XXIV Giornate Cardiologiche Torinesi Advances in Cardiac

Transcript

XXIV Giornate Cardiologiche Torinesi Advances in Cardiac
3/2012
Spedizione in Abb.Post. D.L. 353/2003 (N.46 2004) art.1 comma 2 E 3 • ANNO 2012 N. 3
III quadrimestre
settembre/dicembre
2012
XXIV Giornate Cardiologiche Torinesi
Advances in Cardiac Arrhythmias
and Great Innovations in Cardiology
Progressi e innovazioni
in cardiologia: successo
del congresso di Torino
con specialisti mondiali.
Scopriamo la Mayo Clinic
I rapporti tra corpo e
psiche sono strettamente
correlati: importante la
sinergia fra interventi
medici e psicologici
L’approccio clinico al
forame ovale pervio,
quell’anomalia congenita
del cuore che può
causare gravi problemi
pp. 11-19
pp. 20-2
pp. 25-26
CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012
Sommario
___________________________________ pag
NUTRIRSI BENE: ECCO UN AIUTO IMPORTANTE
NELLA PREVENZIONE DELLE MALATTIE
CARDIOVASCOLARI
Il pesce? Un buon amico___________ 3
EDITORIALE
In crescita ______________________ 5
ALLA SCOPERTA DI UN FRUTTO DAL PASSATO
RICCO DI EVENTI «MIRACOLOSI»
Un mondo in una noce_____________ 6
Misto di verdure speziate__________ 8
ANALISI DEL RAPPORTO TRA IL CUORE E
L’ATTIVITÀ SPORTIVA
Una visita medica preventiva per
evitare amare sorprese____________ 9
CARDIOLOGIA MONDIALE A CONGRESSO
Tre giorni a Torino_______________ 12
UNA GRANDE ORGANIZZAZIONE AL SERVIZIO
DELLA MEDICINA
Scopriamo la Mayo Clinic_________ 15
INTERVISTA
Malcolm Bell, incontro Usa-Italia____ 16
LE ATTUALI NEUROSCIENZE HANNO FORTEMENTE
RIAVVICINATO LE DUE DIMENSIONI
I rapporti fra corpo e psiche in
cardiologia: la sinergia fra interventi
medici e psicologici______________ 20
SECONDA PARTE CARDIOLOGIA 2
Diagnosi e cura in laboratorio______ 23
IMPORTANTE FORUM A TORINO SUL
TRATTAMENTO DEL FORAME OVALE PERVIO
Quell’anomalia congenita del cuore
che può causare gravi problemi____ 25
LA STORIA
Dai pionieri agli specialisti________ 27
IN CAMPO CON LA NOSTRA ONLUS
Volontariato, scelta di solidarietà ___ 29
Ezio Bosco, auguri di cuore!_______ 30
Via al Registro Piemontese del
paziente adulto con cardiopatia
congenita______________________ 31
2
In copertina: La sala durante la XXV Giornate Cardiologiche
Torinesi. Foto di Fiorenzo Ardizzone.
Foto relatori Convegno pp. 11-14 Max Ferrero, Fiorenzo
Ardizzone.
Il Consiglio Direttivo
Amici del Cuore onlus
Presidente
Danilo Danielis
Vice Presidente
Sebastiano Marra
Caterina Racca
Tesoriere
Michelangelo Chiale
Segreteria
Carla Giacone
Consiglieri
Fiorenzo Ardizzone, Ezio Bosco, Luciana Cerrini,
Michelangelo Chiale, Luisella Chiara, Danilo
Danielis, Carla Giacone, Sebastiano Marra,
Guglielmo Moretto, Marcella Pinna, Ornella
Pittà, Caterina Racca, Enrico Zanchi
Sindaci
Cesarina Arneodo
Comitato Scientifico
prof. Fiorenzo Gaita
dr. Sebastiano Marra
dr. Marco Sicuro
dr. Tullio Usmiani
dr. Armando De Berardinis
dr. Maurizio D'Amico
Comitato di Redazione
Ezio Bosco, Michelangelo Chiale,
Carla Giacone
Coordinatrice volontari
Caterina Racca
___________________
Progetto grafico della rivista
Roberta Serasso
Segreteria di redazione
Carla Giacone
Fotografie
Fiorenzo Ardizzone
Webmaster
Candeloro Buttiglione, Antonio Cirillo
CARDIO PIEMONTE - ANNO VIII - N. 22 (2012)
Tribunale di Torino 4447 del 26-02-92
Direttore Responsabile: Michele Fenu
ORGANO UFFICIALE DE
AMICI DEL CUORE PIEMONTE • Associazione Onlus
Associazione di Volontariato, no-profit, per la prevenzione e la ricerca delle
malattie cardiovascolari
Sede Ospedale Molinette Torino • Corso Bramante, 88 • 10126 Torino
Tel. 011.633.55.64 • Reparto di Cardiologia 2 dr. Sebastiano Marra
Presidente: Danilo Danielis
www. amicidelcuore.ideasolidale.org
e-mail: [email protected]
cell. 346/1314392
Tipografia: Grafart s.r.l. - Venaria Reale (TO)
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NUTRIRSI BENE: ECCO UN AIUTO IMPORTANTE NELLA PREVENZIONE DELLE
MALATTIE CARDIOVASCOLARI
Il pesce? Un buon amico
Il suo grasso, ricco di «omega 3», ha proprietà benefiche anche nel
controllo del livello dei trigliceridi e del colesterolo nel sangue. In primo
piano quello azzurro con alici, sarde, sgombri.
di Serafina Petrocca
Non tutti i grassi sono nemici della salute,
quello contenuto nel pesce ne è un chiaro
esempio. Il grasso del pesce non è solo di
qualità superiore, ma in molti casi anche di
quantità di gran lunga minore rispetto agli
altri prodotti animali: basta pensare che
i grassi contenuti in 100 g di mozzarella,
sono uguali a quelli di 6,50 Kg di merluzzo.
Numerosi studi confermano il ruolo protettivo del pesce nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, e nel controllo del
livello dei trigliceridi e del colesterolo nel
sangue. Le ragioni di queste proprietà benefiche stanno proprio nella composizione del
grasso di pesce, ricco di “omega 3” molto
diversi da quelli contenuti nella carne.
Questi grassi:
•hanno un alto potere antinfiammatorio e
favoriscono la fluidificazione del sangue
che scorre nelle arterie.
•sono efficaci nell'abbassare il tasso dei
trigliceridi nel sangue
•svolgono un'azione antitrombotica, ridurrebbero la possibile formazione di coaguli
nel sangue (molto simile a quella, posseduta
dall'aspirina).
•contribuiscono al controllo della pressione
arteriosa: mantengono
fluide le membrane delle cellule, e danno dunque più elasticità alle
pareti arteriose.
Il pesce più ricco di
“omega 3” è quello azzurro, quello che vive nei
paesi freddi e quello selvatico (alici, sarde,
sgombri.); essi si possono nutrire di alghe,
che sono la vera fonte di questi preziosi nutrienti. Gli acidi grassi omega-3 sono presenti solo in pochi organismi vegetali: oltre
le alghe, nei semi di lino, ma anche nella
soia, nelle noci e in diverse erbe selvatiche.
Le virtù nutrizionali e dietetiche del pesce
non terminano qui; è sicuro, infatti, il ruolo benefico sulle piastrine (si trovano nel
sangue e intervengono nel processo di coagulazione): è molto importante cercare di
evitare che si formino piccoli coaguli, perché questi ostacolano il normale fluire del
sangue, in quanto restringono il diametro
delle arterie, con gravi conseguenze per il
cuore ed il cervello.
Il pesce si è rivelato, inoltre, un valido alleato per chi ha difficoltà a mantenere il peso
forma: è un alimento poco calorico rispetto
alle altre fonti proteiche, come evidenziato
da questi esempi:
Dott.ssa Serafina
Petrocca
3
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Tab. contenuto calorico pesce (fonte INRAN)
Pesce
Branzino
Calamaro
Merluzzo
Palombo
Polpo
Salmone fresco
Sogliola
Tonno fresco
Cal/100g
82
68
78
80
57
185
83
159
Il nostro è un paese ricco di coste, ma gli
italiani mettono nel piatto il pesce media-
mente una sola volta alla settimana. Contrariamente a quello che si crede, il pesce
(soprattutto quello di mare) ha lo stesso
valore proteico della carne bovina, in quanto contiene le stesse quantità di aminoacidi
essenziali, quelli che il nostro organismo
non riesce a sintetizzare ma ricava solo attraverso la dieta. Rispetto alla carne però
il pesce ha un grande vantaggio: contiene
pochissimi grassi “dannosi” (acidi grassi
saturi e colesterolo) e molti grassi polinsaturi (come l’omega 3) che invece hanno
effetti benefici sulla nostra salute. Questi
grassi sono dei veri toccasana per il cuore
e lo dimostrano studi condotti sugli eschi-
Come cucinarlo?
Per tutte le sue qualità nutrizionali, il pesce dovrebbe avere un posto di primo piano nella
nostra dieta ed essere presente da due a tre pasti ogni settimana. La scarsa informazione
sul valore nutrizionale e l’idea molto diffusa, a torto, che il pesce sia difficile da cucinare
fanno sì che questo alimento sia poco consumato dagli italiani. Per valorizzare al meglio le
proprietà dietetiche del pesce e soprattutto la sua digeribilità, è meglio utilizzare tecniche
di cottura leggere e condimenti con pochi grassi.
Con il caldo estivo è da preferire la cottura alla griglia, veloce, pratica e nello stesso tempo
leggera. Altrettanto sane e gustose sono le cotture al cartoccio, al forno e alla crosta di sale
che sfruttano il normale contenuto di grassi del pesce e che sono poco impegnative e rapide.
La bollitura, altra tecnica di cottura usata per preparare il pesce, è da preferire per le zuppe,
perché diversamente si rischia di perdere in acqua importanti nutrienti. La frittura, senza
dubbio saporita, rende il pesce molto più calorico e poco digeribile, ed è consigliabile solo
occasionalmente.
Alici impanate al forno
4
Ingredienti per 4 persone
400g d'alici
120 g di pangrattato
1 spicchio d'aglio
olio d'oliva extravergine
1 cucchiaio di capperi
menta
origano
aceto
sale
cedentemente preparato con l'aglio, qualche
foglia di menta, origano e i capperi. Passate
le alici nel composto ottenuto voltandole da
ambo i lati premendo con la mano per far
aderire bene la panatura. Disponete le alici in
una casseruola, preferibilmente di terracotta,
irrorate con l'olio d'oliva e versate una spruzzata di aceto. Infornate a 180°C per circa 20
minuti fino a doratura. Servite le alici calde
o tiepide, aggiustando di sale se necessario.
Diliscate, lavate le alici e tenetele da parte.
In una terrina mescolate bene il pangrattato
con un pizzico di sale e un trito fine pre-
Le alici sono dei pesci con buon contenuto di
omega 3, quel tanto che serve alla nostra alimentazione senza appesantire la digestione.
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mesi, forti consumatori di pesce, nei quali
l’incidenza delle malattie cardiovascolari ha
una frequenza di appena il 3% contro il 50%
delle vicine popolazioni nord europee che
si nutrono di molti grassi, ma non d’origine
ittica. Le fibre del pesce contengono più acqua e meno tessuto connettivo rispetto alla
carne, rendendolo così un alimento molto
digeribile, adatto a tutti, dagli anziani ed
ai bambini.
Sgombri grigliati con limone
e un pizzico di erbette
Ingredienti per 4 persone
4 piccoli sgombri pronti per la cottura
2 piccoli limoni non trattati
Menta o basilico e timo
Sale
Lavare le erbe aromatiche ed i limoni. Affettate gli agrumi a rondelle.
Sciacquate gli sgombri e asciugateli; mettete nella cavità addominale le erbe ed
una fetta di limone.
Disponete i pesci sulla griglia del forno,
adagiatevi sopra qualche altra fetta di limone. Fate cuocere a 180° C per 15 minuti.
Estraete i pesci dal forno, togliete le rondelle di limone sulla superficie e voltateli; aggiustate di sale e distribuite sopra
le erbe rimaste e qualche fetta di limone.
Continuate la cottura in forno per circa
altri 15 minuti fino a quando non saranno cotti. Gli sgombri contengono un alto
contenuto di omega 3, utili per la salute
del cuore, ma è meglio consumarli a pranzo
(piuttosto che la sera) perché potrebbero
essere un po’ difficili da digerire.
Editoriale
In crescita
di Michele Fenu
In uno studio dentistico trovo per caso un
paziente che sfoglia una copia di CardioPiemonte. «Niente male, eh» brontola con quel
senso di cameratismo che accumuna i candidati al trapano. E poi: «Sì, dovrei farmi fare
una visita cardiologica, non si sa mai».
Devo dire che ho provato una certa soddisfazione perchè il forte impegno nella prevenzione delle malattie cardiovascolari varato
in questi mesi dal presidente Danilo Danielis
e dal dottor Sebastiano Marra con il generoso impegno dei volontari della nostra onlus
Amici del Cuore, del comitato scientifico e
dei medici sta trovando molti riscontri. Piccoli e grandi.
L’apprezzamento verso l’Associazione è in rapida crescita: stiamo diventando un punto di
riferimento nell’ambito del mondo torinese e
gli articoli dedicati ai numerosi aspetti del
settore cardiologico sono oggetto di interesse e di curiosità. Tanto che anche CardioPiemonte sta crescendo per ospitare un sempre
maggiore numero di interventi, scientifici e
non. Questo terzo numero del 2012, ad esempio, è salito da 24 a 32 pagine. Poco se pensiamo ai grandi magazines, molto se consideriamo che è una rivista di volontariato che si
regge su donazioni e attività dei soci.
Abbiamo pensato di puntare sull’alimentazione, un tema che ci riguarda tutti, malati o
meno, e che è sempre più al centro dell’attenzione, arricchendolo con una divertente
storia sulla noce, e di sottolineare i legami
tra cuore e sport in una nuova ottica. Grande
spazio per un evento clou: il congresso cardiologico organizzato dal Prof. Fiorenzo Gaita
e dal dottor Marra. A Torino si sono ritrovati
medici e ricercatori di tutto il mondo, con
la prestigiosa partnership della Mayo Clinic
di Rochester, negli Usa, che abbiamo voluto
presentarvi.
Ci sono tanti altri argomenti da scorrere, dai
rapporti tra psiche e cuore al trattamento del
forame ovale pervio, all’approfondimento delle strutture di Cardiologia 2. E poi tante notizie sulla nostrra Onlus che compie 35 anni.
Buona lettura.
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ALLA SCOPERTA DI UN FRUTTO DAL PASSATO RICCO DI EVENTI «MIRACOLOSI»
Un mondo in una noce
Già novemila anni fa era considerato un alimento prezioso.
Dal Medio Oriente alla Grecia e a Roma e poi all’Europa.
La pianta diede origine a miti e leggende, come quella delle streghe
di Benevento. Moderni studi ne hanno dimostrato le qualità positive
anche nel campo del cuore
di Franco Orlandi
Franco Orlandi
Chi vuol
mangiare
una noce
ne deve
rompere il
guscio.
(Tito Maccio
Plauto–III
sec.a.C.)
6
“Nel giardino dei noci io
sono sceso per vedere…”,
(Cantico dei Cantici, 6,11IX sec.a.C.). La noce in tutta
la Bibbia è citata solo qui,
in quello che è considerato
un “Manuale della Rivelazione sull’amore, sull’affetto
e sulla sessualità” (G. Krinetski) e quindi la “Magna
Charta dell’umanità” (K.
Barth). La lettura è decisamente consigliata. Il noce
qui è evocato, dal poeta biblico, come pianta “esotica” dal simbolismo
“fertile”, per creare l’idea di un giardino segreto, raro, prezioso, in cui entrare con piacere e con sorpresa. A quell’epoca il piccolo
tempio di Adone ad Aqfa, nella valle che in
Libano si trova tra le città di Byblos e Baalak, era circondato da una selva di noci che,
come il melo, erano considerati alberi sacri
al dio della fecondità e i cui frutti erano visti come simboli della sessualità femminile.
Il nome greco della noce (Carya), ci rimanda
al famoso mito di Caryatis. Dioniso, ospite
di Dione, re della Laconia (nota anche come
Lacedaemonia, nella parte sud-orientale del
Peloponneso), si invaghì totalmente di Caryatis, l’affascinante fanciulla, figlia minore
del sovrano, tanto da desiderare di rapirla.
Le sorelle maggiori, invidiose e gelose, avvertirono il padre, nonostante Dioniso le
avesse ammonite di non farlo. Così si infuriò e le fece impazzire trasformandole in
rocce. Caryatis, pervasa da grande tristezza,
morì poco dopo e il dio, che l’aveva così
fortemente desiderata, la trasformò in un
albero di noce dai frutti fecondi. Divenne
in tal modo la dea della noce. Artemide annunciò ai Laconi la morte della principessa
Caryatis ed essi eressero in onore della casta
dea della luna e della caccia, un tempio. Le
ricerche archeologiche permisero di trovare un recinto sacro, dedicato a Caryatis, la
signora del noce, le cui sacerdotesse erano
chiamate “le cariatidi”, rappresentate anche
nell’Acropoli di Atene, dalle cariatidi di marmo che sostengono il portico dell’Eretteo,
un antico tempio greco. Il viaggiatore e
geografo Pausania (II sec. D.C.), ha riportato la notizia che ogni anno, le donne celebravano una danza chiamata caryatis, in
una festa in onore della bella fanciulla, festa che veniva chiamata la caryateia.
Stiamo parlando, ovviamente, del Noce (Juglans Regia L.) una pianta che era dedicata
alla Grande Madre ed ha sempre avuto una
duplice valenza di vita e di morte. I latini
chiamavano l’albero “Jovis glans”, abbreviato in “Juglans”, a significare, ghianda di
Giove, re degli dei, i cui frutti erano buoni e
nutrienti. Quindi da una parte il Noce è legato al mondo superno di Giove e dall’altra
a Plutone, perché il mito, si ricollega ad un
altro più antico preellenico: il nome di Caryatis deriva da Kàr, arcaica divinità sorella
di Thànatos, la Morte. Dallo stesso nome
deriva anche quello di Persefone che ogni
anno nel mese di novembre, nel segno zo-
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diacale dello scorpione, si ritira nel mondo
sotterraneo da suo marito Plutone, signore
degli inferi, per esserne nuovamente fecondata, rigenerata.
La duplice valenza di vita e di morte ha fatto
sì che tra i fiori di Bach, quelli del Noce, siano stati indicati da lui, per rafforzare l’equilibrio psichico nei momenti di cambiamento
e di transizione nelle diverse fasi della vita
o semplicemente assunti nel rito di passaggio, nel mese dello scorpione, governatore
del ”mese dei morti”, che segna il transito dalla fase diurna e luminosa dell’anno a
quella notturna, invernale e buia..
Reperti archeologici indicano che i frutti del
Noce venivano utilizzati come alimento già
9000 anni fa. Le prime testimonianze scritte risalgono a Plinio il Vecchio e Columella.
Relazioni di Plinio nel suo “Naturalis historia” testimoniano l’importazione del Noce in
Europa da parte dei greci tra l’VIII e il VI
sec. a.C. dall’Asia Minore, verosimilmente la
Persia, l’attuale Iran.
Sicuramente fu importato a Roma verso il
100 a. C. e di lì si diffuse nel resto d’Europa. Negli scavi di Pompei sono state trovate
noci carbonizzate con le caratteristiche di
quelle oggi coltivate a Sorrento.
“Unguento, unguento / mandame al Noce di
Benevento, / supra acqua et supra ad vento/ et supra ad omne maltempo”.
Questa è la formula, ormai famosa e passata alla storia, che usava Matteuccia da Todi
(sec. XV),accusata di essere pubblica incantatrice, fattucchiera, maliarda e strega e che,
dopo essersi cosparsa il corpo di un unguento di grasso di vari animali, intraprendeva il
“volo” magico verso il Noce di Benevento;
dove “Sono state compiute tante e tante
scelleraggini, essendo come nido di stregoni e fattucchiere… le più famose streghe al
mondo si ritirano ad abitare in questi contorni” (Pietro Piperno- metà XVII sec.).
Il famoso Noce di Benevento lega la sua
storia, alle vicende avvenute nel sec. VII
tra i bizantini e i longobardi, in lotta tra
loro, nella liberazione della città da parte
di questi ultimi, e per il voto fatto dal duca
Romualdo, nel caso di vittoria, di sradica-
re il Noce, poco distante dalla città, perché sede di rituali precristiani. La vicenda
è piuttosto ricca di risvolti e il confine tra
realtà e immaginazione rimane alquanto
vago. L’aspetto attraente di tutta la vicenda
intorno al Noce è legato alla fusione di due
culti distinti e separati in uno solo. Da una
parte il rito al “serpente”, connesso a Iside, personificazione anche di Ecate e Diana
(Artemide dei greci) e dall’altra l’immagine
dell’albero sacro, il Noce, di provenienza
germanica. La demonizzazione del luogo
venne attuata dal Cristianesimo, appoggiato anche da una certa enfatizzazione popolare. La leggenda delle streghe di Benevento
e del suo Noce si era diffuso in tutta Europa
a partire dal sec. XII ed è una delle ragioni principali della fama della città sannita,
che tenne la duratura fama di “città delle
streghe”. La notte di S. Giovanni è la notte
del raduno delle streghe sotto il Noce, per
vari rituali, e durante la quale, transitavano il cielo come stormi con a capo la dea
Diana per partecipare al grande sabba. Provenivano da qualsiasi luogo per radunarsi
sotto l’albero. Ancora oggi in alcuni paesi
è vivo il detto: ”Le streghe vogliono noci”.
La notte di S. Giovanni, nella tradizione popolare, si raccolgono le erbe curative e le
noci per preparare il famosissimo nocino, la
cui ”formula” viene tramandata da secoli.
E si trasmette anche, nei detti popolari, il
proverbio: ”Ogni vento non scuote il Noce”.
Come si vede, intorno alla nostra pianta si
sono connesse poesie, seducenti riti, storie, credenze, superstizioni della collettività
umana ed anche feste popolari. Tra queste
una delle più suggestive è quella di Motta
Camastra, in Sicilia, dove si tengono presentazioni, spettacoli folcloristici e degustazioni attorno alla festeggiata: la Noce
Una volta le noci venivano lanciate agli
sposi quale augurio di fecondità, dopodiché
furono sostituite dal riso che forse è meno
magico, ma di sicuro meno contundente.
La Noce è uno dei frutti secchi più nutrienti. Contiene glucidi, protidi, sali minerali,
le vitamine A, B1, B2, PP, B5, F, C, P; è il
frutto più ricco di zinco e rame. Anche le
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CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012
foglie e il mallo dei frutti hanno proprietà
medicinali, come notavano già gli antichi
e come ha confermato la moderna fitoterapia. Sono molto ricche di grassi polinsaturi che aiutano a combattere l’LDL, meglio
conosciuto come colesterolo “cattivo”. Particolarmente indicate nella dieta vegetariana, il loro potere calorico è notevole. Molteplici sono gi usi in fitoterapia. Favorisce
la diuresi, stimola la funzione pancreatica
ed epatica, grazie alla presenza dell’acido
alfa-linoleico. Ha proprietà amaro-toniche,
digestive, decongestionanti e astringenti,
antisettiche e cicatrizzanti. Studi recenti
ne hanno riconosciuto anche le proprietà
ipoglicemizzanti, in merito ad una sostanza
chiamata “catecolo, inibitore della saccarificazione degli amidi nell’intestino e della
trasformazione del glicogeno nei tessuti”.
Secondo una ricerca americana, le Noci, oltre a essere, come già detto ipercaloriche,
hanno proprietà antitumorali; in particolare
il loro consumo regolare previene l’insorgere
del tumore al seno, questo grazie alla abbondante presenza di acidi grassi omega 3,
oltre ad un alto contenuto di antiossidanti. La vitamina E, caratterizzata da spiccate
proprietà antiossidanti è in grado di tenere
sotto controllo i pericolosi effetti dei radicali liberi tanto temuti.
Da porre in rilievo anche la presenza dell’arginina, un aminoacido essenziale, molto importante per la salute delle nostre arterie;
difatti questo aminoacido fornisce alle pareti delle arterie il nitrossido, una sostanza
in grado di combattere e prevenire l’arteriosclerosi. Vari studi hanno inoltre dimostrato
che il regolare consumo di Noci contribuisce
ad abbassare notevolmente il rischio di sviluppare la coronaropatia.
Non dimentichiamoci dell’uso delle noci in
cucina; ma lasciamo al lettore la voglia di
sperimentarle in molteplici e gustosi piatti.
Osserviamo bene una noce: ”Il mallo corrisponde ai tegumenti del cranio, il guscio al
cranio, l’endocarpo alle meningi e il gheriglio ai due emisferi cerebrali” (Giovan Battista Dalla Porta). Quindi la noce fa bene al
cervello? Si; l’analogia morfologica, cara a
Egiziani, Indiani, Cinesi, alchimisti medievali, ha preso consistenza nella Teoria delle
Segnature di Paracelso, toccando marginalmente anche Ippocrate, Galeno e Plotino
prima di lui. Ma questa, delle Segnature è
un’altra storia tutta da raccontare.
Dal libro “La dieta per il cuore” della Dottoressa Serafina Petrocca
Misto di verdure speziate Ingredienti per 1 persona:
1 carota
¼ di cavolfiore
½ peperone rosso
1 scalogno
1 zucchina
1 patata piccola
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
1 spicchio d’aglio piccolo
spezie miste (zenzero in polvere, semi di
finocchio, cumino, paprica, peperoncino)
1 cucchiaio di olio di girasole
sale
Tempo di preparazione 20 minuti
Cottura 35 minuti
8
Difficoltà di esecuzione facile
Preparazione
Tagliate lo scalogno a mezzaluna, soffriggetelo in
una casseruola con l’olio, l’aglio e le spezie a fiamma moderata. Lasciate insaporire per alcuni minuti, quindi unite la carota tagliata a tocchetti, il cavolfiore a cimette e il peperone tagliato a cubetti.
Cuocete per 5 minuti, aggiungete la patata e la
zucchina tagliata a tocchetti e salate.
Diluite il concentrato di pomodoro in 100 ml d’acqua, versatelo sulle verdure e continuate la cottura
per circa 20-25 minuti a pentola coperta e a fiamma dolce.
Spolverizzate a piacere con del prezzemolo tritato.
L’uso di erbe aromatiche aiuta a condire con meno
sale, abitudine necessaria per chi soffre di ipertensione.
CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012
ANALISI DEL RAPPORTO TRA IL CUORE E L’ATTIVITÀ SPORTIVA
Una visita medica preventiva
per evitare amare sorprese
Bando alla pigrizia, ma attenti a come ci si comporta.
L’entità dello sforzo e il tipo di sport vanno valutati con cura.
Tra atleti e dilettanti cambia il livello dei rischi cardiaci.
Defibrillatore, uno strumento che dovrebbe essere sempre più diffuso
di Armando De Berardinis
Seduto al tavolino di un bar, mentre consumo il mio veloce pranzo, leggo sommariamente il quotidiano a disposizione dei
clienti. Una notizia attira la mia attenzione: un giovane calciatore muore per arresto
cardiaco durante la partita. Considero che,
nell’ultimo anno, tra atleti professionisti,
amatori e sportivi della domenica, sono più
di una decina gli sfortunati balzati sulle
prime pagine dei giornali per gravi eventi
improvvisi cardio-circolatori. Penso inoltre
a quanto il nostro modo di vita si nutra di
eccessi: alimentari, stress, sport. Mi viene
in mente una frase che lessi tempo fa: “Tutto in eccesso è nemico alla natura, ciò che
invece va a piccole dosi è sicuro”. Banale
no? Eppure è stato affermato da Ippocrate nei suoi Aforismi circa 2400 anni fa, ma
l’umanità pare non abbia imparato molto da
questi insegnamenti. E di eccessi si continua a morire. Un esempio, ben noto è come
il primo maratoneta di cui si ha memoria,
Filippide, sia morto al termine della sua corsa tra Maratona ed Atene (42 Km) per recare
la notizia della vittoria sui Persiani nel 490
A.C. Esultino allora i pigri perché sì, troppo
sport può fare male: a volte.
Certo, i fanatici dello sport potrebbero
obiettare che probabilmente il suddetto Greco non fosse stato sottoposto ad una visita
cardiologia preventiva, o che non si fosse
allenato a dovere (e chissà quali sostanze
illecite avesse assunto), ma è comunque
vero che nel corso degli
anni diversi studi hanno
documentato disfunzioni cardiache e morti improvvise durante e dopo
strenue competizioni.
In particolare è noto
come l’attività sportiva
rappresenti un fattore
indipendente e aggiuntivo rispetto ai tradizionali fattori di rischio per
lo sviluppo di un evento
cardiaco. In effetti due
studi americani hanno riportato un’incidenza di eventi cardiaci maggiori fino a 25 volte durante le gare, in confronto ad attività
a basso impatto fisico o al riposo notturno. Questo rischio è maggiore nei soggetti
meno allenati: lo dimostra una ricerca che
ha calcolato come la possibilità di essere
colpiti da infarto miocardico aumenti, in
questa sottopopolazione, fino a 50 volte.
Non è questa la sede per descrivere quali
siano le alterazioni molecolari o strutturali
delle fibre miocardiche e delle coronarie indotte dall’esercizio strenuo e protratto, ma
è comunque importante sapere che questi
episodi infausti sono aumentati negli ultimi
anni a causa dell’incremento dei soggetti,
soprattutto over 50, che partecipano alle
competizioni. Un recente studio ha analizzato tutti gli arresti cardiaci avvenuti du-
Dr. Armando
De Berardinis
9
CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012
10
rante le maratone
tanto scorretto, su
svoltesi negli Stati
queste basi, cedere
Uniti negli ultimi
alla pigrizia spinti
10 anni. L’incidalla paura di un
denza di arresto
evento
cardiaco
cardiaco è stata
durante l’attività
di 1 per 184000
sportiva. Innanpartecipanti con
zitutto, come si
maggiore interesè visto, il numero
samento degli uodi atleti che posmini nella fascia
sano incappare in
di età 30-59 anni. Statua di Fidippide a Maratona, foto di Hammer of the Gods27
queste situazioni è
L’incidenza aumenta se cambiamo sport
molto piccolo se confrontato con la moltitue consideriamo i partecipanti alle gare di
dine di praticanti un qualche tipo di sport.
Triathlon (1 per 43770) e diventa allarmanInoltre, è sempre stata esclusa, tra le cause,
te soprattutto per i non-pigri 40-60enni in
l'eventuale assunzione concomitante di sobuona salute che praticano jogging (1 per
stanze varie che possano talvolta giocare un
7620/anno).
ruolo decisivo. È pertanto chiaro come sia
Le cause di questi eventi sono rappresendi fondamentale importanza la visita metate principalmente da patologie cardiolodica preventiva per escludere condizioni a
giche pre-esistenti e misconosciute, come
rischio che potrebbero controindicare genela cardiomiopatia ipertrofica (30%), la maricamente l’attività sportiva o qualcuna solo
lattia coronarica (15%) e le gravi aritmie
delle sue specialità.
(< 6%) che, del tutto silenti e non diagnoPurtroppo è storia di tutti i giorni che lo
sticate, vengono smascherate dallo sforzo,
sportivo o aspirante tale, soprattutto se aned inducono una cascata di situazioni che
ziano, consideri tale visita una scocciatura
può sfociare nell’arresto cardiaco.
necessaria per ottenere quello che considera
Non dobbiamo però dimenticare che sono
un proprio diritto: l’idoneità. Invece, deve
ben noti, e anche meglio studiati e comessere l’occasione per conoscere le proprie
presi, gli effetti positivi dell’attività fisica
condizioni di salute e confrontarsi col mesull’apparato cardio-vascolare sia nei sogdico per stabilire di comune accordo l’entità
getti sani che nei cardiopatici: dal controllo
di sforzo o il tipo di sport più consono alle
dei fattori di rischio (sovrappeso, ipercoleproprie condizioni di salute. E ciò è ancor
sterolemia, ipertensione) al miglioramento
più vero e fondamentale per chi ha già sudei parametri anatomici e funzionali dell’apbito un danno cardio-vascolare: una serie
parato cardio-vascolare, ad una maggiore
di esami, eventualmente un test da sforzo,
sensazione di benessere.
possono indicarci i margini entro cui potersi
Gli studi epidemiologici hanno riportato
muovere con sicurezza.
che gli individui che effettuano esercizio
Un altro passo estremamente importante è
fisico presentano una riduzione del rischio
quello di attrezzare i luoghi in cui si effetdi mortalità per malattia coronarica del
tua l’attività sportiva, di defibrillatori auto27% rispetto ai sedentari. E che anche uno
matici o semiautomatici: le esperienze fatte
sforzo modesto, ma regolare (ad esempio
negli aeroporti e nelle palestre negli Stati
camminare a passo svelto per più di 3 ore
Uniti hanno dimostrato che sia possibile ria settimana), permette di ridurre del 35%
suscitare una elevata percentuale di soggetgli eventi coronarici e migliora la qualità
ti colpiti da arresto cardiaco.
di vita. Questi effetti positivi si esplicano,
È solo così che potremo ridurre il rischio di
come si è detto, anche su coloro che hanno
eventi indesiderati ed effettuare in tutta
già subito un danno cardiaco. Sarebbe pertranquillità la nostra salutare fatica.
CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012
CARDIOLOGIA MONDIALE A CONGRESSO – TRE GIORNI A TORINO
Vecchi farmaci con nuove indicazioni
e tecniche d’avanguardia
Per tre giorni, dal 25 al 26 ottobre, nel quadro delle XXIV Giornate Cardiologiche Torinesi, Torino ha ospitato l’ormai
tradizionale congresso di cardiologia. Nella sede dell’Unione Industriale, sotto la regia del Prof. Fiorenzo Gaita, e
del Dottor Sebastiano Marra, presidenti delle due sezioni del convegno (Advances in Cardiac Arrhythmias e Great
Innovations in Cardiology) si sono trovati oltre 400 partecipanti: medici, ricercatori, personale infermieristico. Decine
gli interventi e le relazioni con interessanti apporti di specialisti di tutto il mondo. In primo piano la partnership che
da tempo lega la Mayo Clinic di Rochester, negli Usa, alle strutture dell’Ospedale Molinette.
Un congresso di particolare importanza, che ancora una volta ha sottolineato la validità delle sinergie tra i
team di Gaita e di Marra. L’obiettivo, come ovvio, è uno solo: combattere quella piaga del mondo moderno che
sono le malattie cardiovascolari attraverso la prevenzione, la diagnosi e la cura, ricorrendo alle tecnologie più
moderne e innovative, come la riparazione percutanea dell’insufficienza mitralica, o la riscoperta della chinidina
(derivato del chinino), una nuova vecchia molecola che si sta dimostrando un farmaco salvavita, capace di ridurre
significativamente le sindromi di morte improvvisa.
L’importanza di un congresso di tale portata è evidente. Il mettere in contatto specialisti di tutto il mondo con la
possibilità di condividere tecniche, metodologie, esperienze significa far compiere alla comunià scientifica nuovi
progressi. Per Torino e la sua scuola un motivo di orgoglio.
Le malattie dei canali ionici e la loro terapia
di Carla Giustetto
Nell'ambito del Congresso Advances in Cardiac Arrhythmias and Great Innovations in
Cardiology, si è tenuto un simposio sulle
malattie dei canali ionici. Le malattie dei
canali ionici possono essere causa di morte
improvvisa in soggetti con cuore apparentemente sano. Esse sono dovute a un alterato
passaggio di ioni (sodio, potassio, calcio…)
attraverso le membrane cellulari delle cellule del miocardio, per un'alterazione geneti-
camente determinata delle proteine che li
veicolano.
La fibrillazione ventricolare è il principale
meccanismo della morte improvvisa e interviene generalmente in soggetti con una evidente cardiopatia sottostante, ma in circa il
5% dei casi si verifica in persone in cui non
viene identificata una patologia strutturale: in questi casi la fibrillazione ventricolare
viene definita "idiopatica".
11
CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012
Franco Cecchi, Firenze
(ITA)
Gianluca Alunni, Torino
(ITA)
Il tavolo dei
relatori con
Delfavro in
primo piano,
Bell, Gaita,
Marra
Dipen Shah,
Ginevra (CH)
Claudio Rapezzi,
Bologna (ITA)
12
Maurits Alessie,
Maastricht (NL)
Negli ultimi sessant'anni sono state identificate un numero crescente di "sindromi",
che hanno permesso di dare un nome a
molti casi di fibrillazione ventricolare precedentemente classificata come idiopatica.
Tra queste, la Sindrome del QT lungo ('57,
Jervell e Lange-Nielsen; '63-'64, Romano e
Ward); la Tachicardia ventricolare polimorfa
adrenergica ('78, Coumel e Leenhardt); la
Sindrome di Brugada ('91, Pedro, Joseph e
Ramon Brugada); la Sindrome del QT breve
(2003, Gaita e Giustetto) e la Sindrome da
ripolarizzazione precoce (2008, Haissaguerre
e Viskin).
Protagonisti del Simposio alcuni degli esperti internazionali che hanno descritto queste
sindromi aritmogene: il prof. Leenhardt, di
Parigi, che ha proposto una novità nella
terapia della tachicardia ventricolare polimorfa adrenergica, la terapia con flecainide;
il prof. Viskin, di Tel Aviv, che ha presentato gli ultimi aggiornamento sulla sindrome
da ripolarizzazione precoce; il prof. Joseph
Brugada, di Barcellona, che ha trattato della terapia della sindrome che ha contribuito
a descrivere; il prof. Nademanee, tailandese
che lavora negli Stati Uniti, che ha descritto
le prime esperienze nell'ablazione transcatetere come terapia per casi particolarmente
gravi di sindrome di Brugada.
Il team del prof. Gaita ha sviluppato una relazione sulla sindrome del QT breve, presentata dalla dott.ssa Giustetto. Il legame di
questo particolare quadro elettrocardiografico con casi di morte improvvisa familiare è
stato descritto proprio dal gruppo del prof.
Gaita nel 2003, che da allora ha sviluppato un Registro europeo, sotto l'egida della
Società europea di Aritmologia, e una serie
di studi, particolarmente volti all'identificazione di una terapia farmacologica efficace.
Se, infatti, per la sindrome del QT lungo e la
tachicardia ventricolare polimorfa adrenergica la terapia di prima linea è rappresentata dal betabloccante, per la sindrome di
Brugada, la sindrome del QT breve e la sindrome da ripolarizzazione precoce, descritte
in un'epoca in cui l'impianto del defibrillatore automatico (ICD) aveva ormai preso
CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012
Da sinistra: Samuel J. Asirvatham, Sebastiano Marra, Malcolm Bell, Amir Lerman.
piede come presidio fondamentale nella prevenzione della morte improvvisa, questo è
considerato la terapia di prima scelta.
Già nel 2004 il gruppo del prof. Gaita pubblicava sul Journal of American Journal of
Cardiology il risultato di test farmacologici
effettuati con diversi antiaritmici, dimostrando come l'idrochinidina, a differenza di
tutti gli altri farmaci testati, fosse in grado
di determinare l'allungamento dell'intervallo
QT nell'ambito della normalità e di prevenire l'induzione della fibrillazione ventricolare allo studio elettrofisiologico. L'efficacia
della chinidina è un fatto particolarmente
importante, poiché i pazienti con sindrome
del QT breve sono a rischio di morte improvvisa fin dalla nascita e l'impianto di un defibrillatore in bambini piccoli è tecnicamente
difficile e gravato da un'alta incidenza di
complicazioni.
La terapia con chinidina può essere proposta, inoltre, ai pazienti che ricevono
frequenti scariche dall'ICD, per limitarne
gli interventi, e nella prevenzione della fibrillazione atriale. Può essere considerata,
inoltre, come terapia di seconda scelta, nei
pazienti che rifiutino, o in cui per qualsiasi
ragione non sia possibile, l'impianto di un
defibrillatore.
Nella discussione che ha fatto seguito alla
Il prof. Fiorenzo Gaita
presentazione delle relazioni si è acceso un
interessante dibattito sull'utilità della chinidina nella prevenzione della morte improvvisa nei pazienti con sindrome di Brugada. Vi sono infatti evidenze che questa
terapia sia in grado di controllare le recidive di fibrillazione ventricolare in soggetti
portatori di ICD che hanno ricevuto scariche ripetute e appropriate per il ripetersi di
frequenti episodi di aritmia. Il gruppo del
prof. Gaita fin dal 2009 propone ai soggetti
asintomatici con pattern elettrocardiografico di Brugada e induzione di fibrillazione
ventricolare allo studio elettrofisiologico, in
alternativa all'impianto di un ICD, la profilassi con idrochinidina, con ottimi risultati
a medio termine.
Questo punto di vista è stato condiviso
dal prof. Viskin, che da qualche anno porta
avanti un Registro internazionale teso a valutare negli anni l'efficacia di questo farmaco nei soggetti che vengono all'osservazione
in assenza di sintomi. E' interessante notare
che anche nella sindrome da ripolarizzazione precoce la chinidina ha dato prova di efficacia nei soggetti con ripetuti episodi di
fibrillazione ventricolare, ponendosi quindi
come un importante presidio terapeutico in
diverse patologie dei canali ionici.
13
CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012
Innovazione, Molinette in primo piano
di Federico Conrotto
Come ogni anno è il momento delle riflessioni, quelle che arrivano dopo i giorni intensi e
proficui delle Giornate Cardiologiche Piemontesi, giunte ormai alla 24esima edizione. E come
ogni anno è il questo momento per fermarsi e
ripensare a cosa abbiamo imparato e quali sono
i messaggi che porteremo con noi nella pratica
gestione dei nostri pazienti.
Per i secondo anno il Congresso ha visto le sue
due anime “Advances in Cardiac Arrythmias” e
“Great Innovation in Cardiology” fondersi per fornirci uno scenario completo e suggestivo delle
ultime novità in Cardiologia. I partecipanti non
sono mai stati tanto numerosi, un giusto riconoscimento ai nostri sforzi organizzativi.
Provo a descrivere gli apporti culturali più salienti di questi quattro giorni ma è certamente
difficile scegliere tra i molti che abbiamo ascoltato e tra quelli ai quali abbiamo apportato
il nostro contributo. Lo farò riferendomi alla
“Great Innovations in Cardiology”, cioè alla parte che si è occupata di innovazioni nella cura
dell’infarto, della terapia dell’angina refrattaria
a qualsiasi terapia, delle riparazioni valvolari
eseguite in via percutanea, dell’impianto percutaneo di valvole aortiche in pazienti inoperabili
e di chiusura percutanea di difetti congeniti del
setto interatriale.
“Great Innovation in Cardiology” nasce come momento di condivisione di idee e pratica clinica
con i colleghi della Mayo Clinic di Rochester. E
anche quest’anno le attese non sono state deluse.
Nella prima mattina rispettando davvero questo
spirito, una intera sessione è stata dedicata proprio a questo proficuo scambio di idee. E mentre
abbiamo descritto il nostro atteggiamento cli-
14
Federico Conrotto
nico in sala di Emodinamica e abbiamo riletto
criticamente le ultime linee guida europee in
merito alla rivascolarizzazione del muscolo cardiaco, il Dottor Bell della Mayo Clinic ci ha portato il punto di vista di un cardiologo che lavora
in uno dei più importanti ospedali degli Stati
Uniti. Qualche differenza ma molte similitudini
in un confronto che non può che arricchire entrambe le parti.
Sempre nello spirito di condividere le nostre
esperienze, molto interessante è stata le sessione dedicata alla presentazione dei risultati degli
interventi più innovativi che si effettuano nelle
due Cardiologie delle Molinette. Dalla chiusura
percutanea del Forame Ovale Pervio, agli ottimi
risultati di quattro anni di esperienza dell’impianto trans-catetere della valvola aortica su
circa 150 pazienti inoperabili, alla ancora più
innovativa iniziale esperienza nella riparazione
percutanea della severa insufficienza mitralica
in soggetti con grave scompenso cardiaco e non
operabili, quindi condannati a continui ricoveri.
Risultati che hanno acceso anche in questa sessione un vivace dibattito.
Ma come non ricordare nel secondo giorno una
mattinata dedicata allo studio della placca aterosclerotica. Un’occasione per ascoltare una
bellissima lezione del Prof. Lerman, uno dei
maggiori esperti mondiali nella ricerca sulla caratterizzazione della placca aterosclerotica e sui
meccanismi fisiopatologici dell’ischemia cardiaca. E ancora, sempre nel secondo giorno, un interessante aggiornamento in tema di scompenso
cardiaco. Un grande contributo scientifico è stato portato sul tema della scelta ottimale della
terapia farmacologica che bisogna associare ai
pazienti colpiti da infarto miocardico.
Abbiamo presentato la prima esperienza italiana
di uso delle Shock Waves come terapia efficace
in pazienti anginosi che non rispondono più alle
più complesse terapie farmacologiche e non più
trattabili con terapie interventistiche o chirurgiche. Solo con ricchi e vivaci scambi di esperienze culturali provenienti dai maggiori centri
cardilogici mondiali si può sicuramente migliorare la gestione delle più complesse e rilevanti
malattie cardiovascolari oggi esistenti.
Molte idee, molte novità e molto entusiasmo.
Uno spirito che ci accompagna sempre, nei momenti di condivisione scientifica e nei momenti
della nostra pratica clinica. E un arrivederci alla
prossima edizione, perché gli argomenti, le innovazioni e le idee non si fermano mai.
CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012
UNA GRANDE ORGANIZZAZIONE AL SERVIZIO DELLA MEDICINA
Scopriamo la Mayo Clinic
Basata a Rochester, nel Minnesota (Usa), dedica il 40% delle sue risorse
alla ricerca. Nata nell’800 come piccolo studio medico, è oggi una
fondazione senza fini di lucro che impiega 58 mila dipendenti. Ogni anno
più di un milione di pazienti si rivolgono a una delle sue strutture
di Maurizio Enrico
Da molti anni la Mayo Clinic partecipa ai
lavori delle giornate cardiologiche torinesi.
È una partnership di grande rilievo perchè
questo istituto è uno dei più autorevoli
al mondo. Il nostro socio Maurizio Enrico
ha compiuto un’attenta ricerca sulla
clinica, tratteggiandone la storia e le
caratteristiche. E scoprendo molte cose
curiose.
La Mayo Clinic è una grande organizzazione
non a fini di lucro (simile alle nostre ONLUS)
dedicata alla cure mediche ed alla ricerca
medica basata a Rochester, Minnesota, specializzata nella diagnosi e cura di casi particolarmente difficili.
I pazienti sono inviati alla clinica da tutti gli stati degli USA e da tutti i paesi del
mondo a causa della sua notorietà e reputazione nel praticare terapie innovative ed
efficaci.
La Mayo Clinic é al vertice delle classifiche
degli standard qualitativi; ad esempio, é da
oltre 20 anni nelle primissime posizioni del
"U.S. News & World Report List of Best Hospitals".
Oltre il 40% delle sue risorse sono dedicate
alla ricerca.
Nel 2012 la Mayo Clinic è al terzo posto assoluto nella classifica di tutti gli ospedali
degli Stati Uniti compilata dall'autorevole
rivista U.S. News & World Report. La classifica prende in considerazione un totale di
circa 5.000 ospedali e li valuta in 16 diverse
specialità.
Partendo dalle umili origini di impresa familiare
tra un padre ed i suoi due
figli, uno studio medico
si è trasformato in una
struttura polispecialistica integrata.
L’attuale Mayo Clinic è
un’organizzazione
con
oltre 3.800 medici e
scienziati. Il totale delle
persone impiegate è di
58 mila, inclusi infermieri, studenti e personale
sanitario ausiliario.
La Mayo Clinic è attualmente diretta dal Dr.
John Noseworthy.
Maurizio Enrico
Una storia di grande impegno
Nel 1863, William W. Mayo (1819–1911) arrivò a Rochester, Minnesota, essendo stato
nominato medico responsabile per quella
città delle visite di leva durante la guerra
civile (1861-1865)
Alla fine della guerra, W.W. Mayo aprì il suo
studio medico nella città in cui si era ormai
ambientato. Entrambi i figli di W.W. Mayo,
William James Mayo (1861–1939) e Charles
Horace Mayo (1865–1939) crebbero a Rochester, ed entrambi studiarono medicina.
William si laureò nel 1883 ed entrò nello
studio paterno, e Charles li raggiunse dopo
la fine dei suoi studi nel 1888.
Il 21 Agosto del 1883, Rochester fu colpita
da un terribile tornado che causò almeno
37 morti e oltre 200 feriti. I soccorsi ini-
15
CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012
ziarono rapidamente e la sala da ballo della
città venne adattata a ospedale provvisorio
di emergenza. I dottori Mayo (W.W. e Will)
si impegnarono moltissimo nel trattare i feriti che venivano portati nell'improvvisato
ospedale. Suor Alfred Moes e le Sorelle di
San Francesco (un ordine dedicato all'educazione) furono convocate come infermiere
di emergenza, pur essendo state formate
come insegnanti, quindi, prive quasi totalmente di esperienza sanitaria.
Finita l'emergenza, Madre Alfred Moes contattò W.W. Mayo per fondare un ospedale a
L'intervista
Direttore del Programma Patologie Cardiache presso la Mayo Clinic
Malcolm Bell, così si fa in Usa
Com’è nata la collaborazione con i professionisti delle Molinette –
«Abbiamo un solido rapporto nell’interesse reciproco»
Il Dr. Malcolm Bell è Direttore del Programma Patologie Cardiache alla Mayo Clinic. Cardio Piemonte lo ha intervistato in occasione del Congresso di
Torino.
Cardio Piemonte: La Mayo Clinic partecipa ormai
da molti da anni alle Giornate Cardiologiche Torinesi. Come è iniziata questa partnership UsaItalia?
Bell: Penso che questo sia l'ottavo congresso di
Torino a cui partecipiamo. Tutto cominciò quando
16
Malcolm Bell è Director of Ischemic Heart Disease Program
– Professor of Medicine college of Mayo Clinic
il Dr. Marra venne a Rochester, più o meno quando anche io entrai personalmente a far parte della
Mayo Clinic, nel 1986-87 (Il Dr. Bell è di origini australiane n.d.r.). Non lo conoscevo, nè lo incontrai
allora, ma a quel tempo egli aveva un buon amico
nella nostra organizzazione. Marra venne per visitare la clinica e incontrò questo amico, che successivamente ebbe ottime parole su di lui. Il suo amico
gli fece vistare la Mayo Clinic e i due rafforzarono la
loro amicizia personale e professionale. Ma quell'epoca Marra non era ancora allo sviluppo professionale a cui è pervenuto oggi.
Nove anni fa i due cardiologi concordarono che sarebbe stata un'ottima cosa organizzare degli incontri per poter condividere su di un lato dell'Atlantico
cosa avveniva in campo cardiologico nell'altro. Io fui
così fortunato che fui indicato come la persona che
avrebbe dovuto seguire questi incontri, anche se non
avevo mai incontrato Marra precedentemente.
C.: È facile immaginare l'interesse dei medici delle
Strutture Complesse della Cardiologia alle Molinette su metodi e programmi sviluppati alla Mayo Clinic, dato che siete una delle istituzioni di eccellenza a livello mondiale, ma quali sono le motivazioni
che spingono la Mayo a questa collaborazione?
B.: Penso che si possano far risalire ai fondatori,
i fratelli Mayo, che crearono la Clinica insieme al
loro padre ben oltre un secolo fa. Essi divennero
famosi non soltanto lavorando all'interno, ma visi-
CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012
Rochester, che si sarebbe realizzato se lui
era d'accordo a dirigerlo. Il Saint Mary's Hospital fu inaugurato il 30 settembre 1889.
Il Dr. W.W. Mayo (che aveva ormai raggiunto
i 70 anni) divenne il consulente medicochirurgico dell'ospedale ed i suoi due figli
iniziarono a visitare pazienti ed a fare interventi chirurgici con l'assistenza delle Sorelle
di San Francesco.
Questo gruppo iniziale continuò a crescere
con l'aggiunta di altri medici che ora sono
considerati i "fondatori" della Mayo Clinic.
Nel 1919, essi crearono la Mayo Properties
Association, e la loro clinica privata si trasformò in un entità senza fini di lucro. I
fratelli Mayo, che avevano mantenuto la
proprietà degli immobili e degli arredi, donarono tutto a questa nuova associazione.
Nacque così una Fondazione che divenne
quella che oggi è la Mayo Clinic con un processo di crescita che è continuato per tutto
il ventesimo secolo.
Le sedi
La Mayo Clinic ha una forte presenza in tre
continua a pag 18.
Malcolm Bell
tando molte altre strutture e cercando di riportare
il meglio da queste. Questa è la filosofia di quanto
accade anche oggi, indipendentemente da quale è
il nostro partner e in quale città o nazione sia situato. È importante poter visitare e interagire con i
nostri colleghi all'estero.
Il secondo fattore di rilievo è la possibilità di allargare la prospettiva sia a noi che in particolare ai giovani cardiologi a agli specializzandi che
altrimenti vedrebbero soltanto come si opera alla
Mayo Clinic. È importante che si capisca come le
cose possono essere realizzate diversamente da
come sono fatte nel proprio Paese. Ogni volta che
vengo a Torino per questi incontri voglio imparare
qualcosa che porterò indietro e che utilizzerò nella
mia attività clinica.
C.: La Mayo Clinic organizza specifici programmi di
prevenzione nel territorio in cui è situata?
B.: È una domanda molto importante. E lo è ancor
più per noi americani. La popolazione in un certo
senso sta diventando meno sana a causa di quella
che può definirsi come "epidemia di obesità"e del
fatto che un crescente numero di persone soffre di
diabete. Esiste un progetto di prevenzione all'interno della nostra città e della nostra contea , ma sfortunatamente mi sembra che non riceva più fondi da
questi enti pubblici. Non ostante ciò, noi cerchiamo di portare la prevenzione cardiologica all'interno della comunità. In essa stiamo attualmente
sviluppando un programma di sensibilizzazione e
formazione di notevoli dimensioni, con particolare
riferimento alle scuole e agli altri gruppi che necessitano di essere coinvolti prioritariamente nella
prevenzione. Pensiamo di fare un uso intensivo delle moderne tecnologie informatiche (smartphone e
tablet) in modo che sia possibili venire contattati a
scopo preventivo e poter fare del follow up su larga
scala con costi ragionevoli.
C.: Può dirci in base a quale criteri viene selezionato il personale medico oltre che sulle competenze
strettamente tecniche ?
B.: Alla Mayo Clinic, fin dalla fondazione, abbiamo
sempre avuto tre valori fondamentali: Cura del Paziente, Formazione e Ricerca, quindi cerchiamo di
selezionare personale che sia in grado di affrontare efficacemente tutte e tre le attività. Dal punto
di vista psicologico diamo la massima importanza
alla capacità di lavorare in squadra con il personale infermieristico ed ausiliario e con gli assistenti
sociali. Sempre cerchiamo di tendere all'eccellenza
in quello che facciamo, e ciò anche per poter attrarre le persone migliori anche se la nostra è un
organizzazione non a scopo di lucro e le nostre retribuzioni non possono superare certi limiti. Tutti i
medici sono retribuiti con stipendio e ciò evita che
ci siano attività più remunerative di altre.
C.: Come gestite la economicità della gestione essendo una organizzazione senza fini di lucro?
B.: Questa è una domanda che tocca un tema vastissimo. In particolare oggi che è sempre più difficile vedersi riconoscere i costi dalle Assicurazioni
Sanitarie e dal Medicare (Assistenza sanitaria pubblica per gli anziani. n.d.r.). Va inoltre tenuto conto
che dobbiamo anche creare le risorse per investire
in ricerca e innovazione e nell'attività formativa/
accademica. Si tratta di una grandissima sfida e
dobbiamo provare di essere efficienti.
E ciò mentre la priorità numero 1 rimane sempre
la sicurezza del paziente. Teniamo conto che negli
Stati Uniti i dati statistici di ogni singolo ospedale
(negli USA sono oltre 4000 n.d.r.) sono pubblici e
vengono ampiamente divulgati, per cui la nostra
performance è oggetto di continue valutazioni.
Quindi dobbiamo tenere al primo posto la sicurezza
del paziente e la sua soddisfazione riducendo gli
sprechi.
17
CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012
aree metropolitane degli Stati Uniti: Rochester in Minnesota, Jacksonville in Florida, e
Scottsdale/Phoenix in Arizona. La Clinic ha
più di 32.000 persone nella sede principale di Rochester, ed ha un notevole impatto
economico nella zona in cui opera. Le sedi
in Arizona e Florida impiegano approssimativamente 5.000 persone in ciascuna delle
due sedi. In aggiunta, la Mayo Clinic possiede e gestisce il Mayo Clinic Health System,
che consiste in oltre 70 più piccoli ospedali e cliniche in Minnesota, Iowa, and Wisconsin con un totale di 14.000 dipendenti.
Mayo Clinic gestisce anche varie scuole per
le professioni sanitarie, tra cui la Mayo Medical School, la Mayo Graduate School, e la
Mayo School of Graduate Medical Education,
Mayo School of Health Sciences.
nienti dai 50 stati degli USA e da oltre 150
nazioni nel mondo si rivolgono presso una
delle strutture della Mayo Clinic. La Mayo
Clinic offre cure di alta specializzazione per
cui una larga parte dei pazienti è inviata da
ospedali e cliniche di minore dimensione. A
partire dagli anni intorno al 2000, la Mayo
Clinic si è resa famosa anche per gli elevati
livelli qualitativi in rapporto a bassi costi.
Uno studio vasto e approfondito ha determinato che il costo pagato dalle assicurazioni
per trattare i pazienti del Medicare(1) negli
ultimi tre anni di vita (gli anni più costosi)
è stato soltanto il 54% dei costi sostenuti
presso ospedali e cliniche della stessa zona.
Nel 2011 ci sono stati 123.000 ricoveri e
588.000 giorni di degenza.
Le finalità
I ricercatori della Mayo Clinic contribuiscono alla comprensione dei processi che generano le varie patologie ed alla definizione
delle migliori terapie e sono coinvolti nel
tradurre i risultati della sperimentazione
nella pratica clinica. Sono impiegati circa
400 tra medici e ricercatori in altre discipline, supportati da ulteriori 2.800 persone
tra personale tecnico sanitario e studenti.
Nel 2010 il Comitato Clinico Istituzionale
della Mayo Clinic ha esaminato più di 2.300
protocolli di ricerca e circa 8.000 studi di
pazienti. Queste ricerche hanno generato
L'istituzione è focalizzata su tre attività.
Quella primaria è naturalmente la cura del
malato, e ciò in accordo con il principio che
"i bisogni del paziente sono sempre prioritari". Le altre attività fondamentali sono
la formazione e la ricerca, due aree nelle
quali la Mayo Clinic è diventata sempre più
importante.
Le attività di cura
18
Ogni anno più di un milione di malati prove-
La ricerca
CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012
più di 5.000 rapporti di ricerca ed articoli di
rivista in pubblicazioni con revisione paritaria (la cosiddetta "peer rewiew").
La formazione
I dottori William e Charles Mayo sostennero la necessità di organizzare delle attività di formazione alle professioni sanitarie
fin dagli inizi della storia della Mayo Clinic.
Essa fu una pioniera nello stabilire l'attuale
sistema educativo basato sulla residenzialità degli studenti. Nel 1972 la Mayo Clinic
inaugurò la propria Scuola di Medicina a
Rochester, che ha poi acquisito particolare
notorietà per il suo impegno didattico.
Documenti on-line sul
sito Amici del cuore
L'articolo sulla clinica Mayo e l’intervista al dott. Malcolm Bell, come tutti gli altri contenuti di Cardio Piemonte, sono scaricabili (download) dal sito
della nostra associazione, all'indirizzo:
www.amicidelcuore.ideasolidale.org
(1) È il sistema di assistenza sanitaria pubblica in
vigore negli USA per gli ultra sessantacinquenni, per i
giovani con gravi disabilità, i malati di sclerosi multipla e i nefropatici sottoposti a dialisi.
La sede della Mayo a Rochester, foto di Di Nephron (Opera propria).
19
CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012
LE ATTUALI NEUROSCIENZE HANNO FORTEMENTE RIAVVICINATO LE DUE DIMENSIONI
I rapporti fra corpo e psiche in
cardiologia: la sinergia fra interventi
medici e psicologici
di Riccardo Torta1 e Sebastiano Marra2
Direttore della Struttura Complessa di Psicologia Clinica(1) e Direttore di Cardiologia 2 (2)
Città della Salute e della Scienza ed Università degli Studi di Torino
Prof. Riccardo Torta
20
Da sempre la filosofia e la
medicina si confrontano sui
rapporti esistenti tra corpo
e psiche, fra mente e cervello, oscillando fra l'unitarietà,
come ad esempio nella medicina greca, e la dicotomia, sancita ad esempio nel dualismo
cartesiano fra pensiero e materia. Le attuali neuroscienze
hanno fortemente riavvicinato
la dimensione psichica e quella
fisica, anche grazie alle nuove
conoscenze che originano dal
perfezionamento delle indagini
biologiche e strumentali. In tal senso, nell'ultimo ventennio, molta attenzione è stata posta
ai rapporti intercorrenti fra gli aspetti psichici
e quelli fisici nel corso di molte malattie organiche, quali ad esempio le patologie cardiocerebro vascolari e quelle oncologiche.
Nei primi anni '90 una cardiologa canadese,
Nancy Freasure Smith, aveva rilevato come, sei
mesi dopo un infarto del miocardio, una popolazione di pazienti con depressione del tono
dell'umore dimostrasse un tasso di mortalità
triplicato, rispetto ad una stessa popolazione
presentante gli stessi parametri cardiologici ma
senza un disturbo affettivo. Molti altri studi
hanno confermato l'aumento del rischio di mortalità nel corso di svariate malattie somatiche
complicate dalla depressione.
Il problema da risolvere era come interpretare il
disturbo emozionale in corso di malattie organiche. La prima, ovvia, considerazione era che
una deflessione del tono dell'umore, così come
la comparsa di un disturbo d'ansia o la presenza
di una situazione cronica di stress, potessero
essere reattivi, quindi secondari, alla comparsa della malattia fisica: ancor oggi rimane indiscutibile che la manifestazione di un evento
organico ad alto impatto emozionale, come un
infarto, un ictus o un tumore, comporti una
reazione psichica, che può ampiamente giustificare la comparsa di un disturbo, ad esempio
depressivo. L'errore è stato per molto tempo
di limitarsi a tale considerazione da cui, quasi
necessariamente, derivava il fatto che tale depressione del tono dell'umore fosse una inevitabile conseguenza della malattia organica e,
come tale, non potesse essere adeguatamente
curata. Negli ultimi anni i cambiamenti delle
conoscenze neuroscientifiche hanno consentito
di rileggere profondamente tale ipotesi causale
e, senza disconoscere una componente reattiva
della depressione in corso di malattie organiche, di identificare i meccanismi che correlano
la reciproca influenza della malattia fisica con
quella della malattia psichica.
In altri termini, nell'ultimo decennio, si è passati a ipotizzare come la depressione del tono
dell'umore non dovesse più essere considerata
come una malattia della psiche o del cervello
ma, piuttosto, come una malattia sistemica,
quindi del corpo nel suo insieme.
Il riconoscimento che la causa della depressione
non risieda solamente in una alterazione di trasmettitori cerebrali (serotonina, noradrenalina,
dopamina eccetera), ma che possa dipendere
anche da altre cause, quali quelle ormonali o
immunitarie, ha fatto ipotizzare che la comparsa della depressione e della malattia fisica
(sia essa cardiocerebrovascolare che oncologica) siano strettamente correlate, influenzandosi
vicendevolmente: in altri termini la presenza
di una patologia psichica, in particolare la de-
CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012
pressione del tono dell'umore, può facilitare la
comparsa di una malattia organica ed influenzarne il decorso, così come la presenza di una
malattia organica può determinare la comparsa
di una depressione.
Quali sono i meccanismi biologici che legano
il tono dell'umore ad una malattia cardiovascolare?
È noto come una situazione di stress acuto possa
innescare delle risposte corporee che hanno il significato di salvavita di fronte ad una minaccia:
l'aumento della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa, del tono muscolare, della glicemia, etc. sono tutti fattori che contribuiscono a
porre l'individuo in condizione di affrontare al
meglio la situazione pericolosa. Ma quando lo
stress diventa cronico, e quindi tali risposte fisiche tendono a cronicizzarsi anch'esse, compare la patologia: l'ipertensione arteriosa diventa
malattia, così come le alterazioni metaboliche
favoriscono la comparsa di modificazioni patologiche della parete dei vasi ed ancora lo stato
di allerta (favorito da un'attivazione del sistema
simpatico, funzionante ad adrenalina) diventa
esagerato e dannoso, favorendo una risposta di
allarme anche a stimoli non oggettivamente rilevanti, ma vissuti soggettivamente come tali.
Un esempio per tutti: dopo un infarto del miocardio possono esistere delle lesioni del cuore
che favoriscono il manifestarsi di alterazioni del
ritmo ed il propagarsi di tali extrasistoli viene
abitualmente contrastato da meccanismi inibitori. In caso di depressione, così come di stress
cronico, il sistema simpatico noradrenergico risulta iperattivo e l'alterazione del ritmo risulta
facilitata sino, in alcuni casi, al manifestarsi
di una fibrillazione ventricolare a rischio per la
vita. Non a caso la morte per fibrillazione tende
a manifestarsi, nei pazienti depressi dopo infarto del miocardio, nelle prime ore del mattino
proprio quando i livelli di ormoni dello stress
sono particolarmente elevati, sia per motivi di
ritmi biologici, sia per l'allarme del paziente di
dover affrontare la giornata. Allo stesso modo,
nel corso di depressione, si manifestano livelli
eccessivamente elevati di sostanze infiammatorie, chiamate citochine, attivati dall'abnorme
funzionamento dei circuiti dello stress. Queste
sostanze che, in condizioni normali, servono ad
attivare una risposta utile alle difese dell'organismo, quando cronicamente aumentate producono da un lato patologie di parete vasale,
facilitando una sofferenza arteriosa, dall'altro, agendo a
livello cerebrale, causano complesse reazioni fisiologiche che
sfociano in una depressione del
tono dell'umore.
Risulta quindi oramai evidente
l'esistenza di importanti interconnessioni fra alterazioni biologiche che concorrono a determinare, da un lato, la malattia
fisica cardiocerebrovascolare e
dall'altro una depressione del
tono dell'umore: in tal modo la
componente biologica rinforza
quella reattiva nel determinare il manifestarsi
di una patologia psichica.
Il problema allora si sposta nel riconoscere,
quanto più precocemente possibile, una depressione del tono dell'umore che possa complicare
una patologia cardiaca, influenzandone, talora
drammaticamente, la prognosi.
Una diagnosi di depressione del tono dell'umore
può essere fatta solamente attraverso un adeguato colloquio clinico con il paziente. Tuttavia
esistono strumenti di screening che sono facilmente utilizzabili nelle sale di attesa e nei reparti di cardiologia e che sono rappresentati da
scale di auto valutazione compilate, nel tempo
di pochi minuti, dagli stessi pazienti: quando il
calcolo delle risposte fornite da un individuo supera una data soglia, i sanitari possono attivare
una consulenza psicologico clinica che approfondisca, attraverso il colloquio, la necessità o
meno di avviare una presa in carico del paziente
dal punto di vista della correzione dei problemi
emozionali.
Anche in tale ottica bisogna ricordare come
la psicologia clinica che lavora in ambito medico faccia riferimento al così detto modello
bio-psico-sociale: qualsiasi malattia, secondo
tale modello, dipende da alterazioni biologiche
che vengono facilitate, nel manifestarsi della
patologia, da aspetti psichici (temperamento,
ansia, stress, depressione) e da aspetti sociali
(contesto di vita, aspetti relazionali, supporto ambientale al soggetto). Sulla base di tale
modello anche gli interventi terapeutici devono
basarsi sull'aspetto biologico (terapie fisiche o
farmacologiche), così come sull'aspetto psicologico e sociale (interventi psicoterapeutici ed
educazionali).
Dr. Sebastiano
Marra
21
CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012
22
L'utilizzo differenziato di tali interventi (psicofarmaci o psicoterapie) risulta fortemente
individualizzato e si basa su di un approccio
ritagliato sul paziente che tiene conto della
molteplicità dei fattori che possono aver causato il disagio psichico nel corso della malattia
organica.
L'impiego di farmaci antidepressivi determina non solamente un miglioramento del tono
dell'umore ed una riduzione dei livelli di ansia e di stress, per l'azione biologica del farmaco sui sistemi regolatori del cervello e del
corpo nel suo insieme, ma esercita addirittura
una protezione su parametri fisici direttamente
coinvolti nella malattia cardio cerebrovascolare:
un antidepressivo, ad esempio, può esercitare
un'azione di contenimento della iperfunzione dannosa del sistema simpatico, così come
ridurre i livelli di citochine pro infiammatorie
che contribuiscono al disturbo dell'umore ed
alla patologia vasale, così come ancora un antidepressivo, attraverso l'azione sulle piastrine,
può ridurre, almeno parzialmente, la situazione
di iperaggregabilità piastrinica presente nella
depressione e nelle malattie circolatorie. Sovente, nella cultura comune, l'antidepressivo viene
invece erroneamente vissuto come un farmaco
potenzialmente pericoloso per gli effetti collaterali, a livello psichico e fisico, e per il temuto
rischio di dipendenza: nella realtà clinica un antidepressivo, quando usato in modo corretto, è
invece protettivo, sia sul cervello che sul corpo,
e non determina fenomeni di dipendenza.
In molti altri casi l'alternativa all'intervento
psicofarmacologico passa attraverso la messa in
atto una presa in carico psicoterapica: le psicoterapie utilizzate nei pazienti con patologie organiche, comprese quelle cardiovascolari, sono
abitualmente psicoterapie "brevi", cioè focalizzate su specifici problemi inerenti i rapporti tra
aspetti emozionali del paziente e manifestarsi
della patologia fisica. La durata di tali terapie
é abitualmente di una seduta alla settimana per
otto settimane, ciclo talvolta ripetibile quando
necessario.
In molti pazienti, l'intervento psicoterapeutico
e quello psicofarmacologico vengono attivati
contemporaneamente, nei cosiddetti "interventi
integrati", così da consentire al paziente sia un
rapido controllo dei sintomi, attraverso la farmacoterapia, sia un potenziamento delle difese
psichiche ed un cambiamento degli stili psico-
logici inadeguati, attraverso la psicoterapia.
Di rilevante importanza è il fatto che entrambi
le terapie (farmacologica e psicologica) risultano essere in grado di agire anche sui substrati
biologici sottesi alla malattia: entrambe, infatti, riducono parametri fisici (livelli di ormoni
dello stress, attivazione simpatica, aggregazione piastrinica) coinvolti nella patologia sia
psichica che somatica.
Un ultimo tipo di intervento, che va incrementandosi negli ultimi anni, è quello di tipo psicoeducazionale, rivolto sia ai pazienti che ai familiari. Il confrontarsi infatti con una patologia
necessita, sia per il paziente che per le persone
che lo circondano e che sono coinvolte nella
gestione degli accertamenti e delle terapie,
una corretta conoscenza di quanto accade, e di
quanto potrà accadere, per poter adeguatamente fronteggiare i problemi ed aderire al progetto
terapeutico. L'essere adeguatamente informati,
attraverso programmi psico-educazionali, gestiti dal personale sanitario, medico o infermieristico e supportato da volontari, adeguatamente
preparati allo scopo, consente al paziente ed ai
familiari di essere maggiormente consapevoli di
quanto accade e di essere attivamente partecipi
al proprio percorso di cura: la non informazione
causa infatti erronee interpretazioni, mantiene
fantasie negative e determina una minore aderenza alle cure.
In conclusione la presa in carico di un paziente
con malattia cardio cerebrovascolare non può e
non deve ridursi alla sola componente organica
del disturbo, ma deve tener conto di tutti gli
aspetti emozionali e sociali che su tale patologia possono influire: una sinergia tra interventi medici e interventi psico-sociali determina
sicuramente una migliore prognosi di malattia
favorendo inoltre il recupero funzionale e riabilitativo dei pazienti.
La presenza di personale psicologico clinico nei
reparti di cardiologia, così come da anni avviene
nella stretta collaborazione fra la Struttura Complessa di Cardiologia (Direttore dr. Sebastiano
Marra) e quella di Psicologia Clinica (Direttore
Prof. Riccardo Torta), della Città della Scienza
e della Salute di Torino, consente una presa in
carico globale dei pazienti e, quando necessario
dei familiari, in grado di garantire la massima
efficacia degli interventi.
CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012
CONTINUA IL NOSTRO VIAGGIO IN CARDIOLOGIA 2
Diagnosi e cura in laboratorio
Il ruolo del centro di Emodinamica e Cardiologia Interventistica è
multiplo, ma il focus è rivolto alla patologia coronarica
di Maurizio D’Amico
Proseguiamo nel nostro viaggio alla scoperta di Cardiologia 2, partendo dal Laboratorio di Emodinamica e Cardiologia Interventistica. Il lavoro si svolge nelle due
sale radiologiche inserite nella struttura: la
principale è completamente dedicata all'Emodinamica e di recente, in seguito al suo
rinnovamento, l’abbiamo illustrata in Cardio
Piemonte, la seconda, meno sofisticata sul
piano tecnologico, viene condivisa con gli
elettrofisiologi.
I programmi contemplano procedure diagnostiche e interventistiche che coinvolgono diversi gruppi di pazienti. Il centro del
lavoro di un laboratorio come questo consiste nella diagnosi e nella cura della patologia coronarica.
Tabella 1 - personale
RESPONSABILE
Dott. Maurizio D'Amico
MEDICI
Federico Conrotto
Mauro Pennone
Paolo Scacciatella
COORDINATORE
INFERMIERISTICO
Anella Rizzo
INFERMIERI
Antonio Casu
Antonella Cossu
Antonio Carmeci
Paola Manca
Lucia Scolaro
Elena Tarantino
TECNICI DI
RADIOLOGIA
Giuseppe Gentile
Ivana Matranga
Vincenzo Piccolo
OPERATORI SOCIO
SANITARI
Teresa Carà
Domenica Fernandez
Vincenzo Lizzi
La coronaropatia si presenta clinicamente in diversi
modi: Infarto Miocardico
Acuto, Angina instabile, Angina stabile. Il percorso diagnostico terapeutico di tutti
questi pazienti prevede l'esecuzione di una coronarografia diagnostica che consente
di evidenziare la presenza di
lesioni sulle coronarie e di
decidere la migliore modalità di trattamento. La stragrande maggioranza dei casi
può essere trattata attraverso l'esecuzione
di una o più angioplastiche coronariche,
spesso utilizzando stent che vengono impiantati per ottimizzare il trattamento della
lesione. I restanti soggetti possono avere
una indicazione cardiochirurgica che prevede il confezionamento di by-pass coronarici
oppure una indicazione alla cura in Terapia
Medica.
Le tecniche correlate all'esecuzione di angioplastica coronarica comprendono multiple moderne metodiche di trattamento, di
"imaging" e di valutazione funzionale. Si
utilizza, in particolare, il "Rotablator" che
permette di fresare lesioni particolarmente
calcifiche; l'IVUS che è una ecografia intracoronarica; la Pressure-Wire, ossia una guida
a pressione che consente di valutare funzionalmente l'entità delle stenosi coronariche e
l’OCT. Quest’ultima è una modernissima tecnica che si basa sulle frequenze della luce:
possiamo vedere in alta risoluzione l'interno
delle coronarie.
Vi sono pazienti affetti da patologia val-
Dr. Maurizio
D'Amico
23
CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012
TABELLA 2 - PROCEDURE
Procedure annue
1600 Valvole Aortiche
impianti
50
Angioplastiche
800 Clip Mitraliche
15
Angioplastiche per
infarto miocardico
120 DIA/PFO
40
Rotablator
20 Valvuloplastiche
Aortiche
20
IVUS
60 Congeniti adulti
(GUC)
20
Pressure Wire
60 Biopsie Cardiache
120
volare di varia natura. Essi normalmente
vengono sottoposti a varie procedure diagnostiche come coronarografia, aortografia, ventricolografia, cateterismo destro, in
preparazione di un intervento cardochirurgico di riparazione o sostituzione valvolare. Recentemente sono state introdotte nel
laboratorio di Cardiologia Interventistica
procedure di impianto percutaneo di valvole aortiche e di clip mitraliche che vengono
usate in alternativa all'intervento cardochirurgico in malati particolarmente complessi
ad alto rischio.
Altra categoria sono i pazienti affetti da
patologie congenite nell'età adulta. Le forme più frequenti sono i forami ovali pervi,
le comunicazioni interatriali, le fistole che
mettono in comunicazione il circolo polmo-
nare con quello sistemico, il dotto di Botallo pervio, la coartazione aortica e altre
meno comuni. Anche in tale caso si eseguono in sala procedure diagnostiche spesso
seguite da procedure interventistiche per
la correzione dei difetti utilizzando speciali
ombrellini, tappi e spirali metalliche.
Vengono poi studiati i pazienti con trapianto di cuore. Essi in fase di valutazione pretrapianto vengono attentamente studiati
con coronarografia e soprattutto con cateterismi destri con prove farmacologiche per
capire se effettivamente si gioveranno di
un nuovo cuore. In fase post-trapianto, oltre alle solite procedure diagnostiche, sono
sottoposti a periodiche biopsie miocardiche. Si tratta di prelevare con piccole pinze
dedicate (biotomi), attraverso la vena giugulare o la via femorale, piccole quantità di
tessuto cardiaco che vengono poi studiate
per valutare l'eventuale presenza di segni di
rigetto cardiaco. In questo caso si instaurano posologie diverse di farmaci anti-rigetto
in grado di controllare il fenomeno.
Un ulteriore gruppo di pazienti è quello affetto da ipertensione polmonare severa. Anche tali soggetti vengono sottoposti a cateterismi del cuore destro per diagnosticare
la presenza di ipertensione polmonare e per
seguire la riposta ai più recenti farmaci in
utilizzo per il trattamento di questa patologia.
Dizionario medico
In questo numero cerchiamo di capire cosa significa
sottoporsi a
24
ECOCARDIOGRAMMA anche definito impropriamente come Eco colordoppler.
L’ecocardiogramma è un esame del cuore basato
sull’impiego degli ultrasuoni. Suoni a frequenze molto elevate, innocue, che non sono udibili all’orecchio
umano ma che rimbalzano sulle pareti del cuore e ne
proiettano la sua immagine sullo schermo. Permettono così di visualizzare l’anatomia cardiaca e studiare
il cuore in azione al fine di valutare la funzione ventricolare e valvolare e la situazione del miocardio, del
pericardio e dei grossi vasi. Gran parte delle patologie
cardiache, dall’infarto alle malattie congenite, possono essere studiate con questo esame non invasivo e
che può durare una ventina di minuti o più a lungo.
Come gran parte degli esami però deve essere effettuato solo se c’è una reale necessità, ad esempio per
chiarire e puntualizzare una diagnosi o per decidere/
confermare una terapia.
Vi sono altre applicazioni dell’ ecocardiogramma:
a)E. TRANSESOFAGEO - è invasivo poiché viene
inserita una sonda attraverso l’esofago al fine di
avere maggiori dettagli sulle valvole e sull’aorta.
La tecnica con cui viene effettuato ha molte somiglianze con l’Esofago-gastroscopia.
b)E. DA SFORZO: associato a sforzo fisico, viene
sporadicamente utilizzato soprattutto nello studio
della malattia coronarica, delle aree ischemiche o
infartuate della muscolatura cardiaca.
c)E. DA STRESS: simile al precedente per quanto
riguarda le indicazioni, ma più utilizzato, sfrutta,
in luogo dello sforzo fisico, la somministrazione di
farmaci come il dipiridamolo o la dobutamina che
producono uno stress cardiaco guidato e monitorizzabile.
CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012
IMPORTANTE FORUM A TORINO SUL TRATTAMENTO DEL FORAME OVALE PERVIO
Quell’anomalia congenita del cuore
che può causare gravi problemi
Per la prima volta si sono riunite tutte le società cardiologiche di settore
e la maggiore società scientifica neurovascolare.
L’obiettivo trovare un accordo finalizzato a rendere omogeneo l’approccio
clinico su scala regionale. Il caso del giocatore Cassano
Con il supporto di Amici del Cuore Onlus, si è svolto recentemente a Torino il I
Forum Congiunto ANMCO (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri), SIEC (Società Italiana di Ecocardiografia), SICI/GISE (Società Italiana di
Cardiologia Interventistica), ISF (Italian Stroke Forum) sul trattamento del FORAME OVALE PERVIO. L'evento è stato promosso dal Consiglio Direttivo Regionale
ANMCO, presieduto dalla Dott.ssa Maria Rosa Conte (Direttore della Cardiologia
dell'Ospedale Mauriziano di Torino), ed è stato organizzato e coordinato dal Dott.
Paolo Scacciatella (Dirigente Medico di I livello e Responsabile del trattamento
dei pazienti con forame ovale pervio presso la Cardiologia dell'Azienda Ospedaliera San Giovanni Battista, diretta dal Dott. Sebastiano Marra), con l'ausilio dei
Presidenti Regionali delle società scientifiche coinvolte, Dott. Maurizio D'Amico
(SICI/GISE), Dott. Mauro Giorgi (SIEC) e Dott. Paolo Cerrato (ISF). Un tema di
grande importanza ed attualità, anche perché questo tipo di anomalia ha colpito
alcuni calciatori famosi. Emblematico il caso del giocatore Antonio Cassano: il
suo "buchino" nel cuore è diventato argomento da prima pagina. Il Dott. Paolo
Scacciatella ci racconta gli aspetti salienti del Convegno.
Dr. Paolo
Scacciatella
di Paolo Scacciatella
Il Forum torinese ha riunito per la prima volta
tutte le società scientifiche cardiologiche di
settore e la maggiore società scientifica neurovascolare dedicata allo studio dell'ictus, con
gli obiettivi dichiarati di confrontarsi sui dati
già consolidati e su quelli ancora controversi
relativi al forame ovale pervio e di trovare un
accordo finalizzato a rendere omogeneo l'approccio clinico su scala regionale.
Il forame ovale pervio è un'anomalia congenita del cuore che comporta una comunicazione tra le sezioni sinistre e le sezioni destre
a livello del setto interatriale. In condizioni
particolari tale anomalia può predisporre allo
sviluppo di ischemia cerebrale con manifestazioni cliniche potenzialmente gravi.
Il trattamento di prevenzione primaria e secondaria dei pazienti con forame ovale per-
vio e ictus è a tutt'oggi un campo clinico di
estrema difficoltà per diversi motivi: l'assenza
di studi clinici randomizzati pubblicati e controllati su cui produrre linee guida, la complessità della diagnosi di ischemia cerebrale
criptogenetica, l'estrema varietà anatomica
del difetto, la complessità della diagnostica
per immagini e del trattamento medico e/o
interventistico.
Il forum è stato strutturato in una parte
teorica e in una pratica. La prima ha previsto
dei focus sulle principali problematiche relative:
-all'approccio clinico del paziente con forame
ovale pervio sia dal punto di vista neurologico che cardiologico,
-alle metodiche più attuali di "imaging" sia per
la fase diagnostica che per quella procedurale,
25
CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012
-alle tecniche di trattamento interventistico
con evidenza dei risultati attesi e delle potenziali problematiche a lungo termine,
-alla gestione ed al "counseling" infermieristico.
La parte pratica è strutturata con casi clinici
interattivi a partecipazione diretta con televotazione e con analisi critica di esperti.
L'evento è stato seguito da 200 partecipanti,
oltre a 14 relatori, 11 moderatori e 7 esperti
commentatori. Va segnalato il prezioso supporto organizzativo delle Dott.sse Carola De
Lucis ed Alessandra Imoda dell'Agenzia Comunicare.
In conclusione, è possibile affermare che il
Forum, che ha visto il supporto di AMICI del
CUORE Onlus, è stato un incontro scientifico
di alto livello, estremamente utile per diffondere le conoscenze relative a questa patologia
ancora difficile da gestire. Inoltre, si è rivelato un valido contribuito al miglioramento
dell'assistenza fornita ai pazienti affetti da ictus provocato dalla pervietà del forame ovale
pervio, patologia ancora difficile da gestire ed
è stato un utile contribuito al miglioramento
dell’assistenza fornita ai pazienti affetti da ictus provocato dalla pervietà del forame ovale
pervio.
Fast Stemi Piemonte, una rete per la salvezza
di Tullio Usmiani
Da gennaio 2011 è operativa su tutto il territorio della Regione Piemonte la rete per il trattamento dell’infarto
miocardico con sopraslivellamento del tratto ST; si chiama FAST STEMI PIEMONTE. È il frutto di anni di lavoro
di organizzazione logistica e telematica. Lo schema di lavoro della rete, in breve, prevede che il cittadino piemontese con sintomi suggestivi per infarto chiami il 118 e che venga raggiunto da un equipaggio (ambulanza
o elicottero a seconda delle circostanze ) con un apparecchio a bordo in grado non solo di eseguire l’elettrocardiogramma (ECG), ma anche di trasmetterlo con differenti modalità wireless (GSM, GPRS, PSTN, Satellitare)
alla Centrale Operativa (C.O.) di zona del 118 unitamente ad una scheda con dati clinici sul paziente. A sua
volta la C.O. invia ECG e la scheda all’UTIC dell’ospedale di pertinenza su un computer posizionato nell’Unità
Coronarica e dedicato solo a questa attività; il cardiologo di guardia, allertato, in meno di 5 minuti legge l’ECG
e la scheda e rimanda alla C.O. del 118 la diagnosi corretta e dispone il trattamento medico da eseguire con
l’indicazione a portare il paziente nell’ospedale più vicino e idoneo a eseguire l’angioplastica coronarica in urgenza. Contemporaneamente il cardiologo dell’UTIC allerta il personale dell’emodinamica preparando il percorso
intraospedaliero. In questo modo viene risparmiato molto tempo prezioso per il paziente,facendo la diagnosi
a distanza, trasportandolo nell’ospedale giusto e facendogli trovare già pronta la sala di emodinamica senza
necessità di fermarsi in pronto soccorso per gli accertamenti.
Tra le iniziative per pubblicizzare l’esistenza di questa rete l’assessorato alla Sanità della Regione Piemonte
ha creato un sito dedicato ove si trovano informazioni sulla funzione della rete, consigli ai cittadini sulla prevenzione della malattia coronarica e vi è anche una parte del sito dedicato alle Associazioni di Volontariato. E’
possibile consultare il sito all’indirizzo
http://www.regione.piemonte.it/sanita/cms/reticliniche.html
Dalla storica Carta dei Diritti del Cardiopatico
alla missione dei volontari in ospedale e fuori
26
Le Associazioni di Volontariato
sono da considerare ormai, dopo
anni di opera all’interno di strutture ospedaliere, come figure di
pari valenza aggregate a quelle
“storiche“ delle mura nosocomiali (medici & infermieri) in quanto
svolgono un’opera insostituibile di
attività che ha delle caratteristiche
consolidate e che ben si addicono
al loro ruolo “laico“. Quest’attività
va dall’accoglienza in ospedale,
al sostegno durante la degenza al
mantenimento del contatto con il
paziente con informazione anche
dopo la dimissione. Le Associazioni di Volontariato, uniformandosi alla storica Carta dei Diritti
del Cardiopatico hanno recepito la
loro missione e hanno sviluppato
attività non solo all’interno dell’ospedale, ma hanno avuto capacità
di espandere la loro attività anche
fuori con iniziative nel campo della
prevenzione primaria e secondaria,
con attività di divulgazione e di
screening della patologia cardiovascolare. Inoltre alcune Associazioni
hanno avuto modo di supportare
attività di ricerca conferendo borse di studio o fornendo a strutture
ospedaliere apparecchiature. Quello del volontariato è diventato un
mondo che ha superato il semplice
gesto spontaneo ma, mantenendone lo spirito, si è evoluto un meraviglioso intreccio di iniziative;
qui si possono trovare gli indirizzi
delle associazioni ufficialmente registrate che operano nella Regione
Piemonte.
CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012
LA STORIA • MEDICINA A TORINO, UNA CORSA VERSO L'ECCELLENZA
Dai pionieri ai primi specialisti
Nell'evoluzione del trattamento dei cardiopatici una serie di primati. Lo
slancio di Actis-Dato e Angelino, l'idea di Dogliotti. Uno sviluppo intenso
che ora si scontra con i problemi economici della Sanità
prof. Erennio Rosettani
È di attualità la notizia dell’intenzione di razionalizzare la distribuzione dei Laboratori di Emodinamica,
esistenti sul territorio, da parte dell’Assessorato alla
Sanità. Sulla base dei dati standard nazionali, che
prevedono la necessità di un laboratorio ogni 300600 mila abitanti (media 450 mila), per il Piemonte
e la sua popolazione di 4,5 milioni di persone, delle
24 unità oggi presenti, ben 14 sono da considerare in
eccesso. Il problema si presenta di difficile soluzione
per gli organi responsabili, perchè vengono chiamate
in causa manovre relative alla eventuale soppressione
o ridistribuzione, su tutto il territorio, di apparati in
funzione e con personale medico e tecnico altamente
qualificato.
Se vogliamo ora curiosare sulle cause che hanno condotto alla realizzazione del quadro attuale, dobbiamo
chiedere aiuto a una breve rassegna storica relativa
allo sviluppo della cardiologia piemontese, e in particolare all’inizio della diagnostica cardiologica invasiva (cateterismo cardiaco) e della sua successiva
evoluzione verso una più moderna configurazione, che
può essere definita diagnostico-terapeutica.
In Italia, nell’immediato periodo post bellico, si assiste a una ripresa graduale dell’attività assistenziale
sostenuta dalla Medicina Interna, sia ospedaliera che
universitaria, composta dalle diverse specialità mediche. All’epoca non esisteva la figura dello «specialista» o sezioni di medicina specialistica autonome;
coloro che seguivano particolari branche venivano
considerati «cultori della materia».
Per quanto concerne la cardiologia, mentre nei Paesi anglosassoni e in Francia aveva raggiunto una sua
autonoma configurazione, con elevati livelli di sviluppo e avanzate conoscenze dovute alla diffusione
del cateterismo cardiaco, in Italia i cardiopatici erano
ancora trattati nel contesto della medicina generale.
È merito del Piemonte, e in particolare di Torino, aver
iniziato e diffuso il nuovo capitolo della diagnostica
cardiologica invasiva. Nel 1948, presso l’Istituto di
Patologia Medica dell’Università, situato nell’ambito
dell’Ospedale Molinette e diretto dal Prof. P. Sisto,
due giovani neolaureati, assistenti volontari (i D.ri
Angelo Actis-Dato e PierFederico Angelino), sollecitati da un gruppo di «cultori della materia» presenti in
sede, si misero in contatto con l’Ospedale Lariboisiére
di Parigi per acquisire le prime
conoscenze tecniche relative alla
esecuzione di cateterismi cardiaci.
Dopo un breve periodo di permanenza presso l’ospedale francese, e
sempre mantenendo un rapporto di
collaborazione, Actis-Dato e Angelino cercarono di realizzare a Torino
(primo in Italia) un laboratorio di
emodinamica e angiocardiografia
con l’impiego di risorse personali
e l’aiuto di qualche «cultore della
materia». Va ricordato il Prof. Baudolino Mussa, direttore dell’Istituto Koelliker (all’epoca in funzione
come ospedale pediatrico privato),
il quale, oltre a fornire i pazienti da
studiare, sosteneva i due giovani pretendenti emodinamisti con l’offerta di risorse economiche e strumentazione di vario genere.
Le apparecchiature radiologiche venivano modificate
e adattate in maniera artigianale; come cateteri erano
utilizzati quelli impiegati dagli urologi per lo studio
degli ureteri; il materiale di contrasto, non reperibile
in Italia, veniva acquisito presso l’Ospedale Lariboisiére. Il locale a disposizione era una piccola stanza
nei sottopiani dell’Istituto di via Genova.
I bambini affetti da cardiopatie congenite (il «morbo
blu» in particolare) richiamavano l’attenzione dei medici più dellle cardiopatie dell’adulto, gestite nel contesto della medicina generale. Nonostante le difficoltà
e le possibilità di studio limitate alle sole sezioni cardiache destre. Il 2 marzo 1950 veniva operato a Parigi
presso l’Ospedale Boussais il primo bambino affetto
da cardiopatia congenita, studiato a Torino con cateterismo e angiocardiografia dai due giovani «cultori
della materia» cardiologica, non ancora «specialisti».
Tale definizione prenderà corpo in quello stesso anno
con l’apertura delle prime Scuole di Specializzazione.
Grande era la soddisfazione per l’obbiettivo raggiunto, ma non mancava qualche voce discorde. Alcune
pubblicazioni dell’epoca («Il pensiero Medico» - «Cateterismo del cuore e arditismo clinico-sperimentale»
Prof. F. Giugni) condannavano questa attività, definendola immorale e poco rispettosa dell’etica medica.
Prof. Erennio
Rosettani
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CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012
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Come già riferito, nell’immediato dopo guerra, l’apertura delle frontiere culturali costituì un grosso stimolo per lo sviluppo della cardiologia dell’infanzia e
dell’adulto, fino all’entrata in funzione della cardiochirurgia, un’altra branca all’avanguardia nei Paesi
anglosassoni. E sempre nel 1950 il noto chirurgo torinese Prof. A.M. Dogliotti, di ritorno da uno dei suoi
frequenti viaggi di aggiornamento negli Stati Uniti,
convoca i due giovani emodinamisti, di cui aveva
sentito parlare, e chiede la loro collaborazione per
organizzare un centro di cardiochirurgia. In cambio
promette un’assunzione in ruolo, a patto però che uno
dei due lo aiuti nel condurre gli interventi e prosegua
poi la sua attività come cardiochirurgo. La scelta cade
sul Dr. Actis-Dato mentre il Dr. Angelino assume la
responsabilità del laboratorio di emodinamica fornito
di apparecchiature d’avanguardia.
E’ questo, si può dire, l’atto di nascita ufficiale del
primo laboratorio di emodinamica in Piemonte, operante nel complesso del Centro di Cardiochirurgia «A.
Blalock», dal nome di un noto cardiochirurgo americano, un pioniere nella terapia chirurgica dei difetti
congeniti nei bambini. L’attività del centro raggiunge
livelli impensabili per quel periodo, e dopo il primo
intervento di cardiochirurgia eseguito in Piemonte
(febbraio 1951) su un adulto affetto da stenosi della
valvola mitrale, deve fronteggiare un afflusso continuo di pazienti provenienti da tutta Italia.
Si deve però arrivare a cavallo degli anni ‘60-‘70
perchè si verifichino due importanti eventi, che costituiscono un ulteriore importante progresso. Da
una parte, l’organizzazione delle Unità Coronariche,
responsabili della creazione di servizi di cardiologia
nel contesto delle divisioni di Medicina Interna, o di
divisioni autonome di cardiologia; dall’altra la diffusione delle tecniche di indagine diagnostica per lo
studio delle sezioni sinistre del cuore, e in particolare
la coronarografia, attuate negli Stati Uniti fin dai primi anni ‘60.
E’ l’infarto miocardico, e la prevenzione della «morte
improvvisa» nella fase acuta, a stimolare l’organizzazione delle Unità di Terapia Intensiva Coronarica.
Successivamente il diffondersi delle conoscenze su
questo importante capitolo indirizza l’attenzione verso lo studio della cardiopatia ischemica per meglio
prevenire l’evento fatale. Sono quindi i cardiologi
impegnati presso le Unità Coronariche a vedere nella
coronarografia il supporto fondamentale per un completo svolgimento del percorso clinico-terapeutico e
lo stimolo alla realizzazione dei laboratori di emodinamica da aggregare al servizio.
Per iniziative spontanee e l’ausilio delle componenti
amministrative locali, fino alla metà degli anni ‘80
i laboratori si diffondono in tutta la Regione, senza
tenere in considerazione le dimensioni dei bacini di
utenza e il relativo volume di attività assistenziale.
Dopo lo studio emodinamico-coronarografico, i pazienti con patologia coronarica, con o senza pregresso infarto miocardico, venivano trasferiti presso il
centro di cardiochirurgia per essere sottoposti a intervento di rivascolarizzazione miocardica mediante
by-pass aorto-coronarico, con inevitabili e sempre più
lunghe liste d’attesa.
Grazie alla generosità dell’industriale torinese Orfeo
Pianelli, il primo laboratorio di emodinamica della Regione, distaccato da un centro di cardiochirurgia e in
grado di eseguire uno studio emodinamico completo
(in particolare il cateterismo sinistro e la coronarografia), vede la luce nel 1969 presso l’Istituto di Clinica Medica dell’Università di Torino, dove era attiva
da due anni la prima Unità Coronarica del Piemonte.
Oltre ai pazienti ricoverati in sede, prestava servizio
per quelli provenienti da altri ospedali della città e
periferia.
Nel 1986, con l’angioplastica coronarica, una manovra
di tipo terapeutico-interventistica (eseguita per la
prima volta da un team di emodinamisti dell’Ospedale
Molinette con i dottori Baduini e Marra), s’inizia una
nuova era per i laboratori di emodinamica. Lo studio
del paziente può essere completato con un intervento
che ne limita le dipendenze dalla terapia chirurgica.
Sarebbe troppo lungo elencare le tappe dell’evoluzione tecnologica e il ruolo assunto oggi dall’emodinamica nell’ambito della cardiologia. Come detto in
precedenza, per il processo di diffusione spontanea
dovuto alla complicità delle Unità Coronariche, la Regione Piemonte, su 32 sedi di cardiologia, conta ben
24 laboratori di emodinamica, più o meno organizzati
per soddisfare le esiegenze dell’area dove sono ubicati, ma da qualche tempo con seri problemi, soprattutto di natura economica.
I costi del materiale di base e degli apparati impiegati nel trattamento delle diverse patologie cardiache
(stent, valvole artificiali, ecc.) hanno provocato un
incremento delle spese di gestione oltre i limiti tollerabili: il solo impianto di una valvola può superare
i 30 mila euro. Ne consegue che il ridotto numero di
interventi eseguiti da molti laboratori, causato dalla
loro eccessiva presenza in rapporto alle esigenze del
territorio, oltre a renderli sottoutilizzati ed economicamente passivi, coinvolge direttamente il problema
della qualità delle prestazioni: è ampiamente dimostrato come il mantenimento di un buon livello di
qualità sia strettamente connesso con il volume di
lavoro svolto. Pertanto, il tentativo di razionalizzare
questo tipo di attività assistenziale allo scopo di ridurre le spese di gestione deve essere attuato, anche
se non è facile trovare rimedi ottimali.
In conclusione, la soluzione del problema con cui abbiamo cominiato questa breve rassegna storica dei laboratori di emodinamica del Piemonte, si può ottenere
con l’adeguamento del servizio alle esigenze di alcuni
capitoli della cardiologia attuale e dell’assistenza di
base per determinare aree del territorio, e non solo
con la generica soppressione o ridistribuzione. Non si
deve dimenticare che agli stessi va attribuito il merito
del livello di conoscenze e qualità operative in campo
cardiologico, di cui il Piemonte può vantarsi.
CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012
In campo con la nostra
Onlus
I COMPLESSI DELICATI RAPPORTI TRA CHI SOFFRE E CHI AIUTA
Volontariato, scelta di solidarietà
A differenza di un tempo la partecipazione non è più un compito
da assolvere nel nome di un ideale di gruppo. Si opera anche per la
costruzione della giustizia sociale e del dialogo. Positiva esperienza con
gli Amici del Cuore
di Antonella Varetto*
La riflessione sulle caratteristiche e valori portanti del volontariato non può non partire dal
sottolineare come la solidarietà organizzata, anche dal punto di vista psicologico sia interprete
del disagio culturale, ambientale e sopratutto
sociale, sulle quali opera per la costruzione della
giustizia sociale e del dialogo.
Il paziente, quando diventa tale, muta la sua
identità, a vantaggio di una nuova “identità da
ammalato”, e con esso cambia la sua famiglia;
ogni esperienza solidale del volontariato implica
il contatto fra chi offre l'aiuto e coloro che se
ne possono avvalere a partire da una condizione
di disagio-bisogno, nella conoscenza e profondo
rispetto per queste dinamiche di cambiamento correlate, nello specifico del volontariato in
ospedale, alle malattie.
Oggi, differentemente da ciò che accadeva un
tempo, la partecipazione volontaristica non
è più un compito da assolvere nel nome di un
ideale di gruppo, ma una scelta autonoma di
esercizio del proprio spirito di solidarietà, condizionata da fattori quali la disponibilità di
tempo, di denaro, dalla struttura favorevole del
nucleo familiare o dalla presenza di condizioni
quali il pensionamento.
Tale scelta comporta, inevitabilmente, un profondo coinvolgimento emotivo, che è un fattore
che rende difficile l'arruolamento e la persistenza
delle motivazioni, esponendo anche il volontario
a rischio di stress: di qui la necessità sempre più
sentita di una specifica formazione per i volontari. Tanti i fattori psicologici che favoriscono
l'attività del volontariato: il coraggio, inteso
come la capacità di accogliere la sofferenza, pur
sentendosi talvolta impotenti di fronte ad essa,
l'umiltà che consente di riconoscere che non si finisce mai di
imparare, la comprensione dei
problemi dell'altro, senza cadere nel pietismo, cercando piani
comuni di intesa, la capacità di
ascolto, la giusta identificazione con l'altro, sentendosi non
troppo vicini e non troppo lontani da chi sta soffrendo, l'ottimismo, la costanza di rimanere
in contatto con gli aspetti dolorosi senza farsi travolgere e
scappare via, la pazienza per
recare sollievo agli altri, la fantasia per creare
un clima mobile e ottimistico e la disponibilità
che consente un impiego sereno delle proprie
energie.
Vanno sottolineati con altrettanta forza, tuttavia, anche gli ostacoli psicologici all'attività
del volontario: motivazioni troppo forti, quali
il decidere per il volontariato dopo esperienze
traumatiche o in seguito a intensi bisogni di riscatto, o ancora slanci eccessivi ed impulsività
sono caratteristiche che nascondono fantasie
destinate ad infrangersi presto, nella pratica
quotidiana di un volontariato serio, portando
con sé delusione e demotivazione, così anche
come motivazioni quali l'impiegare il proprio
tempo, in attesa di qualcosa di più gratificante
o il conformismo che porta a far qualcosa di utile perchè “si deve fare del bene” non sostengono
a lungo una seria attività da volontario.
Concludo con due parole sulla mia esperienza
diretta con i gruppi di volontariato in particolar
modo pensando al più recente incontro, quello
Dott.ssa Antonella
Varetto
*Dirigente Psicologo
Città della Salute
e della Scienza di
Torino
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CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012
con gli Amici del Cuore con i quali abbiamo iniziato un percorso di formazione. L'energia che
essi dimostrano è grande, ma ancora più importante, dal mio punto di vista, è la profonda autoconsapevolezza con la quale esprimono la forte
motivazione al raggiungimento di un obiettivo
“professionalizzante”: l'essere un buon volontario, ben inserito in un contesto non facile come
quello di un grande ospedale, continuando ad
arricchire ed arricchirsi di preziose esperienze
umane ed emotive.
EZIO BOSCO,
AUGURI DI CUORE
PIEMONTE ONLUS
Associazione di volontariato per la
prevenzione delle malattie cardiovascolari
ASSEMBLEA SOCIALE
È indetta l’assemblea dei soci in prima convocazione il giorno 1 Dicembre 2012 alle ore
8 ed in seconda convocazione il giorno
2 DICEMBRE 2012 ALLE ORE 10 a.m.
presso il ristorante MAGO di Caluso Via Belvedere 58
con il seguente O.d.g.
1 Relazione del Presidente sull’attività 2012
2 Programmi futuri anno 2013
3 Dimissioni e presentazione nuovi soci
4 Previsione bilancio sociale
5 -Varie eventuali
Al termine dell’Assemblea verrà offerto il
pranzo sociale per i soci in regola con il versamento della quota di associazione.
Le adesioni e le deleghe devono pervenire
entro il
24 Novembre
30
Il nostro socio Senior, Ezio Bosco, compie 90 anni. Complimenti e un festoso
cincin. È in buona salute e continua a
sollecitare - instancabilmente - iniziative
per aumentare il numero dei soci, la loro
attiva partecipazione alla vita dell'Associazione e, per i più giovani, l'iscrizione
tra i volontari ospedalieri.
Partecipa attivamente alle riunioni del
Consiglio Direttivo e ha sempre nuove
proposte per la Presidenza.
Bosco è una fonte inesauribile di saggezza e vitalità. Gli dobbiamo molto ed è con
riconoscenza che a nome del presidente
Danielis, dei consiglieri e di tutti i soci
la rivista Cardio Piemonte lo ringrazia per
il suo contributo e gli formula vivissimi e
sinceri auguri.
ai seguenti numeri telefonici:
Giacone Carla
392.2214972
Racca Caterina
392.1778092
Segreteria Ospedale
Sig.a Lingua Maria Rosa 011.6335564
Presidente346.1314392
Il 28 novembre i 35 anni
degli Amici del Cuore
Gli Amici del Cuore celebrano i 35 anni
dell'Associazione. La cerimonia, con la
presenza del presidente del Consiglio Comunale, Giovanni Maria Ferraris, di Danilo
Danielis e Sebastiano Marra, presidente e
vice-presidente della Onlus, si svolgerà il
28 novembre, alle ore 15, nella cornice
della Sala delle Colonne presso il Comune
di Torino.
CARDIO PIEMONTE • N. 3/2012 settembre/dicembre 2012
Via al Registro Piemontese
del paziente adulto
con cardiopatia congenita
di Gabriella Agnoletti*
Le cardiopatie congenite (CC) sono malattie frequenti, colpiscono circa lo 0,8% dei nati vivi.
Grazie ai progressi della chirurgia cardiaca, oltre
l'80% dei bambini con CC raggiunge l'età adulta.
Nei Paesi occidentali le CC sono la prima causa
di cardiopatia del giovane adulto e delle future
madri. Negli Usa i pazienti adulti con CC sono 20
milioni, in Inghilterra ci sono 1600 nuovi casi
all'anno, in Canada il numero é aumentato del
270% in 10 anni.
Anche la natura delle cardiopatie evolve, poiché,
grazie all'introduzione di programmi di palliazione variati e talora complessi, crescono i pazienti con cardiopatie gravi che vivono sino all'età
adulta. La gestione medico-chirurgica di questa
popolazione é difficile, molto specializzata e richiede una collaborazione multidisciplinare. Ci
troviamo di fronte a una nuova specialità che é
oggetto di raccomandazioni pubblicate da Società di Cardiologia nazionali e internazionali.
In Germania, Olanda, Inghilterra l'organizzazione delle cure si svolge in centri specializzati e
dedicati, con il supporto di registri nazionali e
protocolli diagnostico-terapeutici. In Italia si
puo' stimare che ci siano almeno 80.000 pazienti
adulti con CC e che almeno la metà di essi necessitino di terapia interventistica cardiologica o
di cardiochirurgia. Questi pazienti sono chiamati
GUCH, dall'acronimo inglese Grown-Up Congenital Heart disease.
In Piemonte nascono ogni anno 280 bambini
con CC; di questi 238 raggiungono l'età adulta e
48 hanno problemi cardiaci gravi. Questi pazienti sono seguiti presso le cardiologie pediatriche
generalmente sino al 15° anno di età; in seguito
non vengono più assistiti da centri o strutture
specializzate. Una minoranza viene controllata
da cardiologi dell'adulto, molti non vengono più
seguiti, molti altri si rivolgono a centri specializzati di altre regioni.
Grazie al supporto dell'associazione Amici del Cuore è nato
ora il Registro Piemontese delle
Cardiopatie Congenite dell'adulto. In esso saranno collocate informazioni concernenti lo
stato di salute e l'inserimento
sociale dei singoli pazienti. Le
informazioni saranno disponibili in modo completo al medico che segue il paziente e in
modo anonimizzato al medico
responsabile del registro. Ogni
paziente, con un codice personale, potrà accedere ai propri
dati.
Il Registro ci permette di conoscere il numero
dei soggetti e la loro situazione. Conoscendoli
meglio, potremo seguirli meglio e, con l'aiuto
degli Amici del Cuore, educarli a prendersi cura
di sè. Potremo rendere omogenee le cure loro
offerte sul territorio piemontese, potremo inoltre identificare la cardiologia della Città della
Salute come il centro regionale di riferimento
a cui questi pazienti e i medici che li seguono
potranno rivolgersi.
Dott.ssa Gabriella
Agnoletti
*Responsabile
servizio di
Cardiologia
Pediatrica, Città
della Salute
Coloro che desiderano sostenere la nostra
Onlus potranno effettuare donazioni tramite
Bonifico bancario intestato a:
Amici del Cuore Piemonte Onlus
Banca Intesa Sanpaolo
IBAN IT10 Z030 6909 21710000 0031305
oppure sul
conto corrente postale n. 19539105
Intestato a: Amici del Cuore Piemonte Onlus Cardiologia 2 - C.so Bramante, 88
10126 TORINO
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La salute
comincia
a tavola!
IL CAMBIO, A PRANZO CON CAVOUR
Tutti i medici vi diranno che la salute comincia a
tavola. Il che significa nutrirsi correttamente, con
cibi sani e commisurati non solo alla nostra golosità ma anche alle condizioni fisiche (a proposito,
perchè non farsi misurare la pressione nel motor
home degli Amici del Cuore?). Se poi, per una volta, volete peccare, tanto vale farlo alla grande. Per
la qualità del menù e l’ambiente. Abbiamo scelto,
come icona, un locale storico di Torino, aperto nel
1757 e già menzionato da Casanova nelle sue Memorie: il ristorante del Cambio, entrato nella storia
dell’Unità d’Italia. Tra i commensali Cavour, il cui
posto è sempre lì, in fondo a destra su un divanetto. Nella foto a sinistra la vice-presidente Caterina
Racca tra Enrico Zanchi e Daniele Sacco, direttore
e deus ex machina del Cambio.
fine del numero - arrivederci al prossimo -