc) (Bertoni & Cantini, 2008). mo passo di concertazione necessario affinché il processo in autocostruzione nel nostro Paese. Le modalità operative in cui tali esperienze vengono portate avanti comportano in genere un interesse pubblico attraverso iniziative di stimolo o sostegno. Ogni ipotesi di sostegno non può prescindere dai contesti economici e territoriali locali, e variare da agevolazioni per gli oneri di urbanizzazione, contributi a fondo perduto, intercettazione di fondi europei, conpossono essere privati o di proprietà pubblica (solitamente previsti o inseriti all’interno di aree PEEP, L. 167/62) costituiscono una delle voci di bilancio più significativa, pertanto individuare la modalità di cessione ottimale è il pririsulti effettivamente conveniente. Generalmente i terreni possono essere venduti a prezzo calmierato, concessi in diritto di superficie o di proprietà. 123 Fig 7.1 – Attori coinvolti nel processo edilizio tradizionale e in autocostruzione associata ed assistita a confronto Le fasi in cui si articola il processo edilizio in autocostruzione secondo un quadro di riferimento di carattere metodologico possono essere cosi suddivise: Set-up, Bando di selezione, Start-up, Cantiere, Consegna e Finitura (Bertoni & Cantini 2008), secondo un iter solo apparentemente lineare. 7.1 Set up Durante la iniziale fase di Set-up, viene valutata la fattibilità dell’operazione ad opera dell’Ente Gestore che ha l’importante compito di valutazione/creazione del contesto, gestione dei contatti con gli Enti pubblici e finanziari coinvolti e sviluppo di valutazioni di tipo tecnico e socio-economiche preliminari. Vengono segnalati alcuni fondamentali presupposti che durante questa fase vengono presi in considerazione, in mancanza dei quali proseguire il percorso potrebbe risultare controproducente in un secondo momento: Da parte dell’operatore pubblico: - disponibilità di aree idonee, e strumenti urbanistici adeguati; - disponibilità ad accedere a strumenti finanziari; - disponibilità a rivedere le spese e gli oneri per le aree in autocostruzione. Fig 7.2 – Modalità di intervento diretto ed indiretto Da parte dei cittadini (appartenenti alla cosiddetta “fascia grigia”): - disponibilità a dedicare ore libere al cantiere; - disponibilità al lavoro fisico e manuale; - disponibilità all’integrazione. Da parte dell’ente di credito la disponibilità bancaria: - a concedere un mutuo ipotecario (la banca valuta i criteri fin dall’inizio); - a concedere un preammortamento nel periodo dei lavori (il cittadino inizia a pagare il mutuo al termine dei lavori); - a erogare il finanziamento secondo lo Stato di Avanzamento dei Lavori - a seguire l’Asset building (aiuto nella gestione della spesa familiare) Disponibilità dell’Ente Gestore: - Comunicazione e gestione - Progettazione e direzione dei lavori - Ruolo di mediatore attivo tra le parti Sempre in questa prima fase, durante la progettazione preliminare, il Team 124 125 tecnico (all’interno dell’Ente Gestore) grazie alla sua formazione deve essere - possibilità di assemblaggio a terra. in grado di simulare nella fase progettuale ogni aspetto dell’intero processo Da un punto di vista quindi delle scelte costruttive le tecnologie suggeribili costruttivo per facilitare l’utente-cittadino attraverso scelte tecnologiche e ti- sono: pologiche idonee alla autocostruibilità. - casseri a perdere di materiali leggeri; Le tipologie edilizie più appropriate risultano essere: - blocchi laterizi o cementizi; - le case a schiera, che nel processo costruttivo riducono i tempi in considera- - solai leggeri ed autoportanti; zione degli elementi in comune a più unità abitative; - telai prefabbricati assemblabili in loco, strutture leggere in legno o metalli- - la tipologia a corte con il vantaggio del doppio affaccio, pubblico-privato; che per le parti verticali od orizzontali; - tipologie modulari accrescibili nel tempo, preferibilmente pensare ad un nu- - partizioni interne in pannelli in gesso o materiali espansi, lignei; cleo tecnico interno invariabile per agevolare le schemature impiantistiche - pavimentazioni e finiture a secco o con semplice incollaggio. - complessi di massimo 2 piani fuori terra per questioni di sicurezza, con solai Questa attenzione è possibile grazie al recupero della cultura del saper fare e di campata contenuta e costante; una formazione orientata alla manualità i.e. cultura IKEA (Cusatelli, 2006). - tipologie con arretramenti dei solai che consentono potenzialmente di lavo- La scelta di idonee tecnologie facilitanti è uno dei fattori per il buon esito rare senza ponteggi. degli interventi, ma essa non può prescindere dagli obiettivi, dagli utenti, dal Inoltre un importante criterio progettuale su cui dovrebbe essere improntato contesto normativo, dal luogo e budget. l’alloggio è quello di garantire diverse configurazioni di pianta affinchè l’utente possa non solo realizzare materialmente l’allestimento del proprio alloggio ma anche scegliere l’organizzazione spaziale che ritiene più adatta (Aiello 7.2 Bando pubblico et al, 1982). Analogamente la scelta tecnologica influisce sensibilmente sulla facilitazione costruttiva ad opera di manodopera non specializzata, che può Valutata la fattibilità dell’intervento, nel caso in cui si tratti di una modalità di essere anche formata da donne ed anziani. Si tratta quindi di individuare nel intervento di tipo “indiretto” viene aperto un Bando Pubblico per la selezione mercato dei prodotti edilizi e dei sistemi costruttivi che sottintendano anche delle famiglie, per cui è importante identificare immediatamente quelli che sono il requisito di facilitazione costruttiva che può essere considerata quale evo- i requisiti richiesti, anche in funzione degli obiettivi che si intendono perseguire. luzione dei criteri di industrializzazione per componenti. Il livello può essere Ad esempio un elemento che in molti progetti viene tenuto in considerazione valutato secondo i seguenti aspetti: è infatti quello della multiculturalità dei partecipanti, che devono avere etnie e - basso peso; provenienze differenti, al fine di promuovere un’integrazione sociale e cultura- - forme e dimensioni facilmente trasportabili; le. In questi casi dal problema dell’abitazione è possibile affrontare anche altri - riduzione del margine di errore alla posa. (tanto più il grado di prefabbrica- aspetti del disagio sociale. Il cantiere di autocostruzione può essere quindi un zione è elevato, tanto meno sarà possibile intervenire sugli errori); cantiere sociale (Paba, 1998, 2000), di auto formazione comunitaria, una scuola - riduzione dei tempi di posa; informale. Le esperienze e gli studi precedenti mostrano come la dimensione - grado di assemblaggio a secco; ottimale per le cooperative di autocostruttori sia tra i quindici e i trenta soci, in - ripetibilità delle operazioni; modo da avere garanzie di equilibrio tra l’economia di scala degli interventi e la - autoportanza (soprattutto per strutture in elevazione); problematicità delle dinamiche di gruppo (Bertoni & Cantini, 2008). - possibilità di smontaggio/separazione finalizzata all’integrazione; 126 127 7.3 Start up In cantiere in base al progetto è possibile che alcune fasi vengano delegate ad imprese esterne, ma in generale, il lavoro degli autocostruttori viene accom- Terza fase del processo è quella di Start Up, in cui vengono definite le scelte pagnato e supportato non solo dal direttore dei lavori, ma da tecnici/mastri operative e l’Ente Gestore per l’autocostruzione supporta gli autocostruttori specializzati. Osservando la maggior parte dei cantieri presentati nella sintesi nella creazione della cooperativa, fornendo loro attività di tutoraggio e di for- di Bertoni e Cantini, possiamo verificare che essi hanno una durata media di mazione del gruppo. due - tre anni in cui agli autocostruttori è richiesto di realizzare la maggior La cooperativa deve essere dotata di uno statuto accompagnato da un regola- parte dei lavori. Alle imprese edili esterne possono essere appaltate alcune mento nel quale sono specificate tempi e modi in cui i soci prestano servizio fasi particolarmente complesse o pericolose (scavi di fondazione, fognature per l’autocostruzione, gli aspetti assicurativi e finanziari. Inoltre, per defini- e collettori, impianti con certificazione obbligatoria, ecc). L’autocostruzione zione, il lavoro dei soci non deve assumere le caratteristiche del lavoro subor- richiede una fatica prolungata nel tempo, che se protratta troppo a lungo può dinato, essendo i soci lavoratori in altri settori che prestano alla cooperativa rivelarsi un peso. Può dunque essere data la possibilità di dividere le ore con il loro tempo libero (Comoglio Maritano, 2000), ma nello Statuto sarà anche un altro membro della famiglia, anche non futuro residente, il che contribuisce stabilito il valore economico di tali ore, da recepire in caso dei soci escano anche al rafforzamento dei legami familiari. dalla cooperativa in favore di altri. Attraverso la condivisione della fatica e delle responsabilità, il lavoro manua- Appare evidente quindi come sia fondamentale l’estensione del processo par- le e l’accettazione di regole comuni si facilita fortemente la costruzione del tecipativo sia nella gestione dei rapporti fra i diversi attori coinvolti, esterni tessuto relazionale tra i futuri proprietari, ossia della comunità, e tra essi e il ed interni al processo (Enti Pubblici, Enti Finanziari, Unità di Ricerca, Im- quartiere di inserimento, accrescendo cosi anche la sensazione di sicurezza prese, Produttori e Fornitori) che nella definizione del progetto con gli auto- dell’abitare, fondata sulla conoscenza e sulla fiducia reciproca. Il carattere costruttori, superando il concetto di utenza passiva destinataria di politiche cooperativistico dei processi di autocostruzione fa quindi riferimento all’inse- assistenziali. Per avere successo un processo di questo tipo necessita però di diamento abitativo anche come rapporto complesso tra attività dell’abitare e un tessuto sociale e un contesto fertili, in cui sia nata la consapevolezza e la relazioni sociali. (Bagnato, 2002). La massimizzazione del grado di relaziona- gestione diretta o indiretta della res pubblica, e la possibilità di raccordarsi con lità, deve essere curata con attenzione dall’unità di mediazione durante i lavo- lunghi e articolati processi di sviluppo territoriale. ri, poiché può accadere che le relazioni si incrinino a causa di problematiche tecniche o tempistiche. 7.4 Il cantiere L’apprendimento cooperativo è essenziale al fine di operare per il bene comune (Comoglio & Cardoso, 1996). Inoltre attraverso la comunicazione e la formazione degli utenti prima e durante le fasi costruttive queste esperienze Inizia poi la fase di lavoro in cantiere, subordinata ad una adeguata formazio- sono in grado di generare capabilities building a partire dal lavoro manuale ne soprattutto in termini di sicurezza. (Learning by doing). In questo senso i cantieri dovrebbero essere dei sistemi Da un punto di vista tecnico è necessario sottolineare l’importanza del grado aperti verso la città e il contesto tali da influire positivamente sul sistema delle di dettaglio con cui si redigono i progetti esecutivi. Non solo ogni dettaglio relazioni con l’esterno, con la struttura fisica e sociale dell’intorno urbano im- costruttivo deve essere immaginato in ogni sua implicazione operativa, ma plementando relazioni sociali di mutuo supporto cosi come relazioni “fisiche” anche comunicato in maniera adeguata, abbattendo ogni barriera culturale e di prossimità nella gestione degli spazi pubblici o semi collettivi. Gli abitanti tecnica. 128 129 non solo costruiscono un tetto sotto al quale vivere, ma realizzano anche un Le evidenti criticità che una operazione del genere comporta e che quindi fin più ampio percorso di riconquista rilocalizzazione e riconoscimento dell’i- dalle prime fasi devono essere valutate con attenzione sono legate soprattutto dentità del luogo in breve, abitare in opposizione al risiedere (Valsesia, 2011). ad un piano economico finanziario che consenta di valutare la “bancabilità” delle famiglie richiedenti mutui e che consenta alle famiglie di prevedere quale sarà la spesa da sostenere in maniera definitiva. 7.5 Consegna degli alloggi e opere di finitura Altro fattore determinante è il tempo, legato principalmente alla condizione di lavoro degli autocostruttori, che impongono l’apertura del cantiere solo nei Fase finale è quella della consegna e finitura delle abitazioni, quando tutte le weekend e durante le ferie, cosi da raddoppiare se non triplicare i tempi di abitazioni sono state realizzate “al grezzo” può avvenire il sorteggio di asse- costruzione rispetto ad un cantiere tradizionale. Questa dilatazione temporale gnazione delle unità abitative, e la cooperativa può essere sciolta. comporta il rischio di un calo della motivazione e dell’interesse ad investire La capacità di dar forma allo spazio non si esaurisce nell’attività costruttiva, risorse con possibili tensioni interne. ma comprende anche la capacità acquisita di auto-manutenzione e di persona- Ad oggi a fronte di numerose esperienze positive sempre più numerose sono lizzazione ulteriore dello spazio. le Amministrazioni locali che riconoscono il valore dell’autocostruzione associata come nuovo strumento di edilizia residenziale pubblica cui destinare Uno dei benefici riscontrabili dall’applicazione di un modello cosi struttura- una percentuale delle aree edificabili. In questo senso si fanno loro stesse pro- to è sicuramente una riduzione al termine dell’intervento del costo medio a motrici presso la popolazione locale di iniziative di informazione e sensibiliz- metro quadro dell’immobile, rispetto ad una analoga abitazione nello stesso zazione su contenuti, efficacia e potenzialità del nuovo strumento di edilizia mercato immobiliare. L’abbattimento dei costi in questi progetti deriva da un sociale. insieme di fattori alcuni valutabili fin dalle prime fasi di set-up (costo del ter- L’Autocostruzione e l’Autorecupero non si pongono certo come le soluzioni reno e oneri di urbanizzazione) o favoriti dal contesto in cui nascono queste ultime ma come buone soluzioni e soprattutto come buone pratiche a cui ten- esperienze, dalla struttura della cooperativa e dal supporto di bandi per l’in- dere per il futuro, valida alternativa o supporto al social housing e nell’ottica clusione sociale, che nell’insieme rendono del tutto sostenibile la complessa di una possibile integrazione con le politiche di edilizia residenziale pubblica. macchina operativa che si mette in atto. Inoltre attraverso la riconfigurazione Inoltre le esperienze più complesse di autocostruzione possono avere come e le responsabilità degli attori interni è possibile abbattere parte dei costi legati effetto secondario la possibilità di diffondersi e disseminarsi, incentivando alla manodopera e ai meccanismi di delega nella gestione. Una comunità di meccanismi di imitazione virtuosa negli altri quartieri, determinando alla fine auto-costruzione inoltre consente ulteriori risparmi con l’acquisto all’ingrosso contesti favorevoli alla creazione di nuova occupazione e di nuove attività41. e la mancanza dei rincari legati generalmente al profitto dei costruttori. Le pratiche di autocostruzione associata e assistita inoltre delineano l’attuazione di un “welfare attivo”, costruito sulla reale partecipazione delle persone. Ciò che i progetti di autocostruzione propongono e sviluppano è cioè un abitare fondato sulla responsabilizzazione e sul concetto di “self-help” (auto-aiuto), sul “prendere in mano la propria vita”: autocostruzione come “self-help 7.6 Opportunità / Minacce (nella pagina seguente) Fig 7.3 – OPPORTUNITA’ e MINACCE rilevate nell’applicazione dello Strumento Autocostruzione / Autorecupero / Automanutenzione ai progetti di Social Housing. housing” (Bertoni & Cantini, 2008) che in seconda battuta favorisce la realizzazione personale e quindi innalza la qualità della vita. 130 41 Generando empowerment si generano saperi locali sostenibili, nuove risorse per il territorio. 131 OPPORTUNITA’ MINACCE ECONOMICO ▪ Abbattimento del costo medio a MQ in media del 40-60% ▪ Agevolazioni per la cooperativa. ▪ Sostegno pubblico. ▪ Assenza di profitti per l’impresa. ▪ Formazione e educazione all’automanutenzione garantiscono il mantenere di valore del bene nel tempo ▪ Corrispondenza delle esigenze rispetto alle risorse a disposizione FISICO ▪ Personalizzazione del progetto ▪ Predilezione per materiali leggeri, facilmente trasportabili e lavorabili TERRITORIALE ▪ Graduale ntegrazione sociale nella comunità e nel quartiere ▪ Sviluppo del senso di identità e di appartenenza al luogo, elementi in grado di incentivare la partecipazione alla vita della comunità ▪ Cresce la sensazione di sicurezza grazie alla presenza di un fitto tessuto di relazioni sociali fondate sulla conoscenza e sulla fiducia reciproca ▪ Processo educativo, learning by doing, empowerment: dal processo si generano saperi locali sostenibili, nuove risorse per il territorio. ▪ Incremento del Capitale sociale ▪ Integrazione sociale nella comunità e nel quartiere ▪ Graduale costruzione dell’unità di vicinato che supera le differenze di genere e sociali ▪ Miglioramento della rete di rapporti interpresonali basati sulla conoscenza e sulla fiducia reciproca costruita in cantiere ▪ Rafforzamento dei legami familiari SOCIALE ▪ Sostegno pubblico. LEGALE ECONOMICO FISICO ▪ Costi, attenzione al Piano economico finanziario che deve essere prestabilito in fase di set-up ▪ Attenzione nel valutare la “bancabilità” delle famiglie richiedenti mutui ▪ Valutazione della fattibilità tecnica/economica/sociale/tempistiche ▪ Progetti limitati nelle dimensioni dalla scelta di materiali idonei all’autocostruibilità ▪ Attenzione alla comunicazione e formazione tecnica in cantiere, e assicurarsi la reale comprensione (lavorazioni, dettagli costruttivi…) TERRITORIALE ▪ Verificare i presupposti da parte di operatori pubblici, ente di credito e utenti. ▪ Preliminare valutazione dell’area a disposizione per evitare la scelta di zone non idonee in cui sono necessari interventi costosi ▪ Difficile inserimento nel quartiere se manca la diffusione dell’informazione e la creazione del contesto ▪ Tempistiche (Rischio di un calo della motivazione e dell’interesse ad investire risorse con possibili tensioni interne) ▪ Mancata preparazione e formazione degli autocostruttori che possono subire le responsabilità come un peso ▪ Scarsa comunicazione e mediazione culturale ▪ Errori di selezione nella scelta di nuclei familiari che possono risultare idonei alla bancabilità ma non lo sono nelle motivazioni ▪ Maggiore omogeneità etnica può provocare un abbassamento del grado di condivisione tra soggetti SOCIALE LEGALE ▪ Scetticismo o mancata conoscenza ▪ Fenomeni spontanei ed individuali privi di un controllo tecnico normativo e coordinamento (abusivismo) ▪ Sicurezza sul lavoro (formazione/assicurazioni) ▪ Poca flessibilità normativa ▪ Mancato equilibrio tra assenza / dipendenza dall’Ente Gestore 8. Cohousing 8.1 Dall’abitare indipendente a quello comunitario La produzione edilizia corrente tende da molti anni a proporre un modello abitativo incentrato sulle naturali esigenze di autonomia ed individualità dei nuclei familiari tradizionali, senza considerare i benefici (sociale ed economici) legati alla dimensione collettiva. Negli ultimi anni tuttavia si sta riscoprendo anche in Italia quell’abitare in comunità che caratterizzava ad esempio gli insediamenti rurali storici dell’Appennino Italiano (forme di coabitazione praticate fin tanto che il territorio e l’agricoltura sono state parte integrante e qualificante la vita e l’economia dei popoli) quale tipologia abitativa in grado di soddisfare necessità di socializzazione, mutuo supporto, scambio e condivisione. Il termine cohousing è utilizzato per definire degli insediamenti abitativi in cui vengono combinati fra loro alloggi privati e spazi destinati alla gestione collettiva42, luoghi di socialità, che possono rappresentare una risorsa per le attività dei singoli e del gruppo. Il progetto deve saper salvaguardare la privacy di ogni unità familiare, che ha diritto al proprio spazio e alla propria autodeterminazione, e allo stesso tempo il bisogno di socialità, offrendo una alternativa valida all’abitare tradizionale. Le caratteristiche principali la cui combinazione può definire un progetto di cohousing sono: la progettazione partecipata, la progettazione intenzionale, servizi in comune e la loro gestione diretta da parte dei residenti. Il termine ha origine in Danimarca, verso la fine degli anni 60 su iniziativa dell’architetto Jan Gudmand Hoyer e di un gruppo di persone animate dal desiderio di realizzare un intervento residenziale che “Quando una persona esce di casa, se abita in una casa individuale deve solo aprire una porta e si troverà in strada; se abita in una casa collettiva deve aprire prima la porta di casa, poi il portone del palazzo. Nel primo caso gli basterà una chiave, nel secondo caso deve avere due chiavi.” Leonardo Benevolo (1923) ridefinisse il concetto di vicinato solidale (Lietaert, 2007). Alla base teorica e di incoraggiamento alla prima esperienza di Skraplanet (1972) sono da se42 Tra i servizi di uso comune vi possono essere sale comuni, ampie cucine, lavanderie, laboratori per il fai da te, spazi gioco per i bambini, servizi di assistenza permanente, palestra, piscina, biblioteca ed altro, che garantiscono agli utenti l’integrazione nel complesso residenziale e nel suo intorno fisico. 135 gnalare due articoli significativi sul tipo di rapporto che si dovrebbe instau- persone, tutela della privacy, disponibilità di spazi adeguati costi contenuti rare all’interno della comunità di cohousers: “Children should have hundred si stima la dimensione ottimale del gruppo fra 15/20 e 30/40 nuclei fami- parents” di Paul Henningsen, architetto radicale degli anni Trenta, e uno del liari; dimensioni minori o maggiori sono comunque praticabili Di solito un 1967 di Bodil Graae in cui l’autore ripropone i temi di Henningsen spronando progetto di cohousing comprende dalle 20 alle 4043 famiglie che convivono un gruppo di 50 famiglie ad organizzarsi intorno ad un progetto di comunità. come una comunità di vicinato (vicinato elettivo). Negli studi di Kathryn Mc- Il progetto comprende 33 duplex, singoli o binati. Ciascuna abitazione di circa Camant e Charles Durret44 è stato rilevato che i gruppi di meno di sei unità 157 mq è disposta su tre livelli: il piano d’accesso ospita la cucina e la sala tendono a funzionare come una singola unità, in cui la vita in cohousing risulta da pranzo, un livello inferiore è destinato ai bambini con camere e servizi, un più impegnativa. È stato notato inoltre, come un numero di membri da 40 a altro superiore agli adulti e ospita soggiorno, camera da letto, bagni e terrazza. 100 consente maggiori margini di autonomia, assecondando i mutamenti della Livelli divisi che consentono di osservare nell’insieme gli spazi più privati e gente nel corso degli anni (Lietaert, 2007). quelli più pubblici. Da questa prima sperimentazione, l’idea si diffuse rapida- Dal dormitorio alla villetta monofamiliari, è necessario capire quale opzione mente in altri paesi dell’Europa del Nord e in America, e negli ultimi decenni soddisfa maggiormente i bisogni individuali e di socialità. Il compromesso (complice forse la crisi) anche verso i paesi mediterranei, tra cui l’Italia. Quel- ideale nella pianificazione del sito può essere quello della casa a schiera, poi- la del cohousing è una risposta contemporanea ad un bisogno antio, quello di ché riduce costi e carichi ambientali (minore fabbisogno energetico, minor voler creare un senso di appartenenza e identità ad un luogo e ad una comuni- consumo di suolo, minori costi per gli impianti e le opere accessorie). Rag- tà. Oggi esistono oltre 600 comunità di cohousing in Danimarca e dozzine nel gruppare le case consente inoltre di ampliare lo spazio aperto a disposizione. resto dell’Europa (in particolare Regno Unito, Olanda, Svezia e Germania) e Alloggi minimali consentono una ulteriore riduzione delle spese di costruzio- oltre 100 negli Stati Uniti. Il cohousing si impone oggi come strategia di svi- ne e di manutenzione. L’edilizia abitativa degli ultimi decenni ha estromesso luppo sostenibile in grado di dare benefici sul piano sociale ed ecologico; se da dall’alloggio le funzioni che non sono primarie (dormire, lavarsi, mangiare, un lato, infatti, la condivisione di spazi, attrezzature e risorse agevola la socia- riposare), contraendo lo spazio disponibile a scapito del benessere psicofisico lizzazione e la cooperazione tra gli individui, dall’altro questa pratica, unita- degli individui: è quindi necessario riprogettare e ridistribuire gli spazi in fun- mente ad altri “approcci”, favoriscono il risparmio economico ed energetico e zione dell’uso individuale e collettivo, con un modello che integri le funzioni. diminuiscono l’impatto ambientale. Oltre ai benefici economici per il singolo cittadino e la famiglia, una politica di incentivazione di cohousing sostenibile comporta notevoli benefici economici anche per le amministrazioni pubbliche 8.3 L’approccio partecipativo e per la società: diminuendo l’inquinamento e lo sfruttamento delle risorse naturali ed aumentando la qualità della vita si riducono i costi della sanità, Il cohousing non è una esperienza innovativa solo in termini abitativi, ma dei servizi sociali, delle infrastrutture, ed in generale tutti i costi generati dal coinvolge e condiziona lo stile di vita, mettendolo in discussione nella com- malfunzionamento della città. patibilità e sostenibilità della dimensione collettiva. Si fonda dunque su un 8.2 Dimensioni e sito 43 Da alcuni studi degli anni ’50 sulle dinamiche di gruppo, il numero di 30 unità ottimizza l’interazione fra individui. Per ottenere i maggiori benefici in termini di possibilità di relazione fra le 136 44 Architetti Californiani, fondatori della Cohousing Company, hanno introdotto il concetto di cohousing negli Stati Uniti. Autori di “Cohousing: A Contemporary Approach to Housing Ourselves” (1988) diffuso in tutto il mondo. 137 processo di scelta e costruzione dell’unità di vicinato (Williams, 2005). Non 8.4 Progettazione mirata esiste un modello predefinito di co-housing, il progetto degli spazi e la gestione degli stessi dovrebbero fondarsi sulle esigenze ed i desideri dei co-housers La progettazione fisica del sito è fondamentale per facilitare la dimensione e delle caratteristiche fisiche e tecniche del contesto. La prospettiva infatti che sociale. In un insediamento di cohousing lo spazio assume un diverso valore 45 risulta più interessante in questi progetti è, come fa notare Andrea Mariotto rispetto al suo concetto classico. Ogni metro quadro di spazio privato acquista (2012), la rispondenza delle soluzioni alle risorse, agli interessi e reali bisogni dei metri quadri di spazio comune, quindi, vale di più. Poichè gli spazi comuni dei singoli utenti. Gli alloggi privati saranno dotati degli ambienti necessari e gli spazi privati si integrano e, alcune volte, si fondono tra loro, rinunciare ad cercando di ridurre al minimo le dimensioni degli spazi normalmente poco un soggiorno spropositato per avere in cambio un’ampia veranda comune è, utilizzati in una casa, ragionando sulla effettiva utilità di intere camere de- ad esempio, un conveniente scambio a vantaggio di tutti, senza alcuna perdita dicate a funzioni non quotidiane, che potranno essere soppiantate da alcuni economica e di spazio individuale. Ciò che in termini percentuali è rimosso servizi comuni che mantengano le stesse funzioni, ma il cui uso, i relativi costi per lo spazio pubblico dovrebbe essere ripristinato sotto forma di luoghi di uso e benefici siano condivisi. Il percorso partecipativo di progettazione consen- collettivo come cortili, giardini, sale comuni. te di far confluire le visioni e i desideri di tutti in un metaprogetto nel quale La posizione degli spazi comuni determina il modo in cui essi verranno utiliz- la comunità è in grado di riconoscersi progressivamente ancora prima di in- zati, quindi è possibile amplificare la possibilità di scambio sociale, ad esem- sediarsi, rafforzando i legami interpersonali. Questo permette al progetto di pio liberando le aree prospicenti l’edificio dal traffico veicolare, rendendo la crescere con la costruzione della comunità stessa. Il percorso partecipato di maggior parte dell’area pedonale e sicura, e quindi invitando alla percorrenza progettazione diventa inoltre occasione di apprendimento del know how sugli e alla sosta gli utenti. Allo stesso modo le aree gioco per bambini, se collocate aspetti costruttivi e impiantistici che risulterà utile nelle fasi di manutenzio- in spazi centrali facilmente visibili da tutte le residenze, conferiscono sicurez- ne, gestione o ristrutturazione degli edifici, consentendo un ulteriore controllo za alle famiglie e diventano luoghi di incontro fra i genitori. sulle spese familiari. Il successo di queste iniziative si basa sulla capacità di La gestione degli spazi o servizi in modo collettivo offre inoltre alla comunità valorizzare le competenze e le complementarietà esistenti fra i singoli membri benefici pratici, di natura ecologica e significativi risparmi. Quello che avvie- del gruppo. Queste saranno utili tanto nelle fasi progettuali ed attuative, quan- ne negli spazi comuni e come lo si gestisce, è frutto del percorso partecipato a to nella gestione e cura degli spazi. monte e può evolversi nel tempo. L’obiettivo dei tecnici e dei futuri utenti è l’inclusione e la qualità del processo oltre che la qualità finale del risultato nel rispetto dei singoli desideri e degli obiettivi comuni. Nel cohousing, il team tecnico non può pensare solamen- 8.5 (Opportunità / Minacce) te alla progettazione architettonica od impiantistica, ma si deve configurare come un mediatore tecnico-sociale, capace di considerare l’apporto degli abitanti come una risorsa e non un ostacolo al proprio lavoro. (nella pagina seguente) Fig 8.1 – OPPORTUNITA’ e MINACCE rilevate nell’applicazione dello Strumento Co-housing ai progetti di Social Housing 45 Mariotto A., Il co-housing come pratica di cittadinanza autorganizzata, in Vivere Insieme. Cohousing e comunità solidali, a cura di studio Tamassociati, Edizioni Atreconomia, Milano 2012 138 139 MINACCE ECONOMICO ▪ Contenimento delle spese di manutenzione ▪ Sviluppo di forme di economia informale ▪ Condivisione delle spese di servizio FISICO ▪ Dimensioni degli alloggi minime ▪ Servizi in condivisione (uso e manutenzione) ▪ Amplificazione delle relazioni spaziali ▪ Gli spazi comuni sono luoghi di facile accesso, parte integrante della propria casa ▪ Servizi telematici, sanitari e collettivi che fanno fronte alle ridotte dimensioni dell’alloggio ▪ Poli attrattori della cittadinanza, garantendo in questo modo una vita comunitaria e salvaguardando la coesione sociale ▪ Crea servizi al quartiere e alla comunità ▪ Integrazione del complesso residenziale nel suo intorno fisico ▪ Interventi che vanno al di là della sommatoria elementare di moduli abitativi e prevedono l’inserimento di servizi per il quartiere laddove non esistono o che rafforzano nel luogo in cui sono già presenti. ▪ Aspetti di attivazione di comportamenti virtuosi con la promozione della mobilità alternativa posizionando bike sharing o parcheggi per biciclette TERRITORIALE ▪ ▪ ▪ ▪ ▪ CO-HOUSING OPPORTUNITA’ SOCIALE Promuovere dinamiche partecipative, intergenerazionali Partecipare attivamente ai processi decisionali (democrazia diretta) Innescare meccanismi di Mutuo supporto Valorizzare le competenze e le complementarietà esistenti Auto-organizzazione e reti informali di auto-aiuto tra i cittadini LEGALE ECONOMICO ▪ La destinazione d’uso limita lo svolgersi di alcune attività comunitarie (es. asilo di quartiere, laboratori) ▪ Gli spazi comuni sono inutili se non vengono vissuti quotidianamente E’ antieconomico pensare di dotare l’insediamento di cohousing di spazi comuni che non vengano utilizzati ogni giorno. Ogni metro quadro costruito ha un valore economico piuttosto rilevante. ▪ La destinazione e l’uso delle superfici edilizie dovrebbe essere un atto meditato e concordato in modo estremamente critico. ▪ Sensazione di mancanza di privacy FISICO TERRITORIALE SOCIALE ▪ Investimento di tempo significativo per il gruppo, l’assunzione di decisioni, che può scoraggiare chi non è veramente motivato ▪ Se non viene costruita una visione comune sorgono conflitti ▪ Non è scontato che le relazioni di vicinato siano di per sé significative ▪ Sensazione di incontri e condivisione imposta e non scelta LEGALE ▪ Assenza di una normativa specifica ▪ Attività di consulenza è fondamentale per potersi muovere con serenità e sicurezza nella realtà dell’edilizia e del mercato immobiliare. ▪ Incompatibilità con le funzioni d’uso degli spazi 9. Mix Le città europee sono sempre più connotate da processi di segregazione ed esclusione sociale e sono caratterizzate dal moltiplicarsi di enclaves ognuna destinata a specifici usi e attività. Responsabilità di tale situazione viene attribuita al persistente utilizzo dello zooning, strumento centrale dell’urbanistica del XX secolo di molti Paesi, accusato di avere scomposto la città in differenti zone monofunzionali causando anche la separazione e la segregazione delle differenti classi sociali. Così negli ultimi anni si è posto al centro dell’attenzione il concetto operativo di mixité con l’obiettivo di costruire una città più democratica ed egualitaria, fondata su rinnovate mescolanze sociali e funzionali. Il Mixité , generalmente qualificato come ‘funzionale’ o ‘sociale’, è diventato tema ed obiettivo ricorrente nelle politiche abitative, come antidoto alla segregazione sociale o etnica, tendenza rafforzata dalla necessità di uno sviluppo sostenibile. Gli effetti dipendono in modo rilevante dal progetto gestionale, e alla mediazione ma sono anche strettamente connessi al modello insediativo, alla concezione fisica dello spazio e al rapporto con il territorio e con gli attori della comunità locale (cittadini, imprese, associazioni, istituzioni). La rete dei soggetti di dimensione locale coinvolti, rappresenta un valore aggiunto per il progetto. 9.1 Mix funzionale E’ dato dal superamento dello zooning che ha determinato aree di città mono- “I suoli di uso civico hanno, infatti, un rapporto privilegiato e diretto con la comunità di riferimento. Sono “beni comuni”, rispetto alle collettività di residenti che vi esercitano i vari diritti, come il legnatico, l’erbatico e il pascolo, ma non per l’insieme dei cittadini italiani.” presenza di quartieri dormitorio nelle periferie urbane, e un modo per promuo- Salvatore Settis (1941) vere anche forme di mobilità sostenibile. Teoricamente una varietà di servizi funzionali, in favore della prossimità di attività e servizi diversi in uno stesso quartiere. L’integrazione delle funzioni abitative (pubbliche e private), con quelle del lavoro, del consumo, del tempo libero, è efficace nel contrastare la 143 che conviva con le residenze, concorre a migliorare la qualità della vita e ciali e/o culture diverse, un mix generazionale e di categorie. Il mix sociale, il presidio del territorio, soprattutto a vantaggio dei soggetti più vulnerabili, indipendentemente dal contesto non può però svincolarsi da un attento per- contribuendo in maniera determinante ad evitare forme di “ghettizzazione” corso di mediazione sociale e/o culturale. Inoltre come suggerito dal Rapporto territoriale e di esclusione sociale. L’integrazione spaziale e temporale di una CECODHAS “L’edilizia sociale e l’integrazione degli immigrati nell’Unione attività ne incoraggia l’integrazione funzionale, e l’integrazione funzionale è Europea: strumenti per i fornitori di alloggi sociali” , 2007, quando si realiz- accompagnata da un certo grado di integrazione sociale (Lynch, 1996), così za un mix sociale, è auspicabile la partecipazione dei residenti gia presenti, al come servizi residenziali collaborativi, con un adeguato accompagnamento, fine di trovare terreno d’intesa sul bisogno di cambiamento favoriscono la formazione del senso di comunità e di appartenenza. La promozione inoltre di servizi al quartiere nello stesso complesso facilitano la costruzione di uno spazio connesso con il resto del territorio e di garantire 9.3 Mix abitativo una rivitalizzazione del quartiere a partire da una sua apertura alla città. Negli sviluppi residenziali che prevedono la realizzazione di servizi pubblici a Si aggiunge alla convenzionale divisione, anche il concetto di mix abitativo, supporto delle residenze, questi dovrebbero essere realizzati come prima cosa strumento attraverso il quale si può facilitare il mix sociale. Si tratta della e comunque ogni fase della realizzazione dovrebbe contenere in sé i servizi composizione in uno stesso complesso residenziale di una offerta abitative pubblici in misura proporzionale alla fase in oggetto. Troppo spesso in Italia in locazione (a canoni sociali o nel libero mercato) con soluzioni abitative di i servizi che vengono previsti a conclusione degli sviluppi residenziali non proprietà. L’introduzione di un opportuno mix di alloggi tra vendita e loca- vengono poi realizzati. E’ compito dell’Amministrazione Comunale tutelare zione combina all’interno di un’unica unità immobiliare una molteplicità di in questo senso l’interesse pubblico. utenze risulta un importante supporto, sia per la sostenibilità sociale, facilitando forme di relazione e di integrazione tra differenti profili sociali, sia per la sostenibilità economica dell’intero complesso. 9.2 Mix sociale Il contesto dell’edilizia residenziale pubblica destinata al canone sociale rap- 9.4 (Opportunità / Minacce) presenta infatti molto spesso una concentrazione di categorie problematiche, non solo dal punto di vista economico. Le politiche di ‘mix sociale’ tradizionalmente intese partono dalla convinzione che l’inserimento di popolazioni (nella pagina seguente) Fig 9.1 – OPPORTUNITA’ e MINACCE rilevate nell’applicazione dello Strumento Mix sociale, Mix abitativo e Mix funzionale ai progetti di Social Housing. diversificate o più ricche di risorse in contesti omogenei problematici, contribuiscano ad alimentare processi di coesione e riqualificazione sociale del territorio. Evitando la presenza di gruppi sociali caratterizzati da identici profili di limitata solvibilità, si vuole arrivare ad un mix sociale e generazionale che sia in grado di occupare diverse nicchie all’interno di questa offerta edilizia e di affrontare diversi livelli di spesa. Una risposta al bisogno di inclusione si ottiene quindi attraverso il progetto di quartieri capaci di accogliere classi so- 144 145 MINACCE ECONOMICO ▪ Interventi misti in locazione sociale e vendita aiutano la sostenibilità economica dell’intervento favorendo l’integrazione del settore pubblico e privato ▪ Possibilità di immettere sul mercato una quota di alloggi in locazione e in vendita contemporaneamente o in tempi successivi FISICO ▪ Maggiore possibilità di scelta tra gli immobili e adattabilità alle esigenze della famiglia TERRITORIALE SOCIALE ▪ Interventi che vanno al di là della sommatoria elementare di moduli abitativi e prevedono l’inserimento di servizi per il quartiere laddove non esistono o che rafforzano nel luogo in cui sono già presenti ▪ Progetto pensato per la presenza di strutture di aggregazione ▪ Promozione di servizi al quartiere ECONOMICO ▪ La destinazione d’uso limita lo svolgersi di alcune attività comunitarie (es. asilo di quartiere, laboratori) ▪ Gli spazi comuni sono inutili se non vengono vissuti quotidianamente E’ antieconomico pensare di dotare l’insediamento di cohousing di spazi comuni che non vengano utilizzati ogni giorno. Ogni metro quadro costruito ha un valore economico piuttosto rilevante. ▪ La destinazione e l’uso delle superfici edilizie dovrebbe essere un atto meditato e concordato in modo estremamente critico. ▪ Sensazione di mancanza di privacy FISICO TERRITORIALE SOCIALE ▪ Funzione aggregativa dei servizi alla persona ▪ Promozione di un dialogo intergenerazionale/ interculturale ▪ Presenza di persone di diverse provenienze geografiche nazionali e internazionali : potenziale “contaminazione culturale” ▪ Auto-organizzazione comunità di interesse reti informali di auto-aiuto tra i cittadini ▪ Investimento di tempo significativo per il gruppo, l’assunzione di decisioni, che può scoraggiare chi non è veramente motivato ▪ Se non viene costruita una visione comune sorgono conflitti ▪ Non è scontato che le relazioni di vicinato siano di per sé significative ▪ Sensazione di incontri e condivisione imposta e non scelta LEGALE ▪ Assenza di una normativa specifica ▪ Attività di consulenza è fondamentale per potersi muovere con serenità e sicurezza nella realtà dell’edilizia e del mercato immobiliare. ▪ Incompatibilità con le funzioni d’uso degli spazi ▪ Collaborazione con enti del terzo settore ▪ Sviluppo sussidarietà verticale ▪ Intercettazione di strumenti di pianificazione urbana (es.Contratti di Quartiere) LEGALE MIX SOCIALE ABITATIVO FUNZIONAL OPPORTUNITA’ 10. Verso un modello progettuale L’obiettivo globale di questo lavoro è andare a definire una serie di suggerimenti progettuali (Linee Guida per la Sostenibilità Sociale del Social Housing) che hanno lo scopo di supportare il processo edilizio nella prospettiva di ridurre il rischio di disagio abitativo della Fascia Grigia. La prima fase, esplorativa, ha permesso di rintracciare i dati rilevanti allo scopo di sintetizzarli e visualizzarli suddivisi nei cluster delle componenti del Disagio. Secondo le modalità precedentemente descritte e in forma teorica, è stato possibile definire i punti di forza ed i punti di debolezza per ogni categoria afferente alla Fascia Grigia. Come ampliamente discusso, questo lavoro parte dal presupposto che nella complessità della società contemporanea l’analisi del territorio non possa più essere considerata oggettiva né esaustiva, e che la pianificazione richiede una profonda conoscenza delle diverse prospettive di chi vive un territorio, cosi come delle dinamiche relazionali che lo investono. Perciò le matrici di sintesi delle classi sociali sono da immaginare integrate con i contributi interdisciplinari necessari e verificate qualora possibile sul reale contesto di intervento, in maniera tale da arricchirle delle reali condizioni sociali, territoriali, fisiche, economiche e legali dell’ambito di intervento. Per lo stato dell’arte si può invece ritenere completo il contributo di sintesi e le riflessioni emerse intorno agli strumenti progettuali. Essi infatti sono strumenti esterni che per essere applicati in maniera ottimale devono essere analizzati “Il metodo progettuale per il designer non è qualcosa di assoluto e definitivo; è qualcosa di modificabile se si trovano altri valori oggettivi che migliorino il prcesso. E questo fatto è legato alla creatività del progettista che, nell’applicare il metodo, può scoprire qualcosa per migliorarlo. Quindi le regole del metodo non bloccano la personalità del progettista ma, anzi, lo stimolano a scoprire qualcosa che, eventualmente, potrà essere utile anche agli altri.” Bruno Munari (1907 - 1998) nella loro complessità e solo in un secondo momento studiati e calibrati in funzione del contesto di applicazione. Avendo fatto emergere le opportunità e le minacce dai contributi scientifici arricchiti dall’osservazione critica dei Casi Studio presentati in Appendice, il quadro risulta esaustivo e ampliabile solo in seguito ad altre esperienze dirette. A questo punto ai fini della definizione di Linee Guida capaci di incrementare l’inclusione sociale e la qualità abitativa dei soggetti presentati è necessario fare emergere le opportunità di sviluppo del progetto valorizzando i punti di forza e contenendo i rischi di isolamento ed esclusione sociale, nonchè le mi- 149 nacce economiche a cui gli utenti normalmente sono soggetti. Per questo motivo si sceglie di leggere le informazioni emerse attraverso una matrice che reinterpreta i principi dell’analisi SWOT. Questo è uno strumento di supporto alle scelte utilizzato quando è necessaria una razionalizzazione dei processi decisionali, supportando l’impostazione di una strategia coerente rispetto al contesto su cui si interviene. Viene generalmente condotta sui punti di forza (strenghts) e debolezza (weaknesses) propri del contesto di analisi e sulle opportunità (opportunities) e minacce (threats) che derivano dal contesto esterno cui sono esposte le specifiche realtà settoriali o territoriali analizzate. Nel nostro caso i punti di forza e di debolezza del contesto risultano essere le matrici riferite alla Fascia Grigia, mentre le opportunità e le minacce che derivano dal contesto esterno sono gli strumenti progettuali che possono essere utilizzati per la progettazione del complesso abitativo in social housing che le riguarda. La lettura della matrice cosi composta, costituisce uno strumento di sintesi e visualizzazione, pertanto il suo utilizzo consente di identificare le possibili azioni progettuali che facendo leva sui punti di forza degli utenti tentano di ridurre quelli di debolezza responsabili delle condizioni di esclusione abitativa,valorizzando le opportunità e minimizzando le minacce che l’applicazione degli strumenti progettuali comportano. Le Linee Guida sono così orientate alla risoluzione delle determinate condizioni di disagio in relazione all’obiettivo prefissato, massimizzando la corrispondenza tra strategia e fabbisogni. Verranno classificate secondo i seguenti ambiti: L1. Relazione con il contesto L2. Ambito residenziale L3. Spazi pubblici, semi-pubblici e in condivisione L4. Dinamiche relazionali e gestione del processo In questo passaggio è possibile inoltre proporre teoricamente dei modelli abitativi basati sull’applicazione combinata degli strumenti, in grado di innescare relazioni virtuose fra le diverse categorie della Fascia Grigia generando empowerment sociale. (nella pagina seguente) Fig. 10.1 - Schema di sintesi per la redazione delle Linee Guida a partire dal Modello di Indagine. Combinazioni virtuose tra categorie sociali 150 L1 RELAZIONE CON IL CONTESTO STO L 1.0 - Promuove la formazione di un nuovo polo attrattivo alla scala di quartiere L 1.1 - Incoraggiare l’integrazione tra il nuovo e l’esistente L 1.2 - Localizzazione strategica per le categorie deboli L1.0 RELAZIONE CON IL CONTESTO PROMUOVE LA FORMAZIONE DI UN NUOVO POLO ATTRATTIVO ALLA SCALA DI QUARTIERE ▪ Valutare preventivamente le carenze e le potenzialità delle aree, per insediare strutture strategiche, in grado di soddisfare gli utenti e attirarne altri da + = fuori, al fine di arricchire la comunità locale che si identifica con il nuovo intervento, diventando così un’occasione di riqualificazione urbana. ▪ Inserimento, all’interno del nuovo intervento residenziale, di servizi locali e urbani che rafforzino le relazioni con il quartiere. ▪ Piano terra per servizi al Quartiere: creare spazi permeabili, ben definiti, riconoscibili e facilmente accessibili. 153 L1.1 RELAZIONE CON IL CONTESTO informazione punto INCORAGGIARE L’INTEGRAZIONE TRA IL NUOVO E L’ESISTENTE ▪ Nel caso di interventi in zone già abitate porre attenzione all’informazione nei confronti degli abitanti insediati rispetto alle trasformazione che interessano il quartiere e i tempi che saranno necessari per realizzarli. ▪ I percorsi pedonali e ciclabili devono essere integrati al sistema dei per- + = corsi presenti nel quartiere senza soluzioni di continuità, per permette alle persone di mettere in relazione il nuovo e l’esistente all’interno della propria immagine ambientale. Questo può favorire la visualizzazione di un’immagine collettiva in cui il nuovo insediamento e il contesto fanno parte di un sistema e quindi facilitare l’integrazione dei nuovi interventi all’interno dell’immagine collettiva della città da parte degli abitanti del quartiere ma anche dei nuovi residenti. L1.2 RELAZIONE CON IL CONTESTO LOCALIZZAZIONE STRATEGICA PER LE CATEGORIE DEBOLI ▪ Collocare i complessi residenziali in cui sono previsti alloggi sociali per = anziani in aree urbane prossime ai servizi pubblici, alle zone verdi, a servizi di primaria necessità. ▪ Creare servizi per l’anziano evitando il decentramento sul territorio, ad esempio adibire locali per servizi integrati settimanali come ambulatori o assistenza domiciliare. 155 AMBITO RESIDENZIALE L2 L 2.0 - Ampia flessibilità degli spazi privati L 2.1 - Stimolare relazioni spaziali e visive dagli alloggi L 2.2 - Progettazione dimensionale mirata L 2.3 - Adattabilità della residenza alla progressiva disabilità L2.0 AMBITO RESIDENZIALE + = AMPIA FLESSIBILTA’ DEGLI SPAZI PRIVATI ▪ Spazi flessibili, che possano adattarsi alle esigenze delle famiglie ed andare in contro ad una personalizzazione momentanea (alloggi standardizzati e replicati non andranno incontro alle diverse domande del mix sociale). ▪ Blocco servizi e partizioni mobili, che consentono di realizzare configurazioni spaziali sempre diverse. Sturtture modulari con luci che consentano l’alloggio di mobili di dimensioni standard e pareti-attrezzate. ▪ Mobili a tutta altezza possono essere utilizzati per separare spazi, creare stanze diverse, nei casi in cui non sia richiesto un isolamento acustico (stanze di unità abitative diverse. ▪ Previsione impiantistica di più soluzioni di arredo per favorire l’appropriazione da parte degli abitanti dell’alloggio è la loro arredabilità, che può consentire all’anziano di ricostruire un ambiente domestico familiare anche dopo un trasferimento. ▪ La possibilità per gli utenti di essere coinvolti nelle scelte progettuali relative alla distribuzione interna della loro casa, permette rispondere perfettamente alle esigenze non prevedibili. 157 L2.1 AMBITO RESIDENZIALE STIMOLARE RELAZIONI SPAZIALI E VISIVE DAGLI ALLOGGI ▪ Creare connessioni fisiche e/o visuali tra interno (abitazione) ed esterno (spazio pubblico) poiché una buona “vista” dalla propria casa incrementa le relazioni fisiche e visive con l’esterno. = ▪ Disporre la terrazza in arretramento rispetto alla facciata accresce la sensazione di dilatazione dello spazio come un prolungamento della unità abitativa verso l’esterno. In questo modo l’anziano dispone di una zona ibrida, aperta, ma al contempo protetta che stimola ad essere vissuta. ▪ Stimolare Complessità d’uso e di viste, trattando le superfici con differenti materiali, quali pietra, legno, prato, cespugli e alberi. L2.2 AMBITO RESIDENZIALE + = PROGETTAZIONE DIMENSIONALE MIRATA ▪ Gli alloggi devono avere dimensioni adeguate alle possibilità fisiche ed economiche dell’utente, studiato in maniera tale che lo spazio possa essere percepito più ampio rispetto alle sue dimensioni reali ▪ Open Space nella zona giorno ▪ Logge/balconi senza soluzione di continuità aiutano a percepire gli spazi più ampi 159 L2.3 AMBITO RESIDENZIALE ADATTABILITÀ = DELLA RESIDENZA ALLA PROGRESSIVA DISABILITÀ ▪ Schema tipologico dell’alloggio, privo di partizioni, preferibile l’open space con cucina protetta ▪ Garantire la massima accessibilità all’alloggio ▪ Bagni ampi con docce con suolo continuo, pavimento antiscivolo, ▪ Posizionare le prese di corrente accessibili ad una altezza minima di 50 cm dal suolo) 161 L3 SPAZI PUBBLICI, SEMI PUBBLICI UBBLIC UBBLICI E IN CONDIVISIONE L 3.0 - Preservare e garantire la sicurezza delle aree residenziali, semipubbliche e pubbliche L 3.1 - Pensare gli spazi in condivisione come parte integrante del complesso L 3.2 - Ampia flessibilità degli spazi collettivi L 3.3 - Aumentare il senso di appartenenza ad un luogo L 3.4 - Preservare il diritto all’intimità e privacy L3.0 SPAZI PUBBLICI SEMI PUBBLICI E IN CONDIVISIONE PRESERVARE E GARANTIRE LA SICUREZZA DELLE AREE RESIDENZIALI, SEMIPUBBLICHE E PUBBLICHE ▪ Creare aree pubbliche in zone centrali in grado di promuovere l’identità locale e il senso del luogo e in cui collocare le aree gioco, visibili e facilmente presidiate. ▪ Studiare complessi edilizi con le facciate principali rivolte l’una verso l’altra. ▪ Porre in linea le vie di accesso alle abitazioni consentono di raggiungere con lo sguardo ogni punto. = ▪ Tutte le aree devono essere sufficientemente illuminate naturalmente (o artificialmente) ▪ Localizzare i percorsi pedonali e gli spazi comuni pubblici per favorire un afflusso di utenti sia nelle ore diurne che nelle ore serali della giornata, così da aumentare la sensazione di sicurezza e offrire occasioni d’incontro e di scambio occasionale. ▪ Distanziare le abitazioni pensando che i bambini possano muoversi fra loro con facilità. ▪ Escludere il traffico veicolare veloce all’esterno del complesso residenziale lungo i bordi. ▪ Progettare zone 30 per il traffico veicolare dei residenti fino alle aree parcheggio 163 L3.1 SPAZI PUBBLICI SEMI PUBBLICI E IN CONDIVISIONE PENSARE GLI SPAZI IN CONDIVISIONE COME PARTE INTEGRANTE DEL COMPLESSO ▪ Creare spazi di circolazione come possibili elementi di relazione. ▪ Corridoi di dimensione più ampia dell’usuale per facilitare il loro uso come spazio di relazione e sosta, o spazio gioco per i bambini. Possibile + = simbiosi del corridoio = giardino d’inverno/veranda ▪ Servire gli alloggi attraverso percorsi larghi abbastanza da consentire il passaggio in bicicletta senza rischiare di disturbare i pedoni, ma allo stesso tempo sufficientemente stretti da permettere alle persone di salutarsi quando s’incrociano e trovare un posto per fermarsi a chiacchierare se lo desiderano. ▪ Facilitare l’accesso agli spazi comuni ponendoli in linea ai percorsi residenziali, la cui posizione induce al transito e all’uso quale parte integrante della propria casa. ▪ Arretrare l’atrio rispetto alla strada L3.2 SPAZI PUBBLICI SEMI PUBBLICI E IN CONDIVISIONE AMPIA FLESSIBILTA’ DEGLI SPAZI COLLETTIVI ▪ Spazi collettivi progettati per la flessibilità d’uso che possono consentire di + = essere adattati alle esigenze che emergano dalle relazioni che si istaurano tra gli abitanti (conviviali, lavorativi, ospitalità) ▪ Spazi comuni non troppo ampi da rischiare di perdere il carattere domestico e sembrare desolati se non utilizzati. 165 L3.3 SPAZI PUBBLICI SEMI PUBBLICI E IN CONDIVISIONE AUMENTARE IL SENSO DI APPARTENENZA AD UN LUOGO ▪ Aumentare il senso di responsabilità fra i residenti attraverso la definizione / identificazione di quali siano gli spazi a uso pubblico e quindi accessibili a tutti e quali siano gli spazi accessibili solo ai residenti e quindi di loro responsabilità. + = ▪ Spazi di sovrapposizione della sfera privata, semi-pubblica e pubblica. ▪ Spazi verdi posti in punti di passaggio e in prossimità degli spazi privati, articolando gli spazi aperti in diversi livelli di appartenenza (e proprietà) in modo che la sua cura non sia affidata a un unico soggetto ▪ Nel controllare ambienti comuni all’interno di edifici, la strategia di coinvolgere residenti in scelte progettuali, in relazione alla configurazione degli spazi comuni, implica la loro maggiore disponibilità anche nelle operazioni di gestione e manutenzione (Babalis, 2004). L3.4 SPAZI PUBBLICI SEMI PUBBLICI = E IN CONDIVISIONE PRESERVARE IL DIRITTO ALL’INTIMITÀ E PRIVACY ▪ Garantire ad ogni alloggio spazi privati che possano accogliere ed essere personalizzati. Rendere vivibile e attraente lo spazio privato così come quello in condivisione offre una libera scelta all’utente. ▪ Garantire uno spazio all’aperto privato per ogni alloggio. ▪ Arretrare l’edificio rispetto al ciglio della strada inserendo barriere verdi, utili per isolamento visivo ed acustico. In modo tale da consentire al soggetto la possibilità di privacy nell’accesso alla propria abitazione creando ambiti semiprivati. ▪ Pensare a luoghi adeguati per i bambini che crescono. Spazi che garantiscano privacy, flessibilità nel tempo (studio-gioco-ricevere amici) che non interferiscano con gli spazi per adulti. 167 L4 DINAMICHE RELAZIONALE ALE GESTIONE DEL PROCESSO E L 4.0 - Superare barriere fisiche e culturali L 4.1 - Promuovere e facilitare l’integrazione intergenerazionale L 4.2 - Facilitare la convivenza di Immigrati con altre categorie sociali L 4.3 - Finiture e dettagli progettuali omogeneri per i diversi ambiti abitativi L 4.4 - Gestione sociale dei progessi di Social Housing L4.0 DINAMICHE RELAZIONALI E GESTIONE DEL PROCESSO SUPERARE BARRIERE FISICHE E CULTURALI ▪ Promuovere e stimolare la capacità di orientarsi nell’ambito residenziale. attraverso lo studio di una chiara demarcazione tra strade veicolari, strade di accesso a case e strade pedonali. Diversificare le diverse categorie di spazio, publico, semipubblico e privato + = ▪ Definire e rendere riconoscibile una gerarchia delle vie di accesso ai principali edifici e la propria unità abitativa attraverso l’uso di materiali, colori o diversificazione di livelli e profondità, può aumentare la sensazione di essere parte di una comunità e un senso di identità. ▪ Garantire a tutti la libera percorribilità e accesso degli spazi pubblici e collettivi, eliminando barriere architettoniche nel rispetto della normativa vigente. ▪ Prevedere spazi di deposito (carrozzine/passeggini) coperti e sicuri. ▪ Inserire una portineria come punto di riferimento ed orientamento e elemento di accoglienza e rappresentanza. 169 L4.1 DINAMICHE RELAZIONALI E GESTIONE DEL PROCESSO PROMUOVERE + = L4.2 DINAMICHE RELAZIONALI E E FACILITARE L’INTEGRAZIONE INTERGENERAZIONALE ▪ Diversificare gli spazi pubblici in ambiti diversi, e con materiali e forme significative e riconoscibili, in maniera tale da avere spazi di aggregazione adeguati alle categorie di persone a cui sono destinati per garantire la convivenza di bambini, giovani e anziani per evitare conflitti. ▪ Progetti di cohousing fra Anziani e Famiglie con bambini possono generare forme di mutuo supporto che devono essere accolte da spazi appositi GESTIONE DEL PROCESSO FACILITARE LA CONVIVENZA DI IMMIGRATI CON ALTRE + = CATEGORIE SOCIALI ▪ Progettare il complesso in due fasi, e far insediare gli immigrati attraverso un percorso di autocostruzione successivo, in grado di integrare gradualmente le due comunità. 171 L4.3 DINAMICHE RELAZIONALI E GESTIONE DEL PROCESSO FINITURE E DETTAGLI PROGETTUALI OMOGENEI PER I DIVERSI AMBITI ABITATIVI ▪ Un fattore importante per creare un ambiente socialmente equilibrato è la percezione di poter godere degli stessi benefici all’interno della comunità residenziale. Quindi in quartieri in cui si applica un mix abitativo e funzionale è necessario rendere l’aspetto generale e l’accesso fisico degli immobili quanto più possibile identico per i diversi gruppi sociali di utenti. ▪ Se i materiali o le finiture possono essere diverse per ragioni economiche, il design e la cura dei dettagli devono mostrare la stessa attenzione per i diversi utenti. L4.4 DINAMICHE RELAZIONALI E GESTIONE DEL PROCESSO GESTIONE SOCIALE DEI PROCESSI DI SOCIAL HOUSIGN ▪ Accompagnamento da parte di un Gestore Sociale in grado di porsi in + = relazione con gli utenti e gli enti pubblici, coinvolto fin dalle prime fasi progettuali. ▪ Start-up e accompagnamento della comunità: previsione di una fase di accompagnamento per l’avvio e il consolidamento delle infrastrutture sociali della comunità. 173 11. Conclusioni: applicazione, limiti e prospettive future Come già accennato il limite nell’utilizzo delle matrici per la definizione delle Linee Guida, e le stesse Linee Guida cosi elaborate, risulta essere la non corrispondenza fra quanto modellizzato e il contesto sociale e la morfologia urbana del contesto reale di intervento. L’applicazione del metodo cosi presentato, si pone quindi quale utile strumento operativo in una fase di progettazione preliminare in cui è necessario definire un metaprogetto sulla base di utenti e di bisogni generici. In Italia l’accesso all’alloggio sociale dipende da graduatorie che stabiliscono un ordine di priorità secondo un punteggio attribuito in base al reddito del richiedente, le attuali condizioni abitative, le dimensioni della famiglia, la nazionalità, ecc. e gli utenti entrano in gioco solamente nel reale momento di assegnazione degli alloggi. Quindi nei termini in cui opera il settore dell’housing le Linee Guida possono ritenersi un utile punto di partenza in fase metaprogettuale in quanto noto il contesto restano generiche le categorie. Alle matrici cosi proposte risulta tuttavia utile una integrazione disciplinare, a cui va posta particolare attenzione, per evitare il rischio di descrivere la realtà in maniera troppo soggettiva o settoriale. Se l’intervento si sviluppa invece in un contesto già ampliamente allargato agli stakeholder locali sarà utile ripercorrere il metodo di analisi e di sintesi proposto, incrementandolo e correggendolo in funzione di quanto emerge localmente, per una definizione ancor più appropriata delle Linee Guida. Nondimeno si ritiene fondamentale il metodo di clasterizzazione proposto il quale è funzionale e di supporto per l’ipotesi, o la revisione, della strategia progettuale e consente, in seconda battuta, di semplificare tale operazione di integrazione. Ripercorre l’analisi in un contesto non di partnership comporta il rischio di scollamento tra piano scientifico/tecnico e politico pragmatico. 175 Naturalmente da quanto emerso come progetto fisico e architettonico dello spazio si tratta di integrare la risposta fisica con una risposta orientata ai servizi, alla capacità di generare attorno a queste residenze un sistema adeguato di accompagnamenti da una parte, e di capacità di creazione di mix sociali DOMANDA DI N. ALLOGGI DOMANDA DI INCLUSIONE SOCIALE adeguati dall’altra, nel senso che tutto si vuole meno che replicare la strada dell’isolamento spaziale dei gruppi sociali. È necessario che il Progetto di Housing sia capace di: ▪ SUPERARE la semplice DIMENSIONE FUNZIONALE Infine, è necessario che il Progetto di Housing si dimostrarsi capace di affontare il disagio abitativo non solo a fronte dell’esigenza primaria di una casa, ma ▪ Dare risposte orientate alla QUALITA’ DELL’ABITARE di una più generale domanda di «qualità dell’abitare», in termini di relazioni ▪ NON cercare l’INVESTIMENTO IMMOBILIARE sociali e di servizi. Il “grado di accessibilità” dell’housing sociale deve diventare, dunque, un parametro fondamentale all’interno del modello multidimensionale per evitare ▪ FAVORIRE QUOTE MINIME DI HOUSING SOCIALE per ogni intervento di nuova costruzione che progetti denominati “housing sociale” siano ridotti a interventi discre- LINEE GUIDA zionali e poco efficaci, nè si trasformino in banali investimenti immobiliari senza realmente aiutare le fasce sociali più deboli. Gli interventi di housing sociale tuttavia non sono sostitutivi all’intervento classico di edilizia residen- trasformano le condizioni di disagio in opportunità di crescita del settore ziale pubblica sovvenzionata ed è, quindi, necessario che si favoriscano quote percentuali minime di housing sociale per ogni intervento di nuova costruzione (o ristrutturazione) residenziale, allargandone pertanto la diffusione anche nel nostro Paese. Le Linee Guida cosi proposte possono generare un impatto positivo sulla cre- UTENTI E BISOGNI GENERICI Applicare il modello progettuale in una fase preliminare nella definizione del metaprogetto scita del settore, conciliandolo con uno sviluppo urbano sostenibile che non si riduca a un uso improprio del territorio, non generi nuovi «ghetti» in una visione globale dello sviluppo urbano (mobilità, sicurezza, coesione sociale). E’ ragionevole sostenere che la crisi economica e i cambiamenti socio demografici registrati impongano non solo un cambiamento politico ma anche e sopratutto progettuale in grado di trasformare le condizioni di disagio in opportunità e generare capitale umano. 176 ATTENZIONE UTENTI E BISOGNI NOTI Ripercorrere il metodo ed integrare il modello progettuale 177 BIBLIOGRAFIA TESTI Aiello L., Garau G., Novi F., Raiteri R. & Zambelli E. Autogestione e autocostruzione organizzata e gestita. In: “Autocostruzione oggi”, Ed. EnteFiere, Bologna, 1982. Arnstein S.R. A ladder of citizen participation. Journal of the American Institute of Planners, 35 (4): 216-224, 1969. Baldini M. Le politiche abitative in Italia. Il Mulino, 3/10: 407-415, Bologna, 2010. Baldini M. La casa degli italiani. Collana Universale paperbacks, Il Mulino, Bologna, 2010. Baldini M. & Federici M. Il Social Housing in Europa. CAPPaper n. 49, 2008. Bertoni M. & Cantini A. Autocostruzione associata e assistita in Italia. 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APPENDICE) 189 A.1 A.2 A.3 A.4 A.5 • A.6 A.7 A.8 A.9 A.10 •••• • •• • •• •• ••• •• ••• • •••• •• A.11 A.12 A.13 A.14 A.15 B.1 B.4 B.5 ••••• • • • • • •• ••••••• • •••• • • • • • • B.2 B.3 A1 SAVONNERIE HEYMANS Rue d’Anderlecht 139-147, 1000 Bruxelles (Belgio) PROGETTISTA: MDW ARCHITECTURE SOGGETTO PROMOTORE CPAS de Bruxelles PROGETTO/REALIZZAZIONE: 2005-2011 TIPO DI INTERVENTO: Intervento di recupero e riuso, inserito nel Contratto di Quartiere “Notre Dame au Rouge” TIPOLOGIA ALLOGGI: 42 alloggi sociali COSTI: 11.000.000 € DIMENSIONI DI INTERVENTO: 6.500 mq LOCALIZZAZIONE: centro città (1,5km da Parc Royal) CONFINI: Nord: edi ici residenziali Sud: Rue d’Anderlecht Est: edi icio residenziale Ovest: edi icio commerciale A1 Savonnerie Heymans 2011 Bruxelles IL CONTESTO Savvonerie Heymans è un progetto di recupero dell’ex fabbrica di saponi concepito all’interno del Contratto di Quartiere “Notre Dame au Rouge” quale intervento di riuso per la creazione di un complesso per alloggi sociali ad alta densità. Il complesso, situato in una posizione strategica rispetto al centro città, si presenta come una sorta di mini villaggio indipendente composto da 42 alloggi. IL PROGETTO Nel progetto di recupero gli architetti hanno volutamente mantenuto alcuni degli elementi architettonici che richiamano al complesso industriale preesistente mettendoli a norma e incorporandoli nella nuova struttura a partire dal camino di 40 metri di altezza. Il cantiere si è sviluppato in due fasi, una prima che ha visto la realizzazione dei 32 alloggi a basso consumo e una seconda che ha completato altri 10 alloggi e ha riguardato il recupero delle preesistenze. LE UNITA’ ABITATIVE La struttura raggruppa una serie variegata di tipologie abitative, includendo monolocali, appartamenti di diverso taglio, loft, maisonettes e casette bifamiliari. Grazie a questa offerta tanto diversi icata, Savonnerie Heymans riesce a servire una fascia molto ampia di utenti, rivolgendosi a famiglie, studenti, single e coppie. L’edi icio di nuova costruzione è caratterizzato da una tipologia a patio. L’elemento delle verande/logge bioclimatiche chiuse da un vetro e poste a cerniera tra la zona giorno e la zona notte, caratterizza l’intero edi icio e consente non solo di mantenere la privacy in ciascun appartamento, ma di ottenere una barriera termo acustica. Il progetto è integrato ad un sistema comune di cogenerazione per il riscaldamento, pannelli solari e un sistema di raccolta e ridistribuzione delle acque piovane. Gli alloggi posti invece nel vecchio magazzino recuperato sono moderni loft caratterizzati da un blocco di servizio centrale su cui ruota l’open space. GLI SPAZI CONDIVISI Particolare attenzione è stata riservata alla progettazione degli spazi esterni di pertinenza degli alloggi , che consentono una facile interazione tra gli abitanti, ricreando l’atmosfera conviviale di un villaggio. Il complesso include una serie di spazi e attività in condivisione, a una sala per le riunioni di condominio, una ludoteca per i più piccoli, un’area gioco all’aperto, spazi verdi condivisi e una grande corte pedonale. A2 BIGYARD Zelterstraße 5, 10405 Prenzlauer , Berg, Berlino (Germania) PROGETTISTA: Zanderroth architecten SOGGETTO PROMOTORE joint venture dei proprietari 72 partner - coordinate da SmartHoming PROGETTO/REALIZZAZIONE: 2008/2010 TIPO DI INTERVENTO: Demolizione e ricostruzione di complesso residenziale TIPOLOGIA ALLOGGI: 45 appartamenti COSTI: Costo di costruzione totale: 15 milioni ` circa DIMENSIONI DI INTERVENTO: 3.350 mq LOCALIZZAZIONE: Periferia nord, 4,7km dalla Porta di Brandeburgo CONFINI: Nord: Zeltereerstraße Sud: edi icio residenziale Est: edi icio residenziale Ovest: edi icio residenziale 196 A2 Bigyard 2010 Berlino IL CONTESTO Il sito Prenzlauer Berg dove è localizzato l’intervento era in passato occupato da un capannone industriale degli anni 20. La proprietà è circondata da isolati residenziali a più piani della fine del secolo scorso. Per rispondere alle difficili condizioni, sono state sviluppate tre differenti tipologie con caratteristiche molto peculiari. Si tratta quindi non di un edi icio in se, ma della costruzione di un rapporto complesso con il sistema urbano esistente. IL PROGETTO Il progetto Big Yard vuole essere la concretizzazione della casa ideale per famiglie a Berlino: un intervento urbano residenziale, case individuali, un ampio giardino, tetti verdi, viste ampie, ingresso diretto dalla strada alle case e parcheggi. Il lato della costruzione che da sulla strada, rivestita di pannelli prefabbricati in cemento grigio scuro movimentata dai box delle finestre, è alto solo 4 piani per evitare l’eccessivo ombreggiamento delle case sul lato giardino e del giardino stesso, il quale, per poter usufruire di più luce, è stato creato al primo piano, sopra il garage. Al di sopra ci sono gli attici, rivestiti di alluminio, di cui quello superiore con doppio affaccio. GLI ALLOGGI Dal punto di vista tipologico il progetto propone una combinazione di molte soluzioni, ottimizzando il rapporto, normalmente critico, tra la scelta della residenza individuale e la compattezza del tessuto urbano. I 45 appartamenti si distinguono in tre tipologie: 23 Townhouses larghe 3,65, organizzate su quattro piani con ingresso principale separato sulla strada e parcheggio posteriore, accesso diretto al giardino, una terrazza visualmente schermata e un tetto verde. 10 Garden houses, più ampie, con accesso diretto dal giardino e ingresso individuale posteriore. 12 Penthouses localizzate sopra le garden houses, di 3 piani con doppio affaccio all’ultimo e terrazze su tetto con vista sulla città. Gli utenti del complesso sono famiglie, persone anziane, immigrati e residenti temporanei (studenti). LA COMUNITA’ E I SERVIZI Gli edifici hanno diverse entrate permettendo ingressi indipendenti, mentre i percorsi che portano al cortile, al garage, alla strada ecc si intersecano ripetutamente, creando un senso di vicinato. Il sistema distributivo e di circolazione interna determina una serie molto variegata di spazi aperti semiprivati e privati, interni ed esterni alle abitazioni. Le dimensioni del progetto hanno consentito una serie di servizi comuni. Rilevanti il giardino e la terrazza comuni, cosi come cucina, sauna e quattro appartamenti per ospiti. A3 VIVAZZ Calle Eugenio Carbajal, Mieres, (Spagna) PROGETTISTA: Zigzag Arquitectura SOGGETTO PROMOTORE SEPES, Ministerio de Vivienda PROGETTO/REALIZZAZIONE: 2006-2010 TIPO DI INTERVENTO: Complesso residenziale TIPOLOGIA ALLOGGI: 131 alloggi COSTI: Costo totale di costruzione: 10.592.670 595`Euro/mq DIMENSIONI DI INTERVENTO: 13490 mq LOCALIZZAZIONE: Centro città CONFINI: Nord: area Parcheggio Sud: lotto in costruzione Est: complesso residenziale Ovest: area libera A3 Vivazz 2010 Mieres IL CONTESTO Il progetto della ZigZag Arquitectura, su masterplan di Gino Valle, è vincitore nel 2006 di un concorso per Social Housing indetto dal Ministerio de Vivienda. L’intervento residenziale si trova a Mieres, una piccola cittadina delle Asturie, nel nord della Spagna, nel mezzo di un fitto tessuto urbano caratterizzato da grandi complessi edilizi con tipologia a corte. Il rigido isolato urbano tradizionale è stato rimodellato su altezze che variano da 3 a 7 piani, rispettando pienamente il programma residenziale richiesto. Una parte del piano terra è destinata ad attività commerciali, mentre gli spazi delle cantine, garage e magazzini vengono interrati. IL PROGETTO La volontà degli architetti è stata quella di mettere in relazione il carattere urbano e contemporaneamente rurale del luogo. La duplice natura degli spazi esterni si rispecchia anche nell’impiego differenziato dei mate¬riali per le facciate: acciaio per il fronte urbano e per la coper¬tura, con rimando all’immagine mineraria della città spagnola; legno a listelli verticali per i prospetti interni, con suggestione rurale che rimanda ai boschi delle vicine montagne e alla tradizionale veranda asturiana. Le diverse altezze e i diversi accessi creano coni visivi sul paesaggio circostante e al contempo permettendo al sole e all’aria di penetrare all’interno della corte aperta. LE UNITA’ ABITATIVE I diversi piani fuori terra accolgono tutti gli spazi residenziali. Le unità abitative sono progettate secondo una maglia modulare (larga 2,6m) che offre in base all’aggregazione diverse soluzioni abitative e una gestione più razionale dell’impianto distributivo. . Gli ambienti diurni degli appartamenti danno si affacciano sulla corte piazza, movimentando le facciate e le zone notte verso la città, offrendo così un doppio affaccio che facilita anche la ventilazione naturale. Gli alloggi sono organizzati attorno al nucleo centrale dei bagni che divide la zona notte dalla zona giorno. La terrazza, alta un metro, si presenta come un’estensione spaziale dell’appartamento. E’ concepita come una galleria esterna di legno che delimita l’intero perimetro dell’edificio. LO SPAZIO PUBBLICO Il blocco residenziale, virtualmente massivo, si apre divenendo luogo di aggregazione per gli abitanti ma anche iltro con il contesto cittadino. Nel progetto viene reinterpretato il tradizionale concetto di corte proponendo una soluzione innovativa: un piacevole luogo di incontro per gli abitanti ma al contempo una piazza naturalizzata aperta alla città. La piazza è stata progettata con una leggera pendenza che assorbe la naturale inclinazione del sito e collega tutti I livelli di accesso e le entrate principali, che localizzati in angoli opposti, creano un percorso diagonale che induce al passaggio. Le zone verdi sono lievemente in rilievo, dato che racchiudono spazi ad uso esclusivo degli appartamenti al piano terra che risultano così separati dalle zone di uso pubblico. A4 CAN TRAVI, VIVIENDAS DOTACIONALES Calle de Can Travi 30b, Barcelona (Spagna) PROGETTISTA: Sergi Serrat, Ginés Egea e Cristina Garcia SOGGETTO PROMOTORE Patronat Municipal de l’Habitatge di Barcellona PROGETTO/REALIZZAZIONE: 2004-2009 TIPO DI INTERVENTO: Complesso Residenziale e servizi TIPOLOGIA ALLOGGI: 85 unità abitative per anziani COSTI: circa 6.100.000 Euro DIMENSIONI DI INTERVENTO: Abitazioni: 7500mq - Servizi: 2500mq LOCALIZZAZIONE: Periferia nord (5,3km da Plaça de Catalunya) CONFINI: Nord: Stazione di Polizia Sud: parco pubblico Est: parco pubblico Ovest: quartiere residenziale A4 Can Travi 2009 Barcellona IL CONTESTO Il progetto si inserisce all’interno del Plan de la Vivienda de Barcellona, un piano strutturale che de inisce linee di attuazione nelle politiche di residenza pubblica, attraverso il quale il Patronat Municipal de l’Habitatge ha voluto sostenere e promuovere nuovi modelli abitativi speci ici per la popolazione in situazione di precarietà e con redditi bassi per le quali è dif icile accedere al mercato della residenza. Per gli anziani le residenze con servizi vengono denominate “viviendas dotacionales”. L’edi icio è situato a Nord della città di Barcellona, nel vertice Est del parco de “La Clota”, una zona occupata originariamente da edi ici residenziali e convertita in zona di servizi , in occasione dei giochi olimpici del 1992. L’area di intervento presenta una forma trapezoidale. PROGETTO Il progetto si dimostra capace di af iancare ad una elevata qualità architettonica del complesso una serie di soluzioni tecniche innovative volte a stimolare al massimo l’indipendenza dell’anziano. Vengono previsti 85 appartamenti a canone sociale con servizi di appoggio e locali destinati a servizi di quartiere. Le sovvenzioni statali consentono agli af itti di scendere nei casi più vantaggiosi a cifre inferiori ai 400 Euro in relazione alla pensione percepita. Il complesso residenziale orientato a sud est, gode di ottime viste verso la città e il parco antistante. Tutte le abitazioni vengono raggruppate in due blocchi a formare una pianta ad L. Questi blocchi si arretrato rispetto al centro del lotto e si concentrano al perimetro nord, con la inalità di liberare la massima quantità di suolo per i servizi, al ine di dotarla delle migliori condizioni di illuminazione. Il progetto è concepito per ottenere il massimo risparmio energetico, attraverso un sistema centralizzato di captazione solare per soddisfare il 70% delle necessità del riscaldamento dell’acqua calda sanitaria integrato a un impianto di energia a gas. LE UNITA’ ABITATIVE Gli appartamenti sono distribuiti lungo il lato nord del lotto, lasciando libero lo spazio centrale. Il modulo base prevede un appartamento di 42mq di super icie utile, ma in fase di progetto sono state previste unità abitative più grandi generate dalla semplice unione di due appartamenti. Le zone destinate a servizi (corridoi, armadi di manutenzione, bagni, cucine e spogliatoio) sono ubicate nella fascia nord , mentre gli spazi di relazione e la camera da letto sono esposti a sud con vista verso la città.. Nella sua distribuzione interna il progetto risulta studiato in maniera tale af inché il suo spazio possa essere percepito più ampio rispetto alle sue reali dimensioni La terrazze vengono arretrate rispetto al ilo della facciata e ciò consente di avvertire come un prolungamento dell’unità abitativa. La percezione del volume della terrazza dall’esterno consente inoltre ad ogni utente di identi icare la propria casa. I vuoti di dimensione 2,5x2,5 trasformano la facciata in una trama a scacchi. GLI SPAZI COMUNI E PUBBLICI La differenza di quote si risolve grazie al volume di servizi, impianti e parcheggio. Il parcheggio si addossa al Nord, sotto la fascia delle abitazioni con il ine di ridurre al minimo i movimenti di terra. Il resto dello spazio disponibile viene destinato ai servizi e si apre completamente al piano terra sulla Calle Vidal y Barraguer per rinforzare il carattere pubblico dell’edi icio. Al piano terra sono organizzati gli spazi comuni e il centro civico. Si raggruppano tutti gli spazi di servizio (accessi, nuclei di lavanderia, cucine) al nord, mentre tutti gli spazi di relazione si dispongono nella facciata a sud. A5 QUEENSBRIDGE ROAD Queensbridge Road E8, Distretto di Hackney, Londra (Inghilterra) PROGETTISTA: Levitt Bernstein Associates SOGGETTO PROMOTORE Modern City Living/United House PROGETTO/REALIZZAZIONE: 2007/2009 TIPO DI INTERVENTO: Riquali icazione Urbana e Complesso Residenziale TIPOLOGIA ALLOGGI: 151 unità abitative COSTI: costruzione: 27 milioni di sterline Appartamento con 1 camera da letto: £275,000, Appartamento con 1 camera da letto: £600,000 DIMENSIONI DI INTERVENTO: 6000 mq LOCALIZZAZIONE: Hanckey, periferia nord est (6.2km dal Big Ben) CONFINI: Nord: complesso residenziale Sud: lotto in costruzione Est: complesso residenziale Ovest: complesso residenziale A6 IL CONTESTO Sviluppato in collaborazione con Hackney Borough, il progetto fa parte del programma di rigenerazione urbana dell’Holly Street Estate, per la parte est di Londra, e ha una forte attenzione sociale ed ambientale. L’intervento di riqualiicazione ha riguardato un blocco a serpentina, altamente degradato, di appartamenti sociali degli anni 60 a Hackney ed è stato frutto dell’iniziativa degli stessi residenti che hanno spinto verso la lenta demolizione dell’edi icio sostituito con un complesso di nuove abitazioni e servizi. Attraverso un percorso di progettazione partecipata fra residenti e progettisti si è arrivati alla de inizione di un quartiere di elevata qualità architettonica, attento ai desiderata dei residenti e in grado di favorire e rigenerare le unità di vicinato. PROGETTO L’intervento si colloca in una posizione strategica in un quartiere ben servito. Prevede 151 alloggi e servizi realizzati in due fasi distinte. Le unità abitative sono in parte in parte destinate a social housing in parte alla vendita nel libero mercato, in maniera da favorire il mix sociale, e sono distribuite in due blocchi che si affacciano sulla strada principale e una serie di case unifamiliari. LE UNITA’ ABITATIVE Il progetto prevede una combinazione insolita di appartamenti, attici e case a schiera, studiati in modo da massimizzare la quantità di luce naturale. Le case sono quasi tutte orientate nord-sud con un giardino posizionato a sud, come estensione all’aperto del living, e presentano planimetrie lessibili con pareti non portanti per consentire future conversioni in funzione delle esigenze familiari. I materiali utilizzati, selezionati in virtù del minimo di manutenzione richiesta e della capacità di rispondere bene ai fenomeni climatici, vanno dal mattone dei basamenti all’intonaco delle pareti, dallo zinco patinato dei tetti al vetro colorato degli attici. Sono installati impianti fotovoltaici e a risparmio energetico. I piani terra degli edi ici a blocco sono destinati alle attività commerciali e ai servizi di quartiere, infermieria, attrezzature sportive. POBLE NOU Camí antic de Valencia 96, Barcelona (Spagna) PROGETTISTA: Sara Bartomeus, Anna Renau SOGGETTO PROMOTORE Patronat Municipal de l’Habitatge di Barcellona PROGETTO/REALIZZAZIONE: 2009 TIPO DI INTERVENTO: Complesso Residenziale e Servizi TIPOLOGIA ALLOGGI: 168 unità abitative destinate ad anziani e giovani COSTI: 696,22 euro/mq DIMENSIONI DI INTERVENTO: Super icie totale costruita: 4.335 mq Super icie appr. unità: 40 mq LOCALIZZAZIONE: Districte de Sant Martí, zona est (3,5km da Plaça de Catalunya) CONFINI: Nord: Complesso residenziale Sud: Complesso residenziale Est: Complesso residenziale Ovest: Parcheggio A7 IL CONTESTO Il progetto si inserisce all’interno del Plan de la Vivienda de Barcellona, attraverso il quale il Patronat Municipal de l’Habitatge ha voluto sostenere e promuovere nuovi modelli abitativi speci ici per gli anziani: le residenze con servizi denominate “viviendas dotacionales”. Il progetto si caratterizza inoltre per l’inserimento nella stessa aerea di residenze per giovani e per anziani. PROGETTO Il complesso residenziale è concepito come un grande volume che reinterpreta la complessità degli spazi industriali tipici del Poblenou, sviluppato su 5 blocchi di diversa altezza tra 2 e 8 piani, che si collegano tra di loro mediante passerelle e spazi comunitari. Gli edi ici fanno parte di un unico complesso, ma sono di fatto separati per preservare i diversi stili di vita delle due fasce di popolazione che ospita. I nuclei di comunicazione verticali situati nella intersezione tra le parti, fungono da cerniera tra i blocchi e, nel pian terreno, sono situati gli accessi all’edi icio che generano uno spazio unico. Il layout proposto con igura due differenti aree: un patio maggiormente urbano, delimitato al piano terreno da un centro sociale per il quartiere verso il quale si aprono le residenze dei giovani, e un giardino accessibile dalla strada e dagli spazi comuni per gli anziani. Un elemento essenziale del progetto è la relazione che il patio interno riesce ad instaurare con gli alloggi e, ad una scala maggiore, con gli spazi aperti circostanti. Il fronte strada risulta meno aperto, con una facciata traforata da piccole aperture, mentre una vetrata, permeabile e più complessa si affaccia verso il patio, con differenti strati e colori che rendono possibile da un lato, l’unità del complesso residenziale e, dall’altro, la differenziazione tra i diversi tipi di alloggi, blocchi e orientazioni. EDEN BIO 21 Rue des vignoles, Rue buzenval, Rue de terre neuve, Parigi (Francia) PROGETTISTA: Eduard Francois SOGGETTO PROMOTORE Paris Habitat PROGETTO/REALIZZAZIONE: 2002/2008 TIPO DI INTERVENTO: Demolizione e ricostruzione TIPOLOGIA ALLOGGI: 98 unità abitative, 11 atelier COSTI: - - DIMENSIONI DI INTERVENTO: Super icie utile: 7700 mq LOCALIZZAZIONE: 20 arrondissement, (4,8 km dal Museo Louvre) CONFINI: Nord: Rue de Terre Neuve Sud: Rue des Vignoles Est: Rue Buzenval Ovest: complesso residenziale A7 Eden Bio 2008 Parigi IL CONTESTO L’intervento si inserisce in un’area all’interno di un isolato residenziale di un quartiere popolare, lontano dai grandi boulervard parigini e caratterizzato da una edilizia frammentata dai volumi bassi. Il progetto re-inventa il rapporto dell’abitazione con la città, la storia e la tradizione, proponendo un intervento residenziale innovativo che integra unità abitative a servizi per la comunità quali atelièr per artisti, piccoli ristoranti e posti auto. Seguendo le tracce storiche che indicavano un tempo quella come zona rurale, il progetto ha coerentemente incluso un’ampia porzione di verde: prati lungo i vicoli, tetti giardino, rampicanti alle facciate e in ine due serre per la coltivazione di ortaggi a bene icio di tutti gli abitanti. PROGETTO Le scelte progettuali risentono della lettura del contesto, della tradizione e dal confronto con la cittadinanza locale, coinvolta dal progettista attraverso percorsi di partecipazione, con l’obiettivo di creare un progetto che rispetti il contesto e la sua storia. Il quartiere è solcato da due strade pedonali parallele, che dividono la super icie in 3 porzioni strette e lunghe: l’area centrale ospita soprattutto atelier per artisti e aree comuni, mentre sulle due aree esterne sorgono un centinaio di residenze a schiera, le cui facciate, rivolte all’interno, orientano la visione verso l’area centrale e circoscrivono nettamente i con ini del quartiere, rendendolo riconoscibile. Sul fronte urbano l’architetto organizza edi ici di altezze diverse e spazi interstiziali che interrompono l’allineamento stradale e spazialmente de iniscono la trama attraverso vicoli lunghi e stretti, residuo della storia agricola della zona, e corridoi pieni di vegetazione. Una struttura di pali consente alla vegetazione piantata direttamente al suolo di arrampicarsi e creare una rigogliosa parete vegetale che ricopre il fronte. Per fare questo, il terreno originale boni icato è stato sostituito da un terreno organico profondo, certi icato. LE UNITA’ ABITATIVE Sulla base della precedente organizzazione in orti viene sviluppata una maglia di percorsi pedonali non più ampi di 2 m, sulla quale vengono disposte le unità abitative. Gli alloggi presentano la pianta libera e i servizi in un unico blocco. Viene posta molta attenzione alla dimensione individuale ed identitaria della residenza. Si alternano fronti in cemento a vista a rivestimenti in zinco o rame, con porte e inestre la cui disposizione indica che ciascuna delle piante dei piani è unica e differente dalla altre e le case hanno altezze diverse. Ogni abitazione ha ingresso indipendente per evitare l’immagine di condominio borghese offrendo a ciascuna residenza una relazione diretta con la strada e il contesto. A8 ADELAIDE WARF Queensbridge Road 118-120, Distretto di Hackey, Londra (Inghilterra) PROGETTISTA: Allford Hall Monaghan Architetti SOGGETTO PROMOTORE First Base (promotore di progetti residenziali e di rigenerazione urbana) PROGETTO/REALIZZAZIONE: 2004/2007 TIPO DI INTERVENTO: Demolizione di un edi icio-magazzino e ricostruzione TIPOLOGIA ALLOGGI: 147 unità abitative, di cui 73 a libero mercato, 74 housing sociale (33 a canone calmierato + 41 per keyworkers) COSTI: totale = 22 milioni di sterline (circa 25 milioni €) costruzione = 1470 £/mq DIMENSIONI DI INTERVENTO: super icie complessiva 14,823 mq LOCALIZZAZIONE: Nord-est rispetto al centro (6,5 km ca. dal Big Ben) CONFINI: Nord: Regent’s Canal Sud: Whiston Road Est: complesso residenziale Ovest: Queensbridge Road A8 Adelaide Warf 2007 Londra IL CONTESTO L’area di progetto è situata ad Hackney, un quartiere di Londra destinato alla riquali icazione urbana, in un’area sul canale Regent aperta su tre lati verso ampi spazi verdi. Il progetto rientra nella “London Wide Initiative”, programma governativo per assicurare a ogni cittadino un’abitazione di qualità, economicamente accessibile, sia in af itto che in proprietà, creando un’ampia offerta di tipi variabili in dimensioni e valore di mercato e garantire così le esigenze dei diversi ceti sociali; creare comunità sostenibili, inclusive e miste, bilanciando il numero di bambini, single e anziani. L’intervento si inserisce nell’ambito di un programma di trasformazione e rinnovamento delle periferie industriali della città, per il quale la valorizzazione del parco e del canale sono elementi quali icanti. L’area destinata all’intervento, precedentemente occupata da piccoli capannoni industriali, si trova nel borough di Hackney, tradizionalmente abitato dalla classe operaia di Londra. Se qui un tempo erano con inate le classi lavoratrici, l’obiettivo ora è quello di creare rigenerazione urbana anche attraverso il mix sociale. Il lotto di progetto è delimitato a nord dal Regent’s Canal e a sud dal polmone verde di Haggerston Park. IL PROGETTO L’iniziativa è caratterizzata da una stretta collaborazione tra l’agenzia nazionale per la casa, il developer, il costruttore e i progettisti, allo scopo di raggiungere la massima ef icienza nello sviluppo dell’operazione, dal progetto alla realizzazione e gestione. Comprende un percorso di Progettazione Partecipata con le famiglie, e la possibilità per gli inquilini di prendere parte ad associazioni di residenti. Il progetto prevede la realizzazione di tre edi icio di sei piani fuori terra che ospitano 690 mq dedicati a uso uf icio, e 147 alloggi da destinare in parte a fasce bisognose e in parte al mercato libero. la stecca affacciata sul canale (ritenuta più pregiata dagli analisti di mercato) è stata destinata agli appartamenti privati, riservando la vista sugli spazi verdi (considerata migliore dagli architetti) agli alloggi sociali. Si assicura un equilibrato mix sociale, che permet- te di evitare l’esclusione sociale degli abitanti, garantendo per tutti un progetto di qualità architettonica e urbana. Adelaide Wharf combina l’alta qualità in appartamenti di proprietà privata così come negli alloggi sociali, in un'architettura non- gerarchica in cui il mix di mercato adottato non si è tradotto in alcuna differenziazione architettonica, funzionale o prestazionale tra gli appartamenti. LE UNITA’ ABITATIVE Tutti gli appartamenti hanno affaccio singolo e accesso da un corridoio centrale. Nella composizione planimetrica si usa quanto più possibile l’open plan, per aumentare il senso di apertura visiva dello spazio. Ogni appartamento è dotato di un ampio balcone, che funge da ampliamento dello spazio abitativo: con dimensioni che variano da 4 a 12 m², sono a tutti gli effetti piccole stanze private all’aperto. Il sistema costruttivo impiegato ha permesso di ridurre notevolmente i tempi di costruzione e i costi attraverso l’uso di elementi prefabbricati sia per la struttura portante (pannelli in cls per i solai), che per il rivestimento esterno in legno; anche i balconi sono elementi standardizzati in acciaio agganciati alla facciata e non gettati in opera. Tutto ciò ha portato a una riduzione dei costi di costruzione del 20% e ha dato all’opera un valore aggiunto di circa il 10%. Inoltre il progetto prevede l’uso di tecnologie per il controllo ambientale (sistemi a risparmio energetico, per il recupero delle acque meteoriche, sensori interni agli ambienti per il controllo dell’energia usata, etc.) e un’ottima integrazione al contesto attraverso accorgimenti a favore della lora e fauna esistenti. Blocco servizi A9 GLI SPAZI PUBBLICI E CONDIVISI Lo studio dello spazio comune risulta propedeutico alla progettazione della comunità. Il progetto si impegna a garantire l'equilibrio tra individuale e collettivo. L’accesso al cortile comune, al centro del sistema, avviene attraverso ampie aperture praticate nel piano terra, rivestito in mattoni per mediare le differenze di quota del terreno. Qui si sviluppano gli spazi verdi comuni, le aree gioco per bambini e i parcheggi per le biciclette, accessibili anche dall’esterno attraverso grandi bucature, riconoscibili da colori e gra iche vivaci che conferiscono identità a ciascuna di esse. Il semplice uso di linee geometriche attraverso il sito, in facciata e in pianta, creare una varietà di spazi più piccoli per l'uso di diversi gruppi di persone. Da qui, generosi spazi a doppia altezza conducono a nuclei di distribuzione verticale, da cui si diramano corridoi comuni, caratterizzati dalla presenza della luce naturale. La circolazione è organizzata in corridoi sopraelevati trasparenti, in cui il progetto illuminotecnico aiuta ad orientare gli utenti. Il corridoio che termina al canale dispone di una vetrata in testa per massimizzare la quantità di luce che cade nel corridoio , e ampli icare la vista. BOURBONE LANE Tadmore St, Distretto di Hammersmith e Fulham, Londra (Inghilterra) PROGETTISTA: Cartwright Pickard Architects and B+C Architectes SOGGETTO PROMOTORE Octavia Housing and Care PROGETTO/REALIZZAZIONE: 2005/2007 TIPO DI INTERVENTO: Riquali icazione Urbana e Complesso Residenziale TIPOLOGIA ALLOGGI: 78 unità abitative, 45 in af itto e 33 per la proprietà condivisa. COSTI: totale = 11.7 millioni di sterline DIMENSIONI DI INTERVENTO: super icie complessiva 6,861 mq LOCALIZZAZIONE: Periferia ovest della città (6.5 km dal Big Ben) CONFINI: Nord: West ield Shopping Centre Sud: complesso residenziale villette Est: W CrossRoute Ovest: complesso residenziale villette A9 Bourbone Lane 2007 Londra IL CONTESTO Il progetto si sviluppa in un area dismessa a ovest di Londra, precedentemente occupata da un edi icio costruito per le Olimpiadi del 1908, su un terreno in parte contaminato e boni icato. Il sito è con inato tra i giardini di abitazioni tradizionali a schiera su un lato e il centro commerciale West ield dall’altro. Il layout tenta di integrare il progetto con le proprietà con inanti, diverse di scala e molto ricche. IL PROGETTO Il progetto si compone di otto blocchi rivestiti di legno che si innalzano 3 o 4 piani di altezza (il limite di altezza consentito senza dover installare ascensori) alternati a spazi aperti semipubblici di area comunitaria a disposizione dei residenti. Il ritmico susseguirsi degli edi ici conferisce alla strada un carattere urbano pur lasciandole un certo respiro che non avrebbe avuto se si fosse pensato in fase progettuale ad una quinta continua. Nel progetto sono stati coinvolti i principali soggetti interessati, identi icati nella fase iniziale, e le loro esigenze sono state incorporate in dall’inizio. La struttura prefabbricata in acciaio e travi tipo Vierendeel permette la realizzazione degli sbalzi importanti, oltre che una maggiore velocità e sicurezza nelle fasi di realizzazione. LE UNITA’ ABITATIVE Sono presenti 78 alloggi destinati in parte a famiglie meno abbienti di londra, ed in parte a lavoratori key-workers (del settore pubblico). Le unità immobiliari comprendono tipologie di monolocali, bilocali e duplex. Gli 8 blocchi di abitazioni sociali si articolano per dar spazio a terrazze, balconi e giardini pensili, generalmente esposto a sud, per le famiglie che non hanno accesso ai giardini del piano terra. Il volume degli edi ici si rompe in un’alternanza di volume-vuoto, generando la caratteristica forma dei blocchi. Anche la sporgenza di 6 metri che segna l’ingresso a ogni blocco, divenuto l’elemento riconoscibile dell’intervento, vuole lasciar maggior spazio possibile ai cortili pubblici. Particolare attenzione è stata posta anche all’ef icienza energetica attraverso la produzione in loco di energia elettrica e riscaldamento, riducendo al minimo il consumo energetico, le emissioni di carbonio e i costi. L’utilizzo di tecnologie di interfaccia consente ai residenti di vedere chiaramente la quantità di energia che consumano e di conseguenza incoraggiare la riduzione dei consumi. GLI SPAZI PUBBLICI E CONDIVISI Il progetto focalizza l’attenzione sullo spazio all’aperto: Il sistema di abitazioni è organizzato attorno a una serie di cortili semi-pubblici tra gli edi ici in una interpretazione contemporanea del “London Mews”, attribuendogli il ruolo di area comunitaria a disposizione dei residenti. Gli spazi vuoti che si alternano ai pieni consentono inoltre a tutti gli appartamenti di partecipare alla vita degli spazi comuni. Gli scenogra ici aggetti che conferiscono carattere al rapporto fra la strada e l’edi icio, individuano gli ingressi alle palazzine e offrono spazi di sosta coperti, diventando cosi degli speci ici punti di riferimento. Si crea un forte senso di appartenenza al luogo, ampli icato anche dall’uso audace e poco istituzionale del colore. Gli intradossi dei solai delle parti aggettanti hanno infatti un colore diverso per ciascuna palazzina, dando modo agli abitanti di distinguere facilmente la propria. La riduzione dello spazio destinato ai parcheggi ampli ica la presenza di aree verdi ed espande lo spazio disponibile per l’uso della comunità. Distribuzione e accessi Spazi di relazione Blocco servizi A10 PARKRAND Dr. Colijnstraat 260, Amsterdam, (Olanda) PROGETTISTA: MVRDV SOGGETTO PROMOTORE Stadgenoot (Associazione di Housing Sociale) PROGETTO/REALIZZAZIONE: 1998-2007 TIPO DI INTERVENTO: Riquali icazione Urbana e Complesso Residenziale TIPOLOGIA ALLOGGI: 240 unità abitative (alloggi temporanei, sociali, sul libero mercato) COSTI: circa 46.000.000 euro DIMENSIONI DI INTERVENTO: 35.300 mq LOCALIZZAZIONE: Periferia ovest (7.1 km dal Nemo Center) CONFINI: Nord: Ruys de Beerenbrouckstraat Sud: canale Est: parco pubblico Eendrachtspark Ovest: Dr. Colijnstraat A10 Parkrand 2007 Amsterdam IL CONTESTO L’intervento costituisce il progetto pilota della riquali icazione urbana del quartiere Geuzenfeld (Buurt 9) situato a ovest della città. Il nome Parkrand ( “a bordo del parco”) deriva dalla posizione frontale allo storico parco Eendrachts uno dei più importanti della parte occidentale di Amsterdam. Qui tra gli anni 50 e 60 venne costruitta una città giardino, tipicamente un quartiere minimalista formato da piccole unità abitative. La s ida per i progettisti è stata quella di mantenere le qualità della storica città giardino, garantendo abitazioni a maggiore densità. In contrasto con l’ edilizia sociale minima costruita in questa parte del quartiere Geuzenveld dopo la seconda guerra mondiale , Parkrand ri lette un atteggiamento diverso verso il paesaggio e la scala urbana. Il complesso residenziale previsto nel piano urbanistico gia dal 1998 con lo scopo di rivalutare la zona, crea continuità tra il parco e il quartiere. Il progetto trasferisce il corpo delle 174 case preesistendti demolite sul sito in un unico volume compatto, occupando cosi meno spazio di un tradizionale complesso diffuso. Questo aiuta a ride inire il con ine del parco in modo che l’area verde risulta maggiore. IL PROGETTO L’edi icio, composto da pieni e vuoti domina l’ambiente circostante attraverso la sua vastità, presentandosi come un blocco aperto lungo 135 m con 34 m di altezza e 34 m di profondità, alto 12 piani. Il programma comprende cinque torri che sono collegate tra loro da alcuni volumi a ponte. Grazie alle grandi aperture è possibile da ogni appartamento avere una visuale d’eccellenza sul parco. LE UNITA’ ABITATIVE Gli alloggi sono in locazione a canone calmierato e nel libero mercato, e propongono una grande varietà di tipologie di appartamenti e dimensioni. Le perforazioni sono ripetute al piano terra , formando due cortili che offrono la luce , vista e accesso agli appartamenti al primo piano. Il complesso propone spazi comuni all’aperto, una terrazza, un soggiorno, una sala da pranzo, una sala lettura e una dedicata ai bambini, e un’area attrezzata per il gioco all’aperto. il cui intento è di promuovere il contatto tra gli inquilini. Il progetto degli arredi di questi spazi è stato seguito da Richard Hutten. A11 DONNIBROOK QUARTER Eden Way, Distretto di Bow, Londra (Inghilterra) PROGETTISTA: Peter Barber Architects SOGGETTO PROMOTORE Circle Anglia Housing Trust, Old Ford Housing Association PROGETTO/REALIZZAZIONE: 2003/2006 TIPO DI INTERVENTO: Riquali icazione Urbana e Complesso Residenziale TIPOLOGIA ALLOGGI: 40 unità abitative, 10 alloggi per abitazioni sociali COSTI: 5.765.000 Euro 1.960 Euro/mq (£1.700/mq) DIMENSIONI DI INTERVENTO: Super icie edi icata: 2.940 mq LOCALIZZAZIONE: Periferia est della città (7,8 km dal Big Ben) CONFINI: Nord-ovest: complesso residenziale Sud: Old Ford Rd Est: Parnel Rd Ovest: complesso residenziale Spazi pubblici di relazione A11 Donnybrook 2006 Londra IL CONTESTO Il progetto inizia nel 2002 quando il “Circle 33 Housing Trust” in collaborazione con la fondazione “Accomodation Change” indice un concorso di architettura per la ricerca di idee innovative nella progettazione urbana. Cardine del bando era il desiderio di migliorare qualitativamente uno spazio residenziale accessibile a tutti, stimolando la ri lessione sul signi icato contenutistico e formale e sul conseguente miglioramento della qualità di vita. Il concorso richiedeva il progetto di un’area residenziale in una zona che nonostante la prossimità a Canary Wharf possedeva una struttura sociale problematica. Il progetto vincitore si distingue per il sorprendente colore e le forme bianche in netto contrasto con il circostante quartiere, una scelta dettata dalla volontà di aiutare la luce a penetrare in profondità negli spazi, tanto che a Londra viene chiamato “il quartiere andaluso”. La tradizionale tipologia urbana londinese, la casa a schiera, è qui re-interpretata realizzandone una versione ibrida de inita terrace/courtyard housing typology. IL PROGETTO Il progetto si sviluppa su una griglia ortogonale, modellata e resa contestuale dalle vie adiacenti e dalla forma urbana. Alla base del progetto si manifesta la volontà di attribuire alla strada un ruolo chiave per la reinterpretazione di archetipi tradizionali: la casa a schiera viene infatti elaborata attraverso un linguaggio assolutamente contemporaneo. Il complesso di edi ici bassi è caratterizzato da una grande densità e da un rapporto forte con la strada. Il quartiere è organizzato secondo tre strade, larghe oltre 7m, che riprendono l’andamento dell’esistente e attraversano il sito, creando connessioni spaziali e uno spazio piazza. LE UNITA’ ABITATIVE Le abitazioni sono articolate in modo tale che ogni residenza abbia la propria porta di ingresso su strada. Lo schema prevede un appartamento con giardino al piano terra e un alloggio duplex al piano superiore, senza il tradizionale giardino, a cui si accede attraverso una scala diretta che da un portone “esterno” conduce al patio del primo piano, uno spazio privato aperto di 32 mq. Non esistono spazi comuni semi-privati, come scale o corridoi. Tuttavia garantendo ad ogni alloggio il suo ingresso indipendente e diretto dallo spazio collettivo pubblico della strada pedonale, si registra una mancanza di privacy che caratterizza gli alloggi del piano terra. GLI SPAZI PUBBLICI E CONDIVISI Gli assi viari non accessibili alle auto sono di passaggio comune oltre a costituire spazi per la vita collettiva del quartiere che si intrecciano con la residenza tramite verande, balconi e terrazze. L’idea della strada pedonale come spazio di circolazione, distribuzione e per la vita collettiva recupera alcune delle più importanti sperimentazioni residenziali inglesi e attinge dalla tradizione mediterranea di spazio pubblico. La “strada” è la strategia urbana prescelta per questo intervento, con l’obiettivo di creare luoghi che favoriscano e facilitino la socializzazione e generare un forte senso di collettività sia per chi vive lì, sia per chi lo attraversa. L’organizzazione degli spazi privati all’aperto e la posizione delle inestre è determinata da relazioni visive e spaziali dirette tra spazio pubblico e privato. Si tenta così di indurre e condizionare il controllo sociale dello spazio che possa aumentare il senso di appartenenza e attaccamento al luogo. A12 HONEYCOMB APARTMENTS Južna cest, Izola (Slovenia) PROGETTISTA: OFIS Arhitekti SOGGETTO PROMOTORE Slovenian Housing Fund and Community of Izola PROGETTO/REALIZZAZIONE: 2003/2005 TIPO DI INTERVENTO: Complesso residenziale TIPOLOGIA ALLOGGI: 60 unità abitative COSTI: totale: 1.54milioni di Euro 700 euro/mq DIMENSIONI DI INTERVENTO: Super icie costruita: 5,452 mq LOCALIZZAZIONE: Sud (1km dal porto) CONFINI: Nord: area verde Sud: area parcheggio Est: complesso residenziale Ovest: complesso residenziale 232 A13 IL PROGETTO Nel 2003 la Slovenia Housing Fond ha indetto un concorso nazionale per la realizzazione di alcuni edi ici residenziali a basso costo nella città di Izola, sulle coste slovene dell’Adriatico. Il progetto vincitore presenta massima lessibilità, costi contenuti e un impianto originale in grado di integrare l’edi icio lo spazio esterno e l’ombra, elementi fondamentali in un contesto di progettazione come quello mediterraneo. L’intervento costituito da due palazzine residenziali, si trova in una posizione molto panoramica su un promontorio prospicente la baia di Izola. Ognuno dei due edi ici contiene 30 appartamenti di diverso taglio. GLI ALLOGGI La maglia strutturale è studiata per non vincolare la distribuzione interna degli alloggi, di piccole dimensioni, con camere minime secondo gli standard sloveni. Zone giorno e camere sono dislocate a ridosso della facciata, mentre i locali di servizio occupano la parte più interna, a ridosso del corridoio distributivo. La maglia libera consente lessibilità nella personalizzazione degli spazi attraverso pannelli scorrevoli che permettono di modi icare lo spazio in funzione delle esigenze personali. L’intero progetto è concepito valorizzando il rapporto tra spazio interno ed esterno grazie all’utilizzo di logge, pensate come una struttura metallica indipendente e autoportante, appesa al fronte. Tutte le unità abitative sono dotate di questa veranda, che fornisce uno spazio esterno completamente fruibile che grazie alla posizione alternata e sfalzata, assicura privacy. Il progetto è stato frutto dell’attenta osservazione delle abitudini degli utenti, nell’uso dei balconi. Il gioco cromatico delle tende contribuisce a connotare e personalizzare i singoli alloggi, dando immediata riconoscibilità agli utenti del proprio appartamento dall’esterno. Le logge rappresentano anche un sistema passivo di climatizzazione degli ambienti sia in estate che in inverno, garantendo un controllo climatico ed una ventilazione naturale. BEDZED - Beddington Zero Energy Development Helios Road 24, Borough of Sutton, Londra (Inghilterra) PROGETTISTA: Bill Dunster Architects (adesso Zed Factory) SOGGETTO PROMOTORE Peabody Trust (storica ass. di housing sociale) PROGETTO/REALIZZAZIONE: 1999-2002 TIPO DI INTERVENTO: Intervento di nuova costruzione su area dismessa TIPOLOGIA ALLOGGI: 34 a libero mercato, 48 canone sociale (15 calmierato+23 per lavoratori) COSTI: Costo di costruzione 15.000.000 Sterline Costo di vendita: 450.000 sul libero mercato Costo di locazione: 1500 af itti calmierati DIMENSIONI DI INTERVENTO: S.L.P. residenziale totale 2.500 mq S.L.P. totale ad altra destinazione 3.000 mq LOCALIZZAZIONE: Sud-ovest rispetto al centro (14,5 km ca. dal Big Ben) CONFINI: Nord: Nord: New Road Est: area verde non attrezzata Sud: Helios Road Ovest: London Road A13 BedZED 2002 Londra IL CONTESTO Il progetto BedZed un piccolo quartiere a sud di Londra, a Sutton, sorto dalla riquali icazione di una vecchia area industriale dismessa. nasce nei primi anni ’90, promosso da Peabody Trust (una delle imprese edili più grandi di Londra, impegnata nell’edilizia sociale) in partnership con Arup. La progettazione iniziò cinque anni prima che esistesse un cliente potenziale e un sito, intanto che BioRegional Development, un ente caritativo dedicato a facilitare l’ingresso di imprese sostenibili nel mercato commerciale, riconobbe il potenziale del progetto. Questo garantì fondi, localizzò il sito, e presentò come promotore e inanziatore il Peobody Trust. L’iniziativa fu stata gestita in sede di progetto in maniera concertata tra gli architetti, gli ingegneri, i consulenti amministrativi e l’organizzazione, tutti attori caratterizzati da una spiccata sensibilizzazione alla sostenibilità ambientale. All’avanguardia dal punto di vista ecologico BedZED è basato su pochi principi: design semplice e pragmatico e riduzione delle emissioni di CO2 al minimo possibile. IL PROGETTO Bed Zed è un complesso residenziale che si pone come alternativa al modello di espansione periferica delle row house londinesi, proponendo un progetto compatto ed ef iciente. È un quartiere autosuf iciente, dotato di 3000 mq di servizi locali di tipo commerciale, socio sanitario, educativo e sportivo. La progettazione accurata degli aspetti tecnologici, mira a ridurre l’impatto ambientale, pur implicando costi iniziali più ingenti rispetto a un’operazione tradizionale, consente una riduzione dei costi inali di gestione a carico dei locatari. L’orientamento e l’involucro edilizio degli appartamenti, sono stati studiati in modo da garantire il risparmio energetico, poca dispersione di calore e ottima illuminazione. Il condizionamento estivo ed invernale e il ricambio dell’aria viene garantito in maniera passiva canalizzando l’aria naturale all’interno della casa attraverso vivaci comignoli che contraddistinguono il complesso edilizio. Il progetto è integrato con pannelli fotovoltaici che producono il 15% del fabbisogno del quartiere mentre il resto è integrato dalla combustione di legno proveniente dagli alberi e i rami potati nelle città vicine. LE UNITA’ ABITATIVE BedZED presenta un regime misto di proprietà e af itto, distribuiti al 50%; un mix di spazi per attività, lavoro e residenza ottimizzata con l’obiettivo di creazione della comunità. Gli alloggi presentano diverse metrature, in funzione del numero delle camere da letto, che ha portato ad una varietà di tipologie. Si registrano tuttavia insoddisfazioni circa il monoaffaccio delle residenze, la presenza di bagni ciechi, e la mancanza di privacy a causa delle ampie vetrate. LA PARTECIPAZIONE E GESTIONE Si rileva una attiva partecipazione degli abitanti verso la promozione di stili di vita sostenibili e sensibili ai temi del risparmio energetico, del km0, del mercato equo e del riciclo dei ri iuti. Un pannello con i contatori ben visibili, ricorda costantemente quanta energia si sta consumando; al suo interno, una luce lampeggia sempre più rapidamente quando si sta consumando molto. Attravero un questionario di valutazione ex-post inoltre i progettisti hanno potuto valutare criticamente la qualità complessiva dell’intervento al ine di ottimizzarne le prestazioni e migliorare gli obiettivi di operazioni future. A14 Autofreie Mustersiedlung Nordmanngasse 25-27, 1210 Vienna (Austria) PROGETTISTA: S&S Architekten SOGGETTO PROMOTORE Comune di Vienna PROGETTO/REALIZZAZIONE: 1996-2000 TIPO DI INTERVENTO: Intervento di nuova costruzione su area libera TIPOLOGIA ALLOGGI: 244 alloggi 1/3 af itto sociale riservato alle liste d’attesa municipali, 2/3 af itto convenzionato COSTI: Costo di af itto degli alloggi 3,3 €/mq (escluse le spese) Costo di vendita degli alloggi 1.400 €/mq È prevista la possibilità di riscatto dell’alloggio dopo 10 anni DIMENSIONI DI INTERVENTO: Super icie totale = 11.382 mq LOCALIZZAZIONE: Nord-est, sul lato est del Danubio (ca. 7,5 km da Stephansplatz) CONFINI: Nord: Donaufelder Strasse Est: complesso residenziale Sud: Nordmanngasse Ovest: complesso residenziale A15 IL CONTESTO L’idea dei quartieri car free diffusasi in Europa negli anni 90 ha condotto a Vienna al concorso per Autofreie uno dei primi e più noti banditi dalla municipalità. L’ente pubblico si è impegnato nell’acquisizione dell’area, precedentemente di proprietà privata, rivenduta poi ai costruttori a prezzo calmierato, nonché nella promozione e sensibilizzazione verso la cittadinanza. IL PROGETTO Il quartiere è un complesso edilizio di 244 appartamenti costruiti per inquilini che si sono contrattualmente obbligati a non possedere un’auto. Per muoversi in città: biciclette, mezzi pubblici e, a disposizione dei residenti, veicoli elettrici in servizio car-sharing. Il teleriscaldamento supporta, quando necessario, un sistema energetico basato su fonti rinnovabili e una centrale fotovoltaica fornisce energia per i veicoli elettrici in servizio. Lo spazio non utilizzato per le auto (e le risorse risparmiate) è stato dedicato a strutture comuni, come of icine per riparare le bici, centri per il car sharing, una sauna, una palestra, spazi gioco per i bambini differenziate per fascia di età, un centro per i giovani, giardini pensili. L’area di progetto è interamente pedonale e ciclabile. Gli alloggi progettati sono di varia metratura per consentire di allargare l’offerta a un target più ampio. Alcuni presentano un doppio affaccio, e la maggior parte sono predisposti alla lessibilità spaziale e funzionale (aggregabili, espandibili, riducibili) LA PARTECIPAZIONE Il processo di coinvolgimento partecipativo delle famiglie nella fase di progettazione degli alloggi privati e degli spazi comuni ha contribuito al successo dell’intervento. Gli esiti dell’iniziativa sono stati poi veri icati attraverso un questionario di valutazione ex-post, ef icace per convalidare il riscontro ottenuto presso l’utenza. L’applicazione di tale metodo dimostra l’intento di comprendere la qualità effettiva raggiunta, rilevando i punti di forza e di debolezza del progetto, al ine di tendere a realizzazioni sempre più ef icienti. GWL TERREIN Waterkersweg 316, Amsterdam (Olanda) PROGETTISTA: Meyer & Van Schooten, Lisbeth van de Pol, Willem Jan Neutelings, DKV Dobbelaar De Kovel De Vroom, West8 SOGGETTO PROMOTORE Amministrazione di Amsterdam PROGETTO/REALIZZAZIONE: 1994 – 1999 TIPO DI INTERVENTO: Riquali icazione Urbana su area dismessa di Complesso Residenziale e dei Servizi. TIPOLOGIA ALLOGGI: 600 alloggi, di cui 150 a libero mercato, 450 di housing sociale (300 afftto calmierato e 150 vendita a prezzi calmierati) COSTI: --DIMENSIONI DI INTERVENTO: S.L.P. totale: 6ha LOCALIZZAZIONE: Staatsliedenbuurt, periferia nord 3km dal centro A15 GWL Terrein 1999 Amsterdam IL CONTESTO GWL Terrein, è un progetto di riquali icazione di un’area dismessa della città di Amsterdam, localizzata a ovest del centro storico, con lo scopo di realizzare un eco-distretto residenziale ad alta densità, formato da 600 alloggi per 6 ettari, il quale propone la sperimentazione di nuove forme dell’abitare sostenibile e responsabile. Il progetto è frutto di un lavoro di progettazione partecipata tra le autorità locali, gli imprenditori e i futuri abitanti, i quali a seguito di questionari, riunioni, tavoli di concertazione, hanno scelto una delle proposte preliminari. IL PROGETTO L’intervento si presenta come un insieme di alloggi, servizi, spazi pubblici e spazi verdi. Il mix funzionale, la pluralità tipologica e la mescolanza di forme di godimento (alloggi destinati al libero mercato, alloggi in af itto a canone calmierato) corrispondono ad una ricca e diversi icata composizione sociale. La costruzione del distretto organizzato in blocchi piuttosto bassi di diverso design è iniziata nel 1994 ed è proseguita per 10 anni, in tre fasi distinte. Il primo complesso che è stato realizzato è quello di DKV, un complesso a forma di serpente di altezza variabile che comprende 130 alloggi divise in 20 tipologie differenti. Successivamente è stato edi icato il complesso perimetrale di Neutelings, composto dagli appartamenti in proprietà. Nella terza fase sono stati riquali icati alcuni degli edi ici preesistenti per allocarvi le funzioni collettive ed i servizi. LE UNITA’ ABITATIVE La maggior parte degli appartamenti sono dotati di 3-4 camere con una media di 3,44 stanze per casa, superiore alla media per il Distretto Westerpark di 2,64 stanze per casa. I valori medi risultano ruperiori ai quartieri limitro i. Le unità residenziali di maggiori dimensioni e di qualità superiore sono caratteristiche interessanti per le famiglie. Si è cercato di garantire a più alloggi possibile l’accesso ad un giardino privato, ponendo cura all’orientamento solare delle abitazioni. Le mura esterne rivolte a nord sono aperte solo da piccole inestre mentre quelle rivolte a sud offrono grandi vetrate, per proteggere l’abitazione del freddo e dal vento e allo stesso tempo esporre l’ambiente al calore del sole. GLI SPAZI COMUNI Particolare attenzione progettuale è posta allo spazio pubblico, per evitare che possa divenire anonimo e trascurato. Tra gli edi ici, al posto di strade carrabili e parcheggi, si articolano sentieri, piste ciclabili ed aree verdi, per cui l’uso e il possesso delle auto private viene scoraggiato. I parcheggi sono posizionati sui con ini dell’area e soltanto ad un centinaio di persone, estratte a sorte, è concesso il loro utilizzo gli altri, se possiedono un’automobile, la devono parcheggiare altrove. Si contano 172 auto e 1346 biciclette, il 73% degli spostamenti avviene a piedi o in bici, il 17% con trasporto pubblico e solo il 10% con l’auto. Il progetto integra alla residenza servizi alla comunità. B1 CENNI DI CAMBIAMENTO Via Cenni, Milano (Italia) PROGETTISTA: RPA Rossi Prodi Associati s.r.l. SOGGETTO PROMOTORE Fondazione Housing Sociale, Fondazione Cariplo, Comune di Milano PROGETTO/REALIZZAZIONE: 2009-under construction TIPO DI INTERVENTO: Intervento di nuova costruzione su area libera, con riquali icazione di una cascina comunale. TIPOLOGIA ALLOGGI: Alloggi in locazione a canone convenzionato o moderato. Possibilità di vendita all’ottavo anno. COSTI: Costo di costruzione 950 €/mq DIMENSIONI DI INTERVENTO: Super icie fondiaria: 17.041 mq Spazi pubblici: 8.500 mq S.L.P. residenziale totale 8.550 mq LOCALIZZAZIONE: Ovest rispetto al centro città (5,3 km ca. dal Duomo) CONFINI: Nord: via Cenni Est: lotto residenziale Sud: prolungamento di via Domokos Nord-ovest: via Gabetti B1 Cenni di cambiamento 2014 Milano IL CONTESTO Cenni di cambiamento è un grande progetto residenziale vincitore del concorso internazionale di progettazione indetto da Polaris e promossa da FHS nel 2009 con l’obbiettivo di offrire appartamenti a prezzi contenuti e una soluzione abitativa innovativa in grado di creare un contesto sociale di vicinato collaborativo sicuro e sostenibile. L’intervento si sviluppa su un’area complessiva di 17.000 metri quadrati, ceduta in diritto di super icie grazie alla collaborazione tra Comune e Fondazione Housing Sociale e prevede un complesso residenziale, servizi collettivi, spazi ricreativi e culturali ed attività dedicate ai giovani, con lo scopo di creare le condizioni ottimali per la formazione di una rete di rapporti di buon vicinato solidale. Si basa su un’idea di mixed development e sulla considerazione che ad una varietà da un punto di vista tipologico degli alloggi corrisponde una varietà da un punto di vista sociale. Un mix di titoli di godimento che comprende sia locazione, sia af itto con patto di futura vendita, permette di ottimizzare il rendimento, garantendo una miglior sostenibilità dell’operazione, nonché un più equilibrato mix sociale. I destinatari sono principalmente giovani nuclei familiari (45%), single minori di 35 anni (20%) e anziani. IL PROGETTO Il sistema costruttivo dell’edi icio, 4 torri di 9 piani, é a pannelli portanti in legno a strati incrociati. È un sistema di strutture portanti scatolari continue in pannelli X-Lam, scelto per le elevate performance sotto il pro ilo energetico, per garantire elevate prestazioni in termini di sicurezza strutturale in caso di sollecitazioni sismiche, di comfort abitativo. Il risultano è un edi icio in classe energetica A che comporta un notevole risparmio nella conduzione. LE UNITA’ ABITATIVE Il sistema distributivo varia dalla tipologia a schiera con accesso privato dal giardino di pertinenza o dal ballatoio, a quella a torre. I 124 appartamenti proposti si suddividono in monolocali, bilocali, trilocali e quadrilocali, composti da una zona giorno, una cucina oppure un angolo cottura, un numero variabile da una a tre camere da letto a seconda del taglio dell’alloggio, uno o due bagni, una cantina. La distribuzione degli spazi interni, altamente lessibilità grazie allo stesso sistema costruttivo, consente una personalizzazione dell’ambiente della casa secondo una modalità partecipata La continuità tra la dimensione privata dell’alloggio e quella pubblica degli spazi aperti è ben espressa dai temi architettonici delle terrazze e delle logge, elementi di caratterizzazione plastica del volume ma soprattutto espressione di una relazione tra il dentro e il fuori, tra la vita del singolo cittadino e quella dell’intera comunità. IL PROGETTO SOCIALE La gestione degli immobili è af idata a una società cooperativa, il cui compito, concordato con la Fondazione, è quello di occuparsi, oltre che della ordinaria amministrazione, anche dell’assistenza agli inquilini e dell’organizzazione di attività di partecipazione dell’utenza. Il progetto si compone di alcune fasi di coinvolgimento dei futuri residenti nella progettazione e gestione dei servizi in collaborazione con le attività di gestione sociale. Per la creazione del contesto sociale ottimale particolare attenzione viene posta alla progettazione e distribuzione dello spazio pubblico come terreno su cui costruire delle relazioni. Gli spazi comuni sono concepiti come una serie di percorsi e luoghi che si articolano in modo da essere fruibili nei diversi momenti della giornata e da diverse tipologie di abitanti. Il cuore del progetto è la corte interna, che diventerà un piccolo parco, aperto anche ai cittadini, che comprenderà aree gioco, spazi di sosta e pergolati B2 LE MANI PER VIVERE INSIEME Strada Settima, Cesano di Senigallia (Italia) PROGETTISTA: Consorzio A&B network sociale, Perugia SOGGETTO PROMOTORE Provincia di Ancona, Comune di Senigallia PROGETTO/REALIZZAZIONE: 2007/2013 TIPO DI INTERVENTO: Intervento residenziale di nuova costruzione su area PEEP, realizzato in autocostruzione TIPOLOGIA ALLOGGI: 20 alloggi COSTI: Costo totale 24.500.000 € Costo totale stimato € 3.002.966 (Contributo ministeriale/provinciale 250.000) costo stimato medio degli appartamenti 1.330 €/mq DIMENSIONI DI INTERVENTO: Area PEEP 2990 mq (2065mq per gli alloggi) LOCALIZZAZIONE: Nord-ovest (4,5 km ca. dalla Rocca Roveresca, Senigallia). Provincia di Ancona CONFINI: Nord: area parcheggi e SS 16 Est: Strada di accesso all’area Sud: Area PEEP lotto C Ovest: Area PEEP lotto B B2 Le mani per vivere insieme 2013 Senigallia IL CONTESTO Il progetto nasce a seguito della vittoria da parte della Provincia di Ancona nel 2007 di un bando per l’inclusione sociale dei migranti del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. L’intervento proposto si inserisce all’interno di un piano di sviluppo della zona del Cesano, nel Comune di Senigallia, che prevede la realizzazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata ed agevolata e di edilizia agevolata in locazione con patto di futura vendita, ma soprattutto un’area destinata all’autocostruzione inserita già nell’ambito del PEEP. L’amministrazione si è impegnata a concedere l’area in diritto di super icie per 99 anni al costo di circa 740 mila euro (circa 350 €/mq). IL PROGETTO Il progetto comprende la costruzione di 20 unità abitative con caratteristiche di bioedilizia e risparmio energetico, rivolto per metà a cittadini italiani ed per l’altra metà extracomunitari, realizzato in autocostruzione. L’assistenza tecnico-amministrativa e il coordinamento del progetto sono af idati (da bando pubblico) all’Associazione temporanea d’impresa (Ati) tra il Consorzio A&B network sociale di Perugia (Abn) e il Consorzio Solidarietà Sociale onlus di Senigallia, entrambi impegnati in interventi di inclusione sociale e progettazione sostenibile, che si con igurano dunque come Ente Gestore del progetto. Banca Etica è l’Istituto di Credito individuato per la concessione dei mutui A seguito di un bando per la selezione dei nuclei familiari, la cooperativa di autocostruttori comprende 20 soci di 7 diverse nazionalità LE UNITA’ ABITATIVE A seguito di una progettazione preliminare partecipata il progetto de initivo prevede la realizzazione di 20 alloggi organizzati secondo 4 moduli. Le scelte costruttive idonee alla autocostruibilità e alla presenza in cantiere di una manodopera formata ma non specializzata, comprendono una muratura portante con blocchi termici porizzati in laterizio e cappotto esterno, solai in EPS. Per garan- tire il risparmio energetico si sono scelti in issi esterni in legno altamente fono termoisolanti con vetri basso emissivi, pannelli solari termici per acqua calda sanitaria integrati a caldaia a condensazione e pannelli radianti a pavimento. Il risultato è un complesso abitativo competitivo con la produzione corrente sul piano della qualità architettonica, della durabilità e del risparmio energetico, in Classe energetica B (Certi icato secondo il Protocollo Itaca Marche 2.2). Il costo stimato inito medio (comprendente l’area, IVA inclusa e senza oneri di urbanizzazione) dell’intervento è di 1.330 €/mq a fronte di un prezzo di mercato medio nella stessa area di circa 2.500-2.800 €/mq (per interventi tecnicamente e tipologicamente analoghi) B3 IL MODELLO IN AUTOCOSTRUZIONE Il progetto “Le mani, per vivere insieme”, risulta particolarmente complesso per la pluralità degli attori coinvolti. Di conseguenza questo modello necessita di una grande capacità di governance del processo da parte dell’Ente Gestore. Nel complesso, a fronte di un numero effettivamente maggiore di enti coinvolti, è possibile abbattere i costi complessivi soprattutto grazie ad una progettazione integrata coordinata dall’Ente Gestore, al sostegno del Ministero e della Provincia, l’uso della manodopera dei futuri residenti, la collaborazione di un consorzio edile interno all’Ente stesso, l’assenza del pro itto di un imprenditore e la formula di Autocostruzione associata in cooperativa. Una delle caratteristiche innovative del modello applicato a Cesano riguarda la riduzione dei tempi dei lavori, determinata non tanto dalle scelte tecnologiche quanto da fattori di tipo organizzativo. Un altro elemento innovativo del modello è l’apertura del cantiere 6 giorni settimanali, e non solo nei weekend e ferie. L’elemento che garantisce questa continuità, è la presenza in cantiere di una Cooperativa Edilizia Sociale, la “EdilCorinzi” di cui è responsabile l’Ente Gestore, che è cosi in grado di è in grado di controllare direttamente tutto il processo edilizio. Questa scelta comporta dunque un cantiere aperto più giorni con la conseguente riduzione dei tempi e dei costi legati alla dilatazione incontrollata dei lavori. Il modello di Autocostruzione Associata ed Assistita sperimentato nel cantiere di Cesano risulta essere nel complesso positivo, avendo raggiunto a pieno gli obiettivi di integrazione e costruzione di capitale sociale sul territorio PRATO SOCIAL HOUSING GIOVANI COPPIE via del Molinaccio 5-105, Prato (Italia) PROGETTISTA: Arch. Palazzo e A. Pelucca, studiostudio SOGGETTO PROMOTORE Edilizia Pubblica Pratese Spa PROGETTO/REALIZZAZIONE: 2012 TIPO DI INTERVENTO: Riquali icazione urbana, intervento di nuova costruzione TIPOLOGIA ALLOGGI: 50 alloggi in edilizia agevolata e convenzionata COSTI: Costo complessivo: 3.852.802 euro/mq Costo di costruzione: 781 euro/mq DIMENSIONI DI INTERVENTO: Super Super Super Super icie Lotto A3/1.1: 7.641 mq icie Utile (SU): 3.211 mq icie non Residenziale (SnR): 1.445 mq icie Parcheggio (Sp): 1.425 mq LOCALIZZAZIONE: Borgo Tavola, 6,2 km dal centro di Prato CONFINI: Nord complesso residenziale Sud complesso residenziale Est complesso residenziale Ovest area industriale INSERIMENTO URBANISTICO PROPOSTO B3 Giovani Coppie 2012 Prato IL CONTESTO Il progetto dell’insediamento deriva da un concorso pubblico di progettazione che aveva come obiettivo la de inizione di un nuovo impianto per l’area del borgo di Tavola, del Piano di Zona del Comune di Prato. Si prevedeva un totale di 72 alloggi di iniziativa pubblica, di cui 50 alloggi erano da destinarsi a giovani coppie, oltre ad altri tre interventi di edilizia agevolata per complessivi 130 alloggi. Il progetto premiato è stato acquisito dal Comune di Prato come Piano Urbano di Fattibilità per la redazione della Variante al Piano. Gli interventi di edilizia sovvenzionata e agevolata sono chiaramente distinti e realizzati in fasi successive ed indipendenti. IL PROGETTO L’impianto proposto per i due interventi realizzati da Edilizia Pubblica Pratese è formato da sei edi ici a ballatoio lunghi circa sessanta metri e disposti a pettine secondo le direzioni suggerite dalla rete idrogra ica esistente. Il progetto dell’impianto si fonda sul riconoscimento dei caratteri insediativi e della forma del territorio e le scelte materiche rimandano alla tradizione costruttiva locale (pietra serena per davanzali, cimase e rivestimenti scale condominiali e panchine; pietra calcarea sciolta per il riempimento delle gabbionate metalliche del ‘muro’ ed essenze arboree locali). Gli edi ici sono costituiti da semplici volumi bianchi a due livelli sospesi su un basamento realizzato in setti di cemento armato a faccia vista. Un grande muro di pietra a secco, su cui è possibile passeggiare osservando le colline circostanti, chiude il progetto a nord-ovest e segna il limite tra la zona artigianale e la nuova area residenziale. Al piano terra il ‘muro’ è invece un percorso coperto che ospita i vani tecnici condominiali, i locali di servizio per il deposito e la manutenzione, gli spazi di parcheggio per le biciclette, i blocchi dei citofoni ed i casellari postali. Una serie di percorsi pedonali accessibili e in quota consente la distribuzione ai ballatoi e agli alloggi dei sei edi ici residenziali evitando la necessità di dotare ogni fabbricato di un proprio impianto ascensore. LO SPAZIO PUBBLICO Lo spazio pubblico è pensato per dare a tutti le stesse possibilità di percorrenza e di accesso e permettere alle persone disabili una libera circolazione senza la necessità di utilizzare mezzi meccanici. Un percorso pedonale attraversa il lotto in senso longitudinale, interrotto da una ricca varietà di spazi pubblici che ricordano il tessuto residenziale storico del centro di Prato. Due piccole piazze raggiungibili dai percorsi pedonali trasversali fruibili danno vita allo spazio interno ai lotti. Il verde e gli spazi pubblici tra gli edi ici sono mantenuti ad una quota leggermente rialzata rispetto alla quota stradale per creare una varietà di passeggiate trasversali e longitudinali attraverso il lotto. Ogni edi icio del comparto è stato dotato di un impianto fotovoltaico di 3 kW ciascuno destinato a coprire le necessità di corrente elettrica degli spazi condominiali. B4 PIANO TERRA LE UNITA’ ABITATIVE La struttura del borgo di Tavola presenta alcune interessanti caratteristiche che testimoniano la sua origine rurale ed un profondo legame degli abitanti con la campagna circostante. Nell’elaborazione del progetto si è ritenuto importante riproporre alcuni modi di abitare, i caratteri insediativi e le opportunità offerte dal luogo e dal paesaggio in particolare per quanto riguarda gli appartamenti e la loro relazione con gli spazi esterni. La casa a schiera con giardino, tipica della tradizione toscana, è stata reinterpretata con l’obiettivo di dotare ogni unità abitativa di un piccolo spazio privato all’aperto, coltivabile, ed al contempo di ottimizzare la manutenzione degli spazi non edi icati. I corpi di fabbrica presentano due fronti differenziati: il primo, pubblico, dove il ballatoio di distribuzione degli appartamenti si affaccia sulla strada di accesso ai garages; il secondo, domestico, è aperto sui giardini e sui percorsi pedonali interni al comparto. Nel complesso per rispondere ad un’utenza differenziata sono stati realizzati diversi tagli di alloggio: 26 destinati a giovani coppie con un iglio piccolo (tipo A – 68,0 mq), 8 destinati a giovani coppie senza igli (tipo B – 51,1 mq), 8 destinati a giovani coppie con a carico un iglio grande o un genitore (tipo C – 67,7 mq), 4 alloggi che per le loro caratteristiche potrebbero essere assegnati anche a coppie di anziani (tipo D – 50,4 mq) e 4 destinati ad una famiglia con persone con disabilità (tipo E – 70,5 mq). ABITARE A MILANO 1 – via Gallarate via Appennini 92-94-96-98, Milano (Italia) PROGETTISTA: MAB Arquitect SOGGETTO PROMOTORE Comune di Milano PROGETTO/REALIZZAZIONE: 2005-2009 TIPO DI INTERVENTO: Social Housing e servizi pubblici. Intervento di nuova costruzione su area libera, in zona di espansione TIPOLOGIA ALLOGGI: 184 alloggi, in locazione a canone sociale e canone moderato COSTI: Costo totale 24.500.000 € DIMENSIONI DI INTERVENTO: 20.683 mq + 9.216 mq Parcheggio LOCALIZZAZIONE: Periferia nord-ovest (8,8 km ca. dal Duomo) CONFINI: Nord: via Gallarate Est: complesso residenziale Sud: via Appennini Ovest: lotto privato PIANO PRIMO PIANO SECONDO B4 Gallarate 2009 Milano IL CONTESTO L’intervento di Edilizia Residenziale Pubblica inanziato dal Comune di Milano e dalla Regione, si colloca in un lotto che per la sua posizione e conformità si distingue quale limite tra il quartiere residenziale del Gallaratese e le aree rurali in corso di trasformazione a nord. Il parco e lo spazio pubblico strutturano l’intervento, tenendo insieme gli edi ici, le aree verdi ed i percorsi in un continuum omogeneo. Il progetto propone un modello abitativo in cui la residenze è integrata da una forte struttura di spazi pubblici e di servizi che creano nuove sinergie con il quartiere esistente e garantiscono un corretto inserimento del nuovo complesso residenziale. IL PROGETTO Il progetto si compone di edi ici di altezze diverse, che si vanno ad inserire all’interno del lotto in corrispondenza delle interruzioni degli edi ici di via Appennini per permette il massimo soleggiamento e garantisce una migliore vista agli appartamenti. Essi vengono perforati ai piani terra e ruotati sul proprio asse in modo da assecondare il percorso pedonale est-ovest che mette in relazione le fasce verdi a nord e sud del lotto, ed è organizzato in maniera tale da creare una sequenza di spazi pubblici, di blocchi edilizi, verde, aree di sosta attrezzate, servizi, percorsi pedonali e ciclabili. In questo modo gli edi ici stessi creano un parco condiviso con il quartiere e le residenze vicine. Particolare attenzione è data anche all’esposizione solare e alla ventilazione incrociata dei singoli edi ici. La composizione dei prospetti è rigorosa, monocromatica, de inita da pochi materiali: intonaco, alluminio e vetro. Tutti i parcheggi sono collocati in un livello interrato. LE UNITA’ ABITATIVE Le unità abitative, di diverso taglio, sono state progettati in risposta alle esigenze espresse dalla committenza e sono organizzate da pannelli scorrevoli che separano gli ambienti. Ogni alloggio ha affacci contrapposti secondo un orientamento est-ovest e d’angolo per agevolare la ventilazione naturale, spazi esterni scher- mabili per garantirne la vivibilità in ragione degli orientamenti e della condizione stagionale, la riduzione delle super ici destinate ai percorsi e disimpegni, per favorire una buona vivibilità e gestione degli spazi. Il rigore con il quale è stato impostato il progetto planimetrico, con moduli che si ripetono, ma si alternano nella sovrapposizione verticale, garantisce che la composizione dei prospetti non risulti omogenea né banale. Le logge schermate opportunamente permettono la creazione di luoghi privati di transizione tra interno ed esterno. I criteri di accesso comprendono diverse categorie preferenziali. Tra gli af itti a canone sociale una quota alloggi è destinata ad anziani, famiglie monogenitoriali, giovani coppie e componenti delle Forze dell’Ordine. In alcuni casi i soggetti con particolari condizioni rientrano in progetti di assistenza abitativa. Tra gli af itti a canone sociale una quota viene destinata ai nuovi poveri della Fascia Grigia, residenti in prossimità del complesso e che non possono più permettersi di risiedere in soluzioni abitative private a causa dei costi. Non viene prevista la possibilità di vendita degli immobili né il riscatto, pertanto la sostenibilità economica del progetto dipende solo dalla riscossione dei canoni di af itto. B5 GLI SPAZI PUBBLICI E CONDIVISI Un sistema inclinato e verde di altezza variabile, viene posto quale barriera acustica, in grado però di mantenere permeabile il rapporto tra la strada e il parco, attraverso fori, linee di accesso pedonale, spazi semi-ipogei e padiglioni di servizio. L’abitare non si riduce solo alla residenza, ma si estende agli spazi comunitari come sale riunioni, lavanderie, depositi, agli spazi aperti, spazi gioco del parco e ai servizi sociali come l’asilo nido, il centro socio-culturale e il centro diurno per gli anziani. Il progetto si caratterizza quindi per un concetto di co-abitazione tra residenze e spazio pubblico, dove gli abitanti possono vivere in un ambiente pedonalizzato ben supportato da infrastrutture, commercio e servizi pubblici, che diventa anche attrazione per tutto il quartiere. È anche presente un servizio di assistenza ed accompagnamento delle nuove famiglie nel quartiere. B.I.R.D. Vicolo Manziana, Brescia (Italia) PROGETTISTA: Ettore Zambelli - AIACE Srl SOGGETTO PROMOTORE Aler Brescia PROGETTO/REALIZZAZIONE: 2004-2009 TIPO DI INTERVENTO: Nuova costruzione TIPOLOGIA ALLOGGI: 52 alloggi in af itto sociale, per anziani COSTI: Costi stimati: 6,6 milioni di euro DIMENSIONI DI INTERVENTO: Super icie costruita mq: 3.185 LOCALIZZAZIONE: Periferia Sud-est (4,5 Km dal Castello) CONFINI: Nord: Complesso residenziale Sud: Coltivi Est: Coltivi Ovest: Complesso residenziale B5 B.I.R.D. 2009 Brescia IL CONTESTO B.I.R.D. “Bioarchitettura, inclusione, residenza e domotica è progetto sperimentale inanziato dalla Regione Lombardia, e dell’azienda ALER di Brescia, con l’obiettivo di trovare nuovi spazi abitativi a disposizione degli anziani. Il progetto sorge nel quartiere di Sanpolino, a Brescia, e consiste nella realizzazione di 52 alloggi per anziani e di un centro servizi, tutte strutture altamente performati, studiate per ridurre al minimo l’impiego delle risorse non rinnovabili, utilizzando materiali eco-compatibili e componenti e sistemi in grado di promuovere il risparmio energetico (inerzia termica, captazione, accumulo, sfruttamento di risorse energetiche rinnovabili). Il complesso è composto da tre edi ici ed è progettato con una attenta scelta di materiali ecocompatibili, tecnologie passive ed impianti per il risparmio energetico, che hanno in luito sulle scelte urbane condizionando la regolare maglia degli edi icati preesistenti con la volontà di sfruttare l’orientamento ottimale. IL PROGETTO I due volumi residenziali si dispongono con asse est ovest ideati con tipologia a schiera su due livelli e ospitano rispettivamente 20 e 32 appartamenti. Lo studio dei pieni e vuoti, gli accorgimenti cromatici e la copertura conferiscono carattere e dinamicità all’organismo. I corpi di distribuzione verticale accessibili dalla corte interna interrompono la continuità dei fronti. Mentre un ampio ballatoio protetto, con aree di sosta per la socializzazione costituisce la distribuzione privata agli alloggi, caratterizzati da un doppio affaccio con una porzione di portico con funzione di serra, in grado di massimizzare i vantaggi dovuti all’esposizione. Il centro servizi realizzato con la medesima tecnologia costruttiva dei corpi residenziali, si distingue per una forma più dinamica, in grado di concentrare le attività organizzative, amministrative e sociali. Il parco pubblico è attrezzato con aree di sosta ampie ed ombreggiate e dotato di percorsi pedonali e veicolari di emergenza (ambulanze). IL RISPARMO ENERGETICO L’attenzione al risparmio energetico è ottenuta il più possibile per via passiva, grazie alle prestazioni dell’involucro edilizio, mentre gli impianti svolgono una funzione integrativa. I due edi ici residenziali sono stati studiati per massimizzare i guadagni solari durante la stagione invernale (attraverso le ampie vetrate sul fronte sud) e garantire, al contempo, un adeguato livello di ombreggiamento durante la stagione estiva, in cui il confort è garantito anche dal raffrescamento naturale trasversale determinato dalle aperture studiate appositamente. I sistemi attivi contribuiscono ad ottimizzare il complesso, attraverso un impianto di riscaldamento e raffrescamento a pannelli radianti a pavimento, pompe di calore geotermiche a elevata ef icienza e solare termico. IL PROGETTO DI INCLLUSIONE Per favorire l’inclusione sociale si è scelto di sperimentare un mix sociale di anziani e giovani coppie, assegnando 4 dei 52 alloggi a famiglie giovani, preferibilmente con igli, disponibili ad essere un punto di riferimento per gli anziani. Vista la particolare tipologia degli inquilini (anziani) e le particolarità impiantistiche e architettoniche del fabbricato, gli utenti sono seguiti nella gestione dell’alloggio, attraverso un percorso di accompagnamento e un manuale d’uso sempli icato e personale promosso dall’Aler. Le elevate prestazioni energetiche dell’edi icio assicurano la sostenibilità economica degli allogi per tutti gli utenti, e il controllo diretto sulle prestazioni grazie a dispositivi domotici a servizio dell’utente. PLANIMETRIA Università Politecnica delle Marche Dipartimento di Ingegneria Civile Edile Architettura Via Brecce Bianche — 60131 - Ancona, Italy