Monsieur Marzo 2013 - School for Dreamers

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Monsieur Marzo 2013 - School for Dreamers
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LA SCUOLA DEGLI DEI
Credere per vedere, e mai viceversa: solo pochi individui sono in grado di farlo. Nella storia, le più
grandi conquiste scientifiche e sociali sono state lo splendido dono di un uomo solo,
ma determinato, capace di impegnare ogni respiro per rendere possibile e poi inevitabile il suo sogno
I
n ogni epoca, uomini straordinari dotati di inflessibile determinazione e fiducia
in se stessi, nonché di un prodigioso intuito, hanno trovato la forza per realizzare imprese impossibili. Colombo era convinto che viaggiando verso ovest avrebbe
trovato una scorciatoia per arrivare a est. Il presidente Juscelino Kubitschek decise il trasferimento della capitale federale da Rio de Janeiro e creò Brasilia in 2mila
giorni, strappandone il territorio alla foresta pluviale amazzonica. Ferdinand Marie de Lesseps fece scavare e rimuovere 100 miglia di deserto sabbioso per costruire il canale di Suez. Scipione a 24 anni ricostruì l’esercito dopo la terribile sconfitta di Canne, in cui i Romani persero 100mila uomini in un solo giorno. Le
più grandi conquiste scientifiche e sociali, e tutto ciò che di bello, utile e longevo
ci è stato tramandato, sono state lo splendido dono di un singolo individuo, mai
due o una legione; sono state il servigio reso all’umanità da uno di quei folli visionari cui dobbiamo tutto ciò che abbiamo e che siamo. Studiando le loro vite e
le loro imprese, approfondendo i loro discorsi, mi sono chiesto da dove potessero mai trarre quella fiducia incrollabile in se stessi. Da dove attingevano la determinazione per concepire e intraprendere le loro missioni impossibili? Dalla cultura, dall’ambiente familiare, dagli insegnamenti ricevuti, dal patrimonio genetico, oppure da altro? Attraverso l’attenta osservazione di alcuni di questi personaggi, come il mio amico Alphan Manas, fondatore della Futuristic Association,
mente geniale e istigatore di imprese ingegnose e complesse, o l’imprenditore filantropo George Koukis, che acquistò un’impresa sull’orlo del fallimento, contro
l’opinione di qualunque esperto del settore, e ne ha fatto il leader mondiale del
banking software; e attraverso i miei rimarchevoli incontri con altri grandi visionari, ho potuto scoprire un tratto psicologico, un misterioso potere comune a tutti loro: la capacità di ricordare il futuro. In qualche modo arcano, essi sembravano
avere già visto il film della loro vita e di conoscerne il lieto fine.
C
redere e vedere sono una sola e unica cosa, ma separati dal tempo, esattamente
come il sogno e la realtà. Il tempo, con il suo scorrere, ci permetterà di vedere
tutto ciò in cui abbiamo creduto e realizzare tutto ciò che abbiamo fortemente sognato. Quando arrivò il giorno dell’inaugurazione del Walt Disney World Resort
a Orlando, un progetto in cui Walt aveva fortemente creduto e che fu completato
dopo la sua morte, in risposta alla malinconica affermazione di un giornalista («È
davvero un peccato che suo padre non sia qui per vedere tutto questo...»), Diane
Disney rispose: «Mio padre lo ha già visto, altrimenti tutto questo non esisterebbe». Il tempo è una vernice inventata per rendere visibile quello che è invisibile agli
occhi della gente ordinaria o, meglio, è l’ammortizzatore che protegge l’umanità da
ciò che essa non è ancora pronta per vedere. Sono dovuti passare decenni prima
che il sogno di libertà coltivato da Rosa Parks, Martin Luther King, Malcolm X e
tutti i leader di colore che sono morti giovani, potesse aprirsi un varco nella cortina
fumogena di pregiudizi centenari, per diventare accettabile e infine visibile. Come
tutti i veri sognatori, essi avevano la capacità di comprimere il tempo e ricordare il
futuro, vedendo ciò che tutti gli altri avrebbero visto e accettato soltanto molti anni
più tardi. L’umanità è divisa in due specie che sembrano convivere fianco a fianco
ma di fatto sono segnate da un destino del tutto diverso. Uno spartiacque mentale,
una insanabile divergenza di atteggiamenti e diversa visione del mondo e della vita, separa la massa, quelli che hanno bisogno di vedere per credere, da quella manciata di individui, pochi tra i pochi, che hanno la capacità di credere prima di vedere. Questi uomini hanno il potere di ricordare il futuro, consapevoli del fatto che il
sogno è la cosa più reale che ci sia e la loro follia luminosa è in grado di modellare la realtà. A loro dobbiamo ogni progresso, ogni nostra conquista. Essi sostengono il mondo. Un uomo che crede in se stesso apparentemente fa un passo nel vuoto e, solo allora, immancabilmente, vedrà il terreno materializzarsi sotto il suo piede per dar ragione alla sua pazzia luminosa... credere per vedere e mai viceversa!
L
’umanità pensa e sente negativamente, per questo solo pochi possono nutrire
sogni o coltivare utopie. Le masse sono adoratrici dello status quo, spaventate da tutto quanto è sconosciuto o insolito. La paura del nuovo le destabilizza e le
acceca. E in effetti i grandi spiriti dell’umanità hanno tutti subito una violenta, talvolta feroce opposizione da parte delle moltitudini perché il mondo che essi hanno
immaginato è a esse invisibile e quindi le elude e le spaventa. La vastità delle loro
idee, la ferrea fiducia nella loro giustezza, la portata della loro visione e la loro integrità ci pongono come davanti a uno specchio, obbligandoci a confrontarci con noi
stessi. E questo paragone è così doloroso che invece di provare a cambiare per essere di più e diventare migliori, preferiamo eliminare il termine di confronto. In tutta la nostra storia il cambiamento non si è mai originato dalla massa né da un sistema di convinzioni o di idee diffuse; e neppure da una filosofia, da una rivoluzione o da un partito politico. Il cambiamento è sempre stato il prodotto della fede e
dello sforzo di un uomo solo, determinato. Un individuo. Il mondo ha bisogno uomini capaci di sognare l’impossibile e dargli concretezza attraverso la loro fede tenace, la capacità di impegnare ogni respiro della propria vita per renderlo possibile
e poi inevitabile. Non esiste scuola né ci sono mentori che ci abbiano insegnato ad
avere fede, a sviluppare in noi stessi le qualità di uomini visionari, il potere di credere prima di vedere. Il mito, il sogno, gli impulsi del cuore e la capacità di ricordare il futuro hanno costruito la nostra civiltà e continueranno a precedere e originare qualsiasi progresso o cambiamento evolutivo. Nella costruzione del futuro, nella realizzazione dei progetti più arditi dell’umanità, il sogno di Icaro verrà sempre
prima dei fratelli Montgolfier e dei fratelli Wright. Quel mitico palpito di ali, apparentemente così fragili, farà per sempre vibrare l’aria e anticiperà di millenni il
rombo dei moderni motori di Boeing e jumbo jet.
{ DI S T E F A N O D ’ A N N A }
M
MARZO
2013