Magalli in testa e. una penna primitiva
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Magalli in testa e. una penna primitiva
I RACCONTI DI MARCO MARSULLO Magalli in testa e. una penna primitiva di Marco Catizone , L a furia del mondo. Quel talento sovente incompreso che espande sé stesso nell'attimo immantinente della creazione, una cosmogonia letteraria di microcosmi al collasso, flusso corpuscolare di racconti lisergici, vorticosi; una scrittura che condensa il senso vitale di un'esistenza in divenire, la giovane età che non costituisce esimente, gabella o dazio, un "kabuki" d'anime inquiete e personaggi al limite, ombre noir dal naso clownesco, spiriti limacciosi ad emerger ribollenti dalla palude contemporanea. Un magma biliare, a corroder la sporta d'un Paese in perpetuo affanno "lihridinoso", quello che sgorga dalla penna di Marco Marsullo, napoletano, "punkenopeo", stile e verve dal tocco di medusa, Bret Easton Ellis ventiquattrenne sgravato per sbaglio dal ventre amniotico del Vesevo. Letteratura concentrica, inchiostro urticante negli occhi di chi legge, questo suo "Ho Magalli in testa ma non riesco a dirlo" (edizioni NoUbsJ s'accende a tratti di bagliori improvvisi, diviene lama cerusica e perfetta, a recidere il capo d'un conformismo semantico, quella "parlesia" quotidiana, diuturna, che sovente sublima in bolo frenetico, mistura indigesta nell"'atanor" mediatico, alchemica trasmutazione di umori emulsivi che divengono linguaggio omogeneizzato. Una realtà alternativa, come la vedrebbe l'occhio caustico di uno Hieronymus Bosch, un eterno "reality show" dell'orrore che si riflette nello specchio distorto del quotidiano agire, come incubo mediatico, un "horror pIeni" che ci avviluppa con le sue propaggini tentacolari, affollando il nostro immaginario di figure poco più che comparse, frattaglie ombrose a stagliarsi sul muro speculare della caverna platonica. orpi vernolfi, verreJilié quas da dire. Dietro il paravento d'una parola "leggera", disincantata, s'aprono scenari inquietanti, s'agitano fantasmi sfuggiti alle sponde infernali; sfumature "nero-comiche, del nostro tempo sospeso hanno assorbito lo spirito, mondandolo ed allo stesso tempo esasperandone i contorni. Un medioevo nucleare in cui si scorgono ancora barlumi di rinascimento pronti a brillare, sintagmi briosi che celano l'efferata sconcezza d'una violenza pririligenia su corpi di femmina ancor implumi, riti esoterici al lume di neon strobo~copici, il viaggio solitario d'un Saviano in fuga da Erinni ancestrali armate di beretta, il genio incompreso d'un Sorrentino insonne, incompreso perfino a sé stesso. "Ho Magalli in testa ma non riesco a dìrlo' è una raccolta di racconti "primitiva" che nasce proprio dalle viscer~ dell'autore e s'innalza lieve, lasciandoti addosso una traccia inconfondibile, una cicatrice indelebile, quella della buona letteratura Una voce giovane, per un -talento senza età.