rau con/temporary box

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rau con/temporary box
Città di Noto/ Assessorato alla Cultura/Unesco/Studio Barnum, presentano:
RAU CON/TEMPORARY BOX
15 sale temporanee per l'Arte contemporanea a Noto
15 sale per 15 artisti
INAUGURAZIONE VENERDI' 15 MAGGIO ALLE 20.30 con LIVE PAINTING PERFORMANCE di Salvo
Muscarà in via Spaventa
Piano superiore:
L'ESERCITO DELLA SPERANZA Sculture terapeutiche di Orazio Coco.
Piano Inferiore:
EBRU opere di KUBILAY ERALP DINCER / promosso dal Consolato Turco in Italia e dalla Associazione di
promozione interculturale E.U.M.E.T.R.A. con il patrocinio del Ministero della Cultura di Turchia.
MOSTRE COLLATERALI (fino al 30 giugno) con:
Caterina Aidala
Gianni Andolina
Iuri Barreca
Anna Bialecka
Salvatore Castellino
Giombattista Cultrera
Anna Faro
Montserrat Grau Ferrer
Paolo Golino
Alberto Grande
Vincenzo Marcì
Stefano Musso
Toti Spataro
Mimma Ragonese
Johanne Ricard
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Catalogo in galleria
ingresso libero/free entry
ore 10.00/13.00 - 17.00/20.00
chiuso il lunedi
Direzione artistica Vincenzo Medica
Presentazione critica Michele Romano
Ufficio Stampa Emanuela Volcan
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Come non commuoversi davanti all'esercito di Orazio Coco, scultore ispirato da una sublime armonia che
plasma 56 bambini di argilla rosa per dire in 8 forme la Virtù? Impossibile non recepire nel profondo la forza
di un messaggio che si amplifica plasticamente in 1120 piccole dita, 114 occhi innocenti che aprono agli
adulti un mondo di verità semplici, di etica altissima. Ospitare a Noto, nel suggestivo spazio espositivo di
Palazzo Rau, per la prima volta offerto alla fruizione pubblica grazie alla illuminata collaborazione di
Giuseppe Zen, una mostra che muove dalla necessità di ridare all'arte la sua funzione sociale, il suo ruolo
terapeutico, è per me oltrechè una grande emozione, anche la rappresentazione simbolica di un progetto
molto più ampio di un piano di politiche culturali che orienta tout court le proprie azioni sulla
valorizzazione dell'Arte e della Bellezza. Un progetto che, ricercando attraverso la Cultura la coesione di una
comunità sfilacciata e indifferente, pone al centro l'uomo e la sua virtù, il senso nobile dell'impegno, la
purezza, la conoscenza e la coscienza, il coraggio di lottare contro le ingiustizie, la capacità di perdonare.
Tutte virtù che i bambini di Orazio Coco incarnano trasmettendole. Una mostra che è un viaggio interiore
alla ricerca del bambino che è in noi attraverso un'esperienza artistica di fortissimo impatto comunicativo.
Una civiltà in decadenza non può permettersi solo ripiegamenti vittimistici o derive cieche, ma deve saper
poter ripartire da un gesto, da un segno, dagli occhi dei bambini. All'Arte, come è sempre stato, il compito di
afferrare tali segni, di dire nuovamente: “Speranza.
Un grazie a Vincenzo Medica, al suo lavoro paziente e accurato, alla sua speciale virtù, quella di intuire
quale delicata relazione esiste fra i luoghi, il tempo e le persone che lo interpretano.
Il Vicesindaco e Assessore alla Cultura
Cettina Raudino
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IDENTITA' COLLETTIVA, PUREZZA E CREATIVITA'
“Ci ho messo una vita per imparare a dipingere come un bambino”
Pablo Picasso
Nell'opera narrativa e visiva di Orazio Coco si intravede una ricerca introspettiva che ogni artista indaga
come purezza dell'Anima. La collettività antropologica e l'essenza etica e creativa dell'infante/bambino ci
conduce ad un annullamento di preconcetti bellici e consumistici, Coco ci invita ad un' attenta riflessione al
gesto corporale e fisiognomico che conduce la collettività contemporanea ad una linea di comunicazione
cosmica, una riproposizione del sistema umano a modello di gruppo e familiarità.
I temi trattati dall'artista , solidarietà, fiducia, colpa, coscienza e tanti altri, sono i principi fondanti di una
comunità cosmogonica, che grazie a questi puri messaggi visivi e plastici giungono all'osservatore attento
attraverso una danza spaziale (i gruppi seriali di bambini) quasi ancestrale, l'essenza e la monocromia delle
forme corporali alludono ad una purezza primordiale, quell'infanzia ricca di valori creativi e interattivi.
La danza nelle arti visive rievoca una atavica collettività, una identità antropologica che Matisse, nel
momento più buio del Novecento traduce in un abbraccio universale, segno di chiara armonia umana, una
felicità che solo nel puro gioco dell'infanzia si trasmuta in musica e poesia dell'Anima.
Lo pose semplici, quasi quotidiane, dei bambini di Coco, la loro ludicità rituale inducono l'osservatore ad
interagire ruotando e attraversando lo spazio vitale dell'opera, una interazione attiva che spiazza e
coinvolge, che pongono quesiti apparentemente semplici e seriali, lo sguardo e la fisiognomica corporale,
quasi ginnica, è un vero segno rituale, dove la luce dialoga con la pura forma dell'infanzia.
Un popolo di pace, di gioco e di purezza, una comunità che si narra attraverso l'artista con gesta cadenzate
dalla forza plasmatrice delle sue mani, un messaggio alto e altro, che punta l'indice verso una realtà
quotidiana e metropolitana fortemente assente ai principi di comunicazione e di ascolto collettivo. Una
visione non sempre felice di questa nostra realtà, che disattenta ai piccoli gesti si dirige e si concentra a
manipolazioni genetiche e virtuali. Coco ci illumina attraverso la purezza del gesto e all'essenza di uno
sguardo emozionato e stupito di un bambino, che disorienta anche il grande cultore della scienza e del
sapere.
Un messaggio etico avvolge la spettacolarità della scultura di Orazio Coco, la sua scelta di una comunità
infantile o dell'infanzia non è, a mio parere, puramente casuale, l'artista mira la sua attenzione sulla crescita
generazionale, quel sistema universale e umano, che intravede nell'Essere, il fulcro di un mondo più
sensibile all'Uomo, alla sua coscienza e al suo valore introspettivo.
Michele Romano
Accademia di Belle Arti di Catania
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L’esercito della speranza é un evento artistico terapeutico che nasce dalla sensazione di appartenere
ad una società in cui la maggioranza é priva di valori, in cui prevale il disinteresse reciproco. Ma,
poiché abbiamo il compito di consegnare il mondo alle nuove generazioni, dobbiamo recuperare i
giusti valori nei rapporti con gli altri. Virtù come la fiducia, il coraggio, il perdono, la purezza, sono
assenti nel nostro vivere quotidiano tranne nei bambini piccoli. Allora é giusto che tali virtù siano
rappresentate da chi le possiede intrinsecamente e da chi ha ancora l’energia di curare le
convinzioni alienate dell’adulto. Per questo l’esercito é composto da sculture in terracotta di
bambini, che ricordano l’esercito di Qin Shi Huang. Ma, mentre gli 8.000 guerrieri cinesi sono
armati, la schiera di virtù di terracotta é nuda. Sono gli sguardi di questi bambini la loro arma. Dai
loro occhi, puntati su di noi, si irradia un messaggio. Non importa che questo messaggio sia
percepito o accettato. I miei bambini hanno il potere magico di curare il mondo. Anche a
prescindere da me. Questa é la mia convinzione forse un po’ folle o fuori moda per la società
attuale: l’arte deve avere una funzione essenzialmente educativa. Come avveniva tra i popoli
primitivi, in cui l’artista collaborava con il mago, il sacerdote o il medico. Qualcuno nel mondo
crede ancora nei buoni valori e nella possibilità di comunicarli alla collettività, anche se non sono
certo che la collettività voglia essere salvata.
Orazio Coco
It is an artistic exhibition with a therapeutic aim.
The idea comes from a sensation of partaking in a society where most people are without moral
values, and where nobody is interested in each other.
However today we are forced to live together and our task is to hand over the world to the new
generation, therefore we have to reintroduce a concept of exchanging certain values.
I noticed that children interact better than we do. However, when they communicate with adults
they change and adapt to our ways. At the same time the adult influenced by his child’s personality,
and recognising his weaknesses could try to change his way of live.
Virtues such as, trust, courage, forgiveness and purity are not part of our everyday life, except for in
small children. So it is right that these values are present in those who really feel them and those
who can give his strength in order to take care of adult alienation.
For this reason the army of hope is made up of children in terracotta sculpture which reminds us the
Qin Shi Huang Army, both protectors of precious moral values.
The project will show 6 different exhibits which thanks to the positioning of the sculptures in the
space, guides the spectator in an interior way to find the forgotten moral values.
Orazio Coco
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L'ESERCITO senza armi, nella recensione di Dalia Monti:
500 chili di argilla rosa utilizzati. 1120 dita modellate con l’argilla. 114 occhi che ci osservano. 8
virtù -la fiducia, il coraggio, il perdono, il senso della colpa, la purezza, la coscienza, la solidarietà,
la responsabilità- da trasmettere. 8 ambientazioni che spingono lo spettatore in un percorso interiore
di comprensione dei valori smarriti e desiderio di ritorno alla natura 56 bambini di terracotta. 1
cavallo con 2 occhi e 4 zampe ad attenderci all’ingresso. 37 anni l’età dell’artista che è già alla sua
quarta produzione - il Corpo e il Desiderio, Creare per Catania, Matruzza Bedda e l’Esercito della
Speranza). 2 figlie fonte di ispirazione e nuove risorse. 4 anni di lavoro per maturare e realizzare il
progetto. 1 evento artistico con finalità terapeutica, originale negli intenti e nella realizzazione; 1
esercito di bambini in terracotta che ricordano l’esercito di Qin Shi Huang. Ma mentre gli 8.000
guerrieri cinesi sono armati, la schiera di virtù di Orazio Coco è nuda. -Sono gli sguardi di questi
bambini la loro arma, dai loro occhi puntati su di noi si irradia un messaggio. Non importa che sia
percepito o accettato -dice Orazio Coco- I miei bambini hanno il potere magico di curare il mondo.
Anche a prescindere da me. Questa è la mia convinzione, forse un po’ folle o fuori moda per la
società attuale: l’arte deve avere una funzione essenzialmente educativa. Come avveniva tra i popoli
primitivi, in cui l’artista collaborava con il mago, il sacerdote ed il medico- Così lasciamo Orazio
Coco tra il suo esercito di bambini silenziosi ma convincenti. E mentre torniamo a casa ci
accorgiamo di essere pervasi da una sensazione di serenità nuova. Qualcuno nel mondo crede
ancora nei buoni valori e nella possibilità di comunicarli alla collettività, anche se non siamo certi
che la collettività voglia davvero essere salvata. Ma questa sensazione di serenità è un regalo che
speriamo ci accompagni ancora il più a lungo possibile.
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PALAZZO RAU della FERLA a Noto prende il nome della famiglia nobiliare Rau, marchesi del Feudo della
Ferla a Noto. Di progettazione e costruzione tardobarocca, il Palazzo Rau della Ferla è situato dietro il
Palazzo Ducezio, ed è l'unico palazzo nobile edificato di fronte alla Cattedrale. Presenta una facciata
semplice ed elegante, suddivisa in due ordini di aperture arricchite ed ornate da bassorilievi con motivi
floreali; ogni finestrone è sormontato da una grande conchiglia poggiata su foglie d'acanto. LA
CONCHIGLIA: Attributo di Venere, nata dal mare, e quindi chiarissimo simbolo della fecondità. La
conchiglia, rappresentata dalla parte interna, fu usatissima nelle decorazioni barocche. ACANTO: Foglia
elegante che per la naturale grazia e la mirabile leggiadria decorativa è considerata il simbolo del culto per le
arti belle. Al piano nobile, cui si accede da una importante rampa di scale in marmo bianco, è possibile
ammirare il Salone delle feste con affreschi di scuola francese aventi come soggetto paesaggi bucolici e subito
dopo 5 affreschi raffiguranti la S.S. Natività', San Corrado col teschio, Santa Lucia, la Vergine Maria, e il
Cristo Redentore attribuiti al noto pittore Costantino Carasi. All'inizio del 900, al grande salone delle Feste
del piano nobile, si aggiunse un altro appartamento con altre tre sale minori, prospicienti la piazza del
Municipio, servite da uno stretto corridoio segreto, per la servitù, che collegava le sale maggiori con i locali
di servizio, adiacenti il Ronco Barone Astuto. Ed è proprio su questo vicolo, ma nel piano inferiore, nella
zona meno frequentata del Palazzo, che si affaccia la Cappella votiva della Famiglia Rau. Il pregevole cortile
interno, con l'originaria pavimentazione a ciottoli di fiume, ospita magazzini, scuderie ed ex sale da gioco e
conversazione, collegate tra loro tramite un luminosissimo loggiato ad arcate che si affaccia sulla via
Ducezio.
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Si ringrazia Giuseppe Zen, Frankie Terranova, Salvatore Guarino e la Famiglia Rau, per la gentile
collaborazione.