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Corriere del Trentino Martedì 7 Luglio 2015
TN
Cultura
 Tempo libero
Val Venosta
«Gap» di Glorenza
Il friulano Bevilacqua
è il primo curatore
È il friulano Davide Bevilacqua il primo curatore del
Gap Glurns Art Point di Glorenza che durante
l’estate gestirà le attività culturali del progetto
non-profit Gap, nella piccola città della Val
Venosta. Durante le giornate di apertura di Gap —–
domani, giovedì, venerdì e domenica dalle 17 alle
19 e sabato dalle 15 alle 19 — il curatore
presenterà i lavori esposti e il programma estivo.
Inoltre verrà proposto un gruppo di discussione.
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«Qualcuno ha definito la
guerra di Troia il “big bang”
della mitologia greca. È la confluenza di una serie di miti e di
personaggi eroici straordinari,
ma anche un crocevia tra mito
e storia, tra passato e futuro del
mondo. Il luogo in cui, per
esempio, Elena, la figlia di
Zeus, nata favolosamente da
un uovo, incrocia Enea, dalla
cui discendenza nasceranno
Cesare e Augusto».
Con Gli eroi della guerra di
Troia. Elena, Ulisse, Achille e
gli altri (Sonzogno, 2015), a distanza di due anni da Eroi. Le
grandi saghe della mitologia
greca, Giorgio Ieranò torna in
libreria con una nuova tappa
del suo viaggio tra i protagonisti delle storie più autentiche e
segrete delle figure cantate nell’Iliade e nell’Odissea. Ma Ieranò, docente di letteratura greca
e storia del teatro antico presso
l’università di Trento, racconta
anche quello che Omero non
dice, scavando nella miniera di
leggende, spesso frammentarie ed enigmatiche, che gli antichi ci hanno lasciato. E lo fa
con uno stile narrativo di grande efficacia, in cui dalla profonda conoscenza della materia
sembra estrarre l’essenza spumeggiante del mito, quella che
ci trattiene con lo sguardo sulle
pagine mentre la nostra mente
insegue e si prefigura l’esito del
polifonico intreccio. In ogni
personaggio è facile incontrare
qualcosa di noi cui spontanea
Il docente
«Ulisse è l’eroe giusto
per i tempi di crisi:
si muove in un mondo
senza riferimenti»
si rivolge la nostra simpatia, o
parimenti capace di farci provare un’istintiva diffidenza.
Professor Ieranò, ma la
guerra di Troia c’è stata davvero? E Omero è esistito?
«Tutti vorremmo sapere se
Achille è esistito davvero, se veramente è accaduta la guerra di
Troia. Ci sono alcuni indizi, documenti storici e archeologici
che suggeriscono coincidenze
impressionanti tra realtà e leggenda, e ne parlo nel mio libro.
Ma è già complicato riuscire a
sfiorare la bellezza e il senso
del mito».
Perché definisce Ulisse
«l’eroe giusto per i tempi di
crisi»?
Il libro Giorgio Ieranò racconta le storie segrete delle figure cantate da Omero
«Ancora oggi il viaggio per eccellenza è quello dell’Odissea
Evidentemente è difficile trovare avventure che funzionino così bene»
La guerra di Troia
«Perché si muove in un
mondo in cui sono svaniti tutti
i riferimenti consueti della vita
quotidiana, in un orizzonte di
mostri e di prodigi, e deve usare astuzia e pazienza per conservare la sua identità. L’Ulisse
che ci piaceva una volta era
l’eroe della conoscenza immortalato da Dante, l’uomo che sfidava l’ignoto. Oggi forse sentiamo più vicino l’Ulisse naufrago, alla disperata ricerca di una
rotta verso casa».
A scuola lei «stava» con
Achille o con Ettore?
«Stavamo quasi tutti con
Ulisse, che quando eravamo a
scuola era protagonista di un
bellissimo sceneggiato televisivo. Se con l’intelligenza lui ave-
va sconfitto la forza bruta del
Ciclope, immaginavamo che
anche noi potevamo cavarcela
con il bullo di turno».
«Elena e i pericoli della bellezza»: questo il titolo di un
capitolo del libro. A quali pericoli fa riferimento?
«“Il bello non è altro che
l’inizio del terribile”, diceva il
poeta Rilke. Noi guardiamo
spesso alla bellezza come a
qualcosa di rassicurante e consolatorio. La bellezza invece è
sconvolgente. Elena, la donna
più bella del mondo, che semina morte e distruzione, è l’icona di questo aspetto oscuro
della bellezza».
Perché è così persistente
l’idea che il conflitto tra
Oriente e Occidente sia iniziato quando Paride rapisce Elena?
«Già i greci si erano immaginati la guerra di Troia come il
primo momento di uno scontro secolare tra Oriente e Occidente. Un’idea propagandistica
che è entrata persino nella rappresentazione dello scontro tra
cristiani e musulmani. Basti
pensare che alcuni umanisti
consideravano i turchi, che
hanno minacciato l’Europa per
secoli, spingendosi fino a Vienna, come gli eredi dei troiani».
Il sottotitolo del libro recita: «Il racconto sorprendente
di quello che Omero non dice». Che cosa narra nel suo libro che Omero ha taciuto?
«Ci sono decine e decine di
testi meno noti che raccontano
versioni alternative del mito.
Alcuni, per esempio, ci dicono
che Penelope non era affatto
una moglie fedele: anzi, era
una sgualdrina e aveva tradito
Ulisse, che per questo, appena
tornato a Itaca, la uccise. Il mito
greco è un mondo molto più
ricco e frastagliato di quanto
immaginiamo».
Ci può descrivere un eroe o
un’eroina «perduti» che ritiene più interessante degli altri?
«Palamede, un eroe cancellato da Omero. Era un guerriero ma anche un inventore: aveva inventato il gioco della dama, la moneta, le lettere dell’alf a b e to . M a e r a ve n u to i n
contrasto con Ulisse, che lo
aveva fatto uccidere, accusandolo falsamente di essere un
traditore, al servizio dei troiani.
I greci davano una spiegazione
fantastica del silenzio di Omero su questo eroe: il fantasma
di Ulisse sarebbe apparso a
Omero, promettendogli di raccontargli tutti i dettagli della
guerra di Troia, purché accettasse di sorvolare su Palamede».
I l s u o l i b ro i n i z i a co n
«Tempo fa» e si conclude con
«Un giorno, forse, nasceranno altri miti. Ma, per ora, non
ci siamo ancora liberati di
Achille, di Ulisse, di Enea».
«“Felice chi, come Ulisse, ha
fatto un bel viaggio”, diceva un
poeta francese. I moderni hanno inventato tante altre bellissime avventure di viaggio. Ma,
ancora oggi, il viaggio per eccellenza è quello dell’Odissea.
Evidentemente, è difficile trovare storie che funzionino così
bene».
Gabriella Brugnara
Mitologia
A fianco una
delle tante
rappresentazio
ni degli scontri
tra achei e
troiani e della
guerra di Troia.
In basso
l’autore del
volume Giorgio
Ieranò, docente
di letteratura
greca e storia
del teatro
antico
all’università
di Trento
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«Le antiche vie»: in cammino tra spazio e tempo
Nel suo volume, vincitore del Premio Itas, Macfarlane traccia itinerari in tutto il mondo
Oxford Robert Macfarlane,
vincitore del Premio Itas 2015
Ci si può avviare su una traccia, un sentiero. Calpestando
gesso, limo, acqua, torba,
gneiss, granito, calcare, radici,
ghiaccio, neve, selce. E poi ritrovarsi davanti a uno spettro, a
un’impronta.
C’è, e non poteva essere altrimenti, una logica serrata in
questa sequenza, che è data
dalla successione dei titoli dei
sedici capitoli di un libro che
non è un romanzo, non è solo
un saggio: Le antiche vie. Un
elogio del camminare (Einaudi,
408 pp.). Ne è autore Robert
Macfarlane, studioso inglese
che con questo volume ha vinto
il Premio Itas del libro di montagna 2015: docente a Oxford,
Macfarlane è dotato di quell’understatement molto british
che ha conquistato tutti coloro
che a maggio hanno partecipato alla premiazione in casa Itas.
Sono questi gli stessi sentimenti che colgono il lettore
che si incammini dentro il suo
libro. Che è un racconto ragionato, motivato, arricchito di
tanta e buonissima letteratura,
di tanti itinerari nelle più diverse parti del mondo.
Tutti cammini percorsi dall’autore, meno uno, il penultimo, dal titolo Lo spettro, che rievoca i passi di un soldato inglese della Grande Guerra, tramite il suo diario: quasi una
pre-conclusione, prima dell’ul-
timo capitolo che riporta l’autore a chiudere con un cammino che va ancora più indietro,
sulle impronte lasciate 5000
anni fa a Formby Point. Moltissime le suggestioni, che trovano una sintesi magnifica nella
parole dell’autore: «Mi fermo a
fianco dell’ultima impronta,
5000 anni dopo la partenza,
ponendo fine alla mia pista dove anche l’uomo termina la sua.
Mi volto indietro, verso sud, a
osservare la linea del mio percorso. La luce cambia di nuovo
inclinazione e in un istante le
impronte piene d’acqua diventano specchi che riflettono il
cielo, le nubi palpitanti e
chiunque vi posi lo sguardo».
C’è, in queste parole, il senso
profondo del libro: che è un
viaggio nello spazio e nel tempo, non solo per la ricchezza
dei riferimenti letterari e storici, ma soprattutto per la capacità di vivere il primordiale esercizio del cammino come una
ricerca dell’origine della nostra
umanità. Diventa quasi un
enorme telescopio che, guardando lontano nello spazio, ci
fa vedere ciò che è lontano nel
tempo. Il tutto reso con un linguaggio che sa essere preciso
ed evocativo, capace di condurci con tutti i sensi sopra ogni
superficie, dentro ogni luogo.
Alla montagna sacra del Minya
Konka, così si avvicina Macfar-
lane: «Le campanelle dei cavalli, lo scricchiolio degli scarponi, il mio respiro irregolare: vita a piedi a quota 4500. Passo
dopo passo, con pazienza, con
fatica, seguire la nuda traccia di
un sentiero. Il mondo ridotto al
passo successivo, e poi allargato all’intero spazio abbracciato
dallo sguardo. L’oro del sole
nel cielo, che riversa nell’aria
una luce priva di calore; neve
dura, albedo elevata».
Un libro da leggere con la
misura del cammino, ma soprattutto dell’animo disposto a
concedersi al respiro, irregolare, della vita.
Lorenzo Carpanè
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