XXIV Giornate Cardiologiche Torinesi Advances in Cardiac
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XXIV Giornate Cardiologiche Torinesi Advances in Cardiac
3/2012 Spedizione in Abb.Post. D.L. 353/2003 (N.46 2004) art.1 comma 2 E 3 • ANNO 2012 N. 3 III quadrimestre settembre/dicembre 2012 XXIV Giornate Cardiologiche Torinesi Advances in Cardiac Arrhythmias and Great Innovations in Cardiology Progressi e innovazioni in cardiologia: successo del congresso di Torino con specialisti mondiali. Scopriamo la Mayo Clinic I rapporti tra corpo e psiche sono strettamente correlati: importante la sinergia fra interventi medici e psicologici L’approccio clinico al forame ovale pervio, quell’anomalia congenita del cuore che può causare gravi problemi pp. 11-19 pp. 20-2 pp. 25-26 CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 Sommario ___________________________________ pag NUTRIRSI BENE: ECCO UN AIUTO IMPORTANTE NELLA PREVENZIONE DELLE MALATTIE CARDIOVASCOLARI Il pesce? Un buon amico___________ 3 EDITORIALE In crescita ______________________ 5 ALLA SCOPERTA DI UN FRUTTO DAL PASSATO RICCO DI EVENTI «MIRACOLOSI» Un mondo in una noce_____________ 6 Misto di verdure speziate__________ 8 ANALISI DEL RAPPORTO TRA IL CUORE E L’ATTIVITÀ SPORTIVA Una visita medica preventiva per evitare amare sorprese____________ 9 CARDIOLOGIA MONDIALE A CONGRESSO Tre giorni a Torino_______________ 12 UNA GRANDE ORGANIZZAZIONE AL SERVIZIO DELLA MEDICINA Scopriamo la Mayo Clinic_________ 15 INTERVISTA Malcolm Bell, incontro Usa-Italia____ 16 LE ATTUALI NEUROSCIENZE HANNO FORTEMENTE RIAVVICINATO LE DUE DIMENSIONI I rapporti fra corpo e psiche in cardiologia: la sinergia fra interventi medici e psicologici______________ 20 SECONDA PARTE CARDIOLOGIA 2 Diagnosi e cura in laboratorio______ 23 IMPORTANTE FORUM A TORINO SUL TRATTAMENTO DEL FORAME OVALE PERVIO Quell’anomalia congenita del cuore che può causare gravi problemi____ 25 LA STORIA Dai pionieri agli specialisti________ 27 IN CAMPO CON LA NOSTRA ONLUS Volontariato, scelta di solidarietà ___ 29 Ezio Bosco, auguri di cuore!_______ 30 Via al Registro Piemontese del paziente adulto con cardiopatia congenita______________________ 31 2 In copertina: La sala durante la XXV Giornate Cardiologiche Torinesi. Foto di Fiorenzo Ardizzone. Foto relatori Convegno pp. 11-14 Max Ferrero, Fiorenzo Ardizzone. Il Consiglio Direttivo Amici del Cuore onlus Presidente Danilo Danielis Vice Presidente Sebastiano Marra Caterina Racca Tesoriere Michelangelo Chiale Segreteria Carla Giacone Consiglieri Fiorenzo Ardizzone, Ezio Bosco, Luciana Cerrini, Michelangelo Chiale, Luisella Chiara, Danilo Danielis, Carla Giacone, Sebastiano Marra, Guglielmo Moretto, Marcella Pinna, Ornella Pittà, Caterina Racca, Enrico Zanchi Sindaci Cesarina Arneodo Comitato Scientifico prof. Fiorenzo Gaita dr. Sebastiano Marra dr. Marco Sicuro dr. Tullio Usmiani dr. Armando De Berardinis dr. Maurizio D'Amico Comitato di Redazione Ezio Bosco, Michelangelo Chiale, Carla Giacone Coordinatrice volontari Caterina Racca ___________________ Progetto grafico della rivista Roberta Serasso Segreteria di redazione Carla Giacone Fotografie Fiorenzo Ardizzone Webmaster Candeloro Buttiglione, Antonio Cirillo CARDIO PIEMONTE - ANNO VIII - N. 22 (2012) Tribunale di Torino 4447 del 26-02-92 Direttore Responsabile: Michele Fenu ORGANO UFFICIALE DE AMICI DEL CUORE PIEMONTE • Associazione Onlus Associazione di Volontariato, no-profit, per la prevenzione e la ricerca delle malattie cardiovascolari Sede Ospedale Molinette Torino • Corso Bramante, 88 • 10126 Torino Tel. 011.633.55.64 • Reparto di Cardiologia 2 dr. Sebastiano Marra Presidente: Danilo Danielis www. amicidelcuore.ideasolidale.org e-mail: [email protected] cell. 346/1314392 Tipografia: Grafart s.r.l. - Venaria Reale (TO) CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 NUTRIRSI BENE: ECCO UN AIUTO IMPORTANTE NELLA PREVENZIONE DELLE MALATTIE CARDIOVASCOLARI Il pesce? Un buon amico Il suo grasso, ricco di «omega 3», ha proprietà benefiche anche nel controllo del livello dei trigliceridi e del colesterolo nel sangue. In primo piano quello azzurro con alici, sarde, sgombri. di Serafina Petrocca Non tutti i grassi sono nemici della salute, quello contenuto nel pesce ne è un chiaro esempio. Il grasso del pesce non è solo di qualità superiore, ma in molti casi anche di quantità di gran lunga minore rispetto agli altri prodotti animali: basta pensare che i grassi contenuti in 100 g di mozzarella, sono uguali a quelli di 6,50 Kg di merluzzo. Numerosi studi confermano il ruolo protettivo del pesce nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, e nel controllo del livello dei trigliceridi e del colesterolo nel sangue. Le ragioni di queste proprietà benefiche stanno proprio nella composizione del grasso di pesce, ricco di “omega 3” molto diversi da quelli contenuti nella carne. Questi grassi: •hanno un alto potere antinfiammatorio e favoriscono la fluidificazione del sangue che scorre nelle arterie. •sono efficaci nell'abbassare il tasso dei trigliceridi nel sangue •svolgono un'azione antitrombotica, ridurrebbero la possibile formazione di coaguli nel sangue (molto simile a quella, posseduta dall'aspirina). •contribuiscono al controllo della pressione arteriosa: mantengono fluide le membrane delle cellule, e danno dunque più elasticità alle pareti arteriose. Il pesce più ricco di “omega 3” è quello azzurro, quello che vive nei paesi freddi e quello selvatico (alici, sarde, sgombri.); essi si possono nutrire di alghe, che sono la vera fonte di questi preziosi nutrienti. Gli acidi grassi omega-3 sono presenti solo in pochi organismi vegetali: oltre le alghe, nei semi di lino, ma anche nella soia, nelle noci e in diverse erbe selvatiche. Le virtù nutrizionali e dietetiche del pesce non terminano qui; è sicuro, infatti, il ruolo benefico sulle piastrine (si trovano nel sangue e intervengono nel processo di coagulazione): è molto importante cercare di evitare che si formino piccoli coaguli, perché questi ostacolano il normale fluire del sangue, in quanto restringono il diametro delle arterie, con gravi conseguenze per il cuore ed il cervello. Il pesce si è rivelato, inoltre, un valido alleato per chi ha difficoltà a mantenere il peso forma: è un alimento poco calorico rispetto alle altre fonti proteiche, come evidenziato da questi esempi: Dott.ssa Serafina Petrocca 3 CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 Tab. contenuto calorico pesce (fonte INRAN) Pesce Branzino Calamaro Merluzzo Palombo Polpo Salmone fresco Sogliola Tonno fresco Cal/100g 82 68 78 80 57 185 83 159 Il nostro è un paese ricco di coste, ma gli italiani mettono nel piatto il pesce media- mente una sola volta alla settimana. Contrariamente a quello che si crede, il pesce (soprattutto quello di mare) ha lo stesso valore proteico della carne bovina, in quanto contiene le stesse quantità di aminoacidi essenziali, quelli che il nostro organismo non riesce a sintetizzare ma ricava solo attraverso la dieta. Rispetto alla carne però il pesce ha un grande vantaggio: contiene pochissimi grassi “dannosi” (acidi grassi saturi e colesterolo) e molti grassi polinsaturi (come l’omega 3) che invece hanno effetti benefici sulla nostra salute. Questi grassi sono dei veri toccasana per il cuore e lo dimostrano studi condotti sugli eschi- Come cucinarlo? Per tutte le sue qualità nutrizionali, il pesce dovrebbe avere un posto di primo piano nella nostra dieta ed essere presente da due a tre pasti ogni settimana. La scarsa informazione sul valore nutrizionale e l’idea molto diffusa, a torto, che il pesce sia difficile da cucinare fanno sì che questo alimento sia poco consumato dagli italiani. Per valorizzare al meglio le proprietà dietetiche del pesce e soprattutto la sua digeribilità, è meglio utilizzare tecniche di cottura leggere e condimenti con pochi grassi. Con il caldo estivo è da preferire la cottura alla griglia, veloce, pratica e nello stesso tempo leggera. Altrettanto sane e gustose sono le cotture al cartoccio, al forno e alla crosta di sale che sfruttano il normale contenuto di grassi del pesce e che sono poco impegnative e rapide. La bollitura, altra tecnica di cottura usata per preparare il pesce, è da preferire per le zuppe, perché diversamente si rischia di perdere in acqua importanti nutrienti. La frittura, senza dubbio saporita, rende il pesce molto più calorico e poco digeribile, ed è consigliabile solo occasionalmente. Alici impanate al forno 4 Ingredienti per 4 persone 400g d'alici 120 g di pangrattato 1 spicchio d'aglio olio d'oliva extravergine 1 cucchiaio di capperi menta origano aceto sale cedentemente preparato con l'aglio, qualche foglia di menta, origano e i capperi. Passate le alici nel composto ottenuto voltandole da ambo i lati premendo con la mano per far aderire bene la panatura. Disponete le alici in una casseruola, preferibilmente di terracotta, irrorate con l'olio d'oliva e versate una spruzzata di aceto. Infornate a 180°C per circa 20 minuti fino a doratura. Servite le alici calde o tiepide, aggiustando di sale se necessario. Diliscate, lavate le alici e tenetele da parte. In una terrina mescolate bene il pangrattato con un pizzico di sale e un trito fine pre- Le alici sono dei pesci con buon contenuto di omega 3, quel tanto che serve alla nostra alimentazione senza appesantire la digestione. CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 mesi, forti consumatori di pesce, nei quali l’incidenza delle malattie cardiovascolari ha una frequenza di appena il 3% contro il 50% delle vicine popolazioni nord europee che si nutrono di molti grassi, ma non d’origine ittica. Le fibre del pesce contengono più acqua e meno tessuto connettivo rispetto alla carne, rendendolo così un alimento molto digeribile, adatto a tutti, dagli anziani ed ai bambini. Sgombri grigliati con limone e un pizzico di erbette Ingredienti per 4 persone 4 piccoli sgombri pronti per la cottura 2 piccoli limoni non trattati Menta o basilico e timo Sale Lavare le erbe aromatiche ed i limoni. Affettate gli agrumi a rondelle. Sciacquate gli sgombri e asciugateli; mettete nella cavità addominale le erbe ed una fetta di limone. Disponete i pesci sulla griglia del forno, adagiatevi sopra qualche altra fetta di limone. Fate cuocere a 180° C per 15 minuti. Estraete i pesci dal forno, togliete le rondelle di limone sulla superficie e voltateli; aggiustate di sale e distribuite sopra le erbe rimaste e qualche fetta di limone. Continuate la cottura in forno per circa altri 15 minuti fino a quando non saranno cotti. Gli sgombri contengono un alto contenuto di omega 3, utili per la salute del cuore, ma è meglio consumarli a pranzo (piuttosto che la sera) perché potrebbero essere un po’ difficili da digerire. Editoriale In crescita di Michele Fenu In uno studio dentistico trovo per caso un paziente che sfoglia una copia di CardioPiemonte. «Niente male, eh» brontola con quel senso di cameratismo che accumuna i candidati al trapano. E poi: «Sì, dovrei farmi fare una visita cardiologica, non si sa mai». Devo dire che ho provato una certa soddisfazione perchè il forte impegno nella prevenzione delle malattie cardiovascolari varato in questi mesi dal presidente Danilo Danielis e dal dottor Sebastiano Marra con il generoso impegno dei volontari della nostra onlus Amici del Cuore, del comitato scientifico e dei medici sta trovando molti riscontri. Piccoli e grandi. L’apprezzamento verso l’Associazione è in rapida crescita: stiamo diventando un punto di riferimento nell’ambito del mondo torinese e gli articoli dedicati ai numerosi aspetti del settore cardiologico sono oggetto di interesse e di curiosità. Tanto che anche CardioPiemonte sta crescendo per ospitare un sempre maggiore numero di interventi, scientifici e non. Questo terzo numero del 2012, ad esempio, è salito da 24 a 32 pagine. Poco se pensiamo ai grandi magazines, molto se consideriamo che è una rivista di volontariato che si regge su donazioni e attività dei soci. Abbiamo pensato di puntare sull’alimentazione, un tema che ci riguarda tutti, malati o meno, e che è sempre più al centro dell’attenzione, arricchendolo con una divertente storia sulla noce, e di sottolineare i legami tra cuore e sport in una nuova ottica. Grande spazio per un evento clou: il congresso cardiologico organizzato dal Prof. Fiorenzo Gaita e dal dottor Marra. A Torino si sono ritrovati medici e ricercatori di tutto il mondo, con la prestigiosa partnership della Mayo Clinic di Rochester, negli Usa, che abbiamo voluto presentarvi. Ci sono tanti altri argomenti da scorrere, dai rapporti tra psiche e cuore al trattamento del forame ovale pervio, all’approfondimento delle strutture di Cardiologia 2. E poi tante notizie sulla nostrra Onlus che compie 35 anni. Buona lettura. 5 CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 ALLA SCOPERTA DI UN FRUTTO DAL PASSATO RICCO DI EVENTI «MIRACOLOSI» Un mondo in una noce Già novemila anni fa era considerato un alimento prezioso. Dal Medio Oriente alla Grecia e a Roma e poi all’Europa. La pianta diede origine a miti e leggende, come quella delle streghe di Benevento. Moderni studi ne hanno dimostrato le qualità positive anche nel campo del cuore di Franco Orlandi Franco Orlandi Chi vuol mangiare una noce ne deve rompere il guscio. (Tito Maccio Plauto–III sec.a.C.) 6 “Nel giardino dei noci io sono sceso per vedere…”, (Cantico dei Cantici, 6,11IX sec.a.C.). La noce in tutta la Bibbia è citata solo qui, in quello che è considerato un “Manuale della Rivelazione sull’amore, sull’affetto e sulla sessualità” (G. Krinetski) e quindi la “Magna Charta dell’umanità” (K. Barth). La lettura è decisamente consigliata. Il noce qui è evocato, dal poeta biblico, come pianta “esotica” dal simbolismo “fertile”, per creare l’idea di un giardino segreto, raro, prezioso, in cui entrare con piacere e con sorpresa. A quell’epoca il piccolo tempio di Adone ad Aqfa, nella valle che in Libano si trova tra le città di Byblos e Baalak, era circondato da una selva di noci che, come il melo, erano considerati alberi sacri al dio della fecondità e i cui frutti erano visti come simboli della sessualità femminile. Il nome greco della noce (Carya), ci rimanda al famoso mito di Caryatis. Dioniso, ospite di Dione, re della Laconia (nota anche come Lacedaemonia, nella parte sud-orientale del Peloponneso), si invaghì totalmente di Caryatis, l’affascinante fanciulla, figlia minore del sovrano, tanto da desiderare di rapirla. Le sorelle maggiori, invidiose e gelose, avvertirono il padre, nonostante Dioniso le avesse ammonite di non farlo. Così si infuriò e le fece impazzire trasformandole in rocce. Caryatis, pervasa da grande tristezza, morì poco dopo e il dio, che l’aveva così fortemente desiderata, la trasformò in un albero di noce dai frutti fecondi. Divenne in tal modo la dea della noce. Artemide annunciò ai Laconi la morte della principessa Caryatis ed essi eressero in onore della casta dea della luna e della caccia, un tempio. Le ricerche archeologiche permisero di trovare un recinto sacro, dedicato a Caryatis, la signora del noce, le cui sacerdotesse erano chiamate “le cariatidi”, rappresentate anche nell’Acropoli di Atene, dalle cariatidi di marmo che sostengono il portico dell’Eretteo, un antico tempio greco. Il viaggiatore e geografo Pausania (II sec. D.C.), ha riportato la notizia che ogni anno, le donne celebravano una danza chiamata caryatis, in una festa in onore della bella fanciulla, festa che veniva chiamata la caryateia. Stiamo parlando, ovviamente, del Noce (Juglans Regia L.) una pianta che era dedicata alla Grande Madre ed ha sempre avuto una duplice valenza di vita e di morte. I latini chiamavano l’albero “Jovis glans”, abbreviato in “Juglans”, a significare, ghianda di Giove, re degli dei, i cui frutti erano buoni e nutrienti. Quindi da una parte il Noce è legato al mondo superno di Giove e dall’altra a Plutone, perché il mito, si ricollega ad un altro più antico preellenico: il nome di Caryatis deriva da Kàr, arcaica divinità sorella di Thànatos, la Morte. Dallo stesso nome deriva anche quello di Persefone che ogni anno nel mese di novembre, nel segno zo- CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 diacale dello scorpione, si ritira nel mondo sotterraneo da suo marito Plutone, signore degli inferi, per esserne nuovamente fecondata, rigenerata. La duplice valenza di vita e di morte ha fatto sì che tra i fiori di Bach, quelli del Noce, siano stati indicati da lui, per rafforzare l’equilibrio psichico nei momenti di cambiamento e di transizione nelle diverse fasi della vita o semplicemente assunti nel rito di passaggio, nel mese dello scorpione, governatore del ”mese dei morti”, che segna il transito dalla fase diurna e luminosa dell’anno a quella notturna, invernale e buia.. Reperti archeologici indicano che i frutti del Noce venivano utilizzati come alimento già 9000 anni fa. Le prime testimonianze scritte risalgono a Plinio il Vecchio e Columella. Relazioni di Plinio nel suo “Naturalis historia” testimoniano l’importazione del Noce in Europa da parte dei greci tra l’VIII e il VI sec. a.C. dall’Asia Minore, verosimilmente la Persia, l’attuale Iran. Sicuramente fu importato a Roma verso il 100 a. C. e di lì si diffuse nel resto d’Europa. Negli scavi di Pompei sono state trovate noci carbonizzate con le caratteristiche di quelle oggi coltivate a Sorrento. “Unguento, unguento / mandame al Noce di Benevento, / supra acqua et supra ad vento/ et supra ad omne maltempo”. Questa è la formula, ormai famosa e passata alla storia, che usava Matteuccia da Todi (sec. XV),accusata di essere pubblica incantatrice, fattucchiera, maliarda e strega e che, dopo essersi cosparsa il corpo di un unguento di grasso di vari animali, intraprendeva il “volo” magico verso il Noce di Benevento; dove “Sono state compiute tante e tante scelleraggini, essendo come nido di stregoni e fattucchiere… le più famose streghe al mondo si ritirano ad abitare in questi contorni” (Pietro Piperno- metà XVII sec.). Il famoso Noce di Benevento lega la sua storia, alle vicende avvenute nel sec. VII tra i bizantini e i longobardi, in lotta tra loro, nella liberazione della città da parte di questi ultimi, e per il voto fatto dal duca Romualdo, nel caso di vittoria, di sradica- re il Noce, poco distante dalla città, perché sede di rituali precristiani. La vicenda è piuttosto ricca di risvolti e il confine tra realtà e immaginazione rimane alquanto vago. L’aspetto attraente di tutta la vicenda intorno al Noce è legato alla fusione di due culti distinti e separati in uno solo. Da una parte il rito al “serpente”, connesso a Iside, personificazione anche di Ecate e Diana (Artemide dei greci) e dall’altra l’immagine dell’albero sacro, il Noce, di provenienza germanica. La demonizzazione del luogo venne attuata dal Cristianesimo, appoggiato anche da una certa enfatizzazione popolare. La leggenda delle streghe di Benevento e del suo Noce si era diffuso in tutta Europa a partire dal sec. XII ed è una delle ragioni principali della fama della città sannita, che tenne la duratura fama di “città delle streghe”. La notte di S. Giovanni è la notte del raduno delle streghe sotto il Noce, per vari rituali, e durante la quale, transitavano il cielo come stormi con a capo la dea Diana per partecipare al grande sabba. Provenivano da qualsiasi luogo per radunarsi sotto l’albero. Ancora oggi in alcuni paesi è vivo il detto: ”Le streghe vogliono noci”. La notte di S. Giovanni, nella tradizione popolare, si raccolgono le erbe curative e le noci per preparare il famosissimo nocino, la cui ”formula” viene tramandata da secoli. E si trasmette anche, nei detti popolari, il proverbio: ”Ogni vento non scuote il Noce”. Come si vede, intorno alla nostra pianta si sono connesse poesie, seducenti riti, storie, credenze, superstizioni della collettività umana ed anche feste popolari. Tra queste una delle più suggestive è quella di Motta Camastra, in Sicilia, dove si tengono presentazioni, spettacoli folcloristici e degustazioni attorno alla festeggiata: la Noce Una volta le noci venivano lanciate agli sposi quale augurio di fecondità, dopodiché furono sostituite dal riso che forse è meno magico, ma di sicuro meno contundente. La Noce è uno dei frutti secchi più nutrienti. Contiene glucidi, protidi, sali minerali, le vitamine A, B1, B2, PP, B5, F, C, P; è il frutto più ricco di zinco e rame. Anche le 7 CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 foglie e il mallo dei frutti hanno proprietà medicinali, come notavano già gli antichi e come ha confermato la moderna fitoterapia. Sono molto ricche di grassi polinsaturi che aiutano a combattere l’LDL, meglio conosciuto come colesterolo “cattivo”. Particolarmente indicate nella dieta vegetariana, il loro potere calorico è notevole. Molteplici sono gi usi in fitoterapia. Favorisce la diuresi, stimola la funzione pancreatica ed epatica, grazie alla presenza dell’acido alfa-linoleico. Ha proprietà amaro-toniche, digestive, decongestionanti e astringenti, antisettiche e cicatrizzanti. Studi recenti ne hanno riconosciuto anche le proprietà ipoglicemizzanti, in merito ad una sostanza chiamata “catecolo, inibitore della saccarificazione degli amidi nell’intestino e della trasformazione del glicogeno nei tessuti”. Secondo una ricerca americana, le Noci, oltre a essere, come già detto ipercaloriche, hanno proprietà antitumorali; in particolare il loro consumo regolare previene l’insorgere del tumore al seno, questo grazie alla abbondante presenza di acidi grassi omega 3, oltre ad un alto contenuto di antiossidanti. La vitamina E, caratterizzata da spiccate proprietà antiossidanti è in grado di tenere sotto controllo i pericolosi effetti dei radicali liberi tanto temuti. Da porre in rilievo anche la presenza dell’arginina, un aminoacido essenziale, molto importante per la salute delle nostre arterie; difatti questo aminoacido fornisce alle pareti delle arterie il nitrossido, una sostanza in grado di combattere e prevenire l’arteriosclerosi. Vari studi hanno inoltre dimostrato che il regolare consumo di Noci contribuisce ad abbassare notevolmente il rischio di sviluppare la coronaropatia. Non dimentichiamoci dell’uso delle noci in cucina; ma lasciamo al lettore la voglia di sperimentarle in molteplici e gustosi piatti. Osserviamo bene una noce: ”Il mallo corrisponde ai tegumenti del cranio, il guscio al cranio, l’endocarpo alle meningi e il gheriglio ai due emisferi cerebrali” (Giovan Battista Dalla Porta). Quindi la noce fa bene al cervello? Si; l’analogia morfologica, cara a Egiziani, Indiani, Cinesi, alchimisti medievali, ha preso consistenza nella Teoria delle Segnature di Paracelso, toccando marginalmente anche Ippocrate, Galeno e Plotino prima di lui. Ma questa, delle Segnature è un’altra storia tutta da raccontare. Dal libro “La dieta per il cuore” della Dottoressa Serafina Petrocca Misto di verdure speziate Ingredienti per 1 persona: 1 carota ¼ di cavolfiore ½ peperone rosso 1 scalogno 1 zucchina 1 patata piccola 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro 1 spicchio d’aglio piccolo spezie miste (zenzero in polvere, semi di finocchio, cumino, paprica, peperoncino) 1 cucchiaio di olio di girasole sale Tempo di preparazione 20 minuti Cottura 35 minuti 8 Difficoltà di esecuzione facile Preparazione Tagliate lo scalogno a mezzaluna, soffriggetelo in una casseruola con l’olio, l’aglio e le spezie a fiamma moderata. Lasciate insaporire per alcuni minuti, quindi unite la carota tagliata a tocchetti, il cavolfiore a cimette e il peperone tagliato a cubetti. Cuocete per 5 minuti, aggiungete la patata e la zucchina tagliata a tocchetti e salate. Diluite il concentrato di pomodoro in 100 ml d’acqua, versatelo sulle verdure e continuate la cottura per circa 20-25 minuti a pentola coperta e a fiamma dolce. Spolverizzate a piacere con del prezzemolo tritato. L’uso di erbe aromatiche aiuta a condire con meno sale, abitudine necessaria per chi soffre di ipertensione. CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 ANALISI DEL RAPPORTO TRA IL CUORE E L’ATTIVITÀ SPORTIVA Una visita medica preventiva per evitare amare sorprese Bando alla pigrizia, ma attenti a come ci si comporta. L’entità dello sforzo e il tipo di sport vanno valutati con cura. Tra atleti e dilettanti cambia il livello dei rischi cardiaci. Defibrillatore, uno strumento che dovrebbe essere sempre più diffuso di Armando De Berardinis Seduto al tavolino di un bar, mentre consumo il mio veloce pranzo, leggo sommariamente il quotidiano a disposizione dei clienti. Una notizia attira la mia attenzione: un giovane calciatore muore per arresto cardiaco durante la partita. Considero che, nell’ultimo anno, tra atleti professionisti, amatori e sportivi della domenica, sono più di una decina gli sfortunati balzati sulle prime pagine dei giornali per gravi eventi improvvisi cardio-circolatori. Penso inoltre a quanto il nostro modo di vita si nutra di eccessi: alimentari, stress, sport. Mi viene in mente una frase che lessi tempo fa: “Tutto in eccesso è nemico alla natura, ciò che invece va a piccole dosi è sicuro”. Banale no? Eppure è stato affermato da Ippocrate nei suoi Aforismi circa 2400 anni fa, ma l’umanità pare non abbia imparato molto da questi insegnamenti. E di eccessi si continua a morire. Un esempio, ben noto è come il primo maratoneta di cui si ha memoria, Filippide, sia morto al termine della sua corsa tra Maratona ed Atene (42 Km) per recare la notizia della vittoria sui Persiani nel 490 A.C. Esultino allora i pigri perché sì, troppo sport può fare male: a volte. Certo, i fanatici dello sport potrebbero obiettare che probabilmente il suddetto Greco non fosse stato sottoposto ad una visita cardiologia preventiva, o che non si fosse allenato a dovere (e chissà quali sostanze illecite avesse assunto), ma è comunque vero che nel corso degli anni diversi studi hanno documentato disfunzioni cardiache e morti improvvise durante e dopo strenue competizioni. In particolare è noto come l’attività sportiva rappresenti un fattore indipendente e aggiuntivo rispetto ai tradizionali fattori di rischio per lo sviluppo di un evento cardiaco. In effetti due studi americani hanno riportato un’incidenza di eventi cardiaci maggiori fino a 25 volte durante le gare, in confronto ad attività a basso impatto fisico o al riposo notturno. Questo rischio è maggiore nei soggetti meno allenati: lo dimostra una ricerca che ha calcolato come la possibilità di essere colpiti da infarto miocardico aumenti, in questa sottopopolazione, fino a 50 volte. Non è questa la sede per descrivere quali siano le alterazioni molecolari o strutturali delle fibre miocardiche e delle coronarie indotte dall’esercizio strenuo e protratto, ma è comunque importante sapere che questi episodi infausti sono aumentati negli ultimi anni a causa dell’incremento dei soggetti, soprattutto over 50, che partecipano alle competizioni. Un recente studio ha analizzato tutti gli arresti cardiaci avvenuti du- Dr. Armando De Berardinis 9 CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 10 rante le maratone tanto scorretto, su svoltesi negli Stati queste basi, cedere Uniti negli ultimi alla pigrizia spinti 10 anni. L’incidalla paura di un denza di arresto evento cardiaco cardiaco è stata durante l’attività di 1 per 184000 sportiva. Innanpartecipanti con zitutto, come si maggiore interesè visto, il numero samento degli uodi atleti che posmini nella fascia sano incappare in di età 30-59 anni. Statua di Fidippide a Maratona, foto di Hammer of the Gods27 queste situazioni è L’incidenza aumenta se cambiamo sport molto piccolo se confrontato con la moltitue consideriamo i partecipanti alle gare di dine di praticanti un qualche tipo di sport. Triathlon (1 per 43770) e diventa allarmanInoltre, è sempre stata esclusa, tra le cause, te soprattutto per i non-pigri 40-60enni in l'eventuale assunzione concomitante di sobuona salute che praticano jogging (1 per stanze varie che possano talvolta giocare un 7620/anno). ruolo decisivo. È pertanto chiaro come sia Le cause di questi eventi sono rappresendi fondamentale importanza la visita metate principalmente da patologie cardiolodica preventiva per escludere condizioni a giche pre-esistenti e misconosciute, come rischio che potrebbero controindicare genela cardiomiopatia ipertrofica (30%), la maricamente l’attività sportiva o qualcuna solo lattia coronarica (15%) e le gravi aritmie delle sue specialità. (< 6%) che, del tutto silenti e non diagnoPurtroppo è storia di tutti i giorni che lo sticate, vengono smascherate dallo sforzo, sportivo o aspirante tale, soprattutto se aned inducono una cascata di situazioni che ziano, consideri tale visita una scocciatura può sfociare nell’arresto cardiaco. necessaria per ottenere quello che considera Non dobbiamo però dimenticare che sono un proprio diritto: l’idoneità. Invece, deve ben noti, e anche meglio studiati e comessere l’occasione per conoscere le proprie presi, gli effetti positivi dell’attività fisica condizioni di salute e confrontarsi col mesull’apparato cardio-vascolare sia nei sogdico per stabilire di comune accordo l’entità getti sani che nei cardiopatici: dal controllo di sforzo o il tipo di sport più consono alle dei fattori di rischio (sovrappeso, ipercoleproprie condizioni di salute. E ciò è ancor sterolemia, ipertensione) al miglioramento più vero e fondamentale per chi ha già sudei parametri anatomici e funzionali dell’apbito un danno cardio-vascolare: una serie parato cardio-vascolare, ad una maggiore di esami, eventualmente un test da sforzo, sensazione di benessere. possono indicarci i margini entro cui potersi Gli studi epidemiologici hanno riportato muovere con sicurezza. che gli individui che effettuano esercizio Un altro passo estremamente importante è fisico presentano una riduzione del rischio quello di attrezzare i luoghi in cui si effetdi mortalità per malattia coronarica del tua l’attività sportiva, di defibrillatori auto27% rispetto ai sedentari. E che anche uno matici o semiautomatici: le esperienze fatte sforzo modesto, ma regolare (ad esempio negli aeroporti e nelle palestre negli Stati camminare a passo svelto per più di 3 ore Uniti hanno dimostrato che sia possibile ria settimana), permette di ridurre del 35% suscitare una elevata percentuale di soggetgli eventi coronarici e migliora la qualità ti colpiti da arresto cardiaco. di vita. Questi effetti positivi si esplicano, È solo così che potremo ridurre il rischio di come si è detto, anche su coloro che hanno eventi indesiderati ed effettuare in tutta già subito un danno cardiaco. Sarebbe pertranquillità la nostra salutare fatica. CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 CARDIOLOGIA MONDIALE A CONGRESSO – TRE GIORNI A TORINO Vecchi farmaci con nuove indicazioni e tecniche d’avanguardia Per tre giorni, dal 25 al 26 ottobre, nel quadro delle XXIV Giornate Cardiologiche Torinesi, Torino ha ospitato l’ormai tradizionale congresso di cardiologia. Nella sede dell’Unione Industriale, sotto la regia del Prof. Fiorenzo Gaita, e del Dottor Sebastiano Marra, presidenti delle due sezioni del convegno (Advances in Cardiac Arrhythmias e Great Innovations in Cardiology) si sono trovati oltre 400 partecipanti: medici, ricercatori, personale infermieristico. Decine gli interventi e le relazioni con interessanti apporti di specialisti di tutto il mondo. In primo piano la partnership che da tempo lega la Mayo Clinic di Rochester, negli Usa, alle strutture dell’Ospedale Molinette. Un congresso di particolare importanza, che ancora una volta ha sottolineato la validità delle sinergie tra i team di Gaita e di Marra. L’obiettivo, come ovvio, è uno solo: combattere quella piaga del mondo moderno che sono le malattie cardiovascolari attraverso la prevenzione, la diagnosi e la cura, ricorrendo alle tecnologie più moderne e innovative, come la riparazione percutanea dell’insufficienza mitralica, o la riscoperta della chinidina (derivato del chinino), una nuova vecchia molecola che si sta dimostrando un farmaco salvavita, capace di ridurre significativamente le sindromi di morte improvvisa. L’importanza di un congresso di tale portata è evidente. Il mettere in contatto specialisti di tutto il mondo con la possibilità di condividere tecniche, metodologie, esperienze significa far compiere alla comunià scientifica nuovi progressi. Per Torino e la sua scuola un motivo di orgoglio. Le malattie dei canali ionici e la loro terapia di Carla Giustetto Nell'ambito del Congresso Advances in Cardiac Arrhythmias and Great Innovations in Cardiology, si è tenuto un simposio sulle malattie dei canali ionici. Le malattie dei canali ionici possono essere causa di morte improvvisa in soggetti con cuore apparentemente sano. Esse sono dovute a un alterato passaggio di ioni (sodio, potassio, calcio…) attraverso le membrane cellulari delle cellule del miocardio, per un'alterazione geneti- camente determinata delle proteine che li veicolano. La fibrillazione ventricolare è il principale meccanismo della morte improvvisa e interviene generalmente in soggetti con una evidente cardiopatia sottostante, ma in circa il 5% dei casi si verifica in persone in cui non viene identificata una patologia strutturale: in questi casi la fibrillazione ventricolare viene definita "idiopatica". 11 CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 Franco Cecchi, Firenze (ITA) Gianluca Alunni, Torino (ITA) Il tavolo dei relatori con Delfavro in primo piano, Bell, Gaita, Marra Dipen Shah, Ginevra (CH) Claudio Rapezzi, Bologna (ITA) 12 Maurits Alessie, Maastricht (NL) Negli ultimi sessant'anni sono state identificate un numero crescente di "sindromi", che hanno permesso di dare un nome a molti casi di fibrillazione ventricolare precedentemente classificata come idiopatica. Tra queste, la Sindrome del QT lungo ('57, Jervell e Lange-Nielsen; '63-'64, Romano e Ward); la Tachicardia ventricolare polimorfa adrenergica ('78, Coumel e Leenhardt); la Sindrome di Brugada ('91, Pedro, Joseph e Ramon Brugada); la Sindrome del QT breve (2003, Gaita e Giustetto) e la Sindrome da ripolarizzazione precoce (2008, Haissaguerre e Viskin). Protagonisti del Simposio alcuni degli esperti internazionali che hanno descritto queste sindromi aritmogene: il prof. Leenhardt, di Parigi, che ha proposto una novità nella terapia della tachicardia ventricolare polimorfa adrenergica, la terapia con flecainide; il prof. Viskin, di Tel Aviv, che ha presentato gli ultimi aggiornamento sulla sindrome da ripolarizzazione precoce; il prof. Joseph Brugada, di Barcellona, che ha trattato della terapia della sindrome che ha contribuito a descrivere; il prof. Nademanee, tailandese che lavora negli Stati Uniti, che ha descritto le prime esperienze nell'ablazione transcatetere come terapia per casi particolarmente gravi di sindrome di Brugada. Il team del prof. Gaita ha sviluppato una relazione sulla sindrome del QT breve, presentata dalla dott.ssa Giustetto. Il legame di questo particolare quadro elettrocardiografico con casi di morte improvvisa familiare è stato descritto proprio dal gruppo del prof. Gaita nel 2003, che da allora ha sviluppato un Registro europeo, sotto l'egida della Società europea di Aritmologia, e una serie di studi, particolarmente volti all'identificazione di una terapia farmacologica efficace. Se, infatti, per la sindrome del QT lungo e la tachicardia ventricolare polimorfa adrenergica la terapia di prima linea è rappresentata dal betabloccante, per la sindrome di Brugada, la sindrome del QT breve e la sindrome da ripolarizzazione precoce, descritte in un'epoca in cui l'impianto del defibrillatore automatico (ICD) aveva ormai preso CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 Da sinistra: Samuel J. Asirvatham, Sebastiano Marra, Malcolm Bell, Amir Lerman. piede come presidio fondamentale nella prevenzione della morte improvvisa, questo è considerato la terapia di prima scelta. Già nel 2004 il gruppo del prof. Gaita pubblicava sul Journal of American Journal of Cardiology il risultato di test farmacologici effettuati con diversi antiaritmici, dimostrando come l'idrochinidina, a differenza di tutti gli altri farmaci testati, fosse in grado di determinare l'allungamento dell'intervallo QT nell'ambito della normalità e di prevenire l'induzione della fibrillazione ventricolare allo studio elettrofisiologico. L'efficacia della chinidina è un fatto particolarmente importante, poiché i pazienti con sindrome del QT breve sono a rischio di morte improvvisa fin dalla nascita e l'impianto di un defibrillatore in bambini piccoli è tecnicamente difficile e gravato da un'alta incidenza di complicazioni. La terapia con chinidina può essere proposta, inoltre, ai pazienti che ricevono frequenti scariche dall'ICD, per limitarne gli interventi, e nella prevenzione della fibrillazione atriale. Può essere considerata, inoltre, come terapia di seconda scelta, nei pazienti che rifiutino, o in cui per qualsiasi ragione non sia possibile, l'impianto di un defibrillatore. Nella discussione che ha fatto seguito alla Il prof. Fiorenzo Gaita presentazione delle relazioni si è acceso un interessante dibattito sull'utilità della chinidina nella prevenzione della morte improvvisa nei pazienti con sindrome di Brugada. Vi sono infatti evidenze che questa terapia sia in grado di controllare le recidive di fibrillazione ventricolare in soggetti portatori di ICD che hanno ricevuto scariche ripetute e appropriate per il ripetersi di frequenti episodi di aritmia. Il gruppo del prof. Gaita fin dal 2009 propone ai soggetti asintomatici con pattern elettrocardiografico di Brugada e induzione di fibrillazione ventricolare allo studio elettrofisiologico, in alternativa all'impianto di un ICD, la profilassi con idrochinidina, con ottimi risultati a medio termine. Questo punto di vista è stato condiviso dal prof. Viskin, che da qualche anno porta avanti un Registro internazionale teso a valutare negli anni l'efficacia di questo farmaco nei soggetti che vengono all'osservazione in assenza di sintomi. E' interessante notare che anche nella sindrome da ripolarizzazione precoce la chinidina ha dato prova di efficacia nei soggetti con ripetuti episodi di fibrillazione ventricolare, ponendosi quindi come un importante presidio terapeutico in diverse patologie dei canali ionici. 13 CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 Innovazione, Molinette in primo piano di Federico Conrotto Come ogni anno è il momento delle riflessioni, quelle che arrivano dopo i giorni intensi e proficui delle Giornate Cardiologiche Piemontesi, giunte ormai alla 24esima edizione. E come ogni anno è il questo momento per fermarsi e ripensare a cosa abbiamo imparato e quali sono i messaggi che porteremo con noi nella pratica gestione dei nostri pazienti. Per i secondo anno il Congresso ha visto le sue due anime “Advances in Cardiac Arrythmias” e “Great Innovation in Cardiology” fondersi per fornirci uno scenario completo e suggestivo delle ultime novità in Cardiologia. I partecipanti non sono mai stati tanto numerosi, un giusto riconoscimento ai nostri sforzi organizzativi. Provo a descrivere gli apporti culturali più salienti di questi quattro giorni ma è certamente difficile scegliere tra i molti che abbiamo ascoltato e tra quelli ai quali abbiamo apportato il nostro contributo. Lo farò riferendomi alla “Great Innovations in Cardiology”, cioè alla parte che si è occupata di innovazioni nella cura dell’infarto, della terapia dell’angina refrattaria a qualsiasi terapia, delle riparazioni valvolari eseguite in via percutanea, dell’impianto percutaneo di valvole aortiche in pazienti inoperabili e di chiusura percutanea di difetti congeniti del setto interatriale. “Great Innovation in Cardiology” nasce come momento di condivisione di idee e pratica clinica con i colleghi della Mayo Clinic di Rochester. E anche quest’anno le attese non sono state deluse. Nella prima mattina rispettando davvero questo spirito, una intera sessione è stata dedicata proprio a questo proficuo scambio di idee. E mentre abbiamo descritto il nostro atteggiamento cli- 14 Federico Conrotto nico in sala di Emodinamica e abbiamo riletto criticamente le ultime linee guida europee in merito alla rivascolarizzazione del muscolo cardiaco, il Dottor Bell della Mayo Clinic ci ha portato il punto di vista di un cardiologo che lavora in uno dei più importanti ospedali degli Stati Uniti. Qualche differenza ma molte similitudini in un confronto che non può che arricchire entrambe le parti. Sempre nello spirito di condividere le nostre esperienze, molto interessante è stata le sessione dedicata alla presentazione dei risultati degli interventi più innovativi che si effettuano nelle due Cardiologie delle Molinette. Dalla chiusura percutanea del Forame Ovale Pervio, agli ottimi risultati di quattro anni di esperienza dell’impianto trans-catetere della valvola aortica su circa 150 pazienti inoperabili, alla ancora più innovativa iniziale esperienza nella riparazione percutanea della severa insufficienza mitralica in soggetti con grave scompenso cardiaco e non operabili, quindi condannati a continui ricoveri. Risultati che hanno acceso anche in questa sessione un vivace dibattito. Ma come non ricordare nel secondo giorno una mattinata dedicata allo studio della placca aterosclerotica. Un’occasione per ascoltare una bellissima lezione del Prof. Lerman, uno dei maggiori esperti mondiali nella ricerca sulla caratterizzazione della placca aterosclerotica e sui meccanismi fisiopatologici dell’ischemia cardiaca. E ancora, sempre nel secondo giorno, un interessante aggiornamento in tema di scompenso cardiaco. Un grande contributo scientifico è stato portato sul tema della scelta ottimale della terapia farmacologica che bisogna associare ai pazienti colpiti da infarto miocardico. Abbiamo presentato la prima esperienza italiana di uso delle Shock Waves come terapia efficace in pazienti anginosi che non rispondono più alle più complesse terapie farmacologiche e non più trattabili con terapie interventistiche o chirurgiche. Solo con ricchi e vivaci scambi di esperienze culturali provenienti dai maggiori centri cardilogici mondiali si può sicuramente migliorare la gestione delle più complesse e rilevanti malattie cardiovascolari oggi esistenti. Molte idee, molte novità e molto entusiasmo. Uno spirito che ci accompagna sempre, nei momenti di condivisione scientifica e nei momenti della nostra pratica clinica. E un arrivederci alla prossima edizione, perché gli argomenti, le innovazioni e le idee non si fermano mai. CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 UNA GRANDE ORGANIZZAZIONE AL SERVIZIO DELLA MEDICINA Scopriamo la Mayo Clinic Basata a Rochester, nel Minnesota (Usa), dedica il 40% delle sue risorse alla ricerca. Nata nell’800 come piccolo studio medico, è oggi una fondazione senza fini di lucro che impiega 58 mila dipendenti. Ogni anno più di un milione di pazienti si rivolgono a una delle sue strutture di Maurizio Enrico Da molti anni la Mayo Clinic partecipa ai lavori delle giornate cardiologiche torinesi. È una partnership di grande rilievo perchè questo istituto è uno dei più autorevoli al mondo. Il nostro socio Maurizio Enrico ha compiuto un’attenta ricerca sulla clinica, tratteggiandone la storia e le caratteristiche. E scoprendo molte cose curiose. La Mayo Clinic è una grande organizzazione non a fini di lucro (simile alle nostre ONLUS) dedicata alla cure mediche ed alla ricerca medica basata a Rochester, Minnesota, specializzata nella diagnosi e cura di casi particolarmente difficili. I pazienti sono inviati alla clinica da tutti gli stati degli USA e da tutti i paesi del mondo a causa della sua notorietà e reputazione nel praticare terapie innovative ed efficaci. La Mayo Clinic é al vertice delle classifiche degli standard qualitativi; ad esempio, é da oltre 20 anni nelle primissime posizioni del "U.S. News & World Report List of Best Hospitals". Oltre il 40% delle sue risorse sono dedicate alla ricerca. Nel 2012 la Mayo Clinic è al terzo posto assoluto nella classifica di tutti gli ospedali degli Stati Uniti compilata dall'autorevole rivista U.S. News & World Report. La classifica prende in considerazione un totale di circa 5.000 ospedali e li valuta in 16 diverse specialità. Partendo dalle umili origini di impresa familiare tra un padre ed i suoi due figli, uno studio medico si è trasformato in una struttura polispecialistica integrata. L’attuale Mayo Clinic è un’organizzazione con oltre 3.800 medici e scienziati. Il totale delle persone impiegate è di 58 mila, inclusi infermieri, studenti e personale sanitario ausiliario. La Mayo Clinic è attualmente diretta dal Dr. John Noseworthy. Maurizio Enrico Una storia di grande impegno Nel 1863, William W. Mayo (1819–1911) arrivò a Rochester, Minnesota, essendo stato nominato medico responsabile per quella città delle visite di leva durante la guerra civile (1861-1865) Alla fine della guerra, W.W. Mayo aprì il suo studio medico nella città in cui si era ormai ambientato. Entrambi i figli di W.W. Mayo, William James Mayo (1861–1939) e Charles Horace Mayo (1865–1939) crebbero a Rochester, ed entrambi studiarono medicina. William si laureò nel 1883 ed entrò nello studio paterno, e Charles li raggiunse dopo la fine dei suoi studi nel 1888. Il 21 Agosto del 1883, Rochester fu colpita da un terribile tornado che causò almeno 37 morti e oltre 200 feriti. I soccorsi ini- 15 CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 ziarono rapidamente e la sala da ballo della città venne adattata a ospedale provvisorio di emergenza. I dottori Mayo (W.W. e Will) si impegnarono moltissimo nel trattare i feriti che venivano portati nell'improvvisato ospedale. Suor Alfred Moes e le Sorelle di San Francesco (un ordine dedicato all'educazione) furono convocate come infermiere di emergenza, pur essendo state formate come insegnanti, quindi, prive quasi totalmente di esperienza sanitaria. Finita l'emergenza, Madre Alfred Moes contattò W.W. Mayo per fondare un ospedale a L'intervista Direttore del Programma Patologie Cardiache presso la Mayo Clinic Malcolm Bell, così si fa in Usa Com’è nata la collaborazione con i professionisti delle Molinette – «Abbiamo un solido rapporto nell’interesse reciproco» Il Dr. Malcolm Bell è Direttore del Programma Patologie Cardiache alla Mayo Clinic. Cardio Piemonte lo ha intervistato in occasione del Congresso di Torino. Cardio Piemonte: La Mayo Clinic partecipa ormai da molti da anni alle Giornate Cardiologiche Torinesi. Come è iniziata questa partnership UsaItalia? Bell: Penso che questo sia l'ottavo congresso di Torino a cui partecipiamo. Tutto cominciò quando 16 Malcolm Bell è Director of Ischemic Heart Disease Program – Professor of Medicine college of Mayo Clinic il Dr. Marra venne a Rochester, più o meno quando anche io entrai personalmente a far parte della Mayo Clinic, nel 1986-87 (Il Dr. Bell è di origini australiane n.d.r.). Non lo conoscevo, nè lo incontrai allora, ma a quel tempo egli aveva un buon amico nella nostra organizzazione. Marra venne per visitare la clinica e incontrò questo amico, che successivamente ebbe ottime parole su di lui. Il suo amico gli fece vistare la Mayo Clinic e i due rafforzarono la loro amicizia personale e professionale. Ma quell'epoca Marra non era ancora allo sviluppo professionale a cui è pervenuto oggi. Nove anni fa i due cardiologi concordarono che sarebbe stata un'ottima cosa organizzare degli incontri per poter condividere su di un lato dell'Atlantico cosa avveniva in campo cardiologico nell'altro. Io fui così fortunato che fui indicato come la persona che avrebbe dovuto seguire questi incontri, anche se non avevo mai incontrato Marra precedentemente. C.: È facile immaginare l'interesse dei medici delle Strutture Complesse della Cardiologia alle Molinette su metodi e programmi sviluppati alla Mayo Clinic, dato che siete una delle istituzioni di eccellenza a livello mondiale, ma quali sono le motivazioni che spingono la Mayo a questa collaborazione? B.: Penso che si possano far risalire ai fondatori, i fratelli Mayo, che crearono la Clinica insieme al loro padre ben oltre un secolo fa. Essi divennero famosi non soltanto lavorando all'interno, ma visi- CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 Rochester, che si sarebbe realizzato se lui era d'accordo a dirigerlo. Il Saint Mary's Hospital fu inaugurato il 30 settembre 1889. Il Dr. W.W. Mayo (che aveva ormai raggiunto i 70 anni) divenne il consulente medicochirurgico dell'ospedale ed i suoi due figli iniziarono a visitare pazienti ed a fare interventi chirurgici con l'assistenza delle Sorelle di San Francesco. Questo gruppo iniziale continuò a crescere con l'aggiunta di altri medici che ora sono considerati i "fondatori" della Mayo Clinic. Nel 1919, essi crearono la Mayo Properties Association, e la loro clinica privata si trasformò in un entità senza fini di lucro. I fratelli Mayo, che avevano mantenuto la proprietà degli immobili e degli arredi, donarono tutto a questa nuova associazione. Nacque così una Fondazione che divenne quella che oggi è la Mayo Clinic con un processo di crescita che è continuato per tutto il ventesimo secolo. Le sedi La Mayo Clinic ha una forte presenza in tre continua a pag 18. Malcolm Bell tando molte altre strutture e cercando di riportare il meglio da queste. Questa è la filosofia di quanto accade anche oggi, indipendentemente da quale è il nostro partner e in quale città o nazione sia situato. È importante poter visitare e interagire con i nostri colleghi all'estero. Il secondo fattore di rilievo è la possibilità di allargare la prospettiva sia a noi che in particolare ai giovani cardiologi a agli specializzandi che altrimenti vedrebbero soltanto come si opera alla Mayo Clinic. È importante che si capisca come le cose possono essere realizzate diversamente da come sono fatte nel proprio Paese. Ogni volta che vengo a Torino per questi incontri voglio imparare qualcosa che porterò indietro e che utilizzerò nella mia attività clinica. C.: La Mayo Clinic organizza specifici programmi di prevenzione nel territorio in cui è situata? B.: È una domanda molto importante. E lo è ancor più per noi americani. La popolazione in un certo senso sta diventando meno sana a causa di quella che può definirsi come "epidemia di obesità"e del fatto che un crescente numero di persone soffre di diabete. Esiste un progetto di prevenzione all'interno della nostra città e della nostra contea , ma sfortunatamente mi sembra che non riceva più fondi da questi enti pubblici. Non ostante ciò, noi cerchiamo di portare la prevenzione cardiologica all'interno della comunità. In essa stiamo attualmente sviluppando un programma di sensibilizzazione e formazione di notevoli dimensioni, con particolare riferimento alle scuole e agli altri gruppi che necessitano di essere coinvolti prioritariamente nella prevenzione. Pensiamo di fare un uso intensivo delle moderne tecnologie informatiche (smartphone e tablet) in modo che sia possibili venire contattati a scopo preventivo e poter fare del follow up su larga scala con costi ragionevoli. C.: Può dirci in base a quale criteri viene selezionato il personale medico oltre che sulle competenze strettamente tecniche ? B.: Alla Mayo Clinic, fin dalla fondazione, abbiamo sempre avuto tre valori fondamentali: Cura del Paziente, Formazione e Ricerca, quindi cerchiamo di selezionare personale che sia in grado di affrontare efficacemente tutte e tre le attività. Dal punto di vista psicologico diamo la massima importanza alla capacità di lavorare in squadra con il personale infermieristico ed ausiliario e con gli assistenti sociali. Sempre cerchiamo di tendere all'eccellenza in quello che facciamo, e ciò anche per poter attrarre le persone migliori anche se la nostra è un organizzazione non a scopo di lucro e le nostre retribuzioni non possono superare certi limiti. Tutti i medici sono retribuiti con stipendio e ciò evita che ci siano attività più remunerative di altre. C.: Come gestite la economicità della gestione essendo una organizzazione senza fini di lucro? B.: Questa è una domanda che tocca un tema vastissimo. In particolare oggi che è sempre più difficile vedersi riconoscere i costi dalle Assicurazioni Sanitarie e dal Medicare (Assistenza sanitaria pubblica per gli anziani. n.d.r.). Va inoltre tenuto conto che dobbiamo anche creare le risorse per investire in ricerca e innovazione e nell'attività formativa/ accademica. Si tratta di una grandissima sfida e dobbiamo provare di essere efficienti. E ciò mentre la priorità numero 1 rimane sempre la sicurezza del paziente. Teniamo conto che negli Stati Uniti i dati statistici di ogni singolo ospedale (negli USA sono oltre 4000 n.d.r.) sono pubblici e vengono ampiamente divulgati, per cui la nostra performance è oggetto di continue valutazioni. Quindi dobbiamo tenere al primo posto la sicurezza del paziente e la sua soddisfazione riducendo gli sprechi. 17 CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 aree metropolitane degli Stati Uniti: Rochester in Minnesota, Jacksonville in Florida, e Scottsdale/Phoenix in Arizona. La Clinic ha più di 32.000 persone nella sede principale di Rochester, ed ha un notevole impatto economico nella zona in cui opera. Le sedi in Arizona e Florida impiegano approssimativamente 5.000 persone in ciascuna delle due sedi. In aggiunta, la Mayo Clinic possiede e gestisce il Mayo Clinic Health System, che consiste in oltre 70 più piccoli ospedali e cliniche in Minnesota, Iowa, and Wisconsin con un totale di 14.000 dipendenti. Mayo Clinic gestisce anche varie scuole per le professioni sanitarie, tra cui la Mayo Medical School, la Mayo Graduate School, e la Mayo School of Graduate Medical Education, Mayo School of Health Sciences. nienti dai 50 stati degli USA e da oltre 150 nazioni nel mondo si rivolgono presso una delle strutture della Mayo Clinic. La Mayo Clinic offre cure di alta specializzazione per cui una larga parte dei pazienti è inviata da ospedali e cliniche di minore dimensione. A partire dagli anni intorno al 2000, la Mayo Clinic si è resa famosa anche per gli elevati livelli qualitativi in rapporto a bassi costi. Uno studio vasto e approfondito ha determinato che il costo pagato dalle assicurazioni per trattare i pazienti del Medicare(1) negli ultimi tre anni di vita (gli anni più costosi) è stato soltanto il 54% dei costi sostenuti presso ospedali e cliniche della stessa zona. Nel 2011 ci sono stati 123.000 ricoveri e 588.000 giorni di degenza. Le finalità I ricercatori della Mayo Clinic contribuiscono alla comprensione dei processi che generano le varie patologie ed alla definizione delle migliori terapie e sono coinvolti nel tradurre i risultati della sperimentazione nella pratica clinica. Sono impiegati circa 400 tra medici e ricercatori in altre discipline, supportati da ulteriori 2.800 persone tra personale tecnico sanitario e studenti. Nel 2010 il Comitato Clinico Istituzionale della Mayo Clinic ha esaminato più di 2.300 protocolli di ricerca e circa 8.000 studi di pazienti. Queste ricerche hanno generato L'istituzione è focalizzata su tre attività. Quella primaria è naturalmente la cura del malato, e ciò in accordo con il principio che "i bisogni del paziente sono sempre prioritari". Le altre attività fondamentali sono la formazione e la ricerca, due aree nelle quali la Mayo Clinic è diventata sempre più importante. Le attività di cura 18 Ogni anno più di un milione di malati prove- La ricerca CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 più di 5.000 rapporti di ricerca ed articoli di rivista in pubblicazioni con revisione paritaria (la cosiddetta "peer rewiew"). La formazione I dottori William e Charles Mayo sostennero la necessità di organizzare delle attività di formazione alle professioni sanitarie fin dagli inizi della storia della Mayo Clinic. Essa fu una pioniera nello stabilire l'attuale sistema educativo basato sulla residenzialità degli studenti. Nel 1972 la Mayo Clinic inaugurò la propria Scuola di Medicina a Rochester, che ha poi acquisito particolare notorietà per il suo impegno didattico. Documenti on-line sul sito Amici del cuore L'articolo sulla clinica Mayo e l’intervista al dott. Malcolm Bell, come tutti gli altri contenuti di Cardio Piemonte, sono scaricabili (download) dal sito della nostra associazione, all'indirizzo: www.amicidelcuore.ideasolidale.org (1) È il sistema di assistenza sanitaria pubblica in vigore negli USA per gli ultra sessantacinquenni, per i giovani con gravi disabilità, i malati di sclerosi multipla e i nefropatici sottoposti a dialisi. La sede della Mayo a Rochester, foto di Di Nephron (Opera propria). 19 CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 LE ATTUALI NEUROSCIENZE HANNO FORTEMENTE RIAVVICINATO LE DUE DIMENSIONI I rapporti fra corpo e psiche in cardiologia: la sinergia fra interventi medici e psicologici di Riccardo Torta1 e Sebastiano Marra2 Direttore della Struttura Complessa di Psicologia Clinica(1) e Direttore di Cardiologia 2 (2) Città della Salute e della Scienza ed Università degli Studi di Torino Prof. Riccardo Torta 20 Da sempre la filosofia e la medicina si confrontano sui rapporti esistenti tra corpo e psiche, fra mente e cervello, oscillando fra l'unitarietà, come ad esempio nella medicina greca, e la dicotomia, sancita ad esempio nel dualismo cartesiano fra pensiero e materia. Le attuali neuroscienze hanno fortemente riavvicinato la dimensione psichica e quella fisica, anche grazie alle nuove conoscenze che originano dal perfezionamento delle indagini biologiche e strumentali. In tal senso, nell'ultimo ventennio, molta attenzione è stata posta ai rapporti intercorrenti fra gli aspetti psichici e quelli fisici nel corso di molte malattie organiche, quali ad esempio le patologie cardiocerebro vascolari e quelle oncologiche. Nei primi anni '90 una cardiologa canadese, Nancy Freasure Smith, aveva rilevato come, sei mesi dopo un infarto del miocardio, una popolazione di pazienti con depressione del tono dell'umore dimostrasse un tasso di mortalità triplicato, rispetto ad una stessa popolazione presentante gli stessi parametri cardiologici ma senza un disturbo affettivo. Molti altri studi hanno confermato l'aumento del rischio di mortalità nel corso di svariate malattie somatiche complicate dalla depressione. Il problema da risolvere era come interpretare il disturbo emozionale in corso di malattie organiche. La prima, ovvia, considerazione era che una deflessione del tono dell'umore, così come la comparsa di un disturbo d'ansia o la presenza di una situazione cronica di stress, potessero essere reattivi, quindi secondari, alla comparsa della malattia fisica: ancor oggi rimane indiscutibile che la manifestazione di un evento organico ad alto impatto emozionale, come un infarto, un ictus o un tumore, comporti una reazione psichica, che può ampiamente giustificare la comparsa di un disturbo, ad esempio depressivo. L'errore è stato per molto tempo di limitarsi a tale considerazione da cui, quasi necessariamente, derivava il fatto che tale depressione del tono dell'umore fosse una inevitabile conseguenza della malattia organica e, come tale, non potesse essere adeguatamente curata. Negli ultimi anni i cambiamenti delle conoscenze neuroscientifiche hanno consentito di rileggere profondamente tale ipotesi causale e, senza disconoscere una componente reattiva della depressione in corso di malattie organiche, di identificare i meccanismi che correlano la reciproca influenza della malattia fisica con quella della malattia psichica. In altri termini, nell'ultimo decennio, si è passati a ipotizzare come la depressione del tono dell'umore non dovesse più essere considerata come una malattia della psiche o del cervello ma, piuttosto, come una malattia sistemica, quindi del corpo nel suo insieme. Il riconoscimento che la causa della depressione non risieda solamente in una alterazione di trasmettitori cerebrali (serotonina, noradrenalina, dopamina eccetera), ma che possa dipendere anche da altre cause, quali quelle ormonali o immunitarie, ha fatto ipotizzare che la comparsa della depressione e della malattia fisica (sia essa cardiocerebrovascolare che oncologica) siano strettamente correlate, influenzandosi vicendevolmente: in altri termini la presenza di una patologia psichica, in particolare la de- CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 pressione del tono dell'umore, può facilitare la comparsa di una malattia organica ed influenzarne il decorso, così come la presenza di una malattia organica può determinare la comparsa di una depressione. Quali sono i meccanismi biologici che legano il tono dell'umore ad una malattia cardiovascolare? È noto come una situazione di stress acuto possa innescare delle risposte corporee che hanno il significato di salvavita di fronte ad una minaccia: l'aumento della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa, del tono muscolare, della glicemia, etc. sono tutti fattori che contribuiscono a porre l'individuo in condizione di affrontare al meglio la situazione pericolosa. Ma quando lo stress diventa cronico, e quindi tali risposte fisiche tendono a cronicizzarsi anch'esse, compare la patologia: l'ipertensione arteriosa diventa malattia, così come le alterazioni metaboliche favoriscono la comparsa di modificazioni patologiche della parete dei vasi ed ancora lo stato di allerta (favorito da un'attivazione del sistema simpatico, funzionante ad adrenalina) diventa esagerato e dannoso, favorendo una risposta di allarme anche a stimoli non oggettivamente rilevanti, ma vissuti soggettivamente come tali. Un esempio per tutti: dopo un infarto del miocardio possono esistere delle lesioni del cuore che favoriscono il manifestarsi di alterazioni del ritmo ed il propagarsi di tali extrasistoli viene abitualmente contrastato da meccanismi inibitori. In caso di depressione, così come di stress cronico, il sistema simpatico noradrenergico risulta iperattivo e l'alterazione del ritmo risulta facilitata sino, in alcuni casi, al manifestarsi di una fibrillazione ventricolare a rischio per la vita. Non a caso la morte per fibrillazione tende a manifestarsi, nei pazienti depressi dopo infarto del miocardio, nelle prime ore del mattino proprio quando i livelli di ormoni dello stress sono particolarmente elevati, sia per motivi di ritmi biologici, sia per l'allarme del paziente di dover affrontare la giornata. Allo stesso modo, nel corso di depressione, si manifestano livelli eccessivamente elevati di sostanze infiammatorie, chiamate citochine, attivati dall'abnorme funzionamento dei circuiti dello stress. Queste sostanze che, in condizioni normali, servono ad attivare una risposta utile alle difese dell'organismo, quando cronicamente aumentate producono da un lato patologie di parete vasale, facilitando una sofferenza arteriosa, dall'altro, agendo a livello cerebrale, causano complesse reazioni fisiologiche che sfociano in una depressione del tono dell'umore. Risulta quindi oramai evidente l'esistenza di importanti interconnessioni fra alterazioni biologiche che concorrono a determinare, da un lato, la malattia fisica cardiocerebrovascolare e dall'altro una depressione del tono dell'umore: in tal modo la componente biologica rinforza quella reattiva nel determinare il manifestarsi di una patologia psichica. Il problema allora si sposta nel riconoscere, quanto più precocemente possibile, una depressione del tono dell'umore che possa complicare una patologia cardiaca, influenzandone, talora drammaticamente, la prognosi. Una diagnosi di depressione del tono dell'umore può essere fatta solamente attraverso un adeguato colloquio clinico con il paziente. Tuttavia esistono strumenti di screening che sono facilmente utilizzabili nelle sale di attesa e nei reparti di cardiologia e che sono rappresentati da scale di auto valutazione compilate, nel tempo di pochi minuti, dagli stessi pazienti: quando il calcolo delle risposte fornite da un individuo supera una data soglia, i sanitari possono attivare una consulenza psicologico clinica che approfondisca, attraverso il colloquio, la necessità o meno di avviare una presa in carico del paziente dal punto di vista della correzione dei problemi emozionali. Anche in tale ottica bisogna ricordare come la psicologia clinica che lavora in ambito medico faccia riferimento al così detto modello bio-psico-sociale: qualsiasi malattia, secondo tale modello, dipende da alterazioni biologiche che vengono facilitate, nel manifestarsi della patologia, da aspetti psichici (temperamento, ansia, stress, depressione) e da aspetti sociali (contesto di vita, aspetti relazionali, supporto ambientale al soggetto). Sulla base di tale modello anche gli interventi terapeutici devono basarsi sull'aspetto biologico (terapie fisiche o farmacologiche), così come sull'aspetto psicologico e sociale (interventi psicoterapeutici ed educazionali). Dr. Sebastiano Marra 21 CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 22 L'utilizzo differenziato di tali interventi (psicofarmaci o psicoterapie) risulta fortemente individualizzato e si basa su di un approccio ritagliato sul paziente che tiene conto della molteplicità dei fattori che possono aver causato il disagio psichico nel corso della malattia organica. L'impiego di farmaci antidepressivi determina non solamente un miglioramento del tono dell'umore ed una riduzione dei livelli di ansia e di stress, per l'azione biologica del farmaco sui sistemi regolatori del cervello e del corpo nel suo insieme, ma esercita addirittura una protezione su parametri fisici direttamente coinvolti nella malattia cardio cerebrovascolare: un antidepressivo, ad esempio, può esercitare un'azione di contenimento della iperfunzione dannosa del sistema simpatico, così come ridurre i livelli di citochine pro infiammatorie che contribuiscono al disturbo dell'umore ed alla patologia vasale, così come ancora un antidepressivo, attraverso l'azione sulle piastrine, può ridurre, almeno parzialmente, la situazione di iperaggregabilità piastrinica presente nella depressione e nelle malattie circolatorie. Sovente, nella cultura comune, l'antidepressivo viene invece erroneamente vissuto come un farmaco potenzialmente pericoloso per gli effetti collaterali, a livello psichico e fisico, e per il temuto rischio di dipendenza: nella realtà clinica un antidepressivo, quando usato in modo corretto, è invece protettivo, sia sul cervello che sul corpo, e non determina fenomeni di dipendenza. In molti altri casi l'alternativa all'intervento psicofarmacologico passa attraverso la messa in atto una presa in carico psicoterapica: le psicoterapie utilizzate nei pazienti con patologie organiche, comprese quelle cardiovascolari, sono abitualmente psicoterapie "brevi", cioè focalizzate su specifici problemi inerenti i rapporti tra aspetti emozionali del paziente e manifestarsi della patologia fisica. La durata di tali terapie é abitualmente di una seduta alla settimana per otto settimane, ciclo talvolta ripetibile quando necessario. In molti pazienti, l'intervento psicoterapeutico e quello psicofarmacologico vengono attivati contemporaneamente, nei cosiddetti "interventi integrati", così da consentire al paziente sia un rapido controllo dei sintomi, attraverso la farmacoterapia, sia un potenziamento delle difese psichiche ed un cambiamento degli stili psico- logici inadeguati, attraverso la psicoterapia. Di rilevante importanza è il fatto che entrambi le terapie (farmacologica e psicologica) risultano essere in grado di agire anche sui substrati biologici sottesi alla malattia: entrambe, infatti, riducono parametri fisici (livelli di ormoni dello stress, attivazione simpatica, aggregazione piastrinica) coinvolti nella patologia sia psichica che somatica. Un ultimo tipo di intervento, che va incrementandosi negli ultimi anni, è quello di tipo psicoeducazionale, rivolto sia ai pazienti che ai familiari. Il confrontarsi infatti con una patologia necessita, sia per il paziente che per le persone che lo circondano e che sono coinvolte nella gestione degli accertamenti e delle terapie, una corretta conoscenza di quanto accade, e di quanto potrà accadere, per poter adeguatamente fronteggiare i problemi ed aderire al progetto terapeutico. L'essere adeguatamente informati, attraverso programmi psico-educazionali, gestiti dal personale sanitario, medico o infermieristico e supportato da volontari, adeguatamente preparati allo scopo, consente al paziente ed ai familiari di essere maggiormente consapevoli di quanto accade e di essere attivamente partecipi al proprio percorso di cura: la non informazione causa infatti erronee interpretazioni, mantiene fantasie negative e determina una minore aderenza alle cure. In conclusione la presa in carico di un paziente con malattia cardio cerebrovascolare non può e non deve ridursi alla sola componente organica del disturbo, ma deve tener conto di tutti gli aspetti emozionali e sociali che su tale patologia possono influire: una sinergia tra interventi medici e interventi psico-sociali determina sicuramente una migliore prognosi di malattia favorendo inoltre il recupero funzionale e riabilitativo dei pazienti. La presenza di personale psicologico clinico nei reparti di cardiologia, così come da anni avviene nella stretta collaborazione fra la Struttura Complessa di Cardiologia (Direttore dr. Sebastiano Marra) e quella di Psicologia Clinica (Direttore Prof. Riccardo Torta), della Città della Scienza e della Salute di Torino, consente una presa in carico globale dei pazienti e, quando necessario dei familiari, in grado di garantire la massima efficacia degli interventi. CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 CONTINUA IL NOSTRO VIAGGIO IN CARDIOLOGIA 2 Diagnosi e cura in laboratorio Il ruolo del centro di Emodinamica e Cardiologia Interventistica è multiplo, ma il focus è rivolto alla patologia coronarica di Maurizio D’Amico Proseguiamo nel nostro viaggio alla scoperta di Cardiologia 2, partendo dal Laboratorio di Emodinamica e Cardiologia Interventistica. Il lavoro si svolge nelle due sale radiologiche inserite nella struttura: la principale è completamente dedicata all'Emodinamica e di recente, in seguito al suo rinnovamento, l’abbiamo illustrata in Cardio Piemonte, la seconda, meno sofisticata sul piano tecnologico, viene condivisa con gli elettrofisiologi. I programmi contemplano procedure diagnostiche e interventistiche che coinvolgono diversi gruppi di pazienti. Il centro del lavoro di un laboratorio come questo consiste nella diagnosi e nella cura della patologia coronarica. Tabella 1 - personale RESPONSABILE Dott. Maurizio D'Amico MEDICI Federico Conrotto Mauro Pennone Paolo Scacciatella COORDINATORE INFERMIERISTICO Anella Rizzo INFERMIERI Antonio Casu Antonella Cossu Antonio Carmeci Paola Manca Lucia Scolaro Elena Tarantino TECNICI DI RADIOLOGIA Giuseppe Gentile Ivana Matranga Vincenzo Piccolo OPERATORI SOCIO SANITARI Teresa Carà Domenica Fernandez Vincenzo Lizzi La coronaropatia si presenta clinicamente in diversi modi: Infarto Miocardico Acuto, Angina instabile, Angina stabile. Il percorso diagnostico terapeutico di tutti questi pazienti prevede l'esecuzione di una coronarografia diagnostica che consente di evidenziare la presenza di lesioni sulle coronarie e di decidere la migliore modalità di trattamento. La stragrande maggioranza dei casi può essere trattata attraverso l'esecuzione di una o più angioplastiche coronariche, spesso utilizzando stent che vengono impiantati per ottimizzare il trattamento della lesione. I restanti soggetti possono avere una indicazione cardiochirurgica che prevede il confezionamento di by-pass coronarici oppure una indicazione alla cura in Terapia Medica. Le tecniche correlate all'esecuzione di angioplastica coronarica comprendono multiple moderne metodiche di trattamento, di "imaging" e di valutazione funzionale. Si utilizza, in particolare, il "Rotablator" che permette di fresare lesioni particolarmente calcifiche; l'IVUS che è una ecografia intracoronarica; la Pressure-Wire, ossia una guida a pressione che consente di valutare funzionalmente l'entità delle stenosi coronariche e l’OCT. Quest’ultima è una modernissima tecnica che si basa sulle frequenze della luce: possiamo vedere in alta risoluzione l'interno delle coronarie. Vi sono pazienti affetti da patologia val- Dr. Maurizio D'Amico 23 CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 TABELLA 2 - PROCEDURE Procedure annue 1600 Valvole Aortiche impianti 50 Angioplastiche 800 Clip Mitraliche 15 Angioplastiche per infarto miocardico 120 DIA/PFO 40 Rotablator 20 Valvuloplastiche Aortiche 20 IVUS 60 Congeniti adulti (GUC) 20 Pressure Wire 60 Biopsie Cardiache 120 volare di varia natura. Essi normalmente vengono sottoposti a varie procedure diagnostiche come coronarografia, aortografia, ventricolografia, cateterismo destro, in preparazione di un intervento cardochirurgico di riparazione o sostituzione valvolare. Recentemente sono state introdotte nel laboratorio di Cardiologia Interventistica procedure di impianto percutaneo di valvole aortiche e di clip mitraliche che vengono usate in alternativa all'intervento cardochirurgico in malati particolarmente complessi ad alto rischio. Altra categoria sono i pazienti affetti da patologie congenite nell'età adulta. Le forme più frequenti sono i forami ovali pervi, le comunicazioni interatriali, le fistole che mettono in comunicazione il circolo polmo- nare con quello sistemico, il dotto di Botallo pervio, la coartazione aortica e altre meno comuni. Anche in tale caso si eseguono in sala procedure diagnostiche spesso seguite da procedure interventistiche per la correzione dei difetti utilizzando speciali ombrellini, tappi e spirali metalliche. Vengono poi studiati i pazienti con trapianto di cuore. Essi in fase di valutazione pretrapianto vengono attentamente studiati con coronarografia e soprattutto con cateterismi destri con prove farmacologiche per capire se effettivamente si gioveranno di un nuovo cuore. In fase post-trapianto, oltre alle solite procedure diagnostiche, sono sottoposti a periodiche biopsie miocardiche. Si tratta di prelevare con piccole pinze dedicate (biotomi), attraverso la vena giugulare o la via femorale, piccole quantità di tessuto cardiaco che vengono poi studiate per valutare l'eventuale presenza di segni di rigetto cardiaco. In questo caso si instaurano posologie diverse di farmaci anti-rigetto in grado di controllare il fenomeno. Un ulteriore gruppo di pazienti è quello affetto da ipertensione polmonare severa. Anche tali soggetti vengono sottoposti a cateterismi del cuore destro per diagnosticare la presenza di ipertensione polmonare e per seguire la riposta ai più recenti farmaci in utilizzo per il trattamento di questa patologia. Dizionario medico In questo numero cerchiamo di capire cosa significa sottoporsi a 24 ECOCARDIOGRAMMA anche definito impropriamente come Eco colordoppler. L’ecocardiogramma è un esame del cuore basato sull’impiego degli ultrasuoni. Suoni a frequenze molto elevate, innocue, che non sono udibili all’orecchio umano ma che rimbalzano sulle pareti del cuore e ne proiettano la sua immagine sullo schermo. Permettono così di visualizzare l’anatomia cardiaca e studiare il cuore in azione al fine di valutare la funzione ventricolare e valvolare e la situazione del miocardio, del pericardio e dei grossi vasi. Gran parte delle patologie cardiache, dall’infarto alle malattie congenite, possono essere studiate con questo esame non invasivo e che può durare una ventina di minuti o più a lungo. Come gran parte degli esami però deve essere effettuato solo se c’è una reale necessità, ad esempio per chiarire e puntualizzare una diagnosi o per decidere/ confermare una terapia. Vi sono altre applicazioni dell’ ecocardiogramma: a)E. TRANSESOFAGEO - è invasivo poiché viene inserita una sonda attraverso l’esofago al fine di avere maggiori dettagli sulle valvole e sull’aorta. La tecnica con cui viene effettuato ha molte somiglianze con l’Esofago-gastroscopia. b)E. DA SFORZO: associato a sforzo fisico, viene sporadicamente utilizzato soprattutto nello studio della malattia coronarica, delle aree ischemiche o infartuate della muscolatura cardiaca. c)E. DA STRESS: simile al precedente per quanto riguarda le indicazioni, ma più utilizzato, sfrutta, in luogo dello sforzo fisico, la somministrazione di farmaci come il dipiridamolo o la dobutamina che producono uno stress cardiaco guidato e monitorizzabile. CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 IMPORTANTE FORUM A TORINO SUL TRATTAMENTO DEL FORAME OVALE PERVIO Quell’anomalia congenita del cuore che può causare gravi problemi Per la prima volta si sono riunite tutte le società cardiologiche di settore e la maggiore società scientifica neurovascolare. L’obiettivo trovare un accordo finalizzato a rendere omogeneo l’approccio clinico su scala regionale. Il caso del giocatore Cassano Con il supporto di Amici del Cuore Onlus, si è svolto recentemente a Torino il I Forum Congiunto ANMCO (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri), SIEC (Società Italiana di Ecocardiografia), SICI/GISE (Società Italiana di Cardiologia Interventistica), ISF (Italian Stroke Forum) sul trattamento del FORAME OVALE PERVIO. L'evento è stato promosso dal Consiglio Direttivo Regionale ANMCO, presieduto dalla Dott.ssa Maria Rosa Conte (Direttore della Cardiologia dell'Ospedale Mauriziano di Torino), ed è stato organizzato e coordinato dal Dott. Paolo Scacciatella (Dirigente Medico di I livello e Responsabile del trattamento dei pazienti con forame ovale pervio presso la Cardiologia dell'Azienda Ospedaliera San Giovanni Battista, diretta dal Dott. Sebastiano Marra), con l'ausilio dei Presidenti Regionali delle società scientifiche coinvolte, Dott. Maurizio D'Amico (SICI/GISE), Dott. Mauro Giorgi (SIEC) e Dott. Paolo Cerrato (ISF). Un tema di grande importanza ed attualità, anche perché questo tipo di anomalia ha colpito alcuni calciatori famosi. Emblematico il caso del giocatore Antonio Cassano: il suo "buchino" nel cuore è diventato argomento da prima pagina. Il Dott. Paolo Scacciatella ci racconta gli aspetti salienti del Convegno. Dr. Paolo Scacciatella di Paolo Scacciatella Il Forum torinese ha riunito per la prima volta tutte le società scientifiche cardiologiche di settore e la maggiore società scientifica neurovascolare dedicata allo studio dell'ictus, con gli obiettivi dichiarati di confrontarsi sui dati già consolidati e su quelli ancora controversi relativi al forame ovale pervio e di trovare un accordo finalizzato a rendere omogeneo l'approccio clinico su scala regionale. Il forame ovale pervio è un'anomalia congenita del cuore che comporta una comunicazione tra le sezioni sinistre e le sezioni destre a livello del setto interatriale. In condizioni particolari tale anomalia può predisporre allo sviluppo di ischemia cerebrale con manifestazioni cliniche potenzialmente gravi. Il trattamento di prevenzione primaria e secondaria dei pazienti con forame ovale per- vio e ictus è a tutt'oggi un campo clinico di estrema difficoltà per diversi motivi: l'assenza di studi clinici randomizzati pubblicati e controllati su cui produrre linee guida, la complessità della diagnosi di ischemia cerebrale criptogenetica, l'estrema varietà anatomica del difetto, la complessità della diagnostica per immagini e del trattamento medico e/o interventistico. Il forum è stato strutturato in una parte teorica e in una pratica. La prima ha previsto dei focus sulle principali problematiche relative: -all'approccio clinico del paziente con forame ovale pervio sia dal punto di vista neurologico che cardiologico, -alle metodiche più attuali di "imaging" sia per la fase diagnostica che per quella procedurale, 25 CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 -alle tecniche di trattamento interventistico con evidenza dei risultati attesi e delle potenziali problematiche a lungo termine, -alla gestione ed al "counseling" infermieristico. La parte pratica è strutturata con casi clinici interattivi a partecipazione diretta con televotazione e con analisi critica di esperti. L'evento è stato seguito da 200 partecipanti, oltre a 14 relatori, 11 moderatori e 7 esperti commentatori. Va segnalato il prezioso supporto organizzativo delle Dott.sse Carola De Lucis ed Alessandra Imoda dell'Agenzia Comunicare. In conclusione, è possibile affermare che il Forum, che ha visto il supporto di AMICI del CUORE Onlus, è stato un incontro scientifico di alto livello, estremamente utile per diffondere le conoscenze relative a questa patologia ancora difficile da gestire. Inoltre, si è rivelato un valido contribuito al miglioramento dell'assistenza fornita ai pazienti affetti da ictus provocato dalla pervietà del forame ovale pervio, patologia ancora difficile da gestire ed è stato un utile contribuito al miglioramento dell’assistenza fornita ai pazienti affetti da ictus provocato dalla pervietà del forame ovale pervio. Fast Stemi Piemonte, una rete per la salvezza di Tullio Usmiani Da gennaio 2011 è operativa su tutto il territorio della Regione Piemonte la rete per il trattamento dell’infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST; si chiama FAST STEMI PIEMONTE. È il frutto di anni di lavoro di organizzazione logistica e telematica. Lo schema di lavoro della rete, in breve, prevede che il cittadino piemontese con sintomi suggestivi per infarto chiami il 118 e che venga raggiunto da un equipaggio (ambulanza o elicottero a seconda delle circostanze ) con un apparecchio a bordo in grado non solo di eseguire l’elettrocardiogramma (ECG), ma anche di trasmetterlo con differenti modalità wireless (GSM, GPRS, PSTN, Satellitare) alla Centrale Operativa (C.O.) di zona del 118 unitamente ad una scheda con dati clinici sul paziente. A sua volta la C.O. invia ECG e la scheda all’UTIC dell’ospedale di pertinenza su un computer posizionato nell’Unità Coronarica e dedicato solo a questa attività; il cardiologo di guardia, allertato, in meno di 5 minuti legge l’ECG e la scheda e rimanda alla C.O. del 118 la diagnosi corretta e dispone il trattamento medico da eseguire con l’indicazione a portare il paziente nell’ospedale più vicino e idoneo a eseguire l’angioplastica coronarica in urgenza. Contemporaneamente il cardiologo dell’UTIC allerta il personale dell’emodinamica preparando il percorso intraospedaliero. In questo modo viene risparmiato molto tempo prezioso per il paziente,facendo la diagnosi a distanza, trasportandolo nell’ospedale giusto e facendogli trovare già pronta la sala di emodinamica senza necessità di fermarsi in pronto soccorso per gli accertamenti. Tra le iniziative per pubblicizzare l’esistenza di questa rete l’assessorato alla Sanità della Regione Piemonte ha creato un sito dedicato ove si trovano informazioni sulla funzione della rete, consigli ai cittadini sulla prevenzione della malattia coronarica e vi è anche una parte del sito dedicato alle Associazioni di Volontariato. E’ possibile consultare il sito all’indirizzo http://www.regione.piemonte.it/sanita/cms/reticliniche.html Dalla storica Carta dei Diritti del Cardiopatico alla missione dei volontari in ospedale e fuori 26 Le Associazioni di Volontariato sono da considerare ormai, dopo anni di opera all’interno di strutture ospedaliere, come figure di pari valenza aggregate a quelle “storiche“ delle mura nosocomiali (medici & infermieri) in quanto svolgono un’opera insostituibile di attività che ha delle caratteristiche consolidate e che ben si addicono al loro ruolo “laico“. Quest’attività va dall’accoglienza in ospedale, al sostegno durante la degenza al mantenimento del contatto con il paziente con informazione anche dopo la dimissione. Le Associazioni di Volontariato, uniformandosi alla storica Carta dei Diritti del Cardiopatico hanno recepito la loro missione e hanno sviluppato attività non solo all’interno dell’ospedale, ma hanno avuto capacità di espandere la loro attività anche fuori con iniziative nel campo della prevenzione primaria e secondaria, con attività di divulgazione e di screening della patologia cardiovascolare. Inoltre alcune Associazioni hanno avuto modo di supportare attività di ricerca conferendo borse di studio o fornendo a strutture ospedaliere apparecchiature. Quello del volontariato è diventato un mondo che ha superato il semplice gesto spontaneo ma, mantenendone lo spirito, si è evoluto un meraviglioso intreccio di iniziative; qui si possono trovare gli indirizzi delle associazioni ufficialmente registrate che operano nella Regione Piemonte. CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 LA STORIA • MEDICINA A TORINO, UNA CORSA VERSO L'ECCELLENZA Dai pionieri ai primi specialisti Nell'evoluzione del trattamento dei cardiopatici una serie di primati. Lo slancio di Actis-Dato e Angelino, l'idea di Dogliotti. Uno sviluppo intenso che ora si scontra con i problemi economici della Sanità prof. Erennio Rosettani È di attualità la notizia dell’intenzione di razionalizzare la distribuzione dei Laboratori di Emodinamica, esistenti sul territorio, da parte dell’Assessorato alla Sanità. Sulla base dei dati standard nazionali, che prevedono la necessità di un laboratorio ogni 300600 mila abitanti (media 450 mila), per il Piemonte e la sua popolazione di 4,5 milioni di persone, delle 24 unità oggi presenti, ben 14 sono da considerare in eccesso. Il problema si presenta di difficile soluzione per gli organi responsabili, perchè vengono chiamate in causa manovre relative alla eventuale soppressione o ridistribuzione, su tutto il territorio, di apparati in funzione e con personale medico e tecnico altamente qualificato. Se vogliamo ora curiosare sulle cause che hanno condotto alla realizzazione del quadro attuale, dobbiamo chiedere aiuto a una breve rassegna storica relativa allo sviluppo della cardiologia piemontese, e in particolare all’inizio della diagnostica cardiologica invasiva (cateterismo cardiaco) e della sua successiva evoluzione verso una più moderna configurazione, che può essere definita diagnostico-terapeutica. In Italia, nell’immediato periodo post bellico, si assiste a una ripresa graduale dell’attività assistenziale sostenuta dalla Medicina Interna, sia ospedaliera che universitaria, composta dalle diverse specialità mediche. All’epoca non esisteva la figura dello «specialista» o sezioni di medicina specialistica autonome; coloro che seguivano particolari branche venivano considerati «cultori della materia». Per quanto concerne la cardiologia, mentre nei Paesi anglosassoni e in Francia aveva raggiunto una sua autonoma configurazione, con elevati livelli di sviluppo e avanzate conoscenze dovute alla diffusione del cateterismo cardiaco, in Italia i cardiopatici erano ancora trattati nel contesto della medicina generale. È merito del Piemonte, e in particolare di Torino, aver iniziato e diffuso il nuovo capitolo della diagnostica cardiologica invasiva. Nel 1948, presso l’Istituto di Patologia Medica dell’Università, situato nell’ambito dell’Ospedale Molinette e diretto dal Prof. P. Sisto, due giovani neolaureati, assistenti volontari (i D.ri Angelo Actis-Dato e PierFederico Angelino), sollecitati da un gruppo di «cultori della materia» presenti in sede, si misero in contatto con l’Ospedale Lariboisiére di Parigi per acquisire le prime conoscenze tecniche relative alla esecuzione di cateterismi cardiaci. Dopo un breve periodo di permanenza presso l’ospedale francese, e sempre mantenendo un rapporto di collaborazione, Actis-Dato e Angelino cercarono di realizzare a Torino (primo in Italia) un laboratorio di emodinamica e angiocardiografia con l’impiego di risorse personali e l’aiuto di qualche «cultore della materia». Va ricordato il Prof. Baudolino Mussa, direttore dell’Istituto Koelliker (all’epoca in funzione come ospedale pediatrico privato), il quale, oltre a fornire i pazienti da studiare, sosteneva i due giovani pretendenti emodinamisti con l’offerta di risorse economiche e strumentazione di vario genere. Le apparecchiature radiologiche venivano modificate e adattate in maniera artigianale; come cateteri erano utilizzati quelli impiegati dagli urologi per lo studio degli ureteri; il materiale di contrasto, non reperibile in Italia, veniva acquisito presso l’Ospedale Lariboisiére. Il locale a disposizione era una piccola stanza nei sottopiani dell’Istituto di via Genova. I bambini affetti da cardiopatie congenite (il «morbo blu» in particolare) richiamavano l’attenzione dei medici più dellle cardiopatie dell’adulto, gestite nel contesto della medicina generale. Nonostante le difficoltà e le possibilità di studio limitate alle sole sezioni cardiache destre. Il 2 marzo 1950 veniva operato a Parigi presso l’Ospedale Boussais il primo bambino affetto da cardiopatia congenita, studiato a Torino con cateterismo e angiocardiografia dai due giovani «cultori della materia» cardiologica, non ancora «specialisti». Tale definizione prenderà corpo in quello stesso anno con l’apertura delle prime Scuole di Specializzazione. Grande era la soddisfazione per l’obbiettivo raggiunto, ma non mancava qualche voce discorde. Alcune pubblicazioni dell’epoca («Il pensiero Medico» - «Cateterismo del cuore e arditismo clinico-sperimentale» Prof. F. Giugni) condannavano questa attività, definendola immorale e poco rispettosa dell’etica medica. Prof. Erennio Rosettani 27 CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 28 Come già riferito, nell’immediato dopo guerra, l’apertura delle frontiere culturali costituì un grosso stimolo per lo sviluppo della cardiologia dell’infanzia e dell’adulto, fino all’entrata in funzione della cardiochirurgia, un’altra branca all’avanguardia nei Paesi anglosassoni. E sempre nel 1950 il noto chirurgo torinese Prof. A.M. Dogliotti, di ritorno da uno dei suoi frequenti viaggi di aggiornamento negli Stati Uniti, convoca i due giovani emodinamisti, di cui aveva sentito parlare, e chiede la loro collaborazione per organizzare un centro di cardiochirurgia. In cambio promette un’assunzione in ruolo, a patto però che uno dei due lo aiuti nel condurre gli interventi e prosegua poi la sua attività come cardiochirurgo. La scelta cade sul Dr. Actis-Dato mentre il Dr. Angelino assume la responsabilità del laboratorio di emodinamica fornito di apparecchiature d’avanguardia. E’ questo, si può dire, l’atto di nascita ufficiale del primo laboratorio di emodinamica in Piemonte, operante nel complesso del Centro di Cardiochirurgia «A. Blalock», dal nome di un noto cardiochirurgo americano, un pioniere nella terapia chirurgica dei difetti congeniti nei bambini. L’attività del centro raggiunge livelli impensabili per quel periodo, e dopo il primo intervento di cardiochirurgia eseguito in Piemonte (febbraio 1951) su un adulto affetto da stenosi della valvola mitrale, deve fronteggiare un afflusso continuo di pazienti provenienti da tutta Italia. Si deve però arrivare a cavallo degli anni ‘60-‘70 perchè si verifichino due importanti eventi, che costituiscono un ulteriore importante progresso. Da una parte, l’organizzazione delle Unità Coronariche, responsabili della creazione di servizi di cardiologia nel contesto delle divisioni di Medicina Interna, o di divisioni autonome di cardiologia; dall’altra la diffusione delle tecniche di indagine diagnostica per lo studio delle sezioni sinistre del cuore, e in particolare la coronarografia, attuate negli Stati Uniti fin dai primi anni ‘60. E’ l’infarto miocardico, e la prevenzione della «morte improvvisa» nella fase acuta, a stimolare l’organizzazione delle Unità di Terapia Intensiva Coronarica. Successivamente il diffondersi delle conoscenze su questo importante capitolo indirizza l’attenzione verso lo studio della cardiopatia ischemica per meglio prevenire l’evento fatale. Sono quindi i cardiologi impegnati presso le Unità Coronariche a vedere nella coronarografia il supporto fondamentale per un completo svolgimento del percorso clinico-terapeutico e lo stimolo alla realizzazione dei laboratori di emodinamica da aggregare al servizio. Per iniziative spontanee e l’ausilio delle componenti amministrative locali, fino alla metà degli anni ‘80 i laboratori si diffondono in tutta la Regione, senza tenere in considerazione le dimensioni dei bacini di utenza e il relativo volume di attività assistenziale. Dopo lo studio emodinamico-coronarografico, i pazienti con patologia coronarica, con o senza pregresso infarto miocardico, venivano trasferiti presso il centro di cardiochirurgia per essere sottoposti a intervento di rivascolarizzazione miocardica mediante by-pass aorto-coronarico, con inevitabili e sempre più lunghe liste d’attesa. Grazie alla generosità dell’industriale torinese Orfeo Pianelli, il primo laboratorio di emodinamica della Regione, distaccato da un centro di cardiochirurgia e in grado di eseguire uno studio emodinamico completo (in particolare il cateterismo sinistro e la coronarografia), vede la luce nel 1969 presso l’Istituto di Clinica Medica dell’Università di Torino, dove era attiva da due anni la prima Unità Coronarica del Piemonte. Oltre ai pazienti ricoverati in sede, prestava servizio per quelli provenienti da altri ospedali della città e periferia. Nel 1986, con l’angioplastica coronarica, una manovra di tipo terapeutico-interventistica (eseguita per la prima volta da un team di emodinamisti dell’Ospedale Molinette con i dottori Baduini e Marra), s’inizia una nuova era per i laboratori di emodinamica. Lo studio del paziente può essere completato con un intervento che ne limita le dipendenze dalla terapia chirurgica. Sarebbe troppo lungo elencare le tappe dell’evoluzione tecnologica e il ruolo assunto oggi dall’emodinamica nell’ambito della cardiologia. Come detto in precedenza, per il processo di diffusione spontanea dovuto alla complicità delle Unità Coronariche, la Regione Piemonte, su 32 sedi di cardiologia, conta ben 24 laboratori di emodinamica, più o meno organizzati per soddisfare le esiegenze dell’area dove sono ubicati, ma da qualche tempo con seri problemi, soprattutto di natura economica. I costi del materiale di base e degli apparati impiegati nel trattamento delle diverse patologie cardiache (stent, valvole artificiali, ecc.) hanno provocato un incremento delle spese di gestione oltre i limiti tollerabili: il solo impianto di una valvola può superare i 30 mila euro. Ne consegue che il ridotto numero di interventi eseguiti da molti laboratori, causato dalla loro eccessiva presenza in rapporto alle esigenze del territorio, oltre a renderli sottoutilizzati ed economicamente passivi, coinvolge direttamente il problema della qualità delle prestazioni: è ampiamente dimostrato come il mantenimento di un buon livello di qualità sia strettamente connesso con il volume di lavoro svolto. Pertanto, il tentativo di razionalizzare questo tipo di attività assistenziale allo scopo di ridurre le spese di gestione deve essere attuato, anche se non è facile trovare rimedi ottimali. In conclusione, la soluzione del problema con cui abbiamo cominiato questa breve rassegna storica dei laboratori di emodinamica del Piemonte, si può ottenere con l’adeguamento del servizio alle esigenze di alcuni capitoli della cardiologia attuale e dell’assistenza di base per determinare aree del territorio, e non solo con la generica soppressione o ridistribuzione. Non si deve dimenticare che agli stessi va attribuito il merito del livello di conoscenze e qualità operative in campo cardiologico, di cui il Piemonte può vantarsi. CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 In campo con la nostra Onlus I COMPLESSI DELICATI RAPPORTI TRA CHI SOFFRE E CHI AIUTA Volontariato, scelta di solidarietà A differenza di un tempo la partecipazione non è più un compito da assolvere nel nome di un ideale di gruppo. Si opera anche per la costruzione della giustizia sociale e del dialogo. Positiva esperienza con gli Amici del Cuore di Antonella Varetto* La riflessione sulle caratteristiche e valori portanti del volontariato non può non partire dal sottolineare come la solidarietà organizzata, anche dal punto di vista psicologico sia interprete del disagio culturale, ambientale e sopratutto sociale, sulle quali opera per la costruzione della giustizia sociale e del dialogo. Il paziente, quando diventa tale, muta la sua identità, a vantaggio di una nuova “identità da ammalato”, e con esso cambia la sua famiglia; ogni esperienza solidale del volontariato implica il contatto fra chi offre l'aiuto e coloro che se ne possono avvalere a partire da una condizione di disagio-bisogno, nella conoscenza e profondo rispetto per queste dinamiche di cambiamento correlate, nello specifico del volontariato in ospedale, alle malattie. Oggi, differentemente da ciò che accadeva un tempo, la partecipazione volontaristica non è più un compito da assolvere nel nome di un ideale di gruppo, ma una scelta autonoma di esercizio del proprio spirito di solidarietà, condizionata da fattori quali la disponibilità di tempo, di denaro, dalla struttura favorevole del nucleo familiare o dalla presenza di condizioni quali il pensionamento. Tale scelta comporta, inevitabilmente, un profondo coinvolgimento emotivo, che è un fattore che rende difficile l'arruolamento e la persistenza delle motivazioni, esponendo anche il volontario a rischio di stress: di qui la necessità sempre più sentita di una specifica formazione per i volontari. Tanti i fattori psicologici che favoriscono l'attività del volontariato: il coraggio, inteso come la capacità di accogliere la sofferenza, pur sentendosi talvolta impotenti di fronte ad essa, l'umiltà che consente di riconoscere che non si finisce mai di imparare, la comprensione dei problemi dell'altro, senza cadere nel pietismo, cercando piani comuni di intesa, la capacità di ascolto, la giusta identificazione con l'altro, sentendosi non troppo vicini e non troppo lontani da chi sta soffrendo, l'ottimismo, la costanza di rimanere in contatto con gli aspetti dolorosi senza farsi travolgere e scappare via, la pazienza per recare sollievo agli altri, la fantasia per creare un clima mobile e ottimistico e la disponibilità che consente un impiego sereno delle proprie energie. Vanno sottolineati con altrettanta forza, tuttavia, anche gli ostacoli psicologici all'attività del volontario: motivazioni troppo forti, quali il decidere per il volontariato dopo esperienze traumatiche o in seguito a intensi bisogni di riscatto, o ancora slanci eccessivi ed impulsività sono caratteristiche che nascondono fantasie destinate ad infrangersi presto, nella pratica quotidiana di un volontariato serio, portando con sé delusione e demotivazione, così anche come motivazioni quali l'impiegare il proprio tempo, in attesa di qualcosa di più gratificante o il conformismo che porta a far qualcosa di utile perchè “si deve fare del bene” non sostengono a lungo una seria attività da volontario. Concludo con due parole sulla mia esperienza diretta con i gruppi di volontariato in particolar modo pensando al più recente incontro, quello Dott.ssa Antonella Varetto *Dirigente Psicologo Città della Salute e della Scienza di Torino 29 CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 con gli Amici del Cuore con i quali abbiamo iniziato un percorso di formazione. L'energia che essi dimostrano è grande, ma ancora più importante, dal mio punto di vista, è la profonda autoconsapevolezza con la quale esprimono la forte motivazione al raggiungimento di un obiettivo “professionalizzante”: l'essere un buon volontario, ben inserito in un contesto non facile come quello di un grande ospedale, continuando ad arricchire ed arricchirsi di preziose esperienze umane ed emotive. EZIO BOSCO, AUGURI DI CUORE PIEMONTE ONLUS Associazione di volontariato per la prevenzione delle malattie cardiovascolari ASSEMBLEA SOCIALE È indetta l’assemblea dei soci in prima convocazione il giorno 1 Dicembre 2012 alle ore 8 ed in seconda convocazione il giorno 2 DICEMBRE 2012 ALLE ORE 10 a.m. presso il ristorante MAGO di Caluso Via Belvedere 58 con il seguente O.d.g. 1 Relazione del Presidente sull’attività 2012 2 Programmi futuri anno 2013 3 Dimissioni e presentazione nuovi soci 4 Previsione bilancio sociale 5 -Varie eventuali Al termine dell’Assemblea verrà offerto il pranzo sociale per i soci in regola con il versamento della quota di associazione. Le adesioni e le deleghe devono pervenire entro il 24 Novembre 30 Il nostro socio Senior, Ezio Bosco, compie 90 anni. Complimenti e un festoso cincin. È in buona salute e continua a sollecitare - instancabilmente - iniziative per aumentare il numero dei soci, la loro attiva partecipazione alla vita dell'Associazione e, per i più giovani, l'iscrizione tra i volontari ospedalieri. Partecipa attivamente alle riunioni del Consiglio Direttivo e ha sempre nuove proposte per la Presidenza. Bosco è una fonte inesauribile di saggezza e vitalità. Gli dobbiamo molto ed è con riconoscenza che a nome del presidente Danielis, dei consiglieri e di tutti i soci la rivista Cardio Piemonte lo ringrazia per il suo contributo e gli formula vivissimi e sinceri auguri. ai seguenti numeri telefonici: Giacone Carla 392.2214972 Racca Caterina 392.1778092 Segreteria Ospedale Sig.a Lingua Maria Rosa 011.6335564 Presidente346.1314392 Il 28 novembre i 35 anni degli Amici del Cuore Gli Amici del Cuore celebrano i 35 anni dell'Associazione. La cerimonia, con la presenza del presidente del Consiglio Comunale, Giovanni Maria Ferraris, di Danilo Danielis e Sebastiano Marra, presidente e vice-presidente della Onlus, si svolgerà il 28 novembre, alle ore 15, nella cornice della Sala delle Colonne presso il Comune di Torino. CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012 Via al Registro Piemontese del paziente adulto con cardiopatia congenita di Gabriella Agnoletti* Le cardiopatie congenite (CC) sono malattie frequenti, colpiscono circa lo 0,8% dei nati vivi. Grazie ai progressi della chirurgia cardiaca, oltre l'80% dei bambini con CC raggiunge l'età adulta. Nei Paesi occidentali le CC sono la prima causa di cardiopatia del giovane adulto e delle future madri. Negli Usa i pazienti adulti con CC sono 20 milioni, in Inghilterra ci sono 1600 nuovi casi all'anno, in Canada il numero é aumentato del 270% in 10 anni. Anche la natura delle cardiopatie evolve, poiché, grazie all'introduzione di programmi di palliazione variati e talora complessi, crescono i pazienti con cardiopatie gravi che vivono sino all'età adulta. La gestione medico-chirurgica di questa popolazione é difficile, molto specializzata e richiede una collaborazione multidisciplinare. Ci troviamo di fronte a una nuova specialità che é oggetto di raccomandazioni pubblicate da Società di Cardiologia nazionali e internazionali. In Germania, Olanda, Inghilterra l'organizzazione delle cure si svolge in centri specializzati e dedicati, con il supporto di registri nazionali e protocolli diagnostico-terapeutici. In Italia si puo' stimare che ci siano almeno 80.000 pazienti adulti con CC e che almeno la metà di essi necessitino di terapia interventistica cardiologica o di cardiochirurgia. Questi pazienti sono chiamati GUCH, dall'acronimo inglese Grown-Up Congenital Heart disease. In Piemonte nascono ogni anno 280 bambini con CC; di questi 238 raggiungono l'età adulta e 48 hanno problemi cardiaci gravi. Questi pazienti sono seguiti presso le cardiologie pediatriche generalmente sino al 15° anno di età; in seguito non vengono più assistiti da centri o strutture specializzate. Una minoranza viene controllata da cardiologi dell'adulto, molti non vengono più seguiti, molti altri si rivolgono a centri specializzati di altre regioni. Grazie al supporto dell'associazione Amici del Cuore è nato ora il Registro Piemontese delle Cardiopatie Congenite dell'adulto. In esso saranno collocate informazioni concernenti lo stato di salute e l'inserimento sociale dei singoli pazienti. Le informazioni saranno disponibili in modo completo al medico che segue il paziente e in modo anonimizzato al medico responsabile del registro. Ogni paziente, con un codice personale, potrà accedere ai propri dati. Il Registro ci permette di conoscere il numero dei soggetti e la loro situazione. Conoscendoli meglio, potremo seguirli meglio e, con l'aiuto degli Amici del Cuore, educarli a prendersi cura di sè. Potremo rendere omogenee le cure loro offerte sul territorio piemontese, potremo inoltre identificare la cardiologia della Città della Salute come il centro regionale di riferimento a cui questi pazienti e i medici che li seguono potranno rivolgersi. Dott.ssa Gabriella Agnoletti *Responsabile servizio di Cardiologia Pediatrica, Città della Salute Coloro che desiderano sostenere la nostra Onlus potranno effettuare donazioni tramite Bonifico bancario intestato a: Amici del Cuore Piemonte Onlus Banca Intesa Sanpaolo IBAN IT10 Z030 6909 21710000 0031305 oppure sul conto corrente postale n. 19539105 Intestato a: Amici del Cuore Piemonte Onlus Cardiologia 2 - C.so Bramante, 88 10126 TORINO 31 La salute comincia a tavola! IL CAMBIO, A PRANZO CON CAVOUR Tutti i medici vi diranno che la salute comincia a tavola. Il che significa nutrirsi correttamente, con cibi sani e commisurati non solo alla nostra golosità ma anche alle condizioni fisiche (a proposito, perchè non farsi misurare la pressione nel motor home degli Amici del Cuore?). Se poi, per una volta, volete peccare, tanto vale farlo alla grande. Per la qualità del menù e l’ambiente. Abbiamo scelto, come icona, un locale storico di Torino, aperto nel 1757 e già menzionato da Casanova nelle sue Memorie: il ristorante del Cambio, entrato nella storia dell’Unità d’Italia. Tra i commensali Cavour, il cui posto è sempre lì, in fondo a destra su un divanetto. Nella foto a sinistra la vice-presidente Caterina Racca tra Enrico Zanchi e Daniele Sacco, direttore e deus ex machina del Cambio. fine del numero - arrivederci al prossimo -