Il Girasole - D come Donna
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Il Girasole - D come Donna
D COME DONNA a.p.s. Circolare interna stampata in proprio - Anno 12, numero 2 – giu. lu. ag. sett. 2015 1 CARE SOCIE E SOCI Sommario L’articolo di fondo di questo numero prende spunto da un piccolo testo scritto da Lidia Menapace, insegnante e saggista, sulla sua esperienza di resistente, per ricordare che anche le donne hanno affrontato lotte per la libertà, e spesso in ruoli non secondari, e che ciò che si è ottenuto deve essere salvaguardato perché non lo si ottiene per sempre. La bicicletta della copertina ricorda quell’umile mezzo di trasporto su cui hanno pericolosamente viaggiato tanti messaggi. L’estate poi, con le vacanze, ci consente di riassaporare quanto abbiamo realizzato nei mesi più frenetici dell’inverno e della primavera: gli incontri della rassegna Una trama di fili colorati, la presentazione dei libri dei Vicini di pagina, la conferenza letteraria del professor Novelli, i corsi di autodifesa e di allenamento della mente. In aggiunta le nostre usuali, varie rubriche, uno stimolo alla curiosità. Poiché questo è l’ultimo numero del notiziario di cui mi occupo, colgo l’occasione per ringraziare voi tutti della stima che mi avete dimostrato e faccio tanti auguri a Maria Callone che mi sostituirà dal prossimo numero. Buona estate! Giuliana In copertina Care socie e soci 2 Cosa accade: Donne e resistenza 3-4 Nepal, emergenza terremoto 4 I servizi di D Come Donna al pubblico: Telefono ascolto e corsi gratuiti di italiano per stranieri 5 Che si fa a Segrate: Donne impegnate senza confini 6 Che si fa a Segrate: Lo scrittore della porta accanto 6 Che si fa a Segrate: Il gusto della letteratura con il prof. Mauro Novelli 7 Le nostre iniziative: Il corso di autodifesa 8 Le nostre iniziative: Allenalamente, una sfida felice- 8-10 mente accolta Le nostre iniziative, calendario 11 Buon compleanno a ... 11 L’angolo della musica: Annie Lennox, Nostalgia 12 Al cinema in DVD: Il segreto di Esma 13 In giro per mostre: Un’opera d’arte al mese 14 Voci delle nostre socie: Mare nostro che non sei nei cieli 14 La recensione: Il “Cara figlia…” di Pietro Verri 15 La voglia di scrivere Isabella Griotti: Per sempre 16 La voglia di scrivere Paola Pancaldi: La macchina rossa 16-17 La voglia di scrivere Alessandra Zeni: Arredamento e psicanalisi 17 Viaggio intorno agli alberi: La gramigna 18 La bicicletta Foto di Giuliana Cherubini 2 L’insostenibile leggerezza dell’essere: le origini della 19 scienza psicologica e della psicoanalisi - VIII parte COSA ACCADE a cura di Enza Orlando Care amiche,ho acquistato recentemente il libro scritto da Lidia Menapace “Io Partigiana” che sto leggendo in questi giorni e mi fa piacere segnalarvelo. L’argomento storico nel quale si inserisce il libro è commentato benissimo in questo articolo pubblicato su NOI DONNE, dove vengono puntati i riflettori su quanto anche noi donne siamo riuscite a fare in quegli anni. Una memoria storica che va assolutamente messa in rilievo. Ecco perché ve ne propongo la lettura. Enza Articolo tratto dalla rubrica Primo Piano di “NOI DONNE WEEK” del 29 aprile 2015 Donne e Resistenza: Le ragazze del ’43 - di Vittoria Tola Le donne protagoniste delle rievocazioni del 70mo della Liberazione. Le iniziative dell'Udi In questo 70esimo della Liberazione dal nazifascismo ci sono state tra le tante anche le testimonianze finalmente di donne, i mass media nazionali e locali hanno pubblicato e mandando in onda una realtà da cui comincia ad emergere questo protagonismo femminile. […] Anche la Rai per la prima volta ha fatto uno sforzo più evidente soprattutto con Rai storia. Molti nuovi testi sono stati pubblicati comprese graphic novel per ragazzi e ragazze. Tante le mostre storiche, i convegni, le rassegne cinematografiche, le biciclettate nei luoghi segnati dalla presenza delle donne nella resistenza L’Udi, oltre le iniziative in tutt’Italia, cominciate già un anno fa nell’anniversario della nascita del Gruppi di Difesa della Donna, per questo 25 aprile ha curato un video documentario in cui quattro donne diverse, Marisa Rodano, Lidia Menapace, Luciana Romoli e Tina Costa, raccontano perché delle giovani e giovanissime si sono impegnate nella resistenza. Realizzato insieme all’Uisp, “Le ragazze del 43 e la bicicletta”, intende raccontare anche perché questo mezzo povero e indispensabile sia diventato un simbolo delle staffette e uno strumento pericoloso per i nazisti che viene proibito da Kesselring nella Roma occupata. Proibito perché pericoloso per l’esercito più potente e feroce del mondo in quel momento storico. Un modo per riconoscere che la guerra partigiana e la guerra di liberazione riguardava un grande movimento di popolo in cui le donne e i giovani, sono stati fondamentali. Raccontata da queste donne la storia è straordinaria, ironica, antiretorica e dimostra cosa sia lo spirito civile e il senso della democrazia e della libertà che le anima. “Perché - come dice una delle protagoniste del video - la libertà è come l’aria, senza non si può vivere. Oggi come ieri”. Queste parole ci fanno riflettere nel 70esimo della Liberazione dal nazifascismo sulle le tragiche immagini degli sbarchi nel Mediterraneo e le scene di guerra in tante parti del mondo da cui fuggono uomini e donne si intrecciano e si sovrappongono alle immagini dell’Europa e dell’Italia nel giorno della fine della guerra: città distrutte, sfollati ovunque, bambini soli, famiglie distrutte. Scene simili che vediamo dalla Siria alla Palestina, dall’Iraq a l l a S o m a l i a , a l l a L i b i a . “Altre città sono mutilate e distrutte, le rovine s'alzano mostrando i loro interni devastati dai quali pendono solitari un lume o una fotografia. I ponti sui nostri fiumi, sulle nostre strade sono saltati, opere d'arte che erano nostro patrimonio e ambizione sono scomparse”; così Alba de Cèspedes, una grande scrittrice del ‘900, scrive nell’inverno del 1944 ricordando da radio Bari i terribili problemi che in quei difficili mesi di guerra affliggevano l’Italia con razzie, eccidi, requisizioni di viveri e di beni, cumuli di macerie che sovrastavano le abitazioni e il patrimonio artistico. Il conflitto, con il suo carattere di guerra totale, aveva segnato l'esistenza quotidiana delle persone, si era inserito nelle loro vite sconvolgendo abitudini, sentimenti, affetti, vi aveva introdotto il dolore e il lutto, obbligando a rivisitare i progetti esistenziali intessuti nel tempo, carichi di emozioni e aspettative. Tra una popolazione addolorata dai lutti, stanca dei sacrifici, tormentata dalla miseria donne e uomini di diversi orientamenti si adoperano per ricomporre le trame di una coesistenza civile, di un interesse per la cosa pubblica che il ventennio fascista, con le sue pratiche di mobilitazione burocratica e le politiche di repressione, aveva cancellato . M a no n p er t u tt i e no n p er t u t te. Infatti dopo l’8 settembre in Italia si registra in modo silente un 'esplosione della partecipazione anche delle donne che, nell'eccezionalità della situazione, attraversano territori sconosciuti, si misurano con compiti fino ad allora loro preclusi o impediti con una scelta consapevole e coraggiosa. È un intervento nella scena politica e bellica che trova prima di tutto espressione nell’aiuto e nel salvataggio di massa degli sbandati dell’8 settembre, forse il salvataggio più grande della storia come documenterà Anna Bravo. E il lavoro delle donne continua nella vasta opera di resistenza civile ingaggiata a favore degli antifascisti, dei partigiani, degli ebrei, poi dei soldati alleati; nelle tante sommosse contro il caro viveri che minaccia la sopravvivenza di intere famiglie. E poi con le staffette che portano ordini, armi e dinamite, informazioni e tutto quanto è possibile correndo rischi enormi. Poi le resistenti armate, le gappiste e le sapiste che nel partecipare in vario modo alla guerra Partigiana si assumono responsabilità enormi e gravi 3 COSA ACCADE compiti. Non è un caso che sia una donna come Ada Gobetti a scrivere in chiaro il suo Diario Partigiano per spiegare a un Benedetto Croce il senso di quella straordinaria esperienza che lui, come tanti altri, non riesce a capire. […] Il ruolo determinante delle donne fu riconosciuto esplicitamente dal Clnai in quei terribili mesi anche con un impegno formale per il riconoscimento del diritto di voto alle donne come base del diritto di cittadinanza della nuova Italia che chiedevano anche come a uguale lavoro dovesse corrispondere uguale salario tra uomini e donne. […] La scelta personale insieme istintiva e ragionata, e il valore che si assegna alla solidarietà e alla appartenenza alla propria collettività e al destino del mondo fanno di chi sceglie la guerra partigiana un momento irripetibile e positivo, nonostante tutto. […] È questo che lo storico G. de Luna nel bellissimo titolo del suo ultimo libro “la Resistenza Perfetta” sottolinea e come questa perfezione oggi può sembrare anacronistica, oppure la replica dolciastra di certi stereotipi. Eppure la Resistenza perfetta è proprio quella che emerge dai documenti, dalle testimonianze, dalla realtà di una ricerca d’archivio condotta senza pregiudizi e tesi precostituite. […] Negli ultimi decenni gli studi delle storiche in particolare hanno aperto squarci di ricostruzione corretta della realtà spontanea e organizzata delle donne nella resistenza. […] Sempre più a una frase che abbiamo sentito da tante donne “abbiamo fatto solo il nostro dovere” si aggiunge la consapevolezza che rivendicare la loro forza non è entrare in un’idea retorica o virilistica della resistenza. È come se ci fosse voluto per molte un tempo necessario a capire che se il passato aiuta a capire il presente anche la consapevolezza delle donne nel presente aiuta a capire meglio le ragioni e la complessità del passato. Nepal Emergenza terremoto Un avvenimento grave colpisce ancora di più quando vi sono coinvolte persone con cui si è stati in contatto. Abbiamo avuto occasione di conoscere l’associazione Apeiron, che opera per le donne nepalesi, in uno dei nostri incontri della rassegna Una trama di fili colorati. La nostra Presidente ha chiesto notizie all’Associazione. Questa è la lettera che le è pervenuta: Buongiorno Signora, che piacere sentirla! La situazione in Nepal è molto grave e le vittime sono tantissime. Sono tornata dal Nepal 4 giorni prima del terremoto e non riesco ancora a capacitarmi della immane tragedia che ha colpito quel meraviglioso paese che amo profondamente. Noi di Apeiron siamo una piccola realtà e non ci occupiamo di fare partire volontari e, sinceramente, non supportiamo questa cosa per non aggiungere caos al caos. Ora c'è bisogno di aiuti fortemente qualificati e quelli si sono già mossi. Le nostre casette degli spacca pietre, tranne un paio, hanno retto abbastanza bene e sono diventate il solo rifugio per l'intera comunità dato che il villaggio è stato raso al suolo. Così le nostre casette hanno accolto anche molte persone non facenti parte del progetto. La ringrazio davvero di cuore per il pensiero, l'interesse e il sostegno. Mi permetto di girarle un volantino appositamente fatto per la raccolta fondi che in questo momento è una delle cose più urgenti e importanti da fare. La ringrazio ancora per il suo interesse e spero di poterla risentire presto. Loredana Ps: mando un caro saluto a tutti voi! 4 D COME DONNA PER SEGRATE I servizi rivolti al pubblico L’Associazione D Come Donna è sorta per indirizzare donne in difficoltà verso percorsi di soluzione dei loro problemi, sia col ricorso ad esperti, sia con l’aggregazione in attività socioculturali. Nel tempo ha ampliato il suo servizio alle donne e uomini stranieri con la necessità di apprendere la lingua italiana. Attualmente questi sono i due campi in cui presta servizi al pubblico: il Telefono Ascolto e i Corsi Gratuiti di Italiano per Stranieri. Telefono Ascolto Ti senti sola? Stai vivendo un momento di crisi della coppia o delle relazioni familiari? Hai problemi di anoressia o bulimia? Hai problemi di alcolismo? Subisci violenza o maltrattamenti? Vuoi aiutare chi vive o ha vissuto questi disagi? Chiama il Telefono Ascolto di D COME DONNA 02 2133039 Il mercoledì dalle ore l0 alle ore 12 Il giovedì dalle ore 16 alle ore 18 Il venerdì dalle ore l0 alle ore 12 Sono sempre in funzione la segreteria telefonica e il fax Le nostre esperte PSICOLOGA, PSICOTERAUPEUTA, PSICOANALISTADELLA RELAZIONE, specializzata in - Disagi psichici individuali (ansia, depressione, attacchi di panico, ecc) - Disagi relazionali degli eventi di vita e dinamiche di coppia - Disturbi derivati da abuso e violenza psicologica, fisica e sessuale AVVOCATO i cui settori di attività prevalenti sono: - Diritto di famiglia e tutte le controversie attinenti i diritti della persona e dei minori, il diritto civile e del lavoro, in particolare in materia di diritto antidiscriminatorio e pari opportunità AVVOCATO i cui settori di attività prevalente sono: - Diritto di famiglia con particolare riferimento alle questioni attinenti la crisi della coppia, diritto della persona e dei minori - Diritto delle locazioni e problematiche abitative - Diritto dei consumatori Corsi gratuiti di italiano per stranieri 3 livelli: principianti (nessuna conoscenza della lingua italiana) intermedio (con conoscenza di base della lingua italiana) avanzato (conversazione e grammatica) Giorni e orari: principianti bisettimanale martedì e giovedì, 18.00-19.30 lunedì e giovedì, 10.00-11.30 principianti settimanale lunedì 17.00-18.30 martedì 10.00-11.30 mercoledì 17.00-18.30 venerdì 13.45-15.30 venerdì 15.45-17.30 intermedio settimanale martedì 13.30-15.00 mercoledì 20.00-22.00 giovedì 14.00-15.30 avanzato settimanale lunedì 13.30-15.30 martedì 20.00– 22.00 Le nostri insegnanti: Anna, Daniela, Emanuela, Giuliana, Liliana, Nella e Simonetta sono nostre socie con esperienza di insegnamento della lingua italiana I corsi sono gratuiti Si deve acquistare il libro di testo Sede D Come Donna c/o Centro Civico “Giuseppe Verdi” Via XXV Aprile Segrate Per informazioni: D Come Donna: tel. 02 2133039 nei seguenti orari: mercoledì e venerdì ore 10.00-12.00, giovedì ore 16.0018.00 www.dcomedonna.it [email protected] 5 CHE SI FA A SEGRATE Donne impegnate senza confini di Giuliana Cherubini Una trama di fili colorati 4a edizione 2015 Domenica 1 marzo, a Cascina Ovi, si è svolto fra le 15.30 e le 17.30, il primo incontro della rassegna Una trama di fili colorati, conversazioni spunti e incontri intorno al femminile ieri e oggi, giunta ormai alla quarta edizione. Sono stati presentati tre progetti in favore delle donne in continenti diversi. In tutti e tre i casi l’obiettivo era “liberare la donna” perché quando essa assume autonomia è di aiuto al resto della famiglia. La strada da fare è lunga perché spesso la donna è abituata alla soggezione, e l’emancipazione non le appartiene. Così accade in Nepal, dove una femmina talvolta non viene nemmeno registrata all’anagrafe, e dove per giunta c’è lo strascico della cultura delle caste. Che cosa può spingere una donna a cercare un lavoro? La presenza dei figli. Ma se questa non sa leggere e non ha un mestiere, le resta solo da scendere al fiume, raccogliere pietre e spaccarle per 16 ore al giorno riducendole in ghiaia da costruzione. Una piccola associazione di volontariato, Apeiron opera dal 1997 in Nepal per togliere le donne spaccapietre dalla riva del fiume, dar loro una casa in muratura e avviarle a un’attività agricola. Il prossimo obiettivo è la creazione di un dispensario. Per chi volesse saperne di più o contribuire, il sito è www.apeiron-aid.org. A Milano, invece, le donne Rom profughe del Kossovo e della Macedonia, sgombrate dal campo nomadi, vivono isolate nelle rispettive case offerte loro dal Comune perché non sanno la lingua e non possiedono un mestiere. Per loro si è attivata la Caritas Ambrosiana con un progetto sociale di apertura di un negozio di stireria e piccola sartoria dove gruppi di donne rom si avvicendano in un percorso di apprendimento sartoriale che va da qualche mese fino a un massimo di tre anni. Ci piace sottolineare che la nostra Associazione offre loro un tavolo espositivo ad ogni Mostra Rosa Shocking. Il negozio laboratorio Taivé, sito in via Carpi angolo via Wildt, è aperto al pubblico dal martedì al sabato dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00. Le donne che vi lavorano percepiscono uno stipendio che consente loro un minimo di indipendenza, ma col lavoro esse apprendono a muoversi in città, a parlare l’italiano ad aprire un conto corrente, giacché lo stipendio deve essere accreditato, a capire come ci si comporta in ambito lavorativo in Italia. Un video su youtube dal titolo Prendere la parola ne illustra l’attività. Il terzo intervento riguardava invece il Perù, paese grande quattro volte l’Italia, nello specifico un quartiere alla periferia di Lima, dove l’associazione CEPROF (Centro de Promocion Familiar) costituita nel 1989 si è posta gli obiettivi di appoggiare le famiglie nella formazione scolastica dei bambini e di promuovere l’istruzione della donna nel campo lavorativo. Ha quindi aperto una casa della cultura e ha creato un centro medico. Nella casa del CEPROF ci si può offrire come volontari, ma anche essere ospitati nell’ottica del turismo solidale. www.ceprof.org. Dal 2014 anche D Come Donna sostiene il progetto “Perù” portato avanti dall’Associazione Mission Onlus a favore del CEPROF di Tablada de Lurin (Lima). La rassegna continuerà con gli incontri del 5 giugno I percorsi più intimi della femminilità, in cui verrà presentato il nuovo romanzo di Giulia Alberico Un amore sbagliato e il 25 novembre, in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne decretata dall’ONU. Lo scrittore della porta accanto La rassegna Vicini di pagina—chi scrive e chi legge ha visto tre incontri nel primo quadrimestre del 2015: il 13 febbraio con Roberto Brivio e Grazia Maria Raimondi, il 20 marzo con Paola Pancaldi Pugolotti e Fiorenza Pistocchi e il 10 aprile con Massimo Beltrame. Serata divertente quella con l’ex dei Gufi che, dopo aver lasciato il gruppo, ha spaziato nel campo del teatro come attore, regista, direttore artistico, insegnante, scrittore di testi pubblicati dalla Casa Editrice Meravigli. Per presentare uno dei suoi libri Attenti al Gufo.. E adess ve la cunti mi ha offerto al no6 stro pubblico un vero spettacolo di canzoni milanesi e battute, duettando anche con la moglie, Grazia Maria Raimondi. Molto evocative quelle canzonette e ballate che, già negli anni Sessanta, erano frutto di uno studio della tradizione lombarda. Brivio si accompagnava con la fisarmonica, uno strumento dal suono semplice, popolare e nel pubblico c’era la voglia repressa di canticchiare, finché non è stato invitato ad unirsi a lui in un allegro coro. Per il secondo incontro è stato scelto il titolo Le stanze della vita: due donne tra poesia e narrativa. Stanze, spiega Roberto CHE SI FA A SEGRATE Spoldi, quali luoghi personali narrativi, citando Virginia Woolf che voleva una stanza tutta per sé dove pensare, immaginare, scrivere. Di Paola Pancaldi, poetessa e narratrice, è stata presentata una raccolta di poesie, Quarto tempo, vincitrice del primo premio al Concorso Nazionale di poesia e narrativa “Il Litorale” 2014. Edizioni Helicon. “La poesia”, dice Paola, “non è solo del poeta, ma appartiene a chi la legge e la fa sua. Bisogna entrarvi dentro e leggerla secondo i propri modi e tempi. A differenza di altre discipline letterarie, nella poesia la forma influenza il significato fino a trasformarlo, a modificarlo. La poesia viaggia sulle parole e canta. La poesia è ritmo, è cambiamento, è canzone”. E poi ancora, “il poeta è un naufrago delle parole in cui cerca un appiglio.” Le poesie di questa raccolta appartengono ad un periodo difficile della sua vita, e si basano su dettagli anche fotografici emotivamente forti che l’hanno aiutata a superare il dolore. Fiorenza Pistocchi, già autrice di libri per bambini, è invece alla sua prima opera narrativa per adulti, Il destino disegna paesaggi di mare. Neos Edizioni. Partendo dall’artificio letterario del ritrovamento casuale di tre agende nell’archivio della biblioteca di Noli effettuato dalla bibliotecaria, racconta la storia di un delitto perpetrato in Liguria, la sua terra di origine, ed è un mezzo per raccontare personaggi asciutti, duri quali sono i liguri e per esprimere tutta la nostalgia per quella regione. È il primo di tre gialli che già sono in cantiere e l’idea del giallo le viene da una passione coltivata di nascosto da ragazzina e dal desiderio di creare emozioni in chi legge. Paola e Fiorenza hanno presentato le loro opere con una spontaneità e un’eleganza semplice da vere signore. Massimo Beltrame ha presentato il suo ultimo libro sulla storia delle esposizioni internazionali, pubblicato da Meravigli Editore Expo Milano 2015—storia delle esposizioni universali. È dal 1851, spiega, che si fanno esposizioni universali con lo scopo di mostrare le scoperte tecnologiche e le innovazioni architettoniche. La prima, quella del 1851, si tenne a Londra. Diversamente dalle esposizioni industriali, quelle universali hanno tre caratteristiche: sono internazionali, hanno un tema universale, hanno carattere utopico, vogliono cioè suggerire punti di ulteriore sviluppo e progresso in ambiti tecnologico, architettonico, comunicativo. In genere i padiglioni vengono smantellati dopo l’esposizione, tranne quello del paese ospitante o un altro ritenuto di particolare interesse. Dell’esposizione di Londra è rimasto il Crystal Palace; di Parigi resta la Tour Eiffel; a Bruxelles resta il padiglione di Le Corbusier, a Seattle lo Space Needle, a Montreal il complesso abitativo Habitat 67, un edificio a parallelepipedi intersecantisi ciascuno dei quali contiene un appartamento. Del precedente Expo di Milano, quello del 1906, rimane, al Parco Sempione, l’Acquario. Allora il tema era I trasporti, via mare, terra e aria. Si era appena terminato il traforo del Sempione. Si inneggiava al progresso, alla velocità. Si inventavano neologismi, per altro aborriti dall’Accademia della Crusca: tassametro, pastificio, calzaturificio. Oggi il biglietto da visita sono le torri del centro direzionale di Porta Garibaldi. La struttura planimetrica dell’esposizione riporta però all’urbanistica romana, con un cardo e un decumano che si incrociano in Piazza Italia. Lungo il cardo, tragitto più breve, ci saranno i padiglioni italiani; lungo il decumano quelli stranieri, ciascuno con una forma che evoca il prodotto naturale più caratteristico del paese. Il Palazzo Italia rappresenta una foresta pietrificata, un’immagine traforata che indica l’osmosi con l’ambiente. Milano all’avanguardia? Questa è sempre stata la sua vocazione. “Che cosa si farà poi degli spazi creati?”, chiede qualcuno dal pubblico. Si vedrà. (G.C.) Il gusto della letteratura con il prof. Mauro Novelli Cascina Ovi. 27 febbraio 2015. Il primo dei due incontri che ci offre quest’anno il Professor Mauro Novelli, riguarda la narrativa di Mario Rigoni Stern. Ne esce l’immagine di un uomo di montagna, che ha fatto il militare e di uno scrittore che racconta storie vissute, in cui il sentimento del paesaggio è fortissimo, dall’Altipiano di Asiago, sua luogo nativo, alla pianura del Don. Parte sempre da qualcosa che gli è successo perché non riesce a lavorare di pura fantasia, però non lo si deve considerare soltanto un memorialista. Rigoni Stern racconta la guerra da lui combattuta e racconta, con occhio vagamente populista, la vita nell’Altipiano dei Sette Comuni, la vita dura di una comunità rurale senza conflitti. Militare volontario per necessità economica, dopo l’8 settembre del ‘43 viene deportato ed è nelle baracche da prigioniero che comincia a scrivere sulla ritirata di Russia. Continuerà a scrivere, una volta liberato e mentre lavora al Catasto, ma pubblicherà solo avanti con gli anni. Del resto, non è la scrittura la cosa più importante della sua vita, ma, come dice in un’intervista video che ci viene proposta: “I russi combattevano per la loro terra, i tedeschi per il Reich. Noi italiani combattevamo per la nostra vita. I miei 70 soldati mi chiedevano: dov’è l’Italia? La grande impresa della mia vita è stata portare a casa quei 70 uomini.” Interessante e vivace come sempre la conferenza. La prossima, in autunno, riguarderà la poesia in dialetto milanese. (G.C.) 7 LE NOSTRE INIZIATIVE Il corso di autodifesa Tra il 16 febbraio e il 30 marzo si sono svolti, nella palestra del centro omnicomprensivo Schweitzer, gli incontri di autodifesa tenuti dal Maestro di Arti Marziali e Istruttore di Difesa Personale Diego dell’Ernia, per la parte fisica, e dalla dottoressa Ottavia Zerbi per l’approccio psicologico, con una bella interazione fra i due. Le 10 persone che vi hanno partecipato si sono messe in gioco cercando di sfruttare al massimo le ore a disposizione. Sei incontri possono insegnare solo alcune mosse che consentono di liberarsi da un aggressore. La domanda è: “Che cosa faccio se uno mi aggredisce?” La risposta non è farsi prendere dal panico o rispondere a violenza con la violen- za genericamente. Per potersi difendere bisogna immaginare tutte le mosse possibili e le possibili reazioni. Più ti eserciti a immaginare la situazione e ad effettuare le mosse che ti sono congeniali, giacché ognuno deve restare nei limiti delle proprie forze, e più acquisti sicurezza nella difesa. Fingere aggressioni e difese è stato un modo per imparare ad osservarsi e forse a conoscere le proprie capacità fisiche e psicologiche di reazione. Data la brevità del corso, si è trattato di un assaggio, certo, ma di un assaggio stimolante. (G.C.) Allenalamente, una sfida felicemente accolta di Flavia Falcone Carissime socie, chi di noi lo ha frequentato può dirsi certamente molto soddisfatta: ci ha aiutato a rendere la nostra inventiva, la nostra creatività e la nostra fantasia molto ma molto allenata. Abbiamo imparato termini e significati nuovi come strategia fonologica, strategia in verifica, strategia delle funzioni esecutive o di ragionamento, memoria prospettica, immagini mentali e.. davvero tanto altro ancora. Di cosa parlo? Del corso di “Ginnastica Mentale”! quell’invito così strutturato: Allena la mente…se non la usi la perdi. Personalmente continuo a ringraziare “mentalmente” la signora Armati Giuseppina, ora nostra socia, che tanto ha insistito affinché D Come Donna organizzasse questo corso che lei aveva già frequentato a Cernusco S/Naviglio. Il corso è in dirittura di arrivo: abbiamo organizzato solo 10 Norma Cola Parole in “LO” Per le strade di Rapallo, si aggirava un trovatello che con fare circospetto osservava ogni cancello per entrare e trovare qualche dolce al caramello. Sotto il mantello aveva un grimaldello. All'improvviso dal viottolo si sentì il campanello del signor Otello, il guardiano; il fanciullo spaventato corse a perdifiato facendo un capitombolo e battè la testa. Sognò di essere a cavallo e signore di un castello e di bere brodo di pollo, ma ahimè fu risvegliato dal fratello che passava in quella strada suonando un violoncello. 8 incontri in quanto la preparazione è stata lunga e difficoltosa, ma tante di noi sperano di poterlo proseguire in futuro con un numero di lezioni più ampio; i corsi infatti seguono il calendario scolastico, si articolano in 30 oppure 15 lezioni….. vedremo cosa riusciremo a fare per il prossimo anno, ma sicuramente continueremo questa avventura che ha visto il nostro cervello più attivo che mai. A riprova di quanto viene assegnato come “compito a casa” ho scelto il racconto con i vocaboli terminanti in “LO”, quello basato su un elenco di parole e l’ultima fatica: il tautogramma. Di seguito alcune composizioni che le “studentesse” mi hanno gentilmente concesso: a voi il piacere di leggere e di divertirvi, divertimento “attivo”….. come lo è stato per le autrici! Flavia Falcone 15 parole All’improvviso co n un sordo boat o si sgretola la colli na a un passo da l cuore del villaggio. Un filo di fumo bianco come un a perla esce dal buco pr ofondo formatos i nella via, un acre odor e di bruciato sa le forte al naso. Lente sfilano in processione le pie donne, tutto è silen zio non vola un a mosca, piangono per il torto subito, pr egano il santo patrono affinché le prot egga e doni un coraggio da leone ai volo ntari perché possano riportare una gr ande vittoria contro le avverse forze della natura. Isabella Griotti 15 parole A ragione o a torto spesso va tutto storto: la lente che non trovi, la mosca noiosa, il cuore che va a mille per forza di cose. Via ....il tempo scorre, corre, veloce ed eccoti distratto: un buco traditore che t'induce al passo lento, ed i ricordi che s'affollano alla mente...il bianco viottolo sgretolante della tua collina, la perla, poi smarrita, della nonna e...e Santo cielo, vorresti scrollarti di dosso ricordi e pensieri, sentirti come un leone ruggente, gridare vittoria mentre lente, calde lacrime ti scorrono sul viso, che tenti di ingoiare, tirando su col naso. LE NOSTRE INIZIATIVE Enza Orlando 15 parole Voglio sognare un viaggio dell’anima. Sogno di tornare a Ponza, la mia isola del cuore, una perla nel mediterraneo. Non a torto Folco Quilici disse in un’intervista che per lui, che è stato in ogni mare del mondo, Ponza era la più suggestiva, la più affascinante. Ricordo Le canne di bambù agitate nei giorni di vento. Sento ancora nel naso il profumo della ginestra e della buganvillea. Ricordo i giorni felici, le notti in bianco in attesa dell’alba, le nuotate lente nei giorni di mare calmo. Ricordo i festeggiamenti del giorno del santo patrono, San Silverio. Ponza si vestiva a festa. Di sera la collina nella baia della casa di Civita, con tutte le lucine accese, era come un presepe. Strane sensazioni anche al tramonto dove le luci e le ombre si alternavano... A volte stesa al sole in un silenzio tutto mio, quasi melodioso - dove non sentivi volare neppure una mosca - guardando il cielo, facevo progetti, fantasticavo. Mi sentivo un leone in quel tempo, un re nell’ isola, pronta a tutto, rivolta alla vittoria e verso una vita piena di gloria! Progettavo di vivere sempre lì nell’isola, di vivere in una grotta che avrei arredato nello stile tipico isolano, un piccolo nido … un passo ardito, ma poi io, abituata alla città? Sicuramente come fare un buco nell’acqua! Una bella favola direte … ma è pur bello sognare e rivivere progetti, atmosfere e giorni felici anche se tutto poi vola via tanto velocemente da far sgretolare tutto in un baleno. Ma io ogni tanto ci provo... Anna Birag hi 15 parole Il vecchio To po Sapienti no abitava era un buco alla Sorma bianco sgre ni. La sua ta tolato, a cu tempo, usc na i era affezio iva afferran nato. Nott do la sua le via del man ente di cui a ico nero gu ndava fiero arnito con so passo le p e r u n a perla luccic ggeva qua e là. Fu co ante e, pa crociata co sì che appre sndotta dal se d el re la terza d’Inghilterr Leone. Co a Riccardo rreva l’ann I detto Cuo o 1191, l’o no Saladin r di biettivo: co o per ricon m b a quistare Ge ttere il sult della Basilic aru sa le a del Santo mme e riap Sepolcro si propriarsi ta, al termin tu ata sulla co e della via llina del Go Dolorosa. “feroce Sala lgoNonostante dino,” in d la definizione iv erse occasi mente. Gli oni si dimo altrui comp strò leale e ortamenti torto, gli clespavaldi, so facevano p p ra erò venire ttutto se a di battaglie la m osca al naso non si giun . Dopo 2 an se tuttavia entrambi i ni a nessuna condottieri v it to ri co a netta ed n le loro tr cardo Cuor uppe eran di Leone in o sfiniti. R oltre doveva però riuscì icrientrare in a stipulare Europa; pri con Saladin mesi, ma la ma o u n scerà le co a tregua di se incompiu 3 anni e 8 terra di con te e la Terra S flitti. anta rester à Noemi Bigarella Tautogramma sento scatunte stupidi scioglilingua, Scribacchiando stancame stupefati, an e stimolanti, strabili rire sensazioni stranament senza e, an scrivo, scrivo, sei settim centi. Scatto sulla sedia, ampastr re surreali…sento scorrazza stancarmi, storie strane, i! azz am str ? Svelta, saziati sennò lati spiritelli, sto sognando io cch schifosi, senza sale! Sgrano Spello sette salami, sono nano: stremata. Sabato sera suo snacks surgelati, svengo, sottostrillare. Sono sedici sorelle ”svegliati, svegliati” sento corrosoc i semplici, sorridenti. Solert stanti, suore simpatiche, sursus ” e… svegliandomi. “Sete, set no, spandendo sali soavi, set ito ta, sono salva! Sborso sub ro. Sorbisco sidro senza sos mbazza: . Suor Serena, scossa, stro temila soldi, senza sforzo ta scuole stupendo sostenere sessan “Sei sicura?” “Si, si, sarà rie sincei soddisfatte! Scriverò sto senegalesi”. Strano, sentirs dierò , salirò scale scoscese, stu re, sorvolerò Stati stranieri te sotset erò stir te, settanta serena serpenti svedesi, suonerò sbronza? o strana, stralunata, sarò tane…Sto sclerando! Son loqui, soli si rito spi , scarabocchio Sento scosse sotto sangue ito sano sub rve …se egata! O stressata sparo scemate…sono str to SteSan no, afi San Severo, San Ser sport, sobrietà, serenità. occa sci no, sen etemi, sono senza fano, San Simeone, sosten ‘sta , etto sm , nore, sono stanca scribacchina scriteriata. Sig e. nvolgendomi sensibilment sco scuola “Sana…mente” sta 9 LE NOSTRE INIZIATIVE cchiandosi . Sst sst pra, si sollevò stira iSentendosi sottoso ta si spostò sulla sin ttovoce. Spaventa so re ila sib ntì se i … Daniela Tempestin ente !! lla a : scoperta stupefac str a te spuntavano su mm ra og Taut streghette sdenta he tic pa sim tte Se Stefania sedeva rina semideserta, mb sabbia. tte Stefania svagati. se la, gia so iag te, sp Sulla sussurrarono : “Su nza sigaret se ali , lid ldi so so e a nt nz me se ra io, ce ra - Sin zio, ‘sta solitudine sconsolata sulla sd rso senza spiegazio smarriti, ‘sto silen i pa rd om ua sc sg i ro ‘st nd ti Sa et a nz Sm eciale. Si spalansette settimane se Settembre sarà sp ia. gg sa Sii e. nt ca le. a , sarai splendi- soffo ni, sparito senza sti alorditivi: stai seren ta settimanali scan sb ifa ri sch na a sce av gli no sfo an ta cher ccederanno siStruccata, spettina straordinarie, si su ente sandwich se tam re lia rp og so sv ai rir do op an ell da, sc successi, spostadalistici sbocconc seguiranno soldi, asata. , sg e ali rit ion Sp az ns do se ian i gg rse tuazion arrare. Sappilo salame/scamorza so ia sforzati. Senza sg surriscaldata sonvv ia Su i. bb nt sa ma lla su asi sp se i, si ste rsexy, stra- ment rveglianza !!!” Sentendosi sfinita : sei sotto stretta so sé stessa : star supe a ò gn rin So no ò. sig gn i So su o. necchiand iava sfrontata arirono. mpato, spadronegg ente sollevata i- Sorridendo sp gu se i iat gg pagata, sorriso sta ne si scosse : stranam sce a l, lat ria sso se , bu ot m sp sco za sosta sinora sconoStefania ti. set sfornando sen azioni stuzzicanti ilia ns ab se str i re or gia at eg ett rp sp se osferici. olgenti, sentiva tissimi, share strat re sensazioni sconv na te sca lfies : sullo iute. va pe sa subito selfies su se tati si sbrac- sc Senza sforzo tò ga at sfe sc i si or te nit en ste m So ncio, sorriasmodica smaniosi. , Ste-fa-nia, Sp za,spavalderia, sla suscitare sguardi ez nia ur fasic ea St av o: ion an rig av soffela sillab schermo sp single senza smorfie te ciavano, salutando en m na re se a, ! zin az strepitoso i sogni deva sbar Ste-fa-nia. Successo : sogni solo stupid do an ult i scema. i. ss nt su re ta isfatta : “ Sbrigat dd Si svegliò suda so ziò en nt se si do ndro, Specchian o??!!!” senza senso!! ersi: seppellire Sa ot scu svolta. Scommettiam va si rvi ra se se , Sta irò sp i, so ilit , sv rsi ti te en uo im Sc are sent a speranza, sradic sé sofferta storia senz to serviva salvare tut at evoli, sopr iac sp ne sce e ar scord mano!! stessa : sforzo sovru Daniela Sardel li Tautogramma Sette salaman dre, sorelle, si sdraiarono so pra sassi sole avemente soggiati. Stavan o sole. Sonn gnando. ecchiarono, so Stavano sors eggiando sem plicemente, seducentemen svogliatamente te, sidro spri , zzante spruzz ti. "Sballo !". i scoppiettanSi svegliarono successivamen te subitaneam tate. Sogno sv ente, spavenanito, sfortuna tamente. Scon neo. Sigh, sigh tento simulta ! - Matilde Mazzoni Tautogramma Si sopravvive serenamente se si sa sperare Solo sforzi sovrumani soddisfano sogni straordinari 10 Annamaria Bo rghi Tautogramm a Siate sempre sereni. Saper sorridere sign salvare se st ifica soprattu essi, sentirsi tto soddisfatti, so tare solitudin lari, saper su i sconfortanti. ppor- Annamaria Cagnola Tautogramma Sciarada sulla “sar..na” secretata Stavo sottacqua, sguazzavo soddisfatta su scogli, sassi, sabbia…. subitanea sto solinga,senza spazio, schiacciata, stretta, supina sulla scatoletta sono suddita sebben sovrana son siciliana, sotto sale son sostantivo saporoso sullo stivale… subito, signori sapientoni, suggerite svelti svelti ‘sto soprannome! LE NOSTRE INIZIATIVE Venerdì 5 giugno – Ore 18.30 presso Auditorium “Luigi Favalli” di Cascina Ovi - via Olgia, 9 – Segrate Una trama di fili colorati. Conversazioni, spunti e incontri intorno al femminile ieri e oggi. 4a edizione I PERCORSI PIù INTIMI DELLA FEMMINILITà Presentazione del nuovo romanzo di Giulia Alberico, Un amore sbagliato Letture dell’attrice Noemi Bigarella Giovedì 18 giugno - Ore 21.00 Gruppo di Lettura, 178° incontro Si parla di Figli dello stesso padre di Romana Petri Giovedì 16 luglio - Ore 21.00 Gruppo di Lettura, 179° incontro Programma in fase di definizione Il Gruppo di Lettura si riunisce ogni 21 giorni alle ore 21.00 presso la Biblioteca Comunale di Segrate, nel Centro Civico “Giuseppe Verdi”, via XXV Aprile. Per entrare nel blog: http://gruppoletturasegrate.blogspot.com Altro contatto per il gruppo di lettura: [email protected] I nostri martedì sono dedicati agli incontri della compagnia teatrale di D Come Donna, Le Muse Matte, condotti da Noemi Bigarella. I nostri mercoledì, dalle ore 15.00 alle 17.00 sono dedicati alle attività artigianali: momento di incontro per le socie che amano cucire e sferruzzare in un’atmosfera di convivialità, progettando e realizzando manufatti artigianali, ma anche possibilità di apprendere la pittura su ceramica. I corsi gratuiti di lingua e cultura italiana agli stranieri vengono tenuti presso la sede dell’Associazione nei seguenti giorni e orari: Settimanali: lunedì 13.30-15.30 livello avanzato; lunedì 17.00-18.30 livello principianti; martedì 10.00-11.30 livello principianti; 13.30-15.00 livello intermedio; martedì 20.00– 22.00 livello avanzato mercoledì 17.00-18.30 livello principianti; mercoledì 20.00-22.00 livello intermedio giovedì 14.00-15.30 livello intermedio venerdì 13.45-15.30 livello principianti; venerdì 15.45-17.30 livello principianti Bisettimanali: martedì e giovedì 18.00-19.30 livello principianti Lunedì e giovedì 10.00-11.30 livello principianti Il Telefono Ascolto è invece attivo il mercoledì e il venerdì dalle 10 alle 12; il giovedì dalle 16.00 alle 18.00 N.B. Altre iniziative, attualmente in fase di definizione, verranno rese note in tempo utile attraverso e-mail, posta e pubblicizzazione sulle testate locali e attraverso i canali informativi del Comune. D come Donna augura buon compleanno a Marilena C. 1 giugno Noemi B. 1 giugno Antonella O. 5 giugno Isabella G. 5 giugno Monica F. 6 giugno Michele B. 14 giugno Simonetta M. 14 giugno Marisa T. 20 giugno Alessandra F.27 giugno Dina P. 1 luglio Francesca A. 3 luglio Carmen B. 11 luglio Paola P. 16 luglio Marina R. 16 luglio Vittoria A. 17 luglio Giuseppina D. 19 luglio Manuela P. 19 luglio Angela M. 20 luglio Liliana R. 26 luglio Viola C. 28 luglio Delia O. 31 luglio Patrizia S. 2 agosto Antonella C. 3 agosto Alda C. 4 agosto Serena C. 4 agosto Nadia P. 6 agosto Maria Grazia F. 9 agosto Maria F. 10 agosto Enza O. 15 agosto Elena S. 18 agosto Daniela L. 21 agosto Pina P. 21 agosto Lilia M. 23 agosto Ornella B. 23 agosto Anna G. 27 agosto Marcella S. 27 agosto Matilde M. 28 agosto Elisa S. 10 settembre Felicita C. 11 settembre Lina A. 13 settembre Maria M. 15 settembre Silvia M. 15 settembre Sonia A. 15 settembre Gabriella V. 16 settembre Lea R. 19 settembre Letizia R. 26 settembre Giovanna P. 27 settembre 11 L’ANGOLO DELLA MUSICA a cura di Roberto Spoldi ANNIE LENNOX, NOSTALGIA Sono stato conquistato da un ascolto raffinato, intenso. Quello dell’ultimo disco di Annie Lennox, Nostalgia. Ci provo a raccontarvelo, anche se non è facile descrivere i capolavori. Non sto esagerando: qui si tratta di qualcosa di molto elevato, bello, unico, con quella incredibile magia che solo gli artisti compiuti riescono a fare: rendere accessibile la grandezza di un’opera d’arte – in questo caso un disco – a tutti, dal critico musicale alla casalinga di Voghera, da chi se ne intende di musica a chi la ascolta così, per puro piacere, senza capirci un’acca delle note e dei pentagrammi. Partiamo da un dato di fatto però: un nuovo disco di Annie Lennox suscita sempre grande interesse: l’artista di Aberdeen da tempo è considerata, ormai, una musa del pop-rock. Stimata praticamente all’unisono da pubblico e critica, è entrata a buon diritto nella hall of fame del panorama mondiale. Vi ricordate che cosa sono stati gli anni ’80 per lei? Se non lo sapete, vi dico che furono gli anni che le conferirono l’aura di cui ancora oggi si circonda. Era la voce degli Eurythmics, che rimangono uno dei gruppi più celebri del pop, anche se – lo dobbiamo ammettere - il ruolo di Dave Stewart, l’altra metà del duo, è stato fondamentale per il successo ottenuto. Poi, nel 1991, la storica band si scioglie e Annie Lennox inizia la sua carriera solista. Nonostante i riconoscimenti ottenuti anche in questa veste, va detto, a onor del vero, che i lavori a nome Annie Lennox non sono stati particolarmente importanti. A par12 te il grande inizio con Diva (1992), il resto è stato un susseguirsi di episodi dove, obbiettivamente, la mancanza di un autore / produttore come Dave Stewart si è fatta sentire pesantemente. Ma ora ci sorprende. E così, con Nostalgia, Annie Lennox propone un album di cover, un raffinato esercizio di stile in cui la Lennox si misura con brani che hanno fatto la storia della musica. La voce è quella di sempre: inconfondibile, potente e incantevole, e la personale rilettura di pietre miliari come Summertime, Strange Fruit, Georgia On My Mind e altre ancora riattualizzano e ridanno smalto alle canzoni e a un interprete che torna a imporsi. Il successo dell’operazione è garantito e lo si intuisce al primo ascolto. Nostalgia diventa semplicemente un “classico” in cui Annie Lennox è tornata a far brillare la sua stella. Una stella che tutti possono guardare e ascoltare, se ci si avvicina un po’ con l’orecchio a questo cielo intenso e sfavillante: la musica più grande, più bella, più magica. Un’ultima cosa, irrinunciabile, importante: andate a vedervi i video delle canzoni dell’album su youtube: in atmosfere rarefatte, con penombre, di un grande loft le cui pareti si perdono nell’oscurità, su tappeti immensi, con alle spalle finestre che arrivano sino al cielo, aperte su notti che hanno molto da dire, da sussurrare, con tende mosse da una brezza lenta che arriva da un’estate passata e futura, Annie Lennox interpreta vestita di rosso damascato e abiti di un’eleganza oltre il tempo, queste celebri canzoni, e l’orchestra, magia delle magie, non dietro, ma davanti a lei. E spegnete la luce, sedetevi sul vostro divano, anche voi lasciate entrare la brezza della notte estiva, e godetevi questo capolavoro, meravigliandovi della sua voce, che non stancherà mai, incanto del creato. AL CINEMA IN DVD a cura de Il gabbiano Il segreto di Esma Titolo originale: Grbavica Regia: Jasmila Zbanic Nazione: Austria, Bosnia-Erzegovina, Germania - Anno: 2006 Musica: Enes Zlatar Cast: Mirjana Karanovic (Esma), Luna Mijovic (Sara), Leon Lucev (Pelda), Kenan Catic (Samir)….. Durata: 90’ Opera prima della regista bosniaca Jasmila Zbanic, che si era precedentemente cimentata nell’ambito del documentario, il film “Il segreto di Esma” ha vinto l’Orso d’oro come miglior film al Festival di Berlino 2006, ha ottenuto il Premio della giuria ecumenica, il Premio film per la pace ed è stato segnalato da Amnesty International. La vicenda si svolge a Grbavica, il quartiere di Sarajevo che durante la guerra bosniaca (1992-1995) era usato dai serbi come campo di tortura e di violenza. Dopo 11 anni dalla fine della terribile guerra che ha sconvolto il Paese, si notano ancora nel tessuto urbano e nell’animo delle persone i segni delle devastazioni e delle ferite provocate da un conflitto assurdo. Il film inizia con una toccante ed emblematica carrellata sui volti tristi e chiusi di un gruppo di donne che come Esma sono state le vittime più straziate di violenze e soprusi. In questi volti si legge tutto il dramma di un Paese dilaniato e sconvolto; tuttavia il canto colmo di tristezza che accompagna tale scena lascia intravedere un lume di speranza: “…Il sangue e le lacrime restano ai cuori morenti. Il cielo sopra di noi non è che un velo nebbioso…. La primavera ci si gonfia dentro quando le lacrime si sciolgono e spariscono…. Anche il deserto può fiorire, in una visione di paradiso”. In un ambiente spoglio e desolato, tra edifici squallidi e diroccati, si svolge la straordinaria storia di Esma, bosniaca, una delle 20.000 donne “senza nome” violentate durante la guerra, e della figlia dodicenne Sara, nata da uno stupro perpetrato da un soldato serbo. Proprio questo rapporto significativo e sofferto tra madre e figlia potrà attenuare i segni di ferite indelebili e aprire spiragli di speranza e percorsi nuovi, liberati dalla violenza, dalla morte e dall’inganno di logiche spietate. Il “segreto di Esma” verrà alla luce quando non potrà più essere tenuto nascosto a Sara che, dopo una forte reazione di ribellione, maturerà e si aprirà alla relazione con gli altri. Anche Esma inizia un percorso di guarigione che la porterà a guardare il suo passato, a parlarne nelle sedute di terapia di gruppo, alle quali partecipano anche altre donne che hanno subito i suoi stessi traumi. Sarà proprio questa verità, maturata in lei, fatta emergere con coraggio e comunicata (“Non può esserci alcuna guarigione senza che se ne parli”), a rendere possibile un percorso nuovo di rinnovamento e di speranza per lei, per la figlia e per il Paese. Così dice la regista in un’intervista: “…la forza della verità, che rivela non solo i gesti atroci, ma anche gli eroici gesti di amore, permette di superare i traumi, consente la riconciliazione tra le persone e di proiettarsi verso un futuro più sereno, in cui la vita e l'amore possano nuovamente trovare diritto di cittadinanza nel mondo. Soprattutto grazie alle donne, donne violate, ferite, umiliate, private della loro dignità. Ma donne forti, capaci di gesti eroici, che riescono a riappropriarsi dell'amore e della vita”. Nel sorriso finale che madre e figlia si scambiano, nella gioia dei ragazzi che partono felici per la gita scolastica c’è tutta la forza di un messaggio di speranza che la regista attraverso un linguaggio essenziale ci vuole trasmettere. La profonda appartenenza alla propria terra, alla propria cultura, ai valori della vita sarà il collante della futura società bosniaca che quei ragazzi quattordicenni vogliono ricostruire e far vivere. Nel loro canto appassionato in pullman c’è tutto l’amore per il loro Paese, per la loro città: “Sarajevo amore mio, siamo cresciuti insieme io e te…..Ovunque vado, sogno di te….Aspetto con molto più desiderio di vedere le tue luci, …..voglio raccontarti i miei sogni, Sarajevo amore mio…..” 13 IN GIRO PER MOSTRE a cura di Giuliana Cherubini Un’opera d’arte al mese In che ambiente nasce un’opera d’arte? Perché viene fatta? A che pubblico si rivolge? Si va in una pinacoteca, in un museo, ci si mette davanti a un quadro, a una scultura e, anche digiuni di storia dell’arte, ci si può lasciar coinvolgere da ciò che l’opera comunica a noi personalmente, qui e adesso. Ma se se ne studiano il periodo storico e il luogo in cui è stata realizzata, la committenza, l’intenzione dell’autore, il successo o l’insuccesso originario, ecco che essa si arricchisce di informazioni impensate, diventa una scoperta continua in un gioco di scatole cinesi. È con l’intenzione di rendere più fruibili sei opere famose e significative esistenti a Milano che il Comune, in collaborazione con ExpoinCittà e con la Camera di Commercio, ha organizzato sei incontri, uno per ogni mese di apertura dell’Expo. “Li abbiamo chiamati “Conversazioni d’arte”, spiega il curatore del progetto, Marco Carminati, durante la conferenza stampa di presentazione, “perché non si rivolgono a un pubblico di specialisti, ma a tutti coloro che sono interessati all’arte, e sono parecchi se pensiamo alle file che si formano all’ingresso delle mostre. Abbiamo scelto i relatori per la preparazione specifica su ciascun artista e per la loro capacità comunicativa, come luogo il centralissimo Palazzo Marino e come orario quello serale in cui è più probabile che la gente sia libera dal lavoro”. La programmazione è la seguente: 6 maggio. Stefano Zuffi, autore di importanti collane di storia dell'arte e vice presidente degli Amici di Brera, presenta Il Quarto Stato di Giovanni Pellizza da Volpedo, opera esposta al Museo del “900; 3 giugno. Fernando Mazzocca, tra i massimi specialisti dell'età neoclassica, dell'800 e del primo `900, parla di Il bacio di Francesco Hayez, conservato ed esposto a Brera; 1 luglio. Cristina Acidini, ex soprintendente vicario presso la Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Firenze e guida fino al 2014 del Polo Museale fiorentino presenta lo Sposalizio della Vergine di Raffaello Sanzio, anch’esso visibile a Brera; 4 agosto. Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani e autore di un importante libro sulle tre Pietà di Michelangelo illustra la Pietà Rondanini di Michelangelo Buonarroti, scultura che gode attualmente di un nuovissimo allestimento nei locali restaurati dell’ex Ospedale Spagnolo, all’interno del Castello Sforzesco; 1 settembre. Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini di Venezia, parla del Concetto Spaziale di Lucio Fontana, esposto al Museo del '900; 1 ottobre. Marco Carminati, storico dell’arte e responsabile delle pagine dell’arte dell’inserto domenicale del Sole24Ore, racconta l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, visibile nel Refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie, dove fu dipinta tra il 1494 e il 1497. Gli incontri si svolgono nella Sala Alessi di Palazzo Marino, con inizio alle ore 21.00; durano circa un’ora e 15 minuti. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti. Coordinamento e organizzazione Art For Business [email protected]. Tel. 0258112940 VOCI DELLE NOSTRE SOCIE Mare nostro che non sei nei cieli proposto da Ornella Pigola Mare nostro che non sei nei cieli dei naufraghi salvati. pure quando sollevi onde a muraglia e abbracci i confini dell'isola Mare nostro che non sei nei cieli, poi le abbassi a tappeto. e del mondo, sia benedetto il tuo sale, all'alba sei colore del frumento Custodisci le vite, le visite cadute sia benedetto il tuo fondale, al tramonto dell'uva e di vendemmia. come foglie sul viale, accogli le gremite imbarcazioni ti abbiamo seminato di annegati più fai da autunno per loro, senza una strada sopra le tue onde di da carezza, abbraccio, bacio in fronte, i pescatori usciti nella notte, qualunque età delle tempeste. madre, padre prima di partire le loro reti tra le tue creature, Mare Nostro che non sei nei cieli, che tornano al mattino con la pesca tu sei più giusto della terraferma 14 Erri De Luca LA RECENSIONE a cura di Paola Romagnoli Il “Cara figlia...” di Pietro Verri sin i rapporti sessuali: conviene usare delle moderate L’abituazione alla ripulse: talvolta l’uomo ha piacere di essere sconsigliato lettura sopra di ogni dal troppo volere, e nel grazioso rifiuto riconosce altro esercizio è il più salutare e dolce ristol’amore. ro della vita. Così Pietro Verri non tace nulla alla figlia in queste pagine, si scriveva l’intellettuale immerge e si concentra nell’universo femminile, in una illuminista Pietro Ver- prospettiva laica. Uno sguardo maschile che si addentra ri (Milano, 1728sin negli interni e tradizioni domestiche e che ha 1797), oltre duecento l’ambizione di governare con la ragione. Senza stancarsi anni fa in pagine perdi ribadire la necessità di un coinvolgimento intellettuale sonali, dense di riflesche contagi l’animo: Cara figlia, avvezziamoci a meditasioni e intrise di affetre, a leggere, a suonare, a disegnare, a vivere delle ore to e tenerezza, dedica- soli e senza bisogno di amori o di cortigiani; chi sa vivete alla figlia T. re con sé medesimo, non perde mai la buona compagnia. Quasi un manifesto E ancora: Le compagnie si dovrebbero radunare per ideologico dalla parte passarvi bene e felicemente le ore; dovrebbe essere edel sentimento, pagine sclusa la maligna diffidenza. rimaste inedite fino al Si dimostra precursore, Verri, afferma di essere contento 1983, quando ne curò la prima edizione lo studioso Gerquando gli rivelano che la neonata è femmina, in mano Barbarisi (per Serra e Riva). un’epoca in cui il primogenito maschio era onore e gaT. è Teresa, o meglio Maria Teresa, la figlia che Verri, ranzia di casata. C’è condanna del pettegolezzo e delle già cinquantenne, ebbe dopo essersi tardivamente sposadicerie, in queste pagine, degli inganni, anche tra coniuto con la nipote Maria Castiglioni, accolta in casa orfana gi, in tempi di matrimoni combinati e amanti nella regoa soli otto anni. Matrimonio forse inizialmente di convela. nienza ma comunque consensuale, si rivela relazione L’imbecillità umana è grande più che non pare; le menti basata su sentimento e accordo. Anche la figlia Maria per lo più si voltano con un soffio di vento. Teresa (nome composto in omaggio alla madre, alla soNon è dato sapere lo stato d’animo con cui, ragazza, Terella di Verri e alla regnante Maria Teresa d’Austria che resa abbia accolto questo scritto. Certo quello di Verri si il filosofo ammirava) rimane però orfana di madre predimostra un documento d’avanguardia straordinaria che sto. Ed ecco dunque l’uomo che si sentiva all’epoca oggi si fa leggere con una ‘vecchio’ assumersi le redini, almeno razionali, di considerazione affatto fuori una educazione che vuole rivelarsi soprattutto fortempo. mazione. Il testo si snoda in forma di una sorta di biografia Libro: narrativa, intrisa di tenerezza nei riguardi della bamA mia figlia, di Pietro Verri bina e di riflessioni personali a sfondo filosofico, A cura di Gavino Manca anche religioso, di costume. Un documento a più Sellerio editore, Palermo, facce che si rivela tutt’oggi di estremo interesse, e 2003 monologo che è insieme voce interiore e dedicata, Pagine: 123 orientata all’altro, espressione di un desiderio intenPrezzo: 8,00 euro so di instradare la propria figlia verso giorni corposi, vivi, di sostanza. Una straordinaria riflessione di carattere pedagogico per l’epoca in cui è stata scritta, che spazia fino all’analisi psicologica, sociale, morale, si sofferma sulle cure, sulle tecniche di comportamento, come meglio vestirsi, atteggiarsi, come Ritratto di Pietro Verri reagire ai pettegolezzi, e poi l’amore, le relazioni, 15 LA VOGLIA DI SCRIVERE Per sempre Se, dagli spazi infiniti Sarà concesso alle anime vaganti Di volare accanto alle persone care, Sii certo di avvertire la mia presenza. Chiamami, nella certezza che Un punto d’incontro Fatto d’aria e d’amore Ci vedrà ancora uniti Come in vita siamo stati. Il ricordo, il tuo pensiero Non t’inganneranno. Sii. Certo. Sono dove tu sarai Anche se non mi vedrai. da Frammenti di luce, di Isabella Griotti La macchina rossa di Paola Pancaldi Un giorno una macchinina decise di uscire dalla scatola dei giochi e di andarsene in giro in cerca di avventure. Il suo sogno era quello di correre su un’autostrada, coi vetri aperti e il motore spinto al massimo. Avrebbe desiderato essere rossa, grande e lucida. Invece era solo una piccola macchina ammaccata, senza una portiera e con la vernice sberciata. Uscì di corsa dalla porta di casa, scese in fretta le scale e in un attimo si ritrovò in mezzo al traffico. Sul momento rimase molto sconcertata: mai avrebbe immaginato tanta gente e tanto rumore tutti in una volta. Ma era una macchinina molto determinata e non rinunciava tanto facilmente ai suoi progetti. Così si fece coraggio e si incamminò sul lato destro della carreggiata. In alto c’era un cielo pitturato di celeste e un sole impertinente che forse stava ridendo alle sue spalle. La macchinina, che era molto orgogliosa e non avrebbe mai permesso che qualcuno si facesse gioco di lei, innestò la marcia più alta e sfrecciò via come un fulmine. Accanto a lei passavano macchine enormi, di tutti i colori e di tutte le forme. Nessuno si curava di lei, che, piccola com’era, doveva stare proprio sul bordo della strada per non essere stritolata. Dopo ore e ore di cammino, quando ormai era stanca e sconsolata, finalmente arrivò ad un parcheggio e decise di riposarsi. Era un posto abbastanza solitario, dove pochi viaggiatori si fermavano per raffreddare i motori. La macchinina si guardò attorno in cerca di una persona dall’aspetto affidabile, e si diresse verso un uomo molto vecchio che sedeva su una panchina e stava leggendo il giornale. “Ehi!” chiamò guardando verso l’alto. Ma l’uomo non la udì. “Ehi! Sei sordo?” gridò la macchinina con tutto il fiato che aveva. Niente. Il vecchio leggeva il gornale imperterrito. La 16 macchinina chiamò ancora parecchie volte prima che finalmente l'uomo scostasse il giornale e guardasse verso il basso. ”E tu da dove vieni?” le disse con gentilezza. “Ho fatto tanta strada e adesso sono stanca e ho sete. Il motore prima o poi si fonderà se non avrò trovato almeno una goccia d’acqua per riempirlo. Senti come scotta?” Il vecchio si chinò e raccolse la macchinina nel palmo di una mano. Le sue dita erano delicate e la sostenevano con dolcezza. Al contatto con tanta grazia, la macchinina perse ogni ritegno e scoppiò in lacrime. Il vecchio la accarezzò e la consolò. “Non disperarti, piccola. Ti confesserò un segreto. Io sono un angelo e sono stato mandato quaggiù per aiutarti. Se mi dici qual è il tuo desiderio, cercherò di esaudirlo.” La macchinina non sapeva più se piangere o ridere, così si soffiò il naso e cominciò a parlare. “Io vorrei…vorrei essere una macchina rossa, immensa, veloce. Vorrei correre sulle strade, vedere il mare e le montagne, conoscere altri luoghi e altre persone. La mia vita finora è stata tutta dentro e fuori da una scatola di giochi. Almeno quando era nuova ero presa in considerazione, ma adesso che sono un rottame, a furia di prendere calci e fare voli sul pavimento, nessuno mi degna di uno sguardo. Fra poco finirò in pattumiera e andrò a morire in uno scarico di immondizie.” “E’ un sogno molto ambizioso, il tuo. E anche difficile da realizzare. Però…però forse potrei darti qualcosa di simile, se può bastarti… Potrei farti salire a bordo di una macchina bella come quella che hai sognato e percorrere chilometri e chilometri di strade. Conosco il proprietario: è una persona gentile e ti tratterà con tutte le cure…Allora, cos’hai deciso? Accetti?” LA VOGLIA DI SCRIVERE La macchinina non credeva alle sue orecchie. “Certo che accetto!” e cominciò a fare capriole di gioia, anche se il palmo della mano era piccolo e lei poteva correre il rischio di cadere giù. “Vieni” disse il vecchio. “Ti porterò proprio sul luogo dei tuoi sogni.” La macchinina era così contenta che si rannicchiò nella mano calda del vecchio e si addormentò. Fu risvegliata da un rumore potente e inconfondibile. Aprì gli occhi e si accorse di essere seduta su una morbida poltrona di pelle nera che aveva odore di nuovo. Il vecchio era sparito, ma attorno c’era una luce incredibile che la accecava. I finestrini erano aperti e il vento d’estate entrava e le faceva il solletico. Le maniglie erano cromate lucide e il quadro comandi sembrava quello di un aereo. Il sole si specchiava sulla vernice rossa che brillava come fosse infuocata. La radio mandava in giro una musica travolgente che metteva voglia di ballare. “Questa sì che è vita!” disse fra sé e sé la macchinina. Poi provò ad arrampicarsi lungo lo schienale finché arrivò a vedere fuori. Gli alberi in fila correvano veloci, i prati erano una grande macchia verde spruzzata di lampi rossicci, le montagne erano sempre più vicine. Il guidatore canticchiava accanto a lei, attento ai comandi. Viaggiarono per ore e ore, fino al tramonto, fino alla fine della strada. Fino sotto le montagne. Il cielo era tutto macchiato di arancione quando lei e l’uomo scesero dalla grande macchina rossa e si avviarono verso la casa. Un bambino arrivò fuori di corsa, con le braccia alzate e tese verso di loro. “Cosa mi hai portato questa volta, papà?” gridava con gli occhi che ridevano. “Ho una sorpresa, una cosa che tu non ti aspettavi certamente”. E lasciò scivolare la macchinina dalla propria mano a quella del bambino. “E’ una macchinina sola e triste. Credo abbia bisogno di te.” La mano del bimbo era piccola e tiepida, le dita erano grassocce e facevano fatica a tenerla stretta. “Ma è una macchina bellissima!” disse il bambino con gioia. “E’ rossa, lucida e nuova proprio come la tua!!!” La macchinina si diede un’occhiata Che meraviglia! Era tutto vero, più bello ancora che nei suoi sogni. Aveva i fari grandi e i cerchioni delle ruote sfavillanti. Le portiere funzionavano perfettamente. Era proprio identica a quella del viaggiatore. Ma era rimasta piccola, così piccola da potere stare nella mano di un bambino. Altri testi di Paola si trovano nel sito http://percasopaola.blogspot.com Arredamento e psicanalisi di Alessandra Zeni La signora Lina, donna precisa, elegante e piuttosto raffinata, alcuni giorni fa mi ha invitata a casa sua per bere un the insieme. Io naturalmente anche se non sono proprio sua amica, ho accettato sicura che qualche argomento di interesse comune l‘avremmo trovato e così avremmo trascorso un pomeriggio SOFT tra un pasticcino e l’altro in un ambiente sicuramente raffinato e sobrio come la padrona di casa. Potete immaginare la sorpresa quando sono entrata in una casa che nulla aveva in comune con la proprietaria. Ogni parete aveva un colore diverso, in salotto tinte vivacissime, ovunque tappeti dalle fantasie geometriche, qua e là qualche mobile etnico e numerosi arazzi di tipo futurista. Io non sono molto brava a simulare; solitamente ciò che penso mi affiora da ogni poro, però l’imbarazzo questa volta è rimasto dietro gli occhiali e meno male che li avevo sul naso. L’argomento nipoti ci ha dato modo di condividere molte cose; il the era ottimo e i pasticcini mi hanno abbondantemente gratificato per la sofferenza della mia ultima dieta. Tornata a casa ho avuto la fortuna di assistere ad una trasmissione che parlava fra l’altro del rapporto esistente tra l’inconscio e l’arredamento. Il servizio affermava che noi crediamo di essere gli artefici del nostro arredamento, ma non è così: è l’inconscio che ci sceglie persino la disposizione dei mobili. Un arredamento moderno è scelto solitamente da persone estroverse e originali. Le case piene di oggetti sono tipiche delle persone che si legano molto agli altri e privilegiano le relazioni interpersonali. I mobili d’epoca e la tendenza all’accumulo di oggetti datati denotano un forte attaccamento al passato e una personalità tradizionalista e non troppo estroversa. Chi sceglie un arredamento etnico ama la propria autonomia e vuole distanziarsi dai genitori e dall’ambiente d’origine. Dopo aver ascoltato tutte queste cose, sono sprofondata nella mia poltrona preferita e mi sono guardata attorno. I miei mobili sono fine’800 ed ho antiquame dappertutto. Così secondo la psicanalisi dovrei essere una persona introversa e anche piuttosto tradizionalista. Questa etichetta non mi piace e non mi ci riconosco. Devo capire, mi sono detta. Ho invitato io, dopo alcuni giorni la signora Lina ma non a bere il the (già perché devo correggere il mio tradizionalismo), le ho offerto della Vodka ghiacciata, con salatini e “PACIUGHI” vari. Mi è sembrata contenta, ma meravigliata. Cercavo di fornirle agganci perché parlasse di sé, dal momento che volevo scoprire le motivazioni inconsce che l’avevano spinta alla scelta del suo arredamento. Avrei voluto gridare EUREKA, quando lei mi ha raccontato che suo padre era un colonnello dell’esercito molto rigido e conformista. Quindi lei si è distanziata dagli schemi paterni con una scelta fuori da ogni schema. Allora la psicanalista della trasmissione aveva ragione! Però rimane il mio problema: come spiego la scelta del mio arredamento che mi denota conformista e tradizionalista? Ci ho pensato bene e ho trovato la soluzione: l’eccezione(sono io) conferma la regola (la psicanalisi). 17 VIAGGIO INTORNO AGLI ALBERI a cura di Marco Gianni Monguzzi La Gramigna La Gramigna (Agropyron repens) è una pianta diffusa spontaneamente su quasi tutte le tipologie di terreno, in pianura come in montagna sino a quote non troppo elevate. Si tratta di un'erba difficilissima da estirpare a causa del rizoma che dividendosi in tante parti genera sempre nuove piante. Cela dietro l'umile aspetto insospettate qualità mediche che la rendono preziosa in campo fitoterapico. Il decotto di Gramigna svolge un'eccellente azione diuretica, emolliente, depurativa e correttiva del sangue ed il suo utilizzo viene raccomandato in tutti i casi di malattie infiammatorie del fegato, della milza e delle vie urinarie. Da sempre la Gramigna è conosciuta soprattutto per le caratteristiche di infestante e per questo portata come termine negativo. In realtà è una pianta medicinale utile non soltanto agli uomini, ma anche agli animali. I cani ne ingoiano le foglie per liberarsi lo stomaco mentre anche cavalli e asini ne consumano grandi quantità. La Gramigna compare in molti detti popolari, il più conosciuto “essere come la Gramigna” si riferisce proprio alla capacità della pianta di diffondersi rapidamente e proliferare senza controllo, il tutto visto in senso negativo. La collana di libri di cui fa parte quest’opera prende il nome proprio da questa pianta così bistrattata. L’augurio è che come la Gramigna anche il messaggio di maggior 18 rispetto per la natura racchiuso in queste pagine possa diffondersi e proliferare senza sosta. Crediamo che, considerato il tempo che viviamo, ce ne sia davvero bisogno. Sant’Isidoro e la Gramigna Sant’Isidoro nacque in Spagna intorno all’anno mille. Orfano di padre, sin da piccolo fu umile bracciante e lavorò sotto padrone nelle campagne vicino a Madrid. E’ il Santo protettore dei contadini e viene venerato ancora oggi in tutta Italia. La festività del Santo ricorre il 4 Aprile. Secondo un’antica leggenda popolare il Signore chiese ad Isidoro di mietere il grano di un grande campo per farne delle ostie benedette. Prima però l’uomo avrebbe dovuto estirpare le erbacce che, numerose, infestavano il terreno. Isidoro si diede subito da fare, ma la Gramigna cresceva ovunque nel campo e per quanto si sforzasse il contadino non riusciva ad individuarla, nascosta com’era tra le alte spighe dorate. Il Santo lavorò senza risparmiare fatica e dedizione per più di un mese sino a quando arrivò il giorno della mietitura. Il Signore inviò quindi sulla terra l’Arcangelo Gabriele per controllare il lavoro svolto. L’Arcangelo scoprì che malgrado tutti i suoi sforzi, Isidoro non aveva scorto due piante di Gramigna che sopravvivevano nascoste tra le spighe. Fece quindi il segno di croce e trasformò una delle piante in un bel fiore azzurro il Fiordaliso e l’altra in un rosso Papavero. Si rivolse quindi ad Isidoro e gli spiegò che malgrado tutta la fatica e la dedizione, era impossibile per l’uomo da solo distinguere chiaramente il bene dal male. Solo la fede in Dio può rendere visibile chiaramente la nature delle cose, come del resto aveva reso visibili quei due fiori colorati immersi nel mare color d’oro di un campo di grano. Da quel giorno i contadini chiamano i Fiordalisi “occhi dell’Angelo” ed i Papaveri “occhi del Diavolo”. L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL’ESSERE a cura della Psicoterapeuta-psicanalista Ottavia Zerbi Le origini della scienza psicologica e della psicoanalisi: VIII parte Riprendendo da dove ci eravamo interrotti nello scorso numero del Girasole e lasciando per un attimo Freud per spostarci nell'ambito della moderna scienza psicologica, approfondiamo oggi il concetto di Resilienza, che deriva appunto dal concetto di trauma e da ciò che il trauma comporta. L'osservazione di partenza ci pone di fronte al fatto che ci sono persone che reagiscono meglio a situazioni traumatiche ed altre che sembrano non avere la capacità di "uscire" dal ricordo del trauma stesso e dalla sofferenza che questo comporta. Da questa osservazione nasce il concetto di Resilienza, definita come "la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita davanti alle difficoltà. È la capacità di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza perdere la propria umanità." Il concetto nasce e si sviluppa negli Stati Uniti e gli appartengono l'idea di elasticità, vitalità, capacità riorganizzativa, energia e buon umore. (Si respira, nella definizione del concetto, la pragmaticità americana) Persone resilienti sono coloro che, immerse in circostanze avverse, nonostante tutto e talvolta contro ogni previsione, riescono a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e perfino a raggiungere mete importanti. Niente paura: non si nasce resilienti, lo si diventa!!!!! Si può concepire la resilienza infatti come una funzione psichica che deriva da un processo dinamico, influenzato dai contesti e dai momenti di vita. Si modifica quindi nel tempo in rapporto all'esperienza, ai vissuti e, soprattutto, con il modificarsi dei meccanismi mentali che ad essa sottendono. Il temperamento di personalità di base e l'ambiente nel quale nasciamo/cresciamo aggiunto all'amore e alla capacità di capirci delle persone che si prendono cura di noi (la mamma ma anche altre figure di riferimento in aggiunta a quelle sociali) costituiscono certamente un inizio favorevole e un buon terreno di crescita per la capacità resiliente. Ma non è solo dal periodo della prima infanzia che possiamo trarre capacità di affrontare la vita e sicurezza di noi stessi. Ovviamente le risorse interne acquisite fino al momento del trauma permettono di reagire meglio ad esso ma anche coloro che non hanno raggiunto tali acquisizioni potranno farlo nel tempo seppur con maggior lentezza. Per queste ragioni si definiscono capacità resilienti di tipi diversi: istintivo: caratteristico dei primi anni di vita quando i meccanismi mentali sono dominati da auto ed eco regolazione. affettivo: che rispecchia la maturazione affettiva, il senso dei valori, il senso di sé e la socializzazione; cognitivo: date dall'utilizzo di capacità intellettive simbolicorazionali. Da queste considerazioni si può dedurre che una resilienza adeguata è il risultato dell'integrazione di elementi quali: il temperamento del soggetto, gli affettivi, gli emotivi e i cognitivi. In questo modo, la persona "resiliente" può essere considerata quella che ha avuto uno sviluppo psicoaffettivo e psicocognitivo sufficientemente integrati, sostenuti dall'esperienza, da capacità mentali sufficientemente valide, dalla possibilità di giudicare sempre non solo i benefici, ma anche le interferenze emotivo-affettive che si realizzano nel rapporto con gli altri. È quindi una capacità che può essere appresa e che riguarda prima di tutto la qualità degli ambienti di vita, in particolare i contesti educativi, qualora sappiano promuovere l’acquisizione di comportamenti resilienti. In questo contesto si inserisce la validità del percorso terapeutico che può portare il soggetto a sviluppare capacità resilienti anche quando ne è sprovvisto. Ma come si arriva alla terapia? Il termine della situazione traumatica o spiacevole sono l'inizio del processo. Le domande che un soggetto che soffre si pone sono fondamentali: "Perché sto così? Perché mi è accaduto questo? Che posto occupa questa sofferenza nella mia vita?" Da ciò può nascere un percorso di ricerca nella propria identità e del proprio divenire, collocato nella propria storia individuale. La nuova idea di sé che emerge da questo percorso può essere "detta" solo a sé oppure comunicata agli altri ma in entrambi i casi sarà possibile dare un nuovo significato alla sofferenza ed a viverla come un valore aggiunto per la propria persona. Il trauma non si potrà rimuovere (cancellare, dimenticare) ma sicuramente ridimensionare sapendo come trattare questo punto debole. In qualsiasi momento della vita è possibile avvalersi delle strategie di resilienza anche se i bambini sono avvantaggiati in tal senso perché sanno mettere in atto cambiamenti più profondi e veloci degli adulti che spesso sono irrigiditi dalle loro esperienze e sofferenze e concezioni del mondo (in termine tecnico: sono più difesi). Nessuna sofferenza è in linea teorica irrimediabile se può essere trasformata e vissuta come possibilità di cambiamento. La psicoanalisi europea allarga il concetto di resilienza (non sappiamo così ben schematizzare come gli americani!!!!!!) e in particolare la Psicoanalisi della Relazione non si ferma al concetto di trauma e di "guarigione" da esso, altrimenti sarebbe un po' come fermarsi alla grande intuizione Freudiana, che ringraziamo per aver capito che la psicoterapia "cura" ma chi e perché assume oggi connotazioni molto diverse. Ci occuperemo quindi nella prossima puntata di concetti quali: la Presenza a se stessi e l' autocoscienza. 19 L’associazione femminile segratese che contribuisce a favorire l’emancipazione e la liberazione della donna le pari opportunità la solidarietà femminile TI RICORDIAMO CHE COMPILANDO IL MOD. 730/UNICO/CUD SE VUOI POTRAI DEVOLVERE IL 5 PER MILLE A FAVORE DELLA NOSTRA ASSOCIAZIONE: nel riquadro indicato come “Sostegno del volontariato, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni e fondazioni”, apponi la tua firma e riporta il codice fiscale dell’Associazione D come Donna A.p.S.: 91531260155 Se vuoi venirci a trovare siamo presso il Nuovo Centro Civico ”Giuseppe Verdi” Via XXV Aprile, 20090 Segrate (MI) Se vuoi scriverci, il nostro indirizzo è D come Donna c/o Comune di Segrate, via I Maggio 20090 Segrate (MI) Se vuoi altrimenti comunicare con noi Tel./Fax: + 39 02 2133039 e-mail: [email protected] - www.dcomedonna.it Anche tu puoi essere d’aiuto A. versando la quota associativa a D Come Donna di 30 € • direttamente in sede • con un bonifico bancario sul c/c nr. 79650 intestato D COME DONNA presso BANCA PROSSIMA - Via Paolo Ferrari 10 - Milano IBAN: IT24Q0335901600100000079650 B. versando un contributo volontario • direttamente in sede • con un bonifico bancario sul c/c nr. 79650 intestato D COME DONNA presso BANCA PROSSIMA - Via Paolo Ferrari 10 - Milano IBAN : IT24Q0335901600100000079650 20