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PUNTO SG!
ORA DI religione, parliamone
Una volta a settimana, per nove mesi.
il buono della riforma
Non è una prescrizione medica per qualche medicina correlata
con la gravidanza. E’ la formula con cui dal 1929 la Chiesa Cattolica entra a far parte del processo educativo dei giovani italiani. Se
la confessione cattolica fosse la religione di Stato non ci sarebbe
niente di male. E’ logico che lo Stato, nell’educare i futuri cittadini,
inserisca anche le linee di pensiero largamente diffuse all’interno
della società e le fondamenta storiche di questa. Sicuramente nel
1929 l’Italia era una società chiusa, uniforme, non era soggetta
all’incontro di culture e popoli diversi che abbiamo ora. I cattolici
erano la maggior parte della popolazione italiana ed era facile identificarli con tutta la popolazione. Secondo Hegel in questo caso
si faceva coincidere la società civile con lo stato, quando invece lo
stato è il superamento delle divisioni e delle caratteristiche della
società civile.
Hegel immaginava lo stato come un organismo sovra-individuale,
e così dovrebbe essere. La religione dovrebbe essere relegata
alla sfera individuale della persona. E
dovrebbero essere le famiglie a educare i figli alla religione. Che stato laico
è quello che nell’educazione dei propri
cittadini inserisce l’insegnamento di una
religione? La religione deve far parte
dell’identità degli individui prima che
dell’identità dei cittadini. Rimane
incredibile come la Chiesa romana veda
lo Stato italiano come un’appendice
dello Stato vaticano, e si senta il diritto
di rivolgersi alla società italiana, e non
ai cattolici italiani. Il problema della
anomala laicità sta alla base. Nel 1929
lo Stato italiano firmava con il Vaticano i
Patti Lateranensi, in cui era inclusa la
condizione che lo stato fornisse “l’insegnamento della religione
cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e
grado, in quanto i principî del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano.”
Così facendo è come dare la precedenza a una confessione piuttosto che ad un'altra, e questo mina l’uguaglianza che uno stato
che vuole chiamarsi democratico, deve garantire. L’Italia nasce
con lo Stato vaticano in seno, e ancora oggi questo piccolo stato
influenza la vita politica italiana. Non si possono negare le radici
cattoliche della cultura italiana, ma queste devono appartenere
alla coscienza delle persone, non condizionare le istituzioni. Che
dovrebbero essere organismi sovra-individuali che garantiscano
l’uguaglianza e che tutelino le differenze.
La fede fa parte dell’identità della persona prima che di una società. La scuola deve formare dei cittadini coscienti di esserlo, non le
coscienze dei cittadini.
Con il governo Prodi ormai caduto si possono tirare le somme.
Non è il caso di sottolinearne qui le colpe (vere o presunte). E’ diventato sport nazionale, sia della ex opposizione, ma anche, purtroppo, della ex maggioranza. Il PD corre da solo: che sia questo il
cambiamento sperato, per il quale i Democratici hanno abbandonato i loro vecchi partiti e si sono messi sotto lo stesso segno?
Speriamo di sì. Ma il vecchio assetto del centrosinistra non ha fatto solo danni: il governo Prodi ha lasciato molte cose positive,
messe in secondo piano dal putiferio di proteste e tappi di champagne del centrodestra.
Una delle migliori eredità del governo passato, anche se forse la
meno nota, è la riforma scolastica del ministro Fioroni. Non la “Riforma Fioroni”: il ministro non ha agito come i suoi predecessori,
impacchettando i cambiamenti in una bella “Riforma” preconfezionata e vendendola al paese come una bacchetta magica che avrebbe dato, a tutte le scuole, più “inglese” e più “computer”, giustificando in realtà tagli pazzeschi ai fondi e alle cattedre. Il ministro si è limitato a prendere singoli
provvedimenti, un po’ alla volta, per
riportare serietà in quei settori della
scuola dove in parte era venuta meno.
Partiamo analizzando la riforma degli
esami di stato. Con il motto “chi ti
conosce meglio dei tuoi insegnanti?”, il
ministro Brichetto (in Moratti) aveva
formato commissioni composte solo da
professori delle rispettive classi (membri
interni). In realtà, così facendo, aveva
risparmiato le spese di trasferta per i
professori, privando però gli esami di
importanza e rendendoli poco più che
una formalità. Il ministro Fioroni ha
proposto una commissione d’esame
mista, composta da 3 membri interni e da 3 esterni. Una tale
commissione sarà in grado di dare maggior peso al merito e
all’impegno, in quanto un membro esterno può garantire più imparzialità e oggettività nella valutazione dello studente. E’ pur vero
che questo ha costretto i ragazzi a prepararsi più intensamente
per affrontare le prove, e per questo non è stato accolto da subito
con il massimo entusiasmo.
La stesso è avvenuto per la reintroduzione degli esami di riparazione. Ma tralasciando qualche sporadica protesta, i provvedimenti sono infine passati senza troppi problemi. Perché? Perché sono
l’unico modo per restituire dignità ad un sistema scolastico che la
stava perdendo. Perché garantiscono, a chi merita, i giusti riconoscimenti. Solo così possiamo sperare di avere una scuola utile,
seria, al livello delle altre nazioni. Speriamo vivamente che i prossimi governi, di qualsiasi colore, si rendano conto dei passi avanti
e mantengano questa linea sul tema centrale della scuola.
Joseph Iavicoli
Daniele Di Proietto
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