Dossier Algeria

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Dossier Algeria
Missione imprenditoriale in Algeria
(Algeri, 3-5 giugno 2007)
Documentazione di supporto
A cura del Settore Crediti e Internazionalizzazione
CONTENUTO
ƒ
Dossier Algeria: presenza e operatività del sistema bancario italiano in
Algeria ed altri elementi di approfondimento su questione economicofinanziarie
ƒ
Dati macroeconomici relativi all’Algeria e rapporti con l’Italia
ƒ
Dati di sintesi sul sistema bancario algerino
2
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A
Presenza e operatività del sistema bancario italiano in Algeria
ed altri elementi di approfondimento su questioni economicofinanziarie
3
Indice
I.
Le Banche Italiane in Algeria
a. Presenza delle banche italiane in Algeria
b. Accordi di collaborazione tra banche italiane e banche algerine
c. Dati sull’operatività Operatività delle banche italiane con l’Algeria
d. Ostacoli rilevati nell’operatività in loco e nei rapporti con banche locali
e. Euromed Fund
f. Valutazione del rischio Paese Algeria
II.
Elementi di approfondimento sull’evoluzione del sistema bancario e
finanziario algerino
a. Riforme e struttura del settore bancario
b. Prospettive di applicazione dell’Accordo di Basilea 2 e utilizzo degli IAS (cenni)
III. Atre questioni economiche e finanziarie rilevanti per le le relazioni
bilaterali
a. Processi di integrazione economico-commerciale
b. Il Piano quinquennale di investimenti pubblici
c. Business e Investment Climate
d. Investimenti esteri e regimi di agevolazione
e. Interventi a supporto dell’attività delle imprese in Algeria
f. Interventi della Banca Africana di Sviluppo
IV.
Approfondimenti: il Partenariato Euro-Mediterraneo
a. Il Processo di Barcellona
b. Gli strumenti finanziari del Partenariato Euro-Mediterraneo: lo Strumento
Europeo
di
Vicinato
Euromediterranean
e
Partenariato
Investment
and
(ENPI),
la
Partnership
BEI
e
la
(FEMIP),
Facility
la
for
Banca
Euromediterranea
4
Le Banche Italiane in Algeria
I.
a. Presenza delle banche italiane in Algeria
In Algeria è presente dal 2003 il Gruppo Monte Paschi Siena con un ufficio di
rappresentanza ad Algeri.
Il Gruppo BNP Paribas, di cui BNL fa parte, è presente in Algeria con la sussidiaria BNP
Paribas el Djazair, che con ventisette filiali copre le principali città algerine ed è in grado
di assistere le aziende italiane interessate ad investire nel Paese. BNL attiverà inoltre a
breve un Italian Desk presso BNP Paribas al fine di assistere più compiutamente tutta la
clientela italiana che intende operare in Algeria.
b. Accordi di collaborazione tra banche italiane e banche algerine
Alcune banche hanno optato per una presenza sul mercato in forma indiretta,
attraverso
accordi
di
collaborazione
con
intermediari
locali.
In
particolare,
da
un’indagine effettuata presso le banche italiane più attive sui mercati internazionali, è
emerso che un gruppo bancario italiano ha stipulato un accordo con una controparte
algerina ed un altro gruppo ne ha uno in fase di negoziazione.
Altre banche italiane hanno segnalato di seguire con attenzione il mercato algerino e di
avere l’intenzione di sviluppare ulteriormente la loro attività, rafforzando l’azione di
supporto ai progetti di investimento delle imprese italiane e siglando accordi di
cooperazione con nuove controparti bancarie.
c. Dati sull’operatività Operatività delle banche italiane con l’Algeria
Al fine di disporre di informazioni dettagliate ed aggiornate sull’operatività del sistema
bancario italiano con l’Algeria, nel mese di marzo 2007 è stata condotta una specifica
indagine presso il Gruppo di Lavoro ABI Relazioni Internazionali, composto dalle
maggiori banche italiane più attive sui mercati esteri. Nella tabella che segue sono
riportati i risultati quantitativi di tale indagine alla quale hanno risposto diciotto banche
sulle ventidue interpellate.
Plafond Complessivo (mln di €)
Plafond utilizzato (mln di €)
(totale impegni in essere e disponibilità a
(Marzo 2007)
Con
Sace
Senza
Sace
Totale
Con
Sace
Senza
Sace
per
export
per altre
finalità**
Totale
Util./
Totale
Totale a breve
85,5
301,0
386,5
9,5
112,8
112,8
0,0
122,3
32%
Totale a m.l.t.*
97,5
60,7
158,2
4,5
3,9
3,9
0,0
8,4
5%
183,0
361,6
116,7
116,7
0,0
130,7
24%
Totale
544,6 14,0
* Si segnala che gli importi stanziati sul medio-lungo sono comprensivi di alcuni plafond segnalati dalle banche
come indistinti tra breve e lungo termine.
**Finanziamenti concessi anche attraverso succursali, a società locali partecipate da imprese italiane, ad imprese a
capitale interamente straniero, finanziamenti per l’acquisto titoli di Stato e di partecipazioni in società private
5
Complessivamente risulta un plafond stanziato di 544,6 milioni di euro, di cui 130,7
milioni utilizzati (24% del totale). Il 71% del plafond è destinato ad operazioni a breve,
mentre il rimanente 29% è allocato sul medio-lungo termine.
Tale allocazione riflette la natura della domanda di finanziamento per l’operatività delle
imprese con l’Algeria, che è sbilanciata sull’export a breve prevalentemente di
macchinari e parti meccaniche, beni strumentali, componenti per impianti.
Il 66,4% del plafond stanziato non prevede copertura assicurativa, e di questo l’83,2%
risulta allocato sul breve termine (pesando per circa il 55% sul plafond totale).
Il plafond SACE – che rappresenta il 33,6% del plafond totale – è allocato
maggiormente sul medio-lungo termine (18% del totale).
Per quanto riguarda il livello di utilizzo delle risorse, il plafond SACE risulta utilizzato al
7,6% ed allocato per il 67% sul breve termine. Il plafond senza copertura SACE (116,7
milioni di euro), utilizzato al 31,4%, è allocato per il 96,6% sul breve ed è impiegato
con interamente per finalità export.
Il plafond SACE, oltre al finanziamento di specifiche operazioni, comprende anche
stanziamenti destinati a linee di credito open, inserite in convenzione quadro con SACE,
che comprendono una serie di contratti non identificati a priori (secondo lo schema del
credito acquirente). Con riferimento a questa tipologia di linee, sei tra i maggiori gruppi
bancari italiani hanno inserito l’Algeria nell’ambito delle convenzioni stipulate con
l’Istituto assicurativo, per un importo complessivo di circa 39 milioni di euro ancora
disponibili.
d. Ostacoli rilevati nell’operatività in loco e nei rapporti con banche locali
In occasione dell’indagine condotta presso il Gruppo di Lavoro ABI Relazioni
Internazionali, alcune banche hanno confermato il persistere di una serie di criticità nei
rapporti con le controparti algerine. Risultano infatti casi in cui le banche algerine
hanno rifiutato controgaranzie emesse da banche italiane a supporto di imprese italiane
per la realizzazione di operazioni nel Paese, determinando di fatto un blocco
dell’operatività.
Secondo le segnalazioni ricevute dalle banche italiane, il problema sembrerebbe
collegato – come già avvenuto in passato - in seguito all’emanazione di provvedimenti
della magistratura italiana che hanno inibito pagamenti di garanzie escusse dagli
importatori algerini, ai sensi dell’art. 700 del Codice di Procedura Civile.
Si tratta di un tema sul quale l’ABI ha già a suo tempo condotto una specifica indagine
ed un’analisi giuridica che è stata consegnata all’Associazione Bancaria Algerina
(Association Professionelle des Banques et Établissements Financiers-ABEF) nel mese di
novembre 2005, nell’ambito dell’attività di uno specifico Gruppo di Lavoro Interbancario
6
Italo-Algerino, copresieduto dall’ABI e dall’ABEF, con l’obiettivo di promuovere la
collaborazione tra i sistemi bancari dei due Paesi1.
In particolare, la problematica è collegata ai provvedimenti emessi dal giudice italiano a
carico della banca garante su richiesta degli esportatori, che trova applicazione solo in
casi valutati come eccezionali dalla magistratura. Tali provvedimenti, rispetto ai quali la
banca è totalmente estranea in quanto traggono origine dal rapporto commerciale
sottostante, vanno ad incidere tuttavia sull’obbligazione assunta autonomamente dalla
banca italiana nei confronti della controparte estera, obbligandola a sospendere il
pagamento. Il mancato rispetto dell’inibitoria costituisce un illecito sotto il profilo
penale. Si tratta, d’altra parte, di provvedimenti “d’urgenza”, emessi in via provvisoria
dall’autorità giudiziaria e con un carattere assolutamente temporaneo; il provvedimento
in corso sfocia infatti alternativamente nella revoca del provvedimento, ove sia
accertata l’infondatezza delle ragioni inizialmente addotte dall’esportatore, ovvero
nell’avvio di una procedura giudiziaria ordinaria, nella quale sono ascoltate anche le
ragioni della controparte estera.
Attualmente, le difficoltà registrate vanno dal rifiuto da parte delle banche algerine a
proprietà pubblica di accettare controgaranzie, al blocco delle operazioni con singole
controparti da parecchi anni, a situazioni di contenzioso.
Infine un’ulteriore problematica, ancorché di minor rilievo, riguarda la corretta
canalizzazione delle lettere di credito sulle banche italiane, anche in presenza di
esplicita domiciliazione in sede contrattuale. Si sono infatti verificati casi in cui sono
state disattese le istruzioni fornite dalla parte italiana in merito alla documentazione
delle lettere di credito a favore di controparti bancarie a partecipazione straniera.
e. Euromed Fund
Alla fine del 2004 è stato creato il Fondo Euromed, gestito da Finlombarda SGR e alla
cui costituzione hanno partecipato la Banca Europea per gli Investimenti, Intesa
Sanpaolo e Unicredit. È un fondo mobiliare chiuso riservato ad investitori istituzionali,
che si caratterizza per il fatto di investire prevalentemente in azioni di joint ventures
tra società europee, principalmente italiane, ed imprese dell’area mediterranea
(prevalentemente Tunisia, Algeria, Marocco, Egitto e Turchia). Il fondo, che ha un
capitale sottoscritto di 50 milioni di euro2, potrà peraltro realizzare anche investimenti
diretti “green field”, ovvero acquistare partecipazioni di minoranza, anche connesse a
1
L’attività del gruppo si è concentrata sull’analisi delle problematiche operative rilevate dalle banche
italiane nei rapporti interbancari con le corrispondenti algerine, sulla collaborazione in materia di
formazione, sul trasferimento di competenze in materia di strumenti pubblici di supporto alle PMI.
2
A fronte di tale dotazione si prevede un taglio medio delle operazioni tra 1,5 e 3 mln di euro con una
partecipazione minima indicativa di €500.000 ed una durata media di 4 anni. La partecipazione sarà
sempre di minoranza.
7
processi di privatizzazione. Esso si avvale inoltre della collaborazione on site della
International Maghreb Merchant Bank, per l’attività di scouting e origination nonché
per la successiva due diligence e supporto nella strutturazione dell’operazione.
f. Valutazione del rischio Paese Algeria
Nessuna delle principali agenzie di valutazione assegna un rating all’Algeria.
Per quanto riguarda la valutazione del rischio Paese effettuata dalla SACE, che segue,
come noto, la classificazione stabilita in sede OCSE da uno specifico gruppo cui
partecipano le Export Credit Agencies dei Paesi dell’Organizzazione, l’Algeria (a maggio
2007) si colloca nella terza categoria di rischio (su sette), con un atteggiamento
assicurativo senza restrizioni.
II.
Elementi di approfondimento sull’evoluzione del sistema bancario e
finanziario algerino
a.
Riforme e struttura del settore bancario
Riforme del settore
Nell’ambito dei negoziati per l’adesione all’Organizzazione Mondiale del Commercio,
ancora non pervenuti a conclusione, è stato avviato un processo di riforme a partire
dalla prima metà degli anni novanta, con l’obiettivo di modernizzare e rafforzare
l’economia. In tale contesto si collocano anche una serie di misure adottate con
riferimento al settore bancario, tra cui si ricordano in particolare:
a) riforma del quadro legislativo: le leggi del 1990 e del 2003 (Loi Monnais et
crédit) hanno aperto il settore all’ingresso di operatori internazionali, rafforzato
le funzioni di vigilanza e supervisione della Banca Centrale e consolidato la
collaborazione tra le Autorità monetarie e finanziarie;
b) miglioramento della governance delle banche pubbliche, investendo i consigli di
amministrazione di un ruolo più incisivo nella gestione e nel controllo, e creando
un comitato di audit presso ciascun consiglio di amministrazione;
c) da febbraio 2006, implementazione di un moderno sistema dei pagamenti (ARTS
– Algeria Real Time Settlements), per importi superiori a un milione di dinari3,
che permette l’integrazione del mercato monetario e del mercato dei cambi, e da
maggio 2006 di un sistema di telecompensazione interbancaria (ATCI);
d) avvio del processo di privatizzazione delle banche pubbliche.
8
Per quanto riguarda il processo di privatizzazione, si segnala che esso è ancora agli
inizi. Nell’ottobre 2006 è stata lanciata l’offerta d’acquisto per il 51% del capitale del
Credit Populaire d’Algérie e attualmente sei banche compongono la short list dei
possibili acquirenti della quota ceduta dallo Stato (BNP Paribas, Société Générale, Crédit
Agricole, Natexis-Banque Populaire, Santander, City Bank); il processo dovrebbe
completarsi entro il prossimo luglio. La privatizzazione del CPA appare di particolare
rilievo in quanto rappresenta il 18% degli assets di settore e la terza banca pubblica.
Successivamente dovrebbero essere avviate le privatizzazioni della Banque du
développement Local, specializzata nel credito alle PMl, e della Banque Nationale
d’Algérie.
Struttura del settore bancario ed assetti proprietari
Il settore bancario rappresenta uno degli elementi più vulnerabili dell’economia
algerina. Anche se nel 1998 è stata concessa la licenza a quindici banche private, lo
Stato domina il settore con il 95%4 degli assets, controllando le principali banche del
Paese (Banque Extérieure d’Algérie, Banque de l’Agriculture et du développement Rural,
Crédit Populaire d’Algérie e la Banque de Développement Local).
Nonostante un regolamento dell’Aprile 2005 vieti alle banche estere di finanziare le
imprese del settore pubblico, la presenza di intermediari esteri nel Paese è aumentata
negli ultimi anni, e operano oggi in Algeria Citibank, Société Générale Algerie, BNP
Paribas, Algeria Gulf Bank, Calyon Banque, Natexis Banque e l’Arab Bank Algeria.
La prassi adottata dalle principali banche pubbliche di finanziare, a condizioni che non
rispecchiano l’effettiva rischiosità della controparte, le grandi imprese di Stato
generalmente in perdita, ha condotto ad alti livelli di non-performing loans (NPL).
Secondo alcune stime5 il rapporto tra crediti in sofferenza e prestiti totali è stato
complessivamente pari a circa il 35% nel 2005; in particolare i NPLs delle banche
pubbliche rappresentano circa il 40% dei prestiti totali e quelli delle banche private il
5%6. Recentemente, il Governo algerino ha deciso di assorbire il 4% parte dei NPL delle
banche pubbliche verso le imprese statali e di adottate specifiche misure, al fine di
limitare il prodursi di nuove sofferenze, limitando il finanziamento bancario ad imprese
pubbliche con un merito di credito non adeguato.
3
Sono effettuati pagamenti inferiori ad un milione di dinari solo se considerati urgenti. Al sistema
ARTS partecipano la Banca Centrale, le banche, il Tesoro pubblico, Algérie-Poste, Algérie Clearing per i
pagamenti alla borsa ed il Centro di pre-compensazione interbancaria (CPI).
4
Fonte: Institute of International Finance, Febbraio 2006. Secondo fonti algerine, le banche statali
incidono per il 90% degli assets di settore.
5
IMF, Country Report 07/72, Febbraio 2007.
6
Secondo altre stime il rapporto tra crediti in sofferenza ed assets totali è pari al 50% (IIF, Country
Report: Algeria, Febbraio 2006).
9
Il comparto privato del settore bancario algerino, d’altra parte, ha dimensioni ancora
ridotte ed ha fatto registrare in passato alcuni fallimenti tra i quali quello della Khalifa
Bank e della Banque Commerciale Industrielle d’Algérie nel 2003, della Union Bank nel
2004, e la messa in liquidazione, nel mese di dicembre 2005, della Compagnie
Algérienne de Banque. Secondo alcune fonti locali tali fallimenti sono costati all’Algeria
circa 12 miliardi di dollari.
Un altro indicatore dello sviluppo ancora limitato del sistema finanziario algerino è
rappresentato dalla Borsa Algerina, costituita nel 1999, che ha solo tre titoli quotati ed
una capitalizzazione pari a 20 milioni di dollari. Nel 2005 è nato, inoltre, il mercato dei
titoli obbligazionari corporate e sono state effettuate una serie di emissioni per un
valore complessivo di 2 miliardi di dollari.
Per quanto riguarda il grado di bancarizzazione: attualmente si calcolano 14 milioni di
conti correnti, oltre a 7 milioni accesi presso la Posta algerina, con una previsione di 30
milioni di conti entro il 2015; sono presenti inoltre 1300 dipendenze bancarie, circa 4
dipendenze ogni 100.000 abitanti (rispetto a 53 unità in Italia e 48 nell’Unione
Europea).
L’industry bancaria è inoltre caratterizzata da un elevato livello di liquidità attribuibile
alle entrate del settore degli idrocarburi. Secondo i dati della Banque d’Algérie, la
liquidità ha raggiunto i 1.146,9 miliardi di dinari a dicembre 2006 (circa 12 miliardi di
euro, pari al 16% del PIL), contro i 732 miliardi di dinari (7,7 miliardi di euro) dell’anno
precedente.
Il credito bancario all’economia ha raggiunto invece i 1.941,2 miliardi di dinari (circa 20
miliardi di euro), alla fine del 2006, rispetto ai 1.804 miliardi del 2005 (circa 18 miliardi
di euro). Circa il 52,8% dei finanziamenti è stato destinato al settore privato (rispetto al
49,6% nel 2005 ed al 33% nel 2000) ed il 47,2% al settore pubblico (contro il 50,4%
dell’anno precedente) (Fonte Banque d’Algérie).
b.
Prospettive di applicazione dell’Accordo di Basilea 2 e utilizzo degli IAS
(cenni)
Il sistema di regole di vigilanza vigente in Algeria accoglie in buona misura i principi
dell’Accordo sul Capitale di Basilea I. Nel 2002 la Banca d’Algeria ha adottato i
venticinque principi fondamentali previsti dal Comitato per la vigilanza bancaria di
Basilea e nel 2004 ha portato il capitale minimo versato a 2,5 miliardi di dinari algerini
(pari a 34 milioni di dollari). Tuttavia, secondo esperti del settore, è necessario un
ulteriore affinamento della regolamentazione di vigilanza al fine di consolidare il sistema
bancario e finanziario locale ed aumentarne il livello di affidabilità percepito dagli
operatori internazionali. Con il medesimo obiettivo la Banca Centrale, nell’ultimo
10
rapporto relativo al secondo semestre 2006, ha sottolineato l’opportunità che le
principali banche pubbliche (che finanziano principalmente grandi imprese locali)
migliorino i sistemi di controllo interno e di gestione del rischio di credito. Secondo
alcune fonti locali, l’accordo di Basilea 2 non dovrebbe comunque essere introdotto
prima del 2008.
Per quanto riguarda i principi contabili, attualmente le imprese si attengono ad un
insieme di norme nazionali che risalgono al 1976. Da gennaio 2008, al fine di adeguare
il sistema algerino alle norme internazionali, entrerà in vigore il Sistema Contabile
Finanziario, elaborato dall’International Accounting Standards Board sul modello del
Sistema Contabile delle Imprese già applicato in Tunisia e Marocco dal 19967.
III.
Approfondimenti su alcune questioni politiche, economiche e finanziarie
rilevanti per le relazioni bilaterali
a. Processi di integrazione economico-commerciale
Unione del Maghreb Arabo
L’Algeria partecipa ad alcuni processi di integrazione economico-commerciale sia
bilaterali
che
multilaterali,
che
interessano
principalmente
i
Paesi
dell’area
mediterranea. In particolare, l’Algeria ha aderito con la Libia, il Marocco, la Mauritania e
la Tunisia8 all’Unione del Maghreb Arabo (UMA), istituita nel 1989 con la sigla del
Trattato di Marrakech. L’obiettivo principale del Trattato istitutivo dell’UMA è quello di
assicurare
economiche
la
stabilità
dei
Paesi
regionale
9
membri
promuovendo
e
la
loro
il
coordinamento
progressiva
delle
integrazione
politiche
attraverso
7
Si segnala che l’unica impresa algerina ad aver adottato i principi contabili americani (US GAPP) è
stata la Sonatrach, dal gennaio 2006.
8
I paesi sopra citati fanno anche parte della Lega Araba e, ad eccezione del Marocco, anche
dell’Unione Africana. La Lega Araba è stata istituita nel 1945 dai seguenti Paesi fondatori: Egitto, Iraq,
Giordania, Libano, Arabia Saudita, Siria e Yemen, a cui si sono aggiunti in seguito, Libia, Sudan,
Marocco, Tunisia, Kuwait, Algeria, Unione degli Emirati Arabi, Bahrain, Qatar, Oman, Mauritania,
Somalia, l’Autorità Palestinese, Gibuti e l’unione delle Comore. L’organizzazione, alla quale l’Algeria ha
aderito il 16 agosto del 1962, si pone come obiettivo di consolidare i legami tra gli Stati arabi nelle
questioni politiche-economiche, sociali e culturali. L’Unione Africana, formata da 53 Paesi del
continente africano, mira invece alla promozione della democrazia, dei diritti umani e dello sviluppo in
Africa.
9
Tra i progetti di cooperazione interregionale più importanti approvati dall’UMA vi sono:
- l’adozione di una strategia di sviluppo comune volta a definire le basi di una solidarietà economica
tra i Paesi membri in vista dell’instaurazione di un’unione doganale (tramite l’adozione di una tariffa
doganale esterna comune) e di un mercato comune (con un’unificazione dei diritti di dogana applicati
agli Stati membri) (luglio1990);
- l’adozione di una Convenzione sugli scambi dei prodotti agricoli, per promuovere le potenzialità del
settore e lo scambio dei prodotti di base, al fine di assicurare il fabbisogno alimentare per l’intera
popolazione maghrebina (luglio 1993);
- l’adozione di una Convenzione commerciale e tariffaria maghrebina, strumento base per
l’applicazione delle regole del libero scambio tra i prodotti di origine maghrebina tra i Paesi membri
(10 marzo 1991);
11
l’introduzione graduale della libera circolazione delle persone, delle merci, dei servizi e
dei capitali.
Le attività dell’Unione si sono notevolmente ridotte negli anni a causa delle tensioni
esistenti tra i suoi due principali Paesi membri, l’Algeria ed il Marocco; il Consiglio della
Presidenza, organo cui spettano le decisioni esecutive dell’UMA, non si riunisce dal
1995.
Greater Arab Free Trade Agreement
Nel 1997 la Lega Araba ha avviato i negoziati per la creazione di una “Arab free Trade
Area”. L’accordo, entrato in vigore nel 1998, prevedeva la graduale eliminazione delle
barriere al commercio dei beni attraverso una riduzione annuale dei dazi nella misura
del 10%, fino all’eliminazione completa entro il 2008. Successivamente, durante l’Arab
Summit, svoltosi ad Amman nel marzo 2001, i capi di Governo di diciassette Paesi
appartenenti alla Lega Araba (tra cui non figurava l’Algeria) si sono accordati
sull’accelerazione del processo di creazione della Greater Arab Free Trade Agreement
(GAFTA), anticipando la completa rimozione delle barriere tariffarie al 2005. L’obiettivo
finale è quello di stimolare il commercio intra-regonale, attrarre un maggior flusso di
Investimenti Esteri Diretti, rafforzare il potere negoziale dell’area nel contesto
internazionale e creare le condizioni per una stabilità e sicurezza nella regione.
In occasione dell’ultima riunione della Lega Araba, svoltasi il 28-29 marzo 2007 a
Riyadh, il Presidente algerino Abdelaziz Bouteflika ha annunciato che l’Algeria ha
intenzione di firmare a breve il trattato di adesione al GAFTA10.
Stati Uniti - Trade and Investment Framework Agreement
L’Algeria ha firmato un Trade and Investment Framework Agreement (TIFA)
11
con gli
Stati Uniti nel 2001 finalizzato ad avviare i negoziati per la realizzazione di un accordo
di libero scambio. Tale accordo si inquadra in una più ampia strategia verso l’area da
parte degli USA, che hanno siglato una serie di accordi analoghi con alcuni paesi del
Medio Oriente12 e, in particolare, con quelli che hanno avviato i negoziati per aderire
- l’adozione di una Convenzione volta all’istituzione di una Banca per la promozione degli investimenti
e dell’import-export (marzo 1991).
10
In vista dell’adesione al GAFTA, l’Algeria aveva firmato nel 2004 un accordo al fine di aumentare il
commercio e facilitare gli scambi commerciali con i Paesi già membri dell’ Arab Free Trade Zone.
11
Tali agreements hanno importanti ripercussioni sui paesi firmatari che hanno l’obbligo di migliorare
il sistema normativo introducendo misure di protezione per gli investitori, aumentare la trasparenza in
materia di regolamentazioni, di politiche commerciali e in relazione ai diritti doganali. Gli Stati Uniti
hanno siglato TIFAs anche con Egitto, Kuwait, Qatar, Arabia Saudita, Tunisia, Yemen, Israele,
Giordania, Marocco, Bahrain e Iraq.
12
Gli Stati Uniti stanno negoziando una serie di accordi di libero scambio (FTAs) per gli investimenti
bilaterali (BITs) e accordi commerciali preferenziali (GSPs) con alcuni paesi del Medio Oriente al fine di
rafforzare i legami economici con l’area. In particolare, hanno sottoscritto accordi di libero scambio
con Israele, Giordania, Marocco, Bahrain, Oman e con l’Unione degli Emirati Arabi.
12
all’Organizzazione Mondiale del Commercio13, con l’obiettivo ultimo di creare la Middle
East Free Trade Area (MEFTA) entro il 2013. L’interesse americano alla creazione della
MEFTA non è unicamente economico ma si basa anche su ragioni geopolitiche e di
sicurezza. Al contrario, i Paesi arabi hanno sottoscritto accordi con gli Stati Uniti (in
particolare accordi di tipo FTAs) al fine di aumentare gli investimenti e i flussi
commerciali non solo con questi ultimi ma anche vis-à-vis altre economie avanzate.
Partenariato Euromediterraneo
L’Algeria ha stipulato un Accordo di Associazione con l’Unione Europea, firmato nel 2002
durante il Forum Euro-mediterraneo di Valencia e entrato in vigore il 1 settembre 2005,
nel quadro del Partenariato Euromediterraneo (cfr. parte IV del presente dossier),
processo avviato con la dichiarazione di Barcellona del 1995, che ha tra i suoi obiettivi
la realizzazione, entro il 2010, di una zona di libero scambio con i dieci Paesi della
sponda Sud.
Organizzazione Mondiale del Commercio
Per quanto concerne l’adesione dell’Algeria14 all’Organizzazione Mondiale del Commercio
(OMC), i negoziati per l’accesso sono ancora in corso e le politiche commerciali algerine
sono tenute sotto osservazione. L’OMC ha chiesto all’Algeria l’attuazione di un
programma di progressivo smantellamento delle barriere tariffarie mirato al libero
accesso di beni e servizi stranieri all’interno del mercato.
b. Il Piano quinquennale di investimenti pubblici15
Il Paese ha avviato nel 2005 il “Programme Complémentaire de Consolidation de la
Croissance”16, programma quinquennale per il consolidamento della crescita economica
del Paese per il periodo 2005-2009, che prevede uno stanziamento complessivo di 144
miliardi di dollari, di cui 60 miliardi di dollari già allocati per le seguenti priorità:
riequilibro dello sviluppo territoriale tramite il miglioramento dei servizi ai cittadini (in
particolare per quanto riguarda la sanità, l’istruzione, la formazione e l’urbanistica);
ammodernamento dei servizi pubblici (in particolare nel settore delle poste e delle
tecnologie
per
l’informazione,
nel
settore
del
commercio
e
della
Giustizia);
13
Algeria, Libano e Yemen.
L’adesione all’OMC avviene di norma in quattro fasi: la richiesta di adesione, la costituzione di un
Gruppo di Lavoro che esamini le politiche commerciali adottate dal Paese e l’avvio di negoziati
bilaterali con i Paesi membri dell’OMC, la stesura da parte del Gruppo di Lavoro del rapporto definitivo
che definisca le modalità di adesione e, infine, la decisone relativa all’eventuale adesione, che deve
essere votata da 2/3 dei Paesi membri dell’OMC durante il Consiglio Generale o la Conferenza
Ministeriale. Al momento l’Organizzazione Mondiale del Commercio si compone di 150 membri
(gennaio 2007).
15
Fonte: MPPI, Ministère des Participations et de la Promotion des Investissements-Algeria.
14
13
rafforzamento delle infrastrutture di base (trasporto urbano, rete autostradale, ferrovie,
porti e aeroporti, ospedali, università, dighe e abitazioni). Il programma prevede anche
lo sviluppo di alcuni settori specifici, quali l’agricoltura, la pesca, l’ industria, il turismo,
le PMI e l’artigianato.
Nell’ambito
della
spesa
complessiva
sono
compresi
anche
due
“programmi
complementari di sviluppo” dedicati alle regioni meno sviluppate del Paese nel Sud e
nella zona degli altipiani, per i quali sono stati stanziati 10 miliardi di dollari.
Si stima che il 40% delle risorse complessive verrà utilizzato per investimenti in
infrastrutture. Inoltre si prevede una mobilitazione di fondi privati per un ammontare di
50 miliardi di dollari.
c. Business e Investment Climate
Secondo il World Economic Forum (WEF), l’Algeria si posiziona al 76° posto su 125
Paesi nella classifica riguardante la competitività con un Global Competitiveness Index
pari a 3,90 per il 200617. Il Global Competitiveness Index (GCI) è un indice sintetico
che viene calcolato in funzione del punteggio raggiunto dal Paese con riferimento a una
serie di fattori considerati determinanti per lo sviluppo della produttività, quali: il
quadro istituzionale18, le infrastrutture, le politiche macroeconomiche, la salute,
l’educazione e la formazione, l’efficienza del mercato, le tecnologie19, le innovazioni e la
business sophistication20.
Si riporta di seguito una tabella nella quale sono evidenziati i valori ed il rating
dell’Algeria in ciascuno di tali ambiti, posti a confronto con i valori ottenuti in Marocco
ed in Tunisia.
Per quanto riguarda l’analisi degli altri Paesi del Maghreb in termini di GCI complessivo,
la Tunisia, l’economia più promettente dell’area, si posiziona al 1° posto tra i Paesi del
Nord Africa ed al 30° posto a livello globale, seguita dall’Egitto al 63° ed infine dal
16
Programma Complementare di Sostegno alla Crescita (PCSC).
L’indice è stato presentato al World Economic Forum nel World Economic Report al fine di spiegare
le differenze tra i paesi; rappresenta un contributo importante nell’analisi dei fattori chiave per la
crescita economica dei 125 paesi presi in considerazione in tale studio. L’Algeria ha migliorato la sua
situazione di 5 posizioni poiché nel 2005 era 82° in classifica. Nella graduatoria relativa al 2006-2007,
la Svizzera occupa la prima posizione mentre l’Angola si trova al 125°posto.
18
In particolare per valutare l’efficacia delle istituzioni pubbliche il GCI prende in considerazione
cinque criteri: il rispetto dei diritti di proprietà, i fenomeni di corruzione, il grado di indipendenza del
sistema giuridico, la complessità e l’eccesso di pratiche burocratiche e la sicurezza pubblica. Le
Istituzioni hanno un ruolo centrale poiché influenzano le strategie di sviluppo, d’investimento e
l’organizzazione della produzione.
19
L’indice misura la capacità di adattamento del Paese alle nuove tecnologie al fine di aumentare la
produttività del sistema industriale.
20
Tale indice si ottiene dalla misurazione della qualità e della quantità dell’offerta locale, dall’analisi
dei processi produttivi e dalla valutazione della tipologia di prodotti realizzati nel paese in termini di
sofisticatezza.
17
14
Marocco al 70°21. Negli anni, sia Algeria che Marocco hanno sensibilmente migliorato le
loro posizioni nella graduatoria, anche grazie alle politiche volte al miglioramento del
sistema educativo e sanitario ed alle azioni mirate a favorire l’innovazione.
Global Competitiveness Index
Composizione GCI
Posizione
Algeria
Posizione
Marocco
Posizione
Tunisia
1) Quadro istituzionale
58°
57°
19°
2) Infrastrutture
78°
59°
36°
1°
78°
37°
4) Sanità e educazione primaria
45°
87°
33°
5) Educazione secondaria e formazione
84°
85°
36°
6) Efficienza del mercato
96°
74°
35°
100°
67°
53°
76°
61°
27°
103°
78°
31°
3) Politiche macroeconomiche
7) Tecnologie
8) Innovazione
9) Business sophistication
Fonte: The Global Competitiveness Index-2006-2007
Il World Economic Forum ha presentato inoltre, nel mese di aprile, l’Arab World
Competitiveness Report22, rapporto riguardante l’analisi di alcuni Stati del mondo
Arabo. Tale relazione effettua un ranking dei Paesi arabi comparandone la competitività
con benchmarks costituiti da altre economie che si trovano nella stessa fase di
sviluppo23; come evidenziato nella tabella sottostante, l’Algeria si situa alla 29°
posizione24 in una fase di “transizione” tra il 1° e 2° stato (cfr. grafico seguente), come
Libia, Oman, Tunisia e Giordania.
21
L’Italia occupa il 42° posto nella classifica del Global Competitiveness Index con un indice pari a
4,46. Nel 2005-2006 l’Italia occupava la 38° posizione.
22
Il rapporto fornisce una analisi economica di 13 economie arabe ovvero Algeria, Bahrain, Egitto,
Giordania, Kuwait, Libia, Mauritania, Marocco, Oman, Qatar, Syria, Tunisia ed Emirati Arabi Uniti
23
I Paesi vengono pertanto suddivisi in vari gruppi in base al livello di sviluppo: essi possono essere
factor-driven, efficiency-driven ed innovation-driven. Inoltre, sono previste due fasi ulteriori di
“transizione” che riguardano i paesi che non appartengono a nessuna dimensione specifica. Si
distinguono i Paesi con un PIL pro capite inferiore a 2.000 dollari (factor-driven), i paesi con GDP pro
capite compreso tra 3.000 e 6.000 dollari (efficiency-driven) ed infine i paesi con un PIL superiore a
17.000 dollari (innovation-driven). Un altro criterio utilizzato per definire le tre suddette dimensioni è
la percentuale di esportazioni di beni primari sul totale delle esportazioni del Paese; l’Algeria ha la
percentuale maggiore, 64%, se paragonata con le altre economie dell’area.
24
Questo ranking si riferisce ai 40 Paesi che rientrano in questa fase.
15
Algeria-Indici di Competitività
1
Transizione
1-2
Transizione
2-3
2
Factor
Driven
Efficiency
Driven
3
Innovation
Driven
Quadro istituzionale
7
Innovazione
6
5
Infrastrutture
4
3
Business sophistication
2
Politche macroeconomiche
1
Tecnologia
Sanità ed educazione primaria
Efficienza del mercato
Algeria
Educazione secondaria e
formazione
Economia in transizione tra il I e II stato
Fonte: Arab World Economic Forum- 2007
Nel rapporto vengono altresì evidenziati i fattori principali che incidono negativamente
sulla competitività del Paese, tra i quali: scarso accesso al finanziamento, inefficiente
burocrazia, corruzione, inadeguatezza delle infrastrutture. Il programma quinquennale
di crescita economica avviato dal Governo si pone l’obiettivo di far fronte a queste
problematiche, attraverso investimenti principalmente nelle infrastrutture, al fine di
favorire l’apertura graduale del Paese all’economia internazionale.
Infine, un indicatore che fornisce dati interessanti in relazione al business environment
locale è “ease of doing business” della World Bank, comprendente dieci indici che
valutano le condizioni per lo sviluppo dell’attività imprenditoriale in 175 Paesi; seconda
tale indicatore l’Algeria si posiziona al 116° posto della classifica mondiale. Si riporta di
seguito una tabella contenente gli elementi che compongono l’ease of doing business
(con l’indicazione per alcuni di essi delle singole sottovoci che lo costituiscono) ed il
raffronto sia con i Paesi della regione (Middle East & North Africa) che con l’area OCSE.
16
Doing Business 2007- Ease of doing Business
Algeria
Regione25
OCSE
120°
-
-
Procedure (numero)
14
10.3
6.2
Tempo (giorni)
24
40.9
16.6
Costo (% reddito pro capite)
21,5
74.5
5.3
Capitale minimo (% of PNL per capita)
46,0
744.5
36.1
117°
-
-
93°
-
-
Registrazione della proprietà
152°
-
-
Accesso al credito
117°
-
-
Strength of legal rights Index (0-10)26
3
3,9
6,3
Depth of credit information Index (0-6)27
2
2,4
5,0
Public registry coverage (%adults)
0,2
3,2
8,4
Private bureau coverage (%adults)
0.0
7,6
60,8
60°
-
-
Prelievo fiscale28
169°
-
-
Costi e procedure per l’import-export
109°
-
-
Enforcement dei contratti commerciali29
61°
-
-
Chiusura di un attività
41°
-
-
Avviare un’impresa
Ottenimento Licenze
Efficienza del mercato del lavoro
Protezione degli investitori
Fonte: Nostra elaborazione su dati Banca Mondiale – Doing Business Indicators
d. Investimenti esteri e regimi di agevolazione30
Per quanto riguarda gli investimenti provenienti dall’estero, il Paese sta implementando
una serie di misure finalizzate ad attrarre flussi di capitale, attraverso la creazione di un
quadro giuridico-regolamentare favorevole e che consenta un effettivo level-playing
25
Con il termine regione si intendono i paesi MENA ovvero Middle East & North Africa. Per quanto
riguarda l’indicatore relativo all’avviamento di un impresa, considerando unicamente i paesi 17 MENA,
l’Algeria si colloca in ottava posizione.
26
Un punteggio elevato indica che le leggi in vigore favoriscono l’accesso al credito.
27
Un punteggio elevato è indicativo del fatto che sono disponibili maggiori informazioni sia nei “public
registry” che nei “private bureau”.
28
Che include il numero di versamenti da effettuare su base annuale.
29
Gli indicatori dell’enforcement dei contratti misurano l’efficienza del sistema giudiziario (o
amministrativo) nell’incasso del debito in sofferenza. Esso prende in considerazione il costo ufficiale
delle procedure giudiziarie, incluso i costi per il tribunale e per gli avvocati, o il costo di una procedura
amministrativa di recupero del debito, espresso in percentuale del valore del debito. Inoltre considera
il tempo ed il numero di procedure da effettuare dal momento dall’inizio di un azione giudiziaria
all’esecuzione del pagamento.
30
Questo paragrafo è stato redatto sulla base di informazioni provenienti dall’ANDI, Agence nationale
de développement de l’investissement.
17
field tra investitori esteri e locali31. Infatti, secondo la normativa vigente, le imprese
estere e quelle nazionali godono degli stessi diritti e sono soggette ai medesimi
obblighi; agli operatori è riconosciuta piena libertà nella scelta dell’attività da avviare,
nella forma d’investimento (sia in joint venture che in via autonoma) e nei trasferimenti
dei dividendi. Inoltre, l’Algeria ha aderito a varie convenzioni internazionali relative alla
promozione e protezione degli investimenti e al ricorso all’arbitrato internazionale32.
Le operazioni di investimento, realizzate sia da operatori locali che esteri (nella forma di
gli investimenti greenfield, ristrutturazioni d’aziende, privatizzazioni parziali o totali
delle imprese pubbliche ed ampliamenti della capacità produttiva) sono soggette ad una
fiscalità di vantaggio. In particolare, la legislazione algerina33 in materia prevede un
regime generale, una serie di benefici in materia fiscale e doganale, ed altri regimi
specifici,
a
seconda
del
settore
e/o
della
localizzazione
dell’investimento.
Più
precisamente:
1) il regime generale riguarda tutti i progetti d’investimento non localizzati nelle “zone
da sviluppare” secondo le politiche/direttrici governative. Nella fase di realizzazione del
progetto (per una durata massima di 3 anni) è prevista l’esenzione dei diritti doganali
sulla componentistica industriale, l’esenzione IVA sui beni e servizi e l’esenzione dal
diritto di trasferimento a titolo oneroso per tutte le acquisizioni immobiliari. Per quanto
riguarda la successiva fase di esercizio, è prevista l’esenzione delle imposte sia sugli
utili societari (IBS) che sull’attività professionale (TAP), per un massimo di tre anni;
2) il regime derogatorio è relativo a zone specifiche e riguarda i progetti da realizzare
all’interno di zone “da sviluppare”. Le agevolazioni accordate sono simili a quelle
concesse nel regime generale; è prevista l’applicazione del tasso ridotto del 2‰ per la
registrazione degli atti costitutivi e di aumenti di capitale. Inoltre, è prevista
l’esenzione, nella fase di esercizio, delle imposte IBS e TAP per un periodo di 10 anni;
3) il regime di convenzione riguarda i progetti di particolare interesse per l’economia
nazionale. La fase iniziale prevede l’esenzione dal pagamento dell’IVA per tutti i beni e
servizi
strumentali
al
progetto
di
investimento,
l’esenzione
dalle
tasse
per
il
31
L’Algeria ha firmato con alcuni Paesi accordi bilaterali per evitare la doppia imposizione o volti alla
promozione degli investimenti.
32
Fonte: Ministère des Participations et de la Promotion des Investissements (Algeria).
33
L’Algeria è dotata di un Codice degli investimenti la cui normativa si applica ai residenti ed ai non
residenti e prevede i seguenti organismi governativi competenti in materia di investimenti:
- Il Conseil National de l’Investissement (CNI): definisce l’orientamento del Governo in materia,
stabilisce le priorità e le zone da sviluppare, approva i progetti riguardanti le convenzioni sugli
investimenti e definisce le facilitazioni da accordare agli investitori;
- Il Ministère des Participations et de la Promotion des Investissements (MPPI): coordina le attività
relative alla preparazione e all’attuazione dei programmi di privatizzazione; propone politiche e
strategie per la promozione e lo sviluppo degli investimenti;
- l’Agence Nationale de Développement de l’Investissement (ANDI): composta da 13 sportelli unici
decentralizzati33, assicura la promozione, lo sviluppo ed il monitoraggio degli investimenti nel lungo
periodo. Lo sportello unico riceve le richieste degli investitori, assiste gli investitori nella costituzione
delle imprese e nella realizzazione dei progetti d’investimento.
18
trasferimento di proprietà ed altri vantaggi per un periodo di cinque anni; inoltre nella
fase di esercizio la durata dell’esenzione dalle imposte IBS e TAP varia tra 3 e 10 anni.
e. Interventi a supporto dell’attività delle imprese in Algeria
Fondo di Venture Capital
La Simest, Società italiana per le imprese all’estero interviene in Algeria (e nel resto dei
Paesi MEDA34) con una molteplicità di strumenti35 tra cui l’acquisto di partecipazioni
(fino al 25%) nel capitale sociale delle società estere costituite da imprese italiane (ex
L.100/90)36. A tale intervento si aggiunge il Fondo unico per le operazioni di venture
capital37 che, con una dotazione attuale di 228,5 milioni di euro, acquisisce
partecipazioni in società costituite (o di cui si sottoscrive un aumento di capitale o si
acquistano azioni da terzi) da imprese italiane, a condizione che sulla stessa impresa
Simest acquisisca anche la partecipazione ai sensi della L. 100/90; complessivamente la
partecipazione totale non può eccedere il 49% del capitale dell’impresa partecipata.
f. Interventi della Banca Africana di Sviluppo
La Banca Africana di Sviluppo38 è un organismo multilaterale fondato nel 1964 con la
finalità di promuovere lo sviluppo economico ed il progresso sociale dei Paesi membri
del continente africano. Gli azionisti sono 53 Paesi del continente africano fra cui
l’Algeria (Regional member countries-RMCs ovvero Paesi membri) e 24 Paesi di Europa
(tra cui l’Italia), America ed Asia (Non-regional member countries). La banca finanzia
una serie di progetti di sviluppo attraverso prestiti al settore privato e pubblico,
acquisizioni di partecipazioni, assistenza tecnica, investimenti in capitale privato o
pubblico, interventi d’aiuto (fino a 500 mila dollari) in casi di emergenza. Per rendere gli
34
Sono i Paesi della Sponda Sud coinvolti nel partenariato mediterraneo: Algeria, Egitto, Giordania,
Israele, Libano, Marocco, Siria, Territori palestinesi, Tunisia e Turchia.
35
Advisory e assistenza al funding, business scouting, finanziamento di studi di fattibilità e assistenza
tecnica, finanziamento per la penetrazione commerciale e per la partecipazione a gare, contributi agli
interessi per l’export.
36
A valere su questo intervento a fine 2004 erano state deliberate 37 operazioni di acquisizione di
partecipazioni in Paesi MEDA, principalmente in Tunisia ma anche in Marocco, Egitto, Algeria e
Turchia.
37
Il Fondo interviene in tutti i Paesi extraeuropei.
38
La Banca Africana di Sviluppo è membro dell’African Development Bank Group al quale
appartengono anche il Fondo africano di sviluppo (African Development Fund- AfDF) e il Fondo di
sviluppo Nigeriano (Nigeria Trust Fund creato nel 1976 con un capitale iniziale di 80 milioni di dollari).
Mentre la AfDB concede crediti a condizioni vicine a quelle del mercato in Paesi con reddito medio, i
due fondi sopra menzionati, creati negli anni settanta per ridurre la povertà, concedono crediti a
condizioni estremamente vantaggiose in quei Paesi più poveri, che in linea generale non possono
accedere ai finanziamenti ordinari concessi dalla Banca, né tanto meno sono in grado di
approvvigionarsi direttamente sui mercati dei capitali a tassi d’interesse di mercato. In particolare, il
Fondo Africano di Sviluppo, le cui disponibilità provengono principalmente dai contributi dei Paesi
membri, eroga finanziamenti a tasso zero, con un onere annuale (service charge) pari allo 0.75%
dell’importo erogato ed allo 0,50% (commitment fee) dell’impegno. Il periodo di rimborso del prestito
è di 50 anni, compreso un periodo di grazia di 10 anni.
19
strumenti più efficaci e rispondenti alle esigenze del mercato, nel 1997 è stato creato il
single currency loan39 e nel 2002 sono stati introdotti un serie di prodotti (swap sui
tassi di interesse, sulle valute, sulle materie prime, opzioni cap e collar sui tassi di
interesse) per permettere la copertura dei rischi di mercato.
L’Italia è diventata membro non regionale del Fondo africano di sviluppo nel 1982,
acquisendone circa cinquemila azioni, pari al 2,4% del totale40. Negli ultimi anni, le
risorse mobilizzate dall’Italia a favore dell’AfDB sono state destinate principalmente
all’iniziativa HIPC (Heavily Indebted Poor Countries) per un totale di 36,3 milioni di
dollari. Nel 2003, nell’ambito delle operazioni finanziate dalla AfDB, le imprese italiane
hanno ottenuto contratti per la fornitura di beni ed opere civili pari a 26,7 milioni di
dollari, circa il 4,6% del totale del procurement della Banca.
L’Algeria, tra il 1967 e il 2005, è stato il quarto Paese (dopo Marocco, Tunisia e Nigeria)
a ricevere finanziamenti e doni da parte della Banca Africana di Sviluppo. In tale
periodo sono stati approvati finanziamenti per 2,2 miliardi di euro circa (5,1 % del
totale) ed erogati 1,5 miliardi di euro (pari a 5,4% del totale).
IV. Approfondimenti: il Partenariato Euro-Mediterraneo
a. Il Processo di Barcellona
A Barcellona, il 27 e 28 novembre 1995, si è svolta per la prima volta una Conferenza
di tutti i Ministri degli Esteri dei quindici Paesi membri dell’Unione Europea e di dodici
Paesi del sud e dell’est del Mediterraneo41 (Algeria, Tunisia, Marocco, Egitto, Israele,
Giordania, Autorità Nazionale Palestinese, Libano, Siria, Turchia, Cipro e Malta). In tale
occasione, dando seguito agli orientamenti già definiti dai Consigli europei di Lisbona
(giugno 1992), Corfù (giugno 1994) ed Essen (dicembre 1994), nonché alle proposte
formulate dalla Commissione, viene dato avvio - con la “Dichiarazione di Barcellona” - a
quello che va sotto il nome di “Processo di Barcellona”, ovvero il progetto di
Partenariato Euromediterraneo (o Euromed) finalizzato alla creazione di un’area di
39
Il currency loan permette di scegliere la valuta di finanziamento (dollaro, euro, yen, rand
sudafricano) e il tasso di interesse (variabile o fisso). I termini di rimborso sono pari a venti anni
(incluso un periodo di grazia inferiore a cinque anni) per i finanziamenti al settore pubblico, a
quattordici anni (incluso un periodo di grazia inferiore a quattro anni) per le linee di credito con
garanzia pubblica, compresi tra cinque e quindici anni (periodo di grazia inferiore a tre anni) per i
finanziamenti al settore privato.
40
Nel 1986 l’Italia ha istituito un Trust Fund con un contributo iniziale di circa 260 mila euro a cui
hanno fatto seguito nel 2003, ulteriori 2 milioni di euro. Fino ad oggi il Trust Fund italiano ha
finanziato attività di assistenza tecnica, di identificazione, implementazione e valutazione e
cofinanziato progetti per un totale di circa 1,17 milioni di euro.
41
La questione dei rapporti tra l’Unione europea ed i Paesi terzi del Mediterraneo (PTM) ha in realtà radici più
lontane. Essa si pone infatti fin dagli anni sessanta, quando la Francia sottolineava la necessità di rafforzare le
interdipendenze commerciali, frutto di decenni di rapporti coloniali, tra alcuni Stati europei e i Paesi del
Mediterraneo. Al vertice di Parigi del 1972 venne pertanto definita la prima politica “Globale Mediterranea”, il cui
asse centrale era rappresentato dal libero accesso ai mercati della Comunità per i manufatti dei Paesi del bacino
mediterraneo.
20
pace, stabilità e prosperità tra i Paesi Europei e quelli del Sud del Mediterraneo42,
attraverso il rafforzamento del dialogo politico e culturale, la cooperazione economica e
finanziaria e la progressiva integrazione dei mercati.
In particolare, tre sono gli assi su cui si articola e si sviluppa la nuova politica euromediterranea:
•
il partenariato politico e di sicurezza, che mira a realizzare uno spazio comune di
pace e stabilità, attraverso l’implementazione di azioni volte a garantire la
sicurezza ed il rispetto dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto;
•
il partenariato economico e finanziario che intende promuovere la creazione di
un’area di prosperità condivisa, in primis attraverso la creazione di una zona di
libero scambio tra l’UE ed i Paesi Partner Mediterranei (PPM) firmatari della
Dichiarazione di Barcellona, entro il 201043;
•
il partenariato sociale, culturale ed umano volto a sviluppare le risorse umane,
favorire la comprensione tra culture e gli scambi tra società civili.
Il Partenariato Euromed si sviluppa lungo due direttrici complementari: una dimensione
bilaterale attiene ai rapporti tra l’UE ed i PPM; esiste inoltre una dimensione regionale
finalizzata a promuovere l’integrazione tra tutti i 37 Partners; inoltre, particolare
importanza è attribuita alla cooperazione “Sud-Sud” tra i Paesi mediterranei.
La dimensione bilaterale del processo di Barcellona si esplica nel quadro degli Accordi di
Associazione tra l’UE e i Paesi dell’area mediterranea, attraverso i quali i Paesi
sottoscrittori assumono una serie di impegni che vanno dal dialogo politico, al rispetto
dei diritti umani e della democrazia, alla liberalizzazione del commercio di beni secondo
regole compatibili con i principi dell’Organizzazione Mondiale per il Commercio44. Con
particolare riferimento all’impegno all’apertura degli scambi gli Accordi prevedono un
periodo transitorio per l’abbattimento delle barriere tariffarie e non tariffarie di 12 anni
dalla loro entrata in vigore45.
42
Con l’allargamento dell’Unione Europea del maggio 2004, Cipro e Malta sono diventati membri dell’UE cosi come
Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria. Inoltre il 1 gennaio 2007,
sono entrati anche Romania e Bulgaria; attualmente pertanto il Partenariato Euro-Mediterraneo riunisce i 27 Stati
membri dell’UE e 10 Partner mediterranei (Algeria, Tunisia, Marocco, Egitto, Israele, Giordania, Autorità Nazionale
Palestinese, Libano, Siria, Turchia). La Libia ha status di osservatore dal 1999.
43
La data si riferisce alla totale eliminazione degli ostacoli tariffari e non tariffari allo scambio dei soli prodotti
industriali. Le relazioni commerciali tra i Paesi della Sponda Sud e l’UE sono peraltro già abbastanza sviluppate
considerato che i Paesi europei coprono circa il 50% del commercio estero dei Paesi mediterranei e il 36% in
termini di investimenti diretti nell’area.
44
In questo senso la liberalizzazione degli scambi va intesa anche come abbattimento delle barriere
eventualmente esistenti alla prestazione di servizi nel territorio del Paese non solo con una modalità di
erogazione cross-border, ma anche tramite l’apertura di dipendenze dirette nel Paese. Gli Accordi
possono inoltre prevedere impegni in materia di tutela della proprietà intellettuale, regolamentazione
della concorrenza, sistemi di incentivazione pubblica, cooperazione in materia sociale e culturale,
normative in materia di immigrazione.
45
L’entrata in vigore degli Accordi si ha soltanto a seguito della ratifica degli stessi da parte di una
serie di Autorità (Parlamento Europeo, Parlamenti dei Membri UE, Parlamento del Paese Partner),
comportando di norma un lungo intervallo di tempo, anche di alcuni anni, tra la sottoscrizione e la
ratifica.
21
Attualmente i seguenti otto Paesi (su dieci) hanno ratificato gli Accordi di Associazione:
Territori Autonomi Palestinesi (entrata in vigore dell’accordo nel 1997); Tunisia (1998),
Israele (2000); Marocco (2000); Egitto (2001) Giordania (2002); Algeria (2005);
Libano (2006). Alla fine del 2004 è stato sottoscritto l’Accordo con la Siria (in attesa di
ratifica) e si ricorda inoltre che la Turchia ha firmato un Accordo di Associazione nel
1995 con il quale ha perfezionato un’unione doganale con l’UE46; inoltre, in
considerazione del processo di adeguamento all’acquis communautaire necessario per
l’ingresso del Paese nell’Unione, sarà progressivamente completato il processo di
abbattimento delle barriere tariffarie e non tariffarie per i settori ancora soggetti a
restrizioni.
Per accelerare l’integrazione commerciale dei Paesi della Sponda Sud con quelli europei
ed abbattere le barriere tariffarie ancora esistenti, in vista della creazione di un mercato
unico nel 2010, nell’ottobre 2005 il Consiglio dell’UE ha approvato la proposta della
Commissione di creare una zona Pan-euro-mediterranea47 per il “cumulo di origine” dei
prodotti. Questa decisione, che integra il preesistente sistema del cumulo paneuropeo
di origine varato nel 1997, prevede che le merci fabbricate a partire da fattori produttivi
provenienti dai Paesi della Sponda Sud del Mediterraneo beneficino di un accesso
preferenziale al mercato UE, rispetto a Paesi terzi, in termini di abbattimento di dazi
doganali.
b. Gli strumenti finanziari del Partenariato Euro-Mediterraneo: lo Strumento
Europeo
di
Vicinato
Euromediterranean
e
Partenariato
Investment
and
(ENPI),
la
Partnership
BEI
e
la
(FEMIP),
Facility
la
for
Banca
Euromediterranea
Nel maggio 2004, in seguito all’allargamento dell’Unione Europea, è stata adottata una
nuova Politica Europea “di Vicinato” - PEV (European Neighbourhood Policy) che
coinvolge tutti gli Stati membri nelle relazioni sia con i PPM che con gli altri Paesi con
cui l’UE a 15 aveva promosso politiche di integrazione48. L'obiettivo della PEV è quello di
creare una zona di prosperità e di buon vicinato tra l’UE ed i Paesi confinanti attraverso
forme di cooperazione politica, economica, culturale di sicurezza. Con specifico
riferimento ai Paesi MEDA, la Politica di Vicinato si inserisce nel quadro del
46
L’Unione Doganale non si applica al settore agricolo.
L’area comprende l’UE, i 10 Paesi della Sponda Sud nonché Svizzera, Liechtenstein, Norvegia,
Islanda, Bulgaria, Romania.
48
La Politica Europea di Vicinato si rivolge infatti ai Paesi MEDA (Algeria, Tunisia, Marocco, Egitto,
Israele, Giordania, Autorità Nazionale Palestinese, Libano, Siria, Turchia), ai vicini dell'Est (Bielorussia,
Ucraina, Moldavia) ed ai paesi del Caucaso meridionale (Georgia, Armenia e Azerbaijan). La Russia dal
2003 è oggetto di una partnership speciale nel contesto del Partenariato Strategico UE-Russia. Con
ciascuno dei Paesi l’UE sta negoziando Piani d’Azione in cui sono individuati, tra l’altro, i settori
prioritari in cui si attendono specifici progressi da parte del Paese Partner.
47
22
Partenariato
euromediterraneo,
ricalcando
sostanzialmente
gli
obiettivi
della
Dichiarazione di Barcellona del 1995.
Il supporto finanziario49 ai Paesi interessati dalla politica di vicinato, tra cui quelli della
Sponda Sud, è concesso attraverso uno strumento finanziario ad hoc (European
Neighbourhood and Partnership Instrument-ENPI), entrato in vigore da gennaio 2007,
che ha sostituito i precedenti programmi comunitari di assistenza a Paesi terzi, tra cui il
programma MEDA (per i partner del Mediterraneo) ed il TACIS (per gli Stati dell’Europa
Orientale e la Russia).
In tale contesto, il Consiglio dell’Unione Europea (Decisione 2006/1016/EC) ha conferito
un nuovo mandato alla Banca Europea degli Investimenti per finanziare, con garanzia
comunitaria, progetti nei Paesi del Vicinato per il periodo 2007-2013, per un importo
complessivo di 12,4 miliardi di euro, di cui 8,7 miliardi sono riservati ai Paesi Partner
Mediterranei (attraverso la Facility for Euromediterranean Investment and PartnershipFEMIP).
I finanziamenti, allocati secondo una specifica programmazione50, sono utilizzati, tra
l’altro,
per
sostenere
progetti
finalizzati
a
promuovere
il
dialogo
politico,
l’armonizzazione degli impianti normativi, il consolidamento delle istituzioni, lo Stato di
diritto, l’efficienza della Pubblica Amministrazione, la tutela dei diritti dell’uomo e delle
minoranze, lo sviluppo di un’economia di mercato, la cooperazione nei settori
dell’energia, delle telecomunicazioni e dei trasporti.
49
L’assistenza comunitaria è finalizzata: a) al finanziamento di misure di assistenza tecnica; b) al
finanziamento di investimenti e di attività ad essi connesse; c) alla contribuzione a beneficio della BEI
o di altri intermediari finanziari, per il finanziamento di prestiti, acquisizioni partecipative, fondi di
garanzia o fondi di investimento; d) a programmi di sgravio del debito pubblico in casi eccezionali, nel
quadro di un programma di riduzione del debito concordato a livello internazionale; e) a sostegni
diretti al bilancio pubblico, settoriali o generali, qualora il paese partner dia prova di sufficiente
trasparenza, affidabilità ed efficacia nella gestione della spesa pubblica; f) a contributi in conto
interesse, in particolare per i prestiti nel settore ambientale; g) alla concessione di assicurazioni contro
i rischi non commerciali; h) alla partecipazione a fondi istituiti dalla Comunità, dai suoi Stati membri,
da organizzazioni internazionali e regionali, da altri donatori o paesi partner; i) alla partecipazione al
capitale di istituzioni finanziarie internazionali o di banche di sviluppo regionali; l) al finanziamento di
microprogetti; m) a misure in materia di sicurezza alimentare.
50
La PEV coinvolge l'Unione Europea, le autorità degli Stati membri e le autorità degli Stati vicini
nell’elaborazione congiunta di documenti di programmazione quali: a) per i programmi nazionali o
multinazionali (che concernono l'assistenza a un Paese partner o la cooperazione regionale e
subregionale tra due o più Paesi partner), sono adottati documenti di strategia, che coprono un
periodo di sette anni e che prevedono a loro volta programmi indicativi triennali, dotati di specifici
budget; sulla base dei documenti di strategia e dei programmi indicativi pluriennali la Commissione
adotta piani d’azione (di norma su base annuale) che stabiliscono gli obiettivi perseguiti, i settori
d’intervento, una descrizione delle azioni da finanziare, i risultati attesi, le modalità di gestione,
nonché l’importo del finanziamento previsto; b) per i programmi di cooperazione transfrontaliera (che
concernono la cooperazione tra uno o più Stati membri e uno o più paesi partner), sono adottati uno o
più documenti di strategia specifici, sulla base dei quali vengono poi adottati i programmi congiunti,
relativi a una o un gruppo di frontiere, che prevedono azioni pluriennali per il conseguimento di un
insieme coerente di priorità. In seguito all’adozione dei programmi congiunti la Commissione conclude
con i Paesi partecipanti un accordo di finanziamento. I programmi congiunti sono di norma gestiti da
una Autorità di gestione congiunta e le regioni frontaliere su cui saranno attivati i programmi congiunti
sono stabilite dalla Commissione.
23
Beneficiari dei finanziamenti dell’ENPI possono essere tanto gli Stati centrali quanto le
Amministrazioni locali, le organizzazioni a sostegno delle imprese, gli operatori privati,
le cooperative, le associazioni, le fondazioni e le organizzazioni non governative dei
Paesi dell’UE e dei Paesi della politica di vicinato, tra cui i PPM.
Assistenza finanziaria ai Paesi Partner del Mediterraneo fino a dicembre 2006: MEDA (I- II)
Il programma MEDA, avviato nel 1995, è stato fino a dicembre 2006 lo strumento
principale a livello europeo per il finanziamento del Partenariato Euromediterraneo. Tra il
1995 ed il 1999 la Commissione Europea ha destinato al programma (MEDA I) un totale di
3,4 miliardi di euro. La seconda fase di programmazione (MEDA II 2000-2006) ha previsto
invece una dotazione complessiva di 5,3 miliardi di euro.
Le risorse MEDA, allocate secondo una specifica programmazione tra UE, PPM e Banca
Europea per gli Investimenti, sono state impiegate tramite tre tipologie di intervento: a)
contributi a fondo perduto assegnati a singoli Paesi partner attraverso procedure di gara,
secondo una specifica programmazione definita a livello comunitario; b) operazioni di
capitale di rischio (interventi di equity e quasi-equity) gestiti dalla BEI; c) contributi in
conto interessi su prestiti BEI per progetti di tutela ambientale.
Gli strumenti della Banca Europea per gli Investimenti: FEMIP
La Banca Europea per gli Investimenti, in qualità di istituzione finanziaria dell’Unione
Europea che ha il compito di attuare le politiche volte a rafforzare l’integrazione
economica dei Paesi membri, svolge un ruolo chiave nel finanziamento delle iniziative
che promuovono lo sviluppo dei Paesi Mediterranei, nell’ambito degli obiettivi fissati
dalla Dichiarazione di Barcellona e dalla Politica Europea di Vicinato.
L’attività di finanziamento della BEI è svolta sia su mandato comunitario, a valere su
risorse comunitarie, sia a valere sui fondi propri che provengono dalla sua attività di
raccolta e dai proventi collegati al lending. Per il periodo 2007-2013, il nuovo mandato
del Consiglio dell’Unione Europea (che comprende anche la PEV) stabilisce un tetto
massimo pari a 8,7 miliardi di euro di prestiti da concedere ai Paesi MEDA51 (cfr.
paragrafo precedente).
Il Consiglio di Barcellona del marzo 2002, al fine di potenziare gli interventi della Banca
Europea degli Investimenti nel Mediterraneo, ha deciso di creare la Facility for
51
Il precedente mandato (Euromed II 2000-2006) era stato pari a 6,5 miliardi di euro, a cui si
aggiungeva un ulteriore miliardo di euro per finanziamenti senza copertura comunitaria dei rischi
commerciali e politici nel settore energetico e delle comunicazioni. Gli interventi sul capitale di rischio
e di assistenza tecnica sono finanziati a valere sul budget dell’Unione Europea (rispettivamente 200
mln di euro tra il 2001 ed il 2006 per il capitale di rischio e 105 mln per l’assistenza tecnica tra il 2003
24
Euromediterranean Investment and Partnership (FEMIP), integrando in un unico
programma tutte le precedenti attività svolte dalla BEI nell’area, sia con fondi propri
che con risorse comunitarie. Tra il 2002 e dicembre 2006 la BEI ha finanziato progetti di
investimento per 6 miliardi di euro52 nel Mediterraneo.
Il FEMIP interviene attraverso una molteplicità di strumenti finanziari di cui possono
beneficiare sia soggetti pubblici che privati: prestiti a medio-lungo termine per grandi
progetti53, operazioni di finanza strutturata, prestiti globali concessi ad intermediari
finanziari, operazioni di equity e quasi-equity54, garanzie, fondi di assistenza tecnica.
Il rafforzamento del FEMIP e l’ipotesi di creazione di una Banca Euromediterranea
L’idea di costituire una banca di sviluppo dedicata ai Paesi mediterranei era stata
considerata favorevolmente dalla Commissione Europea fin dal 2002, quando si era
ipotizzata la costituzione di un’affiliata alla BEI che avrebbe dovuto incorporarne le
attività nell’area. Tuttavia, si è poi deciso di optare per una soluzione intermedia,
attraverso la creazione del FEMIP, rinviando la decisione di costituzione di un organismo
ad hoc ad un secondo momento sulla base dei risultati conseguiti dalla BEI con il nuovo
strumento.
La Conferenza Euromed di Napoli ed il Consiglio Europeo di Bruxelles del dicembre 2003
hanno riconfermato tale orientamento, varando una serie di misure volte a rafforzare55
la Facility e stabilendo che solo successivamente – sulla base della valutazione
dell’operato del FEMIP - gli Stati Membri, d’intesa con i Paesi MEDA, avrebbero deciso
sulla sua eventuale “incorporazione in una sussidiaria in cui la BEI detenga la
maggioranza del capitale56, dedicata ai Partner Mediterranei”.
e 2006) e con i fondi del FEMIP Trust Fund costituito nel 2005, con un dotazione di 33,5 mln di euro
provenienti dai contributi volontari degli Stati Membri.
52
In particolare, nel 2006 la ripartizione settoriale dei prestiti della BEI è stata la seguente:
infrastrutture energetiche (44%), protezione ambientale (24%), industria (15%), sostegno alle PMI
(8%). In termini di distribuzione geografica, il 64% del volume totale (1354 milioni di euro) è stato
destinato ai Vicino Oriente, il 33% al Maghreb ed il 3% a progetti regionali.
53
Per progetti di investimento di importo non inferiore a 25 milioni di euro.
54
Tali tipi di intervento sono mirati, tra l’altro, al rafforzamento del settore finanziario dei Paesi
beneficiari. Infatti il FEMIP può acquisire partecipazioni dirette in istituzioni finanziarie, oltre che
imprese private. Il FEMIP può inoltre investire in fondi di investimento specializzati in PMI, in
particolare in fase di start-up, concedere prestiti partecipativi e prestiti subordinati.
55
Al fine di rafforzare il FEMIP, sono state adottate, tra l’altro, le seguenti misure: a) apertura di uffici
BEI dedicati allo strumento nei Paesi Meda (Tunisi, Rabat e Cairo) ; b) creazione di un portafoglio
“speciale” di 200 milioni di euro per la concessione di finanziamenti al settore privato in regime di risk
sharing; c) costituzione di un forum annuale dei Ministri delle Finanze dei Paesi UE e MEDA per
discutere la politica di finanziamento del FEMIP.
56
Sono state formulate diverse ipotesi sul possibile assetto organizzativo e sulla governance del nuovo
soggetto: a) la costituzione di una partecipata al 60% dalla BEI che continui ad utilizzare le strutture
di quest’ultima per una serie di servizi di supporto, amministrativi ecc.; b) un soggetto completamente
indipendente, che comporterebbe un numero maggiore di risorse umane e finanziarie ad essa
dedicate. Inoltre, si sono ipotizzati diversi scenari di trasferimento totale o parziale, e comunque
graduale, del portafoglio FEMIP al nuovo soggetto.
25
Attualmente
la
Commissione
euromediterranea,
in
quanto
sembra
aver
a
ottobre
fine
accantonato
2006
ha
l’ipotesi
proposto
di
di
una
banca
potenziare
ulteriormente il FEMIP, orientandolo maggiormente allo sviluppo delle PMI. Dalle
conclusioni del Consiglio dell’Unione Europea dei Ministri dell’economia (Ecofin) del 28
novembre 2006 risulta, infatti, che l’Ecofin si sia accordato esclusivamente su un
maggior rafforzamento del FEMIP57.
57
Il potenziamento dello strumento dovrebbe avvenire secondo le seguenti priorità: a) migliorare i
legami del FEMIP con la politica europea di vicinato (PEV) anche integrando meglio le attività della BEI
nelle strategie nazionali dell'UE e coniugando meglio i prestiti della BEI con le risorse del bilancio UE;
b) elaborare ulteriormente gli strumenti del FEMIP al fine di superare gli ostacoli ad un finanziamento
più efficace del settore privato, in particolare delle PMI (maggiore assunzione di rischio da parte degli
intermediari locali; utilizzazione più attiva della dotazione speciale FEMIP per i prestiti; assistenza
tecnica agli intermediari locali, garanzie valutarie e prestiti locali; sostenere le attività a più elevato
profilo di rischio; c) rafforzare il partenariato e l'interazione locale in particolare creando un comitato
consultivo, composto anche di rappresentanti dei Paesi mediterranei, per rafforzare la titolarità dei
Paesi partner.
26
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NU
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Dati macroeconomici relativi all’Algeria e rapporti con l’Italia
27
ALGERIA
(Maggio 2007)
Key Numbers dell’economia
Indicatore
1995
2000
2004
2005
2006
Italia* UE27*
PIL a prezzi correnti (miliardi US$)
42,1
54,5
76,0
93,0
101,2
1.852 14.527
3,8
2,4
5,9
1.483
1.745
2.280
Tasso inflazione medio (%)
28,4
-0,6
Tasso di disoccupazione (%)
28,1
Debito Pubblico/PIL
Variazione PIL Reale (%)
6,7
6,2
2.740
2.940
4,6
4,7
3,8
2,2
2,2
29,5
23,4
22,5
21,9
6,8
7,9
81,5
55,0
35,6
22,9
19,7
106,8
61,7
Debito estero/PIL
78,5
46,4
28,8
19,9
5,7
--
--
Saldo Commerciale (mln di dollari)
160
PIL pro-capite (US$)
1,9
3,0
31.515 29.381
-26,9
-216,7
Popolazione (milioni di abitanti)
--
30,5
32,3
32,8
32,9
58,7
492,8
Età media popolazione (anni)
--
--
--
--
24,4
41,7
39,1
Tasso di crescita della popolazione (%)
--
1,4
1,5
1,5
1,2
0,07
0,16
% media pop. con età <14 anni
--
--
--
--
29
13,9
16
Tasso di alfabetizzazione (%
popolazione con più di 15 anni)
--
--
69,9
69,9
70
98,6
98
12.300 15.681 26.097 27.046
Fonte: EIU su elaborazione Sintesi 2000, Banca Mondiale, CIA The World Factbook, Eurostat
* 2006
Interscambio Italia – Algeria (Valori in milioni di euro) e principali concorrenti
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
(feb.)
Esportazioni
1.038,0
1.242,7
1.169,3
1.238,3
1.340,1
1.562,3
209,2
Importazioni
5.343,8
4.255,2
4.680,8
4.824,3
6.144,2
8.025,5
1.302,1
Saldo
-4.305,7
-3.012,5
-3.511,4
-3.586,0
-4.804,1
-6.463,2
-1.092,8
Interscambio
totale
6.381,8
5,497,96
5.850,1
6.062,6
7.484,4
9.587,8
1.511,3
Fonte: ISTAT
Secondo i dati pubblicati dall’Istat, nel periodo 2001-2006, sia le esportazioni che le
importazioni hanno subito un incremento del 50% circa e l’interscambio è passato da
6.381,79 a 9.587,76 milioni di euro (+50%), prevalentemente per effetto dell’aumento
del prezzo del petrolio. Il saldo, sempre negativo per l’Italia, è dovuto all’acquisto
dall’Algeria di idrocarburi (prevalentemente gas).
Secondo gli ultimi dati comparati disponibili, l’Italia nel primo semestre del 2006 si è
confermata secondo partner commerciale dell’Algeria, dopo gli Stati Uniti e prima
della Francia. Inoltre, l’Algeria rappresenta per l’Italia il secondo partner commerciale in
Africa dopo la Tunisia (a parità del Sudafrica).
Nello stesso periodo, l’Italia è risultata il secondo acquirente delle merci algerine, con
una quota di mercato pari al 14,8%, preceduta dagli Stati Uniti (19,9%) e seguita da
28
Spagna (9,1%), Francia (8,1%) e Turchia (5,8%). Le principali voci delle importazioni
italiane sono: petrolio greggio e gas naturale (con un peso che si attesta intorno al 91%
delle importazioni totali), prodotti petroliferi raffinati (7,5% del totale), metalli di base
non ferrosi, prodotti chimici di base e prodotti della siderurgia.
L’Italia è risultata inoltre il secondo fornitore del Paese, con una quota pari al 9,2%
sulle importazioni algerine, preceduta da Francia (21,8%) e seguita da Cina (6,9%),
Germania (6,8%), Stati Uniti (6,3%) e Spagna (5%). (Fonte: Ministère des Finances).
Le principali voci delle esportazioni italiane verso l’Algeria sono: prodotti per la
siderurgia, macchine ed apparecchi per la produzione e l’impiego di energia meccanica,
macchine per impieghi speciali, prodotti petroliferi raffinati, macchine per l’agricoltura e
la silvicoltura e prodotti di metallo.
La quota dell’Italia sulle importazioni algerine è diminuita lievemente dal 9,8% nel 1996
al 9,2% nel primo semestre del 2006. Per quanto riguarda i maggiori Paesi europei, la
Francia e la Spagna hanno visto diminuire i la propria quota in modo molto più marcato,
rispettivamente dal 32,8% al 21,8% e dal 9,4% al 5%. La quota della Germania è
invece aumentata dal 5,5% al 6,8%. Al di fuori dell’Unione Europea, gli Stati Uniti
hanno registrato una diminuzione del proprio peso (dall’8,4% al 6,3% n), mentre è
aumentato quello della Cina (la cui quota è passata dallo 0,7% a 6,9%) (Dati ICE).
Investimenti Diretti Esteri
Nel 2005 l’afflusso di IDE in Algeria è stato pari a 1.081 milioni di dollari, in aumento
del 22,5% rispetto al 2004 (882 milioni di dollari), ma inferiore all’afflusso di altri Paesi
del Nord Africa (Egitto 5,4 miliardi di dollari; Marocco 2,9 miliardi di dollari) (Dati
UNCTAD).
Per quanto riguarda in particolare il flusso di investimenti dell’Italia in Algeria, è
diminuito significativamente passando da 4,4 milioni di Euro nel 2005 a 1,3 milioni di
euro a settembre del 2006; il Paese rappresenta la cinquantaquattresima destinazione
del flusso mondiale di investimenti esteri diretti italiani ed il sesto mercato tra Paesi del
Nordafrica (l’Algeria è preceduta da Libia, Tunisia, Marocco ed Egitto).
Per quanto riguarda invece il flusso di investimenti dell’Algeria in Italia, secondo dati
UIC, nel 2005 essi hanno raggiunto eccezionalmente i 31,8 milioni di euro, rispetto ai
186 mila euro del 2004 ed ai 120 mila euro del 2003.
Inoltre, delle 49.765 ditte individuali costituite da imprenditori provenienti dai Paesi
della Sponda Sud del Mediterraneo58, 1.250 sono di origine algerina (Marocco 30.524,
Tunisia 7.388, Egitto 6.456, Giordania 308, Israele 196, Libano 387, Libia 1.867, Siria
544, Turchia 845 – Fonte Infocamere, 2004).
58
Su un totale di 175.555 imprese individuali di extracomunitari rilevate in Italia.
29
Investimenti Esteri Diretti in Algeria
6.000
5.000
4.000
3.000
2.000
1.000
0
6
5
4
3
2
1
0
2000
2005
in milioni di dollari
2010
in percentule del PIL
Fonte: Arab World Economic Forum 2007
Presenza di imprese italiane in Algeria
Secondo diverse fonti ufficiali in Algeria sono presenti da 70 a 120 imprese italiane, che
operano principalmente nel settore energetico (tra cui ABB Process Solutions & Services
SpA, ENI Algeria Production B.V., Ansaldo Energia Algeria, Enelpower, Nuovo Pignone
SpA, Saipem Algérie, Snam Progetti SpA, e Sarl Inc, Geolog Spa, il Nuovo Castoro
Algérie) e delle grandi costruzioni ed opere pubbliche (Garbali-Conicos, Astaldi SpA,
Bentini Costruzioni, Condotte d’acqua SpA, Lesi e Todini SpA, Pizzarotti e Trevi
Algerine).
Accanto a queste società si ricorda la presenza di Alitalia, Iveco, Safet SpA (siderurgia),
Grimaldi Group, e di una serie di piccole imprese attive nei settori dell’agroalimentare,
dell’agro-industria, del catering, della formazione professionale, dell’imballaggio e
dell’industria molitoria.
Secondo i dati dell'Agenzia Nazionale per lo sviluppo e l'Investimento in Algeria (ANDI)
l'Italia, nel 2005, all’infuori del settore degli idrocarburi, ha presentato solo due progetti
d’investimento diretto, in partnership con altri operatori esteri, nel settore della logistica
e degli imballaggi, per un ammontare di 2,5 milioni di dollari, mentre nel 2004 aveva
presentato cinque progetti d'investimento per un valore di 13 milioni di euro. Nel primo
semestre 2006 sono stati avviati cinque progetti, in partenariato con operatori algerini,
nel settore energetico (Spa BENCO), elettrico (Spa ABB ESCO), idraulico (Sarl National
Service Company Wtare) e del catering (Eurl Multicatering Algeria, Sarl Almafrique), per
un valore di circa 5,9 milioni di euro. Complessivamente, tra il 2001 ed il 2006, gli IDE
italiani in Algeria sono stati destinati per il 61,3% all’industria, il 26,6% ai servizi, il
10,7% alle opere pubbliche e l’1,4% ai trasporti (Fonte: ANDI).
30
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Dati di sintesi sul sistema bancario dell’Algeria
31
KEY NUMBERS SISTEMA BANCARIO ALGERIA
a cura di Sintesi 200 SrL (dati a dicembre 2005)
Dati in
milioni di
US$
Banche
statali
Banche
private
Banche
estere
Non
identificate
Totale
No
No per cui i
effettivo dati sono
disponibili
Total Assets
Mercato dei
Mercato dei
(valore
prestiti
depositi
assoluto e %
(valore ass. e
(valore ass. e
su tot.)
% su tot)
% su tot)
31.708 93,06% 10.811 91,22% 25.719 94,67%
8
5*
n.d.
0
8
6**
2.257
6,63%
994
8,38%
1.382
5,08%
2
1
107
0,31%
47
0,40%
67
0,25%
18
12
34.072
11.853
27.168
** Per una banca i dati si riferiscono al dicembre 2004.
* Per 1 banca dati al dicembre 2004.
Indicatori dell’andamento del settore:
I dati medi si riferiscono al campione di 10 banche (che costituiscono oltre il 70% degli
assets di settore del sistema bancario dell’Algeria).
Dati a dicembre 2005
Tasso di interesse medio sui prestiti
8,0%
Tasso di interesse medio sui titoli a lungo termine
n.d.
Tasso di interesse medio sui depositi
1,8%
% Non performing loans (lordi)
n.d.
ROE
7,69%
Margine di intermediazione (Mg interesse + commissioni nette + attività
di trading nette)
Margine di interesse
n.d.
766,4 US$/mio
Livello di bancarizzazione dell’economia:
Dati in milioni di US$ a dicembre 2005
In valore assoluto e percentuale
(depositi+prestiti) /PIL
(27.168+11.853)/89.400
43,64%
Depositi /PIL
27.168/89.400
30,38%
Prestiti /PIL
11.853/89.400
13,26%
Processo di privatizzazione:
E’ iniziato solo ad ottobre 2006. E’ stata indetta un’asta per il collocamento del 51% del
Credit Populaire d’Algerie
. A dicembre 2005 il 95% degli assets delle banche è ancora in mano statale.
Regolamentazione di vigilanza:
Informazioni non dettagliate.
32