17-Monografie 1-6
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17-Monografie 1-6
monografie M1 - Battistero di Firenze M2 - Santa Maria del Fiore M3 - Campanile Santa Maria del Fiore M4 - Basilica San Francesco ad Assisi M5 - La Chiesa di Santa Maria Nuova a Cortona M6 - Il Collegio di San Giovannino a Firenze 64 Caratteri costruttivi dei monumenti. Monografie BATTISTERO DI FIRENZE Cenni storici Gli inizi della costruzione sono incerti, appare poco probabile una fondazione tardo antica; è più verosimile ricondurre l’anello murario esterno del perimetro ottagonale al secolo XI. L’addizione dell’anello murario interno (con le colonne), i setti trasversali al livello del matroneo, i costoloni estradossali della cupola e la cupola stessa costituiscono un coerente sistema costruttivo che innerva come un arco rampante l’intera struttura del Battistero: si tratta di una soluzione riconducibile ad artefici d’oltralpe che potrebbero essere intervenuti (specialmente nella cupola) non prima dell’inizio del XIII secolo. L’esecuzione dei mosaici della cupola è da porsi in continuità con la datazione 1225 riportata sul mosaico della volta della scarsella. Le incrostazioni marmoree e gli ordini esterni sono un’aggiunta posteriore all’esecuzione della cupola; il rivestimento dell’attico ebbe almeno in parte un completamento quattrocentesco. Bibliografia Giuseppe Rocchi Coopmans de Yoldi, Il Battistero di San Giovanni, in S. Maria del Fiore, Piazza Battistero Campanile, a cura di Giuseppe Rocchi C. de Y., Firenze, Il Torchio,1996. Foto P.Gentilini 65 Caratteri costruttivi dei monumenti. Monografie L’impianto planimetrico Il vano ipogeo sottostante al Battistero presenta resti di pavimentazioni musive, marmoree e strutture murarie di epoca romana; al centro vi è una struttura ottagonale che racchiude il basamento su cui insiste il fonte battesimale. Le fondazioni dell’area della scarsella tagliano le pavimentazioni romane a diversi livelli, perciò si devono ritenere rispetto ad esse posteriori. Le strutture centrali riflettono la genesi complessa della pianta ottagonale: si iniziò con l’intenzione di costruire un appoggio centrale, inizialmente consistente in un pilastro centrale, poi si scelse una più ampia fondazione ottagonale probabilmente per un tegurium colonnato (la prima soluzione aveva un precedente nel battistero di Sant’Ilario ad Aquileia (distrutto alla fine del XVIII sec.), la seconda nel battistero Lateranense. In entrambi i casi non si andò oltre le fondazioni in quanto si decise in corso d’opera di costruire un unico grande vano. Altrettante esitazioni riguardarono la scarsella : si abbandonarono due successive fondazioni semicircolari, reimpiegando in parte la seconda come fondazione dell’attuale scarsella rettangolare. I lati dell’ottagono non hanno la stessa lunghezza; soprattutto il fianco settentrionale risulta schiacciato probabilmente a causa di preesistenze. L’impianto ottagonale del battistero venne allineato con Santa Reparata (che risulta sbieca rispetto a Santa Maria del Fiore); inoltre è da sottolineare il piano pavimentale del Battistero molto più elevato di quello di Santa Reparata. La scelta di adottare la monoaula, abbandonando la soluzione con l’appoggio centrale, comportò il raddoppio murario del perimetro ottagonale: furono aggiunte le grandi colonne interne di granito dell’Elba con fondazioni proprie scollegate da quelle del muro esterno dell’ottagono; le due fondazioni furono rese collaboranti tagliando le basi attiche delle colonne, in modo di appoggiarle anche sulle fondazioni dei muri esterni. Fig. 1. Planimetria del Battistero di Firenze (da Marino, Dinelli, Guerra, Nenci, Orlando (da Il Battistero di San Giovanni, in S. Maria del Fiore, Piazza Battiatero Campanile, Firenze, Il Torchio, 1996). 66 Caratteri costruttivi dei monumenti. Monografie Sezione longitudinale La parte della scarsella visibile dall’esterno è circa la metà della sua dimensione effettiva; sull’altra metà insiste direttamente un lato della cupola a padiglione del Battistero, che appoggia in parte sull’arco di trionfo della scarsella, in parte sulla volta unghiata della scarsella medesima. Per sostenere il carico sopra la scarsella si rese necessario costruire una seconda volta appoggiata su quattro colonne, che non mantengono (nella trabeazione e nei capitelli) il livello di quelle del primo ordine interno. Sotto l’ingente carico della vela della cupola, si è lesionata la volta della scarsella e il mosaico ad essa applicato. L’intrinseca connessione costruttiva fra l’attuale scarsella e la cupola rende del tutto improbabile l’ipotesi di un’originaria scarsella semicircolare demolita per costruire l’odierna rettangolare. Il piano d’appoggio della cupola è ubicato in sommità del secondo ordine di lesene. Nella parte basamentale, la cupola presenta un apparecchio murario a corsi orizontali in pietra forte con aggetti progressivi: in tal modo, senza 67 ricorrere a ponteggi si realizzò una grande mensole spaziale, su cui si costruì con un diametro ridotto la parte della cupola in mattoni (con curvatura intradossale a quinto acuto), ricorrendo questa volta all’uso di centine. In seguito, all’interno si dissimulò la parte basamentale della cupola (per un’altezza di 4 metri ca) con l’attico a medaglioni e si completarono i prospetti con le bifore del matroneo, le lesene strigilate e rudentate. Il mosaico della cupola comportò inoltre una forte ristilizzazione dell’interno, con la doratura dei capitelli delle grandi colonne e delle basi delle lesene del matroneo e furono altresì arricchite da mosaici dorati le trabeazioni marmoree dei due ordini, oltre ai medaglioni con i ritratti di santi e profeti. Fig. 2. Sezione longitudinale del Battistero di Firenze secondo Prisca Giovannini (da Il Battistero di San Giovanni, in S. Maria del Fiore, Piazza Battistero Campanile, Firenze, Il Torchio, 1996) Caratteri costruttivi dei monumenti. Monografie Sezioni e piante strutturali Nello schema a spicchi della pianta, con la progressione delle strutture in elevazione dal piano terra alla cupola, si evidenziano le diverse soluzioni costruttive: a partire da sinistra in basso, gli architravi sono connessi alle colonne e alle murature perimetrali; il livello del matroneo si osservano i setti trasversali e le colonnine delle bifore; ancora sopra si hanno nervature estradossali in pietra forte (appoggiate ai setti murari), che agli angoli assumono una conformazione a forcella creando intervalli regolari per l’inserimento di volticciole rampanti. Ciascuna vela è irrigidita alle reni da semicostoloni intermedi, la funzione portante venne prevalentemente attribuita ai costoloni angolari. Sotto i rami a forcella vi è una muratura semicircolare, che funzionando come una volta a botte ad asse verticale contribuisce a contrastare le spinte della cupola. Al livello del parallelo in cui nella cupola si ha il passaggio da una muratura in pietra forte a una muratura in mattoni, sono presenti travi lignee che congiungono le nervature estradossali contribuendo a stabilizzarle. Gli accessi al Battistero determinano fra le colonne intervalli maggiori rispetto a quelli laterali. Le strutture trasversali dei livelli superiori di tali lati, a partire dal matroneo sono gradualmente spostate al centro (con limitati aggetti in falso su quelle sottostanti), in modo di collocare le nervature della cupola ad intervalli regolari, cioè in condizione di simmetria strutturale. Le colonnine delle bifore fungono da puntelli delle volte a botte dei matronei (spesso lesionate); le colonnine, a loro volta, presentano fratture di schiacciamento e hanno inoltre lesionato la sottostante trabeazione delle grandi Foto P.Gentilini 68 colonne. L’emisezione trasversale del Battistero mostra la continuità fra colonne, setti trasversali del matroneo e nervature della cupola. Si crea in tal modo una struttura trasversale assimilabile a un arco rampante che innerva l’intero Battistero. Fig. 3- 5. Falde del Battistero di Firenze (da Giuseppe Rocchi C. di Y. , Il Battistero di San Giovanni, in S. Maria del Fiore, Piazza Battiatero Campanile, Firenze, Il Torchio, 1996) Caratteri costruttivi dei monumenti. Monografie SANTA MARIA DEL FIORE Cenni storici Nel 1294 si deliberò di rinnovare Santa Reparata e in seguito fu nominato capo maestro Arnolfo di Cambio; ma il suo contributo si dovette limitare all’impostazione delle fondazioni della facciata. Francesco Talenti, con un primo intervento e forse in collaborazione con Nicola Pisano, innalzò la facciata ed eseguì il tratto dei fianchi a lesene strette. Nel 1355 Francesco Talenti eseguì il modello delle colonne e probabilmente nel contempo si decise di abbandonare la soluzione a campate rettangolari per adottare l’attuale navata centrale a grandi campate all’incirca quadrate. Nel 1365 sono state eseguite le prime due volte della navata centrale; nel 1367 fu deciso di illuminare la navata centrale con degli oculi. L’assetto della parte absidale fu stabilito nel 1368, chiusa nel 1377 la quarta volta della navata centrale, la costruzione delle cappelle ebbe inizio nel 1382-84 e giunse a conclusione nel 1421. Bibliografia AA.VV., S. Maria del Fiore. Il corpo basilicale, Milano, Hoepli, 1988. Foto L. Giorgi 69 Caratteri costruttivi dei monumenti. Monografie Rilievo parziale di Santa Reparata e delle sostruzioni della facciata di Santa Maria del Fiore La costruzione della facciata iniziò dal muro con apice 100, che ebbe un primo ringrosso contrassegnato dal 200 (entrambi i muri sono forse arnolfiani). Ben più robusto è il secondo ringrosso (denominato 300), fondato su pilastri per evitare che un’unica grande trincea di fondazione dissestasse il muro 200. Fino al muro 200 si pensava a una facciata di minori dimensioni dell’attuale; il muro 300 si lega alla larghezza dell’odierna facciata ed è riconducibile al primo periodo talentiano. Sui tre muri si costruì una sola muratura massiccia di facciata, con la scala a chiocciola dietro il semipilastro, il cui spessore è la somma dei sottostanti muri 100, 200 e 300. 70 Fig. 6. Le sopstruzioni nell’area della facciata di S. Maria del Fiore (da Luigi Marino, S. Maria del Fiore. Il corpo basilicale, Milano, Hoepli, 1988). Caratteri costruttivi dei monumenti. Monografie Controfacciata con le scale di salita al sottotetto Il primo tratto di scala a chiocciola (b1) venne collocata in corrispondenza del semipilastro, ovvero nel punto in cui la muratura di facciata avrebbe avuto un accrescimento di spessore (anche per il contrafforte esterno). La successiva aggiunta del semipilastro comportò lo spostamento dell’accesso alla scala chiocciola. Alla sommità del semipilastro, la scala a chiocciola si trasforma in una rampa rettilinea che conduce a un corridoio e successivamente a un secondo tratto di scala a chiocciola (b2), posto al centro della facciata: si tratta di uno spostamento dovuto a ragioni costruttive: la prosecuzione del tratto b1 della scala a chiocciola avrebbe indebolito la zona di ricaduta della grande volta della navata centrale; oltretutto a questo livello si riduce notevolmente l’effetto di centramento dovuto al peso delle murature soprastanti. Il passaggio fra i due tratti di scala a chiocciola b1 e b2 non poteva essere eseguito nel troppo esiguo spessore di facciata, così si dovette creare un aggetto interno di 35 cm su una loggetta cieca; in seguito si definirono e si realizzarono i semipilastri talentiani che si sovrapposero parzialmente agli archetti laterali della loggetta medesima. Il tratto b2 della scala a chiocciola avrebbe intersecato il rosone perciò fu interrotta e proseguita con la scala rettilinea (b4) fino a raggiungere il sottotetto. Nell’Ottocento fu spostato l’asse di un tratto della scala b2 (in b3) per inserire nella facciata la nicchia della Madonna. Fig. 7-8. Facciata e controfacciata del duomo di Firenze (da Luca Giorgi, Luigi Marino , S. Maria del Fiore. Il corpo basilicale, Milano, Hoepli, 1988). Foto P. Gentilini 71 Caratteri costruttivi dei monumenti. Monografie Prospetto-sezione del fianco Nelle prime due campate di Santa Maria del Fiore, alle fitte lesene marmoree del fianco corrispondono lesene in muratura di pietrame sui fianchi della navata centrale, visibili dal sottotetto. Le campate strette sono la testimonianza dell’iniziale intento di costruire la nuova cattedrale con campate a volte barlonghe. Il motivo a campate strette, in un primo tempo, persistette anche a seguito della costruzione degli archi longitudinali delle grandi campate. Nelle successive due campate le lesene strette non compaiono più né nel fianco, né nel sottotetto. Fig. 9. Confronto tra fianchi e sezioni longitudinali (lato nord) delle prime campate di S. Maria del Fiore (da Giuseppe Rocchi C. de Y., S. Maria del Fiore. Il corpo basilicale, Milano, Hoepli, 1988) 72 Caratteri costruttivi dei monumenti. Monografie Sezione longitudinale delle prime due campate della navata L’aspetto costruttivo inusitato, che supera gli esempi italiani e oltremontani, è la dimensione delle campate all’incirca quadrate della navata centrale (di quasi 20 ml all’interasse dei pilastri), coniugate a volte gigantesche dell’altezza di ml 42,50 ca. L’intradosso delle volte è un arco di cerchio, gli archi longitudinali, di valico alle navi laterali, sono all’incirca a terzo acuto e presentano catene coeve; mentre nella navata centrale le catene sono state aggiunte come consolidamento. Le volte sono in mattoni e hanno spessore minimo di cm 30-34, che aumenta con riseghe estradossali fino a 45 cm. Fig. 10. La sezione longiutudinale delle prime campate di S. Maria del Fiore (da Luca Giorgi, Luigi Marino, S. Maria del Fiore. Il corpo basilicale, Milano, Hoepli, 1988) 73 Caratteri costruttivi dei monumenti. Monografie Sezione trasversale del corpo basilicale Lo spessore murario dei fianchi della navata centrale all’altezza degli oculi è di appena 90 cm; le pareti delle navate laterali hanno un’altezza pari a 25 volte lo spessore di base. I fianchi delle navate laterali hanno un beccatellato interno ed esterno. I beccatelli nel sottotetto delle navate laterali consentono di ridurre la luce delle capriate zoppe. Le capriate della navata centrale appoggiano invece su pilastri (posti parzialmente in falso sulle volte), che ne riducono la luce di circa tre metri, hanno comunque una luce di quasi 18 metri; esse presentano le catene (con sezione massima di 35X45 cm) formate da due pezzi uniti da un lungo incastro a denti e da un’ulteriore trave di rinforzo sotto la zona centrale. La sezione involge le parti ipogee sottostanti il piano di calpestio della Basilica. Duranta la costruzione delle prime due volte della navata centrale la struttura manifestò gravi problemi statici (forse per un cedimento delle centine) che produssero un quadro fessurativo anche nelle volte delle navate laterali; le quali nondimeno dettero un contributo essenziale per scongiurare il dissesto della struttura. Le provvidenze prese consistettero nell’inserire gli archi rampanti (indicati in trasparenza fra le volte e il sottotetto delle navate laterali) e catene estese alle intere tre navate: furono introdotte catene metalliche nella navata centrale, che proseguivano nelle navate laterali con elementi lignei ancorati al piede degli archi rampanti. Il piano attico dei fianchi (incluso la ghirlanda) di Santa Maria del Fiore fu sopralzato forse nel contesto di simili rafforzamenti come ricarico di centramento della spinta prodotta dagli archi rampanti. Fig. 11. La sezione trasversale del corpo basilicale di S. Maria del Fiore (da Luca Giorgi, Luigi Marino, S. Maria del Fiore. Il corpo basilicale, Milano, Hoepli, 1988). 74 Caratteri costruttivi dei monumenti. Monografie Sezioni condotte in corrispondenza degli archi trasversali a) Santa Maria del Fiore: la navata centrale presenta un arco timpano, quelle laterali degli archi diaframma, su cui sono stati innalzati i pilastri degli archi rampanti a tre fornici, strutture queste ultime dissimulate dal piano attico dei fianchi; si osserva il maggiore spessore murario dei pilastri rispetto ai muri esterni; b) Duomo di Milano (inizi 1386): le strutture di controspinta sono ottenute con speroni murari collocati sopra gli archi trasversali delle navate laterali e con i contrafforti esterni; gli archi rampanti costruiti sugli speroni sono probabilmente cinquecenteschi e comunque si noti la loro collocazione molto più alta delle reni degli archi trasversali della navata centrale; c) San Petronio in Bologna (inizi 1390): il dispositivo statico a speroni inclinati posti sugli archi trasversali ricorda quello del Duomo di Milano, con la differenza che in tal caso gli speroni sono visibili sopra le coperture, inoltre qui vi sono massicci speroni laterali interposti fra le cappelle (le volte della navata centrale sono seicentesche). Nel Duomo di Milano e in San Petronio, si rinuncia a costruire la navata centrale con campate quadrate come in Santa Maria del Fiore (probabilmente erano noti i rischi di dissesto statico che si presentarono nella cattedrale fiorentina), per tornare al più usuale e collaudato schema a campate rettangolari. a) S. Maria del Fiore Figg. 12a, 12b, 12c. Sezioni di impianti basilicali (da Giuseppe Rocchi C. de Y., S. Maria del Fiore. Il corpo basilicale, Milano, Hoepli, 1988) b) Duomo di Milano c) S. Petronio di Bologna 75 Caratteri costruttivi dei monumenti. Monografie CAMPANILE SANTA MARIA DEL FIORE Cenni storici La costruzione del campanile, avviata nel 1334, ha visto il coinvolgimento di tre artefici: la fase iniziale è legata all’operato di Giotto (per i due livelli con tarsie marmoree a esagoni e a losanghe ); nel 1340 gli subentrò Andrea Pisano che aggiunse le parti con finestre a graticcio; infine Francesco Talenti, capomastro dal 1351, innalzò il tratto di campanile dotato di bifore e trifore. Il coronamento beccatellato fu portato a termine probabilmente nel 1358. Bibliografia Giuseppe Rocchi Coopmans de Yoldi, Il Campanile, in S. Maria del Fiore, Piazza Battistero Campanile, a cura di Giuseppe Rocchi C. de Y., Firenze, Il Torchio, 1996. Foto P. Gentilini Foto L. Giorgi 76 Caratteri costruttivi dei monumenti. Monografie Fronte orientale con il percorso delle scale e sezione trasversale Il primo tratto del campanile iniziato da Giotto, corrispondente all’incirca alle formelle esagonali e a losanga, aveva in origine una muratura spessa la metà dell’attuale; l’irrobustimento strutturale comportò degli sguinci molto sbiechi per le piccole finestre presenti a questo livello; fu anche variata la posizione delle scale che vennero eseguite in galleria su tutti i lati. Le riseghe murarie esterne, che troviamo a tutti i livelli ma in misura decrescente via via che si sale, e gli adiacenti tratti di scala in galleria hanno comportato delle riseghe murarie verso l’interno. Nel tratto giottesco del campanile sono presenti gli alloggiamenti di solai lignei poi non eseguiti. Intervenne in seguito Andrea Pisano per realizzare la parte contrassegnata dalle finestre a graticcio; in cui il primo livello venne eseguito con grandi nicchie per statue, intervallate a lesene (che ricordano quelle dei fianchi di Santa Maria del Fiore) ; probabilmente si ritenne che una simile soluzione indebolisse eccessivamente la struttura, perciò nella parte superiore le nicchie vennero ripetute cieche. Delle otto finestre a graticcio quattro sono finte, in quanto vi si sovrappongono le rampe di scale. Tali difficoltà portarono forse alla sostituzione di Andrea Pisano. Francesco Talenti riuscì a risolvere il problema della compatibilità fra scale e finestre avvalendosi di tratti di scale a chiocciola, che consentivano di scavalcare le aperture, alternate a rampe rettilinee. Il Talenti ebbe il vantaggio di intervenire quando era stata eseguita la parte più impegnativa dal punto di vista costruttivo: la struttura muraria continua delle parti giottesca e pisanesca, fu adesso possibile trasformarla in una struttura puntuativa con le bifore separate da pilastri e con le trifore che collocavano i maschi murari nei soli angoli del campanile. Si osserva nondimeno un ripiego anche nella parte talentiana: per consentire il passaggio della scala, alle prime bifore è stata conferita un’altezza minore di quelle soprastanti, senza variarne nel contempo i caratteri. Nel sottotetto del campanile sono presenti gli elementi di un’ulteriore sala non compiuta: sono impostati i quattro pilastri d’angolo ad L con schema analogo al livello della trifora e sono presenti le tracce di parapetti traforati di finestroni. Fig. 13. Il Campanile di S. Maria del Fiore (da Giuseppe Rocchi C. de Y., Il Campanile, in S. Maria del Fiore, Piazza Battiatero Campanile, a cura di Giuseppe Rocchi C. de Y., Firenze, Il Torchio, 1996). Fig. 14. Sezione del Campanile di S. Maria del FioreA.Bartolucci, M.C. Bassi, A. Bizzari, R. Paglioli, A. Salvatore (da Il Campanile, in S. Maria del Fiore, Piazza Battiatero Campanile, a cura di Giuseppe Rocchi C. de Y., Firenze, Il Torchio, 1996). 77 Caratteri costruttivi dei monumenti. Monografie BASILICA SAN FRANCESCO AD ASSISI Cenni storici Con la posa della prima pietra compiuta nel 1228 (Francesco morì nel 1226 e venne dichiarato santo da papa Gregorio IX il 16 luglio 1228), si avviò l’edificazione di una chiesa a monoaula con massicci contrafforti prismatici e con abside orientata verso la città di Assisi; dopo averne impostato i fianchi e la parete di fondo dell’abside, si decise di sopralzarla e di ribaltarne l’orientamento. Intorno all’inizio del settimo decennio del Duecento poteva essere concluso il sopralzo della Basilica Superiore. Le pitture iniziarono dal transetto della B.S. verso il 1275 con il Maestro Oltremontano, le botteghe di Giotto e Cimabue intervennero dopo circa un lustro. Bibliografia Giuseppe Rocchi Coopmans de Yoldi, La Basilica di San Francesco ad Assisi, Firenze, Sansoni, 1982; Giuseppe Rocchi Coopmans de Yoldi, L’architettura della Basilica di San Francesco in Assisi, in La basilica di San Francesco ad Assisi, a cura di Giorgio Bonsanti, Modena, Panini, 2002. 78 Caratteri costruttivi dei monumenti. Monografie Pianta della Basilica Inferiore che si attestano ai torricini; il fianco meridionale presenta nella posizione di un contrafforte il campanile, che comunque è in grado di svolgere pienamente la funzione di struttura di controspinta qualora il torricino adiacente avesse un cedimento (alla fine degli anni settanta del Novecento fra le due strutture non vi erano ancora punti di contatto, quindi il torricino non aveva avuto cedimenti). Gli accessi alle cappelle, poste nei transetti e negli spazi fra i contrafforti, sono stati ricavati in rottura di muro, cancellando quasi completamente oltre ai finestroni originari, anche cicli di affreschi. L’attuale configurazione planimetrica è l’esito di complesse fasi di costruzione che ebbero inizio da una chiesa a monoaula, con abside piatta posta dove è l’attuale volta pentapartita del transetto d’ingresso; tale abside si collocava controroccia ed aveva facciata opposta rispetto all’attuale orientamento. Appartenevano all’originaria chiesa i relitti prismatici di contrafforti, su cui successivamente vennero issati i torricini cilindrici. Ciò avvenne a seguito della scelta di realizzare la Basilica Superiore, dopo avere rovesciato l’orientamento dell’originaria chiesa. Si osserva che il transetto e l’abside semicircolare della Basilica Inferiore hanno spessori murari minori dei fianchi della monoaula. I corpi murari trasversali posti all’esterno sono le ricadute degli archi rampanti Fig. 15. Planimetria della basilica inferiore ad Assisi (da Giuseppe Rocchi C. de Y. , La Basilica di San Francesco ad Assisi, Firenze, Sansoni, 1982). 79 Caratteri costruttivi dei monumenti. Monografie Sezione longitudinale La facciata presenta una differenza di livelli di fondazione, fra il muro esterno e quello interno, di circa sei metri: ciò è dovuto al banco di roccia su cui si attestava la parete di fondo dell’abside dell’originaria chiesa. La creazione dei valichi di accesso alle cappelle ha cancellato i finestroni dell’originaria chiesa, di cui si conserva una traccia nella sola campata adiacente all’altare di San Francesco (in prossimità della cripta). Le volte della Basilica Inferiore sono piuttosto rampanti e in pietra, mentre quelle (in laterizio di 27/37 cm) della Basilica Superiore sono a direttrice orizzontale. Si osserva che i pilastri a fascio della Basilica Superiore non coincidono con quelli della Basilica Inferiore: questi spostamenti sono consentiti, senza determinare carichi in falso, da una ampia risega muraria che è stata creata passando al livello della Basilica Superiore. Sono invece in falso i basamenti dei pilastri della crociera della Basilica Superiore , che vanno a gravare sulle volte sottostanti. Sotto il profilo strutturale, un ulteriore punto critico della Basilica Superiore è il raccordo ottenuto con un tratto di volta botte fra facciata e l’adiacente volta a crociera: le nervature diagonali della volta e l’arco di bordo della botte vanno a ricadere su un esile peduccio pensile, che non a caso è crollato con il terremoto del settembre 1997. Le coperture sono sostenute da quattrocenteschi archi trasversali e diagonali in mattoni, che con un intervento degli anni cinquanta del Novecento sono stati connessi (e irrigiditi) da una soletta in laterizio e calcestruzzo armato. Fig. 16. Sezione longitudinale della Basilica di S. Francesco ad Assisi (da Giuseppe Rocchi C. de Y. ,La Basilica di San Francesco ad Assisi, Firenze, Sansoni, 1982) 80 Caratteri costruttivi dei monumenti. Monografie Sezione trasversale della prima campata della navata e delle cappelle di San Martino e di San Ludovico e Santo Stefano I fianchi della Basilica Inferiore hanno spessore di circa due metri; al livello della Basilica Superiore lo spessore murario si dimezza e all’altezza del cammino di guardia si assottiglia ancora notevolmente. Una simile rarefazione strutturale, passando dalle massicce pareti della Basilica Inferiore a quelle snelle della Basilica Superiore, si ottenne introducendo l’utilizzo dei torricini cilindrici stabilizzati da archi rampanti, connessi a loro volta a cospicui maschi murari. Il sistema strutturale torricino-arco rampante si contrappone alle spinte delle volte nervate della Basilica Superiore e degli arconi del sottotetto. Fig. 17. Sezione trasversale della Basilica di S. Francesco ad Assisi (da Giuseppe Rocchi C. de Y. ,La Basilica di San Francesco ad Assisi, Firenze, Sansoni, 1982). 81 Caratteri costruttivi dei monumenti. Monografie Planimetrie delle trasformazione fasi di costruzione e I lavori ebbero inizio con la costruzione di una chiesa a monoaula che avrebbe avuto abside sul lato rivolto ad Assisi e facciata verso valle; edificati i fianchi, con delle porzioni di contrafforti, e la parete di fondo dell’abside, venne variato sostanzialmente l’impianto della chiesa con la decisione di sopralzarla e di ribaltarne l’orientamento. Si costruì il nuovo transetto con lo schema renano a quattro torri che ne affiancano la crociera, per l’abside si adottò una configurazione semicircolare; successivamente si impostarono i torricini sui contrafforti prismatici, i basamenti degli archi rampanti e si avviò il completamento del cosiddetto transetto d’ingresso. In questa fase intervennero degli artefici francesi che portarono innovazioni sostanziali: nelle volte del transetto d’ingresso introdussero nervature a spigoli smussati (precedentemente erano a sezione rettangolare), inoltre per la Basilica Superiore abbandonarono la struttura muraria massiccia per adottarne una snella che convogliava le spinte sul sistema torricini- archi rampanti. L’abside della Basilica Superiore divenne semidecagonale, i pilastri a fasci di colonnine. Fu particolarmente problematica la connessione fra le due Basiliche: per uscire dalla Basilica Inferiore vennero utilizzate le finestre del transetto; l’inserimento della scala chiocciola dentro le torri affiancate all’abside comportò un ispessimento delle torri medesime, già per un primo tratto costruite (circa 2,70 ml), che assunsero così un’inusitata risega muraria esterna (per il diametro maggiore di circa 40 cm) fino all’altezza di 28 metri. Ancora in un secondo tempo si costruirono le cappelle della Basilica Inferiore presenti nei transetti e negli spazi interclusi fra i contrafforti, circostanza questa che portò alla cancellazione delle finestre della prima chiesa e di cicli di affreschi. Fra il campanile e il transetto venne ricavata la sacrestia, che venne connessa al transetto della Basilica Inferiore passando attraverso il torricino d’ambito. 82 Fig. 18. Fasi di costruzione della Basilica di S. Francesco ad Assisi (da Giuseppe Rocchi C. de Y. , La Basilica di San Francesco ad Assisi, Firenze, Sansoni, 1982). Caratteri costruttivi dei monumenti. Monografie LA CHIESA DI SANTA MARIA NUOVA A CORTONA Cenni storici La crescente devozione popolare per un’immagine miracolosa della Madonna condusse alla decisione di costruire la chiesa di Santa Maria Nuova (1550-1583). Si tratta di un edificio che nasce dal contributo di una molteplicità di artefici, ciascuno dei quali produssero a sua volta più disegni. Il primo architetto, Giovan Battista Cristofanello (1550-53), costruì i vani interrati affiancati da una loggia e impostò il perimetro murario dell’abside. Intervenne poi Giorgio Vasari una prima volta nel 1554, per ridefinire la pianta della chiesa a quincunx con tre accessi; cui fece seguito, nel 1555, il coinvolgimento di Giovanni Tristano per la definizione degli alzati, in particolare delle cappelle d’angolo e dell’abside. Ancora Vasari disegnò i capitelli (1560) e, in un secondo tempo, il coronamento delle facciate con timpano affiancato da volute, incluse le retrostanti volte a botte dei bracci di croce (1565-73). Mariotto di Bino chiuse il vano della crociera, erigendo il tamburo, la cupola e la lanterna (157383). Bibliografia Pietro Matracchi, Giorgio Vasari e altri autori nella fabbrica di Santa Maria Nuova, Cortona, Calosci, 1998. 83 Caratteri costruttivi dei monumenti. Monografie Sezione longitudinale Lo schema planimetrico della chiesa è a quinconce (formato da una croce greca inscritta in un perimetro murario quadrato, con una cappella in ciascuno dei quattro angoli; su un lato di tale impianto si addossa l’abside affiancata da locali di servizio e due ulteriori cappelle), la sezione intercetta un braccio di croce, la cupola e l’abside. Le volte a botte sono in conci di arenaria, con la superficie estradossale assai irregolare; si osserva fra i due tratti di volte a botte una sensibile differenza di spessore . Le botti sono interposte fra gli archi parietali di controfacciata e gli arconi della crociera, tutti costruiti con conci di pietra serena; ma un’interessante peculiarità costruttiva contraddistingue quelli del vano cupolato: presentano una sezione ad L al cui interno sono collocati due archi sovrapposti che sostengono il tamburo e la cupola; tali strutture sono inoltre separate da un’intercapedine al fine di evitare che un eventuale cedimento degli archi superiori andasse a gravare sugli archi ad L, per la loro forma più soggetti a lesionarsi. La cupola ha un primo tratto con pareti verticali, quindi cilindrico, che prosegue con una calotta emisferica. La prima parte è in muratura, la calotta è in mattoni a spina di pesce. Nelle pareti soprastanti le cappelle angolari si sono formate lesioni a campana per effetto degli strapiombi diagonali delle cappelle medesime, provocati a loro volta dalle spinte degli arconi della crociera: non vi sono strapiombi in direzione dell’area absidale, dove delle murature trasversali fungono efficacemente da contrafforti. L’arco in conci di pietra serena, all’imbocco della cappella angolare in prossimità della facciata, è stato deformato da tali cedimenti strutturali. La volta a vela dell’abside è in mattoni a spina di pesce. Fig. 19. Sezione longitudinale della Chiesa di S. Maria Nuova a Cortona (da Pietro Matracchi, in Giorgio Vasari e altri autori nella fabbrica di Santa Maria Nuova, Cortona, Calosci, 1998). 84 Caratteri costruttivi dei monumenti. Monografie Sezione trasversale Il vano seminterrato e la loggia adiacente sono separate da una muratura di ingente spessore; la loggia pur essendo di modesta altezza, presenta un sensibile strapiombo che in corso d’opera richiese l’inserimento di catene. Le cappelle angolari hanno calotte ribassate in mattoni a spina di pesce; nei vani soprastanti sono presenti degli archi rampanti che furono inseriti da Valentino Martelli nel 1600 per consolidare la struttura interessata (a distanza di un ventennio dalla costruzione della cupola) da un preoccupante quadro fessurativo. Nel sottotetto della cappella d’angolo a sinistra è collocato lo sbarco della scala a chiocciola proveniente dalla sacrestia, che prosegue con un ulteriore tratto di scala a chiocciola (sostenuta da un arco diagonale indipendente dalla calotta sottostante) fino al sotto tetto del braccio di croce antistante l’altare maggiore. I pilastri affiancati all’altare maggiore hanno conci non continui con le adiacenti lesene delle cappelle angolari, la connessione fra filaretti si ha al livello dei capitelli: ciò è dovuto al fatto che i fusti dei pilastri e delle lesene non ebbero un’esecuzione coeva. Fig. 20. Sezione trasversale della Chiesa di S. Maria Nuova a Cortona (da Pietro Matracchi, in Giorgio Vasari e altri autori nella fabbrica di Santa Maria Nuova, Cortona, Calosci, 1998). 85 Caratteri costruttivi dei monumenti. Monografie Sezione longitudinale Gli inizi della costruzione sono legati al progetto di Battista Cristofanello (1550-53), che realizza il seminterrato con la loggia e imposta l’abside. Nel 1554 interviene Giorgio Vasari con un progetto che aggiunge gli accessi laterali e precisa l’impianto della chiesa; ha ora inizio la costruzione delle murature perimetrali dello schema a quinconce.L’indisponibilità di Vasari a tenere i contatti con il cantiere costringe i soprastanti ad affidare a Giovanni Tristano il compito di definire gli alzati della chiesa. Dal 1555 al 1560, si costruirono le cappelle d’angolo, le murature vennero innalzate fino a lambire il livello della trabeazione; venne edificata l’abside con la volta a vela. Vasari, nuovamente contattato dai responsabili dei lavori (1560), invia i disegni dei capitelli dell’ordine gigante interno ed esterno; così fra gli anni 1561-63 fu portata a termine la trabeazione.Ancora Giorgio Vasari (1565-68) produsse dei progetti per il completamento del secondo livello delle facciate e per la costruzione delle volte a botte della croce greca; sempre a Vasari, è riconducibile la soluzione degli arconi della crociera con sezione ad L. Mariotto di Bino, dopo aver svolto per un lungo periodo il ruolo di capo cantiere, che lo portò ad avere più contatti con Vasari, assunse il ruolo di architetto responsabile di ogni aspetto della costruzione. Fra il 1573 e il 1575, egli portò a termine il sistema di catene a più livelli posto alla base del tamburo; egli completò inoltre i lavori con l’edificazione del tamburo, della cupola (1575-83) e della lanterna (1583). Il corridoio esterno all’abside sostenuto da pilastri (1636) fu realizzato per connettere, al piano primo, gli ambienti separati dall’abside medesima. Fig. 21. Sezione longitudinale della Chiesa di S. Maria Nuova a Cortona (da Pietro Matracchi, in Giorgio Vasari e altri autori nella fabbrica di Santa Maria Nuova, Cortona, Calosci, 1998). 86 Caratteri costruttivi dei monumenti. Monografie Sezione longitudinale E’ evidenziato il sistema di catene originario a quattro livelli, allestito per contenere le spinte delle strutture voltate (le parti tratteggiate non sono a vista). Al livello più basso sono poste le catene della cappelle angolari; in corrispondenza degli arconi della crociera sono collocate catene intradossali connesse, tramite amarraggi verticali esterni, a catene estradossali lignee che lambiscono le volte a botte e sono in aderenza al basamento quadrato del tamburo; ancora sopra, su mensole lapidee a quarto di ruota sono collocate catene che formano un ottagono irregolare, con elementi lignei nei tratti a vista nei sottotetti e probabilmente metallici in quelli inglobati nei pennacchi. Recentemente sono state aggiunte catene metalliche per cerchiare la base della cupola e la sommità del tamburo. Pietro Matracchi (in Giorgio Vasari e altri autori nella fabbrica di Santa Maria Nuova, Cortona, Calosci, 1998) 87 Caratteri costruttivi dei monumenti. Monografie Basilica di San Lorenzo a Milano, sezione trasversale Sono interessanti le assonanze strutturali fra Santa Maria Nuova e la Basilica di San Lorenzo, ricostruita da Martino Bassi (dopo il crollo del 1573) nell’ultimo quarto del XVI secolo, ovvero nello stesso periodo in cui si andava completando la chiesa cortonese. Anche in tal caso si ha un impianto a schema centrico in cui le spinte delle strutture voltate sono assorbite da catene poste a diversi livelli. Fig. 22. Sezione trasversale con l’indicazione delle catene; sono tratteggiate le catene non in vista, inglobate nelle murature (da Crociani, Giorgi, Pedrotti, in Milano Ritrovata. La via sacra da San Lorenzo al Duomo, p.II, a cura di Maria Luisa Satti Perer, Milano, edita da Confcommercio, 1991) 88 Caratteri costruttivi dei monumenti. Monografie IL COLLEGIO DI SAN GIOVANNINO A FIRENZE Cenni storici Il collegio di San Giovannino, sede a Firenze della compagnia di Gesù, è il caso esemplare di un’architettura dal carattere unitario, che in realtà trovò una definita articolazione architettonica solo dopo un’attività edificatoria di oltre centoventi anni e con il coinvolgimento di una pluralità di artefici; tutto fu infine reso omogeneo da un cospicuo intervento ottocentesco. La parte cinquecentesca del collegio (1579-92) si deve a Bartolomeo Ammannati: si tratta degli ambienti retrostanti alla chiesa di San Giovannino (sempre opera dell’Ammannati), con affaccio su piazza San Lorenzo. Nel Seicento, Giulio Parigi, Giovan Battista Foggini e Giovan Battista Origoni, definirono le quattro ali del cortile. Un consistente intervento compiuto da Leopoldo Pasqui (1836-38) nell’ala del collegio fronteggiante via Martelli, conferì al complesso architettonico l’attuale estensione planimetrica. Bibliografia Pietro Matracchi, Il collegio di S. Giovannino a Firenze, in Architetture della compagnia ignaziana nei centri antichi italiani, a cura di Giuseppe Rocchi Coopmans de Yoldi, Firenze, Alinea, 1999. Foto P. Gentilini 89 Caratteri costruttivi dei monumenti. Monografie Pianta del piano terra (a), prospetti antistanti piazza San Lorenzo (b) e via Martelli (c) parzialmente tamponata (1658-1773) e in seguito completamente chiusa (1819-1860), di conseguenza anche le finestre in asse, in origine più larghe, furono rese uniformi alle restanti della facciata. Le finestre del mezzanino su un lato della facciata furono ampliate (16921700), trasformandole da quadrate a rettangolari. Il portale della facciata fu aperto nel 1879 e dotato di un riquadro lapideo agli inizi del Novecento. Le continue difficoltà incontrate dai gesuiti nel finanziare la costruzione del loro collegio fiorentino indussero Bartolomeno Ammannati a elaborare un progetto che potesse essere eseguito per stralci. Inizialmente (157990) egli costruì la parte del collegio connessa all’abside della chiesa di San Giovannino e fronteggiante piazza San Lorenzo. Sul fianco della chiesa si limitò ad adattare all’uso di collegio degli edifici preesistenti. La fase successiva del suo progetto non ebbe seguito - egli morì nel 1592 - nondimeno si conserva un suo disegno per il completamento della facciata antistante piazza San Lorenzo, i cui aspetti salienti sarebbero stati una balaustrata da inserire fra le colonne della loggia al terzo piano e un grande monogramma bernardiniano raggiato a coronamento delle finestre in asse. Approvato dalla compagnia ignaziana un progetto di Giulio Parigi, i lavori ripresero dall’ala del collegio su via Martelli (1625-29). Nel contempo scoppiò una forte polemica sulla conduzione dei lavori, che non impedì di porre in opera le prime tre colonne del loggiato, di portare avanti la costruzione dell’ala est del cortile e di avviare quella meridionale (1630-58). Accantonato un ulteriore nuovo progetto che avrebbe ridimensionato i lavori relativi al collegio per consentire una radicale trasformazione della zona absidale della chiesa di San Giovannino, nel 1663 fu presa la decisione di demolire le preesistenze che impedivano di completare il braccio del cortile avviato da Giulio Parigi; preesistenze che nel contempo si anteponevano a metà facciata della chiesa di San Giovannino. Con l’apporto economico del granduca Cosimo III, nel 1688 fu possibile dare un nuovo impulso alla costruzione del collegio e riprendere i lavori di completamento del cortile: inizialmente fu coinvolto Giovan Battista Foggini, che intervenne nell’ala meridionale del cortile (1688-1691); mentre si deve a Giovan Battista Origoni, l’edificazione dei bracci nord ed est del cortile, a quest’ultimo (antistante piazza San Lorenzo) fu inoltre inglobata la torre de’ Rondinelli. Negli anni 1836-38 un ampliamento ad opera di Leopoldo Pasqui estese la facciata su via Martelli riproponendo gli stessi caratteri delle parti seicentesche, che soltanto allora vennero intonacate, ottenendo così una fronte omogenea. Negli anni quaranta, sempre il Pasqui, dotò il cortile di lesene al primo piano e provvide ad intonacarlo. La facciata ammannatiana antistante piazza San Lorenzo, a partire dal Seicento, subì una sostanziale trasformazione: la loggia al piano terzo venne prima Fig. 23a. Fig. 23b. Fig. 23c. 90