scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara

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scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
Rassegna Stampa del 17 settembre 2014
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INDICE
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
17/09/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Obama: ebola minaccia globale E invia in Africa tremila soldati
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17/09/2014 Il Sole 24 Ore
Faschim quadruplica gli iscritti
6
17/09/2014 La Repubblica - Genova
Medici dalla Russia al San Martino per vincere la battaglia contro l'alcol
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17/09/2014 La Repubblica - Firenze
Arriva la ricetta elettronica 500mila toscani devono dichiarare il reddito alla Asl
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17/09/2014 La Repubblica - Firenze
Moduli partiti in ritardo, solo 15mila già in regola
10
17/09/2014 La Repubblica - Firenze
Cannabis terapeutica domani il protocollo
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17/09/2014 La Repubblica - Napoli
Assistenza privata a pagamento dal 27 settembre già raggiunti i tetti di spesa
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17/09/2014 La Repubblica - Roma
Fecondazione eterologa, si paga il ticket
14
17/09/2014 La Stampa - Nazionale
In Africa 3000 militari contro l'Ebola Più di quelli in Iraq
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17/09/2014 La Stampa - Nazionale
Sclerosi multipla: nuovi farmaci per cure su misura
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17/09/2014 La Stampa - Nazionale
"E ora più ricerche sulla sindrome di Pitt-Hopkins"
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17/09/2014 La Stampa - Nazionale
L'anticorpo che colpisce la sclerosi multipla
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17/09/2014 Il Messaggero - Nazionale
Polmoni, lui rischia più di lei
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17/09/2014 Il Messaggero - Nazionale
Mappa geografica per aiutare la cornea
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17/09/2014 Il Messaggero - Nazionale
Test del sangue per la depressione
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17/09/2014 Il Messaggero - Roma
Dieci euro per evitare code in ospedale
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17/09/2014 Il Messaggero - Nazionale
Apple, ecco eHealth: la app dedicata alla salute
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17/09/2014 Il Giornale - Nazionale
«Veneto regione modello Lo sciopero fiscale atto di legittima difesa»
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17/09/2014 Avvenire - Nazionale
«Al Gemelli non ci fu alcuna epidemia di Tbc»
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17/09/2014 Avvenire - Nazionale
«L'eterologa si fa». Ma i soldi non ci sono
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17/09/2014 Avvenire - Nazionale
Tagli, liste d'attesa, polemiche E si chiudono i punti nascita
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17/09/2014 QN - Il Giorno - Milano
La medicina nucleare raddoppia I tempi per gli esami si dimezzano
31
17/09/2014 QN - Il Giorno - Milano
Un messaggio e s'accendono i nasi rossi in ospedale
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17/09/2014 Libero - Nazionale
Macché Ebola, per la Lorenzin l'emergenza sono le smagliature
33
17/09/2014 ItaliaOggi
Le sanitarie tentano lo sprint
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17/09/2014 ItaliaOggi
No alla malattia fai-da-te
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE
26 articoli
17/09/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 17
(diffusione:619980, tiratura:779916)
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L'allarme
Obama: ebola minaccia globale E invia in Africa tremila soldati
ATLANTA - Anche i soldati in campo per combattere ebola. «La diffusione del virus è ormai fuori controllo.
Ebola è una minaccia globale e richiede una risposta globale» ha dichiarato, ieri ad Atlanta, il presidente
americano Barack Obama. Per questo la Casa Bianca invierà tremila militari in Africa per quella che è stata
chiamata «Operation United Assistance». Insieme a loro medici, infermieri, ingegneri e operai. «Le persone
ormai muoiono in mezzo alla strada - ha continuato Obama - e il mondo ha la responsabilità di agire. Quello
che ci dà speranza è che sappiamo come combattere questo virus. Non è un mistero. Conosciamo la
scienza». Il budget stanziato dall'amministrazione americana è di 750 milioni. I soldi arriveranno dai fondi per
le campagne militari in Afghanistan che, vista la riduzione dell'impegno Usa, potranno essere ricollocati per
fronteggiare l'emergenza sanitaria in Africa. «In gioco non è soltanto - come ha spiegato il portavoce della
Casa Bianca Josh Earnest - la possibilità concreta che ebola attraversi l'Oceano Atlantico e arrivi sulle coste
americane: in gioco c'è la stabilità politica dell'intera regione, e quindi un tema di primaria sicurezza
nazionale». La strategia di Obama è stata annunciata durante la visita del presidente Usa nel Centro per il
controllo e la prevenzione delle malattie di Atlanta, in Georgia. Nella stessa struttura dove sono stati curati e
guariti due dei quattro americani affetti dal virus mentre prestavano servizio a Monrovia, in Liberia, uno dei
Paesi più colpiti da ebola, insieme a Guinea, Sierra Leone, Nigeria e Senegal. E proprio in Liberia, nella
capitale Monrovia, risiederà il quartier generale dell'operazione americana. «Creeremo un ponte aereo per far
arrivare al più presto gli operatori sanitari e le forniture mediche in Africa occidentale - ha proseguito Obama stabiliremo un centro di comando militare in Liberia per sostenere gli sforzi civili in tutta la regione e gli
ospedali da campo saranno situati a Monrovia». Il personale militare non fornirà direttamente assistenza
sanitaria alle migliaia di pazienti, ma aiuterà a coordinare gli sforzi degli Stati Uniti e di varie organizzazioni
umanitarie internazionali per contenere l'epidemia. Entro il fine settimana gli Usa nomineranno un generale a
guida dell'operazione. E inoltre: la creazione di 17 ospedali da campo con 100 posti letto ognuno; la
formazione degli operatori sanitari, almeno 500 a settimana fino a quando sarà necessario (anche se si
prevede che il programma durerà sei mesi). E la decisione di far intervenire i militari Usa testimonia la
crescente preoccupazione dei funzionari americani secondo cui, senza una risposta forte e determinata,
l'epidemia potrebbe devastare il continente. Una preoccupazione condivisa dal segretario generale dell'Onu,
Ban Ki-moon, secondo il quale ebola «non è solo una crisi sanitaria: ha gravi conseguenze economiche,
umanitarie e sociali che potrebbero diffondersi ben oltre i Paesi colpiti». E secondo i responsabili delle
Nazioni Unite saranno 20mila i casi di ebola prima della fine dell'anno. L'Onu ha anche presentato un piano
da un miliardo di dollari per la lotta al virus, un netto aumento rispetto alle precedenti richieste. L'Unicef ha
invece lanciato un appello perché vengano stanziati almeno 200 milioni di dollari per curare e prevenire il
contagi di bambini nei Paesi dell'Africa occidentale colpiti dal virus.
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/09/2014
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17/09/2014
Il Sole 24 Ore
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(diffusione:334076, tiratura:405061)
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Sanità integrativa. Il Fondo dei chimici ha l'obiettivo di associare il 100% degli addetti e dei famigliari
Faschim quadruplica gli iscritti
Il 93,6% apprezza il livello di rimborso delle spese che viene garantito LE IMPRESE Puccioni (Federchimica):
«Inopportuno imporre vincoli» - Scaccabarozzi (Farmindustria): «Assicurare l'autonomia»
Cristina Casadei
Giù le mani dal Faschim, il fondo di assistenza sanitaria integrativa dei chimici. Nato dieci anni fa per
iniziativa di Federchimica, Farmindustria e sindacati ha visto gli iscritti passare dai 40mila del 2004 agli attuali
164mila. In occasione del decennale le parti che lo hanno fondato invitano a una rapida marcia indietro
chiunque stesse riflettendo su paletti o vincoli da imporre al fondo bilaterale la cui gestione è totalmente
autonoma. Dopo la presentazione di un'indagine parlamentare di due Commissioni della Camera, anche sul
Faschim, infatti, si sono accesi i riflettori dello Stato.
È significativo che in un momento di grave crisi economica, dell'occupazione e del reddito familiare, «gli
iscritti al Fondo siano in continuo aumento - dice il presidente di Faschim Silvano Veronese -, come pure il
fatto che siano in forte aumento il numero delle prestazioni richieste e rimborsate da Faschim: + 15% ad
agosto 2014 su agosto 2013. Ed anche l'importo totale liquidato: + 21% per lo stesso periodo, in
controtendenza al calo registrato dall'inizio del 2013 della la spesa sanitaria privata "intermediata" e non da
Fondi, Casse ed Assicurazioni».
Il presidente di Federchimica, Cesare Puccioni sottolinea «il significato politico di aver costituito, dieci anni fa,
Faschim, grazie ad un positivo sistema di relazioni industriali che, in modo lungimirante, ha saputo cogliere
per tempo esigenze ed aspettative di tutela della salute dei lavoratori. Il Fondo è un istituto contrattuale e
riterrei inopportuno e pericoloso imporre ai fondi, soprattutto quelli di emanazione negoziale, vincoli o
limitazioni». Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, lo definisce «un fiore all'occhiello del
settore chimico-farmaceutico. Uno strumento, per il benessere dei lavoratori e delle loro famiglie, nato grazie
alle buone relazioni tra sindacati e aziende. Successi che vanno consolidati continuando ad assicurare al
Faschim una propria autonomia».
Nell'orbita confindustriale, Faschim è stato uno dei primi fondi di assistenza sanitaria integrativa ed è oggi
uno dei più importanti. Per il numero di iscritti (l'obiettivo è arrivare al 100%) ma anche per le prestazioni. E
per la conseguente soddisfazione degli associati. Una ricerca di Lexis ha evidenziato un'approvazione
pressoché plebiscitaria dello strumento da parte degli iscritti. Su una scala da uno a dieci il grado di
soddisfazione degli iscritti risulta pari a 8.16 punti, mentre il 93,9% degli aderenti apprezza il livello di
rimborso delle spese sanitarie garantito.
Per Emilio Miceli (Filctem), «Faschim è la testimonianza che il welfare contrattuale ha concorso al campo
delle rivendicazioni e aperto la strada affinché i contratti diano una risposta alle domande di cura e benessere
della persona». Allo stesso modo Paolo Pirani (Uiltec) dice che «Faschim è la migliore dimostrazione che il
welfare contrattuale funziona, funziona bene e rappresenta una frontiera che il sindacato deve estendere e
difendere». Una posizione condivisa anche da Sergio Gigli (Femca) che ritiene «necessario allargare la
platea dei beneficiari. Per questo è necessario lavorare per coinvolgere i lavoratori anche di altri settori
produttivi e fare un'opera di forte divulgazione e promozione».
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L'EVOLUZIONE
164mila
Gli iscritti
Da 40mila associati nel 2004 gli iscritti al Faschim oggi sono 164mila, in continua crescita
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L'attività
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Il Sole 24 Ore
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Il fondo è nato dieci anni fa
3 euro
L'iscrizione
L'iscrizione al Faschim prevede una quota a carico del lavoratore (3 euro) e una a carico dell'azienda (24
euro)
60
Il rimborso
Il tasso di rimborso medio della spesa sostenuta dagli assistiti è del 60%
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La Repubblica - Genova
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LA SANITÀ
Medici dalla Russia al San Martino per vincere la battaglia contro l'alcol
La delegazione ha visitato anche l'istituto oncologico e il pronto soccorso
GIULIA DESTEFANIS
LO HANNO attraversato con gli occhi aperti, impegnati a prendere appunti. Ma gli "studenti" di ieri al San
Martino erano davvero d'eccezione: medici e amministratori arrivati direttamente dalla Russia. Una
delegazione, cioè, di Comuni russi, interessati a studiare l'organizzazione dell'ospedale ligure per trarre
spunti.
Li ha guidati Mauro Barabino, direttore generale del San Martino: hanno visitato l'Istituto scientifico
oncologico e il pronto soccorso. E poi il Centro alcologico regionale: perché è il simbolo dell'eccellenza ligure
nella cura dell'alcoldipendenza, e perché in Russia, il problema, ha dimensioni enormi. E allora sono venuti
sin qui a studiare il "modello Genova", quello che ha introdotto la figura dell'epatologo-alcologo, e dove per
curare i pazienti si coinvolgono le loro famiglie e i gruppi di auto mutuo aiuto (come gli Alcolisti anonimi).
Per l'occasione, i responsabili del Centro hanno provato a fare parallelismi tra la Russia e la piccola Liguria:
«Tanto per dare un'idea - spiegano - in Liguria il consumo di alcol provoca il 50% delle morti di cirrosi epatica,
il 40% dei tumori del fegato e tra il 40 e il 50% dei trapianti di fegato. In Russia, dove il consumo di alcol e
soprattutto superalcolici è davvero un'emergenza, ogni anno muoiono per cirrosi 7001000 persone ogni 100
mila abitanti: un'epidemia. I dati per il confronto? In Russia il 90% delle morti per cirrosi, l'80% dei tumori del
fegato e l'80% dei trapianti sono causati dall'alcol».
Di fronte all'esperienza del Centro, gli esperti russi hanno iniziatoa fare domande: su come si affronta il
problema, sull'idea di occuparsi insieme di cirrosi epatica e tumore del fegato, sull'integrazione con i sistemi
di assistenza sul territorio, cui si chiede di segnalare subito i sospetti danni da alcol, così da intercettare più
cirrosi in fase curabile (con enormi risparmi, in prospettiva, per la sanità pubblica).
Si è parlato, ancora, di velocizzazione diagnostica e di diagnosi precoce, che moltiplicano le possibilità di
successo degli interventi. Ma ciò che ha colpito di più la delegazione russa, raccontano al Centro, è il
coinvolgimento dei gruppi di auto aiuto nei percorsi di cura. Qui quella tra medici e volontari è una vera e
propria collaborazione: si organizzano incontri per facilitare il contatto con le famiglie, si consiglia loro di
partecipare a percorsi con chi ha avuto gli stessi drammi famigliari, perché quel tipo di dialogo è una terapia
vera e propria, per di più a costo zero. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: IL DIRETTORE Mauro Barabino, direttore generale dell'ospedale San Martino
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/09/2014
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17/09/2014
La Repubblica - Firenze
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(diffusione:556325, tiratura:710716)
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Rivoluzione in sanità
Arriva la ricetta elettronica 500mila toscani devono dichiarare il reddito
alla Asl
Dal 1° ottobre stop all'autocertificazione in farmacia per calcolare il costo del ticket sulle medicine LA
SALUTE
UN CAMBIAMENTO epocale per la sanità, che dovrebbe produrre risparmi e abbattere la burocrazia. Entro il
31 dicembre in Toscana scompariranno le ricette rosse sulle quali i medici prescrivono i medicinali, più avanti
dovrebbe succedere la stessa cosa per quelle utilizzate per fare visite ed esami. Prima però, è previsto un
altro passaggio molto delicato, che ha direttamente a che fare con i cittadini. Dal primo ottobre non si dovrà
più autocertificare il reddito sulla ricetta nel momento in cui si ritirano i medicinali in farmacia, al fine di
calcolare il valore del ticket. I dati di ogni cittadino saranno già sul documento rilasciato dal dottore perché
forniti dal ministero delle Finanze al sistema informatico della Regione oppure inseriti dalla Asl. Questo nel
caso in cui si riesca a fare tutto nel giro di un paio di settimane, cosa che al momento sembra difficile.
La rivoluzione riguarda tutti, 3 milioni e mezzo di toscani ma per molti avverrà in modo automatico. Si stima
che l'ultima dichiarazione dei redditi di circa l'80% dei cittadini toscani sia stata infatti inserita nel sistema dal
ministero. Per l'altro 20% la faccenda è un po' più complicata. Le Asl stanno scrivendo in questi giorni a 500
mila persone chiedendo di inviare un modulo con cui autocertificano il reddito e una fotocopia della carta
d'identità. Si può anche scegliere di andare direttamente alle anagrafi sanitarie delle aziende per dichiarare
quanto si è guadagnato l'anno precedente. Chi malgrado l'invito non farà niente finirà automaticamente nella
fascia di reddito più alta, quella da oltre 100mila euro. Forse anche per la paura di dover pagare il ticket più
elevato, in tanti finiscono in coda presso le Asl. «Ce la faremo, il sistema partirà - commenta Vittorio
Boscherini del sindacato dei medici di famiglia Fimmg - Certo, per quanto riguarda l'addio alla ricetta rossa il
sistema informatico ha ancora problemi ma conto per la fine dell'anno che tutto sia a posto». Ci sono ancora
blocchi ai computer, insomma, che sembrano ostacolare l'avvio della riforma ribadita nel 2012 dalla legge
sull'Agenda digitale. Ma soprattutto, in questi giorni, c'è un po' di agitazione di parte di chi teme di non riuscire
ad autocertificare la sua situazione economica entro la fine del mese. E alcune Asl sono in ritardo.
Foto: DALLA FINE DI DICEMBRE DAL PRIMO OTTOBRE Il reddito La ricetta ADDIO A QUELLA ROSSA
Sparirà la classica ricetta rossa per prescrivere i medicinali NO AUTOCERTIFICAZIONE I dati del cittadino
saranno già sul documento rilasciato dal dottore: non si dovrà più rivelare il reddito in farmacia
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/09/2014
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17/09/2014
La Repubblica - Firenze
Pag. 2
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Moduli partiti in ritardo, solo 15mila già in regola
I profili dell'80% dei contribuenti sono già nelle banche dati Ci sono quattro fasce, se non si attesta niente si
viene messi nella più alta Firenze ha spedito venerdì 170mila lettere, Arezzo e Pistoia ancora non si sono
mosse
MICHELE BOCCI
L'OBIETTIVO più vicinoè il primo ottobree il sistema sanitario toscano è in ritardo. Da quella data,
teoricamente, non si potrà più dichiarare il proprio reddito in farmacia quando si compra una medicina oppure
davanti al medico che compila la ricetta. E' necessario che i dati economici dei cittadini siano inseriti sul
sistema informatico di Regione e Agenzia delle entrate. Per questo va acquisita l'autocertificazione di circa
500 mila toscani, delle quali non si conosce la situazione fiscale (altri 200mila hanno invece l'Isee e i loro dati
entrano attraverso un altro canale). Si tratta di cittadini che non fanno la dichiarazione dei redditi per varie
ragioni, ma anche di persone che guadagnano più di 100mila euro all'anno. Il ministero dell'Economia ha
infatti detto alla Regione di non voler trasmettere i dati che li riguardano. Ebbene, ad oggi le persone che
hanno certificato il loro reddito sono state appena 15mila, di cui8 mila si sono mosse nelle ultime due
settimane. C'è un ritardo importante rispetto al termine che lo stesso assessorato si è dato. Dopodomani tutti i
direttori delle Asl andranno in Regione e si cercherà di capire se non è il caso di spostare la data del primo
ottobre.
LE LETTERE DELLE ASL Mentre per l'80% dei toscani (più i 200 mila che fanno l'Isee) i dati fiscali sono già
presenti sui computer dei medici, e quindi andranno direttamente nelle ricette per l'acquisto di farmaci al fine
di calcolare il ticket, gli altri sono invitati a mandare un'autocertificazione. Alcune aziende sanitarie hanno già
scritto, altre devono ancora farlo, malgrado il termine del primo ottobre che si avvicina. E' il caso di Arezzo e
Pistoia. Proprio su Arezzo ieri il consigliere regionale di Forza Italia, Stefano Mugnai ha attaccato,
sottolineando l'impreparazione dell'azienda. Firenze invece ha spedito 170mila lettere appena venerdì
scorso. E' dunque già sicuro che non si riusciranno ad inserire tutti i dati spediti dai cittadini, anche se una
parte di questi fanno riferimento a persone con reddito oltre 100 mila euro, che dunque pagherebbero
comunque il massimo di ticket.
FRETTA SÌ, MA SOLO PER CHI HA BISOGNO DEL DOTTORE Non va dimenticato che anche dopo il
primo ottobre si potrà cambiare la propria fascia di reddito, se non è calcolata o è sbagliata, portando alla Asl
la documentazione per l'autocertificazione. Non c'è quindi fretta se non si ha bisogno subito, o comunque
spesso, del dottore. Le pratiche possono essere fatte più avanti, magari il giorno prima di andare dal medico
per un'influenza o un altro problema di salute.
COME FARE IL CALCOLO DEL REDDITO Alle missive delle aziende che spiegano la situazione è allegato
un modulo da compilare per autocertificare il proprio reddito del 2013. Va aggiunta una fotocopia della carta
di identità e si può utilizzare in vari modi. Ogni azienda spiega come fare sul suo sito. Alla Asl di Firenze
prevedono questi strumenti: invio attraverso posta certificata all'indirizzo
[email protected]; invio di una raccomandata all'indirizzo "Asl Firenze, Sos Servizi
amministrativi decentrati, lungarno S. Rosa 13, 50142 Firenze"; fax al numero 055/6935650. Chi ha la tessera
sanitaria attivata (circa il 40% dei cittadini) può fare tutto all'indirizzo www.regione.toscana.it/servizi-online,
oppure andare al totem "punto sì" (sono tutti elencati al sito www.regione.toscana. it//punti-si). Ovviamente ci
si può anche rivolgere alle anagrafi sanitarie delle Asl (hanno tutte l'elenco sul sito) ma c'è il rischio di code.
LA RICETTA ELETTRONICA Dal 1 gennaio la ricetta rossa scomparirà e ci sarà solo quella elettronica: nel
codice a barre sulla destra saranno inseriti i dati del reddito e al farmacista basterà passarlo sotto lo scanner
per individuare la fascia relativa al paziente. A sinistra, il totem blu della Asl A COSA SERVE IL REDDITO La
Toscana ha ormai da tre anni stabilito un "superticket". Per calcolarlo sono state create varie fasce di reddito.
Per quanto riguarda la farmaceutica, fino a 36.151,98 euro non si paga nulla (i codici per fasce di reddito che
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IL CASO
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La Repubblica - Firenze
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(diffusione:556325, tiratura:710716)
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compaiono sulla ricetta sono Era o Eia), tra quella soglia e 70mila euro paga 2 euro a confezione fino a un
massimo di 4 (codici Erb o Eib), tra 70 e 100mila euro si paga 3 euro a confezione finoa un massimo di6
(Erco Eic) oltre 100mila euro si pagano 4 euro a confezione fino a 8 (in questo caso non ci sono codici sulla
ricetta). Le stesse fasce sono utilizzate per calcolare i ticket sulle prestazioni come le visite specialistiche, di
10, 20, 30 euro in più rispetto a quello base, o per tac e risonanze (10, 24 o 34 euro).
ADDIO RICETTA ROSSA A fine anno la Toscana dovrebbe abbandonare la ricetta rossa, come previsto
sempre dalla legge sull'Agenda digitale.
Si produrrà intanto un risparmio di un paio di milioni perché non verranno più acquistati i blocchetti per le
prescrizioni dal Poligrafico dello stato. Dal punto di vista burocratico, si snellirà il lavoro delle farmacie, che
oggi devono catalogare e inviare per posta alla Asl tutte le ricette rosse lasciate dai pazienti. All'azienda
smetteranno di catalogare quei documenti. Per quanto riguarda il cittadino, il medico inserirà la prescrizione
sul computer e gli consegnerà un foglio bianco con sopra un codice, che andrà presentato in farmacia per
ottenere le medicine. Si tratta di uno strumento che non servirebbe ma al momento è necessario per
affrontare eventuali blocchi del sistema informatico.
In futuro verrà eliminato e basterà presentarsi in farmacia con la tessera sanitaria per avere il farmaco
richiesto dal dottore.
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La Repubblica - Firenze
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(diffusione:556325, tiratura:710716)
Cannabis terapeutica domani il protocollo
PARTE la produzione di farmaci a base di cannabis terapeutica nello stabilimento chimico farmaceutico
militare di Firenze. Lo prevede un protocollo d'intesa che sarà siglato domani dai ministri della Difesa Roberta
Pinotti e della Salute Beatrice Lorenzin. Ancora il testo dell'accordo non è noto ma il senso dell'operazione è
già stato annunciato nelle scorse settimane: produzione di sostanze e preparazioni di origine vegetale a base
di cannabis. Il tutto all'interno del Chimico farmaceutico, che si può occupare tanto della coltivazione quanto
del confezionamento. Esulta già il senatore Pd Luigi Manconi: «Finalmente sarà possibile disporre anche in
Italia, in tempi ragionevoli, a costi contenuti e con la medesima procedura di altri farmaci, di medicinali
cannabinoidi capaci di alleviare le sofferenze dei migliaia di malati. Una buona notizia».
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AL MILITARE
17/09/2014
La Repubblica - Napoli
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(diffusione:556325, tiratura:710716)
Assistenza privata a pagamento dal 27 settembre già raggiunti i tetti di
spesa
Centri di radiologia, laboratori di analisi, medicina nucleare D'Anna: "Il copione si ripete"
GIUSEPPE DEL BELLO
UNA radiografia o un esame del sangue. Il controllo di una frattura o il test del colesterolo. Un ricovero e una
coronarografia. Ma anche un marcatore tumorale o una risonanza magnetica per diagnosticare
precocemente un tumore. Sanità accreditata, siamo a un soffio dal blocco totale. Dal 27 settembre,
l'assistenza privata in regime di convenzione col sistema sanitario regionale, saràa pagamento. Come ogni
anno, ma con l'aggravante che nel 2014 i cosiddetti tetti di spesa sono stati raggiunti con un mese di anticipo.
A denunciare il prossimo stop e le sue conseguenze è ancora una volta Federlab. Spiega il presidente
Vincenzo D'Anna (foto sopra): «Nonostante si conosca il fabbisogno anno per anno e tipologia per tipologia,
si continua a programmare il budget secondo dati del 2009. E questo significa comprimere le prestazioni in
base alla spesa e non alle esigenze dei pazienti». I primi a fermarsi, il 27, saranno i centri di radiologia, dal 30
toccherà ai laboratori di analisi, alle strutture che erogano prestazioni cardiologiche e a quelle diabetologiche.
Il 16 ottobre sarà la volta della medicina nucleare. I conti parlano chiaro.
Ci vorrebbero circa 86 milioni, 58 per le patologie croniche, 27 per le transitorie e 459 mila euro per le
malattie rare. Solo per i centri diabetologici ci vorrebbero 100 mila euro. Ma D'Anna teme anche la mobilità
sanitaria: «Si ripete ogni anno con i pazienti che andranno fuori regione e il Palazzo costretto a rimborsare i
viaggi». Vincenzo Schiavone, titolare di alcune cliniche ed esponente di Confindustria, parla di un
inspiegabile comportamento del governatore: «Proprio sotto le elezioni,a lui che ha ripartito 250 milioni alle
varie Asl, basterebbe distribuire 50 milioni per risolvere il problema. È imbrigliato da un ministero
dell'Economia che gli mette i bastoni tra le ruote».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/09/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
SANITÀ PROTESTA FEDERLAB
17/09/2014
La Repubblica - Roma
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Fecondazione eterologa, si paga il ticket
MAURO FAVALE
LECERTEZZE sono quattro: si pagherà un ticket (ancora non si conosce la cifra precisa), si potrà effettuare
in 21 centri di cui 7 pubblici, sono ammessi non più di 3 cicli nelle strutture statali e l'intervento è riservato alle
donne fino a 43 anni. Sono questi i paletti posti dalla giunta Zingaretti per la fecondazione eterologa nel
Lazio. Ieri, come annunciato, sono arrivate le linee guida.
LA GIUNTA le ha approvate dopo che la Consulta all'inizio dell'estate ha smontato la legge 40 che regolava
la fecondazione assistita in Italia e impediva quella eterologa. Le linee guida del Lazio non si discostano da
quelle indicate dalla Conferenza Stato-Regioni e, almeno come principio, seguono il modello della Toscana.
Anche nel Lazio, dunque, si pagherà un ticket per accedere a questo tipo di prestazione. Una posizione
mediana rispetto alle scelte di altre regioni, come l'Emilia Romagna (che la offre gratuitamente) o la
Lombardia (che lascia il pagamento completamente a carico del cittadino). La differenza con la Toscana,
però, è nel costo: lì il ticket è di circa 500 euro. Qui sarà decisamente più alto. Colpa del commissariamento
al quale è sottoposta la sanità del Lazio da otto anni e che impedirebbe alla regione di offrire prestazioni al di
fuori dei cosiddetti "lea", i livelli essenziali di assistenza. Per la fecondazione eterologa al momento non si
conosce la cifra con precisione: si parte dai costi per l'omologa che arrivano a 1.800 euro. Difficilmente
l'eterologa potrà costare di meno.
«È una discussione di queste ore», spiega Zingaretti che confida in un passo avanti del governo. Nelle
prossime settimane è previsto un confronto con l'esecutivo proprio su questo tema mentre, nel frattempo, le
Regioni stanno cercando un accordo su una tariffa unica, anche per limitare al massimo una "migrazione" di
pazienti da un territorio all'altro. Per il governatore, intanto, resta però il risultato raggiunto, con il Lazio «che
era davvero in una fase arretrata su un tema così delicato e che, invece, ha recuperato moltissimo».
Nelle linee guida approvate ieri ci sono anche i 21 centri (su 48 registrati) che hanno avuto il via libera per
effettuare l'eterologa. A Roma, l'unico attivo è quello del Sant'Anna ma a breve apriranno anche il San Filippo
Neri e il Pertini. Autorizzati anche il San Camillo, il Gemelli, l'Umberto I e il Santa Maria Goretti di Latina.
«Dopo anni di vero caos - conclude Zingaretti - entro la fine dell'anno la rete delle Pma, sia pubblica che
privata, lavorerà dentro un contesto di regole trasparenti e sicure, uguali per tutti».
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Foto: LA FECONDAZIONE Sono 7 gli ospedali pubblici in cui è possibile sottoporsi a un ciclo di fecondazione
eterologa
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/09/2014
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LINEE GUIDA DEL LAZIO: NON PIÙ DI 3 CICLI IN STRUTTURE STATALI, INTERVENTI PER LE DONNE
FINO A 43 ANNI
17/09/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 8
(diffusione:309253, tiratura:418328)
In Africa 3000 militari contro l'Ebola Più di quelli in Iraq
FRANCESCO SEMPRINI NEW YORK
Barack Obama lancia una nuova offensiva contro l'Ebola, attraverso una strategia in quattro punti che
prevede il coinvolgimento di militari, medici, tecnologia e finanziamenti. Gli Usa invieranno tremila militari n e l
l ' Africa Occidentale nell'ambito di un piano di intervento che il presidente ha illustrato nel corso di una visita
al Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta, in Georgia, l'agenzia che si occupa di malattie
infettive. In particolare, si apprende, gli Usa creeranno un centro di comando a Monrovia, in Liberia, uno dei
paesi più colpiti dal virus insieme alla Sierra Leone e alla Guinea, che sarà di supporto alle iniziative militari e
faciliterà il coordinamento degli sforzi militari americane. Il Pentagono, inoltre, invierà ingegneri per installare
17 centri per la cura della malattia in Liberia - ognuno con una capacità di 100 posti letto - e anche personale
medico per la formazione di 500 operatori sanitari, hanno precisato alti funzionari dell'amministrazione
Obama. «Per combattere l'epidemia alla fonte dobbiamo mettere a punto una vera risposta internazionale»,
ha detto un responsabile americano che ha voluto mantenere l'anonimato. Obama punta inoltre a un
maggiore coinvolgimento delle istituzioni internazionali, Nazioni Unite e Organizzazione mondiale della sanità
e per questo illustrerà i suoi sforzi agli altri Paesi, nel corso dei lavori della 69esima Assemblea generale
Onu, in programma la prossima settimana, mentre giovedì il Consiglio di Sicurezza terrà al Palazzo di Vetro
una riunione di emergenza proprio per esplorare l'ipotesi di un coordinamento. Il timore principale è che,
all'aumentare dei contagi, il virus possa mutare divenendo più pericoloso, aggressivo e di più facile
trasmissione. Sono 4.784 i casi di contagio legati alla nuova epidemia di Ebola, 2.400 circa i morti.
Foto: Impegno Il presidente americano Barack Obama vuole debellare l'epidemia prima che esca dall'Africa
occidentale AP
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L'altro intervento
17/09/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 18
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Sclerosi multipla: nuovi farmaci per cure su misura
I risultati all'ultimo congresso di Boston Rallentare il decorso è la sfida del futuro
Farmaci personalizzati e sempre più efficaci. Tecniche e tecnologie per monitorare i risultati di una cura.
Possibilità di usare dosaggi meno pesanti. Quella di fare una prevenzione vera, mirata al complesso della
malattia e non solo ai suoi episodi. C'è tutto questo nel salto di qualità che la ricerca ha permesso nel campo
della sclerosi multipla. Una malattia con cui devono convivere 72 mila persone in Italia, circa 600 mila in
Europa, tra due e tre milioni nel mondo. Ma anche una malattia che si può affrontare con risultati di gran
lunga superiori rispetto a pochi anni fa. Se n'è parlato a Boston, dal 10 al 13 settembre, per il convegno delle
associazioni americana (Actrims) ed europea (Ectrims). Ma l'attenzione sul tema è alta da tempo. La sclerosi
multipla resta la causa più frequente di disabilità cronica da patologia neurologica nei giovani adulti. È un
male complesso, definito «demielinizzante», perché causa una perdita di mielina in diverse zone del sistema
nervoso centrale. Provoca lesioni di grandezza variabile (le placche), che possono evolvere da una fase
infiammatoria a una fase cronica, in cui le fibre nervose degenerano, fino a determinare una disabilità fisica e
cognitiva ad oggi irreversibile. Non solo. La sclerosi multipla si manifesta presto, in media a 30 anni. Così gli
sforzi della ricerca si sono concentrati su tre obiettivi: prevenire gli episodi e i focolai di demielinizzazione,
rallentare l'accumulo della disabilità, migliorare la qualità della vita di chi si ammala. «Un grande passo in
avanti c'è stato: grazie ai farmaci innovativi e mirati, dotati di target molecolari diversi, oggi si può
personalizzare una terapia in base alle specifiche esigenze», spiega Antonio Uccelli, neurologo e ricercatore
presso il dipartimento di Neuroscienze, Oftalmologia e Genetica dell'Università di Genova. «In più - aggiunge
- le tecnologie di imaging permettono di monitorare meglio la risposta di ogni paziente alle cure». Lo sviluppo
è costante e arriva a toccare anche terapie collaudate, come il glatiramer acetato, già il farmaco più usato al
mondo per la sclerosi multipla. Un principio di cui si sta mettendo a punto un nuovo dosaggio - 40 mg tre
volte alla settimana - che riduce di molto il numero di iniezioni necessarie. Un altro passo fondamentale,
insieme con le terapie orali, per rendere meno gravoso convivere con la malattia. «Il secondo versante prosegue Uccelli - è quello dei farmaci neuroprotettori, capaci di agire sulle strutture neurali prima che insorga
il danno delle fibre nervose. Terapie che consentono una prevenzione vera: più precoce ed efficace. Per
usare una metafora, oggi ci si preoccupa di rinforzare e proteggere il muro finché è in piedi, senza attendere
che arrivi qualcuno a danneggiarlo e a farlo crollare. I farmaci più innovativi vanno in questa direzione e ce ne
sono di interessanti, come il laquinimod: a Boston è stato presentato il disegno di uno studio su questo
farmaco per verificarne l'efficacia nelle forme progressive, un tipo di sclerosi multipla per la quale purtroppo
non esiste ancora una terapia». Immunomodulante orale e da assumere una volta al giorno, laquinimod ha
dato indicazioni importanti anche sull'ulteriore sfida legata alla sclerosi multipla: rallentare l'accumularsi della
disabilità e ritardare la progressione della malattia. Un obiettivo sempre più al centro della ricerca. E una
rivoluzione che, grazie al lavoro dei laboratori, potrebbe non essere così lontana.
L'impegno di Teva Teva Pharmaceutical Industries è una delle principali aziende farmaceutiche mondiali. È
impegnata nell'accrescere l'accesso a un'assistenza sanitaria di qualità attraverso lo sviluppo e la
commercializzazione di farmaci generici a prezzi accessibili, così come di farmaci innovativi e di specialità e
principi attivi. Teva è il più grande produttore di farmaci equivalenti al mondo, con un portfolio di oltre 1000
molecole e una presenza in 60 Paesi. Per quanto riguarda i farmaci a marchio, concentra l'attività in molte
aree, tra cui neurologia, oncologia, terapia del dolore e salute della donna.
I numeri aggiornati sulla malattia Tra due e tre milioni di pazienti nel mondo Grazie anche alle nuove
tecniche di diagnosi nel mondo il numero di casi noti di pazienti di sclerosi multipla è aumentato dai 2,1
milioni del 2008 a 2,3 milioni nel 2013, secondo i dati della MSIF, la federazione internazionale delle
organizzazioni attive contro questa malattia. Le stime dell'AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla)
parlano invece di cifre superiori: tra i 2,5 e i 3 milioni di malati nel mondo. Soprattutto giovani e donne In
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medicina
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(diffusione:309253, tiratura:418328)
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prevalenza, la sclerosi multipla viene diagnosticata tra i 20 e i 40 anni d'età. Chi ne è colpito finisce per
convivere con la malattia per molti anni e per questo riuscire a migliorarne le condizioni di vita è decisivo. Le
donne continuano ad ammalarsi in misura doppia rispetto agli uomini: è uno dei misteri di questa patologia, le
cui cause esatte sono ancora sconosciute. I tipi di sclerosi multipla L'85 per cento delle diagnosi riguarda la
forma recidivante-remittente, che presenta episodi acuti di malattia - ricadute che durano ore o giorni - alternati
a periodi di benessere. Per otto malati su 10, questa forma evolve però nella sclerosi multipla
secondariamente progressiva, caratterizzata invece da una disabilità persistente e che progredisce nel
tempo. Per il 15 per cento dei malati, invece, la sclerosi multipla si presenta con un andamento progressivo
fin dall'inizio.
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"E ora più ricerche sulla sindrome di Pitt-Hopkins"
Nasce la prima associazione italiana per aiutare i bambini colpiti dalla malattia
LORENZA CASTAGNERI
In Italia si contano meno di 30 casi. Nel mondo non più di 300. Piccoli pazienti, che soffrono di un grave
ritardo cognitivo, con compromissione delle capacità di linguaggio e delle tappe motorie. A questi problemi si
aggiungono deficit neurologici, quali crisi di iperventilazione e apnea, difficoltà a coordinare i movimenti, difetti
oculari e convulsioni. Sono i sintomi della sindrome di Pitt- Hopkins, una malattia rara, ancora poco studiata e
largamente sottodiagnosticata. Proprio per diffondere la conoscenza della patologia in ambito medico e
promuovere la ricerca è nata l'Associazione italiana Sindrome di Pitt- Hopkins - Insieme di più (www.aisph.it),
che sarà presentata sabato 20 settembre nella Sala Brasca del Policlinico Gemelli di Roma. L'idea è venuta a
un gruppo di genitori con figli affetti dalla malattia nel tentativo di fare rete per confrontarsi con chi vive la
stessa condizione. «Vorremmo arrivare a tutte le famiglie in cerca di una diagnosi, tutte le figure professionali
che ruotano intorno ai bambini, dai pediatri alle maestre d'asilo, dagli insegnanti di solPEVENTO/ stegno ai
fisioterapisti, perché riconoscano sintomi e caratteristiche della malattia», spiega Gianluca Vizza, presidente
dell'associazione e papà di un bambino con questa patologia. Come è stato messo in luce solo nel 2007, la
sindrome di Pitt-Hopkins è determinata dalla mancanza o dalla mutazione puntiforme del gene Tcf4 sul
cromosoma 18. «Nel caso della perdita completa del gene è possibile arrivare a una diagnosi attraverso
l'esame di "array-Cgh", una tecnica in grado di evidenziare delezioni o duplicazioni del Genoma. Nel secondo
caso, invece, è necessario sequenziare specificamente il gene, selezionandolo tra i circa 20 mila geni che
compongono il nostro Dna», spiega Marcella Zollino, genetista e docente di Genetica medica dell'Università
Cattolica Sacro Cuore-Policlinico Gemelli di Roma. Per questo motivo la patologia è ancora
sottodiagnosticata. «Buona parte dei soggetti affetti non sa di esserlo, perché non ha ancora effettuato il
sequenziamento del gene», aggiunge Zollino. Ad aggravare la situazione, poi, c'è il fatto che la patologia
presenta caratteristiche cliniche simili alla sindrome di Rett e a quella di Angelman. «Ora bisogna
approfondire la conoscenza della malattia sia tra le famiglie sia tra i medici - ribadiscono i genitori -. Soltanto
così la qualità della vita dei nostri figli potrà iniziare a migliorare ».
Marcella Zollino Genetista RUOLO : È PROFESSORESSA DI GENETICA MEDICA ALL'UNIVERSITÀ
CATTOLICA SACRO CUOREPOLICLINICO GEMELLI DI ROMA
Foto: Il logo
Foto: L'associazione che si occupa della sindrome dovuta a una anomalia del gene Tcf4
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GENETICA
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Pag. 23
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L'anticorpo che colpisce la sclerosi multipla
Costruito per un preciso bersaglio molecolare, rappresenta un importante progresso terapeutico «Nei test si
riduce la manifestazione della malattia» Si chiama alemtuzumab ed è prodotto da Genzyme del gruppo
Sanofi
Per i pazienti affetti da sclerosi multipla la disponibilità di alemtuzumab, un anticorpo monoclonale - vale a
dire un farmaco biologico costruito per colpire un bersaglio molecolare ben preciso - costituisce un importante
progresso nella disponibilità di terapie efficaci. Il protocollo di somministrazione di questa molecola prevede 2
infusioni endovena: la prima con 5 somministrazioni e la seconda, da effettuare a 12 mesi di distanza, con
sole 3 infusioni. Il farmaco ha effetti positivi sia sui sintomi sia sulla progressione della malattia ma, data
l'unicità nella modalità di somministrazione limitata nel tempo nel panorama terapeutico oggi disponibile, la
domanda che i medici si sono posti è stata la seguente: per quanto tempo durerà l'effetto benefico del
trattamento? Una risposta giunge ora dal congresso Ectrims (Commissione Europea per la Ricerca e il
Trattamento della Sclerosi Multipla) che si è tenuto a Boston nei giorni scorsi: negli studi di follow-up, quelli
che verificano la risposta ad una terapia in termini sia di efficacia che di sicurezza nel lungo periodo, i benefici
si mantengono per almeno quattro anni dopo il trattamento. Si tratta di dati emersi dai due grandi studi clinici
di fase III («Care-MS I» e «Care-EMS II») che hanno coinvolto pazienti trattati con alemtuzumab (prodotto
dall'azienda biotech Genzyme, società del gruppo Sanofi) e che sono stati estesi nel tempo proprio per
studiare gli effetti a lungo termine della cura. Circa il 70% dei pazienti arruolato nella fase iniziale non ha
ricevuto alcun trattamento dopo la somministrazione di alemtuzumab. «La maggior parte dei pazienti ha
continuato a manifestare una riduzione dell'attività della malattia, nonostante l'ultimo trattamento
farmacologico risalisse a tre anni prima» spiega Alasdair Coles, professore al Dipartimento di Neuroscienze
Cliniche dell'Università di Cambridge, uno degli autori degli studi. I pazienti arruolati presentavano la forma
recidivante remittente della sclerosi multipla, quella che si manifesta con ricadute periodiche, ognuna delle
quali può risolversi completamente o lasciare un danno neurologico residuale. Il tasso di recidive annuale è
stato, a distanza di quattro anni, del 14% e del 23% negli studi «Care-MS I» e «Care MS II» (ambedue
condotti per confronto con interferone beta-1a (Rebif ®) ad alto dosaggio. Nei 4 anni di osservazione il 74%
dei pazienti del primo studio e il 66% del secondo ha visto migliorare o stabilizzarsi il punteggio a una scala di
misurazione della disabilità: ciò significa che, oltre a «rallentare» il corso della malattia, in molti casi la terapia
ha favorito il recupero delle capacità perdute, che, accumulandosi nel tempo, portano all'inevitabile aumento
della disabilità. Ancora più alte (83% e 76%) sono le percentuali di coloro che, trattati con alemtuzumab, non
hanno registrato un peggioramento nella disabilità per sei mesi consecutivi durante il quarto anno di
osservazione. Anche per quel che riguarda il profilo di sicurezza e tollerabilità del farmaco non sono emersi
problemi che non fossero già stati evidenziati nel corso dei primi 2 anni: sia per quelli legati all'infusione
(febbre, nausea, insonnia e affaticamento, prurito) sia per quelli legati al problema dell'autoimmunità: ciò
significa che il programma di monitoraggio previsto per i pazienti sottoposti a terapia con alemtuzumab e
l'educazione sul paziente stesso consentono di individuare, trattare e seguire in modo adeguato i possibili
effetti, mitigandone in modo significativo la gravità.
Foto: A Boston Al congresso Ectrims (che si è tenuto negli Usa nei giorni scorsi) sono stati presentati gli ultimi
studi sulla sclerosi multipla
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medicina
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Il Messaggero - Ed. nazionale
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(diffusione:210842, tiratura:295190)
Polmoni, lui rischia più di lei
STUDIO DELL'UNIVERSITÀ DI TORINO I MASCHI SOTTOVALUTANO SPESSO I SINTOMI
Antonio Caperna
Polmoni, come si ammala lui e come si ammala lei. Sì, perché le donne e gli uomini sono colpiti dagli stessi
disturbi respiratori ma con intensità differente. Lei è più vulnerabile a sinusite, asma e tosse cronica. «Lui,
invece, magari perché sottovaluta i primi sintomi si presenta dallo specialista in fase tardiva, quando
l'ostruzione delle vie aeree è già di grado severo» spiega Caterina Bucca, pneumologa del dipartimento di
Scienze Mediche del S.Giovanni Battista di Torino, anticipando i risultati del suo studio, che verranno
presentati al congresso Simer-Fip, di Genova (1 - 3 ottobre). Una ricerca che ha disegnato il profilo delle
malattie respiratorie nei due generi. I CASI «Esaminando circa 400 pazienti arrivati da noi senza una
diagnosi, abbiamo notato che gli uomini presentano maggior prevalenza di bpco, broncopneumopatia cronica
ostruttiva, con o senza sovrapposizione di asma, mentre le donne vengono più colpite da patologie di tipo
irritativo delle vie aeree, come l'asma, o da sintomi, come la tosse cronica associata a rinosinusite - aggiunge
BuccaTra i pazienti con bpco con o senza asma, le donne hanno una minore compromissione funzionale
respiratoria, indipendentemente dall'età». Nonostante una maggiore prevalenza di una malattia grave come
la broncopneumopatia e di una più severa ostruzione delle vie aeree siano prerogative, attualmente, del
genere maschile, è il corpo femminile a essere quello più svantaggiato in partenza. «Le pazienti hanno inoltre
un rischio maggiore, rispetto ai malati dell'altro sesso, di subire un ricovero, non solo per la già più bassa
soglia dei sintomi, ma anche per una tendenza superiore nel ricercare le cure mediche. Questo fatto,
apparentemente negativo, però permette una presa in carico dei servizi sanitari più precoce, e di
conseguenza una migliore gestione della malattia rispetto agli uomini», sottolinea Carlo Mereu, presidente
Simer e del congresso di Genova. LE TERAPIE «Le donne- prosegue Michela Bellocchia coautrice dello
studio - hanno una maggiore percezione dei propri sintomi e una suscettibilità più elevata al fumo di sigaretta,
a causa di numerosi fattori, tra cui la minore capacità di difesa dal danno e di riparazione delle cellule
danneggiate. Nelle fumatrici, la malattia si sviluppi in età più giovanile e che sia sufficiente una minore
esposizione al fumo per metterne in pericolo la salute». Recentemente è stato ipotizzato che le donne adulte
asmatiche possano effettivamente percepire l'ostruzione al flusso aereo diversamente rispetto agli uomini,
avendo più di frequente sensazioni di dispnea e ansia, e che questo causi una qualità inferiore di vita e un
maggiore disagio in risposta ai sintomi. «La letteratura evidenzia infine anche una correlazione tra le
patologie respiratorie e il ciclo riproduttivo femminile - conclude Bellocchia - È stato infatti ipotizzato che gli
ormoni sessuali femminili influenzino lo sviluppo della patologia asmatica e la sua gravità: le riacutizzazioni
dell'asma potrebbero essere correlate con il ciclo mestruale».
Foto: Sinusite, asma e tosse cronica per lei
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Le donne hanno disturbi respiratori lievi gli uomini colpiti da malattie molto gravi LA RICERCA
17/09/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 20
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Mappa geografica per aiutare la cornea
Una "mappa geografica" dettagliatissima della cornea aiuta a ripararla in modo mirato "sparando" calore dove
serve: ecco come si potrà salvare l'occhio danneggiato dal cheratocono, una malattia che deforma la cornea.
Sarà testata su pazienti in una sperimentazione che partirà al policlinico Gemelli di Roma. Si tratta, spiega
Aldo Caporossi, direttore della clinica Oculistica in occasione del convegno "Cross-linking corneale, Update",
di un avanzamento della tecnica cosiddetta del cross-linking già in uso per trattare il cheratocono. II
cheratocono è una distrofia ereditaria della cornea caratterizzata dal suo progressivo assottigliamento e
incurvamento. Clinicamente si presenta con un astigmatismo che aumenta fino a non esser più correggibile
con occhiali e lenti a contatto. A questo stadio, l'unica possibilità di cura ad oggi è rappresentata dal trapianto
di cornea. Il nuovo trattamento termico va a modellare la cornea nelle parti già lesionate dalla malattia,
mentre il trattamento coi raggi Uva ridà consistenza.
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Sperimentazione
17/09/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
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Test del sangue per la depressione
Sviluppato un primo test del sangue per diagnosticare la depressione, capire se un individuo è suscettibile.
Ma anche per personalizzare la terapia dei pazienti depressi e infine anche giudicare in poche settimane se
le terapie funzioneranno. Tutte queste informazioni, grazie a un lavoro che sarà pubblicato sulla rivista
Translational Psychiatry, sono fornite da un semplice prelievo di sangue in cui si vanno a rintracciare le
quantità di nove molecole della stessa famiglia degli Rna, molecole simili al Dna.Il test è stato sviluppato da
Eva Redei della Northwestern University Feinberg School of Medicine. «L'importanza di questo studio commenta lo psichiatra italiano Graziano Pinna della University of Illinois a Chicago - si basa sulla scoperta di
biomarcatori per la diagnosi e la cura. Ad oggi le diagnosi vengono condotte sulla base di sintomi generici».
Tre di queste molecole sono risultate alterate anche in individui che non hanno sintomi depressivi in atto ma
che hanno avuto in passato episodi depressivi, segno che il test può anche individuare persone a rischio .
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La diagnosi
17/09/2014
Il Messaggero - Roma
Pag. 43
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Folla di pazienti al Recup per la prenotazione della visita Molti pensionati costretti a pagare per abbreviare
l'attesa Al SS. Gonfalone di Monterotondo i bagarini arrivano all'alba E prima dell'apertura dello sportello
hanno già venduto i posti LA DENUNCIA DI UN ANZIANO LA DIREZIONE «TUTTO SOTTO CONTROLLO,
STIAMO VIGILANDO»
Morena Izzo
DISSERVIZI Bagarini all'ospedale Santissimo Gonfalone di Monterotondo: per evitare la fila necessaria ed
effettuare le analisi del sangue, c'è chi è disposto a comprare il tagliando di prenotazione a 10 o 15 euro.
L'azienda sanitaria ha dichiarato guerra ai truffatori che hanno ideato l'escamotage, approfittando di una
situazione di disagio, che si è venuta a creare a seguito del taglio delle prestazioni per i prelievi da cento a
trenta al giorno. Gli utenti sono costretti a presentarsi all'alba all'ospedale per mettersi in coda. Tra loro, però,
ci sono pensionati che proprio non ce la fanno ad arrivare alle 5,30. Ed è stato proprio uno di loro a segnalare
quello che sta accadendo, ma senza fornire elementi tali da identificare il truffatore. Così come non è chiaro
se si tratti di una o più persone. L'approccio però è sempre lo stesso: «Se vuoi ti lascio il mio posto, ti costa
solo 10 euro», chiedono alle persone in fila. Difficile non farsi tentare quando il rischio è di dover tornare il
giorno dopo, o quello dopo ancora, perché la disponibilità è poca e rientrare tra i primi trenta diventa utopia.
Soprattutto in una struttura strategica come quella di Monterotondo a cui si rivolge un bacino di utenza di
circa 300 mila persone. Il Comune eretino è sede di uno dei sei distretti della Asl RmG, che si estende su un
territorio che comprende complessivamente settanta Comuni. IL MECCANISMO Già nelle prime ore del
mattino, quindi, le prenotazioni relative ai prelievi sono esaurite. Ed ecco che entrano in gioco i bagarini. Il
meccanismo è semplice: le prenotazioni vere e proprie al Cup cominciano alle 7,30. A quell'ora, però, spesso
le persone che devono sottoporsi all'esame del sangue, sono già arrivate e per assicurarsi il posto, scrivono
l'ordine di arrivo su un foglietto di carta, su pezzi di giornale strappati, su vecchi scontrini. Gli stessi con cui
seguiranno l'ordine di numerazione della macchinetta del Cup, quando entrerà in funzione, per effettuare la
prenotazione vera e propria allo sportello. I bagarini sfrutterebbero soprattutto il sistema di prenotazione che
precede l'orario di apertura dello sportello. Uno scambio di biglietti e denaro, che con ogni probabilità avviene
fuori dal nosocomio. «È tutto sotto controllo - fanno sapere dalla dirigenza dell'ospedale - a seguito della
segnalazione di un pensionato, abbiamo avviato tutte le procedure necessarie per evitare che possano
verificarsi situazioni di questo tipo. È stata già predisposta quindi una maggiore vigilanza. Continueremo a
batterci, inoltre, per aumentare il numero dei prelievi, ed evitare che questa carenza possa favorire episodi
simili». La decisione di ridurre le analisi del sangue è stata presa dalla direzione generale della Asl RmG di
Tivoli, a fronte della carenza di personale. Una disposizione che doveva essere temporanea ed
esclusivamente per il periodo estivo, ma che resta tuttora in vigore con forte disagio per i cittadini. «Una
condizione che lascia spazio a situazioni riprovevoli come questa - dice Giuseppe Betti, presidente dello
sportello della Federconsumatori di Monterotondo - favorendo le strutture private alle quali gli utenti sono
costretti a rivolgersi per ridurre i tempi di attesa. Quello che è accaduto è un fatto gravissimo e vogliamo
vederci chiaro, ma soprattutto è l'espressione di un disagio che è stato colto e strumentalizzato da questi
truffatori».
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Dieci euro per evitare code in ospedale
17/09/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
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PUÒ TRASMETTERE DATI IN TEMPO REALE AL PROPRIO MEDICO CHE POTRÀ OFFRIRE
ASSISTENZA ANCHE A DISTANZA
Andrea Andrei
LA NOVITÀ Da oggi, con il rilascio della nuova versione del suo sistema operativo, anche per Apple si
inaugura ufficialmente l'era della cosiddetta "eHealth". Con iOS 8, scaricabile gratuitamente su iPhone, iPad e
iPod touch (anche per i dispositivi più vecchi a partire da iPad2 e iPhoneaS) gli "strumenti" della Mela
saranno dotati, infatti, dell' app Salute, messa a punto dall' azienda di Cupertino per monitorare
costantemente i parametri vitali (battito cardiaco, respiro, qualità sonno, alimentazione) tracciare dei grafici di
dati e trasmetterli in tempo reale al proprio medico, che avrà così una panoramica dello stato di salute dei
pazienti anche a distanza e potrà assisterli rapidamente in caso di emergenza. Apple renderà disponibile
inoltre HealthKit, una piattaforma aperta dedicata agli sviluppatori, che potranno quindi progettare delle app
mediche per ogni tipo di esigenza e in grado di comunicare con qualsiasi dispositivo, dai braccialetti per il
fitness ai glucometri. PIATTAFORMA APERTA Due importanti ospedali universitari statunitensi si starebbero
già preparando a sperimentare il nuovo sistema di Apple con diabetici e pazienti con malattie croniche. La
Duke University, nella Carolina del Nord, starebbe sviluppando un progetto per monitorare tramite
smartphone e tablet Apple la pressione arteriosa, il peso e altri parametri dei malati di cancro o di chi soffre di
malattie cardiache. L'università californiana di Stanford starebbe invece studiando un modo per controllare i
livelli di zucchero nel sangue dei bambini diabetici, fornendo ai piccoli pazienti anche un iPod touch.
Operazioni che potranno essere facilmente replicate anche in molte altre parti del mondo, Italia compresa. E'
stata migliorata la traduzione italiana del sistema operativo e inserita una tastiera Braille che aiuterà i non
vedenti a usare al meglio iPhone e iPad. MEDICINA DIGITALE HealthKit segna un ulteriore passo avanti nel
mondo della medicina digitale (altre aziende, come Samsung, si muovono nella stessa direzione), ma solleva
per l'ennesima volta la spinosa questione della privacy: con l'app Salute infatti Apple entrerà in possesso di
(altri) dati estremamente sensibili. Sembra che Cupertino stia correndo ai ripari in tal senso, con un sistema di
certificazione della riservatezza particolarmente accurato. PRIVACY A RISCHIO Smartphone e tablet
diventeranno così oggetti ancora più personali e insostituibili, una sorta di cartella clinica digitale da cui non
separarsi mai. Una grande comodità insomma, ma forse anche una preoccupazione in più nel caso in cui il
dispositivo venga rubato o smarrito.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/09/2014
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Apple, ecco eHealth: la app dedicata alla salute
17/09/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 6
(diffusione:192677, tiratura:292798)
«Veneto regione modello Lo sciopero fiscale atto di legittima difesa»
Il governatore spiega i motivi della rivolta: «I tagli alla sanità sono inaccettabili per noi che abbiamo sempre
chiuso i bilanci in attivo»
Stefano Filippi
Luca Zaia, governatore leghista del Veneto, ha minacciato una protesta fiscale contro i tagli alla sanità chiesti
dal governo. Roberto Maroni si è accodato. È una provocazione o c'è qualcosa di concreto? «Io non
appartengo alla schiera di chi fa le minacce e non le pratica. È la seconda volta che minaccio la protesta
fiscale». Quale fu la prima? «Nel 2010, governo Berlusconi, quando venne l'alluvione. Dissi: non paghiamo
più le tasse se non ci danno soldi. E sono soldi nostri perché il residuo fiscale del Veneto, cioè la differenza
tra tasse incassate e risorse spese, è di 21 miliardi di euro che si tiene Roma. In Italia soltanto cinque regioni
sono virtuose: Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana». E che successe nel 2010? «Il 31
ottobre capitò l'alluvione e il 6 novembre avevamo già i soldi per risanare i disastri». Ora c'è un'altra
alluvione? «Ci dicono che hanno sbagliato i conti. Ok, ci può anche stare. Ma non vengano a rompere in
Veneto, una regione benchmark per la sanità. Lo trovo irragionevole, vergognoso, da repubblica delle
banane». Che cosa doveva fare Renzi? «Tirare fuori le palle e chiudere i rubinetti a chi spreca. In certe zone
d'Italia le garze vengono pagate anche il 600 per cento in più rispetto al nostro costo d'acquisto. I pasti in
ospedale costano 6,5 euro in Veneto e 60 altrove, le siringhe 4 centesimi contro 26. Berlusconi prima di
dimettersi lasciò in eredità tutti i costi standard grazie all'azione della Lega. Ma Monti, Letta e Renzi si sono
rifiutati di applicarli». Perché, secondo lei? «Sono ostaggio degli spreconi. I costi standard nella sanità
eliminerebbero immediatamente 2/3 miliardi di sprechi: perché chiedono a me di pagare ancora meno le
garze? Con questo sistema presto non avrò più soldi per comprarle, e chi spreca continuerà a sprecare».
Renzi sarà veloce come Berlusconi a risponderle? «Qui la situazione è bollente. Abbiamo due leggi
referendarie già approvate, per l'indipendenza e per l'autonomia totale. Paghiamo il 68,5 di pressione fiscale
contro una media europea del 46, e contro il 25 della vicina Carinzia. Siamo stanchi». Ha già un'idea su come
attuare la protesta fiscale? «Posso dirle che se ci mettiamo d'impegno rompiamo le palle». Ritardi nei
versamenti? Una diversa tesoreria? «Qui c'è gente che, se dico di non pagare le tasse, non le paga più. Noi
vorremmo evitare queste cose, ci rendiamo conto che la situazione è tragica, ma è una legittima difesa. Non
posso più vedere veneti che s'impiccano nelle aziende. Cento imprenditori si sono uccisi in Veneto, e Roma
dov'è?». Il mondo produttivo che cosa dice? «Rimpiangono il governo di centrodestra, quantomeno c'era un
approccio più creativo e rigoroso. Nessuno che fa casino per questa storia dei divieti al contante? Da noi ha
paralizzato tutto. Come spiego a un russo in vacanza che non può comprare la pelliccia o l'abito griffato in
contanti? C'è gente che chiude per questo». Ma lei vuole razionalizzare la spesa sanitaria veneta o no? «Io
non ho mai chiuso i bilanci della sanità in rosso: vuol dire che curo bene i cittadini, come tutti ci riconoscono,
e in più ci guadagno». E questo guadagno tocca darlo a Roma per ripianare i buchi degli spreconi. «Fosse
solo quello: mi dicono di tagliare ancora. Ma io non ho più buchi sulla cintura. È più facile discutere con la
troika che con questi qua, almeno loro guardano i numeri». Che cosa chiede a Renzi? «Di applicare a tutti i
livelli istituzionali i costi standard: si avrebbe un risparmio di 30 miliardi l'anno, un terzo dell'interesse annuale
sul debito pubblico. Renzi ha una grande opportunità, gliel'ho detto anche di persona: approfitta per fare
diventare tutti virtuosi, non per infierire su chi lo è già».
La reazione
SUGGERIMENTO/1
Renzi deve tirare fuori le palle e chiudere i rubinetti a chi spreca
SUGGERIMENTO/2
Applicando i costi standard si possono risparmiare 30 miliardi all'anno
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/09/2014
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IL NODO TASSE l'intervista » Luca Zaia
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Il Giornale - Ed. nazionale
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Foto: PRESIDENTE Luca Zaia dal 2010 è governatore del Veneto. È stato ministro delle Politiche agricole
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Avvenire - Ed. nazionale
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Roma Chiesta l'archiviazione per 8 dirigenti. Nel 2011 188 bimbi risultarono positivi al batterio
Roma . «Al policlinico Agostino Gemelli non ci fu alcuna epidemia di tubercolosi»: il pm Alberto Pioletti, della
Procura di Roma, ha chiesto al gip di archiviare la posizione di otto dirigenti medici dell'ospedale accusati di
epidemia colposa quando 188 bambini, nati nei primi sette mesi del 2011, e 29 lavoratori del Dipartimento di
pediatria risultarono positivi al batterio della Tbc. Restano in piedi per gli indagati le accuse di lesioni
personali gravi per i casi di positività al germe patogeno riscontrati oltre che sulla bimba e sull'infermiera
anche e su un un paio di dipendenti in servizio presso il reparto di pediatria. Quanto al reato di epidemia
colposa la procura recepisce le valutazioni di tre esperti nominati dal gip in sede di incidente probatorio.
Stando alla perizia i 188 bambini non sono più positivi al batterio della tbc. Un risultato dovuto in primo luogo
all'efficacia della chemio-profilassi antitubercolotica a cui furono sottoposti su iniziativa degli ospedali ma chi
indaga non esclude che i pazienti fin dall'inizio non erano stati contagiati in maniera netta dal virus.
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«Al Gemelli non ci fu alcuna epidemia di Tbc»
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Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 9
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Anche il Lazio annuncia: siamo pronti. Con la sanità regionale commissariata Al tavolo interregionale tra i
tecnici accordo sul costo delle prestazioni (3mila euro a tentativo) ma non sul ticket. Il governatore Zingaretti:
pronti a partire in 21 strutture. Ma nel Lazio dopo il caso Pertini è bloccata anche l'omologa. E la Regione ha
un buco di 10 miliardi di euro
ALESSIA GUERRIERI
Costerà (la bellezza di 3mila euro a tentativo), ma si potrà fare. Dove, tra quanto tempo, con che contributo
pubblico è tutto da chiarire. L'eterologa delle Regioni macina caos su caos, ancor più dopo l'incontro di ieri tra
i tecnici, che avrebbero raggiunto un accordo: 3mila euro per ogni prestazione, appunto, da modulare a
seconda del livello e della complessità dell'intervento. In barba a chi aveva criticato la Lombardia (unica a
snocciolare queste cifre, dichiarando che saranno a carico delle coppie). Quanto al ticket, niente di fatto: non
si è giunti a una cifra condivisa e la palla ora rimbalzerà sul tavolo degli assessori alla Sanità, che si
incontreranno il 24 settembre. Ma la notizia di ieri sul fronte della provetta è un'altra: e cioè che anche il Lazio
ha ratificato le "linee guida" regionali. «Partirà in 21 centri», ha annunciato soddisfatto il governatore
Zingaretti, anche se al momento in regione ne funziona a rilento uno nella Capitale e uno a Latina (che
esegue solo tecniche di I livello). E dopo il caso del Pertini tutti i centri (esattamente 41 sui 42 presenti sul
territorio) sono ancora in via di autorizzazione: una richiesta che s'è scoperto proprio lo scorso dicembre non
essere mai stata avanzata dalla Regione per le sue strutture. L'OMOLOGA BLOCCATA OVUNQUE Il via
libera della giunta laziale appare tanto più incredibile quanto più si tocca con mano la situazione della
fecondazione assistita in regione. Dove già le liste d'attesa per l'omologa (quella cioè che avviene all'interno
della coppia) sono infinite. Attualmente l'unico centro pubblico in funzione a Roma è il Sant'Anna, dove «le
liste sono molto lunghe» ammettono da Ginecologia, anche perché si viaggia a organico ridotto in attesa del
rinnovo di alcuni contratti. Al numero diretto del centro fecondazione si ascoltano invano molte primavere di
Vivaldi, ma nessuno risponde. Eppure gli appuntamenti vanno presi per telefono, recita il sito. «Signò stai
fresca ad aspettà», ribattono dopo 35 minuti d'attesa al centralino del Santa Maria Goretti di Latina, l'unico in
provincia attivo secondo il Registro nazionale della procreazione medicalmente assistita. Il problema per gli
altri sono le procedure di autorizzazione (dovevano essere pronte entro giugno), dopo che il caso dello
scambio di embrioni al Pertini ha messo in stand-by tutti i centri per il mancato rispetto dei protocolli di
sicurezza. Proprio in questo ospedale e all'Umberto I - dove l'attività è sospesa - il telefono squilla per ore a
vuoto. Non va meglio al San Filippo Neri: il centro procreazione assistita è chiuso dal 2012, dopo un guasto
all'impianto di azoto liquido che ha distrutto 94 embrioni, 130 ovociti e 4 campioni di liquido seminale. La
ristrutturazione è terminata da nove mesi, ma tutto è bloccato per il nullaosta antincendio. «Stiamo
aspettando alcune disposizioni da Regione e direzione sanitaria - ammette il responsabile del centro Pma
Francesco Timpano - richiami tra un paio di settimane». I tempi? Nella lista pre-chiusura «ci sono ancora 240
coppie, ma qualcuno nel frattempo sarà andato altrove». UN BUCO DA 10 MILIARDI DI EURO Eppure, nella
Regione senza omologa, ecco in fretta e furia stabilite le regole per l'eterologa: sarà possibile, col servizio
sanitario, per le donne con un massimo di 43 anni di età e per non oltre tre cicli. Nel Lazio la cifra di
compartecipazione dei pazienti ipotizzata si aggira intorno a 1.800 euro, cioè il costo della fecondazione
omologa. È «una discussione di queste ore», minimizza il governatore. Di una delibera inutile e dannosa
parla invece Olimpia Tarzia, presidente in Regione del Movimento Per (Politica etica e responsabilità), visto
che «non può in alcun modo colmare il vulnus normativo» e potrebbe invece «rappresentare l'ennesimo duro
colpo al già dissestato servizio sanitario regionale». Il Lazio infatti è commissariato da otto anni e ha un
debito lordo di 10 miliardi di euro. Lo scorso anno il bilancio si è chiuso con un buco di 900 milioni, anche se
secondo il governatore già il 2015 sarà l'anno del saldo zero. LA SANITÀ NEL CAOS La macchina
elefantiaca regionale arranca pure sui tempi d'attesa per le prestazioni più semplici, difficile pensare che lo
sprint immaginato da Zingaretti per i 21 centri - «pronti a partire entro l'anno» - sia realistico. Per una tac nella
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«L'eterologa si fa». Ma i soldi non ci sono
17/09/2014
Avvenire - Ed. nazionale
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Capitale bisogna attendere anche 350 giorni e per un'ecografia all'addome fino a 361 giorni. Ecco perché il
sistema laziale «non potrà mai sostenere persino queste spese», aggiunge Tarzia, e questa ingiustificata
accelerazione sull'eterologa «sa molto di demagogico».
17/09/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 9
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Tagli, liste d'attesa, polemiche E si chiudono i punti nascita
La Giunta regionale (decaduta in attesa di elezioni) ha deciso per la gratuità del servizio mentre in alcune
zone manca l'assistenza alle puerpere
CATERINA DALL'OLIO
In Emilia Romagna la tensione tra sindacati e aziende sanitarie è a livelli d'allerta. O perlomeno lo era il 29
luglio scorso, quando Cgil, Cisl e Uil a Bologna, di nuovo sul piede di guerra, si preparavano a proclamare lo
stato di agitazione. Ancora oggi l'elenco delle difficoltà segnalate sul fronte degli organici è lungo e,
sottolineano i sindacati, questo si ripercuote direttamente sull'utenza. Il tutto mentre la Regione ha ratificato di
corsa la delibera sull'eterologa, garantendone addirittura la gratuità nelle strutture pubbliche: per le donne fino
ai 43 anni, insomma, pagherà il Servizio sanitario. L'allarme sanità arriva da più fronti, come dimostrano i dati.
Prima di tutto le liste d'attesa. Per quanto riguarda gli interventi chirurgici, i sindacati citano l'attesa tra i 12 ed
i 18 mesi per la protesi all'anca, ma anche la cataratta desta preoccupazione: «Due esempi di interventi non
di emergenza ma molto invalidanti», sottolinea decisa Antonella Raspadori, della segreteria della Cgil. Non va
meglio per le prestazioni specialistiche, dove emergono situazioni «da verificare con la massima urgenza»:
661 giorni per una colonscopia a Bologna, 318 giorni per una risonanza all'addome in tutti i distretti, 104
giorni a Bologna e 171 nella Pianura ovest per un holter. Ma le proteste dei sindacati riguardano anche gli
ospedali del territorio, e non solo le liste d'attesa. L'ospedale di San Giovanni in Persiceto, ad esempio,
dovrebbe diventare un polo importante per la riabilitazione ma «la carenza di organico rende impossibile la
riorganizzazione». A Bentivoglio da un lato si riduce il servizio di pediatria e dall'altro si investe per ampliare
l'ostetricia. Poi c'è Porretta dove era stato chiuso, tra infinite polemiche, il punto nascita. «Qui non è ancora
stato discusso e realizzato il progetto per l'assistenza territoriale a mamme e neonati», accusano i sindacati.
Al Maggiore di Bologna, invece, la scelta del trauma center si scontra con l'esiguità di spazi e di personale. Il
Sant'Orsola, policlinico principale della città e tra le sedi prescelte per accogliere la nuova tecnica in provetta,
avrebbe la possibilità di coprire il 25% del turnover ma si è fermato al 22%. Poi, dopo il 30 settembre, si
rischia un buco di 70-80 persone perché assunte con contratti interinali: situazione «a rischio collasso»,
avverte la Cisl. Resta il Rizzoli, centro ortopedico di eccellenza ,che i sindacati chiamano in causa sempre in
merito alle liste d'attesa: lì si possono effettuare più operazioni «privilegiando l'intervento pubblico». In questo
quadro, tutt'altro che roseo, si inserisce dunque la spinosa questione della fecondazione eterologa. I colloqui
con i pazienti che vi si vogliono sottoporre sono partiti la settimana scorsa nei 21 centri autorizzati, anche se
mancano gameti «e cosa diamo alle coppie?» ha dichiarato qualche giorno fa disarmato il primario di
Ginecologia del Sant'Orsola, Stefano Venturoli. C'è poi la questione delle spese, davvero ingenti per un
sistema sanitario che fa acqua da diverse parti. E decise da una Giunta che - lo ricordiamo -è decaduta dopo
le dimissioni dell'ex governatore Vasco Errani (condannato in appello a un anno per il caso Terremerse) e
dovrebbe occuparsi solo delle questioni di basilare amministrazione.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/09/2014
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Qui Emilia Romagna
17/09/2014
QN - Il Giorno - Milano
Pag. 17
(diffusione:69063, tiratura:107480)
Bollate, dopo 9 anni arriva la seconda «gamma camera»
GIULIO DOTTO
di GIULIO DOTTO - BOLLATE - LA MEDICINA nucleare dell'Ospedale di Bollate è sempre al passo con i
tempi. Per andare incontro alle crescenti richieste di prestazioni, l'Azienda ospedaliera «Salvini» sta
ultimando l'aggiornamento dell'importante servizio. Infatti, dopo la ristrutturazione dei locali, a breve entrerà in
funzione una nuova «Gamma camera», un'apparecchiatura di ultima generazione che si affianca a quella già
esistente ed operativa dal 2005. «DOPO L'APERTURA della neuropsichiatria infantile e quella ormai
imminente dell'odontoiatria anche il servizio di medicina nucleare del Caduti Bollatesi sta per essere
potenziato e rinnovato», annuncia il direttore generale Ermes Maltagliati. La «Gamma camera» è
l'apparecchiatura utilizzata per l'acquisizione delle immagini scintigrafiche che rappresentano visivamente la
distribuzione nel corpo umano della radioattività emessa dai radio farmaci iniettati nel paziente a scopo
diagnostico o terapeutico. L'apparecchiatura, già installata e pronta ad entrare in funzione, è di «ultima
generazione» e permetterà di eseguire gli esami in tempi dimezzati rispetto a quella che è già operativa.
Accertamenti diagnostici di alto livello qualitativo che nel futuro, grazie a dei software aggiuntivi, permetterà
anche l'interazione con il servizio di radiologia. Lo scorso anno gli esami effettuati sono stati circa 2.500. A
Bollate oltreché i pazienti dell'azienda ospedaliera e del territorio (circa 500mila abitanti) vengono inviati
anche pazienti dal Policlinico di Monza, dell'ospedale Sacco e della Clinica San Carlo di Paderno Dugnano.
OLTRE ALLA NUOVA «Gamma Camera» la Medicina ucleare avrà una nuova «Camera calda», i cui lavori
sono già iniziati, mentre alcuni locali saranno ristrutturati. Per il trattamento dei radiofarmaci ci sarà una
nuova «Cella»: tutte opere indispensabili per venire incontro all'utenza e rendere sempre più sicuri i luoghi di
lavoro. Il servizio di medicina nucleare diretto da Roberto Dentici, è nato nel 1968 ed ha sempre
rappresentato un «fiore all'occhiello» del Caduti Bollatesi ed è un punto di riferimento per le altre strutture
ospedaliere della zona. Image: 20140917/foto/2735.jpg
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/09/2014
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La medicina nucleare raddoppia I tempi per gli esami si dimezzano
17/09/2014
QN - Il Giorno - Milano
Pag. 25
(diffusione:69063, tiratura:107480)
Un messaggio e s'accendono i nasi rossi in ospedale
- MILANO - OGNI GIORNO regalano allegria e buonumore ai bambini ricoverati nei reparti pediatrici degli
ospedali. Con uno scherzo, un gioco, una magia aiutano i piccoli pazienti a evadere dalla tristezza e dalla
paura accompagnando loro e i genitori nella difficile esperienza. Sono i clown di Dottor Sorriso, la prima
fondazione ad aver portato la clownterapia in Italia quasi vent'anni fa e che oggi visita 18.000 bambini ogni
anno. Fino al 27 settembre, grazie alla campagna «La magia di un sorriso», con un sms al 45595 ora si può
contribuire a garantire la presenza, una volta a settimana, per un anno, di due clown professionisti in 8 reparti
pediatrici a lunga degenza e in 2 istituti di riabilitazione che ospitano bambini con gravi disabilità intellettive e
motorie. CON I FONDI raccolti i Dottor Sorriso, artisti professionisti formati per lavorare in ambito ospedaliero
pediatrico, potranno continuare la loro attività nei reparti pediatrici di molti ospedali lombardi, come la Clinica
pediatrica De Marchi e l'Ospedale Ca' Granda di Milano, o gli istituti di riabilitazione Sacra Famiglia di Cesano
Boscone e La nostra famiglia di Bosisio Parini (Lc), ma anche di altre regioni italiane. La tesi èsemplice.
Sentimenti come paura, rabbia, noia e tristezza possono diventare unostacolo alla terapia medica, poiché
diminuiscono la capacità del bambino di reagire. In questi casi la clownterapia diventa un efficace strumento
a disposizione dei servizi sanitari nella cura e assistenza dei più piccoli. Ridere contribuisce infatti a
migliorare lo stato psicologico del paziente, influendo in modo determinante sulla possibilità di affrontare la
malattia e sull'efficacia delle cure. Per questa iniziativa Dottor Sorriso Onlus può contare sul sostegno di
Rossella Brescia che ha prestato la sua immagine per la campagna di comunicazione. Il valore della
donazione è di 2 euro per ciascun sms. E.F.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/09/2014
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CLOWNTERAPIA CAMPAGNA SMS
17/09/2014
Libero - Ed. nazionale
Pag. 16
(diffusione:125215, tiratura:224026)
Macché Ebola, per la Lorenzin l'emergenza sono le smagliature
ANTONIO TODARO
Sì, il ministro estetista ci mancava. Nel senso: Beatrice Lorenzin, titolare del dicastero della Salute, offre ai
lettori della rivista Tutto i suoi preziosi consigli su un argomento certo molto dibattuto nell'universo femminile:
le smagliature, queste maledette (e dunque «come prevenirle e come combatterle»). Poi uno magari si
chiede come possa lo stesso ministro della Salute in qualche modo circoscrivere con assoluta sicurezza
l'allarme relativo al virus Ebola - «non c'è nessun rischio Ebola legato all'immigrazione, si tratta di un virus
limitato ad alcuni territori», così ha dichiarato recentemente la Lorenzin - proprio nel momento in cui gli Stati
Uniti, nella persona del presidente Obama, decidono per l'allargamento del piano contro l'epidemia in Africa
occidentale che finora ha provocato oltre 2.500 vittime, con una missione di 3mila soldati e lo stazionamento
di nuovi fondi che potrebbero arrivare a 600milioni di dollari e anche la considerazione dello stesso Obama
sul fatto che proprio il contrasto all'epidemia viene considerata una prorità per la sicurezza nazionale. Ma
tant'è. Tornando ai preziosi consigli ministeriali, prontamente rilanciati sul web da Dagospia, c'è da dire che
evidentemente la questione - come si dice - è all'ordine del giorno. Anche perché proprio le smagliature
rappresentano «l'inestetismo più temuto dalle donne, almeno in base alle indagini sulle informazioni più
cercate nel web». Poi si dice che la politica non è attenta ai problemi del Paese reale. Ecco, magari non si
può dire che i consigli della Lorenzin brillino per originalità. Si parte dalla frase must, «la terapia migliore è la
prevenzione». Nel senso ci vuole uno «stile di vita sano: niente alcol e fumo e un'alimentazione equilibrata
associata all'attività fisica». Per non parlare della dieta, che - indovinate? - dev'essere «equilibrata», nonché
«ricca di acqua, proteine e antiossidanti». E le creme? Ah bè, servono pure quelle, e però prima «è sempre
bene chiedere consiglio al vostro medico curante». Ineccepibile, no?
Foto: Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin offre alle lettrici della rivista «Tutto» preziosi consigli [Ansa]
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/09/2014
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I consigli della ministra alle lettrici di «Tutto»
17/09/2014
ItaliaOggi
Pag. 22
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Le sanitarie tentano lo sprint
La riforma sarà stralciata dal ddl Lorenzin
Benedetta Pacelli
La riforma delle professioni sanitarie sarà stralciata dal ddl Lorenzin. L'iter del disegno di legge n. 1324 con
cui il ministro della salute punta a riformare diversi capitoli del Sistema sanitario nazionale, dunque si
sdoppierà: in prima istanza la riforma delle professioni sanitarie, poi il resto del provvedimento. La proposta,
come ha spiegato a ItaliaOggi Emilia Grazia De Biasi, relatrice del provvedimento e presidente della
Commissione igiene e sanità del Senato, sarebbe legata alla volontà di semplificarne l'iter, accelerando
l'approvazione di un riconoscimento giuridico che risale a 20 anni fa. Vent'anni, celebrati ieri a Roma in
occasione di un convegno in materia organizzato dal Conaps (il coordinamento che le riunisce tutte) «Dai
profili professionali alle professioni sanitarie», da quando è stato costituito il profilo di ognuna di queste
categorie professionali. E ora si spera sia la volta buona. Il ddl, infatti, interviene proprio sulle 21 professioni,
affini ma regolamentate in modo diverso. Infermieri, ostetriche e tecnici sanitari di radiologia medica già
aggregate in collegi provinciali e federazioni nazionali, le altre costituite in associazioni. Per le prime, quindi,
si tratta di trasformarle in ordini, per le seconde, di dargli una rappresentanza istituzionale. Ed è ora, ha detto
il presidente del Conaps Antonio Bortone, «che il mondo politico si assuma la responsabilità in questo settore
partendo dalla formazione e formando professionisti più competenti». Domanda. De Biasi, a che punto è il
provvedimento? Risposta. Stiamo discutendo sugli emendamenti con l'obiettivo di far approvare il testo in
Aula entro l'anno. Per accelerare, comunque, abbiamo previsto lo stralcio della parte che riguarda le
professioni sanitarie. D. In che modo? R. Con un emendamento fi nale stralceremo la parte che riguarda le
professioni sanitarie. Ne usciranno l'art. 9 sugli enti vigilati dal ministero e gli articoli successivi al 10 che
saranno discussi in seguito. D. Lo stralcio non risolve comunque le polemiche sul riconoscimento di altri profi
li, tipo quello dell'osteopata, inseriti con alcuni emendamenti che hanno fatto discutere. R. Arriveremo a una
soluzione condivisa. Ma certo non con una guerra di principi. Bisogna riconoscere i problemi e cercare di
risolverli. Penso per esempio che la professione di osteopata vada riconosciuta. D. Più che una guerra di
principi la polemica punta il dito sul tema della formazione, profondamente differente, per esempio, quella
degli osteopati rispetto al percorso degli altri 21 profi li. Non crede che questo ragionamento sia fondato? R.
Questo è un problema reale di cui discuteremo, perché il tema dell'equipollenza nel nostro paese resta un
nodo sempre diffi cile da sciogliere. Su questo è giusto ragionare, ma non su questioni di principio o sulla
conservazione pura dell'esistente. D. Possiamo quindi dire che questa sia la volta buona per la riforma ? R.
Lo spero, certo posso dire che da parte mia ce la metterò tutta.
Foto: Emilia Grazia De Biasi
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/09/2014
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PARLA LA RELATRICE AL PROVVEDIMENTO
17/09/2014
ItaliaOggi
Pag. 27
(diffusione:88538, tiratura:156000)
No alla malattia fai-da-te
Per tornare prima al lavoro serve il certifi cato
DANIELE CIRIOLI
No alla malattia faida-te. La prognosi del medico curante è vincolante sia per il lavoratore che per il datore di
lavoro. Quest'ultimo, pertanto, non può riammettere al lavoro il dipendente assente per malattia che,
considerandosi guarito, voglia rientrare anticipatamente rispetto al giorno indicato nel certifi cato medico. Il
rientro anticipato è possibile soltanto in presenza di un certifi cato medico di rettifi ca dell'originaria prognosi.
A spiegarlo è l'Inps nel messaggio n. 6973/2014. La regola, sebbene sia illustrata solo per i dipendenti
dell'istituto, vale in generale per tutti i lavoratori. Certificati medici online. I chiarimenti, spiega l'Inps, si sono
resi necessari per i numerosi quesiti formulati in materia di assenza per malattia e casistica del rientro
anticipato nel luogo di lavoro. Come prima cosa, l'istituto ricorda che l'assenza per malattia dei dipendenti
pubblici e privati è oggi attestata da certifi cati medici inviati telematicamente. I medici in particolare effettuano
la predisposizione dei certifi cati entro le successive 24 ore alle visite dei propri assistiti, lavoratori dipendenti,
e li inviano al datore di lavoro tramite il «sistema di accoglienza centrale» (Sac), disponibile sul sito del
ministero dell'economia. Gli stessi medici, poi, durante tutto il periodo di prognosi, possono inviare certifi cati
che annullano i precedenti o li rettificano (per esempio in caso di evidenti errori o refusi). La rettifica è
l'eventualità nel caso in cui abbiano modo di riscontrare nel paziente un decorso più favorevole della malattia,
tale da poter ridurre la prognosi. Dovere di sicurezza e salute. In secondo luogo l'Inps, richiamando l'art. 2087
del codice civile, spiega che il datore di lavoro è obbligato ad adottare tutte le misure necessarie a tutelare
l'integrità fi sica dei prestatori di lavoro; e aggiunge che l'art. 20 del dlgs n. 81/2008 (T.u. sulla sicurezza)
obbliga il lavoratore a prendersi cura della propria salute e di quella delle altre persone presenti sul luogo di
lavoro. No alla malattia fai-date. Come terza cosa l'Inps ricorda che il datore di lavoro dispone solo
dell'attestato di malattia, in quanto non è legittimato a ricevere i certificati completi, cioè recanti anche
l'indicazione della diagnosi oltre a quella dei giorni di assenza accordati dal medico. Pertanto, si chiede l'Inps,
non sapendo né diagnosi né malattia, potrebbe il datore di lavoro valutare adeguatamente se e in che misura
il dipendente che intenda rientrare prima in servizio abbia effettivamente recuperato le proprie energie psicofi
siche? Se la risposta è negativa, ne deriva l'impossibilità per il datore di lavoro di assolvere agli obblighi in
materia di salute e sicurezza sul lavoro. Ed è quanto ritiene l'Inps che, in conclusione, precisa: ogni
dipendente assente per malattia che, considerandosi guarito, voglia riprendere anticipatamente il lavoro
rispetto alla prognosi del proprio medico curante, potrà essere riammesso in servizio solo in presenza di un
altro certifi cato medico di rettifi ca dell'originaria prognosi.
La regola Il dipendente assente per malat tia che, considerandosi guarito, intenda riprendere il lavoro
anticipatamente rispetto alla prognosi del medico curante, può essere riammesso in servizio solo in presenza
di un altro certifi cato medico di rettifi ca dell'originaria prognosi
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 17/09/2014
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L'Inps sottolinea l'obbligo dei datori in tema di sicurezza e salute