Passeggiate svizzere di aver Scharpf I vigneti del Lavaux
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Passeggiate svizzere di aver Scharpf I vigneti del Lavaux
Datum: 24.11.2014 «Azione» 6900 Lugano 091/ 922 77 40 www.azione.ch Lavaux, Weinberg Terrassen Medienart: Print Medientyp: Publikumszeitschriften Auflage: 98'654 Erscheinungsweise: wöchentlich Themen-Nr.: 809.009 Abo-Nr.: 1088546 Seite: 11 Fläche: 30'543 mm² Passeggiate svizzere di aver Scharpf I vigneti del Lavaux «La lunghezza dei loro muri di sostegno allineati uno all'altro totalizzerebbe trentamila chilometri (i tre quarti del giro della Terra!). I viticoltori vanno forte! Opera secolare, forse millenaria» scrive Le Corbusier in Une petite maison (1954). Ed è proprio in occasione della passeggiata in giugno alla piccola casa di Le Corbusier a Corseaux, meglio nota come Villa Le Lac, l'ultima volta che ho camminato tra i vigneti del Lavaux. Paesaggio-spettacolo dove la scenografia della vigna vertiginosa vista lago si estende per ottocentotrenta ettari, intercalata dai muretti, lungo i quindici chilometri di strada tra Chardonne e Lutry. Anche se sulla carta il perimetro del Lavaux debutta alle spalle di Vevey-Montreux. Vigneti del Dézaley che da lì la si abbraccia Calamin sono elegantemente socchiututta di un fiato. Giallastro-oro è il se. La porpora dei calici di Antirrhinum majus noto anche come bocca di leone, colore ora di questi vigneti che qui sono una religione. E così, lasciandomi interrompe la monocromaticità dei fidietro la fastidiosa strada principale, lari di Chasselas. A ridosso del villaggio di Epesses c'è anche l'azzurro dei fiori un pomeriggio piovigginoso di metà novembre, salgo su, in mezzo ai vigneti di rosmarino che qui cresce copioso. A del Lavaux (407). Opera viticola inizia- Epesses, paesino dove una casa su due è di viticoltori - ce ne sono una trentina in tutto - inserito come una scheggia di vecchie case nel cuore dei vigneti che proseguono a monte, mi dirigo al Caveau des vignerons. Cantina pubblica ne Epesses, più in là il confine con il gestita a turno da un viticoltore. Tra le Dézaley. Il nome di questo minuscolo volte umide, primo sorso di Calamin: 2013, di Gay et Pestalozzi. Color oro appezzamento vitifero, a differenza degli altri, Dézaley a parte, non è quello smorto, naso minerale, attacco forse di un paese vicino; la sua etimologia è di mirabella, oleoso in bocca e mi azancora un mistero. A me richiama il zardo: tonalità di punta di matita. Mica terrazzati Patrimonio dell'Unesco dal calamaio, forse perché ne sto scriven- un enologo ma è chiaro come in ogni 2007 e protetti già dal 1979 con una do sopra un pezzo. Le foglie, a grandi sorso si rifletta il suolo. Il carattere del legge cantonale vodese che anni fa, pas- linee, pentagonali, suddivise in cinque Calamin che qui definiscono «di razza» sando spesso da lì in treno, mi lasciava- lobi dentellati, da vicino, virano anche deriva dall'insolito trenta percento di no ogni volta a bocca aperta, incollato nel verde e marroncino. Ma nell'inargilla presente nel sottosuolo. «Non al finestrino. Stessa cosa oggi. Vasta sieme è l'oro-giallastro che risalta, è un vino piacione» mi dice il signor zona regno del Chasselas - che varia a accostandosi al blu acciaio del Lemano Gay. È ritroso, riflessivo, bisogna avere seconda del terreno come il formaggio che adesso, a quest'altezza, si spalanca pazienza. Senza perderci nei tralci nella classica prospettiva Hodler. Un interessantissimi dell'ampelografia d'alpe ticinese a seconda della florava detto che tra le tante varietà di foraggio - ma che comprende in minor camminamento ripido fiancheggia le Chasselas, spesso per il Calamin si misura altri vitigni tipo Gamay, Pinot mura vinicole. Queste mura, oltre a coltiva il Fendant Roux. Conta anche Noir, Diolinoir eccetera. Perciò, vista sostenere la vigna e spezzettarla, prol'ampiezza del terroir, per questo picco- ducendo, a una certa distanza, l'effetto molto la pendenza, connessa, va da lo spazio dedicato a posti minimi, fopittorico che trova corrispondenza nei sé, a un'esposizione integrale al sole : infatti il Dézaley va giù subito preciso e calizzeremo lo sguardo sui sedici ettari vigneti delle Cinque Terre, svolgono spirituale come un filo a piombo. del Calamin. Una delle otto appellazio- fino alla vendemmia, la funzione di ni dei vini del L avaux che in compagnia restituire il calore del sole durante la dell'insuperabile Dézaley è di origine notte. Qui nel Lavaux si parla infatti controllata e si fregia del titolo di Grand dei «tre soli». L'altro sole, si sa, è quello Gru. Dall'Auberge du Raisin di Cully in riflesso dal Lemano. Ecco la prima dieci minuti potete arrivare ai piedi del porta, più che degna di nota: minimale pezzetto di Calamin. Vale però la pena al massimo, sottile ferro battuto arrugdi passare prima dalla place des Armes: ginito e dentellatura in cima. Dopo la un monumentale platano della libertà quarta porta, identica alle altre, segno piantato nel 1798 e appena potato, si di parcella diversa ma senza nomi né sovrappone alla costa viticola scoscesa niente, si potrebbe dire che le porte del ta quindici milioni di anni fa dal ritiro del ghiacciaio del Rodano e cesellata, a partire dal XII secolo, per mano dei monaci cistercensi. Sono ai fianchi del Calamin, a sinistra c'è l'appellazio- Medienbeobachtung Medienanalyse Informationsmanagement Sprachdienstleistungen ARGUS der Presse AG Rüdigerstrasse 15, Postfach, 8027 Zürich Tel. 044 388 82 00, Fax 044 388 82 01 www.argus.ch Argus Ref.: 55977714 Ausschnitt Seite: 1/1 Bericht Seite: 21/68