Dossier Algeria
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Dossier Algeria
Missione imprenditoriale in Algeria (Algeri, 3-5 giugno 2007) Documentazione di supporto A cura del Settore Crediti e Internazionalizzazione CONTENUTO Dossier Algeria: presenza e operatività del sistema bancario italiano in Algeria ed altri elementi di approfondimento su questione economicofinanziarie Dati macroeconomici relativi all’Algeria e rapporti con l’Italia Dati di sintesi sul sistema bancario algerino 2 D DO OS SS SIIE ER RA AL LG GE ER RIIA A Presenza e operatività del sistema bancario italiano in Algeria ed altri elementi di approfondimento su questioni economicofinanziarie 3 Indice I. Le Banche Italiane in Algeria a. Presenza delle banche italiane in Algeria b. Accordi di collaborazione tra banche italiane e banche algerine c. Dati sull’operatività Operatività delle banche italiane con l’Algeria d. Ostacoli rilevati nell’operatività in loco e nei rapporti con banche locali e. Euromed Fund f. Valutazione del rischio Paese Algeria II. Elementi di approfondimento sull’evoluzione del sistema bancario e finanziario algerino a. Riforme e struttura del settore bancario b. Prospettive di applicazione dell’Accordo di Basilea 2 e utilizzo degli IAS (cenni) III. Atre questioni economiche e finanziarie rilevanti per le le relazioni bilaterali a. Processi di integrazione economico-commerciale b. Il Piano quinquennale di investimenti pubblici c. Business e Investment Climate d. Investimenti esteri e regimi di agevolazione e. Interventi a supporto dell’attività delle imprese in Algeria f. Interventi della Banca Africana di Sviluppo IV. Approfondimenti: il Partenariato Euro-Mediterraneo a. Il Processo di Barcellona b. Gli strumenti finanziari del Partenariato Euro-Mediterraneo: lo Strumento Europeo di Vicinato Euromediterranean e Partenariato Investment and (ENPI), la Partnership BEI e la (FEMIP), Facility la for Banca Euromediterranea 4 Le Banche Italiane in Algeria I. a. Presenza delle banche italiane in Algeria In Algeria è presente dal 2003 il Gruppo Monte Paschi Siena con un ufficio di rappresentanza ad Algeri. Il Gruppo BNP Paribas, di cui BNL fa parte, è presente in Algeria con la sussidiaria BNP Paribas el Djazair, che con ventisette filiali copre le principali città algerine ed è in grado di assistere le aziende italiane interessate ad investire nel Paese. BNL attiverà inoltre a breve un Italian Desk presso BNP Paribas al fine di assistere più compiutamente tutta la clientela italiana che intende operare in Algeria. b. Accordi di collaborazione tra banche italiane e banche algerine Alcune banche hanno optato per una presenza sul mercato in forma indiretta, attraverso accordi di collaborazione con intermediari locali. In particolare, da un’indagine effettuata presso le banche italiane più attive sui mercati internazionali, è emerso che un gruppo bancario italiano ha stipulato un accordo con una controparte algerina ed un altro gruppo ne ha uno in fase di negoziazione. Altre banche italiane hanno segnalato di seguire con attenzione il mercato algerino e di avere l’intenzione di sviluppare ulteriormente la loro attività, rafforzando l’azione di supporto ai progetti di investimento delle imprese italiane e siglando accordi di cooperazione con nuove controparti bancarie. c. Dati sull’operatività Operatività delle banche italiane con l’Algeria Al fine di disporre di informazioni dettagliate ed aggiornate sull’operatività del sistema bancario italiano con l’Algeria, nel mese di marzo 2007 è stata condotta una specifica indagine presso il Gruppo di Lavoro ABI Relazioni Internazionali, composto dalle maggiori banche italiane più attive sui mercati esteri. Nella tabella che segue sono riportati i risultati quantitativi di tale indagine alla quale hanno risposto diciotto banche sulle ventidue interpellate. Plafond Complessivo (mln di €) Plafond utilizzato (mln di €) (totale impegni in essere e disponibilità a (Marzo 2007) Con Sace Senza Sace Totale Con Sace Senza Sace per export per altre finalità** Totale Util./ Totale Totale a breve 85,5 301,0 386,5 9,5 112,8 112,8 0,0 122,3 32% Totale a m.l.t.* 97,5 60,7 158,2 4,5 3,9 3,9 0,0 8,4 5% 183,0 361,6 116,7 116,7 0,0 130,7 24% Totale 544,6 14,0 * Si segnala che gli importi stanziati sul medio-lungo sono comprensivi di alcuni plafond segnalati dalle banche come indistinti tra breve e lungo termine. **Finanziamenti concessi anche attraverso succursali, a società locali partecipate da imprese italiane, ad imprese a capitale interamente straniero, finanziamenti per l’acquisto titoli di Stato e di partecipazioni in società private 5 Complessivamente risulta un plafond stanziato di 544,6 milioni di euro, di cui 130,7 milioni utilizzati (24% del totale). Il 71% del plafond è destinato ad operazioni a breve, mentre il rimanente 29% è allocato sul medio-lungo termine. Tale allocazione riflette la natura della domanda di finanziamento per l’operatività delle imprese con l’Algeria, che è sbilanciata sull’export a breve prevalentemente di macchinari e parti meccaniche, beni strumentali, componenti per impianti. Il 66,4% del plafond stanziato non prevede copertura assicurativa, e di questo l’83,2% risulta allocato sul breve termine (pesando per circa il 55% sul plafond totale). Il plafond SACE – che rappresenta il 33,6% del plafond totale – è allocato maggiormente sul medio-lungo termine (18% del totale). Per quanto riguarda il livello di utilizzo delle risorse, il plafond SACE risulta utilizzato al 7,6% ed allocato per il 67% sul breve termine. Il plafond senza copertura SACE (116,7 milioni di euro), utilizzato al 31,4%, è allocato per il 96,6% sul breve ed è impiegato con interamente per finalità export. Il plafond SACE, oltre al finanziamento di specifiche operazioni, comprende anche stanziamenti destinati a linee di credito open, inserite in convenzione quadro con SACE, che comprendono una serie di contratti non identificati a priori (secondo lo schema del credito acquirente). Con riferimento a questa tipologia di linee, sei tra i maggiori gruppi bancari italiani hanno inserito l’Algeria nell’ambito delle convenzioni stipulate con l’Istituto assicurativo, per un importo complessivo di circa 39 milioni di euro ancora disponibili. d. Ostacoli rilevati nell’operatività in loco e nei rapporti con banche locali In occasione dell’indagine condotta presso il Gruppo di Lavoro ABI Relazioni Internazionali, alcune banche hanno confermato il persistere di una serie di criticità nei rapporti con le controparti algerine. Risultano infatti casi in cui le banche algerine hanno rifiutato controgaranzie emesse da banche italiane a supporto di imprese italiane per la realizzazione di operazioni nel Paese, determinando di fatto un blocco dell’operatività. Secondo le segnalazioni ricevute dalle banche italiane, il problema sembrerebbe collegato – come già avvenuto in passato - in seguito all’emanazione di provvedimenti della magistratura italiana che hanno inibito pagamenti di garanzie escusse dagli importatori algerini, ai sensi dell’art. 700 del Codice di Procedura Civile. Si tratta di un tema sul quale l’ABI ha già a suo tempo condotto una specifica indagine ed un’analisi giuridica che è stata consegnata all’Associazione Bancaria Algerina (Association Professionelle des Banques et Établissements Financiers-ABEF) nel mese di novembre 2005, nell’ambito dell’attività di uno specifico Gruppo di Lavoro Interbancario 6 Italo-Algerino, copresieduto dall’ABI e dall’ABEF, con l’obiettivo di promuovere la collaborazione tra i sistemi bancari dei due Paesi1. In particolare, la problematica è collegata ai provvedimenti emessi dal giudice italiano a carico della banca garante su richiesta degli esportatori, che trova applicazione solo in casi valutati come eccezionali dalla magistratura. Tali provvedimenti, rispetto ai quali la banca è totalmente estranea in quanto traggono origine dal rapporto commerciale sottostante, vanno ad incidere tuttavia sull’obbligazione assunta autonomamente dalla banca italiana nei confronti della controparte estera, obbligandola a sospendere il pagamento. Il mancato rispetto dell’inibitoria costituisce un illecito sotto il profilo penale. Si tratta, d’altra parte, di provvedimenti “d’urgenza”, emessi in via provvisoria dall’autorità giudiziaria e con un carattere assolutamente temporaneo; il provvedimento in corso sfocia infatti alternativamente nella revoca del provvedimento, ove sia accertata l’infondatezza delle ragioni inizialmente addotte dall’esportatore, ovvero nell’avvio di una procedura giudiziaria ordinaria, nella quale sono ascoltate anche le ragioni della controparte estera. Attualmente, le difficoltà registrate vanno dal rifiuto da parte delle banche algerine a proprietà pubblica di accettare controgaranzie, al blocco delle operazioni con singole controparti da parecchi anni, a situazioni di contenzioso. Infine un’ulteriore problematica, ancorché di minor rilievo, riguarda la corretta canalizzazione delle lettere di credito sulle banche italiane, anche in presenza di esplicita domiciliazione in sede contrattuale. Si sono infatti verificati casi in cui sono state disattese le istruzioni fornite dalla parte italiana in merito alla documentazione delle lettere di credito a favore di controparti bancarie a partecipazione straniera. e. Euromed Fund Alla fine del 2004 è stato creato il Fondo Euromed, gestito da Finlombarda SGR e alla cui costituzione hanno partecipato la Banca Europea per gli Investimenti, Intesa Sanpaolo e Unicredit. È un fondo mobiliare chiuso riservato ad investitori istituzionali, che si caratterizza per il fatto di investire prevalentemente in azioni di joint ventures tra società europee, principalmente italiane, ed imprese dell’area mediterranea (prevalentemente Tunisia, Algeria, Marocco, Egitto e Turchia). Il fondo, che ha un capitale sottoscritto di 50 milioni di euro2, potrà peraltro realizzare anche investimenti diretti “green field”, ovvero acquistare partecipazioni di minoranza, anche connesse a 1 L’attività del gruppo si è concentrata sull’analisi delle problematiche operative rilevate dalle banche italiane nei rapporti interbancari con le corrispondenti algerine, sulla collaborazione in materia di formazione, sul trasferimento di competenze in materia di strumenti pubblici di supporto alle PMI. 2 A fronte di tale dotazione si prevede un taglio medio delle operazioni tra 1,5 e 3 mln di euro con una partecipazione minima indicativa di €500.000 ed una durata media di 4 anni. La partecipazione sarà sempre di minoranza. 7 processi di privatizzazione. Esso si avvale inoltre della collaborazione on site della International Maghreb Merchant Bank, per l’attività di scouting e origination nonché per la successiva due diligence e supporto nella strutturazione dell’operazione. f. Valutazione del rischio Paese Algeria Nessuna delle principali agenzie di valutazione assegna un rating all’Algeria. Per quanto riguarda la valutazione del rischio Paese effettuata dalla SACE, che segue, come noto, la classificazione stabilita in sede OCSE da uno specifico gruppo cui partecipano le Export Credit Agencies dei Paesi dell’Organizzazione, l’Algeria (a maggio 2007) si colloca nella terza categoria di rischio (su sette), con un atteggiamento assicurativo senza restrizioni. II. Elementi di approfondimento sull’evoluzione del sistema bancario e finanziario algerino a. Riforme e struttura del settore bancario Riforme del settore Nell’ambito dei negoziati per l’adesione all’Organizzazione Mondiale del Commercio, ancora non pervenuti a conclusione, è stato avviato un processo di riforme a partire dalla prima metà degli anni novanta, con l’obiettivo di modernizzare e rafforzare l’economia. In tale contesto si collocano anche una serie di misure adottate con riferimento al settore bancario, tra cui si ricordano in particolare: a) riforma del quadro legislativo: le leggi del 1990 e del 2003 (Loi Monnais et crédit) hanno aperto il settore all’ingresso di operatori internazionali, rafforzato le funzioni di vigilanza e supervisione della Banca Centrale e consolidato la collaborazione tra le Autorità monetarie e finanziarie; b) miglioramento della governance delle banche pubbliche, investendo i consigli di amministrazione di un ruolo più incisivo nella gestione e nel controllo, e creando un comitato di audit presso ciascun consiglio di amministrazione; c) da febbraio 2006, implementazione di un moderno sistema dei pagamenti (ARTS – Algeria Real Time Settlements), per importi superiori a un milione di dinari3, che permette l’integrazione del mercato monetario e del mercato dei cambi, e da maggio 2006 di un sistema di telecompensazione interbancaria (ATCI); d) avvio del processo di privatizzazione delle banche pubbliche. 8 Per quanto riguarda il processo di privatizzazione, si segnala che esso è ancora agli inizi. Nell’ottobre 2006 è stata lanciata l’offerta d’acquisto per il 51% del capitale del Credit Populaire d’Algérie e attualmente sei banche compongono la short list dei possibili acquirenti della quota ceduta dallo Stato (BNP Paribas, Société Générale, Crédit Agricole, Natexis-Banque Populaire, Santander, City Bank); il processo dovrebbe completarsi entro il prossimo luglio. La privatizzazione del CPA appare di particolare rilievo in quanto rappresenta il 18% degli assets di settore e la terza banca pubblica. Successivamente dovrebbero essere avviate le privatizzazioni della Banque du développement Local, specializzata nel credito alle PMl, e della Banque Nationale d’Algérie. Struttura del settore bancario ed assetti proprietari Il settore bancario rappresenta uno degli elementi più vulnerabili dell’economia algerina. Anche se nel 1998 è stata concessa la licenza a quindici banche private, lo Stato domina il settore con il 95%4 degli assets, controllando le principali banche del Paese (Banque Extérieure d’Algérie, Banque de l’Agriculture et du développement Rural, Crédit Populaire d’Algérie e la Banque de Développement Local). Nonostante un regolamento dell’Aprile 2005 vieti alle banche estere di finanziare le imprese del settore pubblico, la presenza di intermediari esteri nel Paese è aumentata negli ultimi anni, e operano oggi in Algeria Citibank, Société Générale Algerie, BNP Paribas, Algeria Gulf Bank, Calyon Banque, Natexis Banque e l’Arab Bank Algeria. La prassi adottata dalle principali banche pubbliche di finanziare, a condizioni che non rispecchiano l’effettiva rischiosità della controparte, le grandi imprese di Stato generalmente in perdita, ha condotto ad alti livelli di non-performing loans (NPL). Secondo alcune stime5 il rapporto tra crediti in sofferenza e prestiti totali è stato complessivamente pari a circa il 35% nel 2005; in particolare i NPLs delle banche pubbliche rappresentano circa il 40% dei prestiti totali e quelli delle banche private il 5%6. Recentemente, il Governo algerino ha deciso di assorbire il 4% parte dei NPL delle banche pubbliche verso le imprese statali e di adottate specifiche misure, al fine di limitare il prodursi di nuove sofferenze, limitando il finanziamento bancario ad imprese pubbliche con un merito di credito non adeguato. 3 Sono effettuati pagamenti inferiori ad un milione di dinari solo se considerati urgenti. Al sistema ARTS partecipano la Banca Centrale, le banche, il Tesoro pubblico, Algérie-Poste, Algérie Clearing per i pagamenti alla borsa ed il Centro di pre-compensazione interbancaria (CPI). 4 Fonte: Institute of International Finance, Febbraio 2006. Secondo fonti algerine, le banche statali incidono per il 90% degli assets di settore. 5 IMF, Country Report 07/72, Febbraio 2007. 6 Secondo altre stime il rapporto tra crediti in sofferenza ed assets totali è pari al 50% (IIF, Country Report: Algeria, Febbraio 2006). 9 Il comparto privato del settore bancario algerino, d’altra parte, ha dimensioni ancora ridotte ed ha fatto registrare in passato alcuni fallimenti tra i quali quello della Khalifa Bank e della Banque Commerciale Industrielle d’Algérie nel 2003, della Union Bank nel 2004, e la messa in liquidazione, nel mese di dicembre 2005, della Compagnie Algérienne de Banque. Secondo alcune fonti locali tali fallimenti sono costati all’Algeria circa 12 miliardi di dollari. Un altro indicatore dello sviluppo ancora limitato del sistema finanziario algerino è rappresentato dalla Borsa Algerina, costituita nel 1999, che ha solo tre titoli quotati ed una capitalizzazione pari a 20 milioni di dollari. Nel 2005 è nato, inoltre, il mercato dei titoli obbligazionari corporate e sono state effettuate una serie di emissioni per un valore complessivo di 2 miliardi di dollari. Per quanto riguarda il grado di bancarizzazione: attualmente si calcolano 14 milioni di conti correnti, oltre a 7 milioni accesi presso la Posta algerina, con una previsione di 30 milioni di conti entro il 2015; sono presenti inoltre 1300 dipendenze bancarie, circa 4 dipendenze ogni 100.000 abitanti (rispetto a 53 unità in Italia e 48 nell’Unione Europea). L’industry bancaria è inoltre caratterizzata da un elevato livello di liquidità attribuibile alle entrate del settore degli idrocarburi. Secondo i dati della Banque d’Algérie, la liquidità ha raggiunto i 1.146,9 miliardi di dinari a dicembre 2006 (circa 12 miliardi di euro, pari al 16% del PIL), contro i 732 miliardi di dinari (7,7 miliardi di euro) dell’anno precedente. Il credito bancario all’economia ha raggiunto invece i 1.941,2 miliardi di dinari (circa 20 miliardi di euro), alla fine del 2006, rispetto ai 1.804 miliardi del 2005 (circa 18 miliardi di euro). Circa il 52,8% dei finanziamenti è stato destinato al settore privato (rispetto al 49,6% nel 2005 ed al 33% nel 2000) ed il 47,2% al settore pubblico (contro il 50,4% dell’anno precedente) (Fonte Banque d’Algérie). b. Prospettive di applicazione dell’Accordo di Basilea 2 e utilizzo degli IAS (cenni) Il sistema di regole di vigilanza vigente in Algeria accoglie in buona misura i principi dell’Accordo sul Capitale di Basilea I. Nel 2002 la Banca d’Algeria ha adottato i venticinque principi fondamentali previsti dal Comitato per la vigilanza bancaria di Basilea e nel 2004 ha portato il capitale minimo versato a 2,5 miliardi di dinari algerini (pari a 34 milioni di dollari). Tuttavia, secondo esperti del settore, è necessario un ulteriore affinamento della regolamentazione di vigilanza al fine di consolidare il sistema bancario e finanziario locale ed aumentarne il livello di affidabilità percepito dagli operatori internazionali. Con il medesimo obiettivo la Banca Centrale, nell’ultimo 10 rapporto relativo al secondo semestre 2006, ha sottolineato l’opportunità che le principali banche pubbliche (che finanziano principalmente grandi imprese locali) migliorino i sistemi di controllo interno e di gestione del rischio di credito. Secondo alcune fonti locali, l’accordo di Basilea 2 non dovrebbe comunque essere introdotto prima del 2008. Per quanto riguarda i principi contabili, attualmente le imprese si attengono ad un insieme di norme nazionali che risalgono al 1976. Da gennaio 2008, al fine di adeguare il sistema algerino alle norme internazionali, entrerà in vigore il Sistema Contabile Finanziario, elaborato dall’International Accounting Standards Board sul modello del Sistema Contabile delle Imprese già applicato in Tunisia e Marocco dal 19967. III. Approfondimenti su alcune questioni politiche, economiche e finanziarie rilevanti per le relazioni bilaterali a. Processi di integrazione economico-commerciale Unione del Maghreb Arabo L’Algeria partecipa ad alcuni processi di integrazione economico-commerciale sia bilaterali che multilaterali, che interessano principalmente i Paesi dell’area mediterranea. In particolare, l’Algeria ha aderito con la Libia, il Marocco, la Mauritania e la Tunisia8 all’Unione del Maghreb Arabo (UMA), istituita nel 1989 con la sigla del Trattato di Marrakech. L’obiettivo principale del Trattato istitutivo dell’UMA è quello di assicurare economiche la stabilità dei Paesi regionale 9 membri promuovendo e la loro il coordinamento progressiva delle integrazione politiche attraverso 7 Si segnala che l’unica impresa algerina ad aver adottato i principi contabili americani (US GAPP) è stata la Sonatrach, dal gennaio 2006. 8 I paesi sopra citati fanno anche parte della Lega Araba e, ad eccezione del Marocco, anche dell’Unione Africana. La Lega Araba è stata istituita nel 1945 dai seguenti Paesi fondatori: Egitto, Iraq, Giordania, Libano, Arabia Saudita, Siria e Yemen, a cui si sono aggiunti in seguito, Libia, Sudan, Marocco, Tunisia, Kuwait, Algeria, Unione degli Emirati Arabi, Bahrain, Qatar, Oman, Mauritania, Somalia, l’Autorità Palestinese, Gibuti e l’unione delle Comore. L’organizzazione, alla quale l’Algeria ha aderito il 16 agosto del 1962, si pone come obiettivo di consolidare i legami tra gli Stati arabi nelle questioni politiche-economiche, sociali e culturali. L’Unione Africana, formata da 53 Paesi del continente africano, mira invece alla promozione della democrazia, dei diritti umani e dello sviluppo in Africa. 9 Tra i progetti di cooperazione interregionale più importanti approvati dall’UMA vi sono: - l’adozione di una strategia di sviluppo comune volta a definire le basi di una solidarietà economica tra i Paesi membri in vista dell’instaurazione di un’unione doganale (tramite l’adozione di una tariffa doganale esterna comune) e di un mercato comune (con un’unificazione dei diritti di dogana applicati agli Stati membri) (luglio1990); - l’adozione di una Convenzione sugli scambi dei prodotti agricoli, per promuovere le potenzialità del settore e lo scambio dei prodotti di base, al fine di assicurare il fabbisogno alimentare per l’intera popolazione maghrebina (luglio 1993); - l’adozione di una Convenzione commerciale e tariffaria maghrebina, strumento base per l’applicazione delle regole del libero scambio tra i prodotti di origine maghrebina tra i Paesi membri (10 marzo 1991); 11 l’introduzione graduale della libera circolazione delle persone, delle merci, dei servizi e dei capitali. Le attività dell’Unione si sono notevolmente ridotte negli anni a causa delle tensioni esistenti tra i suoi due principali Paesi membri, l’Algeria ed il Marocco; il Consiglio della Presidenza, organo cui spettano le decisioni esecutive dell’UMA, non si riunisce dal 1995. Greater Arab Free Trade Agreement Nel 1997 la Lega Araba ha avviato i negoziati per la creazione di una “Arab free Trade Area”. L’accordo, entrato in vigore nel 1998, prevedeva la graduale eliminazione delle barriere al commercio dei beni attraverso una riduzione annuale dei dazi nella misura del 10%, fino all’eliminazione completa entro il 2008. Successivamente, durante l’Arab Summit, svoltosi ad Amman nel marzo 2001, i capi di Governo di diciassette Paesi appartenenti alla Lega Araba (tra cui non figurava l’Algeria) si sono accordati sull’accelerazione del processo di creazione della Greater Arab Free Trade Agreement (GAFTA), anticipando la completa rimozione delle barriere tariffarie al 2005. L’obiettivo finale è quello di stimolare il commercio intra-regonale, attrarre un maggior flusso di Investimenti Esteri Diretti, rafforzare il potere negoziale dell’area nel contesto internazionale e creare le condizioni per una stabilità e sicurezza nella regione. In occasione dell’ultima riunione della Lega Araba, svoltasi il 28-29 marzo 2007 a Riyadh, il Presidente algerino Abdelaziz Bouteflika ha annunciato che l’Algeria ha intenzione di firmare a breve il trattato di adesione al GAFTA10. Stati Uniti - Trade and Investment Framework Agreement L’Algeria ha firmato un Trade and Investment Framework Agreement (TIFA) 11 con gli Stati Uniti nel 2001 finalizzato ad avviare i negoziati per la realizzazione di un accordo di libero scambio. Tale accordo si inquadra in una più ampia strategia verso l’area da parte degli USA, che hanno siglato una serie di accordi analoghi con alcuni paesi del Medio Oriente12 e, in particolare, con quelli che hanno avviato i negoziati per aderire - l’adozione di una Convenzione volta all’istituzione di una Banca per la promozione degli investimenti e dell’import-export (marzo 1991). 10 In vista dell’adesione al GAFTA, l’Algeria aveva firmato nel 2004 un accordo al fine di aumentare il commercio e facilitare gli scambi commerciali con i Paesi già membri dell’ Arab Free Trade Zone. 11 Tali agreements hanno importanti ripercussioni sui paesi firmatari che hanno l’obbligo di migliorare il sistema normativo introducendo misure di protezione per gli investitori, aumentare la trasparenza in materia di regolamentazioni, di politiche commerciali e in relazione ai diritti doganali. Gli Stati Uniti hanno siglato TIFAs anche con Egitto, Kuwait, Qatar, Arabia Saudita, Tunisia, Yemen, Israele, Giordania, Marocco, Bahrain e Iraq. 12 Gli Stati Uniti stanno negoziando una serie di accordi di libero scambio (FTAs) per gli investimenti bilaterali (BITs) e accordi commerciali preferenziali (GSPs) con alcuni paesi del Medio Oriente al fine di rafforzare i legami economici con l’area. In particolare, hanno sottoscritto accordi di libero scambio con Israele, Giordania, Marocco, Bahrain, Oman e con l’Unione degli Emirati Arabi. 12 all’Organizzazione Mondiale del Commercio13, con l’obiettivo ultimo di creare la Middle East Free Trade Area (MEFTA) entro il 2013. L’interesse americano alla creazione della MEFTA non è unicamente economico ma si basa anche su ragioni geopolitiche e di sicurezza. Al contrario, i Paesi arabi hanno sottoscritto accordi con gli Stati Uniti (in particolare accordi di tipo FTAs) al fine di aumentare gli investimenti e i flussi commerciali non solo con questi ultimi ma anche vis-à-vis altre economie avanzate. Partenariato Euromediterraneo L’Algeria ha stipulato un Accordo di Associazione con l’Unione Europea, firmato nel 2002 durante il Forum Euro-mediterraneo di Valencia e entrato in vigore il 1 settembre 2005, nel quadro del Partenariato Euromediterraneo (cfr. parte IV del presente dossier), processo avviato con la dichiarazione di Barcellona del 1995, che ha tra i suoi obiettivi la realizzazione, entro il 2010, di una zona di libero scambio con i dieci Paesi della sponda Sud. Organizzazione Mondiale del Commercio Per quanto concerne l’adesione dell’Algeria14 all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), i negoziati per l’accesso sono ancora in corso e le politiche commerciali algerine sono tenute sotto osservazione. L’OMC ha chiesto all’Algeria l’attuazione di un programma di progressivo smantellamento delle barriere tariffarie mirato al libero accesso di beni e servizi stranieri all’interno del mercato. b. Il Piano quinquennale di investimenti pubblici15 Il Paese ha avviato nel 2005 il “Programme Complémentaire de Consolidation de la Croissance”16, programma quinquennale per il consolidamento della crescita economica del Paese per il periodo 2005-2009, che prevede uno stanziamento complessivo di 144 miliardi di dollari, di cui 60 miliardi di dollari già allocati per le seguenti priorità: riequilibro dello sviluppo territoriale tramite il miglioramento dei servizi ai cittadini (in particolare per quanto riguarda la sanità, l’istruzione, la formazione e l’urbanistica); ammodernamento dei servizi pubblici (in particolare nel settore delle poste e delle tecnologie per l’informazione, nel settore del commercio e della Giustizia); 13 Algeria, Libano e Yemen. L’adesione all’OMC avviene di norma in quattro fasi: la richiesta di adesione, la costituzione di un Gruppo di Lavoro che esamini le politiche commerciali adottate dal Paese e l’avvio di negoziati bilaterali con i Paesi membri dell’OMC, la stesura da parte del Gruppo di Lavoro del rapporto definitivo che definisca le modalità di adesione e, infine, la decisone relativa all’eventuale adesione, che deve essere votata da 2/3 dei Paesi membri dell’OMC durante il Consiglio Generale o la Conferenza Ministeriale. Al momento l’Organizzazione Mondiale del Commercio si compone di 150 membri (gennaio 2007). 15 Fonte: MPPI, Ministère des Participations et de la Promotion des Investissements-Algeria. 14 13 rafforzamento delle infrastrutture di base (trasporto urbano, rete autostradale, ferrovie, porti e aeroporti, ospedali, università, dighe e abitazioni). Il programma prevede anche lo sviluppo di alcuni settori specifici, quali l’agricoltura, la pesca, l’ industria, il turismo, le PMI e l’artigianato. Nell’ambito della spesa complessiva sono compresi anche due “programmi complementari di sviluppo” dedicati alle regioni meno sviluppate del Paese nel Sud e nella zona degli altipiani, per i quali sono stati stanziati 10 miliardi di dollari. Si stima che il 40% delle risorse complessive verrà utilizzato per investimenti in infrastrutture. Inoltre si prevede una mobilitazione di fondi privati per un ammontare di 50 miliardi di dollari. c. Business e Investment Climate Secondo il World Economic Forum (WEF), l’Algeria si posiziona al 76° posto su 125 Paesi nella classifica riguardante la competitività con un Global Competitiveness Index pari a 3,90 per il 200617. Il Global Competitiveness Index (GCI) è un indice sintetico che viene calcolato in funzione del punteggio raggiunto dal Paese con riferimento a una serie di fattori considerati determinanti per lo sviluppo della produttività, quali: il quadro istituzionale18, le infrastrutture, le politiche macroeconomiche, la salute, l’educazione e la formazione, l’efficienza del mercato, le tecnologie19, le innovazioni e la business sophistication20. Si riporta di seguito una tabella nella quale sono evidenziati i valori ed il rating dell’Algeria in ciascuno di tali ambiti, posti a confronto con i valori ottenuti in Marocco ed in Tunisia. Per quanto riguarda l’analisi degli altri Paesi del Maghreb in termini di GCI complessivo, la Tunisia, l’economia più promettente dell’area, si posiziona al 1° posto tra i Paesi del Nord Africa ed al 30° posto a livello globale, seguita dall’Egitto al 63° ed infine dal 16 Programma Complementare di Sostegno alla Crescita (PCSC). L’indice è stato presentato al World Economic Forum nel World Economic Report al fine di spiegare le differenze tra i paesi; rappresenta un contributo importante nell’analisi dei fattori chiave per la crescita economica dei 125 paesi presi in considerazione in tale studio. L’Algeria ha migliorato la sua situazione di 5 posizioni poiché nel 2005 era 82° in classifica. Nella graduatoria relativa al 2006-2007, la Svizzera occupa la prima posizione mentre l’Angola si trova al 125°posto. 18 In particolare per valutare l’efficacia delle istituzioni pubbliche il GCI prende in considerazione cinque criteri: il rispetto dei diritti di proprietà, i fenomeni di corruzione, il grado di indipendenza del sistema giuridico, la complessità e l’eccesso di pratiche burocratiche e la sicurezza pubblica. Le Istituzioni hanno un ruolo centrale poiché influenzano le strategie di sviluppo, d’investimento e l’organizzazione della produzione. 19 L’indice misura la capacità di adattamento del Paese alle nuove tecnologie al fine di aumentare la produttività del sistema industriale. 20 Tale indice si ottiene dalla misurazione della qualità e della quantità dell’offerta locale, dall’analisi dei processi produttivi e dalla valutazione della tipologia di prodotti realizzati nel paese in termini di sofisticatezza. 17 14 Marocco al 70°21. Negli anni, sia Algeria che Marocco hanno sensibilmente migliorato le loro posizioni nella graduatoria, anche grazie alle politiche volte al miglioramento del sistema educativo e sanitario ed alle azioni mirate a favorire l’innovazione. Global Competitiveness Index Composizione GCI Posizione Algeria Posizione Marocco Posizione Tunisia 1) Quadro istituzionale 58° 57° 19° 2) Infrastrutture 78° 59° 36° 1° 78° 37° 4) Sanità e educazione primaria 45° 87° 33° 5) Educazione secondaria e formazione 84° 85° 36° 6) Efficienza del mercato 96° 74° 35° 100° 67° 53° 76° 61° 27° 103° 78° 31° 3) Politiche macroeconomiche 7) Tecnologie 8) Innovazione 9) Business sophistication Fonte: The Global Competitiveness Index-2006-2007 Il World Economic Forum ha presentato inoltre, nel mese di aprile, l’Arab World Competitiveness Report22, rapporto riguardante l’analisi di alcuni Stati del mondo Arabo. Tale relazione effettua un ranking dei Paesi arabi comparandone la competitività con benchmarks costituiti da altre economie che si trovano nella stessa fase di sviluppo23; come evidenziato nella tabella sottostante, l’Algeria si situa alla 29° posizione24 in una fase di “transizione” tra il 1° e 2° stato (cfr. grafico seguente), come Libia, Oman, Tunisia e Giordania. 21 L’Italia occupa il 42° posto nella classifica del Global Competitiveness Index con un indice pari a 4,46. Nel 2005-2006 l’Italia occupava la 38° posizione. 22 Il rapporto fornisce una analisi economica di 13 economie arabe ovvero Algeria, Bahrain, Egitto, Giordania, Kuwait, Libia, Mauritania, Marocco, Oman, Qatar, Syria, Tunisia ed Emirati Arabi Uniti 23 I Paesi vengono pertanto suddivisi in vari gruppi in base al livello di sviluppo: essi possono essere factor-driven, efficiency-driven ed innovation-driven. Inoltre, sono previste due fasi ulteriori di “transizione” che riguardano i paesi che non appartengono a nessuna dimensione specifica. Si distinguono i Paesi con un PIL pro capite inferiore a 2.000 dollari (factor-driven), i paesi con GDP pro capite compreso tra 3.000 e 6.000 dollari (efficiency-driven) ed infine i paesi con un PIL superiore a 17.000 dollari (innovation-driven). Un altro criterio utilizzato per definire le tre suddette dimensioni è la percentuale di esportazioni di beni primari sul totale delle esportazioni del Paese; l’Algeria ha la percentuale maggiore, 64%, se paragonata con le altre economie dell’area. 24 Questo ranking si riferisce ai 40 Paesi che rientrano in questa fase. 15 Algeria-Indici di Competitività 1 Transizione 1-2 Transizione 2-3 2 Factor Driven Efficiency Driven 3 Innovation Driven Quadro istituzionale 7 Innovazione 6 5 Infrastrutture 4 3 Business sophistication 2 Politche macroeconomiche 1 Tecnologia Sanità ed educazione primaria Efficienza del mercato Algeria Educazione secondaria e formazione Economia in transizione tra il I e II stato Fonte: Arab World Economic Forum- 2007 Nel rapporto vengono altresì evidenziati i fattori principali che incidono negativamente sulla competitività del Paese, tra i quali: scarso accesso al finanziamento, inefficiente burocrazia, corruzione, inadeguatezza delle infrastrutture. Il programma quinquennale di crescita economica avviato dal Governo si pone l’obiettivo di far fronte a queste problematiche, attraverso investimenti principalmente nelle infrastrutture, al fine di favorire l’apertura graduale del Paese all’economia internazionale. Infine, un indicatore che fornisce dati interessanti in relazione al business environment locale è “ease of doing business” della World Bank, comprendente dieci indici che valutano le condizioni per lo sviluppo dell’attività imprenditoriale in 175 Paesi; seconda tale indicatore l’Algeria si posiziona al 116° posto della classifica mondiale. Si riporta di seguito una tabella contenente gli elementi che compongono l’ease of doing business (con l’indicazione per alcuni di essi delle singole sottovoci che lo costituiscono) ed il raffronto sia con i Paesi della regione (Middle East & North Africa) che con l’area OCSE. 16 Doing Business 2007- Ease of doing Business Algeria Regione25 OCSE 120° - - Procedure (numero) 14 10.3 6.2 Tempo (giorni) 24 40.9 16.6 Costo (% reddito pro capite) 21,5 74.5 5.3 Capitale minimo (% of PNL per capita) 46,0 744.5 36.1 117° - - 93° - - Registrazione della proprietà 152° - - Accesso al credito 117° - - Strength of legal rights Index (0-10)26 3 3,9 6,3 Depth of credit information Index (0-6)27 2 2,4 5,0 Public registry coverage (%adults) 0,2 3,2 8,4 Private bureau coverage (%adults) 0.0 7,6 60,8 60° - - Prelievo fiscale28 169° - - Costi e procedure per l’import-export 109° - - Enforcement dei contratti commerciali29 61° - - Chiusura di un attività 41° - - Avviare un’impresa Ottenimento Licenze Efficienza del mercato del lavoro Protezione degli investitori Fonte: Nostra elaborazione su dati Banca Mondiale – Doing Business Indicators d. Investimenti esteri e regimi di agevolazione30 Per quanto riguarda gli investimenti provenienti dall’estero, il Paese sta implementando una serie di misure finalizzate ad attrarre flussi di capitale, attraverso la creazione di un quadro giuridico-regolamentare favorevole e che consenta un effettivo level-playing 25 Con il termine regione si intendono i paesi MENA ovvero Middle East & North Africa. Per quanto riguarda l’indicatore relativo all’avviamento di un impresa, considerando unicamente i paesi 17 MENA, l’Algeria si colloca in ottava posizione. 26 Un punteggio elevato indica che le leggi in vigore favoriscono l’accesso al credito. 27 Un punteggio elevato è indicativo del fatto che sono disponibili maggiori informazioni sia nei “public registry” che nei “private bureau”. 28 Che include il numero di versamenti da effettuare su base annuale. 29 Gli indicatori dell’enforcement dei contratti misurano l’efficienza del sistema giudiziario (o amministrativo) nell’incasso del debito in sofferenza. Esso prende in considerazione il costo ufficiale delle procedure giudiziarie, incluso i costi per il tribunale e per gli avvocati, o il costo di una procedura amministrativa di recupero del debito, espresso in percentuale del valore del debito. Inoltre considera il tempo ed il numero di procedure da effettuare dal momento dall’inizio di un azione giudiziaria all’esecuzione del pagamento. 30 Questo paragrafo è stato redatto sulla base di informazioni provenienti dall’ANDI, Agence nationale de développement de l’investissement. 17 field tra investitori esteri e locali31. Infatti, secondo la normativa vigente, le imprese estere e quelle nazionali godono degli stessi diritti e sono soggette ai medesimi obblighi; agli operatori è riconosciuta piena libertà nella scelta dell’attività da avviare, nella forma d’investimento (sia in joint venture che in via autonoma) e nei trasferimenti dei dividendi. Inoltre, l’Algeria ha aderito a varie convenzioni internazionali relative alla promozione e protezione degli investimenti e al ricorso all’arbitrato internazionale32. Le operazioni di investimento, realizzate sia da operatori locali che esteri (nella forma di gli investimenti greenfield, ristrutturazioni d’aziende, privatizzazioni parziali o totali delle imprese pubbliche ed ampliamenti della capacità produttiva) sono soggette ad una fiscalità di vantaggio. In particolare, la legislazione algerina33 in materia prevede un regime generale, una serie di benefici in materia fiscale e doganale, ed altri regimi specifici, a seconda del settore e/o della localizzazione dell’investimento. Più precisamente: 1) il regime generale riguarda tutti i progetti d’investimento non localizzati nelle “zone da sviluppare” secondo le politiche/direttrici governative. Nella fase di realizzazione del progetto (per una durata massima di 3 anni) è prevista l’esenzione dei diritti doganali sulla componentistica industriale, l’esenzione IVA sui beni e servizi e l’esenzione dal diritto di trasferimento a titolo oneroso per tutte le acquisizioni immobiliari. Per quanto riguarda la successiva fase di esercizio, è prevista l’esenzione delle imposte sia sugli utili societari (IBS) che sull’attività professionale (TAP), per un massimo di tre anni; 2) il regime derogatorio è relativo a zone specifiche e riguarda i progetti da realizzare all’interno di zone “da sviluppare”. Le agevolazioni accordate sono simili a quelle concesse nel regime generale; è prevista l’applicazione del tasso ridotto del 2‰ per la registrazione degli atti costitutivi e di aumenti di capitale. Inoltre, è prevista l’esenzione, nella fase di esercizio, delle imposte IBS e TAP per un periodo di 10 anni; 3) il regime di convenzione riguarda i progetti di particolare interesse per l’economia nazionale. La fase iniziale prevede l’esenzione dal pagamento dell’IVA per tutti i beni e servizi strumentali al progetto di investimento, l’esenzione dalle tasse per il 31 L’Algeria ha firmato con alcuni Paesi accordi bilaterali per evitare la doppia imposizione o volti alla promozione degli investimenti. 32 Fonte: Ministère des Participations et de la Promotion des Investissements (Algeria). 33 L’Algeria è dotata di un Codice degli investimenti la cui normativa si applica ai residenti ed ai non residenti e prevede i seguenti organismi governativi competenti in materia di investimenti: - Il Conseil National de l’Investissement (CNI): definisce l’orientamento del Governo in materia, stabilisce le priorità e le zone da sviluppare, approva i progetti riguardanti le convenzioni sugli investimenti e definisce le facilitazioni da accordare agli investitori; - Il Ministère des Participations et de la Promotion des Investissements (MPPI): coordina le attività relative alla preparazione e all’attuazione dei programmi di privatizzazione; propone politiche e strategie per la promozione e lo sviluppo degli investimenti; - l’Agence Nationale de Développement de l’Investissement (ANDI): composta da 13 sportelli unici decentralizzati33, assicura la promozione, lo sviluppo ed il monitoraggio degli investimenti nel lungo periodo. Lo sportello unico riceve le richieste degli investitori, assiste gli investitori nella costituzione delle imprese e nella realizzazione dei progetti d’investimento. 18 trasferimento di proprietà ed altri vantaggi per un periodo di cinque anni; inoltre nella fase di esercizio la durata dell’esenzione dalle imposte IBS e TAP varia tra 3 e 10 anni. e. Interventi a supporto dell’attività delle imprese in Algeria Fondo di Venture Capital La Simest, Società italiana per le imprese all’estero interviene in Algeria (e nel resto dei Paesi MEDA34) con una molteplicità di strumenti35 tra cui l’acquisto di partecipazioni (fino al 25%) nel capitale sociale delle società estere costituite da imprese italiane (ex L.100/90)36. A tale intervento si aggiunge il Fondo unico per le operazioni di venture capital37 che, con una dotazione attuale di 228,5 milioni di euro, acquisisce partecipazioni in società costituite (o di cui si sottoscrive un aumento di capitale o si acquistano azioni da terzi) da imprese italiane, a condizione che sulla stessa impresa Simest acquisisca anche la partecipazione ai sensi della L. 100/90; complessivamente la partecipazione totale non può eccedere il 49% del capitale dell’impresa partecipata. f. Interventi della Banca Africana di Sviluppo La Banca Africana di Sviluppo38 è un organismo multilaterale fondato nel 1964 con la finalità di promuovere lo sviluppo economico ed il progresso sociale dei Paesi membri del continente africano. Gli azionisti sono 53 Paesi del continente africano fra cui l’Algeria (Regional member countries-RMCs ovvero Paesi membri) e 24 Paesi di Europa (tra cui l’Italia), America ed Asia (Non-regional member countries). La banca finanzia una serie di progetti di sviluppo attraverso prestiti al settore privato e pubblico, acquisizioni di partecipazioni, assistenza tecnica, investimenti in capitale privato o pubblico, interventi d’aiuto (fino a 500 mila dollari) in casi di emergenza. Per rendere gli 34 Sono i Paesi della Sponda Sud coinvolti nel partenariato mediterraneo: Algeria, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Marocco, Siria, Territori palestinesi, Tunisia e Turchia. 35 Advisory e assistenza al funding, business scouting, finanziamento di studi di fattibilità e assistenza tecnica, finanziamento per la penetrazione commerciale e per la partecipazione a gare, contributi agli interessi per l’export. 36 A valere su questo intervento a fine 2004 erano state deliberate 37 operazioni di acquisizione di partecipazioni in Paesi MEDA, principalmente in Tunisia ma anche in Marocco, Egitto, Algeria e Turchia. 37 Il Fondo interviene in tutti i Paesi extraeuropei. 38 La Banca Africana di Sviluppo è membro dell’African Development Bank Group al quale appartengono anche il Fondo africano di sviluppo (African Development Fund- AfDF) e il Fondo di sviluppo Nigeriano (Nigeria Trust Fund creato nel 1976 con un capitale iniziale di 80 milioni di dollari). Mentre la AfDB concede crediti a condizioni vicine a quelle del mercato in Paesi con reddito medio, i due fondi sopra menzionati, creati negli anni settanta per ridurre la povertà, concedono crediti a condizioni estremamente vantaggiose in quei Paesi più poveri, che in linea generale non possono accedere ai finanziamenti ordinari concessi dalla Banca, né tanto meno sono in grado di approvvigionarsi direttamente sui mercati dei capitali a tassi d’interesse di mercato. In particolare, il Fondo Africano di Sviluppo, le cui disponibilità provengono principalmente dai contributi dei Paesi membri, eroga finanziamenti a tasso zero, con un onere annuale (service charge) pari allo 0.75% dell’importo erogato ed allo 0,50% (commitment fee) dell’impegno. Il periodo di rimborso del prestito è di 50 anni, compreso un periodo di grazia di 10 anni. 19 strumenti più efficaci e rispondenti alle esigenze del mercato, nel 1997 è stato creato il single currency loan39 e nel 2002 sono stati introdotti un serie di prodotti (swap sui tassi di interesse, sulle valute, sulle materie prime, opzioni cap e collar sui tassi di interesse) per permettere la copertura dei rischi di mercato. L’Italia è diventata membro non regionale del Fondo africano di sviluppo nel 1982, acquisendone circa cinquemila azioni, pari al 2,4% del totale40. Negli ultimi anni, le risorse mobilizzate dall’Italia a favore dell’AfDB sono state destinate principalmente all’iniziativa HIPC (Heavily Indebted Poor Countries) per un totale di 36,3 milioni di dollari. Nel 2003, nell’ambito delle operazioni finanziate dalla AfDB, le imprese italiane hanno ottenuto contratti per la fornitura di beni ed opere civili pari a 26,7 milioni di dollari, circa il 4,6% del totale del procurement della Banca. L’Algeria, tra il 1967 e il 2005, è stato il quarto Paese (dopo Marocco, Tunisia e Nigeria) a ricevere finanziamenti e doni da parte della Banca Africana di Sviluppo. In tale periodo sono stati approvati finanziamenti per 2,2 miliardi di euro circa (5,1 % del totale) ed erogati 1,5 miliardi di euro (pari a 5,4% del totale). IV. Approfondimenti: il Partenariato Euro-Mediterraneo a. Il Processo di Barcellona A Barcellona, il 27 e 28 novembre 1995, si è svolta per la prima volta una Conferenza di tutti i Ministri degli Esteri dei quindici Paesi membri dell’Unione Europea e di dodici Paesi del sud e dell’est del Mediterraneo41 (Algeria, Tunisia, Marocco, Egitto, Israele, Giordania, Autorità Nazionale Palestinese, Libano, Siria, Turchia, Cipro e Malta). In tale occasione, dando seguito agli orientamenti già definiti dai Consigli europei di Lisbona (giugno 1992), Corfù (giugno 1994) ed Essen (dicembre 1994), nonché alle proposte formulate dalla Commissione, viene dato avvio - con la “Dichiarazione di Barcellona” - a quello che va sotto il nome di “Processo di Barcellona”, ovvero il progetto di Partenariato Euromediterraneo (o Euromed) finalizzato alla creazione di un’area di 39 Il currency loan permette di scegliere la valuta di finanziamento (dollaro, euro, yen, rand sudafricano) e il tasso di interesse (variabile o fisso). I termini di rimborso sono pari a venti anni (incluso un periodo di grazia inferiore a cinque anni) per i finanziamenti al settore pubblico, a quattordici anni (incluso un periodo di grazia inferiore a quattro anni) per le linee di credito con garanzia pubblica, compresi tra cinque e quindici anni (periodo di grazia inferiore a tre anni) per i finanziamenti al settore privato. 40 Nel 1986 l’Italia ha istituito un Trust Fund con un contributo iniziale di circa 260 mila euro a cui hanno fatto seguito nel 2003, ulteriori 2 milioni di euro. Fino ad oggi il Trust Fund italiano ha finanziato attività di assistenza tecnica, di identificazione, implementazione e valutazione e cofinanziato progetti per un totale di circa 1,17 milioni di euro. 41 La questione dei rapporti tra l’Unione europea ed i Paesi terzi del Mediterraneo (PTM) ha in realtà radici più lontane. Essa si pone infatti fin dagli anni sessanta, quando la Francia sottolineava la necessità di rafforzare le interdipendenze commerciali, frutto di decenni di rapporti coloniali, tra alcuni Stati europei e i Paesi del Mediterraneo. Al vertice di Parigi del 1972 venne pertanto definita la prima politica “Globale Mediterranea”, il cui asse centrale era rappresentato dal libero accesso ai mercati della Comunità per i manufatti dei Paesi del bacino mediterraneo. 20 pace, stabilità e prosperità tra i Paesi Europei e quelli del Sud del Mediterraneo42, attraverso il rafforzamento del dialogo politico e culturale, la cooperazione economica e finanziaria e la progressiva integrazione dei mercati. In particolare, tre sono gli assi su cui si articola e si sviluppa la nuova politica euromediterranea: • il partenariato politico e di sicurezza, che mira a realizzare uno spazio comune di pace e stabilità, attraverso l’implementazione di azioni volte a garantire la sicurezza ed il rispetto dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto; • il partenariato economico e finanziario che intende promuovere la creazione di un’area di prosperità condivisa, in primis attraverso la creazione di una zona di libero scambio tra l’UE ed i Paesi Partner Mediterranei (PPM) firmatari della Dichiarazione di Barcellona, entro il 201043; • il partenariato sociale, culturale ed umano volto a sviluppare le risorse umane, favorire la comprensione tra culture e gli scambi tra società civili. Il Partenariato Euromed si sviluppa lungo due direttrici complementari: una dimensione bilaterale attiene ai rapporti tra l’UE ed i PPM; esiste inoltre una dimensione regionale finalizzata a promuovere l’integrazione tra tutti i 37 Partners; inoltre, particolare importanza è attribuita alla cooperazione “Sud-Sud” tra i Paesi mediterranei. La dimensione bilaterale del processo di Barcellona si esplica nel quadro degli Accordi di Associazione tra l’UE e i Paesi dell’area mediterranea, attraverso i quali i Paesi sottoscrittori assumono una serie di impegni che vanno dal dialogo politico, al rispetto dei diritti umani e della democrazia, alla liberalizzazione del commercio di beni secondo regole compatibili con i principi dell’Organizzazione Mondiale per il Commercio44. Con particolare riferimento all’impegno all’apertura degli scambi gli Accordi prevedono un periodo transitorio per l’abbattimento delle barriere tariffarie e non tariffarie di 12 anni dalla loro entrata in vigore45. 42 Con l’allargamento dell’Unione Europea del maggio 2004, Cipro e Malta sono diventati membri dell’UE cosi come Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria. Inoltre il 1 gennaio 2007, sono entrati anche Romania e Bulgaria; attualmente pertanto il Partenariato Euro-Mediterraneo riunisce i 27 Stati membri dell’UE e 10 Partner mediterranei (Algeria, Tunisia, Marocco, Egitto, Israele, Giordania, Autorità Nazionale Palestinese, Libano, Siria, Turchia). La Libia ha status di osservatore dal 1999. 43 La data si riferisce alla totale eliminazione degli ostacoli tariffari e non tariffari allo scambio dei soli prodotti industriali. Le relazioni commerciali tra i Paesi della Sponda Sud e l’UE sono peraltro già abbastanza sviluppate considerato che i Paesi europei coprono circa il 50% del commercio estero dei Paesi mediterranei e il 36% in termini di investimenti diretti nell’area. 44 In questo senso la liberalizzazione degli scambi va intesa anche come abbattimento delle barriere eventualmente esistenti alla prestazione di servizi nel territorio del Paese non solo con una modalità di erogazione cross-border, ma anche tramite l’apertura di dipendenze dirette nel Paese. Gli Accordi possono inoltre prevedere impegni in materia di tutela della proprietà intellettuale, regolamentazione della concorrenza, sistemi di incentivazione pubblica, cooperazione in materia sociale e culturale, normative in materia di immigrazione. 45 L’entrata in vigore degli Accordi si ha soltanto a seguito della ratifica degli stessi da parte di una serie di Autorità (Parlamento Europeo, Parlamenti dei Membri UE, Parlamento del Paese Partner), comportando di norma un lungo intervallo di tempo, anche di alcuni anni, tra la sottoscrizione e la ratifica. 21 Attualmente i seguenti otto Paesi (su dieci) hanno ratificato gli Accordi di Associazione: Territori Autonomi Palestinesi (entrata in vigore dell’accordo nel 1997); Tunisia (1998), Israele (2000); Marocco (2000); Egitto (2001) Giordania (2002); Algeria (2005); Libano (2006). Alla fine del 2004 è stato sottoscritto l’Accordo con la Siria (in attesa di ratifica) e si ricorda inoltre che la Turchia ha firmato un Accordo di Associazione nel 1995 con il quale ha perfezionato un’unione doganale con l’UE46; inoltre, in considerazione del processo di adeguamento all’acquis communautaire necessario per l’ingresso del Paese nell’Unione, sarà progressivamente completato il processo di abbattimento delle barriere tariffarie e non tariffarie per i settori ancora soggetti a restrizioni. Per accelerare l’integrazione commerciale dei Paesi della Sponda Sud con quelli europei ed abbattere le barriere tariffarie ancora esistenti, in vista della creazione di un mercato unico nel 2010, nell’ottobre 2005 il Consiglio dell’UE ha approvato la proposta della Commissione di creare una zona Pan-euro-mediterranea47 per il “cumulo di origine” dei prodotti. Questa decisione, che integra il preesistente sistema del cumulo paneuropeo di origine varato nel 1997, prevede che le merci fabbricate a partire da fattori produttivi provenienti dai Paesi della Sponda Sud del Mediterraneo beneficino di un accesso preferenziale al mercato UE, rispetto a Paesi terzi, in termini di abbattimento di dazi doganali. b. Gli strumenti finanziari del Partenariato Euro-Mediterraneo: lo Strumento Europeo di Vicinato Euromediterranean e Partenariato Investment and (ENPI), la Partnership BEI e la (FEMIP), Facility la for Banca Euromediterranea Nel maggio 2004, in seguito all’allargamento dell’Unione Europea, è stata adottata una nuova Politica Europea “di Vicinato” - PEV (European Neighbourhood Policy) che coinvolge tutti gli Stati membri nelle relazioni sia con i PPM che con gli altri Paesi con cui l’UE a 15 aveva promosso politiche di integrazione48. L'obiettivo della PEV è quello di creare una zona di prosperità e di buon vicinato tra l’UE ed i Paesi confinanti attraverso forme di cooperazione politica, economica, culturale di sicurezza. Con specifico riferimento ai Paesi MEDA, la Politica di Vicinato si inserisce nel quadro del 46 L’Unione Doganale non si applica al settore agricolo. L’area comprende l’UE, i 10 Paesi della Sponda Sud nonché Svizzera, Liechtenstein, Norvegia, Islanda, Bulgaria, Romania. 48 La Politica Europea di Vicinato si rivolge infatti ai Paesi MEDA (Algeria, Tunisia, Marocco, Egitto, Israele, Giordania, Autorità Nazionale Palestinese, Libano, Siria, Turchia), ai vicini dell'Est (Bielorussia, Ucraina, Moldavia) ed ai paesi del Caucaso meridionale (Georgia, Armenia e Azerbaijan). La Russia dal 2003 è oggetto di una partnership speciale nel contesto del Partenariato Strategico UE-Russia. Con ciascuno dei Paesi l’UE sta negoziando Piani d’Azione in cui sono individuati, tra l’altro, i settori prioritari in cui si attendono specifici progressi da parte del Paese Partner. 47 22 Partenariato euromediterraneo, ricalcando sostanzialmente gli obiettivi della Dichiarazione di Barcellona del 1995. Il supporto finanziario49 ai Paesi interessati dalla politica di vicinato, tra cui quelli della Sponda Sud, è concesso attraverso uno strumento finanziario ad hoc (European Neighbourhood and Partnership Instrument-ENPI), entrato in vigore da gennaio 2007, che ha sostituito i precedenti programmi comunitari di assistenza a Paesi terzi, tra cui il programma MEDA (per i partner del Mediterraneo) ed il TACIS (per gli Stati dell’Europa Orientale e la Russia). In tale contesto, il Consiglio dell’Unione Europea (Decisione 2006/1016/EC) ha conferito un nuovo mandato alla Banca Europea degli Investimenti per finanziare, con garanzia comunitaria, progetti nei Paesi del Vicinato per il periodo 2007-2013, per un importo complessivo di 12,4 miliardi di euro, di cui 8,7 miliardi sono riservati ai Paesi Partner Mediterranei (attraverso la Facility for Euromediterranean Investment and PartnershipFEMIP). I finanziamenti, allocati secondo una specifica programmazione50, sono utilizzati, tra l’altro, per sostenere progetti finalizzati a promuovere il dialogo politico, l’armonizzazione degli impianti normativi, il consolidamento delle istituzioni, lo Stato di diritto, l’efficienza della Pubblica Amministrazione, la tutela dei diritti dell’uomo e delle minoranze, lo sviluppo di un’economia di mercato, la cooperazione nei settori dell’energia, delle telecomunicazioni e dei trasporti. 49 L’assistenza comunitaria è finalizzata: a) al finanziamento di misure di assistenza tecnica; b) al finanziamento di investimenti e di attività ad essi connesse; c) alla contribuzione a beneficio della BEI o di altri intermediari finanziari, per il finanziamento di prestiti, acquisizioni partecipative, fondi di garanzia o fondi di investimento; d) a programmi di sgravio del debito pubblico in casi eccezionali, nel quadro di un programma di riduzione del debito concordato a livello internazionale; e) a sostegni diretti al bilancio pubblico, settoriali o generali, qualora il paese partner dia prova di sufficiente trasparenza, affidabilità ed efficacia nella gestione della spesa pubblica; f) a contributi in conto interesse, in particolare per i prestiti nel settore ambientale; g) alla concessione di assicurazioni contro i rischi non commerciali; h) alla partecipazione a fondi istituiti dalla Comunità, dai suoi Stati membri, da organizzazioni internazionali e regionali, da altri donatori o paesi partner; i) alla partecipazione al capitale di istituzioni finanziarie internazionali o di banche di sviluppo regionali; l) al finanziamento di microprogetti; m) a misure in materia di sicurezza alimentare. 50 La PEV coinvolge l'Unione Europea, le autorità degli Stati membri e le autorità degli Stati vicini nell’elaborazione congiunta di documenti di programmazione quali: a) per i programmi nazionali o multinazionali (che concernono l'assistenza a un Paese partner o la cooperazione regionale e subregionale tra due o più Paesi partner), sono adottati documenti di strategia, che coprono un periodo di sette anni e che prevedono a loro volta programmi indicativi triennali, dotati di specifici budget; sulla base dei documenti di strategia e dei programmi indicativi pluriennali la Commissione adotta piani d’azione (di norma su base annuale) che stabiliscono gli obiettivi perseguiti, i settori d’intervento, una descrizione delle azioni da finanziare, i risultati attesi, le modalità di gestione, nonché l’importo del finanziamento previsto; b) per i programmi di cooperazione transfrontaliera (che concernono la cooperazione tra uno o più Stati membri e uno o più paesi partner), sono adottati uno o più documenti di strategia specifici, sulla base dei quali vengono poi adottati i programmi congiunti, relativi a una o un gruppo di frontiere, che prevedono azioni pluriennali per il conseguimento di un insieme coerente di priorità. In seguito all’adozione dei programmi congiunti la Commissione conclude con i Paesi partecipanti un accordo di finanziamento. I programmi congiunti sono di norma gestiti da una Autorità di gestione congiunta e le regioni frontaliere su cui saranno attivati i programmi congiunti sono stabilite dalla Commissione. 23 Beneficiari dei finanziamenti dell’ENPI possono essere tanto gli Stati centrali quanto le Amministrazioni locali, le organizzazioni a sostegno delle imprese, gli operatori privati, le cooperative, le associazioni, le fondazioni e le organizzazioni non governative dei Paesi dell’UE e dei Paesi della politica di vicinato, tra cui i PPM. Assistenza finanziaria ai Paesi Partner del Mediterraneo fino a dicembre 2006: MEDA (I- II) Il programma MEDA, avviato nel 1995, è stato fino a dicembre 2006 lo strumento principale a livello europeo per il finanziamento del Partenariato Euromediterraneo. Tra il 1995 ed il 1999 la Commissione Europea ha destinato al programma (MEDA I) un totale di 3,4 miliardi di euro. La seconda fase di programmazione (MEDA II 2000-2006) ha previsto invece una dotazione complessiva di 5,3 miliardi di euro. Le risorse MEDA, allocate secondo una specifica programmazione tra UE, PPM e Banca Europea per gli Investimenti, sono state impiegate tramite tre tipologie di intervento: a) contributi a fondo perduto assegnati a singoli Paesi partner attraverso procedure di gara, secondo una specifica programmazione definita a livello comunitario; b) operazioni di capitale di rischio (interventi di equity e quasi-equity) gestiti dalla BEI; c) contributi in conto interessi su prestiti BEI per progetti di tutela ambientale. Gli strumenti della Banca Europea per gli Investimenti: FEMIP La Banca Europea per gli Investimenti, in qualità di istituzione finanziaria dell’Unione Europea che ha il compito di attuare le politiche volte a rafforzare l’integrazione economica dei Paesi membri, svolge un ruolo chiave nel finanziamento delle iniziative che promuovono lo sviluppo dei Paesi Mediterranei, nell’ambito degli obiettivi fissati dalla Dichiarazione di Barcellona e dalla Politica Europea di Vicinato. L’attività di finanziamento della BEI è svolta sia su mandato comunitario, a valere su risorse comunitarie, sia a valere sui fondi propri che provengono dalla sua attività di raccolta e dai proventi collegati al lending. Per il periodo 2007-2013, il nuovo mandato del Consiglio dell’Unione Europea (che comprende anche la PEV) stabilisce un tetto massimo pari a 8,7 miliardi di euro di prestiti da concedere ai Paesi MEDA51 (cfr. paragrafo precedente). Il Consiglio di Barcellona del marzo 2002, al fine di potenziare gli interventi della Banca Europea degli Investimenti nel Mediterraneo, ha deciso di creare la Facility for 51 Il precedente mandato (Euromed II 2000-2006) era stato pari a 6,5 miliardi di euro, a cui si aggiungeva un ulteriore miliardo di euro per finanziamenti senza copertura comunitaria dei rischi commerciali e politici nel settore energetico e delle comunicazioni. Gli interventi sul capitale di rischio e di assistenza tecnica sono finanziati a valere sul budget dell’Unione Europea (rispettivamente 200 mln di euro tra il 2001 ed il 2006 per il capitale di rischio e 105 mln per l’assistenza tecnica tra il 2003 24 Euromediterranean Investment and Partnership (FEMIP), integrando in un unico programma tutte le precedenti attività svolte dalla BEI nell’area, sia con fondi propri che con risorse comunitarie. Tra il 2002 e dicembre 2006 la BEI ha finanziato progetti di investimento per 6 miliardi di euro52 nel Mediterraneo. Il FEMIP interviene attraverso una molteplicità di strumenti finanziari di cui possono beneficiare sia soggetti pubblici che privati: prestiti a medio-lungo termine per grandi progetti53, operazioni di finanza strutturata, prestiti globali concessi ad intermediari finanziari, operazioni di equity e quasi-equity54, garanzie, fondi di assistenza tecnica. Il rafforzamento del FEMIP e l’ipotesi di creazione di una Banca Euromediterranea L’idea di costituire una banca di sviluppo dedicata ai Paesi mediterranei era stata considerata favorevolmente dalla Commissione Europea fin dal 2002, quando si era ipotizzata la costituzione di un’affiliata alla BEI che avrebbe dovuto incorporarne le attività nell’area. Tuttavia, si è poi deciso di optare per una soluzione intermedia, attraverso la creazione del FEMIP, rinviando la decisione di costituzione di un organismo ad hoc ad un secondo momento sulla base dei risultati conseguiti dalla BEI con il nuovo strumento. La Conferenza Euromed di Napoli ed il Consiglio Europeo di Bruxelles del dicembre 2003 hanno riconfermato tale orientamento, varando una serie di misure volte a rafforzare55 la Facility e stabilendo che solo successivamente – sulla base della valutazione dell’operato del FEMIP - gli Stati Membri, d’intesa con i Paesi MEDA, avrebbero deciso sulla sua eventuale “incorporazione in una sussidiaria in cui la BEI detenga la maggioranza del capitale56, dedicata ai Partner Mediterranei”. e 2006) e con i fondi del FEMIP Trust Fund costituito nel 2005, con un dotazione di 33,5 mln di euro provenienti dai contributi volontari degli Stati Membri. 52 In particolare, nel 2006 la ripartizione settoriale dei prestiti della BEI è stata la seguente: infrastrutture energetiche (44%), protezione ambientale (24%), industria (15%), sostegno alle PMI (8%). In termini di distribuzione geografica, il 64% del volume totale (1354 milioni di euro) è stato destinato ai Vicino Oriente, il 33% al Maghreb ed il 3% a progetti regionali. 53 Per progetti di investimento di importo non inferiore a 25 milioni di euro. 54 Tali tipi di intervento sono mirati, tra l’altro, al rafforzamento del settore finanziario dei Paesi beneficiari. Infatti il FEMIP può acquisire partecipazioni dirette in istituzioni finanziarie, oltre che imprese private. Il FEMIP può inoltre investire in fondi di investimento specializzati in PMI, in particolare in fase di start-up, concedere prestiti partecipativi e prestiti subordinati. 55 Al fine di rafforzare il FEMIP, sono state adottate, tra l’altro, le seguenti misure: a) apertura di uffici BEI dedicati allo strumento nei Paesi Meda (Tunisi, Rabat e Cairo) ; b) creazione di un portafoglio “speciale” di 200 milioni di euro per la concessione di finanziamenti al settore privato in regime di risk sharing; c) costituzione di un forum annuale dei Ministri delle Finanze dei Paesi UE e MEDA per discutere la politica di finanziamento del FEMIP. 56 Sono state formulate diverse ipotesi sul possibile assetto organizzativo e sulla governance del nuovo soggetto: a) la costituzione di una partecipata al 60% dalla BEI che continui ad utilizzare le strutture di quest’ultima per una serie di servizi di supporto, amministrativi ecc.; b) un soggetto completamente indipendente, che comporterebbe un numero maggiore di risorse umane e finanziarie ad essa dedicate. Inoltre, si sono ipotizzati diversi scenari di trasferimento totale o parziale, e comunque graduale, del portafoglio FEMIP al nuovo soggetto. 25 Attualmente la Commissione euromediterranea, in quanto sembra aver a ottobre fine accantonato 2006 ha l’ipotesi proposto di di una banca potenziare ulteriormente il FEMIP, orientandolo maggiormente allo sviluppo delle PMI. Dalle conclusioni del Consiglio dell’Unione Europea dei Ministri dell’economia (Ecofin) del 28 novembre 2006 risulta, infatti, che l’Ecofin si sia accordato esclusivamente su un maggior rafforzamento del FEMIP57. 57 Il potenziamento dello strumento dovrebbe avvenire secondo le seguenti priorità: a) migliorare i legami del FEMIP con la politica europea di vicinato (PEV) anche integrando meglio le attività della BEI nelle strategie nazionali dell'UE e coniugando meglio i prestiti della BEI con le risorse del bilancio UE; b) elaborare ulteriormente gli strumenti del FEMIP al fine di superare gli ostacoli ad un finanziamento più efficace del settore privato, in particolare delle PMI (maggiore assunzione di rischio da parte degli intermediari locali; utilizzazione più attiva della dotazione speciale FEMIP per i prestiti; assistenza tecnica agli intermediari locali, garanzie valutarie e prestiti locali; sostenere le attività a più elevato profilo di rischio; c) rafforzare il partenariato e l'interazione locale in particolare creando un comitato consultivo, composto anche di rappresentanti dei Paesi mediterranei, per rafforzare la titolarità dei Paesi partner. 26 K A RIIA ER GE LG AL SA RS ER BE MB UM NU YN EY KE Dati macroeconomici relativi all’Algeria e rapporti con l’Italia 27 ALGERIA (Maggio 2007) Key Numbers dell’economia Indicatore 1995 2000 2004 2005 2006 Italia* UE27* PIL a prezzi correnti (miliardi US$) 42,1 54,5 76,0 93,0 101,2 1.852 14.527 3,8 2,4 5,9 1.483 1.745 2.280 Tasso inflazione medio (%) 28,4 -0,6 Tasso di disoccupazione (%) 28,1 Debito Pubblico/PIL Variazione PIL Reale (%) 6,7 6,2 2.740 2.940 4,6 4,7 3,8 2,2 2,2 29,5 23,4 22,5 21,9 6,8 7,9 81,5 55,0 35,6 22,9 19,7 106,8 61,7 Debito estero/PIL 78,5 46,4 28,8 19,9 5,7 -- -- Saldo Commerciale (mln di dollari) 160 PIL pro-capite (US$) 1,9 3,0 31.515 29.381 -26,9 -216,7 Popolazione (milioni di abitanti) -- 30,5 32,3 32,8 32,9 58,7 492,8 Età media popolazione (anni) -- -- -- -- 24,4 41,7 39,1 Tasso di crescita della popolazione (%) -- 1,4 1,5 1,5 1,2 0,07 0,16 % media pop. con età <14 anni -- -- -- -- 29 13,9 16 Tasso di alfabetizzazione (% popolazione con più di 15 anni) -- -- 69,9 69,9 70 98,6 98 12.300 15.681 26.097 27.046 Fonte: EIU su elaborazione Sintesi 2000, Banca Mondiale, CIA The World Factbook, Eurostat * 2006 Interscambio Italia – Algeria (Valori in milioni di euro) e principali concorrenti 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 (feb.) Esportazioni 1.038,0 1.242,7 1.169,3 1.238,3 1.340,1 1.562,3 209,2 Importazioni 5.343,8 4.255,2 4.680,8 4.824,3 6.144,2 8.025,5 1.302,1 Saldo -4.305,7 -3.012,5 -3.511,4 -3.586,0 -4.804,1 -6.463,2 -1.092,8 Interscambio totale 6.381,8 5,497,96 5.850,1 6.062,6 7.484,4 9.587,8 1.511,3 Fonte: ISTAT Secondo i dati pubblicati dall’Istat, nel periodo 2001-2006, sia le esportazioni che le importazioni hanno subito un incremento del 50% circa e l’interscambio è passato da 6.381,79 a 9.587,76 milioni di euro (+50%), prevalentemente per effetto dell’aumento del prezzo del petrolio. Il saldo, sempre negativo per l’Italia, è dovuto all’acquisto dall’Algeria di idrocarburi (prevalentemente gas). Secondo gli ultimi dati comparati disponibili, l’Italia nel primo semestre del 2006 si è confermata secondo partner commerciale dell’Algeria, dopo gli Stati Uniti e prima della Francia. Inoltre, l’Algeria rappresenta per l’Italia il secondo partner commerciale in Africa dopo la Tunisia (a parità del Sudafrica). Nello stesso periodo, l’Italia è risultata il secondo acquirente delle merci algerine, con una quota di mercato pari al 14,8%, preceduta dagli Stati Uniti (19,9%) e seguita da 28 Spagna (9,1%), Francia (8,1%) e Turchia (5,8%). Le principali voci delle importazioni italiane sono: petrolio greggio e gas naturale (con un peso che si attesta intorno al 91% delle importazioni totali), prodotti petroliferi raffinati (7,5% del totale), metalli di base non ferrosi, prodotti chimici di base e prodotti della siderurgia. L’Italia è risultata inoltre il secondo fornitore del Paese, con una quota pari al 9,2% sulle importazioni algerine, preceduta da Francia (21,8%) e seguita da Cina (6,9%), Germania (6,8%), Stati Uniti (6,3%) e Spagna (5%). (Fonte: Ministère des Finances). Le principali voci delle esportazioni italiane verso l’Algeria sono: prodotti per la siderurgia, macchine ed apparecchi per la produzione e l’impiego di energia meccanica, macchine per impieghi speciali, prodotti petroliferi raffinati, macchine per l’agricoltura e la silvicoltura e prodotti di metallo. La quota dell’Italia sulle importazioni algerine è diminuita lievemente dal 9,8% nel 1996 al 9,2% nel primo semestre del 2006. Per quanto riguarda i maggiori Paesi europei, la Francia e la Spagna hanno visto diminuire i la propria quota in modo molto più marcato, rispettivamente dal 32,8% al 21,8% e dal 9,4% al 5%. La quota della Germania è invece aumentata dal 5,5% al 6,8%. Al di fuori dell’Unione Europea, gli Stati Uniti hanno registrato una diminuzione del proprio peso (dall’8,4% al 6,3% n), mentre è aumentato quello della Cina (la cui quota è passata dallo 0,7% a 6,9%) (Dati ICE). Investimenti Diretti Esteri Nel 2005 l’afflusso di IDE in Algeria è stato pari a 1.081 milioni di dollari, in aumento del 22,5% rispetto al 2004 (882 milioni di dollari), ma inferiore all’afflusso di altri Paesi del Nord Africa (Egitto 5,4 miliardi di dollari; Marocco 2,9 miliardi di dollari) (Dati UNCTAD). Per quanto riguarda in particolare il flusso di investimenti dell’Italia in Algeria, è diminuito significativamente passando da 4,4 milioni di Euro nel 2005 a 1,3 milioni di euro a settembre del 2006; il Paese rappresenta la cinquantaquattresima destinazione del flusso mondiale di investimenti esteri diretti italiani ed il sesto mercato tra Paesi del Nordafrica (l’Algeria è preceduta da Libia, Tunisia, Marocco ed Egitto). Per quanto riguarda invece il flusso di investimenti dell’Algeria in Italia, secondo dati UIC, nel 2005 essi hanno raggiunto eccezionalmente i 31,8 milioni di euro, rispetto ai 186 mila euro del 2004 ed ai 120 mila euro del 2003. Inoltre, delle 49.765 ditte individuali costituite da imprenditori provenienti dai Paesi della Sponda Sud del Mediterraneo58, 1.250 sono di origine algerina (Marocco 30.524, Tunisia 7.388, Egitto 6.456, Giordania 308, Israele 196, Libano 387, Libia 1.867, Siria 544, Turchia 845 – Fonte Infocamere, 2004). 58 Su un totale di 175.555 imprese individuali di extracomunitari rilevate in Italia. 29 Investimenti Esteri Diretti in Algeria 6.000 5.000 4.000 3.000 2.000 1.000 0 6 5 4 3 2 1 0 2000 2005 in milioni di dollari 2010 in percentule del PIL Fonte: Arab World Economic Forum 2007 Presenza di imprese italiane in Algeria Secondo diverse fonti ufficiali in Algeria sono presenti da 70 a 120 imprese italiane, che operano principalmente nel settore energetico (tra cui ABB Process Solutions & Services SpA, ENI Algeria Production B.V., Ansaldo Energia Algeria, Enelpower, Nuovo Pignone SpA, Saipem Algérie, Snam Progetti SpA, e Sarl Inc, Geolog Spa, il Nuovo Castoro Algérie) e delle grandi costruzioni ed opere pubbliche (Garbali-Conicos, Astaldi SpA, Bentini Costruzioni, Condotte d’acqua SpA, Lesi e Todini SpA, Pizzarotti e Trevi Algerine). Accanto a queste società si ricorda la presenza di Alitalia, Iveco, Safet SpA (siderurgia), Grimaldi Group, e di una serie di piccole imprese attive nei settori dell’agroalimentare, dell’agro-industria, del catering, della formazione professionale, dell’imballaggio e dell’industria molitoria. Secondo i dati dell'Agenzia Nazionale per lo sviluppo e l'Investimento in Algeria (ANDI) l'Italia, nel 2005, all’infuori del settore degli idrocarburi, ha presentato solo due progetti d’investimento diretto, in partnership con altri operatori esteri, nel settore della logistica e degli imballaggi, per un ammontare di 2,5 milioni di dollari, mentre nel 2004 aveva presentato cinque progetti d'investimento per un valore di 13 milioni di euro. Nel primo semestre 2006 sono stati avviati cinque progetti, in partenariato con operatori algerini, nel settore energetico (Spa BENCO), elettrico (Spa ABB ESCO), idraulico (Sarl National Service Company Wtare) e del catering (Eurl Multicatering Algeria, Sarl Almafrique), per un valore di circa 5,9 milioni di euro. Complessivamente, tra il 2001 ed il 2006, gli IDE italiani in Algeria sono stati destinati per il 61,3% all’industria, il 26,6% ai servizi, il 10,7% alle opere pubbliche e l’1,4% ai trasporti (Fonte: ANDI). 30 K KE EY YN NU UM MB BE ER RS S S SIIS ST TE EM MA AB BA AN NC CA AR RIIO O Dati di sintesi sul sistema bancario dell’Algeria 31 KEY NUMBERS SISTEMA BANCARIO ALGERIA a cura di Sintesi 200 SrL (dati a dicembre 2005) Dati in milioni di US$ Banche statali Banche private Banche estere Non identificate Totale No No per cui i effettivo dati sono disponibili Total Assets Mercato dei Mercato dei (valore prestiti depositi assoluto e % (valore ass. e (valore ass. e su tot.) % su tot) % su tot) 31.708 93,06% 10.811 91,22% 25.719 94,67% 8 5* n.d. 0 8 6** 2.257 6,63% 994 8,38% 1.382 5,08% 2 1 107 0,31% 47 0,40% 67 0,25% 18 12 34.072 11.853 27.168 ** Per una banca i dati si riferiscono al dicembre 2004. * Per 1 banca dati al dicembre 2004. Indicatori dell’andamento del settore: I dati medi si riferiscono al campione di 10 banche (che costituiscono oltre il 70% degli assets di settore del sistema bancario dell’Algeria). Dati a dicembre 2005 Tasso di interesse medio sui prestiti 8,0% Tasso di interesse medio sui titoli a lungo termine n.d. Tasso di interesse medio sui depositi 1,8% % Non performing loans (lordi) n.d. ROE 7,69% Margine di intermediazione (Mg interesse + commissioni nette + attività di trading nette) Margine di interesse n.d. 766,4 US$/mio Livello di bancarizzazione dell’economia: Dati in milioni di US$ a dicembre 2005 In valore assoluto e percentuale (depositi+prestiti) /PIL (27.168+11.853)/89.400 43,64% Depositi /PIL 27.168/89.400 30,38% Prestiti /PIL 11.853/89.400 13,26% Processo di privatizzazione: E’ iniziato solo ad ottobre 2006. E’ stata indetta un’asta per il collocamento del 51% del Credit Populaire d’Algerie . A dicembre 2005 il 95% degli assets delle banche è ancora in mano statale. Regolamentazione di vigilanza: Informazioni non dettagliate. 32