Da Rovetta migranti da mezzo secolo «Mia nonna in Nigeria e io in

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Da Rovetta migranti da mezzo secolo «Mia nonna in Nigeria e io in
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L’ECO DI BERGAMO
DOMENICA 20 APRILE 2014
Le storie
Bergamo senza confini
L’iniziativa
Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini»
promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della Comunità Bergamasca. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno
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Da Rovetta migranti da mezzo secolo
«Mia nonna in Nigeria e io in Austria»
DI ELENA CATALFAMO
Lara Trussardi, 25 anni, è ricercatrice universitaria a Vienna
«Studio il fenomeno matematico delle masse che si spostano»
Originaria di Rovetta, è partita con formaggella e indirizzi Skype
«I miei nonni hanno vissuto in Svizzera e poi una vita in Africa
Con loro avevano carta e penna per scrivere e dei pezzi di grana»
i hanno sempre appassionato le storie che mia nonna
mi raccontava
quando ero bambina sulle sue avventure straniere
in Svizzera e poi in Africa, in Nigeria. E mai e poi mai mi sarei
aspettata di superare anch’io
quei confini. Una seconda migrazione, cinquant’anni dopo... Non
era stato facile per loro partire.
Non lo è stato per me». Lara
Trussardi ha 25 anni ed è partita
da Rovetta (come i suoi nonni)
otto mesi fa per un dottorato in
Matematica all’Università tecnica di Vienna. «Nella valigia dei
miei nonni c’era sempre un pezzo
di grana – racconta –, nella mia
una formaggella. Nella loro fogli
e penne per scrivere a chi era
rimasto in Italia. Nella mia un
computer e tanti indirizzi mail e
contatti Skype. Ma in entrambi
i casi si è partiti portando nel
cuore le nostre montagne. Il motivo è sempre lo stesso: il lavoro
o la mancanza di lavoro».
M
Com’è nata la possibilità di completare gli studi di matematica a Vienna?
«Per caso direi, se non fosse che
credo che nulla succeda a caso. Il
mio relatore francese (ho fatto
l’Erasmus a Parigi) mi ha consigliato di fare domanda per questa
posizione. E così ho fatto richiesta anche se in realtà sarei voluta
tornare in Francia. E poi mi hanno invitata per un colloquio e io
sono andata con lo spirito “faccio
un giro a Vienna”. E invece, eccomi qui».
Riesci a spiegare (per i non addetti ai
lavori) su che cosa si concentrano i
tuoi studi?
«Avete presente quel fenomeno
dove “le masse seguono le masse”? Per esempio scegliere il ristorante più affollato, o in caso di
panico, seguire la massa? Anche
in Borsa può succedere un fenomeno per il quale si inizia a comprare una certa azione (speculazione) e succede che il valore assegnato non corrisponde a quello
reale. Ebbene quello che faccio è
scrivere in “matematichese”
questo fenomeno».
Com’è nata la passione per la matematica?
«Mi sono sempre posta domande
su ciò che mi circonda. E, come
diceva Albert Einstein, il mondo
La scheda
Lara Trussardi
RICERCATRICE
UNIVERSITARIA, 25 ANNI
Nata a:
Rovetta
Ora vive a:
Vienna, Austria
Nella valigia:
Una formaggella e il pc con
gli indirizzi Skype di amici
La curiosità:
Anche i nonni sono stati
emigranti in Svizzera e in
Nigeria. La nonna era
considerata uno stregone
perché portava in Africa
l’aspirina per il raffreddore
è scritto con il linguaggio dei numeri e il linguaggio dell’amore.
Quindi benché di numeri se ne
vedano molto pochi, è stata una
scelta automatica».
Come ti trovi a Vienna?
«Meglio di quanto avrei potuto
immaginare. Vienna è una città
assolutamente vivibile: notare
che è al primo/secondo posto tra
le migliori città al mondo per vivibilità (primo posto per la società
di consulenza “Mercer” e secondo per “The Economist”). I mezzi
di trasporto sono i migliori (e più
economici) che abbia mai visto e
c’è tutto quello che si può desiderare (musei, boschi, piscine, negozi, teatri, terme,...) ed è una
città internazionale. Ho amici
che vengono davvero da tutto il
mondo e la cosa bella è che non
importa il colore della tua pelle,
la tua religione, o la tua lingua. Sei
accettato per come sei».
Anche i tuoi nonni sono stati emigranti in Svizzera e Africa, cosa ti
hanno raccontato di quell’esperienza?
«Mia nonna è andata a 14 anni in
Bergamo senza confini è un progetto de
«Oggi come allora si parte per un lavoro che non c’era e che non c’è»
«Mia nonna era considerata uno stregone buono perché aveva l’aspirina
Mio nonno costruiva le moschee: nel cemento mischiava monete d’oro»
«Non mi sento un cervello in fuga: i giovani degli altri Paesi studiano
all’estero e la ritengono una parte normale della loro formazione»
«Il problema è quando da fuori si guarda alla situazione italiana»
Svizzera e lavorava in una fabbrica di scarpe. Anche la famiglia di
mio nonno era là. Mia nonna lavorava con la sua futura suocera
e la prima volta che ha visto mio
nonno è stato in fotografia perché
lui era già in Nigeria. È rientrato
per Natale e si sono conosciuti;
si sono scritti molto e visti poco
per due anni, poi si sono sposati.
Mia nonna ha seguito mio nonno
in Nigeria, dove è nata mia mamma. Lui costruiva moschee e ricordo che mi aveva raccontato di
mettere dei sacchetti di monete
nelle colate di cemento mentre
costruiva le case, così che anche
dopo molti anni, nel caso in cui
le mura fossero state distrutte,
sarebbe rimasto un ricordo del
passato. Mio nonno è rimasto in
Africa quasi quarant’anni».
Come hanno vissuto la loro esperienza all’estero?
«In Svizzera direi che la situazione per gli italiani non era meglio
di oggi. Basta leggere il libro di
Gian Antonio Stella per avere
un’idea. Invece, in Africa, mia
nonna era vista come uno stregone (in senso positivo) perché aveva l’aspirina e sapeva curare il
raffreddore. Mia nonna era in
gamba e trovava rimedi per non
annoiarsi (parla tedesco, inglese
ed hausa, uno dei dialetti nigeriani)».
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Parli di una seconda migrazione per
te dopo quella dei tuoi nonni: in che
cosa le senti simili e in che cosa lontane?
«Siamo simili perché allora come
oggi è la necessità di lavorare che
ci porta lontano. Ma mentre una
volta le distanze erano enormi, le
comunicazioni difficili, oggi in
questo la vita è più semplice. Fra
mia nonna e mio nonno non
c’erano telefonate e le lettere ci
mettevano a volte mesi ad arrivare. Oggi ci si sente e ci si vede ogni
giorno, tra mail, WhatsApp,
Skype…».
Ti piace vivere a Vienna oppure è un
po’ una scelta «forzata» dalla mancanza di opportunità qui?
«Partire non è stato semplice
(basta pensare al fatto che non
sapevo una sola parola di tedesco). Quando sono stata selezionata avevo appena finito una supplenza alle superiori. Non partire
sarebbe stato buttare via un’occasione».
in collaborazione con
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Lara Trussardi, 25 anni, da Rovetta a Vienna per fare ricerca matematica
1 .Lara Trussardi, con la sciarpa verde, insieme ai compagni di studi di una Winter School a Greenwich;
2. In primo piano con un’amica russa conosciuta in Austria, dove fa ricerca matematica; 3. Un’immagine
dei nonni di Lara (a sinistra), originari di Rovetta ed emigrati in Nigeria 50 anni fa
Qual è l’opinione sul nostro Paese
all’estero?
«Fa sorridere il come ci vedono
all’estero: noi siamo il popolo che
parla a gesti. Tutto pizza e mafia.
Ma dicono anche che l’Italia è un
posto meraviglioso con gente
stupenda. Credo che neppure noi
ce ne rendiamo conto».
Ti senti un cervello in fuga?
«Come dice un mio amico, cre-
do che il termine “fuga” sia sbagliato. In diversi Paesi europei
si esce dai propri confini per
formarsi, e dunque i giovani
che “se ne vanno” sono visti
come risorsa. Il problema semmai è quando poi da fuori, si
guarda la situazione italiana. In
ogni caso vorrei ricordare che
non è nemmeno così semplice
partire. Cambia il clima, il cibo,
la lingua... e anche l’ironia, i
modi di dire e di fare. E direi
che non si parte con l’idea di
andarsene per sempre. Questo
no». 1
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