Sintesi n°39 - inverno 2015

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Sintesi n°39 - inverno 2015
Pubblicazione di CRIF / inverno 2015
Dare valore alla crescita
Appunti dai Nobels Colloquia
Un approccio olistico alla gestione del
credito: CRIF Decision Solutions si fonde
in CRIF e nasce CRIF Credit Solutions
AQR: la trasparenza è costata
55 miliardi di euro
Asset Quality Review e SSM:
gli impatti della vigilanza unica
europea sul mercato del credito
al centro del CRIF Finance Meeting
Origination e Reti Terze: Banca Popolare
di Vicenza si affida a CRIF BPO
per la riorganizzazione dei processi
Quasi 8.000 le imprese italiane
che potrebbero accedere
al mercato dei capitali
Lo studio di CRIF Rating Agency
Il progetto di Alba Leasing con CRIF
dà ‘Sprint’ alle imprese
PERFORM 2.0
La nuova frontiera del Credit Bureau Score
con l’intero patrimonio informativo di CRIF
Recupero industrializzato dei crediti
problematici retail attraverso la
Phone Collection: il progetto BPER
con CRIF COL
Portfolio management:
la chiave è Early Warning
Flashnews
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB - Bologna - n. 39, 2015
Toyota sceglie IDea di CRIF
per profilatura e score antiriciclaggio
su dealer e clienti
Pubblicazione di CRIF
DARE VALORE ALLA CRESCITA
Appunti dai Nobels Colloquia
La quattordicesima edizione dei Nobels Colloquia, tenutasi a Firenze, ha
rappresentato l’irripetibile occasione di mettere a confronto le riflessioni di
economisti tra i quali Eric Maskin, Daniel McFadden e Christopher Pissarides,
tutti insigniti in anni recenti del Premio Nobel per l’Economia.
Filo conduttore dell’evento è stato la prospettiva di ripresa dopo anni di crisi che
si è diffusa nel mondo intero come un virus, riproducendosi mai uguale a se
stesso e senza che le soluzioni adottate siano risultate realmente efficaci.
La visione dei Nobel
Lo spunto di approfondimento proposto da Daniel McFadden, Presidential
Professor presso la University of Southern California e vincitore del Premio Nobel
nel 2000, ha riguardato le prospettive di crescita in un contesto estremamente
composito come quello della Comunità Europea dove, per sostenere una
ripresa che fatica a consolidarsi, sarebbe necessaria prima di tutto una maggior
coesione interna.
Tra le principali priorità indicate da McFadden, un ruolo fondamentale potrebbe
essere giocato dagli interventi sui salari, riducendo la pressione fiscale, e dalla
tempestiva adozione di politiche antideflazionistiche. Al contempo servirebbe una
maggiore flessibilità a livello di sistema per favorire l’incremento della produttività.
Altro fattore chiave sul quale è stato posto l’accento è quello dell’innovazione
e dalla relativa creazione di contesti favorevoli caratterizzati da forte mobilità e
interscambio o, quanto meno, dalla disponibilità di tecnologia su larga scala.
L’intervento di Christopher Pissarides, Regius Professor alla London
Business School of Economics insignito del Premio Nobel nel 2010, ha invece
richiamato l’attenzione sulla prospettiva di introdurre riforme strutturali,
assolutamente imprescindibili ma che potrebbero richiedere anni prima di
produrre risultati tangibili, con il rischio nel frattempo di vedere la situazione
collassare. L’economista di origine cipriota ha sottolineato come da troppi
anni l’Eurozona non sta crescendo a ritmi adeguati dopo aver conosciuto un
periodo di prosperità senza eguali a seguito dell’introduzione della moneta
unica. Per evitare un declino irreversibile sarebbe necessaria una politica a livello
comunitario in grado di superare le forti divisioni interne che oggi esistono e di
favorire l’adozione tempestiva di azioni incisive, che oggi spesso risultano tardive
in quanto figlie di lunghe negoziazioni fra i membri dell’Unione.
A completare la riflessione sugli scenari macroeconomici, il contributo di
Eric Maskin, professore all’Università di Harvard che ha ricevuto il Premio
Nobel per l’Economia nel 2007, si è focalizzato sul tema cruciale della
sostenibilità come punto nevralgico dal quale le politiche di sviluppo non
possono prescindere.
Secondo il Professore, la grande incertezza sugli effetti di medio-lungo
termine, però, troppo di frequente fa sì che gli scenari peggiori non vengano
adeguatamente tenuti in considerazione, come nel caso tipico degli impatti
diretti e indiretti sull’ambiente. A questo riguardo la sostenibilità della crescita,
specie a livello globale, passa inevitabilmente dall’utilizzo di energie alternative
la cui adozione oggi è ancora ostacolata dal prezzo del petrolio che, tutto
sommato, costa poco rispetto ad altre forme di energia più pulita.
Riflessioni sulle ricette per uscire dalla crisi
In aggiunta agli interventi dei tre Premi Nobel, il dibattito è stato arricchito dal
contributo di altri prestigiosi economisti di fama internazionale che hanno fornito
ulteriori chiavi di interpretazione ai temi trattati.
Tra questi, molto incisivo è stato l’intervento di Richard Portes, Professore
di Economia alla London Business School nonché fondatore e Presidente del
CEPR (Centre for Economic Policy Research), relativamente alle ricette per
2
uscire dalla crisi che sono state adottate in diversi contesti. L’approfondimento
è partito dalle difficoltà incontrate in Giappone dalla cosiddetta “Abenomics”,
che pur sembrava una soluzione molto efficace per aiutare il Paese a superare
la lunga fase di stagnazione che ha caratterizzato la sua storia recente.
Nell’area Euro la situazione sembra ancora più difficile a causa dell’elevato
indebitamento di alcuni Paesi e dall’incombente minaccia di deflazione, che
potrebbe produrre effetti drammatici sull’intero sistema. Indubbiamente il
programma di quantitative easing messo a punto dalla BCE potrebbe produrre
effetti positivi ma ancora non sembra essere stata trovata una linea unitaria
relativamente al bilanciamento tra l’esigenza di risanare i bilanci e quella di
stimolare i consumi interni per riattivare il volano economico.
Nel Vecchio Continente la situazione è alquanto variegata. Ad esempio,
nel Regno Unito il mercato del lavoro ha tenuto rispetto ad altri Paesi dove
invece la debolezza della ripresa, che per altro tarda a consolidarsi, rimane
accompagnata da elevati livelli di disoccupazione che frenano i consumi interni
determinando un circolo vizioso che non si riesce a spezzare.
Riguardo all’Italia, infine, pur tra mille difficoltà può ancora contare su
un’imprenditorialità diffusa che rimane una risorsa di straordinaria importanza
nonché segno di grande vitalità. Il rischio maggiore, però, è rappresentato da
un contesto non troppo favorevole che rischia di frenarla.
Riallacciandosi alle riflessioni del Professor Portes, Michael Jacobides, anche
lui docente alla London Business School, ha rimarcato l’importante ruolo giocato
dall’imprenditorialità diffusa in Italia ma ha anche sottolineato i limiti derivanti
dalla piccola dimensione delle nostre imprese, che sovente non consente di
cogliere appieno le opportunità derivanti dalla globalizzazione dei mercati e non
favorisce lo sviluppo di innovazione su larga scala.
D’altro canto, secondo Jacobides non si può pensare di cambiare la politica
economica senza riformare in parallelo anche lo stato, affrontando in
contemporanea i problemi acuti derivanti dalla crisi congiunturale e quelli
strutturali di cui il Paese soffre cronicamente da troppo tempo.
Per uscire dalla crisi, da un lato sarebbe necessario ridurre la pressione
fiscale su lavoratori e imprese per ridare slancio alla domanda e, dall’altro,
bisognerebbe aumentare gli investimenti pubblici, come volano per la crescita.
Interventi di questo tipo, però, hanno un impatto molto forte sui conti dello stato
e al momento non ci sono le condizioni per portare avanti tali provvedimenti
finanziandoli con ulteriore debito.
Il Professor Jacobides ha però voluto sottolineare con forza come fare riforme
non significhi necessariamente introdurre politiche di austerity esasperate che,
al contrario, in una fase come questa potrebbero addirittura dare il colpo di
grazia a un Paese in difficoltà.
In conclusione, Francesco Caselli, Professore alla London School of
Economics, ha rimarcato come in Italia non solo il PIL sia sensibilmente
diminuito rispetto al 2007 ma, soprattutto, che al contempo la disoccupazione
sia quasi raddoppiata. In una fase delicata come quella attuale, però, non si
deve correre il rischio di confondere le ragioni per le quali si stanno facendo
le riforme. In effetti, l’Italia si trova nella difficile situazione di dover gestire sia
un problema cronico, non letale ma indubbiamente limitante, sia uno acuto e
inusuale, che invece potrebbe anche essere letale.
Oggi il focus è eccessivamente posto sui problemi strutturali, che sicuramente
rappresentano un forte vincolo allo sviluppo ma con i quali conviviamo da
decenni, mentre si dovrebbe porre molta più attenzione agli stimoli alla domanda
nel breve periodo, perché questo potrebbe portarci al collasso.
Il problema è che per poter adottare le politiche di stimolo di cui avremmo
bisogno dobbiamo necessariamente convincere i nostri partner europei più
resistenti. Come alternativa, la creazione di un debito pubblico comunitario al
momento è altrettanto ostacolato dall’ostracismo dei Paesi creditori e da quelli
con debiti contenuti.
inverno 2015
UN APPROCCIO OLISTICO ALLA GESTIONE DEL CREDITO:
CRIF DECISION SOLUTIONS SI FONDE IN CRIF E NASCE CRIF CREDIT SOLUTIONS
Un’offerta completa di know-how, capacità analitiche e tecnologia per
consentire a banche, società finanziarie e operatori di altri settori di ottenere
processi decisionali ottimizzati, affidabili e compliant in ogni fase del ciclo del
credito. Ne parliamo con Silvia Ghielmetti, Direttore Generale di CRIF nonché
Responsabile di Credit Solutions, la nuova business line di CRIF.
Per quali ragioni avete deciso di fondere CRIF Decision Solutions in CRIF?
“Con l’obiettivo di creare sempre più valore per tutti i nostri partner, abbiamo
deciso di riunire le competenze e le professionalità che ci vengono riconosciute
a livello internazionale in un soggetto unico, in un’unica entità giuridica.
A partire dal 1° gennaio 2015 la capogruppo CRIF SpA ha incorporato la
società CRIF Decision Solutions e le semplificazioni, anche organizzative, che
ne conseguiranno ci consentiranno di soddisfare in modo ancor più efficace,
integrato e sinergico le esigenze dei mercati globali sui quali operiamo.
Al contempo abbiamo deciso di rinominare questa area - che ricomprende
Consulenza, Predictive Analytics, Risk Management e Software Gestionali
del credito - in CRIF Credit Solutions. La nuova denominazione meglio riflette
la profonda evoluzione che ha caratterizzato la crescita e l’allargamento della
nostra mission dal decisioning all’intera gestione end-to-end del credito.
La nostra caratteristica principale è accompagnare i nostri clienti nel loro
percorso dalle strategie alle soluzioni”.
incorporano le best practice della gestione del credito e del rischio.
La piattaforma risponde agli attuali driver esterni che richiedono ai nostri clienti
la piena coerenza tra direzione strategica e operatività giornaliera, con il giusto
livello di controllo e flessibilità. La CRIF Credit Management Platform comprende
moduli ad hoc per i bisogni specifici di ogni cliente - per esempio Governance &
Reporting, Credit Policy, Pratica di Rating, Pricing Dinamico e Sistema Esperto basati sul CRIF Data Model che raccoglie tutti i dati di credito”.
Govern
Engage
Originate
Manage
Collect
Assess Risk
Comply
Qual è la vostra proposta di valore?
“Una visione integrata, unica sul mercato, che consente al top management
di banche, istituzioni finanziarie e operatori di altri settori di affrontare in un
modo olistico ed efficiente il tema del credito e del rischio.
CRIF Credit Framework è il nome che abbiamo dato a questa ‘vision’, che poi
si concretizza in soluzioni gestionali e metodologie dedicate alla governance,
al risk assessment e alla compliance, che abbiamo portato con successo a
numerosi primari clienti e in molti Paesi del mondo. Le soluzioni coprono tutti
i processi del credito, dall’engagement e origination fino alla gestione del
portafoglio clienti e alla collection. Tutto questo è reso possibile grazie a un
robusto team di professionisti, in Italia e all’estero, con profonda esperienza
nelle aree crediti, rischio e software gestionali. In questo framework mantengono
un ruolo chiave tutte le competenze di analytics di CRIF Credit Solutions che
consentono di ottimizzare le decisioni, estraendo valore dai dati proprietari
di CRIF e da quelli dei clienti, siano essi istituti finanziari così come operatori di
altri settori quali utilities o telco. Il CRIF Credit Framework è supportato da una
piattaforma software end-to-end in grado di calare efficacemente le strategie
all’interno dei processi del credito. Per questo banche e aziende di 50 Paesi nel
mondo hanno scelto le nostre soluzioni”.
Cosa contraddistingue la vostra piattaforma?
“La CRIF Credit Management Platform soddisfa tutte le esigenze enucleate nel
CRIF Credit Framework coprendo l’intera filiera del credito con funzionalità che
3
Leverage Data, Analytics & Processes
In estrema sintesi, qual è il messaggio per gli istituti di credito italiani?
“Le sfide con le quali gli istituti di credito devono confrontarsi ogni giorno
richiedono un equilibrio forte tra l’esigenza di controllo e quella di
adattabilità allo sviluppo del business. Per questa ragione, la riconosciuta
capacità di fornire una risposta concreta a qualsiasi esigenza riguardante la
gestione del credito, dalle strategie alle soluzioni, fa di CRIF un partner a tutto
tondo, non solo sul fronte delle informazioni ma anche della consulenza e delle
soluzioni tecnologiche evolute.
Tutto questo ha consentito a CRIF di essere inclusa nella prestigiosa FinTech
100, la classifica delle più importanti realtà a livello mondiale in grado di fornire
soluzioni tecnologiche verticali per i financial services, mentre Gartner, Forrester,
CEB TowerGroup e altre società di ricerche indipendenti hanno accreditato le
soluzioni di CRIF Credit Solutions. Un risultato di indubbio prestigio che ci pone
al fianco dei nostri clienti nel loro percorso di crescita, nella gestione del rischio,
nella riduzione dei costi end-to-end e nella compliance”.
Per maggiori informazioni: [email protected]
Pubblicazione di CRIF
AQR: LA TRASPARENZA È COSTATA 55 MILIARDI DI EURO
Il 26 ottobre scorso sono stati presentati i risultati
del Comprehensive Assessment delle banche
europee (fra cui 15 italiane), composto da tre fasi: il
Supervisory Risk Assessment, l’Asset Quality Review
(AQR) cioè una revisione della qualità degli attivi, e
gli Stress Test.
Per poter dare una dimensione agli impatti
conseguenti all’introduzione di questi importanti
provvedimenti, CRIF Credit Solutions - la nuova
divisione di CRIF specializzata in Consulenza,
Predictive Analytics, Risk Management e Software
Gestionali del credito - ha realizzato uno studio che
ha messo a confronto i 15 istituti di credito italiani
selezionati.
Il Comprehensive Assessment è stato un esempio di
trasparenza, ciò è testimoniato dalla quantità e dalla
qualità della documentazione messa a disposizione
dall’Organo di Vigilanza non solo in termini di
reportistica finale ma anche durante lo svolgimento
dello stesso, attraverso una metodologia condivisa
che ha permesso la comparabilità dei risultati.
La trasparenza metodologica ha permesso inoltre
alle banche di stimare i potenziali decrementi di
Common Equity Tier 1 (CET1) derivanti dall’AQR e,
quindi, di mettere prudenzialmente in atto delle
strategie di mitigazione degli stessi in termini di:
• Misure di rafforzamento patrimoniale;
• Deleverage dei crediti verso la clientela;
• Rettifiche di valore su crediti.
Entrando nel dettaglio, la figura 1 mostra, in
particolare, le stime degli effetti delle strategie di
mitigazione messe in atto dalle banche al terzo
trimestre 2014 in termini di CET1 ratio (Common
equity tier 1 ratio).
Dall’esercizio condotto da CRIF Credit Solutions si
deducono 2 importanti effetti:
• le 15 Banche considerate sono state in grado
di prevedere in modo piuttosto preciso gli
• tutte le Banche oggetto dello studio presentano
un CET1 ratio adjusted superiore alla soglia
stabilita (8%) e ciò significa che tutte le Banche
avevano superato l’esercizio.
Questo risultato è stato conseguito attraverso 3
strategie di mitigazione che sono state approfondite
nello studio:
• Misure di rafforzamento patrimoniale: attraverso
aumenti di capitale promossi dal sistema
bancario italiano nei primi 9 mesi del 2014 e
sottoscritti dagli stakeholder per un ammontare
totale pari a circa 15 miliardi di Euro, che
corrispondono a poco più del PIL di un Paese
sovrano come la Bosnia/Erzegovina.
• Deleverage dei crediti: nei primi tre trimestri
del 2014 si stima una contrazione dei prestiti
concessi rispetto a fine 2013 per un importo
complessivo di circa 41 miliardi di Euro, anche
in questo caso per dare una dimensione, pari
approssimativamente al PIL dell’Uruguay. Il trend
esposto nella figura sottostante ci comunica,
inoltre, che peggiori sono stati gli effetti (previsti)
dell’AQR maggiore è stata la contrazione dei
prestiti alla clientela che gli istituti sono stati
chiamati ad effettuare.
• Accantonamenti su crediti: anche in questo
caso le Banche oggetto di AQR hanno saputo
anticipare i risultati dell’esercizio. Comparando
1. Evoluzione del CET1 RATIO
UBI
ISP
CREDEM
ICCREA*
UCI
MEDIOBANCA
BPER
BANCO POPOLARE
POP. VICENZA*
CREVAL
POP.SO.
MPS
BPM
10%
CET 1 RATIO
A cura di: Marco Macellari,
Manager Risk Management, CRIF
Rivisto da: Marco Salemi,
Director Risk Management, CRIF
2. La contrazione del credito
15%
5%
12%
8%
6%
1
EFFETTO AQR
VALORI BASE
4%
2
VENETO BANCA*
CARIGE
3
1
4
2
35
Fonte: analisi CRIF su bilanci consolidati al 30 settembre 2014 (*al 30 giugno 2014)
e “Comprehensive Assessment Disclosure templates” pubblicati da ECB ed “EBA stress test reports”
4
Riassumendo, il solo esercizio AQR, prima parte
del Comprehensive Assessment, prima ancora che
ne venissero pubblicati i risultati era già costato
complessivamente agli Stakeholder delle prime
15 Banche italiane circa 55 miliardi di Euro, frutto
dei 15 miliardi di costi connessi alla sottoscrizione
degli aumenti di capitale assommati ai 41 miliardi di
Euro in termini di riduzione dell’accesso al credito;
a parziale compensazione, circa 0,7 miliardi di
rettifiche di valore.
Sia i costi sia gli aggiustamenti sarebbero però
divenuti completamente noti alla metà del mese di
novembre (periodo di pubblicazione dei bilanci
trimestrali degli Istituti), mentre paradossalmente
lunedì 27 ottobre, ovvero il primo giorno di apertura
dei mercati finanziari dopo la pubblicazione dei
risultati da parte della Banca d’Italia il FTSE MIB ha
lasciato sul campo più di 450 punti affondato sotto i
colpi dei sentiment negativi sull’aggravarsi del peso
di questi interventi sui conti delle banche.
10%
14%
2%
gli accantonamenti su crediti al 30 settembre
2014 rispetto allo stesso periodo dell’anno
precedente, infatti, le banche con un CET1
ratio post AQR superiore all’8% hanno
diminuito i propri accantonamenti per
complessivi 2,1 miliardi di Euro mentre le
banche sotto soglia li hanno incrementati per
complessivi 1,4 miliardi di Euro (effetto netto
positivo per 0,7 miliardi di Euro).
effetti dell’AQR già entro il 30 settembre 2014,
ovvero circa un mese prima della pubblicazione
dei risultati da parte dell’Organo di Vigilanza:
infatti, mentre la varianza dei valori base era alta
(circoletto blu), dopo le misure di mitigazione
si possono ben identificare tre gruppi di CET1
ratio rispettivamente all’8%, 10%, 12% (circoletti
verdi);
0%
-5%
-10%
CET1 RATIO POST AQR
GRUPPO BANCARIO CET1 RATIO POST AQR
UBI
11,82%
INTESA SAN PAOLO
11,70%
CREDITO EMILIANO
10,87%
ICCREA*
10,66%
UNICREDIT
9,58%
MEDIOBANCA
8,40%
BPER
8,38%
BANCO POPOLARE
7,94%
BANCA POPOLARE DI VICENZA*
7,59%
CREDITO VALTELLINESE
7,52%
BANCA POPOLARE DI SONDRIO
7,37%
MPS
6,99%
BPM
6,89%
VENETO BANCA*
5,70%
CARIGE
3,91%
DELEVERAGE
DELEVERAGE
3,93%
1,90%
-1,69%
-1,49%
2,76%
13,96%
4,16%
2,45%
2,65%
2,60%
-7,81%
3,29%
3,75%
4,55%
7,89%
Fonte: analisi CRIF su bilanci consolidati al 30 settembre 2014
(*al 30 giugno 2014) e “Comprehensive Assessment Disclosure
templates” pubblicati da ECB ed “EBA stress test reports”
inverno 2015
ASSET QUALITY REVIEW E SSM:
GLI IMPATTI DELLA VIGILANZA UNICA EUROPEA SUL MERCATO DEL CREDITO
AL CENTRO DEL CRIF FINANCE MEETING
L’ultima edizione del CRIF Finance Meeting ha ospitato un’interessante tavola
rotonda sul tema dell’Asset Quality Review e sugli impatti operativi sostenuti
dalle banche italiane ed europee, oltre che sullo scenario normativo della nuova
vigilanza dell’Unione Bancaria Europea.
Stefano Magnolfi, Direttore Real Estate Services di CRIF, una delle 5 società
di valutazione immobiliare selezionate da Banca d’Italia nelle attività AQR, ha
moderato il dibattito a cui hanno partecipato Michele Campanardi, Chief Risk
Officer del Gruppo Banca Popolare dell’Emilia Romagna, e Manuele Bonora,
Responsabile dell’Area Servizi Specialistici del Credito di Monte dei Paschi di
Siena, che in rappresentanza delle “due anime” della banca, maggiormente
coinvolte negli esami dell’AQR, ne hanno descritto gli impatti dell’esercizio sui
propri istituti.
Luca Bertalot, Segretario di European Mortgage Federation e European
Covered Bond Council, ha inoltre contribuito a connotare l’esercizio italiano nel
contesto europeo e individuare gli spunti utili per affrontare il prossimo futuro,
mentre Leopoldo Sdino, docente di Estimo e Project Appraisal al Politecnico
di Milano (componente dell’Appraisers Execution Support AQR-BCE della Banca
d’Italia), ha delineato le novità nell’approccio al nuovo modello di valutazione
degli immobili.
Michele Campanardi ha spiegato: “come prima dell’avvio dell’SSM (Single
Supervisory Mechanism che prevede la BCE come supervisore unico del
sistema bancario europeo, in maniera diretta sugli istituti rilevanti e indiretta sui
restanti), la BCE abbia intrapreso il Comprehensive Assessment, un esercizio
di altissima complessità, che si innesta in un periodo storico di profonda
innovazione per la regolamentazione bancaria europea e italiana. L’esercizio ha
comportato notevoli impatti sugli intermediari coinvolti in termini di incremento di
costi, modifica dei processi e revisione delle strategie aziendali. Le metodologie,
le procedure e l’approccio che abbiamo sperimentato la prima volta durante
l’AQR, con molta probabilità, verranno riproposti dalla nuova vigilanza. Le
banche italiane ed europee direttamente assoggettate all’SSM dovranno infatti
adeguarsi alla stessa metodologia applicata a tutte le altre banche, visto che
le National Competent Authorities, nel nostro caso Banca d’Italia, saranno
comunque tenute ad applicare metodologie comuni.
Una prima lezione che possiamo trarre da questa esperienza” - ha continuato
Campanardi - “è l’importanza dell’integrazione tra le attività aziendali per poter
far fronte alle nuove prassi di vigilanza che si affidano a misure e valutazioni
quantitative e finanziarie, dando minor spazio, rispetto al passato, a valutazioni
qualitative. Un altro tema centrale per le banche assoggettate alla nuova
vigilanza è la necessità di avere un differente approccio all’erogazione e alla
gestione del credito, con l’obiettivo di agevolare e promuovere una gestione
sempre più proattiva della banca, favorendo l’integrazione tra le diverse strutture
aziendali e l’evoluzione del ruolo della Risk Control Function. Fondamentale è
inoltre il tema delle informazioni, la cui granularità, completezza e replicabilità
rappresentano caratteristiche indispensabili in quanto è proprio su di esse che
sarà costruito il rapporto con il supervisore. Solo con dati completi, tempestivi,
fruibili in modo flessibile, si può dimostrare agli stakeholder l’effettiva situazione
aziendale, minimizzando così quegli add-on (in termini di riserve di capitale
e liquidità, di risk-spread, di requisiti prudenziali) che derivano da una non
completa comprensione dello stato dell’istituto” - ha concluso Campanardi.
5
“Relativamente all’importanza dei dati e dei numeri nell’esercizio dell’AQR,
sottoscrivo quanto appena affermato da Campanardi” - ha dichiarato Manuele
Bonora. “Anche nella nostra esperienza, infatti, una volta terminata la breve fase
qualitativa di descrizione delle policy che la banca segue per trattare il credito, le
garanzie e gli accantonamenti, si è passati alla fornitura di un insieme di dati alla
BCE per la valutazione del portafoglio. Questo ha comportato un forte impegno
per l’estrazione dei numeri e di controllo nel processo di Data Integrity Validation.
La fase successiva ha previsto il campionamento del portafoglio per l’estrazione
di una serie di posizioni che dovevano essere valutate, per poi stimarne i risultati
sul portafoglio e applicare lo stress test.
L’Asset Quality Review ci ha fatto capire che in futuro non potremo erogare
credito come abbiamo fatto fino a questo momento, ci sarà un ritorno ai
fondamentali: se un’azienda non ha i fondamentali per pagare, la richiesta
di credito dovrà essere attentamente valutata prima di decidere l’eventuale
erogazione”.
“Dal nostro osservatorio di Bruxelles” - è intervenuto Luca Bertalot - “stiamo
seguendo i problemi dei diversi Paesi dell’Unione Europea, cercando di capire
la portata dell’evoluzione in atto. Si tratta di un cambiamento epocale, in
quanto l’AQR non è soltanto un passaggio tecnico necessario alla convergenza
dell’intero sistema bancario europeo ma è parte della politica della BCE
indirizzata a stimolare la crescita in Europa e creare un’area economica comune.
In Italia si parla molto della separazione tra le 15 banche soggette all’SSM e
quelle non SSM. In realtà, le 15 banche controllate direttamente dalla BCE
in termini di standard tecnici saranno una guida anche per i Paesi a margine
dell’Unione Europea. Inoltre la Mortgage Credit Directive sarà trasposta in
tutti i Paesi appartenenti alla UE. Così come, con riferimento alla valutazione
immobiliare, dovrà essere implementata a livello nazionale la direttiva che
dichiara che tutti gli stati membri dell’Unione debbano allinearsi, in termini
di benchmark, agli EVS (European Valuation Standards)”.
“È importante anche spiegare il motivo per il quale stiamo facendo questo
esercizio” - ha aggiunto Bertalot - “si vuole dare a tutti la possibilità di
competere sul mercato internazionale, fornendo agli investitori numeri certi e
documentazione in lingua inglese. A questo si aggiunge la tracciabilità dei dati
e, di conseguenza, l’adozione di un sistema informativo efficace. Il mutuo è
un’informazione che dura trent’anni e la banca deve essere capace di fornire
informazioni per l’intera durata del mutuo”.
“I considerevoli impatti dell’AQR sugli istituti italiani” - ha affermato
Leopoldo Sdino - “sono dovuti a una serie di criticità riconducibili alla diversità
delle metodologie di valutazione indicate dalla BCE rispetto agli standard in uso
in Italia, nonché alle tempistiche accelerate del processo che ha portato
le banche a svolgere l’esercizio AQR in condizioni sub-ottimali. Questa diversità
di approccio alla valutazione dei collateral real estate, unita al fatto che rispetto
alla media europea nel nostro Paese si sono trovate molte più posizioni garantite
da immobili, spesso ha prodotto un forte adattamento, anche nell’individuazione
delle assunzioni di base (key assumption), del processo estimale tracciato dalla
BCE alla prassi italiana. Alla luce di queste premesse, si rende necessaria una
profonda revisione delle metodologie estimative adottate dalle banche, anche
attraverso un’armonizzazione delle Linee Guida ABI a quanto contenuto nel
capitolo 5 del Manuale AQR della BCE – Collateral Real Estate (valuation tree).
Inoltre, occorre che gli istituti di credito adottino metodologie codificate di
analisi del rischio immobiliare nell’erogazione del credito (rating) e, soprattutto,
implementino una codificata e corretta gestione del flusso informativo,
garantendo la disponibilità di documenti di base in tempo reale, evitando che
nel processo di revisione si sia costretti ad assegnare un valore nullo al collateral
per mancanza d’informazioni”.
“In conclusione” - ha commentato Stefano Magnolfi - “possiamo affermare che
la nuova vigilanza porterà sicuramente a un ritorno ai fondamentali dell’erogazione
del credito, con la possibilità però di documentare le decisioni che vengono
prese per poterne poi parlare in maniera esplicita con gli ispettori e con la BCE.
Inoltre, risulta indispensabile la dimostrabilità dei dati che ben si è raccordata
con i modelli di valutazione degli immobili, così da poter rappresentare al meglio
l’evoluzione dei valori immobiliari nel tempo e documentare in maniera chiara e
trasparente tutti i numeri dei portafogli creditizi italiani”.
Per maggiori informazioni: [email protected]
Pubblicazione di CRIF
TOYOTA SCEGLIE IDEA DI CRIF PER PROFILATURA E SCORE ANTIRICICLAGGIO SU DEALER E CLIENTI
Azienda di credito: Toyota Financial Services
Soluzioni: IDea Profilatura Antiriciclaggio e CRIF
Report Antiriciclaggio.
Esigenze: compliance per l’adeguata verifica
e profilatura antiriciclaggio dei dealer e della
clientela, con minimo impatto sui processi
di gestione del credito.
Risultati: screening sui dealer, risparmi di tempi e
costi, monitoraggio della clientela e reportistica
verso la Casa Madre.
Toyota Financial Services Italy opera nel settore del
credito al consumo e offre piani finanziari
strumentali all’acquisto dell’autoveicolo da parte
dell’utilizzatore finale. A supporto del business
Toyota Kreditbank GmbH, sede secondaria della
banca tedesca del gruppo Toyota, offre piani
finanziari alle Concessionarie del Gruppo Toyota.
Le esigenze di Toyota Financial Services
“Toyota Financial
Services Italia (TFSI)
e Toyota Kreditbank
GmbH (TKGI) operano
sul mercato bancario
e finanziario italiano,
devono perciò
adempiere a specifici
obblighi di legge
italiana in materia
di antiriciclaggio e
adeguata verifica della
clientela” - spiega Daniele Bello, Legal Manager di
Toyota Financial Services. “A tale complessità si
aggiunge l’obbligo di compliance anche nei confronti
della Bundesbank.
A tal proposito, ogni concessionaria deve rispettare
il vademecum specifico condiviso periodicamente
dalla Casa Madre. Per l’adeguata verifica in
particolare, nel caso di anomalie - cioè con Titolare
Effettivo non coincidente con la persona fisica che
acquista e utilizza il bene (fattispecie residuale) - il
processo prevedeva la comunicazione direttamente
all’Archivio Unico Informatico, su base mensile, oltre
alla nomina al proprio interno di Responsabile per
la segnalazione delle operazioni sospette (S.O.S).
Eravamo però in una situazione in cui nel settore
retail non era facile determinare le operazioni
sospette in materia di antiriciclaggio. Infatti
riuscivamo a intercettare le operazioni truffaldine
solo successivamente al manifestarsi di situazioni
di criticità.
In un contesto così variegato e interconnesso,
avevamo l’esigenza di definire un processo
strutturato per la compliance antiriciclaggio:
adeguata verifica dei dealer (persona giuridica)
e della clientela (persona fisica e giuridica),
e assegnazione di uno score di rischio di riciclaggio
sia ai dealer affidati che alla clientela consumer,
che avesse minimo impatto sui processi di gestione
del credito”.
Il progetto con CRIF
“Con l’entrata in vigore il 1° gennaio 2014 del nuovo
provvedimento di Banca d’Italia in tema di adeguata
verifica antiriciclaggio, in cui sono stati definiti più
stringenti obblighi e responsabilità, l’esigenza di
implementare un sistema di profilatura antiriciclaggio
automatico è diventato più cogente. La nostra
complessità e infrastruttura non ci permetteva di
6
mettere in piedi un nuovo sistema di verifica che
integrasse una profilatura, cercavamo quindi un
fornitore esterno che ci supportasse nella
compliance antiriciclaggio. La nostra scelta è
ricaduta su CRIF, la cui expertise e soluzioni per la
compliance antiriciclaggio risultavano rispondere al
meglio alle nostre esigenze. Abbiamo implementato
nel nostro processo la soluzione CRIF, IDea
Profilatura Antiriciclaggio, che ci garantisce un
supporto dell’adeguata verifica e la profilatura
antiriciclaggio in linea con quanto richiesto dalla
Direttiva antiriciclaggio”.
“La soluzione CRIF” - continua Bello - “ci ha
permesso di trasformare un obbligo normativo in
un vero e proprio vantaggio di business.
Il processo di verifica sviluppato insieme a CRIF ci ha
consentito, infatti, di accedere in modo istantaneo a
un patrimonio informativo completo, il CRIF
Information Core, composto dalle banche dati
proprietarie di CRIF e da oltre 40 banche dati tra cui
alcune specifiche per la lotta al riciclaggio.
In fase di settaggio della soluzione gli esperti
antiriciclaggio del team CRIF Fraud Prevention &
Compliance Solutions hanno lavorato a stretto
contatto con noi per aiutarci a definire il set di regole
e gli indicatori di profilatura delle griglie di scoring
customizzate secondo le nostre esigenze: rilevazione
documenti falsi, eventi negativi quali protesti e
pregiudizievoli, classificazione Paesi a maggiore
rischio riciclaggio, codici ATECO, PEPs e
Satisfaction List, Liste Crime. Le griglie specifiche di
profilatura per le persone fisiche (consumatori) e
quelle giuridiche (dealer), così definite, instradano la
richiesta a uffici diversi in base alle anomalie
riscontrate”.
Ad esempio, se lo score di riciclaggio è verde
significa che non sono state riscontrate anomalie,
viceversa se è giallo il rischio è medio quindi la
pratica segue il suo iter ma viene inibita
l’approvazione automatica, spetta all’AML Officer la
decisione. Invece, se lo score indica colore rosso, la
pratica viene bloccata e indirizzata al Responsabile
Antiriciclaggio per sua valutazione e da qui poi
approvata o respinta, inoltre l’identificazione di
rischio viene censito e soggetto a monitoraggio
continuo. “Siamo molto contenti dei risultati operativi
che stiamo ottenendo. In particolare, per il segmento
consumer, la messa a regime della soluzione CRIF ci
ha aiutato a isolare l’attuazione della verifica
rafforzata su circa il 2% del totale richieste di
finanziamento, limitando l’incertezza soggettiva” aggiunge Bello.
Insieme allo score la soluzione CRIF fornisce un
report di dettaglio di tutti i controlli contenuti che
sono stati effettuati e delle eventuali anomalie che
sono state riscontrate. Tale report guida e semplifica
le ulteriori verifiche in capo all’analista, nel caso
specifico dell’adeguata verifica delle persone
giuridiche contiene una schematizzazione ad albero
del gruppo societario che velocizza nella
ricostruzione della catena di controllo e
dell’individuazione del Titolare Effettivo. Inoltre
agevola la compilazione delle informazioni richieste
dall’AUI, oltre ad essere storicizzabile con la pratica ai
fini della compliance a successivi controlli.
IDea Profilatura consente alle aziende di credito di
ottenere una conoscenza approfondita della clientela
e di incrementare l’attenzione anche a quelle relazioni
intrattenute a distanza (Phone e Internet banking).
Per tutti quegli istituti di credito che operano senza
mai entrare in contatto diretto con il cliente
(e-banking), IDea rappresenta uno strumento
imprescindibile di lavoro, poiché consente di
raggiungere un livello di conoscenza della propria
clientela estremamente ampio, in tempi molto rapidi
e con un basso impatto organizzativo.
L’assolvimento dei nuovi obblighi normativi può
quindi diventare per l’azienda di credito un’occasione
per impostare una gestione del cliente completa non
solo in ottica di customer satisfaction e
fidelizzazione, ma anche per gestire al meglio il
rischio di credito.
I risultati ottenuti
“Il modello di scoring costruito insieme a CRIF è
unico rispetto a quanto Toyota fa nelle altre sedi
europee, ad oggi un modello di scoring
antiriciclaggio viene adottato solo in Italia. Grazie
a CRIF abbiamo utilizzato un indicatore di rischio
di riciclaggio oggettivo, personalizzato rispetto alle
nostre peculiarità operative e di compliance, con
screening sui dealer con risparmi diretti di tempi
e costi e nessun impatto operativo nelle attività di
adeguata verifica. Siamo molto contenti dei risultati
ottenuti nei primi mesi di utilizzo. Inoltre, abbiamo
costruito uno strumento utile per il monitoraggio
della clientela, nonché per adempiere agli obblighi
di reportistica verso la Casa Madre. Grazie al valore
aggiunto della soluzione IDea Profilatura abbiamo a
disposizione sia uno score che un set di informazioni
completo, sviluppate sull’esperienza CRIF, ma che
possono essere modulate in base alle nostre
peculiarità. L’implementazione della soluzione IDea
Profilatura ci ha permesso di conoscere meglio la
nostra clientela, grazie alla restituzione di
informazioni specifiche antiriciclaggio possiamo ad
esempio: individuare quali e quanti dei nostri clienti
sono residenti in Paesi così detti paradisi fiscali, o
sono politicamente esposti o ancora un’azienda fa
parte di un gruppo aziendale. In sintesi, con IDea
Profilatura abbiamo informazioni e score efficaci
a supporto dell’antiriciclaggio” - conclude Bello.
Per maggiori informazioni: [email protected]
Da gennaio è attivo SCIPAFI:
dalle practice antifrode un aiuto
all’antiriciclaggio
SCIPAFI è il Sistema pubblico di prevenzione delle
frodi che ha origine dal d.lgs. 64/2011, da applicare
in adempienza al regolamento attuativo 95/2014.
Il Sistema consente la verifica dell’autenticità dei
dati anagrafici e reddituali sulla base del criterio
di rischio a prescindere dal tipo di prestazione
fornita al cliente (es. apertura conto corrente o
conto deposito, cambio assegni allo sportello da
parte di soggetti non clienti dell’istituto bancario,
fideiussioni, finanziamenti in generale). Il MEF
attraverso la circolare del 17/07/2014 precisa che
l’accesso a tale sistema può essere utilizzato anche
a supporto dell’adeguata verifica antiriciclaggio.
Dal 19 gennaio 2015 sono stati effettuati i primi
accessi, e si riscontra particolare attesa in virtù del
fatto che a regime il Sistema potrebbe modificare
il processo di istruttoria e dare nuove risposte
anche all’antiriciclaggio. Numerosi istituti hanno
già scelto di farsi tramitare da CRIF in qualità di
“aderente indiretto”, per accedere a SCIPAFI in
maniera rapida, e senza farsi carico dell’elevata
complessità del Sistema. Le soluzioni CRIF per
l’adeguata verifica antifrode e antiriciclaggio
integrano le banche dati proprietarie di CRIF con
il sistema SCIPAFI consentendo di effettuare tutti i
controlli con un’unica interrogazione e di aumentare
la predittività delle verifiche, grazie all’integrazione
di controlli non disponibili nel Sistema, come
ad esempio su carte d’identità non emesse dal
Comune, gli alert su carte d’identità false, oppure
emesse per altro soggetto.
inverno 2015
ORIGINATION E RETI TERZE: BANCA POPOLARE DI VICENZA SI AFFIDA A CRIF BPO
PER LA RIORGANIZZAZIONE DEI PROCESSI
Azienda di credito: Gruppo Banca Popolare
di Vicenza
Soluzioni: applicativo di credit origination
e controlli antifrode di CRIF BPO.
Esigenze: incremento dei volumi di erogato
attraverso una maggiore efficienza dei processi,
maggiori strumenti a disposizione delle Reti Terze
e una razionalizzazione dei processi.
Risultati: incremento del numero di pratiche
di mutuo e dei clienti privati e small business
presentati.
Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza dispone di una
rete di circa 700 punti vendita distribuiti su tutto
il territorio nazionale con significative quote di
mercato nel Nord Est, nel Centro e nel Sud Italia.
Il Nord e il Centro Italia sono presidiati direttamente
dalla capogruppo Banca Popolare di Vicenza,
mentre le regioni Sicilia e Calabria sono presidiate
dalla controllata Banca Nuova. Il Gruppo - che conta
più di 5.500 dipendenti, oltre 1.300.000 clienti e più
di 100.000 soci - rappresenta la nona realtà
bancaria italiana per numero di sportelli e l’ottava
per totale attivo.
Le esigenze di Banca Popolare di Vicenza
“In relazione al
cambiamento
strutturato sui processi
e sulle regole del
credito, abbiamo
ritenuto opportuno
apportare delle
modifiche al
regolamento interno
che fossero in linea
con quelle dei
principali player di
mercato e dei competitor diretti” - spiega
Giammaria Amato, Responsabile Direzione Retail
di Banca Popolare di Vicenza. “Abbiamo pertanto
puntato a un aggiornamento del piano industriale
che fosse coerente con i cambiamenti del
comportamento della clientela. In particolare, la
nostra esigenza era quella di rispondere
tempestivamente all’evoluzione del mercato
attraverso la valorizzazione della rete commerciale e
il potenziamento della rete di vendita, nonché
all’integrazione fra la Rete Filiali e le Reti Terze.
Partendo dall’analisi del nostro presidio sul territorio,
che mostra una concentrazione prevalente in alcune
regioni italiane, e del nostro modello di servizio
basato sulla centralità della filiale, abbiamo dato
spazio al potenziamento a costi variabili delle Reti
Terze, principalmente sugli ambiti relativi alla
raccolta, con i promotori finanziari, e sull’impiego, in
particolare retail e small business, con gli agenti in
attività finanziarie. Attualmente gli agenti
rappresentano circa un 20% delle pratiche di mutuo
e delle cessioni del quinto dell’intera filiera delle
filiali, iniziano quindi a costituire una dimensione
importante per il business del gruppo”.
Il progetto sviluppato con CRIF BPO
“La scelta forte è stata concentrare tutto in un’unica
struttura, la BP multi-credito, nata a metà del 2013, e
fin dalle prime fasi abbiamo ricercato la sinergia con
CRIF BPO in particolare sull’aspetto cruciale dei
controlli e del monitoraggio delle Reti Terze” 7
continua Amato. “La scelta di affidarci a CRIF è nata
dalla necessità di avvalerci di un operatore esterno
che ci potesse garantire oggettività e terzietà nei
confronti degli organi di controllo. Inoltre, l’expertise
consolidata in ambito business process optimization
di CRIF ci ha permesso di avere un assessment
preliminare personalizzato, con governance
di processo e misurabilità dei risultati a cui si
aggiungono la variabilizzazione dei costi, in funzione
dei volumi, e il contenimento degli investimenti
tecnologici tramite l’accesso alla piattaforma
completa CRIF BPO di Credit Origination.
Inoltre, l’esserci affidati a CRIF fin dalla prima fase
di implementazione dei processi ha consentito alle
risorse interne di concentrarsi sull’attività di recruiting
degli agenti; attualmente la nostra rete conta 200
agenti ma puntiamo a raddoppiare il numero
nell’arco del 2015. Più nel dettaglio, i processi affidati
a CRIF BPO hanno riguardato la dematerializzazione
dei documenti cartacei e la strutturazione di un
processo automatico con applicativi in grado di
facilitare i monitoraggi interni, sia per il controllo della
banca, ma anche nei confronti dei nostri area
manager e, quindi, per la rete agenziale che richiede
monitoraggi puntuali, precisi e direttamente collegati
al processo del credito. La seconda fase ha previsto
l’implementazione del software, quindi della
macchina organizzativa che doveva essere
facilmente fruibile dalla rete. Infine, una particolare
attenzione è stata rivolta alle verifiche antifrode con
controlli sulle documentazioni”.
Nello specifico, la struttura antifrode di CRIF BPO
si articola su due livelli: il primo livello è dedicato ai
controlli standard della documentazione anagrafica
e reddituale mentre il secondo si occupa di controlli
specifici per verificare e approfondire le anomalie
documentali riscontrate con l’analisi di primo livello.
Gli analisti sono inoltre specializzati per prodotto
e cliente con un alto focus sul rischio insito
nell’operazione a seconda della tipologia
dell’anomalia riscontrata (reddituale o anagrafica).
Benefici e risultati ottenuti
“Tra i vantaggi ottenuti dal progetto di
riorganizzazione e potenziamento delle Reti Terze
sottolineo in particolare la maggior tutela rivolta sia
agli agenti, rispetto alle truffe relative a
contraffazione dei documenti, sia alla banca
rispetto agli agenti che mostrano un
comportamento palesemente non compliant” spiega Giammaria Amato. “Inoltre, abbiamo
ottenuto un aumento in termini di produttività e
di risorse interne da poter dedicare ad altre attività
legate alla gestione delle reti terze. A questo si
somma la certificazione, garantita dall’outsourcer,
dei processi interni dell’istituto che può essere
messa a disposizione delle Autorità di vigilanza.
Inoltre, l’applicativo di workflow fornito da
CRIF BPO ci ha permesso di monitorare
costantemente lo stato di lavorazione della pratica
e dei volumi in lavorazione, con una visibilità sulle
pratiche impostata secondo la gerarchia funzionale
Area Manager-Team Manager-Agente”.
“In questi primi mesi di operatività, grazie alla
riorganizzazione dei processi, i nostri agenti hanno
presentato 1.100 mutui, 1.200 clienti in termini
di apertura di conto corrente, 400 operazioni
di cessione del quinto, 400 nuovi clienti e small
business, intesi come piccole e piccolissime
aziende e, collegate a queste aziende, 300 nuovi
POS.
Il supporto di CRIF BPO nel processo di origination
mutui ha rappresentato un tassello fondamentale
per raggiungere gli obiettivi di evoluzione del
modello di servizio del nostro istituto. Per il futuro”
- conclude Giammaria Amato - “stiamo ragionando
con CRIF relativamente all’implementazione dei
controlli antifrode anche alla fase di pre-istruttoria
delle pratiche”.
Per maggiori informazioni: [email protected]
Progetto Banca Popolare di Vicenza con CRIF BPO: driver, obiettivi e strumenti
DRIVER
OBIETTIVI
STRUMENTI
EFFICIENZA
• Ottimizzare i tempi di
lavorazione delle pratiche
e garantire i controlli
• Specializzazione delle risorse
• Standardizzazione e
formalizzazione attività
EFFICACIA
• Migliorare i livelli di servizio
(tempi di risposta)
• Ottimizzare i momenti di
contatto con il cliente
• Reingegnerizzazione processo
(iter ottimale)
• Nuova check list
documenti minimi obbligatori
MONITORAGGIO
E CONTROLLO
• Maggiore trasparenza nel
controllo del processo
• Prevenire il rischio di frode
• Nuovo applicativo Workflow e
Documentale
• Controlli antifrode
Pubblicazione di CRIF
QUASI 8.000 LE IMPRESE ITALIANE CHE POTREBBERO ACCEDERE AL MERCATO DEI CAPITALI
Lo studio di CRIF Rating Agency
Dalla partenza del mercato ExtraMOT PRO di Borsa Italiana, nel marzo 2013,
al 17 ottobre scorso (data di completamento dello studio) sono state collocate
87 emissioni da parte di 71 emittenti non quotati, sostanzialmente tutti
“first issuers”, per un controvalore complessivo di circa 4,3 miliardi di Euro.
In particolare le emissioni al di sotto dei 30 milioni di Euro sono state fino ad
oggi 58, per un controvalore complessivo pari a circa 480 milioni di Euro.
È questo un risultato già significativo ma ancora ben poca cosa se si pensa che
in Italia, sulla base dell’edizione 2014 dello studio realizzato da CRIF Rating
Agency, sono quasi 8.000 le società di capitali con i requisiti che potrebbero
potenzialmente consentire loro di accedere al mercato dei capitali con la
possibilità di raccogliere risorse integrative o complementari al credito bancario
per sostenere i propri progetti di sviluppo.
Si tratta, nello specifico, di società di capitali con un fatturato di almeno 10
milioni di Euro1, EBITDA sempre positivo negli ultimi 3 anni e pari ad almeno il
7% del fatturato nell’ultimo esercizio, una leva finanziaria (intesa come rapporto
tra debiti finanziari e patrimonio netto) non superiore a 3 e un rapporto tra
posizione finanziaria netta e EBITDA non superiore a 4.
L’analisi per settore
In generale si denota una diversificazione settoriale piuttosto accentuata
e sostanzialmente tutti i principali macro settori di attività economica sono
rappresentati all’interno del campione di imprese individuato da CRIF Rating
Agency. I macro settori più rappresentati sono quello dei servizi
(con 1.541 imprese selezionate), e in particolare il comparto degli studi
professionali/di consulenza (con 550 imprese) e quello dell’attività di trasporto
e magazzinaggio (384 imprese), unitamente alla meccanica (con 1.215 imprese)
e all’industria chimica farmaceutica (con 1.004 imprese). Seguono i settori
costruzioni (659), gli altri settori del manifatturiero (619) e quello metallurgico
(601).
Nel grafico seguente viene riportata la distribuzione delle imprese target per
macro-settori di attività economica.
UTILITIES 6%
SERVIZI 19%
MECCANICA 15%
AGRICOLTURA 1%
COMMERCIO 2%
AUTOMOBILISTICO 2%
INDUSTRIA ELETTRICA
ED ELETTRONICA 4%
ALIMENTARE 7%
INDUSTRIA CHIMICA
E FARMACEUTICA 13%
Fonte: CRIF Rating Agency
TESSILE 7%
ALTRO MANUFATTURIERO 8%
L’altro aspetto interessante, che riguarda in maniera sostanzialmente omogenea
le imprese di tutte le dimensioni, è che il 78% delle società si caratterizza per
un trend di fatturato in crescita o comunque stabile negli ultimi 2 anni.
Un’ulteriore considerazione che emerge dallo studio di CRIF Rating Agency
riguarda la Capital Expenditure (CAPEX, ovvero gli investimenti in asset
durevoli): il 66% delle imprese individuate come potenziali emettenti presenta
un trend in crescita del CAPEX negli ultimi due anni (con una variazione positiva
maggiore del 10% delle immobilizzazioni sul totale attivo risultante dalle ultime
tre annualità di bilancio). La quota arriva al 72% del totale per le imprese con
fatturato superiore ai 100 milioni di Euro.
Ciò denota una significativa propensione agli investimenti, in particolare quelli
di medio-lungo termine, e questo rappresenta un “plus” di grande rilievo per
accedere ai mercati del debito.
L’analisi del cash flow e della capacità di rimborso delle passività finanziarie
Analizzando la distribuzione del campione in funzione del trend del cash flow
degli ultimi due anni si evince che solo nel 17% dei casi il parametro in oggetto
risulta in flessione a fronte di un 37% in cui si mostra in crescita.
Inoltre, al netto di una piccola parte di imprese (pari all’8% del totale) con
un rapporto tra PFN ed EBITDA compreso tra 3 e 4, la maggioranza delle
imprese in target presenta un rapporto PFN/EBITDA su valori contenuti, mentre
un’azienda su due (il 48%, per la precisione) è addirittura “cash”, cioè senza
debiti finanziari netti.
Conclusioni
Lo studio che abbiamo prodotto ha focalizzato l’attenzione su un target di
imprese sane e dinamiche, che malgrado un contesto economico non favorevole
continuano a investire e a voler crescere. Crescita che, per altro, potrebbe
innescare effetti positivi e a catena su tante altre imprese della filiera e/o del
settore di riferimento. I progetti di crescita e la propensione all’investimento delle
imprese, però, da soli non bastano a far sviluppare questo nuovo importante
segmento di mercato se non adeguatamente accompagnati da un profondo
mutamento culturale delle imprese stesse e degli investitori.
Quanto alle imprese, è necessario che si convincano che, per continuare
a svilupparsi con profitto in una visione di medio-lungo termine, è
opportuno cominciare a pensare come ridurre la loro dipendenza finanziaria
da un unico interlocutore, il sistema bancario, e a investire in governance e
comunicazione finanziaria. Relativamente agli investitori, ad iniziare da quelli
istituzionali quali ad esempio i fondi pensione e le compagnie assicurative,
dovranno adeguatamente strutturarsi per perseguire sempre più una maggiore
diversificazione del portafoglio e, conseguentemente, una più attenta gestione
del rischio.
COSTRUZIONI 8% METALLURGICO 8%
L’analisi per area geografica
L’analisi geografica evidenzia che il Nord-Ovest è l’area nella quale opera quasi
un’impresa su due (più precisamente il 45% del target), seguito in termini di
rappresentatività dal Nord-Est (con il 29%). Nelle regioni del Centro, invece,
è ubicato il 17% delle imprese che potenzialmente potrebbero accedere al
mercato dei capitali, seguite da quelle del Sud e Isole, con il 10%.
Nello specifico si evince come le regioni maggiormente rappresentate siano
Lombardia (con 2.673 aziende ad elevata potenzialità), Veneto (con 1.042
imprese) ed Emilia-Romagna (con 885).
Il Piemonte, invece, è la regione con l’incidenza più elevata di imprese
potenzialmente in target per l’emissione di obbligazioni, con una quota pari
al 30,8% del totale delle imprese con fatturato superiore a 10 milioni di Euro
presenti sul territorio. Seguono il Veneto con il 29,5%, la Lombardia con il 28,8%
e il Friuli Venezia Giulia e la Liguria, entrambe con il 28,1%.
L’analisi per dimensione e trend del fatturato e degli investimenti
La distribuzione per fasce di fatturato delle imprese che, secondo i requisiti
considerati, avrebbero le carte in regola per poter accedere al mercato dei
capitali mostra che circa l’80% di queste ha un fatturato inferiore a 50
milioni di Euro2 ed è dunque perfettamente in linea con la definizione di PMI
secondo i parametri indicati dalla Commissione Europea (che comunque
tengono conto anche di altri aspetti come il numero dipendenti ed il volume
dell’attivo). Solo il 10% del totale, invece, presenta un fatturato superiore ai 100
milioni di Euro.
27%
16
29%
2673
31%
712
28%
28%
210
181
30%
< 2% di imprese target minibond
Tra 2% e 5% di imprese target minibond
Tra 5% e 10% di imprese target minibond
Oltre 10% di imprese target minibond
Incidenza imprese target minibond
1042
26%
28%
885
149
26%
482
Quota imprese non target
su totale regione
26%
25%
182
91
27%
22%
113 18%
555
10
21%
306
130
19%
18
17%
16%
47
33
19%
147
Fonte: CRIF Rating Agency
1) Anche se il limite dimensionale previsto dal Decreto Sviluppo per l’applicazione della c.d. “normativa minibond” è di 2 milioni di Euro, si è preferito alzare la soglia in linea con le attuali prassi di mercato.
2) Lo studio è basato sui dati tratti dai bilanci individuali depositati in camera di commercio dalle imprese. Il numero di PMI potrebbe essere inferiore se si ragionasse in ottica di gruppo e di bilanci consolidati.
8
18%
inverno 2015
IL PROGETTO DI ALBA LEASING CON CRIF DÀ ‘SPRINT’ ALLE IMPRESE
Azienda di credito: Alba Leasing
Soluzioni: SPRINT Leasing, EURISC 2.0 e CRIF
Report Impresa.
Esigenze: introduzione di una nuova soluzione
per la valutazione delle richieste di credito per la
semplificazione dei processi e la riduzione dei
costi operativi.
Risultati: crescita della domanda di credito
(+12% dei contratti e +27% dei volumi) riduzione
del tasso di default di 2-5 punti percentuali,
riduzione delle delibere manuali del 50%
e del costo medio della pratica del 20%.
Fondata nel 2010 su iniziativa di alcune fra le maggiori
Banche Popolari nazionali, Alba Leasing è la quinta
società di leasing in Italia con oltre 23.000 clienti attivi
su tutto il territorio. I suoi prodotti vengono offerti a
tutte le piccole e medie imprese italiane principalmente
attraverso il canale bancario, avvalendosi sia dell’ampia
rete delle Banche Socie sia della rete distributiva di
altre importanti Banche Popolari presenti sull’intero
territorio nazionale, contando complessivamente circa
4.400 sportelli bancari.
Le esigenze di Alba Leasing
“Come da piano
industriale, avevamo
l’esigenza di adottare
nuove strategie agendo
direttamente nell’area
Business e IT” - spiega
Alberto Ciceri,
Responsabile U.O.
Governance ICT,
Servizio
Organizzazione e
Risorse di Alba
Leasing. “Per l’area
business bisognava raggiungere una crescita dei
volumi del 15%, crescita che non doveva minare la
qualità del credito, anzi auspicavamo una riduzione
della rischiosità.
Per quanto riguarda l’area IT, in concomitanza con la
sostituzione del precedente fornitore per la soluzione
di application processing, miravamo a garantire la
semplificazione dei processi e la riduzione dei costi
operativi. Sulla base di questi obiettivi, sono state
pianificate azioni per il graduale ampliamento della
macchina operativa su tutti i segmenti, l’adozione di
modelli di scoring di tipo ‘tailor made’ e un servizio
esterno ma integrato con gli applicativi di Alba
Leasing”.
direttamente dai nostri sistemi e di decentrarli su un
unico ‘hub’ dedicato alla valutazione creditizia”.
“Abbiamo così ottenuto” - prosegue Ciceri “il completo governo del processo di erogazione di
una pratica di leasing: dall’inserimento della richiesta
da parte dell’operatore alla validazione dei dati,
all’identificazione anagrafica, all’acquisizione di dati
esterni - fonte CRIF e banche dati pubbliche - ad un
più appropriato utilizzo di modello di scoring a livello
di processi e politiche di credito (es. override, filtri
a monte, policy rules a valle, ecc.) in grado di
‘lavorare’ per le diverse tipologie di clientela e tipo
prodotto (leasing strumentale, leasing targato,
leasing immobiliare) secondo le nostre specificità.
Nello specifico, all’interno di Sprint Leasing abbiamo
utilizzato i report di EURISC 2.0 e i CRIF Report
Impresa grazie ai quali abbiamo ottenuto una vista
più completa e allo stesso tempo dettagliata della
situazione economica finanziaria del richiedente
leasing. Ottime sono state le valutazioni sul servizio,
novità assoluta per gli addetti crediti, ritenuto infatti
dettagliato dalla totalità degli addetti crediti
intervistati”.
“Sprint Leasing” - ha commentato Maria Ricucci,
Marketing Manager di CRIF - “è la soluzione più
avanzata sul mercato italiano per la valutazione
dell’affidabilità creditizia delle imprese per la nuova
era 2.0 del credito. Completamente in outsourcing,
Sprint Leasing consente alle aziende di credito di
‘standardizzare la valutazione di una pratica’,
riducendo i costi a sostegno della competitività,
in linea con quanto richiesto dalle raccomandazioni
dell’EBA emerse durante il processo di AQR.
Ovvero di valutare la richiesta di credito presentata
da un’impresa e di decidere - sulla base di un set
completo e ‘certificato’ di informazioni pubbliche,
creditizie e regole decisionali oggettive stabilite
dall’istituto - se accettarla, rifiutarla o rimandarla a un
organo deliberante superiore. Già consolidata sul
mercato da ormai 15 anni e utilizzata
quotidianamente da oltre 300 aziende di credito
italiane, la soluzione offre una ‘vista fronte-retro’ sulle
aziende in quanto vengono effettuati controlli
congiunti su dati di natura pubblica, creditizia e
commerciale integrati in logiche parametriche
originali e innovative. Rappresenta infatti oggi il
‘luogo fisico’ in cui accedere a tutto il know how di
CRIF per la gestione del rischio di credito e per la
valutazione delle imprese, beneficiando delle elevate
competenze metodologiche e tecnologiche di CRIF
e dei vantaggi della fruizione della soluzione in
outsourcing, senza alcun impatto IT”.
“Il ‘motore di scoring’ interno a SPRINT Leasing” -
continua Ricucci - “è stato sviluppato dal team di
specialisti CRIF integrando il CRIF Information Core,
il patrimonio informativo del Gruppo, con le
informazioni provenienti dalla Centrale Rischi di
Banca d’Italia, Assilea, con i dati interni e le business
e policy rules di Alba Leasing.
In particolare per lo sviluppo degli algoritmi statistici
è stato adottato un approccio modulare utilizzando
la ‘metodologia CRIF’ per lo sviluppo dei modelli di
score e i numerosi elementi del patrimonio
informativo CRIF scelto da Alba Leasing: le
informazioni creditizie di EURISC, il Credit Bureau
Score PERFORM, i bilanci e CRIF Report Impresa
per le business information”.
I risultati ottenuti
“A seguito delle azioni introdotte con il progetto
Eulero abbiamo registrato una crescita dei volumi
del 27% e un aumento dei contratti del 12%,
come richiesto dal piano industriale, mentre la
riduzione del tasso di default atteso è stata di 2-5
punti percentuali. Mentre per quanto riguarda il
livello di rischiosità, il 50% dei cattivi pagatori è stato
intercettato già nelle prime due classi di rischio
maggiore, e i contratti che ricadono in queste classi
hanno un bad rate di oltre 10 volte maggiore a quello
medio in portafoglio. Il modello di scoring ottenuto
è infatti molto discriminante, con un Gini Index
maggiore del 75%” - continua Ciceri. “Per quanto
riguarda l’Area IT, invece, in soli 4 mesi abbiamo
sostituito e portato a regime la nuova piattaforma, le
delibere manuali si sono ridotte della metà e il costo
medio operativo della pratica è calato del 20%.
Sprint Leasing di CRIF supera sia l’esame degli
addetti crediti: da un’indagine interna infatti gli
intervistati hanno accolto positivamente la nuova
soluzione - sia la prova dei numeri, perfettamente in
linea con le esigenze iniziali. La soluzione CRIF
batte il precedente fornitore sull’intero processo:
dai tempi di istruttoria, alla reportistica, dalla
valutazione del merito creditizio del cliente al
numero di contratti processati”.
“Nei primi sei mesi di operatività, la soluzione Sprint
si è guadagnata la piena fiducia degli addetti crediti:
per il 58% degli intervistati la valutazione sul cliente
risulta ‘aderente’ al giudizio di merito che
esprimerebbero loro stessi con un’istruttoria
manuale (ma, ovviamente, meno rapida).
Volendo sintetizzare il progetto realizzato con CRIF
in una frase potremmo dire che ora ‘con il Leasing
diamo Sprint alle imprese’” - conclude Ciceri.
Per maggiori informazioni: [email protected]
Progetto Eulero di Alba Leasing: metodologia e soluzioni CRIF
Il progetto sviluppato insieme a CRIF
“In primis” - continua Ciceri - “il progetto è partito
sul canale ‘vendor’, ovvero sui dealer Michelin
(vendita di pneumatici per il segmento leasing) in
modo da automatizzare il processo e
successivamente estenderlo agli altri canali
commerciali. Il progetto, denominato Eulero, ha
introdotto le seguenti ‘formule di successo’:
• Sprint Leasing, la soluzione in SaaS di CRIF;
• adozione di modelli di scoring ‘tailor made’;
• un ‘cruscotto’ a disposizione della direzione
centrale per poter governare e verificare
effettivamente l’andamento dell’operatività
sul mercato.
L’introduzione della piattaforma Sprint Leasing di
CRIF ci ha permesso di elaborare l’intero processo
9
INSERIMENTO
RICHIESTA
VALIDAZIONE
DATI
IDENTIFICAZIONE
ANAGRAFICA
ACQUISIZIONE
DATI ESTERNI
PRE-CHECK
(negatività,
black list)
RICEZIONE
ESITO
REGISTRAZIONE
ESITO
DECISIONE
STRATEGIE
E REGOLE
APPLICAZIONE
MODELLI
DI SCORE
Pubblicazione di CRIF
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CON L'INTERO PATRIMONIO INFORMATIVO DI CRIF
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inverno 2015
RECUPERO INDUSTRIALIZZATO DEI CREDITI PROBLEMATICI RETAIL ATTRAVERSO LA PHONE COLLECTION:
IL PROGETTO BPER CON CRIF COL
Azienda di credito: Gruppo Banca Popolare
dell’Emilia Romagna
Soluzioni: sviluppo di un progetto pilota di phone
collection affidata agli specialisti di CRIF COL
sulle posizioni irregolari del segmento Privati e
Small Business.
Esigenze: riorganizzazione dei processi di
recupero crediti per una maggiore efficienza
delle attività e il miglioramento dei dati economici
di bilancio.
Risultati: percentuale di recuperato raggiunta
nella fase di test pari a circa il 64% con potenziali
benefici in termini di minori accantonamenti
per 1,3 milioni di Euro a livello di Gruppo.
Banca Popolare dell’Emilia Romagna è la
capogruppo del GRUPPO BPER, che raggruppa
quattro banche territoriali (Banca Popolare di
Ravenna, Banca Popolare del Mezzogiorno, Banca
della Campania, Banco di Sardegna e Banca di
Sassari) per circa 1.300 filiali distribuite sul territorio
nazionale. L’istituto conta circa 12 mila dipendenti
e 2 milioni di clienti.
Le esigenze di BPER
“Il progetto di
industrializzazione del
processo di recupero
crediti, avviato
mediante il supporto
di CRIF COL, si
inserisce all’interno di
un piano complessivo
di rafforzamento della
gestione del credito,
con l’obiettivo di
migliorare i dati
economici del conto economico, in termini di
recupero sugli accantonamenti e di abbattimento dei
costi operativi” - spiega Livio Tempesta, Credit
Strategy Manager di Banca Popolare dell’Emilia
Romagna. “Pertanto abbiamo deciso di avvalerci di
un outsourcer specializzato a cui affidare la
componente retail, sia per la numerosità delle
pratiche sia per l’opportunità di recuperare efficienza
mediante una standardizzazione dei processi.
Inoltre, questa segmentazione ha permesso alle
risorse interne di concentrarsi sull’analisi delle
pratiche corporate più complesse. La decisione di
esternalizzare l’attività di recupero è legata dunque a
una tenuta complessiva del progetto di
rafforzamento della gestione del credito che il nostro
Istituto sta operando su diversi comparti”.
11
Il progetto sviluppato insieme a CRIF COL
“La fase preliminare di avviamento del progetto
pilota ha previsto un’accurata partner selection che
ci ha permesso di scegliere CRIF COL quale
outsourcer ideale per la completezza delle soluzioni
proposte, che coprono tutti gli elementi coinvolti nel
processo: dalle strategie di segmentazione al
recupero stragiudiziale, dal temporary management
alla piattaforma tecnologica adeguata, elemento
quest’ultimo imprescindibile nella selezione di un
outsourcer” - continua Tempesta.
“Il progetto pilota è stato sviluppato puntando
sull’attività di phone collection rivolta ai crediti
scaduti, compresi nell’area territoriale di Bologna
e Reggio Emilia. La scelta di attivare il recupero
sui crediti scaduti è stata dettata sia dalla volontà
di operare con un approccio proattivo sia
dall’opportunità di recuperare la relazione con
il cliente, attraverso la proposta di piani di
sistemazione delle difficoltà riscontrate, in caso di
ritardi contenuti. A tal proposito occorre sottolineare
come le attività di phone collection condotte da
CRIF COL siano state definite rispettando le Buone
Prassi UNIREC e condividendo script uniformi
propedeutici al raggiungimento dei risultati,
all’identificazione dei motivi di mancato pagamento
e garantendo la salvaguardia della reputazione.
Il test ha avuto una durata di tre mesi, da aprile
a giugno 2014, e il perimetro selezionato
comprendeva circa 700 posizioni per 35.000 euro di
utilizzato complessivo e un milione e trecentomila
euro di scaduto. Si è trattato quindi di un progetto
pilota sostanzialmente contenuto ma fondamentale
per poter valutare le performance da sottoporre
all’attenzione direzionale e poter poi incrementare
l’attività sul segmento retail. Il portafoglio selezionato
prevedeva i seguenti gestionali: il gruppo delle
famiglie ‘Family’ e lo ‘Small business’, le forme
tecniche rappresentate dai prestiti personali e dai
mutui, da 1 a 6 rate arretrate con esclusioni delle rate
non pagate da almeno 15 giorni, sconfinamento
complessivo inferiore ai 25.000 euro”.
Aree di successo e risultati ottenuti
“Per analizzare i risultati ottenuti abbiamo redatto un
report suddiviso tra pratiche multirapporto e pratiche
con rapporto unico. Per quanto riguarda il
multirapporto le performance di recupero hanno
raggiunto il 29% circa, a fronte di un benchmark
complessivo pari a circa il 23%. L’approccio clientecentrico ha senza dubbio facilitato il raggiungimento
del risultato positivo, in quanto si è evitato che sullo
stesso cliente con pluralità di prodotto intervenissero
più operatori. Relativamente alle posizioni con un
rapporto unico, abbiamo evidenziato il recupero per
bucket di scadenza e abbiamo rilevato che la
performance è maggiore sui crediti più giovani,
anche in questo caso i risultati hanno superato
la media del benchmark. Le aree di successo del
progetto sono riconducibili in primo luogo all’ottimo
rapporto di condivisione instaurato con
CRIF COL, a partire dalla fase iniziale di fornitura
dei dati per l’attività pilota. A conferma abbiamo
ricevuto infatti riscontri molto positivi dalle filiali.
Inoltre, non è stata evidenziata alcuna contestazione
da parte dei clienti, grazie al rispetto degli script
di telefonata condivisi. Il risultato complessivo del
recupero, confrontato anche con le performance
interne delle filiali, è stato molto positivo, con una
percentuale del recuperato pari a circa il 64%.
È evidente che per 1.300 filiali univoche sarebbe
stato molto complesso definire policy di recupero
standardizzate e controllare che venissero rispettate.
L’ottimo risultato è da attribuire inoltre alla
tempestività nella gestione dell’insoluto evitando,
di conseguenza, lo scivolamento della pratica verso
il default”.
Progetto BPER con CRIF COL:
performance ottenute
RANGE RATA
1 RATA
PERFORMANCE EFFETTIVE %
PHONE COLLECTION
Area Bologna Area Reggio Emilia
96,5%
82,5%
FILIALI
41,0%
2 RATE
84,4%
73,9%
28,0%
3 RATE
74,5%
67,0%
17,0%
4 RATE
54,7%
69,4%
14,0%
5 RATE
52,5%
38,8%
10,0%
6 RATE
57,3%
44,4%
9,0%
I benefici economici raggiunti e i prossimi passi
“Per quanto riguarda i benefici economici” conclude Livio Tempesta - “sono state fatte alcune
simulazioni che riguardano tutto il portafoglio:
attraverso l’incremento del recupero da un lato,
e il fatto che le posizioni non scivolassero verso
il past due, dall’altro, sono stati citati circa 1,3 milioni
di Euro di minori accantonamenti. Considerando il
costo del recupero stimiamo un beneficio di più di
1 milione di Euro, facendo delle ipotesi prudenziali.
Per il futuro abbiamo in programma l’ampliamento
dell’attività estendendo il progetto pilota
sviluppato sull’area di Bologna e Reggio Emilia
alla direzione territoriale nord, e aggiungendo
all’attività di phone collection anche quella di
home collection, ovviamente su crediti con una
maggiore anzianità di scaduto”.
Per maggiori informazioni: [email protected]
inverno 2015
Pubblicazione di CRIF
PORTFOLIO MANAGEMENT: LA CHIAVE È EARLY WARNING
Come ha ricordato il Governatore della Banca d’Italia nella sua ultima relazione
annuale il sistema bancario italiano ha subito notevoli ripercussioni dalle due
recessioni economiche e dall’incertezza generata dalla crisi del debito sovrano.
La qualità del credito è stata, ed è tuttora, la principale fonte di rischio e le
sofferenze bancarie nette hanno anche oggi forti ricadute sugli accantonamenti
patrimoniali. Ne consegue che è divenuta una priorità nelle agende degli istituti
il monitoraggio dei crediti, per il cui rafforzamento sono fondamentali sistemi di
Early Warning.
Ne approfondiamo ruolo e sviluppi con Davide Capuzzo, Analytics Director
di CRIF.
Qual è oggi il ruolo peculiare di questi sistemi all’interno delle aziende
di credito?
“Il ruolo dei sistemi di Early Warning è quello di anticipare il più possibile
situazioni di deterioramento delle posizioni, dando modo ai gestori di trovare
soluzioni che evitino il default della controparte o comunque di limitare
i danni. Oggi il loro ruolo sta mutando: da semplice supporto ai gestori per
la prioritizzazione delle posizioni da trattare a un sistema fatto di priorità ma
anche di regole e responsabilità ben definite e monitorate a loro volta.
Il tema Early Warning è oggi oltremodo caldo perché se prima incorporava
solo un significato di ‘rilevazione’ oggi è strettamente collegato al significato
di ‘azione’”.
Ma questa funzione non è già assolta dai sistemi di rating interno?
Flashnews
“I sistemi di rating interno sono parte integrante di quelli Early Warning ma non
assolvono e non possono assolvere da soli a questa funzione per diversi motivi.
Sono infatti sviluppati per dare valutazioni di rischio stabili nel tempo a scapito
della reattività richiesta a un sistema Early Warning, e comunque non sono
alimentati con quegli eventi anche di natura quotidiana che invece caratterizzano
questi sistemi. L’evento previsto da un sistema di rating interno è tipicamente
il default, mentre i sistemi Early Warning prevedono uno stato che anticipa
di molto il default o anche il semplice deterioramento dello stato stesso.
Quindi dal punto di vista della modellistica sono due sistemi integrati ma
che assolvono a scopi e processi differenti”.
Quali sono gli elementi qualificanti di un sistema di Early Warning?
“Si possono sintetizzare in tre caratteristiche. La prima è la complementarietà
con i sistemi di rating interno, in termini di tempestività degli indicatori utilizzati
per anticipare il deterioramento e della loro varietà specie con l’acquisizione di
informazioni non sempre utilizzate nei processi di valutazioni interni, quali ad
esempio i dati da credit bureau e le informazioni commerciali. La seconda è
data dal disegno del sistema di azioni e deleghe gestito da un processo di PEG
evoluto che permetta di realizzare una reportistica direzionale di controllo. Il terzo
aspetto è costituito da un processo di accompagnamento nel cambio culturale
delle risorse e di tuning degli MBO delle varie strutture in modo armonico”.
Quali prospettive di sviluppo per questi sistemi di monitoraggio?
“Da un lato un allargamento del range di informazioni prese in considerazione,
con particolare riferimento a informazioni interne in passato non gestite
informaticamente (le cosiddette informazioni su piazza) e quelle esterne come
le informazioni creditizie e quelle derivanti da open e big data.
Dall’altro un affinamento dei processi di Early Warning generato dai sistemi di
misurazione e verifica precedentemente citati. Questo tipo di evoluzione sarà
giocoforza basato su:
•sistemi PEG evoluti e caratterizzati dalla capacità di integrarsi con fonti
informative non convenzionali, di implementare strategie di gestione delle
posizioni a rischio complesse e di produrre una reportistica completa di
misurazione delle performance dei gestori;
•la presenza di un ambiente di ‘laboratorio’, dove informazioni elementari,
indicatori, azioni suggerite, tempi e modi di applicazione e risultati quantitativi
vengano storicizzati al fine di monitorare e misurare l’efficacia del sistema di
monitoraggio ed eventualmente correggere i modelli di Early Warning e le
azioni correlate. Ritengo quest’ultimo aspetto particolarmente rilevante anche
in funzione delle novità normative introdotte dall’ultima Circolare di Banca
d’Italia n.263 in tema di controllo dei sistemi di monitoraggio della funzione di
risk management.
La ricetta in realtà non è completamente nuova e, a questo proposito, è
prevedibile che i sistemi di Early Warning nel tempo incorporino alcune logiche
dei sistemi di collection che in alcuni settori del credito vedono già oggi una
forte industrializzazione ed efficienza”.
CRIF Credit Gym, powered by CRIF Academy: la “palestra” dove crescono e si allenano i talenti del credito
Keywords: formazione, antiriciclaggio, competenze
creditizie, profili junior, abc del credito, recupero crediti.
CRIF Credit Gym, powered by CRIF Academy
CRIF Academy, la business school di CRIF, coniuga esperienze
maturate in progetti in Italia e a livello internazionale con un attento
studio delle evoluzioni normative e le competenze di un team di
qualificati docenti. L’offerta formativa CRIF Academy si distingue
per una didattica concreta e innovativa, che predilige l’utilizzo
di case study e la condivisione di best practice di settore.
Quest’anno CRIF Academy amplia la propria offerta formativa
con CRIF Credit Gym: la palestra dove crescono
e si allenano i talenti del credito.
Si tratta di un percorso formativo ad hoc per sviluppare le
competenze delle risorse più giovani e per aggiornare figure
con maggiore esperienza, ma nuove nelle aree del Credito.
Il percorso analizzerà l’intero ciclo di vita del credito, con
approfondimenti e business game in aula.
Nel box a lato alcuni temi trattati e le domande a cui trovare le
risposte giuste frequentando il percorso formativo
> CRIF CREDIT FUNDAMENTALS
Le Centrali Rischi e i sistemi di informazioni creditizie.
Quali informazioni? Come concorrono alla determinazione
del merito creditizio?
> LE BASI DELL’ANALISI DI BILANCIO
Quali sono gli indici più significativi sullo stato di salute
di un’impresa?
Corso con gli esperti di CRIF Rating Agency.
> ABC DELLO SCORE & RATING
Quali sono le tecniche per sviluppare modelli di score?
Quali le info incluse e quali quelle non incluse
in un algoritmo statistico?
> CUSTOMER MANAGEMENT BEST PRACTICES
Come premiare i client migliori? Come riattivare quelli
dormienti? Come mitigare il rischio dei client “multiaffidati”?
> COLLECTION BEST PRACTICES
Quando inviare una lettera di sollecito? Quando intervenire
con azioni più leggere? Quali clienti contattare in primis?
> ADEGUATA VERIFICA DELLA CLIENTELA IN OTTICA
ANTIFRODE E ANTIRICICLAGGIO
Come effettuare un’adeguata verifica? Chi è il cliente?
Corso con gli esperti del team CRIF Fraud Prevention &
Compliance Solutions
I prossimi corsi CRIF Academy:
•Mini Bond e Nuova Finanza d’Impresa
25 febbraio 2015, presso la sede CRIF di Bologna
•La valutazione delle Ditte Individuali e Società di Persone
4 marzo 2015, presso la sede CRIF di Bologna
•Recupero crediti: recuperare e non rincorrere
18 marzo 2015, presso la sede CRIF di Bologna
Eventi
Per rimanere sempre aggiornato sui corsi in programma, iscriviti alla pagina Linkedin di CRIF Academy
(linkedin.com/company/crif-academy) e richiedi maggiori informazioni a [email protected]
CRIBIS D&B, in collaborazione con Business International, presenta BtoB MARKETING FORUM –
Come si sta evolvendo il Marketing B2B in Italia? Quali sono le tendenze, gli obiettivi e le innovazioni nel 2015?
Auditorium Gio Ponti, Milano, 4 marzo 2015. Per maggiori informazioni: www.btobmarketingforum.com
CRIBIS D&B, in collaborazione con Il Sole24ORE presenta lo Studio Pagamenti 2015
Milano, sede Gruppo 24ORE, 15 aprile 2015. Per maggiori informazioni: www.studiopagamenti.com
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sintesi
Pubblicazione di CRIF
inverno 2015
Registrazione del Tribunale
di Bologna N. 7538 del
21/04/2005
CRIF
Via M. Fantin, 1-3
40131 Bologna
Tel. 051 4176111
Fax 051 4176010
www.crif.com
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