COMUNICATO PSL NOVARA E VERCELLI “GIÙ LE MANI DALLA
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COMUNICATO PSL NOVARA E VERCELLI “GIÙ LE MANI DALLA
COMUNICATO PSL NOVARA E VERCELLI “GIÙ LE MANI DALLA DOMENICA” Con il decreto sulle liberalizzazioni del Governo si compie un ulteriore passo verso la completa secolarizzazione della società italiana. Che il momento sia delicato e che sia opportuno e necessario trovare risorse che favoriscano la crescita economica del nostro paese, è certamente un fatto positivo, ma che tutto questo avvenga calpestando quelli che sono i valori più pregnanti che contraddistinguono il popolo italiano ci sembra esagerato. Ci riferiamo soprattutto al fatto che con la liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali, domenica compresa, salta praticamente quello che dal punto di vista cristiano è non solo una giornata da dedicare al riposo dell’anima e del corpo, ma anche e soprattutto una giornata da dedicare al Signore e agli affetti familiari. Sono proprio questi i passi che sanciscono quel passaggio impercettibile ma quasi irreversibile verso una società che mette al primo posto il profitto e non la persona. Per molte famiglie del nostro territorio in cui i genitori lavorano con orari diversi, per chi ha figli studenti che viaggiano avanti e indietro dalle proprie case agli Istituti Superiori o alle Università, per chi vive sulla propria pelle la mobilità e il pendolarismo, la domenica - per queste famiglie - è veramente il giorno per una riunione di affetti impensabile in altri giorni della settimana. Le riforme in atto che obbediscono alla logica del libero mercato hanno effetti devastanti dal punto di vista sociale e religioso, che si ripercuote proprio sulla comunità familiare perno della comunità cristiana e cardine della vita civile di un paese. Purtroppo già da tempo con il grimaldello dei centri commerciali che offrono servizi e negozi aperti anche la domenica (sia pur a settimane alterne) in una certa qual misura è già saltato il concetto di domenica giorno della famiglia, in quanto si è sempre più ipocritamente valorizzato il ruolo familiare al solo scopo di incrementare i vantaggi dello shopping libero ad ogni ora del giorno e presto (ahimè) anche della notte. Tutto ciò ci aiuta a riflettere anche sulla situazione di chi lavora all’interno di questi centri commerciali, il più delle volte giovani commesse assunte a tempo determinato che pur di racimolare qualche soldo cominciano sin da giovani a veder accantonato l’idea della domenica come giorno di relax per inquadrarla sempre più in una dinamica consumistica dagli effetti devastanti. Affermiamo queste cose con la piena consapevolezza che nuovi stili di vita – come la sobrietà proclamati come valori non negoziabili da difendere ad ogni costo vengano sempre più mortificati e sacrificati sull’altare di un capitalismo che per restare a galla non guarda in faccia a nessuno. Invitiamo pertanto coloro che hanno responsabilità pubbliche a trovare soluzioni accettabili per i lavoratori e per le famiglie, ricordando a tutti che il valore della domenica va salvaguardato ad ogni costo, non solo perché per noi credenti esso é il “Giorno del Signore” ma anche e soprattutto perché un giorno dedicato al riposo della mente e dello spirito, rafforzare e rinsaldare i legami e gli affetti familiari è una risorsa troppo importante da accantonare con leggerezza e sacrificare alla ferrea legge di un capitalismo sempre più arrogante e sempre meno “cristiano”. Uffici Diocesani per la Pastorale del Lavoro di Novara e Vercelli 20 gennaio 2012